Immortal City

di Dragonfly1234
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Metrolopitana ***
Capitolo 2: *** L'Istituto ***
Capitolo 3: *** Origini ***



Capitolo 1
*** Metrolopitana ***


METROPOLITANA

Misuro ogni dolore che incontro

con occhi penetranti, stretti-

mi chiedo se pesa come il mio-

o ha misura più facile.

Emily Dickinson

 

Simon, seduto in metropolitana, guardava il suo riflesso nel finestrino del vagone.

Era lo stesso da sedici anni ormai; stessi capelli castani e ricci, stessi occhi scuri, stesso viso da adolescente, anche se, doveva ammetterlo, il suo sex appeal era aumentato notevolmente.

Quando passava per strada le ragazze che incrociava lo guardavano in modo poco casto e, una volta alle loro spalle, scoppiavano in quella risatina tipica che fanno quando trovano qualcuno attraente. Non che a lui importasse, comunque.

La metropolitana si fermò frenando rumorosamente e nel vagone entrarono alcuni passeggeri.

Era quello il vero motivo per cui andava in metro, nonostante fosse un vampiro e non si stancasse a correre o il fatto che ora possedeva una macchina. A Simon piaceva guardare la gente, immaginare le loro vite: nomi, posti, figli e partner. Era un modo come un altro per di occupare l'eternità.

L'attenzione gli cadde su una ragazza sul metro e sessantacinque, i jeans aderenti le fasciavano le gambe rivelando un fisico esile. I capelli lisci castano chiaro le ricadevano sul viso dai lineamenti dolci.

Si sedette pochi sedili affianco a Simon, con la schiena dritta, sull'attenti.

Da lì il ragazzo riusciva a sentire la canzone che fuoriusciva dalle cuffiette infilate nelle sue orecchie. L'aveva già ascoltata alla radio senza prestarci attenzione, invece era carina e orecchiabile.

Simon immaginò che la ragazza stesse raggiungendo i suoi amici, probabilmente viveva in una bella casa vicino a Central Park e frequentava il ragazzo più popolare della scuola, andava ai festini. No quella versione non lo convinceva più di tanto. Provò ad attribuirle un nome ma nessuno sembrava adatto.

Smise di immaginare la sua vita e si chiese a che fermata sarebbe scesa.

Il treno fece un'altra fermata e la ragazza alzò il viso per guardare le porte aprirsi cigolando.

Aveva gli occhi di un azzurro freddo, tra il grigio e il celeste,come un fiume di montagna. Lo sguardo di lei, da prima vacuo e annoiato, si era fatto improvvisamente più attento e leggermente spaventato. Simon si voltò per vedere cosa la turbasse tanto e scoprì che il suo sguardo si posava su un ragazzo alto, dai capelli biondo cenere, gli occhi neri e un fisico ben definito. Ed ecco scoperto il ragazzo ideale della nostra protagonista di oggi. No, non era così. Lo sguardo della ragazza era spaventato, non attratto.

Simon osservò nuovamente il soggetto. Era tutto vestito di nero, tanto che per un attimo Simon pensò fosse uno Shadowhunter, ma non poteva essere: conosceva la maggior parte dei Nephilim di New York e dintorni, inoltre non la pelle segnata dalle rune.

Ad un esame più attento, Simon notò che il ragazzo non aveva solo gli occhi neri, aveva l'intera pupilla nera, come se gli fosse caduta una boccetta di inchiostro fra le palpebre.

Quegli occhi sono troppo neri per i miei gusti. Dopo pochi minuti la metro si rifermò e la ragazza sgusciò via fra l'orda di newyorkesi indaffarati che salirono sul vagone, seguita velocemente ma senza dare troppo nell'occhio dal ragazzo.

Simon si unì all'inseguimento, rincorrendoli nella stazione e poi lungo i viali e stradine.

Sembrava che la ragazza fosse sicura di dove andasse, con lo sguardo deciso e per niente confuso, e Simon si accorse che stava improvvisando solo quando, svoltato l'ennesimo angolo di un edificio di mattoni, si ritrovarono in un anglo ceco.

Simon si nascose dietro a un cassonetto dei rifiuti, afferrando un pugnale che teneva dentro la giacca,pronto ad intervenire in pochi secondi.

“Smettila di seguirmi!”- disse lei gelida.

“Perchè?” rispose lui langiudo “Non ti va di farti un giro?”

“Te lo faccio fare io, il giro, bastardo!”

Simon sentì il leggero scricchiolio di ossa che si spezzano e un urlo.

Si alzò dal suo nascondiglio e balzò sul cassonetto con un salto. La scena che si trovò davanti lo lasciò per un attimo allibito. La minuta ed esile figura che lui aveva associato ad una ragazza di alto rango, stava prendendo a calci quello che una volta era stato il ragazzo attraente dai capelli biondi.

Saltò sopra il demone, su quella che probabilmente era la schiena ma le mani lasciarono la presa a contatto con la sostanza viscida che ricopriva la creatura e Simon cadde per poi rialzarsi prontamente e correre nuovamente verso il mostro.

La ragazza intanto era riuscita a recuperare un pezzo di metallo da vicino al cassonetto e lo stava brandendo contro la creatura, colpendola alla testa violentemente e continuando a prenderla a calci.

Simon la scostò, andandole contro, e le si parò difronte, facendole da scudo.

Uno dei tentacoli che spuntavano dal corpo della creatura si contorse verso di loro e Simon lo tagliò in parte col pugnale, sangue nero zampillò bruciandogli leggermente la pelle che si rimarginò immediatamente, mentre la ragazza colpì gli altri con la sbarra di metallo.

Così lui si lanciò contro il mostro imprecando e i canini uscirono, come sempre quando combatteva, e gli lacerarono le labbra da cui uscì un piccolo rivolo di sangue.

Staccò dal muro una grondaia e la conficcò nel fianco del mostro che gridò e altro sangue fuoriuscì. Simon si voltò per guardare come se la cavava la ragazza.

Il pezzo di metallo si era ormai ridotto a pochi centimetri affilati, dopo essersi spezzato. Staccò un altro pezzo di grondaia “Al volo” le gridò. Lei si voltò e afferrò con precisione l'oggetto che però le scivolò, si chinò per recuperarlo proprio mentre un altro tentacolo le si stava per abbattere sopra, come un martello.

La ragazza ruotò su se stessa colpendo il tentacolo e fece roteare la grondaia.

I capelli le svolazzavano intorno coprendole la vista, la giacca era sporca di un misto di sangue nero e della sostanza putrida e viscida di cui era ricoperto il gigantesco polpo.

Simon gli girò attorno, con agilità sia arrampicò sul muro e poi saltò dalla parete brandendo il pugnale con una mano e un tubo di metallo con l'altra. Entrambi si conficcarono ai due lati del collo della creatura. Le mani di Simon bruciarono quando il sangue le toccò. Il polpo aspirò e con un rantolo cadde a terra, con un rumore sordo.

La ragazza urlò e fece cadere il suo pezzo di grondaia.

Simon la prese per mano e incominciò a correre “Dobbiamo muoverci, non resterà così per molto”

Quando raggiunsero una via abbastanza popolata smisero di correre e presero a camminare a passo sostenuto.

“Potevo sbrigarmela da sola” disse la ragazza quando finalmente parlò.

“Un semplice grazie bastava”

“Sono seria”

“Non penso, per quanto tu sia stata brava, che ci saresti riuscita. Non sai che cos'era quella cosa.”

“Ti sorprenderà sapere che invece lo so”

“Non credo”

“Era un posseduto, tipo l'Esorcista, hai presente?”

“No, l'ho sempre trovato terribile e scontato come film” scherzò Simon, anche se piuttosto turbato dal fatto che la ragazza fosse riuscita a capire, anche se vagamente, l'entità di ciò che avevano appena distrutto.

“Dove stiamo andando?”

“In un posto”

“Non mi porterai al manicomio o da uno strizza cervelli, vero? Non sarebbe per niente cavalleresco!”
Simon scosse la testa. “Stiamo andando all'Istituto”

“Che ha esattamente un nome da Clinica Ospedaliera”

“Se ti giuro che non lo è la smetti di parlare?”

Lei gli fece un gestaccio. Poi prese il cellulare e digitò un numero.

“Che fai?” le chiese Simon.

“Avverto a casa che rientro tardi. Dovrei già essere lì ora e mia madre potrebbe preoccuparsi.”

Simon sentì alcuni pezzi di conversazione senza volere davvero ascoltare.

Con chi sei?

Amici

Li conosciamo?

No, sono di scuola, ma non nel mio corso.

Fai la brava e stai attenta.

Si, ciao ma'.

Seguirono parecchie altre raccomandazioni da parte della madre e risposte secche da parte di lei.

“E comunque tu chi sei?” chiese lei una volta conclusa la conversazione.

“Simon Lewis”
“Matty Casper”

“Matty? Ma non è un nome da maschio?” rise Simon.

Lei alzò gli occhi. “Oppure è il diminutivo di Mathilde. Una delle due”

“Io direi la prima” e con quel commento si procurò una brutta occhiata da lei.

“Simon?”

“Si?”

“Se quella cosa non era un posseduto, cos'era?”

“Ci sei andata quasi vicino” disse guardandola per la prima volta negli occhi “Quello era un demone”








Ciao. Allora è la prima storia che scrivo sugli Shadowhunter. Come avrete notato è ambiantata sedici anni dopo CoLS. Non ho altro da aggiungere quindi vi saluto.
Recensite ;)

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Capitolo 2
*** L'Istituto ***


L'ISTITUTO

 

Sono nessuno! E tu?

Sei-nessuno- Anche tu?

Allora siamo in due!

Emily Dickinson

 

 

Un quarto d'ora dopo erano difronte ad una chiesa diroccata.

I vecchi gargouille di pietra grigia la fissavano con un'espressione arcigna e minacciosa, il prato era marcio e sembrava non essere tagliato da anni, ogni cosa fosse fatta di metallo era arrugginita grazie intemperie. Dal cancello retto a malapena dai cardini, pendeva un cartello macchiato dallo smog che vietava l'accesso all'edificio.

“Che posto...” stava per dire carino in tono sarcastico ma la sua bocca si fermò dallo stupore.

I cancelli erano tornati solidi, robusti e in metallo lucente, il marmo della chiesa risplendeva sotto il sole del primo pomeriggio e i gargouille sembravano meno inquietanti, quasi belli. “...magnifico!” finì la frase Matty, con aria trasognata.

Simon suonò il campanello, che Matty notò solo quando sentì il ragazzo parlare col citofono.

“Sono Simon” il cancello si aprì e i due ragazzi si avviarono verso il portone, attraversando il bel prato verde tagliato all'inglese.

Quando entrarono si ritrovarono in quella che una volta doveva essere stata la navata principale della cattedrale.

Al centro della stanza li aspettavano due uomini. Il primo alto e slanciato, con capelli nerissimi e occhi di un blu intenso come il mare, aveva le braccia ricoperte di spessi marchi neri. Marchi che parlavano di amore, pace, forza. Matty li sentiva parlare. Il secondo leggermente più basso del primo, ma altrettanto magro e slanciato, con i capelli tendenti al blu e il viso dai tratti orientali.

“E' un po' che non ci vediamo Simon, cosa ti porta qui?” disse cordialmente l'uomo coi capelli blu “E perché non ci presenti la tua amica?”

“Loro sono Alec Lightwood e Magnus Bane, i direttori dell'Istituto” li presentò Simon, indicandoli “E lei è Matty Casper”

I due uomini parlarono all'unisono.

“Molto piacere” disse Magnus. “Cosa ci fa lei qui” esordì Alec, scontroso.

Simon esibì un leggero sorriso al comportamento di Alec “Ha la Vista, pensavo potrebbe interessarvi” ed effettivamente gli interessava, perché gli occhi di entrambi gli uomini brillarono per un momento.

“Che cos'ho?” chiese Matty leggermente confusa.

“Vedi mai qualcosa che gli altri non vedono?” le chiese Magnus, immancabilmente gentile “Oppure qualcosa che prima era in un modo e improvvisamente cambia sotto i tuoi occhi?”

Matty si sentì cadere una palla da bowling sullo stomaco. Anni di immagini gli si riproposero davanti.

“Si, ci sono i Posseduti...”

“I che?” la interruppe Alec.

“E' il suo modo di chiamare i demoni” spiegò Simon.

“Okay, ci sono i demoni, come quello con cui abbiamo combattuto prima...”

“Avete combattuto contro un demone?” disse Alec, rivolto a Simon. “Si, dopo ti racconto, ma adesso falla finire.”

“Va avanti, Matty” la incoraggiò Magnus.

“Poi ci sono gli uomini bosco...”

“Uomini bosco?” dissero i tre in coro.

“Sì, hanno capelli fatti di fiori e foglie e la pelle colorata.”

“Si chiamano fate.” la corresse Alec, un po' disgustato.

“Okay, vedo i demoni, le fate e a volte anche alcuni uomini dalla pelle rossa o violacea”

“A quelli non hai dato uno stupido nome?” la canzonò Simon.

“Ignoralo” la rassicurò Magnus “Quelli che hai visto erano ifrit, stregoni senza poteri.”

“Bene, vedo tutto questo e poi pochi minuti fa ho visto questo edificio tramutare da vecchia chiesa diroccata a magnifica cattedrale”

“Mi pare ovvio, caro, che la ragazza abbia la Vista” disse Magnus ad Alec.

“Da quanto vedi queste cose?”

Matty sospirò “Da sempre.”

“Alec, forse è meglio farla cambiare: il sangue di demone potrebbe ustionarle la pelle se trapassa i vestiti. E mi sembra che il suo polso abbia una brutta angolazione” Matty abbassò lo sguardo sul punto indicato da Simon: effettivamente il suo polso era gonfio, non se ne era neanche accorta.

“Posso fasciarglielo” disse Magnus.

“Certo. Poi dalle dei vestiti di Agnes, sembra avere più o meno la sua stessa taglia. Ci vediamo fra mezzora in biblioteca. Ci sono un po' di cose di cui dobbiamo parlare.” disse Alec “ Intanto, Simon, raccontami del demone”

 

Magnus guidò Matty una grande stanza bianca con un po' di letti attaccati alle pareti e scaffalature piene di strani contenitori.

“Questa è l'infermeria.” la informò Magnus vedendola un po' spaesata. “Siediti”.

Magnus si mise seduto di fronte a lei con delle garze e prese a fasciarle il braccio, intanto Matty osservò meglio la stanza. Sulle pareti erano incisi simboli simili a quelli che Alec aveva tatuati sul corpo, ma questi parlavano di guarigione, salute e benessere.

“Magnus, cosa sono quei simboli?”

“Rune. Ognuna di loro ha un significato e un ruolo preciso. Provengono dal Libro Grigio. Hanno delle proprietà. Se hai bisogno di forza applichi una runa. Sei ferito? Applichi una runa di guarigione e tutto si ripara e rimargina.” Magnus le sorrise mentre le avvolgeva il polso nelle garze.

“Quindi perché non applichiamo una runa al mio polso?”

“Perché non sappiamo ancora cosa sei, e se tu fossi una mondana non sopporteresti la potenza delle rune e moriresti fra i dolori più atroci” Matty rabbrividì.

“E' normale che io le riesca a leggerle? Le rune, intendo.”

“Forse.” Magnus sospirò “Dobbiamo prima parlare con Alec”

“Non sembro essergli molto simpatica”

“No. Ma non ti preoccupare: ad Alec irrita chiunque intralci la sua routine ma poi diventa più tollerante.” L'uomo le fermò la fasciatura con dei gancetti e si battè una mano sulla gamba. “Fatto, raggiungiamo gli altri”

Magnus la guidò per i lunghi corridoi dell'istituto e la condusse in biblioteca, Alec e Simon erano già nella stanza, il primo seduto dietro una grossa scrivania di legno lavorato e il secondo appoggiato al caminetto e giocherellava con un pugnale.

“Come va il polso?” le chiese Simon posando l'arma.

“Bene, era solamente un po' gonfio”

“Siediti” le ordinò imperioso Alec e lei si adagiò su una poltrona di pelle. La biblioteca era enorme, anch'essa come l'infermeria piena di rune. I libri erano impilati su grosse scaffalature di legno scuro e grosse teche di vetro esponevano armi come quella che aveva Simon e altri oggetti di strana manifattura.

“Raccontaci un po' di te” la incoraggiò Magnus e Matty pensò a quelle sedute per alcolisti. Ciao. Mi chiamo Matilde Casper e sono qui perché vedo cose assurde. Tutti in coro: Ciao Matilde. Era molto tentata di fare la battuta ma aveva lo strano presentimento che non era l'occasione adatta e che nessuno l'avrebbe capita.

“Fate delle domande precise, non so cosa dirvi altrimenti.”

“Hai detto che vedi il mondo nascosto da sempre. Come si chiamano i tuoi genitori?”

“Jennifer e Bill Casper. Ma se pensate che loro vedano come me vi sbagliate. Sono persone assolutamente normali.”

“Come fai ad esserne sicura?” la intimò Alec con un'espressione sprezzante.

“Perché sono stata adottata.” il viso di Alec mutò. Il suo disprezzo diventò pietà. Proprio la cosa che odio. Anche Magnus e Simon abbassarono la testa, imbarazzati.

“S-sai per caso qualcosa sui tuoi genitori naturali?”

“No. Mia madre è andata in un' orfanotrofio di suore a partorire e mi ha lasciato lì una volta venuta al mondo. Le suore mi hanno detto che probabilmente era francese, o di origine francese, perché durante il parto imprecava in quella lingua. Mi ha lasciato solamente questo ciondolo.” tirò fuori dalla maglietta una collanina a cui era appeso un cerchietto con dentro un uccello del paradiso.

“Alec, perché mai una Cacciatrice dovrebbe abbandonare il proprio figlio? Non è nella nostra cultura!” chiese scioccato Magnus.

“Ma è in quella dei mondani.” spiegò Simon.

“Ha ragione, Simon. Potrebbe anche solamente avere la Vista, ma non sangue di Nephilim” disse Alec.

“Io non ho detto questo.” negò Simon “Io ho detto che è nella cultura dei mondani dare in adozione, non ho mai negato che potrebbe essere una Cacciatrice. Il sangue di Nephilim prevale su tutto.”

“Non sono molti i Cacciatori che vanno con i mondani” disse Alec con disprezzo.

“Cosa abbiamo che non va?” chiese Matty alzando un sopracciglio, irritata.

“Nulla.” rispose Alec non troppo convinto. “Comunque è meglio che ci lasci il ciondolo. Così io e Magnus potremo fare una ricerca.”

“L'ho vista combattere, Alec, è veloce e ha buoni riflessi. Non è da mondani.”

“Io sono ancora qui!” disse lei scuotendo una mano e i tre si voltarono. “Da quando sono arrivata non ho capito assolutamente niente. Ho risposto alle vostre domande, fidandomi. Ora potreste spiegarmi?”

Alec sospirò “Io sono un Cacciatore. Combatto i demoni, e tu hai la Vista. Puoi vedere il mondo nascosto e leggere...”

“ Le rune.”

“Si. Ma non sappiamo ancora se possiedi solamente la Vista o se tu sia una Cacciatrice. Il fatto che tu sia adottata non ci rende sicuri.”

“E non c'è un modo per scoprirlo?”

“Sì” disse Alec “I Fratelli Silenti. Loro ti leggeranno dentro e scopriranno chi sei.”

“Quando li potrò vedere?”

“Ci vorranno un paio di giorni”

“Allora abbiamo un problema.” tutti e tre la guardarono interrogativi “ I miei genitori non saranno molto contenti che la loro adorata figliola si sia slogata un polso. Dobbiamo inventaci una scusa.”

 

Magnus le aveva dato dei vecchi vestiti di una giovane Cacciatrice che viveva sotto la custodia dell'Istituto. Nelle due ore che aveva passato nell'edificio aveva scoperto che i Nephilim rimasti orfani vivevano negli Istituti, che erano situati nelle più grandi città e, ovviamente, visibili solamente a chi possedeva la Vista. L'Istituto era gestito da Magnus e Alec e con loro vivevano due ragazzi: Agnes Laddove, la ragazza a cui appartenevano i vestiti e che aveva la stessa età di Matty, e Cale Minimarket.

“Grazie. Per avermi riaccompagnato a casa” disse Matty a Simon all'interno della macchina.

“Dovere.” rispose lui “Ci doveva pur essere qualcuno a riportarti a casa, dopo che ti sei slogata il polso “scivolando” accidentalmente su del succo di frutta” sghignazzò Simon alla scusa che avevano inventato.

“Fossi in te accetterei le scuse e starei zitto, visto che in teoria il succo era il tuo”

“Tua madre mi perdonerà per averti fatto inciampare, so essere terribilmente affascinante”

“Non lo metto in dubbio, ma come farai con mio padre?”

“Mi dovrò impegnare molto, ma sono abbastanza sicuro di riuscire anche con lui.”

Matty rise. “E a cosa è dovuta tutta questa sicurezza?”

“Dal fascino da vampiro”
“Dai, Simon non prendermi in giro”

“Non ti sto prendendo in giro”

“Simon...” Matty si bloccò quando vide i canini spuntare dalle gengive del ragazzo. In circostanze diverse avrebbe reagito urlando dal panico, ma dopo aver passato il pomeriggio a combattere demoni e a scoprire l'esistenza di fate e stregoni, nulla la scioccava più. “Okay, okay... ti credo!”

Simon sorrise, senza canini, sollevando solo un lato della bocca.

“Si va in scena”disse parcheggiando vicino a casa di Matty nel Upper East Side.

Sua madre la salutò appena entrarono “Tesoro cosa ti è successo alla mano?”

“Nulla mamma, sono scivolata su del succo di frutta e mi sono storta un polso.”

“Dobbiamo portarti in ospedale...”

“Calmati! Mi ha già fasciato il padre di una ragazza” Spero di mentire meglio di quanto penso, altrimenti siamo fregati.

“Bene, non mi presenti il tuo amico?”

“Piacere, Simon. Ho dato un passaggio a Matty.” la ragazza sentì lo sguardo di sua madre pesarle mentre si guardava gli anfibi a fiori. I suoi genitori non avevano una grande idea dei passaggi da altre persone.

“Non ti preoccupare non disturbi. Vuoi bere qualcosa?” disse Jennifer. Se fingo come fa la mamma allora non crederà a mezza parola che ho detto.

“Devo proprio andare, se arrivo a casa tardi per cena sono nei guai con mamma” disse Simon richiudendosi la porta alle spalle. Gentile da parte sua ficcarmi nei guai e poi scappare.

Per un momento Matty si chiese se Simon tornasse davvero a casa per la cena da sua madre. Era un vampiro e, per quanto ne sapeva lei, poteva anche avere dei secoli.

“Hai accettato un passaggio da uno sconosciuto?”

“Non è uno sconosciuto” O almeno non lo è da un paio d'ore

“Sai come la pensiamo io e tuo padre”

“Si è solamente preoccupato e ti assicuro che guida benissimo”

“Va bene, assodato che quel ragazzo... come si chiama? Samuel?”

“SIMON”

“Okay Simon, assodato che guidi bene, potevi almeno avvisarci che eri caduta!”

“Mi hanno subito portato dal padre di una mia amica, fa il medico!”

“Chi è? Lo conosco?”

“No! E' di un'altra sezione!” Stava davvero improvvisando? “Ti preoccupi troppo!”

“Ti sei slogata un polso!” Se faceva tutte quelle storie per un polso le sarebbe venuto un infarto a sapere che aveva combattuto contro un demone!

“Guarirà in un paio di giorni!” Sua madre la guardò esasperata e Matty capì che la sfuriata era finta e se ne andò nella sua camera.

La accolse il familiare profumo di carta misto al deodorante per ambiente al tè nero.

Mandò un messaggio a Simon :

 

Grazie per avermi lasciato nei guai! Fammi sapere quando potrò vedere i Fratelli Silenti.

 

Poco dopo arrivò la risposta del ragazzo:

 

Ti ho già salvato da un demone, non potevo anche salvarti da tua madre! Sento Alec e Magnus e poi ti so dire.

Buonanotte xxx P.S. Sono offeso, non hai trovato uno strano nome anche per noi creature dotate di canini?

 

Matty lo mandò a spendere e poi finì i compiti. Con tutto quello che era successo non li aveva fatti e lei non aveva la fortuna di studiare all'Istituto! Dopo aver riposto i libri nello zaino si mise a letto e crollò in un sonno profondo.














Ooooookay, mi scuso profondamente per il ritardo ma questo stupido efp mi diceva che non avevo nuovi messaggi quindi pensavo che nessuno mi avesse cagato pari la storia e invece... siete poche ma buone e vi amo <3
Fede

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Capitolo 3
*** Origini ***


ORIGINI

In ogni istante della nostra vita

siamo ciò che saremo

non meno di quello che siamo stati.

O. Wilde

 

 

L'ultima campanella suona e Matty si alza di scatto dalla sedia, esce quasi correndo dall'edificio scolastico. Non pensava che sei ore potessero durare così tanto! Controllò per la milionesima volta il cellulare in attesa di un messaggio di Simon e finalmente lo schermo di illuminò.

 

Sono fuori da scuola.

 

Matty si guardò in torno e dopo pochi secondi scorse una massa di capelli ricci e scuri e una mano che la salutava.

“Ciao” la salutò Simon aprendole la portiera della macchina.

“Mi potrei abituare ad avere l'autista”

“Non contarci!”

“Come mai mi sei venuto a prendere?”

“Ti porto all'Istituto. I Fratelli Silenti stanno per arrivare”

A Matty si bloccò il respiro, come se le avessero tirato un pugno nello stomaco.

“E quando pensavi di dirmelo? Avevi detto che mi avresti mandato un messaggio!”

“Lo so, ma non volevo interrompere il tuo apprendimento!”

“Per l'amor del cielo, Simon!”

“Manda un messaggio a tua madre prima che si preoccupi.”

“Ecco tornando su questo argomento...” Matty gli tirò una pacca sul collo.

“Ahi!” strillò Simon “Che cosa ho fatto?”

“Lo sai benissimo!” sibilò lei e Simon rise.

“Simon, farà male?” chiese Matty tornando seria.

“Cosa, i Fratelli Silenti? Non ho mani provato. Io sono un vampiro non posso essere sottoposto ai loro trattamenti”

Matty sospirò. “Da quanto sei un vampiro?”

“Circa sedici anni”

“Quindi, quando ieri sera hai detto che tornavi a casa per la cena...”

“Non era vero. Vivo da solo in un appartamento in affitto, anche se devo cambiare spesso abitazione perché il fatto che non invecchio si nota” disse un po' freddo.

“Mi dispiace essere stata invadente”

“Non ti preoccupare, ci ho fatto l'abitudine”

A Matty sarebbe piaciuto sapere come si diventava vampiri, ma avendo visto la reazione di Simon non osò fare altre domande. Magari lo avrebbe chiesto a Magnus.

“Com'è andata a scuola?” cambiò discorso il vampiro.

“Non so come farò con i compiti! Ho una marea di esercizi per lunedì”

“Se vuoi posso darti una mano, avrai un fine settimana intenso coi Fratelli Silenti.”

“Mi salveresti la vita, Simon”

“Da ieri praticamente non faccio altro”

“Non tirartela troppo”

“Sono solamente onesto”

“Ti lascerò essere convinto di questo solamente perché mi darai una mano”

Simon rise di nuovo, ultimamente non riusciva a fare altro mentre stava con Matty. Lei era talmente buffa, non impacciata (la sua colonna vertebrale era sempre terribilmente tesa, sull'attenti) era solamente buffa.

Simon parcheggiò la macchina e poi entrarono nell'edificio ormai familiare.

“Buongiorno Matty” disse un'impegnato Magnus Bane in pantaloni di tweed viola e maglietta.

“I Fratelli Silenti saranno qui a minuti” finalmente li degnò di uno sguardo “Bhè, perché state lì impalati? Raggiungete Alec in biblioteca”

Simon la guardò in sottecchi e si avviarono in biblioteca.

“'Giorno” salutò Alec intento a sfogliare un libro alla scrivania. Sul divano di pelle, invece, erano seduti due ragazzi che sfogliavano un altro libro scambiandosi gesti intimi.

Quando Matty e Simon salutarono loro si alzarono per presentarsi.

“Ciao, io sono Agnes e lui è Caleb”

La ragazza era bionda, alta e con un fisico allenato visibile anche sotto la maglietta larga e nera, Caleb invece aveva capelli corti e scuri come la pece che facevano risaltare dei bellissimi occhi verdi.

“Io sono Matty. Volevo portare i vestiti che Magnus mi ha dato in lavanderia oggi pomeriggio ma Simon non mi ha avvisata che mi veniva a prendere.” Il vampiro sospirò esasperato.

“Non ti preoccupare, ne ho tanti di vestiti!” rispose Agnes alzando le spalle.

“Sto diventando idiota a cercare quel simbolo!” strillò a un certo punto Alec scagliando il libro per la stanza.

“Non lo stai diventando, Alec, lo sei già da molto tempo.” lo canzonò Simon, guadagnandosi un'occhiataccia. Matty rimase un'attimo sorpresa dalla confidenza con cui Simon si era rivolto ad Alec ma poi le venne in mente che lui era un vampiro e che probabilmente conosceva il cacciatore da anni.

“Cosa cerchi?” disse Matty allontanandosi da Simon e raggiungendo Alec alla scrivania.

“Sto cercando il tuo ciondolo. Se troviamo a quale famiglia di Shadowhunter può appartenere sapremo che sei una Cacciatrice e non dovrai essere sottoposta ai Fratelli Silenti.”

“Incontrarli non è un metodo più veloce e meno dispendioso di tempo?”

“Sì, ma non sarà per niente piacevole” disse Caleb parlando per la prima volta “I Fratelli Silenti cercano nella tua mente, nel tuo cervello e nel tuo sangue.”

Matty incominciò a tremare.

“Complimenti, io non avrei trovato modo più delicato per rassicurarla” gli disse sprezzante Simon.

“Avevei detto di non sapere com'era”

“Io ho detto che non l'avevo mai provato, ed è così. Ma ho sentito dire qualcosa.”

Matty si voltò furiosa. Era mai possibile che quel ragazzo, ogni favore lei gli chiedesse, trovava il modo di non farglielo?

In quel momento entrò Magnus spalancando la porta.

“Fratello Ezrah è qui.”

Matty buttò giù il groppo che aveva in gola e lei e Alec uscirono dalla biblioteca. Anche Simon fece lo stesso ma Matty percepì Alec fermarlo e dirgli che non poteva accedere alla pratica. Prima di uscire dalla porta Agnes si avviacinò e la abbracciò, era un gesto molto intimo dato da una persona che si conosce da meno di cinque minuti.

“Vedrai andrà tutto bene” le disse dolcemente con quel suo timbro di voce tintinnante.

“Grazie” sussurrò Matty indecisa al metà fra l'imbarazzato e il confortato.

Si incamminò con Alec per i corridoi verso l'infermeria (anche se l'Istituto era molto grande lei riconosceva il percorso fatto il giorno prima con Magnus, aveva sempre avuto un ottimo senso dell'orientamento) preceduta dall'ex-stregone e seguita da Alec. Quando entrarono nella stanza Matty notò che tutto era come il giorno prima a parte un'alta figura avvolta in un mantello monacale del colore della pergamena o, pensò con ribrezzo, delle ossa.

“Matty, questo è Fratello Ezrah. Ci aiuterà a capire se sei o no una Cacciatrice.” disse Alec.

Salve Matty. Matty sentì la voce direttamente nella testa, come se facesse direttamente dei suoi pensieri e sussultò.

“S-salve” balbettò come debole risposta.

“Matty, sdraiati qui sulla branda così eviterai di cadere” le propose Magnus accompagnandola con la mano a distendersi. Ottimo, avrebbe fatto così male da non reggersi in piedi?

Non preoccuparti, devi solo rilassarti. Intervenne la voce di Fratello Ezrah. Facile per lui dirlo, no?

Matty chiuse gli occhi e mandò fuori un respiro profondo, svuotando lo stomaco da tutta l'aria.

“Pronta?” disse la gentile voce di Magnus e lei fece un leggero cenno di assenso col capo.

Sentì il corpo riempirsi di qualcosa che non era lei, era improvvisamente troppo stretto e piccolo, come se ci fossero dentro due persone e non una. Sentì la sua bocca spalancarsi per gridare di dolore, il suo corpo contorcersi senza rendersene conto. Il corpo si stringeva sempre di più schiacciandola e lacerandosi. Le unghie si conficcarono nei palmi delle mani creando piccoli taglietti a mezza luna e i denti affondarono nelle labbra, tagliandole, per poi riaprirsi in un urlo. Non seppe quanto durò realmente, ma le sembrò talmente tanto da farle pensare che fossero passate ore. Poi, così come era venuto, tutto finì e lei riprese finalmente pieno possesso del suo corpo indolenzito, ora ci stava incredibilmente comoda. Aprì gli occhi e si guardò braccia e gambe e si sentì rassicurata vedendo che non erano andate in frantumi come aveva pensato per un momento.

Incredibile che non sia svenuta.

“Si incredibile” assentì Alec e Matty avvertì una punta di sorpresa.

“Cos'è la ragazza?” chiese Magnus impaziente.

Il sangue degli Shadowhunter scorre sicuramente fluido nelle sue vene, ma c'è altro... lo sento.

“Che altro c'è?” questa volta era stata lei stessa a biascicare.

Non lo so... lo percepisco ma non riesco a capirlo. Solo una volta nella storia c'è stato un simile caso lei era...

“Tessa Gray” disse Magnus come se già se lo aspettasse.“Matty ora è molto importante che tu faccia una cosa per noi”

“E' debole Magnus” per la prima volta Alec sembrava preoccupato per lei.

“E' necessario Alec” gli rispose con un'occhiata eloquente.

“Ditemi cosa devo fare” disse lei faticando a tirarsi su a sedere.

“Resta pure sdraiata, cara.” la assicurò Magnus “Prendi questo” si sciolse il foulard dai vivaci colori dal collo e glielo prose “Ora stringilo e svuota la mente, cerca un contatto” lei chiuse gli occhi sospirò e si concentrò soltanto sul pezzo di stoffa fra le sue mani. Stava davvero per mettersi in contatto con la sciarpa di Magnus? “Cerca una luce e afferrala, rendila tua” Matty aspettò la luce per un paio di secondi, che poi diventarono minuti.

“Magnus penso che a questo punto avrei già dovuto vederla la luce, no?” gli chiese infine aprendo gli occhi che le si appannarono per la troppa luce.

“Immagino di si” sospirò l'ex-stregone.

“Fratello Ezrah, possiamo allenarla? Imporle i Marchi? Potrà usare spade angeliche?”

Ho già precisato che il sangue di Cacciatore predomina. È a tutti gli effetti una Cacciatrice, pertanto può avere i marchi e può usare le spade fabbricate dalle Sorelle di Ferro.




























Ooookay miei prodi Shadowhunters... non vi posso promettere di aggiornare una volta a settimana perchè siamo a Maggio e questo vuol dire verifiche e io non ho nessun Simon ad aiutarmi (purtroppo) e non mi piace pubblicare cose scadenti.
Questo è quanto, vi ringrazio e vi adoro.

 

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