Ti ucciderò, in un modo o nell'altro...

di Directioner_2001
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque. ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei. ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette. ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto. ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove. ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci. ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici. ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici. ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici. ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindici. ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassette. ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciotto. ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannove. ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno. ***


Capitolo Uno.

-Ah!- urla Effie un po' arrabbiata.- Primrose Mellark, schiena dritta e gomiti giù!- mi fa la ramanzina.
Una delle tante che mi fa sempre all'ora di cena.
Così va la mia vita dopo che ho vinto gli Hunger Games.
Ho ormai tredici anni, e sto passando il tempo più brutto della mia vita.
Bevo un po' di succo d'arancia svuotando tutto il bicchiere, pulisco le mie labbra con il fazzoletto che rimetto sul tavolo e sposto la sedia all'interno dopo essermi alzata.
-Scusami.- la Trinket interrompe la mia passeggiata verso la porta, e quindi sono costretta a voltarmi.- Non ti ho congedato.
-Mi congedo da sola allora!- dico vincente andandomene.
Ormai sta diventando un po' più cattiva, maliziosa ma soprattutto vanitosa.
Dov è la Effie di un tempo?
Esco di casa e rivolgo lo sguardo verso quella alla mia sinistra.
Quella di David.
La sua famiglia vive lì.
Non ci parliamo dal giorno in cui gli ho svelato l'idillio.
E questo mi fa male.
Non siamo rimasti amici.
Solo conoscenti.
O magari...per lui, estranei.
Scuoto la testa per scacciare quel brutto ricordo e corro verso il portone del Villaggio dei Vincitori.
Apro il cancello, quando all'improvviso sento i passi di qualcuno.
Non ho niente con cui proteggermi.
Così, quando quella persona mi poggia la mano sulla spalla gliela prendo, e piegandomi sulle ginocchia lo faccio cadere davanti a me con una mossa di karate.
-David!- urlo buttandomi a terra, davanti a lui.
Gli prendo il capo, poi il polso per sentire il cuore.
Il cuore batte ancora.
E' solo svenuto, credo.
Lo scuoto un po' per vedere se reagisce, ma quando lo rimetto a terra emette un gridolino acuto.
-David, sei vivo?!- chiedo.
-Mh..sì, ho solo sbattuto la testa.- ancora con gli occhi chiusi e voce bassa mi dice.
-Sii...- rido dolcemente mentre gli tocco le cicatrici sul volto, quelle procurate dagli Hunger Games.
Lo prendo per le spalle e mi chino un po' di più solo per stringerlo a me molto ma molto forte.
-Dimmi quando ti fa ancora male.- gli dico.
-Ora mi rialzo.
-Sicuro?
-Si..-annuisce.
Accarezzo i suoi capelli mori mentre spero che non si sia fatto nulla.
Controllo la mia mano.
Non è rossa del suo sangue.
Appena mi allontana solo per alzarsi, gli porgo la mano per aiutarlo, ma rifiuta facendo tutto da solo.
-Cosa volevi?- chiedo imbarazzata.
-Nulla, solo dove andavi.
-Un giro, niente di che tranquillo.
-Okey, ritorno a casa allora...
-Aspetta...- lo fermo per un polso.- Verresti con me?
-Ho da fare.
-Ma non sai neanche cosa devo fare.
-So che centra Anderson.
-Quando parte il treno?- sbuffo cambiando discorso.
-Tra poco.-risponde.
-Vado a salutare Matt, allora.- lo avverto annuendo.
-Daccordo, è meglio che io vada, ci vediamo dopo.- dice voltandosi verso casa.
-Si, a dopo.- chiudo il cancello alle mie spalle e mi avvio verso il Giacimento.
La casa di Matt non è lontana.
Una passeggiatina di 5 minuti non fa male a nessuno, no?
Arrivo davanti alla sua porta, busso con le nocche e aspetto che mi apra.
-Ciao...- lo saluto sorridendo.
-Ciao Prim, dimmi.- è indifferente.
Nè un sorriso nè uno sguardo annoiato.
Niente.
INDIFFERENTE.
-Verrai oggi?- gli chiedo, sono ancora sulla soglia della porta di casa.
Non mi invita ad entrare? :/
-Credo di no, devo accudire Tessie e Philip.
Tessie? La sorellina dagli occhi azzurri azzurri come il cielo e capelli rossi.
Mi faceva tanto ricordare Madlyn.
Philip è uguale.
Sembrano tanto gemelli.
E Matt invece no.
Capelli ricci scuri e occhi grigi.
Non male, vero?
-E Jesy?
-Mamma è a lavoro.
-Lavoro?
-Sta lavorando al Mercato Nero.
-Oh...- rispondo dispiaciuta.-E' per David che non vuoi venire?
Annuisce ruotando gli occhi.
-Non fare così, lo sai che è una finta.- sussurro, sperando che nessuno mi senta.
-Siete stati bravissimi a fare gli attori.- scherza apparentemente sarcastico, entrando in casa.
Entro anch'io seguendolo, quando mi chiude la porta del bagno in faccia.
-Matt...-lo chiamo battendo un pugno sulla porta.-Matt apri.
-No.
-Apri.
-No, non voglio.- ora è serio.
E quando ha un'idea, nessuno gliela può togliere.
Una cosa imparata negli anni passati accanto a lui.
-Ti prego Matt...sai che io ho sempre avuto bisogno di te.- dico a bassavoce battendo la fronte contro la porta.
Faccio per cadere, quando la porta si apre.
Ma Matt mi afferra in tempo, regalandomi un bacio.
-L'ho sempre voluto fare.
-Mi hai baciato così tante volte.
-Mi sono mancate le tue labbra in questi due mesi.
-Le mie labbra?
-No, scherzavo, mi sei mancata tu ovviamente.- sorride.
-Certo, come se ci credo.- rido fissandolo.
-Mi sei mancata davvero, Prim.
-Allora vieni con me, e porta Tessie e Philip se vuoi...
-Non posso.
Il treno fischia e io sono costretta ad allontanarmi in fretta da lui.
-Devo andare.
-Aspettami...
-Cosa?! Non posso aspettarti, devo andare!- dico correndo verso la porta.
-Lascia che ti abbracci un'ultima volta.
Si avvicina a me e mi abbraccia forte, circondandomi i fianchi.
Stringo le mie mani dietro al suo collo fortemente.
-Non lasciarmi..- sussurra.
-Non ti ho mai lasciato Matthew, sai che io ti...
-Ti amo anch'io Prim.- sorride.
Poggia le labbra sulle mie, a stampo.
Ci resta per qualche minuto ancora quando mi stacco, per mio istinto.
E poi continua, ma non c'è tempo.
Glielo ripeto così tante volte.
-Devo andare.
-Quando ci rivedremo?
-Quando tutto questo finirà.
-Ci vedremo nei boschi?- mi chiede.
Mi giro verso di lui e sorrido.
-Certo- rispondo dandogli un altro bacio e scomparire davanti ai suoi occhi, correndo verso la ferrovia.
*************
Corro verso il treno.
Tutti mi aspettano.
-Scusate!!- urlo, poggiando i palmi sulle ginocchia mentre prendo fiato.
-Muoviamoci su.- papà mi conforta, accarezzandomi la schiena.
Mi rimetto in piedi e annuisco, salendo i scalini che portano all'interno del vagone.
Il salotto.
Raggiungo le poltrone insieme a David e ci buttiamo di peso su di essi, stanchi morti.
-Ragazzi, questa non è educazione!!- ci rimprovera Effie.
ANCORA? E MO BASTA. :@
-Basta!- urlo, attirando l'attenzione di tutti.- Sono stanca di sentire sempre le tue ramanzine, mi sono completamente infastidita di te e tutti quelli di Capitol City e le vostre maniere!!Grr!- ringhio contro di lei mentre scappo via.
Dopo neanche esserci stata 1 minuto in quel vagone.
-Vado io.- sento dire.
E' David.
Mi nascondo dietro ad una parete, mentre lo vedo correre nel corridoio che pochi minuti prima avevo preso.
Ne percorro un altro, però.
Questo porta ad un'altra stanza.
Quella che non ho mai visto durante i 86esimi Hunger Games, il primo treno che io ho preso in vita mia.
Con le maniche del mio maglione riscaldo le mie mani nascondendole.
Ci soffio sopra mentre provo a riscardarle.
Ci sarà forse un condotto dell'aria che porta freddo su di me?
Poco prima sentivo un caldo.
E ora sto diventando un ghiacciolo vivente.
Devo andarmene.
Prendo un altro corridoio, senza ritornare indietro.
-Prim!- sento dietro di me.
Corro il più possibile, ma vengo presa da David e messa sulla sua spalla.
-Lasciami! Ah!- urlo battendo i pugni sulla sua schiena, mentre mi tiene stretta mettendo un braccio attorno alle mie gambe.
-No!
-Rimettimi giù, io non mi scuso con Effie!- sferro alcuni calci contro di lui, ma non ci riesco.
Mi posa delicatamente sul letto, e si sdraia anche lui sospirando per la fatica.
Non so cosa dire.
Vado nel panico.
Così.
Sono totalmente strana, e lo ammetto con tutta me stessa.
-Perchè sei scappata?- mi domanda per primo.
-Sta diventando insopportabile!-rispondo andando su tutte le furie.
Mi blocca le mani per i polsi e mi sussurra tante volte un: "Tranquilla, calma!".
Come faccio a stare calma?!
Mi alzo dalla mia posizione scomoda e mi avvicino al finestrino che da una visuale perfetta, però veloce.
Poco dopo mi viene alle spalle, e sento il suo respiro infrangersi sul mio collo che causa il mio rossore sulle guance.
-Perchè quando siamo a casa sei freddo mentre qui, sei tutt'altro?- chiedo stranita.-E' per Matt, vero?
-Si. 
-Non cambierete mai.- mi rivolgo verso di lui, distogliendo lo sguardo dal paesaggio lì fuori solo per Dav.
-Lo so.
-Non sono una bambolina, quella che ci sta sempre male qui sono solo io, quindi lasciatemi in pace tutti e due!- urlo contro di lui battendo i pugni sul suo petto, ma mi tiene stretti ancora i polsi.
Faccio per scappare.
Ma lui mi segue, e lo lascio fare.
-Voglio solo esserti amico.
-Sai che io non voglio amici e che non ci so fare quindi che importanza ha?- gli chiedo ancora camminando verso il nulla.
-Ha molta importanza invece, voglio solo che tu mi voglia bene come un normalissimo amico.- spiega fermandomi, solamente stringendo le sue braccia sui miei fianchi.
-Io non voglio amici, nè fidanzati nè altro, voglio stare sola.- mi scosto da lui, ma non ricomincio a camminare.
Stiamo già in un incrocio.
E io non voglio andare nè a destra, nè a sinistra e nemmeno verso il vagone salotto o qualcos altro.
Voglio stare SOLA.
-E Matt non è tuo amico?- ricomincia.
UFFA!
-Lui è un'altra cosa, non centra niente con tutto questo.- non voglio guardarlo negli occhi.
Mi ci perderei solo.
-Invece sì, che centra!Perchè lui lo accetti mentre a me non mi dai manco un po' del tuo tempo!- grida ora.-E guardami quando ti parlo.- mi afferra il meno costringendomi.
-Ti darei tantissimo del mio tempo, ma con la stronzaggine di Matt unita alla tua è difficile farlo.- e con questo lo stendo, rimane fermo mentre io mi allontano sempre di più da lui.- E non mi puoi costringere!
-Quindi stai dicendo che io sono stronzo?- continua.
-Si.- rispondo fulminandolo.
Come sta facendo lui adesso con me.
-Ragazzi.- ci interrompe mia madre.
-Cosa c'è?- dico avvicinandomi verso di lei, e quando la raggiungo mi poggia un braccio sulla spalla.
-A tavola.- mi lascia un bacio sulla guancia e ci fa segno di seguirla.
-Pronto a sorridere?- chiedo sarcastica.
-Sì, e te?- anche lui è sarcastico, e si è accorto della mia battuta.
-Non troppo.- rispondo.
-Ricorda, noi stiamo insieme.
-Si, insieme.- sbuffo.
-Io vado, divertiti da sola.- dice soltanto, sorpassandomi e correndo il più veloce possibile da me per arrivare al vagone della cucina.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due. ***


Capitolo Due.


A pranzo non mangio niente, solamente qualche spinacio e una fetta di pollo con una salsina, ma niente di che.
Lascio la forchetta sul piatto, ancora pieno.
-Non hai fame?- mi chiede mamma.
Scuoto la testa, e metto le mani sotto al tavolo.
-Sicura?- sussurra David.
Lo fa apposta essere genitle davanti a tutti?
-Sì, sono sicura, tranquillo Frost.- rispondo con un sorriso forzato, anche se gli darei un bel pugno in faccia per la sua stronzaggine e i suoi modi di fare quando siamo in pubblico.
-Frost?- chiede papà stranito.
-E' il suo cognome, perchè me lo chiedi?
-No, non è questo, perchè l'hai chiamato col cognome e non...- viene interrotto da me.
-David? Nahh!Mi andava di chiamarlo così, se posso essere congedata, vado in camera mia a riposarmi qualche ora.- dico con sfrontatezza.
Mi alzo dalla sedia, e sento che Effie mi ha congedato.
Perfetto.
Ora non vengo seguita da David...o qualcun altro.
Ma solo da Rye che vuole farmi compagnia.
Lui è un gentiluomo.
Mi prende la mano, mentre davanti a noi la porta scorrevole si apre al lato destro.
Me la lascia prima che io possa fermarlo.
Si butta sul mio letto saltandoci sopra e si sdraia dopo neanche un secondo sfinito.
Rido mentre mi avvicino a lui a gattoni.
-Povero piccolo.- gli sussurro spostandogli il ciuffo dalla parte sinistra.
-Ho sonno.- dice strofinando i suoi occhi con i palmi chiusi in un pugno.
-Mettiti sotto le coperte.- gli ordino.
Fa in fretta, a infilarsi sotto il piumone caldo.
Il riscaldamento non è attivo e tra poco sentirò anch'io freddo.
Dovrò dirlo a qualcuno no?
Chiude gli occhi stanco, mentre a volte rabbrividisce.
Esco dalla stanza e di corsa arrivo fino alla stanza o vagone principale, dove alcuni tecnici lavorano davanti ai dei pc.
-Scusate.- interrompo il loro lavoro, catturando l'attenzione di quei 4 uomini seduti su delle sedie girevoli.
-Dica, signorina Mellark.
-Potete accendere il riscaldamento?Sapete..l'inverno non porta bene.
-Certo, lo accenderemo adesso.- dice uno coi capelli biondo scuro, cliccando sulla tastiera un tasco, e ad un tratto sento il caldo vento che mi sfiora dolcemente le gote.
-Grazie.- dico mentre mi sbottono la giacca di pelle marrone.
-Di nulla.- risponde il biondo.
Appena esco, la porta si chiude di scatto davanti a me, e questo fa crescere una curiosità inaudita.
Ma non voglio dare fastidio.
E' già troppo che abbia chiesto il riscaldamento, figuriamoci di sbirciare.
Sciolgo i capelli che prima avevo raccolto in una coda bassa, e li muovo un po', solo per renderli più mossi.
Mi fermo davanti ad un finestrino.
La neve cade velocemente, da questo punto di vista.
-Ehi.- qualcuno mi saluta, e so chi è.
Mi ha fatto sobbalzare dalla paura, però.
-David, cosa vuoi?
-Niente, sei stata tu a chiedere il riscaldamento?- si avvicina a me.
Annuisco, e solo pochi secondi dopo ho visto che era a petto nudo.
Distolgo lo sguardo, anche se ha più o meno 14 anni, i muscoli li ha già ma non proprio...beh.
Sospiro, mentre lo sento ridere.
-Cosa ridi?
-Ti vergogni di me?
-Mh...no, certo che no!- rido anch'io, ma nervosamente.
-Certo, certo...e se faccio così?- mi stringe i fianchi da dietro, mentre respira sul mio collo.
Beh, prendermi in giro è il suo forte, davvero!
-Smettila.- dico scostandomi da lui.
-So che ti piace.
-Sei un lurido porco.- gli dico disgustata.
-No, sei tu che sei troppo...- mi prende il mento.- Mh... non ho parole per descriverti.
-Lasciami stronzo.- do un ceffone alla sua mano e mi avvio alla porta, prima che mi prenda il polso e mi blocca al muro stringendomelo.
-No...
-Tu sei fatto o cosa?- gli chiedo.
-Sì sono fatto, problemi?
-Mio dio...- roteo gli occhi.
Devo uccidere Haymitch.
Riporto lo sguardo su di lui e continuo :-Idiota, sei un pazzo.
-Si pazzo di te.
-Ti riaccompagno in camera.- decido all'improvviso, prendendogli il braccio e stringendolo attorno al mio collo.
Lo faccio "strisciare" fin quando non arriviamo davanti alla porta di camera sua.
Butto di peso il suo corpo sul letto, e lo ricopro con il piumone.
-Prim?- mi chiama prima che io sparisca dietro alla porta.
-Cosa c'è adesso Frost?
-Resti con me?
Cosa?
-Che cosa?
-Resti con me?- ripete la domanda, con occhi da cucciolo.
Ci devo pensare.
-Sì, okey.- annuisco.
Mi metto sotto le coperte, accanto a lui.
Fa poggiare il mio capo sul suo petto e ci addormentiamo, quando sentiamo un rumore brusco che ci sveglia nella notte fonda, anzi..."mi" sveglia.
Ho dormito così troppo?
Lui sobbalza poi ritorna a dormire.
Io invece, mi alzo e me ne vado, lasciandolo solo.
************
-Prim, Prim....- qualcuno mi sta chiamando.
Mi ci vuole minimo 5 minuti per alzarmi e mettere a fuoco la mia vista per vedere di nuovo, quando i miei occhi sono appannati.
-Prim....- è papà.
-Cosa c'è?- dico coprendo la mia vista con il cuscino.
-Siamo al Distretto 11.- mi avverte.
-Di già?- chiedo stupita.
-Si, andiamo, ci aspettano.
-Okey.- annuisco infilando le ballerine.
-Noi stiamo fuori.- continua ad avvertirmi.
Papà, non sono una bambina.
-Vi raggiungo tra poco.
Lui va via, mentre io mi rimetto il vestitino di ieri che mia madre ha conservato in tutti questi anni.
Quelli di mia zia.
Metto le ciocche dietro all'orecchio, e prima di scendere sospiro.
Davanti all'uscita vedo i miei, David, Effie e Haymitch.
-Aspettavamo solo te.- mi dice Haymitch.
Gli porgo la mano, la stringe fortemente e mi spinge dentro, aiutandomi a salire nel furgoncino nero, che avrebbe portato tutti noi al Palazzo di Giustizia del Distretto 11.
Guardavo dal finestrine le persone sfinite.
Basta, vorrei urlare.
Non devono per forza lavorare.
Una vita normale non se la possono permettere.
Neanche come quella dei Capitolini.
Poggio una mano sul finestrino, pochi minuti dopo divenne nera, ma soprattutto il mio dorso.
Che frustata oh!
Un segno rossastro si fa spazio sul mio dorso e io mi ritrovo a imprecare a bassavoce.
-Ma è impazzito?- sbraita mia madre.
Mi fa cadere su di lei e inizia a calmarmi.
Ma non ci riesco.
Brucia, e tanto.
-Fa tanto male.
-Deve imparare sua figlia, Katniss Everdeen.- dice con voce seria rivolgendosi a mia madre.
Mentre io lo fulmino.
-Non guardare fuori al finestrino mai più?!- ringhia ancora mamma, contro il Pacificatore che mi ha fustrato la mano.
-Sì.- ha anche il coraggio di rispondere.
Prima che io e David possiamo andare sul palco del palazzo di Giustizia, mi medicano la mano.
Devo tenerla nella tasca della giacca di mio padre che mi ha prestato volentieri per non farla notare a nessuno.
Bhe, è andato tutto normale.
David parla mentre io fisso la gente.
Loro credono che noi stiamo insieme.
Non è vero.
Siamo amici.
Solo amici.
L'unico che amo per davvero è Matt.
Lui mi regala i sorrisi.
Se devo sorridere con David, è solo forzato.
Anche se a volte, me lo fa scappare improvvisamente.
Fa un grande discorso.
Ho scoperto che i tributi del Distretto 11 li aveva visti di rado nei boschi, non ci aveva mai parlato.
Io, invece, non li avevo mai visti...eppure, mi davano qualcosa di familiare che io devo ricordare.
Non so come si chiamano.
Ma a rispetto del discorso di David su di loro, dal suo punto di vista sembravano coraggiosi e brutali.
Io non posso dire niente, ovviamente.
Ma ce ne ritorniamo dentro.
E ripartiamo con il treno.
Devo aspettare minimo due settimane, per sperare che tutto questo finisca presto.
E quando arriviamo al Distretto 8, mi accorgo di piangere.
La mia ferita sul dorso della mano è guarita dopo 5 o 4 giorni da quella discussione nel furgoncino, quindi non c'è il bisogno di tener nascosta la mano facendo crescere la curiosità fra la gente e posso naturalmente tenere il foglietto dove stanno scritte le parole scelte da Effie.
Come ha fatto con mamma e papà minimo 12-13 anni fa, quando io non esistevo.
Quando loro erano solo normali maggiorenni che hanno vissuto per due volte nell'arena.
E forse, questo pericolo lo scamperò anch'io, se mi capitasse giustamente.
Scendiamo dal treno e risaliamo nello stesso furgoncino.
Quel Pacificatore non è più con noi, quindi ho scampato qualche altra frustata da parte sua.
Scendiamo, e il sindaco del Distretto 8 ci accoglie con un sorriso mozzafiato sul viso.
-Benvenuti.- ci dice contento.
-Grazie tante.- rispondiamo tutti in coro.
Questo mi fa scatenare una piccola risata, anche a papà.
Le porte del palazzo di Giustizia del Distretto 8 si aprono davanti a noi, e io e David camminiamo senza pietà finchè non siamo al centro del palco.
Quest'ultimo ricomincia con il suo discorso, e ci mette un bel po' per leggere il fogliettino sotto l'attenzione di tutti.
Voglio qualcosa di spontaneo! Capisci?
E quando ha finito di leggere è pronto ad andarsene ma lo blocco.
Anzi, ci blocchiamo entrambi.
Lui dalla mia stretta...e io, dal volto di Madlyn.
I capelli carota raccolti in una coda alta.
Gli occhi neri che lacrimano.
L'hanno ripresa mentre stava morendo tra le mie braccia.
Mi passo una mano sull'occhio e prendo il controllo del microfono.
-Vorrei dire qualcosa....- inizio.
-Sicura?- sussurra David.
Annuisco e deglutisco prima di incominciare.
-Madlyn era la mia migliore amica.
Ci eravamo conosciute da poco ma già lo era.
Mi disgustavano i suoi capelli color carota, ma non perchè non erano belli...ma perchè non mi piace la carota.
Odio il fatto di non averla salvata.
Tengo ancora il suo bracciale nel mio cassetto, per non dimenticarla.
La pece mi fa ricordare i suoi occhi. 
Mi manca tanto da morire, sono stata una vera idiota.
Ho rinunciato a lei solo per un po'.
Non ho mai provato in vita mia angoscia, tristezza e senso di colpa insieme contemporaneamente.
Ho dovuto passare una vita di gioia insieme alla mia famiglia, e non ho potuto provarle, ma in quel momento...era davvero troppo.
Imparerò a mangiare la carota, magari mi potrà piacere per davvero.
La sogno, ogni notte quando ho gli incubi...perchè mi tranquillizza.
Piango ogni volta che vedo l'arancione del tramonto, anche se mi dovrebbe piacere perchè mi ricordano i riflessi dei suoi capelli e il colore preferito di papà...ma non è questo il punto.
Il solo fatto che io non l'ho salvata, mi fa rendere la persona più brutale al mondo.
Un coltellino ha messo fine alla sua vita, e credo che sarebbe stata meglio stare lassù invece che vivere gli Hunger Games.
Le sue ultime parole sono state un "Fai quel che sai fare, io credo in te".
Sapete, mi sono fissata con il piantare i suoi fiori preferiti: le rose, e vicino anche le primule dalle quali ho preso il nome.
Così, quando ho bisogno di tenerla vicina almeno per qualche secondo è nel mio giardino, accanto ai miei fiori.
Era troppo giovane, non doveva morire.
Era troppo gentile, non doveva essere colpita.
Era troppo.... carina, con me.
Io non ho mai ricambiato, non ho avuto il tempo per farlo.
Era già morta.
Credeva in me.
Sapeva che io avrei vinto, anche se ero la più piccola.
Mi odierete sicuramente per non averla curata, e sto parlando con voi famiglia di Mad.
Ho tanto bisogno di lei, ora.
L'avrei voluta portare a casa....volevo farle conoscere mamma e papà e magari Matt, il mio migliore amico del Distretto, ma non potevo.
Aveva chiuso gli occhi appena, quando realizzai che era morta.
Non riesco a capire perchè avevo perso tempo a parlarle...l'ha voluto lei.
Merito di non averla mai conosciuta.
L'ho tradita.
Mi dispiace.- finisco il mio lungo discorso.
Asciugo le lacrime scese e mi accorgo che ho il singhiozzo.
Tutti alzano le tre dita, prima portandole alle labbra e baciarle.
Trattengo un sospiro.
Che gesto dolce.
Le alzo anch'io, e David mi supporta.
Quando all'improvviso tutto si fa nero.
Noi tutti portiamo lo sguardo in cielo, quando vediamo il fuoco divampare davanti ai nostri occhi.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre. ***


Capitolo Tre.


-Bombe!- urla uno.
Si scatena il putiferio.
David d'istinto mi prende in braccio e corre verso l'interno del Palazzo, ma una bomba ci spazza via come polvere,facendoci finire a terra pieni di dolori e lividi.
-Tieni duro!!- grida David stringendomi.
Tossiamo per un po' e corriamo finchè non vediamo tutti preoccupati della nostra assenza.
-Non dovevi amore, non dovevi.- urla mia madre.
-Lo so!- urlo di rimando piangendo.
Un'altra bomba scoppia, un'altra parte di gente del Distretto muore.
Però la cosa più brutta è che appositamente fuori all'uscita viene sganciata un'altra bomba e veniamo spazzati via, come se avessimo colpito un campo di forza.
-C'è un elicottero, andiamo sul tetto.- ci consiglia Haymitch, ancora sobrio per fortuna.
-Vieni Dav.- grido dalla paura, afferrando la sua mano e stringendola alla mia.
Lì,  ho capito che ci tengo a lui.
Annuisce e tutti saliamo le scale in fretta mentre altre bombe ci spaccano i timpani già andati a male per la prima botta a terra che abbiamo subito poco prima.
-Sono io la causa, solamente io!- sbraito contro me stessa.
L'elicottero si inalza dal tetto e tutto il Distretto 8 è ridotto in cenere.
Ora sono più distrutta che mai.
-Tranquilla.- mi supporta David, riparandomi tra le sue braccia.
-E' stata colpa mia! Capisci?!- urlo, mentre tiro pugni sul suo petto.
-Ehi guardami.- mi dice.
Alzo lo sguardo mentre lui sussurra un: "Andrà tutto bene".
Tutti ci guardano stupefatti.
Il fatto perchè minimo 5 giorni fa ci odiavamo a morte e adesso siamo sul punto di baciarci di nuovo, come facciamo spesso?
Sicuramente sì.
Mi sento tanto un'OCA.
Sinonimo di una...beh, lo sapete.
Ma non mi importa, se sto bene tra le braccia di un ragazzo e non di una ragazza cosa ci posso fare?
Mi fido di David e Matt, ma soprattutto mio fratello Rye....embè?!
Il mio sguardo è spalancato mentre rivedo i flashback di prima nel vuoto.
Questo mi costringe a stringere di più il corpo di David al mio.
-Ho bisogno d'aria.- sussurro all'improvviso al suo orecchio.
-Quando arriviamo?- David chiede al pilota.
-Fra 5 minuti stiamo a terra.- risponde quest'ultimo.
E Dav annuisce, mentre mi stringe molto ma molto di più di prima.
-Grazie.- gli dico ancora.
-Di niente, Prim.- mi accarezza la nuca con una mano, e con l'altra la schiena.
Come se fossi una bambina piccola che ha bisogno di coccole dal papà.
Ma adesso, il papà è David.
E come non detto siamo a terra.
La sola vista del Distretto 8 mi mette ansia e tristezza allo stesso tempo nelle mie vene, sentendomela in tutto il corpo.
Porto una mano alla bocca, e subito scappo appena metto  piede sull'erba fresca.
Mi allontano da tutti e come previsto da me, vomito per un po'.
Qualche conato è tanto forte che faccio per tossirre, e quando sono sfinita e con stomaco vuoto mi siedo sull'erba.
Questo mi fa effetto solo quando sono in ansia o quando giro su me stessa tantissime volte.
Sospiro un'altra volta, e all'improvviso sento una mano che mi attraversa tutta la spina dorsale e mi accarezza al centro.
-Amore.- è papà.
Prendo una foglia caduta qualche minuto prima e faccio per pulirmi le labbra sporche.
-Dimmi...- deglutisco.-Papà.- continuo dopo un po'.
-Sei pronta?- mi chiede preoccupato.
-Sìì...-tossisco.-Sono pronta, sì.
Annuisco, e con il suo aiuto ritorniamo al treno.
-Ti senti bene?- mamma mi poggia le labbra sulla mia fronte, per vedere se ho la febbre.
Per lei non è normale che vomiti all'improvviso.
O per colite o magari per qualche attacco di mal di stomaco, naturalmente.
-Sì mamma, avevo solamente bisogno di prendere aria, in quel elicottero non riuscivo a respirare.
-Sai cosa hai combinato?!- mi rimprovera.
Lo so, perchè me lo chiedi mamma?
Ricordarlo è peggio, figuriamoci parlarne!
-Sì lo so mamma, ho incendiato un distretto perchè le volevo bene!Non dovrò mai più affezionarmi allora!!- ringhio, ripensando ancora e ancora al bombardamento causato dalla sottoscritta.
-Non dico questo...tesoro!- dice, mentre io scappo da tutti quanti, ritornando nella mia stanza.
Non devo affezionarmi.
Mai più.
Ho capito la lezione.
E mi è bastato vedere anime pure morire davanti ai miei occhi.
Mi rimarrà questo peso fino alla morte.
**************
La notte non va granchè.
Mi ritrovo a starmene sul divano a guardare la tv invece di fare sonni tranquilli.
Lascierò la parola a David finchè non finiremo questo tour.
Una coperta avvolta sulle spalle mi protegge dal freddo che sento nell'aria.
Mi guardo attorno.
Il buio mi circonda, e vedo due piccole lucine nere che mi fissano ininterrottamente.
Non riesco a pensar altro a cosa fosse.
Era un cucciolo.
Di barboncino.
Pelo corto e nero, i suoi occhi languidi brillavano accanto al buffo nasino, anch'esso nero.
Si fa avanti e balza sul divano per raggiungermi.
E' davvero carino, ma mi chiedo cosa ci fa qui lui.
Con la mano accarezzo il piccolo capo morbido e setoso, di chi è?
Forse...è scappato dal bombardamento.
Chissà chi lo teneva, era davvero fortunato.
Ha le lacrime agli occhi, sta ricordando il suo padrone MORTO, certamente per colpa mia.
Si accuccia fra le mie braccia in fretta, mentre i suoi occhi si chiudono in fretta.
Mi ha già presa in simpatia, credo.
Ma non dovrebbe.
Sono un'assassina, io.
Assassina di gente pura.
-Ehi.
-Perchè sei sempre sveglio?- mi lamento.
-Ti da fastidio?- David  si butta di peso sul divano accanto a me.
-No, solo...che penso che sei l'unico che si preoccupa per me quando sono triste.- dico pensando, ancora  accarezzando il capo del cucciolo.
-Tutti si preoccupano per te...ma che dici.
Passa un po' di tempo, mentre il silenzio occupa la stanza.
-Perchè mi ami?Io non ti merito.- ricomincio la discussione in fretta.
Sospira, prima di parlare.
Mi fissa attentamente, cosa guarda?
Non sono uno sfondo perfetto.
O è quello che crede?!
-Non c'è un perchè.- confessa.
-Come?- chiedo stranita.
-Mi sono innamorato di te e basta, perchè ci dovrebbe essere un motivo per amare?-la sua domanda è così chiara e pronta, ma soprattutto stupita.
E io chiudo bocca adesso, non so cosa rispondergli.
-E' vero...non mi meriti, ma cosa ci posso fare io se ti amo?- e continua la sua "ramanzina".
-Ho capito!- dico lasciando fine alla nostra discussione.
Mi alzo dal divano, avvolgendo il cucciolo nella coperta e in un momento sento i suoi passi farsi più forti che si dirigono su di me.
-Ti amo, e basta.- chiarisce il discorso.
Mi ama.
E basta.
Contraddirlo non serve.
Non cambierà mai idea.
Il barboncino nero si sveglia cadendo dalle mie mani, incastrato dalla coperta.
E per questo, David mi prende tutte e due le mani, stringendole tanto forte che non sento neanche circolare il sangue.
Mi regala solo un bacio sulla fronte, poi sul naso e sulle labbra delicatamente e infine se ne va, lasciandomi con  mille pensieri in testa.
Il cucciolo mi guarda ancora.
Rido, è tanto dolce con quegli occhietti.
Lo riprendo in braccio e adesso vado a dormire, tranquilla anche se turbata dal comportamento strano di Dav.
Anche...se non è poi così tanto strano!!
Anzi, a pensarci meglio, sì!
CHE CONFUSIONE!
**************
I giorni vanno così.
Ogni volta che raggiungiamo un distretto nuovo, piango prima di entrare in palco e sto muta mentre David leggere i foglietti datogli da Effie.
Mi sento schiava.
Anzi, sono una schiava.
Siamo schiavi di Capitol City.
Sono passati tre giorni da quando con me ho il barboncino, che io ho chiamato  Puffy perchè sembra un pupazzo pelosetto di pezza.
Mamma ha accettato.
Posso tenerlo, è sotto mia custodia.
Lo porto a passeggiare quando voglio o quando lui ha proprio il bisogno di uscire per i suoi bisogni.
E' sempre la stessa storia.
Non riesco capire...PERCHE' A ME?
Ricordo ancora una volta che io sono la vittima che Capitol City vuole vedere soffrire solo me, ma chi si crede di essere Capitol City per avere la mia tristezza?
E mentre penso a questo, sto appositamente cercando di spingere Puffy ad uscire, ma non ne ha proprio la voglia di scendere da qusto stupido treno, ci sono tantissime soste.
Ad ogni viaggio verso un distretto nuovo.
Questa volta il Distretto 2.
Jack...Beth....uff.
Finalmente!
Puffy fa un salto grande da 4 scalini fino a terra, poi corre come un pazz, trascinandomi con sè.
-Calmo oh Puffy!- inizio a gridare.
-Attenta!- qualcuno mi urla dietro.
Il guinzaglio che Haymitch e Effie hanno contribuito a comprargli mi scappa dalle mani, in fretta, senza che io possa slanciarmi a terra solo per prenderlo.
Puffy scappa, e mi lascia dolorante tra i boschi.
Strisciando e strisciando, mi siedo su di un tronco, alzo il lembo sinistro del jeans fino a intravedere la caviglia rossa come il fuoco.
Pure sfiorandola, mi metto a piangere.
Come può essere possibile?
Puffy?PUFFY DOVE SEI?
-Puffy!Puffy!- lo chiamo urlando.
Nessuno mi aiuta.
Non c'è nessuno con me.
Rimetto a posto il lembo e cerco di alzarmi, e rimanere in equilibrio, almeno...per 5 minuti.
Serro i denti, mentre cammino zoppicando.
Ho intravisto un sasso.
Sasso sporco del mio sangue.
La lancio il più lontano possibile da me mentre impreco andandomene.
-Stupido sasso, stupida vita...Puffy!!- mi lamento, anche se continuo a chiamare il cagnolino urlando a squarciagola, che tra poco non riuscirò manco più a parlare bene.
Quando raggiungo il treno, ho il fiatone.
La fatica si prende la meglio, mentre mi dirigo all'entrata.
E sento Puffy abbaiare.
E' ritornato, allora.
Sbuffo pienamente, mentre mi do una spinta per salire i gradini.
Sono pronta a incazzarmi con tutti.
Talmente stanca sono, che appena tocco il divano, mi addormento.



Ahhh!Grazie mille per le recensioni.
Scusate per il ritardo!
Ma la scuola, i compiti, il tempo perso...non ho avuto il tempo per continuarlo!
Ma adesso, fortunatamente, l'ho postato.
Spero vi piaccia.
Voglio ancora ringraziare 1D_we_love_4ever che è la mia angel custode( non smetterò mai di ringraziarti angelo! *-*) e anche Auroranadi che recensiscono sempre i miei capitoli.
Grazie!! :D
Ciauu <3 *-*

Directioner_2001


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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro. ***


Capitolo Quattro.

Le guance mi vanno a fuoco.
Sento che sto per sudare come se fossi capitata nel deserto dell'Egitto.
E' ansia?
O...febbre?
Sono avvolta in una coperta gigantesca, che mi copre interamente, dai piedi fino al mento.
Puffy è sul mio ventre, a farsi un piccolo sonnellino prima di svegliarsi di nuovo nel bel mezzo della notte...
I miei capelli sono divisi in due grandi ciocche fatta in trecce, che mi cadono sulle spalle, dandomi proprio una bella espressione da bambina piccola e malata.
Chissà chi me le ha fatte.
Una con dita abili e veloci.
Mamma?
Papà?
O...chi?!
Scuoto la testa, come sto pensando alle trecce invece di dormire ancora un po'?
Ma non ci riesco.
E' un'impresa abbastanza dura da fare, se ho dormito per ben tre ore, figuriamoci per un'altra bell'oretta.
Mi riesco ad alzare, sì.
Puffy si mette comodo fra le mie braccia, mentre copro tutti e due perfettamente, così da non sentire freddo.
Sembro davvero una malata.
Ma se lo sono, non mi importa se do altri pensieri alla gente sul treno.
Camminando per i corridoi, mi sento quasi come se fossi rinchiusa in 4 pareti, che mi stringono.
Non credo di essere claustrofobica, ma mi manca quasi l'aria, quindi cerco subito di arrivare all'ultimo vagone.
Puffy mi guida, in effetti.
Scende dal suo posto abituale (stretto al mio petto e dalle braccia) e capisce intuitivo dove voglio andare.
Zampa con zampa, coda in su e via.
Il cucciolo nero dagli occhi color pece mi guida fino alla mia meta, e appena arrivati, si siede sulla sua cuccia in pelle che gli ha donato Capitol City.
Io, invece, sospiro qualche volta, prima di mettermi a fissare il paesaggio del Distretto 3.
Tra poco arriviamo al due, e devo fare un discorso per Jack e Beth.
Tutti li considerano "gli innamorati letali del Distretto 2".
Beh, in effetti, erano davvero innamorati...e si capiva dal comportamento instintivo di Beth mentre lui cadeva per la seconda volta dall'albero, quando io l'ho colpito con una freccia.
Io ho solo finto con David.
Beth era quella veramente innamorata nell'Arena.
Non io.
Dovevo prendere delle lezioni di teatro da lei.
Perchè sembrava tutto vero.
O dovevo amare per davvero David...forse.
In fondo, ci tengo a lui e gli voglio bene.
Ma oltre all'amicizia, non so  immaginare me e David come una coppia.
E sono ancora ragazzina!
Ho 13 anni io!
Non ci dovrei manco pensare.
Ho bisogno di Liv.
Quando sono tornata non l'ho potuta salutare.
Anzi, non ci ho proprio pensato!
Mi porto le mani al viso, nascondendo gli occhi e le labbra, impedendomi da sola di parlare e sia di vedere.
Cerco di pensare. 
Il meglio.
Io cerco di pensare al meglio.
Intanto, Rye sbuca nel vagone dove mi trovo, mettendosi di fianco a me.
Mi poggia la sua piccola mano sulla mia schiena e prese la sua testa contro il mio braccio.
Vuole che lo stringa come non ho mai fatto.
Sollevo il braccio, mentre lui cerca di stringermi con le sue braccia piccole.
-Ti voglio bene Rye.- sussurro.
-Quando finirà il viaggio?Voglio andare a casa...
-Tra poco, finirà fra due giorni, tranquillo.
-Sicura?
-S...-vengo interrotta.
Ma non da mamma, nè papà, nè altri.
Il televisore si accende automaticamente, e  noi tre ne siamo attratti.
Oh, Snow.
Mi raccomanda che tutto questo viaggio finisca bene.
Come dice il detto? Parli del diavolo, spuntano le corna.
Non voglio che Rye senta ciò che starà per dire, perchè è davvero importante se lo da in mondo visione.
Premo le mie mani sulle sue piccole orecchie, voglio solo che lo stia a guardare e basta, come se fosse un sordomuto che non capisce nulla di ciò che dice la persona davanti.
-Beh, vi starete chiedendo perchè stia dando un annuncio proprio ora...- come non detto.
Sbuffo, e Rye chiede il perchè sottovoce.
Ma non rispondo, sto concentratissima, più di quando potessi fare.
-Oggi è il tredicesimo anniversario della sconfitta di Katniss Everdeen, e io vorrei festeggiare con una nuova Edizione della Memoria, che è molto ma molto più diversa dei 75esimi Hunger Games.- ti prego non dirlo.
Ho spalancato gli occhi.
Cosa vuole fare, Presidente Corionalus Snow?
-Poichè questa è la prima Edizione della memoria di Katniss Everdeen, ormai conosciuta come "la ragazza in fiamme", pretendiamo che ogni distretto possa dare 4 tributi, in totale 48...- continua Snow sorridente, con il suo solito bicchiere pieno di vino.-Ovvero....2 vincitori e 2 tributi di ogni distretto.
Ecco, ha riso e ha bevuto il vino, facendo diventare il contenuto del bicchiere rosso acceso, come SANGUE.
Si ritira nella sua dimora, mentre io, con la bocca spalancata spero che sia solo un brutto incubo che sogno spesso la notta.
Deglutisco a fatica, quando inizio ad urlare dal nervoso, o dall'ansia.
Dovrei vomitare, o no?
Come previsto corro in bagno.
Esce tutto da sè, non sono io la padrona.
Mamma, preoccupata mi raggiunge, e mi aiuta a risistemarmi, come prima.
-Non piangere tesoro.- mi stringe forte mamma a sè.
Come fare?
Una di noi due andrà nell'arena, di nuovo.
Voglio sacrificarmi.
Anche se ho tutta la mia vita davanti, d'altronde voglio far passare a mamma gli anni più belli della sua vita senza di me, che so combinare solo guai.
E lo so.
Anche se non si nota, si vede.
E basta.
Tossisco un po' prima di rimprendermi mentalmente, e penso cosa stia facendo David....
DAVID!
Scappo via dal vagone, lasciando sia mamma, sia Rye e sia Puffy stupiti della mia fuga improvvisa.
***********
-David!David!-lo chiamo camminando per stanza e stanza.
In cerca di lui.
E penso:"dove potrebbe essere?".
E quando lo trovo ingozzarsi mentre piange in cucina, mi viene voglia di abbracciarlo e di non lasciarlo più.
Sa che noi ce la possiamo fare.
Mamma e papà si potrebbero offrire, ma glielo impedirò, e so che lui mi seguirà lì dentro, senza problemi.
"David..." penso.
Corro, sorpasso il bancone pieno di cibo con un salto, come se fossi saltata su una staccionata.
Affondo tra le sue braccia, spingendomi in avanti.
Lui mi stringe forte, mentre piange molto più di prima da quando l'ho trovato.
Le mie mani stringono i suoi capelli corvini, e anch'io sto ricominciando a piangere.
-Ritorneremo nell'arena...- sussurra al mio orecchio.
E' a pezzi, e si nota.
-Non tutto è perduto.- cerco di consolarlo.
Alzo il suo viso per il mento e cerco di guardarlo senza scoppiare a piangere.
I suoi occhi neri con le sfumature rosse che tanto a me piacciono sono appannati, i capelli corvini sono stati spettinati dalle mie mani, e la bocca spalancata come se non ci potesse credere neanche se fosse un incubo.
Cerco di farglielo dimenticare, ma non ci riesco, neanche abbracciarlo forte e sussurrargli qualche parolina dolce può fargli cambiare idea.
Non si calma.
E' distrutto, a pezzi, preoccupato per non so cosa, ma lo è!
-David...guardami per favore.- lo prego.
Anzi, lo supplico.
Lui mi fissa, prende un fazzoletto e sniffa il naso finchè non si sente un po' bene, ma  malconcio.
-Non tutto è perduto.- ripeto ciò che gli ho detto qualche minuto prima.
Annuisce, e d'istinto si alza, mi prende in braccio e mi tiene stretta.
Sento la terra mancarmi sotto i piedi, mentre lui stringe i fianchi come per alzarmi.
-Non lasciarmi più Prim.
-Non lo farò David, ti starò vicino.
-Sempre?- ora mi posa a terra, mi sposta una ciocca mentre io ci penso su.
-Sempre.- annuisco.
Non so cosa mi faccia impazzire.
La confusione nella testa o lui e i suoi baci.
Mi fa completamente diventare una pazza, confusa, ma soprattutto....
INNAMORATA.



 
*Clap clap clap! (?)*
Ecco il quarto capitolo.
Avete capito cosa ha in mente Snow?
Vuole mandare sia due vincitori, sia due tributi qualsiasi di ogni distretto.
Prim è convinta che si farà avanti per la mamma.
E voi cosa ne pensate?
Mandatemi qualche recensione!
BACI BACI <3
*ANGELO, TI HO ACCONTENTATO, SPEROO.
GRAZIE ANCORA ANGEL CUSTODEEEE!!
PER 1D_WE_LOVE_4EVER*
*Aurora, grazie ancora che mi mandi recensioni 
a più non posso, sei stata sempre presente! Grazie!*

DIRECTIONER_2001 VI AMA TUTTE\I.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque. ***


Capitolo Cinque.


-Chi sei? Come mi conosci?- le mie domande sono infinite.
Mi ritrovo in una stanza.
Pronta per andare in scena sul palco del Distretto 1.
Un ragazzo davanti a me, dai capelli rosso come il fuoco e gli occhi verdi come lo smeraldo mi fissa maliziosamente.
E' piombato nella stanza, e in un secondo mi ha chiamato:" Ciao Rue".
Ho avuto un'immensa paura che non ha avuto fine per qualche minuto.
Deglutisco.
Chi è?
-Walter.- si presenta inchinandosi.
Non sono principessa, nè vincitrice.
Come dice Zio Haymitch, sono solo una SOPRAVVISSUTA.
Quindi comportarsi così mi fa venire solo la voglia di dargli un pugno in piena faccia.
Mantengo la calma, mentre così spavaldo si avvicina pericolosamente a me.
-Lasciami in pace.- dico in fretta, come per minaccia.
-Ahahah.- ride.- Non prendo ordini da ragazzine.
-Chi ti ha mandato?Snow?
-Beh, sì.
-Perchè?
-Mi ha proposto uno sporco ricatto: se avessi fatto questo, non mi avrebbe fatto partecipare agli Hunger Games.
-Sono certa che se anche lo facessi, non ti darebbe niente in cambio...neanche questo.
-Io mi fido del Presidente, tu no?
-No.
-Ah, e perchè mai?
-Mi vuole morta, ha proposto che ogni vincitore avrà una vita di lusso..invece a 1 anni mi ci vuole rimandare nell'Arena, è sfiga o..- mi interrompe all'improvviso.
-Vendetta.
-A me.- rispondo.
-Prim!- qualcuno mi chiama.
David sbuca in stanza sorridente, ma quando intravede Walter cambia espressione.
-Chi è?- domanda furioso.
Rivolgo uno sguardo a Walter, e col capo gli faccio segno di parlare lui.
-Walter.- risponde lui, porgendo la mano a David, ma non viene ricambiata quindi Wal la ritira.
David mi raggiunge, coprendomi dietro alla sua schiena.
-Cosa vuoi da lei, Walter?
-Snow mi ha ordinato di rapirla.
-E perchè?
-Beh..ecco, mi ha proposto che non avrei partecipato ai giochi se gliela avrei portata, quindi dammela.- Walter minaccia.
-No!Scappa Prim!- urla David.
E io lo seguo come ordine.
Raggiungo in fretta la porta, quando Walter mi prende e caccia un coltellino, puntando alla mia gola.
Come Beth fece con me quasi alla fine dei Giochi.
Il braccio mi stringe il collo in una stretta che mi impedisce il respiro.
Caccio sospiri come se stessi morendo e respiro con la bocca, mentre cerco di staccarmi da quel criminale.
Se David si avvicina, sono morta.
Non può manco fare un passo.
-Scappa.- sibilo a David.
-No.- scuote la testa, ma nell'intento di fare un passo si ritira, la lama aveva già sfiorato la mia pelle.
-Scappa, ti prego.- dico tra grandi sospiri.
-Prim non ti lascio sola.
-Aw...che dolce scenetta, e a pensarci non mi piacciono per niente.- ci interrompe Walter, sistemandosi meglio per stringermi di più il collo con il suo braccio, mentre con l'altra mano  tiene il coltellino puntato sulla mia pelle, ovvero alla faringe.
So che tiene i suoi occhi puntati sul coltellino, mentre i capelli rossi scendono lungo la fronte, tanto da sfiorarmi la fronte.
Il mio capo è poggiato sulla sua spalla, e lui ha chinato il capo per tenermi stretta ancora di più.
Vuole che io muoia sotto le sue braccia.
Le mie labbra diventano viola, il mio viso quasi sul verde e sono pronta a morire soffocata.
-LASCIALA!!LASCIALA TI HO DETTO!- in camera adesso spunta mio padre, che lo spintona a terra mentre mi incoraggia a correre insieme a David da mamma, che aspetta fuori alla porta.
Tutti e  due la abbracciamo, e posso solo vedere il sangue di papà che sgocciola sul pavimento.
-PAPAAA'!!!- la mia bocca si spalanca, mentre caccio un urlo forte e acuto dalla paura, che mi provoca solo a vederlo.
Lascio la stretta di mamma, e in fretta Walter cade sotto le mie mani, quando mi accorgo che il pugno che gli ho dato...ha causato un labbro spaccato e un occhio nero.
**************
Siamo in ospedale.
Dopo aver fatto il discorso, siamo partiti verso il 4, da mia nonna.
Mamma si fida solo di nonna, quindi è voluta per forza ripartire verso il 4.
Io sono stata avvolta da una coperta.
Puffy è tra le braccia di Rye, che a sua volta sta in braccio a mamma, mentre David gira avanti e indietro per il corridoio.
Sniffo il naso, e quando si apre la porta, sono la prima a balzare dalla paura di sapere qualcosa di brutto, che non metterà fine di certo al mio senso di colpa che sta divorando ogni piccola cellula del mio corpo.
-Nonna!- la saluto.
-Ciao Prim.- c'è il dolore nella sua voce, ricordo zia o riguarda papà?
Mi stringe forte a sè, poi mi lascia.
-Peeta ha avuto solo un graffio, un bel po' profondo se devo dire la verità, è stato fasciato quindi è tutto apposto.- avverte lei.
Da tutti noi un sospiro riempie la stanza di gioia e felicità.
-Grazie Mrs.Everdeen, per la notizia.- dice David.
-Di niente giovanotto.
-Posso andare da papà?- chiedo, e insieme a me vuol venire anche David.
Nonna annuisce, e con un mio cenno verso Dav, noi due insieme ci avviamo nella stanza.
Apro la porta, poi viene chiusa da David, e infine ci mettiamo accanto a papà, che ci ha salutati da quando siamo apparsi davanti all'entrata.
-Ciao...- dice solamente con voce roca.
I ricci gli cadono sulla fronte, e alza la mano solo per salutarmi.
E' colpa mia.
Mia mia mia mia.
Trattengo lacrime.
Non so di cosa.
Ma sono amare, quando finiscono per bagnarmi le labbra.
Papà si è accorto che sto piangendo,e  l'unica cosa che faccio è avvicinarmi a lui, affiancata da David che mi incoraggia sotto voce di correre verso di lui, come se fosse la mia ragione di vita.
In effetti, papà è la mia ragione di vita.
Una delle tante.
E anche David lo è.
Papà fa un verso come per dire "dolcezza, è quello che vedo".
Io fisso David sorridendo, poi come se non riuscissi a trattenermi, corro verso papà, tenendo tra i pugni i lembi della coperta che mi copre le spalle.
-Papà sei il mio eroe.- il mio è un messaggio diretto, gli bacio la fronte scostandogli i riccioli d'oro e sorrido piangendo davanti ai suoi occhi. -Ti ho trovato sporco di sangue, mentre Walter è scappato dalla finestra dopo che si è ripreso dal mio pugno, ho avuto così tanta paura.- lo avverto.
-Sto meglio, piccola.- annuisce sorridendo.
-Mi dispiace, papà, sono talmente stupida che ti caccio in ogni guaio possibile e inimmaginabile.
Ho esagerato, vero?
-Nono...- ride fissandomi.
-Grazie Sig. Mellark.- si intromette ora David.
-Chiamami Peeta, David...- chiede.
-Okey...PEETA.- ci da un tono più sicuro sull'ultima parola, e ridiamo tutti e tre all'unisono.
-Papà!!- sentiamo in lontananza.
La porta si apre di nuovo, e Rye immediatamente salta sul letto e abbraccia papà, mettendosi a cavalcioni su di lui.
-Stai bene?- chiede il piccolo affaticato.
-Sì...- rise sospirando papà.
Puffy abbaia, e per farlo smettere qualcuno lo deve coccolare, e chi se non io?
Lo prendo e in disparte inizio a giocarci, ma senza farlo abbaiare troppo, nel caso papà fosse un po' troppo infastidito.
David però mi resta accanto, e passiamo un bel po'  di tempo a parlare del più e del meno, mentre mamma si accerta che mio padre stia bene e sia in grado di arrivare fino al treno perfettamente sano e vegeto.
-Vieni, vieni Puffy.- lo chiama Rye.
E' uno spavento quello che prendo quando il barboncino nero scende dalle mie gambe e si dirige contento fra quelle di Rye, con cui gioca girandoci attorno così da far ridere il mio piccolo fratellino.
-Avrei tanto voluto avere un fratellino come il tuo.
-Non hai fratelli o sorelle?
-Solo sorella, piccola...avevo anche un fratello.
-E cosa è successo?
-E' scappato nei boschi con la sua fidanzata, una rossetta....e abbiamo saputo che è stato ucciso da una lancia.
Non posso crederci.
E' quel rimorso che mamma si porta sempre dietro.
Mi aveva appena accennato di questa cosa, ma credo sia quello che mi racconta quasi spesso.
-Oh...- sospiro.- Perchè non ho mai visto tua sorella?
-E' piccola, ha solo tre mesi, e quando sono solo in casa...non c'è mai.
-Capito.- annuisco nel capire quella situazione.
-Come te.
-Come me cosa? Tua sorella...?Perchè?
-Si, come mia sorella...sei talmente piccola, per me.
-Davvero?- chiedo un po' turbata.
-Non come insulto.
-Lo so.
-Cambiamo discorso...hai notato come ci guardavano nei distretti?- mi chiede.
Come non dimenticare.
Occhi truci.
Sguardi fulminanti.
Come se ti volessero MORTA.
-Si.
-Cosa è successo?
-Rivolta.- rispondo convinta.
Che cosa se non quello?
-Tu credi?
-Sì, David, so che da quando mamma è stata sconfitta... qualcosa è cambiato, so che c'è e lo sento.- dico fissandolo.
-Cosa senti?- chiede, consapevole che io gli darò una risposta, non in fretta...ma gliela darò.
-Speranza.- rispondo qualche minuto dopo.
-Anch'io sento speranza.- concorda.
Si vede che lo sente anche lui, come me.
-Lo so.
-La gente...deve combattere.
-Sì, hai perfettamente ragione.- non ha torto in fondo.
-Per me deve avere il coraggio di farlo, non l'hanno fatto in passato?Perchè non ora?
Le sue domande non sono dirette a nessuno.
Solo a me.
E quando caccia un sospiro, sento che si sta avvicinando.
Sì, si avvicina di più a me che per scamparla non so che fare.
-E' meglio andare.- lo fermo solamente.
-Perchè fai così?Ami ancora Matt?- chiede speranzoso...ma anche dispiaciuto.
Si alza e scappa.
Non posso seguirlo.
Starebbe ancora più male di prima.
Sospiro, mentre lo lascio andare.
In fondo, io faccio scappare tutti.
Do un grande sospiro e mi alzo dalla sedia in legno solo quando dobbiamo ritornare in treno.
*************
David non è tornato con noi.
Spero sia già sul treno.
Devo scusarmi in fretta per la mia stupidaggine.
Salgo gli scalini in fretta, seguita da Rye e Puffy.
-David!- urlo.
E lui sbuca indifferente nel vagone salone.
Il ciuffo alzato lo fa sentire come menefreghista.
Gli occhiali neri come nerd gli stanno da favola, e danno come lente di ingrandimento per vedere meglio i suoi occhi neri-rossi.
Il maglione che indossa gli arriva fino alle mani, il pantalone di una tuta grigia giunge fino ai piedi, e infine indossa delle pantofole calde.
Si può anche dire che è primavera, ma qualche vento forte e freddo c'è sempre.
-Scusa, scusa, scusa!- dico correndo verso le sue braccia.
Fa quasi per cadere, così si tiene ben in equilibrio mantenendosi ad un mobile in legno che non ho ancora visto perfettamente, ma credo sia un comodino.
Non mi stringe, l'unica che lo fa sono solo io.
Ci credo, se fosse successo a me con Matt...
PERCHE' PENSO SEMPRE A MATT?!
Ha ragione.
Penso troppo.
Devo far d'istinto mio, qualche volta.
Anzi, quando mi capita!
Come, è mio istinto baciarlo in fretta, quando alzo il capo dal suo petto e alzarmi sulle punte per sfiorare le labbra rosse come le sfumature dei suoi occhi.
Rosse di natura.
Le mie preferite.
Lui certamente non ricambia all'inizio, ma quando capisce che sto persistendo da un po', lo fa come se fossi unica, solo sua.
Lui è mio.
E io? Beh, e io, sono sua.
Mi stacco in fretta, e fisso un attimo i suoi occhi, che ricambiano lo sguardo.
-David...non soffrire più.- sussurro mentre poggio il capo sul suo petto, poi mi stacco leggermente da lui.
-Se fai così, è peggio.- risponde.
Lascia le mie mani e mi lascia sola, immobile, incompleta.
Perchè non sono completa senza lui.
Adesso voglio seguirlo.
Ma cosa mi dirà?
Cosa farà?
Non voglio scoprirlo.
Ma voglio esserci per lui.
Voglio essere presente.
Corro per il lungo corridoio, quando una mano mi prende lo stomaco e l'altra mi stringe il collo.
Dannata me, che mi caccio sempre nei guai!!

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei. ***


Capitolo Sei.


Mi ci vuole un po' per riprendere i sensi.
Sospiro, mentre vedo chi mi ha presa e nascosta.
Walter..?
I miei occhi si spalancano, e non riesco neanche a dire qualche parola che lui mi punta alla fronte una pistola carica di proiettili.
-Cosa vuoi!?- grido.
Premo ininterrottamente un pulsante, che da un segno di allarme.
Non arrivano!Cavolo!
Mi spinge forte al muro, e preme la pistola sulla mia tempia.
 -Allora...principessina, hai già deciso cosa fare?- mi domanda, con voce maliziosa.
Con una mossa di karate, lo faccio finire a terra.
Mi spintona, non ce la faccio, cado nell'erba buttandomi dal finestrino.
E' un miracolo che non ho sfiorato neanche un po' i binari, se no potevo chiamare questo salto il mio suicidio perfetto.
Sicuramente Walter ha perso i sensi dopo la caduta, e certamente adesso non si sarebbe neanche affacciato dal finestrino per vedermi quasi mezzamorta nell'erba.
Ritorneranno a prendermi?
Faranno una sosta fra 5 minuti e l'unica cosa da fare è camminare o correre dietro il treno, così da risalirci quando il treno stopperà ad una fermata.
Ma per farlo, ci vuole forza e coraggio.
E non ho le forze per inseguirlo nè il coraggio di farmi vedere fuori dal treno e NON dentro.
Il mio polpaccio perde sangue.
Alzo il lembo della gamba sinistra e vedo che graffio mi son procurata buttandomi dal finestrino.
Quello non era miracolo.
Ho sempre sfiorato i binari, e questa è la prova.
Un graffio sul polpaccio.
Mi sfilo la camicia, rimanendo solo con una maglietta che arriva ai gomiti.
Dopo un paio di minuti con un lembo della camicia la stringo forte al polpaccio, poi riabbasso il jeans.
E nel frattempo, sento il suono del treno, si è fermato.
Devo correre.
Con un po' di  forza, corro per quasi 2 km, fino ad arrivare al treno col fiatone.
-Prim!- sento la voce di David preoccupato.
Si volta a destra e sinistra, e quando mi vede mi raggiunge correndo a più non posso.
-Perchè sei qui?Cosa hai fatto?-chiede con il fiatone.
Mi stringe a sè, e io ricambio.
Mi è mancato.
Appoggio il mento sulla sua spalla e il suo profumo invade le mie narici.
-Tranquillo.- sussurro.
-Stai perdendo dal polpaccio.- mi avverte, ma lo so già, quindi non serve per niente.
-Non fa niente.
-Non fa niente avere un graffio enorme sul polpaccio sinistro?- ringhia contro di me.
Ma anche se è arrabbiato, è sempre stato lì.
Accanto a me.
Fedele come sempre.
Mi prende in braccio, facendo attenzione a non sfiorare nè toccare la mia ferita, e di nascosto dai miei, mi cura nella sua stanza prendendo il kit di pronto soccorso che il treno ci ha donato dall'inizio del viaggio.
-Meglio?- mi chiede, appena con i denti strappa la fascia per poi incollarla con un nastro adesivo.
Ha appena finito il capolavoro.
-Sì, sto meglio.- mi porge la mano, cosa vuole fare?
Forse vuole che mi abitui a camminare di nuovo, però con una ferita ancora aperta.
Appena metto piede sul pavimento, un urlo acuto e straziante mi esce per il dolore.
-Zitta...shh..- sussurra David, tappandomi la bocca.
Annuisco, e più faccio passi, più respiro profondamente per non sentire dolore...ancora più dolore.
Dopo un po' di esercizio, mi fa addormentare un po' sul suo letto, e fa da guardia.
Come quando eravamo nella grotta dell'arena.
**************
I miei occhi si aprono, quando noto che alla mia destra David dorme come un angelo.
Mi metto seduta, e inizio a fissarlo per qualche minuto.
Sfioro i suoi capelli, poi inizio ad accarezzarglieli prendendo qualche ciocca e stringendola in un pugno.
Lui mugugna qualche volta, apre gli occhi e ritorna a dormire.
Più sto accanto a lui, più il mio cuore desidera di rimanergli accanto.
Ma che cosa devo credere?
Amo David o Matt?
Che confusione, cavolo.
Deludere uno o l'altro?
E chinarmi in avanti, toccare le sue labbra e premerci un secondo è deludere?Sì.
Ha sentito il tocco e sbatte le palpebre qualche volta.
-Ehi Primula.- mi saluta sorridendo.
Primula, il fiore da cui ho preso il nome.
E' ancora nello stato dormi-veglia.
-Ciao ragazzo innamorato.- sorrido, continuando ad accarezzare i suoi capelli morbidi.
-Tutto bene...?- chiede.
-Sì, grazie ancora.
-Di niente.- il suo tono è dolce e chiaro.
Sembra un neonato quando dorme.
E' davvero piccolo e grazioso, così.
Alza un po' il capo, e si allunga verso di me.
Quando è soddisfatto per avermi dato un bacio, riposa il suo capo sul cuscino.
-Finchè saremo insieme, non ci succederà niente..daccordo?- mostra il mignolo.
E' una promessa.
Unisco il mio con il suo e sussurro un "Prometto".
-Resta con me...- dice sottovoce.
-Sempre, David.
Si fa accarezzare i capelli un'ultima volta, prima che ricada di nuovo in un sonno profondo.
E mentre mi avvolgo nel plaid caldo, lo bacio un'ultima volta ed esco dalla sua stanza, andando nel vagone ristorante.
*************
Sorseggio ancora un po' di the e poso il bicchiere vuoto nel lavello.
Riapro il libro dal punto in cui sono rimasta e continuo a leggere, mentre mi dirigo verso il divano per starmene più comoda.
Giro pagina.
Sto rileggendo l'inizio e il perchè degli Hunger Games.
Un braccio stringe le mie spalle.
Mi vogliono tutti morta?
No, lui no.
Mi stringe leggermente, sento le sue labbra premere sulla mia nuca e sussurrarmi un:"Perchè mi hai lasciato solo?".
-Dormivi e...- inizio, ma lui mi afferra per il mento.
-Non importava, rimanevi accanto a me, non mi davi fastidio.- sussurra, sospirando sulle mie labbra.
Brividi e brividi mi attraversano la schiena.
Sarà l'imbarazzo? O il stare con lui?
Mi spettina i capelli facendo sì che la sua mano si infilasse tra essi e se ne va, mentre impreco su di lui quando me li riaggiusto uno ad uno.
Ritorno a ciò che stavo per fare prima, ed è lì, che mi accorgo che ho perso la testa per lui.
[...]
Puffy si sistema bene sul mio ventre, il suo piccolo capo si posa dolcemente sul mio petto e chiude gli occhi.
Non è mai cambiato.
Mentre gli accarezzo la schiena, continuo a pensare.
Sul 13° anniversario degli Hunger Games.
Perchè adesso?
Chi sarà scelto fra la gente del mio distretto? E tra me, mamma, papà, David e zio Haymitch?!
L'unica cosa in comune che facciamo assieme dopo aver saputo della notizia è imprecare su Snow e sparare di tutto e di più su CAPITOL CITY.
E' davvero importante.
Non si è mai svolta una cosa del genere.
48 ragazzi e ragazze: 24 ragazze e 24 ragazzi. 
24 tributi dei Distretti, 24 vincitori.
Chi saranno?
Certamente, verrò pescata io, e se non...mi offrirò.
Mamma, hai partecipato 2 volte, ma tre no!
Due bastano e avanzano.
E ti seguirò.
Certamente.
*************
-Amore.- qualcuno interrompe nella mia stanza.
La voce di mio padre si espande per tutta la camera, e mi incit a girarmi verso di lui e chiedergli un:"Cosa c'è?".
Ma la risposta è quella che mi fa più paura.
-Siamo a Capitol City.
Ah, già.
Ieri siamo arrivati al Distretto 1, e dopo aver fatto un lungo discorso sui i due tributi morti che manco non ricordo...appare il tributo maschio.
Com'era?
Tini? O qualcosa del genere, credo.
Annuisco, e mi alzo dalla posizione comoda in cui stavo.
Infilo le scarpe posizionate ai piedi del letto, e seguo papà mentre insieme ci dirigiamo verso l'uscita del treno, che ci porterà all'entrata della ferrovia di Capitol City.
E spero che non ci sia nessuno, neanche un capitolino, mentre mi avvio al Centro di Addestramento, dove vogliono che tutti noi, 7 (me, mamma, papà, zio Haymitch, zia Effie, David e Rye) verremo preparati alla festa di Snow, che da sempre ogni anno per dar le congratulazioni ai vincitori in vita.
Spero che tutto questo finisca.
[...]
Dodicesimo piano.
Le porte si aprono davanti a noi, e io posso ben notare che è rimasto tutto come un anno fa.
Puffy svolazza(?) libero per la stanza assieme a Rye che lo segue.
Mamma, papà, Effie e Zio Haymitch si mettono a parlare, lasciando me e David da soli.
Uno, con la compagnia dell'altro.
L'unica cosa che fa dopo essersi sdraiato sul bel divano, è chiudere occhio.
E come non contraddirlo.
Sbadiglio, e mentre lo faccio David cerca di dirmi qualcosa.
Non riesco a sentirlo, e devo fargli ripetere la richiesta.
-Vuoi dormire accanto a me?- mi ha chiesto qualche minuto fa.
La mia reazione è stata il rossore sul mio viso, e balbettare qualcosa che non capirebbe nessuno.
Ma un sì...lo capisce, lui.
Sorride, poi si alza e va al buffet, lasciandomi sola.
Il mio piccolo imbarazzo mi invade tutta, da capo a piede.
Cosa mi è preso?
Serro gli occhi il più forte possibile, e mentre cerco di capirci qualcosa di ciò che mi è accaduto poco fa, mia madre mi urla contro dicendomi se io avessi fame o no.
Scuoto la testa e nel frattempo che tutti sono impegnati a mangiare, mi avvio all'ascensore e clicco il tasto del piano terra.
Ininterrottamente, lo potrei anche rompere.
Ma non mi importa.
-PRIM!- urlano in coro, mentre io do un ultimo sguardo a tutti, che si chiedono dove potessi andare, adesso.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette. ***


Capitolo Sette.


Armi.
Armi dappertutto.
Sfioro con le dita tutto ciò che completa la sala di Addestramento, che fra una settimana ci passerò molto tempo, dopo che sarò tornata con 2 tributi nuovi.
Prendo un mano un arco, e seguo il contorno con il dito.
E' così letale, anche senza frecce.
Non so come farla ad usare.
Se tirassi qualcosa, come per esempio una mela, con quest'arco...finirebbe per attaccare qualcuno certamente.
Con la punta delle dita, accarezzo la corda...e capisco che ciò che la fa diventare letale è il fuoco che la corda trasmette.
E forse, se tirassi una freccia, brucerei chiunque la riceverebbe, giusto?!
-Non si toccano le cose senza permesso!- mi urla uno alle spalle.
Mi chiedo chi, dato che nessuno apparte me, sta qui.
David è in camera.
Cado a terra dallo spavento, urlo anche, portando con me alcune faretre che disperdono frecce.
Una mi stava anche per sfiorare, ma ho fatto bene a tenermi su uno sgabello lì vicino.
Mi sarei, sfortunatamente procurata un bel graffio sulla spalla...su cui ho una cicatrice bella e grande.
Appena riprendo il controllo di me stessa, prendo tutte le frecce e a casaccio le metto nelle faretre vuote, poi rimetto a posto quest'ultime sullo scaffale mezzo pieno.
-Ehi...- ripete.
Il respiro si infrange sulla mia spalla e l'unica cosa che faccio è puntargli una freccia al capo, in fretta.
Alza le mani.
Arreso.
Senza armi.
Ridendo di me.
Nessuno ha mai riso di me.
Abbasso l'arco, ancora incoccato e quando capisco che è solo un ragazzo di Capitol City, poso tutto in ordine, ancora una volta.
-Chi sei tu ora?- mi lamento, camminando davanti a lui, mentre mi segue.
-Io?
-No...il muro, so il suo nome e mi ha svelato che il quadro è la fidanzata.- dico sarcastica.
Non apprezza il mio comportamento.
Allora, che se ne vada via.
Appena mi giro per fissarlo, faccio per spalancare gli occhi.
Pelle scura, ma non tanto.
Gli occhi marroni come il cioccolato e i capelli che gli cadono sulla fronte mi ricordano qualcuno.
Nè Matt, nè David.
-Tu chi sei?- ripeto la domanda.
-Jay.- risponde sorridente, porgendomi la mano, che io stringo volentieri dopo averci pensato almeno un po' su.- Il fratello del defunto stilista di tua madre.
Ha solo 17 anni, eppure dall'aspetto ne dimostra la mia età, 13.
-Io sono Primrose.- dico indifferente.
-Primrose Mellark?
-Sì.-annuisco.- Sai usarli?- chiedo indicandogli gli archi, i coltelli, le spade...
-Nono.
-Ti insegno?Non è poi così tanto difficile.
-Io non posso toccarli.
-Perchè?
-Verrò giustiziato...- ammette.
Davvero?
-O...okey...- annuisco un pochino ma quel pizzico di un "po'", spaventata.
Io prendo un arco, una faretra e alcuni coltelli.
Se dovrò essere rimandata nell'arena, è meglio esercitarsi prima da sola..posso anche esercitarmi da sola, giusto?Spero di sì.
I miei polsi si muovono velocemente, mentre colpisco alcuni  bersagli che spuntano da ogni dove all'improvviso, prendendomi alla sprovvista.
Poi passo agli archi.
Una faretra in spalla, arco chiuso in un pugno.
E' la stessa  cosa di sempre.
Clicco alcuni tasti dell'ologramma blu davanti a me, e faccio per ritrovarmi, come sempre, in una stanza buia e nera.
Mi guardo attorno.
Devo stare attenta, me lo ordino da sola.
Ologrammi su ologrammi.
Non più gialli, ma ora più invisibili possibile, ma si sa!
Cosa? Ogni cacciatrice ha un'udito formidabile!
Li colpisco tutti.
Petto, ginocchio, testa, non importa.
Colpirli li faccio, è il trovarli più difficile.
-Sei brava!- cerca di dire, ma lo capisco dal mimare.
-COSA?!- urlo.
Il "gioco" finisce, e io mi dirigo verso di lui.
-Sei brava, ecco.- mi dice, mentre poso la faretra e l'arco.
-Grazie, ma perchè vuoi essermi amico?- chiedo.
Ci sta riuscendo.
Vuol essermi amico, ma io....beh, me ne son accorta fin da subito.
-Sarò il tuo nuovo stilista, sostituto di La...- lo interrompo.
-NONO!Non dirlo!- lo fermo, lo stoppo, lo faccio diventare muto, cerco di non fargli finire la frase.
-Lady?- finisce.
Sì, la finisce.
Sbatto tutto ciò che mi capita fra le mani facendole finire a terra e scappo via.
Come farmi diventare matta in una parola.
LADY!
Ritorno al mio piano, e noto che tutti son in pensiero davanti alla tv.
Cosa succede?
Mi avvicino silenziosamente, e vedo di nascosto lo schermo lucido della tv che si accende in fretta, proprio quando mi chino sulle ginocchia.
Annuncio, credo.
-Salve a tutti, qui è Corionalus Snow che vi parla.
Beh, domani i tributi saranno scelti e fra una settimana inizieranno gli allenamenti e tutto il programma. 
L'annuncio era che partirete senza mentori a Capitol City.-ecco l'annuncio.
Sarò sola?
Tutti hanno notato che ero dietro di loro.
I miei sono sconvolti, Rye piange silenziosamente tra le braccia di mia madre mentre tiene Puffy bloccato dalle sue mani.
-Non può essere...- sussurro.
-Amore...- dice papà.
Ha capito che inizierò a piangere.
Porto le mani alla bocca, e scappo via, in camera mia.
-Lasciate fare a me.- blocca tutti David.
Mi raggiunge, e mi ferma con un braccio.
-Non ce la faccio...David.- sussurro riparandomi fra le sue braccia.
Mi tiene stretta e sussurra al mio orecchio:"Tranquilla".
Come faccio a non esserlo?
Bacia la mia nuca tante volte e per confortarmi mi accarezza la schiena.
Mentre io piango in silenzio, godendomi delle sue piccole carezze.
-Morirò sola...sola.- ripeto "sola"...per un po'.
Mi scosta un po', mi asciuga le lacrime scese sulle mie gote, e sorride.
-Ci sono io, non sei sola, piccola.- è in grado di sopportarmi ogni volta.
Piccola, mi ha chiamata piccola.
Sono solo la sua piccola.
Mi bacia la fronte, e immagino così l'espressione del pubblico (i miei, Rye, Effie e Haymitch) che ci guardano da lontano.
-Ti amo.- sussurra.
Non rispondo, annuisco e basta.
Che dico?
Un "okey"?
Un "Vabbene"?
Un "Certo"?
Un "ci vediamo domani"?
O un "Anch'io"?
Non ne ho proprio idea.
-Vai, ti raggiungo tra poco...- cambia discorso.
Sa che per me è difficile ammetterlo.
-Ma...- cerco di trattenerlo, voglio che stia con me...almeno quella notte.
-Vai, te lo prometto.- mi interrompe.
Annuisco, e ancora sconvolta, vado in camera.
E' perfetta e ordinata, come l'avevo lasciata un anno fa.
Corro verso il materasso, ma non troppo veloce.
La ferita al polpaccio non è ancora guarita, e non mi permette di correre come un ghepardo....come faccio sempre.
Mi butto di peso sul letto e affondo il viso in esso.
E' troppo tardi, quando mi accorgo che piango proprio mentre David entra in camera.
Resta immobile, per squadrarmi.
-Piccola...- sussurra, si avvicina a me, accarezzandomi la schiena.
Ci metto un po' per tirarmi su.
Sniffo qualche volta, e quando ho la forza di alzare il capo chiedo sottovoce:"Mi abbracci?".
Sembro una bambina.
Sghignazza, e mi tira su stringendomi al suo petto il più forte possibile, e io mi riparo affondandoci.
-Credi che resterò?- chiede, mentre dondola un po' a destra e a sinistra.
-Perchè?Non resterai?
-Certo...che resto.-risponde.
Dopo qualche minuto, ci rintaniamo sotto le lenzuola, facendo cadere ai piedi del letto il piumone.
Prima di chiudere occhio, mi accarezza i capelli giocandoci.
Le sue dita agili sfiorano il mio viso, facendone il contorno.
E questo provoca una mia risata.
-Ti faccio ridere?- il suo tono è un po' deluso.
-No, mi provochi il solletico.- spiego, mentre le mie palpebre si chiudono da sole.
-Hai bisogno di dormire...
-Nono...- lo fermo.
Prendo la sua mano calda, e la appoggio sulla mia guancia fredda come il ghiaccio.
Mi riscalda.
Sia la guancia, sia il cuore.
Tipo che faccio come un cucciolo ha bisogno di coccole, e alla vista ride, ma dolcemente.
Quando sento il sonno che divampa dentro al mio corpo, chiudo per un po' gli occhi.
Il mio capo, alzato solo per fissarlo di profilo, cade come se svenissi all'improvviso.
-Prim....Prim..PRIM?!- la voce di David si espande per le mie orecchie, mentre svengo inghiottita dal sonno.
***********
Il mattino vengo svegliata presto.
Non è così tanto facile alzarsi quando non c'è la voglia.
-Sveglia.- David è andato via.
Mamma mi scuote un po' fin quando non mi riprendo urlando il suo nome.
-MAMMA!- urlo all'improvviso.
-Amore...sono qui.
-Mamma, ho avuto un incubo.
-Me lo racconterai dopo!
-Perchè?
-Ti devi preparare.
-PER COSA?- grido.
Lei corre verso la cucina, mentre io le sto dietro urlando la stessa cosa.
"PER CHE COSA MAMMA?!" il mio urlo arriva alle orecchie di tutti, che scattano in piedi appena arrivo in cucina.
-Stasera siamo in viaggio.
-Mamma...cos'ha contro di me Snow!?- chiedo, stupita...anzi...ancora sconvolta.
Come la sera scorsa.
-IL VESTITO DA GHIANDAIA IMITATRICE, l'amicizia con Madlyn, il discorso, l'amore falso per Davi....-mamma urla.
E David sente.
E' nascosto dietro alla porta che da alla sala da pranzo, e vederlo piangere è un pugno allo stomaco.
Trattiene alcune lacrime, ma non ce la fa.
L'ho deluso, un'altra volta.
-MAMMA!- urlo arrabbiata.
-Scusa.- si porta tutte e due le mani alla bocca, mentre mi vede scappare verso la porta della camera di David, che mi viene sbattuta in faccia.
-Dav....David, aprimi.-i miei sussurri li sente solo lui.
Ma dopo un po' apre.
Le lacrime rigano ancora il suo viso, mentre io gli salto addosso felina.
Stringo le mie gambe alla sua vita e le braccia al collo, sussurrando in continuazione "non piangere" all'orecchio.
-Lasciami.- dice indifferente.
Non vedo niente nei suoi occhi.
Nè felicità, nè gioia nel vedermi.
Questo non è il MIO David.
Solo un piccolo velo di tristezza.
E rabbia.
Molta...ma molta rabbia.
Quanta ragione.
-Ti giuro...io non ho scherzato in questi giorni!- cerco di spiegare, ma lui cammina avanti e indietro, fin quando non mi spintona sul letto.
Il dolore truce mi fa urlare, ma io lo impedisco tappandomi la bocca.
Il polpaccio mi fa male ancora, e non so se piangere o urlare.
O tutti e due insieme.
E' preoccupato, è dispiaciuto, ma non vuole arrendersi.
Si avvicina alla finestra e vede il paesaggio di fuori, girando la testa qua e là.
-Io ti amo, David....
-NON E' VERO!- urla buttando un non so che cosa a terra, ma che si è rotto in mille pezzi e uno di questi mi ha sfiorato la pianta del piede.
Mi chino per prenderli, e lui fa lo stesso...ma molto più veloce.
Li mette sul letto e si allontana, e sa che se se ne va...io mi sento male.
O non lo sa ancora?

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto. ***


Capitolo Otto.


Deglutisco, mentre prendo l'ultimo pezzo.
Silenziosamente, di nascosto, dietro alle sue spalle, faccio sì che la parte più affilata del pezzo di vaso rotto mi sfiorasse il polso.
Sarà certamente una cazzata quel che farò, ma è meglio adesso che mai più.
"Ho sempre avuto bisogno di te." penso.
Uno.
"Non ho mai sopportato che tu te ne andassi via.".
Due.
"Sono una stronza".
Tre.
Il sangue sgocciola, a più non posso.
Ho esagerato, e vorrei continuare.
Solo per far smettere quel dolore truce che mi sta provocando due o tre taglietti al polso, MOLTOOO profondi.
Stringo la mano al polso quando cerco di andarmene, ma si gira proprio puntando  gli occhi al pavimento.
-Cosa hai fatto?- dice prendendo quella parte insanguinata del vaso.
Il mio sangue.
L'ho dimenticato.
-Girati.
-No.
-Girati!- ordina prendendomi per il braccio.
-L'ho fatto solo per te, bastardo!- urlo di rabbia, mentre scappo.
-PRIM!- mi chiama, ma io ho già sbattuto la porta di camera mia.
Che dolore.
Mannaggia!
Corro verso il bagno, e inevitabilmente, cerco di fermare il sangue in fuoriuscita.
Una porta sbattuta, passi da gigante.
Si dirigono verso il bagno.
-Cosa hai fatto?- chiede.
Mi prende il polso, e so che mi vede con disprezzo.
NAH!
Tira il mio braccio, finchè non mi ritrovo stretta a lui.
Come la sera scorsa.
Anche se provo dolore, cerco di stringerlo a me.
-Ti amo anch'io, perchè mi fai soffrire?- chiede sussurrandolo al mio orecchio.
-Non volevo...scusa.- questo è un sì.
Gli sto dando un sì, anche se non me ne accorgo.
-Perchè?- il polso, o la presa in giro?
Non mi importa.
Mi butto su di lui e gli sfioro le labbra, per poi dargli un bacio a stampo.
Sulle punta dei piedi, cerco di mantenermi sulle sue spalle.
Lui, invece, poggia le mani sui miei fianchi.
-Non farmi più soffrire...mai più, mi fai sentire uno schifo.- sdrammatizza quasi.
Ma, beh...a ragione.
Non lo merito.
E' questo che mi spinge ad allontanarlo.
Io non merito nessuno.
-Non ti merito, David...non ti merito affatto.-  cerco di sussurrare, ma i miei singhiozzi e la voce tremolante me lo impediscono.
-Lo so.- dice solo così, prima di alzarmi il mento e andarsene.
Sospiro, quando sento la porta chiudersi in un frastuono terribile, e continuo, continuo e continuo a lavarmi il polso ancora pulsante.
E penso, il dolore che ribolle dentro: è per il polso o per lui?
Mi faccio tanti pensieri e tante domande, che non penso alle poche risposte rimaste.
*************
Pochi giorni sono passati dalla lite tra me e David, e siamo arrivati al Distretto 12.
La mietitura inizia, e io ho una paura tremenda.
Anche mamma e papà tremano, ma non lo fanno vedere.
Chi avrà il piccolo Rye come genitori?
Me...e chi?
No, glielo impedirò.
Infilo l'ultima scarpa e mi vedo allo specchio.
-Sei splendida amore.- una voce mi attrae dietro.
E' mamma, ancora con le lacrime agli occhi.
-Mamma...non piangere!- la abbraccio forte forte.
Ed è lì che ci chiamano.
Insieme, ancora strette , ci avviamo verso le porte del Palazzo di Giustizia, che si apriranno davanti a noi.
Effie ci sta già presentando, quando la luce intensa del sole mi illumina il viso.
E' un giorno nuovo e ...bello al Distretto 12, ma non per me.
Il sole mi illumina da capo a piede, e gli altri all'ombra.
Beh, sarò abbronzatissima quando torneremo dentro al Palazzo.
Tipo che, per tanti minuti, deglutisco e basta.
-Ti senti bene?- domanda mamma, proprio quando Effie prende i fogliettini dalla boccia contenente solo due fogli.
Uno ne rimane, uno viene preso.
Ci fissa, tutte e due.
Siamo ugualissime, io e mamma.
Apparte i miei occhi azzurri come quelli di papà.
-Mi dispiace ragazze...-cerca di mimare, ma poi apre il fogliettino e lo urla ai quattroventi al microfono.-Il tributo femmina, scelta tra i vincitori è....Katniss Everdeen.- dice con sofferenza.
-No!NO!-urlo.
-Cosa vuoi fare?- mamma (Katniss) mi afferra il polso fermandomi.
-Rye ha bisogno di te!MI OFFRO VOLONTARIA!
Mi dirigo spavalda verso Effie e lancio uno sguardo di "sofferenza" a mia madre, che viene spinta alla schiena per sedersi accanto al  nuovo sindaco del distretto.
Per le ragazze scelte tra la gente, ne esce una certa Jennifer Wright.
Una piuttosto vanitosa.
Si avvicina al palco con il suo vestitino corto (tagliato con un coltellino, credo) bianco immacolato e sale gli scalini, mandando sguardi languidi a David con un sorrisetto malizioso sul viso.
Invece, a me, guarda con disprezzo.
-Questa volta vincerò io, Mellark.- dice al mio orecchio, poggiando una mano sulla mia spalla.
-Ci conti?- chiedo sarcastica.
-Sì, da un po'.- ride.
-Preparati a morire, perfettina.- e così la spengo.
Si ritira disgustata dal mio comportamento, e si mette ben eretta, fissando chiunque la stia guardando da capo a piede...o meglio dire "squadrando".
Per i maschi...beh.
David è scelto.
Papà si offre, ma viene bloccato dalla mano di David che gli tappa la bocca.
Vuole venire per la Wright o per me?
Non capirò mai.
Tocca ai maschi del distretto.
Penso:"Dov'è Matt?".
Ci eravamo promessi che ci saremmo rivisti, all'inizio del Tour della Vittoria.
E adesso?Non si presenta neanche.
O non lo vedo io?
Mentre penso, Effie già sta leggendo chi verrà con noi nell'arena.
Parli del diavolo, spuntano le corna.
Mi ci sono tanto fissata con questo provverbio!
La mia attenzione viene catturata dalla voce di Effie che urla a squarciagola, a volte tossendo, il nome di Matt.
Matt....Matt....Matt.
E svengo, cadendo sul caldo pavimento in nero del palco davanti al Palazzo di Giustizia.
***********
Il mio nome mi si espande nelle orecchie, finchè non sono cosciente e in forze per alzarmi e vedere dove sono.
-Amore...- qualcuno mi abbraccia.
Ma il profumo del pane e della farina, mi fa insospettire che sia Papà.
Mamma mi accarezza i capelli, mentre tiene in braccio il piccolo Rye addormentato.
-Cos...Cosa è successo?- chiedo esausta.
-Sei svenuta, bassa pressione, credo.- risponde papà convinto.
No, non è vero.
Mi fisso il polso coperto dalla manica della camicia e abbasso il lembo di nascosto dagli occhi dei miei.
Quel polso dove mi sono tagliata, qualche giorno fa.
-E' ora di andare..- ammette mamma con gli occhi gonfi e rossi.
Ha pianto, decisamente.
-Mamma, l'ho voluto fare solo per voi...Rye non sarebbe mai riuscito a stare senza.
-Lo so, ma il problema è...
-Cosa?
-E'...che, mi dispiace amore per averti messo un peso addosso.
-Non im....-qualcosa mi interrompe.
Un pacificatore mi prende per il braccio, e non posso manco salutare i miei che vengo sbattuta su un treno per portarmi a Capitol City, con David Matt e LA WRIGHT.
**********
-I tuoi capelli non mi piacciono.- si lamenta Jennifer, mangiando un non-so-cosa, ma non mi importa.
Sbuffa ancora una volta, come la sottoscritta, prima di lanciare un'altra lamentela su di me.
E come sottofondo?Le risatine di David.
Lo fulmino con uno sguardo piuttosto cattivo e prima di scoppiare a darle schiaffi, scappo dalla stanza.
Delusa.
Non apprezzata..forse?
Sento Matt che lo rimprovera, e i suoi passi che mi rincorrono.
-E questo, se non è amore, cos è?- grida a David, che se ne resta impassibile.
E' dietro di me.
Ma io sono più veloce.
Quello che faccio è correre verso il corridoio da cui prendo la via della mia camera.
La so a memoria.
-Aspettami, Prim!- grida lui.
Mi appoggio sulle gambe, con i palmi su di esse e inizio a respirare dando sospironi a più non posso.
Lui, invece, si appoggia al muro e inizia a riprendere il fiato perso.
-Non....- ancora un altro sospiro.- pensarlo, ignoralo.
Alzo lo sguardo.
E' lo stesso di sempre.
E' rimasto al mio fianco, anche se l'ho tradito tantissime di quelle volte che ho anche dimenticato il conto.
Mi metto dritta solo per abbracciarlo come mai non ho fatto.
Posa le sue mani sui miei fianchi, poi li circonda, stringendomi dietro alla schiena talmente forte che non la sento più.
Io stringo il suo collo, poggio il capo sui miei bracci mentre lui sulla mia spalla.
-Mi sei mancata.
-Anche tu.
-Vorrei tornare nei boschi.
-Faremo delle soste mentre arriveremo a Capitol City.
-Quanto durano...?
-10 minuti.
-Sprechiamoli a più non posso.- ride, scosta il suo capo dalla mia spalla e mi fissa spostandomi le ciocche dei capelli dietro le orecchie.
Gli occhi grigi.
I capelli castani.
E' il mio migliore amico.
-Credo che ora ne faremo una per il Distretto 11, coltivano delle fragole buonissime.- gli consiglio.
-Davvero?Ne assaggerò una.
-Assaggeremo.
-Sì, al plurale.Andiamo?
-Dove?
-Al vagone ristorante!
-Nah, forse rimarrò in camera, chiamami quando vuoi andare nei boschi.
-Certo.- annuisce, mi lascia un bacio sulla guancia e corre verso il corridoio percorso 10 minuti fa.
Non ritorno nella tana dell'orso (JENNIFER).
E ci ripenso.
Ho sullo stesso treno: un orso (La wright), David e Matt.
E nessun mentore in grado di darci supporto.
Solo Effie e lo staff.
Dovremmo fare tutto da soli!!






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Capitolo 9
*** Capitolo Nove. ***


Capitolo Nove.



Sto passando una notte insonne.
Mi rigiro nel letto, non riesco a non pensarci.
Sto lasciando casa da sola.
"Mamma, papà...Rye? Dove siete?Cosa state facendo?"penso.
Sto pensando da mezz'ora
Sbuffo, e decido di alzarmi finalmente.
Lego la corda dell'accappatoio fiorito sottile che indosso alla vita, e mi incammino per i lunghi corridoi finchè non sono davanti camera sua.
-Matt...- sussurro.
-Mhh..?- mugugna nel sonno, alza il capo dal cuscino e si strofina la mano sugli occhi per vederci bene e mettere a fuoco la vista su di me.
-Posso dormire accanto a te...?- la mia domanda è chiara e decisa, e lui la coglie al volo, annuendo pienamente.
Mi fa spazio,e nel frattempo io mi slaccio il nodo della corda.
Quando sono fra le sue braccia, non mi trovo affatto.
Mi sono trovata bene soltanto tra quelle di David.
Lui ritorna a sonnicchiare, e ci provo anch'io.
E forse...se fossi andata da David, avrei causato altri guai.
Quindi, ormai il guaio è fatto, e mi ritrovo tra le braccia del mio migliore amico che riprende sonno mentre io cerco di copiarlo.
Beh....almeno ho passato una notte insonne insieme al mio ex ragazzo- migliore amico che dorme tranquillo e beato.
E non so come faccia.
Anche lui ha lasciato la sua famiglia sola.
Eppure...dorme così....bene!
Io mi sto preoccupando quando mi sono offerta per mamma.
-Giorno!!- dice sbadigliando.
E' mattina?D
Sconvolta mi metto seduta sul letto e vedo il sole battere sulle finestre, per poi quasi accecarmi con i suoi raggi luminosi.
-Giorno.- ricambio il saluto.-Grazie per avermi fatto dormire accanto a te.
Mi alzo dal etto, prendo l'accappatoio con motivo a fiori e lo indosso.
-Di niente, non avevamo mai dormito assieme....- inizia il discorso, pensandoci.
Non di nuovo a quella storia di David, vero?
-Eh sì, ma c'è sempre una prima volta no?E' meglio se vado, se vuoi raggiungermi sono al vagone ristorante per far colazione...ciao!- è meglio andarmene subito che sentire le sue lamentele.
Lui urla un "d'accordo" e io lascio finalmente la sua stanza, per dirigermi al vagone (ormai ovvio) ristorante.
************
Indosso l'ultima scarpa, sistemo la giacca ed è fatta.
Sono bella e pronta per la sosta che faremo tra 2 minuti.
Mi trovo a chinarmi a terra, in avanti, e per questo capisco che la sosta è ormai arrivata.
-Maaatt!!!- urlo, dall'uscio della porta principale, che da all'aperto.
-Eccomi!
Sorridiamo e insieme, correndo, ci rifugiamo nei boschi, ricordando ancora come ritornare al treno senza perderci.
[...]
Non abbiamo, armi.
Nè coltelli, nè archi.
Quindi l'unica cosa che facciamo è parlare del più e del meno e cantare le 4 note che mia madre ci ha insegnato.
Ed è bello, anzi bellissimo, sentire le ghiandaie che le ripetono con te.
Spettacolare.
Mia mamma lo da come segno per dire "Sto bene".
Quindi, ogni volta che vado nei boschi, le ghiandaie le fanno sentire queste 4 note per dirle che sono stata io a mandargliele e che sto bene...non mi sento affatto male, sono solamente rifugiata nei boschi assieme al mio migliore amico senza fare guai.
-Quando finisce la sosta?
-Fra poco.- rispondo in fretta.
E capisco, perchè è da un paio di minuti che siamo nella stessa posizione, ovvero seduti poggiandoci su un tronco di un albero.
-Siamo quasi arrivati.- dico di sbotto.
-Come?
-Nella notte, hanno aumentato la velocità.
-E tu come lo sai?
-Sono stata sveglia fino alle 7.
-Non hai dormito?!
-No.
-In che Distretto siamo?
-Il quattro.
-Wow, 8 distretti?
-Sì.
-E da cosa te ne accorgi?
-Lo vedi quel ruscello?- indico fra gli alberi, muove il capo un paio di volte e rimane nella stessa posizione dopo un po'.
-Sì.
-Non è degli altri distretti, ci sono venuta tante volte quì.
-Zitta...- mi tappa la bocca, per un momento.
-Cos....?
-Ahahaha mi sono divertita tanto con te Peter!- sentiamo tutti e due una voce di ragazza.
Non è la mia.
Ci arrampichiamo su un albero qualsiasi e da un ramo intravediamo un ragazzo dai capelli neri corvini, pelle olivastra con una ragazza dai capelli rossi e occhi marroni.
Quest'ultima alza il capo e subito prende in mano il piccolo tridente messo apposta nella cintura.
Il ragazzo invece, è un po' stranito.
-Ciao!- saluta "Peter".
-Ciao....- dice Matt.
-Chi siete voi?- non voi, chi sono io!  Chiede la ragazza dai capelli rossi.
Perchè il tridente non punta Matt, ma me.
Sembra tanto Madlyn.
Era letale, quasi una rossa, ma aveva un aspetto da bambina.
-Io sono Primrose Mellark, la figlia dei vincitori dei 74° Hunger Games.- rispondo.
-Io Matthew Anderson, un ragazzo qualunque!
-Io sono Peter Johnson.
-Io sono Denise Odair, figlia di Finnick Odair e di Annie Cresta.
-Mia madre e tua madre si conoscono...mi dispiace per tuo padre.- mi scuso gentilmente con Denise.
-Non importa, è un eroe e angelo in cielo...e questo basta.- sorride.-Scendete non volete mica rimanere lì su?
Io e Matt con un balzo finiamo a terra, ma la nostra "piccola" sosta, è finita.
E si capisce dal treno che fischia ininterrottamente.
-Ci dobbiamo rimettere in viaggio.
-Volete venire con noi?- dice Matt.
-Cosa?!-urlo a squarciagola contro di lui.
Mentre i due, ridono alla mia espressione.
-Dai, sarà divertente, voi vi nasconderete nell'ultimo vagone, entrando dalle finestre, e noi vi raggiungiamo dopo.
-Perchè no?-Peter è daccordo.
-E se...- ipotizza Denise.
-E se niente, venite o no?- la blocca Matt.
-Okey...ma non mi devo pentire.- risponde lei.
-Tranquilla.- la rassicura Peter, Denise è davvero fortunata.
-Andate al treno, più avanti.- indico la via nel bosco.
-Okey.- annuiscono tutti e due, e corrono verso la direzione che gli ho dato.
-Andiamo anche noi.- Matt prende la mia mano, e mi trascina finchè non vediamo il treno.
Denise e Peter fanno il pollice in su, aprono le finestre ed entrano nel vagone.
Io e Matt, invece, corriamo verso l'entrata del treno, e saliamo le scale che portano all'interno del vagone "salotto" (come lo chiamo io).
-Ehi!- David mi trattiene per il polso.
-Vai al diavolo David!- ringhio contro di lui.
Strattono il polso ma lui mi tiene ancora stretta.
-Lasciami.- urlo, ma faccio per cadere a terra di testa, svenendo al colpo.
**********
Mugugno, quando sento la mano di uno premere sulla mia spalla, scuotendola.
-Prim...stai bene?- la sua voce la sento tipo un rimbombo nelle mie orecchie.
Cerco di aprire gli occhi pienamente, e mettere a fuoco la vista per vedere chi mi sta davanti.
Sento le sue dita accarezzare le mie gote., e così...credo di risvegliarmi dal mio lungo sonno.
I capelli, attaccati alla fronte per il sudore (l'estate è appena giunta), la sua voce roca...fa sembrare che abbia faticato per mettermi su un letto.
I suoi occhi, marrone scuro-nero con le sfumature rosse, mi fissano in continuazione.
-Stai bene?- ripete la domanda.
Il dolore alla nuca, è allucinante.
Cerco di mettermi seduta, e lui mi aiuta mettendomi sulle sue ginocchia, sedendomici.
-Sì...cosa è successo?- chiedo, poggiando il capo sulla sua spalla.
Il suo profumo mi arriva alle narici, e penso che è un buon odore.
Sia da mettere, sia da sentire.
Perchè....non so il perchè.
Ma so che è il suo preferito.
Non è la prima volta che lo sento.
-Per sbaglio ti ho spinto verso di me, ma a posto di venire fra le mie braccia, ti sei slanciata finendo a terra di testa...e sei svenuta.
-Ho lasciato sangue?
-Nono, tranquilla.- scuote la testa.
C'è troppa tranquillità.
-Dov è Jennifer?
-Dorme ancora, il suo trattamento di "bellezza" finirà massimo fra un'ora.
-Trattamento?
-Crema, cetrioli, e qualche musica proveniente da Capitol City.
-Mi sembra tanto una ragazza di Capitol City, non del nostro Distretto.- e se ci penso ancora, mi rendo conto che è la verità.
-DAVID HO BISOGNO DI TEEEEE!- urla Jennifer dalla sua stanza.
Come si dice, parli del diavolo spuntano le corna.
-Mi dispiace.- dice David alzandosi.
Aiuta anche me, e poi se ne va dispiaciuto.
Beh, avevo ragione io.
Non lo merito?Lui va via.
Mi avvicino alla porta, e prima che me ne vada lo fisso andare per la sua strada.
E cerco di farlo anch'io.
Ci fissiamo nello stesso momento, girandoci contemporaneamente, e l'unica cosa che abbiamo in comune sono le lacrime che scendono dai nostri occhi.
E' un addio?
Sì, è un addio.
************
-Ehi! Prim!- mi saluta Denise ma quando si accorge delle lacrime agli occhi, mi porta in disparte per parlarne.-Che cosa è successo?
-Niente...niente.- scuoto il capo, ma finisco per piangere di più e poggiare il capo sulla spalla di Denise...e l'abbraccio anche.
Mi manca Liv.
Mi manca una figura femminile accanto.
Mi manca mamma.
Sono una piagnucolona.
Lo so.
Ormai...da parecchio.
Penso.

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci. ***


Scusate per gli errori presenti nel capitolo, se non ci sono...non importa ;D
Buona lettura.

 
Capitolo Dieci.

Tolgo l'elastico, faccio scivolare i miei capelli lungo le mie spalle, infilo un bracciale e mi improfumo.
Ecco cosa faccio di sera.
Stiamo per arrivare a Capitol City.
E questo vuol dire "Festa" ma soprattutto "Addio a Denise e Peter".
Abbiamo avuto solo due giorni per conoscerci, eppure ci vogliamo bene come sorella e fratello, e viceversa.
Denise e Peter dormono stretti stretti nel ripostiglio riservato del treno, che io e Matt abbiamo scoperto facendoci un giro per tutte le stanze...fino a trovare il ripostiglio che è quasi una camera per i due piccioncini del 4.
Tra me e David...beh, si può dire che è finita.
Non ci parliamo più dal giorno in cui sono caduta, ero stretta fra le sue braccia, e la voce di Jennifer che mi sembrava un rimbombo nelle mie orecchie.
Mi metto davanti allo specchio, e mi fisso per tanto...ma tanto tempo.
Questa non sono io.
Da Capitol City, è arrivato un pacco (durante una sosta al tre) da parte del mio nuovo stilista (Jai?) un vestito color blu elettrico.
E' corto, arriva fino alle ginocchia.
Mi fa sembrare tanto bambina.
Come un anno fa all'intervista con Caesar, indossai un vestito come questo, però arancione.
Giro su me stessa.
Niente effetto.
Solo un normale vestitino da bambina piccola.
Sono grande ormai.
Ho tredici anni, non sono una bambina di dodici.
E' ormai passata la storia dell'età.
Non voglio rimetterla di nuovo in mezzo.
Con il vestito, anche delle ballerine...però quest'ultime non sono blu elettrico, ma quasi sull'azzurro chiaro.
I miei capelli (ormai ricci e mori) finiscono per coprirmi le spalle, perfettamente.
Non facendo notare le spalline un po' gonfie, come quelle delle principesse di un regno delle favole.
Ma io non sono principessa.
Nè di questo mondo, nè in una favola.
Sono solo me stessa.
E vorrei far vedere come sono "me stessa", alla gente di Capitol City.
Non posso, certamente, andare con pantofole e tuta ad una festa del genere.
Snow vuole festeggiare quest'anno con la sottoscritta.
Sono io, che ho dato inizio a tutto questo.
Sono io, la causa per cui:
1)Matt è con me.
2)David non mi parla.
3)Continuano gli Hunger Games.
Ma, resto tranquilla.
Perchè so...che io, quella che ho dato inizio agli Hunger Games ancora una volta, posso fermare tutto questo....di nuovo.
Come mamma.
Io fermerò tutto questo.
Io distruggerò..GLI HUNGER GAMES.
****************
-Benvenuta signorina Mellark.- un inserviente di Snow, mi saluta cordialmente.
Io faccio solo un cenno col capo, mentre Effie mi ringhia contro dicendo "maleducazione,hai solo maleducazione".
Non importa.
Non mi importa affatto, della mia maleducazione.
Matt mi da qualche pizzicotto sul braccio e mi dice di salutare tutta la gente buona di quì.
Ma nessuno è buono.
Ecco, perchè non faccio amicizia con nessuno.
Cautamente, mi siedo su una poltrona qualsiasi del salotto di Snow e bevo un bicchiere d'acqua.
-Vuole ballare signorina?
-No, ha gi.....David?
-Sì, vuoi ballare?- mi porge la mano.
Cosa faccio?
Accetto?
Rifiuto?
Scappo?
Lo abbraccio?
So cosa fare.
Mi alzo dalla poltrona e mi butto su di lui.
Come sempre, come un anno fa.
Quando si presentò davanti alla grotta.
La mia mano gli accarezza i capelli corvini, mentre rimpiango di non averlo fatto sentire "a casa" fra le mie braccia.
Lui mi ha fatto provare questa sensazione ogni volta che poggiava le braccia attorno ai miei fianchi, che mi alzasse di qualche centimetro da terra e che mi facesse fare un giro prima di poggiarmi a terra, causandomi un dolore allucinante alla testa.
-Sì.- sussurro al suo orecchio.
Sghignazza, lo so.
Sento il suo respiro infrangersi sul mio collo scoperto.
Il mio mento si appoggia alla sua spalla, le nostre mani si incrociano, le altre due invece stringono a vicenda l'uno contro l'altra.
La musica ci trasporta, ci fa ballare tranquillamente...come mai abbiamo fatto.
Chiudo gli occhi e sussurro:"Sembra una ninna nanna".
-Già.- annuisce.
Il suo profumo.
Come quello di "quasi" una settimana fa.
Divento paonazza, quando mi fissa mezza-addormentata.
-Ti stai addormentando?
-No, mi sto rilassando...è diversa la cosa.- chiarisco.
Ma lui non la capisce, che ride proprio davanti al mio orecchio...che causa un brivido che mi sale per tutta la schiena.
-Mi ami per davvero?- mi chiede all'improvviso.
-Sei stato uno stronzo.- e forse, ripensarci, fa più male di quanto pensassi.
-Lo so, mi sento a pezzi per averti fatto soffrire così tanto.
-Non è da meno, anche tu hai sofferto per me.
-Eh...- annuisce.
E' vero.
Anch'io l'ho fatto soffrire.
E credo che questo sia una specie di "vendetta".
-Mi sento a pezzi anch'io....- confesso, giocando con alcune ciocche piccole e corte nere-castane.
Lui, invece, si diverte toccandomi i boccoli mori che scendono lungo la mia schiena.
-Abbiamo sofferto insieme, pace?
-Sì, pace.- alzo il capo e noto che anche lui ha chiuso gli occhi per un momento, poi li riapre sorridendo.
-Ti amo.
Ecco.
Ancora.
Invece di rispondergli, lo abbraccio stretto stretto.
-Perchè...?- sussurro in lacrime.
-Perchè cosa?- chiede.
-Perchè...fai questo?
-Non ti capisco.- scuote la testa stranito.
-Mi porti a casa?
-Cosa?
-Al centro... non mi sento..aff....-babetto, e proprio lì perdo i sensi.
Un calo di pressione, credo.
**************
-Ma che è? Una strage?!- grida David, mentre mi tiene sospesa, fra le sue braccia correndo verso l'entrata del Centro di Addestramento.
Appena è in ascensore, col piede clicca il numero 12, e aspetta che si aprano le porte.
Nel frattempo mi sdraia per terra, e per un momento penso che mi sta facendo la "respirazione bocca a bocca".
Le mani incrociate premono sul mio sterno, mentre io, sono ancora nello stato addormentato.
Spalanco la bocca per prendere più aria possibile e tossisco mettendomi su un fianco.
-Tutto bene?- chiede, scuotendo la mia spalla per farmi "risvegliare" in fretta.
Annuisco, e con il suo aiuto mi rimetto diritta, in piedi.
Prima che le porte si aprino davanti a noi.
Senza parole, afferro il viso di David, lasciandogli un bacio sulla guancia come ricambio del suo soccorso, e scappo quando l'ascensore ci da la facciata del nostro salotto pienamente in beige e blu.
[...]
-David ma dove sei stato?- Jennifer urla, andandogli incontro.
Ha un vestitino molto stretto, e soprattutto molto corto, ma la cosa che mi da fastidio: IL COLORE.
E' lo stesso colore del mio di vestito, che in confronto al suo, il mio sembra di una bambina non di 12 anni ma di 3.
D'istinto, prendo il vestito, e lo butto dalla finestra ma ritorna indietro in fretta.
Fortunatamente, l'ho schivato in tempo.
E' tutto bruciato, con piccoli accenni di fuoco accesi in qualche parte del vestito non più blu elettrico ma nero-grigio scuro.
David mi vede, mentre lo "spio" dalla fessura della porta con lo stipite, e chiudo quest'ultima tanto da farmi male il piede.
-Ehi Prim!- mi saluta Matt.
Entra in camera, chiude la porta, e si mette accanto a me sul letto.
-Com'è andata?- chiede curioso.
-Bene, direi...-rispondo, incrociando le mani e mettendole su mio stomaco.
Mi comporto così, quando mi fa male il piede...o qualche arto del mio corpo.
-No, sembri morta, togli queste mani.- le stacca e le rimette al loro posto, cioè accanto ai miei fianchi.
-Mhh...- mugugno, mettendomi su di un fianco.
-Cosa hai fatto?
-Beh, ho avuto la solita ramanzina da Effie, ho ballato...
-Con chi?
Cosa devo rispondergli?
"Con David, ha un profumo stupendo che dovresti usare anche tu, è un ballerino eccezionale" così?
Nooo.
-Con nessuno.
-E David?!
-Beh....non lo so.- mento, girando gli occhi.
-Capisco.
-E' meglio se tu vai.- dico mettendomi seduta.
-Non sono neanche arrivato.
-Ho parecchio sonno, credo di aver fatto troppo tardi.
Anche se sono in intimo davanti a lui, non ha vergogna.
E' il mio migliore amico, dopotutto.
-Okey, notte Prim.- mi lascia un bacio sulla guancia e se ne va sorridente.
Prendo un pantaloncino e una maglietta di pigiama dal cassetto e mi dirigo in saloto per vedere se ci sono ancora.
Un senza-voce mi sfiora.
Con un cenno di capo mi indica se volessi una cioccolata calda.
Ringrazio con tutto il cuore il gesto dolce fatto e prendo la tazza bollente dalle sue mani guantate.
Se ne va, e io posso meritarmi del tempo da sola.
In cucina, davanti a me, si apre un bel banchetto.
Cerco una pagnotta.
Ma non una qualunque.
QUELLA che mio padre mi ha mostrato l'anno scorso.
La trovo.
E' del Distretto 4.
Mi fa ricordare Denise e Peter.
Quanto mi mancano.
La prendo, la bagno nella cioccolata e ne mangio un pezzo.
Mi sembra di rivedere papà, ad ogni morso che do a quella pagnotta.
Mi ricorda lui.
Occhi celesti, capelli ricci biondi come il grano,  sorrisino dolce.
Quando finisco la mia colazione notturna, metto la tazza nel lavello e la pulisco io, per poi rimetterla nella dispensa.
-Ehi!- David mi saluta.
Oh no.
Inizio a correre verso la stanza, in fretta, ma mi raggiunge e mi spinge al muro, bloccandomi i polsi con le mani e la gamba tra le mie, per impedirmi di scappare ancora.
-Perchè scappi?- chiede, sussurrando.
-Lasciami.- dico indifferente.
-Che credi?Pensi che solo Matt ti ami?
-Lasciami David, mi stai facendo male.
-No, ci soffro anch'io qui, cazzo..
Odio quando ti chiama, ti dovrei accarezzare io di mattina quando ti svegli...non lui!Dovrei portarti un vassoio a letto la mattina presto, ma so che ti sveglierai prima di me, uscirai con lui e andrai a esercitarti di mattina presto come quando ti vedevo andartene insieme a lui nei boschi; pensi che io ti odi?Che io ti faccia soffrire?Jennifer mi usa perchè sa che sono il tuo punto debole, io ho bisogno di te Prim...provavo a immaginarci. Sì, non riesco a rubarti neanche un bacio quando sei con lui, neanche uno. Sono solamente l'idiota che si è innamorato della ragazza sbagliata, anzi...non lo so a dire la verità. Io non ho paura di dirlo al mondo intero, che ti amo.- è un discorso seriamente ma giustamente dolce.
Mentre lo dice, mi fissa serio negli occhi.
Però, a volte me lo ruba un bacio.
Come adesso.
Lascia i miei polsi, ormai rossi per la stretta forte, e poggia le sue mani sulle mie guance calde.
Le sue labbra si poggiano dolcemente sulle mie, come a stampo.
-Ha 16 anni.- ride mentre lo dice.- Non mi interessano le mature.
Io sorrido e basta.
-Beh, tu ne hai 14...- ipotizzo, abbassando lo sguardo mentre in faccia divento rossa paonazza.
-E quindi?-chiede, alzandomi il viso con due dita.
-Ti dovrebbero piacere.- rispondo.
-Naah, io le voglio crescere, come te.- sfiora il mio naso con il suo, poi mi da un bacio su di esso.
E' piccolo, e innocente.
Con le nocche sfiora le mie gote, e io mi godo il momento chiudendo gli occhi e desiderando che quella mano mi accarezzasse la guancia come l'ultima volta.
-Ti amo Prim.
-Anch'io, David.- dico in fretta, anch'io regalandogli un bacio, che ritornerà sempre.
Sempre e ovunque.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici. ***


Capitolo Undici.


-Pronta a sorridere?- mi chiede Jennifer.
Siamo ormai all'inizio del nostro viaggio verso la morte.
La parata dei tributi.
Indossiamo tutti e due lo stesso vestito, ma lo ha voluto più stretto.
Il mio, si può dire che è normale.
Nè largo, nè stretto.
A pennello.
-Sì, e te?- dico sarcastica.
E lo so che l'ho ferita, infatti mi rivolge uno sguardo truce e fulminante.
-Sì...David!- urla lei dalla gioia, andandogli incontro, e poi buttarsi su di lui.
Come ieri.
David mi guarda stranito e cerca di non urlare per il dolore procuratogli dallo stivale di Jennifer che a talvolta calpesta il suo piede.
-Vieni con me!- urla Jen, portandolo verso il carro.
-Posso venire io con te?- chiede dolcemente invece Matt indicando il posto libero accanto a me.
Annuisco, e lui ci sale, mentre io do uno sguardo ai cavalli bianchi e immacolati.
-Chissà perchè sono bianchi e non neri...- ipotizzo.
E' strano.
Per tutti gli anni, anche per le edizioni della Memoria, i cavalli erano come la pece, NERI.
E adesso?BIANCHI?
-Io non so nulla.- risponde Matt, stranito.
Lo è perchè non ha mai visto gli Hunger Games.
Quindi è indifeso, e non sa cosa succederà.
E non lo so neanche io.
-E' ora!- urla un inserviente di Capitol City.
Mi spingono sul carro, e l'unica persona che ho visto prima di partire è stata David, distoglie lo sguardo da me e annuisce alla più grande, che gli regala un bacio all'angolo della bocca.
RIBOLLO DI RABBIA!
**************
-Meravigliosa.- grida nervosa ma soprattutto INVIDIOSA la povera Wright.
Mi piace vederla così, dopotutto.
Se lo merita pienamente.
-Sì, Capitol mi ama.- rido scendendo dal carro con l'aiuto di Matt.
La risata di Matt fa a capire all'orso (la favolosa invidiosa ma spudoratamente stupida Wright) che è meglio smammare, prima che le sfiori la guancia con le nocche chiuse in un pugno bello e forte.
-Non sei troppo cattiva con lei?- mi fa notare Matt.
-Lo sono, ma lei più di me.- chiarisco, prendo la sua mano (ovvero il polso) e lo trascino fino all'ascensore, che dividiamo benevolmente con David e la Wright( talvolta costretta da David ad entrarci).
E nel frattempo che tutti e tre litigano per il poco spazio, io lacrimo silenziosamente rigirando il vecchio bracciale d'oro regalatomi da Madlyn quando la sua ora fatale era giunta.
L'ho vendicata.
Dovrei sentirmi fiera?
No.
Distrutta, infelice, perfettamente triste.
Così, sì.
Matt se ne accorge, ed è il primo ad abbracciarmi mentre Jennifer si lamenta di quanto io sia una bambina.
Che mi dimostro così non mi importa.
Se sto male, l'unico che reagisce nel momento è Matt.
David sente, vede e basta.
Non fa nulla, se c'è la Wright.
[...]
Le porte dell'ascensore si aprono e io esco in fretta correndo verso camera mia.
-Guarda questa bambina, ma la vedi?!- grida con la sua voce stridula la bionda.
David non risponde, per adesso.
Annuisce e basta, lasciandola sola nel salotto mentre turbato se ne va in camera sua, che è accanto alla mia, pergiunta.
Nocche che bussano.
Colpi di testa.
Chi è?
-Avanti.
-Ehi...
-Che vuoi tu?- sbuffo rimettendo il capo sul grande cuscito rivestito di seta.
-Non mi vuoi neanche più vedere?
-Alla faccia del "soffro anch'io qui", l'unica cosa che soffre sono io e tu non fai altro che guardarmi piangere!!- urlo.
-Scusa, non è colpa mia.
-E di chi è?
-....- resta muto.
-Appunto.- rispondo, mi alzo dal letto stanca di starlo a sentire e quando lo respingo scontrandomi con lui, vado in salotto a vedermi qualcosa in tv.
Domani inizierà l'addestramento, e so che sveglierò Matt e me ne andrò prima che si faccia l'alba.
**************
Sono le 5 di mattina.
Io e Matt siamo già a tavola, servendoci da soli.
Io non ho ancora indossato la tuta, così sono andata a fare colazione con canotta e pantaloncino corto di un pigiama qualsiasi.
-Torno subito.- gli dico, lui annuisce e io vado in camera a prendere la divisa da mettermi.
Apro il cassettone più grande della mia camera, e prendo la prima tuta che mi capita a tiro.
La indosso in fretta, anche le scarpe e corro insieme a Matt per entrare nell'ascensore e andarcene prima che l'alba cresca.
[...]
-Wow.- esclama Matt, alla vista delle armi.
Dalle più innocenti alle più letali.
-Non ti ci affezionare troppo eh!- rido.
-Io vado in quella postazione, ci vediamo dopo.- mi lascia un bacio sulla guancia e contento con tutta la felicità in corpo che gli sprizza dai pori si dirige nella postazione coltelli.
-Cucù!!-  ride lui.
Chi lui?
DAVID.
Sbuffo girandomi verso di lui, e sono quasi stupita del fatto che non stia dormendo a quest'ora del mattino.
-Perchè sei sveglio?
-Ti ho seguita.
-Sei un'idiota, Matt se ti vede, PER ME sono guai seri!!- dico sottovoce, per non urlare.-Lasciami in pace, Frost...te lo dico esplicitamente e dolcemente.
-Lo so...- ride.
I suoi dolci gesti, spariscono nell'aria.
Il suo sguardo deluso e cattivo è un misto nei suoi occhi neri con sfumature rosse.
Rosse come il sangue.
E immaginerò quando le sue pupille diventeranno rosse del tutto, quando vedranno il mio sangue scendere lungo la sua affilata ascia.
********************
L'ora di pranzo è silenziosa, nella sala del nostro piano.
Sguardi veloci, rumore di cucchiai sbattuti, l'acqua che scorre nel bicchiere di cristallo, piedi che tremano.
E' così che passano i giorni, quando siamo a tavola.
Rotolo nel piatto le patate fatte al forno, e più le rigiro, più mi viene la voglia di non mangiarle affatto.
Alzo lo sguardo, e davanti ritrovo la persona che stamattina mi è sembrato un mostro, anzichè un principe.
-Non ho fame, scusate.- dico senza pensarci, e corro verso le scale che portano al terrazzo.
Mi affiaccio lungo il parapetto e sospiro, vedendo il sole ancora splendere sulla Capitol.
Da un alberello lì vicino, pieno di nocciole, ne prendo una girandola tra il pollice e l'indice, e con fretta la butto contro il campo di forza davanti a me, che me la rimanda immediatamente tutta bruciata.
La mangio, e subito faccio una smorfia di disgusto.
Il mio stomaco non accetta pollo con patate in forno con nocciole bruciate.
Davanti a me, c'è la porta della cupola- giardino, come io l'ho chiamata.
La primavera è appena iniziata, e mele ma soprattutto ciliege sono già mature.
Alcuni fiori sbocciano, altri appassiscono cadendo verso il basso, con lo stelo curvo.
Decido di entrarci.
Ho bisogno di stare nella natura.
E non mi sento abbastanza "bene" qui.
Faccio un bel sospirone, e con tutte le forze che ho in corpo, entro nella cupola e mi sdraio sul tappeto di fragole.
Anche se la cupola sembra uno grande specchio, riesco a guardare le nuvole bianche che mi volano sopra.
Mi lascio trasportare dal venticello debole che fa rovesciare qualche foglia caduta mesi fa, che mai è stata tolta.
Chiudo i miei occhi stanchi, e mi accuccio in me stessa mentre una dolce melodia mi fa cadere in un sonno profondo.
[...]
Il mio capo sente qualcosa di morbido.
Cerco di capire dove sono sdraiata, e noto che Matt ha messo il mio capo sulle sue gambe.
-Ciao.- dice sorridendo.
-Ehi...- mi metto seduta, spaventata dalla sua presenza.- Cosa ci fai tu qui?
-Ti avevo vista mentre dormivi...e mi facevi tenerezza.
Ricordo  quella sera, quando mio padre ci chiuse in cucina a chiave, per far pace.
Eravamo solo noi.
Quella sera eravamo insieme.
Anche con David.
Ma abbiamo fatto pace.
Mi ha abbracciato.
Mi ha coccolato solo per un po', e via nel sonno.
Sento che sto diventando rossa in viso.
-Ti senti bene?Sei diventata rossa.- con due dita mi alza viso verso di lui, e annuisco.
Si convince da solo, e con le stesse dita mi accarezza i capelli, spostando alcune ciocche.
Ciò che mi sorprende adesso, è il fatto che è sempre rimasto sè stesso.
Si alza pulendosi i jeans, e mi porge una mano.
-Andiamo.- ride un po'.
Sorrido imbarazzata, e afferro la sua mano.
Me la tiene stretta, e non la lascia più.
Anch'io non voglio lasciarla.
Abbasso lo sguardo con il sorriso sul volto, e prima che possa scendere le scale che portano al salotto, col fare indifeso e incapace, si abbassa per sfiorarmi le labbra curvate verso il basso.
-Ti immagini, se con un salto potremmo volare?
-Magari, mi sa quanti voli avrei fatto?!?- rido.
-E se in un abbraccio potessi scomparire?
-Non abbracciarmi più.
-E se si potesse non morire?
-Potremmo, sai?- e ci penso, per davvero potremmo vincere anche questa volta.
Insieme.
-Davvero, potremmo ritornare a casa, ma come?- chiede, guarda il cielo azzurro.
Come i miei occhi.
-Un modo lo troveremo per tornare al Distretto 12.- rispondo convinta.
-Io vorrei tornare a casa, ma non voglio...
-Perchè?
-I miei sono scappati via, con mio fratello e mia sorella nei boschi...dopo che mi hanno detto che io sono...
-Sei?
-Sono stato adottato.
-Come?
-Mi hanno trovato per strada, e mi hanno accudito.
-M...mi dispiace.
-Non importa, l'ho saputo il giorno della Mietitura, mentre davo un ultimo sguardo a casa prima di avviarmi in piazza, ho sentito la voce di mia madre.
-Ah...
-Già.- annuisce.
Si appoggia al muro grigio e liscio, e scivola finchè non tocca terra.
Vederlo distrutto, solo e piccolo, mi fa solamente capire che lui è uno da salvare.
Mi chino sulle ginocchia, e chiudo le labbra a bocciolo, regalandogli un bacio sulle labbra rosse e gonfie per i morsi che da ogni giorno e ogni notte.
-Andiamo, hanno bisogno di noi.
-No, hanno bisogno di te, di me no...tu sei la vincitrice degli Hungr Games.
-Ma non centra nulla con questo! Andiamo!
-No...resto qui.
-Perchè credi che nessuno abbia bisogno di te?
-Perchè lo so.
-Perchè sei scemo, tutti abbiamo bisogno di te...io ho bisogno di te, Matt.- chiarisco, mettendomi accanto a lui.
Fa sì che il mio capo possa appoggiarsi sulla sua spalla, mentre lega un braccio attorno al mio collo mi regala anche un bacio sulla nuca.
-Io spero che sia per sempre.
-Lo sarà.
-Ti addormenterai di nuovo?
-Credo di sì...sono tanto stanca.
-Ti porto io.
-Mhh...okey.- mugugno.
Chiudo gli occhi, quando sento le mani di Matt premere dietro alla mia schiena e sotto alle gambe, mi solleva da terra e mi porta in camera... sotto le lenzuola di seta fresca.

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici. ***


Buona lettura!! <3 :3
Scusate per gli errori(probabilmente
presenti nel capitolo!!).
Ringrazio ancora chi legge la mia storia.
21 Recensioni in soli 11 capitoli <3 *-*
Grazie <3 
Ma soprattutto a: 1D_we_love_4ever (non smetterò 
mai di ringraziarti angel <3 *u*) e Auroranadi (continua
così, sei davvero fantastica ^_^ )

GOOD BYE :D


Capitolo Dodici.


Ringhio da una mezz'ora piena.
Oggi ci stanno le sessione private per la mia valutazione.
Ma non so che fare.
Sarà come lo scorso anno.
Ho chiesto il permesso per non andare ad allenarmi, questa mattina.
Non ne ho bisogno.
Sono pronta abbastanza.
E' passata già una settimana dal mio secondo arrivo a Capitol City, e non aspetto altro che la sessione.
Hanno cambiato i piani, ultimamente.
Mancano, non un giorno, ma ben due, all'intervista di Caesar.
Poichè domani sera intervisteranno i primi 24 (tributi nuovi), i restanti vincitori la sera dopo.
Quindi domani, sarà molto nervoso Matt.
E la prossima serata, invece, David.
Jennifer credo si sia preparata perfettamente per domani.
Mentre io, mi sento più furiosa che mai.
Sia per oggi, sia per dopodomani e domani.
Qualcuno entra in camera, non vedo chi perchè i miei occhi pieni dalla rabbia fissano solo il cuscino appena fatto a pezzi con piume da ogni dove.
Affondo il viso in quest'ultimo, e ancora in pigiama mi dirigo in cucina lentamente.
Prendo la teiera piena di latte caldo e riempio il bicchiere di quest'ultimo, fumante e bollente.
Mi siedo a tavola, aggiungo un po' di zucchero e polvere di cacao e inizio a mangiare dei biscotti bagnati nel latte guardando la tv.
Pubblicità, pubblicità.
Non un serio e misero annuncio o un programma molto interessante.
Mi volto per vedere la sua porta, ma è chiusa a chiave...o non c'è.
Abbasso lo sguardo, e ritorno a fare zapping in tv.
Finisco la mia colazione pomeridiana (mi sono svegliata di pomeriggio), e metto tutto nel lavello.
Sento aprirsi le porte dell'ascensore.
Corro verso l'atrio e vedo ciò che mai avrei voluto vedere.
Vengono verso di me distratti, uno avvinghiato all'altra.
E io mi sposto per dargli il via libera.
-Grazie per avermi consolato.- Jennifer gli accarezza la guancia dolcemente.
-Di nulla.
-Ti adoro, vado a preparare i vestiti.
-Per quando?
-Per domani!
-All'intervista con Caesar?
-Sì!....Mi aiuti?
-Certo...- annuisce debolmente verso di lei.
Le stringe la mano e la accompagna verso la camera di quest'ultima, ma prima dando uno sguardo alla mia.
Non mi troverà, certamente.
Appena chiusa la porta della camera di Jennifer, corro rapidamente ma anche silenziosamente in camera mia, mi preparo e prendo l'ascensore.
Non mi troverà, perchè io non sarò in camera.
Sarò nel posto dove lui non farà più ritorno fino a domani.
******************
Sono in pochi, nella sala.
Quasi...5 persone.
Mi dirigo direttamente verso la mia postazione preferita:"Tecniche di sopravvivenza".
-Ehi!Stai un po' più attento!!- sbraito, al tributo che mi ha appena sorpassato, buttandomi a terra.
-Non ti avevo visto, scusa.- dice in fretta, aiutandomi a rimettermi in piedi.-Sono Louis.
Capelli mori, occhi azzurri, sorriso splendente.
-Io Prim.
E' più alto di me, e dall'apparenza, sembra avere 18 anni.
-In quale postazione?
-Tecniche di sopravvivenza...te?
-Lance.
-Buona fortuna.
-Anche a te.- mi da un colpetto alla spalla e ognuno corre per la sua strada.
Era la prima volta che lo vedevo, ma anche l'ultima.
E l'unica cosa che potevo dirgli è solo un "Buona fortuna".
Non perdo tempo.
Devo essere....carica!
E pronta.
Inizio con il guardare un libro di frutti innocui, che possono esserci o anche no nell'arena.
L'accendere il fuoco, non servirà granchè.
Se non voglio farmi uccidere da un vincitore passato o da un tributo passante per i dintorni, è meglio se non ci penso minimamente al freddo e al caldo.
Morsi della notte...beh, lasciamoli stare.
Potrebbero non esserci.
E' passato di moda ciò che finisce per "notte".
Giro pagine e su pagine, e credo che memorizzare frutti probabilmente esistenti (nell'arena) non sia una cosa da niente.
Potrei metterci anche giorni, per imparare 132 pagine contenenti frutti completamente diversi l'uno dall'altro.
Più o meno.
Rimetto il libro verdeacqua al suo solito posto e sbuffo.
Non ho niente da fare.
L'arco?Beh...perdita di tempo.
Coltelli anche.
La mia vita è monotona.
Non ho niente di nuovo da provare, e sentirmi fiera di qualcosa...che faccio.
Ho motivi per non ritornare al mio piano,  ma non ho moviti per rimanere ancora qui...ferma e indecisa su che fare per colpire i Strateghi.
Un colpo a terra.
Non so cos'è caduto, ma sono balzata dalla paura.
Mi chino sulle ginocchia, sfioro con il dito il libro verdeacqua e credo che io non l'abbia messo proprio a "posto".
Libro modificato....Everdeen?!!
Porto la mano alla borca.
E ricordo il giorno in cui mamma si mise a ringhiare contro tutti, per vedere dove fosse il libro.
"DOVE STA IL MIO LIBROOO?!" ringhiò mamma.
Io ero piccola.
Massimo, avevo 5 anni.
Dallo stipite della porta, fissavo mamma mentre con i suoi pugni serrati rompeva tutto ciò che le capitava davanti agli occhi.
Neanche papà riuscii a tranquillizzarla.
Si era messa a piangere.
Lacrime vere.
Si nascose tra le braccia di papà, mentre con il capo cercava di non far vedere a nessuno le sue lacrime che tratteneva solo per 5 minuti.
Corsi in camera mia, salii le scale in fretta e anche io cercai.
Sapevo che era verdeacqua.
Come questo.
Eccco perchè mi sembra tanto...tanto familiare.
Lo stringo al petto, e direttamente corro verso l'ascensore, cliccando a più non posso il pulsante con su scritto "12".
E potevo vedere almeno i Pacificatori venire verso di me, armati di spade e fucili che puntavano al mio cranio.
Scanso il tutto nascondendomi dietro alle porte, mentre le pallottole piantavano la loro punta nella parete in oro.
E lì, mi spavento di brutto.
-Ho fatto un furto.- sussurro.
Senza saperlo, ho compiuto il primo furto nella mia vita.
*******************
Tutti piangono.
Tutti sono distrutti.
Anch'io.
Siamo stati mandati con urgenza verso il Distretto 12.
Sae.
La mia quasi nonna.
Porto una mano alla bocca.
Copro il capo dalla pioggia con il cappuccio, mentre vedo la sua immagine messa sulla lapide.
Non ho passato molto tempo con lei.
Mamma è completamente a pezzi.
Mi abbraccia, dopo tanto tempo, con occhi velati dalle lacrime e dalla tristezza che mai avevo visto.
Chiude gli occhi e scappa.
-Mamma!!- urlo seguendola.
Puffy viene con me, mentre papà tiene Rye.
-Mammaaaa!!!- grido con tutta la forza nel corpo.
E' ranicchiata su se stessa mentre trattiene le lacrime, che con forza gli scendono lungo le guance rosse.
Non voglio disturbarla.
-Puffy..stalle vicino.- dico al piccolo barboncino.
Non so se capisce le mie parole, ma credo di sì.
Perchè si infila tra le braccia di mamma e si posa sul suo caldo ventre.
IL LIBRO.
Corro silenziosamente verso la macchina che mi ha portato fin qui, e cerco il libro nascosto nella borsa.
-Papà!- chiamo l'angelo dagli occhi azzurri.
-Cosa c'è Prim?
-Ho trovato questo a Capitol City.- gli dico, mentre vado lentamente verso di lui, con il libro tra le mani.- Cambia tutto, fa che non lo riconoscano.
Lui da uno sguardo al libro, e così ripensa agli attimi di pazzia folle di mamma.
-Grazie piccola.- infila una mano tra i capelli e li smuove un po'.
-Non ci credo...- ritorno a Sae.
Papà mi spinge a starmene fra le sue braccia, allungandole verso di me.
Senza pensarci, mi ci butto e ci resto finchè non mi sento a casa.
-Nascondilo, nessuno sa che lo avevo io...mi stavano per sparare.
-Tranquilla, vado, non metterti nei guai!!
-Sì...- annuisco.
Prende la mia mano, e corriamo verso casa, dove con due pennellate di rosso, il libro sembra tutt'altro.
-Grande papà, non lo riconosco più.- rido dandogli una bella pacca sulla spalla.
-E' merito tuo, tua madre ne sarà contenta...te l'assicuro!
Puffy entra in casa, e sprizzante di gioia, mi viene addosso, anche se è ancora un piccolo barboncino nero come la pece.
-Primmm!!! E' ora di andareeeeeee!!!!- urla Effie dalla macchina.
-Devo andare papà.
-Porta con te Puffy, è da quando te ne sei andata che è triste.
-Dillo a Rye, nel caso non lo trovasse.
-Tranquilla...quasi non ci pensa più.
-Nel caso non tornassi più....- inizio.-Addio papà.
-Tu tornerai piccola.
-Dammi un ultimo consiglio, prima che me ne vada.
-Ricorda chi è il vero nemico.
Di chi parla?
Snow? David? Jennifer....?O anche...Matt?
Mi lascia sola, per accogliere mamma che è appena tornata.
-Nascondete il libro, vi voglio bene!!- urlo correndo verso la macchina, in compagnia di Puffy.
Sale per primo nei sedili posteriori, e prima di andarmene, scuoto la mano e urlo :"ADDIO".
Loro capiscono.
Capiscono che io non tornerò, mai più.
Si chiudono le porte come a catena, e partiamo a tutta velocità verso Capitol City.
***********************
Puffy resta tra le mie braccia finchè non siamo davanti al palazzo.
Fa alcuni versi di tristezza, e per calmarlo gli faccio qualche carezza.
Siamo in camera mia, dopo 10 minuti abbondanti di ascensore.
Spero che tengano il libro al sicuro.
Ci devo pensare sul fatto del "mio nemico".
Snow....lo è sempre stato.
David, lo è da ora.
Jennifer...da quando ci siamo conosciute alla mietitura.
E Matt?E....Matt....non lo so.
Puffy scappa dalle mie mani e io posso nascondere il mio viso per la confusione.
Ricorda chi è il vero nemico.
Ricorda chi è il vero nemico.
Ricorda chi è il vero nemico.
"Ricorda chi è il vero nemico, Prim."penso.
Ho capito chi è.
Fisso per un momento, la foto dei miei posta sul mio comodino.
E ribollo di rabbia, perchè non ci ho mai pensato prima.
-Snow...- sussurro.
E' lui.
Gli occhi serrati in due fessure con disprezzo, minacciano.
Minacciano morte.
Avrò la carica di uccidere chiunque.
E se ucciderò anime innocenti o no, arriverà il momento che ucciderò anche Corionalus.
E lo prometto.
ANCHE SU SAE!!
*********************
La mia ora è arrivata.
Sono l'ultima rimasta nella stanza.
Anche Matt e David se ne sono andati.
Ma l'ultimo è stato David.
-Primrose Rue Mellark, sessione privata per valutazione.- la voce dei autoparlanti chiama me.
Non sono ancora pronta.
VI PREGO.
Si aprono le porte, e io ancora insicura, resto seduta.
Mi dovrò dare qualche mossa, no?
Così, mi alzo da quella sedia di metallo, ed entro nella stanza.
-Fai quel che sai fare.- David mi blocca per un braccio.
Sento la sua stretta dolce, e questo mi fa intenerire.
Si preoccupa, credo.
Annuisco, e per essere più dolce nei suoi confronti -come ha fatto con me per tutto il tempo passato insieme- premo le mie mani sulle sue spalle, e gli regalo un bacio sulla guancia.
-Grazie.- sussurro.
-D...di nulla.- balbetta.
-Cosa hai fatto?
-Te lo spiego dopo.- dice correndo verso l'uscita.
Strano..
-Bella strategia.
Ancora lui?
-E' il capo stratega?
-Beh, ora sì.
E' lo stesso stratega di un anno fa, ad applaudire per la mia recita con David.
-Cosa devo fare..?- chiarisco.
-Faccia ciò che vuole.
Mi do uno sguardo intorno.
Un piccolo manichino sospeso in aria.
"Datemi la libertà che avevo".
-Non ammazzatelo per questo.- sussurro, sfiorando appena quel coso.
Ricorda Prim: UCCIDERE SNOW.
Devo salvarmi per farlo.
Quindi, seguo il mio istinto.
Pennello, colori, tattica.
Mordendo il labbro, o l'interno guancia, finisco per ritrarre il nostro presidente, morto dalla mia freccia lanciata da lontano.
Mi inchino ancora una volta.
Non smetterò mai.
-Ringraziate colui che mi ha insegnato a disegnare, con permesso, mi congedo da sola...grazie per la vostra considerazione e buona visione.- sghignazzo, lasciando la sala con i strateghi allarmati, stupefatti ma soprattutto sorpresi...della mia opera.
E stanno ancora leggendo la mia frase.
"Ucciderò Snow, in un modo o nell'altro.".

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici. ***


Allora *si schiarisce la voce*,
in questo capitolo (devo ammetterlo oh) ci
saranno molte scene che riguardano Prim-David.
Matt comparirà solo a stento!
Per il resto, buona lettura!
Scusate gli errori!
Kiss Kiss with a "lots of love" <- (lol)....quindi dovrei dire kiss kiss with a lol from Directioner_2001?
Okeeeey la smetto ^_^
Ciauuu fanzini (ora parlo da idiota, daje...grazie ancora per le 24 recensioni...vi amo! <3)

Capitolo Tredici 


Rotolo tutto il cibo che c'è nel mio piatto.
Non ho fame.
So solo, che fra meno di due giorni, entrerò di nuovo in quell'arena.
Per morire definitivamente.
Davanti a me si siede David.
Accanto a me Matt.
Alla mia destra, invece Effie che mangia graziosamente tutto il cibo che gli hanno messo nel piatto d'argento.
-Mangia...- sussurra, come se fosse un'ordine.
-Non ho fame, Effie. Ti prego, potresti evitare di farmi da madre, io ne ho una se te lo ricordi!!!
Rimane sorpresa.
Davvero.
Mi alzo dalla sedia, bruscamente e lascio la stanza alle sue chiacchere e sussurri che io odio profondamente, specialmente se riguardano me.
Ma prima di sparire, vedo una chioma scura (quasi nera) che si fa avanti.
Scappa Prim!
Mi do alla corsa, e finisco per andare in terrazzo.
La luna è già alta, e tutto rende un po' più buio e tenebroso.
-Prim?- sento la sua voce.
David, non avvicinarti.
Mi volto verso la sua ombra e all'improvviso, vedo tutto nero.
Come la pece.
Puffy.
Non è Puffy.
E' una specie di trappola.
Dove sono?

************
I miei occhi, si sono chiusi già da un po'.
Non posso muovere nè le gambe, nè le mani.
E la mia bocca...la sento come se fosse premuta da un non-so-cosa.
Benda?Forse.
Ne dubito.
Sono seduta su qualcosa di comodo, non sento la terra sotto di me.
Cerco di aprire gli occhi, ma la luce del sole è così intensa.
E' mattino?
Li apro, e so che davanti a me, una persona talmente cattiva del suo genere, mi sta fissando a pieni occhi.
Occhi che io temo fin dall'inizio.
Non riesco a mettere a fuoco.

Sbatto in continuazione le palpebre, per aver finalmente e perfettamente la vista di prima.
Ho dormito troppo.
Non riesco a vederci.
Sono appannati.
Da alcune lacrime.
Ho pianto?
-Dav....David?- singhiozzo.
Ho bisogno di averlo accanto, di tenerlo stretto quando non c'è.
-Sto cercando di slegarti.
-Come mi hai trovato?
-Ho picchiato Walter.- dice nel frattempo che slega le corde attorno ai miei polsi e alle mie caviglie.
-Non le sento più, mi fanno male.- sussurro.
-Tranquilla, so come tornare al Palazzo, ci vorranno 5 minuti pieni.- ci pensa un po' su, proprio quando la corda è a terra.
La benda, bianca e un po' bagnata -certamente da me- , si ritrova sul pavimento in legno.
-Andiamo.
-Non ci riesco...- sospiro con le lacrime agli occhi.
-Ho detto che ci penso io.- sussurra.
Le sue mani salde si posizionano sotto i polpacci e dietro la mia schiena, così da tenermi in braccio come una bambina piccola che si è fatta male, quando ci si sbuccia un ginocchio
Qua nessun graffio, nè lividi -non ne son sicura, qualche ferita si è rimarginata, lo so!-.
Stanchezza, depressione, paura di amare, paura di tornare indietro, tentazione di morire, mancanza d'amore e di dolcezza.
E' un oblio che non ha fine.
E ne ho paura.
-David...
-Mhh?
-David?
-Cosa c'è?
-Niente.- rido, ma non capisce.
-Vuoi fermarti?
-No, voglio tornare a casa.
E' turbato.
Casa-distretto o casa-palazzo?
-Casa palazzo.
-Ohw...
-David...
So che si sta incazzando.
-Cosa c'è?-il suo tono semplicemente dolce, mi chiede cosa avessi che non va.
-Chi mi ha preso?
-Non so, quando sei sparita nel buio, ho pianto e ho seguito il nascondiglio e ho trovato Walter che cercava di ucciderti, mentre eri svenuta dalla poca aria.
-Pianto?- non mi importa niente di Walter, solo di lui.
E' rosso, paonazzo in viso.
-Continuiamo.
-No, voglio saperlo, hai pianto?
-Sì, e  tanto.
-Perchè?
-Io ci tengo a te...
-Non è vero, so che ami Jennifer e che pensi a lei...sono solo una delle tante ragazze della tua lista.- cerco di far liberi i miei pensieri, proprio mentre stavamo salendo le scale -non quelle di casa, siamo chiari- che portano al terrazzo.
Mi mette a terra, e si siede anche lui.
-Non lo sei, sia chiaro, che io ci tengo a te...se tu fossi una ragazza della mia lunga lista...ti avrei lasciato a Walter e non ti avrei mai preso.
Ha ragione.
Lo guardo sconvolta, e un po' offesa abbasso il capo.
Ma anche lui è offeso.
Quindi davvero ci tiene a me.
Cerco di gattonare verso di lui, ma le gambe non me lo permettono.
A proposito, ci sono lividi -l'avevo detto cavolo!!Fanculo Walter!-
Noto che attorno alle caviglia, delle striscie rossoviola gli fanno il contorno.
Per i polsi anche.
“E' la circolazione, la circolazione del sangue mi sa che si è fermata!”, penso in continuazione.
-Prim, vuoi che ti porti dentro?- fa caldo, è mattino, ma lui sente lo stesso freddo.
-No, tranquillo, resto qui.
-Sicura?
-Ho detto di no, voglio stare qui.
-Ma fa freddo.    
-Non importa...- insisto.
-Daccordo.
Passa un po' di tempo...ma non sento i suoi passi allontanarsi.
Sento solo i suoi brividi.
Mi giro alle mie spalle, e rimango sconvolta dalla sua posizione.
Chinato, accanto a me, stringe la giacca attorno le sue spalle.
Faccio per strisciare, poco dopo chiedo sotto voce:“Cosa fai ancora qui?”.
-Sai che non me ne vado senza te.
-Perchè?
Passa un po' di tempo, e io sono impassibile, nel caso rispondesse.
-Sappi una cosa....
-Cosa?
-Ti ho amato per primo.- mi prende per il mento, e si avvicina.
E lo imito, tanto che mi lascia sola, ancora con il viso alzato verso il nulla.
E' andato via.
Cerco di mantenermi sui piedi, e ci riesco solo per 5 minuti, scendendo le scale, poi come se non riuscissi, cado.
-PRIM!- urla David.
Puffy inizia ad abbaiare.
Anche gli altri si accorgono di me, stremata e paurosa per terra, mentre David cerco di farmi “rianimare” al suo modo.
Prende il mio capo poggiandolo su un cuscino, e mi sposta le ciocche dietro le orecchie.
-Perchè?- chiede, con voce sofferente.
Mi guarda con occhi accesi d'ira, non proprio ira=rabbia, ma ira=tristezza.
-Scusa...- sento le guance andarmi a fuoco, mentre glielo sussurro sottovoce.
Mostra un sorriso dolce e sincero, e mi stringe a se in un abbraccio amichevole...ma allo stesso tempo perfetto.
Con le mani ancora doloranti, cerco di stringerlo come fa lui, e poggiare definitivamente la mia testa sul suo petto caldo e enorme.
Sta dimostrando di tenerci davvero a me, come io non l'ho mai fatto.
Da uno sguardo ai spettatori dietro a lui, e sussurra al mio orecchio: “Potranno anche guardarci, urlarci contro, picchiarci...ma non capiscono che io amo te...e non Jennifer”.
Spalanco gli occhi mentre a Jennifer le sta venendo un attacco di crisi isterica.
-Brutta stronza, come ti sei permessa!!!- urla contro di me, stringo di più David dalla paura mentre Matt la ferma per le braccia.
-Lascia, lascia stare... è tredicenne, mica sedicenne e scema come te!- ringhia quest'ultimo contro di lei.
E' rimasta di stucco, tanto che se ne scappa in camera sua, chiudendosi a chiave.
Invece, Effie si porta tutte e e due le mani alla bocca e corre verso di me, non mi sgrida...mi abbraccia.
-Tutto bene tesoro?- chiede preoccupata.
-Sì...sì Effie.
Matt resta muto, sulla soglia della porta in vetro che da alla veranda, tutt'altro diversa dal terrazzo.
La veranda è un piccolo balcone, semplicemente normale e semplice.
Come ha chiesto Effie quest'anno.
L'ha deciso lei, perchè lei odia la terrazza.
Infatti, se ne sta lì la sera, con in mano un libro, una coperta super calda fatta di strass e una sedia a dondolo...fatta in legno.
Pensate un po'!
David è ancora stretto a me.
Non voglio che se ne vada via di nuovo.
-Non lasciarmi.- sussurro.
-Mai.
-Io vado di là, notte piccioncini.- Matthew è stufo, e cammina lentamente fissandomi verso la sua camera, che appena si chiude fa un rumore talmente assordante che sobbalzo dalla paura.
E' mattina, perchè ha detto notte?
Vuole che io dorma?Probabilmente.
-Tranquilla, ci sono io.-David...David...David.
-Okey, vi lascio soli, David falla mettere sul divano...sentirà di certo freddo dopo la vostra piccola avventura.- gli ordina Effie.
-Certo, ciao Effie.- diciamo all'unisono.
-Ciao piccoli! Riprendetevi e fatevi una bella oretta di sonno, sarete di certo stanchissimi.- ci saluta anche lei.
-Vuoi dormire?- chiedo io a lui, adesso.
Ora, Now, sono io a parlare.
-Nono, e te?
-Sono un po' stanca.
-Credi che dovremo farti vedere da un medico?
-No...mettiamoci un po' di ghiaccio...e credo mi passerà.- consiglio, allungando la mano per massaggiare la caviglia, che ancora mi procura dolore...più dolore!
-Allora, prima un salto in cucina, poi a letto, intesi?
-Sissignore!
-Bene.- mi riprende di nuovo in braccio e con i piedi apre le porte che danno alla sala pranzo e alla cucina.
Mi fa mettere seduta sul bancone, usa uno sgabello per mettere il piede finchè non mi sarà passato, per poi metterci l'altro.
Con delicatezza, il ghiaccio si posa sulla mia pelle, lasciandomi brividi e brividi.
-Brr...- dico all'improvviso.
-Senti freddo?
-D..diciamo.- balbetto.
Controllo le mie mani.
E' da un po' che mi fa male quella sinistra.
Livido”.
Come non detto.
Parte dal mignolo fino al centro del dorso -parte esterna-.
-Ti fa ancora male?
-Eh?
-Il piede?
-Nono, puoi passare all'altro.
Fortunatamente, accanto a me, c'è una bacinella piena di ghiaccio.
Mi allungo verso di essa, e prendo un piccolo blocco, per poggiarlo sopra al dorso.
GONFIATO.
Si è gonfiato la parte della mano in cui il livido è rossoviola.
Mi sento bene.
Dopo un po', dopo avermi risvegliato sia i piedi che i polsi, mi aiuta a camminare, come se fossi ina bambina di 11 mesi che non sa il mondo, ne dove mettere i piedi ne cosa fare.
Dopo esserci riuscita, sclero dalla gioia, tanto che gli salto addosso per la felicità che il corpo non vuole decidersi di eliminarla e farne rimanere un pezzetto, e metterlo da parte.
-Grazie, grazie grazie, grazie mille David.- sussurro per non gridare.
-Ahahah, di niente.- mi posa a terra, mente io mi ritrovo a stringergli il cllo come mai ho provato a fargli.
Si avvicina, e io non lo faccio, e non lo fermo neanche.
Lascia un bacio a stampo, per poi tornare a premere ancora una volta.
Più forte.
Il più bel bacio che avessi dato.
********************
Sono sotto le coperte calde.
Riesco immediatamente a sentire la freschezza che mi da il lenzuolo.
Cerco di muovere sia le gambe che le mani, e prego prima di provarci.
“Oh ti prego, dammi la grazia buon signor!”unisco le mani sotto al mento e guardo il soffitto, o il cielo...semmai (?).
Ma già siamo ad un buon punto, le mani posso muoverle liberamente.
Scosto le lenzuola, e massaggio quel che ne rimane della lividura rossoviola attorno alle mie caviglie.
E' una meraviglia non sentire nulla.
Pensavo che quel che è successo ieri fosse un sogno, invece è la realtà!
Corro liberatamente per tutta casa, quando vedo David che con la sua voce impastata dal sonno e gli occhi assonnati, mi chiede di far meno chiasso.
D'altronde è pomeriggio, e abbiamo dormito per ben 2 ore...dopo quel che è successo!
Invece, non la smetto, gli salto addosso felina e allaccio le gambe attorno la sua vita.
-Sei un angelo!Mi sento in forma!Anzi formissimissimissima!
-Nuova parola?
-Eh?
-Niente...ahaha.- ride dandomi un bacio sulla guancia.
E credo sia un modo di dirmi, che devo smetterla.
Scendo velocemente da lui, e gli sistemo la maglia sgualcita, dalla sottoscritta (ovvero me!).
-Scusa, scusami tanto.- chiedo gentilmente scusa.
Che idiota che sono.
-Fa nulla.
-Vabbhè.- sorrido.
Anzi, sorridiamo, all'unisono.
Mi scuote i capelli, da farmi sembrare una pazza, e mi sorpassa dirigendosi in cucina (colazione pomeridiana...eh!).
-Vieni?
-Sisi!- dico immediatamente.
Ma non perchè...c'è lui!
Ma perchè posso ritornare a credere che sto camminando per davvero.
Spero solo che l'Arena si allontani dalle mie gambe e che mi colpisca da un'altra parte.
Lo dico con permesso, eh!
Non vorrei mica che mi sparassero una pallottola proprio adesso?!!
Ah, nuova novità: armi da fuoco.
Fortunatamente, ai tributi non sono permessi, solo i Pacificatori ne hanno alcune.
STUPIDO DISTRETTO 1!
Dopo esserci vestiti, andiamo insieme a farci una passeggiata al piano terra.
-Ehi bamboccioni.- non è la voce di Beth, o della nera del primo.
Loro sono MORTE.
Io mi giro spavalda, mentre il mio compagno è spaventato dalla prossima reazione dei Favoriti (per adesso ci stanno solo due femmine e due maschi non vincitori del primo e del secondo distretto).
Un ragazzo ci si avvicina, e facendo voce seria ci chiede perchè siamo lì.
SEMPLICE.
CHE DOMANDA STUPIDA!
-Scusate, la passeggiata non esiste al vostro paese?- chiedo con un sorrisetto malizioso sul viso.
Buon modo per sorprenderli, e per farli arrabbiare.
Non voglio fare a botte, solamente fargli credere che sono più di quanto pensassero (ovvero una bambina buona-a-nulla).
NON LO SONO!
-Mhh...- il ragazzo mugugna, e se ritorna al gruppetto, sussurrando di andarsene.
Infatti tutti mi guardano con sfida, mentre David credo si sia messo più 
paura di me (dentro di me, non fuori...).
Gli prendo un braccio, e lo incito a continuare la piccola passeggiata fra noi.
-Possiamo passeggiare fuori il Palazzo?- chiedo, ne voglio sapere qualcosa del mondo di fuori.
Qui....qui... è così monotona la vita.
Va ad esercitarti, mangi, ti rilassi, e qualche programma per la sera ci sta certamente per te!
Scendo le scale velocemente e lui mi urla contro dicendo :Sali! Sali! E se ti scopre qualcuno?
Io corro felice, dicendomi che non mi importa un fico secco di quel che dice, quando alzo le mani perchè un Pacificatore mi punta al capo con una pistola, anzi...credo che quel "oggetto" si chiami mitra.
Mi devo mettere paura?
Credo di sì.
Sono un mare di guai.
La prossima volta, statemi lontani!
Devo smetterla.

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici. ***





 
Capitolo Quattordici.


-Se muore, danno la colpa a te!-urla qualcuno dietro alle mie spalle.
David non è.
Neanche io.
LOUIS!
-Louis!- grido andandogli incontro.
Lui mi nasconde dietro la sua enorme schiena, e David mi segue.
-Siamo dei tributi, e verrai giustiziato se non abbassi quel mitra!- dice ancora infuriato.
I suoi occhi celesti come il mare sono accesi di rabbia e ira.
Il pacificatore, abbassa il mitra e annuisce, andandosene.
-Grazie Louis.
-Di niente, non cacciarti sempre nei guai Prim.
-Perchè?
-Ti ho visto, con il libro.
"Testimone" penso.
-Libro?Quale libro?- chiede stranito David.
-Nulla, David...è una cosa tra me, i pacificatori...e Louis.
-Ma...
-Niente ma, torniamo sopra. Grazie ancora Louis.
-Di niente.- do uno sguardo alla sua tuta.
Distretto 4.
Ecco il perchè dei suoi esercizi con le reti e lance.
E i suoi occhi...
Ricordano il mare del Distretto 4.
Sospiro, e David mi tira per un braccio verso l'ascensore che è alle nostre spalle.
-Mi dici perchè io non so nulla?- chiede preoccupato, ma allo stesso tempo...deluso.
Do un sospirone, mentre con il dito gioco con il colletto della camicia che indosso.
Fisso attentamente il suo sguardo truce che si posa su di me, senza staccarlo mai.
-Tu ti stavi baciando con la Wright, non potevo mica stopparti.
-Come?
-Ti ho visto, mentre tornavate dalla sala di addestramento sbacciucchiandovi.
Ecco.
E' muto come un pesce.
Abbassa quello sguardo che temo da molto, e aspetta che raggiungiamo in fretta il piano per riflettere solo.
-Mi dispiace tanto...- è l'unica cosa che gli dico, prima che possa prendere aria nel salotto beige e blu.
La veranda è completamente vuota, quindi opto per andarmene fuori a guardare il sole che tramonta.
Matt credo si stia preparando.
E lo stesso anche per Jennifer.
L'intervista per me inizia domani.
Oggi mi devo solo riprendere dallo shock della scorsa sera, quando sono stata presa.
Mi passo una mano sul viso, per schiarirmi le idee che in testa vanno qua e là, provocandomi un mal di testa terribile.
Ho bisogno di lui, perchè me lo faccio scappare?
-Bentornata.
-Ehi Matt.
I suoi capelli sono alzati in un ciuffo che cade al lato destro.
Indossa un bellissimo smocking blu con delle scarpe tipo sportive (quelle che usano gli atleti di Capitol City).
-Cosa ci fai tu qui?- chiede, mettendosi accanto a me, davanti alla ringhiera.
-Vedo il tramonto, l'unica cosa che mi fa ricordare casa...- risponde sospirando.
-Io tra poco vado con Effie allo studio di Caesar per l'intervista, mi accompagni?
Beh, perchè no?
Ci penso un attimo, e annuisco sorridendo.
-Bene, ti chiamo io quando dobbiamo scendere, daccordo?Intanto preparati.-mi bacia la fronte e corre via.
Ma cos?!
Con occhi sbarrati, entro nell'appartamento e anch'io corro -anche se mi fa male la gamba sinistra, proprio quella dove ho il graffio enorme causato dal binario del treno- in camera mia.
"Scavo" nell'armadio come un cagnolino, a proposito di cagnolino, anche Puffy mi aiuta.
-Puffy...cosa potrei mettermi?- gli chiedo ridendo.
Lui mi guarda con occhi straniti -davvero, ho avuto paura per un momento!- mentre io gli accarezzo il pelo morbido nero.
Opto per una felpa e jeans, regalatomi dai miei per il mio undicesimo compleanno - l'hanno portato proprio al secondo arrivo qui, a Capitol City-.
Però prima mi sfilo la camicia a quadri buttandola nell'armadio.
Poi le scarpe, e via.
Sono pronta.
-Allora, come sto?- chiedo girando su me stessa, davanti a Matt.
-Sei semplice e carina, mi piaci ragazza!- mette un braccio sulle mie spalle e tutti e 5 -Matt, io, Effie, Wright e DAVID- ci avviamo in macchina.
-Sali prima tu.- che dolce che sei, MATT.
-Oh, grazie.- sorrido, entrando per prima nella classica macchina vecchia e stretta.
Accanto a me si siede velocemente David, data la precedenza da Matt...anche se lo ha fatto nervosamente.
Poi Effie, la Wright-che si lamenta perchè non sta accanto a David- e infine Anderson.
-Si parteee!!- urla Effie sonoramente.
Ehw.
La macchina si mette in moto, e io sto tutto il tempo a fissare il mondo di fuori.
Perchè?Perchè a me?
Frugo nelle tasche, vuote?Nooo.
Prima ho messo una sciarpa, così da farla sembrare imbottita.
E tutti ci hanno creduto, che ingenui.
Apparte David.
-Hai freddo?
-No...- scuoto il capo.-Perchè me lo chiedi?
-Hai la sciarpa nascosta sotto la felpa.
Come non detto.
"Dannazione" mimo con le labbra.
-Nel caso abbia freddo, la porto sempre con me.
-Ma è estate..non senti caldo?- da un cenno col capo.
Ha una maglia a maniche corte.
E' vero, fa caldo, e io sotto la felpa ho solo una canotta e l'intimo superiore.
-Uhm...no.
-Come vuoi.- fa spallucce -Se scappi vengo con te.- e si rimette a parlare con Effie.
Ha capito il mio piano. Come fa?
Quando Matt e Jennifer saliranno sul palco insieme (hanno cambiato tutto, quindi io e David domani saremo insieme sullo stesso palco, con 6 minuti invece di 3) David e io scapperemo fuori dallo studio.
Raggiungiamo lo studio e scendiamo in fila indiana verso l'entrata.
Prima Matt e Jenn, poi io Effie e Frost.
Dobbiamo aspettare 66 minuti (contati, da me) solo per scappare.
-Ti seguirò, Primula, non ti lascerò sola...capito?
-Sì, quindi vieni?- chiedo, per esserne certa...ovviamente.
Annuisce pienamente, e mi stringe la mano di nascosto.
E il motivo? Io non lo so.
[...]
Passata una bell'oretta, accanto a Jennifer che non smette di parlare con David e Effie, chiamano contemporaneamente Matt e....la J.
-Divertitevi ragazzi!!- esclama Effie sorridendo.
Quasi li segue finchè non salgono gli scalini, MANO NELLA MANO.
-Fra tre...due...uno, scappiamo!- sussurro.
Ci voltiamo verso l'uscita e corriamo alla svelta per intraprendere strade diverse.
-Io vado a destra, vuoi venire con me?
-Sarà troppo facile prenderci insieme, io vado a sinistra.- chiarisco.
Con il capo fa "sì" anche se  dispiaciuto se non lo seguo.
-Buona fortuna, Dav.- gli lascio un bacio sul mento -sono piccola, e sprecare tempo non voglio- e corro via davanti ai suoi occhi.
Chissà perchè non ci hanno ancora seguito.
Io sparisco tra gli alberi dietro lo studio, e all'improvviso sento la terra mancarmi sotto i piedi, ma per un momento.
Cado in un precipizio profondo, qualche volta sbattendo la testa contro qualche tronco che mi procura un taglio sulla fronte.
E per non precisare che, sfioro il campo di forza.
Ora sì, che sono nei guai.
Nei boschi di Capitol City, con ferite superficiali e profonde.
Mi rimetto in piedi, e con le poche forze che ho ancora -fortunatamente- corro verso il nulla.
Mi sa, che mi giustizieranno.
Non voglio...non voglio...non voglio.....

-AAAAAAAA!!- urlo scattando, e cado.
E' stato un sogno?
-Hei, tutto bene?- mi chiede David.
E' stato tutto un sogno.
-D...Dove siamo?- chiedo stranita.
Effie mi porge le mani, e io le afferro per mantenermi a lei.
-Da Caesar, hai avuto una bella botta di sonno, sai?- dice Matt, misurandomi la febbre poggiando la sua mano sulla mia fronte LISCIA.
Sono pronta, con un vestito bianco, che è coperto da petali di rosa rossa.
-Per la seconda serata...giusto?
-Sì, sei svenuta ieri.- chiarisce David, un po' più distante da me.
-Cos'ho avuto?- chiedo ancora, devo collegare tutto.
E il nostro piano, David?
-Un calo di pressione, così dice il medico.- risponde ora Matt.
-Ah, capisco...e quando sarà il nostro turno?
Mi riferisco a te, occhi neri e sfumature rosse.
-Fra 5 minuti..dovremo salire noi.
-L'ha saputo tutta Capitol City?
-No, ma l'avrebbero dovuto mandare in tv!- Jennifer sghignazza maligna, e si merita proprio occhiatacce da tutti noi quattro.-Ohw!Scusate, la bambina ha bisogno della mamma!
-Brutta mhfmghgh- appena in tempo Effie mi tappa la bocca con la sua mano, e la mia ultima parola risale ad un mugugno o qualcosa del genere. 
Con il braccio mi stringe alla vita, e mi alza finchè non tocco più terra, e cammina fino agli scalini, dove mi posa con grazia.
-Ti devo dare i bigliettini anche questa volta?!Prim, cercherò di essere più gentile con t...- la interrompo, mentre mi rimprovera guardardomi truce.
-NON POTRAI, DOMANI MORIRO'!- ringhio, zittendo tutti, anche lo staff.
Guardo tutti con sguardo sia sul triste che pieno d'ira, poi fisso David.
Ha spalancato la bocca di poco, e questo mi fa innervosire tanto che scappo nei corridoi.
E come sempre mi segue.
-Ehi, ma cosa ti è preso?
-Sono stanca di tutto, David, tutto!
Mi tiene stretta a se, mentre io mi muovo un po' per i singhiozzi.
Piango per stanchezza, mancanza dei miei, di mio fratello, di coccole...di felicità.
-Non piangere, se no fai crollare quel che io credevo tu fossi...
-E cioè?- sniffo un po' col naso, solo per respirare meglio e per la voce che si sta abbassando.
-Dolce, gentile, vivace, completamente coraggiosa, capace di far tutto....ma tra questi aggettivi non c'era DISTRUTTA.- spiega dolcemente, mentre con le nocche mi accarezza la guancia (gesto di cui mi sono completamente innamorata e soprattutto abituata).
Con il pollice mi asciuga le lacrime che scendono veloci fino al mento.
-Smettila di piangere, Primula.
Scuoto il capo da destra e sinistra, lui ride un po' (mi da il nervoso quando fa così) e si abbassa per baciarmi, quando un urlo ci interrompe.
-E' IL VOSTRO TURNO!- grida Effie.
-Pronta?- chiede teso David che si morde l'intero guancia (si nota da fuori quando risucchia forte mordendosi l'interno).
Io invece, torturo le mie labbra spaccandole.
-Non lo so, David...e se farò qualcosa che non andrà?
-Ci sarò io ad aiutarti.- sorride, afferra la mia mano e corre verso gli scalini, proprio quando quelli dell'undici lasciano il palco, scrutandoci con sguardi fulminanti.
-Beh, stiamo alla fine del programma e per farlo finire a meraviglia accogliamo un'altra coppia del Distretto 12, Primrose Mellark e David Froost.- Caesar allunga la parola "Frost" con una "o"  prolungata.
-Mano nella mano?- chiedo.
-Distanti, forse è meglio.- risponde, ha ragione.
Saliamo sul palco, e Caesar mi accoglie dandomi un bacio sul dorso, mentre con David un abbraccio amichevole.
Ci fa sedere sul divano rosso davanti a noi, mentre lui si siede sulla poltrona bianca.
-Bene bene, figlia dei fiori?- è con me che parla. 
Dal pubblico si alza una calorosa risata, che fa ridere anche me, anche se...sembrava più un giudizio o un'offesa, invece di uno scherzo "così".
Quindi, nel frattempo, mi sento anche indifferente.
-Ancora nell'Arena...deve essere stato un colpo al cuore.- inizia.
"Ma guarda Caesar, hai toccato la parte dolente di ME." aggiungerei, ma no.
-Mi sono offerta io per mia madre.
-Lo sappiamo bene, ma perchè?
-Volevo che vivesse assieme a mio padre e a Rye, per il mio fratellino sarebbe mancata una madre e questo non lo volevo.- rispondo.
E' la verità.
Mamma mi ha insegnato a dire sempre la verità.
Perchè non ora?
-Wow, che gesto...e te David, come ti senti?
-Scosso, più sconvolto.
-Peeta, il padre di Prim...- interrompe quel che dice, solo per accarezzarmi la spalla.- Si voleva offrire per te, lo abbiamo visto tutti.
-Sì, si voleva offrire, ma io l'ho fermato in tempo...non potevo lasciare Prim e neanche la possibilità a Rye di avere il  papà accanto ancora per un po'.
Ora si alza un bellissimo verso di dolcezza: "Aww".
-Su dai, abbracciala David, siamo tutti amici qui no?- ride Caesar.
David appoggia un braccio sulla mia spalla, mi stringe a se e mi lascia anche un bacio sulla fronte.
Come farmi diventare rossa più dei petali che indosso.
-Allora, quale sarà la vostra tattica?
-E' segreta, possiamo dirti solo questo.- mi affretto a rispondere, Dav aveva già aperto bocca.
"Non abbiamo neanche una tattica...oh."
Caesar ride , e perdiamo tempo a parlare finchè il segnale acustico non riempe le orecchie di tutti.
-Vi devo salutare, ragazzi, la fortuna è sempre a vostro favore.- ci saluta Caesar.
Anche lui mi da qualche speranza di vincere, con queste parole.
Ma ci serve forza e coraggio di far tutto.
E so che non ci riuscirò.
David poggia la sua mano sulla mia schiena, così da spingermi lentamente mentre ce ne andiamo.
-Andiamo a casa.- capisce che sono stanca.
Non voglio parlare con nessuno.
Entriamo in macchina e mi accuccio a lui chiudendo gli occhi.

"Papà?"
"Ehi Prim, cosa ci fai ancora sveglia?"
"Questo lo dovrei chiedere anche a te, piuttosto"
Mi avvicinai a lui, stringendo ancora il mio pupazzo fra le braccia.
Lui mi guardava sorridente e felice.
"Non riesci a dormire?" chiese.
"No, posso dormire accanto a te?"
"Certo" si mise lentamente seduto sul letto, e mi prese in braccio mettendomi accanto a lui."Vabbene?"
"Sì papà, notte."
"Notte cucciola" mi diede un bacio sulla fronte accaldata e io chiusi occhio quella notte, riparandomi tra le braccia di papà.


Il flashback mi passa davanti come un tuono in una tempesta.
Una cosa che non puoi fermare e che succede all'improvviso.
Siamo davanti al palazzo, quando io scendo dalla macchina in fretta e inizio a correre senza freni verso l'interno.
Salgo le scale, invece che prendere l'ascensore.
Voglio salire tutti e 12 piani, senza stancarmi.
Ho bisogno veramente di riposarmi, senza forze, e con gli occhi stanchi e assonnati.
Ma ora sono forte, ho gli occhi appannati e velati dalla tristezza, invece che dalla stanchezza.
E' una coincidenza che mi fermo al quarto piano, mentre Louis stava rientrando.
-Prim!- dice sottovoce, anche se l'avesse alzata, sarebbe sembrato un urlo.
Si siede accanto a me, e nel frattempo nascondo il viso tra le mani, per non farmi vedere.
-Vuoi che ti accompagni?- chiede, mentre con forza cerca di togliere le mie mani solidi sul viso.
Mi prende in braccio, anche se è un po' difficile per il vestito, ma se ne fa una ragione.
-Cos'è successo?Sei un po'...- lo fermo.
-Spaventata, sconvolta, io non voglio ritornare lì dentro...se ne sono uscita l'anno scorso era per miracolo...ma ora vogliono uccidermi immediatamente...sono io la causa di tutto questo, la mia nascita è stata un errore!- ringhio mentre con il palmo mi asciugo gli occhi appannati,per vedere i suoi occhi azzurri che mi fissano.
-Non sei un errore, Prim, lo sanno tutti, solo che tu credi di esserlo.- ora non guarda me, sta guardando gli scalini che sale passo dopo passo.
E così scorre il tempo.
6,7,8,9,10,11....12.
Mi mette a terra, non è esausto.
-Ce la farai Prim, so che tu sei capace di far tutto...io credo in te.- l'ultima frase ricorda Madlyn.
Annuisco e lui mi stringe ancora una volta a se.
-Buona fortuna Louis.
-Anche a te Prim.- dice, quando le porte dell'ascensore si chiudono davanti a lui.
Sento che non ritornerò.
Addio, Louis.

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindici. ***


Capitolo Quindici.


Apro la porta dell'appartamento, e sola e spensierata mi chiudo in camera mentre mille pensieri mi si affollano in testa.
-Ehi.
-David...cosa ci fai tu qui?
-Ti aspettavo.
Si siede accanto a me, anzi, si sdraia completamente.
-Volevo parlarti...
-Di cosa?
-Di noi.
Ecco, e ricomincia.
Inizio a giocare con le mie dita per scaricare la tensione dentro.
-E cosa c'è che non va..?
-Non so, prima ci odiamo, poi...sono confuso. Non mi piace questa cosa: si lo so, con quell'ombra ce ne siamo andati, tutti credono che mi hai salvato, che tu sei l'eroina...- inizia a ringhiare sottovoce contro me.-Sono stanco di recitare, odio e amore: cosa scegli?!? Sono anche stanco di ignorarci, che io ti salvo, che mi baci e poi non ne vuoi sapere niente!
Scuoto il capo, mi metto seduta e sto a guardarlo mentre diventa rosso dalla rabbia.
-Che cavolo dici?!
-La verità, Prim, la verità!Sono stanco, ok?!- si alza, si dirige verso la porta e la sbatte violentemente quando esce dalla stanza.
-David!- urlo quando è lontano.
AH!
Sbatto i pugni sulla porta, e poi mi ci metto contro, scivolando fino a terra.
Mi fa uscire pazza questo ragazzo.
Do un calcio al letto, e sento qualcosa che mi respinge, facendomi zoppiacre tenendo il piede tra le mani.
-Ma cos?!- sbraito mentre con un "ah" o "oh" saltello sul posto.
Dopo essermi ripresa, mi metto a pancia in giù per terra e mi allungo per prendere quella cosa "strana".
La afferro, ha le dimensioni di una scatola.
Strisciando, ritorno alla luce e tengo quella che sembrerebbe una scatola da regalo, ma fatta in legno.
Ecco, cosa avevo sentito.
Il legno.
La apro lentamente, e serro gli occhi, aspettandomi un mostro che usciva da là dentro...o qualcos altro che non esiste.
Ma quando li apro, vedo solo tanti fogli.
Cosa sono?
Ma uno in particolare lo afferro e lo schiudo, trovandoci un biglietto bianco e ordinato, e delle parole che posso vedere solamente posizionandolo sotto alla lampada.
E impiego minimo mezz'ora solo per leggero, quando il coprifuoco scade.
-A letto cara....ma cosa stai facendo?
-Niente, è un foglietto che mia mamma mi ha lasciato tanto tempo fa.
-Oh, daccordo, va a dormire presto!
-Sììì, notte Effie.
-Notte cara.
Dovevo dirle "Addio Effie", non "Notte Effie".
Sospiro, e scuoto il capo per non pensarci più, e ritorno a leggere il bigliettino misterioso.

"Ciao piccola.
Sai chi sono, o te lo devo scrivere?Naah.
Comunque...è arrivato il momento eh?
Domani, un bagno di sangue, coltelli sporchi.
Ti va di partecipare?Certo che sì.
Ho bisogno di parlarti.
Adesso, in questo momento.
Ti aspetto in terrazzo.
Non sono David nè Matt, ma faccio parte del 12.
Presto, vieni.
Anonimo"


Assolutamente geniale.
Proprio il momento dell'intervista, fruga nella mia stanza e mi lascia un bigliettino in una scatola di cui non ci ho guardato niente ancora.
Ma questo mi spinge ad andare prima in terrazzo.
Domani sarò nell'Arena lo stesso.
Non morirò oggi, ma domani.
Non cambia nulla.
Apro la porta e di nascosto dopo aver preso una pistola in caso di emergenza e corro silenziosamente verso le scale, che salgo immediatamente.
Ho paura, quando cammino verso il nulla.
La luna illumina qualcosa, ma non rende la mia vista migliore, perciò cerco di far di meglio.
Di avere occhi di gatti.
Che guardano ombre, cose che le persone non potrebbero mai guardare nell'oscurità più tenebrosa.

Un passo falso, fai scattare tutto.
Le luci si accendono all'improvviso e io scatto a girarmi con una pistola in mano.
Non posso crederci per un momento.
La pistola cade tra le mie mani, e si schianta contro il pavimento mentre io porto le mani alla bocca piangendo di...
Felicità.
-Zio, Zio Haymitch!- urlo di gioia, gli salto addosso, lui ride e mi stringe forte per non farmi cadere.
-Cosa ci fai tu qui?
-Sono scappato.
-COME?
-Sì, scappato, sapevo del nascondiglio.- indica la botola a terra.- Ma non l'ho detto a nessuno, e sono venuto da lì.
-Tu sei pazzo, zio, completamente!- rido prendendogli il viso tra le mani.
-Non dire a nessuno che sono qui.
-Daccordo, scusa...
-Dimmi.
-Ma cosa sei venuto a fare qui?
-A darti qualche consiglio, e per farti stare lontana da Matt: metterà solo bastoni tra le ruote del tuo carro.
-Mhh e perchè?
-Perchè tutti vogliono che tu stia accanto a David, e non Matt.
Come non dargli torto.
Tutti hanno ragione apparte me.
Annuisco, mi lascia un ultimo bacio sulla fronte e mi lascia sola lì, dicendomi ancora la stessa fatidica frase, che io avervo forse previsto qualche secondo prima di lui.
-Ricorda chi è il vero nemico Prim!
Uno sparo.
Mio zio scappa per fortuna, ma io vengo intravista e corro.
Veloce, ma silenziosa.
La mia corsa è instintiva verso la mia camera, prima che possa fare qualcos altro come dissetarmi o magari riprendere fiato.
Ma no.
Faccio di testa mia, mi chiudo in camera e cerco di riprendermi.
Cos'altro c'è nella scatola?
Non l'ho chiesto più a zio Haymitch, così decido di darci un'occhiata.
Tutti i foglietti contengono una parola.
Snow, cercarti, sta, uccidilo, testa, vuole, muoia, tua, Haymitch.
Li ricollego come mi pare, e compongo la fare.
"Snow sta provando a cercarti, vuole che tu muoia. Uccidilo, non fare di testa tua. Da tuo zio Haymitch".
Ho fatto bene?Credo di si.
Ho ricollegato per bene?Era un solo modo per formare queste parole collegate, come pezzi di un puzzle.
Mi convico: è così.
Rimetto tutto nella scatola, e con un calcio la rimando sotto al letto.
E' stata un lunga serata: è meglio dormire 7-8 ore piene.
Mi manca il mio letto.

************
Jay posa le sue mani sul mio petto, solo per sistemarmi la tuta.
Io resto impassibile.
Non mi vergogno affatto, Papà lo fa sempre.
Mi ci sono abituata facilmente, a Jay.
-Va bene?- domanda, un po' dispiaciuto dal fatto che io sia piccola e vado in un'Arena super specializzata.
-Sì, grazie ancora Jay, sei stato un ottimo stilista.
-So che ti manca Lady, io voglio cercare di essere importante come lei lo era per te.
-Vorrei, ma questo non è il momento, morirò tra meno di 5 minuti.
-Non dirlo neanche.
-Ma se è...
-Senti Prim, mi hanno detto che sei fantastica nell'arco, e ti ho visto anche.
So che tu farai del tuo meglio per tornare a casa: pensa ai tuoi!
Poche parole che fanno molto effetto.
-Hai ragione, cercherò di tornare, grazie Jay, sei il migliore.- gli stringo il collo l'ultima volta, mentre lui posa le sue mani lungo i miei fianchi.
-Brava, pensa al lato positivo!
-E' ora di andare.- Un pacificatore irrompe nella stanza, e da alcune pacche a Jay per dirgli che è meglio andare.
-No, no nooo!!- urlo in preda al panico.-JAYYYYY!!
-Buona fortuna.
-Jayy nooo!!- urlo ancora, finchè non mi sbattono dentro al cilindro in vetro.
Che botta.
Massaggio la parte dolente e mi rimetto in piedi, anche se è difficile perchè mi poggio alla parete circolare.
Quando sono diritta sbatto i pugni contro il vetro.
"10 secondi al lancio"urla la voce metallica.
-Aiutooooo!!Aiutoooooo!!
Il cilindro si alza, e io sono costretta a fare altrettanto.
Ho le lacrime agli occhi, la mia rabbia è diventata tristezza.
Cerco di respirare profondamente, finchè la luce del sole non mi acceca completamente, rischierò di diventare cieca.
Come non detto:acqua.
Davanti a me c'è una distesa d'acqua, il che mi ricorda gli 86° Hunger Games e quelli degli 75°.
Ognuno è sul proprio cilindro, e io mi sto trattenendo da non urlare e piangere.
E' scaduto il tempo.
Si parte.
-Prim!!- c'è un urlo.
Cosa?!
-Oh!
Qualcuno mi spinge da dietro, non un tributo, come se qualcuno di invisibile mi avrebbe spinto verso la morte.
Finisco in acqua, e cerco di nuotare, senza riuscirci.
Passa qualche minuto, quando ne vedo uno che cerca di uccidermi.
Non ha armi, è spoglio di armi.
Mi inchioda al cilindro, e cerca di colpirmi quando io stessa mi aggrappo al sul bordo e gli sferro un calcio in faccia, che lo fa sanguinare di brutto dalla bocca.
Fa come per nascondersi sott'acqua, e mi afferra i piedi per mandarmici giù, accanto a lui.
E' un maschio, le femmine sono tutte attratte dalle armi.
Pugni e pugni ci mandiamo a vicenda, quando ne ho abbastanza.
Lego le gambe alla sua vita, lo metto di spalle al cilindro e sferro pugni a più non posso, anche se tra poco perderò i sensi.
Lui muore sotto ai miei colpi, e stupita, dimentico il fatto che sono in acqua:ma qualcuno mi afferra, e mi aiuta a tornare a galla.
Non lo riconosco.
Metto a fuoco la vista e noto che Louis mi tiene stretta al suo petto, portandomi verso la riva.
Ah, già :DISTRETTO 4.
Stringo le braccia attorno al suo collo, e inizio a tossire l'acqua che ho bevuto quando stavo lottando con un tributo, non so di quale distretto...lo vedrò stasera.
Mi posa dolcemente sulla sabbia umida, mentre cerco di riprendermi a poco a poco dalle emozioni che si riuniscono in me in un mal di pancia che mi fa piegare in due, ma non ci vuole tanto per farmelo passare.
Proprio Louis stesso mi aiuta a rimettermi in piedi e David mi passa un arco e una faretra, che metto velocemente in spalla.
-Tutto bene?- chiede Matt.
-Sì, sto bene...La Wright?
-E' con i favoriti...vuole fa- COLPO DI CANNONE.
Stanno venendo.
-Presto, via via!- esclamo.
-Giù ragazzi!!- urla Louis.
David e Matt mi spingono a terra, e loro si mettono sulle ginocchia mentre Louis uccide un favorito del 5.
Poco dopo, iniziamo a correre fra gli alberi, lasciandoci alle spalle la Cornucopia.
Ma, quando ci sentiamo più lontani possibili, rallentiamo il passo per avere più forze per la notte, nel caso ci vengano a trovare i tributi sopravvissuti al bagno di sangue.
Ci fermiamo tutti davanti ad un masso gigante, che si trova davanti ad un lago bellissimo.
Tutti e 4  (non so perchè mi ritrovo insieme alla combriccola dei maschi!) ci laviamo il viso velocemente e ci rimettiamo in cammino.
-Louis!- urla una ragazza.
-Eleanor!- lui ne è attratto, tanto che corre verso di lei.
Le regala un dolce bacio sulle labbra, e le prende la mano.
-Prim, Matt, David...lei è Eleanor.
-Piacere.
-Alleata?- chiedo sorridente.
-Forse, che ne dite?
-Per me è sì.- diciamo all'unisono noi, del 12.
-Perfetto, vieni.- Louis la accoglie sorridente.
Bene, una ragazza insieme a me.
Sembra avere l'età di 18, ma ne ha solamente 16, e sembra molto carina.
I ragazzi armati ci superano, mentre io e El (anche noi armate) parliamo del più e del meno.
All'improvviso, un'ombra è dietro di me.
El scappa, mentre io rimango immobile.
Afferro un ramo li vicino, e quando sento i suoi passi, la colpisco come se fosse una pallina da baseball, che io devo prendere con la mazza.
Un colpo allo stomaco,  uno alla schiena e via.
Si ritrova a terra dolorante, la ragazza dell'1.
Lascio cadere il ramo pieno di sangue a terra, e lascio che ella muoia in fretta.
Ma non lo fa, rimane 3-4 minuti a gemere, così mi ritrovo a piantarle una freccia dietro alla schiena, che la fa fermare di botto, mentre uno sparo di cannone riempie le orecchie di tutti.
Ho ucciso due tributi, devo sentirmi un'assassina o....una che vuole tornare esplicitamente a casa?!




 

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedici. ***


Capitolo Sedici.


Con qualche calcio, la ragazza dell'1 si ritrova a galleggiare in acqua, morta.
-Andiamo.- El mi fa notare che è meglio accamparsi.
Ma dove?Se in ogni posto si cela la mia più grande paura?
-Quanti sono morti?- domanda Mat, tagliando alcune erbacce che ostacolano il passaggio.
2 ne ho uccisi io, uno l'ho sentito alla cornucopia:3....e 7 adesso.
-Ne sono morti 12, quindi siamo in 36....secondo voi dureranno ancora?- il mio pensiero incupisce tutti.
Non si può.
-Non pensiamoci più, andiamo.- sono sempre io a parlare, spingendo i 4 a seguirmi.
Passiamo una bella mezz'oretta per cercare il punto giusto dove dormire, ma ci arrendiamo sedendoci sotto un albero dalle dimensioni di una gamba di un gigante.
La notte è appena scesa, i Strateghi vogliono guerra, e guerra sia.
Eleanor, frugando nello zainetto, caccia fuori un po' di carne essiccata, e la dividiamo in 5 parti.
-Grazie.- Matt sorride, mentre affamato divora il tutto in un secondo.
-Di nulla,Prim?- mi chiama El.
-Mh..?- mugugno, mentre con il dito sfioro tutta la lunghezza dell'arco.
-Sai cacciare?
-Sì, me la cavo...perchè?
-Perchè tutto quello che c'era nello zainetto aperta per colpa della mia corsa...certamente il cibo è caduto:non c'è nulla.- dice infine, un po' preoccupata.
Ma non deve.
Io so cavarmela, anche da sola.
-Allora vado a cacciare, torno fra 10 minuti.
-E l'acqua?- chiede Louis.
-Ho la borraccia io Lou.- risponde la ragazza affianco a lei.
-Okey, devo seguirti?- chiede Matt, premuroso com'è!
-No, tranquillo Matt, non serve affatto...sai come sono fatta: restate qui, io vado.
Prendo la faretra e l'arco lasciati a terra, e lì David mi prende per il polso.
-Sta attenta.
-Lo so.
Scosto il mio polso dalla sua stretta e  parte indifesa ma armata.
Carica e coraggiosa, PRONTA A TUTTO.
Incocco già la freccia, nel caso mi capitasse qualcosa adesso la prenderei al volo l'occasione.
Ecco una bella preda.
-Scoiattolino...vieni dalla mamma- sussurro, serrando un occhio per centrarlo.
Un verso di un animale sconosciuto arriva fino alle mie orecchie, e me le tappo perchè è un trillo fastidioso.
-Arpia...- sussurro sbalordita.
E' scoccata la mezzanotte da qualche minuto, e credo che il stratega di cui non so il nome, voglia prendere un po' dai 75esimi Hunger Games.
Oh mio...
Ringhia, anzi, grida il suo trillo verso di me, e con le sue grandi ali vola nella mia direzione.
-Prim!
Caccio un urlo, prima di perdere l'equilibrio e cadere in un buco piuttosto profondo, ma mi tengo ad un ramo conficcato nella terra.
-David...David aiuto!
Le sue mani stringono la mia, che sta quasi per cedere.
Mi solleva per qualche centimetro, e credo che questa sarà l'ultima volta che cadrò in un buco.
-Tutto apposto?
-Mhmh.- annuisco con un mugugno.
Mi rialzo in fretta, senza il suo aiuto e recupero l'arco che mi è caduto quando potevo anche dire addio alla mia vita (cadendo in un oblio profondo, da cui certamente non potevo uscirne più!).
-Sicura?Traballi...
-No è solo confusione, tranquillo.
Seconda paura: Confusione.
Terza paura: Arpie. (da quando le hanno create nei 81esimi Hunger Games...ho paura.)
Ma non capisce affatto: prende il mio braccio e lo mette attorno al collo, e mi aiuta ad arrivare nel "nostro" attuale accampamento.
-Finalmente, dov'eri?!
-Scusa Louis.
David però mi resta accanto.
Mi fa accucciare a terra, mentre si siede al tronco accarezzandomi i capelli mori che mi coprono il viso.
Sono talmente stanca...che....svengo.
*****************
Il giorno dopo....

Il sole illumina la giornata.
Mi sento felice per un momento, finchè non mi ricordo dove sono.
"Dove la felicità non è permessa!".
Muovo i piedi un po' per risvegliarli, poi mi alzo dolorante.
-David...David....- lo chiamo sottovoce.
-Mhh?
Solo lui si sente.
E' avvolto da un manto d'erba, che manco lui sapeva che esistesse.
Si mette seduto sul suolo e sorride.
-Giorno.- dico sorridendo.
-Giorno Primula.
-Faccio il turno di guardia, scusa per averti svegliato.- gli lascio un bacio sulla fronte e mi riempio d'armi, mentre lui si alza, sedendosi accanto a me.
-Se devo dormire, voglio dormire sulla tua spalla.
-Come vuoi...- rispondo.
Poggia la sua testa sulla mia spalla, chiude occhio e inizia a russare come un maiale.
Ma mai peggio di Louis, che è molto rumoroso.
Infatti, si addormenta, e io perdo tempo a sorvegliare il campo.
Un venticello mi muove i capelli, che coprono la mia vista; mi giro verso la direzione da cui proviene, e noto il grande tornado che mi si presenta davanti.
Più si avvicina, più spari di cannone ci sono.
11,12,13,14,15,16.
Secidi tributi morti, per ora.
Da ieri a oggi 16.
-Sveglia!SVEGLIATEVI!
Il primo a svegliarsi è David perchè mi alzo, il secondo Louis che sobbalza prendendo El per mano e spingendo Matt ancora assonnato nella direzione ancora libera.
-David, sbrigati.- urla Louis.
David è quello messo peggio.
8 ore senza dormire.
Copio il suo stesso movimento:afferro il suo braccio e lo faccio strisciare finchè non si riprende verso non so dove, ma conta che non veniamo spazzati via dal tornado gigante che si è formato.
Ma il mio errore è stato avvicinarmici.
-Prim!- urlano i 4 in coro, prima che tutti noi veniamo sperduti in quella tromba d'aria, che spazza chiunque (se non sono morti) in ogni parte dell'Arena.
Mi risucchia in fretta, e io urlo a squarciagola quando mi sento perdere la testa.
Il vento mi fa andare qua e là.
Cerco di aprire gli occhi, e vedo Louis che sta facendo la mia stessa fine.
Puff!
Questo è il rumore di quando entro di nuovo IN ACQUA.
Farmela pagare con l'Arpia non è abbastanza.
Vengo sparata di brutto dalla tromba e fortunatamente finisco in acqua invece che a riva.
Perchè?Addio me.
L'acqua salata mi circonda, mi fa diventare più pesante di quanto pensassi, come se avessi dei blocchi di cemento al posto dei piedi.
Riesco a muoverli almeno, e cerco di nuotare come fa Matt per arrivare in superficie.
Ce la devo fare.
Se no sono fottutamente fottuta.
Intravedo un sasso, poi guardo la superficie.
Non è poi così lontana, spero forse sarebbe più opportuno CREDO.
Mi ci poggio su esso, mi piego e con tutte le forze mi spingo verso la luce.
IO DEVO VIVERE.
Ecco.
Sento che il tornado non c'è più.
Infatti il poco vento rimasto mi rinfresca, e mi fa anche rabbrividire.
L'arco è a galla, fortunatamente si tiene ancora così,più o meno.
Allungo la mano per prenderlo poi muovendo un po' i piedi e le mani mi faccio coraggio ad arrivare alla riva, che da ai boschi.
Finalmente, sono salva.
Ho sconfitto la mia più grande paura.
Corro, ancora bagnata, verso l'interno bosco a cercare i restanti.
Ci sono stati alcuni spari, ma non li ho contati per bene.
Vedrò stasera.
A proposito, la sera scorsa non ho visto i tributi morti.
Vedrò come rimediare, e chiederò a El chi fossero.
Se la trovo, ovviamente.
Una goccia.
Due gocce.
Sangue, mi bagna ogni secondo.
Non è pioggia di sangue.
Alzo il viso, allontanandomi dal posto per non esserne accecata.
-Matt!- urlo.
Mi arrampico  lungo il tronco, finchè non lo raggiungo su uno di quei alti rami.
E' stremato, sputa sangue a più non posso, e sta a testa in giù come se fosse un pipistrello.
-Matt, tutto bene?- chiedo dispiaciuta.
Dopo un po' smette di sputare sangue, si tiene stretto al ramo e alza il pollice come per dire "Sì".
Quando sono scesa dall'albero lui mi raggiunge, anche se a volte ha qualche svenimento e sono costretta a tenermelo in spalla o sulla schiena.
E' leggero come una piuma, e non è un problema tenerlo sulla schiena.
Infatti, proprio ora chiede se lo potessi portare io, e non rifiuto.
Anzi lo faccio salire sia per pietà e perchè sarà sempre il mio migliore amico.
-Dimmi quando sei stanca...non voglio affaticarti.
-Idiota, non sarò mai stanca...anche se i miei piedi mi fanno male.
-Rimettimi giù.
-No, la schiena ce l'ho e la uso per trasportarti.
-Mhmh....- mugugna.
-Hai visto i ragazzi?
-Louis l'ho visto andare verso est, la stessa cosa per Eleanor che lo ha seguito, anche se zoppicava mentre David verso nord.
-Capisco, forse è meglio se ti riposi.
Lui segue il mio consiglio, e si addormenta sulla mia spalla.
E' silenziosissimo.
Anche se gli da fastidio la faretra, non ne fa caso.
Il mio arco è ancora stretto in un pugno, e non intendo lasciarlo.
Sto andando verso est.
Non ce la faccio a tenerlo ancora sulla schiena.
Devo trovare Louis e Eleanor, poi David.
Anche se me ne pento, visto che vengo circondata da Arpie.
Che giornata.




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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassette. ***


Come avrete letto nell'introduzione, 
in questo capitolo, moriranno....
*TAN TAN TAAAAAN!!*
Lascio a voi lo stupore.
E' stato difficile scriverlo, e di certo il prossimo sarà il doppio.
Ci vorrà molto più tempo, quindi, questo vuol dire che per 
qualche settimana non continuerò...
Sapete, ultimo mese di scuola...mi devo impegnare tantissimo per passare o no?
Bien, mucho bien...credo (?)                                             
Vabbuo, passate subito a leggere il capitolo qui sotto. 

Byee Bye fanzini <3 lol. *-*

                                    Capitolo Diciassette (yep). ^_^


-Matt, scappa, scappa!- urlo in fretta.
Ora so che è in grado, almeno di correre.
Si riprende un po', dopo essersi riposato per circa 10 minuti di tragitto verso il nord.
-E tu?- urla preoccupato, mi guarda fisso negli occhi.
Sento la sua paura.
-Ti raggiungo, va via!
Annuisce, e spaventato corre via.
Sono una ragazza, circondata da più di 5 Arpie che fanno vento con le loro ali verso di me.
Le mie frecce volano, ogni dove.
Colpisco almeno 6 di esse, me ne rimangono 4.
Oh no...
Le mie 20 frecce dove sono?
Le avrò forse perse mentre venivo sputata dal tornado?Probabile.
Riprendo le sei che ho tirato, poco prima che i corpi delle Arpie sparissero come polvere in aria.
Ne scocco 4 alla velocità supersonica, e quando ho recuperato tutto, scappo nella direzione che Matt ha preso.
Sempre con una freccia in mano.
Dovevo trovarlo.
Dovevo correre.
Dovevo scappare via.
-Matt!Matt dove sei?!- l'ho perso.
Di nuovo.
David: nord.
El e Louis: est.
Matt: sud.

Dove andare?
Corro verso nord.
Sì, per me quello da seguire è David.
E so, che sto facendo la cosa giusta.
*******************
Ho corso miglia e miglia senza trovarlo, urlare so che non servirebbe a nulla.
All'improvviso, mentre guardo sia ai miei piedi sia sopra di me, inciampo.
Non so in che cosa, ma qualcosa di duro.
Una mano.
Spero sia David.
La fortuna è con me?
Ti prego, fa che sia lui!
No.
Ha i capelli neri come la pece, e per quello che ne so, dalla sua giacca si intravede il numero del suo distretto: 8.
-Ehi, piccola...- la scuoto un po', e noto che non si muove.
E'....morta?!
La prendo per le spalle, e poso il mio orecchio sul suo petto : il nulla.
E' morta....ne sono sicura.
Metto il suo corpo in bella vista, cossichè possano prenderla facilmente.
Non so neanche come si chiama, ma la ricordo.
E' un ricordo che solo ora mi viene in mente: si è offerta lei per essere scaraventata verso i boschi, mentre io sono finita in acqua.
Si è sacrificata per me...e io, non ho fatto in tempo a ricambiare.
Peso enorme per tutta la mia vita.
Odio essere debitrice.

Il cannone spara, e questo per me è un segnale per scappare.
Via Via Via.
Correndo, salto anche alberi che sono caduti per la tromba forte, e alcune volte mi ritrovo anche a terra con qualche livido in più: bello eh?
Mi rialzo dall'ennesima caduta e ricomincio la stessa routine finchè non vedo David che mezzo brillo è appoggiato al tronco di un pino sputando tanto di quel sangue che se continuerà così diventerà più stecchino di me...con i pochi chili che si porta dall'inizio degli Hunger Gamea.
-David!- urlo dalla felicità.
Lui gira il capo sorpreso, e lentamente mi raggiunge a braccia aperte dove io ci affondo completamente.
-Prim.- sussurra, lo sento sorridere.
Sta sorridendo, solo abbracciandomi.
Stringo le mani in pugni mentre mi tengo ancora stretta a lui.
-Hai visto El e Louis?- chiedo.
-No...
-Io ho trovato Matt, e l'ho perso di nuovo.
-Mh..ahahahaha, davvero?- ride.
Cosa c'è da ridere perdendo una persona dopo averla trovata?
In fondo in fondo, sembra davvero divertente come situazione.
Sbuffo allontanandomi da lui, ma non lascio che le nostre mani si separino di nuovo.
-Andiamo, dobbiamo cercare quei tre.- faccio con il capo la direzione del sud.
Annuisce, mi prende per mano e ricominciamo.
Di nuovo la stessa routine: correre per tutta l'arena.
Quando ci calmeremo un po'?
************
Camminare è difficile, se i piedi ti crollano.
Infatti, dopo un po' credo di cadere in un oblio senza fine.
Ma fortunatamente, David è lì con me.
Mi mette sulla sua schiena e mi trasporta finchè non si fa pomeriggio.
-Sono stanchissimo, ci fermiamo?- chiede esausto.
Posa prima a me a terra poi si siede lui.
-Hai ragione, scusami se ti ho appesantito.
-Mannò, non importa tranquilla.- affonda la mano nella terra e inizia a giocarci buttandola davanti a noi.
E finiamo per addormentarci in una cavità di un albero, di cui non ne sapevo un cavolo.
*************
Dopo qualche ora di riposo, scattiamo all'improvviso...all'unisono.
Solo quando il suol0 si scuote.
-Terremoto?- chiedo ancora assonnata, trattengo a malapena un piccolo sbadiglio.
Copro la bocca con la mano e mi stiracchio.
-F...forse.- balbetta David, e deglutisce pauroso.
Un'altra scossa.
Ne ho abbastanza.
-E' meglio se ci rifugiamo, potremmo anche...- cntinua, ma non perdo tempo.
Sono senza forze, ma ce la faccio ancora.
Andiamo via senza parlare, siamo troppo spaventati.
Purtroppo, i nostri piedi traballano, ma non ci arrendiamo.
Saltiamo qualche albero, e se ce la fa lui, mi tira fuori prendendomi le mani.
E' l'aiuto più bello che ho avuto in vita mia.
Mi ritrovo solamente in equilibrio su un tronco.
Cerco di non cadere, ma il mio istinto mi fa precipitare fra le sue braccia.
-Andiamo.- gli bacio la guancia, e continuo a correre davanti a me.
Passano alcuni minuti, quando vediamo El totalmente stanca, portandosi le sue provviste come se fossero blocchi di cemento.
-El!- urlo dalla gioia.
Ci viene incontro, e ci bacia le fronti abbracciandoci.
-Terremoto, andiamo alla Cornucopia!- consiglia lei sospirando per la corsa continua.
-Ma certamente ci saranno i Favoriti!- ringhia David.
-David...è l'unica opzione che abbiamo per non morire! Poi siamo armati: ti va di tornare a casa?- chiedo, porgendogli l'ascia che si trova nello zainetto di Eleanor.
La fissa per un momento, poi fissa noi due ragazze che cerchiamo di convincerlo con gli occhi.
Allunga la mano verso l'ascia, e l'afferra portandola alla spalla, come se fosse un cacciatore.
-Andiamo a combattere.- annuisce fissandoci.
El e David si avviano, ma io rimango indietro a pensare.
L...Louis? M-M-Matt?!
-ASPETTATE!- li fermo.
-Cosa?- domanda Eleanor stranita.
-Louis dov'è?
-E' con Matt.- risponde poco dopo.
-Dove..?
Due colpi di cannone.
Spalanco gli occhi, mentre El trattiene le lacrime abbassando il viso e gli urli tappandosi la bocca con la mano.
La rabbia mi divora e perdo la testa per qualche minuto.
Inizio a correre, scappare o come volete verso la Cornucopia, sorpassandoli...quasi facendoli cadere a terra.
Arrivata, scocco le mie 6 frecce contro alcuni Favoriti (tutti del Distretto 2, e due del quattro perchè Louis è...morto e El è con noi), e specialmente lascio il primo Favorito per me.
Edward, ti odio.
So il suo nome ma non l'ho mai visto.
David mi segue, e scaglia la sua enorme ascia verso il cuore di una delle due ragazze del primo.
Ma non credo la vincitrice, perchè quella si sta buttando sopra di Eleanor.
E' sopra di lei e la vuole uccidere facendola soffrire, ma velocemente, prima che uno dei Favoriti mi prendesse, prendo una delle mie frecce dal torace della ragazza del 2 e la punto verso la schiena della ragazza del 1, che centro in pieno.
Dovrebbe essere più attenta in una prossima vita.
Eccolo, il tributo del primo mi si butta addosso, mi prende e per un attimo mi sento...bagnata da non so cosa.
In acqua.
Ritorno a galla, e lo vedo mentre mi si avvicina.
-Aiuto, David!!
Eleanor sta combattendo con il vincitore maschile dell'uno, che la sta tenendo bloccata a terra, sfiorandole la pelle pallida con il coltello affilatissimo.
So che fare.
Come ho fatto agli inizi, lo faccio ora.
Allaccio le mie gambe alla vita di Edward e faccio per mandarlo sott'acqua con il mio peso, anche se sembro uno stecchino invece di un pollo.
-Non dovevi, sei un bastardo!- urlo anche se non escono parole, ma solo bolle dalle mie labbra.
Prendo il coltello, e lo punto al suo cuore.
Mi blocca il polso vincente, ed è un capolino.
Facciamo per girare sullo stesso posto, ma  non mi arrendo.
Stiamo affondando, così mi faccio coraggio.
Inizio più e più volte a perforargli i polmoni e a uccidergli il cuore con il mio coltello.
Il sangue invade l'acqua, e sono quasi accecata, chiudendo gli occhi in due fessure.
Perciò non so cosa colpisco nè come lo colpisco.
Ma le mie orecchie sentono ancora, sentono ancora i spari del cannone.
E quando è il suo, le mie gambe non gli stringono la vita, lo lascio andare al mare.
Anche se affonda, lo prenderanno lo stesso.
Ho vendicato Matt.
Esco da un'enorme pozza di sangue tutta rossa.
Chi altro?
Non importa, ucciderò tutti.
Per il bene di Louis e Matt.
Mi sento uno schifo.
Odio quando la rabbia diventa tristezza.
La rabbia diventa lacrime, lacrime che scendono lungo il mio viso.
-Ohw!Aiuto, Daviddd!!! Priiim!!- urla El.
*Tum*.
Colpo di cannone.
El cade a terra, squarciata (il braccio è letteralmente...aperto).
Il tributo maschile  (di cui stranamente non ne so il nome) si alza sorridente.
-Siete i prossimi?
-No, questo dobbiamo chiederlo a te, sei il prossimo?- David non perde tempo, lancia solo l'ascia e finisce così la piccolissima conversazione tra noi tre.
*Tum*
Cominciamo gli Hunger Games.
Gli Hunger Games è vendicare, non uccidersi.
Ed è questo che dobbiamo fare io e David.
Vendicare i nostri tre amici.
Cuori spezzati, lacrime che scendono.
Questi sono gli Hunger Games.
Amicizia e amore: cosa prendere e cosa lasciare.
Ho preso l'amore, mi hanno ripagato con l'amicizia.
Ora inizia la rivoluzione.
In questo istante.
Prima che possa di nuovo fuggire, volto il capo verso il cielo e grido:
" TI UCCIDERO' SNOW! TI AMMAZZERO' FINCHE' NON NE VORRAI PIU', FINCHE' NON NE AVRAI ABBASTANZA! FOTTUTO BASTARDO, MI HAI STRAPPATO LA MIA SECONDA FAMIGLIA, STANNE CERTO CHE IO USCIRO' DA QUI' E TI VERRO' A PRENDERE, IN UN MODO O NELL'ALTRO!!!".
Questa è la nuova me.
Accettatemi.
David mi accarezza la schiena, come per dirmi "Guardami, sto male anch'io".
Infatti sta piangendo, a dirotto ma in silenzio.
-Dav, usciremo da qui, te lo prometto.
Ora non devo salvare solo me.
Ma anche lui.
Perchè se non era per lui, ora non sarei neanche qui.
Gli afferro il viso e lo bacio, dolcemente.
Non aiuterà a rialzargli il morale, ma è una cosa che serve anche per me.
Voglio sentire il suo calore, voglio sentire che c'è.
Do alcuni pugni al suo petto per la rabbia che mi invade, poi lo stringo a me leggermente mentre alcuni miei singhiozzi uniti ai suoi riempiono il silenzio che stava accogliendo quella enorme piscina circolare dell'arena: il mare.
Non ho bisogno di nessuno.
Solo di lui.
Le sue nocche mi accarezzano dolcemente la schiena, confortandomi.
Mette un braccio sotto le mie ginocchia, stringe l'altro la mia schiena, e mi tiene sospesa in aria mentre ci rintaniamo di nuovo nei boschi.
Senza loro.
Ho paura.
Paura di continuare a vivere.
Ma so che c'è lui.
E ci sarà sempre, per me.
Di questo, ne sono certamente sicura.
"Dormi piccola, è stata una lunga giornata".

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciotto. ***


Capitolo Diciotto.


Non è più lo stesso.
Senza loro, è più...vuoto.
Sospiro, lasciando dietro di me la povera El che guarda con occhi spalancati la grande distesa di acqua. Senza vita.
Davanti a noi, scende il sole, dando quel senso di caldo che mai ho sentito.
Non so, ogni volta che vedo l'orizzonte, mi sento sicura di me.
Dall'inizio fino ad oggi sono morti solo 30 tributi (alcuni non ne ho contati), ce ne aspettano altri  lì fuori.
E non vedo l'ora di tornare a casa.
Con, o senza David.
Ma avrei preferito con David.
Non me ne vado senza lui, anche se vorrei per davvero tornare a casa.
Nota che sono ferma, e attira la mia attenzione indicando la via davanti a me.
-Sì, lasciami...solo...un po' di tempo.- do parole spezzate, ma lui capisce annuendo e prosegue lentamente.
Aspettandomi sempre e comunque.
-Chissà, come sono morti Louis e Matt...cosa sarà successo?- chiedo perplessa.
-Non ne ho idea, ma è strano.
-Cosa?
-Le arpie, sono capitate sempre alla stessa ora, però di sera.
-Quindi tu dici che a mezzanotte, quando io sono stata accolta dalle Arpie...loro sono morti....- con un occhio strizzato (mio modo, quando devo ricordarmi qualcosa) con il dito collego qualcosa di immaginario.
Arpie =mezzogiorno= ora di morte di Matt e Louis.
Non ci credo.

-Per lo stesso motivo.-finisce  la mia frase rimasta in sospeso.
-Le arpie, hanno ucciso Matt e Louis?
-Può darsi.- risponde alzando le spalle.
-Tu credi? 
-Sì.
-In fondo, ha un senso logico. 
-Appunto, ma è meglio se proseguiamo. 
-Mhh..non riesco ancora a digerire che ho ucciso...7 tributi.
-Io uno.
-Davvero?- chiedo stranita.
-Sì.- dice sorridendo.
-Wow.
-Ah, non mi fai sentire affatto uno forte, in fondo ricorda che ho ucciso un favorito.
-Non importa, basta solo che diminuiranno.
-Condoglianze, Prim...mi dispiace per Matt. 
-Nah, non importa.- con il dorso raccolgo una lacrima, ma ne scendono altre...e non posso asciugarle.
Infatti, ci pensa David.
Mi afferra il viso, e con il pollice fa come per schiacciare quelle lacrime amare che scendono veloci lungo le mie guance.
-Perchè piangi?Io so che sei forte...devi esserlo per loro.Loro voglio che tu sia felice perchè sei ancora viva....hai ucciso 7 tributi!!
-Non è divertente Frost.- faccio un sorrisino forzato e arrabbiato.
-No, non lo è, ma dico....ti rendi conto del coraggio che tieni?Hai tanto di quel coraggio che io so che hai una forza tale quando quella di Snow, puoi portare questa rivoluzione ovunque...se hai il coraggio e la forza per farlo.- mi conforta abbracciandomi.
Non me lo aspettavo, davvero.
Poggio il suo capo per mio istinto, e ci stacchiamo solo perchè non vogliamo davvero perdere tempo.
Abbiamo fame.
E tanta.
***
Ci sediamo sulle radici di un bellissimo salice.
Non ne ero a conoscenza, fino a qualche minuto fa.
Non l'ho mai visto.
I rami flessibili e verdi la fanno sembrare come tana.
David dice che è stato "sputato" dal tornado proprio davanti a quest'albero.
E' stata una fortuna.
Tocco quei rami cadenti con un dito, e faccio tutta la circonferenza dell'albero.
-Hai finito di guardarlo?-sbuffa annoiato il moro.
-Scusa.- con un movimento fluido delle mani, sposto i capelli in un'unica spalla 'la destra',-mi mancano gli elastici.- affermo facendo un sospiro.
-Fa un caldo tremendo, oh.- si lamenta David.
-L'ultima volta che lo hai detto abbiamo corso 1 km per un muro di fuoco...non farmi correre se no vedi che fine fai.
-Uhh, la bambina è cattiva.- ride inclinando il capo all'indietro.
-Smettila di sfottermi, e pensiamo ad un modo.
-Di fare cosa?- chiede stranito.
-Di tornare a casa, deficiente.- dico roteando gli occhi.
-Calmina.
-Mhmh...-mugugno, poggiandomi al tronco dove David è seduto.
-Cosa succede adesso?
-Che vuoi?
-Ti arrabbi subito, ma stai bene tu? 
-Sì, ho dei sbalzi d'umore, ti interessano?- salgo di un ramo, ora adesso lui è sotto di me.
Alza il capo e annuisce: -Sì, mi interessano-.
-Ah maddai!Solo ora?
-Non sapevo manco se ce li avessi.
-Pft, ma per favore... 
-Non ti sopporto quando fai così sai?- inizia a blaterare.
Io lo interpreto con la bocca, e con la mano che assomiglia ad una papera che parla.
Bla bla bla bla.
Ah no, qua qua qua.

-Hai finito di fare la papera?- chiede serio.
-No.
-Bene...molto bene.- sussurra tra sè e sè.
-Ti ho sentito.
-Dovevi sentirmi.
-Non mi comandi, Frost, ok?
-SMETTIAMOLA...ok?- imita il mio "ok".
Copione.

-Okey....perfettino.
-Come non detto.
-Gne gne.
-Sei una bambina mocciosa.
-Tu un bambino troppo bambino.
-Bambino troppo bambino?!Ma tu sei fusa?
-Forse, ma tu più di me.- faccio un salto dal ramo, e finisco di ginocchia contro il suolo, il che mi fa fare una capriola in avanti.
-Brava, la sua prima capriola.
-Senti....- dico prendendomi l'arco e frecce.-Io vado per la mia strada, tu la tua...se finiamo per litigare, di certo solo uno ne uscirà vivo, e io so chi. - faccio con voce ovvia.
-E quindi?- chiede con quel sorriso malizioso e le spalle possenti.
Riesco a vedere perfettamente i suoi addominali per colpa del sudore.
-E quindi...la fortuna possa essere a tuo favore Frost.
-Ora dove vai?
-Imboccherò la mia strada, e io già so cosa fare.- prendo una delle poche frecce rimaste, e la incocco all'arco, poi lo alzo per fargli notare cosa stavo realmente intendendo.
-Ohw....
-Addio Frost.
-Addio Primula.- sussurra alzandosi.
Quando sento quel nome, mi si scalda il cuore.
Sono veramente fusa. Mi sono innamorata di lui.
Era un idillio, cosa sto facendo? 

Poggio una mano sul cuore e lo sento battere forte...non capacito ancora il fatto che poco fa stavamo litigando...e adesso mi batte forte il cuore.
Lo raggiungo solo per lasciargli un bacio sulle labbra
Soffice e caldo, che dura poco più di 5 secondi, perchè lui resiste.
-Ci rincontreremo...tornerò da te, scusa...sono pazza ma io so che ritornerò.- gli dico soffiando sulle sue labbra.
-Ti capisco.- sorride fissandomi, si scuote solo per un brivido e annuisce con il capo.
Che bel sorriso.
Mi mancherà.
E i suoi occhi....
Marroni scuri (quasi neri) con quelle sfumature rosse bellissime e uniche.
Unisco le nostre fronti, e scendo la grande distesa che si espande davanti a quel salice.
I miei piedi li uso come se scivolassi su uno scivolo come quello con cui giocavo dietro casa mia da bambina.
Alzo la mano come cenno di saluto, e lui lo ricambia.
Poi, scompaio improvvisamente tra i boschi.
Dopo un po', una folata di vento si scaglia su di me impedendomi sia di camminare sia di vedere per bene.
Copro gli occhi con un braccio, così da vederci meglio ma non funziona.
Che bufera.
Ma ciò che non ho capito...è perchè si sta scagliando solo su di me?
Cado a terra, stremata e molto congelata.
"Ricordati, chi è il vero nemico".
Me lo sono sempre ripetuta, in mente, durante gli Hunger Games.
Ma la mia idea non è cambiata:Snow vuole uccidermi.
Cosa devo fare?
Combattere....lasciare, vincere?!
Non so neanche, come posso vincere.
Come posso combattere, e come posso lasciare la mia partita, dandogli la vittoria.
NO!
Non avrà la vittoria!

-Snow!Se stai cercando me, uccidimi...io non ho paura!- urlo.
-Sono contento, Prim, che tu non abbia paura.- la sua voce risuona solo nelle mie orecchie, come un rimbombo continuo, e con sottofondo, anche il suo eco.
-Ah, ma non prendermi in giro, l'unico sorriso che ho visto sul tuo viso è quando sono stata scelta di nuovo per gli Hunger Games.
-Lei crede?
-Sì, io credo che sia così.Ribatte?
-No....in fondo, è vero.
-Pft, io non mento.
-Certo, lei non mente?
-Non mento.- rispondo ad alta volte.
Un fitta allo stomaco mi respinge a terra, più dolorante di prima.
-Ow...- un gemito di dolore esce dalle mie labbra, mentre mi piego in due sul quel manto d'erba fresca, con qualche goccia di rugiada.
Mi è sempre piaciuta la rugiada.
Bagna sempre i miei fiori nel retro di casa.
Il localizzatore fa si che il mio braccio bruci, che male..devo resistere.
-Finiscila Snow!
-Dovrei sentire una tredicenne, io??Il presidente di Capitol City? 
-Sì, sono la figlia di due vincitori, se te lo ricordo...
-Defunti...credo.
-CHE HAI DETTO?!- urlo dalla rabbia.
Qualche uccello smette di cantare, il rumore delle ali delle ghiandaie non esistono più.
-Defunti...perchè non è così?- si sente la sua risata.
Quanto lo schifo.
-I miei....li hai UCCISI?
-Ops, scusami.
No...non ancora.
-E Rye?
-Oh cucciolo, si è addormentato per sempre insieme ai tuoi,  ieri è stato il funerale...tua madre mi ha detto che dovevo darti questo, prima di morire. - dal cielo si apre un enorme buco da dove ne esce davanti ai miei occhi un medaglione.
Quello di papà!!
Corro, e mi slancio per prenderlo con un salto alto più un metro, perchè finisco per cadere in un'altra discesa.
Come se fosse una scala.
Sono scesa prima da una discesa, e poi un'altra...è normale?
Apro il medaglione, e trovo la foto di Rye, mamma e papà.
E dietro al medaglione , un piccolo foglietto che io sfilo dolcemente dal nastro adesivo usato.
Poso il medaglione sulle gambe piene di lividi tanto che urlo dal dolore, quando lo appoggio e apro il fogliettino.
-
"Tesoro, è giunta la fine.
Snow vuole ucciderci.
Non è stata colpa tua amore, l'importante è che stai bene.
Io potrò tornare con mio padre e mia sorella Prim, ovvero la zia.
Posso giocare con Rue, posso rivedere Finnick.
Ma anche se sarò lassù, sappi che ti scatterò la foto più bella di tutte dal cielo.
Ti amo amore, Katniss...la mamma defunta. (Sono io, Snow, ti piace la fine :) ?)
-
Primula mia, ah...non so scrivere le lettere e lo sai.
No? :) <3
Non voglio lasciarti, piccola...hai solo 13 anni.
Volevi solo proteggerci, far sì che Rye tenesse i suoi genitori mentre la sorellona
era in un'arena a sacrificarsi per la propria famiglia...
Non posso ancora capacitare, che tra poco Snow ci sparerà contro.
Rye è accanto a me, piangente.
Anche la mamma piange.
Ma tu devi stare tranquilla...tu devi continuare a vivere.
Perchè io so...che lo farai.
Tu sei forte, bambina mia.
Sappi, che da lassù, ti amerò di più....capirò di quanto ho sbagliato a passare poco tempo con te.
Mi dispiace cucciola.
Ti amo, Peeta il papà defunto. (Sono ancora io, non la smetterò mai.)
-
Sorellona...
cosa succede?Mamma piange.
E io non voglio...
Papà mi sta aiutando a scrivere.
E' bravo, eh?

-Si è bravo piccino.-penso, asciugandomi una lacrima.
-
Comunque...non ho capito.
Papà non può svelarmi nulla.
Sono troppo piccolo, vero?
Io voglio diventare grande, abbracciarti, vivere insieme.
Voglio stare accanto alla mia sorellona per sempre.
Ma come farò?
Due omoni mi portano via.
Mi fanno male...tanto male.
Non voglio che lo facciano anche a te.
Voglio che tu...Prim, torni a casa.
Con me.
Ti prego....
Ho voglia di abbracciarti e non lasciarti più, ti amo di bene sorellona, Rye il fratello defunto. (Povero piccino, ti manca?Piangi, la rivoluzione non esiste più cara Mellark).
Scritto alle 8:17 di Martedì."

Martedì, oggi è Giovedì.
Allora aveva ragione Snow.
Sono morti due giorni fa.
Mi passo il dorso della mano sotto i miei occhi.
Piango a dirotto.
Cosa ho mai potuto fare per meritar tutto questo?
Hanno scoperto l'idillio con David?PAZIENZA, non esiste ora.
Sono cose che passano.
Ma è passato un anno, e se ne sente ancora parlare, sfortunatamente.... non hanno ancora capito che io lo amo per davvero.
Stringo in un pugno la carta stropicciata.
Alzo lo sguardo al cielo sereno, e chiudo gli occhi in due fessure.
Non osi immaginare quanto colpi potrei darti Snow, per vederti morire sotto alle mani di una tredicenne!!

*il giorno seguente...*
Il giorno seguente, non è dei migliori.
I miei occhi lucidi e rossi non danno granchè alla vista.
Me li strofino ancora una volta, ma non funziona.
Arrivo davanti alla Cornucopia, e mi siedo in riva al mare, posando le armi accanto a me.
Intreccio le mie dita l'una all'altra.
Mi sento sola.
Sono sola.
Do un piccolo singhiozzo, ma non mi importa se sia stato forte o no.
Sento comunque un rumore alle mie spalle.
Con la poca forza in corpo, afferro l'arco e incocco la freccia come se fossi una principiante.
-Prim!- urla David.
Scocco la freccia, ma fortunatamente, va dritto nella cavità di un albero.
David se ne impossessa, e me la ridà quando si siede accanto a me sulla sabbia.
- I miei...- comincio.
-I tuoi cosa, Prim?- chiede fissando i miei occhi.
Azzurri e rossi.
Sfilo dalla giacca il medaglione, mentre sniffo con il naso.
-Embè?
-La lettera dentro...leggila.- gli indico la lettera.
La apre lentamente e inizia a leggere, quando si lascia cadere il foglio da mano e mi fissa incredulo.
-S...Sono m....morti?- balbetta.
Annuisco.
Mi tira a  sè e mi da un caloroso abbraccio.
Basta abbracciare, non ricambio più.
-Abbracciami, Prim.- ordina.
Chiudo solo gli occhi, mentre divento rossa in viso.
Non per l'imbarazzo.
Ma per il caldo che il suo corpo mi trasmette.
-Prim?
-David, voglio tornare a casa...adesso.-mi lamento nascondendo il viso sul suo petto muscoloso.
-Prim, ti porterò io.
-E come David?C-O-M-E?!
-Se sarai con me, non mi faranno mai del male.- ammette, mostrando un sorrisino che.....che lo rende unicamente unico.
Solo un angolo si alza, e il suo sorriso sembra più malizioso che carino.
Ecco perchè mi piace.
Perchè lui ci si è abituato ad un sorrisino così.
Anche se potrebbe portare un doppio senso, lui lo smaltisce, lasciandoci un segno dolce.
In quel sorriso dove solo un angolo si allunga sulla guancia, mentre l'altro rimane com'è.
E' unico.
Credo di aver visto un sorriso così.
Lo ha disegnato la mia amica Desirè.
Un ragazzo talmente uguale a David che mi chiedo ancora se lui la conoscesse, e lei ne sarebbe innamorata.
Forse.
Credo in un "sì", ma bho.
Ha deciso di chiamarlo Jack, e casualmente, Jack Frost.
Spirito della neve.
Di sua invenzione, è un ragazzo totalmente uguale a David...ma gli occhi di David non sono azzurri...e i capelli mori rimarrano sempre mori.
Ma quello è un disegno, David è la realtà.
Il "FROST" insospettisce.
Decisamente.
E di brutto.
Scuoto la testa, e mi stacco dal torso di David, che rimane un po' allibito alla mia strana reazione.
-Sbalzo d'umore?- ha supposto.
Sì.
Annuisco pienamente, e lui lancia un "Ok capisco".
Solo un "ok".
-No, nessuno mi capisce.-aggiungo.
-Io sì.- dice.
Si alza pulendosi la tuta, e allunga una mano verso di me.
-Si può sapere dove stanno gli altri tributi? - non finisco la frase che qualche colpo di cannone spara.
34 morti, in tutto.
Non li ho contati, ma il numero dei tributi morti li conto ogni sera, così non perdo il conto...però, per adesso...non so semplicemente quanti ne sono morti in ogni giorno.
Ma, per concludere: 34 morti, 14 vivi.
Moriranno, moriranno.
Beh, almeno così...credo io...perchè adesso un vento gelido si abbatte su di noi, quando io e David notiamo che l'acqua è stranamente fredda....ci accorgiamo che tra poco saremo in un piccolo cubetto di
ghiaccio.

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannove. ***


 
Capitolo Diciannove

-Scappa!- David mi spinge verso il bosco.
Sono tranquilla.
"CERTO CERTO" 
"Zitta coscienza!"
"Sta zitta tu!"

Uhm, ora parlo anche da sola. Bene.
Prendo la sua mano, mentre lui tiene l'ascia in mano, nel caso esca un favorito o qualche tributo a sorpresa.
-Devi scappare.- mi ordina serio.
-Io non me ne vado senza te, David!- urlo zittendolo.
-Cosa?Non mentirmi.
-Ti amo e non te ne sei accorto, vieni con me, sai che non ti lascerei mai!- continuo trattenendolo.
Nei miei occhi c'è la delusione della prima relazione.
Io lo amo per davvero.
E lui dice che non è vero.
IO LO AMO, SNOW.
IO LO AMO, IO LO AMO, IO LO AMO.
IO LO AMO CAZZO, LO CAPISCI!?!

-Scappa Primula.- mi ricorda.
-Non senza te, io non scappo più, non sono una bambina. 
Incocco la prima freccia fissandolo seria.
Non riesco a concentrarmi se vedo quei occhi davvero unici.
Spalanca la bocca stranito e sbalordito contemporaneamente, e l'unica cosa che faccio non è baciarlo. 
E' sorpassarlo e mirare già il punto in cui il ghiaccio ha avuto inizio.
Il mare diventa come un parco in cui si pattina in inverno. E' strano.
La temperatura è scesa, e sento già le gambe e le braccia molli per il troppo freddo.
-Prim!!- urla David, guardandosi attorno.-Se vengono, non voglio che ti facciano del male.
Poggio un piede sullo strato di ghiaccio, e vedo che è sottilissima tanto che al tocco con la pianta del piede destro si rompe e affonda nel mare freddo.
Sono pronta.
-Primula!- urla ancora una volta.
Quando mi lascio andare, mi pianta qualcosa dietro alla schiena.
Un ago. Mi giro verso di lui, mentre ripone il sonnifero nello zaino. DELUSIONE, DELUSIONE.
Cado a terra e mi addormento.
Qualcuno mi aiuti, vi prego.
"Papà, mamma, Rye...vi amo."
Il mio ultimo pensiero, prima di chiudere occhio.

***

Rotolo sull'erba fredda.
Non ci vuole molto che io rinasca nuova dal sonnifero piantatomi dietro alla schiena.
Mi siedo sull'erba, non ricordo bene cosa mi era successo prima di addormentarmi.
Stringo le spalle, mi abbraccio da sola e mi rimetto in piedi tremolante.
-Da...David..- balbetto chiamandolo.
Ho poca voce, e l'unica parola normale che mi esce è "David".
-David?- ormai la voce balbettante la lascia alla voce decisa.
Mi incammino fra i boschi, e seguo le sue orme rimaste impresse sulla terra umida.
-Cosa ci fai qui?- mi chiede fissandomi.
Faccio un sorriso, e mi avvicino lentamente a lui, notando che sta facendo roteare delle bacche fra l'indice e il pollice per essere sicuro che siano innocue granzie alla sua memoria fotografica.
-Mi sono svegliata, e ho voluto raggiungerti:cosa fai?- chiedo.
-Sto cercando delle bacche.- spiega. - ho tanta fame...- aggiunge.
-Anch'io, e fa un freddo cane...come ci nascondiamo? - dico tremando.
-Mh, questo non lo so.- risponde incerto.
-Come faremo?
-Prim, calmati. 
-Moriremo congelati.- prendo un fiocco di neve cadutomi dall'alto e lo impringiono nella mia mano.
-Nevica. - sorride.
-Già...Rye giocava sempre con me ad acchiapparne di più...ma si scioglievano.- rido nervosamente, al ricordo di quell'inverno.
Mi siedo accanto a David, e mi appoggio alla sua spalla.
Circonda le mie con un braccio e l'altro mi stringe come se mi abbracciasse.
-Mi dispiace.
-Papà mi abbracciava sempre così, sai? - ricordo, disegnando cerchi immaginari sul suo petto ricoperto dala tua, sul suo torace, sulle sue braccia...
-Tuo padre è un eroe.- aggiunge fissandomi dolcemente.
-Lo so.
-Tua madre è leggenda.
-Erano, David! Erano, ormai.
-Non voglio peggiorare, è meglio se sto zitto, vero?- ride.
Annuisco e rido anch'io con lui...mi sono mancati questi momenti.
Abbiamo pensato solo a salvarci....e non a noi.
-Andiamo, dobbiamo cacciare...e dobbiamo accendere un fuoco.- lo risveglio da quel riposo di poco fa e ci incamminiamo verso la natura fredda e gelata, troveremo qualcosa oltre a delle bacche?

***

-Brr, questo tempo è durissimo.- si lamenta David.
-No, tranquillo, sei sangue caldo o no?- sdrammatizzo ridendo.
-Non c'è niente da ridere, sta per venire una bufera! - ecco, ora sdrammatizza!
-Che fa, basta che siamo insieme...vero?- chiedo.
-Uhm, sì...credo. - dice incerto.
-Lo prenderò come un sì. 
-Tranquilla, tieni.- scava un po' nella tasca e cosa ne fa uscire? La mia spilla.
Spalanco gli occhi, e sbarro la bocca sorpresa.
-D...dove l'hai presa?!- gliela strappo dalle mani e la controllo.
-L'hai dimenticata in camera prima di entrare nell'arena.
-Grazie David, era l'unica cosa rimasta a me....da mamma.
-Lo so, ecco perchè te l'ho ridata ora.
-Perchè non me l'hai data prima?
-Bho, volevo tenerla per me quando non c'eri, nel caso ci saremmo...- balbetta. Che carino! - separati.
Come non posso innamorarmi di uno così?...penso.
Scuoto il capo sorridendo, e lo rialzo solo perchè cerca di darmi un semplice e inutile bacio.
Inutile non proprio, davvero. Un bacio può essere inutile?
Si avvicina di poco, e chiude gli occhi non appena la nostra distanza diminuisce passo dopo passo.
Un tuono ci fa sobbalzare come non mai, e una voce abbastanza forte raccoglie -di certo- l'attenzione dei 14 tributi rimasti, compresi me e David.
-Salve, uhm....sopravvissuti! Da domani un bacchetto in vostro onore, per aver passato un'intera settimana nell'Arena!Morite in fretta, domani sarà l'ultimo giorno.- è la voce di Seneca Crane, questa.
-Banchetto eh?- dico con voce disgustata.-Andiamo domani?
-NONONO!Io rimango qui.- dice in fretta David.
-Io andrò allora... anche se il tempo non è dei migliori, andrò lo stesso. - dico fissando la pioggia che scende a catinelle.
Già metto un piede fuori da quella grotta costruita da lui nel bel mezzo del bosco, mi afferra il braccio e mi fa cadere 'appositamente' su di lui.
-Resta con me, Rue.
Rue?Da quando non mi chiama così?
Lo fisso negli occhi: è spaventato.
Non vuole che vada via.
Vuole solo proteggermi, ma io non ho bisogno di protezione.
Ho bisogno di coraggio, forza, lealtà...amore da parte sua...ma di protezione ne ho già abbastanza per adesso.
Chiude le ginocchia così che io possa mettermi composta e seduta bene sulle sue gambe, e mi scosta una piccola ciocca caduta PER SBAGLIO.
-Non voglio perderti.- ammette appoggiando il capo sulla mia spalla.
-Cos'ho, per rimanere? - chiedo pensierosa, baciandogli i capelli mori e accarezzandogli la spalla.
-Me, tu hai me. - risponde convinto.
-Ho perso mia madre, mio padre, RYE, Matt, Sae...non ho più nessuno oltre te.- dico, è la pura verità.
E sono morti solo a causa mia.
-Non sono morti per colpa tua, capiscilo Rue.- ecco, mi ha letto nel pensiero! -Sono morti a causa di Snow e della sua sete di vendetta...ma tu non hai fatto praticamente nulla che andasse contro di loro. Ti accudirò io, nella tua casa o nella mia come preferisci te! Ti preparerò da mangiare, ti metterò a dormire, ti rimboccherò fra le lenzuola e se vuoi affetto ti darò sempre il bacio della buonanotte e potrò farti compagnia quando vuoi te, io sono qui per te...- spiega, stringendomi più a sè.
Non so cosa pensare, in questo momento.
Spacco il labbro come se fosse un gioco, poi in un pugno stringo un lembo della sua maglia, cavolo....ho tanta paura.
A cosa servirà il banchetto?A cosa porterà?Sono delle giacche per il freddo?
Qualche piccolo meccanismo che ci trasmetterà il caldo dentro il corpo?
Sarebbe stato per sempre un mistero, se non ci fossi andata.
-David io...
-Non abbandonarmi, Prim, io ho bisogno di te.
E poi il buio, quando ho sentito una punta trafiggermi ancora la schiena.
Cavolo. Ancora?! Mica prenderà l'abitudine?! No, questo no!

***

Un altro tuono.
Mi risveglio da un lungo sonno, e mi rendo conto che David mi ha ancora somministrato quel sonnifero che quella stessa mattina ha usato per portarmi in salvo.
Ne ho abbastanza.
Tocco il suo petto, su cui ho dormito per ben una o due ore.
Infatti prima era notte fonda mma adesso il sole spacca di brutto ciò che mi ero procurata per restare al caldo, e il temporale ha cessato da poco, poichè alcune gocce stanno ancora bagnando dolcemente quell'erba ancora fresca.
Mi metto alzata lentamente, così da non svegliarlo....lo conosco.
Appena fai il minimo rumore si sveglia.
Ma se scoccargli un bacio è un rumore, lui non si sveglia, anzi...si accuccia a sè come un bambino.
Infatti, mi avvicino solo per appoggiare le labbra sulla sua guancia bollente e dopo un po' si mette su un fianco portandosi al petto le ginocchia....come non detto.
Afferro l'arco e la faretra con quelle poche frecce rimaste, e nascondo nell'interno giacca qualche coltellino di riserva.
Esco dalla nostra grotta, e mi incammino velocemente verso la Cornucopia.

***

La raggiungo in fretta, non c'è voluto molto, a dire la verità.
Quel che fino a ieri era solo una lastra di ghiacci, ora era semplicemente un mare agitato con vari montarozzi che sbucano dal fondo del mare, così che invece di nuotare fino al corno d'orato, lo avremmo raggiunto velocemente saltando qua e la come conigli affamati in cerca di carote da divorare.
Inizio a saltare, e ad ogni salto mi tengo in equilibrio per non cadere e perdere tutto ciò che mi proteggerà da ogni attacco letale per me e per il mio corpo.
Al decimo salto, una lama mi sfiora la spalla per poco, ma riaprendo quel che sembrava una cicatrice della volta scorsa.
Mi volto, e dietro di me vedo già alcuni tributi rimasti che cercavano di prendermi.
Ne sono molti, cosa farò?
Mi tuffo in mare, e riprendo quella lancia che poco fa stava per colpirmi, e inizio a nuotare fino alla Cornucopia stanca.
-Schifosi.- sussurro ripensando a poco fa.
Noto che sono vicini, e questo è male. Davvero MALE.
Bagnata e raffreddata giro per tutta l'isoletta su cui la  Cornucopia è appoggiata, per non essere presa da quei 4-5 tributi che mi inseguono, e nel frattempo m procuro la sacca con su scritto "12".
Poco fa ce ne erano molti di tributi, e del cannone non me ne importava quando stavo soffrendo per non essere presa.
Mi arrampico velocemente sulla parete bollente della Cornucopia, e ripensandoci mi ricorda la calda guancia di David.....DAVID?!!
Non posso pensarci ora, mi stanno alle calcagna e non voglio che mi divorino con le loro armi, quindi mi do una mossa e raggiungo la cima.
Quel che ne erano 6 delle mie frecce ora ne sono 4.
Cavolo, cosa faccio?LA SACCA.
La apro con mani tremati, e trovo 10 frecce e soprattutto un po' di frutta, un bigliettino e un filo di colore rossastro.
"Fai di tutto per resistere piccola, mamma e papà ne sarebbero davvero fieri.
Collega il filo alla freccia, e intreccia il filo stesso al corno della Cornucopia poi tirala verso il cielo.
Ogni tanto la Cornucopia prende qualche scossa, quindi questo può essere un modo per avere elettricità. Fai quel che sai fare, bimba.
Con amore, Zio Haymitch."

Cosa serviva per rimanere calma?Un aiuto.
Quello più speciale.
Guardo la riva, dove minimo una quindicina di minuti fa ero paralizzata dalla visione della nuova postazione della Cornucopia, e vedo che David è poggiato su un ramo fissandomi.
-Non. FARTI. Vedere. - mimo con le labbra.
Lui alza il pollice, e mostra l'ascia.
Sorrido a malapena per la troppa rabbia e paura che si è impossessata di me, e uso le frecce per fermare coloro che già da mezz'ora si stanno lamentando della parete bollente. Poveri loro!
Roteo gli occhi per la troppa banalità, ma una non si fa trascinare dal loro comportamento.
Alcuni sono morti quando stavano per afferrare i coltelli e arrampicarsi usandoli...altri invece erano troppo indaffarati a uccidersi l'un l'altro.
Alla fine li ho uccisi quasi tutti io.
I rimanenti venivano spazzati con violenza dal mare troppo agitato...infatti qualche volta rischiavo di caderci perchè il mare sbatteva violentemente contro la Cornucopia.
Ora si sta voltando verso David.
No, questo no.
Ma non lo vedo più.
E' in acqua già da tanto, e cerca di raggiungermi senza sforzi..ma con scarsi risultati.
-David!!- urlo a squarciagola.
Alza il viso e poco dopo lo vedo spazzarlo via dal mare, e anch'io finisco per caderci, almeno non prima di aver seguito il consiglio di Zio Haymitch.
Collego in fretta il filo con la freccia, poi faccio per circondare il corno e sono pronta per scoccarla.
Puff.
E' la fine.

***

Il solo rumore che sento è il mio respiro affannoso.
Il cuore batte forte contro la mia cassa toracica, e credo che tra poco non vedrò più la luce del sole....ho perso David...la mia unica ragione di vita.
Riunisco ogni piccolo momento passato con lui dall'inizio dei Giochi, e ne sono migliaia.
Chiudo gli occhi, quando alla fine sento qualcosa prendermi per la schiena e alzarmi fino a che non sono in superficie.
Il piano di Zio Haymitch ha funzionato.
Con le poche forze che ho volgo il viso verso il basso, ovvero il mare tranquillo che si prosciuga in poco tempo.
Allungo la mano e sussurro un:"Dove sei?".
Poi crollo.
Lascio scivolare il viso sulla spalla sinistra, mentre i miei poco prima legati scivolano verso il basso.
E l'unica cosa a cui penso è a lui...e al suo dolce e unico sorriso che rallegra ogni mio ricordo. Ti amo, David.
[...]
-Piccola? 
ODDIO, DAVID!
-DAVID!- urlo rimettendomi in sesto.
E' zio, non David.
-Sono Haymitch.
-E David?
-David non è qui...
-E dov'è?Zio..dov'è?
Zio Haymitch mi indica una stanza, e io fatico solo ad alzarmi. Sono senza forze.
La apro...e ciò mi scombussola.
Letteralmente.

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