Lillian

di gatta12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Due devils ti sono affianco, una fisicamente e una mentalmente ***
Capitolo 3: *** Lillian e Jasmine ***
Capitolo 4: *** Ninnanannna ***
Capitolo 5: *** VISIONI-15 anni dopo ***
Capitolo 6: *** NATALE ***
Capitolo 7: *** Papà? -Jasmine ***
Capitolo 8: *** PRIMO INCONTRO DOPO 15 ANNI ***



Capitolo 1
*** prologo ***


PROLOGO


Non poteva essere successo.
Non poteva.
E ora? Che avrebbe fatto?
Quel bagno la stava soffocando.
Ma non aveva coraggio ad uscire.
No. Non aveva coraggio a uscire e vedere le sue amiche e Sulfus.
Sapeva che quello che avevano fatto lei e il ragazzo che amava qualche settimana prima era proibito.
Ma poteva essere stata tanto stupida?
Tanto stupida da non mettere protezioni?
Ma ormai era andata così.
Che avrebbe fatto?
-Non posso restare a scuola- pensò.
-Devo andarmene, farò i bagagli e sparirò, non importa se non diventerò Guardian Angel; a Sulfus e agli altri non dirò nulla, è ingiusto, lo so, ma li farei soffrire tutti, soprattutto il mio Amore; troverò una sistemazione sulla Terra, per me e… per mio figlio-
Perché sì, Raffaella Serafini, Angel, era incinta di Sulfus Zolfanelli, devil, e per questo sarebbe scappata.
Perché restare incinta di un devil, per un’angel, era male, molto male.
Uscì dalla stanza senza fare rumore.
Le sue amiche erano fuori al centro commerciale, lei per fare il test di gravidanza aveva detto che non si sentiva bene.
Perché restare incinta di un devil, per un’angel, era male, molto male.
Fece la sua valigia, mise tutto il necessario.
Sapeva dove andare, sarebbe andata al porto, lì avrebbe lavorato per una nave da crociera, e in una delle tappe che la nave avrebbe dovuto fare, lei avrebbe trovato lavoro stabile e una casa, il più lontano possibile da lì.
Perché restare incinta di un devil, per un’angel, era male, molto male.
Uscì di soppiatto dalla sua camera, e senza farsi vedere uscì dalla scuola.
Vide Andrea e Ginevra che si baciavano, e scoppiò in lacrime.
Lei non avrebbe più potuto toccare le labbra del suo Sulfus, mai, mai più, lo sapeva e questo le faceva male al cuore.
Perché restare incinta di un devil, per un’angel, era male, molto male.
Raggiunse il porto più vicino, e per sua fortuna (anzi, sfortuna) trovò una nave da crociera pronta a partire che la accolse tra le sue braccia.
Non aveva lasciato nulla, né un biglietto, né altro, faceva troppo male andarsene, ma doveva, perché lei voleva il bambino.
E perché restare incinta di un devil, per un’angel, era male, molto male.
Ma Raf ancora non sapeva che, salvando il suo bambino, aveva dato una speranza di salvezza al Mondo.
 
 

 

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Capitolo 2
*** Due devils ti sono affianco, una fisicamente e una mentalmente ***


DUE DEVILS TI SONO AFFIANCO, UNA FISICAMENTE E UNA MENTALMENTE
 
“Raf…”
“Sulfus!!”
“Raf… perché mi hai fatto questo?”
“Sulfus perdonami io dovevo farlo!!”
“Raf...”
“Sulfus!!!”
“Raf… Raf… Raf, svegliati!”
“Cosa? Che stai dicendo Sulfus?”
 
“Sulfus!”
“Raf? Hai sognato ancora Sulfus?”
“Già… grazie per avermi svegliata Sai”
“Nulla Raf”
Sono passati otto mesi da quando sono scappata.
Tra qualche giorno dovrò partorire, e non sarò di certo l’unica.
Quando ho iniziato a lavorare sulla nave, ho incontrato Sai, quella devil che era rimasta nel passaggio identica a Sulfus, nella mia medesima situazione.
Siamo molto unite, è diventata la mia migliore amica, anche se… bè, ogni tanto ci guardiamo e vediamo il nostro amato. E scoppiando in lacrime ci abbracciamo. Lei non si vergogna.
Dell’amore non ci si deve vergognare.
L’abbiamo capito entrambe.
Su questa nave abbiamo trovato una famiglia.
Ci vogliamo tutti bene, e il capitano ci ha detto che possiamo non lavorare in questi mesi, visto che nei primi abbiamo lavorato giorno e notte. E’ un uomo vecchio e saggio, è come un nonno.
Anche i passeggeri sono simpatici.
Io e Sai abbiamo calcolato ciò che accadrà.
Partoriremo nelle acque del Giappone, e abbiamo deciso di scendere sull’isola e farci una vita lì.
Una cosa che ci ha rese molto felici è stato sapere che avremo una bambina entrambe.
Sai vuole chiamarla Jasmine e io invece non ho ancora deciso.
Sai si siede sul mio letto e sospira.
“Lo so” dico. “Mancano ad entrambe”
Lei mi sorride e mi abbraccia, per quanto il pancione ce lo permetta.
“Allora!” dico sorridendole “oggi che facciamo?”
 
 
 
Pov. Kabalè
 
“Raf!! RAF!!”
Sento urlare il mio migliore amico nel sonno, ma non ho il coraggio di svegliarlo.
Che volete? I devil sono codardi.
Ormai Sulfus vive solo di sogni.
Se non avesse quelli si ammazzerebbe.
Sono l’unica che non è arrabbiata con Raf, oltre Sulfus ovviamente, che se ne è andata.
Credevo che anche le sue amiche sarebbero rimaste dalla sua parte, ma infondo le capisco.
Le angels sono arrabbiate perché la loro amica è scomparsa senza aver detto nulla a loro.
Gli altri devils perché ora Sulfus è in questo stato. Ah, è vero, c’è anche Tyco che è venuto qui, a quanto pare dopo che ha ritrovato Sai nello stesso momento di Raf è sparita anche lei.
E quindi gli altri sempiterni sono arrabbiati anche per questo.
Poveri stupidi.
Solo io, Sulfus, Tyco e i prof. Cerchiamo di capire il perché del loro gesto.
Non conosco Sai, ma credo che scomparire nello stesso giorno sia strano. Molto strano.
E comunque Raf è un’angel che lotta in ciò che crede, che combatte ciò che la ostacola, non credo che sia scappata, ci deve essere stato qualcosa di grosso, troppo grosso che non è riuscita a sopportare.
Troppi pensieri per una devil. Decisamente troppi.
Qualsiasi cosa sia successo a Raf e Sai di così pericoloso, anche se non sono loro amica, io sono affianco a loro.
Perché quelle sempiterne amano Sulfus e Tyco, e avranno sofferto molto, forse anche più dei ragazzi.
-Raf, Sai ti è accanto fisicamente, io mentalmente, due devils sono con te, ricordalo!-
 

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Capitolo 3
*** Lillian e Jasmine ***


LILLIAN E JASMINE


“Raf!! Raf!!” urlò Sai con tutto il fiato in gola.
“Mio Dio, che succede Sai??” le urlò l’altra entrando nella sua camera.
“Mi si sono rotte le acque!!”
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9:07
“Respira, Sai, respira!” le fece la dottoressa Anna Mach della nave.
La devil fece come le aveva detto, ma una contrazione più forte delle altre la fece urlare dal dolore.
Raf aveva chiesto aiuto il prima possibile alla dottoressa.
E adesso…
“Anna!!”
Anche a Raf si erano rotte le acque.
La prepararono e la stesero nel lettino dell’ambulatorio accanto alla devil.
Le due donne si strinsero la mano.
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Tre giorni dopo
“Alle ore 12:00 del 21 marzo, è nata Jasmine”
“Alle 24:00 del 21 marzo, è nata Lillian”
“Come mai hai deciso di chiamarla Lillian, Raf?”
“Non lo so”
“Siamo rimaste incinta e abbiamo partorito lo stesso giorno”
“Io ero al campo estivo quando sono rimasta incinta”
“Già… Raf?”
“Mh?”
“Ti voglio bene amica mia”
“Anch’io ti voglio bene Sai”
Le due donne si strinsero in un abbraccio, stanche ma felici, davanti alle due culle, dove Lillian e Jasmine sorridevano tranquille alle loro madri.
 
 
 
Intanto, mentre in Giappone le due sempiterne contemplavano le loro figlie, alla Golden School Kabalè si sentiva strana.
“Tutto apposto, Kab?” che chiese Cabiria.
“Ho… una strana sensazione, tutto qui”
Erano in riunione nell’ufficio del professor Arkan per parlare delle ricerche sulle due sempiterne, e ovviamente c’erano anche le angels.
“Kabalè, che sensazione?” le chiese la professoressa.
“Non so… come se… avessi un compito sulle spalle… ma non sarà nulla di grave prof.”
“Non ignorare il tuo settimo senso, Kabalè” le disse Arkan.
La devil sbuffò.
Lo sapeva che quella sensazione era importante, non era stupida.
 


Forse è un pò corto, scusatemi!
 

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Capitolo 4
*** Ninnanannna ***


NINNANANNA
 
 
 
“Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.
Senti: una zana dondola pian piano,
un bimbo piange, il piccol dito in bocca;
canta una vecchia, il mento sulla mano.
La vecchia canta: intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta”
 
 
 
Raf finì cantare la ninnananna alla bambina e sospirò sorridente.
Finalmente ce l’aveva fatta. Aveva trovato una villetta vicino alla scogliera, accanto alla villetta di Sai e Jasmine.
Guardò la sua bambina. Come era bella. Aveva gli occhi azzurro cielo, e una leggera peluria sulla nuca. Nera-blu.
Sulfus.
La donna sorrise.
Era sicura che sua figlia sarebbe stata come il padre. Gli occhi erano i suoi, ma la determinazione no. Ma la conosceva. Era di Sulfus.
“Lillian, figlia mia, quando sarai più grande e non potranno farti del male, quando sarai potente, molto potente e saprai proteggerti da sola, allora ti farò conoscere tuo padre”
Una lacrima le attraversò il volto.
 
 
 
Sulfus stava guardando la luna. Raf…
“Lilli…”
“Cosa? Chi parla?”
“Lillian…”
“Cosa? Chi sei? Chi è Lillian??”
“Lo scoprirai presto…”
Sulfus non capiva di chi fosse quella voce, ma sapeva che doveva ricordarsi quel nome:
“Lillian…” sussurrò rivolgendo un’ultima volta lo sguardo alla luna.
 


 

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Capitolo 5
*** VISIONI-15 anni dopo ***


VISIONI-15 anni dopo
 
 
Kabalè, diventata professoressa alla Golden School come anche gli altri, non capiva cosa c’entrasse lei in tutta quella storia.
Aveva visioni e sensazioni strane.
-Non è che sto diventando una sensitiva?!?-
Era sempre la stessa visione: due bellissime bambine che giocano in un prato fiorito; poi la scena cambia e si vede la bambina bionda sotto un ombrello che osserva l’altra ragazzina che fissa il cielo incurante della pioggia che batte.
La cosa che più la spaventa è la ragazzina sotto la pioggia senza ombrello.
Aveva un’aria così misteriosa.
-Devo avvertire gli altri? Tyco e Sulfus sono così tristi, anche se sono passati 15 anni…-
La cosa peggiore era che non capiva perché proprio lei!
Ok, aveva deciso, avrebbe detto tutto!!
Corse da Arkan e Temptel, avrebbe fatto riunire tutti.
“Professor Arkan, professoressa Temptel!”
“Kabalè, che è successo?” chiese il professore.
“Devo parlarvi urgentemente, potreste riunire tutti in Aula Sfida?? Ho notizie di Raf e Sai!”
 

“Kabalè, non è che hai la febbre!? Sei forse impazzita?”
“Perché non mi credi, Sulfus?!?”
La risposta alla sua domanda gliela diede Tyco.
“Abbiamo perso la speranza, Kabalè… sono passati quindici anni…”
“Ma è vero!!! Ho delle visioni!! Perché non mi c-”
Kabalè si bloccò all’improvviso, guardando il vuoto.
“Kabalè?”
Lei non si mosse.
“kabalè!!?”
Cadde a terra come un pezzo di marmo.
“Kabalè!!!!” urlarono tutti accorrendo vicino a lei.
“Che le è successo?” chiese spaventata Dolce.
“Non so” rispose Cabiria.
“GUARDATE!” esclamò la Temptel all’improvviso.
In alto, si era formato uno schermo.
 
 
Una bambina bionda con un ombrello blu camminava sotto la pioggia.
Saltava da una pozzanghera all’altra.
D’un tratto si fermò, guardando davanti a sé.
C’era un'altra bambina, quest’ultima con i capelli blu notte e senza ombrello, che guardava il cielo con sguardo perso.
La bionda si avvicinò, facendo in modo che l’ombrello coprisse anche la bambina.
“Lillian, se non ti copri prenderai freddo e ti bagnerai tutta” disse la bambina.
Lillian si voltò verso di lei.
“Sai quanto amo la pioggia, Jasmine. Togli l’ombrello. Lasciami sola”
La bambina fece quanto detto, tranne per il fatto che non se ne andò.
“Sei triste perché andrai alla Monster High School e lascerai da sola zia Raf?”
La bambina stette un po’ in silenzio, poi parlò.
“Anche. Ma non capisco perché, siamo nate lo stesso giorno, il 21 Marzo, anche se tu a Mezzogiorno e io a Mezzanotte… certo, ho capito. Mezzanotte. E’ l’attimo Zero, l’attimo Nullo. E’ come se non esistesse”
“Non dire queste stupidaggini, Lilli-chan!!” si mise a piangere Jasmine.
“E’ la verità, Jasmine. Non puoi cambiarla. Ora lasciamo sola”
“Non mi dici arrivederci? Non sappiamo quando ci rivedremo”
Lillian tornò a guardare il cielo.
“Non mi piacciono gli addii. Saluterò solo mia madre domattina quando partirò, neanche te né tua madre, zia Sai”
Jasmine iniziò ad andarsene, quando si fermò e sempre girata sussurrò:
“Non voglio sia un addio… non permetterò che lo sia… non voglio, e non lo vorrebbe neanche zia Raf”
Detto questo corse via.
 
 
Kabalè rinvenne.
Solo a guardare le facce stralunate di tutti capì.
“Ora mi credete?? Sono scappate perché erano incinte e quello che avete visto risale ad almeno dieci anni fa! Le vostre figlie ora sono adolescenti!”
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** NATALE ***


NATALE



Sulfus stava facendo un giro nella città di Tokyo. Stava cercando sua figlia, così come Tyco.
Ormai era la Vigilia di Natale, e da quando erano arrivati in Giappone, avevano solo trovato le loro figlie, ma non Sai e Raf.
Era da un mese che erano lì. Sua figlia Lillian, aveva l’abitudine di recarsi sempre in un angolo desolato del parco a cantare e a far giocare il suo gattino.
Eccola. La vide. Quanto era bella.
Tutta sua madre. Sulfus si nascose dietro un albero.
“Miya! Dai, non fare così!” rise Lillian quando il suo gattino le leccò la faccia.
Era bella quando rideva.
Quanto si era perso. Se solo avesse capito le sensazioni di Kabalè prima…
D’un tratto  vide sua figlia farsi pensierosa.
“Miya… secondo te perché mamma non vuole parlarmi di papà?”
Prese una foto che teneva nella tasca dei jeans. Una cosa strana di sua figlia era che, alla Vigilia di Natale, se ne andava in giro come se fosse estate, a maniche corte.
“Ho trovato questa foto. Rappresenta un Devil uguale a zia Sai, ma al maschile,  quindi è lui, no?”
La ragazza rise di sé stessa.
“Sono una stupida. Ma… anche se non conosco mio padre, lo amo lo stesso. Infondo, lui non ne ha colpa, non sapeva nulla di me, mamma è scappata prima!”
La ragazza si alzò e tornò a casa, mentre Sulfus rimase lì.
A piangere.

“Mamma, sono a casa!” urlò Lillian rincasando.
“Mamma?” la trovò rannicchiata sotto l’albero di Natale.
“Mamma, ti senti bene?” chiese preoccupata.
“Tesoro, mi dispiace… dobbiamo andarcene da questa città!” Raf sollevò lo sguardo e parlò diretta.
La ragazza sorrise.
“Lo so. Papà è in città. Lo sento, è per questo. E non fare quella faccia, ti devo ricordare cosa sono? Devi affrontare le tue paure mamma. E ho il sospetto mi abbia già avvistata”
Raf l’abbraccio. La sua carissima figlia.
Aveva ragione.

Intanto si era fatta sera. Una famiglia era a poco spazio di distanza ma non lo sapeva. La tristezza di non essere con i propri cari alla Vigilia di Natale era un dolore troppo forte, ma si può pregare affinché quei cari tornino a noi. Con una promessa. A se stessi.
“Vi troverò. Saremo una famiglia come saremo sempre dovuti essere. Abbraccerò mia figlia e Raf. Lo giuro su… Dio”
“Voglio riuscire a trovare il coraggio di parlare con Sulfus e parlargli. Dio, ascoltami, ti supplico”
“Una famiglia felice. Dio, te ne prego, mi hai già privato di molto, non togliermi la gioia di una famiglia vera, ti prego”

La Notte di Natale. Quanti misteri cela. Una preghiera può cambiare il mondo.







BUON NATALE A TUTTI!

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Capitolo 7
*** Papà? -Jasmine ***


Cap. Papà? - Jasmine
 




Drriiiiinnnn. Driiiinnnn. Drrrrriinnnnnn.
-Dannata sveglia-
Su una villa sulla scogliera, in una camera dai colori caldi, c’ era sul letto a baldacchino una matassa di coperte mischiate con un groviglio di materia gialla sconosciuta.
Erano capelli?
Nella villa accanto, in una stanza dai colori blu e bianco, un ragazza stava finendo di vestirsi.
Allacciandosi le scarpe e sentendo il suono della sveglia della sua amica, capì che era ora di svegliarla.
Si avvicinò alla toilette che le ragazze hanno di solito in camera e avvicinando il dito, senza toccare il vetro, lo abbassò.
Si affacciò, schiarendosi la voce.
“JASMINE! SVEGLIA!”
La bionda saltò dal letto, cadendo con le coperte per terra.
“Lils! Cavolo oggi non c’è scuola, perché mi hai svegliata?!?!?”
“Oggi c'è, scuola. Ieri sera la gara è finita tardi, eh? Oggi c'è scuola” rispose l’altra ignorando la domanda.
“Va*******o!”
“Jasmine, sei la finezza fatta persona!”
L’altra la ignorò, e prese i suoi vestiti dall’armadio.
“Ci vediamo dopo!” disse la mora, e tornò in camera sua.


“Okaa-san! Io vado!” urlò Lillian uscendo di casa.
Poco dopo, Jasmine la raggiunse.
“Mi spieghi come è possibile che fai sempre ritardo?”
L’altra alzò le spalle.
Si incamminarono verso la scuola.
“Ehi, Lils, secondo te cosa succederà ora?”
“Che intendi?” chiese la mora.
“Bè, ecco… io vorrei conoscere mio padre!”
Trum.
Le due si voltarono verso la provenienza del rumore.
Jasmine continuò:
“Sono in città, se vogliono vederci, non vedo la difficoltà. Cioè, se vogliono vedere la mamma e zia Raf, basta chiedercelo, no?”
La mora sussultò.
“Onee-chan… Tutto bene?”
“Io… oggi non vengo, scusami”
E schioccando le dita scomparve.
La bionda parve un po’ sorpresa, ma c’era abituata.
Continuò il tragitto fino a scuola, mentre delle persone la osservavano da lontano.


“Avevano ragione, però…” disse Cabiria.
La guardarono tutti in cagnesco.
Erano appostati vicino alla scuola delle due dove, per la precisione, la mora ancora non era entrata e le lezioni stavano per finire.
Sulfus ghignò. Aveva preso un po’ da lei, almeno.
Al suono della campanella, Jasmine uscì di corsa, ma li spaventò il fatto che venisse verso di loro.
“Oh, no non mi dite che…”
Tyco era immobile, mentre vedeva sua figlia correre verso di lui.
Quando fu a pochi metri da loro, che erano rimasti impalati a guardarla, la ragazza si piegò sulle ginocchia per il fiatone che aveva.
Appena si tirò su, sorrise incerta.
“Ehm… ciao”
La ragazza era vestita con delle All Stars verdi, un paio di jeans sdruciti chiari e una di quelle magliette larghe che scoprono la spalla gialla con il disegno di una stella arancione.
Era vestita in un modo molto eccentrico, la ragazza.
Jasmine si avvicinò a Tyco e rimasero a guardarsi negli occhi per un po’.
“Ecco… ciao, ehm… papà?”
L’uomo la abbracciò.


“Vediamo… come si può fare ora??” la bionda era disperata mentre, seduta sulla panchina del parco vicino a suo padre, non riusciva a trovare un’idea per far incontrare quei quattro.
“Papà?”
“Sì?”
“Tu sei un angel, giusto?”
“Ehm… sì”
“Allora ti prego di perdonarmi”
“Co-”
“M***a!!!” la ragazza si prese la testa fra le mani mentre tutti gli angel la guardavano sconcertati.
“E non guardatemi in quel modo, sono cresciuta con una devil , o lo avete dimenticato?!”
La ragazza si alzò e iniziò a girare in tondo:
“Ci vuole un’idea, un’idea!! Era sempre Lillian che aveva le idee migliori, cacchio!!”
I devils e gli angels la guardarono strani, non capendo molto bene quel che diceva.
D’un tratto Kabalè spalancò gli occhi e si fece rigida. Tutti se ne accorsero e rimasero in ascolto.
“Benvenuti alla Monster High School, studenti provenienti da tutte le parti del mondo. In questa scuola, imparerete a controllare i vostri poteri. Ma non voglio mentirvi, non dovete abituarvi ad essere trattati come bambini. Imparerete a fare quello che quelli come voi devono fare. Curare, stregare, incantare, resuscitare i morti, far innamorare e uccidere. Soprattutto uccidere. Ognuno di voi sarà in camera con una persona del sesso opposto con un potere diverso dal vostro, che vi aiuterà nelle missioni che dovrete svolgere, in cui potrete essere ammazzati. Non voglio spaventarvi, voglio vedervi più uniti, perché la Monster High School è una scuola di mostri, cioè ciò che siete voi, e nulla potrà cambiarlo, i mostri potranno contare solo sugli altri mostri, come prescritto nel nostro codice che studierete fin da subito. Ora, elencherò i vostri compagni di stanza e il numero della camera…”
Kabalè tornò normale e trasse un profondo respiro, esausta e scioccata da ciò che aveva detto.


 

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Capitolo 8
*** PRIMO INCONTRO DOPO 15 ANNI ***


PRIMO INCONTRO DOPO 15 ANNI



“Mamma?”
La bionda entrò in casa sua, seguita da tutti gli angel e i devil.
La casa era sui toni del rosso, del viola e del giallo.
La ragazza si diresse verso una porta, da dove proveniva il rumore di una tv accesa.
Prese un profondo respiro e guardò suo padre, che le sorrise incoraggiante, anche se non capiva che voleva fare.
“Se voi non fate nulla… farò tutto io” disse Jasmine e spalancò la porta.
Tyco trattenne il fiato.
“Jazz ma che diavolo…?”
“Mamma, ti presento papà, papà ti presento mamma, avrete tempo per parlare, altrimenti non li avrei portati tutti qui, ma: abbiamo un problema. Dov’è zia Raf?”
Sai rimase un attimo zitta ad osservare sua figlia e l’uomo che amava vicini, per la prima volta.
“E’ a casa sua. Qui accanto” disse alzandosi dal divano.
Era imbarazzata. Indossava solo il pigiama per quanto fosse pomeriggio. Il fatto era che lavorava di notte, e quindi dormiva di giorno.
Loro non potevano saperlo, però, e per questo la guardavano un po’ strano.
La bionda se ne accorse.
“Oh, andiamo!” disse scocciata.
Tirò fuori dai suoi calzini una bacchetta di legno e la punto contro la madre.
“Mutatis vestibus”
Sai all’improvviso cambiò vestiti, e si ritrovò addosso un tailleur.
“Potevi fare di meglio, figlia mia” disse Sai guardandosi.
“Scusa mamma, non mi è venuto in mente altro. Ora, andiamo??”
Intanto i sempiterni guardavano la bionda come se fosse un mostro.
“Allora? Andiamo” disse la ragazza.
Si riscossero dallo stupore e videro Sai e Jasmine andare verso la porta.
Tyco e Sai finirono in fondo, mentre gli altri si allontanavano di un po’ per lasciarli un po’ in pace.
“Perché?” chiese lui in un sussurro.
La donna lo guardò. Si vedeva riflessa nei suoi occhi azzurri che la fissavano, smaniosi di sapere.
“Avevo paura” disse semplicemente.
Tyco si stupì. I devil non ammettevano mai così facilmente di avere paura.
Sai sorrise, vedendolo sorpreso.
“Lo so. Ma vivere tra i Terreni e con una figlia metà angelo ti cambia la vita”
Tyco la guardò teneramente.
“Scusa se sono scappata”
Lei lo guardò con uno sguardo colpevole.
“Sai. Ti amo ancora, non credere il contrario”
La donna sorrise radiosa.


In pochi metri raggiunsero la villetta affianco. Sai salì sui gradini e, con mano un poco tremante, suonò il campanello.
All’interno si sentirono dei passi.
Sulfus in quel momento si sentì morire.
Che avrebbe fatto, cosa avrebbe detto?
Quando Raf apparì sulla soglia della porta, rimase senza parole.
Era diventata ancora più bella di quanto ricordava, aveva raccolto i lunghi boccoli biondi in una coda alta, era leggermente truccata ed indossava una canottierina bianca e dei pantaloncini blu.
Stupenda.
Raf si aspettava Sai, ma non immaginava… che ci fossero anche loro.
-Come? Come diav- oh, diamine, giusto! Come ho fatto a dimenticarmene! Sarà per quello…- pensò la donna.
“Io… ehm… Raf abbiamo un problema” le disse Sai.
Raf la guardò con uno sguardo strano. Era ovvio che avevano un problema! Loro erano un problema!
Sai sembrò leggerle la mente.
“No, non loro Raf. Abbiamo un altro tipo di problema. Tua figlia è scomparsa. Come l’altra volta” sull’ultima frase, Sai sembrò ingoiare amaro, e Raf si irrigidì.
Che stava succedendo?
“Oh, merda” soffiò Raf, correndo dentro casa, seguita da tutti.
“RAF! MA CHE-”
“Sì sì, lo so Uriè non si dicono le parolacce e bla bla bla, ma quando ci vuole ci vuole” disse Raf, lasciando tutti sbalorditi.
“Jasmine” si rivolse alla ragazza “sai dove Lillian teneva i suoi schermi?”
“Basta appellarli, credo” rispose. “Credo chiamandoli col soprannome che Lillian odia, anche se non ho mai capito perché”
Raf ci pensò un po’.
“Intendi…”
Sulfus ci capiva sempre meno in quella situazione.
“Ora basta!” disse e tutti lo guardarono. “Non fate come se non ci fossimo! E poi non capisco, dove dovrebbe essere finita Lillian? Se ci spiegate, forse potremmo capire”
Raf sorrise. Sulfus, le era mancato così tanto…
“Forse non c’è neanche bisogno di preoccuparsi” disse lei.
Si diresse verso la cucina.
“Qualcuno vuole del thè? Ce ne vorrà, abbiamo molto da spiegare, soprattutto io” disse Raf guardando tutti, soprattutto Sai che annuì.
Tutto il pomeriggio passò con Raf che spiegava ogni cosa agli altri. Poi, quando tutti tornarono a casa loro, promettendosi di vedersi il giorno dopo, Sulfus chiese di poter parlare da solo con Raf.
Raf lo portò nella stanza della figlia e si sedette sul letto, accarezzando le coperte.
“Quando tornerà a casa?” chiese Sulfus spezzando il silenzio.
La donna lo guardò. Sorrise. Poi si voltò verso la terrazza, dove i raggi della Luna entravano percorrendo tutta la stanza.
“Chi può dirlo. Forse tornerà tra un’ora, un giorno, una settimana, un mese, un anno… Chi può dirlo… ci sono abituata”
“Raf…” la donna lo guardò con le lacrime agli occhi.
“Mi dispiace Sulfus! Io… io… avevo paura!! Non… non sapevo che fare, non sapevo se tu l’avresti voluta o no, che ci avrebbero fatto, che avrebbero fatto a lei… io la volevo, Sulfus! Io…” non riuscì a continuare.
Sulfus le si avvicinò e si inginocchiò di fronte a lei.
Le accarezzò il viso e le sorrise.
“Tranquilla Raf. Io ti amo e amo anche quella ragazza che adesso mi sta facendo preoccupare anche se non le ho mai rivolto la parola”
Non ci fu più bisogno di parlare.
Si baciarono.
Finalmente potevano tornare a vivere.



Ciao! Allora… Ultimo capitolo! Lo so, lo so, molte cose sono rimaste in sospeso, ma ho molte idee per la testa, una storia da finire, altri due seguiti di altre due storie oltre a questa da scrivere… Perché sì, ci sarà una seconda serie e la scriverò molto meglio!
Baci, gatta12.



 

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