He and Me, Me and he: forever.

di _xxjawaad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Un incontro inaspettato. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Flashback ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. E il tuo posto speciale? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Dream's Garden ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Una visita improvvisa ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. Ma cosa succede? ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. Nuove conoscenze e nuovi eventi. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. Questo è amore? ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Un incontro inaspettato. ***


Il mare. Le onde e la spiaggia. Il luogo perfetto per una giornata da dimenticare dopo l’ennesimo litigio con i miei, ormai litigo anche per le cose più futili con loro e come sempre pretendono di avere ragione senza chiedersi come sto veramente. I soliti discorsi “Non ti impegni abbastanza” “Ancora sei una bambina, cosa ne puoi sapere del mondo” “Aggie, non ce la facciamo più con te”. Mi stanno rimbombando in testa tutte queste frasi come fossero lame che mi colpiscono la testa, il cuore, la schiena; cosa ne possono sapere loro? Credono di conoscermi, ma in realtà sanno proprio poco di me, per non dire che non sanno nulla.
 
Scuoto la testa, chiudo gli occhi e mi godo la tranquillità del mare mentre sono distesa, ferma, immobile sulla spiaggia. Sento il rumore delle onde che si scagliano delicatamente sulla sabbia in una giornata primaverile come questa, sento l’odore salato dell’acqua, uno degli odori che amo di più e cercando di non pensare a niente mi godo questa splendida giornata tiepida di sole, con un leggero vento che mi sposta i capelli sul viso. Apro gli occhi e fisso il cielo azzurro sopra di me, oggi il cielo ha lo stesso colore della mia sciarpa, un azzurro intenso e accesso, uno di quei colori che non possono essere descritti ma che fa rimanere sempre senza parole. Ora c’è buio, adesso luce, mi sento la faccia bruciare.
 
Non ho neanche il tempo di alzarmi per capire cosa sia successo che una mano tocca la mia schiena e una voce vellutata mi domanda “Scusami, ti sei fatta male?” mi giro mentre con la mano destra mi massaggio la guancia indolenzita e davanti a me vedo un ragazzo con un’espressione preoccupata che mi fissa dritto negli occhi. Per un attimo ho un mancamento e mi aggrappo al braccio del ragazzo ancora poggiato sulla mia schiena, poi vedo una palla a terra, una di quelle che si usano per giocare a pallavolo. Ecco cosa mi ha colpito la faccia, o meglio ‘chi’. Mi giro verso il ragazzo. Ora capisco perché ho avuto un mancamento, non è stato per via della botta. Questo ragazzo mi lascia senza fiato, ora che lo vedo meglio posso osservare tutti i particolari del suo viso; capelli scuri corti con un lungo ciuffo, che non si muovono neanche con una folata di vento appena arrivata, come fossero scolpiti; occhi quasi color miele, grandi, magnetici e perfetti; labbra carnose e rosee, anche loro perfette.
 
Rimango imbambolata a fissarlo con la mia mano ancora sopra il suo braccio, anche lui mi fissa ma ha ancora un’espressione preoccupata sul volto e aspetta che gli risponda “Oh, si fa un po’ male ma non fa niente”, ancora ho la guancia indolenzita dal colpo arrivato in piena faccia “Certo che hai una buona mira devo dire” gli sorrido ancora fissandolo negli occhi.
 
“Si, me la cavo” ride con una faccia compiaciuta ma riesco a percepire dal suo sguardo che è sollevato all’idea di non avermi fatto così tanto male, infatti già il dolore alla guancia sta passando e io mi immergo di nuovo nei suoi occhi color miele. Per non parlare della sua voce, così vellutata e profonda, sembra che canti. “Sei sola? Io sono con dei miei amici, vuoi unirti a noi?”, come posso dire di no ad un sorriso splendido come il suo? Un sorriso che improvvisamente mi fa stare bene, in pace col mondo, con tutti.
 
“Grazie” questa è l’unica parola che esce dalla mia bocca “Questo sarebbe un si?”, ride ancora, “Si, vengo”. Sono così imbranata, non ci so fare con le persone, dico sempre qualcosa che non dovrei dire, rido sempre nei momenti sbagliati e sono sempre impacciata.
 
Il ragazzo prende la palla e inizia a camminare verso i suoi amici, io per un attimo rimango ferma osservando i suoi movimenti perfetti e sinuosi e  le sue forme scolpite, poi lo raggiungo a passo svelto, cercando di non essere scordinata nei movimenti e mi accorgo che non ci siamo presentati, non so il suo nome, sto per chiederglielo ma lui mi precede “Scusami se non mi sono presentato, io sono Zayn tu sei?” “Aggie, piacere” e ricambio con un enorme sorriso, il migliore che ho.
 
“Ei ragazzi, vi presento Aggie” un insieme di voci e risatine si sovrappongono tra loro, alzo la testa e mi trovo davanti quattro splendidi ragazzi, quasi tutti della stessa altezza. Mi fissano compiaciuti e mi sento le guance andare a fuoco, non di certo per la pallonata ricevuta ma per il fatto che cinque ragazzi compreso Zayn mi stanno fissando. Odio essere al centro dell’attenzione, è una cosa che non sopporto, mi fa sentire vulnerabile, come in preda ad un attacco di panico. “Piacere” mi esce dalle labbra un lieve suono, quasi sussurrato, loro notano che sono imbarazzata e così iniziano a farmi sentire a mio agio, si presentano e mi parlano in modo gentile. Ma nessuno mi fa l’effetto provocato da Zayn, perché nessuno di loro quattro è Zayn. Inizio a cercarlo con gli occhi e lo vedo seduto sulla riva che guarda nel vuoto, ha la mia stessa espressione quando sto per scoppiare a piangere.
 
Gli altri ragazzi mi stanno parlando ma io fisso lui, preoccupata. E’ una cosa impossibile che io mi senta così protettiva nei suoi confronti conoscendolo solo da pochi minuti. Il cuore mi sta scoppiando, non so se avvicinarmi e parlarci, la testa mi dice il contrario ‘Aggie neanche lo conosci, è inutile’ , ma il cuore ha la meglio. “Scusate ragazzi” loro mi guardano di sbiego e io inizio a camminare verso la riva per raggiungere il ragazzo dagli occhi color miele. Mi fermo un istante dietro di lui, non si è accorto della mia presenza, sono ancora in tempo per tornare indietro, ma le mie gambe vanno da sole, non riesco a controllarle e infine mi seggo accanto a lui. Non dico niente, rimango in silenzio e osservo il mare, osservo l’orizzonte. “Sai, da piccola mi chiedevo sempre cosa ci poteva essere al di la del mare, fantasticavo e immaginavo sempre posti sperduti e fantastici. Ho sempre amato il mare, sin da quando mi ci portavano i miei genitori all’età di tre anni” io fisso ancora il mare ma sento i suoi occhi su di me, forse mi sta guardando già da un po’, da prima che iniziassi a parlare.
 
“ Io anche amavo il mare” mi fissa ancora e io non posso fare altro che girarmi, voglio vedere la sua espressione, i suoi occhi “ E adesso? Adesso non lo ami più?” i suoi occhi sono spenti, vuoti e le sue labbra socchiuse, lo guardo “Forse non dovevo chiedertelo, scusa” mi alzo per andarmene, sicura di aver sbagliato a  sedermi accanto a lui, sicura di dargli fastidio con le mie fantasticherie, è evidente che in questo momento lui voglia stare da solo. Ma con mia sorpresa mi ferma dal polso “No, era una domanda perfetta, ma non posso rispondere, stai un po’ qui con me ?” “E i tuoi amici?” mi giro e vedo che tra un palleggio e l’altro ci fissano “Non ti preoccupare per loro” mi sorride.
 
Per la prima volta mi sento veramente bene, parliamo come se ci conoscessimo da sempre. Mi racconta di lui, della sua vita, cosa gli piace fare e mi sorprende sapere che ama la musica tanto quanto me, lui studia canto e alcune volte quando ha un po’ di tempo libero posta dei video su youtube mentre canta qualche cover.
 
Sento vibrare il cellulare, lo prendo dalla tasca dei miei jeans e con mia grande sorpresa vedo che si è fatto tardi, 6.30 pm, sulla schermata spunta il nome della mia migliore amica e portandomi una mano alla fronte clicco ‘rispondi’ pronta a sentire le sue urla “Aggie ma dove sei, è mezz’ora che ti aspettiamo, ti sei dimenticata dell’appuntamento vero?” c’è una nota di disappunto nella sua voce.
 
“Ali non so come ho fatto a dimenticarlo, scusami tanto! Arrivo subito, promesso” “Ti aspettiamo” è arrabbiata, ma anche io lo sarei. Sono una stupida, riesco persino a dimenticare un appuntamento con le mie migliori amiche, mi farò perdonare, o almeno spero. “Zayn..devo andare, comunque mi ha fatto piacere conoscerti” gli do un bacio in guancia sentendo la sua corta barba morbida e scura e mi alzo “Aggie aspetta” il tempo di girarmi e già è in piedi davanti a me “Vuoi un passaggio?” mi guarda aspettando una risposta che non arriva subito, mi ha presa alla sprovvista “Se non do fastidio, si, mi daresti un grande aiuto” “ Fastidio? no stai tranquilla, mi fa piacere”.
 
Raggiungiamo i suoi amici, di cui non ricordo i nomi visto che mentre si presentavano e parlavano io ero più attenta a cercare Zayn che ascoltarli “ Liam io accompagno Aggie da una parte e poi torno qua, dillo agli altri” il ragazzo con i capelli castano chiaro mi sorride e io ricambio il saluto.
“Zayn posso prendere l’autobus se vuoi, non c’è bisogno, veramente” Liam mi guarda “Noi non lasciamo le ragazze carine come te da sole alla fermata, sarebbe poco educato” che risata dolce che ha Liam, mi fa subito tenerezza questo ragazzo. Io arrossisco come faccio sempre quando ricevo quei pochi complimenti che mi vengono fatti da qualcuno. “Grazie”. Ci allontaniamo e iniziamo ad incamminarci verso il motore di Zayn.  

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Camminiamo accanto, ancora nessuno dei due ha parlato e c’è un’aria abbastanza imbarazzante anche se stranamente sono tranquilla, lui mi mette a mio agio e questo mi fa sorridere “Perché sorridi?” mi sta guardando con un espressione curiosa ma allo stesso tempo divertita, mi giro lentamente “No niente”, parlo frettolosamente, impasto parole, ora si che sono imbarazzata, sicuramente le guance mi saranno diventate di nuove rosse, le sento calde e per non fargliene accorgere mi rigiro subito e abbasso la testa “Quando sorridi sei molto più bella”. Sono decisamente nel panico, sento le gambe molli.
 
Sono costretta a girarmi e a pronunciare un lieve ‘Grazie’ prima che le mie guance vadano di nuovo a fuoco, ma con mia grande sorpresa vedo che lui non guarda verso di me ma guarda dritto e anche con la sua carnagione più scura posso vedere che le sue guance si sono arrossate, e sorrido ancora una volta sentendo il mio cuore scoppiare di gioia.
 
“Siamo arrivati, ecco il motore”. Passa qualche minuto prima che io salga sul suo motorino. Non ho un buon rapporto con questi aggeggi, data la mia statura non riesco mai a salirci delicatamente, una volta sono anche caduta prendendo una botta in testa che mi ha fatto rimanere per qualche minuto incosciente delle mie azioni, ma adesso non posso cadere davanti a Zayn, così aspetto che lui salga. Bene, adesso tocca a me. Con tutta la delicatezza e l’equilibrio che mi ritrovo salgo e mi aggrappo alla sua giacca, è morbida, di pelle nera e fa un profumo buonissimo quasi di nuovo, immischiato con dopobarba. Il suo dopobarba. Mi piace tutto di questo ragazzo, persino la sua schiena, così perfetta davanti a me.
Fantastico sulla perfezione di questo ragazzo e salto in aria non appena mette in moto il motorino. Stringo tra le mie mani il suo giubbotto così forte che quando ci fermiamo al semaforo lui si gira, mi prende una mano e farfuglia delle parole che non riesco a percepire bene, ma al primo tocco con la mia mano, già sono calma e tranquilla.
 
Sento il vento in faccia, ma non è un vento freddo e pungente, è semplicemente un vento primaverile e tiepido, uno di quelli di cui non ti stancheresti mai e staresti ore e ore fuori, in balcone, a prendere quest’aria tiepida che ti riscalda il corpo.
Stiamo per arrivare e io mi accorgo di voler più tempo con lui ‘Perché la strada non era più lunga?’, ma purtroppo arriviamo davanti H&M e io non sento più il cuore scoppiare ma bruciare. Lo sento pulsare così forte che quasi esce dalla mia cassa toracica e il cervello per un piccolo attimo si annebbia. Voglio rimanere con lui, perché? Perché lui è Zayn.
 
“Arrivata signorina” si volta verso di me con un enorme sorriso anche se i suoi occhi dicono altro, urlano ‘resta con me’ e i miei di rimando sorridono, ‘Lo farei volentieri’ urlano e sbraitano cercando di fare uscire le parole di bocca. Scendo cercando di essere coordinata e non cadere, mi avvicino e gli stampo un gran bacio sulla guancia morbida e fredda per via del vento, lui mi cinge la schiena con un braccio. Quell’ istante sembra un’eternità, un infinito momento in cui sento pace dentro di me, in cui la mia pancia è piena di farfalle, il mio cuore pulsa velocissimamente e la mia testa è annebbiata da lui, dai suoi occhi e dalle sua labbra. Ci vuole uno sforzo immane per potermi separare dal suo abbraccio “Allora ciao Zayn, grazie dello splendido pomeriggio” “Grazie a te” , io mi giro pronta per allontanarmi dal lui ma “Aggie, aspetta, mi lasci il tuo numero?” , io prima di girarmi faccio un enorme sorriso, uno di quei sorrisi che si fanno solo per le cose importanti, per le cose che per te sono fondamentali “Certo Zayn”. Amo pronunciare il suo nome, suona così bene.
 
Lo vedo allontanarsi in motorino lungo la strada asfaltata e non riesco a non fissarlo finché non scompare completamente dalla mia vista.
Sto ancora guardando la strada, persa nei miei pensieri, quando una mano mi dà una pacca sulla spalla. Ero così presa dai miei pensieri che salto in aria al tocco della mano della mia migliore amica. “Sarah mi hai fatto prendere un colpo!”, le osservo attentamente in viso e noto che sono abbastanza arrabbiate con me per il fatto dell’appuntamento. Sorrido guardandole negli occhi “Dai ragazze vengo in pace, perdonatemi”, si lanciano uno sguardo di intesa “Bene, ti perdoniamo solo se ci racconti chi era quel gran pezzo di figo che ti ha accompagnato in motore, vogliamo sapere tutto”, Ali scandisce tutte le parole lentamente e mi prende sottobraccio mentre Sarah mette un braccio sopra le mie spalle.
 
“Si, vi racconterò tutto, prima però andiamo al bar, sto morendo di fame” mi massaggio la pancia con la mano. Stando con Zayn mi ero completamente dimenticata cosa significava la parola ‘fame’ , e adesso ne avevo anche tanta visto che avevo mangiato solo un misero pancacke a colazione. A pranzo invece ero troppo nervosa per la lite con i miei che se pensavo al cibo mi veniva da rimettere.
 
Ci sediamo al bar, ordiniamo tutte e tre una granita al limone e una brioche e aspettiamo le ordinazioni, loro continuano a fissarmi aspettando una spiegazione ma io sono troppo concentrata a pensare a lui che non mi accorgo neanche dei loro sguardi su di me. “Aggie sveglia, ci devi raccontare tutto” io le guardo ancora intontita e finalmente mi escono le parole dalla bocca, così inizio a raccontare tutto per filo e per segno sempre col sorriso stampato in faccia cercando di raccontare ogni cosa precisamente.
 
Finisco di raccontare il mio pomeriggio e loro mi fissano a bocca aperta con un sguardo alquanto sorpreso. “Dite qualcosa, mi mettete ansia così”. Iniziano a farfugliare, a urlare e parlare assieme, si guardano, ridono e infine si rigirano verso di me “Non ho capito una parola di quello che avete detto, ma grazie lo stesso”, loro stanno per ricominciare a farfugliare qualcosa quando il mio cellulare sopra il tavolo si accende. Il mio cuore inizia a pulsare forte, Ali e Sarah mi guardano, cercando di capire le mie emozioni o quello che ho intenzione di fare. Prendo il cellulare e lentamente lo avvicino a me, solo un attimo per non capire più niente, solo un nome per farmi annebbiare la testa. Solo Zayn.
 
‘0874567326: Ciao, sono ZaynJ’. 
 
Un attimo per riconnettere il cervello alla realtà e rispondere.
 
‘Me: Ciao ZaynJ’

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. Flashback ***


Oggi è stata una giornata impegnativa, per non dire stancante. Non torno a casa dalle 8.00 del mattino, dopo la sfuriata con i miei ho preferito non tornare subito dopo scuola, infatti avevo intenzione di tornare alle 5.00 pm a casa e poi andare all’appuntamento con le mie migliori amiche, ma i miei piani erano stati smontati dall’incontro con cinque bellissimi ragazzi. Ora sicuramente mi aspetta un altro litigio con miei genitori, forse hanno anche ragione, sono stata tutto il giorno fuori senza averli avvertiti. Ma io sono orgogliosa, tanto orgogliosa e so per certo che loro non sentiranno ragioni quando varcherò l’uscio di casa mia.
 
Cerco le chiavi nella borsa, decisa a rimanere forte, decisa a non piangere quando mi urleranno contro qualche altra scusa per farmi sentire peggio di come sto adesso. Infilo la chiave nella serratura, passa qualche secondo prima che io riesca a girare la chiave, qualche secondo che sembra un’eternità, qualche secondo per pensare persino a ritornare indietro e andarmene via, non voglio affrontare un altro litigio, non oggi, non adesso che stava andando tutto bene e mi ero tranquillizzata.
 
Mi vengono in mente i suoi occhi, il suo sorriso, le sue guance arrossate e il suo braccio che mi cinge la schiena, un susseguirsi di piccoli flash e il mio corpo non è più contratto dall’ansia e dalla paura, la mia bocca prende la forma di un lieve sorriso. Ora sono pronta, posso entrare.
La porta si apre, prima il piede destro, poi quello sinistro e chiudo la porta con cautela. Non posso fuggire agli sguardi dei miei genitori o alle loro urla, ma forse adesso riesco a rimanere forte e a non piangere. ‘Aggie pensa a Zayn e rimani forte, pensa a lui e non piangerai’ “Aggie dove sei stata?” la voce dura e fredda di mio padre è un tormento, mi fa venire i brividi. Lui non era così prima. Ho un flashback, adesso non sono più sull’uscio di casa mia e non c’è più mio padre con la sua voce fredda e il suo sguardo impenetrabile, adesso ci sono io all’età di sei anni e c’è anche mia sorella, stiamo correndo intorno al tavolo della cucina, ridiamo e ci rincorriamo, no aspetta, scappiamo, mio padre ci sta inseguendo e ride anche lui “Vi prendo, attente che vi prendo e vi mangio” non lo vedo ridere da molto tempo, amavo la sua risata. Stiamo ancora correndo e ridendo, ma mia sorella cade, scivola ai piedi del tavolo, poi il buio totale.
 
“Non ti ripeterò la domanda un’altra volta Aggie, dove sei stata?” adesso sta quasi urlando e mi fa paura “Avevo bisogno di andare al mare” gli rispondo fredda, senza alcuna emozione, forse dovrei compatirlo, forse dovrei essere la figlia perfetta, forse dovrei solo dargli un abbraccio, ma forse proprio non ce la faccio.
 
“Aggie non rispondere in questo modo a tuo padre” ecco, adesso anche mia madre, esce dalla cucina guardandomi delusa. Ma delusa da cosa? Dal mio atteggiamento? Dal mio carattere? Da me? Forse l’unica che deve essere delusa sono io, e sono delusa da loro, che sono rimasti senza fare niente, sono rimasti vuoti, freddi, mai una risata, mai un abbraccio da quel giorno, da quel maledettissimo giorno si sono allontanati da me, forse non gliene dovrei dare una colpa, ma io anche ho sofferto. Da quel giorno sono passati dieci anni e da dieci anni io non ho più alcun rapporto con i miei genitori.
 
“Scusate” l’unica parola che riesco a pronunciare, non li guardo neanche, salgo semplicemente in camera mia e chiudo la porta. La mia camera, è il mio guscio, l’unico posto oltre il mare dove posso stare tranquilla. Mi stendo sul letto, accendo il mio iPod e metto le cuffiette alle orecchie, alto volume, musica e io sono fuori dal mondo, fuori da tutti i problemi.
 
I was broken and bruised
Now I’m a warrior
Now I’ve got thicker skin
I’m a warrior
I’m stronger than I’ve ever been.
 
Queste parole mi fanno venire i brividi ogni volta che le ascolto, piango, singhiozzo, forse per la pressione, forse per la delusione o per la stanchezza, ma mi lascio andare e piango, come ogni sera bagno il mio cuscino.
 
Guardo il mio tatuaggio, un’àncora piccola nera sul polso, disegnata delicatamente con movimenti precisi e ben definiti. Ora penso al suo significato e ho un altro flashback. Sto parlando con mia sorella “Elenah appena guarisci ti faccio vedere la mia nuova bambola, l’ho chiamata come te” ho sempre sei anni e con una vocina stridula la faccio partecipe del nuovo acquisto fatto da papà per me, sto ridendo mentre la guardo dritta negli occhi, vedo mia sorella, distesa su un letto “Certo Aggie, appena torno a casa mi fai vedere la tua bambola nuova” ha otto anni e mi sorride lievemente.
 
Scuoto la testa, ricordo perfettamente quel giorno, ricordo ogni minimo dettaglio. Con l’indice inizio a tracciare i contorni del mio tatuaggio ‘Tu sei la mia àncora Elenah’.
 
Si illumina il cellulare sopra il letto mentre sono assorta nei miei pensieri. Avvicino il cellulare e l’angoscia dentro il mio corpo scompare per lasciare posto alla tranquillità e alla quiete. ‘ Zayn: Domani vuoi venire a fare una passeggiata con me?’ che rispondo? Non posso contare sul cuore, ormai ha battiti così veloci che lo sento scoppiare. Non posso neanche contare sulla testa, è annebbiata, non ci capisco più niente. Mi affido all’istinto ‘Me: certo, con piacere’ , forse non è stata una buona idea affidarsi all’istinto ma non posso fare altrimenti. Devo chiamare Sarah e Ali, mi devono aiutare.
 
Mando una videochiamata su  Skype alle mie migliori amiche e come sempre mi rispondono quasi subito. “Mi dovete aiutare, Zayn domani vuole uscire con me” sono davanti la telecamera del mio pc a fissarle, sono nel panico, io non ci so fare con i ragazzi, quei pochi appuntamenti che ho avuto sono andati male per colpa mia, per la mia non-delicatezza e per la mia paura soprattutto. “Aggie calmati, non hai detto anche tu che quando stai con lui sei a tuo agio e sei tranquilla?” Ali ha ragione, lei ha sempre ragione per mia sfortuna “Sarah tu che ne pensi?” mi giro verso la sua videochiamata e come sempre la vedo abbuffarsi di patatine al formaggio e gelato “Sarah, poi mi spieghi come fai a mangiare assieme le patatine e il gelato, mi viene da rimettere”. Dalla bocca di Sarah esce un suono impastato, cerca di dirmi qualcosa ma ha la bocca stracolma di cose da mangiare, questa ragazza non si stanca mai del cibo. Io e Ali vediamo la scena e scoppiamo a ridere “Sarah appena finisci di mangiare potrai parlare ma adesso non si capisce proprio niente di quello che dici, quindi ascolta” Ali continua a ridere insieme a me.
 
‘Zayn: perfetto, ci vediamo alle 6.00pm dove ti ho lasciato ieri?’ un altro messaggio e un altro battito in meno al mio cuore ‘Me: va beneJ’
“Ragazze mi ha detto di farmi trovare domani alle 5.00pm davanti H&M” mi stanno bruciando le guance, sento caldo. “Cosa mi metto?” Ali ti prego aiutami tu “Ma vestiti come vuoi, è solo un appuntamento con un bellissimo ragazzo dagli occhi color miele” “Sarah non sei spiritosa” scoppia a ridere e continua a mangiare “Ti potresti vestire come sei uscita domenica” grazie al cielo Ali mi ha risposto “ Mh, si sarebbe un’idea, aggiudicato, grazie a tutte e due ora sto meglio, ci sentiamo in chat” chiudiamo la videochiamata e mi stendo di nuovo a letto decisa di fare bella figura domani con Zayn e decisa a non rovinare niente, con lui è diverso.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. E il tuo posto speciale? ***


Capitolo 4.
Apro gli occhi, per quanto riesca ad alzare le palpebre riesco a tentoni a spegnere la mia sveglia. Odio il suono di quell’affarino bianco che ogni mattina deve svegliarmi per ricordarmi di andare a scuola. Prima o poi la eliminerò con le mie stesse mani. Riemergo dalle mie coperte color lavanda, così calde e morbide, e irritata noto che sono le 8.30am e alle 9.00am devo essere già a scuola. Come ogni mattina farò tardi e mi preparerò in fretta e furia scordandomi sicuramente qualcosa. Solo una volta sono riuscita ad arrivare in orario a scuola e solo davanti ai cancelli mi sono accorta che nessuno dei miei compagni era là, ricordandomi infine che quel giorno entravamo più tardi poiché mancava la professoressa della prima lezione.  
 
Controvoglia mi alzo e resto seduta a gambe incrociate sul letto, prendo il telefono e vedo che c’è un messaggio da parte di Zayn ‘Zayn: BuongiornoJ’ senza rendermene conto sorrido e gli rispondo. Ieri sera ho avuto difficoltà ad addormentarmi, troppi pensieri per la testa, troppi problemi e mi giravo e rigiravo nel letto senza prendere sonno. Poi finalmente sono riuscita ad addormentarmi. Sento odore di frittelle provenire dalla cucina, mia madre si è svegliata e sta cucinando la colazione, farò meglio a scendere prima che salga lei e mi urli contro, oggi è di buon umore. Capita molto raramente che mi faccia per colazione le frittelle, forse si sente in colpa per ieri. Scendo a tentoni le scale, attenta a non cadere e a tenere gli occhi aperti, ancora non mi sono svegliata del tutto. Arrivo e trovo sul tavolo della cucina un piatto pieno di frittelle una sopra l’altra a formare una piccola torre, tutte rotonde e cotte alla perfezione. Hanno un odore appetitoso e il mio stomaco inizia a brontolare, segno che ho bisogno di mangiare visto che ieri sera non ho toccato cibo per il nervosismo. Mi capita spesso di non mangiare regolarmente, ma lo faccio più che altro per la rabbia e non perché non ho fame.
 
Sposto la sedia della cucina e mi seggo, osservo mia madre mentre è affaccendata in cucina, non ho mai notato la sua bellezza, capelli castani non troppo lunghi e lisci, occhi verdi, un verde scuro e non acceso, più come il colore del muschio selvatico, un bel fisico per la sua età, ma il viso è invecchiato e stanco, forse per la troppa sofferenza. Assorta nei miei pensieri addento una frittella ricoperta di sciroppo d’acero, questa si che è una colazione, ma posso a malapena mangiarne una, è troppo tardi e devo ancora lavarmi e vestirmi.
 
Mi alzo, vado da mia madre e le stampo un bacio in guancia. Lei mi guarda e mi sorride, le poche volte che riusciamo ad andare d’accordo ci basta solo guardarci, sorriderci e con gli occhi dirci ‘Ti voglio bene, nonostante tutto’. Questa mattina è iniziata alla perfezione, speriamo che il mio ottimismo duri anche per le sei ore che passerò a scuola.
 
Mi preparo velocemente, cercando di non scordare niente e apro il mio armadio cercando di decidere cosa mettere. Come sempre rimango ferma a fissare il mio guardaroba scarno “E’ possibile che non ho mai niente da mettere?!” urlo a me stessa. Alla fine prendo le prime cose che mi capitano dall’armadio, jeans, maglione beige e le mie amate vans bianche che non possono mancare, arraffo la mia borsa bianca con dentro i libri e mi precipito giù dalle scale fino alla porta urlando un ‘Ciao’ verso la cucina.
 
Chiudo la porta, controllo l’ora e vedo che sono già le 9.00am, arriverò mai in orario almeno per una volta? Inizio a correre mentre ringrazio il cielo che la scuola è vicino casa mia e in cinque minuti arriverò davanti ai cancelli. Finalmente arrivo e sempre di corsa entro a scuola precipitandomi nei corridoi. Ecco, aula 12, col fiatone apro la porta “Signorina Davies, lei non imparerà mai a venire in orario?” “Professoressa mi scusi, la sveglia..” non mi fa finire di parlare e mi fa segno di sedermi, capisco che è meglio non dare una spiegazione, dopo tre anni che cerco di trovare sempre scuse ogni giorno forse è meglio che oggi rimango zitta e ascolto la lezione. Sono vicino Ali e Sarah, io nel banco all’estrema destra e loro accanto, mi guardano ridendo e io ricambio.
 
Le prime quattro ore passano molto lentamente, tra letteratura inglese, storia, chimica e arte mi sta friggendo il cervello. Finalmente suona la campana, ora di pranzo. Esco quasi correndo fuori dall’aula e raggiungo Ali e Sarah visto che a quarta ora avevamo lezioni diverse. Tutte e tre arriviamo in mensa, parliamo e discutiamo di cosa farò oggi pomeriggio con Zayn, in pratica io sto zitta e le mie due migliori amiche fantasticano al posto mio, io preferisco non pensare a niente.
 
MI sento chiamare “Aggie!” mi giro ed ecco i miei amici, più belli che mai seduti nel nostro solito tavolo. Li raggiungiamo e io con un ampio sorriso saluto tutti. Alicia, Bailee e Gabe sono miei amici da sempre, posso sempre contare su di loro soprattutto su Gabe, il mio migliore amico.
Ho sempre avuto una cotta per lui. Alto, bruno e occhi color ghiaccio, ma non sono occhi freddi, sono gli occhi più dolci che abbia mai visto, lui è dolce, anche troppo. “Ciao amore” abbraccio forte Gabe che ricambia l’abbraccio scombinandomi i capelli con la mano “Ciao piccola Aggie” , mi chiama sempre così, è il suo modo di farmi notare che io vado appena al terzo anno e lui invece all’ultimo , ma ormai ci sono abituata, anzi mi piace quando mi chiama così.
 
Passiamo una mezz’ora piena a parlare tutti e sei di ciò che ci è successo in questi giorni e io racconto di Zayn e del nostro appuntamento di oggi pomeriggio. “Divertiti Aggie, mi raccomando” Gabe mi sorride ma nella sua voce noto tristezza, appena accennata. “Grazie Gabe” lo abbraccio di nuovo, le sue braccia grandi e accoglienti mi tengono stretta a lui.
 
Le ultime due ore di lezione per fortuna sono più leggere rispetto alle prime e soprattutto sono assieme ad Ali e Sarah. Passano subito e così suona la campana delle 5.00pm. Ho solo un’ora per prepararmi per poi uscire con Zayn, così mi ritrovo di nuovo a correre veloce verso casa mia. Con il fiatone spalanco la porta di casa e mi fiondo in camera cercando nell’armadio cosa mettere.
 
“Bene, Ali mi aveva detto di vestirmi come domenica..ma dove è la gonna?” entro in crisi non trovando la gonna, la cerco dappertutto e infine la trovo sotto il letto. Non so neanche come ci sia andata a finire sotto il letto. Metto la canottiera blu, la gonna alta con una fantasia a fiori che si intona bene con il blu della maglietta, infine prendo un cardigan beige che riprende i colori della gonna, metto in fretta e furia gli stivaletti beige e prendendo la borsa blu scendo le scale stando attenta a non scivolare. Non vedendo mia madre da nessuna parte in casa lascio un bigliettino sul tavolo ed esco pronta per l’appuntamento.
 
Salgo sulla metropolitana, sono le 5.50 pm , posso farcela e poi le ragazze si fanno aspettare no? Il mezzo va veloce e in cinque minuti arrivo a destinazione, scendo lentamente e mi guardo attorno, provando a trovare con gli occhi Zayn e il suo motore. Mi giro a destra, a sinistra ma niente, mi giro dietro di me e vedo Zayn seduto sul suo motore ad aspettarmi, mi avvicino molto lentamente mentre già il cuore mi batte fortissimo e la pancia è piena di farfalle  e con un cenno della mano lo saluto “Ciao Zayn, da molto che aspetti?” “Ei Aggie, no sono arrivato da poco” sfoggia il suo sorriso migliore e mi porge il casco, lo guardo con aria interrogativa “Ti voglio portare in un posto, molto speciale per me”, gli sorrido, metto il casco e sempre con non-chalance cerco di salire sul motore. Mi aggrappo al suo maglione morbido di cotone grigio e il motore inizia a sfrecciare sull’asfalto. Il vento oggi è freddo e avendo la gonna con una mano la devo tenere. Appoggio la testa sulla sua schiena mentre lui sfreccia per strada e sento subito che tutto andrà bene oggi, so che non rovinerò niente, perché sono con Zayn.  


                                                                                                                            
Spazio autore
eh si, buongiorno a tutti, sono la sccrittrice di questa storia
che spero vi affascini e vi tenga impegnati nelle vostre ore libere.
Questo capitolo mi serve da collegamento con l'altro, ho provato
a fare molte descrizioni e a non annoiarvi, spero
di essereci riuscita. Cercherò di postare quasi ogni giorno 
nuovi capitoli. Mi raccomando RECENSITE xx

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. Dream's Garden ***



Il motore sfrecciava a tutta velocità sull’asfalto e sentivo una sensazione di libertà mentre il vento freddo mi si scagliava contro il viso. Dopo qualche minuto arriviamo a destinazione, siamo davanti a un grandissimo parco, con tanti alberi grandi uno accanto all’altro. Zayn posteggia quasi di fronte l’ingresso di questo grande parco e scesa dal motore vedo una grande scritta sopra il cancello aperto “Dream’s garden”, il nome promette bene. Sento voci provenire dall’interno, voci confuse di bambini che si rincorrono e genitori preoccupati che li chiamano per farli avvicinare a loro.
 
Mentre Zayn sistema il motore aspetto e appena si avvicina mi sorride e mi prende la mano, un gesto così naturale e sincero che mi fa arrossire e mi fa stare bene. Stringo ancora di più la sua mano alla mia, è morbida e soffice, non è estremamente grande ma mi sento lo stesso al sicuro.
Stiamo camminando all’interno del parco e adesso posso osservare meglio la meraviglia di questo posto. Alberi enormi pieni di foglie verdi con sfumature che vanno dal verde smeraldo al giallo autunnale, tronchi possenti e radici che si intrecciano sul terreno a formare delle forme sinuose come fossero onde. Stiamo camminando lungo un grande e largo viale alberato, pieno di bambini che giocano e urlano. Sono completamente senza parole e Zayn se ne accorge “Bello vero?”, non rispondo e continuo a guardare estasiata tutta la bellezza che mi circonda, sono senza fiato.
 
Intreccia le sue dita con le mie. Un unico movimento per farmi tornare alla realtà e per farmi abbassare lo sguardo verso le nostre dita perfettamente intrecciate. “E’ bellissimo Zayn, questo è il tuo posto speciale?” lui mi guarda, mi fissa “Vieni con me” sfoggia il suo sorriso sghembo e inizia a correre. Le nostre dita sono ancora intrecciate e così lo seguo, non stacchiamo mai le nostre mani. Sto come volando, corro accanto a lui, sfreccio mentre il vento mi scombina i capelli e lui è qui accanto a me.
 
Rallentiamo ma le nostre mani rimangono sempre giunte una all’altra, senza mai separarle. “Questo è il mio posto speciale” mi lascia la mano e io sento come bruciare la mia, sento il vento freddo sul palmo vuoto. Alzo lo sguardo verso di lui e rimango affascinata. Il posto più bello che io abbia mai visto. Piccoli alberi formano una specie di semicerchio in modo naturale, hanno moltissime foglie e sono tutti attaccati tra loro formando una specie di grande capanna di foglie. I rami si curvano verso l’interno lasciando solo una piccola parte scoperta per vedere il cielo azzurro. Alla base degli alberi ci sono tanti fiori bianchi e gialli che si intonano benissimo al verde delle foglie e all’erba del terreno. Una panchina di legno, un po’ consumata dal sole è posta in fondo a questa piccola capanna formata dagli alberi.
 
Sono ancora intontita dalla bellezza di questo luogo che non mi accorgo di Zayn. Lui è già seduto su quella panchina e la sua bellezza si sposa benissimo con la leggerezza e naturalezza di questo posto così semplice e colorato. Ha l’espressione di un bambino che ha appena ricevuto un nuovo giocattolo, ha l’espressione di una persona che si sente al sicuro anche se il mondo là fuori è pieno di pericoli e delusioni. Mi avvicino “Zayn sono senza parole, perché mi hai portato qui?” lui ancora in trans mi guarda “ Perché io ho conosciuto il tuo posto speciale, volevo farti conoscere il mio” “Come sai che il mare è il mio posto speciale?” “Si vede dal modo in cui ne parli Aggie, ti brillavano gli occhi ieri quando parlavamo seduti sulla riva, stai arrossendo?” le mie guance vanno a fuoco, ormai non le sento più.  “ Perché questo è il tuo posto speciale?” Zayn mi guarda e con espressione assente rimane zitto, poi fa un lieve sorriso “Non voglio rovinare questa giornata Aggie, non mi va di parlarne” “Non c’è bisogno che me lo dici Zayn, ho capito, non te lo chiederò più, quando me ne vorrai parlare io ti ascolterò”.
 
Abbiamo di nuovo le dita intrecciate ma non siamo più seduti sulla panchina, siamo distesi sul terreno pieno d’erba soffice e fresca, guardiamo il cielo azzurro sopra di noi e siamo uno accanto all’altro, fermi, immobili in silenzio. Sento il mio cuore battere, sento il suo cuore battere, sento le foglie che tremano ad ogni piccolo tocco di vento, sento i suoi occhi su di me adesso ma non mi giro. Sento ancora i suoi occhi su di me, mi giro e lo guardo negli occhi. Ci fissiamo in silenzio, senza sorridere né parlare, stiamo parlando con gli occhi, sono gli occhi che stanno sorridendo. Guardo le sue labbra, carnose e rosee vicino alle mie. Abbiamo le fronti che si toccano, le punte fredde dei nasi che quasi si sfiorano ma nessuno dei due si muove, nessuno dei due si vuole sbilanciare troppo.
 
Ci conosciamo da soli due giorni, ma in questi due giorni non ho fatto altro che pensare a Zayn e adesso che sono così vicina a lui vorrei baciarlo fino a perdere il fiato, fino a fare bruciare i polmoni per l’assenza d’aria, fino a fare annebbiare la testa per lo sforzo di non respirare, poi prendere fiato e ricominciare.
 
Ci stiamo ancora guardando, lui alza la mano e con un lieve e delicato movimento mi sfiora la guancia con le punte delle dita per spostarmi un piccolo ciuffo di capelli che si è spostato a causa del vento. Un brivido mi percorre la schiena e le gambe, ma rimango impassibile e gli afferro delicatamente il polso, sposto la mano sulla sua e le nostre dita sono di nuovo intrecciate. Guardo le nostre dita giocare tra loro, mi giro e lo trovo pericolosamente vicino a me, mi posa un piccolissimo bacio sulle labbra. Un piccolo istante e il mio cuore esce dalla cassa toracica, un piccolo istante e il mio stomaco è stravolto dalla battaglia di farfalle al suo interno, un piccolo istante e la testa non capisce più niente, un piccolo istante e capisco che ci siamo noi, io e Zayn, Zayn ed io, solo noi due in questo momento.
 
Gli sorrido, ma non ce ne diamo un altro, no, rimaniamo semplicemente accanto a parlare di tutto, della nostra vita, di ciò che ci piace, di ciò che ci dà fastidio, di ciò che amiamo, l’unica cosa di cui non parliamo è la famiglia, nessuno dei due ha parlato della propria famiglia e forse è meglio così.
 
Sono le 8.00pm e ancora siamo distesi sull’erba fresca del suo posto speciale. “Che freddo” sto tremando, forse dovevo vestirmi più pesante “Tieni Aggie, stai congelando” mi dà il suo maglione caldo e io non posso fare a meno di posargli un altro bacio sulle labbra, mi giro ma lui improvvisamente mi rigira verso di lui e mi bacia. Le nostre labbra sono poggiate una sull’altra, le sue morbide e umide, le mie sottili e insicure. Mi poggia le sue due mani sul collo e con il pollice mi accarezza la guancia destra. Mi schiude le labbra così delicatamente che neanche me ne accorgo e in un attimo le nostre lingue si intrecciano delicatamente lasciandoci senza fiato. Le nostre labbra combaciano in modo perfetto e io in quel momento volo tra le nuvole soffici come le sue labbra.
 
Ci stacchiamo “Si è fatto tardi, ti devo riaccompagnare a casa” e mi sorride così dolcemente che mi sento sciogliere. “Va bene”. Ritorniamo al motore e ripercorriamo la strada di ritorno, questa volta la strada è più lunga perché mi deve accompagnare a casa. Ho ancora il suo maglione addosso e c’è l’odore del suo dopobarba che amo, mi stringo ancora di più al suo maglione e appoggio la testa sulla sua schiena.
 
Arriviamo davanti casa mia, scendo dal motore e levo il suo maglione “Tieni, grazie” una ventata improvvisa mi fa rabbrividire dal freddo “Aggie senti ancora freddo, tienila tu per ora, così poi ho il pretesto per rivederti ancora una volta” il suo sorrisetto compiaciuto spunta dalle sue labbra  “Ah si? quindi mi vedresti solo per riavere il tuo maglione?” lo guardo sorridendo in tono di sfida “Vieni qua stupida” mi tira col braccio verso di lui e mi stampa un altro lungo bacio sulle labbra. Sono in paradiso. “Ciao Zayn” gli sussurro all’orecchio e me ne vado, portando con me il suo grande maglione caldo.
 
Mi butto sul letto tenendo stretto ancora il maglione di Zayn tra le braccia, stanotte dormirò con il suo odore accanto, non voglio separarmi da questo indumento così profumato e caldo. Chiudo gli occhi, la stanchezza si fa sentire, come quasi ogni sera mi addormento senza mangiare, ma questa volta sono felice per davvero.
 
Spazio autore.
Buon pomeriggio lettori, come va? Spero che stiate bene
Ogni giorno siete sempre di più quindi un "GRAZIE" ve lo meritate.
Questo capitolo secondo me è uno dei migliori, spero lo sia anche per voi 
continuate a leggere e mi raccomando RECENSITE sempre.
Accetto critiche e complimenti ahahah 
un abbraccio forte, dalla vostra 
_xxjawaad xx
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. Una visita improvvisa ***


Sono passati due giorni da quella giornata meravigliosa passata insieme a Zayn, ma la cosa che mi preoccupa è che in questi due giorni non si è fatto sentire. Penso e ripenso a cosa può essere successo, forse ho sbagliato io ad affrettare le cose, ma se ci penso è stato lui che si è avvicinato a baciarmi. Allora perché neanche un messaggio? Aggie basta friggerti il cervello. Mi gira la testa così forte che vedo la mia stanza girare, i colori si mischiano assieme all’improvviso e io sto sudando freddo, un secondo per poter urlare “Mamma” e poi buio.
 
Apro lentamente gli occhi, vedo offuscato, c’è qualcuno davanti a me e non sono sul mio letto come un attimo fa, ma sono sul pavimento,con i palmi delle mie mani sfioro la moquette color lavanda della mia stanza. Le immagini iniziano ad essere più nitide adesso, la testa non mi girà più ma non mi sento per niente in gran forma. Strizzo gli occhi e appena li riapro vedo mia mamma davanti a me con il viso preoccupato che mi guarda sorridendo. “Aggie come stai? Sono corsa dal bagno subito dopo che mi hai chiamato urlando, sei svenuta” “Svenuta? ma non mi era mai capitato” Vuoi vedere che tutti quei pensieri su Zayn mi hanno fatto girare la testa tanto da svenire? No, è una cosa assurda, non può essere.
 
Cerco di mettermi seduta e appoggio la schiena sul bordo del mio letto, accanto alla gamba di mia madre c’è la mia boccetta di profumo preferita, l’avrà usata per farmi risvegliare. Sull’etichetta della boccetta c’è una scritta elegante ‘Lavanda speciale’ è un aroma nuovo, un profumo di lavanda dolce e non troppo forte, il mio preferito, i miei vestiti sono impregnati di questo aroma particolare e semplice allo stesso tempo.
 
“Aggie hai un po’ di febbre ecco perché sei svenuta, è meglio che rimani a casa oggi” “Va bene”. Tiro un sospiro di sollievo scoprendo che non ero svenuta per tutti i complessi che mi erano venuti in questi due giorni e decido di distendermi a letto mentre mia madre si allontana per sbrigare faccende di casa. Recupero il mio cellulare e vedo due messaggi, saranno sicuramente Sarah e Ali, vorranno sapere che fine ho fatto. Effettivamente sono quasi le nove e fra poco entrano in classe, è meglio che le informo che rimarrò a casa oggi. Apro il primo messaggio e vedo che è Ali ‘Ali: che fine hai fatto?’ ‘Me: amore oggi non vengo a scuola, sono svenuta e ho l’influenza, ci vediamo domani’. Controllo l’altro messaggio senza leggere il nome, sono quasi sicura che sia Sarah ‘ …: scusami,sei a casa?’, guardo confusa il messaggio e con mio grande stupore leggo che non è Sarah ma è Zayn.
 
Due giorni a sperare in un suo messaggio, due giorni ad avere il cervello fritto per mille pensieri che mi ronzavano in testa e adesso se ne spunta con uno ‘scusami, sei a casa?’. Non voglio rispondergli, sono troppo arrabbiata. Butto il telefono in un angolo indefinito del mio letto e mi copro con le coperte calde e accoglienti. Inizio a fissare il soffitto cercando di pensare ad altro ma la voglia di prendere il cellulare e rispondergli è incontrollabile. Inizio a mordermi le pellicine delle dita, lo faccio sempre quando sono nervosa. Chiudo gli occhi ma non passa nemmeno un attimo che già mi ritrovo con il telefono in mano per rispondere a quell’unico messaggio di quattro parole e quindici lettere  che mi fa impazzire, che mi fa andare in tilt.
 
‘Me: Si’ risposta fredda e chiara, in questa parola di due lettere ci sono svariati significati. Questo ‘si’ esprime la mia voglia di vederlo, la mia voglia di averlo accanto in questo momento, significa ‘si, che ci aspetti a venire qui?’. Ma queste due lettere significano anche che sono immensamente arrabbiata con lui perché è scomparso per due giorni senza darmi sue notizie. Lo odio per questo.
 
‘Zayn: sto venendo’ Cosa? No, non ho capito bene, sta vendendo? Qui? Adesso? Sono passati cinque minuti e io ancora non ho risposto, sono nel pallone. Mi sono appena resa conto in che stato mi troverà, mi butto fuori da letto e mi precipito in bagno e sento una voce provenire dal salotto “Aggie tutto apposto?” “Si mamma” urlo, non ci voleva, a casa c’è anche lei, ora come faccio?
 
Mi sciacquo la faccia, mi sistemo e prendo i primi vestiti che mi capitano dall’armadio. Mando un messaggio a zayn ‘Me: non bussare,c’è mia madre a casa, devi entrare dalla finestra della mia stanza’. Passano pochi minuti e mi sento chiamare dalla finestra, con il cuore che esce fuori dalla cassa toracica mi affaccio e lo vedo. Più bello che mai mi sta guardando e io rimango a fissarlo “Zayn arrampicati qua sull’albero ed entra non è alto” “Ok ci provo ma se mi faccio male è colpa tua” sfoggia il suo sorriso sghembo e io mi sento morire dalla goia.
 
Con la leggerezza di un angelo riesce ad arrivare alla finestra e mi ritrovo faccia a faccia con lui, ferma non sapendo cosa fare e lo fisso “Aggie una mano mi farebbe comodo” quasi con la voce strozzata lo vedo penzoloni che cerca di tenersi alla finestra per non cadere. Non riesco a non ridere e con le mani lo aiuto ad entrare mentre continuo a ridere per la scena di prima. “Non è divertente,potevo rimetterci la pelle” “Zayn è solo un piano, non è alto” “Si ma io soffro di vertigini” lo guardo e sicura di quello che sto per fare lo abbraccio, così forte da non riuscire a respirare, così forte che ho le costole quasi indolenzite. Lui ricambia, stringendomi a sé e io mi sento al sicuro.
 
Chiudo la porta per sicurezza e mi seggo sul mio letto. Lui sta osservando la mia stanza, cammina lentamente guardando ogni cosa e a un certo punto prende una foto, io mi alzo di scatto e gliela strappo di mano. “Questa no, ti prego” “Oh, ok tranquilla”  e mi accarezza i capelli con la sua morbida mano. Riposo la foto e gli prendo la mano, lo faccio sedere accanto a me sul letto “Perché non ti sei fatto sentire?” “Ecco Aggie sono venuto a parlarti proprio di questo” non lo faccio finire di parlare “Si lo so ho affrettato troppo le cose, sono una stupida..” mi tappa la bocca e sorride “No Aggie, non è questo. Io sono stato benissimo con te l’altro giorno e lo rifarei dieci, cento volte pur di stare con te, sul serio. Ma non ti ho potuto scrivere perché appena sono tornato a casa ho avuto una bruttissima discussione con mio padre, era ubriaco e..” ha gli occhi lucidi e guarda per terra, io prendo il suo viso tra le mie mani “Se non ne vuoi parlare fermati, non sono più arrabbiata, sei venuto fin qua per scusarti e non è stata colpa tua” “Guarda cosa mi ha fatto” si alza la maglietta e sul fianco destro vedo che c’è un grosso livido con tonalità che vanno dal viola scuro al nero pece “Ti fa male?”. Adesso li ho io gli occhi lucidi e lui se ne accorge “Aggie no stai tranquilla ci sono abituato” “Ma non può farti questo” .Sto quasi urlando e mi alzo dal letto, ma abbasso subito il tono ricordando che c’è mia madre nelle altre stanze.
 
“Aggie vieni qui” con tono dolce mi porge la mano e io mi avvicino a lui, mi prende i fianchi e me li sento bruciare. Appoggio la mia fronte sulla sua e ci guardiamo, gli accarezzo i capelli e lui si avvicina ancora di più. Le nostre labbra si sfiorano e ci scappa un piccolo bacio. Quanto mi mancavano le sue labbra morbide. Sorridiamo e io gli do un altro bacio, circondo il suo collo con le mie braccia e lui mi stringe ancora di più a sé.
 
Passa la mattinata con me, ridiamo, scherziamo e io capisco che vorrei passare ogni attimo della mia vita assieme a lui. E’ così dolce, mi capisce subito, mi fa scordare il resto del mondo, il resto dei miei problemi, tutto. Lui ed io, io e lui, sempre.
 
 
Spazio autore
Buonasera lettrici e buon pomeriggio
Oggi ho postato questo capitolo per voi,spero vi piaccia.
Nel capitolo seguente succederanno più cose,ho già molte idee
quindi non abbandonatemi
e scoprirete cosa succederà ahahah
 ringrazio sempre di cuore chi segue la mia storia
e mi raccomando lettrici e magari anche lettori, RECENSITE
RECENSITE E RECENSITE xxoo _xxjawaad

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. Ma cosa succede? ***


Capitolo 7.
 
La giornata di ieri era stata abbastanza monotona e tranquilla a parte il fatto che un bellissimo ragazzo la mattina alle 10.00am si era arrampicato dalla finestra per farmi compagnia.
 
Mi sto preparando per andare a scuola,immersa nei miei pensieri e non mi accorgo che sto quasi allagando il bagno lasciando il rubinetto del lavandino aperto “Cazzo!”, urlo sbraitando contro me stessa. Penso troppo e questo non va bene. Esco dal bagno dopo aver sistemato ed asciugato il pavimento bagnato e mi vesto. Oggi ho voglia di vestirmi sistemata e magari anche truccarmi, cosa che non faccio mai per andare a scuola, ma oggi è una bella giornata e sono di buon umore. “Ecco questi dovrebbero andare bene” odio quando mi ritrovo a parlare sola nella mia stanza, è un vizio che non mi toglierò mai.
 
Mi guardo con soddisfazione allo specchio, questi pantaloncini a vita alta mi sono sempre piaciuti. Hanno una fantasia a fiorellini blu e bianchi che si intona bene con il top bianco che indosso e il blazer blu che riprende i colori dei fiori. Indosso le mie vans bianche ormai quasi consumate ma sempre perfettamente bianche e acchiappo la borsa per scendere di corsa le scale. Entro in cucina e come sempre trovo mia madre affaccendata in lavori di casa. Ma non c’è solo lei in questi piccoli metri quadri di stanza, mio padre sta leggendo il giornale seduto sulla sedia della cucina. “Giorno” un lieve suono ancora assonnato mi esce dalle labbra che viene ricambiato da un ampio sorriso di mia madre come risposta. Mio padre si limita e farmi un piccolo gesto con la mano sinistra ancora intento a leggere le notizie sul giornale.
 
“Come mai non sei a lavoro?” alzo un sopracciglio in attesa di una risposta che arriva dopo qualche minuto con tono indifferente e quasi scontroso “E tu come mai ancora non sei a scuola? E’ tardi” . Ho capito, oggi è più nervoso del solito, meglio non controbattere, non mi va di affrontare un’altra discussione e litigare, sono stanca e troppo assonnata per farlo, o forse sono troppo felice per potermi rovinare la giornata. “Oh è vero, è tardissimo, scappo, ciao a tutti!” e mi dileguo verso la porta, iniziando a correre come ogni mattina per cercare di arrivare in orario.
 
Ecco i cancelli rovinati e arrugginiti della mia scuola, l’ “High School UK” , un nome con poca fantasia che non rispecchia gli studenti all’interno. Ci sono individui davvero strani all’interno di questo liceo, a volte rimango sconvolta nell’osservare la pazzia della gente e anche se io e i miei amici non ci possiamo reputare ‘normali’ cerchiamo di esserlo il più possibile per tentare di tenerci una reputazione a scuola.
 
Li vedo, davanti il cancello interno che aspettano ad entrare. Alicia, con lunghi capelli biondi e grandi occhi castani con qualche lentiggine sparsa nel viso, bella come sempre sta sorridendo mentre parla con Gabe, nei loro occhi vedo intesa e improvvisamente mi brucia lo stomaco e le mani mi si chiudono in pugni, quasi non sento più la circolazione del sangue che viene pompato dal cuore. Respira Aggie, d’altronde è solo il tuo migliore amico, l’ha anche lui la sua vita privata no? Scuoto la testa e lentamente mi avvicino ai miei amici, sfoggio un ampio sorriso cercando di sembrare il più normale possibile e li saluto “Buongiorno!”. Si girano contemporaneamente e Alicia mi abbraccia forte, facciamo sempre così la mattina quelle poche volte che arrivo in orario. Mi giro verso Gabe “Ciao Aggie” lo guardo perplessa, non mi aveva mai salutato così, di solito usava sempre nomignoli o mi abbracciava. “Ciao Gabe” delusa lo guardo, ma noto che lui ha altri pensieri per la testa e continua a guardare Alicia che ricambia lo sguardo sfoggiando il migliore dei sorrisi che ha.
 
La campana suona e decido di aspettare Sarah e Ali davanti il cancello, ho bisogno della loro compagnia, strano che ancora non siano arrivate. “Voi andate io aspetto Sarah e Ali, tanto abbiamo materie diverse le prime ore” Gabe si gira frettolosamente dalla mia parte e poi se ne va, Alicia invece mi risponde con un “Ok” quasi distratto e raggiunge Gabe.
 
Vedo arrivare le mie due migliori amiche correndo “Ah che bello non essere in ritardo per una volta” rido guardando le loro facce sconcertate e stanche per la corsa “Aggie statti muta” con il fiatone Sarah cerca di rispondermi male ma dalla bocca le escono suoni strani e stanchi e io e Ali scoppiamo a ridere “Stronze” si limita a dire Sarah ridendo. Ci avviamo verso l’aula di storia, entriamo e prendiamo posto. All’ultimo banco intravedo Bailee, la professoressa non è ancora arrivata così decido di avvicinarmi a lei “Ei Bailee, non ti ho visto all’entrata” “Ah ah” sta guardando in basso e le sue mani si agitano una sull’altra, massacrandosi a vicenda “Che succede amore? Ne vuoi parlare?” finalmente alza gli occhi verso di me e li vedo lucidi quasi sull’orlo delle lacrime “Rick mi ha lasciato, ieri sera, via messaggio Aggie”. Rimango impietrita davanti alla risposta di Bailee, stavano assieme da due anni e lei ormai era innamorata pazza di lui. Assorta nei miei pensieri, o meglio in quelli di Bailee, non mi accorgo della presenza della professoressa “Davies si segga per favore, non si fa conversazione in classe”. Odiosa. “Si professoressa, mi scusi”. Quasi sbuffando mi seggo.
 
Tutta l’ora mi frullano in testa ventimila pensieri e la cosa peggiore è che non sono su Zayn ma penso a Gabe, a come guardava oggi Alicia, a come le parlava, a come mi ha salutato e al suo sguardo assente. Cosa mi succede? E’ il mio migliore amico e Alicia è una delle mie amiche più vicine, se c’è del tenero tra di loro ne dovrei essere felice perché tutti e due sono delle persone meravigliose e so per certo che starebbero bene assieme. Forse è proprio questo che mi preoccupa, io e Gabe siamo l’opposto, discutiamo sempre su tutto e ci pizzichiamo ad ogni minima cosa, ma non potremmo fare a meno uno dell’altra. Invece Alicia ha il carattere simile a lui, è sempre tranquilla, risolve i problemi senza agitarsi, è sfacciata e soprattutto è bellissima, come lui.
 
Le ore prima di pranzo mi passano tutte così, a pensare a Gabe e Alicia, Alicia e Gabe. Altro che splendida giornata, la testa mi sta scoppiando. Finalmente la campanella del pranzo suona e lentamente mi avvicino al mio armadietto, riflettendo infine sul fatto che accanto al mio c’è anche quello di Gabe, si Gabe Dixon, il suo cognome inizia con la “D” proprio come il mio.
 
Infatti arrivata al mio armadietto lo vedo e mi sale il cuore in gola. Oggi mi sto comportando in modo diverso, perché? Perché devo sempre complicarmi la vita, ho Zayn, per ora sto bene con lui, mi piace per davvero, allora perché devo preoccuparmi per il mio migliore amico? Forse è solo la preoccupazione che soffra, si forse è solo questo. Apro l’armadietto non facendo molto rumore per non farmi notare da Gabe ma lui ovviamente mi vede e mi sento osservata. Poso i libri e chiudo l’armadietto e mi trovo faccia a faccia con lui “Sei strana oggi che hai?” “Io che ho? Quello strano oggi sei tu Gabe” sto quasi urlando e chiudo la porta del suo armadietto sbattendola così forte che tutti i ragazzi lì vicino si girano a fissarmi mentre me la svigno per andare in mensa. Odio essere al centro dell’attenzione, tutti mi stanno guardando e alcuni ridacchiano, lascio cadere i capelli davanti la faccia e abbasso lo sguardo.
 
Arrivo in mensa, prendo il vassoio rosso per servirmi e mi accorgo che come sempre non ho fame, sono troppo nevosa, ma decido comunque di prendere qualcosa per riempire il vassoio, così Ali e Sarah non si lamenteranno. Prendo una vaschetta di patatine e una bottiglietta d’acqua, poco salutare ma meglio di niente. Mi avvicino al nostro solito tavolo e fortunatamente ancora Gabe non è arrivato, mi seggo e Ali, Sarah e Bailee mi guardano “Che succede?” io le guardo “Niente perché?” provo a tirare fuori una risatina mentre penso intanto che a loro non sfugge niente. Solo appena inizio ad addentare la prima patatina mi rendo conto che al tavolo non c’è neanche Alicia. Con non-chalance chiedo “Ma Alicia dove è?” Ali mi guarda e con aria sospettosa mi risponde “Ha detto che doveva andare in segreteria alunni a sbrigare una cosa”. Coincidenze? Manca Gabe e manca anche lei, non credo sia una coincidenza. Inizio a muovere le gambe avanti e indietro e a picchiettare le dita sul tavolo “Allora ci vuoi dire cosa hai, si o no?” Sarah mi guarda fissa negli occhi e decisa a tirarmi fuori la motivazione di questo nervosismo “No” ma io secca le rispondo e così capisce che non ho voglia di parlarne.
 
Intanto Bailee parla di Rick e cerchiamo di consolarla, io provo a fare del mio meglio anche se ho la testa da un’altra parte. “Ma non mi può lasciare così da un momento all’altro dopo due anni per messaggi lo capite?” ci troviamo davanti ad un’altra crisi di pianto così decido di portarla in bagno per sciacquarsi la faccia e magari sfogarsi. Stiamo camminando per i corridoi e Bailee cerca di asciugarsi le lacrime con la manica della sua felpa verde smeraldo. Sento delle risatine lievi provenire alla mia destra e sicura di quello che sto per vedere mi giro. La scena che non avrei voluto vedere oggi è proprio davanti ai miei occhi adesso: Alicia e Gabe che si baciano. Alicia poggiata al muro e Gabe che le cinge i fianchi. Un formicolio mi pervade tutto il corpo, la testa si annebbia da pensieri confusi, in un primo momento voglio andare da loro e spaccare la faccia a tutti e due, poi divento più razionale e mi fermo. Chi sono io per bloccarli? Lui è solo il mio migliore amico.
 
“Aggie che hai?” quasi singhiozzando Bailee mi fa ritornare alla realtà “Da quanto stanno assieme?”, la mia voce è cupa, bassa e la mia amica capisce subito che c’è qualcosa che non va “Non lo so, credo da qualche giorno, non l’hanno ufficializzato ma si capiva”. Ero l’unica che non aveva capito niente? O sono loro che non mi hanno voluto fare capire niente? Gabe da un giorno all’altro si è comportato diversamente, qualche giorno fa non era così, era sempre il mio Gabe, il mio migliore amico, quello che mi salutava con “Ciao piccola Aggie”, oggi si era limitato a darmi il buongiorno e non si era nemmeno avvicinato ad abbracciarmi, certo, c’era la sua “nuova ragazza” accanto, si poteva ingelosire. Mi sale il nervosismo e mi devo allontanare da lì.
 
Arriviamo in bagno e Bailee si sciacqua il viso “Stai meglio adesso?” le sorrido “Si tesoro, grazie mille. Tu piuttosto come stai?” allontano lo sguardo dal viso indagatorio della mia amica “Io? bene, come dovrei stare?”, cerco di mantenere un tono pacato per non far trasparire il nervosismo “Si, certo, farò finta di crederti”. Ridendo usciamo dal bagno e ci avviamo agli armadietti per prendere i libri delle ultime due ore.
 
Le due lezioni fortunatamente passano in fretta e io e Bailee ci avviamo verso l’uscita dove ci siamo date appuntamento con Ali e Sarah. Giungiamo sull’atrio della scuola e intravedo fuori dal cancello arrugginito un motore che già mi sembra di aver visto “Secondo te dove sono?” mi giro verso Bailee e la vedo che con gli occhi cerca le mie migliori amiche “Sono là, guarda” con l’indice le indico il punto in cui le ho viste e ci avviciniamo a loro. Continuo a fissare il motore certa che sia uguale al motore di Zayn, ma che ci fa qui? Mi faccio troppe paranoie. “Aggie c’è un figaccione alto e moro che ti fissa fuori dal cancello, dalla descrizione sembrerebbe..” non faccio finire di parlare Ali che urlo “Zayn!” e gli corro incontro. “Che ci fai qui?” “Passavo di qui e sono venuto a trovarti” sfoggia uno dei suoi sorrisi migliori e ci baciamo, forse per troppo tempo, infatti dietro di lui sento delle risatine sommesse, ed eccoli, più belli che mai, gli altri quattro ragazzi conosciuti a mare. 
 
 
 
Spazio autore
ed eccomi qui con un altro capitolo più
lungo rispetto al solito e con più avvenimenti.
Spero vi piaccia tanto, perché io ho messo il cuore in questo capitolo
e tanto impegno, perciò mi raccomando
commentate, recensite e continuate
a leggere lettrici e lettori.
Aggie è confusa ma cosa succederà secondo voi?
Cosa prova Aggie per Gabe? E Gabe per Alicia?
Durerà ancora per molto la sotria tra Zayn e Aggie?
Ovviamente non vi dirò niente ahah ma potete recensire scrivendo le vostre idee su questo
capitolo, grazie ancora a tutti.
RECENSITE
_xxjawaad xxoo

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. Nuove conoscenze e nuovi eventi. ***


Capitolo 8.
 
Non ricordo i loro nomi, eccetto uno, Liam. L’unico con cui ho parlato maggiormente quel giorno a mare, mi avevano colpito il suo dolce sorriso e i suoi occhi sinceri che mi avevano dato subito sicurezza e fiducia nei suoi confronti. “Ciao Liam!” lo saluto calorosamente e lui ricambia con un piccolo abbraccio e un enorme sorriso. “Ciao Aggie, come stai?” “Tutto bene” nella mia voce c’è insicurezza, oggi non sto affatto bene e lui con una semplice domanda ha fatto riaffiorare i ricordi di stamattina.
 
Zayn mi guarda con sospetto “Aggie tutto apposto?”, io lo guardo cercando di non far trasparire la mia tristezza e la mia delusione ma non sono brava a nascondere i miei sentimenti e soprattutto non sono brava a nasconderli a Zayn. “Si, tranquillo”. Il suo viso non sembra convinto ma mi lascia perdere, anche lui non sembra dell’umore giusto. “Allora Aggie, non ti ricorderai sicuro il mio nome, sono Harry” il ragazzo riccio dagli occhi verdi sfoggia un sorriso a trentadue denti, tutti bianchi e perfetti e mi porge la mano, io ricambio impacciata come al solito. Vedo Ali e Sarah che si avvicinano, hanno il radar quando si tratta di ragazzi carini e qua ce ne sono in abbondanza per tutti, devo dire. 
 
“Aggie non ci presenti i tuoi amici?” Ali si avvicina sfoggiando il suo sorriso migliore, la sua sfacciataggine fa di lei una ragazza irresistibile e noto che Harry la fissa con un certo interesse. “Loro sono Harry, Liam e Zayn” mi avvicino a Zayn e lo abbraccio mentre lui mi cinge la schiena con il suo braccio. “Piacere, mi chiamo Ali” e si mette a parlare con Harry, lo conosco quello sguardo di Ali, le sta iniziando a piacere questo ragazzo e d’altronde la capisco, Harry è un bellissimo ragazzo dagli occhi verde smeraldo,capelli ricci castani con perfetti boccoli alla fine e lineamenti del viso perfetti. “Invece tu sei?” mi giro verso l’altro ragazzo di cui ancora non conosco il nome “Io sono Louis”, un ragazzo dalla voce squillante e gli occhi azzurro oceano si presenta, un sorriso divertente gli appare sul viso e io ricambio il saluto “Piacere di conoscerti Louis”.
 
Mi giro e vedo un ragazzo biondo dagli occhi azzurro cielo che parla con Sarah, stanno discutendo di qualcosa, ma non li sento bene perché sono più lontani rispetto me e Zayn, mi avvicino e li sento parlare di cibo, hanno una cosa in comune vedo. “Sono meglio le patatine al formaggio non c’è dubbio” “Ma che dici! Sono molto meglio le patatine alla paprica” Sarah sta cercando di fare prevalere il suo punto di vista sulle patatine al formaggio, il suo cibo preferito, mentre il biondino sta cercando di convincerla sulle patatine alla paprica, c’è un dibattito così acceso che mi sembra male anche fermarli e disturbarli “Scusate se interrompo la vostra accesa discussione sul cibo ma piacere sono Aggie” finisco con una risatina e lui si presenta. Sarah mi tira un occhiataccia così capisco che mi devo allontanare, devono continuare la loro discussione. Vado di nuovo da Zayn, oggi sono stata poco con lui perciò lo porto in disparte “Tutto apposto Zayn?” “E tu invece come stai?” mi guarda di sbiego ma tutti e due preferiamo non rispondere.
 
Avviciniamo lentamente le nostre fronti, i nostri nasi quasi si sfiorano. Questo è l’istante che preferisco, l’istante prima del bacio, l’istante prima del paradiso, della leggerezza. L’istante in cui sai che tutto andrà bene, l’istante in cui pensi solo alle labbra che ti stanno di fronte e a nient’altro che a lui. Prendo i lembi della sua camicia e li stringo nelle mie mani, lui prende il mio collo con le sue due morbide mani e mi accarezza i capelli e le guance. Ci fissiamo intontiti, nessuno dei due si muove ma siamo pericolosomante vicini, così vicini che..
 
“Disturbiamo?” sento varie risatine provenire accanto a noi e angosciati ci giriamo, sono tutti che ci fissano divertiti, comprese Ali e Sarah, con loro farò i conti più tardi. “No non disturbate affatto” quasi impettita rispondo rivolgendomi a Liam visto che era stato lui a parlare, ma guardandolo non ce la faccio ad essere arrabbiata con lui perciò scoppio in una fragorosa risata, seguita da altre varie risatine provenienti dagli altri. “Pensavamo di andare a pranzare fuori tutti assieme se non avete niente di meglio da fare voi due” questa volta è Harry a parlare, ancora divertito per la scena di prima. Guardo Ali che mi sta tirando un’occhiataccia e Sarah che mi implora con gli occhi per dire ‘si’. “Va bene veniamo” Zayn mi precede ma continua a parlare guardando i suoi amici “Me la farete pagare” li indica con l’indice e io non posso fare a meno di scoppiare a ridere assieme agli altri. Ci prendiamo per mano e dopo aver deciso dove andare a mangiare ognuno prende il proprio mezzo di trasporto. Ovviamente io sono con Zayn in motore, mentre gli altri sono stipati tutti in una macchina guidata da Louis. Un po’ stretti ma ci entreranno. “Dove andiamo quindi?” cerco di urlare a Zayn mentre il motore sfreccia sull’asfalto e il vento tiepido mi scompiglia i capelli. “Ora lo vedrai” poggio la testa sulla sua schiena e decido di lasciarmi trasportare dal suo respiro profondo e regolare.
 
“Eccoci” rimango a bocca aperta, il posto è meraviglioso. “Non c’ero mai venuta qui” Zayn mi guarda compiaciuto e soddisfatto. “Gli altri dove sono?” “Noi eravamo in motore, loro con la macchina ci metteranno di più ad arrivare” meglio, almeno stiamo un po’ da soli finalmente.
Il posto è magnifico, siamo in un lungo mare e l’odore salmastro mi riempie le narici, l’odore che amo di più è sicuramente questo e Zayn lo sa. A metà del lungo mare c’è una piccola scaletta ricoperta di una vernice verde smeraldo che mi fa pensare subito agli occhi di Harry, scendendo questa scaletta si arriva a una piccola cava racchiusa tra rocce bianche e possenti e un’acqua cristallina che sprigiona un odore di alghe e salato.
 
Scendiamo lungo la scaletta e arrivati alla cala mi seggo su una roccia, lasciando che il vento mi trasporti e lasci andare via tutti i pensieri. Ho le braccia che mi tengono le gambe che sono raggomitolate al mio busto e continuo a fissare il mare con la voglia di tuffarmi e andare sott’acqua, sentire l’acqua fresca di primavera sul mio corpo. “Vieni qui” una voce calda e suadente mi invita ad avvicinarmi e io senza esitazione mi avvicino al suo busto e poggio la testa mentre lui con tanta delicatezza mi accarezza la guancia destra formando con l’indice dei piccoli cerchi su di essa. Alzo il viso e lo fisso, guardo i suoi lineamenti forti e perfetti, i grandi occhi color miele con le ciglia lunghe, il suo naso regolare che aspira ogni odore di quel luogo e la sua bocca carnosa quasi socchiusa e umida. “Zayn” lo chiamo lievemente ma lui mi sente, e nel momento stesso in cui si gira io gli stampo un lungo bacio leggero sulle labbra. Passano i secondi e noi siamo fermi, statici, abbiamo paura, io ho paura, ho paura di perderlo. Una fitta alla bocca dello stomaco mi pervade ma rimango impassibile, le nostre labbra non si staccano.
 
“Eccoci qui!” si sentono voci provenire dietro di noi, il nostro momento, mio e di Zayn è finito per oggi, ma non mi dispiace passare un po’ di tempo con loro e le mie due migliori amiche. Mi stacco da Zayn e mi alzo per sgranchirmi la schiena e le gambe. “Come mai avete perso tutto questo tempo?” “Dai Zayn non dire che ti dispiace che abbiamo perso tempo!” c’è una risatina generale prima che Lous continui a parlare “Abbiamo preso la birra e qualcosa da mangiare ecco perché abbiamo ritardato” effettivamente io al cibo non ci avevo completamente pensato, a quest’ora sarei rimasta digiuna se non fosse stato per loro. Certo, per me non sarebbe stata una novità non mangiare visto che regolarmente salto i pasti ma ora ho un certo languorino.
 
Ci sistemiamo sulle rocce a cerchio, in modo tale da poter parlare e stare assieme e iniziamo a mangiare i panini e a bere birra. Passano le ore e noi ancora siamo assieme, con loro il tempo passa così velocemente che neanche me ne rendo conto. Inizio a frugare nella borsa per cercare il cellulare e controllare che ore sono ma vengo bloccata da una scena che mi riempie il cuore, Ali ed Harry sono molto vicini, lui le accarezza la mano e parlano dolcemente uno con l’altra. Sono tanto felice per lei, solo da qualche giorno era depressa per un ragazzo che l’aveva usata e poi era sparito e di cui lei era pazzamente innamorata, era da un po’ di giorni che non la vedevo così sorridente, Harry ha una buona influenza su di lei, meglio così. “O mio dio è tardissimo” urlo agli altri, sono le 7.00pm e devo tornare a casa, non avevo neanche avvertito i miei di mattina che sarei rimasta a pranzo fuori quindi sono sicura che dovrò affrontare un altro litigio con i miei appena arrivata a casa. “Aggie calmati ti accompagno io, stai tranquilla, adesso ce ne andiamo” Zayn sistema le cose e quasi correndo saluto gli altri e me ne scappo mentre Ali e Sarah rimangono con loro, speriamo bene!
 
Arrivati davanti il cancello di casa mia ringrazio Zayn stampandogli un altro bacio sulle labbra, non mi stancherò mai di farlo e dopo averlo abbracciato forte lo vedo allontanarsi velocemente in motore. Zayn è speciale.
 
Cammino incerta per il vialetto fino ad arrivare davanti la porta, prendo le chiavi e con le mani che mi tremano giro la chiave, certa di stare per entrare nell’inferno più totale. La porta si apre e prima un piede poi un altro sono dentro l’ingresso di casa mia dove davanti agli occhi mi si presenta una scena raccapricciante che non avrei mai e poi mai voluto vedere. Non so cosa fare, sono confusa, nel pallone totale cerco il mio telefonino mentre sento le gambe cedere. “Pronto? un ambulanza presto!” con la voce tremante e quasi assente mi accascio a terra aspettando i soccorsi. La paura mi pervade, mi sale e scende lungo la schiena attraverso brividi di freddo. Basta perdite, deve sopravvivere.
 
 
 
 
 
Spazio autore
eccomi qui lettori e lettrici, vi sono mancata?
ecco l’ottavo capitolo
sfornato apposta per voi.
Spero vi piaccia e vi entusiasmi,
vi ringrazio sempre moltissimo per la vostra presenza
e mi raccomando RECENSITE e COMMENTATE
scrivetemi i vostri pareri su questo capitolo,
aiutatemi ad avere idee per il prossimo.
 la vostra _xxjawaad xxoo

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9.
 
La testa mi gira forte, devo appoggiare la testa al muro. Perché? Perché l’ha fatto? Non ne aveva il diritto, non riesco a non pensarci. Le mura così bianche e candide dell’ospedale mi fanno pulsare le tempie, questo odore di disinfettante mi fa pizzicare il naso e i ricordi che mi affiorano uno dopo l’altro mi fanno lacrimare gli occhi. Mi asciugo una lacrima con la mano destra, nascondendo tutta la sofferenza che mi percorre il corpo. “Aggie sono arrivato il prima possibile, che è successo?” mio padre mi guarda fisso negli occhi con il fiatone e gli occhi pieni di terrore. Io non ho neanche la forza di alzarmi da quella sedia blu così tanto scomoda ma che mi trattiene dal cadere a terra. Non lo guardo “Sono tornata a casa e l’ho vista distesa a terra, pallida e fredda papà, aveva delle pillole in mano io non so che..” lui si avvicina, io non riesco a continuare la frase e lui mi abbraccia.
 
Le sue grandi braccia calde mi stanno abbracciando, mi stanno cullando come facevano un tempo, mi sussurra all’orecchio piano per farmi tranquillizzare, io sto singhiozzando “Shh, stai tranquilla tesoro, hai fatto bene a chiamare subito l’ambulanza, hai fatto bene tesoro, calmati” mi accarezza la schiena e io mi stringo a lui più forte che mai per cercare di recuperare tutti quegli abbracci che abbiamo perso. “Papà ti voglio bene” “Anche io Aggie” mi prende per mano e mi fa alzare da quella sedia che ormai era diventata il mio punto d’appoggio per un’ora. Andiamo dai medici che ci comunicano che la mamma sta meglio ma sta dormendo per adesso “Ma non ci posso entrare?”, un’infermiera grassoccia con dei lineamenti tutt’altro che delicati mi sorride “Si, puoi andarci, ma non la svegliare”. Abbasso la testa e mi incammino con papà verso la stanza “Entra tu tesoro, vai”. 
 
Appena entro noto che la stanza non è grande, ci sono solo due letti, uno vuoto e l’altro occupato dal corpo di mia madre che in questo ambiente mi sembra così gracile e indifeso. Di fronte ai letti c’è un piccolo televisore, di quelli non troppo nuovi e anche rovinato,con fili che si intrecciano tra loro formando un groviglio colorato. Mi avvicino cauta al letto alto e bianco candido dell’ospedale e rimango in piedi a fissarla. Non so neanche che pensare di lei, dispiacere, delusione, rabbia, compassione o persino tristezza. Ho la mente annebbiata, ho solo voglia di sapere perché lo ha fatto, perché ci voleva lasciare da soli, perché voleva prendere la via più semplice, la morte. Immersa nei miei pensieri la sento muovere impercettibilmente e abbasso gli occhi di scatto verso il suo viso scavato e pallido. I suoi occhi non sono accessi e verdi come la scorsa mattina, non è quel verde muschio fresco e acceso, è solo un verde spento. “Ciao mamma” con la mano destra le accarezzo la fronte per spostargli una ciocca di capelli davanti il viso “Come stai?” cerco di parlarle dolcemente, ma il tono di voce che mi esce è minimamente scontroso e con una nota di disappunto. Mi guarda tristemente e per quel poco che le riesce cerca di farmi un sorriso di approvazione. “Aggie..”con la voce impastata cerca di dare spiegazioni ma lo vedo che è stanca e che non riesce neanche a parlare perciò la saluto ed esco, lasciando che entri papà a salutarla, magari lui riuscirà a parlarle.
 
Dopo qualche minuto papà esce dalla stanza e dolcemente chiude la porta grigia di metallo per non fare rumore. “Tesoro ho parlato con la mamma, adesso è meglio che torniamo a casa e ci riposiamo, lei sta bene qui, domani la veniamo a trovare” “Ma..” lui con l’indice della mano sinistra mi tappa la bocca “Ti racconto tutto in macchina o a casa, dobbiamo parlare tesoro” abbassa gli occhi triste e forse anche deluso, ma deluso di lui stesso e non di mamma. “Va bene papà” gli sorrido per tranquillizzarlo e ci incamminiamo per tornare a casa.
 
Il salone non mi è mai sembrato così piccolo, sarà la tensione che si intreccia con quella di mio padre. E’ di fronte a me con la schiena ricurva e le mani sul viso, le gambe che si muovono velocemente ed incostantemente. “Papà, calmati, mi metti ansia” sorrido e tiro una piccola risatina per cercare di farlo rilassare, ma anche io sono agitata. Il fatto che io e mio padre ci stiamo aprendo uno all’altra mette a disagio tutti e due, perché non lo abbiamo mai fatto, certo prima avevamo un rapporto diverso ma ero troppo piccola per ricordarlo. “Aggie io mi devo scusare di tutto con te” finalmente rompe il silenzio e la sua voce trema tanto da non fare sentire le ultime sillabe delle parole “Anche io mi devo scusare con te papà” “No fai parlare me prima tesoro. Ho sbagliato tutto da quando..bhe..da quando..” so cosa sta per dire, so che sarà una pugnalata al petto per tutti e due, so il dolore che proverò appena pronuncerà quelle parole, ma è ora di dirlo, è ora di mettere in chiaro le cose, è ora di andare avanti “da quando tua sorella Elenah non c’è più” inizia a singhiozzare come un bambino, so il dolore che prova “Aggie, perdere una figlia è la cosa più brutta che un uomo possa mai provare, una parte di te muore, non c’è più, pensi che sia tutto perso, che non ci sia più niente da fare e a volte pensi di prendere la via più facile, la morte, sai quante volte ci ho pensato? Ma lo sai cosa mi ha tenuto in vita? O meglio, cosa ha tenuto in vita me e tua madre? Sei stata tu tesoro” mi guarda con gli occhi pieni di lacrime, con la bocca tremante, con le mani congiunte, immobile come non mai “Io..” quasi sussurro, ma non so che dire, sono bloccata, sono completamente nel panico “Tesoro mio io mi devo scusare con te per questi dieci anni che sono passati dopo la morte di tua sorella, avevi solo sei anni ed eri così piccola e lei aveva otto anni ed era così fragile e mi sono preso tutta la colpa, io stavo giocando con voi mentre vi rincorrevo e lei è caduta e poi..” prendo fiato e inizio “Papà tu non ti devi dare la colpa di niente. E’ stato un incidente, poteva capitare a tutti e purtroppo è capitato a noi..io non so che dire, solo che in questi dieci anni siete stati assenti, non eravate più gli stessi e io da bambina di sei anni pensavo non mi voleste bene, ma erano pensieri di una bambina di sei anni, sono cresciuta ma sono cresciuta con una rabbia nei vostri confronti, mi chiedevo perché non reagivate, io l’avevo fatto, perché voi no? Forse dovevo avere compassione per voi ma proprio non ce la facevo. Adesso provo ammirazione papà, voi avete perso una figlia e io una sorella, ma lei sarà sempre vicino a noi anche da là sopra” “Vieni qua piccola mia” ci abbracciamo così forte come non facevamo da tempo, come se volessimo riprendere tutti quegli abbracci perduti, tutto quell’affetto mai dato, tutto quell’amore mai espresso.
 
La serata passa piacevolmente, io e mio padre abbiamo finalmente riallacciato i rapporti e siamo più uniti di prima, scherziamo e ridiamo ma non parliamo di mia mamma, mi ha detto che è meglio se me lo dice lei direttamente quello che ha fatto e a me sta bene così. “Buonanotte papà, ti voglio bene” lo abbraccio e gli stampo un grande bacio sulla guancia, lui ricambia e io salgo in camera.
 
Controllo il cellulare, non prendo questo affarino da ore, non ne ho avuto completamente tempo e voglia, volevo passare il mio tempo con mio padre. Tre chiamate perse e un messaggio, dai non sono messa poi così tanto male. Zayn mi ha chiamato, lo devo richiamare voglio sentirlo e voglio raccontargli quello che è successo, ho bisogno di lui. Il messaggio è da parte di Sarah “Sarah: ti devo raccontare una cosa domani!!!!!!” sorrido e scuoto la testa soddisfatta, sicuramente mi deve raccontare di Niall.
 
“Zayn, sono io” “Ciao Aggie” mi mancava la sua voce così calda e profonda. Mi scuso per non avergli risposto alle chiamate e gli racconto tutto quello che è successo nelle tre ore in cui non ci siamo ne visti ne sentiti “E quindi come stai piccola?” “Ora meglio, ma domani devo parlare con mia madre, devo sapere perché lo ha fatto” è più di un’ora che siamo al telefono e non mi sembra passato neanche un secondo, voglio averlo qui vicino a me. “Zayn, vorrei averti qui con me” “Fra qualche minuto sarò da te” non ho neanche il tempo di rispondere che mi chiude il telefono in faccia e rimango inebetita seduta a gambe incrociate sul mio letto morbido con le mie amate coperte color lavanda. Sta venendo, ok. Rimango bloccata e penso a quello che può succedere, entro nel panico ma cerco di ragionare e calmarmi. Controllo le gambe, fortunatamente ho fatto la ceretta tre giorni fa, perciò dovrei essere decente ancora per qualche settimana. Vado in bagno cercando di fare meno rumore possibile per non fare svegliare mio padre e mi lavo i denti, poi mi sciacquo la faccia per cercare di calmarmi ma con scarsi risultati. Mando un messaggio a Zayn dicendogli di salire di nuovo dalla finestra e poco dopo sento rumori provenire da sotto la mia stanza. Vedo zayn che cerca di arrampicarsi senza la minima delicatezza e scoppio a ridere “Aspetta ti aiuto” ancora ridendo gli prendo la mano e lo aiuto a salire ed entrare. “Dai stai migliorando” ridendo mi avvicino e in punta di piedi gli stampo un bacio sulle labbra, lui ricambia e mi stringe a se poggiando le sue mani fredde e grandi sui miei fianchi nudi alzando di poco la maglietta.
 
Mi guarda con i suoi occhi color miele cercando una risposta da parte mia che non arriva subito ma alla fine acconsento, senza di lui non saprei come fare, per me è la prima volta, ma con lui sarà magnifico, lo so, perché siamo lui ed io, io e lui: sempre. Mi poggia delicatamente sul letto e si sfila la maglietta. I suoi addominali così perfetti sono sopra di me, la sua pelle liscia e scura, con le dita seguo i contorni dei suoi muscoli che non vedevo da quel primo giorno a mare, mi sembra così lontano quel giorno ed è passato quasi un mese. Lo fisso e mi tolgo la maglietta impacciatamene facendolo sorridere. Sono tranquilla, non sono più agitata perché so che sono con lui. Ti amo Zayn.
 
 
 
 
 
 
Spazio autore
eccomi lettori e lettrici
scusate se ho postato questo capitolo in ritardo
ma ho avuto molto da fare.
Spero vi piaccia, è un capitolo incentrato
molto sul rapporto padre-figlia. Ditemi che ne pensate
la parte di Zayn e  Aggie come vi sembra? ho lasciato la parte che verrà dopo nel prossimo capitolo
mi dispiace dovete aspettare ahah
tranquilli cercherò di farlo
il prima possibile. Perfetto ora vi saluto e mi raccomando
RECENSITE RECENSITE RECENSITE
per me è molto importante
_xxjawaad  xoxoxo

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. Questo è amore? ***


Capitolo 10.

 

ZAYN.

 

Ancora è notte fonda, ma appena arrivo davanti casa mi accorgo che la luce della cucina è accesa. Sicuramente Niall si sarà svegliato per mangiare qualcosa,troppo prevedibile questo ragazzo. Apro la porta d'ingresso rosso mogano ed entro vedendo passare il biondino in mutande con una grossa scatola di patatine alla paprica in mano. Non si stancherà mai di mangiare. “Ehi Zayn!” “Ciao” Niall mi guarda con aria stanca ma gli si legge in viso che è curioso e vuole sapere come è andata “è inutile che mi guardi così” mi scappa una risatina “Dai, voglio sapere tutto” “Niall sei peggio di una femmina”. Ci sediamo sul divano, cercando di non fare rumore per non svegliare Liam che dorme nella stanza di sopra. “Non c'è niente da raccontare biondino” lui mi guarda con occhi da cerbiatto mentre si strafoga le sue patatine “No sul serio Niall, sono salito in camera di Aggie e si..diciamo che lo stavamo per fare ma suo padre ha bussato,quindi me ne sono dovuto andare”. La punta di eccitazione sul viso di Niall scompare e scoppio a ridere vedendo la delusione sui suoi occhi. “Vabbè amico, sarà per la prossima volta” parla impastato mentre mangia, sputacchiando qua e là sulla poltrona su cui è seduto “Niall fai vomitare”.

 

Dopo una mezz'ora, dopo che Niall è salito in camera sua, io mi ritrovo seduto ancora sul divano,immerso nei pensieri. Penso ad Aggie,al suo viso così delicato e perfetto,penso ai suoi occhi così dolci che cercano rifugio nei miei e penso alle sue labbra rosee carnose sulle mie. Questa ragazza mi fa impazzire, riesce a farmi intontire in un secondo. Non è la prima ragazza che mi piace così tanto, ne ho avuta un'altra un anno fa, si chiamava Amy,capelli neri e occhi verde smeraldo, un gran bel pezzo di ragazza, ma Aggie ha qualcosa in più, forse ha più carattere, o forse sono solo io più preso da questa ragazza.

 

Mi alzo dal divano ancora un po' intontito dai miei pensieri e salgo le scale facendo poco rumore per non svegliare gli altri, ma mentre salgo vedo un'ombra all'inizio della rampa. “Chi c'è?” cerco di sussurrare un po' più forte “Ah Zayn sei tu, ciao!” una voce femminile mi passa dalle orecchie e la riconosco subito “Ciao Kara,mi hai fatto spaventare! Che ci fai qui?” lei si avvicina scendendo qualche gradino “Ho litigato con il mio ragazzo e non sapevo dove andare,quindi sono venuta qui da mio fratello”. Ora anche al buio riesco ad intravedere i contorni del suo viso. Questa ragazza ha sempre avuto il suo fascino,proprio come suo fratello Liam. Kara si avvicina pericolosamente a me e io non posso fare altro che appiccicarmi al muro cercando di mantenere il più possibile le distanze. Mi guarda con i suoi occhi color nocciola socchiusi “Comunque stavo andando in cucina per prendere un bicchiere d'acqua” e mi sussurra all'orecchio. Qualche anno fa, prima che Kara si mettesse con il suo ragazzo avevamo avuto un piccola 'storia', ma niente di importante perché non erano inclusi né sentimenti né niente, andavamo a letto insieme,stop. Ma avevo sempre pensato che lei provasse qualcosa per me, poi quando si era fidanzata avevo pensato che forse sarebbe stato meglio così perché se continuavamo si sarebbe complicato il rapporto tra di noi e di conseguenza anche il mio rapporto con Liam sarebbe cambiato.

 

La osservo scendere le scale avendo la tentazione di seguirla ma decido che è meglio salire, chiudermi in camera e cercare di prendere sonno. Mi stendo a letto con addosso solo dei pantaloncini, stasera fa estremamente caldo o sono io agitato sapendo che a pochi metri da me c'è Kara? No, fa soltanto caldo,decisamente. Sento un rumore fuori dalla camera e subito dopo vedo un biglietto uscire da sotto la porta. Mi avvicino, lo raccolgo e leggo “Mi apri?”, sicuramente è lei. Perchè vuole complicare le cose? Forse perché ancora prova qualcosa per me, ma io non provo niente per lei, trovo solo che sia una bella ragazza,molto seducente e che a letto ci sa fare. Decido lo stesso di aprire la porta e sorpreso mi rendo conto di non pentirmi neanche un po' di questo gesto. “Kara, è tardi vai a dormire” cerco di parlarle il più dolcemente possibile “E se io non avessi sonno?” lei lo scruta. Continua ad avvicinarsi a me e io continuo ad allontanarmi ma non vedendo il letto ci sbatto e prima di perdere l'equilibrio lei mi da una piccola spinta con la mano per farmi stendere. “Kara, che stai...” “Shh” non mi fa finire di parlare e inizia a baciarmi il torace scendendo sempre più giù. Io non ho la forza di contrariarla, di dirle di 'no', non so che mi succede e infine il cervello si spegne e su di me prende il sopravvento l'irrazionalità.

 

Apro gli occhi e mi muovo tra le coperte cercando disperatamente di alzarmi, ma sono distrutto. Controllo il cellulare e vedo un messaggio da parte di Aggie. Improvvisamente riemergono nella mia mente immagini di stanotte. “Sono un coglione” . Non riesco a dire o pensare altro, non so perché l'ho fatto, non voglio fare del male ad Aggie e mai avevo pensato di fargliene, e adesso? Adesso ho rovinato tutto, non sapendo neanche il perché di questa mia azione. Sono certo solo di una cosa, devo immediatamente parlare con Niall, devo informarlo di quello che è successo con Kara.

 

Esco piano dalla porta della mia camera, scendo le scale sperando di trovare Niall in cucina ma davanti agli occhi mi ritrovo Kara che mi guarda e sorride maliziosamente “Buongiorno Zayn” “Ciao”, ritorno indietro e salgo di nuovo le scale, magari Niall è in camera sua. Busso alla porta ma nessuno risponde, così decido di entrare direttamente. “Niall, svegliati,ti prego, ti devo parlare!” sta dormendo e inizio a scuoterlo finché non sento un grugnito da sotto le coperte “Che vuoi”, mi seggo ai piedi del suo letto e abbasso la testa iniziandomi a massacrare le dita. Lo faccio sempre quando sono nervoso o in tensione, è un tic che ho da quando ero piccolo, mi stringo le mani così forte da far diventare le dita bianche e non far passare il sangue. “Stanotte, Kara è entrata nella mia stanza” sentendo queste parole Niall esce subito da sotto le coperte con i suoi occhi azzurri spalancati “Zayn cosa hai combinato? Di nuovo? Ma non impari mai!” mi guarda con aria di rimprovero e ha tutte le ragioni per farlo, ma non riesco a guardarlo, così rimango con lo sguardo fisso sul pavimento mentre le mie mani chiedono pietà. “Non so cosa mi sia successo, all'inizio l'ho rifiutata ma dopo, non lo so, mi si è spento il cervello, totalmente, e non ho pensato più a niente, che faccio adesso?” sono disperato, le mie mani ormai formicolano e mi sento la testa andare a fuoco. “Amico, sono due le possibilità, o dici tutto ad Aggie e così come minimo ti becchi un pugno in piena faccia o..non le dici niente.. e credimi che se non le dici niente e lo viene a scoprire da sola ti potrai ritenere fortunato se ancora potrai camminare” finalmente alzo lo sguardo verso di lui, lanciandogli un'occhiataccia “Così non aiuti per niente” “Ma è la verità, in poche parole amico..glielo devi dire” mi da un pacca sulla spalla e torna a dormire, immergendosi di nuovo nelle sue coperte blu notte.

 

Ho bisogno di uscire a fare quattro passi per riordinare i pensieri e la mente, mi preparo in pochi minuti, prendo le chiavi del motorino e il portafoglio ed esco. L'aria è fresca anche se l'estate si sta avvicinando e oggi il cielo è sgombro di nuvole. Salgo sul motorino, il rombo mi da una scarica di adrenalina e così inizio a correre. Non so dove sto andando, mi lascio trasportare mentre il vento fresco mi sbatte in faccia. Mi fermo e mi ritrovo davanti casa di Aggie, in un primo momento penso di andarmene, ma una vocina dentro la testa mi dice in continuazione di scendere. Decido per una volta di ascoltare la mia testa e in pochi secondi mi ritrovo davanti la porta di casa di Aggie.

 

Calma Zayn, Aggie capirà no? Lei mi ama, perciò mi ascolterà e tutto andrà a finire bene e poi con qualche solita frase dolce o da film lei mi perdonerà. Si, ne sono sicuro. Forza. “Ciao Zayn!” mi sorride ancora un po' assonnata e mi bacia. Il suo sorriso, non lo ricordavo così bello. Sembra così entusiasta e felice di vedermi, e se non le dicessi niente? Lei non lo verrebbe a scoprire no? No, tutto viene sempre a galla, ha ragione Niall, devo dirglielo, ora. Ma non posso farle del male, ne soffrirebbe. No basta Zayn, prendi fiato, respira e diglielo, non fare la femminuccia. “Aggie senti, ti devo parlare” l'espressione sul suo viso è cambiata. Mi guarda preoccupata “Dimmi” sussurra. “Stanotte..” tutto d'un fiato Zayn, ce la puoi fare “Stanotte sono andato a letto con una ragazza, ti ho tradito Aggie e non sai quanto mi dispiace”. Le parole mi escono a raffica dalla bocca e la guardo cercando di capire la sua reazione. Passano i secondi ma non mi arriva né un pugno, né un ceffone, né niente. Non parla, è ferma, mi fissa con quei suoi occhi irresistibili e lucidi. Si vede, non vuole piangere davanti a me. “Dì qualcosa, ti prego” cerco di avvicinarmi a lei, ma Aggie fa un passo indietro e mi dice semplicemente a bassa voce “Vai via”.

 

Esco e l'unica cosa che sento è lo sbattere della porta di casa e i miei occhi che iniziano a bruciare. Ho combinato un casino.





SPAZIO AUTORE.
Ed eccomi di nuovo qui con il decimo capitolo finalemnte, scusate il ritardo
ma non riuscivo proprio a sfornare questo capitolo, zero ispirazione.
Spero vi piacca lettori e lettrici. Zayn si è comportato male, ma come finirà
tra loro due? Tra Zayn e Aggie? Tra Zayn e Kara?
Lo scopriremo solo vivendo lalala 
Ok basta, la vostra _xxjawaad vi saluta e vi manda un bacione grande.
RECENSITE, COMMENTATE xoxoxo 

 

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