Pictures of You

di MissHarvelle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** a blast from the past ***
Capitolo 2: *** Surprise Party ***
Capitolo 3: *** Sweet dreams ***



Capitolo 1
*** a blast from the past ***


A BLAST FROM THE PAST

 Era una giornata soleggiata a Buenos Aires, una delle più calde che ricordasse. Una leggera brezza di vento sembrò attraversarla da parte a parte, donando un momentaneo sollievo alla ragazza. Violetta si sfilo gli ingombranti occhiali da sole che portava per non essere riconosciuta e imboccò il sentiero acciottolato con un filo di esitazione. Era un po’ agitata ma al tempo stesso emozionata, perché di lì a breve avrebbe rivisto la sua amica Francesca. Erano passati cinque anni dall’ ultima volta che si erano viste e nonostante fosse stata proprio l’ amica italiana ad invitarla, non era sicura di quello che la giovane aveva pensato o provato in quegli anni. Erano cambiate troppe cose, lei in primis. Dopo aver terminato gli studi allo studio ON BEAT Violetta si era data completamente anima e corpo alla musica e i risultati, seppur con grande fatica, erano arrivati quasi subito: a 21 anni era entrata nella top ten argentina dei cantanti pop più amati dal pubblico e appena due anni dopo era riuscita a fare sold out in una serie di concerti estivi in tutta Europa. Gli Stati Uniti non erano ancora innamorati di lei, ma poco ci mancava. La giovane avrebbe dovuto essere felice di tutto il successo che stava riscuotendo e all’ inizio poteva giurare di esserlo stata per davvero. Ma i tempi ora erano cambiati, forse lei stessa lo era. Non le bastavano più le forti emozioni che solo il palcoscenico sembrava procurarle, le canzoni che Marotti le consegnava non dicevano più nulla di lei e di quello che voleva rappresentare con la sua musica. Le sembrava di vivere una farsa…

I pensieri della ragazza si interruppero nell’ esatto momento in cui si ritrovò davanti alla porta di casa Caviglia. Ebbe un attimo di esitazione, ma poi prese coraggio e suonò con decisione il campanello. Aspettò qualche secondo, in attesa di sentire i passi dell’ amica farsi più vicini, ma tutto ciò che ricevette in risposta fu il cicaleccio di alcuni grilli che si trovavano nel giardino adiacente. Non sapendo bene cosa fare, provò a suonare ancora il campanello, ma invano. La casa sembrava abbandonata. Ad un tratto, sentì una voce alle sue spalle che la fece sussultare.
“Ciao. Tu chi sei? Come mai hai i capelli blu?”
Violetta si girò e ciò che si trovò davanti fu un bimbetto non più alto di mezzo metro che la fissava in modo curioso, quasi come se stesse ammirando una fata o una di quelle creature magiche di cui i bambini vanno matti. La ragazza si avvicinò al bambino e gli sorrise.
“ Se ti dico chi sono, poi tu risponderesti a una mia domanda?”
Il bimbo la guardò con sorprendente serietà e assentì vigorosamente con il capo, facendo dondolare per un attimo i bei ricci mori al vento.
“Bene. Sono una amica di Francesca, se sei di qui dovresti conoscerla! È alta, magra e molto simpatica..sono venuta a trovarla ma vedo che non è in casa. Mi potresti dire se abita ancora qui?”
Il bambino in tutta risposta spalancò gli occhi e le sorrise.
“Ho capito chi sei. Ciao Violetta!”
La ragazza, stranita dalla reazione del bambino, non potè fare a meno di chiedergli come facesse a sapere il suo nome, ma non fece in tempo a finire la domande che sentì un rumore di borse della spesa rovesciate. Davanti a lei, vide Francesca, le lacrime agli occhi dall’ emozione.
 
Andres si aggirava per lo studio di Leon nel suo solito modo goffo e impacciato. Continuava a rimuginare sulle parole che avrebbe dovuto dire alla sua ragazza per piantarla definitivamente, ma tutte le scuse sembravano banali e squallide.
“mm vediamo, potrei dirle che devo partire per una missione top secret in Africa, oppure.. no questa meglio… che ho scoperto la cura definitiva per il cancro e che quindi non posso dedicarmi più a lei…”- il viso del ragazzo si illuminò.
“tu sei il solito matto!” disse Leon non appena entrò nello studio, il suo avvocato appena dietro di lui. Il ragazzo, ormai diventato uomo, indossavo un elegante completo nero ma la camicia bianca era sbottonata per quasi un terzo della lunghezza, un chiaro segno di ribellione per il ruolo di imprenditore che sapeva fare tanto bene quanto poco gli piaceva.
“ehi amico!”- replicò Andres – come va? Scusami il disturbo ma avrei proprio bisogno di un tuo consiglio su Debbie! Prometto che poi ti lascio lavorare in pace!”.
Lo sguardo supplicante dell’ amico intenerì il bel messicano, il quale congedò con uno sguardo gelido il suo avvocato.
“Ma veramente.. signor Vargas.. dobbiamo ancora definire i dettagli sulla questione Di Pietro… il suo amico potrebbe anche aspettare non crede?”
Nulla servirono le deboli proteste del signor Heredia, poiché Leon non era per nulla intenzionato a sottostare ai suoi ordini. Non che l’ affare Di Pietro non fosse importante, ma ultimamente non riusciva più a reggere il suo avvocato… e quale migliore distrazione dal lavoro se non sentire Andres parlare delle sue peripezie amorose? In quel periodo Leon aveva proprio bisogno di una boccata di ossigeno, perciò fu grato di quel diversivo pomeridiano.
“allora Andres dimmi tutto! Innanzitutto siediti pure!”
“Grazie Leon… sei un vero amico! So che hai molto da fare con il lavoro ma ho proprio bisogno di confidarmi con qualcuno… Debbie sta diventando davvero esasperante…pensa che- il ragazzo fece un profondo sospiro di rassegnazione prima di continuare- pensa che ora le è venuto in mente che dobbiamo comprare le mutande uguali! Cioè ma come cavolo faccio io a mettere i suoi tanga? Mi ci vedi con quel filo di spago in mezzo al sedere?”
L’ espressione scioccata e scandalizzata di Andrsi fece ridere a crepapelle l’ amico, il quale dovette contenersi per non rotolarsi sul pavimento nell’ immaginare l’ amico in intimo. Ma dove diavolo le trovava questa ragazze? Erano una peggio dell’ altra!
“Dai Leon non ridere… lo so che dall’ esterno la situazione può sembrare divertente ma ti assicuro che qui le cose stanno precipitando… bisogna trovare una soluzione!”
“Certo certo… scusami hai ragione!- Leon cercò di darsi un contegno e poi proseguì- però certamente la situazione non è così facile.. perché non provare a dirle la verità scusa? Magari lei pensa che a te piaccia condividere tutto con lei, ma se le fai capire che sta un po’ esagerando, magari ritorna sulla retta via…”
Il consiglio che aveva appena dato al suo amico non era dei più convincenti, ma in quel momento sembrò bastare all’ amico.
“Dici? Quindi niente scuse del tipo che ho trovato la cura per il cancro o che devo partire per una missione top secret? Cavolo a me sembrava ottima come idea…”
“Amico… direi di no. Mi sembra altamente improbabile che uno speaker radiofonico possa essere un luminare della medicina. Sarebbe un po’ come dire che gli asini volano, non credi?”
Leon sorrise all’ amico, riconoscente per la fedeltà che egli aveva saputo dimostrare nei suoi riguardi in quegli ultimi cinque anni. Era felice poi del fatto che quell’ amico di infanzia conosciuto nei giardinetti vicino al comune fosse ancora una delle poche certezze che gli rimaneva, se non l’ unica. Non era certo il ragazzo più sveglio e intelligente del pianeta, però era di buon cuore e uno di quegli amici di cui si potrebbe raccontare davanti al fuoco di un camino ai nipotini. Era il suo migliore amico, da sempre e per sempre.
“in effetti hai ragione. Ma davvero gli asini non volano?”
“A quanto pare. Mi dispiace avere deluso le tue aspettative!”
I due amici si scambiarono una occhiata di intesa. Andres si stava per congedare quando a un tratto il suo cellulare squillò. Prese il telefono e rispose prontamente.
“Ciao Maxi! Sto arrivando in radio.. ah non mi hai telefonato per questo…quindi-la sua voce di colpo si affievolì- .ah ok ho capito. Grazie per l’ informazione! A dopo..”. Nel dire questo, pose fine alla conversazione telefonica e mise il cellulare in tasca. Leon notò che Andres era diventato leggermente pallido e sembrava evitare il suo sguardo. Incuriosito, chiese spiegazioni.
Il ragazzo, fattosi coraggio, guardò il bel moro e gli disse semplicemente queste parole.
“ Leon è tornata. Violetta. È di nuovo a Buenos Aires”.
Il giovane Vargas lo guardò con gli occhi sbarrati e un leggero senso di malessere sembrò pervaderlo dalle punta dei capelli fino alle unghie dei piedi. Il sorriso si piegò in una smorfia di sofferenza, la lingua non riuscì a proferire parola.
Troppi ricordi. Troppe emozioni. Troppo dolore.
 
 
Violetta e Francesca erano sul divano, acciambellate l’ una all’ altra. Dopo essersi stritolate di abbracci sul vialetto di casa per un quarto d’ ora abbondante, Francesca le aveva presentato con evidente emozione Marco, il suo pestifero figlioletto e in quel momento le due amiche stavano parlando proprio di lui, mentre il bimbo dormiva tranquillo nel suo lettino.
“Fran.. scusami ma non l’ avevo proprio riconosciuto… assomiglia più a …”
“Già.. purtroppo assomiglia a lui – Francesca la interruppe prima che pronunciasse il nome del padre di Marco, perché il solo pensiero di quell’ uomo la disgustava enormemente.
Vilu, comprendendo il disagio dell’ amica, cercò di cambiare discorso. “comunque ti sei sistemata proprio bene qui. La casa è accogliente e spaziosa e poi guarda che bel colore che hanno le pareti della cuc…”
“Vilu. Apprezzo il tuo sforzo, ma non hai mai capito un acca di architettura ed edilizia, quindi ti prego lascia perdere- l’ italiana fece un respiro profondo- oggi non me la sento proprio di affrontare l’ argomento e ti prego di scusarmi per questo..”
“Fran. Non devi neanche pensarlo. Anzi sono io quella a doverti chiedere scusa per non esserci stata in questi cinque anni. Mi rendo conto solo ora di quanto tu avessi avuto bisogno di me mentre io ero la fuori a pensare solo a me stessa e alla mia carriera…”- una nota di dolore nella voce di Violetta sembrò per un attimo spezzarle la voce- ma ti prego di credermi che ora penserò io a te e Marco! Non ti lascerò più da sola!”.
La popstar prese le mani dell’ amica tra le sue e le strinse con tutto il calore e l’ affetto possibile. La guardò negli occhi e in quel momento comprese fino in fondo quanto le fosse mancata la presenza di una amica come Francesca. Lei era fondamentale già ai tempi dello studio On Beat e lo sarebbe stata per sempre.
L’ italiana guardò con sincera commozione l’ amica e una lacrima solitaria le rigò il viso. Non c’ era bisogno di altre parole tra di loro. La profonda amicizia che le legava era tutta lì, in quegli sguardi di gratitudine e di conforto.
Fran si asciugò il viso con il dorso della mano e poi cercò di cambiare argomento, per sopraffare tutta quella marea di emozioni che sembrava stessero per travolgere.
“Okay ora basta sentimentalismi!cambiamo argomento perché se mi commuovo troppo sono guai! Allora Vilu raccontami un po’ di te e della tua carriera.. sono tanto orgogliosa e felice per te! Forza forza.. e non risparmiarti i dettagli mi raccomando!”.
Violetta, che non si aspettava quell’ improvviso cambio di discorso, non potè fare a meno di corrugare la fronte. E ora che le avrebbe detto? L’ amica si aspettava un discorso appassionato ed entusiasmante sull’ incredibile percorso che aveva compiuto in quegli anni, sulla quantità di star internazionali che aveva conosciuto e con cui era pure uscita a cena, magari pure dettagli piccanti sulle sue avventure estive. Violetta avrebbe potuto raccontare una miriade di cose, eppure dalla sua bocca non riuscì ad uscire nulla.
Francesca la guardava in modo curioso e più i secondi passavano, più la sua eccitazione si trasformava in preoccupazione.
“Vilu ho detto qualcosa che non va?”
La popstar, dopo qualche secondo di esitazione le rispose in tono cupo queste parole.
“Credo di avere perso la voglia di cantare…”.
 
 
L’ uomo si aggirava furtivo nelle vicinanze di casa Caviglia. Era ormai da un’ ora che capelli blu (che parrucca orribile tra l’ altro!) era entrata con quella petulante della sua amica a chiacchierare come se non ci fosse un domani e lui era francamente stufo di starsene li impalato, senza fare nulla. D’ altronde il suo capo le aveva ordinato di seguire capelli blu fino a che fosse arrivata a destinazione e lui non poteva fare altro che eseguire i suoi ordini. Non capiva la ragione di questo pedinamento così serrato, ma d’ altronde con persone come lui era meglio non dire e soprattutto non chiedere più del necessario. Una parola è poca e due sono troppe. I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del cellulare, che per un attimo fece trasalire il pover’ uomo.
“Pronto capo.. si certo.. Violetta è a casa della sua amica.. ok… va bene.. quindi metto la busta nella cassetta delle lettere e poi posso andare?… va bene capo… ci vediamo al mio ritorno”.
Detto ciò, interruppe la comunicazione ed estrasse dalla tasca della giacca una busta voluminosa, che sembrava contenere un plico di foto. Leggermente perplesso per quella strana missione, ma grato al tempo stesso di poter rientrare a casa prima del previsto, infilò la busta nella buca delle lettere e se ne andò via tutto contento, pensando con l’ acquolina in bocca allo stufato con patate che la moglie gli avrebbe preparato per cena.
 



NOTE DELL' AUTRICE: ciao a tutti, sono Fabiola e come voi amo moltissimo Violetta e in particolare la coppia LEONETTA. Per adesso é tutto molto misterioso e non si sono ancora visti i personaggi, però piano piano cercherò di introdurre tutti in modo da farvi scoprire che cosa  ne é stato di ciascuno di loro. Come vi sembra questo capitolo? Mi scuso già fin da ora se questo capitolo sarà pieno zeppo di errori e se non sarà il massimo... ma abbiate venia.. sono tre anni che non scrivo più, quindi diciamo che sono parecchio arrugginita! Spero di avervi incuriosito almeno un pò con questa storia... fatemi sapere se vi va le vostre opinioni, ve ne sarei molto grata *_______* a presto, spero. :)

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Capitolo 2
*** Surprise Party ***


SURPRISE PARTY

 

Ludmilla e Nata si trovavano in centro a Buenos Aires alla disperata ricerca di un vestito firmato che la bionda voleva a tutti i costi perché l' aveva visto in uno degli ultimi videoclip di Shakira e se ne era innamorata all' istante.“Se può indossarlo quell' insulsa colombiana non vedo perché una supernova come me non possa averlo...” continuava a ripetere la Ferro in modo quasi ossessivo. A nulla erano valsi i tentativi di Nata di dissuaderla da questo folle progetto.

“Ludmilla quel capo é introvabile... é stato fatto su misura per lei e non é in vendita a nessun prezzo... c' è scritto chiaramente su internet!”

“non importa .. io DEVO averlo!” e nel dire questo Ludmilla proseguì a passo deciso in direzione dell' atelier più costoso della città. Nata alzò gli occhi al cielo in preda allo sconforto. Per quanto volesse bene alla sua amica, doveva proprio ammettere che era irrecuperabile. Un caso clinico quasi. Aveva sempre sofferto di manie di protagonismo e il suo hobby preferito era sempre stato quello di perseguire folli progetti, ma da quando Federico l' aveva lasciata un anno prima era peggiorata. La bella spagnola guardò per un attimo la sua migliore amica e la intenerì il pensiero che quel comportamento così bizzarro era un tentativo, seppure pessimo, di mascherare il suo dolore per quella storia finita male. Nonostante fosse passato già un anno, Ludmilla non aveva ancora dimenticato il suo primo amore e forse non l' avrebbe mai fatto. Purtroppo però la vita va avanti lo stesso e l' unica maniera per non rimanere indietro é adattarsi, in qualche modo. E lei, a modo suo l' aveva fatto.

I pensieri di Nata furono interrotti da uno squillo del suo cellulare. La ragazza lo estrasse dalla borsa e sorrise come una ebete nel leggere il nome sullo schermo. Era il suo Maxi.

Sollevata per quel diversivo, rispose all' apparecchio salutando con calore il suo ragazzo. Ludmilla, che nel frattempo si era girata verso l' amica, fece una smorfia di disgusto quando si rese conto di chi era l' interlocutore. L' amore per lei era un sentimento decisamente sopravvalutato. Meglio un capo firmato o un bel paio di Laboutin. Almeno quelli non scappano da un momento all' altro lasciandoti un biglietto di cattivo gusto sul tavolo della cucina.

“Cosa? Ma sei sicuro amore? Ma.. questa é una notizia fantastica!- Nata guardò Ludmilla raggiante- si si ora glielo dico! Che bello!ci sentiamo dopo allora”.

Dopo avere detto queste parole, Nata pose fine alla conversazione e Ludmilla non potè fare a meno che esclamare un commento acido su Maxi.

“ Cosa sarebbe questa notizia? Maxi ha deciso finalmente di cambiare cappellino?”- disse la bionda in tono acido, alzando il sopracciglio destro in segno di scherno.

“mmm.. sempre simpatica a quanto vedo- replicò con un finto broncio la spagnola- no no la bella notizia é che Vilu é tornata a Buenos Aires!”.

Alla notizia, il volto di Ludmilla si illuminò. Questo si che era uno scoop interessante! Violetta ormai era una star internazionale (beata lei!) e se avesse giocato le giuste carte, forse questa volta avrebbe potuto realizzare il suo sogno e diventare una supernova a tutti gli effetti.

“Oh ma é meraviglioso!- esclamò la Ferro entusiasta- penso proprio che dovremmo organizzarle una festa a sorpresa, cosa ne dici?sicuramente le farebbe piacere vedere tutti i suoi ex compagni, no?”

Nata non sembrava molto convinta di quello che le aveva appena detto l' amica. “Ludmi la festa a sorpresa ci può stare,te lo stavo per proporre.. però Leon..”

“Leon cosa?”

“Non credo che vorrebbe venire. Non dopo quello che é successo...”
Ludmilla ci pensò su un attimo e poi assentì con il capo. “ Non ti preoccupare amica da adesso in poi ci penso io.. tu pensa ad avvisare gli altri di farsi trovare stasera a casa mia per le 20 ok?- dettò questo la salutò e sparì nel nulla. Non sapeva spiegare il perché, ma Nata aveva un brutto presentimento.

 

“che cosa? Vilu non puoi essere seria..”
Francesca si alzò dal divano di scatto come se fosse stata punta da una tarantola. Lo sguardo era fisso su di lei, in cerca di una qualsiasi motivazione sensata alle parole dell' amica. Non poteva essere vero. Poteva accadere a tutti, ma non a lei. Non a Violetta. Cantare faceva parte di lei, era nella sua natura. Inoltre era una delle poche persone che conoscesse a possedere un talento innato per tutto ciò che era ritmo e musica. La bella italiana si pizzicò le guance, certa che quello fosse solo un brutto sogno e che presto si sarebbe svegliata, ma non successe nulla di quello che aveva sperato. Si trovò ancora li in piedi a fissare l' amica del cuore, in cerca di risposte che a quanto pare non sarebbero arrivate.

“lo so che sembra impossibile, ma é la verità.”- sospirò quasi in tono rassegnato Violetta. Lo sapeva che quello che aveva appena detto non poteva bastare a farle capire la sua situazione, ma d' altronde era lei stessa la prima a non sapere spiegare l' esatto motivo per cui fosse arrivata al punto di cantare senza provare più nulla. Il vuoto totale.

“ Vilu deve esserti successo qualcosa.. non puoi da un momento all' altro accorgerti di una cosa così grave...” -il tono stridulo di Francesca si era smorzato, preoccupato.

“ non so spiegartelo nemmeno io Fran- gli occhi della popstar iniziarono a riempirsi di lacrime- ma é come se una parte di me fosse morta...”

“oh Vilu – l' amica si commosse e senza aggiungere altro l' avvolse in un tenero abbraccio.

“Aiutami Fran.. voglio ritornare quella di prima!” esclamò Violetta tra i singhiozzi.

Marco si avvicinò alle due ragazze e tentò goffamente con le sue braccine di abbracciare il ginocchio sinistro di Violetta.

“ Non ti preoccupare! Io e la mia super mamma ti aiuteremo- esclamò il bambino in tono fiero guardando con decisione la popstar. Le due amiche si guardarono negli occhi stupite e abbracciarono di getto Marco. Francesca prese in braccio il figlio e lo riempì di baci, poi prese un fazzoletto appoggiato su un tavolo li vicino e asciugò con dolcezza le lacrime che rigavano disordinatamente le guance di Violetta.
“Vedrai amica che ce la faremo. Supererai anche questo brutto momento. Lo faremo insieme, d' accordo?”
Il tono deciso della Caviglia sembrò avere un effetto balsamico sull' umore della Castillo, il volto si distese e le labbra si incresparono in un timido sorriso. 
“D' accordo. Grazie amica.. e grazie anche a te piccolino!”

 

Erano quasi le otto quando Ludmilla attaccò l' ultimo festone sull' ampia terrazza della sua villa luminosa. La ragazza si era impegnata per tutto il pomeriggio a sistemare le decorazioni e i festoni e il servizio di catering era pronto per iniziare a lavorare già da una decina di minuti.In un angolo poi aveva fatto mettere un piccolo palco con tutta l' attrezzatura per poter cantare. La Ferro guardò con soddisfazione il suo lavoro e poi si appoggiò alla balaustra, pensando che se un giorno le fosse andata male la carriera da cantante, avrebbe sempre potuto ripiegare su lavori come la party planner. Ad uno ad uno intanto arrivarono gli invitati: Nata, Maxi, Camilla, Broduei, Diego,Marco, Andres con la sua insulsa ragazza, suo cugino Mancavano solo Vilu e Francesca.
“Speriamo che Francesca non si sia persa per strada, altrimenti avrei fatto tutto questo lavoro per niente!” pensò Ludmilla, attorcigliandosi nervosamente un riccio ribelle tra i capelli. Erano già le 8 e 20 e della festeggiata nemmeno l' ombra.

 

Leon parcheggiò la sua Mercedes nel vialetto in strada battuta davanti a casa Ferro. Gli scocciava disturbare Ludmilla per una questione così futile, ma visto che non riusciva a contattare in nessun modo il padre di lei aveva pensato che l' unica soluzione possibile fosse consegnare la documentazione direttamente alla figlia.

Scese dalla macchina sperando che quella giornata finisse il prima possibile. La notizia di poche ore prima l' aveva decisamente sconvolto e aveva mandato a monte tutti i progetti lavorativi del pomeriggio. C' era un unico pensiero fisso nella sua mente: che diavolo ci faceva Violetta di nuovo a Buenos Aires? Sapeva benissimo di non essere la benvenuta e dopo cinque anni, come se nulla fosse, era di nuovo lì.

Scacciò quegli spiacevoli pensieri dalla testa e una volta imboccato il vialetto, arrivò alla porta e suonò con decisione il campanello.

“Finalmente sei arriv..Leon?”

Davanti a se il ragazzo trovò una Ludmilla piuttosto sorpresa. Chi si aspettava?

“Ciao Ludmi.. scusa se ti disturbo, ma avrei dei documenti da consegnarti per tuo padre.. sarebbero urgenti quindi glieli potresti fare avere tu il prima possibile?”

Ludmilla assentì con il capo e afferrò frettolosamente il plico. Poi senza dire mezza parola si guardò intorno furtivamente.

“ti ringrazio. Sicura di stare bene?”

“mm.. si certo. Ora però dovresti andartene..ho gente in casa..”

“ah scusami non volevo disturbarti... ma sbaglio o quella che sento é musica?”

“uhm ehm.. si” rispose evasiva.

“beh grazie per avermi invitato” replicò Leon in tono piccato, fingendosi offeso.

“lo avrei fatto se non fosse stato per il fatto che la festa ha come ospite principale Violetta...”

Lo sguardo di Leon si rabbuiò per un attimo. Ancora quel nome.

“Lei é qui?”

“No Leon. Lei e Francesca non sono ancora arrivate.. se te ne vai ora potresti evitare di incrociarle..”

“é quello che farò allora. Grazie Ludmi!Se incontri Violetta non fare parola del nostro incontro ok?

“Cosa non dovrebbe dire scusa?”

Si girò. Era lei. Bella come sempre, forse anche di più. I capelli ora erano molto più lunghi e più chiari dell' ultima volta che si erano visti. Era anche più abbronzata. Inconsapevolmente si ritrovò a fissare l' anulare destro della ragazza e quello che vide lo colpì come un macigno. Dopo tutti quegli anni, portava ancora l' anello.

Violetta si accorse di cosa Leon stesse fissando e nascose la mano dietro la schiena, sentendosi come una ladra colta sul fatto.

Passarono alcuni secondi prima che Leon si decise a rispondenderle. Nel frattempo, Ludmilla e Francesca fissavano incerte i due amici , imbarazzate per la situazione che si era venuta a creare.

“Non sono affari tuoi.”

“dopo tutti questi anni, é l' unica cosa che mi sai dire? Non sono affari tuoi..- lo sguardo di Violetta si fece vitreo, le pupille ridotte a due fessure- Leon non credi forse che..”

“non osare dirmi quello che devo o non devo fare Violetta. Hai perso questo diritto molto tempo fa!”- replicò il giovane Vargas, alzando talmente tanto la voce da sovrastare per un attimo la musica che si sentiva rimbombare dall' interno. Poi resosi conto di avere esagerato, salutò Ludmille e Francesca e se ne andò in fretta e furia. Violetta lo guardò allontanarsi e non potè fare a meno di realizzare che mai e poi Leon l' avrebbe perdonata per quella scelta fatta tempo addietro. Frustata da questa nuova consapevolezza, estrasse dal suo dito l' anello e se lo mise in tasca, sentendosi le guance avvampare dall' umiliazione.L' unica cosa che voleva fare in quel momento era prendere di nuovo l' aereo e scappare via da quel passato che rischiava di travolgerla e soffocarla.

Qualcuno intanto in lontananza aveva assistito all' intera scena e rideva tra sé e sé al pensiero che presto Violetta sarebbe stata interamente sua.

 

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Capitolo 3
*** Sweet dreams ***


SWEET DREAMS

 

Il tempo é relativo. Leon sapeva di non essere il primo ad averlo scoperto né tantomeno il più famoso e la sua constatazione non aveva nulla a che fare con l' energia, la massa o la velocità della luce, né con qualsiasi altra teoria formulata da Einstein. Piuttosto, era legata alla consapevolezza che l' aver rivisto Violetta dopo tutti quegli anni sembrava avere annullato la lentezza con cui erano passati quei cinque anni di occasionale solitudine. Aveva come l' impressione che fossero trascorsi solo pochi giorni dal giorno in cui la ragazza che considerava l' amore della sua vita l' aveva abbandonato e il fatto che lei non fosse cambiata per niente non lo aiutava a ricredersi del contrario.

”é sempre bellissima” pensò con una fitta il cuore, visualizzandola davanti a sé con l' abbigliamento con cui l' aveva vista poche ore prima: un vestito semplice color fucsia con le maniche a sbuffo avvolgeva il suo esile corpo, ai piedi indossava un paio di sandali scuri, i capelli erano raccolti elegantemente in una elegante treccia laterale e poi, per finire in bellezza,aveva ancora quell' anello al dito. L' aveva riconosciuto subito perché,essendo un gioiello di bigiotteria, stonava un po' addosso a una popstar del suo calibro. Lui ne aveva uno uguale,ma il suo giaceva nei meandri di un cassetto nascosto da qualche parte in soffitta, in compagnia di cianfrusaglie e cose vecchie. Era stato un simbolo importante del loro amore, ma ormai non c' era più nulla tra di loro,quindi perché tenerlo ancora? Cosa spingeva Violetta a indossare un oggetto che per lei non aveva più nessun valore? Leon si rese conto che si stava facendo troppe domande alle quali non avrebbe mai voluto ricevere risposta,perciò cercò di cancellare dalla sua mente l' immagine della ragazza, chiaramente infastidito. Erano passati così tanti anni, lui avrebbe dovuto fare il superiore e dimenticare quello che era successo, eppure non ci riusciva. Pensava di averlo fatto, ma chiaramente non era così. Il fatto di non averla più rivista sembrava aver facilitato le cose, ma poi erano bastati pochi secondi a casa di Ludmilla per far riaffiorare in superficie tutto il dolore, lo smarrimento e la solitudine. Lei d' altronde se ne era andata nel momento in cui lui aveva più bisogno del suo amore, quindi adesso non meritava tutta questa attenzione da parte sua. Un velo di tristezza gli inumidì gli occhi, ma il giovane non si fece sopraffarre dalle emozioni e ricacciò indietro le lacrime. Suo padre gli diceva sempre che mostrare i propri sentimenti é per persone deboli e senza carattere, e i Vargas erano tutto fuorché persone anonime e deboli.

Sentendosi improvvisamente fiacco, andò a dare il bacio della buonanotte alla madre e si buttò sul letto, sperando di addormentarsi di un sonno senza sogni.

 

La festa, nonostante le premesse iniziali, si era rivelata un vero e proprio successo. Violetta si era estremamente divertita a cantare insieme a tutti i suoi amici, poi però Francesca aveva discusso con il padre di Marco e quindi, prima che le cose prendessero una brutta piega, decise di ringraziare tutti i presenti per la festa a sorpresa e dopo aver salutato con calore i suoi amici, si diresse insieme a Francesca verso la macchina.

Un silenzio irreale regnava tra le due amiche, perché entrambe avevano degli argomenti di cui avrebbero preferito non parlare.

Alla fine però Francesca decise di rompere il ghiaccio, se non altro per evitare di pensare alla discussione appena avuto con il suo ex.

“Allora Vilu, ti é piaciuta la festa?”

Il tono non era molto entusiasta, ma Violetta apprezzò in egual modo lo sforzo dell' amica.

“Si, é stato tutto molto carino. Sono molto contenta per Camilla e Broduei, a quanto pare il loro lavoro all' ON BEAT sta dando loro molte soddisfazioni!”

“Già, hai ragione. Almeno loro sono felici- Francesca fece un lungo sospiro e poi guardò dritta negli occhi l' amica – tu pensi che noi lo saremo mai invece?”.

Quella domanda colpì dritta al cuore la popstar. Era un' ottima domanda quella che le aveva posto Francesca. Una volta avrebbe risposto la musica le sarebbe bastata per essere felice, perché cantare era parte di lei e senza non sarebbe mai stata se stessa. Ora però non era più sicura di nulla, quelle parole suonavano come false, perché si trovava a fare il mestiere dei suoi sogni, ma ciò non la rendeva più felice come un tempo. “ Mancava sicuramente qualcosa.. – e nel pensare questo non potè fare a meno di pensare a quei due bellissimi occhi color smeraldo che aveva incrociato poche ore prima.

“Vilu, non fraintendermi. Io ho Marco e non potrei essere più felice di avere un figlio così meraviglioso- continuò la ragazza con gli occhi lucidi, interrompendo i pensieri della Castillo – ma il problema é suo papà. Da quando é ritornato dal suo tour non fa altro che telefonarmi per chiedermi se può vedere Marco e io semplicemente non voglio. In questi due anni e mezzo non c' è mai stato per lui, e ora, tutto ad un tratto, si ricorda di avere un figlio?”.

L' amarezza nel tono di voce dell' amica commosse Violetta, la quale abbracciò l' amica in segno di solidarietà. Poi replicò in questo modo: “ Fran, Diego é un vero coglione. E credimi lo so perché ci ho avuto a che fare in passato ancora prima di te... però prova a dargli una possibilità...magari é veramente cambiato! E il fatto che ne parli con te é un buon segno, non credi?”

Francesca guardò l' amica, esitante. In effetti, non aveva tutti i torti, però... per lei era difficile parlare di Diego. Erano stati molto innamorati un tempo, ma le cose erano molto cambiate adesso. Decise di cambiare argomento, perché non aveva le forze per affrontare ancora una volta il passato.

“ti prometto che penserò a quello che mi hai detto, ma solo se tu avrai voglia di parlare con me di Leon!”

Al solo sentire nominare il suo nome, Violetta ebbe l' impressione che le gambe le cedessero per l' emozione. Non era pronta a quella domanda. Non era pronta a qualsiasi cosa riguardasse il bel Vargas, ma non poteva evitare di rispondere alla sua migliore amica, perciò prese coraggio, ma l' unica cosa che ottennè fu dare una risposta evasiva e del tutto falsa.

“B.. bene, perché?”

Fran la guardò con una espressione buffissima tra il divertito e lo scocciato. “Come perché? Guarda che ero presente anche io poche ore fa al vostro siparietto... e mi sembra proprio che non sia andato tutto bene... mi vuoi dire che cavolo é successo tra voi due? Eravate così felici e innamorati, anche quando...”

Violetta la interruppe. “ Okay,okay. Hai ragione. Le cose tra noi vanno tutto fuorché bene, ma credo che sia anche normale dato che é da cinque anni che non ci sentiamo né vediamo... io ho provato più volte a cercarlo in questi anni, ma non sono mai riuscita a parlarci insieme. Gli ho scritto un sacco di lettere, anche se sembra una cosa antica, senza mai ricevere risposta. Una volta ho persino saputo che era a Parigi nel periodo in cui ero in tourneé, così sono riuscita a sapere l' indirizzo del suo hotel e il numero di camera... non ho fatto in tempo ad arrivare che l' ho visto, davanti alla hall, in compagnia di una ragazza...così me ne sono andata...”

Francesca la fissò incuriosita, colpita dalla piega che stava prendendo il discorso.

“Sei sicura che non fosse solo una amica?”

“Perfettamente sicura – replicò tristemente Violetta – lo so perché li ho visti chiaramente scambiarsi un vomitevole bacio alla francese... “- detto questo stortò il naso, disgustata, poi continuò – pensavo che mi avesse dimenticata, o perlomeno perdonata... invece oggi mi ha aggredito in un modo che non mi aspettavo...”

“A parte che é impossibile dimenticare una come te, Vilu- la interruppe Francesca, donandole un sorriso sincero – poi lo sai che per lui sei stata una persona importante e vederti ripiombare nella sua vita dopo questi anni non deve essere stato facile...”.

“Su questo hai ragione... ma so cosa l' ha fatto infuriare..- disse Violetta, poi frugò tra le tasche e porse all' amica quello che sembrava un semplice anello di bigiotteria.

“Come può un anello così innocente mandare su tutte le furie una persona come Leon?” chiese incuriosità la Caviglia.

“Lo può fare eccome, se dietro ad esso é nascosta una promessa che ci facemmo tempo fa e che purtroppo non possiamo più mantenere” rispose enigmaticamente Violetta con gli occhi velati di rugiada.

Francesca decise che era meglio non indagare oltre, perciò salì in macchina e si avviò con l' amica a casa della madre per prendere Marco.

Poi finalmente, la notte avrebbe preso il sopravvento su entrambe e avrebbe fatto vivere loro attraverso i sogni l' illusione di una felicità che purtroppo per ora sembrava ben lontana.

 

 

Non sapeva bene dove si trovasse. Sembrava di stare ancora allo studio On Beat perché guardandosi intorno riconobbe le familiari pareti colorate dello studio. Era in compagnia delle amiche di sempre, Francesca e Camilla, che stavano discutendo animatamente sulle ultime tendenze in fatto di moda, ma Violetta faticava ad ascoltare quello che dicevano, perché sentiva in sottofondo una musica che proveniva da quella che sembrava l' aula di Beto. Incuriosita,chiese alle sue amiche se anche loro la sentissero,ma entrambe negarono per poi riprendere tranquillamente a parlare di ragazzi e moda. Violetta non potè fare a meno di seguire le due amiche nella conversazione, ma più cercava di concentrarsi sui loro discorsi, più la musica le entrava nelle orecchie e sembrava attirarla verso la sua fonte. Senza dire nulla, la ragazza si avviò lentamente verso l' aula e quando aprì la porta si trovò davanti Leon e la sua indimenticabile pianola. Guardò il ragazzo ammaliata dalla bellezza di quella musica che ora aveva riconosciuto. Era PODEMOS, la loro prima canzone. Leon, sorpreso dalla sua inattesa presenza, esitò un attimo, guardandola incerto, poi le sorrise dolcemente e riprese a suonare. La guardò negli occhi intensamente e poi iniziò a cantare. Violetta non potè fare altro che accompagnarlo con la sua voce.

 

Pero hay cosas que si se,

ven a qui te mostare

en tus ojos puedo ver

lo puedes lograr prueba imaginar

PODEMOS pintar colores al alma

PODEMOS gritar y ehh

PODEMOS volar sin tener alas

Ser la letra en mi cancion y tallarme en tu voz

 

L' armonia con cui le loro voci si fondevano l' una con l' altra, il calore e la dolcezza dei loro sguardi che si incatenevano l' uno con l' altro le diede una energia e forza incredibile. In quel momento sentiva che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa,insieme a lui. Niente le sembrava impossibile.
Poi, d' un tratto la melodia finì. Violetta provò a dire qualcosa, voleva spiegargli le emozioni che aveva provato cantando insieme a lui, ma si accorse che le parole non le uscivano. Era come se improvvisamente fosse diventata muta. L' Aula cominciò a deformarsi e piano piano anche la figura di Leon sembrò dissolversi nel nulla. Alla fine non restò altro che un grande vuoto. A quel punto la ragazza, madida di sudore, si svegliò di soprassalto, gli occhi sbarrati dall' angoscia. Si guardò intorno, cercando dei punti di riferimento nella stanza per capire dove si trovasse. Quando si rese conto di essere nella camera degli ospiti di casa Caviglia, emise un sospiro di sollievo. Guardò la sveglia: erano le 4.45.  Non avrebbe mai potuto immaginare che in quello stesso istante, a pochi km, una altra persona si era svegliata di soprassalto, dopo avere fatto lo stesso incubo.


Il giorno dopo Violetta si svegliò alle 8 di mattina. Dopo l' incubo, era riuscita lo stesso a riaddormentarsi e in quel momento quello che più desiderava era bere un bel caffè bollente per cominciare al meglio la giornata. Dopo essersi alzata, raggiunse pigramente la cucina e trovò una Francesca piuttosto indaffarata nel far mangiare la colazione al figlio, il quale faceva un po' di capricci buttando le fette biscottate da una parte all' altra della stanza. Violetta diede il buongiorno ad entrambi e poi si affrettò a raccogliere dal pavimento quel che restava del cibo gettato da Marco. L' amica la ringraziò e la avvertì che il caffé era già pronto sul tavolo. La popstar, grata per le attenzioni dell' amica,le mandò un bacio a distanza e sorseggiò tranquillamente la sua colazione,abbinandoci anche qualche biscotto al burro che si trovava sul tavolo. La Caviglia aspettò che finisse prima di chiederle un piccolo favore. La richiesta consisteva semplicemente nell' andare a ritirare la posta del giorno prima, perché Francesca si era dimenticata di farlo il giorno prima e voleva vedere se era arrivata la bolletta del telefono.
“sai, quando chiamo Cami al cellulare mi tiene sempre tre ore e non vorrei avere una bolletta astronomica come due mesi fa! Puoi guardare solo se é arrivata?”.
Violetta assentì con il capo, sempre felice di potere aiutare la sua amica. Perciò uscì dalla porta di casa e si avviò verso la casetta delle lettera. La aprì senza alcun problema e si accorse che al suo interno vi erano molte lettere. Da quanto tempo Francesca non la ritirava? Anche se un po' perplessa, Violetta si apprestò a controllare se tra le varie buste vi fosse quella che interessava l' amica. Non la trovò, ma nonostante questo la sua attenzione venne catturata da una busta di colore viola. La prese tra le sue mani, posando le altre nella buca delle lettere, e impallidì nel realizzare che il destinatario era proprio lei. Sulla busta era scritto: Per Violetta. I caratteri assomigliavano tanto a quelli usati con le vecchie macchine da scrivere. Questo dettaglio non le piacque per niente, ma decise di ignorare il suo istinto e aprì la busta, anche se mani le tremavano leggermente. Tutto si sarebbe aspettata, ma mai un contenuto simile. Si guardò intorno impaurita e poi chiamò Francesca a gran voce.


Note dell' autrice: eccomi qua con questo nuovo capitolo! Spero tanto che vi sia piaciuto, in caso contrario fatemelo sapere! per me é molto importante la vostra opinione! Finalmente sappiamo qualcosa di più sull' identità del padre di Marco.. vi aspettavate fosse Diego oppure siete rimaste completamente spiazzate? cosa ne pensate di questa coppia? E della storia dell' anello? E del contenuto della busta misteriosa? Vi é piaciuto il momento leonetta del sogno/incubo? Per quello mi sono ispirata alla scena dell' episodio 72 della prima stagione, che potete trovare qui 
https://www.youtube.com/watch?v=mSyguj-lFE0 :)
Spero di essere riuscita ad appassionarvi e incuriosirvi! A presto :) fabi

 

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