Woof..Woof! Woof!

di Pikachu97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mannaggia a Dez! ***
Capitolo 2: *** Quanto odio lo stregone.. ***
Capitolo 3: *** Ma che cazz..? ***
Capitolo 4: *** Il bisogno di trovare soluzioni ***



Capitolo 1
*** Mannaggia a Dez! ***


Bau..Bau! Bau!!
 
- Capitolo 1: Mannaggia a Dez! -
 
Era una normale serata a Miami. La brezza marina della costa soffiava dolcemente nella città conferendo ai passanti un piacevole tepore, non troppo caldo e afoso come si è soliti in Florida. In una serata come quella chi sarebbe rimasto a casa? I giovani certamente no ed è proprio da qui che parte la nostra storia..
 
Se vi dicessi Austin Moon, che vi verrebbe in mente? Nulla, perché non sapete chi è, giustamente. Posso dirvi che è un ragazzo di 17 anni, con i tipici capelli di quel biondo californiano, piuttosto alto e in forma, con due occhi di un bel nocciola che in rare volte, quando si illuminano, fanno intravedere delle punte coloro miele agli esterni. Ma dal punto di vista caratteriale, vi state chiedendo? Colmerò questa lacuna per voi: molti lo definiscono ambizioso, impertinente, per via della sua sensazionale carriera musicale, tantelo definiscono manzo, ah gli ormoni, ma in realtà non è che un ragazzo molto dolce che piange quando guarda film romantici, anche se non lo ammetterebbe mai, e con quell’aria da Peter Pan, spensierato che sa godersi la vita e le cose belle che ha da offrire, specialmente gli amici. Questo non vuol dire che non sappia che cosa gli giri intorno, è piuttosto acuto quanto vuole, e vi ricordo che è comunque un adolescente, non so se mi spiego, ciononostante mantiene la retta via grazie agli amici. E questo ci porta a Desmond Pezirro*, migliore amico e regista di tutti i video di Austin. Amici fin dalle origini, Dez ha sempre mostrato una lealtà inconfutabilmente certa, sempre pronto a mettere gli altri prima di sé con l’ingenuità di un bambino e la prontezza di un uomo, come quella volta che aveva dato i suoi pantaloni ad Austin per evitargli un momento imbarazzante.  Ma nonostante tutta questa serietà negli argomenti, il testa-rossa lentigginoso è comunemente noto per essere sempre se stesso senza curarsi dei pareri degli altri.
 
Momentaneamente ci fermiamo qui anche se mancherebbero all’appello altre due persone, ma ogni cosa a suo tempo!
Avendo presentato (quasi tutti) i protagonisti, direi che possiamo andare avanti con la vicenda, no?
 
-Dove avevi detto che fosse il posto?- domanda Austin. I due avevano deciso che per quella serata estiva si sarebbero fatti una carrellata di tutti i loro posti preferiti nel centro commerciale. Un po’ come il nostro Globo, il centro di Miami offriva diversi tipi di svaghi e prodotti di tutte le categorie! E chi, se non uno come Dez, non era a conoscenza di ogni singolo negozio presente nella struttura?
 
-Mmm dovrebbe essere dopo Jonny Spada, il negozio di pesca..- risponde il rosso mettendo le mani sulle tempie per enfatizzarla ricerca della risposta al quesito di Austin.
 
-Man.. Come è che conosci sto posto a memoria? Ti sei studiato la piantina?- chiede il biondo con espressione al metà tra il divertito e l’impressionato.
 
-Certo!- risponde con un tono di ovvietà, roteando gli occhi al cielo.
 
Mentre salgono di piano il musicista, mani nelle tasche, scannerizza l’area, l’espressione corrucciata dalla smaniosa ricerca di qualcosa, qualcuno.. ma se glielo facessimo notare negherebbe subito. Comunque il suo sguardo si posa su quello che dovrebbe essere un negozio, in fondo al viale sulla destra. Alla sua sinistra ci sono i bagni e gli ascensori, com’è che non lo aveva notato prima? A giudicare dalle condizioni o sta sbaraccando o sta aprendo. Le luci sono spente, il che è strano.. Ogni venditore sano di mente sa che nei week-end, per l’afflusso maggiore di giovani, si fanno più affari che in settimana, ma in ogni caso quel particolare scatena la perenne curiosità del biondino e subito consulta la sua ‘enciclopedia del centro’. –Oi Dez, che negozio è quello?- e con l’indice indica la struttura quasi nascosta.
 
-Quello.. E’.. Um, strano.. Non lo so.. Sarà nuovo. Ispeziooneee!- incita Dez e agguantando per un braccio Austin, corrono come due scolaretti verso la loro metà, ignorando le orde di femmine che ha pochi metri da loro confabulavano e spettegolavano sul cantante. Una volta arrivati uno strano brivido li percorre la schiena, ma entrambi decidono di ignorarlo, dando la colpa al vento o allo scatto improvviso esercitato dal corpo. –E’ tutto buio.. Non sarà chiuso?- Ma sulla porta non c’è nessun cartello che conferma l’ipotesi e il rosso azzarda ad aprirla. Entrano con molta delicatezza, quasi a pensare che la porta fosse fatta di vetro. Si chiude alle spalle con un sonoro Clack, ma entrambi sono troppo occupati ad osservare e a mangiare con gli occhi tutto ciò che gli è intorno. Mentre dal fuori, per via dell’entrata poco accogliente, sembrava uno spazio piuttosto piccolo, dal dentro era una vista totalmente diversa e si poteva vedere chiaramente la vera superficie del posto: grande quanto il piano terra del Sonic Boom, il negozio, dal nome sconosciuto, conteneva quello che ogni fantasioso o credente dell’impossibile, volesse. Trucchi di magia e illusionismo! Un fan di Harry Potter sarebbe stato geloso di tutti i possedimenti che il negozio offriva. Nonostante la quantità di terreno però, per via elle numerose macchine, scatole e oggetti illusionistici, era difficile muoversi. Ricordava un labirinto: gli scaffali alti e gli enormi marchingegni, coprivano la visuale. C'erano molti oggetti famosi: come la camera di Hudini, la camicia di Eros, il mantello di Copperfield, una ghigliottina.. c’era proprio tutto. E Dez non aveva problemi ad avventurarsi in quel dedalo, guidato solo dalla curiosità e dalla fame di sapere che altro ci fosse nel misterioso negozio.
 
Austin, dall’altro lato, ha rimpiazzato lo stupore iniziale con l’ansia, dovuta alle domande senza risposta che frullavano nella sua testa: perché le luci sono spente? Molti dei manufatti presenti nella stanza sono polverosi, ma com’è possibile se il negozio non era mai stato visto prima d’ora? E soprattutto.. Dov’è DEZ?!
 
 

POV Austin
 
Dopo 10 minuti di ricerche ho finalmente ritrovato quel pirla.. e volete sapere dov’era? Nella camera di Hudini.. A testa in giù.. che cercava di mettersi la catena. Cioè uno: perché?. Due: sa che doveva mettersi prima la catena e poi salire? Comunque l’ho tirato giù prima che potesse fare altre vaccate.
 
-Grazie amico.. anche se mi sarebbe piaciuto provare a fare il trucco..- dice brontolando sull’ultima parte.
 
-Si e poi chi ti liberava? Nessuno di noi due sa come si fa-
 
-Ah.. già-
 
Ruoto gli occhi quando di nuovo quella sensazione di angoscia mi pervade. –Forse è meglio che usciamo di qui.. si sta facendo tardi..- giro lo sguardo per parlare con Dez e invece parlo col nulla. ‘Ma non è capace di star fermo due minuti!?’ Mi rimetto alla sua ricerca e lo trovo qualche minuto dopo davanti a uno strano scaffale. Esso ha una forma curvilinea tutta sua, con boccette contenenti strani sostanze polverose di variopinti colori. Non saranno..fatte con le ossa?! Faccio respiri profondi per calmarmi, stupida ipotesi, e prendo per un braccio Dez che mi guarda stupito dal mio atto fulmineo. –E’ il caso di andare- non so perché, me lo sento dentro. Come la sensazione che qualcuno ti osservi..
 
-Sono d’accordo- dice una voce alle mie spalle. Ci giriamo di colpo, spaventati, e un omino di colore ci accoglie. Indossa uno strano abito con un cappuccio, di un rosso sporco. La parte aderente al terreno fa strani movimenti, come passasse dell’aria o ci fosse della corrente. Sul petto scendeva una collana con strane incisioni che ricordavano una di quelle popolazioni della america latina, quelle con le lingue morte.. Merda, avessi prestato attenzioni alle lezioni di storia invece di dormire.. come si chiamano. Itza? Nono.. Inba.. AH! Inca! Ecco.. una i quelle. In una mano teneva un bastone, l’altra era chiusa a pugno per qualche motivo.
 
-Infatti è quello che faremo proprio adesso.. ciao!- stridula Dez in preda al panico, ma rimane fermo sul posto perché l’ho trattengo in una morsa d’acciaio.
 
-Non ha intenzione di farci uscire sani e salvi.. vero?- chiedo con molta tranquillità. Quando Dez aveva fatto il gesto di uscire ho notato il suo bastone muoversi.
 
-Non sei stupido come tutti i biondi allora,- inizia a girarci intorno, con il bastone che emette uno strano ticchettio ogni volta che tocca terra -e allora sai anche cosa voglio farvi?- respira vicino al mio orecchio sinistro, il suo fetido alito corrodermi le vie respiratorie.
 
-No purtroppo..- sospiro.
 
-Meglio così.. sarà una sorpresa- e con uno scatto veloce, la mano a pugno si apre e con le labbra portate sul palmo soffia verso di me e Dez il contenuto presente all’interno.. una strana polverina blu. Ricordo di aver sentito la testa come esplodere e poi l’oblio.
 
 
Angolo Autrice

Hey gente come va? Sono l’autrice di Beautiful, Profumi d’Amore, The Scene-Raura Story e  Thunderstorm. Alcuni di voi sentivano la mia mancanza? Direi di si. Mi sono presa una pausa dalla scrittura perché volevo migliorarmi e adesso torno con una nuova storia! Per chi voleva sapere ancora di me, eccolo servito. Ciò che mi ha spinto a riprendere è stato il fatto che molte storie che ho letto in questo fandom, prendono un sacco di recensioni, quando invece, sono cosine basilari. Davvero. Non voglio sembrare presuntuosa dicendolo, ma è deprimente il fatto che tanti preferiscano quel genere di cose. Sono ambiziosa non vanitosa, e quando dico che una storia merita una recensione il 90% delle volte è vero. Detto questo considero le mie storie di un livello piuttosto alto che solo alcuni possono raggiungere. Questo non significa che il mio livello sia al massimo perché ho ancora strada da fare, ma di sicuro non è come quello di certe cose che ho letto in giro.
Scusate la sfuriata, ma andava fatta.
Recensite o no, è uguale, però sappiate che ne dipendono la velocità con cui aggiorno la storia.
#Peace


*Dez Pezirro: non si sa ancora il suo cognome originale.

Pikachu!

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Capitolo 2
*** Quanto odio lo stregone.. ***


Dedico questo capitolo alla mia lettrice ‘Austin & Ally’ per la sincerità e la passione che ci mette nella scrittura, e lo dedico anche a ‘Auslly e raura love’ per la dedizione con cui segue e legge le mie storie. Grazie ragazze ♥
 
- Capitolo 2: Quanto odio lo stregone.. -
 
POV Austin
 
Dio che male alla testa.. Sembra che abbia mille chiodi conficcati nel cranio e che a ogni movimento avanzino di centimetro in centimetro, proclamando la loro permanenza in modo quasi dittatoriale.. So di essere cosciente ma ogni muscolo del mio corpo è dolorante, come se fosse stato spaccato e ri-spaccato e non posso fare a meno di trattenere dei guaiti di dolore, e ciò mi invita a rimanere a terra. Riesco a far uso dei miei sensi visivi (grazie a Dio). Apro lentamente gli occhi, cercando di abituarli al forte cambiamento di luce che in un primo momento mi costringe a chiuderli velocemente, ma poi riprendo, gradualmente,ad aprirli e una volta abituatisi riescono a farmi vedere il luogo dove giaccio mezzo-rincoglionito. Porca vacca che male.. Ho già detto che mi stanno per esplodere le meningi? Sono in una stanza buia, piuttosto sporca a giudicare dal pavimento polveroso, e con quelli che sembrano muri in molti punti diversi della stanza. Mi accorgo che non sono muri in cemento o in cartongesso, ma strane costruzioni di forma per niente regolare che presentano scavature, rientranze e protuberanze. La mia vista continua a girovagare per l’area quando poi si sofferma su una strana sostanza bluastra a qualche passo da me.. ha l’aria di essere una qualsiasi strana polverina.. aspetta.. polverina blu. Poi mi colpisce. Sono in quel maledetto negozio! Mmm se trovo il proprietario.. Mentre cerco di recuperare le mie abilità motorie, quelle sensoriali sembrano messe in condizioni piuttosto buone, forse addirittura migliori. Riesco a percepire molti suoni, dallo scorrere di un carrello nel viale del centro, alla camminata di una donna munita di tacchi, al respiro regolare dei passanti e riesco perfino a udire il suono emesso da una formica che sta trascinando una briciola li vicino.. WOW! Ma quello che davvero sconvolge più di tutto è il mio olfatto: riesco a sentire l’odore antico della camera di Hudini e di alcuni libri, i vari elementi con qui sono state fatte le polveri del negozio, i cibi che la gente compra. Sarà meritò della polvere? Forse. Mi dispiace? Momentaneamente no..
 
Cerco di alzarmi in piedi, i muscoli hanno ridotto vertiginosamente l’intensità delle fitte, ma per qualche strano motivo non riesco a stare su due piedi e cado goffamente in avanti, ma una scarica adrenalinica mi permette di recuperare i sensi e a farmi atterrare sulle mie mani, senza nessun contraccolpo o danno di alcun genere. Dopo essermi aggiustato alla nuova posizione da quadrupede, prendo conoscenza di ciò che mi sta intorno. Si sono decisamente nello stesso negozio e se non erro sono esattamente nello stesso punto dove io e Dez.. DEZ!! Mi giro, aspettandomi di vederlo li sul pavimento come me qualche istante prima, e invece non c’è traccia del mio migliore amico. Al contrario dove prima c’era lui, adesso c’è un.. cane? Sembra un husky, ma ha il pelo color rosso terra, di quel porpora opaco, simile all’arancione. Mi avvicino alla bestiola, sempre con molta cautela. Capitemi: chi mi dice che non è stato messo qui per controllarmi? Magari è rabbioso e sta dormendo e una volta sveglio mi attaccherà! Invece di continuare a fare supposizioni incoerenti, mi dirigo passo dopo passo e raggiungo l’animale, avendo una visione decisamente più chiara e più pulita. Non è un Husky, il viso è troppo allungato per la loro razza, è più simile a un lupo invece.. come quello di ‘A Cico’.. com’è che era?.. Mm.. Era un’Akita! Si, sembra che questo cane sia un Akita. Non direi che sia un cucciolo, ma nemmeno un esemplare adulto, è troppo modesto per quelle dimensioni.. Ma in ogni caso.. che ci fa una cane qui dentro?
 
-Ben svegliati! Sai, nonostante siate stati in convalescenza per una ventina di minuti, il tuo amico russa molto facilmente..- dice il proprietario/stregone con una risatina. Non posso fare a meno di notare che la sua altezza è decisamente diversa. L’ultima volta era un omuncolo, chiaramente più basso di me. Mentre adesso è molto, ma molto più alto di me, tipo mezzo metro. Ma com’è possibile? Urgh, troppe domande.. Aspetta Dez!
 
-Che ne hai fatto di lui?- ringhio io. I miei sensi captano pericolo e inconsciamente mi metto in posizione di attacco. Sarà un qualche effetto collaterale di quella stupida polverina..
 
-Ma come.. non lo riconosci?- e con la testa indica il povero animale al mio fianco.
 
Riporto il mio sguardo sul cane e mi soffermo sul colore del corto pelo.. Arancione.. Dez ha i capelli arancioni, non vorrai dirmi che.. –Quello è Dez? Hai trasformato Dez in una cane?!- e scatto verso di lui. Come ha fatto? E’ impossibile.. Povero Dez.. Stupido uomo con un pessimo gusto in vestiti e che ha come passatempo la magia, nera per di più. Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?!
 
Lui alza un sopracciglio confuso e poi sorride divertito –Vorrai dire che vi ho fatto- poi con il bastone picchia tre volte la vetrina li vicino e i miei occhi sbiancano per qualche secondo, incapaci a credere a ciò che vedono, perché invece di vedere la mia solita figura, vedo un cane. Un fottutissimo Golden Retrive si erge dove invece dovrebbe essere un ragazzo alias io. Sono anche io un cane!? Adesso capisco perché sto maglio a quattro zampe.. e l’ampliamento de sensi.. Il mio pelo mediamente lungo sembra un biondo-miele, ah certo io sono biondo, penso roteando gli occhi. Anche io, come Dez, ho una stazza troppo piccola per essere adulto, dovuto al fatto che da umano sono ancora un ragazzo. L’unica cosa che non mi sembra sia cambiata sono i miei occhi. Sempre color nocciola. Quindi io sono così, Dez è così, ma perché? Come faccio a tornare umano? Come potrò suonare di nuovo, rivedere mamma, papà, i miei amici? Come potrò rivederla? Troppe domande mi frullano in testa, tutte accomunate dal fatto che sono senza risposta. E dal fatto che solo un individuo può fornirmi le tanto agogniate risposte. Il cazzutissimo stregone inca.
 
-Mi devi dare delle risposte, amico. Perché la prima cosa che morderò in questa mia forma canina apparentemente apparterà al tuo corpo e se ci tieni, ti conviene dirmi tutto quello che voglio sapere- abbaio io. Oddio, adesso abbaio anche! Non mi abituerò mai a sta cosa. Ecco adesso ho una altro problema! Mmm brutta faccia di me..
 
-Ogni cosa a suo tempo, cuccioletto,- sorride al nomignolo. Ridi, ridi, che ti strappo la lingua.. –ogni cosa a suo tempo. Sveglia il tuo amico e poi andate verso l’uscita. Li ci sarò io ad attendervi- detto questo agita di nuovo quel suo bastone e si volatilizza. Strano poco..
 
Mi concentro su Dez e con il naso lo punzecchio su quella che dovrebbe essere la sua schiena. Vado avanti qualche minuto finché lo vedo muoversi leggermente. In un primo momento è solo una scrollata, poi lo vedo scattare in piedi, o forse dovrei dire sulle zampe, spaesato e terrorizzato allo stesso tempo. –Dez,- chiamo io –guardami- Lo vedo con lo sguardo perso nel vuoto e capisco che ha riconosciuto la mia voce, ma non capisce da dove possa venire, dato che non è a conoscenza della mia attuale forma. Faccio un profondo sospiro -..qui-.
 
Finalmente si volta guardarmi e in quegli occhi ancora azzurri scorgo il suo stato d’animo a 360°: ansia, paura stupore e direi anche felicità. –Austin?- chiede incerto. Io annuisco –Sei un cane..?- è più una domanda che un’affermazione –Ma come..-
 
-Non c’è tempo adesso,- interrompo io –ti dirò tutto quello che vuoi sapere dopo. Per adesso ti basti conoscere che siamo in quel negozio e la polvere con cui lumpa-lumpa- anche se adesso è più simile a un vatusso, penso tra me e me –ci ha trasformato in due cani- e con un cenno della testa indico la medesima vetrina su cui mi ero specchiato qualche minuto fa. Annuisce poi porta il suo volto sulla finestra e vedo i suoi occhi allargarsi fino a raggiungere le dimensioni di una pizza. Cerco di prevedere ogni sua domanda –Sei un’esemplare di Akita e io un Golden. Immagino tu adesso ti senta un po’ confuso e stordito. Beh sei un cane e ciò comporta sensi più sviluppati perciò non sclerare se ti senti.. um strano?- concludo incerto io. Dio era difficile da spiegare, ma lui stranamente era rimasto in silenzio tutto il tempo, alche mi chiedo se abbia capito un’acca di quello che gli ho detto. Quando poi mi accorgo che non ha ancora aperto bocca mi giro preoccupato, ma le mie preoccupazioni sono infondate perché me lo ritrovo che scodinzola in modo frenetico, la testa in alto che cerca di catturare gli odori passanti.
 
-Ho i super poteri! Sarò Dogman, il protettore di tutti i canini.- Abbaia lui esibendosi in un salto piuttosto impacciato.
 
Io scuoto la testa divertito: solo Dez può trovare del divertimento in una situazione come questa. Poi mi vengono in mente le parole dell’Inca e con un latrato richiamo l’attenzione di Dez. –Dobbiamo andare. Il proprietario ha detto che ci spiegherà tutto all’entrata del negozio- comunico io e lui annuisce. Faccio per muovermi, quando mi rendo conto che non ho la ben che minima idea di dove diavolo debba andare. Sento Dez al mio fianco, la lingua a penzoloni, che mi guarda nello stesso modo che un Dez umano ti guarda quando deve ricevere degli ordini. Sono dubbioso sul da farsi: quattro strade diverse e noi siamo due, quale prendiamo?
 
Dez sembra percepire la mia indecisione e poi lo vedo portare il muso a terra, con il naso che sniffa qua e la il pavimento –Il fiuto,- dice lui –usiamo il fiuto-.
 
Concentrandoci sugli odori al di fuori dal locale ci imbuchiamo nel dedalo, sperando di uscirne.
 
 
 

Finalmente fuori! In ogni caso non faccio in tempo ad uscire effettivamente dal negozio che Albus Silente dei poveri qua, ha deciso di far la sua apparizione. Si nota poco il risentimento nei suoi confronti, ne? –Allora, vi piacciono le vostre nuove sembianze?- schernisce lui –io vi preferisco così-.
 
Sento Dez irrigidirsi, ma prima che posso fare qualcosa abbaio, come segno di resa –Taglia corto. Siamo qui, adesso rispondi alle mie domande. Perché questo cambiamento?-.
 
Lui giochicchia col bastone, mostrandosi indifferente –Pensavo foste qualcun altro. Non era mia intenzione creare questo disagio. Fidati,- sbuffa –avrà conseguenze anche su di me- e finalmente riporta lo sguardo su di me –Non doveva essere diretto a voi, tutto qui- nonostante la mia curiosità nel sapere verso chi fosse diretto, so che ci sono delle priorità che vanno rispettate, e mi concentro su quelle.
 
-Mmm ottimo, mi piacerebbe rimanere qui a discutere e a giocare a fare piani vendicativi, ma noi vogliamo tornare umani, e ciò mi porta alla seconda domanda: come facciamo?- pian piano che le risposte arrivano mi sento più confidente. O comunque più tranquillo. Si può dire lo stesso di Dez che, ora da seduto, ascolta attentamente. E’ buffo. Perfino da cane mantiene li stessi comportamenti che ha con Trish: fermo sull’attenti. Per poi dire una cafonata e fa scoppiare il finimondo. Ma torniamo alla dog-situation.
 
-Ecco questo potrebbe essere un problema,- inizia lo stregone portandosi una mano su un braccio, grattandolo nervosamente. Oh no, questa piega non mi piace.. –dovete farvi riconoscere da qualcuno. Un paragone non vi riporterà alla vostra forma originaria.- e con un mano si gratta la tempia –Basta che solo uno di voi venga riconosciuto, e l’altro sarà automaticamente salvo. Ma fate attenzione, il riconoscimento deve essere sincero e convinto. Sennò rimarrete così per sempre. E dovrete farlo nel giro della mezzanotte a tre giorni da oggi. Sapete il tre, numero perfetto..- ed emette una risatina nervosa, conscio del fatto che potrei sbranarlo nell’arco  di qualche minuto. –Ah prima che mi dimentichi, siete cani, perciò se cercherete di parlare a un umano, quello che otterrà sarà un normale latrato- faccio per protestare, insomma lui ci capisce, ma lui mi interrompe di nuovo –io sono uno stregone, ecco perché riesco a capirvi-.
 
-COSA!?- abbaiamo disperati. Ed entrambi iniziamo a girare per lo spazio ristretto in completa ansia.
 
-Ma è impossibile! Non c’è un altro modo?- chiede speranzoso Dez. Ci giriamo sempre con lo sguardo pieno di speranza, perché a sto punto, è l’ultima cosa che rimane.
 
-No, mi spiaci figlioli,- ed è la prima volta da quando l’ho visto, che percepisco sincero dispiacere –non c’è altro modo. Adesso io devo andare. Non ci rivedremo mai più. Buona fortuna- detto questo ci apre la porta e una volta fuori, la richiude velocemente alle nostre spalle.
 
Il primo a perdere il senno è Dez –E adesso che facciamo? Cioè non possiamo nemmeno parlare, come faremo a farci capire?- e sento il suo respiro, irregolare per colpa della lunga lingua, aumentare di velocità.
 
Sconsolato e affranto dalle stesse paure del mio migliore amico, cerco di farmi coraggio analizzando la situazione insieme a lui –Dez calmiamoci. Non ci servirà a nulla sbavare e latrare alla cazzo. Ho bisogno della tua completa attenzione, perché prima capiamo cosa fare, prima torniamo umani. Chiaro?- lo vedo annuire, come un bambino che ascolta curioso le storie che il nonno ha da raccontare. Solo che più che una storia, questo sembra un incubo.. –Allora, il socio la aveva detto che abbiamo tre giorni a partire da stasera. Cioè..- cerco l’orologio del centro commerciale con lo sguardo e leggo l’ora –cioè tra mezz’ora. Sono già le 23:31..-.
 
-Perciò abbiamo fino a Martedì sera- conclude lui capendo il mio punto –Ora dobbiamo capire da chi andare,- inizia lui –tu di sicuro non dai tuoi. Sappiamo bene quale potrebbe essere la reazione di tua madre..- e mi lancia un’occhiata preoccupata e compassionevole. Purtroppo mia mamma ha paura dei cani, perciò non posso farmi vedere in questo stato, sclererebbe o peggio mi manderebbe al canile e adesso come adesso perdere tempo li dentro non mi servirebbe affatto. Già.. proprio per niente. Ma se non posso andare da loro, da chi vado? Un’idea ce l’avrei, ma dubito possa avere un finale roseo.. Non so ma ho una strana sensazione a riguardo. Dez sembra carpire i miei pensieri –Vai da Ally, Austin. E’ l’unico modo. E’ l’unica che potrebbe riconoscerti. Siete come pane e Nutella, marmellata e burro di arachidi..-.
 
-Si, ho capito Dez- interrompo io ridendo. Sempre che sia possibile, cioè andiamo, come fa un cane a sorridere? Probabilmente sembra che stia ringhiando in modo anomalo.
 
-In ogni caso devi andarci. E’ la tua unica possibilità, pensi di farcela?- mi chiede lui, abbandonando quel senso di tranquillità che ci aveva portato la risata di prima.
 
-Penso di si,- dico poco convinto –tu cosa hai intenzione di fare? Andrai dai tuoi?- chiedo io, concerne per il mio migliore amico. Non è una situazione da prendere sotto gamba. C’è in ballo la nostra vita qui.
 
Lui annuisce solennemente e riprende –Ha detto che basta uno dei due..- sussurra –Dobbiamo riuscirci, Austin. Ad ogni costo- riporta il suo sguardo su di me e ora, grazie anche alla coda che libertina si muove a destra e manca, capisco che è determinato e questo suo modo di fare un po’ mi rincuora, facendomi stare più tranquillo.
 
-Va bene Dez. Qui le nostre strade si dividono. Se uno dei due si fa riconoscere l’altro lo saprà perché anche lui tornerà umano, perciò.. Niente, buona fortuna amico- e questo sarebbe uno di quei momenti dove noi due facciamo la nostra stretta di mano, ma con le zampe sembra un po’ difficile. Vedo che anche lui è indeciso e provo ad alzare la zampa curiosamente. Ed in qualche modo riusciamo a compiere la nostra infamosa stretta concludendo con il nostro acuto ‘Come butta?’
 
-Buona fortuna- saluta per poi partire velocemente verso quella che dovrebbe essere casa sua, ma prima che possa svoltare l’angolo caccio un latrato, simile a quando devo raggiungere una nota piuttosto alta quando canto, e attiro la sua attenzione un’ultima volta, prima di partire verso la mia metà.
 
Casa di Ally, sto arrivando.
 
Angolo Autrice
 
E il due è andato. Un po’ impegnativo devo dire. Comunque chi si aspettava andasse così? Vi aspettavate altro? O qualcosa del genere? Ho messo romantico come genere perciò era un indizio piuttosto esplicito per la nostra storia.
Comunque abbandonando un attimo la mia storia adesso c’è la mia sfuriata parte seconda. E’ questa è da proprio incazzata. Ho notato, una storia in particolare, che aveva messo una canzone in un capitolo e aveva fatto esattamente la stessa cosa che avevo fatto io nella mia storia Beautiful; Ora chi mi conosce, sa che quella storia, oltre per il racconto, è famosa per la canzone e per il fatto che io abbia messo la traduzione, anche scenograficamente piuttosto impegnativa, proprio di fianco alla canzone così da cattura il lettore. Ora io mi sento indignata, perché non dico che ci metto il copyright, MA QUANTO MENO CHIEDERMELO, mi sembra d’obbligo. E’ una trovata che ho fatto io, e se permetti, o tu ladro di idee, mi fai il favore di chiedermelo, cazzo, perché c’era e c’è dell’impegno dietro quel lavoro. Non faccio cose tanto per farle, e lo vedete da come scrivo, perciò è stato come una sberla vedere una mia idea sabotata in questo modo. Chiamatemi bambina viziata, prima donna, ma io PRETENDO delle scuse da parte di questo scrittore.
Uuuhh.. ragazzi è stancante fare la cattiva :(, ma non ci sarebbe motivo se la gente fosse corretta. Dovrei aver finito con le sfuriate, salvo particolare avvenimenti (se qualcuno mi scriverò o meno). Prometto di non farne più e di trasformarmi nel mega-super-ultra-dolce Dougie il delfino.
 
Ora, oggi ero indecisa se postare o meno; cioè volevo raggiungere le 10 recensioni prima di pubblicare, ma dato che sono stata inattiva per tanto, e che quello di prima era solo il 1° capitolo ho deciso di lasciarvi leggere il secondo ;).
Mentre se volete il terzo allora voglio vedermi si 10 recensioni PER questo CAPITOLO, non per la storia, in quel caso ve lo posterò anche subito :)! Forza con quella tastiera gente!
Recensite bagai, mi piace vedervi tutti felici e ansiosi del to be continued :)
Baci ai miei fan, fanculo ai ladri, e benvenuti ai nuovi!
#Peace
 

Pikachu!
 

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Capitolo 3
*** Ma che cazz..? ***


 
- Capitolo 3: Ma che cazz..? –
 
 
NOPOV
 
Ally Dawson.
 
Altrimenti conosciuta come autrice di tutti i singoli di Austin Moon. E’ una 17enne con una passione per la musica, che in quanto a metri quadri, può essere espressa con le dimensioni della Russia. E voi sapete quanto sia grande la Russia. Già, solo 17098242 Km² e se considerate che la Terra è 5 volte questo stato, beh.. Potete capire che è un’enorme misura. Fin da piccola ha sempre mostrato un interesse arguto in questo campo. Per quanto sia brava, nonostante la sua giovane età, se qualcuno le complimenta i lavori, lei non ammetterà mai con arroganza e confidenza la loro ben riuscita, piuttosto con deliziosa umiltà vi risponderà che è merito anche del ragazzo dalla folta chioma bionda che co-scrive e interpreta, degli amici sempre presenti e della famiglia sostenitrice della sua passione. Ma lei non è solo questo. No, la signorina Dawson è molto di più. Oltre ad essere un persona piuttosto minuta, con castani capelli setosi che scendono a cascata sulla sua schiena, e con due occhi così grandi, di quel color del cioccolato al latte in cui potresti nuotare nell’oblio, come li definisce un certo bipede biondo, Ally Dawson è una ragazza dal cuore molto, molto grande. Concede sempre una seconda possibilità, anche nei peggiori de casi.. uno volta ha perdonato qualcuno che aveva rubato una SUA canzone; Non abbandona nessuno in difficoltà ed è sempre gentile con tutti, non importa quanto tragica o spregevole possa essere la situazione, lei non abbandonerà la sua dolcezza. Questo un piccolo assaggio di quanto compassionevole può essere la sua anima. Se non fosse per i suoi bizzarri amici dai gusti strani in fatti di divertimento, la sua vita tranquilla, noiosa agli occhi di molti, consisterebbe in lettura di libri, partecipazioni a club scolastici e molte altri attività dedite alla perfezione dell’intelletto umano. Già, molto noioso. Ma, come già detto in precedenza, la sua vita, da ormai 2 anni a sta parte, è totalmente lontana dall’essere definita tale. E questo lo deve anche alla sua migliore amica, e manager, Patrisha De la Rosa. Ora questo nano malefico, come viene definito già dal precedente incontrato testa-rossa, è una ragazza piuttosto rumorosa, che non ci pensa due a volte ad informare il mondo di ciò che pensa. Infatuata dal cosiddetto Dio denaro, la suddetta ragazza trova lavoro con una velocità pari a quella di una macchina da formula uno all’ultimo giro di pista, ma altrettanto velocemente lo perde. Ciò non vuol dire che ne non le venga recapitato un guadagno monetario. Il suo armadio pieno di vestiti, leggins, scarpe con macchie di animali esotici sopra, ne sono la prova, e questo conferma la sua conosciuta passione per la moda. La pigrizia spesso è il motivo per cui non riesce a mantenere un lavoro, ma quanto si parla di business musicale, può essere molto velenosa e insidiosa; Manager non solo di Ally, ma anche dal rubacuori slash figo della madonna, a detta delle fan, slash mangiatore accanito di pancake, a detta di se stesso, diventa molto persuasiva quando si tratta dei suoi due clienti nonché migliori amici.
 
Ora, ritornando alla già presentata Ally Dawson, vi starete chiedendo come mai siamo passati dai ragazzi/cani a queste due ragazze. Non essendo di natura una ragazza a cui piace andare a ballare e divertirsi, in quel modo in particolare, era più che normale che lei fosse a casa quel Sabato sera, a leggersi un buon libro. Seduta, con le gambe piegate sotto di lei e la schiena tra l’angolo creatosi dallo schienale e dal bracciolo sul divano in salotto, lei leggeva un manoscritto. L’indice in bocca mangiucchiato nervosamente per lo svolgersi delle vicende narrate e l’altra mano a sorreggere il suddetto libro. I capelli raccolti in uno chignon improvviso, la ragazza era coperta solo da dei pantaloncini logori, di un rosso spento, e da una camicetta bianca, e troppo assorta dalla lettura, ignorava tutto ciò che le accadeva in torno, gustandosi l’avvincente storia tra le sue mani. Il tutto accompagnato da una tazza di Tè freddo sul tavolino da caffè davanti a lei. E questo, per lei, era più che normale, anche in un Sabato estivo come quello. Ciò che invece non era normale, era lo strano rumore provenire dal portico di casa. Ci fosse stato il padre, se ne sarebbe occupato lui, ma il genitore era via per l’innumerevole viaggio sull’ultima convention musicale. Perciò di quella situazione se ne sarebbe dovuta occupare Ally che, leggermente spaventata, si avvia alla porta di casa. La ragazza, bassa di natura, sale in punta di piedi e dopo aver osservato dallo spioncino della porta in mogano verde se ci fosse qualche visitatore, rimane piacevolmente sorpresa nel vedere che  nessuno sta dall’altra parte.
 
Ruotando gli occhi al cielo e insultando mentalmente quei bambini del vicinato che avevano deciso di farle uno scherzo, fa per tornare alla sua comoda postazione, quando il rumore di prima si ripresenta più intenso del precedente. Invece della paura o del fastidio, questa volta a guidare le sue azioni è la curiosità, un altro tratto caratteristico della sua personalità. Abbandonando l’idea dello spioncino per ovvi motivi, dirige la sua mano direttamente sul pomello di ottone, impaziente di sapere chi o cosa fosse responsabile di tutto quel trambusto. Attende qualche minuto, aspettando che il suono cessi da un momento all’altro. Poi improvvisamente non si ode più nulla. Quella è la sua occasione e con uno scatto fulmineo apre la porta aspettandosi l’inimmaginabile, ma al suo posto trova qualcosa che neanche lontanamente aveva attraversato l’anticamera del suo giovane cervello. Li, intento a grattare il pavimento con l’ausilio delle zampe anteriori, giaceva un Golden Retrive.
 
POV Ally
 
-Cosa..?-
 
Un cane. Ecco chi stava facendo tutto quel rumore. Un.. boh, penso sia un Golden. Si, lo è di sicuro, ma non riesco a definire la sua taglia. E’ troppo piccolo per essere adulto, ma non sembra sia un cucciolo.. Più che altro un cucciolotto. Si ecco, un cucciolotto di Golden Retrive stava grattando il pavimento del mio portico. Nope, non ha ancora un senso. Cerco di carpire qualche informazione in più e noto che non ha la piastrina ‘Beh, questa informazione non mi serve a un cavolo..’ penso stizzita. Ma perché mai un cane, alle 23:37 di un Sabato sera, doveva trovarsi qui?
La semplice emissione di quella parola sembrava avesse catturato la sua attenzione perché un attimo prima il muso era concentrato sul pavimento, con le zampe che grattavano sicure, e un attimo dopo il suo sguardo, per quanto assurda possa essere, era direzionato su di me. Pazzesco ne?
 
-Woof!- abbaia l’animale, con la coda che inizia a muoversi in una frenetica danza, il cui sesso mi è ancora sconosciuto. Smettendo di fare quello che aveva fatto finora esso si porta in posizione seduta, il tutto senza staccare il suo sguardo dal mio. E resta li, inerme. Qualche volta sbatte le ciglia, ma a parte scodinzolare e osservarmi, non fa altro.
 
Mi sporgo al di fuori della mia abitazione e controllo il vicinato, sperando di vedere il proprietario o il mascalzone che ha lasciato qui questo cucciolotto, ma quando mi accorgo che nessuno sta camminando o correndo via dalla zona, mi abbandono allo sconforto e deduco che l’animale non ha più un padrone. Almeno nei paraggi.
Dopo aver perlustrato una seconda volta il posto, soffermandomi sui Genkins, gli Hotwood e i McLaine, riporto il mio sguardo sull’esserino sottostante. E io cosa dovrei fare con lui? Fino adesso era rimasto fermo e immobile, non ha emesso un fiato dopo l’abbaio iniziale. Sembra tranquillo, a parte lo scodinzolare, quello c’è sempre.. Adesso che ci penso è rimasto a farmi le feste finora! Ciononostante non so ancora cosa fare con lui. Una parte di me, quella più compassionevole, mi sta dicendo di accogliere il fortunello in casa e poi vedere cosa fare definitivamente con lui in un altro momento, ma l’altra parte, quella rispettosa delle regole mi sta dicendo di chiamare il canile. Mio padre non sarebbe felice di ritrovarsi un essere bavoso e pulcioso sull’uscio. E poi non è che starà male al canile, solo un po’ al chiuso, in attesa di essere recuperato o riaffidato. Opto per la seconda opzione e tiro fuori il cellulare che era rimasto dormiente nell’unica tasca esistente dei miei trasandati pantaloncini. L’animale, che non aveva ancora smesso di compiere le sue annunciate azioni, cessa di colpo ogni suo movimento e volge lo sguardo da me al telefono che adesso giace a mezz’aria tra le mie mani in attesa di essere attivato.
Non so perché, e suppongo sia la stanchezza a farmi vedere cose, ma mi sembra che il cane, acquiettatosi dopo il mio movimento, abbia un’aurea più cupa. Come triste, amareggiata. Mentre prima stava bello eretto, con la coda che spuntava a destra e a sinistra con una certa regolarità, adesso sta piegato in avanti, come se avesse il peso del mondo sulle spalle, le orecchie leggermente più giù rispetto a prima e la coda che ormai rimane inerme contro il freddo pavimento. E’ possibile che un cane sia triste? Ma cosa sto dicendo! E’ un cane per l’amore di Dio!
 
Cercando di  ignorare gli sguardi preganti dell’animale, compongo il numero del canile di Miami portandomi il ricevitore sull’orecchio sinistro, mentre l’altro braccio lo avvolgo attorno a me, conserto. Passano due o tre bip e gli occhi dell’animale sembrano abbiano cambiato sentimento, mentre io mi mordo il labbro, combattendo una battaglia interna con me stessa. Ma poi qualcuno risponde dall’altra parte decidendo così le sorti del cucciolotto.
 
-Buona sera, canile di Miami. Cosa posso fare per voi?-
 
-Buona sera anche a voi. Sto chiamando perché un cane a me sconosciuto si è presentato alla mia porta-
 
 
 

-A tra poco allora. Ah! E grazie per l’aiuto!- detto questo concludo la telefonata e rimetto il cellulare in tasca.
 
Dopo aver concluso la conversazione con chi di competenza dall’altre parte, riporto il mio guardo sull’animale che durante la mia assenza aveva cambiato la posizione da seduto a sdraiato a terra, le zampe anteriori a entrambi i lati dal suo viso. Se non fosse perché è un cane, lo descriverei quasi abbattuto, come dire, privo di vita, come se battaglia che stava combattendo non valesse più la pena di essere affrontata e allora si stia abbandonando alla disperazione. ‘Wow.. Quante cose per aver detto che non sapevo come interpretare il suo comportamento’ penso sarcasticamente. Ma mi convinco che sia la stanchezza ha giocarmi qualche brutto tiro.
Beh l’inserviente non sarà qui per un’altra mezz’ora, tanto vale portarlo dentro.
 
Mi abbasso al suo livello e i suoi occhi, prima direzionati su un oggetto indefinito del mio vecchio portico, adesso si posano su di me, ma il muso rimane attaccato al terreno. Buffo, la sua espressione mi ricorda quella di una persona leggermente infastidita che ti chiede ‘Beh, adesso? Che vuoi ancora?’. Allungo una mano titubante nella sua direzione, non penso sia cattivo, ma meglio pensarci due volte prima di perdere una mano perché un cane randagio ha deciso di farci un tatuaggio. E poi mi piace molto suonare, perciò no, grazie, preferisco tenermela. Ma il modo in cui si è comportato finora e la sua quiete mi incitano a un contatto e prima che possa concludere la frase, la mia mano è già sulla sua nuca, con una carezza appena accennata.
 
Lui chiude leggermente gli occhi, come se quel contatto fosse stata la cosa più bella del mondo. –Allora, quelli del canile non saranno qui prima di mezz’ora perciò adesso tu verrai dentro con me, va bene?- e così mi alzo ritornando in casa e apro la porta fino al limite per fargli capire che può entrare. Lui si alza lentamente e con la coda bassa si porta nell’abitazione, il tutto caratterizzato da una lentezza indescrivibile. ‘Starà male?’ penso tra me e me ‘Ma se fino a qualche minuto fa mi faceva le feste felice’. Una volta dentro chiudo la porta, non staccando mai lo sguardo dall’animale. Lui si guarda intorno, annusando l’aria e studiando l’area, quando poi nota il salotto, soprattutto il divano al centro della stanza.
 
-No..- dico con un tono di avvertimento, -No, no, no, NO!- troppo tardi. Partito di corsa verso il mobile con un balzo lo raggiunge, il suo pelo messo in risalto sul blu scuro del divano. –Fai come se fossi a casa tua!- grido sarcasticamente alzando le mani al cielo per enfatizzarlo. Mentre io mi lamento dei numerosi peli che la su azione causerà, lui sembra ascoltare il mio consiglio e lo vedo mettersi comodo nell’angolo a destra: è seduto con il lato sinistro del corpo appoggiato al bracciolo che mi guarda impaziente. Curiosa mi avvicino e mi siedo vicino a lui, -Strano,- e sento un piccolo sorriso formarsi sulle mie labbra, -ti sei seduto nello stesso posto dove si siede un mio amico. E’ molto geloso del suo posto..- penso con una risatina leggera. Quando facciamo le nostre serate cinema, da soli o con Trish e Dez, lui si siede sempre li e io, ovviamente, nell’angolo opposto, con i nostri piedi che il più delle volte si intrecciano o si colpiscono a vicenda durante il film. Lui continua a guardarmi, come se mi stesse studiando e io ne approfitto per fare lo stesso: si, è decisamente giovane, e per quanto grosso possa essere, ha ancora gli occhi da cucciolotto. Sotto la luce tenue della lampada li vicina, riesco a vedere bene il suo aspetto; Il suo pelo è di una sorta di color caramello, più simile al miele, e viene messo in risalto dai bagliori dell’elettrodomestico. ‘Chi che conosco ha questo tipo di colore?’ mi passa questa domanda nella mente. Riporto il mio sguardo sul suo muso, mi soffermo sugli occhi e il fiato sembra morirmi in gola: quegli occhi, seppur canini, gli ho già visti da qualche parte; quel color nocciola, ma soprattutto quelle scaglie mielate, quasi verdi sono impossibili da dimenticare. E poi mi colpisce come un colpo di fulmine –Austin..-.
 
POV Austin
 
‘Lo ha detto! Mi ha riconosciuto!’ penso felice. Vedo che mi sta fissando negli occhi, cercando di capire il mio improvviso cambiamento, e io non posso fare a meno che far lo stesso, quasi dimenticandomi che da un momento all’altro io possa tornare umano.. E invece non succede nulla. 0 al quoto. Nada. Niente strani movimenti nella pancia, niente mal di testa allucinante, niente fitte di dolore al mio corpo. Suppongo che non abbia funzionato. Grrr! Pensavo che prendere il mio posto sul divano avrebbe aiutato. Lei, con quel suo sguardo concentrato, gli occhi leggermente chiusi, nello stesso modo di quando scriviamo una canzone, dove rimane concentrata masticando distrattamente il tappino della penna con i suoi denti bianchi. Quel suo sguardo mi fa capire che lei sta cercando si risolvere il rompicapo che in questo momento sta assillando la sua mente. Noto che continua a cambiarlo da un mio occhio all’altro e mi accorgo che mi sta fissando proprio negli occhi, non ‘vedendoli’, ma proprio guardare dentro per carpire e vedere ogni particolare, capite quello che intendo? Cosi mi avvicino al suo viso, cercando di far girare le rotelline in quel suo cervello, come per dire ‘Dai che ce la fai.. usa quella tua bella testolina Ally..’.
 
-Sai,- emette lei dopo un po’, -mi ricordi tanto uno dei miei amici.. –inizia lei passando la mano in cima alla mia testa. –Anche lui ha i capelli di questo biondo qui,- e indica il mio pelo, -e ha esattamente, cioè proprio identici, gli occhi uguali a tuoi.- ‘Perché sono io Ally!’, -Sai, a te posso dirlo,- comincia di nuovo, con un sorrisino complice e gli occhi che brillano di una strana scintilla, -ma a me piacciono un casino i suoi occhi.- sussurra poi lei, passando ancora la mano sulla mia nuca. Lei non sa che trovo io dannatamente ipnotizzanti i suoi. Poi si ritrae e una breve risata le scappa dalle labbra, -E il fatto che, come ho detto prima, tu stia seduto nello stesso posto, mi sembra ancora più surreale. Se ti vedesse qui..- mi dice con finto tono di rimprovero. –Austin. Il ragazzo di cui ti sto parlando, si chiama Austin.- conclude con un sorriso distante.
 
E a quelle parole abbaio –Woof! (Sono qui!)-.
 
Lei mi guarda curiosa con quel suo bel nasino che si arriccia con un sorriso sottostante  -Ti piace il nome Austin, è cucciolotto?- esclama lei. ‘Si è il mio nome..’ penso infastidito, ma non dalla sua incapacità di riconoscermi, ma dalla situazione in cui sono bloccato. La sua mano sinistra, che fino ad allora era rimasta a farmi leggere carezze sulla testa, si sposta dietro il mio orecchio destro e Santo Dio, buonissimo Padre dei cieli, se mi piace quello che sta facendo. E’ come se mi stesse passando la mano alla base del mio collo tra i miei corti capelli, l’unica differenza è che da umano quello è un mio punto debole.. Inconsciamente chiudo gli occhi per qualche secondo godendomi la coccola. Lei sembra notare il mio apprezzamento e, con quel suo adorabile sorriso divertito, intensifica il gesto e ciò mi porta a scivolare pian pianino verso le sue gambe, ritrovandomi a pancia all’aria con le gambe sollevate, il muso rivolto verso il suo stomaco con la bocca aperta per il piacere. La sento ridere e con la coda dell’occhio noto che, il sorriso ancora più grande di quello di prima, mi guarda affezionata. –Oooh qualcuno è un coccolone- prende in giro lei, e mentre la sua mano sinistra continua a farmi sognare con quei bellissimi grattini dietro al mio orecchio, quella destra si posa sulla mia pancia e inizia a fare dei giri concentrici e stavolta non posso fare a meno di emettere suoni di apprezzamento, e il mio suono gutturale scappatomi dalla bocca sembra essere divertente, perché aumenta la velocità dei suoi gesti. Mentre io continuo a contorcermi dal piacere, facendomi scappare qualche verso qua e la, la sento dire –Allora sei un maschietto!- ed è in quel momento che mi rendo conto che, eh.. In questa particolare posizione.. cioè.. si vede.. Avete capito cosa! ‘Fossi stato ragazzo, in questo momento starei morendo di imbarazzo..’ penso, trovando un lato positivo in questa mia forma canina. Anche se quella mia parte perversa aveva fatto un altro tipo di pensiero.. Ma poi tutto viene interrotto troppo velocemente dal suono del campanello di casa Dawson.
 
E come se fosse stato di mutuo accordo, ci giriamo in contemporanea al’uno verso l’altra ‘Ti prego Ally, ti prego..’ la imploro con gli occhi. Io continuo a fissarla, quelle due pozze cioccolate che stanno combattendo per la cosa giusta da fare, ma quando vedo mettere sotto la mia testa le sue mani, che fino a qualche minuto fa mi davano calore e pace, per spostarmi dolcemente la testa, so lei che ha fatto la sua scelta. Mentre lei raggiunge la porta io mi riposiziono sul divano e mi guardo intorno, cercando un possibile nascondiglio o una via di fuga e poi noto con piacevole sorpresa che la finestra a fianco del televisore è aperta abbastanza da permettermi di scappare in modo veloce e sicuro. Loro intanto si erano scambiati le solite parole di cortesia.
 
-Allora dov’è l’animale? Adesso lo carichiamo.- dice l’inserviente e so che questo sarebbe il mio segnale per dirmi ‘Muovi il culo ed esci!’, ma mi trovo incapace di farlo, piuttosto mi concentro sulla figura di Ally, in piedi davanti alla porta. A quella affermazione lei, che fino a quel momento era rimasta a mordersi il labbro inferiore per via del nervosismo, sposta il suo sguardo dall’uomo a me, sostenendolo per qualche secondo.
 
-Mi dispiace..- dice lei, e il mio cuore sembra sprofondare –ma qui non c’è più nessun cane. Mentre cercavo di prenderlo è scappato. Mi spiace di averle fatto perdere tempo. Buonanotte.- e poi sbatte, letteralmente sbatte la porta in faccia all’onesto lavoratore. C’è un silenzio tombale, interrotto dal rumore del furgone che riparte per le strade di Miami. Mentre io cerco di capire cosa diavolo sia successo negli ultimi 5 minuti, la vedo appoggiarsi di schiena contro per poi scivolarci giù, con la testa tra le mani. E finalmente realizzo l’andamento dei fatti. Mi ha tenuto. Ha mentito, per me, e lasciato che ve lo dica, Ally Dawson non mente mai, MAI. Senza passarci troppo tempo su mi fiondo verso di lei , saltando dal divano, colpendo con la coda il tavolino, per ricoprirle la faccia, o meglio, le mani che le fanno da scudo, di leccate. Questo sembra riportarla alla realtà e la sua espressione è 10 volte più stanca rispetto a quella solare di prima. Si ricompone, liberando un suono che col tempo ho iniziato ad amare e a desiderare che solo io fossi in grado di crearle: la sua risata. –Va bene, va bene! Ho capito, sei contento!- ride lei, cercando di schivare i miei colati di bava. –Madonna! Un attimo prima eri depresso, uno straccio. Ti avrei potuto usare per pulire il pavimento e non avresti detto ‘beh’. Adesso invece sei qui che potresti spaccare qualsiasi cosa! E intendo qualsiasi, cosa!- parla riferendosi ai recenti avvenimenti, ovvero al tavolino e al divano spostati per il mio passaggio. Calmando le sue risate mi da un buffetto sul muso –Bastava dirlo che non volevi andartene.- scherza lei. Dopo aver detto questa frase però, un velo di realizzazione sembra scendere su di lei –Ma io sto parlando con un cane..?- sospira fissando un punto nel vuoto. Era più una domanda che un’affermazione. Scuote la testa, come a liberarsi di un pensiero. –Sono pazza- conclude lei guardando il pavimento, assente.
 
-Woof, woof, rrwoof! (Non sei pazza, solo genuina!)-.
 
-A quindi tu pensi di no, cucciolotto?- ho già detto quanto mi piaccia questo mio soprannome? –Comunque non farti strane idee,- inizia lei, mentre io rimango seduto a scodinzolare come quando sono arrivato –adesso stai con me. Poi domani vedremo cosa fare.- e mi da un ultimo grattino prima di alzarsi. Poi si dirige in cucina con me al seguito. –Sarai affamato,- e aggirando l’isola al centro, apre le dispense in cerca di qualcosa –ma io non ho pappa per cani,- continua pensierosa, mordendosi il labbro. Quel suo brutto vizio.. O forse bel vizio.. Al menzionamento della parola pappa mi viene in mente un’dea e senza riguardi raggiungo il frigo cercando di aprirlo, ma senza mani è dura, e inizio a grattare la superficie con le unghie della mia zampa destra, in attesa di attirare la su attenzione. Quando finalmente si accorge di cosa sto facendo, mi viene in contro, un sopracciglio alzato, curiosa per la mia recente azione. Sembrando di capire i miei intenti mi apre l’anta dell’elettrodomestico e ignorando i suoi no di protesta afferro con i denti l’oggetto dei miei desideri. Il contenitore di Pancake. Mi giro verso di lei, chiudendo il frigo con la coda, godendomi la sua espressione scioccata. –Pancake..?- e prende il contenitore dalla mia bocca, -Mi state prendendo in giro..- mormora, credendo che io non possa sentirla. Super udito, yeah! –Anche tu con sti Pancake? Cos’è una moda?- e io abbaio divertito, contento della piega che ha preso la situazione.
 
Mette il cibo nel fornelletto e fa partire il timer, poi si gira verso di me –Beh, non hai una targhetta, quindi sei senza nome, ma considerando che la tua permanenza qui sarà a tempo indefinito direi che è il caso di trovartene uno. Cosa dici cucciolotto?- chiede lei, appoggiandosi al bancone, le braccia conserte.
Al sentire quel nomignolo caccio un latrato comunicandole il mio piacere. E lei sembra capire –Cucciolotto ti piace vedo.. e va bene, Cucciolotto sia- conclude soddisfatta. Poi il microonde emette quel suo bip caratteristico ed Ally estrae il contenuto, porgendomelo sotto il muso. –Bene.. Bonne appetite!- e inizio a divorarlo.
 
 
 
 

NOPOV
 
 
Mentre Austin mangia, Ally sistema il salotto dal tornado precedente passato. Finisce il suo Tè e insieme al contenitore di Pancake ora vuoto, li mette nella lavastoviglie facendola partire. Una volta finito si gira verso l’animale. –Tu vieni con me.- dice risoluta.
 
Con Cucciolotto alle calcagna si ritrovano per l’ennesima volta in salotto e con l’indice della mano sinistra indica all’animale la poltrona verde di velluto di fianco alla finestra, ora chiusa. –Stanotte tu dormi qui. Non ho una cuccia, perciò vedi di fartela andar bene!- dice Ally in tono scherzoso. Austin monta sulla poltrona e dopo essersi messo comodo tra la marea di cuscini colorati, riporta lo sguardo su di lei, in attesa, di qualche cosa. Dopo qualche minuto lei sembra essersi ridestata dal suo stato di catalessi e allungando la mano verso la lampada la spegne. Poi prende la direzione delle scale e prima di salire il primo gradino da un ultimo sguardo ritrovandosi sorpresa che Austin, o come ora lo conosce, Cucciolotto, stia ancora reggendo il suo sguardo. La ragazza va a letto con un piccolo sorriso sornione sul suo giovane viso.


Angolo Autrice

Ed ecco il 3° capitolo! Pheew mi sa che questa storia sta diventano un po' lunga.. Di sicuro saranno meno di 20 capitoli, però comunque un pit lunga. Ho deciso di fare anche i capitoli lunghi, smettendola di accorciarli. Sono più belli.
Nonostante non abbia abuto le 10 recensioni richieste (bensì 8), deciso di pubblicare lo stesso perchè non sono un essere freddo e senza scrupoli. Anche senza le recensioni pubblicherei, solo ocn un po' di ritardo. Lungo o meno lo decido in baseal mio umore. 
Ho soprattutto pubblicato per quei poveri cristi che invece hanno recensito, perciò, almeno per loro, mi sembrava giusto che potessere sapere come va avanti sta storia.

Pensate che bello! (?) Non c'è nessuna sfuriata! Non che non ne abbia una da fare,xD, ma oggi non mi sentivo in vena di fare l'incazzata, perciò siete salv ;) !

Per avere il 4° capitolo, voglio vedermi 10 recensioni, in caso contrario aggiornerò tra un po'.. Ciao a tutti!


Pikachu!

 

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Capitolo 4
*** Il bisogno di trovare soluzioni ***


- Capitolo 4: Bisogno di trovare soluzioni –
 
NOPOV
 
Il sole entra prepotente dalla finestra, ma alla ragazza dormiente non pare dia fastidio più di tanto. I rami dell’albero lì, sotto la sua finestra, creano giochi di luce e ombre sulla parete ad essa opposta. Qualche volta si spostano a causa di alcuni venticelli passeggeri, altre per l’arrivo di qualche animale.
A proposito di animale ce ne era uno nella stanza in quel momento, ma non sembrava avesse cattive intenzioni; forse perché se stava fermo immobile, forse perché non faceva altro che fissare l’adolescente distesa sul materasso.. Il suo sguardo vagava un po’ per l’ambiente. Nonostante ci sia stato così tante volte in quella camera, non si era mai preso il tempo di gettare uno sguardo più accurato e interessato a ciò che lo circondava: la tappezzeria, caratterizzata da un rosa molto intenso, quasi rosso, si sposava con il parche scuro del pavimento, coperto da colorati tappetini rotondi, che qua e la si sparpagliavano per la stanza. La tappezzeria era ricoperta da vari oggetti che si differenziavano da muro a muro. Su quello opposto alla finestra, dove c’era la porta per entrare, c’erano numerose foto: foto di lei e la sua famiglia, di lei e dei suoi cugini, di lei e dei suoi amici, di lei e lui, foto di lei e foto di lui. Sotto ad esse un puff di un verde bottiglia sostava inutilizzato. Su quella adiacente al letto, posto al centro della stanza, se non per la parte Nord attaccata al muro, vi erano presenti vari strumenti musicali, dalla sua chitarra, a una pianola, la chitarra di lei, e qualche tamburino o sonaglio. Alla vista degli strumenti da ritmica un sorrisino, o meglio un ghigno, compare su quel volto dai tratti ormai animaleschi: quante volte, lui e lei, nel bel mezzo di una sessione musicale, si erano ritrovati ad abbandonare il lavoro e a girare per la stanza creando strane percussioni e melodie ritmate. Finivano sempre con un capitombolo sul letto di lei, le risate allegre ancora presenti nelle loro giovani voci. Si guardavano complici e poi si scambiavano un timido sorriso, una volta cessato lo sghignazzare ovviamente. Scavalcando con lo sguardo il letto li c’era il suo armadio di quercia, o come diceva lui, ‘la porta per Narnia’. Antistante al letto c’era la 4° e ultima parete contrassegnata dalla presenza della scrivania bianca con delle mensole del medesimo colore poste verticalmente sopra di essa, arricchite da numerosi manoscritti, e di fianco, vicino al pannello della finestra, c’era la porta del bagno.
La sua ispezione viene interrotta quando il suo udito canino gli permette di cogliere quell’impercettibile variazione nella respirazione della ragazza, indice che si è svegliata o che comunque si trova in uno stato di dormiveglia. Con passo leggero e stabile, il quadrupede si porta dal lato sinistro del letto dove il viso della giovane è ben visibile, per godersi il ‘panorama’. Appoggiandosi sulle zampe posteriori, porta quelle anteriori sopra le coperte per aver una vista migliore, e li, in tutto il suo splendore, Ally Dawson dormiva beata, ignara che qualcuno, che lui soprattutto, potesse osservarla così da vicino in un momento così inconsueto. I capelli sono raccolti in uno chignon disordinato, ma ciò non ha impedito ad alcune ciocche indisciplinate di fuggire e cadere dolcemente sulla sua faccia, priva di make-up se può aggiungere. La mano sinistra è posta sotto al cuscino, per reggere la testa, mentre quella destra spunta tra l’incavo del braccio e del volto. Le carnose labbra leggermente separate permettono di udire il lieve ronfare e perfino da cane, non può fare a meno di notare che è tremendamente tenero. Mentre la parte del torso è, per la maggior parte, coperta, una gamba ribelle spunta fuori dalle lenzuola, mentre la gemella rimane nascosta tra le coperte sotto di essa.
Pur avendo sempre detto che fosse una ragazza esteticamente carina, non si era mai accorto, fino ad allora, quanto realmente fosse bella Ally. E considerando che il tratto da lui preferito era ancora nascosto, ai suoi occhi, rendeva tutto ancora più apprezzabile.
 
Per quanto piacevole poteva essere rimanere fermo tutta la giornata ad osservare la bellezza prima di lui, il suo stomaco aveva deciso il contrario e un brontolio birichino fa eco nella camera, o così almeno sembrava a lui. Consapevole della sua fame  decide di svegliarla. Fa per abbaiare, ma poi si rende conto quanto frustrante possa essere svegliarsi in quel modo. Lui di sicuro non avrebbe pietà dell’usurpatore che mai avesse deciso di svegliarlo in quel rude modo. Chiude la mascella precedentemente aperta, e porta lo sguardo sul comodino li affianco, in cerca di qualche oggetto che possa soddisfare i suoi bisogni, come una sveglia, un telefono, ma la sua vista si ferma su una foto.
Shoccato e leggermente infastidito di non averla notava prima, li c’era una foto di loro due insieme, in quell’unica settimana dove avevano provato ad essere più che amici. Nonostante sia incorniciata, si capisce che è stata scattata con un telefono, ma ciò non toglie nulla al suo fascino: li ritrae entrambi in spiaggia, quando lui l’aveva convinta ad andare in spiaggia piuttosto che spendere una bellissima giornata di sole, e io quoto, chiusi in una stanza come due eremiti. Erano seduti sui loro asciugamani, lui nel suo tipico costume rosa shock, con le gambe aperte e lei, con addosso solo una canottiera bianca che copriva il suo bikini, tra le gambe di lui seduta orizzontalmente. Le sue gambe sono appena appena piegate vicino alla vita di lui, il braccio destro allacciato dolcemente attorno al suo collo. Mentre lei sta poggiando un bacio impacciato sulla sua guancia liscia, la sua espressione pacifica si conclude con un sorriso sciocco e gli occhi con quella scintilla di compiacimento. Le sue braccia sono ferme sulla vita di lei ed intanto, con il braccio libero lei scatta la foto. Non c’è da stupirsi che quella foto fosse stata messa sul suo comodino, invece di fare compagnia al collage sulla parete. E’ la sua preferita, lo si capisce chiaramente, e adesso è anche la sua. Si fa una nota mentale, appena tornato umano devo avere una copia di quella foto. Forse due.
Dopo aver giubilato ancora qualche minuto sul ricordo espresso in pixel, in ultimo nota la sveglia a forma di Minnie. Con qualche difficoltà e imprecazione la bestiola afferra la radiosveglia tra i denti e la porta a terra. Usufruendo del naso schiaccia qualche bottone con la speranza che accadesse qualcosa, e infatti subito dopo, il tipico ‘riiing’ irrompe nella quiete della stanza.
 
POV Ally
 
‘Riiing!!’
 
..Che?..ma cosa.. mica è estate?.. perché suona la sveglia?!
 
Urgh! Troppe domande e quell’arnese che continua a suonare non mi sta rendendo la vita per niente facile. Senza aprire gli occhi, tendo la mano che stava sotto il cuscino verso il comodino nel tentativo di abbattere l’incubo fatto a strumento. A tastoni continuo a cercare l’oggetto e dopo qualche secondo mi decido che non si trova li. Sforzandomi di aprire gli occhi, inizio a cercare con lo sguardo quel maledetto oggetto, ma anche la mia vista mi conferma la sua inesistenza. Fidandomi delle orecchie però, sento il suono provenire da più in basso rispetto al solito e finalmente mi decido a sporgermi sul fianco del letto. E di sicuro non mi aspettavo un cane che cercava, o almeno penso, di spegnere quella fastidiosa cosa.
All’inizio rimango intontita. ‘Non mi ricordo di aver preso un cane recentemente’, poi inizio a preoccuparmi, troppo. ‘Che ci siano dei ladri?!’. Poi penso a quanto stupido possa essere quello che ho detto. I ricordi della sera prima riaffiorano vividi nella mia testa. E io che pensavo fosse un sogno! Beh sembra di no, e con una risatina guardo Cucciolotto alle prese con la Minnie-sveglia.
 
Allungo la mano verso di essa e il cane si ferma, assimilando il fatto che io sia sveglia, e poi si mette seduto guardandomi curioso. Prendo la sveglia e la spengo. –Finalmente!- dico esausta, e non per la stanchezza. Appoggio, o meglio dire, lancio Minnie sul comodino e mi lascio cadere di nuovo nella comodità della mia branda. Nonostante mi piacerebbe tornare a sonnecchiare non mi sento comunque in vena di riappisolarmi, e con le mani congiunte sopra il mio stomaco inizio a fissar il soffitto ragionando sul senso della vita. Ok, non sul senso della vita, ma avete capito. Chi è che non si è mai messo così almeno una volta nella vita? Non faccio comunque in tempo ad iniziare un filosofico dibattito nella mia mente, quando mi rammento del cucciolo di fianco al mio letto. Ruotando la testa di lato per guardarlo, lo trovo inaspettatamente vicino a me, cioè, il suo muso; lo ha appoggiato al bordo del letto e il contatto con esso gli dona un espressione buffissima a cui non posso fare a meno che ridacchiare e lui di risposta inizia a scodinzolare. Che animali straordinari i cani, eh? Slacciando la mano sinistra dall’altra la porto dietro al suo orecchio mancino e inizio a grattarlo li dietro, avendo scoperto la sera prima quanto godimento lui trae da questo gesto. Mi riscopro stupita di quanto morbido sia il suo pelo. Come se regolarmente se lo lavasse con dei prodotti cosmetici, sapete? Lo so che sembra stupido, ma.. –Buongiorno..- sussurro con un sorrisino. Lui in risposta mugola rumorosamente, troppo concentrato a deliziarsi questo mio gesto affettuoso per abbaiare o anche solo per aprire gli occhi. Sorridendo allegramente avvicino la mia faccia al suo muso e nuovamente sussurro –Cucciolotto?-. Lui apre gli occhi di scatto, come scottato, e la coda smette di muoversi improvvisamente. Confusa da quel gesto riporto il mio sguardo su di lui e noto che sono così vicina che riesco a contare i raggi delle pupille. I suoi occhi. Non posso fare a meno che sbalordirmi un’altra volta nel constatare quanta somiglianza ci sia tra questi e quelli di Austin.
Mentre continuo a ragionare sull’impossibilità della cosa, il silenzio che era calato viene troncato dal borbottare del mio stomaco e così scoppio in una risata fragorosa. Mentre mi contorco nel letto osservo con la coda dell’occhio Cucciolotto la cui espressione mi ricorda, strano ma vero, una risata. Come se avesse fatto a ridere anche a lui questa mia imprevista interruzione. Con la lingua che penzola da un lato e il respiro breve e irregolare, mi concludo che sia una sorta di risata. Passa qualche secondo e finalmente mi calmo. Caccio un altro sguardo alla sveglia e vedo con piacere che sono le 10 passate. Oh beh, è il caso di fare colazione. –Allora,- dico e mi alzo ’atleticamente’, spingendomi con le braccia –chi ha fame?-.
 
 
 
 

POV Austin
 
Mentre mangio il mio piatto di Pancake ripenso al momento che abbiamo avuto prima in camera sua.
 
Eravamo così vicini, così vicini. Non abbastanza per baciarci, ma vicini più di quanto siamo mai stati. Tralasciando gli unici due baci avuti con lei, (non è che avevo molte occasioni dove potevo appiccicare la mia faccia con la sua) quando prima me la sono ritrovata a pochi centimetri dalla mia, beh.. dire che ero stupefatto è un eufemismo. Nonostante tutto però, il mio primo istinto non era quella di baciarla, anche perché, Bleh! Non fraintendetemi, non so cosa darei per poter anche solo baciare Ally, provate ad immaginare cosa darei se avessi la possibilità di limonare! Dico solo che una slinguazzata cane-umana non sarebbe proprio un bello spettacolo.. per non parlare dei numerosi colati di bava.. in ogni caso! Sarebbe rivoltante in questo mio stato. Ma se fossi stato umano.. beh, vi lascio solo sapere che non avremmo lasciato quella stanza molto presto.
 
Il mio stato di catalessi viene interrotto quando Ally cerca di attirare la mia attenzione. –Allora Cucciolotto che ti va di fare?- dice lei e poi riporta la testa sulla sua tazza di cereali mettendosi in bocca l’ultimo cucchiaio. ‘Che mi va di fare eh? Mmmm.. Tornare umano?! Dio perché mi sono cacciato in questa situazione?’ Io mi passo la lingua sul muso per togliere eventuali residui dei gustosissimi Pancake. Fatto ciò abbaio.
 
-Woof, woof, woof.. (?) (Ma se te lo dico non capisci.. (?))- e piego la nuca di lato per enfatizzare il dato di fatto.
 
In un modo o nell’altro lei sembra capire, e io mi ricordo che lei è la mia bella e intelligente Ally Dawson. E’ normale questo suo stato di acutezza. –Giustamente non capisco una parola di quello che dici,- continua con un sorriso affermato – ma io continuo a parlarti e in questo momento mi sento scema!- dice ridendo tra se e se per l’assurdità.
 
-Woof! Woof, woof! Erwoof, woof! (Non sei scema. Tutti parlano con i propri animali domestici)-
 
Lei mi guarda divertita. Come ieri, quando era appoggiata alla porta e si era data della pazza. Anche allora la contraddissi. –Tu sembri invece uno che ne sa!- dice lei con l’aria da chi la sa lunga, scherzando ovviamente. In ogni caso, ho notato la nota di sorpresa della sua voce.
Mmmm, penso che nonostante tutto una sorta di mezzo di comunicazione lo abbiamo trovato. –Sei molto intelligente per essere un cane,- dice lei pensierosa –ti mancherebbe solo la parola.- e detto questo corre su per le scale. E io non posso fare a meno urlare nella mia mente: URGH! LO SO!
 
 
 
 

Sento la porta della camera di Ally chiudersi e deduco che sta finalmente scendendo. Dopo che se ne era andata aveva iniziato a ragionare su come fare per uscire da questa situazione. Lo ammetto, mi stavo godendo un po’ troppo la vita da cane, ma non era tutte rose e fiori. E il fatto che non potevo baciare Ally aggiungeva soltanto fuoco alla fiamma. Non che nella vita normale avrei le palle di farlo, però.. E poi, per quanto volessi che fosse Dez a tirarci fuori da questa merdosa situazione, non potevo essere così egoista da lasciar a lui tutto il lavoro. Che razza di migliore amico sarei? E poi ci sono dentro anche io tanto quanto lui perciò è giusto che io faccia la mia parte. Così ho raggiunto un compromesso: ovviamente mi sto compiacendo un po’ troppo dei benefici che questa trasformazione mi ha portato, cough-Ally-cough, e non sono disposto a perderli, ma devo comunque fare di tutto per ritornare umano, perciò userò il mio tempo con lei cercando di rivivere, per quanto cane, dei ricordi insieme che possano farle capire che Io sono Austin. E allo stesso tempo, assaporerò il fatto di poter passare tanto tempo con lei, le sue coccole, i suoi grattini dietro all’orecchie e sulla pancia.. uhh stupidi ormoni. ‘Mi hai trasformato in cane fisicamente, ma mi hai lasciato tutte, e intendo tutte le caratteristiche comportamentali di un umano.. Urgh!’
 
-Allora Cucciolotto, pronto per andare?- mi chiede Ally, una volta sceso l’ultimo gradino. Mi giro per guardarla, essendomi sdraiato verso l’ingresso e una moltitudine di emozioni prendono le redini del mio sistema nervoso: stupore, confusione, rabbia, eccitazione.. ho già detto stupore? Mentre io ero qui giù a farmi seghe mentali su cosa debba fare per non rimanere un essere pulcioso per tutta la mia vita, Miss NonMipiaceLaSpiaggia era su a prepararsi per una gita al mare. E si, per prepararmi mi riferisco al vestirsi. Il sopra era coperto da una canottierina bianca che andava dalle spalle, dove potevi intravedere una parte del suo invitante petto, a poco sotto l’ombelico, mentre il sotto era protetto da un paio di shorts shorts strappati. E quando intendo SHORTS SHORTS intendo quei minuscoli pezzi di fabbrica grandi quanto una mia mano, chiusa. Ora capite il mio squilibrio ormonale? Capite lo stupore? Ally Dawson in shorts. Capite l’Eccitazione? E non ci posso fare nulla! Capite la rabbia? E il fatto che non essendo umano non solo non mi permette di godere in prima persona della sua, erm, compagnia, ma non mi permette neanche di difenderla da tutti i morti di figa che ci saranno in spiaggia (Che c’è? Io non lo sono. Non ho bisogno di cercare le ragazze. Tante vengono da me, ma io ne ho in testa solo una..), rende la cosa molto frustrante.
Tutto ciò mi fa letteralmente bollire il sangue. E penso che anche la mia espressione sia mutata perché Ally inizia ad indietreggiare, spaventata. Scrollandomi addosso il nazismo creato misi, mi dirigo di corsa verso di lei e inizio a farle le feste, sperando che il nostro nuovo legame non sia stato intaccato. Lei sembra titubante del mio gesto così mi siedo e continuo a scodinzolare, sinceramente felice che lei sia con me, così si, ma con me. Esitante e ancora leggermente timorosa allunga una mano sulla mia nuca come per accarezzarmi e io la lecco. Lei lascia un respiro, che entrambi, non sapevamo stesse trattenendo. –Mi hai fatto preoccupare, sai?- dice lei grattandomi il solito orecchio. ‘Okay, forse i grattini, quando ti vedo vestita così, non sono una buona cosa Ally’ penso indeciso, ma senza togliermi dal suo tocco. Quando poi sento la sua mano andare dal mio orecchio al collo sento che qualcosa mi si è stato infilato e quando apro gli occhi, si li avevo chiusi di nuovo, vedo che mi ha messo un guinzaglio. –Ecco così possiamo andare.- dice lei soddisfatta. Un guinzaglio?! Davvero?! Non potevi provare a portarmi in giro senza, prima? Alzo lo sguardo verso di lei e ricordandomi la mia missione principale, decido che ora di mettere in atto il piano. Sedendo sul posteriore mi porto in posizione eretta; inclino la testa leggermente a sinistra e abbasso le orecchie il più possibile, e cerco di spalancare gli occhi più del impensabile e come tocco di classe inizio a guaire. Esatto. Signore e Signori ecco a voi Austin Moon in ‘La faccia da cucciolo’ –Cosa?!- esclama lei –Non ci posso credere!- e con una mano si porta dei riccioli faziosi dietro all’orecchio destro –Quella faccia non funziona con me, Austin.- dice lei confidente. Aspetta, sbaglio o ha detto Austin? Vuol dire ch.. -Scusa, lo dico così spesso a lui che ormai ci ho fatto l’abitudine- dice lei ridacchiando, scuotendo la testa, come se volesse levarsi un pensiero. Abbattuto un pochino dall’illusione che mi avesse riconosciuto, la uso a mio vantaggio e inizio a guaire ulteriormente e con più intensità, colpendole con il naso umido la gamba, una volta o due. No non era un modo per toccarle le gambe. Ok forse lo era, ma lei non ha bisogno di saperlo perciooò.. –Mmm, arg! E va bene, va bene. Niente collare, ma smettila di toccarmi con quel tuo nasino. Fa il solletico!- esclama frustrata. Io per piacere personale lo rifaccio un’altra volta. Quando arrossisce e si agita, per la rabbia, a un che di sexy. E soprattutto perché è divertente vederla scaldarsi così! –Cucciolotto!- ribadisce con tono pericoloso e io lo colgo come il mio segnale di smetterla. –Adesso ci siamo. Andremo in giro senza collare, ma se mi darai anche solo un motivo per dovertelo mettere, te lo inchioderò sulla pelle, intesi?- Wow, cattiva la ragazza. –E adesso andiamo.- Afferrando le chiavi e la borsa con uno strano nodo giallo, si dirige verso la porta chiamandomi a se. Io, come sempre del resto, la seguo senza domande.
Una volta chiusa la porta andiamo verso la sua auto e montiamo dentro. Spiaggia stiamo arrivando!
 
 
 
 
 
 

POV Ally
 
-Dio sto morendo!- esclamo accaldata e inizio a cercare i pulsanti dei finestrini. Una volta trovati schiaccio il mio e mi lascio colpire dalla freschezza del vento. Aahh.. Con le mani sempre sul volante e lo sguardo fisso sulla strada, sento Cucciolotto muoversi di fianco a me. Staccando due secondi gli occhi, lo osservo e noto che continua ad agitarsi in direzione del mio finestrino. –Che c’è?- chiedo voltandomi un attimo. Lui in risposta guaisce muovendo un po’ la testa e le zampe anteriori come se volesse saltare o altro. –Non capisco cucciolo..- e il mio tono dolente si fa sentire. Lui in risposta inizia a muoversi e dai suoi atti comprendo che non starà seduto ancora per molto. Improvvisamente passa dalla posizione seduta a quella a quattro zampe e mentre io ripeto ‘No!’ come un mantra, lui si posiziona comodo tra le mie cosce, facendomi quasi rischiare un incidente. Tutto perché lui voleva mettere la testa fuori dal finestrino. –E così volevi mettere la testa al vento?! Non potevi indicarmi il tuo di finestrino?!- chiedo al nulla, esasperata. Lui in risposta si mette ancora più comodo tra le mie gambe e apre la bocca tirando fuori la lingua e lasciandola cadere a penzoloni, facendola colpire dal vento. Non capirò mai perché ai cani piaccia tanto fare questa cosa. Eh suppongo che non ci sarà un’occasione per saperlo.
Passiamo il resto del viaggio in quella posizione con il silenzio che ci avvolge, interrotto solo dal rumore del motore e dai respiri affannati di Cucciolotto.
 
Dopo una decina di minuti arriviamo al parcheggio allestito per la spiaggia. Parcheggio la macchina, scendiamo e prendo con me la borsa e il telo. –Chi è pronto per la spiaggia?- esclamo guardando giù Cucciolotto, trovandomelo scodinzolante e saltellante. Prima d’incamminarci verso il bagnasciuga però, rimango ferma sul posto, indecisa se mettergli o no il guinzaglio. E’ vero che gli avevo detto di no, ma se poi scappasse? E poi è senza collare potrebbero pensare che sia randagio ‘Cosa che è..’ dice una vocina nella mia testa. Decido di ignorarla quando poi mi ricordo della mia borsa. Snodando il foulard giallo da uno dei due manici, mi abbasso verso di lui che mi guarda interessato. –Non ti metto il guinzaglio, ma non ti voglio far andare giro così libertino mentre la gente pensa che tu sia senza padrone.- e poi fisso il foulard attorno al suo collo. Pende in avanti da un lato, ma è carino, gli sta bene. Lui lo annusa, intrigato dallo strano oggetto, e quando finalmente vede cos’è si agita felice. –Ti piace è?- e cerco nella mia borsa il fratello arancione. Quando lo tiro fuori glielo metto davanti alla faccia e faccio per metterglielo ma lui si allontana bruscamente. Lo guardo confusa, mica gli piaceva. Faccio per rifarlo, ma lui nuovamente si sottrae dalla mia presa. –Ma pensavo ti piacesse- chiedo più a me stessa che a lui. Lui annusa un’altra volta quello giallo e la coda comincia a muoversi scatenata, poi annusa quello arancione e fa una specie di strano starnuto. Non vorrai dirmi che.. –No, non ti piace perché non è giallo vero? Mentre quello si.- e tiro un pochino quello legato attorno al suo collo, per fargli capire. Lui mi guarda aspettante, mentre scodinzola allegro. Penso di nuovo a Austin, a quanto gli piaccia il giallo e sorrido. Ogni volta che penso a lui sorrido. Mi viene normale. –Insomma anche a te piace il giallo. L’ho capito. Niente arancione.- metto via il fazzoletto, do qualche colpetto sul dorso dell’animale lo incito a seguirmi. –Andiamo a trovarci un posto.-
 
Vaghiamo qualche minuto sulla spiaggia affollata da orde di adolescenti cercando il posto perfetto. Purtroppo la battigia e così piena che non riesco ad orientarmi facilmente. –Potremmo andare al nostro posto,- penso ad alta voce –ma solo Austin sa dove si trova.- concludo sconcertata. Cucciolotto, che fino ad allora era rimasto a ficcare il naso nella sabbia, probabilmente per qualche granchio, a quelle mie parole alza la testa di scatto, e posizionandosi di fronte a me inizia ad abbaiare. –Che c’è bello?- chiedo distrattamente, guardando nei dintorni, cercando qualche indizio che mi faccia capire dove si possa trovare il nascondiglio. La bestiola, ignorata, riprende ad abbaiare con più insistenza finché io non mi decido di guardarla, leggermente infastidita. –Cosa c’è?- chiedo con quel tono che si usa con un bambino petulante. Ma poi mi accorgi che sto parlando col vuoto e rilevo la sua presenza un po’ più avanti da me. –Woof!- dice lui e poi inizia a correre in mezzo agli ammassi di carne presenti sul litorale. Terrorizzata di perderlo e dei danni che il suo comportamento può causare parto alla rincorsa. ‘Scusatemii!’ ‘Non volevo’ ‘Adesso lo faccio’ caccio qualche scusa qua e la ad ogni bagnante che si lamenta cercando in contemporanea di mantenere una respirazione regolare, per non morire asfissiata. Mentre io continuo a rincorrerlo a caso sulla costa lui sembra avere una meta ben precisa: qualche volta si ferma, annusa il terreno, e poi riprende a correre come un forsennato. –Fermati!- cerco di dire con quel poco fiato che mi rimane. Poi finalmente si blocca. Oh mi sembra un sogno. Magari è un miraggio. Come nel deserto, quando credi di vedere un’Oasi, mentre invece sono la stanchezza e la calura che si divertono a prenderti in giro. Ma quando lo raggiungo e lo afferro per il foulard, osservo felice che non è un illusione. Un sospiro di sollievo abbandona la mia bocca, ma poi viene rimpiazzato dalla rabbia. –Perché diavolo sei partito così? Sai quanti- non faccio in tempo a finire che lui si divincola dalla mia presa e si getta nella zona verdeggiante ad qualche metro da noi. Osservandolo contorcersi in quel paradiso verde mi accorgo che siamo in una zona ombrosa vicino alle palme dell’inizio costa. Ed è adesso che mi rendo conto di dove esattamente sono. Il Nascondiglio.
 
Ma..? Come..?.. non può.. Solo Austin conosce questo posto. Nessun altro. Nemmeno Dez. Infatti ci veniamo sempre e solo quando lui è con noi, fine. –Come diavolo hai fatto?- penso ad alta voce. Cucciolotto, che era rimasto divincolarsi tra i rampicanti prende a saltare a destra e manca. Io scuoto la testa divertita mentre inizio a posizionare il velo e la borsa. –Sei pieno di sorprese.- dico dolcemente, guardandolo affettuosamente. Dopo aver sistemato l’ultima cosa inizio a levarmi i vestiti, decisa a prendere il sole. Non posso fare a meno di sentirmi osservata mentre lo faccio, ma poi mi ricordo l’anonimità di questa zona. In ogni caso questa sensazione non sembra volersene andare.. strano.. Facendoci un comodo cuscino lo posiziono all’inizio dell’asciugamano. Mi siedo anche io e mi sdraio, aspettandomi i miei deformabili vestiti, ma poi ritrovo la mia testa appoggiata a soffice, morbido pelo. Un cuscino delicato. Ruoto la testa sulla destra fissando il muso dell’animale prima di me –Si, sei decisamente pieno di sorprese- sussurro dolcemente. Lui in risposta mi lecca la faccia mentre io esplodo in una fiumana di risatine. –Aah! Fermo!! Fermo! Basta! Mi stai facendo il bagno!- ma lui non sembra sentirmi. Con la mano più lontana da lui gli prendo il muso dal davanti, dal naso alla bocca, e lo fermo. –Adesso stai quei fermo e buono, chiaro?- dico con finto tono di rimprovero. Lui fa qualche mugugno e poi si mette comodo, appoggiando la testa sopra le zampe anteriori. –Bravo- dico compiaciuta.
 
 
 
 

Quando riapro gli occhi rimango un attimo disorientata, ma poi la brezza marina rischiara la nebbia nella mia mente. Mi giro per vedere se Cucciolotto dormiva o faceva altro e vedo che la sua testa era rannicchiata vicino alla mina. Gli occhi chiusi e il movimento regolare del suo addome mi indicano che sta ancora dormendo. Do uno sguardo al mio telefono: 0 chiamate perse e 0 messaggi. Già che ci sono controllo l’ora, penso distrattamente. Poco dopo l’una e mezza. Colgo questo momento di tranquillità per pensare. Con tutto quello che è successo, tra ieri e oggi, non mi sono fermata un secondo e non ho ancora avuto quei miei cinque minuti per me. (Stamattina non sono riuscita). Penso a come sia bizzarro che questo cane si sia ritrovato sotto il portico di casa mia. Mi sembra improbabile che qualcuno lo abbia abbandonato a sto punto. Potrebbe essere scappato o magari l’hanno perso durante una passeggiata. Escludo definitivamente l’abbandono: è molto docile e allegro, chiunque vorrebbe un animale domestico così. Di sicuro lui e Austin.. Austin! Oh cavolo Austin! Non ci siamo sentiti ieri sera! Non che ci scriviamo chissà cosa, non è che lui sia il mio ragazzo, e non è che non voglio che lo sia, cioè.. comunque! Il punto è che solitamente ci diamo la buonanotte, come amici non fatevi strane idee, ma ieri sera non l’ho sentito.. Questo si che è insolito. Magari si è addormentato o magari era ancora fuori a divertirsi.. Beh non ci do peso più di tanto. Ci sentiremo domani e gli farò conoscere Cucciolotto; sono sicura che andrebbero d’amore e d’accordo. Rido tra me e me al pensiero. Adesso che ci penso hanno tantissime cose in comune! L’amore per i Pancake, il colore giallo, gli occhi.. Oh, questa come mi tormenterà anche mentre dormo. E’ impossibile, impossibile, che quei due abbiano gli stessi paia di occhi. Cioè, no! Semplicemente, no! In tutto questo bellissimo discorso, però, c’è un piccolo dettaglio che non dovrebbe essere trascurato: Cucciolotto non è il mio cane. Per quanto mi piacerebbe tenerlo, lui non è realmente mio. Comunque non ho voglia di pensarci adesso. Ora come ora mi godo il momento. Ci penserò stasera al ritrovamento dei suoi legittimi proprietari.
 
-Yawn..- sento Cucciolo sbadigliare di fianco a me. Deduco che si sia svegliato. Bene, non avevo più voglia di star ferma a far niente.
 
Mi alzo di fretta, smuovendo completamente Cucciolotto, che stava zombeggiando qua e la nell’erbetta. –Allora campione, andiamo a fare il bagno?- e senza attendere risposta mi fiondo tra le onde schiumose della costa di Miami. ‘Che bello vivere vicino al mare..’. Riemergo dopo qualche secondo, sistemando i capelli dalla faccia portandoli dietro alle mie orecchie. Guardo verso la riva pensando di trovare li il cane, al contrario trovo il nulla assoluto. Sposto lo sguardo da una parte all’altra, con la speranza di catturarlo ma niente e inizio a preoccuparmi seriamente quando poi sento qualcosa passarmi sotto ai piedi. Congelo sul posto, mantenendo una faccia di pietra, ma morendo di terrore dentro. Cosa diavolo era quello? Mi guardo attorno, desiderando che sia un pesciolino. Poi dal nonnulla spunta fuori Cucciolotto facendomi inorridire sul colpo. La situazione è così comicamente frustrante che non riesco fare a meno che scoppiare in una fragorosa risata. Poi dopo m’infurio contro di lui, prendendolo per il foulard. –Brutto idiota, hai idea che scagia mi hai fatto venire?- dico esasperata. Questo cane mi ammazzerà, me lo sento. Lui abbaia, felice. Oh sono sicura che lui si stia divertendo tantissimo.. –Non farlo mai più!.. idiota..- mormoro tra me e me. Ma lui sembra averlo sentito perché un attimo prima mi trovo a insultarlo da sopra l’acqua, l’attimo dopo mi ritrovo dell’acqua da tutte le parti, perché qualcuno con la sua bellissima coda ha pensato che fosse esilarante annaffiarmi ulteriormente. Inutile dire che è finita con una battaglia d’acqua.
Dopo quelle che sembrano ore, ma in realtà erano solo una manciata di minuti, usciamo dall’acqua correndo in direzione del nostro posto.
 
-Dai Lumaca! Guarda che arri..Umpf!- Stavo guardando il cane mentre gli parlavo e, ovviamente, non ho visto chi o cosa avevo davanti e dopo essermi schiantataci contro cado a terra con un sonoro ‘Thud!’. Alzo gli occhi per ritrovarmi quelli vispi e meravigliati di Dallas. Oh. Mio. Dio. Non travisatemi, non provo più nulla per lui. Però quando una tua ex-cotta ti compare così dal nulla, beh sarebbe sorprendente per chiunque!
 
-Oddio, Ally!- sembrava più una domanda che un’affermazione, comunque.. –Mi dispiace moltissimo. Non stavo guardando dove andavo. Ti ho fatto male?- e prendendomi la mano tra le sue mi tira su delicatamente. Ok forse non del tutto ex-cotta, magari c’era ancora un 1%.. –Stai bene?- e vedo i suoi occhi girovagarmi sul corpo. Mi convinco che sia per controllare se ho danni e non per controllarmi.
 
Staccandomi dalla sua presa con la scusa di sistemarmi gli rispondo. –Si nulla di rotto, penso..- dico ispezionando la mia figura per eventuali danni. Sentivo il suo sguardo addosso. Stavo per chiedergli se avesse bisogno di altro, ma non faccio in tempo che lui inizia a contorcersi in una strana danza, cercando di ripararsi dagli schizzi d’acqua. Apparentemente Cucciolotto aveva deciso di scrollarsela di dosso vicino a lui. Rido tra me e me all’ilarità della scena, non voglio sembrare maleducata.
 
-E questo..- inizia Dallas –è tuo?- chiede confuso –Non mi ricordo avessi un cane..-
 
Indecisa su cosa dirgli opto per una mezza verità. –E’ di famiglia. Lo tengo qualche giorno- e lancio un’occhiata veloce all’animale, trovandolo a guardarmi di rimando. Quatto quatto torna al mio fianco sedendosi.
 
-A davvero!  Sembra proprio un bel cane- e sorride uno di quei sorrisi che un tempo mi avrebbero fatto tremare le gambe. Adesso non provavo niente, ad essere sincera. Avvicina la mano sopra ala testa di Cucciolotto. Lui gliela annusa ed emette quello familiare starnuto che ho imparato ad interpreto come un segno che qualcosa non gli piace. Per niente. –Che fa?-
 
-Fa così quando qualcosa non gli piace- dico, cercando di essere gentile.
 
Lui mi guarda stupito, ma la sua espressione cambia velocemente in uno dei suoi sorrisi più seducenti –Allora, sono quasi le due.. ti va di andare a prendere un boccone?-
 
Ora, non se sono più stupita del fatto che Dallas mi abbia chiesto di uscire con lui solo per il mio aspetto, (pensavate non lo avessi notato, ne?) o che Cucciolotto si sia messo a ringhiare incontrollabilmente. Si era messo su tutte e quattro l zampe, una di poco più avanti dell’altra. Il pelo voluminosamente rizzato sulla sua schiena, gli occhi concentrati e i denti perfetti che grattavano tra loro. E vedendolo così, in questa situazione non posso fare a meno che pensare..
 
E’ possibile che un cane sia geloso?
 
 
Angolo Autrice
 
Salve a tutti! Allora partendo dal fatto che sono tremendamente dispiaciuta per non aver aggiornato da un po’, vi chiedo scusa. Ora non pensiate che l'ho fatto per le recensioni, perché ad essere sincera volevo farlo quando ho ricevuto la 8°, ma non avevo proprio tempo! Sono sicura che molti di noi sono studenti e possono capire quando estenuante siano questi ultimi due mesi di scuola; perciò cercate di capirmi, stavo studiando come un mulo! Poi il fatto che lavoro in contemporanea per pagarmi la vacanza toglie tempo agli svaghi, e alla musica non rinuncio, perciò ho dovuto tagliare il tempo alla scrittura. Oggi (ieri e oggi) avevo tempo e ho deciso di scrivere e ce l’ho fatta a finirlo perciò ecco velo.
Per il prossimo capitolo non so se aspetterò le 10 recensioni, magari pubblico prima o, probabilmente, dopo. Di sicuro, se mi ritrovo tante recensioni, come l’ultima volta, ho una motivazione in più per scrivere.
Al prossimo capitolo!
 

Pikachu!

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