Il mio finto fidanzato, o quasi.

di Graffitisuimuri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Avviso! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1.

Una ragazza dall’aria triste sospirò rumorosamente, mentre guardava il giardino della Seiyo Academi che si estendeva per qualche metro sotto il suo sguardo.

Poggiò la mano sull’altra guancia e sospirò nuovamente.

<< Amu? Che ci fai qui? Non scendi con noi a pranzo? >>

Amu spostò la sua attenzione dal giardino innevato all’ amica che si trovava sull’uscio della porta dell’aula << Um? No, Rima, grazie >> poi tornò a guardare fuori. L’amica mosse qualche passo verso di lei e si andò a sedere sulla sedia accanto alla sua.

<< Pensi a Tadase non è vero? >>.

La ragazza sbuffò nuovamente volgendo lo sguardo verso l’amica << è così evidente? >> chiese mentre arrotolava una ciocca rosa attorno all’indice. Rima annuii << ma perché non lo dimentichi? Non puoi continuare a stare così per lui >>. Amu scosse la testa << ci ho provato ma … non ci riesco >> bisbigliò affranta. Era la solita vecchia storia, la migliore amica innamorata del suo migliore amico ma lui, ovviamente, non ne è minimamente a conoscenza.

<< Be’ in questo caso potresti farlo ingelosire >>.

Per tutta risposta Amu scrollò le spalle.

<< E con chi Rima? Dai non dire stupidaggini >>.

<< Una persona ci sarebbe … un tipo con i capelli blu … >>

Gli occhi di Amu si spalancarono << scordatelo! Io non chiederò mai a Tsukiyomi! >>. Tsukiyomi Ikuto era il ragazzo più bello e desiderato di tutto il liceo, scorbutico e impassibile aveva trovato in Tadase la vittima preferita delle sue prese in giro. Tadase lo odiava, ed era strano visto che Tadase non arrivava mai a odiare nessuno. Ma con Ikuto era diverso, sembrava detestasse il solo fatto che respirasse. Più volte si era sfiorata la rissa. Più Ikuto stuzzicava Tadase più Tadase reagiva.

E adesso lei avrebbe dovuto far finta di stare col suo peggior nemico? Non era una specie di tradimento? No, non poteva fare questo a Tadase.

<< E’ l’unico modo per fare ingelosire Hotori lo sai perfettamente >> Amu scosse la testa energeticamente << è una pessima,pessima idea non lo farò mai >>. Rima sbuffo sconfitta<< sei impossibile >>. E forse avrebbe continuato se Nagihiko Fujisaki,fidanzato ufficialmente da due anni con la ragazza con cui Amu stava discutendo fino a qualche secondo prima, non fosse entrato nella classe interrompendo la conversazione.

<< Ragazze vi ho cercato ovunque! Aventi scendete gli altri ci aspettano >> .

Rima si avvicino al suo ragazzo mettendogli una mano in torno al fianco << hai ragione, andiamo >>.   

 Percorsero il corridoio in silenzio Nagihiko e Rima abbracciati d’avanti e Amu dietro.

Be forse l’dea di Rima non è così male.

Lo stava pensando davvero? Amu Hinamori stava veramente pensando di chiedere un favore a quell’ insensibile scorbutico essere di Ikuto? Si, e la cosa la preoccupava e non pocoSi trattava pur sempre di Tadase, il suo migliore amico, il ragazzo con cui aveva passato tutta la sua infanzia e adolescenza con il quale si sarebbe diplomata alla fine di quello stesso anno.

Era davvero disposta a fare una cosa simile per farlo innamorare di lei?.

Si, lo era.

...
 

Forse sono ancora in tempo per cambiare idea.

Amu Hinamori aspettava d’avanti al cancello della scuola, al freddo, stringendosi nel piumino d’oca e sistemandosi la sciarpa di lana rossa sul collo. Erano le sette e mezza del mattino, piuttosto resto per uno studente che, come Amu, amava dormire ed era perennemente in ritardo. Ma Amu sapeva che se voleva beccare Ikuto, da solo, e soprattutto senza i suoi amici doveva arrivare ancora prima di lui a scuola.

Si portò le mani d’avanti alla bocca per riscaldare le dita indolenzite.

Okay se non arriva da due minuti me ne vado, entro in classe, e non ci penso più.

Il rombo di una moto la fece sobbalzare: Ikuto era arrivato.

Lo vide togliersi il casco e poggiarlo nel porta caschi sul retro della motocicletta.

Doveva ammettere che era incredibilmente bello, ma non nel modo convenzionale, non come i giocatori di football che si vedono nei telefilm Americani, niente capelli biondi o occhi azzurri solo due profonde pozze ametista e dei capelli blu notte. Era bello in un modo misterioso in un modo che affascinava e incuteva timore anche nella stessa Amu.

Si avvicinò a lui velocemente, guardando a destra e a sinistra facendo bene attenzione che nessuno studente spuntasse dal nulla smascherandola. Doveva mantenere la calma, ancora nemmeno sapeva come avrebbe fatto a convincerlo, ma doveva farlo questa era la sua unica possibilità.

<< Tsukiyomi >> chiamò.

Il ragazzo, colto alla sprovvista, si girò di scatto. Un ghigno divertito e sarcastico gli si formò sul viso perfetto quando vide Amu << Hinamori, che c’è? Se sei venuta, anche tu, a chiedermi di uscire con te la risposta è no. Non mi piacciono quelle che se la fanno con i biondi spocchiosi >>. Con “ biondi spocchiosi” si riferiva a Tadase, naturalmente. Amu si morse il labbro inferiore.

Devo farcela.

<< Io … veramente … volevo chiederti se >> prese un lungo respiro << puoi far finta di essere il mio ragazzo >>. Ikuto sgranò gli occhi << e perché doveri mai … >> e poi scoppiò in una risata di scherno <<  ma è ovvio! A te piace il biondino!. Ahahaha  e adesso ti servirebbe il mio aiuto per farlo ingelosire giusto?>> la ragazza divenne tutta rossa, e nascose il viso nella sciarpa. << N-non avrei d-dovuto chiedertelo. S-scusa ci vediamo in giro >>  girò sui tacchi e fece per andarsene quando venne afferrata per un braccio e fatta girare su se stessa.

<< Accetto >> disse serio. Amu assottigliò la vista per capire se c’era sotto qualche trucco meschino << cosa vuoi in cambio? >>  sapeva che, certamente, non avrebbe accettato senza un qualcosa in cambio. Ikuto si mise la mano sotto il mento pensoso << oh be’ … ancora non lo so. Ma vedrai mi verrà in mente qualcosa >> poi un fece un ghigno. Amu ingoiò la saliva tremante, da come lo aveva detto non si prospettava niente di buono.

Tadase, pensa che lo stai facendo per Tadase.

La mano di Ikuto passò intorno al fianco di Amu, le guance della giovane si fecero rosse. Il ragazzo indicò con la testa il gruppo di ragazzi che ormai affollava il marciapiede di fronte al cancello. Amu da lontano scorse il suo gruppo di amici che rideva Tadase era con loro. Lui le si avvicinò all’ orecchio e le sussurrò: << e che lo spettacolo abbia inizio >> .










 

Angolo dell'autrice :

Salve ragazze/i sono secoli che non scrivo una fan fiction ma ho avuto tanto da fare.
Comunque spero che questo primo capitolo vi piaccia.
Lasciate qualche recensione, così almeno so se il primo capitolo vi è piaciuto e continuo.
Baci.
piccola98 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

Tadase Hotori, studente dell’ultimo anno di liceo e migliore amico di Amu Hinamori, cercava con lo sguardo la chioma rosa di quest’ultima senza riuscire a scorgerla. Quella mattina, quando lei gli aveva mandato un messaggio per avvertirla che sarebbe arrivata a scuola un poco prima e quindi non avrebbe dovuto aspettarla, era rimasto stupito. Amu era stata sempre molto pigra e già per lei alzarsi dal letto in un orario decente era un impresa, immaginarla solo alzarsi un poco prima era quasi impossibile. Quindi doveva essere successo qualcosa o,ancora peggio, doveva incontrare qualcuno. Tadase non era mai stato un tipo geloso, ne tantomeno possessivo ma con Amu era tutta un'altra storia. Fin da quando erano bambini e giocavano sposarsi scambiandosi fedi fatte di alluminio e tenute ferme da dello scotch – create appositamente per loro da Amu, Tadase aveva serie difficoltà con qualsiasi lavoro manuale - lui aveva cercato di proteggere Amu. La considerava la sua sorellina – anche se avevano pochi mesi di differenza – e non sopportava l’idea che qualcuno potesse portargliela via, forse era anche un po’ innamorato. Negli ultimi mesi aveva seriamente preso in considerazione l’idea di chiederle di mettersi insieme. Chi altro meglio di lui avrebbe potuto essere il suo fidanzato?. Chi altro conosceva, meglio di lui, tutti i suoi segreti?.

E mentre rimuginava su questi pensieri sentì un brusio alla sua destra. Incuriosito volse la testa nella direzione del chiacchiericcio e mise a fuoco le due sagome che camminavo in direzione dell’entrata l’una d fianco all’altra. Per poco non gli venne un infarto. Amu, la sua Amu, camminava praticamente abbracciata a Ikuto Tsukiyomi. Come si permetteva quel gattaccio randagio di toccare la sua migliore amica? E perché lei glielo permetteva? Che stessero insieme?. Si guardò in torno per vedere la reazioni dei suoi compagni di classe e di scuola. Come lui sembravano tutti sorpresi, tutti tranne Rima che li guardava camminare con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra; che lei sapesse qualcosa che lui ignorava?.

La ragazza dai capelli rosa gli passo di fronte facendogli un timido cenno di saluto che lui ignorò girandosi di scatto e dirigendosi in fretta verso la scuola. Si sentiva un po’ stupido, in fondo, lui e Amu erano migliori amici ma che ci poteva fare se era geloso?.

Immediatamente si pentì di essersi comportato così, poco prima, non l’ aveva nemmeno salutata. Sospirò sedendosi al suo posto, appoggiando la testa sul vetro freddo della finestra al suo fianco. Chiuse gli occhi.

Dopo sentì la sedia muoversi; Amu si era seduta accanto a lui.

<< Io e te dobbiamo parlare >> le disse senza nemmeno aprire gli occhi.

 

 

‘Dobbiamo parlare’.

Era proprio questo che Amu avrebbe voluto evitare: parlare. Non era mai stata un gran che nel raccontare bugie. Ogni volta che tentava di inventare qualche fandonia il collo le si chiazzava di rosso manco stesse avendo una reazione allergica a qualche farmaco. Ma quel giorno non avrebbe potuto farsi scoprire e il fatto che fosse Tadase il suo interlocutore  non rendeva le cose facili. Lui la conosceva meglio di chiunque altro al mondo, ma non avrebbe permesso al suo corpo di tradirla quel giorno.

<< Non ti fidi più di me per caso? >>chiese Tadase guardandola con i suoi grandi occhi rubino. Amu si rabbuiò come poteva solo pensare una cosa simile?. << Perché se ti fossi fidata di me allora me l’avresti detto che ti frequentavi con Ikuto >> continuò.

<< ma che dici Tadase? Io mi fido incondizionatamente di te >>.

<< Allora perché non mi hai detto niente? >>.

Amu sospirò.

<< Perché tu odi Ikuto e avresti cercato di persuadermi >>.

<< E’ ovvio che avrei cercato di persuaderti! Tsukiyomi non è il ragazzo adatto a te >>. La ragazza assottigliò lo sguardo << oh e sentiamo quale sarebbe ‘il ragazzo adatto a me’? Non è che sei solo geloso? >> il viso di Tadase si fece porpora << no, assolutamente no >> negò scuotendo la testa a destra a sinistra con forza.

Bugiardo.

<< Perfetto. Mi sa che per oggi  mi vado a sedere vicino a Rima, non mi piacciono i bugiardi >>. Raccolse la sua roba e andò a sedersi affianco all’amica, Tadase non ebbe nemmeno il tempo di replicare che l’insegnate entrò in classe scusandosi per il ritardo. Il biondo schioccò un ultima occhiata ad Amu poi cominciò a prestare attenzione alla lezione.

<< Ottima recita Amu per poco non ci avevo creduto anche io >> le disse ad un tratto Rima all’orecchio << ma attenta ad non innamorarti di Ikuto alla fine >>. Alla ragazza scappò un risolino << ma ti pare mai possibile? >>.

 

 

Alla fine della quarta ora o giù di li si sentì bussare alla porta era Ikuto Tsukiyomi che, senza nemmeno aspettare che gli dessero il permesso, era entrato nell’aula. L’atteggiamento era quello di sempre: strafottente con un non so che di ironico sulla faccia e le mani affondate in profondità nelle tasche dei suoi pantaloni.

<< Professoressa, mi scusi, potrebbe uscire Hinamori Amu? >>.

Gli occhi dell’intera classe – compresi quelli della prof – si spostarono sulla figura di Amu che si guardò intorno imbarazzata.

<< Fai presto Hinamori >>.La liquidò la professoressa ansiosa di riprendere la lezione da dove l’aveva interrotta.

La ragazza si alzò e sotto lo sguardo dell’intera classe uscì.

Il corridoi della Seiyo erano semi deserti, ogni tanto si incontrava qualche studente che giocherellava al cellulare non particolarmente interessato alla lezioni. Ma per lo più regnava un religioso silenzio. Amu seguì Ikuto fino ad arrivare in un corridoio isolato, uno di quelli che faceva parte del vecchio blocco della scuola ormai quasi del tutto inutilizzato. Ikuto si appoggiò al muro di calcestruzzo appoggiando il piede destro su di esso. Amu incrociò le braccia al petto.

<< Che c’è Tsukiyomi, perché mi hai fatto chiamare? >>.

Per tutta risposta Ikuto tirò fuori un pacchetto di sigarette e ne accese una poi la offrì ad Amu che la rifiutò con repulsione. << Non ho tempo da perdere Tsukiyomi, Cosa vuoi? >> il ragazzo si portò la sigaretta alla bocca e poi cacciò via il fumo che arrivò direttamente in faccia ad Amu che arricciò il naso << okay io me ne torno in classe … ciao >>.  Si voltò pronta per tornarsene in classe quando venne afferrata per il polso << uff nemmeno una sigaretta mi fai fumare in pace >> detto questo la buttò in terra e la schiacciò con un piede per spegnerla << comunque volevo parlarti >> si interruppe un attimo << come te la cavi in inglese? >> le chiese un attimo dopo. Amu inarcò un sopracciglio << piuttosto bene perché? >><< Perfetto >> esordì << allora mi farai i compiti per tutta la durata del nostro accordo >>. Gli occhi della ragazza si spalancarono << scherzi!? E i miei di compiti quando li faccio secondo te? >> Ikuto fece le spallucce<< oh questi sono problemi tuoi vuoi il mio aiuto per tutta questa storia? >>. Ikuto era consapevole di aver centrato il punto, la farsa di architettata da Amu non sarebbe mai andata avanti senza di lui. Amu si morse l’interno della guancia frustrata poi si arrese: << okay accetto >>.

Ikuto sorrise vittorioso << è un piacere fare affari con te >>. Poi con un gesto fluido l’afferrò per la vita avvicinando le labbra all orecchio di Amu. << E adesso vedi di toglierti quel cipiglio arrabbiato dalla faccia Il tuo innamorato si sta avvicinando. Anche se, personalmente, ti trovo bella anche così >> mormorò con voce roca facendo diventare la ragazza rossa dalle radici dei capelli alla punta dei piedi Con chi sa quale audacia face scivolare le mani tra i capelli blu di Ikuto.

Sono morbidi.

Pensò mentre li accarezzava dolcemente. Ikuto chiuse gli occhi come un gatto che fa le fusa quando gli si accarezzano le orecchie. Un attimo dopo la figura di Tadase fece capolino nel corridoio e li guardava stupito e imbarazzato credendo di essere arrivato proprio nel momento sbagliato. Il che in un certo senso era vero.

<< A-Amu >> balbettò << la professoressa mi ha mandato a chiamarti. Hai perso metà lezione >>. I due ragazzi si voltarono fingendo di essere stati colti di sorpresa. Ikuto strinse la mano di Amu << Hotori ti sembra per caso il momento? >> disse fingendosi indignato. Il biondo lo ignorò bellamente << allora vieni? >>. la ragazza fece cenno di si con la testa poi si allungò verso Ikuto depositandogli un bacio dietro l’orecchio prendendolo alla sprovvista e non si allontanò prima di avergli bisbigliato: << sappi che anche tu sei carino quando arrossisci >>. Dopo di che si voltò e tornò in classe insieme a Tadase che borbottava.









 

Angolo dell'autrice:

Salve ragazze! Sono tornata col secondolo capitolo della stora che spero vi 
piaccia come il primo.
In ogni caso vorrei ringraziarvi per le 7 ripeto 7 recensioni. Mi avete reso
felicissima *_*
recensite in molte!. 
Al prissimo capitolo.
piccola98.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.
 
Ikuto buttò l’ennesima sigaretta per poi accenderne una subito dopo e portarsela alle labbra aspirandola lentamente. Le luci delle macchine riempivano il paesaggio circostante e l’aria fredda di inizio dicembre era frizzante e viva. Lui assisteva a questo spettacolo dall’ultimo piano del palazzo dentro il quale abitava solo da ormai tre anni. La solitudine per lui non era mai stata un problema, certo, gli mancava sua sorella Utau e sua madre ma avere un appartamento tutto suo – anche se minuscolo -  non gli dispiaceva e poi di tornare a casa non se ne parlava proprio. Amava la sua dipendenza anche se per mantenerla doveva lavorare in uno squallido bar servendo birre a vecchi ubriaconi,preparando cocktail a donne disperate e rimorchiando ragazzine vogliose di crescere con la faccia imbrattata di trucco troppo pesante. Infondo gli piaceva il suo lavoro, anche se non era molto redditizio. Aveva tutto quello che voleva: ragazze, rispetto e ultima cosa – ma non meno importante – il suo violino. E già il suo violino, quasi del tutto simile a quello che il padre gli aveva regalato a sei anni. Tutti i bambini che vogliono imparare a suonare uno strumento di solito vanno sul banale: pianoforte, chitarra e, qualche volta, batteria. Ma Ikuto, al contrario di ogni previsione, aveva scelto il violino forse perché, come lui, anche il violino era uno strumento sottovalutato e considerato troppo difficile per un bambino di soli sei anni. In ogni caso, quando Ikuto puntò il dito sottile verso lo strumento, suo padre, uomo d’affari particolarmente importante nella grande città di Tokyo, non esitò un attimo a comprarglielo. Ikuto non l'avrebbe mai ringraziato abbastanza per quella fiducia ma, allo stesso modo, non l'avrebbe mai perdonato per aver tradito sua madre e tutti loro; era tonato, questo era vero, con la coda tra le gambe chiedendo perdono. Ma lui non gli credeva. Ed è per questo che se n’era andato di casa e li aveva lasciato il suo primissimo violino, un suo regalo e ne aveva comprato un altro, più scadente certo, ma almeno non era un regalo di suo padre.
 
Buttò l’ultima cicca di sigaretta giù dal balcone la guardò cadere per quella sera ne aveva fumate abbastanza – quasi la metà del pacchetto!.

 Entrò in casa. Si sfiorò il collo toccando con la mano sul punto in cui Amu l’aveva baciato e istintivamente sorrise. Quella ragazza gli piaceva, non in quel senso chiaramente, era più che altro il suo carattere ad incuriosirlo ed affascinarlo. Ne aveva conosciute di ragazze e molte di loro avevano conosciuto il suo letto ma Hinamori era diversa. Lei era dolce, gentile e determinata a conquistare il ragazzo che amava. E più questa farsa andava avanti più lui odiava Tadase, non che prima gli stesse molto simpatico. Come faceva ad non accorgersi dei sentimenti di Amu?.

Le possibilità erano due:

O Tadase aveva sviluppato una acuta cecità ( meno probabile ).

O – e questa secondo Ikuto era l’ipotesi più papabile- era infinitamente stupido.

Ma infondo c’erano dei lati positivi,poteva stuzzicarla quanto voleva. Ripensò al suo rossore quando l’aveva afferrata per il fianco e l’aveva fatta avvicinare a se, lo divertiva da morire torturarla. E farla arrabbiare era diventato il suo sport preferito.

Ridacchiando di avvicino al suo armadio e ne tirò fuori una maglietta nera a maniche lunghe e il suo fidato giacchetto di pelle e se li infilò in tutta fretta. Quella sera aveva il turno al bar, solitamente, quel giorno,  c’era un altro ragazzo a fare il suo lavoro ma pare che fosse a casa con la febbre insieme alla sua immensa prole. Nonostante i suoi compiti fossero ben lontani dall’essere conclusi e che il giorno dopo la professoressa di storia l’ho avrebbe massacrato durante l’interrogazione. Poco importava, quel lavoro gli serviva e qualche mancia in più non avrebbe fatto altro che giovare. 

Ma prima doveva fare un'altra cosa …
 
 
<< Si, Rima con Tadase tutto bene, si sembra che il piano stia funzionando … No! Ikuto non mi importuna in nessun modo! Smettila di farti film >>. Amu affondo la teta nel cuscino nascondendo il rossore che si era creato sulle sue guance consapevole che nessun avrebbe potuto vederla. Era al telefono con Rima da più di due ore e lei stava ripetendo sempre le stesse domande e mandandola così definitivamente al manicomio.

Il campanello al piano di sotto risuonò. Amu sbuffò contro la cornetta del telefono.

<< Scusa Rima devo attaccare, bussano alla porta. A domani! >> attaccò la chiamata prima che l’amica potesse anche solo ribattere. Lanciò il cordless sul letto e infilò le pantofole a forma di pecorella ai piedi. Scese lentamente le scale, chiunque fosse alla porta avrebbe aspettato altrimenti poteva anche andarsene.

Lo sconosciuto/a fece trillare il campanello ancora una, due tre volte!.

<< Arrivo, arrivo! >> urlò mentre scendeva gli ultimi gradini velocemente e apriva la porta. Sgrano gli occhi quando si rese conto che il maleducato che aveva bussato insistentemente al campanello era bensì Ikuto Tsukiyomi. Tra le mani reggeva una sacca dall’aria pesante e la scaricò tra le braccia della ragazza in modo brusco. << Ma che … Tsukiyomi, Dio santo che ci fai qui!? E che cavolo è questo? >> disse indicando col mento la sacca viola che aveva tra le braccia.

<< Quella >> Ikuto indicò l’involucro viola << 
contiene i miei compiti di matematica e inglese >le labbra di Amu formarono una ‘o’ perfetta. << Ma … tu avevi detto solo i compiti di inglese! Non so fare nemmeno i miei di compiti di matematica come pretendi che faccia i tuoi? >>.  Ikuto scosse le spalle << ti serve il mio aiuto si o no? Trova una soluzione. Io, in ogni caso, devo andare. Ci vediamo Hinamori >> e dopo averle strizzato l’occhio si dileguò salendo in sella alla sua moto non lascandole nemmeno il tempo di ribattere.

<< Aaaaaaah >> urlò frustrata. << Maledetto bastardo idiota! Giuro che appena questa storia giunge alla fine io ti uccido! >>. Poi rientrò in casa sbattendo la porta.

 






 

Angolo dell'autrice

salve ragazze! Sono tornata con il terzo capitolo e mi spiace che sia
più corto degli altri davvero, perdonatemi se potete.
Comunque vi ringrazio infinitamente per le 5 recensioni.
Vi amo *__*
Alla prossima.
piccola98.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4.

La campanella della fine delle lezioni risuonò liberando finalmente gli studenti della Seiyo Academy che si riversavano nel cortile della scuola. Alcuni ragazzi giocavano con la neve fresca altri invece, intimoriti dal freddo, si affrettavano a tornare alle loro case. Amu e i suoi amici non facevano parte ne del primo ne del secondo gruppo si limitavano a camminare e a discutere sui programmi del week-end, tutti sembravano presi dalla conversazione tranne Amu che camminava in coda al gruppo silenziosa. Aveva lavorato tutta la notte ai compiti che Ikuto le aveva dato e lui, per ringraziamento, non si era nemmeno presentato a scuola. Le interessava ben poco dei suoi impegni o se, la sera prima dopo averle scaricato i suoi compiti, aveva fatto bagordi tutta la notte. Il minimo che poteva fare era presentarsi a scuola dopo che l’aveva usata per i compiti che lui avrebbe dovuto concludere.  Sbuffò irritata.

Qualcuno, probabilmente un ragazzo data la forza con la quale l’aveva stratta, le passò una mano intorno alle spalle. Per un attimo, un pensiero irrazionale le trapassò il cervello: Ikuto. Alzò lo sguardo per vedere chi era a stringerla e quando incontrò gli occhi cremisi di Tadase uno strano senso di delusone le attraversò lo stomaco.

Il biondo le sorrise << Ehy che cos’è quel faccino? >> . la ragazza scosse la testa << niente Tadase io non ho .. >> non ebbe nemmeno il tempo di finire che il ragazzo le si paro d’avanti puntandole il dito contro. << Bugiarda! Io so che c’è qualcosa che non va. Non puoi mentirmi ti conosco troppo bene >>. Amu, in quel momento, si rese conto di quanto amore provasse per lui. La conosceva perfettamente, sapeva quando era triste e quando era felice. Allora perché, proprio lui che la conosceva così bene, non si accorgeva del suo amore?.

<< Tadase ti ho detto che non ho nulla >> ritentò stavolta con più convinzione. Il biondo la guardò negli occhi << stai mentendo >> le disse << sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, anche se riguarda … Tsu-Ikuto  >> sputò quel nome con disprezzo e rabbia malamente mascherati con una smorfia sul volto angelico che doveva essere un sorriso. << No tra me e Ikuto va tutto benissimo e solo che sono molto stanca >>. Tadase la scrutò in volto poi scrollò le spalle, come se si fosse arreso. << Va bene, farò finta di crederti. A patto che oggi pomeriggio io e te ci incontriamo, a casa mia, e facciamo quello che abbiamo sempre fatto. Film, dolci e una nottata al chiaro di luna con la mia tenda da campeggio d’accordo?>>. Poi allungò la mano come per suggellare un patto, Amu la strinse ridendo << affare fatto >>.

Qualche ora dopo, quel pomeriggio, Amu era d’avanti allo specchio intenta a scegliere la mise migliore per la serata con Tadase. Gonne, jeans, top e maglioni giacevano sul pavimento. Erano stati scartati forse una o due completi prima ritenuti inadatti per una semplice giornata tra amici. Si riteneva una stupida per quello che stava facendo ma al contempo non riusciva a fermarsi. Voleva essere bella e affascinate per lui sperando di essere finalmente guardata in modo diverso, non più come un amica ma con una possibile ragazza. Provò l’ennesima maglietta, si guardò per un attimo, poi, esasperata, se la tolse e la gettò sul pavimento insieme a tutte le altre.

Uff non riesco a trovare niente che mi piaccia.

Si buttò sul letto a faccia in giù borbottando afflitta.

Cinque minuti più tardi, mentre ancora giaceva in quella posizione, il campanello suonò. Non si mosse. Aspettò che la madre, che in quel momento era al piano di sotto con la sua sorellina minore Ami, andasse ad aprire.

<< Amu c’è un ragazzo molto carino per te alla porta! >> urlò la signora Hinamori al piano di sotto. Amu sbuffò probabilmente era Ikuto che le veniva a consegnare anche i compiti o, forse, veniva a ritirare quelli svolti. Non le importava, non credeva come fosse possibile che avesse potuto anche solo desiderare di averlo vicino. Era del tutto irrazionale come desiderio e anche solo pensarlo era stato uno sbaglio.

Raccolse una maglietta dal pavimento e se la infilò senza badare un gran che se fosse al rovescio o meno. Scese rapidamente le scale, non aveva tempo da perdere e di certo non voleva sprecarlo a litigare con lui. Non si aspettava certo di trovarlo seduto sul pavimento del salotto a giocare con sua sorella più piccola.

Ma che diamine …

<< Oh Amu! >> squittì sua madre << finalmente sei scesa, pensavamo di doverti venire a cercare >>. Amu fece roteare gli occhi << molto divertente mamma, ora se vuoi scusarci … >> afferrò per il colletto Ikuto che, in quel momento, giocava con le costruzioni e sembrava molto attento e concentrato su quello che faceva. Ami, infastidita, si appese alla maglietta del ragazzo << no non te ne andare Ikuto! Rimani a giocare con me >> poi mise su un broncio da bambina capricciosa. Amu sospirò esasperata.

Ma vedi un po’ se devo mettermi a discutere con questa piccola bimba viziata.

E mentre imprecava mentalmente contro la sua giovane sorella Ikuto, sorprendentemente, fece spuntare un sorriso sul suo viso. Non uno di quei sorrisi che riservava a Amu o agli altri: beffardo o canzonatore ma uno dolce. Passò una mano tra i capelli castani della bambina << non ti preoccupare Ami, tornerò presto a giocare con te >>. La bimba fece un risolino contento e abbracciò teneramente il ragazzo.

Allora anche lui possiede un cuore.

Pensò Amu che osservava la scena con sconcerto. Non si sarebbe mai aspettata che un ragazzo come Ikuto ci sapesse fare con i bambini. Ma, come già sottolineato, lei non aveva tempo da perdere.

Tirò ancora una volta Ikuto per il colletto e, questa volta, riuscì a trascinarlo via dalle grinfie di Ami che non sembrava intenzionato a lasciarlo andare.

 

<< Tua sorella è carina >> costatò Ikuto una volta entrato nella camera della ragazza. Amu gli lanciò un occhiata gelida << molto carina, soprattutto quando fa i capricci. Ti conosce da cinque minuti e già ti vuole tutto per se >>. Ikuto ridacchio compiaciuto << sei per caso gelosa Hinamori? >> la ragazza gli diede un colpetto sulla spalla << ti piacerebbe >>.  Poi si andò a sedere sul letto << allora Tsukiyomi se sei qui per i tuoi compiti sono li sul tavolo. Non ho molto tempo da perdere >>. Ikuto attraversò con lo sguardo tutta la stanza di Amu poi tornò a poggiare lo sguardo su di lei << lo sai che non si trattano così gli ospiti Hinamori? Che ne è della tua ospitalità? >>. Amu scosse le spalle << pare sia andata a farsi un giro. Allora li vuoi o no? >> il ragazzo annuii e li andò a recuperare da sopra la scrivania li mise nella sacca viola con cui li aveva portati la prima volta e se la carico su una spalla. Si guardò nuovamente in torno.

<< Ehm un ultima domanda. Cosa è successo alla tua camera? >> si abbassò per sollevare un pullover che giaceva abbandonato sul pavimento insieme ad altri duecento suoi simili.<< Ah quelli? Be’ vedi stasera dovrei andare a casa di Tadase perché … insomma è una lunga storia. Comunque non ho idea di cosa mettermi e questo è il risultato >> aprì le braccia per indicare tutto il casino che regnava intorno a loro.

Ikuto si grattò il mento pensoso poi poggiò la sacca sul pavimento e si diresse verso l’armadio aperto di Amu, guardo il suo contenuto per un attimo poi prese un jeans chiaro e un maglione a collo alto rosso.

<< Provateli >> ordinò lanciandoglieli. << Ma … >> provò a protestare lei ma lui la zittì << fa come ti dico >>. La ragazza sbuffò e si diresse dietro al piccolo separè che aveva in camera. << Stai fermo li e non sbirciare >> urlò mentre si sfilava la maglietta e i pantaloni. Ikuto rise << okay lo prometto >>. Qualche attimo dopo Amu uscì con la mise che le aveva proposto Ikuto e, guardandosi allo specchio, gli si illuminarono gli occhi. << E’ perfetto Ikuto grazie >> e lo pensava davvero il jeans chiaro le fasciava le gambe alla perfezione e il maglione rosso faceva risaltare le sue curve. Si sentiva bella e sapeva che a Tadase sarebbe piaciuto.

Ikuto scrollò le spalle << non ti ci abituare troppo eh >> disse con un filo di imbarazzo nella voce. Amu gli sorrise, si avvicino a lui e gli depositò un leggero bacio sulla guancia << grazie davvero. Non so cosa avrei fatto senza di te >>. Le guance di Ikuto si colorirono leggermente non era abituato a simili situazioni. Normalmente non avrebbe mai aiutato una ragazza a scegliersi cosa mettere al massimo le aiutava a togliersi i vestiti.

Amu notò il rossore e ridacchiò ma decise di non dire niente non voleva metterlo ulteriormente in difficoltà. Buttò un occhiata all’orologio digitale che aveva sul comodino e notò che erano già le sette e mezza passate. Aveva fatto tardi. Si fiondò dall’altro lato della stanza prese il primo pigiama pesante che vide ,un completo di biancheria pulita e li infilò in uno zainetto rosa, prese il cellulare dopo di che se lo mise in tasca.

<< Scusa Ikuto io devo scappare Tadase mi stà aspettando … >>.

<< Vuoi un passaggio? >> chiese prima che la ragazza potesse finire il suo discorso. Amu annuii infondo gli avrebbe fatto comodo.

Scesero le scale e dopo aver salutato sua sorella e sua madre uscirono dall’ edificio.

<< prendi >> disse Ikuto lanciandole il casco. Lei lo guardò per un attimo notando che ce ne era uno solo << e tu? >>. Ikuto scrollò le spalle << fa nulla sali >>. Amu non cercò di protestare nuovamente anche se avrebbe voluto ma sapeva che Ikuto, testardo come era, non l’avrebbe mai ascoltata.

 

Poco tempo dopo dopo si ritrovarono d’avanti alla casa di Tadase. Un piccolo villino circondato d’aiuole. Amu scese velocemente dalla motocicletta e porse il casco ad Ikuto che era sceso pure lui. << Grazie Ikuto sei stato … ma che accidenti stai facendo?! >>. Le mani di Ikuto le avevano circondato il viso e piano, piano il suo volto si stava avvicinando a quello di lei. << Shh il biondino ci sta osservando. Deve aver sentito il rombo del motore e si è affacciato alla finestra. Non ti preoccupare non ho intenzione di baciarti per davvero >>. Detto questo annullò la distanza tra i loro volti e le diede un minuscolo bacio all’angolo della bocca. Ad Amu mancò il respiro, sentì che le guance le stavano andando al fuoco. Dopo poco Ikuto si allontanò rimettendo tra di loro una certa distanza. << Ci si vede Amu >> salutò ripartendo sgommando. Quando Amu fu sicura che Ikuto fosse sparito per davvero si porto la mano all’angolo della bocca, proprio nel punto in cui Ikuto l’aveva baciata,e, istintivamente sorrise.










 


Angolo dell'autice:
Allora, vi è piaciuto? Spero di si.
Allo scorso capitolo ho ricevuto recensioni e vi ringrazio molto. Anche se
devo ammettere di essere rimasta un pò delusa perchè evidentemente non vi piaceva come il
precedente.
Per questo, e anche perchè questa settimana sarò assente, mi sono inpegnata molto a scrivere questo capitolo.
Quindi spero che i miei sforzi non siano stati vani.
A presto.
Piccola98. 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.

<< Amu, Amu, avanti svegliati! >>.

La voce calda e assonnata di Tadase arrivò alle orecchie di Amu come una dolce sveglia. Sorrise debolmente e si stiracchiò mettendosi a sedere. << Buongiorno >> disse pimpante mentre poggiava i piedi sul pavimento di parquet.

La sera precedente era stata divertente – come ogni altra sera passata con Tadase del resto. Avevano abbandonato l’idea della tenda fuori quando aveva cominciato a tirare un veto gelido accompagnato da un po’ di neve. Erano rimasti a casa spaparanzati sull’enorme divano in pelle di casa Hotori a guardare un vecchio e squallido film dell’orrore Americano. Amu, che da sempre era stata un tipo pauroso, si era stretta a Tadase come quando erano bambini e aveva guardato tutti il film ad occhi chiusi. Dopo di che sazi e assonnati erano saliti in camera del ragazzo e si erano sistemati per la notte.

Come al solito Tadase aveva lasciato il letto ad Amu così che potesse dormire più comodamente e si era steso sul pavimento nel suo sacco a pelo militare. Avevano parlottato un poco evitando prontamente l’argomento Ikuto. Dopodiché si erano addormentati, o meglio, Tadase si era addormentato. Amu invece era rimasta sveglia ad ascoltare i respiri del suo migliore amico.

Quella mattina il sole splendeva e i celo era teso di un azzurro limpido, probabilmente, se non ci fosse stata quella brezzolina gelida, sarebbe potuta sembrare una mattina di inizio giugno e non di dicembre. Questo la metteva stranamente di buon umore.

Scese giù canticchiando seguita da Tadase << sei di buon umore eh? >>. Fece una piroetta ne bel mezzo della stanza << oh si, sembra proprio di si >> . Tadase ridacchio e la prese sotto braccio << andiamo a fare colazione >> .

La cucina di casa Hotori era un piccolo spazio luminoso che dava sul giardino principale. Sul tavolo la mamma di Tadase aveva preparato una tipica colazione occidentale: pane tostato,latte, cereali e due pezzi di torta al cioccolato. Amu si infilò in bocca un enorme fetta di torta e mugolò soddisfatta. << Tua madre è sempre la migliore >> disse infilandosi un altro pezzo di torta in bocca leccandosi le dita.

Tadase rise.

<< Guardati sei tutta sporca >>  si allungò verso di lei e le passo un fazzoletto sulle labbra per pulirla. La ragazza rimase immobile, le sue pozze dorate si immersero in quelle rosse di Tadase.

Un rombo di motore squarciò il silenzio.

Tadase si allontanò di scatto, lanciò un occhiata fuori alla finestra e sbuffò pesantemente << credo che il tuo ragazzo sia venuto a prenderti >> borbottò incrociando le braccia al petto.

Cosa diamine ci fa qui Ikuto?.

Velocemente, e in pigiama, Amu si dirige verso la porta. A piedi nudi attraversò il vialetto della proprietà degli Hotori fino ad arrivare di fronte al ragazzo che teneva stretta in mano il casco da motociclista.

<< Tu! >> gli puntò l’indice contro << cosa ci fai qui? >>. Ikuto scosse le spalle come se non si fosse davvero presentato d’avanti a casa di Tadase a prima mattina senza nessun’invito.

<< Sono venuto a prenderti, non vedi? Su avanti preparati  >>.

Cos’è un ordine?

<< Scordatelo Ikuto >>.

L’afferrò per il polso e la guardò negli occhi dorati << non era una richiesta gentile>> Amu si allontano da lui liberando il braccio. << Ikuto si può sapere qual è il tuo problema>> il ragazzo si appoggiò alla motocicletta.

<< Mia madre ci ha invitato a cena da lei >>  bisbigliò a bassissima voce. Amu avvicinò l’orecchio alle labbra del ragazzo << puoi ripetere scusa >>. Ikuto sospirò << hanno scoperto la nostra ehm … relazione, se così la vuoi chiamare, e quindi mia madre vuole conoscerti >>. La ragazza inarcò il sopracciglio << e per questo hai deciso di venirmi a prendere alle dieci del mattino? >>  la prese per le spalle << tu non capisci, i miei genitori … mio padre è molto classista e mi renderà la vita molto complicata se tu non gli piaci >> . la ragazza scosse la testa<< continuo a non capire perché sei qui comunque >> Ikuto abbandonò le braccia lungo i fianchi << ti porto a fare shopping. È uno dei favori che ti chiedo per tutta questa storia dei ‘finti fidanzati’. Me lo devi Hinamori >>. Sospirò e poi si arrese << va bene Tsukiyomi, aspetta che vado a cambiarmi >> .

<< Allora quale è il problema? >> chiese Tadase una volta che Amu si fu lavata e vestita. Amu forzò un sorriso << oh niente Tadase e che Ikuto voleva farmi una sorpresa. È venuto per portarmi a fare una gita romantica >>.

Si, una gita romantica in un centro commerciale.

Tadase la osservò per un attimo poi annuii << allora divertirti >> disse in fine.

Certo, divertirmi come se fosse possibile.

<< Certo >>  si avvicino al biondo e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia.

<< Spero tu sia contento Ikuto, mi hai fatto rinunciare a una mattinata con Tadase. Sei pessimo >>  Ikuto sbuffò e gli fece cenno di salire in sella << smettila di lamentarti e sali >>.Amu salì sulla motocicletta borbottando.

 

<< Ti prego, Ikuto, non ce la faccio più, possiamo tornare a casa? >>  si lamentò Amu qualche ora dopo uscendo dal camerino con l’ennesimo completo in dosso. << Smettila di borbottare e fammi una giravolta >> col dito indice Ikuto gli fece segno di girarsi roteandolo a formare un cerchio immaginario, Amu eseguì sbuffando. L’orlo della sua gonna si alzò a formare una campana intorno alle sue gambe non appena cominciò a girare su se stessa.

Ikuto storse il naso.

<< Possibile che non ti stia bene niente? >>.

Okay basta, questo è troppo.

La ragazza torno in camerino e si sfilò in fretta e furia il vestito che Ikuto le aveva fatto provare, si rimise i suoi vestiti e uscì dal camerino come una furia.

Gli buttò il vestito di seta tra le braccia << puoi anche dire ai tuoi genitori che la tua ragazza ti ha lasciato >>  fece per andarsene quando venne afferrata per un braccio. Ikuto la teneva stretta per un polso e la guardava con aria supplichevole << scusami Amu, non volevo essere scortese, è che sono nervoso >>. Non credeva di aver mai potuto assistere a uno spettacolo simile. Ikuto Tsukiyomi, il ragazzo che non si scomponeva nemmeno a pagarlo, adesso la stava supplicando.

<< Ringrazia che sono dotata di un cuore grande >> liberò il polso << ma ricorda, un altro commento negativo e me ne vado >> . il ragazzo fece cenno di si con la testa << okay >>.

uscirono dal negozio e vagarono per un po’ tra i negozi finche Amu non adocchiò una vetrina.

<< Guarda Ikuto! >> Amu lo prese per mano e lo portò davanti a una vetrina leggermente illuminata. Poggiò le mani sul vetro << non lo trovi meraviglioso? >> il vestito a cui si riferiva non era un vestito ma un completo formato da un leggings a disegni tribali neri e bianchi, un maglione bianco a righe beige e degli anfibi neri.

<< Mmmmh non so se … >>.

<< Oh avanti. Sempre meglio di quella meringa di vestito che avevi scelto tu >>.

Lo trascinò all’interno e lo fece accomodare su una poltroncina di fronte ai camerini mentre si infilava tra i corridoi e prendeva quello che gli serviva poi entrò in camerino.

Pochi attimi dopo usci, era raggiante e quel completo le stava proprio bene.

È proprio bella.

Si ritrovò ad ammettere Ikuto sorprendendo anche se stesso.

<< Allora? >>  chiese la ragazza girando su se stessa. << Uhmmm stai bene, mi sembra adatto >> .

Più che adatto direi.

<< Oh signore! >> sentì urlare dal camerino poco dopo, mentre Amu si cambiava. Sospinto da non so quale forza si gettò all’interno del camerino << tutto bene Hinamori!? … ma che stai facendo? >> Amu era in piedi e guardava allibita il cartellino del prezzo del maglione. Appena si accorse della presenza di Ikuto all’interno del camerino si coprì il petto fasciato solo al reggiseno con lo stesso maglione. << Cazzo Ikuto! Sparisci >> lo spinse via con uno spintone e cacciò la testa fuori dal camerino oltre la tenda << Ma che ti è preso si può sapere? Maniaco! >> Ikuto arrossì leggermente.

<< H-ho pensato che fossi scivolata >> balbettò cercando di non incontrare il suo sguardo dorato. << Oh be’ mi stava venendo un infarto per davvero. Guarda il prezzo di questa roba >> gli mostrò i cartellini. Il ragazzo si frugò nelle tasche e ne tirò fuori il portafoglio.

<< Pago io >>.

<< No Ikuto davvero … >>.

<< Non fare storie e muoviti ad uscire >>.

Roteando gli occhi la ragazza si infilò la maglietta e accompagnò Ikuto alla cassa.

La cassiera gli lanciò un occhiata ammiccante e sorrise languida poi lanciò un occhiataccia a Amu che stava appena dietro di lui che fece altrettanto. Ikuto sembrava non curarsene, pagò tranquillamente e prese la mano ad Amu prima di uscire finalmente dal negozio.

<< Grazie per i vestiti Ikuto >> ringraziò Hinamori una volta scesa dalla motocicletta nera di Ikuto. Lui scrollò le spalle << di niente. Ci vediamo stasera, verrò a prenderti >> si schiarì la voce<< con la macchina >>. La ragazza sorrise << allora a stasera >>.

Dopodiché si avviò alla porta di ingresso.










Salve ragazze!.
So perfettamente che non aggiorno da secoli ma eccomi qui, pronta a farmi perdonare.
Spero che il capitolo vi piaccia come gli altri e vi ringrazio per le sei meravigliose recensioni.
Siete fantastiche.
Vi amo <3.
A ogni modo, vi avverto che non sarò molto attiva, anzi, quasi per niente tra poco parto per il campeggio e ci starò per due settimane
e poi per Maratea in Basilicata per altre due.
In conclusione: non ci sarò per un mese.
Godetevi il capitolo.
Alla prossima!
piccola98.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.
 
Fondamentalmente Amu Hinamori non sapeva cosa provare, se imbarazzo o paura.  Che lei sapesse nessuno era mai andato a casa di Ikuto, girava addirittura voce che poco più che sedicenne se ne fosse andato di casa e che ora spacciasse o, altre, lo dipingevano come il figlio di un famoso mafioso. Tutte cazzate, ovviamente, credeva Amu ma anche se alcune di quelle voci fossero state vere – anche volendo – non poteva tirasi  tirarsi indietro. Pregava solo di non ritrovarsi a cena con un boss mafioso.
La macchina sportiva di Ikuto si fermò dolcemente nel vialetto dell’enorme villa della famiglia Tsukiyomi. Amu sgranò gli occhi di fronte alle enormi vetrate che davano sul giardino perfettamente curato ricoperto da un leggero strato di neve. La casa – se così la vogliamo definire – era un enorme edificio squadrato a quattro piani quasi completamente di vetro e legno. Enormi finestroni e terrazzi davano sul giardino anteriore.

Okay se non sto andando a casa di un mafioso allora chi sono i genitori di Tsukiyomi? I cugini di primo grado di Bill Gates? Improbabile…

E mentre si arrovellava il cervello con congetture e ipotesi assurde si sentì scossa per una spalla da Ikuto. << Hinamori,Hinamori! Dai muoviti siamo arrivati >> la ragazza si riprese e fece per aprire la portiera quando la mano calda e affusolata di Ikuto la fermò. << Lascia che ti apra io la portiera, mia mamma ci starà osservando dalla finestra e se non faccio il gentiluomo dopo mi farà lo scalpo >> poi le lanciò un sorriso. Amu annuii dopo di che Ikuto aprì la portiera e uscì dall’auto.
Amu calcolò che gli sarebbero voluti meno di dieci secondi per fare il giro della macchina e aprire la portiera. Ne approfittò per sprofondare nel sedile di pelle e chiudere gli occhi stringendo le maniche del maglione nuovo, che spuntavano da sotto il piumino, tra le dita piccole.
Respirò profondamente.

Avanti Amu calmati, è solo una sera niente di più, devi solo sorridere.

Poi sentì lo scatto della portiera che si apriva e si risvegliò dai suoi pensieri aprendo gli occhi. Ikuto le porse il braccio e lei lo accettò volentieri.
La neve scricchiolò non appena tocco con gli anfibi il terreno sotto i suoi piedi. Fecero qualche passo fino a quando una scarpa di Amu incontrò una lastra di ghiaccio. Scivolò all’ indietro, Ikuto repentino l’afferrò per i fianchi impedendole di cadere al suolo, tra la neve.
i loro visi erano a un palmo l’uno dall’ altro e i loro respiro affannosi si mescolavano tra di loro. << Hinamori, anche tu alla fine mi sei caduta tra le braccia eh? >> disse ironico mentre un sorrisetto malizioso gli si allargava in viso. Rossa in volto Amu si allontanò da lui sfuggendo alla sua presa << ti piacerebbe vero Tsukiyomi eh? >> gli afferrò il braccio bruscamente << ora, ti prego, vogliamo cominciare questa serata? Possibilmente illesi >>. Ikuto ghignò << allora se proprio vogliamo arrivare illesi >> lasciò il suo braccio per poi agganciare il suo intorno al fianco della ragazza << mi sa che dovrò sorreggerti io >>.

Ma sentilo, dongiovanni da strapazzo.

Abbracciati, si diressero alla porta di ingresso. Ikuto bussò  insistentemente al campanello, sotto quella corazza da duro Amu riusciva a leggere il nervosismo. E doveva ammettere che  questo la faceva sorridere dentro. Non era del tutto impassibile allora.
La testolina bionda di una ragazza che non doveva avere più di quindici, sedici anni spuntò da dietro la porta. Era una bella ragazza, non particolarmente alta con lunghissimi capelli biondi legati in una coda di cavallo alta, gli occhi erano viola quasi uguali a quelli di Ikuto solo leggermente più chiari. In dosso aveva calze nere velate e un vestito nero con ricami rossi sul corpetto e sulla gonna. Del pizzo ‘abbelliva’ le lunghe maniche del vestito rendendolo così ancora più eccentrico.
<< Ikuto! >> la ragazza bionda si fiondò tra le braccia del ragazzo strappandolo ad Amu che la guardò perplessa. Ikuto ricambiò l’abbraccio con meno enfasi della bionda.
<< Amu, questa e mia sorella Utau >> disse indicando la ragazzina << Utau questa è Amu, la mia ragazza >>.
Utau guardò Amu con una leggera espressione schifata in viso.

Mio Dio, questa già mi odia. Cominciamo bene.

<< Ikuto, sinceramente, te la potevi scegliere più carina >>.

Oh è anche stronza. Perfetto.

<< Utau, sii gentile con gli ospiti >> una donna dai capelli biondi dello stesso colore della figlia  e altrettanto bella si presentò sulla porta con un sorriso dolce sul viso. In dosso aveva un vestito più sobrio della sua fotocopia sedicenne, color avorio lungo fino a metà ginocchio e lunghi orecchini pendenti le circondavano il viso scoperto poiché aveva legato i suoi capelli in una crocchia ordinata. << Piacere Amu, sono felice di conoscerti >> la donna allungo la mano e Amu gliela strinse. << Piacere mio signora Tsukiyomi >> e le sorrise cortesemente. La donna rise << Oh ti prego, chiamami Souko. Signora Tsukiyomi mi fa sentire così vecchia >>.
Poi si scostò leggermente di lato << però adesso entrate, fuori fa freddo e la cena e quasi pronta. Spero ti piaccia l’anatra all’arancia Amu e una delle specialità della nostra cameriera Fuka >>. La donna li guidò nella maestosa camera da pranzo, la mano di Ikuto scivolò lentamente in quella di Amu e la strinse dolcemente come a dire ‘non ti preoccupare, sono qui’ e ne fu estremamente rassicurata.
La sala da pranzo era divisa dall’ampio salotto da una porta massiccia di legno scuro e per entrarvi bisognava per forza passare per essa. Seduto sul divano di stoffa bianca, in netto contrasto con la moquette nera come la pece, c’era un uomo praticamente identico a Ikuto. Stessi capelli blu notte, stesso fisico slanciato e stessi identici occhi ametista. Sul naso portava un paio di occhiali e tra le mani aveva un libro che sembrava interessarlo parecchio.
Alzò gli occhi non appena Amu e gli altri pigiarono i piedi sulla moquette. Le sue iridi ametista incontrarono quelle pressoché identiche del figlio che strinse più forte la presa sulla mano sottile della ragazza.
<< Oh salve! >> il padre di Ikuto si alzò in piedi rivelando una notevole altezza, come il figlio del resto, che era più basso di solo un paio di centimetri. << tu devi essere la nuova fidanzata di Ikuto, io sono il padre, Aruto Tsukiyomi >> le prese la mano libera e le baciò delicatamente il dorso facendo diventare il viso di Amu completamente viola. Ikuto si mosse leggermente al suo fianco lanciando un occhiataccia al padre << ciao papà, da quanto tempo non ci vediamo eh? >>disse tirando leggermente indietro Amu nascondendola per metà dietro di lui. << Circa tre anni direi, non per mia scelta, ovvio >> i due si sfidarono con lo sguardo per un po’ fino a quando un battere di mani smorzò la tensione.
<< Su,su non e il momento di rinvangare il passato. Utau, tesoro, accompagna tuo fratello e Amu in sala da pranzo >>.
<< Ma mamma … >>.
<< Utau, adesso! >>.
Sbuffando, Utau li accompagno in sala da pranzo e dopo aver chiuso la porta di legno lanciò un occhiataccia al fratello. << Ti avevo detto di inventarti una scusa, adesso li farai litigare. Complimenti >> Ikuto si appoggiò al muro con un piede appoggiato all’indietro << zitta Utau, lo so anche io okay? >> poi si voltò verso Amu << se vuoi andartene Amu … >> lei scosse la testa << no, Ikuto non ti preoccupare >>.
Qualche minuto dopo i genitori di Ikuto entrarono in sala da pranzo << scusate per l’attesa ragazzi, che ne dite di sederci e magiare? >>  poi il signor Tsukiyomi batte leggermente le mani e da una porticina ne uscì un’ anziana signora che Amu identificò come Fuka, la cameriera.
<< Fuka, se non ti dispiace, potresti cominciare a portarci le pietanze? >> la donna annui e scomparve nuovamente dietro la porta.
Si sedettero tutti a tavola e pochi secondi dopo furono serviti.
Amu cercò di concentrarsi sul piatto, sull’anatra che giaceva morta nel suo piatto e alle arance che facevano da contorno. Si concentrò sul sapore del vino bianco e di agrumi.
L’unico rumore che poteva sentire in torno a se era lo sbatacchiare delle posate sulla porcellana dei piatti.
Stava per ingoiare il penultimo pezzo di anatra quando una voce – che identificò come quella di Souko – attirò la sua attenzione. << Allora, dicci Amu come hai conosciuto Ikuto? >> i due si scambiarono un occhiata complice. << Beh … a lezione di economia domestica … la mia classe e quella di Ikuto condividono la stessa aula e una volta a Ikuto è esploso il forno con i muffin e io gli ho dato una mano a rifarli >> dopodiché sorrise forzatamente.

Dai avanti fa che ci caschino.

<< Strano, pensavo che dopo tre anni solo in quello squallido appartamento avessi almeno imparato a cucinare >>.
<< Beh papà, non si può essere bravi in tutto … oh aspetta dimenticavo che tu mi ritieni un incapace >>.
<< Ikuto ti prego … >> cominciò la signora Tsukiyomi ma fu immediatamente fermata dal marito << no aspetta cara, voglio proprio sapere cosa ha da dire >>. Ikuto fissò il vino rosso nel bicchiere. << Cosa ho da dire? Oh partiamo dal fatto che te ne sei andato di casa quando io ero appena un ragazzino? Oppure gli anni che hai passato a dirmi che sono un buono a nulla tutto perché ho smesso di fare quello che volevi tu >>.
<< Ancora con questa vecchia storia Ikuto? Pensavo l’avessi superata >>.
<< Non penso che nessuno supererebbe venire a sapere che suo padre ha un amante e l’abbandona la sua famiglia per una sgualdrina russa. Come si chiamava? Tania? >>.
<< Ikuto adesso basta! >> guaì Utau dal suo posto, stringendo il lembi del suo assurdo vestito. La ignorarono entrambi.
<< Ma poi sono tornato no? >>.
<< Si, certo, perchè lei ti ha lasciato >>.
<< Non è per questo e tu lo sai >>.
<< No, non lo so! >>.
Sospirò passandosi una mano trai capelli blu lucido. Amu, istintivamente, gli poggiò una mano sul ginocchio e glielo strinse.
<< L’unica cosa che so è che per te sono sempre stato un buono a nulla >>.
<< Non è assolutamente vero, voglio solo il meglio per te Ikuto. Se solo tu avessi continuato a suonare a quest’ora non lavoreresti in uno squallido bar >>.
<< Si ma adesso se avessi continuato a fare quello che volevi tu adesso non sarei felice >>.
<< Ma sentilo parla di felicità! Ikuto, tu non sai cosa è la felicità >>.
<< ah e tu si invece! Ma per piacere … >>.
<< Ikuto, dico solo che se tu avessi continuato a suonare adesso non vivresti da pezzente>>.
<< E se a me piacesse questa vita eh papà? >>.
Con uno stridio si alzò dalla sedia << mi è piaciuto rivedervi. Ma penso che adesso dovremmo proprio andare >>.
Trascinandosi dietro Amu si diresse verso la porta di ingresso seguito da tutta la famiglia. Aprì la porta e ad accoglierlo una bufera di neve come non ne aveva mai viste.
<< A quanto pare stasera non andrete proprio da nessuna parte >> disse Utau chiudendo la porta sotto gli occhi allibiti di Amu e Ikuto.
Erano bloccati a casa dei genitori di Ikuto, sarebbe stata una serata molto lunga.  









 
Angolo autrice!.
Save ragazze! Qunto sarà un mese, due che non aggiorno? E' una 
cosa di cui mi voglio far perdonare, in parte, con questo capitolo.
Ma, prima di tutto, grazie per le sei meravigliose recensioni.
Cioè io vi amo <3
Mi avete reso felicissima!.
Spero di aggiornare al più presto visto che ho tante idee per il prossimo capitolo.
Alla prossima! :-*
piccola98.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.
 
<< A quanto pare dovrete rimanere qui stanotte >>  constò il padre di Ikuto sedendosi sul divano e versandosi un bicchierino di whisky che poco prima aveva preso dal mobile dei liquori.
<< Non credo sia il caso … >> cominciò lui cercando, in qualche modo, di trovare una scusa, pressoché accettabile, per fuggire da quella casa nonostante la a bufera imperversasse violenta.
<< Non dire sciocchezze Ikuto, certo che il caso, non vedi che tempo che c’è fuori? >> protestò la madre che diede un ultima sbirciata fuori dalla finestra << e poi la tua macchina è completamente sotterrata dalla neve >>. Ikuto si sporse dando un occhiata veloce alla situazione fuori.
Avevano ragione, non c’era modo di andarsene.
Ma, insomma, Ikuto è Ikuto. Un essere cocciuto come pochi.
<< Ripeto: non credo sia il caso >> poi si voltò verso Amu << tu che ne dici tesoro >> quel tesoro, alle orecchie di Amu, suonò come una minaccia. Si mordicchiò il labbro inferiore e si guardò in torno. Aveva gli occhi di tutti puntati a dosso.
 
Ma che accidenti vogliono da me stasera?.
 
<< Io credo che … >> si protesero tutti leggermente in avanti per ascoltare meglio la sua risposta. << credo che … dovremmo discuterne da soli io e Ikuto! >> afferrò il braccio di quest’ultimo e lo trascinò nella sala da pranzo premurandosi di chiudere bene la porta di legno dietro di loro.
La tavola era stata sparecchiata e Fuka, che era davvero efficiente, aveva sostituito la tovaglia sporca di vino con una nuova bianchissima, posizionato al centro un vaso con all’interno un enorme mazzo di rose fresche che non si sapeva bene da dove venissero dato che non era certo la stagione.
Ikuto si appoggiò al muro, tirò fuori una sigaretta dal pacchetto che aveva appena sfilato dalla tasca dei suoi immancabili jeans neri. Non ebbe nemmeno il tempo di portarsela alla bocca e accenderla che Amu la prese facendola volare fuori dalla finestra.
Ikuto spalancò gli occhi e la bocca sconcertato << ma si può sapere che cazzo ti prende? >> Amu scrollò le spalle.
<< Cercavo solo di ottenere la tua attenzione, evidentemente ci sono riuscita >>.
Ikuto incrociò le braccia al petto seccato.
<< Senti Hinamori, mettiamo in chiaro una cosa: Io.Qui.Non.Ci.Resto. >>.
<< Oh, invece si caro mio! >> alzo l’indice puntandolo minacciosa contro il suo petto << non ho nessuna intenzione di rischiare la pelle per colpa tua solo perche non vuoi respirare la stessa aria di tuo padre chiaro? >>.
<< Hinamori tu non capisci … >>.
<< Si, okay come vuoi, sono un idiota non capisco niente. Ma sai cosa ho capito? Che tua sorella mi odia e che tuo padre è un fottuto maniaco del controllo. E io in questa casa voglio starci quasi quanto te ok? Ma vedi, non voglio morire per colpa del tuo egoismo. Tutto chiaro? >> Ikuto le spostò l’indice dal petto con indifferenza, come se le sue parole non lo avessero nemmeno toccato. Strano, era sicura di aver usato un tono abbastanza duro e tagliente.
<< Okay >> disse semplicemente.
<< Okay? >> ripete lei, attonita.
<< Si, okay >>. Si avvicinò alla porta e l’apri, sotto lo sguardo attento di tutti i suoi familiari tornò in salotto.
 
Strano, si è arreso in fretta.
 
Costatò seguendo Ikuto nella stanza.
Aveva la strana sensazione che non sarebbe finita li.
<< Beh io e Amu ne abbiamo discusso e abbiamo deciso che rimarremo a dormire qui >> disse tirando le labbra in un sorriso.
 
Quel sorriso non promette niente di buono.
 
<< A una condizione però: voglio la camera matrimoniale all’ultimo piano >> passò una mano sul fianco di Amu e l’attirò a se << sapete, io e Amu avevamo prenotato una camera in un alberghetto poco lontano da qui per andarvi dopo cena per … insomma avete capito no?.  Sapete vorremmo la nostra privacy. Non è vero amore? >> il viso di Amu si tinse di un rosso porpora acceso mentre, in gola, le si creava un groppo per l’imbarazzo.
 
Era stato troppo facile. Che stronzo.
 
<< Oh, ma certo tesoro! >> esclamò la signora Tsukiyomi << vi capiamo assolutamente. E se questa è la vostra unica condizione l’accettiamo volentieri vero Aruto? >>  la donna si voltò verso il marito che annuii << be certo se volete una camera per beh … fare le vostre cose … mi sembra più che lecito >>.
 
Oh Dio, ora muoio per l’imbarazzo. Ucciderò Ikuto, lo farò a brandelli, e poi darò i resti del suo corpo in pasto ai cani. Giuro.
 
<< Oh guardatela! È tutta rossa, come è tenera. Non pensate anche voi? >> ghignò Ikuto continuando a prendersi gioco di lei. << Oh povera cara! Ti abbiamo per caso messo in imbarazzo? >> la ragazza deglutì il magone che aveva in gola e sorrise forzatamente << n-no, assolutamente no sign- Souko. Sono solo accaldata >> e detto questo si passo con fare teatrale la mano sulla fronte.
 
Caldo? Ma se fuori c’è una bufera di neve! Ma quanto sono idiota.
 
<< Oh se senti caldo adesso, vedrai stasera piccola >> le sussurrò con voce roca all’orecchio. Amu rabbrividì sentendo il collo cominciare a pruderle chiazzandosi  di rosso.
<< Comunque se volete scusarmi, adesso vado a mostrare ad Amu la nostra stanza >>  lentamente si allontanarono su per le scale ma non prima di sentire l’urlo acuto di Souko << usate le precauzioni, mi raccomando! >>.
 
Perfetto, dopo questo posso direttamente suicidarmi.
 
Non appena Ikuto – raggiunta la camera da letto - si chiuse la porta alle spalle scoppiò in una fragorosa risata, che lo costrinse a sedersi sul letto tenendosi la pancia. << A-avresti dovuto vedere la tua faccia >> singhiozzò tra le risate << eri viola! Mio Dio non ho mai visto nessuno diventare di quel colore, ti giuro! Ahahahah >> continuò a ridere per dieci buoni minuti. Amu lo fissava a bocca aperta incapace di sillabare poco e niente.
<< T-tu! >> sbraitò infine con voce rotta dalla rabbia << mi hai fatto morire di imbarazzo! Adesso i tuoi genitori – tua sorella! – penseranno che siamo rinchiusi qua dentro a fare Dio solo sa cosa! >>. Ikuto si asciugò le lacrime che gli erano uscite per il troppo ridere e fece le spallucce. << Che ti importa, non sarà mica la tua prima volta …. >> la fissò un secondo negli occhi capendo che aveva toccato un tasto dolente e scoppiò nuovamente a ridere. << Cioè, tu sei ancora vergine? >> Amu voltò la testa di lato, interrompendo il contatto visivo con Ikuto << non capisco cosa c’è di male ad aspettare la persona giusta >> mormorò lei. Ikuto si alzò e andò verso di lei, le prese delicatamente il mento tra le mani e la costrinse a guardarlo negli occhi << e chi pensi sia la persona giusta? Tadase? >> il suo era serio come i suoi occhi. Amu deglutì << n-non lo so >>. Il ragazzo ghigno, si divertiva a metterla in difficoltà << scommetto che non hai dato nemmeno un bacio >> la scherni lui poggiandole la mano dietro la nuca spostandola dal mento e tirandola verso di se con l’altra << e se io fossi il primo? >> sussurrò a un palmo dalle sue labbra con un ghigno divertito sul viso.
Amu si riprese dal suo stato di trans e sgusciò fuori dalla sua presa allibita << i-io vado a chiedere il pigiama a tua sorella >> balbettò sgusciando fuori dalla sua camera.
Una volta fuori si appoggiò al muro con una mano all’altezza del cuore.
 
Mio Dio senti come corre! Ikuto, ma ti diverti così tanto a farmi prendere dei colpi?.
 
Si poteva dire tutto di Amu ma che fosse un ingenua assolutamente no, sapeva – anzi era assolutamente certa – che lui si divertiva a prenderla in giro. Stuzzicarla, giocare con lei.
Detestava il suo comportamento e – più di tutto – la sua arroganza. Ma sapeva, con altrettanta certezza, che se senza di lui non avrebbe mai potuto conquistare Tadase. Allora lasciava che lui facesse più o meno quello che voleva, oltretutto,  il suo corpo non trovava nessuna difficoltà a stare tra le sue braccia, come se fosse stata progettata per questo.
Ma questo – ovviamente – non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno a e stessa.
Prese un respiro profondo aspettando che il cuore smettesse di battere come un tamburo impazzito poi cominciò a vagare per i corridoi cercando  la sorella di Ikuto ma, invece che lei, incontrò la madre.
In dosso aveva una lunga e morbida vestaglia rosa che le scendeva quasi fino ai piedi stretta in vita da un nodo. La crocchia perfetta che aveva fino a pochi minuti prima ora era scomparsa sostituita da una cascata di fili biondi liscissimi e lucidi intervallati da qualche striatura bianca. Il viso, ora senza trucco, rivelava due occhiaie violacce frutto di più notti insonni e due occhi violetti stanchi.
Ad Amu sembrò una donna molto triste.
<< Oh ciao Amu, ti serve qualcosa? >> chiese in tono gentile la signora Tsukiyomi rivolgendole un sorriso dolce e leggermente cadente. << In verità si, mi servirebbe un pigiama e mi chiedevo se potesse prestarmelo >> la donna annuii, << Da qualche parte dovrei avere dei miei vecchi pigiami, ti darei quelli di Utau ma si è appena addormentata e non vorrei svegliarla >>.
<< Okay grazie molte Suoko >>.
La seguì per il corridoio silenzioso, notò sui muri delle fotografie alcune vecchie altre più recente. Una in particolare attirò la sua attenzione.
Era una foto di dimensioni medie, all’interno di una cornice di legno scuro. Era stata scattata qualche anno prima, Ikuto aveva su per giù dieci undici anni nei suoi occhi riusciva a scrutare una gioia infantile che non avrebbe mai creduto potesse essere appartenuta proprio a lui. I capelli erano leggermente più lunghi e un lungo frangettine gli ricadeva sul viso nascondendogli gli occhi e le labbra erano mosse in un sorriso, uno sincero, quello di un bambino. La mano di suo padre gli accarezzava la testa e gli si leggeva negli occhi che era fiero di suo figlio, allacciato alla sua vita c’era la signora Tsukiyomi con imbraccio la piccola Utau che sorrideva alla macchina fotografica agitando le mani paffute da bambina di sette anni. Sembravano felici, forse lo erano davvero.
<< Quella la abbiamo scattata al primo vero concerto di Ikuto, aveva dieci anni ed era già un asso del violino. Tutto suo padre >>.
Amu scrutò la foto un'altra volta.
<< Sembravate molto felici >>.
<< E lo eravamo cara, eravamo una famiglia unita, ci volevamo bene >> poi il suo volto si incupì << non so cosa sia successo dopo o meglio, lo so, ma non lo voglio accettare >>. Poi si voltò a guardare Amu distogliendo lo sguardo dalla foto.
<< Ma ora basta parlare del passato, vado a prenderti il pigiama >> poi si allontanò. Amu voltò di nuovo lo sguardo verso la foto.
 
Vorrei che sorridesse sempre così.
 
Si disse provando una certa nostalgia per quella parte di Ikuto che non aveva mai conosciuto.
Poco dopo tornò Suoko con un pigiama e una vestaglia tra le mani e glielo consegnò. << Grazie Suoko >> la donna scosse la testa << di niente Amu, buona notte >> le disse accennando un ultimo saluto con la mano.
Amu tornò in camera, Ikuto era steso sul letto, in boxer e contemplava il soffitto. Amu si mordicchiò il labbro inferiore non appena i suoi occhi dorati si posarono sugli addominali leggermente accennati, poi sulle braccia lunghe e sulle gambe toniche. 
<< Magari se la smettessi di guardarmi e andassi a cambiarti potremmo  pure andare a letto >> mosse la testa verso di lei che avvampò in un nano secondo << s-scusa >> biascicò << vado subito >>.
Si infilò nel bagno e velocemente si tolse il completo e lo appallottolò gettandolo sul pavimento, prese il pigiama e si accorse – con sommo orrore – che non era un pigiama ma una camicia da notte col orlo di pizzo.
 
Oh mio Dio! Tutta colpa delle chiacchiere di Ikuto.
 
Non avendo altra scelta – a meno che non volesse presentarsi in intimo – si infilò la camicia da notte e se la infilò riluttante.
 
Oh signore iddio non mi copre nemmeno il sedere un altro poco.
 
Con sommo imbarazzo tornò in stanza.
Appena Ikuto la vide non poté fare a meno di guardarla rapito. << Ora sei tu a fissarmi >>  lo riprese lei nascondendosi sotto il piumone. << E che devo fare se tu mi provochi? >>  Amu tirò ancora più su il piumone coprendosi per metà il viso che per l’ennesima volta quella sera aveva assunto un colorito rossastro. Ikuto le tolse la coperta dalla faccia << hey, smettila di nasconderti, sei bellissima >> Amu rimase sconvolta, le aveva appena fatto un complimento?.
Non poteva crederci.
<< Ora dormiamo >> sembrava imbarazzato, strano, visto che Ikuto si imbarazzava solo in rare occasioni. Si allungò e spense la luce. << Buonanotte Amu >> le disse girandosi di spalle.






 

Angolo Autrice.
Salve ragazze, ecco il settimo capitolo fresco di scrittura.
Spero vi piaccia, la notte a casa di Ikuto e family non è ancora finita.
Cosa succiederà?.
Lo vedremo a breve, alla prossima ragazze e grazie per le vostre recenzioni.
Vi adoro <3 
Baci.
piccola98
 






nb: oggi ho riletto il capitolo e corretto se mi è sfuggito qualcosa fatemelo notare
baci.
piccola98

 
 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


capitolo 8


Uno piacevole calore svegliò Ikuto che dormiva beatamente arrotolato tra le coperte. Si mosse leggermente sbattendo più volte le palpebre per far si che i suoi occhi viola si abituassero all’oscurità, voltò il viso e notò che la piccola figura di Amu gli si era accoccolata al petto. Provò a muoversi leggermente provocando un mugolio di disapprovazione da parte di lei. Stranamente si ritrovò a sorridere, lentamente le scostò una ciocca dal viso e gliela depositò dietro l’orecchio e rimase a contemplare il suo viso rischiarato da la luce della luna che filtrava dalla finestra di fronte al letto. Le labbra piene avevano una leggera curvatura imbronciata e le ciglia lunghe le sfioravano le guance. La camicia da notte che sua madre gli aveva prestato le si era sollevata sui fianchi scoprendole le gambe affusolate.
Ikuto rimase a guardarla per un tempo indefinito, poi – non si sa come – trovò la forza di distogliere lo sguardo e di sprofondare nuovamente nel cuscino.
Era una situazione strana quella in cui si era andato a cacciare poche settimane prima, non credeva che ne sarebbe rimasto così coinvolto. Si divertiva vero a farla imbarazzare, ma prima – se solo lei non fosse fuggita – l’avrebbe baciata per davvero, magari solo per sentire che sapore avevano le sue labbra. Amu non era esattamente il suo tipo di ragazza, al contrario, era l’esatto opposto. Era pura,casta delicata come un fiore di ciliegio e – allo stesso tempo – forte e autoritaria.
Si chiese come sarebbe stato stringerla a se – in quel senso.

Lei non vuole te Ikuto! Vuole Hotori, dimenticatela!.

 
Triste ma vero, il suo cervello – fin troppo razionale per un ragazzo di soli diciannove anni – glielo aveva appena ricordato. Sbuffò pesantemente pensando che quella sera probabilmente non sarebbe riuscito più a chiudere occhio, e come diamine avrebbe fatto poi con quel maledettissimo profumo alla fragola che impregnava l’aria tutt’intorno a lui?.
Delicatamente scostò il corpicino di Amu dall’altro lato del letto, lei emise un mugolio irritato stringendo il cuscino.
Ikuto trattenne il respiro sperando che non si fosse svegliata, accorgendosi poi con sollievo che non era così.
Poggiò i piedi sul pavimento di marmo freddo sentendo un brivido attraversargli la schiena.

Dio, che freddo. Non è stata una grande idea dormire in boxer.
Ma tu volevi vederla arrossire di nuovo no?.
Zitta coscenza, non è il momento.


Si avvicinò al cassettone – dove era quasi certo che sua madre teneva i vecchi maglioni di suo padre – se ne infilò uno, dopodiché indossò il jeans che aveva abbandonato in un angolo e- in punta di piedi - uscì dalla stanza.
Improvvisamente l’aria si era fatta più leggera, forse perché il suo profumo non aleggiava più nell’aria. I corridoi erano bui e silenziosi, Ikuto aveva una meta ben precisa: ultima stanza a destra. La sua camera.
Non ci aveva messo piede da quando se n’era andato di casa, quella stanza era stato l’unico rifugio della sua infanzia e adolescenza. Aprì la porta delicatamente attento a non produrre nessun cigolio e si sedette sul letto. Per un attimo gli parve di tornare in dietro nel tempo, ai suoi undici anni, quando suonava il violino per puro divertimento e la sua stanza era l’unico luogo dove poteva esercitarsi in santa pace. Guardò la luce della luna filtrare attraverso le tendine verde scuro e ricadere sulla moquette, si rese conto improvvisamente di quanto tutto fosse uguale a come lo aveva lasciato. I stessi mobili, la stessa moquette, lo stessa cassapanca dei giochi. Si mosse per aprire quest’ultima trovandoci – con non troppa meraviglia – il suo primissimo violino, pressoché identico a quello che aveva a casa, solo leggermente più consumato. Lo prese tra le mani ( insieme all’archetto) e lo rigirò con attenzione. Lo posiziono per bene sotto al mento passando l’archetto sulle corde producendo un suono acuto e stridulo. Ikuto storse la bocca, era scordato, lo aveva tenuto in quella cassapanca per troppo tempo.
Armeggiò con le corde per un po’ e poi tornò a suonare, sorrise, questa volta era molto meglio. Provò qualche melodia tonando ogni tanto ad armeggiare con le corde fino a quando il suono non fu più che soddisfacente – per i suoi altissimi standard.
Suonò fino a quando un cigolio proveniente dalla porta non attirò la sua attenzione: Amu Hinamori fece capolino dalla porta con la faccia stropicciata dal sonno. Con la mano si sfregò gli occhi << si può sapere che stai facendo? Sono le due del mattino >> Ikuto indugiò sulle sue gambe semi nude coperte solo dalla camicia da notte e da una sua camicia – la sua camicia.
Deglutì a fatica, non si rendeva conto di provocarlo così?.
<< Hey Ikuto, ci sei? >> si sedette al suo fianco sventolandogli una mano d’avanti agli occhi.

Fragola.

Si sentiva soffocare.
Si spostò leggermente, l’aria si stava facendo troppo viziata per i suoi gusti.
<< Hemm … io … aspetta come mai hai la mia camicia? >>. Scrollò le spalle << l’aveva lasciata sul pavimento e io avevo freddo. Ti ho sentito suonare dal pianerottolo. Sei molto bravo sai? >>.
Oh Ikuto lo sapeva fin troppo bene, quante volte lo aveva usato per far cadere a suoi piedi le ragazze? Tante, non ne portava nemmeno più il conto. Eppure non poté fare a meno di sentirsi leggermente in imbarazzo a quel complimento e perché poi? Era abituato ai complimenti.
<< Grazie >>.
<< Mi faresti sentire qualcosa? >>.

Smettila di sbattere le ciglia in questo modo. Ti prego.

<< Certo >>.
Si mise al centro della stanza posizionando strumento e archetto. In un attimo milioni di note inondarono la stanza. Amu restava seduta immobile con le gambe accavallate, appoggiata contro il muro, con un espressione indecifrabile sul volto.
Ikuto sentiva le mani sudare, chiuse gli occhi facendo un respiro profondo.

Ikuto, calmati è solo Amu.

A brano concluso Amu schizzo in piedi – alzando pericolosamente l’orlo della camicia scoprendo una porzione di gambe più che sufficiente a far mancare il respiro a Ikuto – applaudendo.
<< Sei, okay non ho parole … cioè … w-o-w. Spettacolare davvero >>.
Ikuto fece un piccolo sorriso accompagnata da un inchino.
Poggiò lo strumento sul letto e si sedette vicino a lei – mantenendo una debita distanza. Calò il silenzio.
<< Perché hai smesso di suonare da professionista? >>
Ikuto gelò, non era una delle sue domande preferite. Si schiarì la voce portandosi le ginocchia al petto e poggiandovi il mento.
<< Avevo sedici anni, un talento innato per il violino e tutto quello che volevo, o meglio, per mio padre avevo sedici anni, un talento innato per il violino – gelosamente coltivato fin dalla tenera età – e tutto quello che volevo. Lui, vedi, ha sempre volto il meglio per me, lo so, ma a modo suo. Ore e ore di lezioni di violino, concerti in tutto il Giappone, folla, applausi ed io non ero felice. Aveva trasformato il mio amore per la musica in un modo per far soldi e io l’odiavo ma non potevo deluderlo, poi quando ha tradito mia madre con l’insegnante di violino … io … ho trovato il modo per fuggire da quella situazione insopportabile >>. Prese un respiro profondo << ho smesso di prendere lezioni, ho cambiato casa riuscendo così a trovare una parvenza di felicita. Mio padre è poi tornato, pentito credo, ma non l’ho mai perdonato. E questa è la mia triste storia >>.
Amu lo fissò per qualche secondo poi gli gettò le braccia al collo stringendolo forte. Ikuto rimase per un attimo interdetto. Lei lo stava abbracciando?.
Gli prese il viso tra le mani guardandolo dritto negli occhi << guardami Ikuto, tu non hai fatto niente di male. Hai scelto di essere felice, non c’è niente di male a voler essere felici >>
Ikuto ascoltò le sue parole distrattamente, aveva gli occhi incollate alle labbra di lei.

Ti prego, allontanati.

Una preghiera silenziosa che non venne minimamente ascoltata.

Oh al diavolo.

Circondò la sua vita con le braccia tirandola verso di se e prima che potesse dire qualsiasi cosa poggiò le sue labbra su quelle di Amu. Fu un bacio casto, leggero senza pretese.
Si staccarono lentamente, l’uno a pochi centimetri dall’ altro, con il respiro affannoso.
<< Beh, credo sia ora di andare a dormire >>.
Disse lui tirandosi su come se non fosse successo niente. Amu si sfiorò le labbra con le dita annuendo distrattamente.
<< Si, credo sia il caso >>.
Così come se non fosse successo niente – o quasi – tornarono in camera.









 
aaaaah scusatemi, scusatemi,scusatemi!
So che sono mesi che non aggiorno e lo so che vorreste uccidermi.
vi vedo già con i forconi in mano ed è per questo che ho iserito quel bacio.
insomma dovevo darvi almeno una soddisfazione.
Amu non poteva dare il suo primo bacio a Tadase, intendiamoci, non poteva prorpio.
E per finire volevo ringraziarvi per le 13 ( oh porca puttana!) recensioni.
Vi amo da morire, credetemi.
Alla prossima.
baci.
piccola98.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Dedico questo capitolo a tutte le mie lettrici, vi adoro. Siete importantissime per me.
Capitolo 9.
 
Mi ha baciata porco Zeus!.
 
Erano passati due giorni dal fatidico incontro che aveva coinvolto le labbra dei nostri due protagonisti e Amu non faceva altro che pensarci. Più volte si era sorpresa a sfiorarsi le labbra con la punta delle dita con aria sognate.
 
Non è giusto!
 
Si ripeteva tra se e se.
 
Io il mio primo bacio lo volevo da Tadase!.
 
Si ripeteva che era stato un gesto fatto senza ragionare troppo, con impeto, un errore causato – certamente – dalla situazione che era andata creandosi. Insomma lui si era aperto con lei, erano vicini, lei lo aveva abbracciato. Era naturale che ci scappasse il bacio!.
Poi chiamalo bacio, si erano appena sfiorati per Dio!.
Quanto poteva essere durato dieci, venti secondi? Non molto di più, di questo ne era certa.
Quindi non era un bacio vero, quindi non contava niente.
Allora perché quando la mattina dopo quando si era svegliata non trovandolo al suo fianco aveva sentito una stretta al cuore?.
O come quando a colazione – e anche dopo – non le aveva rivolto la parola. Si era sentita ferita e offesa, insomma, lui le aveva rubato – nel vero senso della parola – il suo primo bacio e si permetteva pure di ignorarla come se non fosse successo niente senza fornirle nemmeno una spiegazione? Non era giusto.
Quella mattina Amu aspettava impaziente fuori dal cancello della scuola, di fianco a lei stazionava Tadase che – in vano – tentava di fare conversazione. Per la prima da quando aveva una cotta per lui Amu non lo stava a sentire pendendo dalle sue labbra. Guardava lo spiazzo di fronte a lei sperando di intravedere una moto nera metallizzata all’orizzonte, ma di essa nemmeno l’ombra.
Sbuffò, dove diavolo si era cacciato?.
<< Amu Hinamori, sei qui o il tuo cervello si è definitivamente trasferito su un altro pianta? >> la ragazza sembrò risvegliarsi dal suo stato comatoso << eh? Si scusa Tadase stavo pensando >> sbatté le palpebre più volte frastornata. << Ti stavo solo chiedendo che fine avessi fatto l’altra sera. È da allora che sei strana, è successo qualcosa? >>.
Ed ecco perché avrebbe fatto meglio a non venire con Tadase a scuola, lui si accorgeva sempre se qualcosa non andava. Si aggiustò il ciuffo ribelle sulla fronte in un gesto nervoso.
Voleva sempre farlo ingelosire no?.
<< Sono stata a dormire a casa di Ikuto >> rispose secca.
Il biondo cominciò a tossire convulsamente << tu che!? >>  cominciò a gesticolare < cioè, tu … lui … cioè voi non avete mica … hai capito no? >> era violaceo, nettamente in imbarazzo.
Due braccia circondarono la vita di Amu bloccando lo sproloquio di Tadase mentre poggiava gli occhi – pressoché furenti – sull’individuo che stava abbracciando la suddetta ragazza che era ancora più sconvolta di lui.
<< Hotori, ma insomma, non ti sembra di entrare troppo sul personale? >> a parlare un affascinate Ikuto Tsukiyomi che era spuntato all’improvviso, quasi come un fantasma, dal nulla. Sul viso un ghigno compiaciuto, divertito come non mai da quella situazione. Tadase divenne di un acceso color porpora << non l’ho certo chiesto a te Tsukiyomi! > > scrollò le spalle. << Poco importa, è la mia ragazza non la tua e i dettagli piccanti preferiamo discuterli tra di noi. Vero tesoro? >>. Amu i schiarì la gola cercando di contenere l’imbarazzo, la cosa risultava leggermente complicata con le mani di Ikuto intrecciate – in modo assai possessivo – in torno alla sua vita. << Beh … in realtà … >> Tadase la interruppe sovrastandola << dettagli piccanti!? Ma di cosa accidenti stai parlando? E metti giù quelle tue manacce luride da lei chiaro!? Sara anche la tua ragazza ma è pur sempre la mia migliore amica e tu, di certo, non la meriti! >>.
<< Oh non penso che a lei non dispiaccia che io la tocchi, avresti dovuto sentirla ieri sera in camera da letto! >>.
Amu cambiò improvvisamente colore diventando rossa come la sciarpa che aveva al collo.
 
Adesso lo ammazzo, gli salto al collo e gli rovino quel bel visino che si ritrova.
 
<< Ritira immediatamente quello che hai detto Tsukiyomi! >>.
<< E perché dovrei? E’ la pura verità >>.
<< Ritiralo! >>.
Una grande folla si era radunata in torno a loro, si potevano sentire chiaramente delle voci che inneggiavano alla rissa.
Tadase spostò – poco delicatamente – Amu dalle braccia di Ikuto e gli diede una spinta energica che fu prontamente ricambiata.
<< Ferma questa rissa Amu! >>.
<< Ci sto provando Rima! >>.
E in effetti ci stava provando realmente, aveva afferrato la giacca della divisa di Tadase – con Ikuto sarebbe stata un impresa pressoché impossibile – tentando di tirarlo indietro con scarsi risultati ricevendo in cambio una gomitata.
 
Merda, questi adesso si picchiano!.
 
E come predetto il pugno destro di Ikuto si infranse sul viso di Tadase che ricambiò colpendolo allo stomaco. Si colpirono ripetutamente più e più volte fino a quando il preside  Tsukasa Amakawa non venne in cortile, afferrò i due per le giacche e – con una forza che nessuno credeva che avesse – li separò.
<< Cosa sta succedendo qui? >> lanciò un occhiata furente ai due ragazzi che abbassarono leggermente lo sguardo. << E voi? >> disse riferendosi all’intero corpo studentesco << In classe! La campanella è suonata da ben cinque minuti >>. Si voltò verso Amu << e non mi guardi così signorina Hinamori, corra in classe! >> Amu balzò sul posto, annuii correndo in aula.
 
 
<< Sarai contento Tsukiyomi! Adesso ci sospenderanno >>.
Un incazzato Tadase Hotori era seduto a gambe tese su uno dei lettini dell’infermeria della Seiyo Academi, aveva le braccia incrociate al petto e sbuffava tentando di togliersi un ciuffo   ribelle dalla fronte.
Ikuto sedeva di fronte a lui, con gli occhi semi chiusi ascoltava distrattamente le sue parole.
<< Santo Dio Tsukiyomi, ascoltami! >>. Ikuto alzò leggermente lo sguardo, doveva ammettere che lo aveva ridotto proprio male: col labbro spaccato, un occhio nero e i capelli scompigliati aveva proprio una brutta faccia.
Avrebbe comunque scommesso tutti i suoi risparmi che Amu sarebbe impazzita lo stesso per lui, in fondo, era il classico principe azzurro che lottava per la purezza della sua principessa. Lui era solo il cattivo delle favole.
<< Ti prego, Hotori non rompere eh >> il biondo gli lanciò un occhiataccia. << Non rompere!? Quale parte di “saremo espulsi” non ti è chiara? >>.
 
Ora lo uccido.
 
<< Hotori, ti giuro, che se non chiudi il becco ti faccio nero anche l’altro occhio >>. Forse adesso sarebbe stato zitto.
<< Tz, come fa Amu a stare con te non lo so >>.
 
Infatti non sta con me brutto cretino, sei un idiota. È persa per te e tu non lo capisci.
 
<< Che ci posso fare, ho un fascino naturale >> si tirò su con i gomiti incontrando lo sguardo rubino del ragazzo di fronte che lo guardava accigliato.
<< Certo, ovvio. Non la meriti lo stesso Tsukiyomi >>.
Ikuto incrociò le braccia al petto << perché tu saresti meglio? >>. Gli occhi del biondo lo fissarono intensamente << si >>.
Calò il silenzio che fu interrotto dopo pochi minuti da un sospiro di Tadase << Ascoltami Ikuto >> il ragazzo in questione strabuzzò gli occhi, lo aveva chiamato per nome?.
<< Amu è la mia migliore amica, è la ragazza più sensibile che io conosca e il solo pensiero che possa soffrire mi fa stare male. Quindi, te lo chiedo per favore, non la fare soffrire. Altrimenti verrò personalmente a cercarti >> probabilmente se non avesse avuto quello sguardo serio Ikuto sarebbe scoppiato a ridergli in faccia. Annuii << a te piace non è vero? >> il biondo aprì le labbra per dire qualcosa quando l’infermiera – una donna sui cinquanta dal viso tondo e buono – lo avverti che suo padre era fuori che lo stava aspettando. Si sistemò camicia e cravatta dopodiché usci lanciando un ultima occhiata a Ikuto. Un occhiata che da sola poteva significare tante cose ma che lui interpretò come un: “ hai capito no?”, alla quale lui avrebbe voluto rispondere con un'altra occhiata più seccata che diceva: “ io ho capito tutto coglione, sei tu che non capisci un cazzo”. Ma Tadase era appena uscito quindi pensò che la cosa migliore da fare fosse chiudere gli occhi e dormire, tanto nessuno sarebbe venuto a prenderlo.
 
Qualcosa di freddo premeva contro la guancia destra di Ikuto, era reale, lo poteva sentire chiaramente. Non era un sogno, qualcuno gli stava premendo una busta con del ghiaccio sul viso.
Aprì lentamente gli occhi rimanendo piacevolmente colpito. Amu Hinamori era chinata su di lui che tamponava delicatamente l’ematoma sulla guancia sinistra. << Finalmente ti sei svegliato >> la sua voce era fredda come Ikuto non l’aveva mai sentita, forse per questo sobbalzò leggermente. << Che ci fai qui? >>  chiese provando a sistemarsi meglio. Amu gli poggiò delicatamente la mano sul petto spingendolo giù, come per fargli capire che quella poca distanza che c’era tra loro le bastava e non desiderava affatto diminuirla. << Ero venuta a cercare Tadase ma evidentemente se ne andato prima che potessi intercettarlo >> alzò lo sguardo dalla macchia violacea a lui per poi riabbassarlo di nuovo << ma tu eri qui, ho notato che avevi la guancia leggermente gonfia così ho chiesto all’infermiera se potevo metterti un po’ di ghiaccio >>.
Ikuto ridacchiò leggermente deluso, avrebbe voluto che non fosse venuta solamente per Tadase.
 
Non fare lo sciocco Ikuto, perché sarebbe dovuta venire per te?.
 
<< Quindi sei venuta per fare da infermiera a Tadase e non trovandolo ti sei accontentata di me? >>. Amu lo fulminò con lo sguardo << Io non sono venuta a fare da infermiera a nessuno Tsukiyomi. Ne a Tadase ne a te, hai mai sentito parlare di gentilezza o altruismo? >> poggiò la sacca del ghiaccio sul comodino di fianco al letto e si alzò. << Evidentemente no, altrimenti non avresti detto una cosa tanto stupida. Ora scusami ma torno in classe >>.
Fece per andarsene quando Ikuto l’afferrò per un per un polso trascinandola di nuovo sul lettino vicino a lui.
<< Si può sapere che ti prende? Sei per caso incazzata perché non sei riuscita a trovare Tadase >>.
Amu si divincolò dalla stretta << Zeus divino, Ikuto, lasciami! >>. Il ragazzo non allentò la presa, anzi, lo avvicinò ancora di più a se. << No, non ti lascio finché non mi dici cosa hai >> soffiò, così vicino alle sue labbra che se si fosse avvicinato solo di qualche centimetro avrebbe potuto baciarla. Di nuovo.
Amu lo guardò con gli occhi leggermente lucidi << Che c’è!? Tu mi chiedi che c’è!?. Ti rendi conto che mi fai impazzire? Prima mi baci, poi mi ignori, poi vieni a scuola fai quella scena davanti a Tadase … dici quelle cose >> la voce le si spezzò in gola << ti rendi conto che adesso la suola pensa che sia stata a letto con te solo perché tu dovevi provocare Tadase >> una lacrima rotolò lungo la sua guancia << è stato così umiliante, tutti mi guardavano e sussurravano tra di loro pettegolezzi sul mio conto >>.
Ikuto le raccolse un'altra lacrima che le scendeva lungo lo zigomo.
 
Ikuto sei un idiota colossale.
 
<< M-mi spiace Amu, io non pensavo … >>.
<< Il punto è proprio questo Ikuto: tu non pensi mai. E io sono cretina perché ti lascio fare >>.
Si asciugò le lacrime col dorso della mano << stamattina avrei dovuto fermarti, ma non l’ho fatto. Forse dovremmo finire questa storia, forse mi conviene dire tutto a Tadase e finirla qui >>.
 
No!.
 
<< No! >> urlò dando voce ai suoi pensieri, si schiarì la voce consapevole di essersi esposto troppo. Lo aveva capito dallo sguardo stupito di Amu.
<< Volevo dire, non puoi farlo perché … >>
 
Perché se no non avrei più una scusa per stare con te.
 
<< perché ci hai lavorato troppo su questa cosa. Prometto di andare a dire a Tadase che tu non sei mai andata a letto con me. Te lo giuro >>.
Amu si fece uscire un piccolo sorriso, tirò su col naso << Davvero lo faresti? >>. Ikuto annuii <<  si, te lo prometto >>. La ragazza lo abbracciò goffamente << grazie Ikuto >> sussurrò.
Dopodiché calò il silenzio, Amu sgusciò via dalle braccia di Ikuto << ora devo proprio andare, devo finire i compiti di inglese sia tuoi che miei >>. Il ragazzo scossa la testa << non c’è bisogno che fai anche i miei >>. Fece le spallucce << ho preso un impegno e intendo mantenerlo >>. Gli fece un piccolo cenno di saluto << a domani Ikuto >>.
Poi sparì dietro la porta.    








 
Angolo dell'autrice:
Buona Vigilia di Natale a tutte voi!.
Allora seiete contente?
Ho postato prima del previsto giusto per farvi un regalo di Natale che spero sia gradito.
Vi ringrazio per le fantastiche recensioni. 
Ogni volta che scrivite un commento positivo alla mia storia mi rallegrate e per questo non smetterò mai di ringraziarvi per questo.
Tanto che ho deciso di dedicare questo capitolo ( che penso sia il meglio riuscito fino ad adesso ) a voi miei adorabili lettrici,
sia a quelle che recensiscono, sia a quelle che l'hanno inserita tra le preferite/ricordarte/segute e - ovviamente - alle lettrici silezionse che ci sono anche se non si vedono.
Vi amo tutte, e grazie ancora.
Buon Natale ( di nuovo ) a tutte.
Baci.
piccola98
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10.
 
 
<< Allora, fammi capire bene. Ikuto  dopo aver umiliato e pestato il bel principino biondo gli è andato a chiedere scusa rivelandogli anche che non siete realmente andati a letto insieme?>>.
Amu annui vigorosamente sorseggiando il suo caffè bollente.
<< E che non ha battuto ciglio nemmeno quando quell’idiota di Tadase ha esclamato “ lo sapevo che Amu non sarebbe mai venuta a letto con te. Ha troppo buon gusto”? >>.
Amu fece segno di si con la testa per la seconda volta.
L’episodio appena citato da Rima, migliore amica e confidente della nostra protagonista, si era svolto meno di due giorni prima tra le mura della Seiyo Academy destando non poco clamore tra gli studenti.
Ikuto Tsukiyomi era andato a chiedere scusa al suo nemico giurato, la sua nemesi, Tadase Hotori mettendo da parte il suo orgoglio maschile e gli anni di rancore verso il sopra citato ragazzo. Roba da non credere.
Amu era ancora sotto shock, non credeva l’avrebbe fatto davvero, aveva già cominciato a pensare al modo di spiegare a Tadase che lei non era realmente innamorata di Ikuto e che quella storia su loro due era tutta una farsa architettata da lei stessa. Aveva quasi trovato il coraggio di rivelarglielo quando Ikuto l’aveva sorpresa mantenendo la sua promessa data pochi giorni prima nell’infermeria della scuola.
<< Amu, sei sicura che Ikuto non possa essere interessato a te in qualche modo? >> la domanda posta da Rima, che era certamente conosciuta per essere breve,coincisa e -alle volte- un filino troppo diretta, prese letteralmente in contropiede Amu.
Poteva davvero Ikuto Tsukiyomi provare qualcosa per lei? Credeva di no. Insomma, lui era tutto ciò che lei non era. Apparteneva a un mondo completamente diverso dal suo nel quale non si sarebbe mai trovata a suo agio.
Scosse energicamente il capo << stiamo parlando di Ikuto Tsukiyomi Rima!. Il ragazzo tutto “ sesso,droga e rock and roll”. Come potrebbe mai interessarsi a una come me? >> gesticolò indicandosi. << E poi anche se fosse a me piace Tadase, quindi il caso e chiuso >> incrociò le braccia al petto. Le labbra di Rima si piegarono in un ghigno soddisfatto, quasi fosse contenta delle ultime parole di Amu.
<< Perché accidenti mi guardi così Rima? Sei inquietante >> la bionda fece le spallucce allungando la mano per prendere la sua tazza di cioccolata calda. << Perché per la prima volta hai detto che Tadase “ ti piace” non che “ lo ami”>> spiegò portando la cannuccia gialla alle labbra. Amu fece roteare gli occhi << e scusami, quale sarebbe la differenza? >> Rima sospirò << la differenza sta proprio in questo Amu. Solo tu non riesci a coglierla, può essere che per te “ mi piaci” sia uguale a “ ti amo”?. E come paragonare una torta intera a una sola misera fetta!. “ Ti amo” è una promessa Amu “ mi piaci” è un pura costatazione,  è come dire “ mi piace la pizza”. C’è differenza >>. La ragazza si poggiò le dita sulle tempie cominciando a massaggiarle, come se quel discorso fosse fin troppo complicato per lei.
<< Rima, dimmi una cosa … chi è il tuo spacciatore di fiducia? >>  l’amica le diede una leggera spintarella << con te certi discorsi non si possono fare! Basta io me ne vado! >>.
Afferrò la borsa e indispettita lasciò il piccolo locale dove si erano recate per sfuggire alla pioggia che cadeva torrenziale.   
 
Non ha nemmeno lasciato i soldi per pagare la stronza.
 
E sospirando posò degli yen sul tavolo uscendo così anche lei dal locale.
La pioggia aveva smesso di cadere e il traffico aveva ripreso a scorrere. Amu si guardò a destra e a sinistra per vedere se Rima fosse nei paraggi, ma di lei nessuna traccia. Al suo posto, spuntato da chi sa dove, un bagnato Ikuto Tsukiyomi che camminava a passi lenti e regolari sul ciglio della strada con tanto di mani in tasca. Ci mancava solo che si mettesse a fischiettare.
 
Parli del diavolo e spuntano le corna.
 
Pensò la ragazza mentre velocemente si andava ad accostare ad Ikuto. Da un po’ aveva preso a considerarlo come un amico, una persona di cui fidarsi e quindi non le sembrava tanto strano avvicinarsi a lui per salutarlo. Probabilmente Ikuto la pensava diversamente perché, appena lei fu nelle vicinanze del suo campo visivo, alzò il sopracciglio destro in una smorfia di disappunto << che vuoi? >> chiese acido, mentre affrettava il passo come se stesse cercando di seminarla. Amu rimase scossa, dove era finito il ragazzo che le aveva asciugato le lacrime pochi giorni prima nell’infermeria della scuola?.
<< Maleducato che non sei altro! Io che volevo solo salutarti >> rispose lei piccata incrociando le braccia al petto. Ikuto fece roteare gli occhi << quindi adesso che mi hai salutato posso andare? >> Amu aprì la bocca per ribattere quando Ikuto la fermò alzando una mano << ti prego Hinamori non rispondere, possibile che tu non possa lasciarmi in pace nemmeno fuori dalla scuola?. Corri dal tuo bel principino e lasciami in pace >>.
 
È una donna col ciclo questo ragazzo.
 
Amu incrociò le braccia al petto risentita << mi sa che è proprio quello che farò, è stato un piacere vederti Ikuto. Ciao >> detto questo girò sui tacchi e cominciò a camminare nel senso opposto,
 
 
La guardò camminare a passo svelto e svoltare definitivamente l’angolo.
Sospirò. L’aveva trattata davvero male, lo sapeva, ma l’umiliazione subita pochi giorni prima – al quale si era sottoposto di sua spontanea volontà – bruciava ancora.
E se pensava al sorriso beffardo che si era dipinto sul volto di Tadase quando Ikuto aveva pronunciato le parole: << Ho mentito. Amu non è mai venuta a letto con me >> gli veniva quasi voglia di provocargli un secondo occhio nero e qualche altro ematoma. Ma forse le parole di Tadase erano state anche peggio << lo sapevo che Amu non sarebbe mai venuta a letto con te. Ha troppo buon gusto >> lo stava prendendo in giro, lo stava canzonando. L’impulso di togliergli quel ghigno dalla faccia gli aveva scosso il corpo, facendogli serrare i pugni lungo i fianchi.
Aveva bisogno di tempo per smaltire la rabbia, assimilarla e superarla. Nel mentre aveva pensato a un modo per tenere Amu lontano da lui almeno fuori dall’ orario scolastico, perché ormai era chiaro quanto le piacesse e quanto a lei piacesse il piccolo principino biondo. Ikuto non si era mai realmente innamorato in vita sua e non aveva ancora sviluppato un masochismo tale da decidere di provare a farlo. O forse era solo spaventato che quei sentimenti tanto nuovi potessero prendere il sopravvento. Non lo sapeva.
Perché doveva farsi tutti questi problemi per una ragazzina che conosceva a malapena?. E – soprattutto- perché il destino aveva deciso i metterla sulla sua strada?.
Sopirò passandosi tra i capelli bagnati una mano, spostando le ciocche blu che gli si erano incollate in fronte.
 
Meglio sbrigarsi, altrimenti Kamura mi ucciderà.
 
Il signor Akio Kamura era il titolare del bar dove Ikuto lavorava, un uomo bassino più sui cinquanta che sui quaranta, con una barba riccia,brizzolata quasi come i capelli. Portava spessi occhiali dalla seria montatura nera che celavano alla vista due piccoli occhi neri dal taglio tipicamente asiatico. Era un uomo estremamente saggio, sempre disposto a dare qualche consiglio. Ikuto lo considerava come un padre, si recava da lui spesso per avere consigli che lui riteneva più utili di quelli dello stesso padre. D’altro canto anche il signor Kamura aveva una certa predilezione tra i suoi dipendenti per Ikuto, forse perché ci si rivedeva.
Quel giorno tutti i dipendenti del locale si erano dovuti recare per l’organizzazione di una mega serata di capodanno organizzata da uno dei più importanti imprenditori di Tokyo. Ikuto aveva così deciso di mettere insieme lavoro e vita privata, d’altra parte non poteva fare altrimenti.
La puzza di chiuso e l’odore del fumo gli arrivò dritto alle narici risvegliandolo dallo stato semi comatoso in cui si era ritirato. Nel piccolo locale interrato il tecnico del suono provava le casse che non volevano saperne di funzionare a dovere mettendo a dura prova la pazienza di Hiroji.
<< Maledette cose! >> urlò quest’ultimo in preda alla frustrazione << adesso vi faccio funzionare io! >> ed aveva appena alzato il piede per colpire l’aggeggio quando Ikuto lo fermò facendolo sobbalzare. Si girò di scatto, rilassandosi quando il suo sguardo incontrò quello del ragazzo << Ikuto, ma ti sembra il modo? Mi hai fatto prendere un infarto >>.
<< Cosa hanno che non va? >> chiese indicando con il mento le casse. Hiroji si scompigliò i capelli verdi – rigorosamente tinti -  e sospirò << non ne ho idea! Ho provato a farla funzionare in mille modi diversi, non ci riesco e basta >>. Ikuto si inginocchiò << Hiroji >> il ragazzo si alzò tenendo stretto tra le mani un grosso filo nero << la prossima volta dovresti provare ad attaccare la spina>>.
<< Maledetta cosa! >> e mentre il giovane tecnico si scagliava in una sequela i improperi irripetibili Ikuto si diresse tranquillamente dietro il bancone. Ad aspettarlo il signor Kamura che lentamente compilava la lista dei drink << di cosa devi parlarmi Ikuto? >> chiese senza nemmeno alzare gli occhi dal foglio. Il ragazzo inarcò il sopracciglio << cosa ti fa pensare che ti debba dire qualcosa? >> l’uomo scrollo le spalle sistemandosi gli occhiali sul naso e intercettando lo sguardo di Ikuto. << Sei in anticipo, tu non sei mai in anticipo >>.
 
Sei stato sgamato Ikuto. Complimenti. 
 
Sospirò.
<< In effetti avrei un piccolo problema >>.
<< Definisci ‘piccolo’ >>.
Ed ecco un potere che solo Kamura era in grado di esercitare su di lui. lo metteva in soggezione come nessun’altro.
Si passò una mano dietro alla nuca << ecco vedi … >> cominciò mormorando << ci sarebbe una ragazza … >>. A quelle parola Akio scoppiò in una grossa risata << ed ecco, anche il nostro Ikuto caduto nella trappola dell’amore. Allora chi è la sfortunata? >>.
 
Ma come è simpatico …
 
<< Ah-ah-ah, mio Dio che ridere. E poi chi ti dice che me ne sia innamorato? >>.
Kamura cessò di ridere.
<< Oh avanti Ikuto! Sei sempre con la testa da un'altra parte e poi lo ti si legge in faccia! >>.
 
Andiamo di bene in meglio.
 
<< Perfetto! Tu si che sei rassicurante >> appoggiò i gomiti al bancone scuotendo la testa. Kamura lo guardò assottigliando lo sguardo << qualcosa mi dice che le cose non sono poi così facili come appaiono. Allora avanti raccontami tutto >>.
Così Ikuto cominciò a raccontargli tutta la storia non tralasciando nemmeno un dettaglio e mano a  mano che proseguiva le rughe sulla fronte di Kamura si accentuavano come e nel suo cervello cercasse di sbrogliare quel groviglio di parole che Ikuto gli stava riversando addosso.
<< E’ una storia complicata … >> decretò alla fine del racconto. Ikuto annuii << e allora secondo te cosa dovrei fare? >>. Un ghigno divertito si dipinse sulle labbra dell’uomo << beh una mezza idea ce l’avrei … vuoi per caso vendicarti del biondino? >>.  
 

 
Angolo autrice:
Vi prego non usate lace,forconi o mazze da hokey contro di me.
lo so che non aggiorno dal 24 dicembre che sono incorregibile e che questo capitolo non è dei migliori ma è un  di pasaggio.
Come sempre vi ringrazio delle 8 splendide recensioni. Siete unche.
Prometto di non aggiornare più cosi tardi ma come ho detto nell avviso il computer era rotto e solo adesso e ritornato tra le mani della sua padrona (me).
Detto ciò vi ringrazio di nuovo e vi auguro buona lettura.
Bacioni.

piccola98

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Capitolo 11
*** Avviso! ***


Avviso importante!.
So che con questo avviso deludero molte fan della storia ma credetemi non è colpa mia ( o quasi).
E' che è davvero un periodo 'no' ho la testa piena di pensieri e non lo la forza di continuare questa storia. Non voglio farlo se poi devo arronzarvi con capitoli mediocri e sensa senso.
Credo che mi butterò in un altro progetto, una nuva ff nella sezione "romantica" ( non ne sono del tutto sicura ) del sito e poi continuerò con questa.
Mi scuso con tutte, lo so che avevo detto che il capitolo era quasi pronto ma per la rabbia l'ho cancellato. Era terribile.
Confido nella vostra pazienza ragazze e se volete sarò felice di avvertirvi se e quando pubblicherò la mia nuova fan fiction.
Baci e scusatemi ancora.
piccola98. 

 

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