The story of Mark and Lexie

di violet_w90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sognandomi parte 1: Vaniglia. ***
Capitolo 2: *** Sognandomi Parte 2: Il problema O’Malley ***
Capitolo 3: *** Piove sul bagnato: Piccola Grey ***
Capitolo 4: *** In una squadra non c’è posto per l’io: Io t’avrei scelto. ***
Capitolo 5: *** Nel cuore della notte: Una promessa difficile da mantenere. ***
Capitolo 6: *** Per conto mio: Oltre quel limite. ***
Capitolo 7: *** Vorrei che tu fossi qui: A Denver insieme ***
Capitolo 8: *** Una scala per il paradiso: La ragazza giusta ***
Capitolo 9: *** Battito accelerato: La malattia dei sentimenti ***
Capitolo 10: *** Un errore in buona fede: Lexie conta di più. ***
Capitolo 11: *** Ti seguirò nell'oscurità: La prima cena ufficiale. ***
Capitolo 12: *** Lettere d'amore in ascensore: Chiarimenti e festeggiamenti ***



Capitolo 1
*** Sognandomi parte 1: Vaniglia. ***



Sognandomi 1 parte: Vaniglia.

Mark non sapeva quanto tempo fosse passato, da quando aveva deciso di chiudersi nel suo piccolo ufficio, con la scusa di dover sistemare delle cartelle mediche. Forse era passati appena dieci minuti o forse venti, aveva perso il conto. Tutto quello che sapeva, era che improvvisamente aveva sentito il bisogno di stare da solo. Aveva dovuto allontanarsi dalla stanza di quel paziente, che inspiegabilmente, invece di puzzare come una normale stanza di ospedale, odorava di vaniglia. Doveva allontanarsi da lei: Lexie Grey.
“Stia zitto?” Non riusciva a togliersi quelle sua parole dalla testa. Come aveva potuto Lexie Grey parlargli in quel modo? Di appellarsi ad un suo superiore con quel tono! Lei era una matricola, e Mark come suo insegnante, non avrebbe dovuto lasciare che lei gli rispondesse così e non una ma ben tre volte. Dannazione! Perché aveva permesso che esso accadesse? E soprattutto, perché non riusciva a levarselo dalla testa? La risposta era semplice: Lexie. Non sapeva cosa fosse, ma c’era qualcosa in lei che lo incuriosiva. E no, non stava parlando del suo discutibile gusto in fatto di uomini. Improvvisamente la porta si aprì e Mark dovette chiudere e riaprire gli occhi per essere sicuro che fosse proprio Lexie, la ragazza che si ritrovò davanti.
“Lei! Questa è tutta colpa sua!” Lexie era entrata nell’ufficio come una furia, i capelli all’aria e uno sguardo assassino, che Mark però trovava solo divertente. Lo faceva quasi ridere. Quell’odore di vaniglia, già sentito in precedenza, invase tutta la stanza. Dovevano essere i suoi capelli a profumare così. I suoi bei capelli color castano.

“Non le hanno insegnato a bussare dottoressa Grey? E poi le ricordo che io sono un suo superiore, non può rivolgersi a me con quel tono.”
“Non mi importa di chi lei sia. Dica subito a George che tra di noi non c’è assolutamente niente.” Sbraitò lei. Certo che questa Grey aveva davvero un bel caratterino, pensò lui.
“Perché che cosa dovrebbe esserci?” Chiese Mark, cercando di simulare la più totale indifferenza e di ignorare i suoi pensieri.
“George è convito che io e lei andiamo a letto insieme.”
“Lui che cosa?” Ok questo non sta accadendo. Lexie Grey non ha appena accennato al fatto di loro due a letto insieme. Mark chiuse gli occhi facendo un enorme respiro. La situazione era così assurda che chiunque ne avrebbe riso, ma lui non poteva farlo.
“Come se io potessi mai andare a letto con un tipo come lei.” Aggiunse quasi indignata. Quella frase inspiegabilmente lo infastidì più di qualsiasi altra cosa gli avesse detto fino ad ora.
“Adesso basta Grey.” Disse con tono fermo. Doveva assolutamente porre fine a quella loro conversazione. Doveva imporre la sua autorità in quanto suo superiore. “Se ha qualche chiarimento di tipo medico da farmi o qualche informazione sul paziente sarò lieto di risponderle, altrimenti la prego di lasciare questa stanza.” Quella frase, con grande sollievo di Mark, sembrò aver sortito l’effetto desiderato.

“Ha ragione mi scusi. Io non avrei dovuto.” Si scusò lei.
“E’ una brava specializzanda e vorrei poter continuare ad occuparmi di questo paziente con lei, senza ulteriori intoppi.”
“Lei crede che io sia brava?” Domandò, sorpresa. Si, Mark lo pensava davvero. In un primo momento, quando il capo gliel'aveva assegnata come assistente, non ne era stato molto entusiasta, ma egli si era dovuto ricredere in fretta. Sotto alcuni aspetti si poteva vedere come Lexie fosse ancora alle prime armi, ma anche le sue potenzialità era molto evidenti. Così come la sua voglia di imparare e di dare sempre il massimo.
“L’ho vista lavorare oggi e sì lo credo. E penso anche che possa diventare un ottimo medico, ma non lo diventerà, se invece di controllare il paziente, se ne sta qui a discutere con me.” Lexie sorrise, sembrava già essersi dimenticata del motivo per cui fosse andata lì. Senza dire niente uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé e lasciando Mark da solo, con nuovi pensieri e affermazioni ancora più sconcertanti su cui rimuginare. Perché le conversazioni avute in precedenza, erano niente se messe a confronto di quella appena terminata e quel odore persistente di vaniglia, di cui il locale ormai era impregnato, non aiutava affatto.



Angolo autore: Come potete capire dalla storia sono una fan di questa coppia e vista la fine orribile che gli è capitata nella serie, ho deciso di provare a scrivere qualche momento mancante tra i due. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. So che Mark si accorge di Lexie qualche tempo dopo, ma io ho adorato l'interazione tra i due in quella prime puntate. Ho già in mente il secondo momento, ma lo devo ancora elaborare bene.
 

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Capitolo 2
*** Sognandomi Parte 2: Il problema O’Malley ***



Sognandomi Parte 2: Il problema O’Malley

Lexie era un’allieva come tutte le altre e con lei avrebbe avuto un comportamento del tutto professionale. Così d’ora in avanti si sarebbe comportato nei suoi con fronti. I due avrebbero mantenuto un normale rapporto insegnante allievo. Niente di più e niente di meno. Era con queste convinzioni, che il dottor Sloan si stava dirigendo verso la stanza del paziente, che aveva in cura. Mark era appena arrivato all’ingresso della camera, quando l’aveva vista. Lexie, in piedi vicino al letto dell’uomo, intenta a parlare con quest'ultimo e così non era entrato. Era rimasto lì, appoggiato alla porta, ad osservarla in silenzio. La naturalezza con cui si rivolgeva al paziente era sorprendente, come se lo avesse già fatto un milione di volte.

I capelli non era più sciolti e in disordine, come l’ultima volta in cui era piombata nel suo ufficio, ma ordinatamente legati in una coda di cavallo, che le donava un’aria molto professionale per non dire altro. Cercando di scacciare via quel suo ultimo pensiero, cercò di concentrarsi su ciò che Lexie stesse dicendo. La Grey stava rassicurando il paziente.
“Succede le persone commettono errori, vanno a letto con la persona sbagliata, ma se vuole il mio parere è quello che viene dopo, che conta davvero. La parte in cui sistemi le cose.” Disse la ragazza che non riesce nemmeno a dire a O’Malley quello che prova, pensò Mark con sarcasmo. “E penso che lei abbia iniziato bene.” Mark rimase ancora lì, fermo a fissarla, ma non resistette per molto ancora prima di parlare.

“Sai sempre cosa dire ai tuoi pazienti.”
“Oh Santo cielo!” Non era quella la risposta che si sarebbe aspettato da lei, me almeno non gli aveva detto di chiudere il becco o fatto riferimenti allusivi di altro genere. Doveva ammettere, che di scrupoli a parlargli chiaro di certo non se ne faceva, ciò nonostante manteneva sempre un certo alone di mistero.
“Non sembri avere nessun problema a farmi sapere come ti senti, quindi perché non lo dici ad O’Malley?”

“Lei è veramente l’ultima persona che dovrebbe dare consigli amorosi.” Lexie aveva ragione. Lui era proprio l’ultimo uomo sulla faccia della terra, che potrebbe dare consigli di quel tipo e non capiva nemmeno perché lo stesse facendo. Dove era finito il suo essere professionale? Perché si interessava così tanto a ciò che succedeva tra Lexie e O’Malley? Quelli non erano affari suoi, eppure non riusciva a trattenersi. Aveva persino cominciato a darle del tu, invece che del lei.
“Quando mi piace qualcuno mi assicuro che lo sappia. La vita è troppo breve per vivere in un altro modo.” Aveva bisogno di una birra. Ne aveva decisamente bisogno. Doveva andarsene da lì, prima di dire qualcos’altro di cui poi si sarebbe pentito. Aveva già detto abbastanza. Il paziente in fondo lo aveva controllato lei e sembrava star bene, quindi non aveva nessun motivo per trattenersi.

“E se non ricambia?” Chiese lei fermandolo.
“Allora è un idiota.” Rispose Mark uscendo dalla stanza.
“Non vuole dare un’occhiata al paziente?” Chiese Lexie seguendolo.
“L’hai appena fatto tu e mi sembrava che fosse bello sveglio e vigile e in realtà il mio turno e finito già da mezz’ora.”

“Ma chi controllerà il paziente durante la notte?” Insistette Lexie.
“Penso che tu te la possa cavare anche da sola, ma se proprio hai bisogno di aiuto chiedi ad O’Malley. Sempre che tu ne abbia il coraggio.” Non voleva dire quell’ultima frase, perché sapeva che era una cattiveria, ma non voleva che lei lo seguisse ancora e la cosa parve funzionare.

Quella sera da Joe era arrivato già alla sua seconda birra, ma ancora non riusciva a scacciare Lexie dalla sua testa.  Non poteva non pensare, che in questo momento lei potrebbe trovarsi insieme a George, per di più sotto suo suggerimento.
“Mark ci sei? Si può sapere che ti prende sta sera?” Domandò Callie riportandolo alla realtà. “Mi hai praticamente obbligato a venire qui con te, per poi non prestarmi nemmeno un briciolo di attenzione.”
“Come riesci ad essere professionale con i tuoi specializzandi?” Chiese Mark a Callie. La ragazza a quella domanda rise divertita.

“Stai scherzando vero? Ti ricordo che lo stai chiedendo ad una che ha sposato lo specializzando George O’Malley.”  Mark a tal affermazione sbuffò. Ovviamente l’aveva scordato. O’Malley sempre lui, ma che cosa ci trovavano poi tutte in quello, proprio non lo capiva. “Ti direi di chiederlo a Derek, ma anche lui non è un buon metro di giudizio.” No, decisamente nessuno dei suoi amici avrebbe potuto aiutarlo e poi non era proprio il caso di ingigantire la cosa. In fondo non era ancora successo niente tra di loro e mai sarebbe accaduto. Mark non aveva la minima idea di quanto si stesse sbagliando.

Angolo Autore: Ecco il secondo capitolo. Ho fatto presto perchè praticamente l'avevo già scritto, per gli altri ci metterò sicuramente di più. La scena iniziale è proprio una parte presente nella puntata 5x02 di Grey's Anatomy, ma volevo proprio raccontare che cosa pensasse Mark in quel momento. Ogni commento è ben accetto. Sarei felice di sapere cosa ne pensate.

 

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Capitolo 3
*** Piove sul bagnato: Piccola Grey ***


Piove sul bagnato: Piccola Grey

“Posso andare avanti… Cloro, Argon, Potassio…”
“No, davvero non è necessario. Ti credo sulla parola.” Lei sorrise ricominciando a bere, mentre lui la osservava in silenzio. Memoria fotografica. Ancora faticava a crederci, quella ragazza non smetteva mai di stupirlo. Ogni volta che si ritrovava a parlare con lei, finiva per scoprire qualcosa di nuovo, che lo lasciava piacevolmente colpito. Per tutto il giorno, non aveva fatto altro che darle della patetica, ma la verità era che Lexie non lo era affatto. Era intelligente, intuitiva e persino eccessivamente gentile. Chi rinuncerebbe ad un intervento per aiutare un amico? Ok, forse quello era un po’ patetico, ma era niente se messo a confronto con tutte le altre sue qualità. Tra le quali non mancava certo la bellezza. La verità era, che l’unico motivo per cui aveva continuato a darle della patetica, era per proteggersi dalla piccola Grey.
“E’ per questo che hai deciso di fare il medico tra le varie cose, per la tua memoria fotografica?”
“No, ho deciso di fare il medico perché trovo i camici molto sexy, non so perché ma i medici hanno un qualcosa che mi ha sempre eccitato.” Mark, che il quel momento stava sorseggiando il suo drink, per poco non si strozzò. Lexie rise divertita.
“Mi stai prendendo in giro vero?”
“Un po’, ma è così divertente.” Rispose lei.
“No affatto e ti ricordo che io sono un tuo superiore e…”

“Si, si lo so tu sei un mio superiore e io sono una semplice specializzanda, che non dovrebbe nemmeno rivolgerti la parola e il fatto che la mia sorellastra sia fidanzata con il tuo migliore amico, non rende noi due amici.”
“Proprio così.” Disse Mark, sottovoce, come se l’avesse detto più per convincere se stesso e non per risponderle.
“Allora toglimi una curiosità. Come mai con tutti i posti vuoti che ci sono, hai scelto di venirti a sedere proprio in quello vicino al mio?”
“Ho pensato volessi sapere dell’operazione del signor Patmore e infatti così è stato.” Rispose mentendo clamorosamente. Quando era entrato al bar l’aveva subito notata da sola al bancone e per quanto continuasse ad avere la sensazione, che la piccola Grey gli avrebbe procurato un mare di guai, non era riuscito a non andare a sederle vicino. D’altronde quella era la prima volta, che la vedeva al di fuori dell’ambito ospedaliero, che la vedeva senza camice.

“Beh…allora ti ringrazio per avermi messo al corrente, su come sia finita con il paziente dottor Sloan.”
“E’ stato un piacere piccola Grey.” Rispose lui sorseggiando un altro po' del suo drink.
“Mi mancava un nuovo soprannome.” Disse Lexie sbuffando, dopo aver sentito come Mark l’avesse chiamata. “Era da un po’, che qualcuno non se ne inventasse uno. Giusto quest’oggi nella pausa pranzo Karev mi ha chiamato Lexipedia.”
“Ecco lui sì che è un vero idiota, che sa il fatto suo sul lavoro lo riconosco, ma che resta comunque un idiota.”
“Non posso non darti torto è un asino.”
“Non ti piace Karev?” Chiese Mark un po’ stranito. Come aveva detto lei, qualche volta li aveva visti insieme a mensa.
“E’ una lunga storia per di più imbarazzante, che ti racconterei se noi due fossimo amici, ma visto che tu continui a sostenere il contrario.” Dannazione che accidenti era successo tra lei e Karev? Una mezza idea in testa l’aveva, e non gli piaceva per niente.
“Si in effetti non sono interessato a saperlo. Però non mi hai ancora detto che cosa ti ha spinto a diventare medico? Ovviamente il mio è un interesse del tutto professionale, sai al fine di capire la tua futura specializzazione.”

“Ovviamente, ma non ho ancora deciso in cosa specializzarmi. E per rispondere alla tua domanda, ho sempre voluto fare il medico. Da bambina usavo il gatto di mia madre come cavia. Gli misuravo la temperatura con il termometro, gli controllavo le orecchie, sai cose del genere.”
“Povero gatto. D’altronde io una volta ho cercato di mettere la rana preferita di Derek nel microonde, anche se non sono riuscito a premere start.” Commentò Mark.
“Io non volevo usare il gatto. L’avrei fatto volentieri su mia sorella, ma lei non me lo permetteva mai.”
“Hai un'altra sorella?” Chiese lui. Mark non sapeva come mai le stesse facendo tutte quelle domande sulla sua vita, ma non riusciva nemmeno a fermarsi.
“Si, Molly. Più giovane di me, ma già sposata e con una figlia. Tu sei figlio unico, non è vero?”
“Si.” Lexie controllò l’ora sull’orologio che portava al polso e poi con un'unica lunga sorsata finì il suo drink. “Beh, si sta facendo tardi. E’ stato un piacere conversare con lei dottor Sloan.”
“Altrettanto.” Rispose Mark, mentre questa pagava il suo drink. Lexie si sistemò la giacca e fece per andarsene, ma prima di riuscirsi a trattenere egli la richiamò e disse: “Ah e piccola Grey, cerca di migliorare il tuo gusto in fatto di uomini. Insomma Alex Karev davvero?” Lexie lo guardò stupefatta, persino Mark si sorprese di se stesso. Perché aveva dovuto mettere il dito nella piaga così. Pareva non poterne fare a meno.

“Come hai fatto a capire?” Domandò lei.
“Oh il tuo sguardo non mente.” Mark cercò di nascondere il suo disappunto. Sperava che il suo intuito per una volta si sbagliasse, ma lo stupore dipinto nel volto, aveva confermato la sua teoria. Tra i due c’era stato qualcosa e la cosa non gli piaceva affatto.
“Arrivederci dottor Sloan.” Lexie non aspettò nemmeno la risposta e se ne andò. Mark si guardò intorno nel locale. C’era Callie, che parlava con Erica Hahn. Gli sarebbe piaciuto scambiare due chiacchiere con la sua amica, ma non voleva disturbarla, così anche lui decise di pagare e tornarsene nella sua stanza d’albergo.

Angolo autore: Ecco il terzo capitolo. Spero vi piaccia. Come sempre qualsiasi commento positivo o non è ben accetto.
 

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Capitolo 4
*** In una squadra non c’è posto per l’io: Io t’avrei scelto. ***


In una squadra non c’è posto per l’io: Io t’avrei scelto.

Mark stava guardando fuori da una delle finestre dell’ospedale che davano sull’entrata. C’era Lexie Grey che camminava avanti e indietro, lungo il vialetto che portava alla porta principale. Non indossava il camice ma non si capiva bene, se stesse per andare via o se invece fosse appena arrivata. Sembrava persa in chissà quali pensieri. Mark guardò il suo orologio, doveva operare un paziente, ma la sala operatoria non sarebbe stata libera prima di mezz’ora. Sarebbe stato di turno per tutta la notte, una piccola pausa poteva anche prendersela.
“Callie lo controlli tu il signor Willson per un po’? Ho bisogno di prendere un po’ d’aria.”
“Si tranquillo ci penso io.” Mark sorrise, Callie stava diventando davvero una buona amica. “Grazie.”

Lexie camminava su e giù davanti all’ingresso dell’ospedale da 10 minuti buoni se non di più. Non sapeva che cosa fare. Non sapeva se tornare a casa oppure no. O meglio sapeva di non poter tornare a casa, non dopo aver detto a George di andare all’inferno, ma dove sarebbe potuta andare? Quando aveva finalmente deciso di affrontare George e chiudere definitivamente quella storia, che stava sfociando nel ridicolo, data la totale indifferenza di quest’ultimo al riguardo, non aveva considerato, che loro due vivessero insieme. Come avrebbe fatto ad evitarlo in un appartamento, che si e no raggiungeva i 50 mq? Sconsolata Lexie si sedette su una delle panchine e fu lì, che Mark la trovò quando la raggiunse.
“Piccola Grey è un po’ che non ci si vede. Anche tu di turno questa notte?” Chiese Mark sedendole vicino.
“Magari lo fossi. Almeno avrei una scusa per non tornare a casa.”
“Il capo e Yang era gli unici fino ad ora a cui avevo sentito dire di non voler tornare a casa.”

“Si beh… è difficile voler tornare a casa, dopo aver detto al proprio coinquilino di andare all’inferno.” Commentò lei.
“Ah e il tuo coinquilino sarebbe…?”
“O’Malley. Sai oggi George si è dovuto scegliere tre specializzandi con cui lavorare e non ha chiesto di me. Non ha mai una sola volta fatto il mio nome, dopo tutto quello che ho fatto per lui. Dopo che gli ho decorato l’armadietto.”
“Gli hai decorato l’armadietto?” Disse lui. Avrebbe voluto prenderla in giro, ma dalla sua espressione disperata, capì che quella era proprio l’ultima cosa di cui Lexie avesse bisogno. Questa non sembrò nemmeno aver sentito quella sua ultima domanda.
“Ho persino rinunciato ad un intervento per aiutarlo a studiare, senza sentirmi dire nemmeno un grazie e così ho capito, che questa storia doveva finire. In realtà è stata una paziente a farmelo capire, ma anche ripensare alle tue parole mi ha aiutato.”
“Le mie parole?” Chiese perplesso.
“Si tutti quei tuoi commenti su quanto fossi patetica. Avevi ragione.” Mark chiuse gli occhi e fece un enorme respiro prima di risponderle.

“Tu non sei affatto patetica, forse un po' ingenua, ma comunque molto intelligente ed il fatto che tu sia riuscita ad affrontare O’Malley, ne è la prova. Ci hai solo impiegato un po’ più di quanto avresti dovuto.”
“Grazie. Comunque ci hai preso anche sul mio gusto in fatto di uomini. E’ terribile, ma credevo davvero, che con George sarebbe stato diverso. Lui mi sembrava uno apposto.”
“Senza alcun ombra di dubbio io sono l’ultima persona che può dirtelo, ma forse dimentichi che O’Malley ha tradito la moglie con la sua migliore amica che poi ha lasciato dopo una settimana.”
“Già in fondo gli uomini sono tutti uguali. Pensi ancora che noi due non potremmo mai essere amici? Anche dopo questa nostra conversazione?” Chiese Lexie. Si, Mark lo pensava, ma non c’entrava niente la stupida questione allievo - insegnate. Il vero problema, era che non si poteva essere amici di qualcuno del quale si era attratti.
“Penso che se mi fossi trovato nella stessa situazione di O’Malley, non ci avrei pensato due volte a sceglierti come mia specializzanda.” Lexie stava per rispondergli, quando il cercapersone di Mark suonò. “Devo andare.” Lei annuì. Mark era già davanti alla porta, quando decise di tornare suoi passi. La ragazza sembrava non avere alcuna intenzione di muoversi da lì e lui non poteva lasciarla lì da sola al freddo.

“Piccola Grey ho un intervento di rinoplastica su un tizio preso a pugni. E pesavo che se non te la senti ancora di tornare a casa, magari potresti assistermi.” Il volto di Lexie nel sentire quella proposta si illuminò.
“Sarei felice di assisterti dottor Sloan.”
“Bene allora vai a cambiarti e poi raggiungimi nella stanza ventisette, per qualsiasi informazione sul paziente chiedi alla Torres è lei che si è occupata del caso insieme a me fino ad ora.”
“D’accordo. Non so proprio come ringraziarti dottor Sloan.”
“Non ce n’è bisogno. In fondo è questo che fanno gli amici no? Danno una mano nel momento del bisogno.” Mark non aveva idea di come sarebbero andate a finire le cose tra di loro, ma per ora le sarebbe stato amico, anche perché data la quantità di volte, in cui l’aveva vista da sola, non sembrava averne tanti.

Angolo Autore: Ecco il quarto capitolo, che si colloca nell'episodio 5x05, dopo che Lexie affronta George. A voi i commenti.
 

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Capitolo 5
*** Nel cuore della notte: Una promessa difficile da mantenere. ***


Nel cuore della notte: Una promessa difficile da mantenere.

“Il piccolo Sloan non deve entrare nella piccola Grey.” Era questo, che Mark continuava a ripetersi, dopo aver trovato Lexie in sala di chiamata. Quella mattina, sempre se si potessero considerare le 4 e 30 "mattina". Era arrivato in ospedale in anticipo per controllare un paziente, ma dopo essersi accertato che questo stesse bene, aveva deciso, che avrebbe potuto recuperare qualche ora di sonno arretrato. Così dopo aver chiesto ad uno dei tanti specializzandi di turno, di cercarlo solo nel caso in cui il paziente stesse morendo, si era diretto verso la sala chiamata.
Sarebbe stata una buona idea, se non fosse, che quando era entrato nella stanza, aveva trovato Lexie Grey, distesa supina, su uno dei tanti letti. Per un attimo, che sembrò una vita, Mark era rimasto a guardarla. Non aveva acceso la luce per paura di svegliarla, ma con la porta lasciata aperta, Mark riusciva ugualmente ad osservarla. Coi capelli castani sparsi sul cuscino e un braccio penzoloni, la piccola Grey sembrava ancora più bella del solito. Lexie stava dormendo così tranquilla e serena, che faticava a distogliere lo sguardo. Il suo petto saliva e scendeva ad ogni suo piccolo respiro.

Era a causa di quei suoi pensieri, che quest’ultimo, aveva cominciato a ripetersi che “Il piccolo Sloan non doveva entrare nella piccola Grey.” Dopo che Derek gli aveva chiesto di prendere le distanze da lei, Mark aveva cercato di farlo con tutte le sue forze, ma il destino di certo non lo stava aiutando. Ormai la incontrava molto più di quanto avesse voluto. La cosa più strana di tutta questa faccenda però, non era nemmeno quella. Bensì che Mark, già da tempo sospettava di provare qualcosa per lei, ma era stato proprio il divieto di Derek a farglielo capire in modo definitivo.
Quel suo “stai lontano da Lexie”, gli aveva aperto gli occhi su una realtà, che aveva cercato in tutti i modi di ignorare. Cercando di non far rumore, Mark si diresse verso la porta, ma involontariamente sbatté un piede contro una delle gambe di un letto.
“Maledizione!” Sbraitò. Dei rumori alle sue spalle gli fecero capire che Lexie si fosse svegliata.
“Dottor Sloan è lei?” Chiese quest’ultima, alzandosi dal letto e andando ad accendere la luce. “Che ci fa qua?”

“Io stavo… stavo… Sono arrivato in anticipo e avevo pensato di spassarmela un po’ con l’infermiera Lisa, ma poi ti ho visto qui che dormivi così…” Bravo Mark ottima mossa, pensò tra sé.
“E dov’è adesso?” Chiese Lexie guardandosi intorno perplessa.
“Chi?” Domandò Mark.
“Lisa, l’infermiera.”
“Oh… quando mi sono accorto, che la stanza non era libera l’ho mandata via. Mi dispiace averti svegliato, ho cercato di non farlo.” Si scusò lui.

“Non importa e poi è a me che dispiace.” Rispose Lexie, ora intenta ad infilarsi le scarpe.
“Ti dispiace e per cosa?” Chiese Mark non capendo cosa intendesse.
“Per averti fatto perdere la possibilità di una sveltina.” Ah…se solo sapessi con chi vorrei davvero… No, Mark ricordati “Il piccolo Sloan non ci deve entrare…” L’hai promesso al tuo migliore amico e non puoi ancora una volta incasinare le cose con Derek, non dopo che lui ci ha messo così tanto per perdonarti la storia di Addison. Però Lexie era una tentazione così bella...

“Chi è il piccolo Sloan?” Domandò Lexie.
“Che cosa?” Chiese subito lui.
“L’hai appena nominato tu. Chi è il piccolo Sloan?” L’aveva detto ad alta voce. Mark non riusciva a credere di averlo fatto, di essere stato così stupido e meno male che aveva lasciato a metà la frase.
“Nessuno. Non è nessuno. Ora scusami, ma è meglio che me ne vada.”
“Si certo dottor Sloan.” Uscendo da lì in fretta e furia, Mark riuscì ad evitare per un soffio uno scontro frontale con Callie.
“Mark che ci fai già qui a quest’ora? Il tuo turno non doveva iniziare alle sei?” Domandò lei. Proprio in quel momento, Lexie uscì dalla sala di chiamata, passando davanti ai due e salutandoli entrambi. Callie dopo aver risposto al saluto, volse lo sguardo verso di lui con aria sospetta.

“C’è qualcosa che dovrei sapere su te e la piccola Grey?” Chiese lei.
“No, non c’è niente da sapere. Perché tutti pensate che debba esserci per forza qualcosa tra di noi? Prima Meredith, poi Derek e adesso tu!” E senza aggiungere altro, Mark si allontanò da lei il più in fretta possibile. Sarebbe stato davvero molto difficile tener fede alla promessa fatta. Davvero molto difficile, perché a tutto c’era un limite.

Lexie intanto, dopo quell'incontro con Sloan, aveva deciso di andata a cercare sua sorella Meredith.
"Ehi senti non è che per caso tu conosci un'infermiera di nome Lisa?" Meredith ci pensò un po' su.
"No, spiacente non mi sembra di ricordare nessuna infermiera con quel nome. Perché lo vuoi sapere?"
"No, così nessun motivo in particolare." Rispose in fretta lei, prima di sparire, era meglio che sua sorella non sapesse, perché glielo avesse chiesto, anche perché in parte non sapeva nemmeno lei, quale fosse il vero motivo per cui l'avesse fatto.

Angolo Autore: Questo capitolo l'ho riscritto mille volte, non mi convinceva mai, ma alla fine sono riuscita a finirlo. Il momento si colloca tra la puntata 8 e la 9 della quinta stagione.

 

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Capitolo 6
*** Per conto mio: Oltre quel limite. ***


Per conto mio: Oltre quel limite.

Stai alla larga da Lexie. Tieni il piccolo Sloan lontano dalla piccola Grey. Solo quello gli aveva chiesto Derek, e Mark ci aveva provato. Perché nonostante le parole del suo migliore amico fossero arrivate troppo tardi e lui fosse già attratto da lei, si era sforzato di resistere, ma come già detto in precedenza a tutto c’era un limite. E quando quella notte la piccola Grey aveva bussato alla porta della sua camera d’albergo, così determinata e aveva cominciato a spogliarsi, quel limite era stato superato.

“Andiamo sono proprio male?” Male? Come faceva anche solo a pensare una cosa del genere? Non c’era assolutamente niente, che non gli piacesse di lei. Era lui il male, quello che non sarebbe riuscito nemmeno a mantenere una stupida promessa fatta al suo migliore amico.
“No. Sono io il male.” Gli aveva risposto, con voce roca. Lui era quello che andava a letto con le donne senza sapere il loro nome o che scordava di averci dormito insieme. Questa volta però il nome lo conosceva bene. Eliminando la distanza tra di loro l’afferrò per il collo e la baciò con passione. Una mano tra i suoi capelli, l’altra sul suo viso per poi scendere giù lungo la sua schiena… ed era certo che non avrebbe scordato facilmente quella notte.
“Una volta. Faremo l’amore una sola volta.” Disse Mark ancora con il fiatone per il precedente bacio. Lexie annuì alzandogli la maglietta e facendogliela sfilare da sopra la testa. Da quando la piccola Grey era diventata così sicura di sé? I due erano già entrambi nudi, i vestiti sparsi per la stanza, quando Mark si rese conto di aver usato la parola amore, anziché sesso. No decisamente quella notte, se la sarebbe ricordata per lungo tempo.

“Parlami della tua infanzia a Seattle. Com’è stata?” Dopo essersi fatti travolgere da quel vortice di passione e desiderio, i due si erano ritrovati l’uno nella braccia dell’altro a parlare. Era una novità per il dottor Sloan, ma non se l’era sentita di lasciarla andare via nel cuore della notte, sotto il clima pungente di Seattle e poi doveva ammettere, che quella novità si era rivelata più piacevole del previsto.
“Fredda e piovosa.” Rispose lei, Mark rise divertito.
“Non ci si abitua mai alla pioggia eh?”
“No, purtroppo no. E’ uno dei motivi che mi ha spinto ad accettare di andare fino ad Harvard a studiare. L’idea di poter vivere in una città come Boston mi elettrizzava.”
“Harvard eh?”
“Si laureata con il massimo dei voti.”
“Chissà perché la cosa non mi sorprende affatto.” Rispose lui.

“Anche tu comunque non sei da meno. Hai studiato medicina e chirurgia presso l'Università della Columbia a New York, conseguendo prima la specializzazione in otorinolaringoiatria e poi quella in chirurgia plastica. Hai rischiato di essere espulso, ma alla fine sei riuscito a laurearti, senza mai essere andato fuori corso. Hai ottenuto il punteggio massimo nella specializzazione di chirurgia plastica e il secondo miglior punteggio nell’altra. Cosa molto impressionante visto che i loro corsi di medicina sono tra i più difficili del paese. Ah e il tuo nome completo è Mark Everett Sloan.” Mark la guardò perplesso.
“Come accidenti fai a sapere tutte queste cose?” Ormai sapeva della sua memoria fotografica, ma non capiva dove potesse aver trovato tutte quelle informazioni personali.
“Ho letto il tuo fascicolo frugando di nascosto tra i documenti del capo, quando ho cercato di aiutare George a scoprire, per quanti punti non avesse passato l’esame. In realtà ho letto molti fascicoli quel giorno.”
“Farò finta che tu non mi abbia appena confessato di essere entrata illegalmente nell’ufficio del primario.” Lexie rise e anche lui si lasciò di nuovo andare ad una risata. Una volta smesso di ridere Mark decise finalmente di chiederle di quella famosa storia con Karev.
“Ok si la cosa può risultare imbarazzante, ma non per te al massimo per lui. Perché credimi tu non sei affatto una facile da dimenticare. E karev è davvero un idiota. Voglio dire non ti ha nemmeno detto che aveva già una mezza storia con un'altra.”
“Beh, in sua difesa la ragazza se n'era andata.” Quella frase detta per discolpare Alex non gli piacque affatto, ma chi era lui per poterle dire qualcosa? E così stette zitto. "Parlami della tua d'infanzia? Com'era vivere a New York?" Le chiese lei. I due continuarono a chiacchierare, fin quasi le tre di notte.

Quando Mark la mattina seguente aprì gli occhi, accecato dai primi bagliori del sole e si accorse di essere solo nel letto, per un attimo penso di essersi immaginato tutto, ma non appena si mise a sedere la vide. Lexie con già addosso la canottiera, intenta ad infilarsi i Jeans.
“Questo non è quel che sembra.” Disse lei una volta accortasi, che lui non stesse più dormendo. Mark sorrise a quella frase. Invece era proprio ciò che sembrava, Lexie se la stava svignando, dopo una notte di sesso e di discorsi, se ne stava andando.
“Ah davvero?” Rispose quest’ultimo sarcasticamente. Lexie girava avanti e indietro per la stanza cercando in ogni singolo angolo.

“Si credimi mi piacerebbe restare, ma sono già in ritardo e Cristina mi ammazzerà.” Lui annuì. Ecco cosa si ottiene, ad andare a letto con una specializzanda. Gli specializzandi non possono permettersi di rallentare un attimo, sono sempre di corsa. “Dove accidenti è finita la mia maglia a collo alto?”
“Hai guardato sotto il letto?” Chiese Mark. “Ti darei una mano, ma non vorrei distrarti perché sai sono ancora nudo.”
“Ti prego non fare così. Come se non avessi mai vissuto questa scena. Con tutte le donne che hai avuto.” Disse lei, una volta recuperato tutti gli indumenti.
“Oh… l’ho vissuta, ma di solito io sono sempre stato quello dall’altra parte della situazione.” Lexie si mise seduta sul letto per infilarsi gli stivali.

“Te l’ho detto non posso fare tardi.” La ragazza non aveva ancora finito di allacciarsi uno stivale, che già aveva recuperato borsa e giacca. Avrebbe dovuto essere contento, che se ne stesse andando e invece una parte di lui ne era deluso. Quando la piccola Grey sarebbe uscita da quella porta, tutto sarebbe finito. Sapeva che doveva andare così, non poteva essere altrimenti, ma la cosa gli dispiaceva più del previsto. “Ci si vede a lavoro dottor Sloan.” Disse, aprendo la porta e sparendo dietro di essa. Dottor Sloan? Eppure quando gemeva dal piacere non era quell'appellativo che si era lasciata sfuggire, ma il suo nome di battesimo. Alzandosi dal letto Mark si diresse verso il bagno. Aveva proprio bisogno di schiarirsi le idee e forse una bella doccia calda l’avrebbe aiutato.

 

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Capitolo 7
*** Vorrei che tu fossi qui: A Denver insieme ***


Vorrei che tu fossi qui: A Denver insieme.

“Vieni via con me.”
“Come? Credevo che dopo ciò che mi hai detto oggi tu non…”
“So ciò che ho detto, ma tu mi piaci e voglio che lo sappia. La vita è troppo breve per vivere in un altro modo.” Lexie sorrise. Mark le aveva chiesto di andare via con lei. Le aveva detto di piacerle. Glielo aveva sussurrato all’orecchio, così che solo lei potesse sentirlo, con quella sua voce profonda e suadente. Ancora faticava a crederci.
“Che hai da sorridere?” Domandò, abbassando il volume dell’autoradio. I due si trovavano nella sua macchina e si stavano dirigendo verso l’Archfield hotel, dove lui alloggiava.
“Oh…niente.” Rispose in fretta quest’ultima. Poi rialzando il volume disse: “E’ bella sta canzone. Mi piace.” Mark annuì senza dire niente e Lexie si immerse di nuovo nei suoi pensieri. Non riusciva restare concentrata. Si era appena resa conto di quando desiderasse, che lui le dicesse quelle cose e di quanto le sarebbe piaciuto sentirgliele dire ancora. Aveva appena capito, di non aver mia voluto solo sesso da lui, nemmeno la sera prima, quando aveva bussato alla sua stanza.

“Ti va di ordinare qualcosa da mangiare? Possiamo chiamare il servizio in camera. Hai già cenato?” Chiese Mark, una volta arrivato all’hotel. Lexie entrò dentro la camera e si tolse la giacca. Mark aspettò una sua risposta, che tardava ad arrivare. Per tutto il viaggio in macchina fino all’albergo, lei era rimasta quasi sempre in silenzio. D’altra parte nemmeno lui aveva detto molto.
“Ehi Lexie va tutto bene?” Chiese ancora questi levandosi anche lui la giacca e appendendola.
“Come? Si scusami è solo che sono un po’ sorpresa e confusa. In fin dei conti oggi in ospedale sei stato abbastanza chiaro, sul fatto di non voler più avere niente a che fare con me e che ciò che fosse successo la notte scorsa fosse stato un errore e poi questa sera vieni da me e mi sussurri quelle cose… si insomma pensi davvero ciò che mi hai detto da Joe?”
“Si lo penso davvero." Disse lui andandole vicino. "Tu mi piaci piccola Grey e non so ancora dove tutto questo ci porterà, ma so che continuare a far finta di niente non cambierebbe le cose. Perché la realtà è che voglio andare a Denver con te.”
“A Denver? Mark so che una storia tra di noi non sarebbe appropriata e che sicuramente per ora sarebbe meglio, che la cosa restasse segreta, ma andare fino a Denver mi sembra un’esagerazione.”
“No, io non intendevo andare fino a Denver letteralmente.” Rispose Mark ridendo.

“E allora a cosa ti riferivi?”
“Alla paziente di cui ci siamo occupati oggi…”
“Parli di Margaret. Quella col tumore benigno?”
“Si proprio lei. Ci ha raccontato una storia oggi... però sarebbe lunga e al momento, sempre se tu non abbia fame ho in mente qualcos’altro.” Disse lui attirandola dolcemente a sé. Con una mano le accarezzò il viso spostandole indietro una ciocca di capelli.
“Ho già mangiato e la storia puoi sempre raccontarmela dopo.” Rispose lei poggiando le sue labbra sulle sue. Mark la strinse ancora di più a sé, serrandole la vita con un braccio. L’aveva desiderata sin da quando l’aveva vista uscire dalla sua stanza quella mattina presto, ma aveva cercato di non pensarci, aveva cercato di fare il ragazzo per bene, fino ad allora. Egli intensificò il loro bacio ed entrambi percepirono una scossa di piacere.
“Mark anche tu mi piaci.” Gli sussurrò lei all’orecchio una volta che si furono staccati per riprendere fiato. Lui sorrise trascinandola verso il letto, mentre Lexie gli baciava il collo e con le mani armeggiava con il bottone dei suoi jeans. Derek si era sbagliato. Gli aveva chiesto di stare lontano dalla piccola Grey, convinto che fosse fragile, ma almeno in quell’istante non gli sembrava affatto così. Era lui quello più debole, perché era lui quello che aveva capito che si stava perdutamente innamorando della piccola Grey.

“Pensi che se ordinassimo qualcosa da mangiare adesso ci ucciderebbero?” Chiese Lexie.
“E’ probabile visto che è l’una di notte.” Disse lui stringendola a sé. “Hai fame?”
“Dopo il sesso? Sempre, ma posso aspettare fino a domani mattina, sai domani è il mio giorno libero.”
“E’ il tuo giorno libero davvero? Questo significa che non te ne scapperai come hai fatto ieri?” Chiese Mark, non nascondendo un sorriso.
“No, anzi stavo pensando che potremmo fare colazione insieme. Se ti va?”
“Non inizio il turno prima delle 8 e posso anche tardare di una ventina di minuti, quindi direi che si può fare.” Lexie sorrise a sua volta prima di sporgersi a baciarlo.
“Mark non ho ancora idea a che cosa ti riferissi, quando parlavi di andare a Denver, ma sarei felice di andarci con te.” Più tardi lui gli raccontò quella storia. Anche quella notte i due parlarono fin quasi le 3, quando rifecero l'amore prima di addormentarsi.

La mattina seguente, la sveglia suonò puntuale alle sette. Mark si alzò per spegnerla poi voltò la testa verso destra: Lexie dormiva ancora profondamente. Non aveva sentito la sveglia. Avevano deciso che avrebbero fatto colazione insieme, ma quello era il suo giorno libero e non se la sentiva di svegliarla così presto. Mark le diede un leggero bacio sulla fronte prima di alzarsi per andare a farsi una doccia e prepararsi. 


 

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Capitolo 8
*** Una scala per il paradiso: La ragazza giusta ***


Una scala per il paradiso: La ragazza giusta.

Un mese. Lui e Lexie si vedevano in segreto da un mese. Per molti poteva sembrare un’inezia, ma per lui non lo era affatto. Era dai tempi di Addison, che Mark non si vedeva con la stessa donna, per così tanto tempo e le cose tra di loro stavano andando fin troppo bene. Poteva sembrare assurdo detto da uno che si trovava in un letto d’ospedale a causa di una frattura del pene, ma quella era la realtà. Per la prima volta dopo tanto Mark era felice, finalmente poteva dire di non essere più la “puttana dell’ospedale.”

“Dovresti andare a casa. Sei in ospedale da questa mattina.”
“Io non vado da nessuno parte.”
“Lexie davvero non c’è bisogno che…”
“Callie ha detto che per sicurezza è meglio che tu passi almeno una notte in osservazione e io non ho alcuna intenzione di lasciarti qui da solo.”
“Ma la tua amica non può restare lì fuori di guardia per tutta la notte.” Lexie fece per controbattere, quando qualcuno bussò alla porta. La ragazza si alzò subito dal lettino. Fece un sospiro di sollievo, quando vide che era Callie.

“Mark, Lexie ho controllato in giro e ne Derek, ne Meredith sono di turno questa notte. Quindi potete stare tranquilli. Pure la Yang non c’è.”
“Hai chiesto a Callie di controllare se loro fossero in ospedale?” Chiese Mark mentre la Torres se ne andava.
“Volevo essere sicura di poter stare qui, visto che tu ancora non vuoi dirgli di noi. E poi così Sedie, può smettere di sorvegliarci.” Lexie si ridistese affianco a lui.
“Ma se…” Lei lo zittì con un leggero bacio.
“Mark smettila di discutere. Sei un paziente terribile.” Mark sbuffò.
“Odio essere il paziente preferisco di gran lunga essere il medio.”
“Beh…questa sera va così!” Rassegnato Mark si lascò andare ad un sorriso.

“Va bene dottoressa Grey mi arrendo.” Carolyn aveva ragione, Lexie era davvero una ragazza fantastica. Quando pochi giorno fa Mark aveva scoperto dell’arrivo della madre di Derek, per un momento tutti i suoi dubbi sulla loro storia erano riaffiorati. L’arrivo della donna, che lo aveva praticamente cresciuto, gli aveva fatto tornare alla mente tutti motivi, per cui una relazione tra di loro fosse sbagliata. Fu quasi un sollievo, sapere che Carolyn pensasse, che Lexie fosse la ragazza giusta per lui. L’idea che lei approvasse, gli aveva fatto sperare che in futuro, una volta trovato il coraggio per dirglielo, anche Derek l’avrebbe accettato.
“Non mi hai più detto che cosa ti ha chiesto Carolyn, quando vi siete parlate.”
“Oh solo se fossi una brava ragazza, quanti uomini avessi avuto e se avessi precedenti penali.”

“E quanti uomini hai avuto?” Chiese Mark fingendo indifferenza.
“Diciamo quasi sette.”
“Quasi sette?” Che razza di risposta era quasi sette? Si chiese Mark.
“Si c’è stata una mezza storia al tempo del liceo. Comunque tu sei stato il primo a cui ho procurato una frattura.” Lui la guardò perplesso. Di tutte le cose in cui poteva essere il primo quella era senza ombra di dubbio la peggiore.
“Che fortuna. Mi sento lusingato.” Rispose sarcasticamente. “Dovremmo astenerci per settimane!”
“Più precisamente dalle 3 alle 6 settimane. Ho letto un articolo sul numero 57 dell’American Journal of Medicine, in cui un paziente ha dovuto aspettare ben 5 mesi, perché non aveva avuto il coraggio di farlo vedere al proprio medico, ma non è il tuo caso.”

“Non potremmo farlo per almeno tre settimane? Questa storia è un incubo.”
“Tu non puoi più farlo per almeno 3 settimane.” Lo corresse lei. “Io volendo potrei.” Per un attimo sul volto di Mark si dipinse il panico, pur sapendo che lei stesse scherzando.
“Non è divertente. Sai io sarò pure terribile come paziente, ma tu come medico sei ancora peggio di me. E’ vietato prendere in giro i pazienti.” Lexie rise chinandosi a baciarlo dapprima dolcemente, ma poi approfondendo sempre di più il bacio. Quel contatto tra le loro labbra gli procurò un brivido e una leggera fitta.
“Ed è altamente sconsigliato baciare uno con una frattura del pene in questo modo.” Disse Mark allontanandola controvoglia da lui.
“Scusa, ti prometto che non lo farò più, me ne starò qui ferma finché non ti addormenti.” Disse lei mettendosi il più comoda possibile.

“Perché non mi racconti dei tuoi precedenti penali?” Chiese Mark.
“Non c'è molto da dire, perché sai come ho già detto a Carolyn io sono veramente una brava ragazza.”
“Si, certo. Talmente brava che un mese fa sei piombata nella mia stanza d'albergo chiedendomi d'insegnarti mentre ti spogliavi.” Lexie alzò gli occhi al cielo.
“Ehi, non è colpa mia se tu non mi hai fermato!”
“Certo, come se tu non sapessi che non avrei mai potuto farlo.” Lexie sorrise e lui lo interpreto come un segno d'assenso.
“Sono contenta che tu non l'abbia fatto.”
“Anch'io.” E non sai quanto... “Allora questi tuoi precedenti penali?” Chiese ancora Mark e i due iniziarono a parlare come d’abitudine. Quando due ore dopo Callie andò a controllare come fosse la situazione, non credette ai propri occhi. Lexie dormiva tra le braccia di Mark, mentre lui teneramente la guardava.

“Ti prego cerca di non far rumore. Non voglio che si svegli.” Disse lui vendendola entrare.
“Volevo solo controllare che fosse tutto a posto.”
“Poi stare tranquilla.” Questa annuì decidendo che non fosse il caso di trattenersi oltre. Callie doveva ammetterlo. All'inizio di tutta questa storia aveva odiato Lexie, perché sentiva che le stesse portando via il suo migliore amico. L'odio però non era durato a lungo, perché la ragazza non ricordava di aver mai visto Mark così felice, come da quando Lexie era entrata nella sua vita.
“Sai non avrei mai immaginato di vedere una scena del genere.”
“Già nemmeno io.”  Gli rispose lui prima che lei uscisse. La situazione era così assurda, ma allo stesso tempo così dannatamente bella. Per un attimo Mark si ritrovò a ripensare alla sua storia con Addison. Quando aveva provato a convivere con lei, non aveva resistito nemmeno tre mesi, prima di tradirla. Certo ancora la soglia dei tre mesi non era arrivata, ma Mark era sicuro, che questa volta le cose sarebbe andate diversamente. Senza contare, che grazie al piccolo inconveniente, che la piccola Grey gli aveva provocato, tradirla sarebbe stato matematicamente impossibile.

 

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Capitolo 9
*** Battito accelerato: La malattia dei sentimenti ***


Battito accelerato: La malattia dei sentimenti.

“Non è bello quando provi un sentimento forte per una persona e non è soltanto per il sesso, ma perché… perché è vero.” Derek per un secondo lo guardò come se stesse osservando un alieno. D’altra parte persino Mark ultimamente si sorprendeva spesso per ciò che diceva.
“Non devi dire queste cose.” Gli rispose Derek ridendo.
“Si hai ragione. Beh…qui è tutto pronto ti lascio al tuo lavoro.” Non aveva motivo di trattenersi oltre. Era davvero contento per lui e Meredith, anche se quando aveva detto quella frase, di sicuro non si stava riferendo a loro due. Se solo riuscisse a trovare il coraggio per dirlo al suo migliore amico.
“Grazie.” Mark uscì dalla stanza, non prima di aver augurato al suo amico buona fortuna. Andando verso l’ingresso, recuperò la giacca. Lexie ancora non era tornata a casa o l’avrebbe sentita salire in soffitta. Probabilmente si trovava ancora da Joe. Avrebbe fatto meglio a tornarsene in albergo, in fondo lei era stata chiara sul fatto non voler più avere niente a che fare con lui, finché non avesse parlato a Derek, ma al bar c’era anche Callie. Poteva sempre dirle, che era tornato lì per stare con la sua migliore amica.

“Dottoressa Grey. Posso sedermi a bere qui con lei?” Chiese Mark, una volta arrivato da Joe e averla raggiunta al bancone del bar.
“Hai detto a Derek di noi due?” Domandò lei.
“Non è così semplice Lexie. Ma credimi vorrei davvero poterglielo dire.”
“Mark noi due abbiamo una storia.”
“Lo so, ma non è facile dire al proprio migliore amico di essere andato a letto, con l’unica persona con cui mi aveva chiesto di non andare a letto.” Lexie finì di sorseggiare il suo drink poi avvicinando il suo viso al suo lo baciò. Gli era mancato così tanto poterla baciare senza doversi preoccupare delle conseguenze, poter fare di nuovo l’amore, sentire il suo corpo fremere ad ogni suo contatto. Stare con lei, senza aver la possibilità di vivere appieno il loro rapporto, grazie a quel piccolo inconveniente della frattura, era stata una tortura. Lexie si staccò da lui raccogliendo le sue cose.

“Lo capisco davvero, ma io non posso più continuare a mentire a tutti. Proprio non ci riesco.”
“Ti prego non te ne andare.” Mark che supplicava qualcuno? Questo si che era toccare il fondo, ma non poteva farci niente. Non voleva che lei se ne andasse. Sapeva che Lexie non lo stesse lasciando veramente, stava solo prendendo momentaneamente le distanze da lui, ma questo non significava che la cosa gli facesse meno male.
“Ci vediamo a lavoro dottor Sloan.” Lexie uscì dal locale proprio mentre Callie lo raggiunse.
“Ehi Joe mi dai uno scotch.” Disse Mark.
“A me uno scotch e soda. L’hai vista?” Domandò Callie. La sua amica sembrava parecchio elettrizzata.
“Si, ma dice di non voler più avere niente a che fare con me finché non parlerò a Derek.”

“No, io non parlavo di Lexie, ma della ragazza bionda che è appena uscita dal bar.” Mark cercò di ricordare, ma era stato troppo concentrato ad osservare Lexie sparire al di là della porta, per notare qualcun altro che non fosse lei.
“No, non l’ho vista. Chi sarebbe?”
“Si chiama Arizona Robbins è un chirurgo pediatrico che lavora al nostro ospedale e mi ha appena baciato nel bagno del bar.”
“Ti ha baciato in un bagno? Un po’ squallido non trovi.”

“Non importa dove l’ha fatto il punto è che mi ha baciato.” Taglio corto lei.
“Sono davvero felice per te.” Rispose lui bevendo il suo scotch e ordinandone subito un altro. Callie lo guardò perplessa.
“Sai questa cosa di Lexie ti ha sconvolto parecchio. Al vecchio Mark non sarebbe mai importato dove mi ha baciato. Avrebbe solo voluto sapere i dettagli più piccanti.” Già. Il vecchio Mark non si sarebbe nemmeno fatto contagiare da questa malattia dei sentimenti. “E poi scusa non eri tu quello che oggi diceva di volerla lasciare, perché Derek stava per chiedere a Meredith di sposarla.”
“Senti so quel che ho detto.” Sbottò lui. “E si, ci ho pensato per un secondo, ma non l’avrei mai fatto. Non avrei mai potuto farlo.” Aggiunse ancora buttando giù il suo drink tutto d’un colpo.

“O mio dio! Tu ti sei innamorato di lei.” Esclamò Callie.
“Cosa? No io non… si mi sono innamorato di lei.” Era la prima volta, che ammetteva con qualcuno di essersi innamorato della piccola Grey e Callie, essendo l’unica sua amica a sapere di loro, era la sola persona con cui potesse farlo. “Lei è fantastica.”
“Allora parlane con Derek. Digli come stanno le cose.”
“Credimi io vorrei tanto poterlo fare. Ma non posso e poi non ci crederebbe mai, alle volte ancora faccio fatica a crederci io stesso.” Callie annuì, giocherellando col bicchiere che aveva davanti.

“Già la puttana dell’ospedale innamorato. Si è decisamente difficile da credere.” Lui la guardò torva.
“Grazie per il sostegno. Sei una vera amica!” Mark fece per ordinare ancora da bere.
“No tieni prendi il mio.”
“E tu non bevi?”
“Qualcuno sano che ti riporti in albergo ci vuole.”
“Non trovi assurdo che Lexie abbia preso le distanze da me, proprio nel memento in cui finalmente potevamo ricominciare a fare sesso.”

“Ecco ora sì che riconosco il vecchio Mark Sloan.” Questi sorrise.
“Ehi…anche se mi sono beccato questa stupida malattia dei sentimenti, resto pur sempre un uomo. Allora perché non mi racconti esattamente come è andata con questa Arizona? Ti rendi conto che forse solo il tuo nome può sembrare più strano del suo?” Callie rise iniziando a raccontare, quando il cellulare di Mark iniziò a suonare. Era Derek. Che cosa voleva? Sicuramente era successo qualcosa di grosso all’ospedale, altrimenti non l’avrebbe mai chiamato in un momento così importante.

 

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Capitolo 10
*** Un errore in buona fede: Lexie conta di più. ***


Un errore in buona fede: Lexie conta di più.

“Ti ringrazio.” Lexie lo stava ringraziando e lo stava facendo con quel suo splendido sorriso. Avrebbe dovuto essere un momento tragico. Aveva appena fatto a botte con il suo migliore amico, aveva appena posto fine alla sua amicizia con Derek e tutto quello a cui riuscisse a pensare era a quanto fosse felice. Finalmente lui e Lexie non avrebbe dovuto più nascondersi. Loro due avrebbero potuto essere una coppia normale, come tutte le altre. Era stata Lexie a spingerlo a parlare con Derek, ma in verità anche lui avrebbe voluto farlo già da tempo.
“Sai quanto ti ho chiesto di parlarne con Derek io non avevo idea, che la cosa degenerasse fino a questo punto.” Già nemmeno lui. Si era preparato al peggio, ma la reazione del suo amico era stata davvero esagerata, sicuramente c’era dell’altro sotto, ma ora come ora non gli importava. La prima volta che Derek aveva posto fine alla loro amicizia, si era dispiaciuto davvero, per come fossero andate le cose, ma non questa volta. Al momento tutto quello che contava, era che finalmente lui e Lexie potessero di nuovo stare insieme.

“Lexie va tutto bene. Non importa.”
“Invece importa. Mi dispiace per la tua mano, per Derek. E’ tutta colpa mia.”
“No, non lo è. E sono contento che Derek ora lo sappia. Sono contento di poterti invitare finalmente a cena fuori, senza dovermene preoccupare. Che ne dici di andare da Grandinetti dicono che sia uno dei migliori ristoranti di Seattle. Ci sei mai stata?”
“Mi stai invitando per un vero appuntamento?”
“Si. Con candele, fiori, tutto quello che vuoi.”

“Non lo so.” Rispose, fingendo di pensarci. “Non mi sembri un tipo molto a posto. Hai l’aria di uno che abbia appena preso a botte qualcuno.” Mark rise e anche Lexie si lasciò andare ad una risata.
“Mi sei mancata sai.”
“Ci siamo visti tutti i giorni a lavoro.”
“Sai cosa voglio dire.”
“Si e mi sei mancato anche tu.” Disse Lexie, ma il suo volto si fece improvvisamente serio.

“Lexie cosa c’è?” Domandò lui preoccupato.
“Mark io… ecco in questo periodo in cui io ti ho detto che non volevo più vederti tu…” Questa sembrava non trovare le parole per dirgli ciò che doveva chiedergli. “Tu sei andato… sei andato a letto con Addison?” Lui la guardò perplesso. Mai si sarebbe aspettato una domanda del genere.
“Che cosa? No, certo che no.” Quasi si sentiva offeso. Come poteva anche solo pensare ad una cosa del genere? Dopo ciò che era appena successo. Dopo che aveva fatto a botte con il suo migliore amico per lei?
“Voglio saperlo Mark, se ci sei andato a letto voglio saperlo.”
“No, non ci sono andato a letto.” Lexie parve non averlo nemmeno sentito.

“Perché so dei vostri trascorsi. Dei vostri tira e molla e lei è una bella donna, intelligente, alta e più vicina alla tua età.” Lexie era gelosa. Ecco perché gli aveva fatto quella domanda. Si sentiva minacciata da lei e in effetti messa in quei termini, Addison sembrava una donna grandiosa. Quella perfetta per lui, ma Lexie sottovalutava troppo se stessa. Come poteva non rendersi conto di quanto anche lei fosse straordinaria? E poi non si può scegliere di chi innamorarsi e lui ormai sapeva, di non essere innamorato di Addison Montgomey.
“Sai quanto Derek mi ha trovato a letto con Addison non ha fatto niente se non andarsene, ma quando il primo giorno qui in ospedale, mi ha visto flirtare con Meredith mi ha picchiato. Mi ha tirato un pugno. Quel gesto mi ha fatto subito capire, quanto Meredith contasse per lui.”
“Che cosa? Perché mi stai dicendo questo?”

“Per farti comprendere. La prima volta che Derek ha posto fine alla nostra amicizia, è stato quella fatidica notte con Addison, e io mi sono sentito male all’idea di poterlo aver perso come amico. Ho subito capito, che la sua amicizia era più importante di quello che avrei potuto avere con Addison, ma questa volta non è così. Questa volta la nostra storia è quello che per me conta di più.” Lei non disse niente. Aveva capito che cosa Mark intendesse, ma non sapeva cosa rispondergli. Eliminando la poca distanza tra di loro, Lexie poggio le sue labbra sulle sue. Dolcemente gli baciò il taglio sul labbro inferiore. Glielo baciò un paio di volte. Poi lui si fece più avido e premette la sua testa verso la sua. Lo amava. Era innamorata di Mark Sloan. Ecco forse quello avrebbe potuto dirgli, dopo quelle sue parole, ma le sembrava ancora troppo presto. Le sembrava, che le cose tra di loro stessero correndo ad una velocità impressionante e così decise, che fosse meglio lasciar decadere l’argomento.

“Vada per Grandinetti. Sai sono cresciuta qui, eppure no non ci sono mai stata.”
“Davvero?”
“Si anche perché dicono che sia un posto per coppiette e la maggior parte delle mie storie importanti le ho avute quando stavo a Boston.”
“Allora sarà un’esperienza nuova per entrambi.” Con una mano lei gli sfiorò appena il taglio al di sopra del sopracciglio sinistro.
“Prima di andare però lascia che ti medichi questi tagli.”

“Non c’è bisogno. Posso farlo da solo… almeno che tu non voglia curarmeli come hai fatto prima con quello sul mio labbro.” Lei sorrise ricominciando a baciarlo. Mark premette sulle sue labbra, le loro lingue lottarono e Lexie venne travolta da un brivido.
“Magari…” iniziò lei staccandosi appena appena da lui, che non sembrava intenzionato a lasciarla andare così in fretta. Le sue braccia la tenevano saldamente per la vita. “Possiamo rimandare la nostra prima uscita ufficiale ad un’altra sera. In fondo è da un po' che non vengo nella tua camera all'hotel.”
“Mi hai tolto le parole di bocca.” Dopo che Mark si fu cambiato, i due si avviarono, mano nella mano, verso il parcheggio dell’ospedale, incuranti degli sguardi sbalorditi di molti che probabilmente, si chiedevano da quanto la loro storia andasse avanti.
 

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Capitolo 11
*** Ti seguirò nell'oscurità: La prima cena ufficiale. ***


Note Autore: Lo so, lo so è da una vita che non aggiorno questa storia e mi scuso con tutti, ma semplicemente avevo perso l'ispirazione e ​mi dispiaceva pure. Perché mi piace questa mia storia. Comunque dopo tanto tempo, ecco un altro capito. Spero che vi piaccia. Ancora mille scuse. Questo momento mancante si colloca alle fine della puntata 5x17.

Ti seguirò nell'oscurità: La prima cena ufficiale.

"Facciamo un'altra volta Jhonny." Disse Mark, allontanandosi insieme a Lexie. Il suo braccio intorno alle sue spalle.
"Sai non credo che il suo nome sia Jhonny, ma in questo momento mi sfugge qual è." I due si diressero verso il parcheggio dell'ospedale senza mai staccarsi l'uno dall'altro. Solo quando arrivarono davanti alla macchina di Mark furono costretti a farlo.
"Allora, dove vuoi andare questa sera? Al tuo hotel, nella mia soffitta o vuoi prima passare a bere qualcosa da Joe?" Chiese Lexie mentre saliva in macchina.
"Veramente pensavo di andare finalmente a mangiare da Grandinetti. Sarà una settimana che ne parliamo e alla fine non ci siamo ancora andati."
"Non è colpa mia. Sei tu quello che ha voluto recuperare il tempo perduto, passando ogni instante libero a fare... beh diciamo semplicemente qualcos'altro."
"Può anche darsi, ma non mi sembra che tu abbia protestato poi così tanto."

"Pensi che avrei dovuto?" Chiese lei con un finto sorriso.
"No affatto." Disse subito lui. "ma ora siamo finalmente una coppia normale e credo che sia arrivato il momento di cominciare a comportarci come tale."
"Sei sicuro?"
"Più che sicuro e poi oggi dobbiamo festeggiare." Lexie lo guardò interrogativamente.
"Davvero non te lo ricordi? Oggi sono ufficialmente..."
"Quattro mesi da quando la nostra storia è cominciata." Concluse lei per lui. Mark annuì. "Me lo ricordo, ma dato che nel mezzo c'è stata quella piccola pausa non sono proprio quattro mesi effetivi."
"Lo sono per me." Lexie si sporse a dargli un leggero bacio.
"D'accordo allora lo sono anche per me."

"Quindi è deciso per Grandinetti?" Chiese ancora lui girando la chiave e mettendo in moto.
"Si, è deciso, ma di certo non possiamo andare in un ristorante del genere conciati così. Quello è un posto di lusso." Così prima passarono all'Archfield hotel e poi a casa di Meredith e Derek, dove Mark si rifiutò di salire, finendo con l'aspettarla in macchina. La lite tra lui e Derek era ancora troppo fresca e i due ancora non si erano chiariti. Quando Lexie finalmente uscì dalla porta d'ingresso, Mark dovette chiudere e riaprire gli occhi un paio di volte, per essere sicuro che fosse davvero Lexie la ragazza che stesse scendendo le scale. Essendo la loro storia stata per lo più clandestina, egli non l'aveva ancora mia vista vestita così elegante. Non che stesse male con indosso le sue magliette della Columbia University, ma così era davvero uno schianto. Indossava un vestito bianco con dei ricami neri, ne troppo corto ne troppo scollato, che le faceva risaltare tutto.
"Sei bellissima." Disse Mark quando lei salì in macchina. Lei le sorrise arrossendo appena un poco ed egli dovette ricordasi che avevano deciso di andare a cena.
"Grazie. Anche tu non sei niente male in giacca e camicia."

"Che ha detto Meredith quando ti ha vista uscire vestita così?" Chiese mentre metteva in moto.
"Niente, in questo momento è molto preoccupata per Derek. Sai non sta passando un bel momento. Ha perso una paziente a cui teneva molto e continuo a pensare che dovresti parlare con lui." Mark si voltò per lanciarle un'occhiataccia prima di tornare a osservare la strada. I due non dissero più niente fino a che non arrivarono davanti all'entrata del ristorante che però aveva le luci spente e la porta chiusa.
"Merda è chiuso. E adesso dove andiamo?"
"Beh, in effetti è lunedì, c'era da aspettarselo. Aspetta che controllo una cosa." Lexie tirò fuori il cellulare dalla sua borsetta e si mise a digitare qualcosa. "No, anche Campari è chiuso il lunedì."
"Quindi altre idee?" Lexie si guardò intorno.
"Quel ristorante indiano là è aperto." Disse lei indicando un locale poco più avanti.
"Cibo indiano al nostro primo vero appuntamento? Passo grazie."
"Che ne dici del ristorante del tuo hotel?"
"Assolutamente no." Esclamò subito lui.
"Perché no? Qualche volta abbiamo ordinato il cibo in camera e mi sembrava ottimo."
"Si lo è, ma la mia stanza sarebbe troppo vicina e potremmo finire col non mangiare." Lexie, sogghignò, sapendo bene che lui avesse ragione.
"Beh, senti, io sto morendo di fame. Perciò metti in moto, mi è venuta un'idea." Mark fece come le chiese e una ventina di minuti dopo arrivarono ad una piazzola abbastanza isolata, dove egli non vide nient'altro se non un piccolo furgone che vendeva panini, con davanti cinque o sei tavoli in legno con delle panche.

"Ehm, e questo posto cosa diavolo sarebbe?" Chiese perplesso.
"Probabilmente la migliore Hamburgheria di Seattle."
"Dubito fortemente." Lexie alzò gli occhi al cielo.
"Invece ti dico di sì. Dai posteggia lì, ti assicuro che non te ne pentirai." Mark sembrava ancora decisamente perplesso mentre ordinavano i loro panini da un tizio con bandada in testa e giubbotto nero in pelle stile Fonzie, ma dovette ricredersi poco dopo.
"Ok questo è decisamente il miglior panino che io abbia mai mangiato. Come hai scoperto questo chiosco?" Lexie arrossì violentemente a tale domanda.
"Ecco, lo sai no, si insomma qui dietro c'è un ottimo posto per appartarsi con la macchina." Disse lei quasi balbettando.
"Ti prego dimmi solo che non ci sei venuta con Karev." Disse lui.
"No, non l'ho fatto. Ho scoperto questo posto ancora prima che andassi a studiare a Boston. Forza brindiamo." Disse lei per chiudere il discorso. Entrambi alzarono le loro birre brindando a questi quattro mesi.

"A noi." Mark si guardò intorno. Non era proprio così che avrebbe voluto festeggiare questo loro traguardo, ma alla fine un posto valeva l'altro. Non era forse più importante che loro fossero felici? E in questo momento egli lo era davvero. Un ragazzo ad un tavolo vicino osservava Lexie con un po' troppo interesse, ma d'altronde vestita in quel modo, persino da Grandinetti avrebbe attirato gli sguardi degli altri commensali, figuriamoci in un luogo come quello. Lexie però non sembrò nemmeno farci caso. Sorridente si girò verso di lui e lo baciò. Mark intensificò il baciò attirandola più vicino a sé, quasi a voler marcare il territorio. Il ragazzo smise di guardare
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Capitolo 12
*** Lettere d'amore in ascensore: Chiarimenti e festeggiamenti ***


Lettere d'amore in ascensore: Chiarimenti e festeggiamenti.

Lexie stava controllando una paziente per conto di George, una ragazza di diciannove anni, appena operata alla milza. Tra lei e Geroge le cose erano ancora piuttosto strane. Lexie non sapeva bene come poter definire il loro rapporto. Erano tornati a essere amici o oramai non erano altro se non due semplici colleghi? Non ne aveva idea, quello di cui era certa era che oggi George stava troppo male per poter lavorare. Aveva scoperto del tumore di Izzie e se in un primo momento, aveva fatto finta che non gli importasse, Lexie l'aveva visto crollare pochi minuti fa e così si era offerto di aiutarlo. La Grey stava rileggendo la cartella della paziente, quando Mark la chiamò.
"Ania, puoi scusarmi solo un secondo. Torno subito." La giovane annuì, mentre Lexie usciva dalla stanza.
"Ciao. Volevo solo dirti che pare che l'intervento di Izzie sia andato bene." Lexie chiuse gli occhi facendo un enorme respiro.
"Oh, grazie al cielo."
"Sì, è ancora in terapia intensiva, ma Derk sembrava essere fiducioso. Sei di turno questa notte?" Chiese poi lui.

"No, tra una mezz'oretta dovrei finire."
"Perfetto, perché Callie e Arizona mi hanno chiesto di andare a bere qualcosa da Joe. Se ti va potresti raggiungerci o se vuoi ti aspetto e ci andiamo insieme dopo. Non è un problema per me." Lexie gli sorrise.
"Grazie per l'offerta, ma oggi sono davvero stanca Mark e finito qui vorrei solo poter andare a casa e riposarmi, ma tu vai pure e bevi qualcosa anche per me."
"Sicura? Perché posso dire a Callie di fare un'altra volta e noi potremmo stare a casa e guardare un film insieme o stare al mio albergo." Disse Mark avvicinandosi e avvolgendo le sua braccia intorno alla sua vita.
"No, davvero. Vai e divertiti." Disse lei. "Ci vediamo domani a lavoro."
"D'accordo. Come voi, allora a domani." Disse lui, dandole un leggero bacio sulle labbra, prima di sparire. Lexie tornò nella stanza della sua paziente pochi secondi dopo.

"é il suo ragazzo quello che è appena andato via?"
"Si, è il mio ragazzo."
"Ottima scelta. Non è che per caso ha un fratello più giovane da potermi presentare?" Lexie sorrise, divertita. 
"No, mi spiace." La ragazza sembrò visibilmente delusa.

Circa due ore dopo Lexie si trovava a casa, in cucina, aveva appena finito di bere un bicchier d'acqua e stava per rintanarsi in soffitta, quando Meredith entrò nella stanza e per poco le due non andarono a sbattere l'una sull'altra.   
"Oh, ciao." Disse Meredith impacciatamente.
"Ciao." La salutò Lexie. Il momento che seguì, fu uno dei più imbarazzanti che Lexie potesse ricordare. Nessuna di loro si mosse, entrambe rimasero lì in piedi, in silenzio. La verità era che da quando tutta quella storia tra lei e Mark era saltata fuori tra di loro era calato il gelo e nessuna delle due sembrava sapere come farlo sciogliere. "Hai intenzione di farmi passare o vuoi restare qui tutta la notte?" La incalzò lei. Meredith a quel punto liberò il passaggio e Lexie stava per andarsene, quando la sorella disse qualcosa che la fece fermare.
"Ti ho osservato in queste ultime settimane." Lexie si girò è guardò Meredith sorpresa.
"Come scusa?"
"Beh ecco, non solo te, ma anche Mark. Io vi ho osservato insieme e voglio dirti che si insomma mi dispiace. Ho chiesto a Derek di dire a Mark di starti lontano e non avrei dovuto farlo."
"No, non avresti dovuto, perché sono perfettamente in grado di decidere da sola ciò che voglio. L'ho fatto per anni."
"Lo so e mi dispiace. Perché ho visto come vi rapportate e ho sbagliato a pensar male di voi." Improvvisamente Lexie si sentì felice. La ragazza non si era resa conto di quanto avesse sperato di sertirsi dire quella parole da parte di Meredith, finché esse non erano uscite dalla sua bocca.

"Grazie, Meredith. Grazie davvero." Lei le sorrise.
"State insieme da tanto? Voglio dire questa storia tra di voi va avanti da tanto?"
"Da quasi cinque mesi." Meredith parve davvero sorpesa.
"Così tanto?" Lexie annuì. Ora che ci rifletteva Lexie si rese conto che se non avesse avuto quella stupida infatuazione, per non dire ossessione per George, forse sarebbe potuto essere anche da più tempo. "Aspetta ma allora eri tu la famosa ragazza che gli ha procurato la frattura del pene?" Le chiese lei.
"Oddio, no! Anche tu hai saputo di questa storia?"
"Beh, nessuno sapeva chi fosse stata, ma la voce dell'accaduto è arrivata a tutti. Comunque se Mark non ti ha lasciato dopo una cosa del genere le cose tra di voi devono andare davvero bene."
"Si, è così e io sono davvero felice. Lo siamo entrambi." A quel punto Meredith andò ad aprire il frigo da cui estrasse una bottiglia di vino bianco che poggiò sul bancone.

"Ottimo, così possiamo festeggiare. Ho una grande notizia anch'io." Lexie la guardò interrogativamente, mentre Meredith prima apriva la bottiglia e poi prendeva due bicchieri.
"Che notizia? Vuoi festeggiare per Izzie, vero?"
"Si possiamo festeggiare anche per lei, ma io mi stavo riferendo ad un'altra notizia." Fu allora che Meredith si girò e finalmente le mostrò l'anello che portava al dito. L'abbracciò che seguì fu il più bello e sentito che le due sorelle si fossero mai scambiate. "Oddio Derek te l'ha finalmente chiesto! Sono così felice per te."
"Aspetta cosa significa finalmente? Tu lo sapevi?" Le chiese Meredith staccandosi da lei per poterla guardare in viso. Lexie annuì, mordicchiandosi il labbro inferiore.
"Diciamo solo che un giorno in ospedale Derek ha mostrato l'anello a una paziente con me presente. Io pensavo che te l'avrebbe chiesto quello stesso giorno, ma poi quella paziente è morta. Mark e Derek si sono picchiati e io non ero più sicura di quando e se l'avrebbe fatto."

"Non posso crederci. Praticamente tutto l'ospedale l'ha saputo prima di me. Anche il capo già ne era al corrente." Disse lei, mentre versava il vino nei bicchieri.
"E Mark. Quando gli ho dato la notizia mi ha detto che anche lui aveva visto l'anello, ma è così importante sapere chi lo sapesse già e chi no?" Chiese Lexie.
"No, hai ragione. Non lo è." Rispose Mederith prendendo uno dei bicchieri e passandoglielo. Quando le due finalmente brindarono, Lexie bridò a Izzie, alla sua storia con Mark, a questa splendida notizia di Meredith e a quella loro ritrovata armonia. L'unica cosa che adesso mancava era che anche Derek e Mark ritornassero a essere amici e poi tutto sarebbe stato davvero perfetto.

 

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