Qualsiasi cosa tu possa immaginare, è realtà. (primo anno)

di Harry_Potter992
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti, lettori e lettrici! Spero che vi piaccia questo primo capitolo. Forse è un po' lungo, ma non sapevo bene come regolarmi ... Ci rivediamo in fondo!


Quel primo di settembre, la stazione di King’s Cross era gremita. Un ragazzo se ne stava ritto in piedi, spaesato, con accanto un carrello su cui c’erano un baule e una gabbia in cui una candida civetta delle nevi sbatteva le ali. Il ragazzo in questione aveva capelli nerissimi, occhi di un verde brillante e, cosa molto curiosa, una cicatrice a forma di saetta sulla fronte.                                                                                                   
Harry ricordò le istruzioni che una signora con i capelli ricci gli aveva dato e, tenendo ben stretto il carrello, corse verso il muro di mattoni tra i binari nove e dieci. Non andò a schiantarsi: si ritrovò in un’altra stazione, gremita come la precedente.                                                                                              
Guardò meravigliato la locomotiva rossa che sbuffava vapore. E così quello era il binario nove e tre quarti. Salì sul treno e si infilò nel primo scompartimento libero che trovò.                                                                                                             
Mentre il treno iniziava a muoversi Harry, con lo sguardo perso fuori dal finestrino, pensò alla strana situazione in cui si trovava. Fino a un mese prima credeva di essere un ragazzo normale, che viveva con i perfidi zii a Privet Drive e subiva ogni giorno i tormenti del grasso e viziato cugino Dudley. Un ragazzo che, come si può ben intuire, avrebbe desiderato una vita diversa, con dei genitori amorevoli, degli amici e, perché no, una stanza tutta sua, invece dello sgabuzzino in cui era stato costretto a stare per i primi dieci anni della sua vita.                                                                               
Ora che aveva compiuto gli undici anni, tutto era cambiato. Un omone con una folta barba, a cui Harry arrivava a stento alla vita, il giorno del suo compleanno gli aveva annunciato come se niente fosse che era un mago. Harry non aveva stentato molto a crederci; in fondo era molto meglio della realtà in cui era costretto a vivere. Perciò aveva seguito Hagrid, il suo nuovo amico, ed era stato ben contento di lasciare gli zii. Loro gli avevano raccontato che i suoi genitori erano morti in un incidente stradale;Hagrid gli rivelò invece che erano stati uccisi da Voldemort, un pericoloso mago oscuro il cui nome tutti evitavano di pronunciare. Lo chiamavano semplicemente Tu-Sai-Chi.                                                                                                               
Era a causa sua che Harry aveva la cicatrice a forma di saetta. Tu-Sai-Chi gli aveva scagliato l’Avada Kedavra, ma l’unico danno che gli aveva fatto era stato lasciargli quella cicatrice. Harry era sopravvissuto all’incantesimo mortale. Ed era proprio per questo che, Hagrid gli aveva detto, era molto famoso tra i maghi.                                                                                                             
E adesso stava andando alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una scuola di magia molto prestigiosa. Non sapeva bene a cosa stesse andando incontro, ma di sicuro era molto meglio di quello che si lasciava alle spalle.                                                
La porta dello scompartimento si aprì ed entrò un ragazzo con i capelli rossi e le lentiggini. Era uno dei figli della signora riccia a cui Harry aveva chiesto informazioni su come raggiungere il binario nove e tre quarti.                                                                                      
- Quel posto è occupato? - chiese il ragazzo, indicando il sedile di fronte a Harry. - Il treno è pieno zeppo …                                        
Harry scosse la testa e il ragazzo si sedette.  - Sei davvero Harry Potter? - chiese d’impulso.                                      
Harry annuì. - E tu?                                                                                         
- Io mi chiamo Ron. Ron Weasley. - Dopo qualche istante, continuò esitante: - Hai veramente … voglio dire …                                
Così dicendo indicò la fronte di Harry, che si scostò il ciuffo per mostrare la cicatrice. Ron lo guardò fisso fisso.
-Nella tua famiglia siete tutti maghi? - chiese Harry, che ricambiava Ron dello stesso interesse che Ron aveva per lui.               
- Eh … sì, credo di sì. Penso che mamma abbia un cugino di secondo grado che fa il ragioniere, ma non ne parliamo mai. Ho sentito che tu invece sei andato a vivere con i Babbani … come sono?                                                                                                              
- Orribili … beh, non tutti. Mia zia, mio zio e mio cugino sì, però.       
La porta si aprì di nuovo ed entrarono due ragazze. Una aveva  corti capelli castani e occhi azzurro chiaro; l’altra aveva i capelli più lunghi, di un castano più chiaro, e gli occhi marroni. Harry notò che quest’ultima era piuttosto alta per la sua età.                                                                                                  
- Ciao - disse Ron, mentre le due si scambiavano delle occhiate.        
- Possiamo … ehm … sederci qui? - chiese la ragazza dagli occhi azzurri.                                                                                                             
Harry e Ron annuirono. Quella che aveva parlato prese posto vicino a Harry. L’altra si sedette subito accanto a lei. Harry si accorse che le due si scambiavano continue occhiate, quasi ansiose.                                                                                                   
- Io mi chiamo Ron Weasley - esordì il ragazzo, vedendo che le due non aprivano bocca. - E lui è Harry Potter, penso che lo conosciate ...
Le due ragazze si guardarono perplesse e scossero la testa.               
- Ah, allora venite da una famiglia Babbana, come Harry? - fece Ron. Le due si guardarono di nuovo, con aria interrogativa.            
- I Babbani sono persone senza poteri magici - spiegò loro Harry. Gliel’aveva detto Hagrid.                                                                            
- Ah - fece la ragazza con gli occhi azzurri. - Allora sì, veniamo da una famiglia Babbana.                                                                               
 L’altra ragazza giocherellava con il bordo della maglietta, lo sguardo basso, rossa in viso.                                                                        
- Come vi chiamate? - domandò Ron.                                                         
- Laura - rispose la ragazza con gli occhi azzurri.                                  
Quella alta disse qualcosa a voce piuttosto bassa che Harry non capì.                                                                                                                  
- Cosa? - fece Ron.                                                                                   
- Jasmine - ripeté lei, alzando un po’ la voce e avvampando.             
- Sei tutta rossa - le fece notare Ron.  Lei lo guardò, a disagio, alzò appena le spalle e riabbassò lo sguardo, arrossendo, se possibile, ancora di più.
Ron lanciò un’occhiata perplessa a Harry, che rispose con un’alzata di spalle. Nemmeno lui aveva mai visto due persone così timide.
- Siete amiche? - domandò Ron.                                                             
-No, siamo cugine - rispose Laura. Dopo qualche istante chiese a sua volta: -  Anche voi … neanche voi prima sapevate di essere dei maghi? 
 - Harry no, come vi ho già detto - disse Ron. - Io invece vengo da una famiglia di maghi.                                                                                 
Continuarono a parlare per un po’. Veramente erano più Harry e Ron a parlare tra di loro; ogni tanto Laura accennava qualche parola, ma Jasmine era silenziosa e si limitava ad ascoltare e a osservare il paesaggio dal finestrino, lanciando ogni tanto occhiate alla cugina e anche a Ron e Harry, solo quando era sicura che i due non la stessero guardando. Harry e Ron comunque cercavano di inserirle nella conversazione, e giudicarono già un gran risultato quando Laura raccontò della reazione dei suoi genitori di fronte alla lettera da Hogwarts e di quando, poco dopo, una strega era andata a casa sua per spiegare la faccenda.                                                                  
Intorno alla mezza, una donna sorridente aprì la porta. - Qualcosa dal carrello, cari?                                                                          
A Ron si arrossarono le orecchie e borbottò che aveva portato dei panini. Harry comprò un sacco di dolci che non aveva mai visto, e Ron lo guardò con tanto d’occhi quando rovesciò tutto quel bendiddio su un sedile vuoto.                                                                  
- Fame, eh?                                                                                                      
- Da morire - rispose Harry, addentando uno Zuccotto di zucca.         
- Mamma si dimentica sempre che non mi piace la carne in scatola - disse Ron, che aveva scartato i suoi panini.                              
- Facciamo cambio: ti do uno di questi. Dai!                                           
- Ma questo è immangiabile, è tutto secco - disse Ron.                     
- Dai, prendi un dolce - ripeté Harry, che fino a quel momento non aveva mai avuto niente da dividere con gli altri, o meglio, nessuno con cui dividere qualcosa. Era una sensazione piacevole starsene lì seduto con Ron a mangiare tutti quei dolci, dimenticandosi dei panini. Non trovava altrettanto piacevole la compagnia di Laura e Jasmine; non che avesse qualcosa contro di loro, anzi; ma non parlavano tanto.        
- Prendete anche voi dei dolci - le incoraggiò Harry. Loro allungarono la mano, scartando i pacchetti con circospezione.             
- E queste cosa sono? - chiese Harry a Ron, mostrandogli un pacco di Cioccorane. - Non saranno mica delle rane vere?                           
- No. Ma guarda che figurina c’è dentro … si trovano figurine, sai, per fare collezione - si affrettò a spiegargli Ron. - Io ne ho circa cinquecento.
Harry scartò la Cioccorana e prese la figurina. C’era un uomo con una lunga barba argentea e occhiali a mezzaluna sul lungo naso adunco. Sotto c’era scritto: “Albus Silente”.                                                                  
-Allora questo è Silente! - disse Harry.                                                  
- Non dirmi che non hai mai sentito parlare di lui! - esclamò Ron.                                                                                                                
Harry girò la figurina e lesse: “Albus Silente, attuale preside di Hogwarts. Considerato il più grande mago dell’era moderna, è noto soprattutto per aver sconfitto Grindelwald nel 1945, per aver scoperto i dodici modi dell’utilizzo del sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia, insieme al collega Nicolas Flamel. Silente ama la musica da camera e il bowling”.                                         
Harry rigirò la figurina e vide che il volto di Silente era sparito.       
-Non puoi pretendere che se ne rimanga lì tutto il giorno, no? - fece Ron vedendo la sua aria attonita. - Che c’è? - chiese poi. Laura e Jasmine, infatti, erano rimaste a bocca aperta.                       
- Ehm ... dai Babbani le immagini non si muovono - disse Laura.       
- Ma davvero? Cioè non si muovono per niente? - Ron sembrava molto stupito. - Che strano!                                                                            
- Scusa … cosa vuol dire Gelatine Tuttigusti+1? - domandò Laura. Ron la ammonì: - Con quelle devi fare attenzione. Tuttigusti vuol dire proprio tutti i gusti … puoi trovare quelli più comuni come cioccolato, menta e marmellata d’arancia, ma può anche capitarti spinaci, fegato o trippa. Mio fratello George dice che una volta ne ha trovate alcune alle caccole.                                           
Ron prese una gelatina verde e ne morse un pezzetto. - Bleaaah! Visto? Cavoletti di Bruxelles.                                                 
 Si divertirono molto a mangiare le gelatine. Jasmine era restia ad assaggiarle, ma quando ne trovò una al gusto di cioccolato si rasserenò. Poi Harry la vide sputarne una nella mano.                                                                                                                
- Che cos’era? - le chiese Ron.                                                                                 
- Non lo so … ma faceva schifo - rispose lei, e Ron ridacchiò per la sua espressione disgustata. Jasmine prese a cercare qualcosa tra i dolci, e alla fine si decise a chiedere timidamente: - Non c’è qualcosa al cioccolato?                                                                            
- Le Cioccorane, no? - fece Ron.                                                            
- Che non sia una rana che si muove - precisò Jasmine.                                                                                                                             
-Beh, ci sono questi. - Ron le porse dei Cioccalderoni e gli occhi di Jasmine si illuminarono. Farfugliò un “grazie”.
-Non mangiarli tutti, però - disse Ron risentito, quando vide che Jasmine ne aveva già fatti fuori tre. Lei si bloccò e arrossì, mollando la scatola.                             
Qualcuno bussò alla porta dello scompartimento: era un ragazzo dalla faccia tonda che sembrava in lacrime.                                             
- Scusate, avete mica visto un rospo?                                                                
Quando loro scossero la testa, disse in tono lamentoso: - L’ho perso! Continua a scappare!                                                                        
- Vedrai, tornerà - disse Harry.                                                               
- Sì - convenne tristemente il ragazzo. - Se lo vedete …                     
Quando se ne fu andato, Ron commentò: - Non capisco perché si preoccupa tanto. Se mi fossi portato un rospo avrei provveduto a perderlo il prima possibile. E comunque non sono certo io che posso parlare: mi sono portato il topo Crosta!                                         
- Topo? Che topo? - chiese subito Laura.                                              
Ron tirò fuori un topolino grigio dalla tasca della giacca.                 
- Non serve a niente. Non si sveglia quasi mai. Anche adesso dorme, guardate!                                                                                         
- Ma poverino - disse Laura. - E’ così carino! Posso accarezzarlo?    
- Fai pure - disse Ron, che sembrava sorpreso dalla richiesta. Laura allungò una mano e accarezzò più volte il topolino, che continuava a dormire profondamente.                                                      
- Non capisco cosa ci trovi di carino. Potrebbe essere morto e non ci si farebbe neanche caso - fece Ron. - Ieri ho cercato di farlo diventare giallo per renderlo un po’ più interessante, ma l’incantesimo non ha funzionato. Guardate, vi faccio vedere …             
Tirò fuori la bacchetta magica.                                                                    
- Com’è la tua bacchetta? - chiese Laura. Parve pentirsi della sua domanda e il rossore comparì sulle sue guance pallide.                                                    
- Ehm … frassino, crine di unicorno e … lunga 12 pollici ed elastica. La tua?                                                                                                                    
- Pero, piuma di fenice, lunga 10 pollici e tre quarti, leggermente flessibile - rispose lei. Sembrava interessata alle bacchette magiche. Guardò Harry, e lui, sentendosi chiamato in causa, si affrettò a dire: - La mia è agrifoglio, piuma di fenice, lunga 11 pollici e flessibile.                        
Quando Harry era andato da Olivander,  l’anziano mago gli aveva detto che era molto strano che quella bacchetta avesse scelto proprio lui, perché la sua gemella aveva procurato a Harry la cicatrice a forma di saetta.                                                                         
Harry si rivolse a Jasmine. - E la tua?                                                      
- Ehm … tiglio argentato, piuma di fenice, lunga 14 pollici e mezzo, leggermente flessibile.                                                                 
- Comunque, stavo dicendo - disse Ron. - Adesso provo a far diventare Crosta giallo …                                                                
Aveva appena fatto in tempo ad alzare in aria la bacchetta che la porta si aprì di nuovo. Sulla soglia c’era una ragazza con folti capelli castani che le arrivavano un po’ sotto le spalle, occhi marroni e denti davanti più grandini del normale.                                               
- Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo - disse in tono autoritario.                                                                                            
- Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto - disse Ron, ma la ragazza non ascoltava; stava guardando la sua bacchetta.               
- State facendo una magia? Vediamo!                                                       
Si sedette vicino a Jasmine. Ron si schiarì la gola: - Ehm … va bene. Per il sole splendente, per il fior di corallo, stupido topo diventa giallo!
Non accadde nulla. La ragazza chiese: - Sei sicuro che sia un incantesimo, vero? Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magici; è stata una vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista, ho sentito dire … Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, spero proprio che basti … E … a proposito, io mi chiamo Hermione Granger, e voi?                                
Tutto questo l’aveva detto quasi senza riprendere fiato.                         
Jasmine e Laura si guardarono, perplesse dalla parlantina di Hermione. Harry si sentì sollevato nel vedere dal viso attonito di Ron che neanche lui aveva imparato a memoria i libri di testo.                                                             
- Io sono Ron Weasley - bofonchiò.                                                           
- Laura Fancy.                                                                                                 
-Jasmine German - mormorò la ragazza.                                               
- Harry Potter - si presentò Harry.                                                           
- Davvero? - disse Hermione. - So tutto di te, naturalmente … ho comprato alcuni libri facoltativi, come letture preparatorie, e ho visto che sei citato in Storia moderna della Magia, in Ascesa e declino delle Arti Oscure e anche in Grandi eventi magici del Ventesimo secolo.                                              
- Sul serio? - chiese Harry, confuso.                                                                      
- Ma santo cielo, non lo sapevi? Io, se fossi in te, avrei cercato di sapere tutto il possibile - disse Hermione. - Sapete in quale Casa andrete? Io ho chiesto in giro, e spero di essere a Grifondoro: sembra di gran lunga la migliore. Ho sentito dire che c’è andato anche Silente, ma penso che anche Corvonero non dovrebbe poi essere tanto male … Comunque, meglio che vada a cercare il rospo di Neville. E voi quattro fareste bene a cambiarvi, sapete? Credo che tra poco saremo arrivati. - E se ne andò.                               
- Qualunque sia la mia Casa, spero che non sia anche la sua - disse Ron.                                                                                                                      
- Che … che cos’è una Casa? - chiese Jasmine.                                            
- A Hogwarts possono smistarti in quattro Case - spiegò Ron. Scaraventò la bacchetta nel baule. - Stupido incantesimo…Me l’ha dato George, scommetto che lo sapeva che era una fregatura.           
 - In quale Casa sono i tuoi fratelli? - gli chiese Harry.                                   
- Grifondoro. Anche papà e mamma sono stati lì. Chissà che cosa diranno se io non ci vado. Non credo che Corvonero sarebbe tanto male, ma pensa se mi mettono a Serpeverde …                                  
- Era la Casa di Voldemort?                                                                        
Ron fissò Harry sbalordito. - Hai pronunciato il nome di Tu-Sai-Chi!                                                                                                                
- Mi viene naturale - si giustificò Harry. - Non sapevo che non si dovesse fare …                                                                                                
- Chi è Tu-Sai-Chi? - domandò Laura, incuriosita.                                 
Ron glielo spiegò, e Laura e Jasmine rimasero molto colpite dal fatto che Harry fosse sopravvissuto a un incantesimo mortale.     
- E allora … le Case a Hogwarts sono tre? - chiese Laura. - Grifondoro, Corvonero e Serpeverde?                                                       
- No, quattro. C’è anche Tassorosso.                                                    
- Ma che differenza c’è tra queste Case?                            
Ron glielo stava appunto spiegando, quando la porta si aprì di nuovo e due gemelli con i capelli rossi fecero irruzione. Harry li riconobbe: erano due dei fratelli di Ron.                                              
- Ehi, non si può stare un attimo tranquilli! - sbottò Ron. - Ah … siete voi.                                                                                                            
- Non preoccuparti, Ronnie, togliamo subito il disturbo - fece uno dei due. - Volevamo solo assicurarci che eri tutto intero. Harry - aggiunse - ci siamo presentati? Fred e George Weasley.                     
- Ehi, Fred! - esclamò l’altro gemello, e indicò Jasmine. I due ridacchiarono. Harry spostò lo sguardo su Jasmine, che era tutta rossa e aveva l’aria di voler sprofondare. Notando il suo turbamento, George le diede una pacca sulla spalla: - Ti è piaciuto lo scherzetto?
- Sì - disse lei incerta, e Fred e George risero più forte che mai.                                                                                                                            
- Sai, a noi piace scherzare - spiegò Fred - e abbiamo visto che eri del primo anno, volevamo farti impaurire un po’. Non te la sarai mica presa, vero?      
- N-no. - Jasmine tentò un sorriso nervoso verso i gemelli.                                                                                                                      
I due sembravano ancora molto divertiti. – Ci vediamo, Ron! – e se ne andarono.                                                                                                        
- Che cosa hanno fatto? - chiese Harry a Jasmine.                                                     
-Hanno … ehm … mi hanno messo davanti all’improvviso un serpente finto, mentre passavo nel corridoio - rispose lei, imbarazzata.                                                  
La porta si aprì di nuovo e stavolta entrarono tre ragazzi. Quello al centro aveva un colorito pallido, i capelli biondi e freddi occhi grigi. Osservò Harry con interesse.                                                         
- E’ vero? Per tutto il treno vanno dicendo che Harry Potter si trova in questo scompartimento. Sei tu?                                               
- Sì - disse Harry, guardando gli altri due ragazzi, che erano alti e tarchiati e avevano un’aria cattiva. Stavano uno di qua e uno di là del ragazzo biondo e sembravano piuttosto guardie del corpo.        
- Oh, questo è Tiger e questo Goyle - fece il ragazzo biondo con noncuranza. - E io mi chiamo Malfoy. Draco Malfoy.                            
Ron diede un colpetto di tosse. Malfoy lo guardò.                                     
- Trovi buffo il mio nome, vero? Non c’è bisogno che chieda a te come ti chiami. Mio padre mi ha detto che i Weasley hanno capelli rossi, lentiggini e più figli di quelli che si possono permettere.                                                                                                           
Il suo sguardo si posò su Laura e Jasmine.  - E voi due? - domandò. - Come vi chiamate?                                          
- Laura Fancy - disse Laura dopo qualche secondo, riluttante, squadrandolo con disprezzo.                                                                      
- Jasmine German - si affrettò a dire Jasmine, con la stessa diffidenza della cugina.                                                                                   
- Non venite da una famiglia di maghi, vero? - chiese Malfoy con disprezzo.                                                                                                             
Le due scossero la testa. Con una smorfia, Malfoy si rivolse a Harry: - Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono molto migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate, o peggio, con quella specie di gentaglia? - disse, accennando a Jasmine e Laura. - In questo posso aiutarti io.   
Allungò la mano, ma Harry non la prese. - Credo di essere capace di capire da solo le persone sbagliate, grazie - rispose gelido.
- Io ci andrei piano se fossi in te, Potter - disse Malfoy lentamente. - Se non diventi più gentile, farai la stessa fine dei tuoi genitori. Continua a frequentare gentaglia come i Weasley, queste due e quell’altro Hagrid là, e diventerai né più né meno come loro.
Harry e Ron balzarono in piedi. La faccia di Ron era rossa come i suoi capelli. - Ripetilo!
- Oh, oh, e adesso che fai, ci prendi a pugni? - ghignò Malfoy.              
- Sì, se non uscite immediatamente di qui - intimò Harry con più coraggio di quanto se ne sentisse, visto che Tiger e Goyle erano molto più grossi di lui e di Ron.                                                                               
- Ma noi non abbiamo nessuna voglia di andarcene, vero, ragazzi? Abbiamo finito i dolci e vedo che qui ne avete un bel po’.                     
Goyle fece per prendere le Cioccorane, ma Crosta gli morse il dito. Goyle lo fece roteare, ululando, e quando finalmente Crosta si staccò andando a sbattere contro il finestrino, i tre scomparvero. Forse credevano che sarebbero apparsi altri topi.          
- Che antipatico - bisbigliò Laura alla cugina, mentre si chinava per raccogliere i dolci sparsi a terra. - Che poi il suo nome è buffo, no? Draco … Che razza di nome è?                                            
Jasmine annuì con approvazione mentre l’aiutava.                              
- Che diavolo è successo, qui?                                                                      
Era entrata Hermione Granger, che guardava Laura e Jasmine raccogliere i dolci e Ron prendere Crosta per la coda.                                                     
- Penso che me l’hanno fatto fuori - disse Ron, e Laura fece per dire qualcosa, l’aria terribilmente dispiaciuta, ma lui continuò: - No … è incredibile … si è addormentato di nuovo!                                                                       
Laura si rilassò. Jasmine rise piano.                                                                                             
- Conoscevate già Malfoy? - chiese Hermione.                                                
- Ho sentito dire della sua famiglia - rispose Ron cupo. - Sono stati tra i primi a tornare dalla nostra parte dopo che Tu-Sai-Chi è scomparso. Dissero che erano stati stregati. Papà non ci crede. Possiamo esserti utili in qualcosa? - chiese poi.                                                       
- Dovete sbrigarvi a vestirvi, pare che siamo quasi arrivati. Non avete mica fatto a botte? Sareste nei guai ancora prima di arrivare!                                       
- E’ stato Crosta, non noi - disse Ron guardandola storto. - Ti spiacerebbe uscire mentre ci cambiamo?                                                    
- Va bene … Sono venuta qui soltanto perché là fuori c’è gente che si comporta in un modo molto infantile, e corre su e giù per i corridoi - disse Hermione con voce altezzosa. - A proposito, hai il naso sporco, lo sapevi?                                                                                      
Ron continuò a guardarla mentre usciva.                     

*Angolo autrice*                    
Come vi sembra? Bellissimo? Carino? Fa schifo? Mi raccomando, lasciate taaante recensioni, qualsiasi risposta avete dato alla domanda appena posta!
Questa storia a me piace molto, ci tengo tanto e un po' l'ho già scritta: per la precisione, il primo anno l'ho scritto tutto e il secondo sto quasi per finirlo. Quindi diciamo che ho già scritto i ... due settimi della storia u.u 
Infatti ho in mente un progetto abbastanza ampio, perchè ho intenzione di scrivere tutti e sette gli anni (e magari anche dopo, ma per quello si vedrà). Mi farebbe felice se voi vi uniste a quest'avventura, di sicuro non ve ne pentirete!
Fatevi vivi e fatemi sapere cosa ne pensate.            
Un salutone!             

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Eccoci con un nuovo capitolo :D Leggete, leggete! Ci rivediamo in fondo!


Quando furono arrivati a Hogwarts e scesero dal treno, Harry vide Hagrid venire loro incontro reggendo una lanterna.                                                    
- Primo anno, seguitemi! Da questa parte!                                                                   
-Ciao, Hagrid! - lo salutò Harry. Lui agitò la manona nella sua direzione.                                                                                                             
-Questo è il Lago Nero - disse quando furono sulle rive di una vasta distesa d’acqua scura. - Non più di quattro per battello!            
C’erano delle piccole imbarcazioni vicino alla riva. Harry e Ron salirono su una barchetta con Hermione e una ragazza bionda, mentre Laura e Jasmine si ritrovarono sedute vicino a Neville e a un ragazzo con la pelle scura.                                                                        
In cima a un’alta montagna, proprio dove si stavano dirigendo loro, si stagliava un grande castello con molte torri e torrette. Tutti tacevano, lo sguardo fisso sul castello.                                               
Raggiunsero una specie di porto sotterraneo e, mentre scendevano, Laura notò un rospo vicino a lei.                                            
-Non sarà mica il rospo di quel ragazzo … Neville? - chiese Jasmine.        
- Sì, infatti. - Laura sembrava esitante; poi prese coraggio e si avvicinò a Neville.                                                                                                            
- Ehm … è tuo questo?                                                                                       
- Oscar! - gridò Neville, tendendo le mani. - Grazie! Ehm … come ti chiami? - le chiese guardandola.  
- Laura - rispose lei, e raggiunse subito la cugina.                                   
All’entrata del castello trovarono una strega vestita di verde smeraldo, con un volto molto severo e un cappello nero a punta.       
- Benvenuti a Hogwarts. Io sono la professoressa McGranitt. Il banchetto di inizio anno avrà luogo tra breve, ma prima verrete smistati nelle vostre Case. Si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Per il tempo che resterete qui, la vostra Casa sarà la vostra famiglia. I trionfi che otterrete le faranno vincere punti, e ogni violazione delle regole gliene farà perdere. Alla fine dell’anno, la Casa con più punti verrà premiata con una coppa. Spero che darete lustro alla Casa cui verrete destinati.                                                                                                              
Ordinò di mettersi in fila e di seguirla in Sala Grande, e i ragazzi obbedirono. Entrarono in una grande sala illuminata da migliaia di candele sospese a mezz’aria sopra quattro lunghi tavoli, dove erano già seduti gli altri studenti. In fondo c’era un altro tavolo, che doveva essere quello degli insegnanti.   
-Guarda! - sussurrò Jasmine a Laura. Lei alzò lo sguardo e restò a bocca aperta: in quella sala al posto del soffitto c’era … il cielo!            
-Il soffitto non è vero - disse Hermione alle due con aria saccente, notando la loro espressione. - E’ per magia che somiglia al cielo di fuori! E’ nel libro Storia di Hogwarts. Io l’ho letto, e voi?                                                                  
-Ehm … no - rispose Laura. Quando Hermione si fu voltata, Laura indirizzò una smorfia alla cugina.                                                           
Tuttavia Jasmine era troppo impegnata ad arrossire per lo sguardo di tutti gli studenti puntato su di loro, e non la notò.    
La McGranitt li portò davanti a uno sgabello dov’era posato un cappello nero e consunto. Uno strappo vicino al bordo del cappello si spalancò come una bocca, e lui cominciò a cantare.         
- Quando chiamerò il vostro nome - disse la McGranitt quando la canzone fu terminata - voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati. Abbott Hannah!        
Una ragazza con due codini biondi venne fuori dalla fila, si sedette e indossò il cappello. Un attimo di pausa ...
- TASSOROSSO! - gridò il cappello.                                                                                                
- Bones Susan!                                                                                                     
- TASSOROSSO! – gridò ancora il cappello.                                                 
Lavanda Brown fu la prima nuova Grifondoro, e poi Millicent Bulstrode diventò una Serpeverde. A Harry venne da pensare che tutti i Serpeverde avessero un aspetto sgradevole.                                    
- Fancy Laura!                                                                                                     
Harry vide Laura Fancy scambiare un’occhiata spaventata con la cugina prima di dirigersi verso lo sgabello. Con lei il cappello impiegò molto tempo a decidere. Alla fine dichiarò: - GRIFONDORO!                                                                                             
La ragazza andò a sedersi al suo tavolo, impacciata.                              
Harry notò che qualche volta il cappello gridava all’istante il nome della Casa e altre volte ci metteva un po’. Con Jasmine German il cappello impiegò addirittura quasi cinque minuti a decidersi, prima di annunciare: - GRIFONDORO!                                                 
Jasmine se lo tolse con mani tremanti e corse al suo tavolo, inciampando durante il tragitto e sedendosi subito vicino alla cugina, rossa in viso. Harry vide le due abbracciarsi forte, chiaramente felici di essere capitate nella stessa Casa.                             
- Granger Hermione!                                                                                     
Lei arrivò quasi di corsa allo sgabello e si pigiò il cappello in testa con gesto impaziente.                                                                                       
- GRIFONDORO!                                                                                                    
Al fianco di Harry, Ron emise un gemito.                                               
Poi fu chiamato il ragazzo che perdeva sempre il suo rospo, Neville Paciock. Anche con lui il cappello ci mise molto tempo a decidere. Quando finalmente gridò: - GRIFONDORO! - Neville corse via senza neanche toglierselo dalla testa, e tra scrosci di risa dovette correre a consegnarlo a “McDougal Morag”.                          
Fu il turno di Malfoy; il cappello gli aveva appena sfiorato la testa quando gridò: - SERPEVERDE!                                                                          
Ormai erano rimasti in pochi. “Nott” … “Parkinson” … poi due gemelle, “Patil” e “Patil”, e finalmente …                                                 
- Potter Harry!                                                                                                    
Intorno a lui era tutto un brusio di voci.                                                         
- Potter, ha detto?                                                                                             
- Ma proprio quell’Harry Potter …?                                                              
Quando Harry indossò il cappello, una vocina gli sussurrò all’orecchio: - Ehm … Difficile. Molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E neanche un cervello da buttar via. C’è talento, oh, accipicchia, sì … e un bel desiderio di mettersi alla prova. Molto interessante … Allora, dove ti metto?
Non a Serpeverde, non a Serpeverde!, pensò Harry.                             
- Non a Serpeverde, eh? Ne sei proprio sicuro? Potresti diventare grande, sai … Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c’è dubbio … No?Beh, allora meglio GRIFONDORO!        
L’ultima parola venne gridata a tutta la sala. Al suo tavolo uno dei fratelli di Ron, il prefetto Percy, gli strinse la mano, mentre i gemelli Weasley si sgolavano: - Potter è dei nostri! Potter è dei nostri!                                                                                                              
Poco dopo anche Ron venne smistato a Grifondoro. Harry, che aveva incrociato le dita sotto il tavolo, batté le mani forte con tutti gli altri mentre Ron si accasciava sulla panca.                                 
Quando “Zabini Blaise” venne mandato a Serpeverde, Albus Silente si alzò. Sorrideva agli studenti con uno sguardo radioso, le braccia aperte, come se niente gli facesse più piacere che nel vederli lì riuniti.                                                                                                 
- Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!                                                                      
E tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono entusiasti. Jasmine guardò Laura con aria perplessa, e poi scoppiò a ridere.            
- Ma … è un po’ matto? - chiese Harry a Percy, incerto.                   
- Matto? E’ un genio! Il miglior mago del mondo! Ma è un po’ matto, sì. Patate, Harry?                                                                                             
Harry rimase a bocca aperta. Di colpo, nei piatti erano comparse tutte le pietanze possibili e immaginabili: pollo arrosto, braciole di maiale e di agnello, salsicce, bacon e bistecche, patatine fritte e ketchup.                                                                                                             
Jasmine e Laura diedero in esclamazioni di sorpresa, e con un gemito di desiderio Jasmine cominciò a servirsi prima di chiunque altro.  
Accanto al portone della Sala Grande c’era un uomo con lunghi capelli, affiancato da un gatto intento a leccarsi una zampa.               
- Guarda! - fece Laura a Jasmine. - Vicino al portone … Che carino il gatto!                                                                                                                
Un fantasma in calzamaglia e gorgiera volò all’improvviso sopra di loro.                                                                                                                         
- Ha l’aria di essere molto buono - disse in tono triste, guardando Jasmine che mangiava con passione un cosciotto di pollo.             
Jasmine lo fissò. - Ehm … sì, lo è - farfugliò. - Ehm … lei è un fantasma?                                                                                                     
- Sir Nicholas de Mimsy-Porpington. Il fantasma di Grifondoro.       
- Io lo so chi sei! - disse Ron. - Tu sei Nick-Quasi-Senza-Testa.         
- Preferirei che mi chiamassi Sir Nicholas de Mimsy … - cominciò a dire tutto impettito il fantasma, ma un ragazzo di nome Seamus Finnigan lo interruppe: - Quasi senza testa? Com’è possibile essere quasi senza testa?                                                                                
- Così - disse il fantasma. Si afferrò l’orecchio e tirò: la testa gli si staccò dal collo, tranne per una minuscola porzione di pelle. Compiaciuto per i loro sguardi sbalorditi, si rimise la testa sul collo.                                                                                                                   
Mentre sul tavolo comparivano i dolci, il discorso tornò sulle famiglie.                                                                                                              
- Io sono un Mezzosangue - raccontò Seamus. - Papà è un Babbano. Mamma non gli ha detto di essere una strega fino a dopo sposati. E’ stato un bel colpo per lui!                                               
Tutti risero. - E tu, Neville?                                                                      
- Beh, io sono cresciuto con mia nonna, che è una strega - prese a dire Neville - ma in famiglia per molto tempo hanno pensato che io fossi soltanto un Babbano. Il mio prozio Algie ha cercato per anni di strapparmi qualche magia (una volta mi ha buttato in acqua dal molo di Blackpool e per poco non affogavo) …                       
Laura e Jasmine si guardarono incredule.                                              
- … e poi, quando avevo otto anni … zio Algie era venuto a prendere il tè e mi teneva appeso per le caviglie fuori dalla finestra, quando zia Enid gli offrì una meringa e lui, senza farlo apposta, mi lasciò andare …                                                                        
Jasmine emise un verso che avrebbe potuto essere di spavento come di indignazione, la bocca piena di torta al cioccolato.                   
- … Ma io caddi in giardino rimbalzando. Tutti erano felicissimi. Zio Algie era così contento che mi ha comprato il rospo.                   
- E tu? - fece Seamus Finnigan rivolto a Jasmine, visto che era seduta accanto a lui. Colta alla sprovvista, Jasmine si affrettò a ingoiare la torta, per poi dire con voce più o meno chiara, rossa in viso: - Beh, io … i miei genitori sono Babbani. Quando è arrivata la lettera da Hogwarts, pensavano che fosse uno scherzo. Ma poi è venuta una strega a spiegare … tutto.                                                   
Nervosa per gli sguardi puntati su di lei, addentò goffamente un’altra fetta di torta, facendo cadere parecchie briciole sulla tovaglia. Sempre più rossa, si affrettò a ripulire.                                
Dall’altro lato di Harry, Percy e Hermione parlavano delle lezioni.    
- Spero proprio che comincino subito, c’è tanto da imparare, a me interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai, quando un oggetto viene cambiato in qualcos’altro, naturalmente è ritenuta una pratica molto difficile … Si comincia dalle cose più semplici, che so, trasformare fiammiferi in aghi e cose del genere …                       
Harry, che iniziava a sentire caldo e sonno, alzò lo sguardo sul tavolo degli insegnanti. La McGranitt conversava con Silente. Il professor Raptor, che Harry aveva incontrato al Paiolo Magico a Londra, portava un turbante viola e parlava con un altro insegnante dai capelli neri e untuosi.
Quest’ultimo guardò Harry dritto negli occhi, oltre il turbante di Raptor, e un dolore acuto attraversò la sua cicatrice.                                   
- Ah! - esclamò, passandosi una mano sulla fronte.                                
- Che cosa c’è? - chiese Percy.                                                                
- N-niente. Chi è l’insegnante che parla col professor Raptor?                                                                                      
-E’ il professor Piton - rispose Percy. - Insegna Pozioni, ma non gli piace; tutti sanno che fa la corte alla materia di Raptor, Difesa contro le Arti Oscure. Piton sa un sacco di cose sulle Arti Oscure.      
Harry guardò nuovamente Piton; aveva la sensazione di non stargli affatto simpatico.                                                                            
Quando furono scomparsi anche i dolci, Silente si alzò di nuovo. - Ehm … solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibo e di bevande. Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno. Gli studenti devono ricordare che l’accesso alla foresta qui intorno è proibito. Inoltre il signor Gazza, il custode, mi ha chiesto di ricordare che è vietato fare gare di magia nei corridoi. E infine, devo avvertirvi che è vietato l’accesso al corridoio del terzo piano, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa.     
Harry rise, ma fu uno dei pochi a farlo.                                                         
- E ora, prima di andare a letto, intoniamo l’inno della scuola! - gridò Silente. Diede un colpetto alla sua bacchetta e ne uscì un lungo nastro d’oro che andò a formare delle parole.                              
- Ognuno scelga il motivetto che preferisce - disse Silente. - Via!   
Laura e Jasmine cantavano un motivetto allegro, anche se un po’ incerte, a mezza bocca, come se temessero di farsi sentire. Alla fine rimasero solo i gemelli Weasley a cantare un ritmo da marcia funebre.                                                                                                                   
- Ah, la musica - disse Silente asciugandosi gli occhi. - Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui! E adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa.                                                                              
Mentre i Grifondoro del primo anno seguivano Percy, Harry udì Jasmine dire a Laura: - “Una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui!” Che bella frase. Beh, ha ragione!                             
Si fermarono di colpo. Dei bastoni da passeggio galleggiavano a mezz’aria davanti a loro e presero a menare colpi all’impazzata.    
- Pix - sussurrò Percy. - Un Poltergeist. Pix … fatti vedere!                      
Un omino dai neri occhi maligni e una gran bocca apparve e afferrò i bastoni.                                                                                            
- Oooooooh! Pivellini del primo anno. Ma che bello!                        
Si gettò a capofitto su di loro. Tutti si chinarono per schivarlo.       
- Vattene, Pix, o dirò tutto al Barone Sanguinario! - ringhiò Percy. Pix svanì con una linguaccia, lasciando cadere i bastoni sulla testa di Jasmine.
- AHIA! - gridò lei, massaggiandosi la testa. Laura la guardò con apprensione: - Come stai? Ti ha fatto male? Non dovrebbero permettere che un coso come quello passeggi per il castello! - aggiunse rivolta a Percy.                                                                                
- Non si può mandarlo via - spiegò Percy. - Molti ci hanno provato, ma è molto difficile. Dovete guardarvi da lui.                            
Erano arrivati davanti al ritratto di una donna molto grassa. - La parola d’ordine? - chiese.                                                                                               
- Caput Draconis - disse Percy, e il ritratto si aprì per lasciarli passare. Sbucarono nella sala comune, una stanza accogliente piena di tavolini e poltrone. Percy indicò le porte dei loro dormitori, in cima a una scala a chiocciola. Troppo stanchi per parlare, Harry e i quattro compagni di stanza si infilarono il pigiama e si misero a letto.                                                                  

*Angolo autrice*                    
Ciaaaaaao a tutti! Che ne pensate di questo nuovo capitolo? Sorpresi dallo Smistamento? *un coro di "noooo" si leva dal pubblico in sala*
Lo so, lo so che Grifondoro è la Casa più scontata perché è quella del nostro trio, ma le ho mandate a Grifondoro per un motivo preciso, che poi vi spiegherò (mi sa che lo capirete tutti, ma vabbé).
In realtà la Casa che più si addice a Laura e Jasmine è Tassorosso, ma non potevo mandarle lì per il motivo sopracitato. Non so se nel corso della storia inserirò questa cosa, tipo come quando Hermione dice che lei sarebbe dovuta andare a Corvonero ... ci penserò, ma tanto lo sapete già, quindi :D
Ringrazio le 4 fantastiche persone che hanno recensito il primo capitolo: Moonlight22 (ti voglio bene :3), Jade_Horan, Inathia Lean e LostEcho24. Ribgrazio anche quelli che l'hanno messa tra le seguite e tra le preferite :3 :3 non sapete quanto mi abbia fatto piacere!
Che ne dite di seguire il loro esempio, cari lettori silenziosi? Una recensione non fa male a nessuno e non può che portare gioia :D Anche le critiche sono ben accette, ovviamente ^^
Il prossimo capitolo sarà un po' più lungo di questo e anche più bello (almeno secondo il mio parere).
Credo che d'ora in poi aggiornerò sempre di sabato: una volta alla settimana mi sembra il tempo di aggiornamento ideale.
Avevo una domandina ... vi sembra una buona idea creare una serie dove inserire questa storia e quelle dei prossimi anni? Perchè questa riguarda il primo anno, come ho scritto nel titolo ... per il secondo vorrei creare un'altra storia, per il terzo un'altra e così via, e inserirle in una serie. E' una buona idea?
Alla prossima! :D :D


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il giorno dopo Harry fu inseguito da una miriade di bisbigli. I ragazzi in fila fuori delle classi si alzavano in punta di piedi per dargli un’occhiata, e quelli che camminavano per i corridoi tornavano indietro a osservarlo meglio.                                                    
Lui e Ron ci misero molto tempo per arrivare in Sala Grande per la colazione, e furono sorpresi quando videro che la maggior parte dei loro compagni era già lì.                                                          
Laura Fancy e Jasmine German parlavano esclusivamente tra di loro, e Harry ricordò la loro timidezza sul treno. Jasmine ogni tanto lanciava occhiate a tutti loro e, quando incontrò lo sguardo di Harry, arrossì e si affrettò a versarsi altro latte.                                                                                           
- Ehi! - fece Laura, perché un po’ di latte era finito sulla tovaglia, dove si stava allargando una chiazza bianca.                                      
- Scusa - disse Jasmine, e ci mise sopra il tovagliolo.                          
- Mo’ mo’ versavi mezza brocca sul tavolo -osservò Laura ridendo.   
Neville Paciock, che aveva rischiato di rovesciare il suo succo di zucca già due volte, cercava di inserirsi nella conversazione di Seamus Finnigan e Dean Thomas, i quali stavano prendendo sempre più confidenza.                                                                                                
In quel momento, un centinaio di gufi fece irruzione all’improvviso nella Sala Grande.                                                              
- Oddio - fece Jasmine, mentre Laura guardava i gufi col naso all’insù, estasiata. Harry era più che altro alquanto impressionato.    
- Portano la posta - disse Ron a mo’ di spiegazione.                                        
I gufi descrissero ampi cerchi sopra i tavoli finché, individuati i propri padroni, lasciarono cadere loro in grembo lettere e pacchetti.  
Edvige si posò sulla spalla di Harry e gli mordicchiò l’orecchio in segno di affetto. Harry le diede un pezzetto di toast, e nel frattempo si accorse che Laura fissava Edvige con sguardo adorante, gli occhi azzurri spalancati.                                                              
- Qualcosa non va? - le chiese.                                                                       
- E’ … è … - balbettò Laura, emozionata. Un grande sorriso si aprì sul suo volto. - E’ meravigliosa! E’ … stupenda!                              
Harry le sorrise, incerto; secondo lui l’entusiasmo di Laura era un tantino esagerato. Pareva che non avesse mai visto niente di più bello in vita sua.  
- Oh, è bellissima! - ripeté Laura, gli occhi che le brillavano. - Una civetta delle nevi! Quanto mi piacerebbe averne una io! Posso … posso accarezzarla?                                                                                       
Harry annuì e Laura passò più volte la mano sul candido piumaggio di Edvige, che stridette compiaciuta.                                    
- Le piace il mio tocco! - disse Laura, estatica. - Posso provare a darle qualcosa da mangiare?                                                                  
Harry annuì di nuovo. Laura avvicinò un pezzetto di toast al becco della civetta, che lo prese con un gesto fulmineo, arruffò le piume e volò via. Laura la seguì con lo sguardo, scoppiando poi in esclamazioni estatiche con Jasmine.                                                        
Si avviarono alla lezione di Trasfigurazione, e Harry si chiese come avrebbero fatto a trovare l’aula. Doveva pensarlo anche Dean, perché si lamentò: - Siamo già in ritardo! Dove ci troviamo?                    
- Non ne ho la minima idea - rispose Seamus, fissando un’armatura che per un attimo si era mossa.                                            
Scesero una scalinata. Ad un tratto Neville precipitò su Laura e si aggrappò al suo braccio per non cadere.                                                      
- Ehi! - esclamò lei. - Cosa …? Tutto a posto?                                       
- S-sì. Sono inciampato - disse Neville raddrizzandosi, rosso in viso. Un gradino era scomparso e Neville non aveva fatto in tempo a saltarlo.  
- Scusa … - continuò Neville, il faccione rotondo ancora rosso.              
- Non fa niente - lo rassicurò Laura, massaggiandosi il braccio.                
Finalmente arrivarono in aula, dove la McGranitt li stava già aspettando. Severa e intelligente, la professoressa fece un bel discorsetto non appena tutti si furono seduti.                                             
- La Trasfigurazione è una delle materie più complesse e pericolose che apprenderete a Hogwarts. Chiunque faccia confusione nella mia aula verrà espulso e non sarà più riammesso. Siete avvisati.                                                                   
Poi trasformò la sua cattedra in un maiale e viceversa. Tutti rimasero molto impressionati e non vedevano l’ora di cominciare, ma presto si resero conto che ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo prima che fossero capaci di trasformare una cattedra in un maiale. Presero molti appunti complicati, poi a ciascuno venne dato un fiammifero che dovevano trasformare in un ago. Alla fine della lezione, solo Hermione era riuscita a far diventare d’argento e acuminato il suo fiammifero, e la McGranitt la gratificò con uno dei suoi rari sorrisi.                                                                                       
- La professoressa ha ragione, Trasfigurazione è difficile - commentò Jasmine mentre si avviavano alla prossima lezione. - Non ci ho capito molto!
- Già - disse Laura, che sembrava abbattuta. - Più che altro è stato difficile metterle in pratica, tutte quelle cose. Beh, come prima lezione non si può dire che sia andata bene!                                                     
- Non so come ci è riuscita quella Hermione Granger … - fece Jasmine, guardando Hermione da lontano.                                               
- Pix - bisbigliò Ron a Harry all’improvviso.                                           
- Oh, no - gemette Jasmine, bloccandosi.                                              
Sembrava che Pix facesse proprio di tutto per farli arrivare in ritardo alla prossima lezione: tirò il cestino della carta straccia a Jasmine, le lanciò addosso pezzi di gesso e si avvicinò di soppiatto a Harry, afferrandogli il naso e strillando: - PRESO!                                 
- Che incubo! - disse Jasmine a Laura, mentre prendevano posto nell’aula di Incantesimi. - Non lo sopporto … mi fa paura! Spero di non incontrarlo più!                                                                                          
- Non credo proprio che non lo incontreremo più - replicò Laura. -Hogwarts è bellissima, ma quel Pix era meglio se non c’era!                  
Il professor Vitious, l’insegnante di Incantesimi, era un mago basso che doveva salire sopra una pila di libri per vedere al di là della cattedra. Come prima cosa prese il registro e, quando arrivò al nome di Harry, diede in un gridolino eccitato e ruzzolò giù, scomparendo alla vista. Qualcuno rise; Laura bisbigliò: - Oddio, si è fatto male? - e Jasmine allungò il collo per vedere dov’era finito.        
Indubbiamente la lezione più noiosa era Storia della Magia, l’unica materia insegnata da un fantasma. Il professor Ruf era già molto vecchio quando si era addormentato davanti al camino della sala dei professori e la mattina dopo si era lasciato dietro il corpo. Ruf parlava con monotonia, e i ragazzi prendevano nota di nomi e date, sempre se riuscivano a resistere al potere soporifero della sua voce. L’unica in grado di farlo sembrava Hermione, e anche Laura e Jasmine, anche se con una certa difficoltà. Jasmine scriveva freneticamente sulla pergamena, cercando di stare al passo col professore, e verso la fine dell’ora Harry notò che doveva fare un certo sforzo per non chiudere gli occhi. Laura si era stancata di tentare di stare al passo, e faceva disegnini sul bordo della pergamena. Per caso Harry vide che aveva disegnato un gufo, che per qualche ragione gli ricordava Edvige.                                                   
Naturalmente c’erano anche altre materie. Ogni mercoledì a mezzanotte bisognava studiare il cielo con i telescopi, su alla Torre di Astronomia; Harry aveva sentito Jasmine lamentarsi con la cugina perché voleva dormire, invece di imparare i nomi delle stelle e i movimenti dei pianeti, e ogni volta la vedeva, tutta occhiaie e sbadigli.                                                                                    
Tre volte alla settimana ci si doveva recare nelle serre per studiare Erbologia con la professoressa Sprite, una strega piccola e tarchiata, con la quale i ragazzi imparavano a coltivare le piante più strane.                                                                                                        
Il corso che tutti non vedevano l’ora di frequentare era Difesa contro le Arti Oscure, ma le lezioni di Raptor si rivelarono un po’ una barzelletta. L’aula odorava di aglio; tutti dicevano che serviva a tenere lontano un vampiro che aveva incontrato in Romania. Intorno al suo turbante aleggiava uno strano odore, e i gemelli Weasley dicevano che era imbottito d’aglio anche quello, perché Raptor fosse protetto ovunque andasse.                                                
Il venerdì successivo fu un giorno importante per Harry e Ron: riuscirono ad arrivare in Sala Grande senza perdersi neanche una volta.  
- Cosa abbiamo oggi? - chiese Harry versandosi il tè.                                
- Pozioni doppie con i Serpeverde - rispose Ron. - Il direttore della loro Casa è Piton, e quelli di Serpeverde dicono che lui li favorisce sempre … vedremo se è vero.                                                                        
Arrivò la posta. Fino a quel momento Edvige non aveva ancora portato niente a Harry, ma quella mattina lasciò cadere un biglietto sul suo piatto. Ignorando Laura che fissava incantata Edvige, Harry strappò la busta e lesse:
Caro Harry, ti va di venire a prendere una tazza di tè con me intorno alle tre? Voglio sapere tutto della tua prima settimana. Mandami la risposta con Edvige. 
                                                                                                                                                                            Hagrid              
Harry scrisse la risposta sul retro: “Sì, grazie, ci vediamo più tardi”. E la consegnò a Edvige.                                                                
Meno male che Harry aveva la piacevole aspettativa del tè con Hagrid, perché la lezione di Pozioni fu un incubo. Ora era certo di non stare antipatico a Piton … lui lo odiava.                                              
La lezione si svolgeva nei sotterranei. Piton cominciò prendendo il registro, e giunto al nome di Harry si fermò.                                                          
- Ah, vedo. Harry Potter. La nostra nuova … celebrità.                           
Malfoy, Tiger e Goyle nascosero un ghigno dietro la mano.                  
- Siete qui per imparare la delicata scienza e l’arte delle Pozioni - cominciò Piton, quando ebbe finito di fare l’appello. - Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta, molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia. Non mi aspetto che comprendiate a fondo la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane, ammaliando la mente, stregando i sensi … Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, addirittura la morte … sempre che non siate una manica di teste di legno, come in genere sono gli allievi che mi toccano.
Harry e Ron si scambiarono un’occhiata alzando le sopracciglia. Laura e Jasmine avevano un’espressione seria. Hermione Granger era seduta sul bordo della sedia e sembrava non vedesse l’ora di dimostrare che lei non era una “testa di legno”.                                       
- Potter - disse Piton d’un tratto. - Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere in un infuso di artemisia?
Harry lanciò un’occhiata a Ron, che sembrava altrettanto sconcertato; invece Hermione era già lì con la mano alzata.                 
- Non lo so, signore - disse Harry.                                                            
- Bene, bene … è chiaro che la fama non è tutto - fece Piton con un ghigno. Ignorò la mano di Hermione. - Proviamo ancora: dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi una pietra bezoar?                          
Hermione alzò di nuovo la mano più in alto che poteva. Harry cercò di ignorare Malfoy, Tiger e Goyle che si sbellicavano dalle risate. - Non lo so, signore.  
- E … Potter, qual è la differenza tra l’Aconitum napellus e l’Aconitum lycoctonum?                                                                             
Hermione si alzò in piedi con la mano protesa come se volesse toccare il soffitto. Laura la guardò con una smorfia; Jasmine le lanciò un’occhiata niente affatto lusinghiera.                                             
- Non lo so - disse Harry tranquillamente. - Ma penso che Hermione lo sappia. Perché non prova a chiederlo a lei?                          
Alcuni risero, e Seamus persino ammiccò. Ma Piton non lo trovò affatto divertente.                                                                                             
- Sta’ seduta! - ordinò secco a Hermione. - Per tua norma e regola, Potter, asfodelo e artemisia fanno una pozione talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni. Infine, l’Aconitum napellus e l’Aconitum lycoctonum, sono la stessa pianta, nota anche con il semplice nome di aconito. Beh? Perché non prendete appunti?                     
Tutti rovistarono in cerca di penne e pergamene. Piton aggiunse: - E alla Casa di Grifondoro verrà tolto un punto per la tua faccia tosta, Potter.
Piton li divise in coppie e li mise a fabbricare una pozione per curare i foruncoli. Si aggirava per la classe, muovendo critiche praticamente a tutti tranne che a Malfoy, che sembrava stargli simpatico. Aveva appena cominciato a dire agli altri di osservare il modo perfetto in cui Malfoy aveva stufato le sue lumache cornute, quando si sentì un sibilo potente e il sotterraneo fu invaso da una nube di fumo verde. Non si sa come, Neville aveva fuso il calderone di Seamus trasformandolo in un ammasso di metallo e per di più si era bagnato con la pozione: ora piangeva di dolore, mentre sulle braccia gli spuntavano bolle infiammate.            
- Ma che razza di idiota! - sbottò Piton mentre ripuliva il pavimento dalla pozione versata. - Suppongo che tu abbia aggiunto gli aculei di porcospino prima di togliere il calderone dal fuoco. Non è così?                                                                                         
Visto che Neville continuava a piangere, Piton intimò a Seamus di portarlo in infermeria e poi si girò verso Harry e Ron, che avevano lavorato accanto a Neville.                                                                                  
- E tu, Potter … perché non gli hai detto di non aggiungere gli aculei? Pensavi che se lui sbagliava ti saresti messo in luce, non è vero? E questo è un altro punto in meno per i Grifondoro.                  
Harry aprì la bocca per ribattere, ma Ron gli diede un calcetto.     
- Non esagerare - bisbigliò. - Ho sentito dire che Piton può diventare molto cattivo.  
Un’ora dopo, mentre lasciavano il sotterraneo, Harry sentì Laura e Jasmine discutere tra loro.                                                                               
- Povero Neville! - cominciò Laura. - Hai visto come piangeva? Non lo so perché ma mi fa tenerezza … ha una faccia simpatica, tonda come una mela!
- Quelle bolle dovevano fare proprio male - disse Jasmine con una smorfia. - Piton non è che mi stia proprio simpatico, eh. Invece di dire a Neville che era un idiota, poteva anche aiutarlo e spiegargli come fare bene la pozione! E poi all’inizio, quando ha chiesto tutte quelle cose a Harry Potter … insomma, come faceva a saperle?                                                                                                         
Laura annuì, d’accordo su tutto. - E gli ha anche tolto un punto ingiustamente. Mica era colpa sua se Neville ha aggiunto gli aculei.  
- E quando Hermione Granger si è alzata in piedi? - continuò Jasmine. - Cioè, dico io …                                                                            
- Stava sempre con la mano alzata - disse Laura. - Non è molto simpatica, fa troppo la saputella.                                                                                          
- Sono d’accordo con lei - commentò Ron rivolto a Harry.                              
Harry notò che Jasmine non sembrava troppo contenta: era una di quelli che aveva ricevuto più critiche da Piton. Aveva rischiato di far cadere il calderone due volte, si era confusa nel mescolare in senso orario anziché antiorario e alla fine la sua pozione era risultata una delle più disastrose. Non era goffa quanto Neville, ma neanche lei scherzava.                                                                           
Neanche l’umore di Harry, comunque, era dei migliori. Perché Piton lo odiava tanto?                                             
- Su col morale - disse Ron. - Piton non fa altro che togliere punti a Fred e George. Posso venire con te a trovare Hagrid?                 
Alle tre erano nella casetta di legno in cui viveva Hagrid, al limitare della foresta. Era formata da un’unica stanza, con un piccolo camino e un letto imponente. Dal soffitto pendevano prosciutti e fagiani.                                                                                      
Thor, il cane di Hagrid, si avventò su Ron e iniziò a leccargli le orecchie.                                                                                                              
- Ti presento Ron - disse Harry a Hagrid.                                               
- Un altro Weasley, eh? Ho passato metà della vita a dar la caccia ai tuoi fratelli gemelli per la foresta.                                                    
Per poco i biscotti di Hagrid non spezzarono i denti a Harry e a Ron, ma loro finsero di gradirli moltissimo, mentre gli raccontavano della prima settimana.  
Harry e Ron godettero molto nel sentire Hagrid chiamare Gazza “vecchio scemo”. Anche a loro il custode non stava affatto simpatico. Erano riusciti a prenderlo per il verso sbagliato fin dalla prima mattina, quando Gazza li aveva sorpresi a forzare una porta, che risultò essere l’entrata al corridoio del terzo piano a cui era vietato l’accesso. Gazza non volle credere che si fossero smarriti e minacciò di rinchiuderli in prigione, ma poi per fortuna arrivò Raptor che li salvò.                                                                              
Aveva anche una gatta, Mrs Purr. Pattugliava i corridoi da sola e, se vedeva qualcuno infrangere qualche regola, correva in cerca di Gazza. Gli studenti lo detestavano, e desideravano con tutto il cuore di riuscire ad assestare un bel calcio a Mrs Purr.                      
Laura era di un parere diverso; più che detestarlo, a lei Gazza faceva un po’ paura. Inoltre amava Mrs Purr. L’avrebbe accarezzata ogni volta che la vedeva, se non fosse stato per il fatto che la gatta sembrava non amare attenzioni da chiunque non fosse il suo padrone e iniziava a soffiare e a tirare fuori le unghiette.                                                                                                          
- Peccato che non si lasci accarezzare - diceva sempre Laura. - Eppure è così carina!                                                                                   
Mentre Ron raccontava a Hagrid che lavoro faceva suo fratello Charlie con i draghi, Harry prese un pezzo di carta sul tavolo. Era un ritaglio della Gazzetta del Profeta:     
                                                                        ULTIMISSSIME SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT
Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31 luglio scorso a opera di ignoti maghi dalle Arti Oscure.                                      
Oggi i folletti hanno affermato che non è stato trafugato niente. Anzi, la camera di sicurezza che i rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso.                                                          


-Hagrid! - esclamò Harry. - La rapina alla Gringott è avvenuta il giorno del mio compleanno! Forse è successo quando c’eravamo noi.        
Hagrid evitò il suo sguardo e gli offrì un altro biscotto. Harry rilesse: “Anzi, la camera di sicurezza che i rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso”. Hagrid aveva svuotato la camera 713 … se prevelare un lurido pacchetto si poteva definire svuotarla. Era quello che i ladri cercavano? E ora dove si trovava?           

*Angolo autrice*
Buonasera a tutti! Come state? Mi auguro bene :D Ok, non indugiamo oltre ... come avete potuto vedere (sempre che abbiate letto, se non vi siete stufati prima u.u), questo capitolo parla dei primi giorni a Hogwarts per Harry e gli altri nostri protagonisti. Laura e Jasmine compaiono abbastanza spesso ... che ne pensate? Vi stanno simpatiche, o non vi danno di niente? Sto sviluppando bene la storia, o avete qualche consiglio da darmi? Dai, dai, voglio sentire i vostri pareri :D più sono, e meglio è! In fondo è a questo che serve il sito: a confrontare le storie e a dare delle dritte a chi, come me, è ancora alle prime armi. Ok, è una bugia. Scrivo da quando sono piccola così, questo non lo si può chiamare "essere alle prime armi", no? Vabbè, tutto questo sproloquio per invitarvi a recensire numerosi, a me fa sempre tanto piacere ^^ Colgo l'occasione per ringraziare coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli e che hanno inserito la storia tra le seguite e preferite! Ci rivediamo sabato prossimo :D

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Se non fosse stato per i compiti, Harry e Ron probabilmente non avrebbero speso un solo secondo in biblioteca. Purtroppo a volte i libri di scuola non fornivano proprio tutte le informazioni di cui avevano bisogno, ed era necessario consultare i volumi polverosi della biblioteca del castello.  
Non c’era una volta in cui non scorgevano Hermione tra gli scaffali, e anche Jasmine e Laura non erano da meno. La biblioteca sembrava essere il loro posto preferito; molte volte, quando Harry e Ron stavano ancora finendo i compiti, le vedevano immerse in grossi tomi che non c’entravano niente con la scuola, visto che non avevano penne o pergamene con loro. Inoltre non facevano che ordinare libri dalla bibliotecaria, Madama Pince. 
- Non so come fanno - commentava Ron. - Non basta quello che abbiamo da studiare? Io non riuscirei mai a leggere anche altri libri. Penso che crollerei dopo poco tempo.                                    
Una volta Harry vide che Jasmine faceva una cosa assai bizzarra: annusava le pagine.                                                                                                          
- Che profumo meraviglioso! - commentava a ogni libro che prendeva in mano, con Laura che la guardava rassegnata.                                           
- Scusa - disse Ron un giorno. - Che cosa stai facendo?                         
Per puro caso Laura e Jasmine erano sedute allo stesso tavolino di lui e Harry, e Ron non riusciva a concentrarsi sul tema di Piton, con la vista di Jasmine col naso sepolto in un libro il cui profumo sembrava piacerle particolarmente.                                                                                                     
Jasmine alzò lo sguardo e balbettò, molto rossa: - Ehm … scusa … mi piace il profumo dei libri. - E sparì dietro la copertina.                                       
Ron guardò Harry, sbalordito.                                                                          
- Questo l’avevamo capito - commentò in un sussurro - ma … profumo?                                                                                                     
Harry si limitò ad alzare le spalle.                                                            
Quel giorno stesso, videro un avviso nella bacheca della sala comune che fece gemere Harry di disperazione: il giovedì seguente iniziavano le lezioni di volo, e i Grifondoro avrebbero partecipato con i Serpeverde.                                                                 
- Ti pareva! - commentò cupo Harry. - Mi mancava solo questo: rendermi ridicolo a cavallo di una scopa sotto gli occhi di Malfoy.    
Non era solo Malfoy che parlava del volo, strepitando perché agli allievi del primo anno non era consentito entrare a far parte della squadra di Quidditch della propria Casa. Tutti quelli che provenivano da una famiglia di maghi non facevano che parlare del Quidditch, lo sport magico per eccellenza.  
Neville non era mai salito in vita sua su un manico di scopa, perché sua nonna non gli aveva mai permesso neanche di toccarne uno. Harry pensava che la nonna avesse le sue buone ragioni, visto che Neville riusciva a procurarsi una quantità incredibile di incidenti anche quando stava con i piedi per terra.        
Hermione Granger era nervosa quanto Neville al pensiero di volare. Non era certo una cosa che si potesse imparare a memoria sui libri. Non che lei non ci avesse provato, comunque. Giovedì, durante la colazione, li aveva rintontiti a forza di leggere informazioni sul volo in un libro della biblioteca, Il Quidditch attraverso i secoli. Jasmine sembrava un po’ infastidita, mentre Laura si limitava ad ignorarla. Neville invece pendeva dalle sue labbra, nel tentativo di carpire qualcosa che potesse aiutarlo a reggersi in sella alla scopa, ma gli altri furono più che contenti quando l’arrivo della posta interruppe le chiacchiere di Hermione.                                                                         
Quel giorno, il barbagianni di Neville gli portò un pacco da parte della nonna. Lui lo aprì tutto eccitato e mostrò una palla di vetro che sembrava piena di fumo bianco.                                                       
- E’ una Ricordella! - spiegò Neville. - Nonna sa che dimentico sempre le cose … Questa ti dice se c’è qualcosa che hai dimenticato di fare. Guardate: uno la tiene stretta così, e se diventa rossa … Oh! - esclamò, perché la Ricordella era diventata improvvisamente scarlatta - … vuol dire che hai dimenticato qualcosa …                                                                                                  
Mentre Neville si sforzava di ricordare cosa mai avesse dimenticato, Laura lo guardava.                                                             
- Non è proprio utile, però, vero? - disse, e Neville alzò lo sguardo su di lei. - Insomma, ti dice che hai dimenticato qualcosa, ma … se uno non si ricorda cos’ha dimenticato?                                                 
- Infatti è proprio quello che mi sta succedendo - disse lui tristemente.                                                                                                   
Quel pomeriggio Harry, Ron e gli altri Grifondoro correvano giù per le scale diretti al campo per la lezione di volo. I Serpeverde erano già lì, e per terra c’erano venti manici di scopa disposti in tante file. L’insegnante, Madama Bumb, era una strega bassa, con i capelli grigi e gli occhi gialli come un falco.                                              
- Beh, che cosa state aspettando? - sbraitò. - Ciascuno prenda posto accanto a un manico di scopa. Di corsa, muoversi!                     
La scopa di Harry era vecchia, con alcuni rametti sporgenti.                 
- Stendete la mano destra sopra la vostra scopa - disse Madama Bumb - e dite: “Su!”                                                                                      
- SU! - gridarono in coro.                                                                                                                                                                                        
A Harry la scopa saltò subito in mano, ma fu una delle poche. Quella di Hermione si limitò a rotolare per terra; quella di Laura vibrò per un attimo prima di tornare immobile, e quelle di Neville e di Jasmine non si mossero nemmeno.                                                      
Madama Bumb mostrò come montare la scopa senza scivolare verso il fondo, e poi disse: - E ora, quando suonerò il fischietto, datevi una spinta premendo forte i piedi per terra. Tenete ben salde le scope e sollevatevi di un metro circa; poi tornate giù inclinandovi leggermente in avanti. Al mio fischio … tre … due …      
Ma Neville, nervoso com’era, per paura di rimanere a terra si diede la spinta prima che Madama Bumb fischiasse e si sollevò in aria, pallidissimo mentre si allontanava sempre di più da terra.        
- Torna indietro, ragazzo! - gridò Madama Bumb.                                   
Neville si schiantò a terra con un tonfo, la faccia al suolo.                     
Madama Bumb si chinò su di lui. - Polso rotto … Coraggio, mio caro … non è niente, alzati.                                                                            
Poi si rivolse alla classe. - Nessuno si muova mentre io lo accompagno in infermeria, o verrete espulsi da Hogwarts prima di avere il tempo di dire “a”. Andiamo, caro.                                            
- Poverino - gemette Laura mentre i due si allontanavano. - Chissà che male …                                                                                                     
Malfoy scoppiò in una sonora risata. - Avete visto che faccia, quel gran salame che non è altro?                 
Gli altri Serpeverde si unirono a lui nel prenderlo in giro. Laura era arrabbiata; a un certo punto non riuscì a trattenersi ed esclamò: - Non chiamarlo salame!                                                                                
Malfoy la ignorò, e Laura lo fulminò con un’occhiataccia.                                                                   
Malfoy si chinò per raccogliere la Ricordella. - Guardate! E’ quello stupido aggeggio che è arrivato a Paciock stamattina.
- Da’ qui, Malfoy - disse tranquillamente Harry.                                        
Malfoy ebbe un sorriso maligno. - Penso che la metterò in un posticino dove Paciock dovrà andarsela a riprendere … cosa ne dite, per esempio … della cima di un albero?                                       
Balzò in sella alla sua scopa e decollò. Harry afferrò la sua.                     
- No! - gridò Hermione Granger. - Madama Bumb ci ha detto di non muoverci … Ci caccerai tutti nei guai!                                                            
Harry la ignorò. Si levò in alto, con il vento che gli scompigliava i capelli … e in un impeto di gioia si rese conto di aver scoperto una cosa che sapeva fare senza bisogno di studiare … era facile, era meraviglioso. Udì le grida delle ragazze e l’urlo di ammirazione di Ron.
- Dammela - gridò Harry, virando di fronte a Malfoy - o ti butto giù dalla scopa!                                                                                              
- Ah, sì? Prendila, se ci riesci! - Malfoy gettò la Ricordella in aria e si lanciò di nuovo verso terra.               
Chissà come, Harry sapeva che cosa fare. Puntò la scopa verso il basso e acquistò velocità in una picchiata precipitosa, con il vento che gli fischiava nelle orecchie. Allungò la mano e afferrò la Ricordella, appena in tempo per raddrizzare la scopa, e atterrò dolcemente sull’erba.  
- HARRY POTTER!                                                                                                  
Harry ebbe un tuffo al cuore. La McGranitt veniva verso di loro.          
- Mai … da quando sono a Hogwarts … - Era quasi senza parole per l’indignazione. - Seguimi immediatamente - gli intimò.                         
Malfoy, Tiger e Goyle erano trionfanti mentre Harry seguiva come inebetito la McGranitt verso il castello.                                                       
Si fermarono davanti a un’aula; la professoressa aprì la porta e mise dentro la testa. - Mi scusi, professor Vitious, mi presta Baston per un attimo?
“Bastone?” pensò Harry allibito; forse voleva picchiarlo?              
Ma Baston era un ragazzo del quinto anno, che uscì esitante dall’aula.                                                                                                    
- Potter, questo è Oliver Baston. Baston … ti ho trovato un Cercatore.                                                                                                 
Baston divenne l’immagine della felicità.                                                   
- Dice sul serio, professoressa?                                                                       
- Ci puoi giurare - rispose lei tutta animata. - Il ragazzo ha un talento naturale. Non ho mai visto niente di simile. Ha afferrato quella palla con una mano sola, dopo una picchiata di venti metri. E non si è fatto neanche un graffio. Baston è il capitano della squadra dei Grifondoro - spiegò a Harry, per poi continuare a parlare: - Dirò al professor Silente di fare un’eccezione alla regola che esclude quelli del primo anno. Sa il cielo se abbiamo bisogno di una squadra migliore di quella dell’anno scorso.                                
Scrutò Harry con sguardo severo. - Voglio vedertici sudare, Potter, su questo allenamento, altrimenti potrei cambiare idea sul fatto di non punirti.       
Poi sorrise. - Tuo padre sarebbe stato orgoglioso. Anche lui era un ottimo giocatore di Quidditch.                                                                       
                                                                                                         
                                                                                                                ***
-Stai scherzando?                                                                                          
Era l’ora di cena. Harry aveva appena finito di raccontare a Ron quello che era successo con la McGranitt. Ron era rimasto con la forchetta a mezz’aria, dimenticando di mettersi in bocca il pasticcio di carne.                                                                                            
- Cercatore? Mai quelli del primo anno … Tu devi essere il più giovane giocatore di Grifondoro da …                                                           
- Da un secolo - disse Harry. - Me l’ha detto Baston.                           
Ron era talmente stupefatto che lo guardava a bocca aperta.                
Fred e George Weasley entrarono nella sala e si avvicinarono.              
- Complimenti - disse George. - Ce l’ha detto Baston. Anche noi siamo nella squadra … Battitori.                                                                       
- Ve lo dico io, quest’anno la coppa la vinciamo noi - disse Fred. - E’ da quando Charlie se n’è andato che non vinciamo più, ma quest’anno la squadra promette bene. Devi essere proprio bravo, Harry; Baston stava praticamente saltando di gioia.                                       
- Bene, ora dobbiamo andare. Lee Jordan è convinto di aver trovato un nuovo passaggio segreto per uscire dalla scuola.            
- Scommetto che è quello dietro alla statua di Gregory il Viscido che abbiamo scoperto la prima settimana. Ciao!                                   
Dopo cena, Harry e Ron furono tra gli ultimi ad alzarsi da tavola.     
Ron si toccò lo stomaco: - Oggi il banchetto è stato più buono del solito, vero? Non saprei spiegarlo, so solo che quella torta alla crema era meravigliosa ...  
- Senti - disse Harry - io vado alla Guferia a trovare Edvige. E’ da qualche giorno che non la vedo. Vieni anche tu?
Durante il tragitto si imbatterono in Pix, che sfilò loro il tappeto da sotto i piedi e poi li seguì per un bel tratto facendo le pernacchie. Harry e Ron riuscirono a liberarsene grazie alla provvidenziale comparsa del Barone Sanguinario e, finalmente liberi, raggiunsero la Guferia.              
- Io ti aspetto qui - disse Ron fermandosi. - Là dentro c’è una gran puzza di cacche di uccelli …                                                                        
Harry annuì e, aperta la porta, sentì una voce entusiasta: - Piccolina mia! Sei bellissimissima! Oh, ma hai visto che carina? Che occhioni che ha! Io ti amo! Ti voglio sposare!                                                                                                    
Queste esclamazioni furono seguite da una serie di versi deliziati che fecero aggrottare la fronte a Harry. Entrò e vide Jasmine e Laura; quest’ultima era l’artefice delle dichiarazioni di matrimonio fatte alla sua civetta.                                                                           
- Sei meravigliosa! Resta con me per sempre, io ti a … - Laura si bloccò vedendo Harry e ritrasse la mano da Edvige. Jasmine l’aveva già visto e lo guardava imbarazzata.                                                                                                    
- Ciao - disse Harry.                                                                                   
Laura diventò immediatamente rosso pomodoro.                             
- Ciao - lo salutò Jasmine timidamente.                                                         
Harry si rivolse a Laura. - Ehm … ti piace molto Edvige, vero?                                
- Sì - mormorò lei, e abbassò lo sguardo. Forse era imbarazzata perché Harry l’aveva sentita dire tutte quelle cose.                              
- Scusa se … - disse incerta. - Insomma, se non vuoi … dopotutto è tua …                                                                                                                     
- Non importa - disse Harry. - Puoi continuare ad accarezzarla e a … ehm … farle complimenti, se è questo che vuoi dire.                         
Intanto Edvige gli era volata sulla spalla con uno stridio di contentezza. Sempre piuttosto imbarazzata, Laura si allontanò per andare ad accarezzare altri gufi e Jasmine la seguì. Non dissero una parola finché c’era Harry ma, quando lui salutò Edvige e uscì, gli parve di sentire Laura che diceva “che figura che ho fatto” e delle risate.                                                                                 
Mentre Harry e Ron scendevano le scale, sentirono dei passi: Laura e Jasmine erano appena uscite. Li seguirono per tutta la strada, forse perché anche loro avevano intenzione di tornare in sala comune. Ron si girò verso Harry, indicando un corridoio.                
- Per di là, vero? Ho un vuoto di memoria … non credo che basti un mese per imparare tutto il castello.                                                                               Harry annuì e andarono da quella parte. Jasmine e Laura erano sempre dietro di loro.                                                                                               
- No - fece Harry a un certo punto, sentendo uno schiocco alle sue spalle. - Non Pix. Non di nuovo.                                                                           
Il poltergeist era sbucato da un angolo come un razzo.                                                                   
- In giro per il castello, pivellini? Vi rendo la passeggiatina più movimentata!                                                                                                   
Cercò di rovesciare un’intera bottiglia di inchiostro addosso ai ragazzini, e loro corsero per tutto il corridoio fino a trovarsi davanti a una porta chiusa.
- Si può sapere cosa vi è saltato in mente? - esclamò una voce. Hermione Granger stava venendo verso di loro.                                         
- Cosa ci fate qui? Questo è il corridoio proibito del terzo piano, non dovreste essere …                                                                                 
Si interruppe per schivare l’inchiostro di Pix, che schizzava dalla bottiglia che il poltergeist faceva roteare.                                            
- Aiuto! - gridò Laura, e in un disperato tentativo di sfuggire a Pix, estrasse la bacchetta e la puntò contro la porta: - Alohomora!        
La porta si aprì e Harry, Ron, Laura e Jasmine entrarono in fretta. Hermione fu costretta a seguirli per non trovarsi inzuppata di inchiostro da capo a piedi, e si chiuse la porta alle spalle.                        
- Dobbiamo andarcene subito - disse. - Ci sarà un motivo per cui questo corridoio è proibito. Se ci scoprono … Magari c’è qualcosa in questa stanza che non dovremmo vede …                                        
Le loro bocche si spalancarono. Davanti a loro c’era un cane enorme con tre teste, immobile, i sei occhi fissi su di loro.               
Harry capì che l’unica ragione per cui non erano ancora morti era che la loro improvvisa comparsa lo aveva colto di sorpresa, la quale però stava passando rapidamente; il suo ringhiare sordo non lasciava spazio a equivoci.                                                                      
Tese il braccio dietro di sé in cerca del pomello della porta, e quando lo trovò corse via più veloce che poteva, seguito dagli altri. Pix era scomparso, ma Mrs Purr era raggomitolata per terra e li scrutava con gli occhi lampeggianti.                                                    
-Oh, piccola … - fece Laura, ma Ron esclamò: - No! Dobbiamo andarcene, adesso Mrs Purr andrà a cercare Gazza …                           
Ripresero a correre, e non si fermarono più fino a che non furono in sala comune. Qualche testa si voltò verso di loro, vedendoli ansimanti e stravolti, ma loro non lo notarono neppure. Si lasciarono cadere su delle poltrone, tremanti, e dopo qualche istante Ron disse: - Che cosa lo tengono a fare un mostro come quello chiuso in una scuola?                                                                              
Hermione aveva ritrovato il fiato e anche il solito caratteraccio.      
- Ma dite un po’, voi non avete l’abitudine di usare gli occhi? Non avete visto dove poggiava le zampe?                                                          
- Il pavimento? - fece Harry. - No, a dire la verità non gli ho guardato i piedi. Ero troppo preso dalle sue teste.                                  
- Appunto - riuscì a farfugliare Jasmine, l’aria ancora stravolta.          
- Stava sopra una botola - disse Hermione. - E’ evidente che fa la guardia a qualcosa. Ora, se non vi dispiace, io vado a letto.                  
- No, non ci dispiace affatto - commentò Ron, guardandola allontanarsi.                                                                                                
Ma Hermione aveva dato a Harry qualcos’altro a cui pensare, mentre si infilava a letto. Il cane faceva la guardia a qualcosa … Che cosa aveva detto Hagrid una volta, mentre erano a Diagon Alley? La Gringott era il posto più sicuro al mondo, se si voleva nascondere qualcosa … eccetto forse Hogwarts.                                                          
Aveva scoperto dove si trovava il lurido pacchetto preso dalla camera di sicurezza numero 713.
*Angolo autrice*
Ciao a tutti! :D :D Non ho niente di particolare da dirvi ... e allora perchè hai fatto l'angolo autrice, direte voi? Boh, non mi piace non metterlo alla fine del capitolo, ormai è un'abitudine :)
In questo capitolo Harry e Ron si rapportano ancora un po' con Laura e Jasmine, anche se, come avrete notato, si tratta ancora di semplice conoscenza. Harry e Ron non hanno nessun motivo preciso per voler diventare amici di Laura e Jasmine, e lo stesso vale per loro; sarebbe stato un po' inverosimile farli diventare amici subito, almeno secondo me. Ma vedremo cosa succederà ... le nostre ragazze stringeranno amicizia con il trio? Oppure ho qualcos'altro in serbo per loro? Lo scoprirete solo leggendo :D
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che hanno messo la storia tra le seguite e le preferite, e mi farebbe taaanto piacere che i lettori che passeranno da questa storia mi lasciassero una recensione per farmi sapere cosa ne pensano ^^ Al prossimo capitolo!
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il giorno dopo, avendoci dormito su, Harry e Ron erano arrivati alla conclusione che l’incontro con il cane a tre teste era stata una splendida avventura, e non vedevano l’ora di averne un’altra. Nel frattempo Harry aveva informato Ron sul pacchetto che sembrava essere stato trasferito dalla Gringott a Hogwarts, e i due passarono un bel po’ di tempo a fare congetture su cosa poteva aver bisogno di una sorveglianza così stretta.                                 
- E’ una cosa o molto preziosa o molto pericolosa - disse Ron.           
- O tutt’e due - concluse Harry.                                                                 
Né Laura, né Jasmine, né Hermione dimostravano interesse per l’oggetto misterioso custodito nella botola. Tutto quello che importava loro era non trovarsi più in presenza di quel cane.                
Una settimana più tardi, a Harry fu recapitato un pacco lungo e sottile da sei grossi barbagianni. Harry aprì la lettera che un altro barbagianni gli portò subito dopo e lesse:
NON APRIRE IL PACCO A TAVOLA                                                                                                                         
Esso contiene la tua nuova Nimbus Duemila, ma non voglio che gli altri sappiano che hai ricevuto in dono una scopa.                                  
Oliver Baston ti aspetta questa sera alle sette al campo di Quidditch, per il tuo primo allenamento.     

                                                                          M. McGranitt
- Una Nimbus Duemila! - sospirò invidioso Ron. - Non ne ho mai neanche toccata una!                                                                      
Lasciarono la sala velocemente, impazienti di scartare il pacco, ma nella Sala d’Ingresso trovarono Malfoy, Tiger e Goyle che fronteggiavano Laura e Jasmine, e pareva proprio che le stessero schernendo.                                                           
- Cosa …? - fece Ron, quando vide che Malfoy strappava un libro dalle mani di Jasmine.                                                               
- Sembra proprio un libro Babbano - disse Malfoy, sfogliandolo - le immagini non si muovono. Dite un po’, ragazzi, che ne dite se non glielo facessimo più rivedere?                                                            
Tiger e Goyle annuirono con approvazione. Malfoy prese a sventolare il libro sotto il naso di Jasmine, ghignando divertito.     
- Prendilo, se ci riesci! Cos’è, sei troppo debole per venire a prenderlo? Guardatela, ragazzi, povera indifesa, questo cattivone le ha rubato il libro!
Jasmine lo guardava, rossa di rabbia.                                                      
- Dammelo - disse, in un tono che avrebbe voluto essere autoritario, ma che le riuscì più come un sussurro.                             
Malfoy scoppiò a ridere, seguito docilmente da Tiger e Goyle.          
- Daglielo subito! - ringhiò Laura, e si lanciò in avanti, ma Tiger le sbarrò il passo.                                                                                                
- Fammi passare, brutta zucca vuota … brutto …                                      
- Ohohoh, sei proprio spaventosa - esclamò Malfoy fingendo un’espressione timorosa, e i suoi fidi compari ridacchiarono di nuovo.  
Harry non riuscì a sopportare oltre; avanzò risoluto, seguito da Ron.                                                                                                                  
- Ridalle il libro - ordinò a Malfoy.                                                                   
- Io faccio quello che mi pare, Potter!                                                    
- Ridaglielo! - esclamarono Harry e Ron in coro.                                     
Malfoy lanciò il libro a Jasmine con un sogghigno. - Volevamo solo divertirci un po’, tieniti pure il tuo libro, sudicia …  
Ma non completò la frase; notando il pacco tra le mani di Harry, lo afferrò e cominciò a tastarlo.                                                                
- Ma questa è una scopa - disse restituendola sgarbatamente a Harry, con un misto di gelosia e dispetto. - Sei rovinato, Potter, a quelli del primo anno non è permesso possederne di personali.     
Ron non riuscì a trattenersi. - Non è una scopa qualunque, è una Nimbus Duemila. Cosa dicevi tu, Malfoy, che a casa hai una Comet Duecentosessanta? - Ron sorrise a Harry. - Le Comet fanno un sacco di scena, ma non sono certo al livello delle Nimbus.           
- Ma che cosa ne vuoi sapere tu, Weasley, che non ti puoi permettere neanche mezzo manico! - lo rimbeccò Malfoy.          
In quel momento apparve il professor Vitious. - Niente liti, spero, vero ragazzi?                                                             
- Professore, a Potter è arrivata una scopa - disse subito Malfoy.         
- Già, proprio così. La McGranitt mi ha raccontato tutto sulle circostanze speciali, Potter. E che modello è?  
- Una Nimbus Duemila, signore - disse Harry, cercando di non ridere alla vista della faccia inorridita di Malfoy. - Ed è proprio a Malfoy che lo devo - aggiunse indicandolo.                                                
Harry e Ron corsero su per le scale, e Jasmine e Laura li seguirono subito, unendosi alle risate per la rabbia che Malfoy non era riuscito a dissimulare.
- Grazie per … beh, per essere intervenuti - disse Laura tornando seria.                                                                                                              
- Figurati - disse Harry. - Non lo sopporto proprio quando fa così.        
- Già. Quello è abituato a passare sopra al prossimo, ma non devi rendergli più facile il compito! - aggiunse Ron, rivolgendosi a Jasmine. - Devi tenergli testa!                                                                 
La ragazza annuì, a testa bassa. Harry sospettò che lo facesse per nascondere gli occhi lucidi, ma sembrò che Ron non se ne fosse accorto. Invece continuò a parlare: - La prossima volta fagli vedere chi comanda e non lasciarti sopraffare! Non ha nessun diritto di toglierti qualcosa che è tuo.
- Non devi sentirti inferiore a quell’idiota - aggiunse Harry, dandole una pacchetta sulla spalla. - E’ solo un bulletto presuntuoso.                    
Jasmine li guardò e abbozzò un sorriso.                                                      
- Mi fa venire voglia di prenderlo a schiaffi - commentò Laura, mentre si affrettavano per le lezioni. - Già sul treno non mi ha fatto una buona impressione, e ora diventa più antipatico ogni giorno che passa! E quei due, là, com’è che si chiamano?quelli che lo seguono sempre … beh, comunque, quei due sembrano dei veri e propri idioti, non li ho mai sentiti pronunciare una parola da quando sono qui, sembrano analfabeti! Sanno sono ridacchiare come ebeti e fare eco al loro capetto …                                                
Harry ridacchiò per l’accanimento di Laura. Non poteva proprio biasimarla.                                                                                                       
Forse era solo una sua impressione, ma gli parve che in seguito tutti e quattro parlassero un po’ di più tra di loro.                                       
Quel giorno stesso, quando scartò la Nimbus Duemila, Ron sospirò: - Wow! - e anche Harry, che ignorava tutto delle scope, pensò che era meravigliosa. Sottile e scintillante, in legno di mogano, aveva una chioma di rametti perfettamente dritti e in cima, a lettere d’oro, c’era scritto Nimbus Duemila.  
Alle sette, Harry incontrò Oliver Baston al campo di Quidditch per imparare a giocare. Baston gli spiegò le regole per filo e per segno. Ogni squadra aveva sette giocatori, tre dei quali si chiamavano Cacciatori e si lanciavano la Pluffa cercando di farla entrare negli anelli alle estremità del campo per guadagnare dieci punti. Poi c’era il Portiere, che impediva agli avversari di segnare volando intorno agli anelli. Ancora, i due Battitori disarcionavano gli avversari dalla scopa servendosi di due palle nere, i Bolidi, che colpivano con una mazza. Infine c’era Harry, il Cercatore, che doveva acchiappare una piccola pallina dorata, il Boccino d’Oro, in modo da portare centocinquanta punti alla squadra. Era difficile da prendere perché velocissima.                    
Forse per tutte le cose che aveva da fare, con i compiti e gli allenamenti di Quidditch tre volte la settimana, Harry stentava a credere che fossero passati quasi due mesi da quando era arrivato a Hogwarts. Lì si sentiva come a casa sua.                                     
La mattina di Halloween si svegliarono con il profumo delizioso di zucca al forno che aleggiava per i corridoi. Durante la lezione di Incantesimi Vitious annunciò che li riteneva pronti a far volare gli oggetti, cosa che morivano dalla voglia di provare da quando gli avevano visto far girare vorticosamente per la classe il rospo di Neville.                                                                                                               
In quell’occasione Laura aveva commentato: - Povero Oscar, chissà che mal di testa! Poteva far volare un’altra cosa, che so, un oggetto, ad esempio una piuma, non quel povero rospo! Al posto tuo mi sarei arrabbiata - aveva aggiunto rivolta a Neville - se avessero fatto volare per la classe il mio animale.  
Neville si era limitato ad alzare le spalle e a balbettare qualcosa.          
Per l’esercitazione, Vitious li divise in coppie. Il compagno di Harry fu Seamus. Guardandosi intorno, vide che Laura era con Lavanda Brown, una ragazza con i capelli biondo cenere, mentre la compagna di Jasmine era Calì Patil, che aveva i capelli lunghi e neri e gli occhi scuri. Ma a Ron toccò Hermione Granger. Entrambi non erano molto entusiasti della cosa; non si erano granché simpatici.                                                                                            
- Non dimenticate quel grazioso movimento del polso che ci siamo esercitati a ripetere! - squittì Vitious. - Agitare e colpire!            
Era molto difficile. Harry e Seamus agitarono e colpirono, ma la piuma posata sul banco non si sollevò di un millimetro. Per l’impazienza Seamus la stuzzicò con la bacchetta e le appiccò fuoco; Harry dovette spegnerlo con il cappello.                                          
- Ahia! - strillò Lavanda Brown; Laura le aveva mandato per sbaglio la bacchetta in un occhio.                                                           
- Oh, scusa! - esclamò Laura, mortificata.
- Ma perché non ci riesco?! - si lamentò Jasmine nel banco accanto, in preda allo sconforto.                        
Ron non aveva maggiore fortuna.                                                                             
- Wingardium Leviosa! - gridò agitando le braccia.                                
- Lo stai dicendo sbagliato - sbottò Hermione. - Win-gar-dium Le-vi-o-sa: devi pronunciare il “gar” bello lungo.                                           
-E fallo tu, visto che sei tanto brava! - la rimbeccò Ron.                      
Non appena Hermione ebbe detto la formula magica, la piuma si sollevò di circa un metro e mezzo.                                                                      
- Molto bene! - gridò Vitious battendo le mani. - Avete visto tutti? La signorina Granger c’è riuscita!                                                                
Già irritata e sconfortata di suo, Jasmine guardò di traverso prima il professore e poi Hermione.                                                                        
Alla fine della lezione, Ron era di pessimo umore.                                
- Non c’è da stupirsi che nessuno la sopporti - disse a Harry. - Quella ragazza è un incubo, parola mia!                                                                 
- A chi lo dici - aggiunse Jasmine, affiancandoli. - Poi ci si mette anche Vitious. La signorina Granger ci è riuscita … beh, grazie tante!                             
Harry si sentì urtare da qualcuno che lo superò frettolosamente. Era Hermione. Le intravide il volto e si rese conto con stupore che era in lacrime.  
- Credo che vi abbia sentito.                                                                  
- E allora? - disse Ron, ma aveva l’aria un po’ imbarazzata. - Deve essersi resa conto che non ha amici.                                                           
Jasmine guardò Hermione in lontananza; sembrava turbata.                
Laura non si era accorta di nulla, perché stava parlando con Neville.                                                                                                           
- A te come è andata, a lezione? - gli aveva chiesto.                             
Neville si era un po’ impappinato nel rispondere. - Ehm … bene. Cioè, male … non ci sono riuscito.                                 
- Anche a me non è andata meglio - commentò Laura annuendo.    
- Possibile che non riesca mai a fare niente? - Neville sembrava davvero abbattuto. - In tutto questo tempo non ricordo di avere mai fatto bene un incantesimo o di aver preparato una pozione senza combinare guai.                                                                                    
- Ma no, dai - lo spronò Laura. - E’ normale, siamo ancora all’inizio. Ma in Erbologia sei abbastanza bravo, no?                                 
Neville arrossì leggermente. - Ehm … immagino … di sì.                      
Lei gli sorrise. - Visto? E sono sicura che migliorerai anche nelle altre materie.                                                                                                   
- In Pozioni non credo. Non ci riesco proprio …                                       
- Beh, sì, non è proprio facilissima. E il professor Piton è molto severo - disse Laura con una smorfia. - A volte mi da sui nervi. Vorrei poterti aiutare, ma … dovrei diventare prima più brava io!                                                                                                                                
- Sarebbe fantastico - disse Neville con gratitudine. - Sono sicuro che diventerai molto brava, non sei disastrosa come me!                          
Harry li guardò con la coda dell’occhio. Neville e Laura gli erano sembrati in buoni rapporti fin dalle prime settimane e a volte parlavano, anche se non erano mai conversazioni troppo lunghe. Anche se Laura stava sempre insieme a Jasmine, a Harry era parso che volesse fare amicizia anche con qualcun altro, e sembrava che Neville le andasse particolarmente a genio. Per quanto riguardava Jasmine, Harry aveva capito che era troppo timida per farsi avanti per prima con qualcuno.                               
Hermione non si presentò alla lezione successiva e non si fece vedere per tutto il pomeriggio. Mentre andavano in Sala Grande per la festa di Halloween, Harry e Ron sentirono Calì dire alla sua amica Lavanda che Hermione stava piangendo nel bagno delle femmine e voleva essere lasciata in pace. A questa notizia Ron si sentì ancora più imbarazzato, ma poi le decorazioni nella Sala Grande fecero loro dimenticare Hermione.                                         
Un migliaio di pipistrelli si staccò in volo dalle pareti e dal soffitto, sorvolando i tavoli e facendo tremolare le candele dentro le zucche.  
Laura e Jasmine non erano al banchetto; Laura aveva bisogno del bagno e così ci erano andate, ma una volta lì avevano trovato Hermione in lacrime, come Calì e Lavanda prima di loro.                         
- Lasciatemi stare! - esclamò Hermione quando vide chi era entrato, asciugandosi gli occhi con la manica.                                          
Le due si scambiarono un’occhiata. Per quanto Hermione potesse starle antipatica, Laura non voleva lasciarla lì a piangere. La stessa cosa valeva per Jasmine; era rimasta turbata dall’episodio di quella mattina, dalle parole di Ron quando aveva detto che Hermione non aveva amici e dall’assenza della compagna per tutto il giorno.                                                                                             
Laura le si avvicinò e Jasmine la imitò.                                                              
- Ehm … perché piangi? - chiese Laura, un po’ esitante.                                                                    
- Non sono affari vostri! Andate via!                                                           
- Ma … se vuoi possiamo aiutarti … - cercò di dire Laura.                
Hermione scosse la testa, senza guardarle. Loro si scambiarono un’altra occhiata e, dopo essere andate in bagno, provarono di nuovo a consolarla, ma lei ebbe la stessa reazione che aveva avuto con Lavanda e Calì.                                                                     
Nel frattempo, in Sala Grande, Harry si stava servendo una patata farcita quando Raptor entrò di corsa.                                                          
- Un mostro … nei sotterranei … pensavo di doverglielo dire.              
Poi svenne. Ci fu un tumulto, e solo dopo un po’ Silente riuscì a mantenere il silenzio.                                                                                      
- Prefetti - tuonò - riportate i ragazzi nelle rispettive Case!                  
-Ma come ha fatto a entrare un mostro? - chiese Harry mentre salivano le scale, dietro Percy.                                                                       
- Non chiederlo a me. Si dice che siano veramente stupidi - disse Ron.                                                        
All’improvviso Harry gli afferrò il braccio. - Mi è venuto in mente soltanto ora … Hermione!                                                                                  
- Che cosa le è successo?                                                                                          
- Non sa del mostro. E anche Laura e Jasmine non erano al banchetto, ora che ci penso … forse sono con lei, chissà!                    
- E va bene, ma è meglio che Percy non ci veda!                                                           
Si confusero con un gruppo di Tassorosso che andavano nella direzione opposta e corsero verso il bagno delle femmine.             
- Percy - sibilò Ron sentendo dei passi. Ma non era Percy, bensì Piton. Quando fu scomparso, Harry sussurrò: - Che cosa diavolo sta facendo? Perché non è nei sotterranei con gli altri insegnanti?    
- E che ne so io.                                                                                             
- Si sta dirigendo al terzo piano - constatò Harry mentre i passi di Piton si affievolivano. Poi sentirono un grugnito e ancora dei passi, stavolta di piedi giganteschi. Si ritirarono in ombra e stettero a guardare l’orribile troll, alto più di tre metri, il corpo bitorzoluto e le gambe corte e tozze. Aveva in mano una clava di legno. Si fermò davanti a una porta ed entrò goffamente.                               
Harry e Ron decisero di chiuderlo dentro. Quando ebbero finito, però, sentirono delle grida provenire dall’interno.                                          
- Oh no! - esclamò Ron, pallidissimo.                                                           
- E’ il bagno delle femmine! - ansimò Harry.                                        
Si precipitarono nella stanza. Hermione, Jasmine e Laura erano rannicchiate contro la parete e sembravano sul punto di svenire. Il troll avanzava verso di loro, strappando via dal muro i lavandini.      
- Maledizione! - esclamò Harry disperato rivolto a Ron. Afferrò un rubinetto e lo scagliò contro la parete.                                                             
Il troll si girò, sbattendo gli occhi con espressione ottusa.                     
- Ehi, tu, cervello di gallina! - gridò Ron dal lato opposto della stanza, scagliandogli contro un tubo. Il troll si voltò verso di lui.            
- Dai, correte, correte! - gridò Harry alle tre ragazze, cercando di tirarle verso la porta. Jasmine e Laura lo seguirono, ma Hermione era paralizzata, incollata al muro, con la bocca aperta per il terrore.                                                                                                            
Mentre il troll si avviava verso Ron, Harry fece una cosa allo stesso tempo molto coraggiosa e molto stupida: prese la rincorsa e spiccò un salto, cingendo il collo del mostro da dietro. La sua bacchetta si infilò in una narice del troll, che cominciò a roteare la clava.
Hermione, terrorizzata, si accasciò a terra; Laura la aiutò a rialzarsi, mentre Jasmine era completamente disorientata. Ron tirò fuori la bacchetta e gridò il primo incantesimo che gli venne in mente: - Wingardium Leviosa!                                                                   
La clava sfuggì dalle mani del troll e ricadde sulla sua testa. Il mostro vacillò e cadde a terra con un tonfo.                                                       
Harry si rimise in piedi, tremante. Ron era immobile, la bacchetta ancora alzata.                                                                                                     
- E’ … morto? - Hermione fu la prima a parlare.                                        
- Non credo - disse Harry. - Credo che lo abbiamo messo ko.          
Estrasse la bacchetta dal naso del mostro. Era coperta da una specie di colla grigia tutta grumi.                                                                 
-Puah! Caccole di mostro! - E pulì la bacchetta sui calzoni del troll.     
In quel momento entrarono la McGranitt, Piton e Raptor.                 
- Che cosa diavolo credevate di fare? - chiese la McGranitt infuriata. - Avete corso il rischio di venire ammazzati!                              
Dall’ombra si sentì una vocina flebile. - La prego, professoressa … erano venuti a cercare noi.                         
-Signorina Granger! E … signorina German, signorina Fancy!                                                                                         
-Ero andata in cerca del mostro perché … perché pensavo di essere in grado di affrontarlo da sola - continuò Hermione - perché … sa … ho letto tutto sui mostri.                                                                                         
A Ron cadde la bacchetta di mano. Hermione che mentiva sfacciatamente a un insegnante!                                                                 
- Lo stesso vale per Laura e Jasmine. Vero? - aggiunse Hermione, lanciando un’occhiata alle cugine.                                                          
Le due si limitarono ad annuire, troppo sconvolte per ribattere o per pensare di cambiare la versione dei fatti.                                                   
- Se Harry e Ron non ci avessero trovato, saremmo morte - concluse Hermione.                                                                                                    
Harry e Ron cercarono di darsi l’aria di sapere tutto già da prima.    
-Beh … in questo caso … - disse la McGranitt. - Signorine, piccole incoscienti, come avete potuto pensare di affrontare da sole un mostro di montagna? A Grifondoro verranno tolti dieci punti. Mi avete molto delusa. Tornate alla Torre di Grifondoro, gli studenti stanno finendo di festeggiare Halloween nelle rispettive Case.                 
Hermione, Laura e Jasmine uscirono.                                                              
- Quanto a voi … - La McGranitt si rivolse a Harry e Ron. - Siete stati fortunati, ma non molti allievi del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un mostro così grosso. Vincete cinque punti ciascuno per Grifondoro. Potete andare.                                                    
Mentre correvano via, Ron bofonchiò: - Avremmo meritato di guadagnare più di dieci punti.                                                                         
- Che poi sono nulli, visto che ne ha tolti dieci a Laura, Jasmine e Hermione - osservò Harry.                                                                               
- Sono state buone a toglierci dai guai in quel modo. Ma non dimentichiamo che siamo stati noi a salvare loro!                                   
- Però non avrebbero avuto bisogno di nessun salvataggio se non avessimo chiuso a chiave quel coso insieme a loro - gli ricordò Harry.
Entrarono nella sala comune gremita. Tutti mangiavano le pietanze spedite su dalle cucine. Hermione, Laura e Jasmine erano sole solette, vicino alla porta, e li aspettavano. Ci fu un silenzio pieno d’imbarazzo. Poi, senza guardarsi negli occhi, tutti e cinque dissero “Grazie” e corsero a prendersi dei piatti.                                 
E da quel momento Jasmine, Laura e Hermione divennero loro amiche. E’ impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amicizia, e mettere ko un mostro di montagna alto quattro metri è fra quelle.

*Angolo autrice*
Buon pomeriggio, lettori di EFP! Puntuale all'appuntamento del sabato :D
Questo capitolo mi piace molto, e spero che piacerà anche a voi perchè ... Laura, Jasmine e Hermione sono finalmente diventate amiche di Harry e Ron :D :D :D *musica sfrenata*
E potete bene intuire che, da questo momento in poi, il trio che tutti conosciamo bene si trasformerà in un quintetto! *musica ancora più sfrenata*
Spero di non avervi deluso sulla modalità con cui Laura e Jasmine entrano a far parte del loro gruppo, ma, invece di stare troppo a pensare a chissà quale modo per far fare loro amicizia, ho pensato che trascinare anche loro nell'avventura del troll era la cosa migliore ^^ (anche se non credo che loro siano d'accordo XD)
Lasciate tante recensioni! Rendono immensamente felici :D Alla prossima!

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


All’inizio di novembre iniziò la stagione del Quidditch. Quel sabato, Harry avrebbe giocato la sua prima partita: Grifondoro contro Serpeverde.
Era veramente una fortuna, per Harry, essere diventato amico di Hermione, Laura e Jasmine. Senza di loro non avrebbe saputo come fare con i compiti, visto che Baston imponeva alla squadra allenamenti frequenti. Hermione gli aveva anche prestato il libro Il Quidditch attraverso i secoli, una lettura molto interessante, che subito dopo anche Jasmine aveva voluto leggere.                         
Il giorno prima della partita, si trovavano tutti e cinque fuori in cortile, durante la ricreazione, riscaldandosi con un fuocherello azzurro che aveva fatto apparire Hermione e che a Jasmine era piaciuto molto.                                                                                          
Era da qualche minuto che Laura toccava il gomito di Jasmine senza sosta, così Harry le chiese: - Ehm … cosa stai facendo?               
- A me piacciono i gomiti - spiegò Laura allegramente. - Li gratto di continuo, mi piace quando sono belli ruvidi …                                      
Harry, Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata perplessa.        
- E’ strano - disse Ron. - Insomma, non ho mai conosciuto qualcuno a cui piace grattare gomiti.                                                      
Laura sorrise. - Infatti! Credo di essere la sola persona sulla terra a fare questa cosa. E’ un vizio che ho fin da piccola.                               
- Ma a me non da fastidio - intervenne Jasmine. - Invece a suo padre sì, lo fa impazzire!                                                                            
- E ci credo - Ron ridacchiò. - Non dev’essere molto piacevole avere qualcuno che ti tocca il gomito, no? Ma perché a te non fa niente?  
Jasmine si limitò ad alzare le spalle.                                                               
Dopo qualche attimo di esitazione, Laura domandò: - Harry … Ron … Hermione … posso provare i vostri gomiti?                                                            Aveva un’aria così speranzosa che Harry non se la sentì di rifiutare. Annuì, e così anche gli altri due.                                      
Laura tirò su la manica della divisa a tutti e tre e iniziò a toccare i loro gomiti. Jasmine cercava di trattenere le risate alla vista delle loro facce.  
-Mmmmh … - disse Laura alla fine. - Scusa, Hermione, ma il tuo non mi piace molto. E’ liscio liscio. Invece quelli di Ron e Harry sono bellissimi!
Ron abbozzò un sorriso, come se non sapesse se esserne felice o no. - Beh … grazie.                                                                                       
- Preparatevi, perché d’ora in poi vi tormenterò con il gomito! - li avvertì Laura, facendo ridacchiare Jasmine. Ron scambiò un’occhiata atterrita con Harry, che non sapeva come controbattere. Alla fine decise di tacere.                                                                                                            
In quel momento Piton attraversò il cortile. Harry notò subito che zoppicava. I cinque ragazzi si strinsero intorno al fuoco; erano sicuri che fosse proibito. Purtroppo la loro aria colpevole attirò l’attenzione di Piton, che si avvicinò. Non aveva notato il fuoco, ma sembrava che stesse cercando un pretesto per rimproverarli.      
- Che cosa nascondi là dietro, Potter?                                                                              
Era Il Quidditch attraverso i secoli. Harry glielo mostrò.                            
- E’ proibito portare fuori dagli edifici scolastici i libri della biblioteca. Dammelo. Cinque punti in meno per Grifondoro.                        
- Questa regola se l’è inventata - borbottò Harry risentito, mentre Piton si allontanava zoppicando. - Mi chiedo che cosa si è fatto alla gamba?
- Non lo so, ma spero che gli faccia molto male - commentò Ron amareggiato. Jasmine aveva una vaga smorfia sul volto, come se la gamba facesse male a lei.                                                                        
Quella sera, la sala comune di Grifondoro era tutta un brusio di voci. Harry, Ron, Laura, Jasmine e Hermione erano seduti vicino a una finestra, e quest’ultima correggeva i compiti di Harry e Ron. Non avrebbe mai permesso che copiassero (“Altrimenti, come imparate?”), ma chiedendole di correggerglieli, i due riuscivano comunque a ottenere le soluzioni esatte.                                    
Harry era irrequieto. Avrebbe voluto riavere Il Quidditch attraverso i secoli per distrarsi dal pensiero della partita dell’indomani, che lo rendeva nervoso.  
Comunicò agli amici che andava a chiedere a Piton di restituirgli il libro e si recò davanti alla sala professori. Per quanto bussasse, però, non ottenne risposta.                                                        
Socchiuse la porta e sbirciò. C’erano Piton e Gazza. Piton si teneva il mantello sollevato sopra le ginocchia; aveva una gamba sanguinante. Gazza gli stava porgendo delle bende.                         
- Dannato coso - stava imprecando Piton. - Come si fa a tenere a bada tutte e tre le teste contemporaneamente?                                    
Harry cercò di chiudere la porta senza far rumore, ma …                
- POTTER! - Piton si abbassò rapidamente l’abito per nascondere la gamba.                                                         
Harry deglutì. -Mi chiedevo soltanto se potevo riavere il mio libro.    
- ESCI FUORI! FUORI!                                                                                         
Harry se ne andò prima che Piton avesse il tempo di togliere altri punti a Grifondoro. In sala comune raccontò agli amici quello che aveva visto, e concluse affannosamente: - Sapete cosa significa? Il giorno di Halloween, Piton ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste! Ecco dove stava andando quando lo abbiamo visto … sta cercando di impadronirsi della cosa a cui il cane fa la guardia! E scommetto che è stato lui a far entrare il mostro, per creare un diversivo!                                                                                                         
Hermione aveva gli occhi sbarrati. - No, non lo farebbe mai. Lo so, non è molto simpatico, ma non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente tiene sotto stretta sorveglianza.                            
-Ma senti un po’, credi davvero che tutti gli insegnanti siano dei santi, o roba del genere? - la rimbeccò Ron. - Io sono d’accordo con Harry.
Si girò a guardare Laura e Jasmine. - E voi?                                                                                      
- Beh … - fece Laura, esitante. - Io non credo che dovremmo pensare subito male. In fondo, che ne sappiamo? Non abbiamo prove ...
- Quello che ha sentito Harry non è una prova evidente? - replicò Ron. - Jasmine, tu cosa dici?
- Io … Insomma … non so … Se Harry dice che Piton aveva la gamba ferita, e che ha parlato del cane, in effetti è logico pensare che stava cercando di eludere la sua sorveglianza … altrimenti per quale motivo sarebbe andato lì?                                                                                                
- Ma che cosa sta cercando? - si chiese Harry ad alta voce. - E a cosa fa la guardia quel cane?                                                                     
                                                                                         ***    
Il giorno dopo, la Sala Grande era piena del chiacchiericcio dei ragazzi che non vedevano l’ora di assistere a una bella partita.              
- Devi mangiare qualcosa.                                                                             
- Non voglio niente.                                                                                      
- Soltanto un pezzetto di toast - lo blandì Hermione.                                 
- Non ho fame.                                                                                                   
Harry si sentiva malissimo. Di lì a un’ora avrebbe fatto il suo ingresso in campo.                                                                                     
- Harry, hai bisogno di tutte le tue forze - gli disse Seamus. - I Cercatori sono sempre quelli che vengono acchiappati dall’altra squadra. 
- Grazie del conforto morale, Seamus - disse Harry, guardandolo versarsi una generosa quantità di ketchup sulle salsicce.             
Jasmine ridacchiò, ma tornò subito seria. Era molto nervosa, e non solo per Harry. Lei, Laura e Hermione, insieme a Lavanda e Calì, avrebbero dovuto fare le cheerleader.                                            
A Hogwarts, infatti, venivano scelte delle studentesse del primo anno per fare il tifo alle partite di Quidditch. La McGranitt aveva spiegato loro che avrebbero terminato verso il quinto o sesto anno, per poi lasciare il posto ad altre allieve undicenni.                                                       
La loro coreografa era Alicia Spinnet, Cacciatrice della squadra di Quidditch di Grifondoro, che aveva loro rivelato di aver frequentato una scuola di ballo Babbana prima di venire a Hogwarts. Si erano allenate con lei, in modo da essere pronte a esibirsi sugli spalti.                              
- Sono agitata - disse Laura in tono lamentoso, senza più riuscire a trattenersi.                                                                                                        
- Sono così emozionata! - sentirono dire Calì due posti a destra di Seamus, neanche a farlo apposta.                                                         
Per le undici, tutta la scolaresca era sugli spalti. Molti erano armati di binocoli. Anche se i sedili potevano sollevarsi in aria, a volte era comunque difficile seguire quello che accadeva in campo.                                                                                                                  
Ron si unì a Neville, Seamus e Dean, il tifoso del calcio, che si erano messi in prima fila. Jasmine, Hermione, Laura, Lavanda e Calì erano accanto a loro, i completi da cheerleader rossi con delle fasce dorate lungo il bordo della gonnellina e della magliettina senza maniche. Erano armate di pompon rossi.
Da tutt’altra parte sugli spalti c’erano le cheerleader di Serpeverde, con dei completi verdi con le fasce argentate e dei pompon verdi in mano.
- Che bello! - esclamò Laura, indicando lo striscione che Dean e Seamus reggevano. Sopra c’era scritto Potter sei tutti noi, e sotto Dean, che era molto bravo a disegnare, aveva schizzato un grosso leone, simbolo di Grifondoro. Poi Hermione aveva fatto un ingegnoso incantesimo per cui i colori apparivano cangianti.                
Nel frattempo, negli spogliatoi, Harry e il resto della la squadra stavano indossando le loro divise scarlatte.                                             
Baston si schiarì la voce. - Allora, ragazzi ...                                         
- … e ragazze - completò la Cacciatrice Angelina Johnson.                     
- E ragazze - convenne Baston. - Ci siamo.                                                        
- Il gran giorno è arrivato - disse Fred.                                                          
- Il gran giorno che tutti aspettavamo da tanto - gli fece eco George.                                                                                                              
- Il discorso di Baston lo sappiamo a memoria - spiegò Fred a Harry. - Eravamo nella squadra anche l’anno scorso.                                          
- Chiudete il becco, voi due! - disse Baston. - Quella di oggi è la squadra migliore che Grifondoro ha avuto da anni. Vinceremo, lo so. In bocca al lupo a tutti.                                                                            
Harry entrò in campo sperando che le ginocchia non gli si piegassero dall’emozione. Raggiunsero l’arbitro, Madama Bumb, che avvertì le due squadre: - Mi raccomando a tutti, voglio una partita senza scorrettezze!                                                                        
Harry notò che sembrava rivolgersi in particolare al capitano dei Serpeverde, Marcus Flitt, un alunno del quinto anno. Harry pensò che Flitt potesse avere del sangue di mostro nelle vene. Con la coda dell’occhio vide lo striscione con la scritta Potter sei tutti noi, e si sentì tornare un po’ di coraggio. Poi vide Laura, Jasmine e Hermione con i completi da cheerleader.                   
Hermione si tormentava le mani; Laura si guardava intorno nervosamente, e Jasmine spostava di continuo il peso del corpo da un piede all’altro come se avesse bisogno del bagno.                  
- In sella alle scope, prego! - Madama Bumb fischiò e quindici scope si levarono in volo.                    
A commentare la partita era Lee Jordan, l’amico dei gemelli Weasley, sorvegliato dalla McGranitt.                                                                                       
- … e la Pluffa è stata intercettata da Angelina Johnson di Grifondoro … che brava Cacciatrice è questa ragazza, e anche piuttosto carina ...
- JORDAN!                                                                                                      
- Chiedo scusa, professoressa.                                                                   
Sugli spalti, le cheerleader intonavano ritornelli a gran voce nei megafoni davanti a loro, e quelle di Serpeverde sembravano fare a gara con le Grifondoro per chi facesse il tifo più forte.                                                                   
- … la ragazza si muove davvero veloce, lassù - stava dicendo Lee. - Effettua un passaggio ad Alicia Spinnet … indietro alla Johnson e … no, la Pluffa è stata intercettata da Marcus Flitt, che se la porta via: sta per … no, bloccato da un’ottima azione del Portiere Baston, e Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa. Ed ecco la Cacciatrice di Grifondoro Katie Bell ... AHI! Deve averle fatto male quel colpo di Bolide dietro la testa! La Pluffa ritorna a Serpeverde. Ecco Adrian Pucey che va verso i pali della porta, ma è bloccato da un Bolide scagliatogli da Fred o George Weasley, non riesco a distinguere chi dei due … bella mossa comunque, ora Johnson ha la Pluffa … schiva un Bolide … è davanti alla porta ... vai, Angelina! Il Portiere Bletchley si tuffa, e … GRIFONDORO HA SEGNATO!                                                                                                          
Partì l’applauso dei Grifondoro, seguito dai fischi dei Serpeverde.  Le cheerleader di Grifondoro fecero un balletto, facendo anche uso dei pompon, e intonarono:

I Grifondoro hanno segnato, è un trionfo assicurato;                                   
I Grifondoro sono i migliori, sempre e comunque vincitori;                  
Sanno fare gioco leale, senza bisogno di barare,                                   
Serpeverde: ritiratevi, se non volete sfigurare!


-Spostatevi un po’, voi, scorrete più giù.                                               
- Hagrid! - Ron si strinse per fargli posto.                                                  
- Finora ho guardato dalla mia capanna - disse Hagrid, mostrando un grosso binocolo - ma non è mica lo stesso che allo stadio! Hermione, Jasmine e Laura si stanno dando da fare, eh?                       
- Eh sì - disse Ron, guardando le tre ragazze che tifavano, un po’ rosse in viso ma sorridenti. Calì e Lavanda non facevano che saltellare allegramente.                                                                                 
- Le nostre cheerleader intonano una canzoncina davvero simpatica - disse Lee Jordan. - Continuate così, e date vigore ai nostri campioni! E intanto il Cacciatore di Serpeverde Pucey schiva due Bolidi e avanza veloce …                                                           
Ad un tratto la scopa di Harry ebbe uno scarto improvviso. Poi accadde ancora. Era come se la scopa stesse cercando di disarcionarlo. Non rispondeva più ai comandi e dava dei violenti scossoni.                                                                                                           
Tutti gli occhi si puntarono su di lui. Ora Harry era stato disarcionato, e si reggeva alla scopa con una mano sola.                       
Jasmine, Laura e Hermione assunsero un’aria preoccupata.                    
- Dove vai? - chiese Jasmine, ma Hermione si avvicinò a Hagrid, afferrò il suo binocolo e cominciò a scrutare il pubblico.                           
- Ma che diavolo stai facendo? - chiese Ron, mentre Jasmine e Laura li raggiungevano, ignorando le proteste di Calì e Lavanda.                                              - Lo sapevo! - ansimò Hermione. - Piton … guardate!                              
Piton teneva gli occhi fissi su Harry e mormorava qualcosa.                        
- Sta facendo il malocchio alla scopa! - disse Hermione, e si fece largo tra gli spettatori per raggiungere Piton; non si fermò neanche per chiedere scusa a Raptor, quando lo urtò facendolo cadere. Si accucciò dietro Piton, tirò fuori la bacchetta e bisbigliò qualcosa.                                                                             
Ci vollero circa trenta secondi perché Piton si rendesse conto di aver preso fuoco. Hermione richiamò le fiamme azzurrine, le rinchiuse in un barattolo e tornò dagli amici.                                                  
Finalmente Harry era riuscito a rimettersi in sella alla scopa. Stava scendendo in picchiata verso terra, quando gli spettatori lo videro mettersi una mano sulla bocca: cadde a terra, tossì … e qualcosa di dorato gli cadde in mano.                                                                                   
- Ho preso il Boccino! - gridò, agitandolo sopra la testa, e la partita terminò nel caos generale.                                                                     
- Non l’ha preso, l’ha quasi inghiottito - strillava Flitt ancora venti minuti dopo, ma Harry non aveva violato nessuna regola. Lee Jordan stava ancora annunciando a squarciagola il risultato, e a un certo punto per l’euforia abbracciò la McGranitt.                                 
- Mi lasci, Jordan!                                                                                       
-Ehm … scusi tanto, professoressa - disse lui imbarazzato. - Ma abbiamo vinto! Abbiamo vinto!                                                                  
Tutto questo Harry non lo sentì; era nella capanna di Hagrid insieme a Ron, Laura, Jasmine e Hermione, e si stava facendo preparare una tazza di tè.
- E’ stato Piton - spiegava Ron. - Lo abbiamo visto; stava lanciando una maledizione sulla scopa.                                                                           
- Stupidate! - esclamò Hagrid, che non aveva sentito una parola di quello che era accaduto a un passo da lui, sugli spalti. - E perché mai Piton doveva fare una cosa del genere?                                           
Harry esitò, indeciso se optare per la verità, quando Laura disse: - In effetti Hagrid ha ragione … insomma, che ne sappiamo noi, in fondo? Non dobbiamo giungere a conclusioni affrettate.                     
- Ma Laura - disse Hermione, un po’ spazientita - io lo capisco quando qualcuno sta facendo il malocchio; ho letto tutto sull’argomento! Bisogna mantenere il contatto visivo, e Piton non batteva neanche le palpebre. L’ho visto benissimo!                             
A quel punto Harry interruppe la discussione per raccontare ad Hagrid che Piton aveva cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste, il giorno di Halloween, per rubare ciò che sorvegliava.                                                                                                               
- E voi che ne sapete di Fuffi? - chiese Hagrid.                                           
- Fuffi? - ripeté Laura, mentre prendeva ad accarezzare Thor.                                                                                       
- Sì … è mio … l’ho comprato da un tizio che ho incontrato al pub l’anno scorso … L’ho prestato a Silente per fare la guardia a …                     
- Sì? - chiese Harry, speranzoso.                                                                       
- No, no. E’ una cosa segretissima! Statemi bene a sentire: vi state immischiando in cose che non vi riguardano. Scordatevi di tutto. E’ una faccenda fra Silente e Nicolas Flamel …                                       
- Aha! - disse Harry. - Allora c’è di mezzo qualcuno che si chiama Nicolas Flamel!                                                                                                       
Hagrid assunse un’aria furente e indispettita.    

*Angolo autrice*
Saaalve a tutti :D
Che ve ne pare di questo capitolo? Harry, Ron, Hermione, Jasmine e Laura sono diventati amici nello scorso episodio, e le due cuginette sembrano piuttosto integrate nel gruppo :D Che ne pensate del vizietto di Laura? Strano, eh? Mi sono divertita molto a scriverlo ... Ebbene sì, qua ci sono pairing coi fiocchi! Avete inventato la Laura/Edvige, adesso mettiamoci pure la Laura/gomiti u.u Quale coppia vi gusta di più?
L'invenzione delle cheerleader non è stata mia ... l'ho presa da una mia "conoscenza" (molto più che conoscenza, a dir la verità), ci tengo a precisarlo u.u nel caso questa "conoscenza" ne rivendichi i diritti d'autore (Moon, ci seiiiii? :D :D) Cooomunque, ditemi cosa pensate anche di questo ... secondo me è accettabile, nel senso che non è poi così improbabile ... vero? *faccia speranzosa*
Vi piace la canzoncina che cantano le Grifondoro? Io la adoro, forse perchè mi è uscita più che decente :D
Recensite, recensite, recensite! (si noti l'uso dell'imperativo u.u Scherzo, naturalmente ... ma fa sempre piacere ricevere tanti pareri!)

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Natale si stava avvicinando. La neve aveva creato una spessa coltre bianca alta più di un metro. La Sala Grande era uno spettacolo: dalle pareti pendevano ghirlande, e tutt’intorno erano disposti una dozzina di alberi di Natale, alcuni decorati di ghiaccioli scintillanti, altri illuminati da centinaia di candeline. Un giorno, dopo la lezione di Pozioni, Harry e i quattro amici trovarono Hagrid che finiva di sistemare l’ultimo albero di Natale.      
- Che meraviglia! - commentò Laura, abbracciando la Sala Grande con lo sguardo. - Hagrid, posso aiutarti a mettere le decorazioni?  
- Sì, sì, grazie, Laura.                                                                              
Mentre aiutava Hagrid, Laura iniziò a canticchiare una canzoncina natalizia dal motivetto allegro.                                                                            
-Jingle bells, jingle bells, jingle all the way …                                           
- E’ già la terza volta che la canti! - disse Ron.                                             
- No. L’altra volta ho cantato Merry Christmas - lo corresse lei allegramente.                                                                                                    
Si alzò in punta di piedi per appendere una palla su un ramo troppo alto, continuando a canticchiare.
- Quanti giorni mancano alle vacanze? - domandò Hagrid.                    
- Soltanto uno - rispose Hermione. - E questo mi fa venire in mente … manca mezz’ora al pranzo, dobbiamo andare in biblioteca.
- Ah, già, è vero - disse Ron.                                                                       
- In biblioteca? - fece Hagrid. - Dite un po’, ma non è che esagerate con lo studio?                                                                               
- Non è per studiare - spiegò Harry, tutto allegro. - E’ da quando ci hai parlato di Nicolas Flamel che stiamo cercando di scoprire chi diavolo è.  
- Che cosa? - Hagrid sembrava sconvolto. - Statemi bene a sentire … Ve l’ho già detto … lasciate perdere.                                                  
- Vogliamo solo sapere chi è Flamel, tutto qui - disse Hermione. E si avviarono verso la biblioteca.                                                                 
Che avevano sfogliato libri su libri in cerca di Flamel era vero. Ma non l’avevano trovato da nessuna parte. Jasmine e Laura erano le meno assidue nella ricerca; un giorno Laura aveva persino detto: - Sentite, perché non smettiamo di cercarlo? Sto iniziando a scocciarmi! - e Jasmine si era detta d’accordo con lei.                                
- Dobbiamo scoprire cosa sta cercando di rubare Piton! - aveva esclamato Harry. - Non possiamo smettere!                                         
- Ma se voi volete, naturalmente, nessuno vi obbliga - aveva detto Ron. - Giusto, Harry?                                                                            
Lui non aveva risposto. Laura li aveva guardati, poi, rassegnata, si era rimessa a cercare. Jasmine aveva fatto lo stesso, anche se certe volte si dimenticava di Flamel e divagava, leggendo cose che magari attiravano la sua attenzione.                                                  
Da un pezzo Harry si chiedeva se Flamel non si trovasse in un libro del Reparto Proibito. Purtroppo, per prendere un libro da quel reparto ci voleva un’autorizzazione firmata da un professore.       
Quel giorno provò ad aggirarsi lì dentro, ma Madama Pince lo scoprì e lo cacciò via.                                                                                             
- Continuerete a cercare mentre io, Laura e Jasmine siamo via, non è vero? - chiese Hermione mentre uscivano dalla biblioteca, delusi. - E se trovate qualcosa ci mandate un gufo.                            
Le tre ragazze, infatti, sarebbero tornate a casa per le vacanze, mentre Harry aveva dato subito il suo nome per restare a Hogwarts. Probabilmente quello sarebbe stato il Natale più bello della sua vita. Anche Ron e i suoi fratelli sarebbero rimasti, perché i signori Weasley andavano in Romania a trovare Charlie.        
Una volta iniziate le vacanze, Ron e Harry si divertivano troppo per pensare a Flamel. Stavano seduti in sala comune per ore, mangiando focaccine e salsicce e architettando stratagemmi per far espellere Malfoy: tutte cose di cui era molto divertente parlare, anche se difficilmente avrebbero funzionato.                             
Ron insegnò Harry a giocare a scacchi magici. Le regole erano come quelle degli scacchi dei Babbani, solo che i pezzi erano vivi, per cui era un po’ come comandare delle truppe in battaglia. Ron conosceva molto bene i suoi pezzi, e non aveva difficoltà a convincerli a fare quello che voleva. Invece Harry giocava con gli scacchi che gli aveva prestato Seamus, e che non avevano la minima fiducia in lui. Ancora non era un bravo giocatore, e loro non facevano che gridare consigli contradditori che finivano per confonderlo: - Non mi mandare da quella parte, non vedi che lì c’è il cavallo di quell’altro? Manda lui; lui possiamo permetterci di perderlo!                                                                                                             
La mattina di Natale, la prima cosa che Harry vide fu un mucchio di pacchetti ai piedi del letto.                                                                       
- Buon Natale! - disse Ron.                                                                          
- Anche a te. Ma … hai visto che roba? Ho ricevuto dei regali!               
-E cosa ti aspettavi, un mazzo di rape? -disse Ron voltandosi verso i suoi regali, che erano molto più numerosi di quelli di Harry.                
Il primo pacchetto che Harry scartò glielo mandava Hagrid: conteneva un flauto di legno. Il secondo era da parte di zio Vernon e zia Petunia: una moneta da mezza sterlina.                              
- Molto carino da parte loro - commentò Harry.                                                       
Ron era affascinato. - Che forma strana! Ma davvero sono soldi?         
- Puoi prenderla se vuoi - disse Harry, ridendo della sua contentezza. - Allora, vediamo … questi altri, chi me li manda?            
- Credo di sapere da chi viene quello - disse Ron, arrossendo leggermente e indicando un grosso pacco. - Da mia mamma. Le ho detto che non ti aspettavi nessun regalo, e allora … Oh, no! - gemette. - Ti ha fatto un maglione alla Weasley!                                                  
Nel pacco c’era infatti un maglione di lana color verde smeraldo e una scatola di caramelle mou fatte in casa.                                                    
- Ci fa un maglione per uno tutti gli anni - disse Ron scartando il suo - e i miei sono sempre color melanzana.                                            
- Ma che gentile! - disse Harry assaggiando una caramella, che era molto buona.                                                                                                    
Anche i due pacchi successivi contenevano dei dolci: delle Cioccorane da parte di Hermione e dei Calderotti da parte di Laura. Quest’ultima aveva allegato dei Biscottini Gufici per Edvige, e pregava Harry di farle una carezza da parte sua. Jasmine invece gli aveva regalato un modellino di scopa che volava se premevi un bottoncino.                                                                                           
- Forte! - commentò Ron, guardando il modellino che girava per il dormitorio. Solo quando Seamus se lo beccò in un occhio, Harry premette di nuovo il bottoncino per farlo star fermo.                              
Rimaneva un ultimo pacchetto. Mentre Seamus si riaddormentava imprecando, Harry lo scartò. Conteneva un mantello argenteo davanti a cui Ron rimase senza fiato.                        
- Ne ho sentito parlare, di quelli - disse in un sussurro, lasciando cadere la scatola di Tuttigusti+1 che aveva ricevuto da Hermione. - Se è quel che penso … sono molto rari e veramente preziosi. Un mantello che rende invisibili! Ti rendi conto?                                         
Harry lo provò e Ron diede in un grido. Di Harry si vedeva solo la testa, sospesa a mezz’aria.                                                                          
- C’è un biglietto! - disse Ron. Harry lesse:
Questo me l’ha affidato tuo padre prima di morire. E’ giunto il momento che torni a te. Fanne buon uso.
                                                                                                                                                Buon Natale              
-Darei qualsiasi cosa per averne uno - disse Ron, guardando estasiato il mantello. - Ma proprio qualsiasi cosa. Beh, che ti succede?
- Niente - rispose Harry. Era perplesso. Chi gli aveva mandato il mantello? Era davvero appartenuto a suo padre?                                   
La porta del dormitorio si spalancò e Fred e George entrarono come due bolidi. Harry nascose subito il mantello.                                       
- Buon Natale!                                                                                                
- Ehi, guarda … anche Harry ha un maglione alla Weasley!                          
I gemelli indossavano due maglioni blu, uno con una F gialla e l’altro con una G.                                                                                                 
- E tu, Ron, perché non ti sei messo il tuo? - chiese George. - Su, dai, mettilo, sono bellissimi e caldi.                                                            
- Io odio il color melanzana - piagnucolò Ron infilandoselo.                
- Sul tuo non c’è nessuna lettera - osservò George. - Segno che mamma crede che tu non ti dimentichi come ti chiami. Ma neanche noi siamo stupidi … sappiamo benissimo che ci chiamiamo Gred e Forge!                                                                                       
Quel giorno il pranzo di Natale fu il più ricco che Harry avesse mai visto. Un centinaio di tacchini arrosto, patate bollite, salsicce e montagne di petardi magici disposti lungo la tavola. Quei fantastici petardi non avevano niente a che fare con quelli Babbani: quando Harry ne fece scoppiare uno, quello non si limitò a fare bum!, ma sparò come un cannone avvolgendoli in una nuvola di fumo blu, mentre da dentro schizzavano fuori un tricorno da contrammiraglio e una miriade di topolini bianchi.             
Quando Harry si alzò da tavola, era carico di tutti gli oggetti venuti fuori dai petardi, tra cui dei palloncini luminosi a prova di spillo e una scacchiera magica nuova. Lui e i fratelli Weasley trascorsero un pomeriggio felice a giocare a palle di neve all’aperto, e poi Harry inaugurò la sua nuova scacchiera facendosi dare una sonora batosta da Ron.                                                           
Di certo quello era stato il miglior Natale della sua vita. Quando fu a letto, però, tornò a tormentarlo il pensiero del Mantello dell’Invisibilità. Con quello tutta Hogwarts gli si spalancava davanti; poteva andare dappertutto senza che Gazza lo scoprisse.    
Ron farfugliò nel sonno. Doveva svegliarlo? Qualcosa lo trattenne. La prima volta … voleva provarlo da solo.                               
Quando fu in corridoio gli venne in mente il Reparto Proibito della biblioteca, dove avrebbe potuto leggere tutto il tempo che voleva per scoprire chi era Flamel. Si diresse lì e accese una lampada, poi cominciò a leggere i titoli. Tirò fuori un libro a caso e lo aprì.                    
Il silenzio fu rotto da un grido lacerante. Proveniva dal libro! Harry si affrettò a richiuderlo, ma il grido continuava. Indietreggiò e urtò la lampada, che aveva poggiato a terra; quella si spense.       
Sentì dei passi all’esterno. Corse via, terrorizzato, superò Gazza e si ritrovò in una parte del castello dove non era mai stato.                  
Gazza si stava avvicinando. La sua unica speranza era una porta socchiusa alla sua sinistra. Vi si insinuò, cercando di non farla cigolare.
Davanti a lui c’era uno specchio bellissimo, alto fino al soffitto, con una cornice d’oro riccamente decorata. In cima c’era un iscrizione: “Erouc li amotlov li ottelfirnon”. Incuriosito, Harry si specchiò ... e rimase a bocca aperta.                                                   
Intorno al suo riflesso c’era una vera folla di gente. Si voltò di scatto, ma non vide nessuno. Tornò a guardare nello specchio e la sua attenzione venne catturata da una donna molto carina, con lunghi capelli rosso scuro e gli occhi ... occhi di un verde proprio come quello di Harry. Accanto a lei c’era un uomo alto, magro e coi capelli neri che gli assomigliava straordinariamente.                                       
-Mamma - mormorò. - Papà.                                                                     
Guardò i volti delle altre persone e vide altri occhi come i suoi, nasi come il suo, e anche un vecchio che sembrava avere le sue ginocchia ossute…Per la prima volta, Harry vedeva la sua famiglia.    
I Potter gli sorridevano e lo salutavano, e lui li guardava, le mani premute contro lo specchio come se sperasse di caderci dentro e raggiungerli. Provava una strana sensazione, fatta per metà di gioia e per metà di una terribile tristezza.                                                
Un rumore lo fece tornare alla realtà. Non poteva restare lì. Sussurrò a sua madre: - Tornerò ancora - e uscì dalla stanza.
                                                                                                     ***              
-Avresti anche potuto svegliarmi - disse Ron, seccato.                       
- Puoi venire stanotte. Ho intenzione di tornarci, voglio mostrarti lo specchio.                                                                                                             
Ron lo spronò: - Dai, prendi un po’ di pancetta o qualcos’altro. Perché stamattina non mangi niente?                                                                   
Harry aveva lo stomaco chiuso. Aveva conosciuto i suoi genitori e quella notte li avrebbe rivisti. Di Flamel si era quasi dimenticato; non sembrava più tanto interessante.                                                           
Così, quella notte, Harry portò Ron nella stanza con lo specchio. Ma Ron non vedeva i genitori dell'amico, bensì se stesso Caposcuola, con in mano la Coppa delle Case e la Coppa del Quidditch.
- Che dici, questo specchio fa vedere il futuro? - chiese Ron emozionato.                                                                                                                     
- E com’è possibile? I miei sono tutti morti.                                           
Nonostante Ron glielo sconsigliasse, Harry tornò davanti allo specchio anche la notte seguente. Solo che dopo un po’ sentì una voce.
- Allora … di nuovo qui, Harry?                                                                 
Era Silente. Harry balbettò: - Io … io non l’ho vista, signore.            
- Strano: essere invisibili rende miopi! - osservò Silente sorridendo. Poi tornò serio. - Tu, come altri prima di te, hai scoperto le dolcezze dello Specchio delle Brame. Suppongo che tu ormai abbia capito a cosa serve.                                                                      
- Sì … beh … ci vedo la mia famiglia …                                                           
- E il tuo amico Ron ci si è visto Caposcuola.                                                
- E lei come lo sa …?                                                                                      
-Io non ho bisogno di un mantello per diventare invisibile - disse Silente con dolcezza. - Capisci adesso cos’è che noi tutti vediamo nello specchio?
Harry scosse la testa.                                                                                             
- Allora te lo spiego. L’uomo più felice della terra, specchiandosi, vedrebbe se stesso esattamente com’è.                                               
- Ci vediamo dentro quello che vogliamo- disse Harry lentamente.     
- Sì e no - disse Silente tranquillo. - Ci mostra quello che desideriamo più profondamente in cuor nostro. Tu, che non hai mai conosciuto i tuoi genitori, ti vedi circondato dalla tua famiglia. Ronald Weasley, che è sempre vissuto all’ombra dei suoi fratelli, si vede come il migliore di tutti. Ma molti si sono smarriti davanti a questo specchio, oppure hanno perso il senno. Sappi che domani lo specchio verrò portato in una nuova dimora, e io ti chiedo di non cercarlo mai più. Ricorda: non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere. E ora, perché non ti rimetti quel meraviglioso mantello e non te ne torni a letto?               
Harry esitò. - Signore … posso farle una domanda?                                                  
Silente sorrise. - Certo! Me ne hai appena fatta una!                                 
- Lei che cosa vede, quando si guarda nello specchio?                                 
- Io? Mi vedo con in mano un paio di grossi calzini di lana.                       
Harry lo guardò incredulo.                                                                      
- I calzini non bastano mai - disse Silente. - E’ passato un altro Natale, e nessuno mi ha regalato un solo paio di calzini. Chissà perché a me regalano soltanto libri.                                                    
Solo quando fu a letto, Harry pensò che forse Silente non gli aveva detto la verità. Ma in fin dei conti, la sua era stata una domanda forse troppo personale.  
                                                                                                                   ***                                
Hermione, Laura e Jasmine tornarono a scuola il giorno prima
dell’inizio del nuovo trimestre. Dopo Harry e Ron, Laura corse a salutare Edvige, e volle sapere da Harry se le erano piaciuti i Biscottini Gufici che le aveva mandato.                                            
Harry e Ron raccontarono alle amiche ogni cosa successa durante le vacanze. Hermione era divisa tra l’orrore al pensiero di Harry che, invece di starsene a letto, andava in giro per la scuola (“Se Gazza ti avesse beccato!”) e la delusione per il fatto che non aveva scoperto chi fosse Nicolas Flamel. Jasmine invece era rimasta particolarmente colpita dal Mantello dell’Invisibilità di Harry (“E’ fantastico! Un mantello che rende invisibili! Bellissimo!), e dichiarò che avrebbe tanto voluto guardare nello Specchio delle Brame per scoprire il suo desiderio più profondo.     
Avevano quasi abbandonato ogni speranza di trovare Flamel, anche se Harry era sicuro di aver già letto quel nome.                       
Oliver Baston faceva lavorare la squadra sempre più duramente. Se avessero vinto la partita contro Tassorosso, per la prima volta dopo sette anni avrebbero superato Serpeverde nella Coppa del Quidditch.                                                                                                    
Fu durante un allenamento funestato dalla pioggia e dal vento che Baston dette una cattiva notizia. Si era appena arrabbiato con Fred e George, che continuavano a far finta di cadere dalle scope.        
- Ma volete piantarla di fare confusione! Questo è precisamente il genere di sciocchezza che ci farà perdere la partita! Stavolta l’arbitro è Piton, che certo non mancherà di trovare scuse per togliere punti a Grifondoro!                                                                    
A quelle parole, George cadde davvero dalla scopa. - L’arbitro è Piton?                                                                                         
Harry era sconcertato quanto lui. Dopo l’allenamento andò dritto filato in sala comune, dove trovò Ron e Hermione che giocavano a scacchi. Jasmine sfogliava un libro seduta in poltrona, mentre Laura assisteva alla partita.                                                                           
- Aspetta un attimo prima di parlare - disse Ron rivolto a Harry - ho bisogno di concen … - Poi vide la sua espressione. - Ma che ti prende? Hai una faccia spaventosa!                                                         
Harry rivelò l’improvviso desiderio di Piton di fare l’arbitro.                
- Non giocare - disse subito Hermione.                                                        
- Datti malato - aggiunse Ron.                                                                         
- Fa’ finta che ti sei rotto una gamba - suggerì Hermione.                        
- Rompitela davvero - rincarò Ron.                                                            
Jasmine scoppiò a ridere. - Non vi sembra di essere un po’ esagerati? - disse, guardando dall’uno all’altro.                                      
- Sì, infatti - convenne Laura. - Sembra un mostro, Piton, o non so cosa!                                                                                                                   
In quel momento Neville piombò nella sala, le gambe bloccate da quello che doveva essere un Incantesimo delle Pastoie.                              
Tutti si rotolarono dalle risate, a parte Laura, Jasmine e Hermione; quest’ultima gli fece subito un controincantesimo.            
- Che ti è successo? - gli chiese Laura. - Chi ti ha fatto l’incantesimo?                                                                                                               
- Malfoy - rispose Neville con voce tremula. - Ha detto che stava cercando qualcuno su cui sperimentare il trucco.                              
- Che idiota! - esclamò Laura con veemenza. Jasmine assunse un’espressione indignata.                                                                        
-Va’ dalla professoressa McGranitt! - lo spronò Hermione. - Raccontale tutto!                                                                                         
- Non voglio altri guai - bofonchiò Neville.                                                           
- Ma Neville, devi tenergli testa! - disse Ron, ripetendo a lui le parole che aveva rivolto tempo prima a Jasmine. - Quello è abituato a passare sopra al prossimo, ma questa non è una ragione per prosternarsi davanti a lui e rendergli più facile il compito.
- Non hai bisogno di dirmi che non sono abbastanza coraggioso per far parte dei Grifondoro: ci ha già pensato Malfoy - fece Neville con voce strozzata.
Laura aggrottò la fronte. Poi lo guardò negli occhi. - Senti, Neville, tu sei coraggiosissimo. Davvero! E scommetto che lui se la fa sotto in qualsiasi situazione. Non dargli retta, capito? Tu sei Grifondoro al cento per cento!                                                                                     
Neville, che sembrava sull’orlo delle lacrime, parve un po’ rincuorato. Abbozzò un sorriso. - Grazie, Laura.                                                                       
- Laura ha ragione - disse Harry. - Tu vali dodici Malfoy. - Con queste parole, gli porse una Cioccorana.                                                                               
- Grazie, Harry … Credo che me ne andrò a letto. Vuoi la figurina? Tu fai collezione, no?                                                                                       
Neville rivolse un ultimo, timido sorriso a Laura e si allontanò. Harry diede un’occhiata alla figurina.                                                           
- Un’altra volta Silente. E’ stato il primo che ho mai …                              
Ma le parole gli si strozzarono in gola. Fissò il retro della figurina, poi alzò gli occhi su Ron, Hermione, Laura e Jasmine.                             
-L’ho trovato! Ho trovato Flamel! Ve l’avevo detto che l’avevo già letto da qualche parte! E’ stato sul treno per Hogwarts. State a sentire: “Silente è noto soprattutto per aver sconfitto il mago Grindelwald nel 1945, per aver scoperto i dodici modi per utilizzare il sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia con il collega Nicolas Flamel”!                                                                         
- Finalmente l’abbiamo trovato! - esultò Jasmine, mentre Laura faceva un gesto di vittoria con le braccia.                                           
Hermione saltò su. Si precipitò nel dormitorio e tornò poco dopo con un enorme librone.                                                                            
- Questo l’ho preso dalla biblioteca qualche settimana fa, quando cercavo una lettura un po’ leggera …   
-Leggero, quello? - esclamò Ron, ma Hermione gli disse di star zitto e cominciò a sfogliare febbrilmente le pagine.                          
Alla fine trovò quel che cercava. - Lo sapevo! Lo sapevo!                    
-Adesso possiamo parlare? - fece Ron imbronciato.                                 
Hermione lo ignorò. - Nicolas Flamel - mormorò in tono d’importanza - è l’unico di cui si sappia che ha fabbricato la Pietra Filosofale!   
-La cosa? - fecero gli altri quattro all’unisono.                                                    
-Uffa, ma voi non sapete leggere? Sentite qua: “La Pietra Filosofale è una sostanza che può trasformare qualunque metallo in oro puro, e produce l’Elisir di Lunga Vita, che rende immortale chi lo beve. L’unica pietra attualmente esistente appartiene a Nicolas Flamel, il quale l’anno scorso ha festeggiato il seicentosessantacinquesimo compleanno”. Capito? Di certo, il cane fa la guardia alla Pietra Filosofale!                                                  
- E ci credo che Piton le da la caccia! - esclamò Harry. - Chiunque vorrebbe possederla.                                                                                
-Beh, mica tanto - disse Laura. - Insomma, a cosa serve rendersi immortali? Poi non puoi più morire … la tua vita va avanti all’infinito … e poi cosa fai?                                                                       
- Stai scherzando? - fece Ron. - Sarebbe utilissima! Se ce l’avessi, io mi comprerei un’intera squadra di Quidditch. E comunque, ci credo che non trovavamo Flamel in quella Rassegna dei recenti sviluppi della Magia. Se ha seicentosessantacinque anni, non è poi tanto recente! Voi che ne dite?
Jasmine annuì divertita.                                                                           

*Angolo autrice*
E voi che ne dite del capitolo? :D :D 
Ok, non ho neanche salutato u.u Buonasera a tutti, buon sabato e felice 22 febbraio! Come vi va la vita? Avete il tempo di lasciarmi una recensione, giusto per farmi sapere cosa ne pensate? E se sì, cosa aspettate? Forza, le recensioni portano gioia :D
Ringrazio tutte le persone che recensiscono la storia, e invito a recensire quelle che hanno messo la storia tra le seguite o le preferite ma che non mi hanno lasciato ancora nessun parere. Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate ... e poi se avete salvato la storia dovrà pure piacervi un pochetto, no? XD Quindi perchè non lasciare un commento?
Mi fareste davvero taaaaaanto felice! 
A presto!

 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Il giorno della partita di Quidditch, quando Ron e Hermione augurarono buona fortuna a Harry all’ingresso degli spogliatoi, Harry era ben consapevole che i due si stavano chiedendo se l’avrebbero mai rivisto vivo. Laura e Jasmine, invece, non avevano quel pensiero per la testa; in effetti, secondo Harry, l’avrebbero giudicato addirittura ridicolo. Lo salutarono tranquillamente e andarono a sedersi con Ron e Hermione sugli spalti vicino a Neville. 
- Oh, andiamo, Hermione - disse Laura, aggiustandosi in un gesto nervoso la gonna del completo da cheerleader. - Lascia la bacchetta, sennò come fai a tifare?                                                        
Ron e Hermione, infatti, si erano portati dietro le bacchette magiche, e in gran segreto si erano anche esercitati a fare l’Incantesimo delle Pastoie, pronti a usarlo su Piton se necessario.                                     
Hermione fece un gesto di diniego a Laura e bisbigliò a Ron: - Allora, tieni bene a mente la formula magica: “Locomotor Mortis".
- Lo so - ribatté Ron, seccato - piantala di tormentarmi.                    
- Continuo a pensare che siano troppo esagerati - bisbigliò Jasmine a Laura. - Insomma, credono davvero che Piton faccia qualcosa a Harry nel bel mezzo di una partita? Con tutte le persone che guardano?                                                                               
Laura si limitò a scrollare le spalle.                                                           
- Ehi! - esclamò Ron. - Guardate, c’è anche Silente! E’ impossibile che Piton si azzardi a fare del male a Harry se c’è Silente, no? Ecco che partono … ahi!                                                                               
Qualcuno gli aveva dato una botta sulla nuca. Era Malfoy.                   
- Uh, Weasley, scusa tanto, non t’avevo visto. - E rivolse un largo sorriso a Tiger e Goyle. - Mi chiedo quanto a lungo resterà in sella Potter questa volta. Si accettano scommesse! Tu che ne dici, Weasley?                                        
Ron non rispose; Piton aveva appena assegnato un rigore a Tassorosso perché George gli aveva spedito addosso un Bolide.         
- Ma se è valido! - esclamò Jasmine.                                                                      
Hermione non pensava a fare il tifo; teneva le mani con tutte le dita incrociate e fissava Harry con gli occhi socchiusi.                           
Quando Piton ebbe dato un altro rigore a Tassorosso senza motivo, le cheerleader di Grifondoro improvvisarono un ritornello di protesta. Visto che non l’avevano premeditato, il risultato non fu dei migliori.

Professore, professore, questo è un baro bello e buono,                     
non dia rigori a casaccio, non veda cose che non ci sono;                    
se non vuole farci arrabbiare                                                                                  
per favore, sia imparziale!


Piton rivolse un’occhiata omicida alle cheerleader.                             
- Sai come penso che facciano, per scegliere chi gioca per il Grifondoro? - disse Malfoy a voce alta, mentre Lavanda e Calì esplodevano in risatine per l’espressione di Piton. - Scelgono quelli che gli fanno pena. E infatti ci gioca Potter, che non ha i genitori, ci giocano i Weasley, che non hanno il becco d’un quattrino … anche tu dovresti far parte della squadra, Paciock, visto che non hai cervello.                                                                                  
Neville si fece paonazzo e si girò per guardare Malfoy dritto in faccia.                                                                                                               
- Io ne valgo dodici come te, Malfoy - balbettò.                                        
Malfoy, Tiger e Goyle si sbellicarono dalle risate, ma Ron, senza osare distogliere lo sguardo dal gioco, sibilò: - Cantagliele, Neville.     
- Ehi, Paciock, se il cervello valesse tanto oro quanto pesa, saresti più povero di Weasley … ed è tutto dire!                                                          
- Ti avverto, Malfoy - disse Ron - un’altra parola e …                              
- Ron! - esclamò Hermione all’improvviso. - Harry …!                              
- Eh? Che cosa, dove?                                                                                                
Harry aveva appena effettuato una picchiata spettacolare, e ora volava a tutta velocità verso terra.                                                                 
- Sei fortunato, Weasley: Potter deve aver visto una monetina caduta in terra! - fece Malfoy.                                                                    
A quel punto, Ron scattò. Prima che lui se ne rendesse conto, lo scaraventò a terra. Neville esitò, poi andò a dargli man forte.              
Ora le cheerleader intonavano una canzoncina di incoraggiamento a Harry, senza accorgersi di Malfoy e Ron che si rotolavano per terra, né dei tonfi e delle grida provenienti da Neville, Tiger e Goyle, trasformatisi in un vortice di pugni. Solo Laura e Jasmine ci fecero caso, e Jasmine diede in un grido strozzato. Laura smise di fare il tifo, guardandoli spaventata.                                                                           
- Ron! Ron! Ma dove ti sei cacciato? Harry ha vinto! Abbiamo vinto! - strillò Hermione in quel momento, abbracciando la più vicina, che era Laura. Calì e Lavanda fecero un balletto di trionfo mentre Harry smontava dalla scopa con il Boccino che si dibatteva nella sua mano. Hermione si unì al loro balletto, mentre Laura e Jasmine esultarono debolmente, troppo prese a guardare la rissa ancora in corso.                                                                 
Mentre usciva dagli spogliatoi, da solo, Harry riviveva nella sua mente l’ora appena trascorsa. I Grifondoro che lo issavano sulle spalle, Hermione, Laura e Jasmine che saltavano su e giù, e Ron, in preda a una forte emorragia nasale, che urlava di gioia …                
A un tratto vide una figura incappucciata che si dirigeva verso la Foresta Proibita. Era Piton. Harry lo seguì planando silenziosamente in sella alla Nimbus Duemila, e quando Piton si fermò in una radura vide che c’era anche Raptor.                                     
- n-non ca-capisco pe-pe-perché hai vo-voluto che ci vedessimo qui, Severus, con ta-tanti po-posti che ci sono …                                         
- Oh, beh, non volevo farlo sapere in giro - rispose Piton gelido. - In fin dei conti, gli studenti non devono sapere della Pietra. Allora, hai scoperto come si fa a mettere fuori combattimento quella bestiaccia che Hagrid ha piazzato lì dentro?                                  
- M-ma Severus, io …                                                                                                   
- Guarda che non ti conviene avermi per nemico, Raptor.                        
- No-non capisco ca-capisco c-che cosa inte …                                                      
- Lo sai benissimo, quel che intendo dire.                                                    
In quell’istante, un gufo lanciò un forte ululato e Harry non riuscì a sentire più nulla. Quando il gufo ebbe smesso, Piton stava dicendo: - … quei tuoi abracadabra da quattro soldi. Io resterò ad aspettare.                                                                                                             
- M-ma io n-non so …                                                                                  
- Benissimo - tagliò corto Piton. - Faremo presto un’altra bella chiacchierata, quando avrai avuto il tempo di pensarci su e di decidere da che parte stai. - Poi si allontanò.                                        
Harry tornò al castello, dove Hermione lo accolse con un: - Harry! Ma dove ti eri cacciato?                                                                                                
- Abbiamo vinto! - gridò Ron, dandogli una pacca sulla schiena. - E io ho fatto un occhio nero a Malfoy, mentre Neville si batteva da solo contro Tiger e Goyle! E’ ancora in coma, ma Madama Chips dice che non ha niente.                                                                                    
- Poverino - dissero Laura e Jasmine all’unisono.                       
- Abbiamo organizzato una festa - proseguì Ron. - Fred e George hanno sgraffignato dalle cucine un po’ di roba buona.                                                          
- Beh, andiamo, allora? - chiese Jasmine, ma Harry disse: - Adesso lasciamo stare. Ho qualcosa da dirvi …                                                     
In un’aula vuota raccontò agli amici quello che aveva sentito.                
- Allora avevamo ragione, si tratta proprio della Pietra Filosofale!  E Piton sta cercando di costringere Raptor ad aiutarlo a rubarla. Io credo che, a parte Fuffi, la sorveglianza della pietra sia affidata anche a qualcos’altro: probabilmente un sacco di incantesimi … e Raptor dovrebbe fare non so che magia nera per permettere a Piton di fare il colpo …                                                                                        
- Allora tu pensi che la Pietra sia al sicuro solo se Raptor gli dice di no … - fece Hermione in tono allarmato.                                                    
- Entro martedì prossimo, la faccenda sarà risolta - sentenziò Ron.
                                                                                              ***    
Ma Raptor doveva essere più coraggioso di quanto credevano. Nelle settimane successive sembrava farsi sempre più pallido, ma resisteva.
Ogni volta che passavano per il terzo piano, Harry e gli amici accostavano l’orecchio alla porta per controllare che Fuffi ringhiasse ancora. Piton pareva di malumore, il che di certo significava che la Pietra era ancora al sicuro.                                            
Hermione, invece, aveva anche altre cose a cui pensare. Aveva cominciato a fare il programma dei ripassi e a dividere i suoi appunti per argomenti e attribuire un colore diverso a ciascuno. A Harry e Ron non sarebbe mai passato per la testa, ma lei continuava a pungolarli perché facessero lo stesso.
- Ma, Hermione … manca molto agli esami - osservò Jasmine.                
- Dieci settimane - precisò Hermione impaziente - e per Nicolas Flamel sono un attimo.                                                                                    
- Ma noi non abbiamo seicento anni come Flamel - le ricordò Ron. - E comunque, si può sapere a cosa ti serve fare il ripasso, visto che sai già tutto?
- A cosa mi serve? Ma sei matto? Ti rendi conto che questi esami dobbiamo passarli per andare al secondo anno? Avrei dovuto cominciare a studiare un mese fa, non so proprio che cosa mi è preso …                                                                                                                  
- Sì, addirittura - fece Jasmine divertita.                                                  
- Io inizierò a ripassare fra un po’ - disse Laura. - Mi sembra troppo presto cominciare da ora!                                                                     
- Direi - disse Ron.                                                                                                
Purtroppo sembrava che gli insegnanti la pensassero come Hermione. Li caricarono di compiti per le vacanze di Pasqua, e passarono la maggior parte del tempo in biblioteca a finirli. Era difficile rilassarsi con Hermione che recitava i dodici usi del sangue di drago, Laura che la stava a sentire e li ripeteva per imprimerseli nella mente, e Jasmine che si esercitava nei movimenti della bacchetta magica.                                                            
- Uffa, ma perché non mi esce? - si lamentò Jasmine, buttando la bacchetta in preda allo sconforto. - Non riesco a farlo!                               
- Che incantesimo stai facendo? - le chiese Hermione.                        
- Quello Riparatore.                                                                                            
Hermione puntò la bacchetta sulla pergamena che Jasmine aveva strappato, in modo da eseguire l’incantesimo, e disse: - Guarda, fai così. Reparo!
La pergamena si risanò. Jasmine, che aveva guardato attentamente il movimento che faceva Hermione, strappò di nuovo il foglio per continuare a esercitarsi.                                                    
- Ok, credo di saperli tutti - annunciò Laura, che fino a quel momento aveva borbottato senza sosta.                                                     
- Che cosa, li sai tutti? - chiese Ron sbadigliando.                                        
- I dodici usi del sangue di drago.                                                                   
- Io non mi ricordo mai il sesto - fece Ron.                                              
Mentre Laura glielo diceva, Harry chiuse di scatto il libro Mille erbe e funghi magici.                                                                                       
- Sentite - disse - ne ho abbastanza di studiare, per oggi. Andiamo da Hagrid? Voglio chiedergli una cosa.                                                          
Laura si interruppe. - Oh … ehm … Che cosa devi chiedergli?              
- Se sa da cosa è protetta la Pietra Filosofale, oltre che da Fuffi - rispose Harry alzandosi.                                                                       
Quando bussarono alla porta della casetta, videro che tutte le tende erano tirate. Hagrid chiese: - Chi va là? - prima di farli entrare, e poi si richiuse velocemente la porta alle spalle.                   
Benché la giornata fosse tutt’altro che fredda, nel camino ardeva il fuoco. Jasmine si sventolò con la mano mentre Hagrid preparava il tè.
- Thor, amore! - esclamò Laura, allungando una mano verso il cane, che le si avvicinò scodinzolando. Laura gli accarezzò la testa e Thor le poggiò le zampe anteriori in grembo, cercando di leccarla.                                                                                                             
- Buono, Thor - disse Hagrid, mentre Laura rideva.                                
- Hagrid … volevamo chiederti una cosa - esordì Harry. - Abbiamo scoperto chi è Flamel, e sappiamo anche a cosa fa la guardia il cane, a una Pietra Filosofale. Ci chiedevamo se potevi dirci da cosa è protetta la Pietra, oltre che da Fuffi.                                      
Hagrid lo guardò aggrottando le sopracciglia.                                                         
- Certo che non te lo posso dire - sbottò. - Primo, non lo so neanch’io. Secondo, ne sapete già troppo e non ve lo direi in nessun caso ...
- Dai, Hagrid, tu lo sai. Tu sai tutto quello che succede in questo luogo - lo adulò Hermione con voce calda e suadente. - Ci chiedevamo solo chi si sia occupato della protezione. Cioè, volevamo sapere, a parte te, di chi può essersi fidato Silente al punto da lasciarsi aiutare.
Il petto di Hagrid si gonfiò d’orgoglio. Harry e Ron lanciarono a Hermione un’occhiata raggiante; Jasmine fece un vago sorriso e Laura si limitò a guardare Hagrid, in attesa.                                            
- Beh … immagino che non c’è niente di male se vi dico questo … sì, alcuni insegnanti hanno fatto degli incantesimi: la Sprite, Vitious, la McGranitt … Raptor … e naturalmente anche Silente. Ah, sì, e Piton.                                                                                                     
- Piton?                                                                                                                 
- Già. Non è che state ancora rimuginando cose strane sul suo conto? Ha dato una mano per proteggere la Pietra, non ha nessuna intenzione di rubarla!                                                                    
Harry sapeva che gli amici la pensavano come lui, o almeno Ron e Hermione. Se Piton era uno di quelli che aveva aiutato a proteggere la Pietra, non doveva aver avuto difficoltà a scoprire quali sistemi di sorveglianza avessero escogitato gli altri insegnanti. Probabilmente sapeva tutto … tranne, a quanto pareva, l’incantesimo di Raptor e il modo per evitare le ire di Fuffi.                                                                                                                
- Tu sei l’unico che sa come si fa a tenere buono Fuffi, vero, Hagrid? - chiese Harry ansioso. - E non lo diresti a nessuno, no?           
- Non lo sa anima viva, solo io e Silente - rispose Hagrid.                       
- Beh, è già qualcosa - sussurrò Harry agli altri per non farsi sentire.                                                                                                                       
- Hagrid, non potresti spegnere il fuoco, per favore? - chiese Jasmine, che ormai sbuffava. - Sto morendo di caldo.                                  
- Impossibile, mi dispiace - disse Hagrid.                                                        
- Perché impossibile? - domandò lei.                                                     
Hagrid tacque. Harry notò che lanciava un’occhiata al camino. Lo guardò anche lui e disse: - Ehi, e quello cos’è?                                             
Nel camino c’era un enorme uovo nero.                                                 
- Di che animale è? - chiese Laura interessata. - E’ davvero grosso!          
- Un drago - mormorò Ron.                                                                                   
- Un drago?! - esclamarono Jasmine e Laura all’unisono. Sembravano sconvolte.                                                                                
- Ma … ma … - balbettò Jasmine. - Hagrid, come … come farai a tenere … vuoi davvero tenere ... un drago?                                               
- Dove l’hai preso, Hagrid? - domandò Ron, chinandosi sull’uovo.                                
- L’ho vinto ieri sera. Giocando a carte con uno straniero.                        
- Ma cosa farai quando si schiude? - chiese Hermione.                              
- Beh, mi sono dato un po’ alla lettura - disse Hagrid, estraendo un librone. - In biblioteca ho preso questo: Allevare draghi per lavoro e per hobby … Bisogna tenere l’uovo nel camino, perché a quanto pare le mamme drago scaldano i loro piccoli col fiato … E qui, vedete?spiega come riconoscere le diverse specie dall’uovo. Il mio, sembra, è un Dorsorugoso di Norvegia. Una specie rara.           
Aveva un’aria compiaciuta, ma Hermione non lo era altrettanto.      
- Hagrid, tu abiti in una capanna di legno.                                               
Ma Hagrid non l’ascoltò. Canticchiava allegramente mentre attizzava il fuoco.                                                                  
                                                                                      ***
E così, adesso avevano un’altra cosa di cui preoccuparsi, e cioè quello che sarebbe potuto succedere a Hagrid se qualcuno avesse scoperto che aveva un uovo di drago.                                                            
Ormai Hermione aveva cominciato a compilare programmi di ripasso anche per Laura, Jasmine, Harry e Ron, facendo diventare matti questi ultimi due. Jasmine aveva rifiutato gentilmente il suo programma, dicendo che si trovava meglio a organizzarsi da sola. Hermione era parsa un po’ offesa.    
- Mi domando com’è vivere una vita tranquilla - sospirò Ron, una delle tante sere di fila che passarono a sgobbare sui libri. - I compiti, la faccenda della Pietra Filosofale, e adesso anche la faccenda di Hagrid!                                                                                         
- Beh - fece Jasmine, alzando lo sguardo dal libro - non dobbiamo per forza impicciarci della Pietra Filosofale, no? In fondo a noi che interessa? Insomma … anche se Piton volesse rubarla, cosa potremmo fare? Se lasciassimo perdere, avremmo una preoccupazione in meno. O no?
Harry la guardò di sbieco. Jasmine proprio non capiva che non potevano permettere a Piton di rubare la Pietra. Ron non le rispose, ma si limitò a scuotere la testa e a chiudere il libro che stava sfogliando per prenderne un altro.                                                  
Poi, un mattino, Edvige portò a Harry un messaggio di Hagrid. “Si sta schiudendo”.                                                                                                
Ron aveva voglia di saltare Erbologia e andare dritto filato da Hagrid, ma Hermione non volle neanche sentirne parlare, e nemmeno per Laura e Jasmine era una buona idea.                                                  
- Sentite un po’ - disse Ron - quante volte in vita nostra potremo vedere schiudersi un uovo di drago?                                                                                    
- Ma abbiamo le lezioni! - esclamò Hermione. - Ci cacceremo nei guai, ed è ancora niente in confronto a quello che capiterà ad Hagrid quando si scoprirà quel che sta facendo!                                          
- Oh, piantala - sussurrò Harry.                                                                     
Malfoy era poco lontano e si era fermato per ascoltare. Quanto aveva sentito di quello che avevano detto? A Harry non piacque affatto la sua espressione.   
Ron e Hermione fecero litigando la strada fino all’aula di Erbologia, e alla fine lei, Laura e Jasmine acconsentirono ad andare da Hagrid durante la ricreazione.                                                      
- Il draghetto è uscito quasi del tutto - fu la prima cosa che disse Hagrid facendoli entrare, la faccia rossa dall’emozione.                          
Trascinarono le sedie vicino al tavolo e stettero a guardare col fiato sospeso.                                                                                                      
A un tratto l’uovo si spaccò in due. Ne uscì un draghetto nero tutto raggrinzito, con sporgenti occhi arancioni. Il draghetto starnutì e dal naso gli uscirono un paio di scintille.                              
Laura fece un verso intenerito.                                                                          
- Non è adorabile? - mormorò Hagrid, tendendo la mano per accarezzarlo. Il draghetto fece per mordergliela.                                   
- Che Dio lo benedica … guardate, riconosce la mamma!                       
Diventò improvvisamente pallido e corse alla finestra.                                  
- Che cosa c’è? - chiese Harry.                                                                                                  
- C’era un ragazzino che spiava … se n’è andato di corsa.                          
Harry guardò fuori. Anche a distanza, era impossibile non riconoscerlo.                                                                                              
Malfoy aveva visto il drago.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Harry e i quattro amici passarono gran parte del tempo libero da Hagrid cercando di farlo ragionare.                                                                  
- Hagrid, non è una buona idea - diceva Laura. - Non puoi tenere un drago in questa casa minuscola. E’ già cresciuto parecchio … diventerà enorme!
- E cosa dovrei fare? Liberarlo? No, non posso. Morirebbe.                     
Il pavimento era coperto di bottiglie di brandy e penne di pollo. Hagrid aveva persino trascurato i suoi doveri di guardiacaccia, tanto aveva da fare con il drago.                                                                  
- L’ho chiamato Norberto - disse. - Mi riconosce: guardate. Norberto! Norberto! Dov’è la mamma?                                                    
- E’ andato fuori di testa - mormorò Ron.                                             
Jasmine soffocò una risata, guardando Hagrid con un misto di nervosismo ed esasperazione.                                                                                           
Harry si girò di scatto verso Ron.                                                                               
- Charlie! - esclamò.                                                                                       
- Stai diventando matto pure tu - disse Ron. - Io sono Ron, hai presente?                                                                                                               
Jasmine si mise a ridere.                                                                               
- Ma no! - disse Harry. - Charlie … tuo fratello! In Romania. Potremmo mandare Norberto da lui.                                                        
- Geniale! - commentò Ron. - Che ne dici, Hagrid?                                    
Alla fine Hagrid acconsentì a mandare un gufo a Charlie per chiedergli se andava bene, e qualche giorno dopo arrivò la risposta: Charlie diceva di trovarsi alla torre più alta del castello a mezzanotte di quel sabato.                                                                         
Il giorno dopo Harry, Hermione, Laura e Jasmine andarono a trovare Ron in infermeria: l’amico era stato morso da Norberto, un giorno che era andato da Hagrid per aiutarlo con il drago, e adesso la sua mano era il doppio dell’altra.                                            
- Come va? - gli chiese Laura, guardando la mano fasciata con una smorfia.                                                                                                                     
- Mi sento come se mi stesse per cadere - rispose Ron. - Prima è venuto Malfoy; ha detto a Madama Chips che voleva prendere in prestito uno dei miei libri, e con questa scusa è venuto a farsi quattro risate alla faccia mia. Non ha smesso un attimo di minacciare di spifferare da che cosa sono stato morso … Io ho detto che è stato un cane, ma non penso che la Chips mi abbia creduto. Non avrei proprio dovuto picchiarlo, alla partita: è per questo che adesso se la prende con me.                                                       
- Idiota - si limitò a dire Jasmine, dopo aver ascoltato il suo racconto.                                                                                                         
- Entro la mezzanotte di sabato sarà finito tutto - Hermione cercò di rassicurare Ron, ma lui si mise a sedere di colpo.                                       
- A mezzanotte di sabato! Oh no … oh no … mi è appena tornato in mente che … dentro il libro che Malfoy mi ha chiesto in prestito c’era la lettera di Charlie! Adesso sa che stiamo per disfarci di Norberto.                                                                                                               
I quattro si guardarono preoccupati.                                                                                       
- Beh … beh, magari non dirà niente - disse Jasmine lentamente. - Insomma, fino ad ora non ha detto niente del fatto che Hagrid ha un drago, anche se l’ha visto. E ha minacciato Ron di dire da che cosa è stato morso, ma non ha detto neanche quello, quindi …                                                   
Loro non ebbero il tempo di rispondere, perché Madama Chips li mise alla porta, dicendo che Ron aveva bisogno di dormire.
                                                                                              ***
Ormai era troppo tardi per cambiare il loro piano, così quel sabato Harry, Jasmine, Laura e Hermione andarono a prendere Norberto e lo portarono dentro una cassa fino alla Torre di Astronomia, sotto il Mantello dell’Invisibilità.                                        
Quando stavano per arrivare, videro la McGranitt che teneva Malfoy per un orecchio.                                                                                    
- In castigo! - gridò. - E venti punti in meno a Serpeverde! Come ti permetti di andare in giro di notte a questo modo!                                         
- Professoressa, lei non capisce … sta arrivando Harry Potter … ha un drago!                                                                                                                  
- Ma che sciocchezze! Come osi raccontare balle del genere! Avanti, Malfoy … riferirò tutto al professor Piton!                                       
Harry e le amiche salirono la scala a chiocciola che conduceva in cima alla torre e si tolsero il mantello. Hermione improvvisò una specie di balletto.
- Malfoy si è beccato una punizione! Sono talmente contenta che mi metterei a cantare!                                                                                         
- Se l’è meritata! Così impara a impicciarsi nei fatti che non gli riguardano - disse Jasmine.                                                                                        
Arrivarono gli amici di Charlie in sella alle scope, e si portarono via Norberto. Harry e le tre amiche scesero la scala a chiocciola col cuore leggero.
- E’ un bene che se ne sia andato, anche perché starà meglio con i suoi simili - commentò Laura.                                                                
D’un tratto lei e Jasmine assunsero un’aria preoccupata.                           
- Ehi … il mantello! - disse Jasmine. - L’abbiamo dimenticato!                                                                                                       
- Lo stavo per dire! - esclamò Laura.                                                               
- Bene, bene, bene - mormorò una voce. Gazza era apparso all’improvviso. - Vedo che ci siamo cacciati di nuovo nei pasticci!      
Avevano lasciato sulla torre il Mantello dell’Invisibilità.
                                                                                               ***
Le cose non avrebbero potuto andare peggio di così.                         
Gazza li portò nello studio della McGranitt, dove si sedettero senza scambiarsi una parola. Hermione tremava. Laura e Jasmine tenevano lo sguardo basso. Nel cervello di Harry si accavallavano scuse e alibi di ogni genere, ma uno più debole dell’altro.                        
Poi arrivò la McGranitt, seguita da Neville.                                                   
- Harry! - esclamò Neville all’istante - ti stavo cercando per avvertirti! Ho sentito Malfoy dire che ti avrebbe beccato, e ha detto che hai un dra ...
Harry scosse la testa per dirgli di tacere, ma la McGranitt l’aveva visto.                                                                                                                  
- Non me lo sarei mai aspettato da nessuno di voi. E’ l’una del mattino! Esigo una spiegazione.                                                                 
Era la prima volta che Hermione non riusciva a rispondere alla domanda di un insegnante. Stava lì in piedi a fissarsi le scarpe, immobile. Jasmine e Laura erano rosse in viso e tenevano lo sguardo ostinatamente basso.                                                              
- Credo di sapere cosa è successo - disse la McGranitt. - Non ci vuole certo un genio per capirlo. Avete raccontato a Malfoy chissà quali balle a proposito di un drago, per attirarlo fuori dal letto e combinare qualche pasticcio. Comunque l’ho già pescato. Presumo che vi sembri divertente che Paciock, qui, abbia sentito le vostre storie e ci abbia anche creduto!                                                   
Neville sembrava attonito e ferito. Laura lo guardò dispiaciuta.            
- Sono indignata - continuò la McGranitt. - Voi tre, signorine, credevo che aveste più senno. Adesso, andrete in castigo tutti e tre … sì, anche tu, Paciock, perché nulla ti autorizza ad andartene a zonzo per la scuola di notte! E in più, toglierò cinquanta punti a Grifondoro!
- Cinquanta? - esclamò Harry con voce strozzata.                               
- Cinquanta punti a testa.                                                                                
Laura sgranò gli occhi. Jasmine deglutì.                                                      
La McGranitt ordinò loro di tornare a letto, ma Harry non riuscì a chiudere occhio. Duecentocinquanta punti in meno! I Grifondoro sarebbero finiti in fondo alla classifica.                                                           
E come se non bastasse, quando si venne a sapere chi era stato a togliere tutti quei punti a Grifondoro, Harry divenne il ragazzo più odiato dell’intera scuola, dopo essere stato uno dei più amati. Gli unici che gli rimasero vicini furono i quattro amici.                                            
- Di qui a poche settimane si saranno scordati tutto - tentò di rassicurarlo Ron. - Fred e George gli hanno fatto perdere tanti di quei punti … eppure i compagni gli vogliono ancora bene.                                         
- Però non hanno mai fatto perdere duecentocinquanta punti in un colpo solo! O no? - disse Harry affranto.                                              
- Beh … effettivamente no - ammise Ron.                                                
Anche Hermione, Laura, Jasmine e Neville se la passavano male. Non quanto Harry, ma nemmeno a loro nessuno rivolgeva più la parola.
A circa una settimana dall’inizio degli esami, Harry, Hermione, Jasmine, Laura e Neville ricevettero dei messaggi che dicevano:

Per punizione, andrete in cella d’isolamento a partire dalle undici di stasera. Presentatevi da Gazza nella Sala d’Ingresso.
                                                                                   Prof.ssa McGranitt

Così, quella sera alle undici, salutarono Ron e scesero nella Sala d’Ingresso insieme a Neville. Gazza era già lì, e con lui c’era Malfoy. Harry aveva dimenticato che anche Malfoy si era beccato la punizione.                                                                                                  
- Adesso credo proprio che ci penserete due volte prima di violare il regolamento, eh? - fece Gazza mentre si avviavano. - E’ un peccato che non diano le punizioni come una volta … Allora ti appendevano al soffitto per i polsi e ti ci lasciavano per qualche giorno!
Jasmine fece una smorfia impaurita e scambiò un’occhiata con Laura, che era altrettanto incredula.                                                         
Arrivarono davanti alla capanna di Hagrid. Poi udirono un grido.          
- Sei tu, Gazza? Sbrigati, che voglio cominciare.                                                                 
Harry si sentì sollevato: non sarebbe stato poi tanto male, se gli toccava ripassare con Hagrid.                                                                
- Non penserai mica che siete venuti a divertirvi? - disse Gazza, quasi avesse intuito i suoi pensieri. - Beh, levatelo dalla testa: è nella foresta che vi sto portando.                                                                       
Neville diede in un flebile lamento, e Malfoy si bloccò.                                
- Nella foresta? - ripeté, e non col suo solito tono sicuro. - Ma non si può mica andarci di notte … ci sono in giro un sacco di bestie strane … lupi mannari, dicono.                                                                                   
Neville strinse la manica del mantello di Laura ed emise un suono strozzato.                                                                                                        
- Stai tranquillo, Neville - gli bisbigliò lei, anche se era preoccupata.                                                                                               
Hagrid emerse dalle tenebre e si avvicinò a loro. Portava in mano una balestra e una faretra piena di frecce a tracolla.                                      
- Bene, io torno all’alba - disse Gazza - … a riprendere quel che resta di voi. - E si allontanò.                                                                             
Malfoy si voltò verso Hagrid. - Io in quella foresta non ci metto piede.                                                                                                                        
- Ci andrai eccome, se vuoi restare a Hogwarts! - ribatté Hagrid.         
- Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che ci avrebbero dato degli esercizi o roba del genere … Se lo sapesse mio padre, quello che mi state facendo, lui …                                     
- … ti direbbe che a Hogwarts si è sempre fatto così - lo rimbeccò Hagrid. - Figuriamoci: esercizi! E a cosa servirebbero? No, farete qualcosa di utile, e adesso seguitemi senza fare storie.                           
Indicò qualcosa di argentato che luccicava.                                                
- Vedete quella roba che luccica? - fece Hagrid. - E’ sangue di unicorno. Là dentro c’è un unicorno ferito. Noi cercheremo di andare a salvarlo. Ma forse dovremo abbatterlo, per non farlo più soffrire.                                                                                                                 
- Oh, poverino! - esclamò Laura.                                                                  
- Sì, sì, lo so - disse Hagrid. - Bene, adesso ci divideremo in due gruppi e seguiremo le tracce ognuno da una parte.                                   
- Io voglio Thor - disse subito Malfoy.                                                                          
- D’accordo, ma ti avverto che è un gran vigliacco. Allora io, Hermione e … vediamo … e Laura andremo da una parte, e Harry, Draco, Jasmine e Thor dall’altra. Quanto a Neville …                                                                  
- Posso venire con te? - chiese Neville.                                                    
- D’accordo - rispose Hagrid, e Neville andò a mettersi vicino a Laura.                                                                                                                   
- Hagrid … - disse Laura con voce sommessa - posso andare con Jasmine?                                                                                                        
- Oh … e va bene.                                                                                            
Sollevata, Laura raggiunse la cugina. Neville, chissà perché, parve un po’ deluso.                                                                                                   
- Ah … ma adesso siamo un gruppo da cinque e uno da tre - osservò Hagrid. - Allora Thor viene con me. Mi spiace - aggiunse rivolto a Malfoy, che parve in disappunto.                                                 
- Se uno dei due gruppi trova l’unicorno - continuò Hagrid - sprizza delle scintille verdi. E se qualcuno si trova in difficoltà, mandi le scintille rosse e tutti verremo ad aiutarlo. Andiamo.                         
Hagrid, Hermione, Neville e Thor andarono a sinistra mentre Malfoy, Harry, Laura e Jasmine a destra.                                                 
Si incamminarono. Di frequente Harry vedeva macchie di sangue argentato. Poi scorse qualcosa di bianco che scintillava.                          
- Guardate … - mormorò, tendendo un braccio per fermare Malfoy e le amiche.                                                                                         
Si avvicinarono con circospezione. Era proprio l’unicorno, ed era morto. Harry non aveva mai visto niente di così bello e così triste. Cadendo, le lunghe zampe affusolate si erano divaricate formando strani angoli, e la criniera bianco perla era sparsa sulle foglie.
- Che bello … - sussurrò Jasmine, fissandolo con gli occhi sgranati.      
Laura lo guardava altrettanto affascinata, ma anche impietosita. Fece un passo verso l’unicorno e sembrò che volesse sfiorarlo, ma poi si limitò a chiedere: - Allora … che facciamo? Chiamiamo gli altri con le scintille?                                                                                       
Un fruscio li fece mettere subito all’erta. Dall’ombra uscì una figura incappucciata che avanzò strisciando, si chinò sull’unicorno e si mise a berne il sangue.                                                                         
- AHAHAHAHAHA! - Malfoy lanciò un grido agghiacciante e schizzò via. La figura incappucciata alzò il capo e puntò lo sguardo su Harry, con il sangue che gli colava sul petto. Poi si avvicinò rapidamente.                                                                                                   
Laura e Jasmine fissavano la figura, la bocca mezza aperta, terrorizzate. Harry non riusciva a muoversi. Un fitto dolore gli trapassò la testa, e Harry cadde in ginocchio. Vide solo confusamente Laura che correva verso di lui, lo tirava per un braccio e diceva con voce acuta: - Andiamo via! Andiamo!
Ma il dolore era così forte che Harry non riusciva a rialzarsi.              
Sentì un rumore di zoccoli e, quando alzò lo sguardo, l’incappucciato era scomparso. Davanti a loro c’era una creatura che fino alla cintola era un uomo, con capelli biondo chiarissimo, ma dalla vita in giù aveva un corpo di cavallo.                                            
- Tutto bene? - chiese la creatura, aiutando Harry ad alzarsi.              
- S-sì, grazie … ma … lei chi è?                                                                        
- Sono un centauro. Mi chiamo Fiorenzo. - Aveva occhi di un blu stupefacente, come due pallidi zaffiri. Guardò Harry con attenzione, soffermandosi sulla cicatrice.                                               
- Ma tu sei il giovane Potter! Faresti bene a tornare da Hagrid. La foresta è un posto pericoloso, specie per te.                                             
Si girò a guardare Laura e Jasmine. - E voi, siete sue amiche?             
Le due annuirono, guardandolo fisso. Ovviamente non avevano mai neanche sognato un centauro in vita loro.                                        
- Sapete andare a cavallo? - chiese Fiorenzo. - In questo modo farete più in fretta. Ma temo che non ci stiate tutti e tre …                         
Alla fine, dopo tanti tentennamenti da parte di Laura e Jasmine, quest’ultima salì in groppa al centauro dietro a Harry, mentre Laura li seguiva a piedi.
- Tra poco facciamo cambio, ok? - disse Jasmine alla cugina, e lei annuì.                                                                                                                  
Dopo un po’, Harry si arrischiò a chiedere: - Cos’era quell’essere? Quella creatura incappucciata?                                                           
- Una creatura mostruosa - rispose Fiorenzo. - E’ un crimine orribile uccidere un unicorno. Il sangue dell’unicorno ti mantiene in vita anche se sei a un passo dalla morte, ma sarà una mezza vita, una vita dannata.                                                                                                                       
- Ma … a questo punto sarebbe meglio morire, no? - disse Harry.           
- E’ vero, a meno che non ti basti restare vivo per il tempo necessario a bere qualcos’altro … qualcosa che ti restituisca tutta la tua forza. Voi lo sapete cosa è nascosto nella scuola in questo momento?                                                                                                       
- La Pietra Filosofale! - disse Harry. - Ma certo … l’Elisir di Lunga Vita! Però non capisco chi …                                                                       
- Non ti viene in mente nessuno che abbia atteso molti anni per tornare al potere?                                                                                            
- Vuoi dire - fece Harry con voce strozzata - che era Vol …                         
- Harry! Jasmine! Laura! Tutto a posto?                                                                      
Hermione correva verso di loro, seguita da Hagrid, Neville e Malfoy, tutti ansimanti, e Thor.                                                                
- Stiamo benissimo - disse Harry. - L’unicorno è morto, Hagrid, e sta nella radura lì dietro.                                                                                                       
- A questo punto, io vi lascio - mormorò Fiorenzo. - Adesso siete al sicuro.                                                                                                              
Harry e Jasmine scivolarono giù dalla sua groppa. Il centauro si voltò e sparì nella foresta.                                                                                           
Fecero ritorno al castello. Neville andò subito a dormire, mentre Harry, Laura, Jasmine e Hermione svegliarono Ron, che si era addormentato in sala comune, e gli raccontarono quello che era successo.                                                                                                             
- Piton vuole rubare la Pietra per conto di Voldemort - disse Harry - … e Voldemort aspetta nella foresta …                                                        
-Piantala di pronunciare quel nome! - sussurrò Ron terrorizzato.        
Ma Harry non lo ascoltò. - Quindi, adesso non mi resta che aspettare che Piton rubi la Pietra, e a quel punto Voldemort potrà venire a farmi fuori … perché di sicuro è questo che vuole fare!              
- Ma la pianti di pronunciare quel nome? - sibilò Ron.                                           
Hermione, Laura e Jasmine guardavano Harry preoccupate.                                        
- Harry, tutti dicono che Silente è l’unica persona di cui Tu-Sai-Chi abbia mai avuto paura - disse Hermione. - Se c’è in giro Silente, Tu-Sai-Chi non ti torcerà un capello.                                                            
- Allora … se è così, Harry è salvo, no? - disse Jasmine speranzosa.       
- Sì - disse Laura, come se non volesse neanche prendere in considerazione l’idea del contrario. - Voldemort non lo ucciderà!
- Anche tu! - esclamò Ron. - Quel nome …                                               
Laura sbuffò leggermente. - Tu-Sai-Chi, allora!                                
Jasmine si lasciò sfuggire uno sbadiglio. Andarono a dormire, esausti, mentre il cielo si rischiarava.                                                   
Quando Harry scostò le lenzuola del suo letto, vi trovò sotto il Mantello dell’Invisibilità. Era attaccato un biglietto che diceva: “Nel caso ti serva”.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Negli anni seguenti, Harry non ricordò mai esattamente come aveva fatto a superare gli esami vivendo nella quasi certezza che Voldemort stesse per piombargli fra capo e collo.                              
Faceva un caldo micidiale, specie nell’aula dove si svolgevano gli esami scritti. C’erano anche le esercitazioni pratiche. Vitious li chiamò uno per volta per vedere se erano capaci di eseguire lo speciale Tip-tap dell’Ananasso sulla scrivania. La McGranitt li stette a guardare mentre trasformavano un topolino in una tabacchiera. Piton li rese tutti nervosi fiatando loro sul collo mentre cercavano di ricordare come si faceva la pozione che fa dimenticare le cose.                                                                                           
- A voi com’è venuta la pozione? - domandò Laura agli amici. - A me credo abbastanza bene, anche se ero nervosa perché Piton mi stava addosso ...
- A me bene - disse Jasmine. - Sì, credo proprio di sì.                                            
Sembrava molto contenta nel dirlo. Harry poteva intuire il perché. Jasmine si era mostrata un osso duro in Pozioni all’inizio dell’anno, ma dopo qualche mese era diventata una delle materie in cui andava meglio. Lei stessa non capiva come potesse essere successo.
- Forse hai solo scoperto dopo di essere portata - aveva ipotizzato Hermione.                                                                                                      
Harry non era stato fortunato come Jasmine; lui in Pozioni se la cavava per un pelo. Per di più, all’esame lo avevano tormentato le fitte alla cicatrice che lo perseguitavano fin dalla punizione nella foresta.                                                                                                   
Forse perché non avevano cicatrici brucianti in fronte, gli amici non sembravano ossessionati come lui dalla Pietra Filosofale. Certo, il pensiero di Voldemort li atterriva, ma erano talmente impegnati a ripassare per gli esami che non avevano il tempo per pensarci.                                          
Terminato l’ultimo esame, Storia della Magia, i cinque si unirono ai compagni che si dirigevano sul prato assolato.                                       
-Finalmente gli esami sono finiti! - esclamò Laura, visibilmente sollevata. - Siamo liberi!                                                                                                          
- Adesso i prossimi saranno tra un anno - aggiunse Jasmine.                                                                                     
- E’ stato molto più facile di quanto credessi - disse Hermione. - Era perfettamente inutile imparare a memoria il Codice di Comportamento dei Lupi Mannari del 1637 e studiare la rivolta di Elfric l’Avido.                                                                                                    
Hermione, Laura e Jasmine iniziarono a discutere sulle risposte che avevano dato, ma Ron disse che gli faceva venire il mal di stomaco, e così si diressero verso il Lago Nero e si stesero sotto un albero. Fred, George e Lee stavano facendo il solletico ai tentacoli della Piovra Gigante, che si crogiolava nell’acqua.                                                 
-Non è pericoloso?- domandò Jasmine, accennando ai tre ragazzi.      
- Ma no - disse Ron. Poi adocchiò l’espressione di Harry e si rivolse a lui: - Potresti anche smetterla di fare quel muso, Harry! Abbiamo davanti una settimana intera prima di scoprire quanto siamo andati male. Inutile preoccuparsi adesso!                                                                        
Harry si stropicciava la fronte. - Questa cicatrice non la pianta di farmi male - sbottò.                           
- Ma … è normale? - domandò Laura.                                                          
- Mi è già capitato, ma mai tanto spesso.                                                 
- Vai da Madama Chips - suggerì Hermione.                                             
- Non sono mica malato. Credo che significhi pericolo incombente.                                                                                                
- Rilassati, Harry - lo rassicurò Ron. - Hermione ha ragione, la Pietra è al sicuro fino a che c’è in giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto nessuna prova che Piton abbia scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si è quasi fatto staccare una gamba: vedrai che aspetterà prima di riprovarci. E prima che Hagrid abbandoni Silente, Neville avrà fatto in tempo a entrare nella nazionale di Quidditch.          
Jasmine sorrise divertita.                                                                           
- Poverino - osservò Laura, giocherellando con un fiorellino che spuntava solitario vicino alla sua scarpa. - Cosa c’entra?                   
-Mi sembrava un paragone adeguato - si giustificò Ron con un’alzata di spalle, e Jasmine sorrise di nuovo.                                   
Laura gli lanciò un’occhiata di traverso e iniziò a grattare il gomito di Harry, che era il più vicino.                                                                        
Ron la guardò con un misto di esasperazione e divertimento. Ormai anche lui, Hermione e Harry avevano fatto l’abitudine al vizio di Laura già da un bel po’, ma provocava sempre ilarità, specie in Ron, vederla aggrappata al gomito di uno o dell’altro in maniera quasi costante.
Harry si sentiva addosso una fastidiosa sensazione. Non aveva nulla a che fare col fatto che Laura gli stesse toccando il gomito. No, era perché c’era qualcosa che aveva dimenticato di fare … qualcosa di importante.                                                                                     
Guardò un gufo svolazzare nel cielo, diretto alla scuola, con un messaggio nel becco.                                                                                      
Hagrid era l’unico che gli avesse mai scritto. Hagrid non avrebbe mai tradito Silente. Hagrid non avrebbe mai detto a nessuno come fare per evitare Fuffi. Eppure …                                                      
Di colpo, Harry balzò in piedi.                                                                      
- Mi è venuta in mente una cosa. - Era impallidito. - Dobbiamo immediatamente andare da Hagrid.                                                                     
- E perché? - chiese Hermione ansimante, mentre cercava di stare al passo con lui.                                                                                                      
- A voi non sembra un po’ strano che la cosa che Hagrid più desidera al mondo sia un drago, e che si presenti uno sconosciuto che per caso ne ha uno? Quanta gente c’è che va in giro con in tasca uova di drago, visto che è vietato dalla legge dei maghi? Oh, ma perché non ci ho pensato prima?
- Ma che cosa ti frulla per la testa? - chiese Ron.                                   
Harry non rispose. Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa e stava sgusciando piselli in una ciotola.                         
- Salve! - li salutò sorridendo. - Finiti gli esami?                                        
- Sì - disse Harry in fretta. - Hagrid, devo chiederti una cosa. Sai quella notte che hai vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero con cui hai giocato a carte?                                                           
- Boh - rispose Hagrid, vago - non si è mai tolto il mantello.                      
- E di cosa avete parlato? Gli hai mai accennato a Hogwarts?                      
- Può darsi. Sì … Mi ha chiesto che mestiere facevo e di che genere di creature mi occupavo. Io gliel’ho detto … e ho anche detto che avevo sempre desiderato avere un drago. Poi ha detto che aveva un uovo di drago e se lo volevo potevamo giocarcelo a carte, a patto che lo tenevo bene. Allora io gli ho detto che, dopo Fuffi, tenere un drago era la cosa più facile del mondo …                       
- E lui … ha mostrato qualche interesse per Fuffi? - chiese Harry.           
- Beh, sì … Insomma, non è che capiti spesso di incontrare cani a tre teste, no? Allora gli ho detto che Fuffi era buono come il pane, se uno sapeva calmarlo. Bastava un po’ di musica, e lui si addormentava come un angioletto …                                                      
Di colpo, un’espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid.              
- Accidenti, non ve lo dovevo dire! Ehi … ma dove andate?                       
Harry e gli amici non scambiarono neanche una parola finché non si fermarono nella Sala d’Ingresso.                                                                  
- Dobbiamo andare da Silente - disse Harry. - Sotto quel mantello c’era di certo o Piton o Voldemort … Dov’è lo studio di Silente?           
- Chiediamo alla McGranitt - propose Laura, vedendo la professoressa che si avvicinava.                                                                   
- Che ci fate qui dentro, voi cinque? - chiese. Portava una grossa pila di libri.                                                                                                               
- Vogliamo vedere il professor Silente - disse Hermione con un coraggio che Harry giudicò notevole.                                                                
- E’ uscito dieci minuti fa. Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero ed è subito partito per Londra.                                                
-Se n’è andato? - fece Harry affranto. - Ma è importante!                      
- Quello che voi avete da dirgli sarebbe più importante del Ministero, Potter?                                                                                        
- Senta - disse Harry, gettando all’aria ogni prudenza - è a proposito della Pietra Filosofale …                                                                         
I libri che reggeva la McGranitt le caddero di mano, e lei non si dette neanche la pena di raccoglierli. Jasmine li fissò, poi spostò lo sguardo sulla McGranitt, in attesa di una risposta. E forse anche in attesa che raccogliesse i libri da terra.                                       
- E voi come lo sapete? - farfugliò la McGranitt.                                           
- Professoressa, io penso, anzi lo so per certo, che Pit … che qualcuno si prepari a rubare la Pietra. Devo parlare con …                      
- Il professor Silente sarà di ritorno domani - lo interruppe la McGranitt, guardandolo con un misto di orrore e sospetto. - Non so proprio come abbiate fatto a scoprire della Pietra, ma state pur certi che nessuno può rubarla, è troppo ben protetta. - Raccolse i libri e si allontanò.  
- E’ per stanotte - disse Harry. - Stanotte Piton ha intenzione di passare attraverso la botola. Silente è anche fuori circolazione. E’ stato lui a mandare quel gufo: ci scommetto che al Ministero resteranno a bocca aperta quando vedranno Silente.                             
- Ma noi che cosa possiamo fare? - chiese Hermione.                                 
- Uno o due di noi terranno d’occhio Piton - iniziò a spiegare Harry. - Aspetteranno fuori dalla sala professori, e se esce lo seguiranno. Magari potete farlo voi - e guardò Hermione, Laura e Jasmine.                                                                                                         
- Perché proprio noi? - chiese Hermione.                                                   
- Ma è evidente - disse Ron. - Potete far finta di aspettare il professor Vitious, no? - E proseguì con una vocetta stridula: - “Oh, professore, sono tanto preoccupata, ho paura di aver dato la risposta sbagliata alla domanda 14b …”                                                     
Laura alzò un sopracciglio, ma vedendo che Jasmine ridacchiava si unì anche lei.                                                                                                 
- E piantala! - lo rimbeccò invece Hermione. - E va bene, ci sto.           
- Noi invece ci apposteremo fuori del corridoio del terzo piano - concluse Harry rivolto a Ron. - Dai, vieni.                                                  
Ma, quando vi si furono diretti, ricomparve la McGranitt e stavolta perse proprio le staffe.                                                               
- Allora voi vi credete più furbi di una sfilza di incantesimi! Ne ho abbastanza di questa storia! Se vi avvicinate di nuovo a questa porta, tolgo cinquanta punti a Grifondoro!                                                 
Harry e Ron tornarono in sala comune, dove poco dopo li raggiunsero le tre amiche.                                                                                  
Laura scosse la testa. - Niente da fare!                                                  
- Piton è venuto fuori e ci ha chiesto cosa facevamo - iniziò a spiegare Hermione. - Noi gli abbiamo detto che aspettavamo Vitious e lui è tornato dentro per cercarlo. Noi siamo venute via, e lui non sappiamo dov’è finito.                                                                
- Beh, ci siamo, no? - disse Harry. Era pallido e gli occhi gli brillavano. - Io stasera vado e cerco di arrivare alla Pietra prima di lui.
- Tu sei matto! - esclamò Ron.                                                                                  
- Non puoi farlo! - disse Hermione. - Sarai espulso!                                      
- E CHI SE NE IMPORTA! - gridò Harry, facendo sussultare Laura. - Ma non capite? Se Piton si porta via la Pietra, Voldemort torna!  Se mi pescano prima che io riesca a prenderla, beh, dovrò tornarmene dai Dursley e aspettare che Voldemort mi venga a cercare. Guardate: io stanotte passo attraverso quella botola, e nulla di quello che direte potrà fermarmi! Ve lo ricordate o no, che Voldemort ha ucciso i miei genitori?                                                    
E li guardò con occhi fiammeggianti.                                                                             
Laura e Jasmine si limitarono a fissarlo, senza parole.                            
- Hai ragione, Harry - disse Hermione con un filo di voce.                   
- Userò il Mantello dell’Invisibilità - concluse Harry. - E’ una bella fortuna averlo recuperato.                                                                              
- Ma basterà a coprirci tutti e cinque? - chiese Ron.                                            
- Come, tutti e cinque?                                                                                     
- Oh, falla finita, mica penserai che ti lasciamo andare da solo?               
- Levatelo dalla testa - aggiunse Hermione in tono spiccio. - Come pensi che faresti ad arrivare alla Pietra senza di noi? Sarà meglio che vada a sfogliare i miei libri, potrei trovare qualcosa di utile …            
- Ma se ci pescano, sarete espulsi anche voi.                                               
- Non se posso evitarlo - ribatté Hermione. - Vitious mi ha detto in gran segreto che al suo esame ho preso centododici su cento. Con un voto del genere, non mi butteranno fuori.                                  
- Alla faccia - mormorò Laura senza guardarla. Aveva un’aria vagamente spaventata.                                                                                                         
Dopo cena i cinque, nervosissimi, si sedettero ciascuno per conto suo nella sala comune. Laura e Jasmine, che si erano messe in due poltrone vicine, quasi non si scambiarono parola. Neanche Harry e Ron aprirono bocca: entrambi pensavano a quello che stavano per fare. Hermione sfogliava i suoi appunti nella speranza di trovare qualcuno degli incantesimi che avrebbero dovuto spezzare.                                                                                             
Quando la sala comune si fu svuotata, Harry andò a prendere il Mantello e il flauto che gli aveva regalato Hagrid a Natale, per usarlo contro Fuffi. Poi tornò nella sala comune.                                     
- Il mantello sarà meglio mettercelo qui - disse agli amici. - Se Gazza nota un solo piede che se ne va a spasso …                                         
- Che cosa state facendo? - disse una voce.                                           
Da dietro una poltrona emerse Neville, con in mano il suo rospo Oscar, che a quanto pareva aveva tentato l’ennesima fuga.                            
- Niente, Neville - rispose Harry, nascondendo il mantello.                        
Neville li fissò. - State uscendo un’altra volta.                                                        
- No, no - fece Hermione. - Senti, perché non te ne vai a letto?                  
Ma Neville insistette: - Non potete uscire. Vi pescheranno un’altra volta, e Grifondoro sarà nei guai più di prima.                            
- Non capisci - disse Harry - è importante.                                                         
- Non vi permetterò di farlo! Sono disposto anche a fare a pugni!
Jasmine lo guardò con una strana espressione, come se non credesse minimamente alle sue parole.                                                    
- Neville … non ce n’è bisogno - disse Laura. - Dobbiamo fare una cosa importante.                                                                                           
Neville alzò i pugni, ma tacque.                                                                        
- Dai - sbottò Ron - non fare il cretino …                                                        
- Non darmi del cretino! Credo proprio che non dovresti violare le regole un’altra volta. Guarda che sei stato proprio tu a insegnarmi a tener testa agli altri!     
- Sì, ma non a noi - disse Ron esasperato. Lanciò un’occhiata agli amici, e Hermione parve prendere una decisione.                                      
- Neville, scusami, scusami tanto.                                                                  
Estrasse la bacchetta e gridò: - Petrificus Totalus!                                    
Neville divenne immobile come una statua e cadde all’indietro.               
- Oddio! - disse Jasmine.                                                                                  
- Oh! Poverino! - esclamò Laura.                                                               
- Abbiamo dovuto farlo, Neville, non c’è tempo di spiegare - disse Harry alla faccia immobilizzata del ragazzo.                                                     
- Capirai dopo, Neville - disse Ron mentre lo scavalcavano e si coprivano con il Mantello.                                                                             
- Era tenero - bisbigliò Laura, facendo ben attenzione a restare sotto il Mantello per i corridoi. - Neville. Non era tenero?                        
Harry, Ron e Hermione la guardarono perplessi, mentre Jasmine trattenne una risata.                                                                                  
Giunti ai piedi di una scalinata, avvistarono Mrs Purr.                                 
- Oh, senti, diamole un bel calcio, per una volta - soffiò Ron all’orecchio di Harry.                                                                                    
- No! - fece Laura in un sussurro un po’ troppo forte, e Hermione si mise un dito sulle labbra per dirle di tacere. Mrs Purr puntò su di loro gli occhi simili a fari, ma non fece niente.                                                                                                   
Quando arrivarono al terzo piano, la porta era già aperta. Evidentemente Piton era già entrato evitando Fuffi.                           
- Che cos’è quella cosa? - bisbigliò Hermione, indicando un oggetto ai piedi del cane.                                                                         
-Sembra un’arpa - fece Ron. - Deve averla lasciata qui Piton.                 
Harry si portò il flauto di Hagrid alle labbra e cominciò a suonare. Fuffi si addormentò quasi subito.                                                                   
- Credo che in cinque riusciremo ad aprirla - disse Ron, strisciando verso la botola. - Volete andare voi per prime? Laura, Jasmine, Hermione?
- Manco per sogno! - rispose Hermione. Laura e Jasmine scossero soltanto la testa. La paura le rendeva silenziose.                                      
- E va bene. - Ron strinse i denti, scavalcò con circospezione le zampe del cane e aprì la botola. Dentro c’era solo buio.                         
Harry fece un cenno per far capire che voleva andare prima lui.                   
- Da’ il flauto a loro - suggerì Ron - così evitiamo che Fuffi si svegli.        
Harry passò il flauto alla più vicina, che era Laura. Nei pochi istanti di silenzio che trascorsero, il cane si agitò ed emise un grugnito. Laura sembrava incerta.                                                                 
- Io … non so suonare.                                                                                 
- Non fa niente - bisbigliò Harry. - Vai!                                                          
Laura ripulì velocemente il flauto con la maglietta.                                     
- Cosa …? - fece Harry.                                                                                                                  
- Questione d’igiene. L’hai usato tu - rispose lei, prima di cominciare a suonare.                                                                               
Fuffi si addormentò di nuovo. Harry si calò nella botola e si lasciò cadere. Atterrò su qualcosa di soffice che sembrava una pianta.           
Poco dopo gli amici lo raggiunsero.                                                          
- Dobbiamo trovarci metri e metri sottoterra, al di sotto della scuola - osservò subito Hermione.                                                                             
- E’ stata proprio una bella fortuna che ci fosse questa pianta - commentò Ron.                                                                                         
- Qual-qualcosa mi sta stringendo! - disse Jasmine con voce strozzata.                                                                                                                       
Laura cacciò uno strillo. Dei tentacoli stavano avvolgendo le sue gambe e quelle di Jasmine, Harry e Ron. Cercarono di liberarsi, ma era troppo tardi; solo Hermione riuscì a divincolarsi prima di essere immobilizzata, e guardò gli amici che tentavano di strapparsi di dosso i tentacoli. Ma più si sforzavano, più quelli rinsaldavano la presa.                                                                                 
- State fermi! - ordinò Hermione. - Io lo so che cos’è questa: è il Tranello del Diavolo!                                                                                        
- Oh, ma quanto sono contento che sappiamo come si chiama, è davvero molto utile! - fece Ron sarcastico.                                                   
- Zitti! Sto cercando di ricordare come si fa ad ammazzarla!                               
- Beh, spicciati, non respiro più! - disse Harry col fiato mozzo.               
- Vediamo - rifletté lei - che cosa diceva la professoressa Sprite? Che la pianta ama il buio e l’umido …                                                                  
- E allora accendi un fuoco! - esclamò Harry.                                                                
- Già … certo … ma non c’è legna!                                                               
- MA SEI DIVENTATA MATTA? - ruggì Ron. - SEI UNA STREGA, SI’ O NO?                    
Hermione estrasse la bacchetta, bofonchiò qualcosa e un getto di fiamme colpì la pianta, che ritrasse i tentacoli liberando così i quattro ragazzi.
- Hermione, sei un mito - disse Jasmine con un filo di voce, tutta ansimante.                                                                                                        
- Fortuna che a lezione di Erbologia stai sempre attenta - aggiunse Harry.                                                                                             
- Già - fece Ron - e fortuna che Hermione non perde mai la testa in situazioni di emergenza … “Non c’è legna!” … ma insomma!              
- Dai, insomma, ci ha salvato - disse Laura, passandosi una mano tra i capelli.                                                                                                        
Imboccarono un passaggio e raggiunsero una camera tutta illuminata, piena di uccellini colorati che svolazzavano.                            
- Pensate che ci attaccheranno se attraversiamo la camera? - chiese Ron.                                                                                                            
- Allora dobbiamo fare in fretta - constatò Laura. - Corriamo?                                     
- Parto io - disse Harry. Spiccò una corsa e raggiunse incolume la porta che si trovava dall’altra parte. Era chiusa a chiave.                               
Gli altri quattro lo raggiunsero. Hermione provò con la formula Alohomora, ma la porta non si aprì. Jasmine si morse il labbro, nervosa.
- Questi uccelli … non è possibile che siano qui soltanto per bellezza - osservò Hermione.                                                                    
- Ma come dovremmo usarli? - chiese Laura.                                                
A un tratto Harry esclamò: - Ma questi non sono uccelli! Sono chiavi! Chiavi alate! Guardate bene! Allora questo vuol dire che … - si guardò intorno e vide delle scope in un angolo della stanza. - Prendiamo quelle! Dobbiamo acchiappare la chiave che apre il portone!
- Sono tantissime - osservò Laura.                                                           
Ron esaminò la porta. - Quella che cerchiamo dev’essere una grossa chiave vecchio tipo … magari d’argento come la maniglia.         
Harry, Ron e Hermione presero una scopa ciascuno e si levarono in aria. Un po’ riluttante, Laura li imitò. Jasmine invece era incerta.
- Jasmine! - gridò Harry dall’alto. - Che fai lì?                                                             
- I-io non so volare! Insomma, non sono molto brava … non …            
- Non importa! Dai, sali!                                                                   
Jasmine fece una smorfia, guardò la scopa, poi gli amici e alla fine montò in sella. Si sollevò piano, cercando di non cadere.         
I cinque tesero le mani cercando di afferrare qualche chiave, ma quelle erano stregate e sfuggivano.                                                              
Non per niente, però, Harry era il Cercatore più giovane da un secolo a quella parte: aveva un vero talento per avvistare cose che gli altri non vedevano neppure. Dopo aver zigzagato per circa un minuto attraverso quel turbine di piume colorate, notò una chiave argentata che aveva un’ala piegata, come se fosse stata già presa.                                                                                                                
- E’ quella - gridò. - Quella grossa … lì … no, là … Dobbiamo circondarla! Ron, tu sorvegliala da sopra … Hermione, tu resta sotto … tu Laura vai a sinistra, e Jasmine a destra! Io cerco di prenderla. Uno, due, TRE!                                                                              
Ron scese in picchiata, Hermione schizzò verso l’alto, Laura e Jasmine giunsero dai lati. La chiave schivò tutti e quattro e Harry si gettò all’inseguimento. Le grida di giubilo degli amici echeggiarono nella stanza quando riuscì a prenderla.                              
La sala successiva era molto buia, tanto che non si vedeva niente. Ma all’improvviso si accese una gran luce, e si accorsero che si trovavano di fronte a un’enorme scacchiera, dietro ai pezzi neri, molto più alti di loro. Dalla parte opposta c’erano i pezzi bianchi.         
- E adesso che cosa facciamo? - sussurrò Harry.                                         
-Ma è chiaro, no? - disse Ron. - Dobbiamo iniziare a giocare e via via attraversare la stanza fino ad arrivare dall’altra parte.                               
Dietro i pezzi bianchi si scorgeva una porta.                                                     
- E come facciamo? - chiese nervosa Hermione.                                                      
- Penso che dovremo far finta di essere anche noi dei pezzi degli scacchi - rispose Ron.                                                                                    
Si diresse verso un cavallo nero e lo toccò. La pietra di cui era fatto prese vita, e il cavaliere chinò la testa per guardare Ron.                
- Dobbiamo … ehm … venire con voi per attraversare? - fece lui.         
Il cavaliere annuì. Ron si girò verso gli amici.                                              
- Qua bisogna pensarci bene. Allora … Harry, prendi il posto di quell’alfiere … Jasmine, tu mettiti al posto di quella torre, e tu Hermione, sostituisci quell’altro alfiere. Mentre Laura, tu vai al posto di quel pedone.                                                                                                   
- E tu? - domandò Harry.                                                                                        
- Io farò il cavallo.                                                                                         
Sembrava che i pezzi li avessero sentiti, perché un cavallo, i due alfieri, una torre e un pedone se ne andarono dalla scacchiera lasciando cinque caselle vuote, che vennero occupate da Harry, Ron, Laura, Hermione e Jasmine.                                                               
- I bianchi muovono sempre per primi, a scacchi - disse Ron. - E infatti, guardate …                                                                                         
La partita iniziò. Ron dirigeva tutte le loro mosse senza troppa fatica.                                                                                                                 
- Ci siamo quasi - borbottò a un tratto. - Fatemi pensare … sì … sì, è l’unico modo … Devo lasciarmi mangiare.                                                
- NO! - esclamarono gli altri quattro.                                                             
- Ma a scacchi è così! Bisogna pur sacrificare qualcosa! La regina mi mangerà, e voi potrete dare scatto matto al re.                                                  
- Ma …                                                                                                                 
- Volete fermare Piton oppure no?                                                                   
- Ron …                                                                                                             
- Sentite, se non vi sbrigate quello ruba la Pietra!                                            
Non c’era niente da fare.                                                                                 
- Pronti? - gridò Ron, pallido ma con aria decisa. - Io vado … ma ricordate: non restate in giro a ciondolare, dopo che avrete vinto.
Fece un passo avanti e la regina lo colpì. Gli diede una forte botta in testa con il braccio di pietra e Ron cadde a terra. Hermione e Laura si lasciarono sfuggire un grido, mentre Jasmine si portò una mano alla bocca.                                                                                                
Tutto tremante, Harry diede scacco matto al re e insieme alle tre amiche si diresse alla porta, lanciando un’occhiata disperata in direzione di Ron.
- Non possiamo lasciarlo lì! - esclamò Laura, bloccandosi. - Torniamo un attimo indietro!                                                                          
Ma Harry scosse la testa: - Dobbiamo sbrigarci, o Piton prenderà la Pietra. Torneremo dopo a far rinvenire Ron. Andrà tutto bene - aggiunse, cercando di convincere anche se stesso.                                           
Laura li seguì fino alla porta successiva, seppur non convinta.                    
- Secondo voi cos’altro ci manca? - domandò Harry.                                
- Beh, la Sprite il suo tiro ce l’ha giocato, con il Tranello del Diavolo … - iniziò a elencare Hermione. - A stregare le chiavi sarà stato Vitious … La McGranitt ha fatto una Trasfigurazione ai pezzi degli scacchi rendendoli vivi … Ci manca l’incantesimo di Raptor e quello di Piton …            
Harry spinse la porta davanti a loro, e le sue narici furono invase da un odore nauseabondo. Steso per terra, inerte, c’era un grosso mostro con un bernoccolo insanguinato in testa.                                      
- Meno male che non abbiamo dovuto vedercela anche con questo - mormorò Harry mentre passavano oltre.                                  
Nella stanza successiva non c’era niente di spaventoso, solo un tavolo con sette bottiglie.                                                                                
- Qua c’è lo zampino di Piton - fece Harry. - Che dobbiamo fare?        
D’un tratto, sulla soglia della porta alle loro spalle si accese un fuoco violaceo. Nello stesso istante, fiamme nere si sprigionarono dalla soglia della porta seguente. Erano in trappola.                                
- Di sicuro dobbiamo fare qualcosa con queste bottiglie - disse Laura, avanzando fino al tavolo. Poi notò qualcosa. - C’è un foglio!        
- Dai, aprilo - la spronò Harry.                                                                      
Laura lo srotolò e gli altri tre si sporsero oltre la sua spalla per leggere:

Davanti a voi è il pericolo, dietro la sicurezza,                                            
due tra di noi vi aiutano, usate la destrezza,                                              
una sola, di sette, vi lascerà avanzare,                                                                  
se un’altra ne berrete, vi farebbe arretrare,                                             
due son piene soltanto di nettare d’ortica,                                                    
tre, assassine, s’apprestano alla loro fatica.                                            
Scegliete o resterete per sempre tra i supplizi.                                                    
Per aiutarvi a scegliere, vi diamo quattro indizi:                                       
primo, seppur subdolamente il velen non si svela,                                           
il vino delle ortiche alla sinistra cela;                                                                           
secondo, differenti sono quelle agli estremi                                              
ma per andare avanti rimangono problemi;                                                      
terzo, come vedete, non ve n’è una uguale                                       
sol di nana e gigante il vin non è letale;                                                                
quarto, la seconda a dritta e la seconda a sinistra                                                    

sono gemelle al gusto, ma diverse alla vista.                      

-Ok … ho capito tutto - disse Jasmine, grattandosi la testa preoccupata.                                                                                                
Hermione invece si lasciò sfuggire un gran sospiro e Harry, allibito, vide che sorrideva. Era l’ultima cosa che a lui sarebbe venuto in mente di fare.  
- Geniale! - disse Hermione. - Questa non è magia: è logica. Ci sono tanti grandi maghi che non hanno un briciolo di logica: loro sì che resterebbero bloccati qui in eterno.                                                
- E anche noi, vero? - fece Harry.                                                                 
- Certo che no. Su questo foglio c’è scritto tutto quello che ci serve sapere.                                                                                                      
- Ma come facciamo a sapere da quale bere? - chiese ancora lui.     
- Dammi un minuto di tempo.                                                                      
Laura e Jasmine cercarono di aiutare Hermione, dando i loro suggerimenti, e tutte e tre riuscirono a indovinare la bottiglia necessaria per raggiungere la Pietra. Era la più piccola.                                                        
Poi Hermione indovinò la seconda, quella per tornare indietro attraversando le fiamme viola: una bottiglia panciuta all’estremità destra della fila.  
- Bevete voi da quella - disse Harry, indicando la bottiglia panciuta. - No, state a sentire … tornate indietro e andate a prendere Ron … poi prendete le scope nella stanza delle chiavi volanti. Con quelle riuscirete a uscire dalla botola evitando Fuffi. Poi, andate dritto filato in Guferia e mandate Edvige da Silente: abbiamo bisogno di lui.                                                                             
- Ma Harry … che farai se con Piton c’è Tu-Sai-Chi? - chiese Hermione.                                                                                                                         
- Beh … ho avuto fortuna una volta, non è vero? - disse Harry indicando la sua cicatrice. - Potrei aver fortuna di nuovo.                                    
Le labbra di Hermione tremarono, e all’improvviso si slanciò verso Harry e gli gettò le braccia al collo.                                                                
- Ma Hermione!                                                                                                 
- Harry … tu sei un mago bravissimo, lo sai?                                                                      
- Non quanto te - rispose Harry imbarazzatissimo, mentre lei mollava la presa.                                                                                               
Laura e Jasmine li guardavano, un po’ sorprese.                                     
- Io! - disse Hermione. - Ma figurati: soltanto libri … e un po’ di furbizia! Ma ci sono cose più importanti di questa: l’amicizia, il coraggio e … Oh, Harry! Ti prego, sta attento!                                            
- Dai, bevete - le spronò Harry.                                                                    
Loro obbedirono, e Harry vide che furono scosse da un brivido.                
- Non sarà mica veleno? - fece tutto ansioso.                                                                      
- No … ma sembra ghiaccio - rispose Hermione.                                                   
- Svelte, andate, prima che l’effetto svanisca.                                                      
- Harry ... - mormorò Laura - buona fortuna! Stai attento!                      
- Sì - aggiunse Jasmine. - Buona fortuna!                                                   
Tutte e tre si voltarono e attraversarono il fuoco viola.                     
Harry vuotò la bottiglia piccolina in un solo sorso e corse dall’altra parte, nell’ultima stanza. Dentro c’era già qualcuno … ma non era Piton. E non era neanche Voldemort.                                                              
Era Raptor.
Harry non credeva ai propri occhi. Non ebbe il tempo di riflettere, perchè vide che nella stanza c'era lo Specchio delle Brame e Raptor gli girava attorno, mormorando qualcosa come: - Vedo la Pietra ... La offro al mio padrone, ma dov'è la Pietra? 
Una voce gelida che sembrava provenire dallo stesso Raptor disse: - Usa il ragazzo!
- Potter, vieni qui - ordinò Raptor - e dimmi che cosa vedi. 
“Devo mentire” pensò lui disperato. “Devo mentire su quello che vedo, tutto qui”.
Si mise davanti allo specchio e vide la sua immagine che gli sorrideva, si metteva una mano in tasca e tirava fuori una pietra rossa. Ammiccò e se la rimise in tasca. In quel momento Harry sentì qualcosa di pesante scivolargli in tasca. Aveva la Pietra!
- Ebbene? - Raptor era impaziente. - Che cosa vedi?
- Vedo Silente che mi stringe la mano. Io … ho appena fatto vincere a Grifondoro la Coppa del Quidditch.
La voce gelida di prima sibilò: - Sta mentendo … Fammi parlare con lui, faccia a faccia.
Raptor iniziò a svolgersi il turbante. Poi fece dietrofront. Harry avrebbe voluto urlare, ma non ci riuscì. Al posto della nuca di Raptor c’era un volto bianco come il gesso, con gli occhi rossi e due fessure come narici.
 - Harry Potter … - disse il volto. - Lo vedi cosa sono diventato? Io prendo forma solo quando posso abitare il corpo di qualcuno … Il sangue di unicorno mi ha rinvigorito, nelle scorse settimane … Hai visto quando il fedele Raptor l’ha bevuto per me, nella foresta … Una volta che sarò entrato in possesso dell’Elisir di Lunga Vita, potrò crearmi un corpo tutto mio … E ora veniamo a noi. Perché non mi dai quella pietra che hai in tasca?
Harry tentò di scappare, ma Voldemort gridò: - PRENDILO! - e un istante dopo si sentì afferrare da Raptor. Gridò, lottando con tutte le sue forze, e con suo stupore Raptor lasciò la presa. Si guardò intorno e vide Raptor che si guardava le mani, bruciacchiate e con la carne rossa e lucente.
- Padrone ... le mie mani ...
- Ammazzalo, idiota! - gridò Voldemort.
Raptor alzò la mano per eseguire un sortilegio mortale, ma istintivamente Harry gli afferrò la faccia.
- Aaaaaaahhhhh!
Il volto di Raptor andava coprendosi di vesciche. Harry capì: Raptor non poteva toccarlo senza provare un atroce dolore. Lo tenne più stretto che poteva, e sentì solo vagamente le urla di Raptor e quelle di Voldemort che diceva: - UCCIDILO! UCCIDILO! - mentre tutto si faceva buio.         

*Angolo autrice*
Salve! :D :D :D Sperando di rivolgermi a un pubblico numeroso ...
*cri cri cri*
... inizio con le note d'autore.
Come potete notare, questo capitolo è un po' più lungo degli altri. Il fatto è che non sapevo come dividerlo, perchè qui c'è tutta l'avventura dei nostri cinque eroi nella botola e non mi andava di fermare nel bel mezzo di, che so, della partita a scacchi. Inoltre ho cercato di sintetizzare il più possibile la parte finale, quella di Raptor, che non interessa a nessuno u.u
Questo è il penultimo capitolo del primo anno, quindi il prossimo sarà l'ultimo, dopodichè ... secondo anno!!! *fischia e grida di gioia* 
Ok, mi vergogno dei miei angoli autrice, non li so proprio scrivere ç.ç Quindi è meglio che la finisco qua. Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensateeeee! Un abbraccio a coloro che seguono, preferiscono e recensiscono la storia e a tutti quanti voi che state leggendo e siete riusciti ad arrivare fin qui :* 





                                                                                                  

                                            
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La prima cosa che Harry vide al suo risveglio fu il volto di Silente.                     
- Buon pomeriggio, Harry.                                                                             
- Signore! La Pietra! E’ stato Raptor! Bisogna fare presto …                       
- Calmati, caro figliolo, altrimenti Madama Chips mi butterà fuori.    Harry si rese conto di essere in infermeria. Sul comodino c’era una pila di dolci.
- Quelli sono pegni d’affetto dei tuoi amici e ammiratori - disse Silente. - Quel che è accaduto nei sotterranei è segretissimo, quindi naturalmente tutta la scuola ne è al corrente. Credo che Fred e George Weasley abbiano cercato di mandarti la tavoletta di una tazza del gabinetto: devono aver creduto che ti saresti divertito. Ma Madama Chips non l’ha giudicata una cosa molto igienica, e quindi l’ha confiscata.                                                                                  
- Da quanto tempo sono qui?                                                                                             
- Tre giorni. Il signor Weasley, la signorina Granger, la signorina Fancy e la signorina German saranno molto sollevati di sapere che hai ripreso i sensi. Erano preoccupatissimi.                                      
- Ma signore, la Pietra … - insistette Harry.                                                       
- Vedo che non è facile distrarti. Molto bene, parliamo della Pietra. Raptor non è riuscito a portartela via. Io sono arrivato in tempo per impedirlo.
- Ma ha ricevuto la civetta di Laura, Jasmine e Hermione?                
- Ci dobbiamo essere incrociati a mezz’aria. Non avevo messo piede a Londra, che ho capito che il luogo dove dovevo andare era quello che avevo appena lasciato. In ogni caso, la Pietra è stata distrutta. Nicolas e io abbiamo deciso che era la cosa migliore.                                                           
- Ma lui e sua moglie moriranno, non è così?                                             
- Hanno una sufficiente quantità di Elisir per sistemare i loro affari, dopodiché … ebbene sì, moriranno.                                               
Harry tacque per un po’, poi disse: - Signore? Stavo pensando … Anche se la Pietra non c’è più, Voldemort non se n’è andato per sempre, no?       
- No, Harry. E’ ancora là fuori, forse in cerca di un altro corpo da abitare.                                                                                                                  
Harry annuì. Poi chiese a Silente se poteva fargli delle domande, e la prima cosa che gli chiese fu il motivo per cui Raptor non poteva toccarlo.
- Vedi, tua madre è morta per salvarti. Ora, se c’è una cosa che Voldemort non concepisce è l’amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di tua madre lascia il segno: non segni visibili, ma una cosa che ti resta dentro, nella pelle. Raptor non poteva toccarti per questa ragione. Per lui era un tormento toccare una persona segnata da un marchio di tanta bontà.                         
- E il Mantello dell’Invisibilità … lei sa chi me l’ha mandato?                     
- Ah … si da il caso che tuo padre lo abbia lasciato a me, e io ho pensato che avrebbe potuto farti piacere averlo.                                       
- Ehm … un’altra domanda, signore …                                                           
- Avanti, spara!                                                                                                          
- Come ho fatto a prendere la Pietra dallo specchio?                                                           
- E’ stata una delle mie idee più brillanti … e, detto fra noi, è tutto dire! Vedi, solo chi avesse voluto trovare la Pietra … bada bene: trovarla, non usarla … sarebbe stato capace di prenderla. Devo dire che certe volte il mio cervello mi sorprende … Beh, adesso basta con le domande. Propongo che tu cominci ad assaggiare questi dolci. Ah! Gelatine Tuttigusti+1! Da giovane ho avuto la sfortuna di trovarne una al gusto di vomito, e da allora per me hanno perso ogni attrattiva … Ma se prendo una bella caramella mou non dovrei correre rischi … Tu che dici?                                               
Silente sorrise e si cacciò in bocca un cubetto dal bel colore ambrato. Poi esclamò: - Povero me! Cerume!        
                                                                                                           ***              
Poco dopo la visita di Silente, Harry ricevette quella di Ron, Laura, Hermione e Jasmine.                                                                                        
- Harry! - Laura andò ad abbracciarlo, e lo stesso fece Jasmine, un po’ impacciata. Harry avrebbe preferito che non lo facessero, perché la testa gli faceva ancora male.                                                     
- Oh, Harry - disse Hermione - eravamo sicuri che tu ce l’avresti … Silente era talmente preoccupato …                                                                                 
- Tutta la scuola non parla d’altro - disse Ron - ma che cosa è successo veramente?                                                                                                        
Così Harry raccontò loro tutto. Quando disse che cosa c’era sotto il turbante di Raptor, Hermione cacciò un urlo.                                           
- Che schifo! - commentò Laura. - Cioè … c’era proprio la testa di Voldemort dietro a quella di Raptor? Bleah!                                              
Ron ebbe appena il tempo di informare Harry che i Serpeverde avevano vinto la Coppa delle Case e che la coppa del Quidditch era andata ai Corvonero, quando Madama Chips entrò di corsa.             
- Siete rimasti quasi quindici minuti, e ora … FUORI! 
                                                                                             ***
Ma le visite non erano finite. Il giorno dopo venne a trovarlo anche Hagrid. Con grande stupore di Harry, scoppiò in lacrime.                                 
- E’ stata … tutta … colpa … mia … maledetto me! Sono stato io a dire a quel malvagio come sfuggire alla sorveglianza di Fuffi! Proprio io gliel’ho detto! Tu potevi morire!                                             
- Hagrid! No … dai, l’avrebbe scoperto lo stesso.                                      
Hagrid si asciugò il naso con il dorso della mano e disse: - A proposito, ho un regalo per te.                                                                      
Gli porse quello che sembrava un libro rilegato in cuoio. Harry lo aprì. Era pieno di foto magiche: i suoi genitori gli sorridevano e lo salutavano con la mano.                                                                                                    
- Ho mandato gufi e civette a tutti i vecchi compagni di scuola dei tuoi genitori, chiedendogli delle foto … Sapevo che tu non ne avevi … Ti piace?                                                                                       
Harry non riusciva a parlare, ma Hagrid capì ugualmente.
                                                                                                           ***
Quella sera Harry si avviò da solo al banchetto di fine anno. Era stato trattenuto da Madama Chips, che aveva insistito per dargli un’ultima controllata, quindi la Sala Grande era già piena. Era parata a festa con i colori di Serpeverde, verde e argento.                         
Quando Harry entrò, ci fu un improvviso silenzio e poi tutti iniziarono a parlottare. Harry si infilò in un posto libero tra Hermione e Laura; quest’ultima lo salutò con la mano.                            
- Hai visto come ti guardano tutti? - disse poi in un bisbiglio.                 
Harry ebbe solo il tempo di annuire, che Silente si alzò e il brusio si spense.                                                                                                     
-Un altro anno è passato! - iniziò Silente in tono allegro. - E io devo tediarvi con una chiacchierata da vecchio bacucco, prima che possiamo affondare i denti nelle nostre deliziose leccornie. Che anno è stato questo! Si spera che adesso abbiate la testa un po’ meno vuota di quando siete arrivati … E ora avete tutta l’estate davanti a voi per tornare a vuotarvela, prima che cominci il nuovo anno …                                                                                               
Harry vide con la coda dell’occhio che Jasmine sorrideva appena.     
- Ora, se ho ben capito, deve essere assegnata la Coppa delle Case, e la classifica è questa: al quarto posto Grifondoro, con trecentododici punti; terzo Tassorosso con trecentocinquantadue punti; secondo Corvonero, con quattrocentoventisei punti e primo Serpeverde, con quattrocentosettantadue.
Un boato si levò dal tavolo dei Serpeverde.                                                  
- Sì, sì, molto bene, Serpeverde - continuò Silente. - Ma ci sono alcuni recenti avvenimenti che vanno presi in considerazione.                   
La sala piombò in un silenzio assoluto. Ai Serpeverde si gelò il sorriso sulle labbra.                                                                                        
- Ehm … - disse Silente - ho alcune comunicazioni dell’ultimo minuto da fare, a proposito del punteggio. Vediamo un po’. Primo, al signor Ronald Weasley …                                                                      
Ron diventò tutto rosso.                                                                                
- … per la migliore partita a scacchi che si sia vista a Hogwarts da molti anni a questa parte, attribuisco a Grifondoro trenta punti.      
Gli applausi dei Grifondoro raggiunsero quasi il soffitto.                       
- Secondo, alla signorina Hermione Granger, alla signorina Laura Fancy e alla signorina Jasmine German … per avere usato freddamente la loro logica di fronte al fuoco, e per l’aiuto dato agli amici, attribuisco a Grifondoro novanta punti.                               
Laura e Jasmine sgranarono gli occhi e si guardarono, completamente spiazzate. Hermione si nascose il viso tra le braccia, e Harry ebbe il forte sospetto che fosse scoppiata in lacrime.                                                                                                            
- Terzo, al signor Harry Potter … - proseguì Silente - … per il suo sangue freddo e l’eccezionale coraggio, attribuisco a Grifondoro altri quaranta punti!
Il frastuono divenne assordante. Ora Grifondoro era alla pari con Serpeverde!                                                                                                       
Silente alzò la mano per invitare al silenzio. Sorrise.                                 
- Esistono molti tipi di coraggio. Affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici. E pertanto attribuisco dieci punti al signor Neville Paciock.         
Chi si fosse trovato fuori dalla sala avrebbe potuto credere che ci fosse stata un’esplosione, tanto fu il baccano che scoppiò al tavolo di Grifondoro. Harry, Ron e Hermione si alzarono in piedi gridando e battendo le mani, e poco dopo Laura e Jasmine li imitarono, un gran sorriso stampato in faccia. Neville, pallido per lo shock, scomparve sotto un capannello di compagni che cercavano di abbracciarlo. Non aveva mai vinto neanche un punto per Grifondoro prima!                                                                        
Continuando ad applaudire, Harry diede una gomitata a Ron e gli indicò Malfoy, che non avrebbe potuto apparire più inorridito se qualcuno gli avesse fatto l’Incantesimo delle Pastoie Total-Body.          
- Ciò significa - riprese Silente sovrastando il chiasso - che dovremo ritoccare un po’ quelle decorazioni!                                                              
Batté le mani, e i parati verde e argento divennero rosso e oro, mentre il serpente di Serpeverde lasciò il posto al leone rampante di Grifondoro.
Per Harry, quella fu la serata più felice della sua vita.                           
Gli era passato di mente che non erano ancora usciti i risultati degli esami, ma puntualmente arrivarono. Lui, Ron, Laura e Jasmine erano stati promossi con ottimi voti; quanto a Hermione, com’era prevedibile, risultò l’alunna migliore dell’anno. Persino Neville riuscì a passare per il rotto della cuffia: i buoni voti in Erbologia avevano compensato quelli disastrosi in Pozioni.                    
Giunse l’ultimo giorno di quell’anno scolastico. A tutti vennero distribuiti avvisi scritti di non usare la magia durante le vacanze (“Spero sempre che si dimentichino di darceli” disse Fred tutto triste). Hagrid si presentò per accompagnare gli studenti del primo anno giù al porto, dove li attendevano delle barche per traghettarli. Poi salirono sul treno, ridendo e chiacchierando. Laura passò gran parte del viaggio a grattare il gomito di Jasmine, mentre la cugina guardava fuori dal finestrino o sfogliava un libro. Si rimpinzarono di gelatine Tuttigusti+1 (Jasmine mangiò dei Cioccalderoni o qualunque altra cosa fosse al cioccolato, come al solito) e finalmente giunsero a destinazione.                                         
- Dovete venire tutti e quattro a trovarci, quest’estate - disse Ron, mentre rientravano nel mondo dei Babbani. -Vi manderò un gufo.          
- Grazie - disse Harry - sarà piacevole pregustare questo programma.                                                                                                       
Mentre passava loro accanto, qualcuno gridò: - Ciao, Harry!               
- Ci vediamo, Potter!                                                                                          
- Sei ancora una celebrità - fece Ron con un sorrisetto.                                        
- Ma non dove sono diretto, sta’ pur tranquillo - disse Harry di rimando.                                                                                                           
- Eccolo, mamma, è lì, guarda!                                                                                    
Era Ginny Weasley, la sorellina di Ron, ma non era il fratello che indicava.                                                                                                         
- Harry Potter! - strillò. - Guarda, mamma, vedo …                                                
- Sta’ zitta, Ginny, è maleducazione segnare a dito la gente - la ammonì la signora Weasley. Poi sorrise ai cinque ragazzi che si avvicinavano.
- Allora, è stato un anno duro?                                                                
- Molto - rispose Harry. - Signora, volevo dirle grazie per le caramelle e il maglione.                                                                               
- Ma figurati, caro.                                                                                         
Harry avvistò zio Vernon, che veniva verso di loro con zia Petunia e Dudley.                                                                                                                  
- Voi dovete essere i parenti di Harry! - fece la signora Weasley quando li vide.                                                                                                 
- In un certo senso - disse zio Vernon. - Spicciati, ragazzo, non abbiamo mica tempo da perdere. - E si avviò.                                      
Laura lo guardò dall’alto in basso e alzò un sopracciglio.                  
- Allora ci vediamo quest’estate - disse Harry agli amici.                                                                                 
- Spero che tu … ehm … faccia buone vacanze - disse Hermione lanciando un’occhiata dubbiosa a zio Vernon, ancora incredula che qualcuno potesse essere tanto antipatico.                                    
- Ma sicuro - rispose Harry, e i quattro furono sorpresi vedendo che sorrideva. - Loro mica lo sanno, che non abbiamo il permesso di usare la magia a casa. Mi divertirò un mondo con Dudley, quest’estate …              

*Angolo autrice*
E il primo anno è ... finito!!!!! *musica rock*
Sul serio, riuscite a crederci? Sembra ieri che ho iniziato a scriverlo :D
E' arrivato il momento di iniziare il secondo, per cui comincerò una storia a parte per il secondo anno e farò così per tutti gli anni, in modo da inserirli in una serie. Spero che continuerete a seguirmi :D
In questo capitolo non succede molto, lo so, ma proprio perchè è l'ultimo. Come vedete (se siete riusciti ad arrivare fin qui) ho dovuto modificare un po' i punti che assegna Silente a Grifondoro, in modo che, con l'aggiunta di quelli di Laura e Jasmine, si arrivasse allo stesso risultato del libro, cioè superare i Serpeverde con un vantaggio di dieci punti :D
Che ne dite di scrivermi le vostre impressioni su questo primo anno in una recensione, prima che ci buttiamo a capofitto sul secondo? Mi farebbe un immenso piacere ^^ E se volete continuare a seguirmi ... sabato prossimo, stesso posto, stessa ora (?) per il primo capitolo del secondo anno :D
Oddio, sto avendo un dubbio ... non ho la più pallida idea di cosa scrivere nell'introduzione della nuova storia t.t Beh, qualcosa la troverò. A presto, spero ;)


 

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