Il difetto fatale - Desiderio e negazione

di Internettuale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto. ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove. ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci. ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici. ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici. ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici. ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto. ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove. ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti. ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue. ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitré. ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro. ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque. ***
Capitolo 26: *** Una rievocazione del passato ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette. ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventotto. ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventinove. ***
Capitolo 30: *** Capitolo trenta. ***
Capitolo 31: *** Capitolo trentuno. ***
Capitolo 32: *** Capitolo trentadue. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Bella e consapevole di esserlo, Annabeth Chase era sempre circondata da nobili compagni, che la sostenevano costantemente e che erano affascinati dalla sua oratoria e dalla sua ricchezza.
Amante del lusso e del disprezzo altrui, Miss Chase era una delle donne più richieste e ammirate dell’intera contea; abile suonatrice dell’arpa e del pianoforte, era anche una delle dame più pretese ai balli, ed era sempre lei ad avere l’onore di aprire le danze.
Ma nonostante fosse così perfetta esternamente, la Signorina Chase possedeva un difetto fatale con cui conviveva piacevolmente: la tracotanza, la superbia fatale, pensare di riuscire a fare le cose meglio di chiunque altro, perfino degli dei.
Figlia di Sir Frederick e Lady Minerva, possedeva un patrimonio che superava le ventimila sterline e non per questo era sempre oggetto di desiderio da parte degli uomini che andavano alla ricerca di fortune.
Amata soprattutto dal fratello caro, che la vedeva come una piccola divinità femminile, era sempre circondata da attenzioni che a lei non dispiacevano assolutamente.
Quell’estate l’avrebbe passata a Netherfield in compagnia del fratello alla tenuta del Signor Brunner, vecchio amico di famiglia, che ammirava e adorava Miss Chase come una figlia.
-Ah, da quanto tempo non vedo Mr Brunner! Vero, mia cara Annabeth?- domandò il fratello.
Annabeth osservava le enormi distese verdeggianti dei campi, illuminati da un sole estivo cocente; i torrenti serpeggianti che costeggiavano il loro percorso creavano dei giochi di luce con la stella infuocata che torreggiava nel cielo azzurro privo di nubi temporalesche, e i piccoli sobborghi ottocenteschi che si alternavano alla verde campagna comunicavano spensieratezza al cuore di Annabeth. Adorava quei paesaggi che le trasmettevano serenità e contemporaneamente ripensava ai momenti passati con il Signor Brunner nella sua tenuta e alle bellissime serate passate in società.
- Credo da un anno intero, Malcolm.- rispose sovrappensiero.
-Come sei cambiata dall’ultimo anno, – continuò a parlottare il fratello – sei diventata più alta e snella, e ancora più graziosa! Non sai quanti dei miei compagni ti ammirino segretamente. Mia cara Annabeth, quando ti deciderai a maritarti? Mr Castellan è un buon partito, che ne dici di lui?-.
-Oh, non m’interessa. -
-E chi sarebbe degno della tua attenzione?- domandò il fratello scherzoso.
-Gli americani. - rispose Miss Chase ridendo.
Il fratello accolse la battuta con ancor più riso, e insieme passarono il tempo chiacchierando di quelle persone così rozze e grezze, che disonoravano il loro amatissimo regno.
- Che selvaggi. - terminò infine Mr Chase inorridito.
Annabeth annuì vagamente, e ritornò col pensiero all’estate precedente.
 
 
-Mr Jackson! Mr Jackson!- urlò un uomo da un calesse che sostava un po’ più in là.
 Percy Jackson attraversò la strada e si avvicinò alla vettura visibilmente confuso.
Poi la riconobbe come la carrozza dei Grace e sorridendo gli si avvicinò euforico.
Immediatamente lo sportello si aprì e ne uscì Jason Grace, che con la mano aiutò la sorella Miss Grace a scendere dal calesse.
-Signor Jackson! Che piacere rivederla!- disse Mr Grace stringendogli la mano.
Percy ricambiò la stretta di mano con egual ardore, e poi s’inchinò dinanzi alla Signorina Grace, che lo salutò anche lei con la mano, visibilmente commossa.
-Aspettavamo sue visite stamane, dove è stato tutto questo tempo?- esigé calma Miss Grace.
Il Signor Jackson spiegò ai suoi adorati cugini che stava attendendo il cugino Zhang, poiché quest’ultimo era andato a fare una commissione e non gradiva la propria compagnia ma lui non voleva abbandonarlo, poiché Mr Zhang conosceva ben poco quel territorio. La Signorina Grace replicò dichiarandogli che da loro era già tutto sistemato e che non appena suo cugino fosse tornato, li avrebbero ospitati a casa loro.
-Oh, ma non si preoccupi. - intervenne Mr Jackson, - Ho già affittato una tenuta che dista solo poche miglia dalla vostra dimora. Verrò a farvi visita ogni mattina, non preoccupatevi.
-Quanto tempo si fermerà qui?- chiese il Signor Grace.
- Staremo qui sino ad agosto. Suppongo che a settembre mi recherò nella tenuta di mio padre, per trascorrere lì i conclusivi due mesi di villeggiatura, per poi rimpatriare in America con mio cugino.-.
-Domani pranzerete con noi, vero?- domandò Miss Grace amabilmente.
-Non potrei non accettare tale invito. Ci sarò assolutamente, non preoccupatevi. -
Poi si voltò, e vide il cugino che lo cercava con lo sguardo.
-Oh, eccolo li! Vi devo lasciare! Ho questioni urgenti da sbrigare, faremo le dovute presentazioni domani!-.
E detto questo, si volatilizzò col cugino, e i fratelli Grace rientrarono in carrozza.
-Davvero un uomo distinto e amabile, fa onore alla nostra famiglia. Credo che i pregiudizi sugli americani siano del tutto infondati. - ammise Mr Grace compiaciuto.
- Assolutamente. - concordò la sorella.
 
Percy Jackson era un uomo riconosciuto in tutto il mondo per la sua lealtà e per il suo buon cuore. Ricco e generoso, aiutava chiunque avesse bisogno di una mano. Non si distingueva particolarmente per la propria intelligenza, anche se era una persona dotata di un intelletto abbastanza vivace; ma il suo fascino ammaliava il cuore di ogni ragazza. Alto, distinto nei modi di fare, elegante, di bell’aspetto e sempre cordiale, era il sogno proibito di ogni dama, anche se lui non alimentava nessuna delle loro speranze.
Possedeva terre sia inglesi sia americane, poiché nato dall’unione della Signora Jackson e di Mr Poseidon. Alla morte del padre, che era un generale della marina inglese, aveva acquisito il cognome della madre. Aveva deciso di passare l’estate a Longbourn, per rivivere dei ricordi d’infanzia e per far visita ai cugini e a un vecchio amico di famiglia, il Signor Brunner.
Gli avrebbe fatto visita la mattina dopo, poiché ora voleva mostrare al cugino Frank (di parte materna), le meraviglie di quelle zone, sperando di suscitare in lui qualche emozione positiva, dopo la perdita subita.
 
La Signorina Chase gli corse incontro con le lacrime agli occhi, e strinse fortemente il Signor Brunner, che sedeva su una sedia a rotelle, e rideva soddisfatto.
- Zio Chirone, come state?- domandò commossa.
Il Signor Brunner era una delle poche persone che Annabeth apprezzava. L’aveva perfezionata, e conservava dei ricordi incantevoli sulle giornate vissute insieme, da considerarlo uno zio. Il Signor Brunner era un uomo anziano, anche’esso benestante padrone di terreni inglesi; era un individuo rispettato principalmente per la propria saggezza e la propria integrità morale. Le aveva insegnato, all’età di sette anni, a suonare l’arpa, e all’età di otto le aveva dato alcune lezioni di lingue classiche.
Era una delle sue gioie, una delle poche.
Il Signor Brunner rise amabilmente, e rispose ad Annabeth con tutta la gaiezza che provava in quel momento.
Subito dopo li raggiunse Mr Chase, che rimproverò la sorella con gli occhi per la propria sconsideratezza.
-Zio Chirone, che piacere rivederla- confessò, stringendogli la mano.
-Anche per me è un piacere, figliolo.- ammise, ricambiando la stretta.
 
Era trascorsa una giornata dalla loro venuta, e Miss Chase, dopo la colazione delle dieci, decise di andare a ritirare la posta, soprattutto per vedere se Lady Minerva le aveva inviato una lettera.
S’instradava gaiamente per quei viali così ben dipinti sia nel suo immaginario sia nella realtà, che non prestò attenzione alla strada, cosicché, quando un uomo le venne incontro urtandole una spalla, la Signorina Chase immediatamente si ricompose e perse tutta la giocondità che le avevano regalato i pettirossi di mattino.
L’uomo la esaminò visibilmente confuso, e arrossì per la vergogna. Era alto, di bell’aspetto e con gli occhi verdi, e per un momento Annabeth ne rimase incantata, finché questi non parlò: -Vogliate scusarmi. Non volevo urtarvi la spalla. Che sbadato! Spero che voi mi perdoniate. -
Era un americano, e Annabeth lo identificò soprattutto dall’accento; così arricciò il naso e freddamente gli rispose: -Non vi preoccupate. Arrivederci.-
Detto questo, s’incamminò verso le poste, abbandonando Percy in uno stato temporaneamente confusionale.
Pensò che fosse una bellissima donna, degna delle sue attenzioni, e se non fosse stato per la sua freddezza, si sarebbe presentato con tutti i doveri e gli onori.
Scuotendo lievemente il capo, si diresse verso la casa del Signor Brunner, anche se nella sua mente si riformava l’immagine di quella venere.  
 
 
 
Eccomi tornata con una nuova storia!
Che dire, spero che vi sia piaciuto come inizio, e spero che recensiate in tanti c:
Come mai una storia ottocentesca? Perché dopo settimane passate a leggere i romanzi della Austen, volevo cimentarmi anche io in romanzi del genere.
Ed ecco qui, una storia d’amore tra Percy e Annabeth negli anni del vero romanticismo :D
 
Grazie per la vostra attenzione,
Un bacio, Internettuale.

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


I suoi passi risuonavano sulla ghiaia che tappezzava il lungo viale per casa Brunner, e trepidante fremeva in attesa di quel rincontro con il vecchio amico di suo padre.
Il viale era costeggiato da alti e imponenti alberi e il giardino era incantevole. Un prato verdeggiante, ricoperto a tratti da tulipani e da margherite, ricopriva un terzo di quell'immenso parco appartenente al Signor Brunner; inoltre la residenza conservava un’eleganza che neanche il tempo osava distruggere e Percy ammirò il tutto con un’espressione estasiata.
Un domestico spalancò le porte dell’ingresso e, non identificandolo, gli domandò chi fosse, e il giovane educatamente rispose:- Il Signor Jackson. Figlio di Mr Poseidon, vecchia conoscenza del vostro padrone.-
L’uomo gli fece una piccola riverenza, invitandolo a entrare con tutta la cordialità che una persona può riservare a un ospite.
-Aspetti qui, la presento a Mr Brunner.-
Il domestico aprì le porte della sala da pranzo e Percy vi ritrovò seduti Mr Brunner, che placidamente sfogliava una lettura abbastanza impegnativa, e Mr Chase che scriveva una lunga lettera.
- Mr Brunner, Mr Chase, il Signor Jackson, figlio di Mr Poseidon.-
Detto questo se ne andò, e il gentiluomo fece il suo ingresso cercando di mantenere una totale calma.
Il Signor Brunner sbarrò gli occhi, e raggiunse Mr Jackson faticosamente per stringergli calorosamente la mano.
-Oh, mio giovanotto! Come siete cresciuto! E sapeste che gioia che io provo nel rivedervi!- .
Mr Chase sollevò lo sguardo dalla sua lettera, solo ed esclusivamente per osservare al meglio quel Mr Jackson, e pensò che fosse un uomo dotato di bell’aspetto.
Si alzò per presentarsi e lentamente si affiancò a suo zio.
-Anche per me è un enorme piacere, Signor Brunner! Sapeste con che gioia e con che agitazione son venuto qui, pensavo che non mi avreste riconosciuto!-.
Inorridito da quell’accento, Mr Chase accennò una smorfia, che subito fu notata da Percy.
-Sciocchezze! Mi permettiate di presentarvi Mr Chase.-
Freddamente e con distacco, proprio come si sarebbe comportato un Chase con un americano, Malcolm gli offrì la mano.
Percy ammirò quei lineamenti con uno stupore improvviso. Assomigliava particolarmente alla dama alla quale, poco tempo prima, aveva intralciato il cammino.
- Molto lieto- disse Percy, con un sorriso.
Mr Chase non rispose, si limitò a stringere quella mano con stizza.
-Se non vi dispiace-, disse Malcolm, – vorrei proseguire la mia lettera.-
-Oh, vai pure! Io e il Signor Jackson abbiamo molte cose da riferirci!-.
La prima mezz'ora passò in tutta tranquillità. Percy raccontò a Mr Brunner tutte le avventure vissute in America, dal viaggio per il burrascoso e terribile oceano, alla scoperta di nuovi usi e costumi. Il Signor Brunner, da sempre affascinato dal sapere e dalle culture, ascoltò affabilmente tutti quei racconti, a differenza di Mr Chase che, ogni volta che udiva opinioni positive su quella terra di villani e selvaggi, alzava gli occhi al cielo e scuoteva la testa come in segno di rinnego.
 
 
Annabeth si arrestò vicino al grande cipresso che fiancheggiava l’ampio viale di suo zio e si sedette compostamente per terra, con l’intento di concentrarsi nella lettura della missiva che la madre le aveva inviato.
I primi righi la esortavano a raccontare tutti i particolari sul loro viaggio e sulla vecchia tenuta di Mr Brunner. Poi pretendeva informazioni sue e di suo fratello e soprattutto notizie sulla salute del Signor Brunner. Gli ultimi righi, che destarono molta sorpresa ad Annabeth, furono i seguenti:
Annabeth, volevo solo informarti che presto ( se non domani), la Signorina McLean, sotto insistenza di Lady Venere (  che la vuole maritare), giungerà a Netherfield, accompagnata dal cugino Valdez. Desidero pienamente che il suo soggiorno in tenuta possa allietare le tue giornate, ma ti chiedo di prestare attenzione: non voglio che l’influenza di Miss McLean influenzi il tuo essere.
Con rispetto,
Lady Minerva.
 
Annabeth ripiegò la lettera frettolosamente e confusa osservò il cielo turchese.  Desiderava ardentemente rivedere la pro cugina, ma voleva passare qualche giorno in piena tranquillità.
Si alzò e si spazzolò furiosa la gonna e, con passo rapido, percorse il viale che portava all’immensa tenuta decorata da colonne con magnifici capitelli.
Entrò in casa e raggiunse il salone, pronta a esporre l’accaduto a suo zio, ma quando accedé alla grande sala si pentì amaramente della sua scelta.
Accanto a suo zio sostava lo stesso uomo che quella mattina l’aveva urtata, l’americano.
Ma ciò che la seccava in maggior misura era il Signor Brunner, che si comportava cortesemente con quel selvaggio.
Annabeth tossì e immediatamente gli sguardi di tutti si posarono su di lei.
Suo fratello la fissò scrollando la testa adagio, come per manifestare il suo disgusto, mentre il Signor Brunner sorrideva festosamente.
Annabeth esaminò con distacco l’uomo, che in quel momento aveva posato lo sguardo altrove, e con voce piatta disse: - Salve. -
Suo zio la invitò ad avvicinarsi e lei seguì il suo consiglio: - Annabeth, questo bel giovanotto è il Signor Jackson.-.
Percy, ancora visibilmente confuso e con le guance infuocate, le fece un inchino; Annabeth gli rispose con un gelido sorriso.
Susseguì un silenzio imbarazzato, carico di vergogna e di disagio.
-Debbo andare, Mr Brunner. Si è fatto tardi!- disse Percy con evidente fretta.
-Che immenso dispiacere. Ascoltatemi un momento, Signor Jackson. Vorrei pianificare un ballo in vostro onore, proprio qui a Netherfield, che ne dice?-.
-Oh! Sarebbe perfetto Signore. Magari verrò nuovamente da voi domani, ora non disponiamo dei mezzi per prepararci più adeguatamente. Devo fuggire, ho altre persone cui far visita!-.
Si scagionò così Percy, pur di allontanarsi da quella Signorina che tanto disordine gli creava nella mente. Salutò educatamente il Signor Brunner e Mr Chase, e con chiaro imbarazzo, s’inchinò dinanzi a quell’amabile fanciulla.
-Miss Chase.- replicò ancora, con un’altra riverenza.
-Mr Jackson.-
Uscì frettolosamente dalla vasta sala ben arredata, ma prima che le sue orecchie fossero troppo lontane perché odano, ascoltò la breve affermazione di Mr Brunner: - Mia cara Annabeth, lo avete ammaliato con così poco!-.
L’uomo rise di buon gusto,e prima di ascoltare la risposta seccata di Miss Chase, le porte della tenuta si chiusero all’istante.
 
 
Frank esaminava sovrappensiero le ombre che gli alberi creavano con i loro rami e nello stesso tempo iniziava a riformulare i suoi pensieri nella mente, fino a quando non si alzò per raggiungere la tenuta di suo cugino, per avviare la sua missiva:
 
Cara Signorina Levesque,
 
Sono giunto in Inghilterra sano e salvo, proprio come le avevo promesso nella lettera che le inviai mesi fa.
Inizio col dirle che mi trovo a Longbourn, nella tenuta di casa Jackson, e che il viaggio l’ho trascorso in maniera molto gradevole.
 Tutto merito del mio cugino Jackson, un uomo così amichevole e gentile. Sono sicuro che le piacerà molto.
Come sta? Spero che stia bene, lo spero con tutto il mio cuore. L’altro giorno, in paese, chiedevo sue informazioni ai passanti, e con soddisfazione le riferisco che entro il giorno conseguente a domani, le verrò a far visita. Le chiedo umilmente scusa se le mie lettere sono insufficienti sia emotivamente sia per lunghezza, ma lei sa bene che io non sono un abile scrittore, e che la goffaggine è un mio difetto fatale.
Debbo concludere così questa penosissima lettera, mio cugino è tornato.
 
A dopodomani,
 
Frank Zhang.
 
Frank ripassò la lettera più e più volte, e infine la scaraventò via. Le avrebbe fatto visita, ma non l’avrebbe avvisata del suo arrivo in Inghilterra.
 Avvertì i passi di suo cugino che raggiungevano la sua camera, e nascose lo scritto tutto stropicciato in un cassetto del banco in mogano.
 
 
Eccomi qui, con un nuovo capitolo pronto per essere letto.
Spero che via sia piaciuto, e vi prego di recensire per farmi sapere cosa ve ne pare c:
Grazie per la vostra attenzione :D 
Al prossimo capitolo, Internettuale <3 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Le dita si muovevano leggiadre sulla tastiera del pianoforte di suo zio, e nel frattempo componevano una meravigliosa melodia nostalgica che incantava il fratello Malcolm, che al contempo studiava abbattuto lo scenario che dava sulla finestra.
-Arriverà oggi, quindi, mia adorata Annabeth?-
Annabeth preferì non rispondere.
-L’ho sempre considerata una bellissima dama, anche se a volte è così malvestita. Per farla breve, è la figlia di Lady Venere, e da una come lei mi sarei aspettato una fanciulla tanto vanesia e ben curata, quanto inetta.-
Miss Chase pensò che il fratello fosse troppo giudicante nei confronti delle donne, e che se solo avesse posseduto una mente più aperta, a quest’ora sarebbe stato maritato e accompagnato da una prole abbastanza copiosa.  
Annabeth sospese la sua melodia: - Che cosa vorresti dire Malcolm?-.
-Miss McLean è una dama alquanto loquace, espansiva e ben disposta verso la conoscenza, ma al contempo è una fanciulla che potrebbe essere più graziosa se solo osasse curarsi di più.-
-E’ una critica o un complimento? Aiutami a capire.-
-E’ una semplice e pura constatazione.- rispose calmo Mr Chase.
Passarono pochi minuti accompagnati esclusivamente dal dolce suono della melodia, quando improvvisamente Mr Chase si voltò verso la sorella:- E’ arrivata, ecco il suo calesse.-.
Annabeth si diresse verso la finestra:- Ecco Mr Valdez, come sempre, suo fido accompagnatore.-.
-Uomo le quali doti non mi hanno mai particolarmente attratto.-
-E di certo la sua altezza non lo caratterizza particolarmente. - disse sorridendo Annabeth.
-Secondo te, si accaseranno alla fine?  Ho sentito dire che Lady Afrodite è contraria a questo matrimonio.-.
-Non credo, certamente Mr Valdez non è l’ideale per Miss McLean. -
La porta del salone si aprì, e vi entrò Mr Brunner che disse ai due ragazzi: - Sono arrivati Miss McLean e Mr Valdez.-.
-Non si preoccupi Signor Brunner, li abbiamo visti or ora scendere dal calesse.- replicò Annabeth.
-Dovremmo andargli incontro.- ammise Mr Brunner.
-Certamente.- ribatté freddo Malcolm.
 
Annabeth aveva sempre considerato la pro cugina Piper come una ragazza d’ottima compagnia, con cui passare piacevoli serate. Anche se voleva trascorrere alcune settimane in completa solitudine o con una comitiva di solo pochi intimi, la visita di Miss McLean e di Mr Valdez le donava una leggera euforia, anche se non lo avrebbe mai confessato.
Miss McLean le andò incontro, con un sorriso che esprimeva tutta la sua gioia nel rivedere l’amica tanto amata.
-Come sta Annabeth?! Da quanto tempo non la vedo, e da quanto io e lei non trascorriamo del tempo assieme!-.
Annabeth sorrise sinceramente a Miss McLean, la quale, senza darle nemmeno il tempo di rispondere, si diresse timidamente verso il fratello e il Signor Brunner.
Il Signor Valdez aveva da sempre nutrito un certo timore nei confronti di Miss Chase. Non l’aveva mai vista come una donna particolarmente avvenente della quale bisognava assolutamente innamorarsi poiché affascinato dal suo fascino misterioso, bensì la immaginava come una delle donne più considerevoli della società, alla quale si doveva portare ossequio e adorazione, altrimenti saresti finito in guai seri.
- C-che p-piacere r-ri-rivederla, Miss Chase.- balbettò il Signor Valdez.
Annabeth gli porse la mano, e Mr Valdez gliela baciò.
-Anche per me è un grande onore. –
 
-Signorina Chase, devo andare a far visita con mio cugino a una nostra grande, che dico, grandissima amica, e la pregherei di accompagnarci. Sarebbe un grande onore per Miss Levesque fare la vostra conoscenza.-.
-Chi sarebbe?- domandò Annabeth incuriosita.
-Miss Levesque, una ragazza incantevole, la quale credo abbia un’inclinazione per mio cugino.-
Annabeth sorrise: -Sicuramente.-
Poi, fianco a fianco, ripresero a percorrere quell’immenso giardino, parlottando del più e del meno e di quanto fosse piacevole la temperatura estiva.
 
Un esteso cortile separava Annabeth dall’enorme villa di casa Levesque, e tra le siepi all’italiana del giardino, spuntavano numerosi tulipani rossi, che donavano un tocco di spensieratezza a quel parco.
Annabeth posò lo sguardo sul Signor Valdez, che irrequieto giocava con il proprio cappello.
-Cosa le succede, Mr Valdez.- azzardò Annabeth.
Dapprima il Signor Valdez non le rispose, poi, quando Annabeth insistette, lui replicò: - Oh, mi perdoni Signorina Chase, ma non c’è assolutamente nulla che non vada in me. -
Annabeth arricciò il naso contrariata, mentre Piper lanciava un’occhiataccia al cugino.
Furono accolti benevolmente dal domestico che, attraverso i corridoi eleganti, li condusse in salotto, dove li presentò ai presenti con tutti gli oneri e gli onori.
Appena Annabeth entrò nel salotto e vide chi era presente, maledì se stessa per ciò che aveva appena fatto.
Seduto accanto ad un uomo fin troppo robusto e non particolarmente amabile d’aspetto, c’era Mr Jackson, un uomo che, rispetto a tutti quelli presenti in sala, non aveva paragoni per bellezza e fascino.
Sedeva compostamente accanto all’uomo panciuto, e sorridendo e annuendo con interesse, ascoltava la Signorina Levesque che nel frattempo non si era accorta di loro, poiché impegnata in un’accesa discussione con Mr Jackson e l’uomo corpulento.
Quando Annabeth tossicchiò, e gli sguardi dei presenti si posarono sulla compagnia, Miss Levesque spalancò gli occhi, e timidamente si alzò dalla comoda poltrona per rivolgersi ai presenti, ma fu battuta in tempo da Mr Jackson che, fulmineo, si sollevò e disse visibilmente confuso: - Salve Miss Chase.-.
Il tutto si svolse così velocemente, che Annabeth non ebbe il tempo né per rispondere né per pensare.
-Oh! Perdonatemi, non vi avevo visto entrare. -
La ragazza si avvicinò a loro timidamente e si presentò a Miss Chase e Miss McLean con così tanto garbo, da suscitare in Annabeth una sorta di tenerezza verso quella fanciulla, che la sgomentò momentaneamente.
Quando poi Miss Levesque salutò visibilmente commossa Mr Valdez, nella sala calò un silenzio inatteso.
C’era chi, nell’angolo, osservava i due con evidente gelosia, e chi (come il Signor Jackson) bramava segretamente l’attenzione della Signorina Chase, che al contempo osservava Miss Levesque e Miss Valdez scambiarsi dolci parole.
-Lasciate che vi presenti gli altri miei due visitatori. Lui è il Signor Jackson.- disse con un sorriso.
I tre s’inchinarono, anche se Annabeth lo fece di malavoglia.
-E lui Mr Zhang.- disse con evidente imbarazzo.
Annabeth cercò di non sorridere, poiché aveva capito perfettamente che situazione si prestava dinanzi agli occhi.
Si accomodarono sui soffici divanetti eleganti e diedero inizio a una conversazione non abbastanza interessante da accattivarsi l’attenzione di Annabeth, quando la Signorina Levesque la richiamò, dicendo: - Miss Chase, noto con piacere che lei e il Signor Jackson vi conoscevate già.-
Annabeth strabuzzò gli occhi, poi rispose con altrettanta gentilezza:- Oh, sì. E’ un amico del Signor Brunner, un uomo il quale conosco da tanto e al quale voglio un bene così grande, da permettermi di chiamarlo zio. -
-Non un semplice amico. Il Signor Brunner era un compagno devoto di mio padre, il quale ha badato temporaneamente a mia madre, dopo la scomparsa precoce del mio babbo.-.
-Oh, non ne ero a conoscenza, perdonatemi. - replicò fredda Annabeth.
-Non vi preoccupate. -
Ognuno di loro riprese a parlottare, tranne Annabeth, che risentita osservava la stanza.
Improvvisamente un tocco leggero le sfiorò la spalla, e Miss Chase sussultò.
-Signorina Chase, non volevo disturbarvi. - sussurrò Percy.
Miss Chase rimase in silenzio, e Percy ne approfittò per sedersi accanto a lei.
-Potreste comunicare a vostro zio che mi dispiace davvero tanto non essere venuto da voi stamane, poiché ero impegnato? Avevo affari urgenti da svolgere. -
- Mi permettiate di domandarvi quali affari? Dovevate firmare qualche dichiarazione d’indipendenza dal pudding, poiché troppo inglese? –
Percy ricevette quella stoccata con irritazione, e invece di risponderle, si limitò a dirle: -Spero che riferiate a vostro zio ciò che vi ho detto.-
-Lo farò assolutamente. - disse indispettita Annabeth.
Dopodiché Percy si alzò e si diresse verso l’altro capo della stanza, con l’indignazione che gli cresceva nel petto lentamente.
 
 
Salve!
Eccomi qui con un nuovo capitolo pronto da gustare.
Spero che sia stato di vostro gradimento, e per favore fatemi sapere cosa ve n’è parso.
Vi ringrazio per la vostra attenzione.
Un bacio, Internettuale <3
 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


Il Signor Jackson si presentò puntualmente ogni mattino, dopo la prima colazione.
Discuteva col Signor Brunner degli invitati, del giorno e dell’organizzazione generale di quel ballo che tanto suo zio desiderava e che tanto Annabeth detestava.
Secondo il Signor Brunner i balli avevano una funzione sociale fondamentale, perché permettevano alle persone di incontrarsi e conoscersi mancando, entro limiti ben precisi, alle rigide regole che governavano i rapporti umani.
-Occasioni, dove i giovani di ambo i sessi possono non solo interagire direttamente, ma anche toccarsi, anche se solo per il brevissimo intreccio delle mani durante una danza. Questa prossimità, questa promiscuità fisica annulla temporaneamente alcune barriere.- ripeteva costantemente Mr Brunner al Signor Jackson, indicando con lo sguardo Miss Chase, e puntualmente Mr Jackson arrossiva per l’imbarazzo.
Ma la vera ragione per cui Percy faceva visita al Signor Brunner ogni mattina, era la fanciulla dai biondi capelli che riservatamente leggeva un libro in disparte, e che con il suo sguardo riusciva a confonderlo.
Non capiva (poiché lui era amato e adorato da tutte le dame della sua contea) perché Miss Chase volesse rendersi così insopportabile ai suoi occhi, ma era proprio questo dettaglio ad affascinarlo.
 
 
Dopo due settimane di accordi e di preparazioni, arrivò la serata del ballo, e l’entusiasmo si poteva tastare nell’aria.
Un’esaltazione non particolarmente sentita dai fratelli Chase, che comunque assunsero un atteggiamento spensierato.
- Sei incantevole. - disse Mr Chase orgoglioso.
Annabeth fece una piroetta su se stessa, e poi gli domandò: -Lo credi per davvero?-.
-Assolutamente. - rispose il fratello sorridendo.
 
Un motivo suonato da un violino accompagnava la prima parte di quella serata, che consisteva nelle presentazioni tra i vari invitanti.
Il Signor Jackson fece ingresso con il cugino e Mister e Miss Grace.
Immediatamente Annabeth s’immobilizzò. Conosceva perfettamente Miss Grace, giacché era una delle sue amiche più care, e quando la vide affabilmente scherzare con Mr Jackson, la sua simpatia nei confronti di quest’ultima calò.
-Oh! Ma quella è Miss Chase!- disse Mister Grace sorridendo.
Miss Grace si voltò verso la fanciulla e le fece segno di avvicinarsi, elargendo un sorriso che dimostrava tutta la sua felicità e la sua ammirazione.
-Annabeth, mia dolcissima Annabeth, eccola qui! Com’è graziosa!-
Percy prese mentalmente nota di quel nome.
La musica di sottofondo cambiò, e fu sostituita da un’aria spensierata.
-Thalia, anch’io nutro un grande piacere nel rivederla. -
-Signorina Chase è bellissima. - ammise Mr Grace sorridendole dolcemente.
-Miss Chase.- mormorò il Signor Jackson leggermente imbarazzato.
-Mr Jackson.- replicò Annabeth.
Il Signor Zhang s’inchinò al suo cospetto, ma al contempo sembrava vagare in un mondo tutto suo.
“Si starà domandando dove sia Miss Levesque. Che proprio poco tempo fa ho visto parlare con Mr Valdez.”
-Vi conoscevate già lei e mio cugino?- domandò interdetto Mr Grace.
Annabeth spalancò gli occhi. I Grace, famiglia così per bene, erano imparentati con un selvaggio? Poi rimembrò che i Grace erano legati con Mr Jackson, poiché il loro padre era fratello di Mr Poseidon. E Mr Poseidon, nonostante si fosse sposato con un’americana (poiché preso dalla passione), era un inglese a tutti gli effetti.
Il Signor Jackson ripose al suo posto:- Sì, esattamente. -
-Scusatemi, devo allontanarmi solo un momento. Ritornerò a breve, in compagnia della mia adorata cugina.- intervenì Annabeth.
-Oh, non si preoccupi. - replicò il Signor Grace.
Annabeth si allontanò dalla compagnia, per rivolgersi a Miss McLean, quando Mr Jackson la fermò.
-Miss Chase…- iniziò nervoso.
Annabeth lo guardò sconcertata:- Ditemi. -
-Vorreste concedermi questo ballo?- domandò agitato.
-Certamente. - rispose il Signor Brunner al suo posto –Sono più che sicuro che la dolce Annabeth accetterà questo ballo. Vero, mia cara?-
Rimase sorpresa dall’entrata di suo zio, poiché era arrivato così improvvisamente, da farle pensare che lui e il Signor Jackson avessero già organizzato tutto.
Guardò il Signor Brunner con sguardo implorante, ma quest’ultimo non si fece impietosire.
-Non v’impensierite Signor Jackson.- replicò Annabeth.
-Accettate?- domandò speranzoso.
-Si. - fu la sua risposta secca, e se ne andò.  
Improvvisamente la dolce musica che le risuonava nelle orecchie le donò un fastidio così intenso e una rabbia così inaspettata, che decise di accomodarsi su una poltrona per sbollire tutto quel nervosismo accumulato.
- Annabeth, che le succede?- domandò Miss McLean turbata.
-Il Signor Jackson. Dovrò ballare con il Signor Jackson.-
Piper si sedette accanto, e le prese la mano, accarezzandogliela dolcemente.
-E’ solo un ballo. Mezz’ora e sarà tutto finito. -
Annabeth la fulminò con gli occhi:- Oh, gliela farò pagare a mio zio! Vedrà la furia di tutti gli dei dell’olimpo abbattersi su di lui!-.
 La Signorina McLean sorrise divertita, e poi la incoraggiò sussurrandole nell’orecchio:- Vedrà che lo troverà un uomo abbastanza piacevole. Ho avuto modo di fare la sua conoscenza poco fa,
e mi è sembrato molto garbato.-
Annabeth sbuffò, e poi si ricordò della promessa fatta ai fratelli Grace:- Oh Piper! Devo presentarla al Signor Grace e alla Signorina Grace.-.
- Annabeth non si agiti così inutilmente. Ho già fatto conoscenza del Signor Grace, e mi ha chiesto di danzare con lui. -
La Signorina McLean arrossì chiaramente, e Annabeth sorrise divertita.
 
Percy si avvicinò per reclamare il suo giro, e Miss Chase prese posto fra le coppie accanto alla Signorina McLean, che timidamente sorrideva a un Signor Grace alquanto affascinato dalla bellezza della fanciulla.
Stettero i primi quindici minuti senza parlare, mentre le loro mani si sfioravano e i loro sguardi s’incrociavano senza sosta.
Percy adorava perdersi nei suoi magnifici occhi color ghiaccio.
-Non vi piace conversare. Noto che siete particolarmente taciturna. -
- In Inghilterra l'arte della conversazione consiste nel saper tacere. - lo liquidò così Annabeth.
-Le piace viaggiare?- domandò Percy a disagio, adottando l’uso del lei.
-Non ho mai visitato alcun luogo straniero oltre la mia dimora, se non Netherfield e le varie campagne inglesi. -
-Le attrarrebbe visitare l’America?-
Annabeth ammutolì, cercando di non ridergli insolentemente in faccia.
- In America vi è la più ampia possibilità di scelta.- ammise Percy.
- Ma non vi è purtroppo nulla che valga la pena di scegliere.-
Egli inizialmente non replicò, e rimasero privi della parola per ben dieci minuti, quando lui le disse:-L’America è un paese libero dalle convenzioni sociali. -
-L’America è un gigantesco errore.-
-Parla come se lei ci fosse vissuta in America.-
-Conosco i vari abitanti, a mio malgrado. -
Annabeth ottenne l’effetto voluto: Il Signor Jackson divenne un misto di alterigia e ira represse.
 Poi con tono freddo e forzato le domandò: -Perché cosa ne pensa degli Americani?-.
-Gli Americani compiono tutte le idiozie che riescono a concepire con la fantasia, più qualche altra oltre la loro inventiva.- ribatté pomposamente.
Il girò finì, e Mr Jackson si congedò da lei freddamente, mentre Annabeth si diresse verso il fratello con aria compiaciuta.
-E’ stato doloroso?- le domandò sofferente.
-No, devo dire che invece è stato fin troppo divertente.- rispose in tono sprezzante.
 
 
“E’ passato solo un giorno?”
Ebbene, miei cari, non vedo l’ora di scrivere questo capitolo.
Come precedentemente mi avete fatto notare il rapporto tra Hazel e Annabeth può lasciare confusi.
Purtroppo so che all’epoca le persone di colore non erano considerate come civili, ma il rapporto tra Hazel e Annabeth mi serviva, poiché la vicenda ruoterà, poi, intorno a ciò che Annabeth ha suggerito a Hazel, e che provocherà l’ira di Percy. Basta, ora sto in silenzio e non vi parlo più.
Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio, Internettuale. 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque. ***


Fu quel mercoledì privo di nuvole temporalesche ad annunciare l’arrivo di Mr Apollo a Longbourn.
Si poteva percepire, nelle strade della piccola cittadina, con quanto ardore e con quanta ansia fremessero le giovani fanciulle e le loro amate madri.
Mr Apollo era, con certezza, un angelo caduto dal cielo.
Incantevole nei modi e nell’aspetto, Mr Apollo suscitava un fascino ineguagliabile anche grazie alle sue doti canore.
Era biondo e possedeva un sorriso luminoso e divertito con il quale corteggiava, con romantici complimenti, ogni donzella che gli si prestava al suo fianco, senza aggiudicarsi il titolo di donnaiolo.
Una sola ragazza, però, era immune alle sue attenzioni e ai suoi corteggiamenti: Miss Dare.
Si erano conosciuti anni prima a Bath, ma il loro rapporto d’amicizia, secondo i pareri altrui, era strettamente dettato dalle regole imposte dalla società e dalle convenzioni.
Per quanto Miss Dare potesse essere considerata alquanto graziosa, c’erano dettagli in lei che suscitavano disgusto agli occhi altrui.
Nonostante applicasse costantemente buona parte della lozione di Gowland* sul suo viso, Miss Dare rimaneva pur sempre la ricca figlia Mr Dare con le lentiggini sul volto e i capelli rossicci.
-Rachel. - la chiamò suo padre, mentre la famiglia sedeva compostamente a tavola.
Miss Dare posò lo sguardo suo padre, e Mr Dare continuò:- Eravate a conoscenza dell’arrivo di Mr Apollo in città?-.
Rachel strabuzzò gli occhi, e un lieve rossore (provocato dai ricordi passati) le colorò il volto pallido.
-No.- fu la sua risposta esaustiva.
-Non sembrate piacevolmente sorpresa…-
-No, vi sbagliate! Provo grande gioia nel sentir questa notizia per me ignota fino a poco tempo fa. Ero solo turbata…- precisò Rachel con veemenza e con evidente disagio.
-Turbata?- ripeté il padre incuriosito.
- Non turbata… Sorpresa. Sì, sorpresa è il termine adatto. -
Un silenzio imbarazzato alleggiò sulla tavola per un po’ di tempo, finché Mrs Dare non disse:- Credo che inviterò Mr Apollo a pranzo da noi. –
 
 
- E’ arrivata la carrozza, mia cara Annabeth.- disse Mr Chase annoiato.
L’intera compagnia (composta dai fratelli Chase, da Miss McLean e Miss Levesque, da Mr Valdez e dal Signor Brunner) si sarebbe recata quella mattina alla tenuta di Netherfield di Mr Jackson, sotto insistenza di quest’ultimo.
- Oh, già?- domandò esasperata Annabeth.
Il Signor Brunner li raggiunse, accompagnato da Miss McLean e da Mr Valdez, e con un sorriso li esortò a uscire da casa.
Viaggiarono con il finestrino abbassato, sotto quello splendido sole di metà giugno, chiacchierando allegramente e formulando ipotesi sulla tenuta di Mr Jackson.
Quando arrivarono, i loro sguardi incantati si soffermarono sul giardino e sull’enorme edificio del Signor Jackson.
Annabeth adorava tutto ciò che riguardava l’architettura, e quel possedimento era un omaggio al neoclassicismo.
Un ruscello attraversava quell’immenso parco, costeggiato da bellissimi alberi, alti e imponenti, i cui rami s’intricavano tra loro, creando un gioco di ombre sull’erba rigogliosa.
Un servo li accompagnò all’ingresso, e con loro fu garbato e attento, per nulla invadente.
Appena entrarono nella sala, rimasero colpiti dall’eleganza di quell’ambiente: lampadari e applique in cristallo donavano una classe ineguagliabile, così come il pavimento in parquet e i quadri appesi alle pareti che raffiguravano incantevoli paesaggi.
Un maestoso pianoforte a coda sostava in sala, e Annabeth improvvisamente volle suonarlo, ma si trattenne.
Il tutto era così elegante, ma al contempo così sobrio, che Annabeth rimase rapita da quella tenuta e per un attimo ebbe la sua visione in quella casa, dove placidamente leggeva un libro, seduta sui quei divanetti dall’apparenza così soffici.
Il Signor Jackson sorrise amabilmente a tutti , salutandoli con caloroso affetto e invitandoli a partecipare al generoso buffet.
Furono introdotti attraverso un enorme salotto nella sala da pranzo, dove erano state apparecchiate prelibate pietanze.
Mr Jackson occupò posto accanto ad Annabeth, e imbarazzato sorseggiava una tazzina di caffè.
Annabeth, che nel frattempo osservava colpita il ritratto di una signora dai tratti delicati ed eleganti, cercò Mr Jackson:- Signor Jackson, sa dirmi chi è quella donna?-.
-Quella è mia madre. Mio padre adorava il suo ritratto.- disse malinconicamente Percy.
-Oh, non volevo dare origine a memorie che la rendono mesto. Non era davvero mia intenzione.- rispose sinceramente Annabeth.
- Mi perdoni, non è per niente colpa sua. La prego, mi permetta di mostrarle l’amata dimora di mio padre, a lei e alla sua adorabile compagnia.-
Lei e suo fratello Malcolm, sin da bambini, avevano sempre preso come esempio il comportamento di sua madre nei confronti degli statunitensi. E sin da quando erano bambini, sia Annabeth sia suo fratello, avevano sempre visto gli americani come barbari.
Eppure, per quanto si sforzasse ultimamente di essere distante e indifferente alle attenzioni del Signor Jackson, c’erano sempre qualche sua maniera o qualche sua parola che la facevano mutare opinione rispetto a quei selvaggi.
Mr Jackson era tutto quello che una donna potesse desiderare, tuttavia Annabeth non voleva dare ascolto a quella parte del suo cuore che le ripeteva costantemente quanto Mr Jackson fosse amabile.
- Senz’altro.- replicò Miss Chase.
L’intera compagnia si spostò in pieno consenso e, scortata da Mr Jackson, fu accompagnata in un gran numero di stanze, spaziose e dal soffitto altissimo, arredate accuratamente con mobili in mogano, magnifici mosaici, marmi, fregi d'oro e intagli, ciascun unico nel suo genere. Molti quadri pregiati facevano bella mostra, e Malcolm (appassionato d’arte) ammirava i dipinti con grande interesse.
- Questa tenuta supera tute le mie attese.- sussurrò Mr Chase all’orecchio della sorella.
La casa aveva una vista panoramica impressionante da ogni camera, e Miss Levesque non credeva ai propri occhi.
Annabeth si affacciò alla finestra, e inspirò tutta l’aria fresca e pulita di quella magnifica tenuta.
-E’ di suo gradimento?- domandò impacciato Mr Jackson.
-Assolutamente. Davvero splendida, devo complimentarmi con lei. -
Percy osservò la figura di Annabeth, che lentamente si allontanava da lui per raggiungere Mr Chase.
I suoi movimenti erano leggiadri e aggraziati, come il suo aspetto armonioso. I suoi occhi brillavano di luce propria, e solo il suo sguardo riusciva a renderlo un uomo felice; adorava il modo in cui soffiava sul suo ricciolo biondo quando le ricadeva sulla fronte, e amava lei in tutto e per tutto.
- Alea iacta est- disse sospirando il Signor Brunner.- Il dado è tratto.-
-Mi scusi?- domandò confuso Percy.
Mr Brunner sorrise:- Quando ci s’innamora, non si può più tornare indietro. Il dado ormai è stato tratto.-
Percy arrossì dai capelli alla punta dei piedi.
- Non si preoccupi Mr Jackson. Vedrà che col tempo il muro di pregiudizi sarà abbattuto, e che il desiderio sconfiggerà la negazione di Miss Chase, rispetto ai sentimenti che nutre per lei. -
- Lei dice che ho speranze?- domandò Percy confuso.
Mr Brunner, sorridendogli affabilmente, si diresse verso Miss McLean e Mr Valdez, privandolo del piacere di una sua risposta affermativa.
 Ad un certo punto, Miss Levesque incappò in una porta a vetrata che si affacciava sul parco e che mostrava le meraviglie di quello splendido giardino non ancora visitato.
- Mr Jackson, vorrei proporre una vista in questo meraviglioso parco. Sempre se per lei e per la nostra compagnia questa visita non rechi alcun disturbo.- domandò timidamente Miss Levesque.
-Concordo in pieno con Miss Levesque. Un giardino davvero meraviglioso. - disse Mr Valdez.
I due si scambiarono uno sguardo imbarazzato.
- Assolutamente. Sono certo che mio cugino vorrà esaudire ogni suo desiderio, Miss Levesque.- s’intromise Mr Zhang col volto rosso per la gelosia.
Mr Jackson fu colto alla sprovvista:- Certamente. Miss Chase per lei va bene?-.
- Sì, mi piacerebbe molto visitare il parco. - rispose confusa Annabeth.
Nessuna contestazione da parte degli altri membri della comitiva fu sollevata, perciò Mr Jackson andò a chiamare un domestico, dicendogli che, verso le cinque, sarebbero arrivati i suoi cugini e perciò a quell’ora sarebbe dovuto andare a chiamarli e ad avvisarli della loro venuta.
-Mr e Miss Grace?- domandò Miss McLean rossa in volto.
-Si, loro. Pranzeranno con noi, se per voi non è un dispiacere.-.
- Affatto. Anzi la loro compagnia mi è gradita. - ribatté imbarazzata la fanciulla.
 
* Lozione per curare le impurità della pelle, pubblicizzata sui giornali dell’epoca:- Alla lozione di Gowland vola ora la mia musa […] Umori eruttivi fuggono di fronte al suo potere, brufoli e lentiggini muoiono in un’ora. Temuti nemici del bel viso, mai più i vostri disgustosi effetti prederanno la bellezza muliebre…-
 
Salve a tutti!
Scusate il ritardo di due settimane ( ç_ç), ma purtroppo ero impegnata e non avevo internet.
Infatti sto aggiornando dal computer della mia amica, perciò ringraziatela ^^.
Ringrazio chiunque stia seguendo la storia, e chiunque abbia recensito.
Vi prego di recensire, le vostre opinioni sono molto importanti per me.
Siete fantastici.
 
Un bacio, Internettuale :D.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei. ***


-“Londra abbonda troppo di nebbie e di gente seria. Se siano le nebbie che producono la gente seria o se sia la gente seria che produce le nebbie non saprei dire.” Lo dice anche Oscar Wilde.-
-Pertanto Lei ha trovato la sua sosta a Londra noiosa?-
-Indubbiamente l’avrei preferita se ci fosse stata Lei in mia compagnia.- affermò Mr Apollo sorridente.
Rachel arrossì, e per un istante non seppe che proferire.
-Spero ancora che i suoi sentimenti non siano mutati nel corso del tempo, perché i miei sono ancora vivi e pulsanti. -
Rachel mantenne il suo sguardo fisso sui riflessi che emanava la luce del sole splendente sul ruscello dall’acqua cristallina.
Desiderò di non piangere, anche se un nodo le opprimeva la gola.
Mr Apollo le prese la mano, e gliela sfiorò con le labbra:- Lei è il sole del mio mondo, Miss Dare. –
 
Inevitabilmente si andarono a formare vari gruppetti che divisero l’intera compagnia.
Mr Zhang, Mr Valdez e Miss Levesque s’incamminarono verso il ruscello senza indugio, abbandonando intenzionalmente Miss McLean in compagnia di Mr Chase e del Signor Brunner, che animatamente discutevano delle varie opere d’arte della magnifica tenuta del Signor Jackson, ignorando deliberatamente la signorina.
Annabeth avrebbe preferito notevolmente passeggiare in solitudine in quel meraviglioso parco, piuttosto che passare quel pomeriggio accompagnata dalle premure del Signor Jackson.
-Si sente affaticata Miss Chase? Vuole che le offra il mio braccio come sostegno?-.
-Oh, davvero, non si preoccupi. Sto benissimo così. –
Passeggiarono in silenzio per altri cinque metri, quando Mr Jackson le domandò:- Sente caldo, Signorina Chase? Potremmo sederci all’ombra di quel salice.-.
Annabeth cercò di mantenere la calma: non voleva essere scortese, dopotutto era nella tenuta del Signor Jackson.
-Mi piacerebbe tanto passeggiare. Ma, se lei vuole riposarsi, può benissimo sedersi sotto l’ombra di quel magnifico salice piangente, e raggiungere più tardi l’intera compagnia.-.
- Assolutamente no. Non sono mai stato così bene in vita mia, e credo che tutto ciò sia dovuto alla sua splendida vicinanza. Mi preoccupavo esclusivamente della sua salute.- dichiarò con evidente imbarazzo Percy, ostile a volersi separare di un solo istante da Miss Chase, che tanta gioia e tanto piacere gli elargiva.
-E’ davvero gentile nei miei confronti, ma le ripeto: sto benissimo. -
Camminarono per quei viali incantevoli, in un silenzio contemplativo (dove Mr Jackson contemplava la fanciulla, e dove Miss Chase contemplava il panorama) finché Mr Jackson prese parola:- Le piacciono i fiori, Miss Chase?-.
-Si, abbastanza. -
-Quali sono i suoi preferiti? Ne ha uno in particolare?-
Annabeth sorrise divertita:- Perché le interessa tanto, Mr Jackson?-.
-Oh, ero solo incuriosito. -
-Incuriosito? Capisco. -
Mr Jackson aspettò un suo chiarimento, e quando questo non venne, replicò: - Le piacciono le rose?-.
- Troppo impersonali. -
-I tulipani?-
-Banali. -
- E allora qual è il suo fiore favorito?-
-Le orchidee.-
- Esageratamente insolite. - disse ridendo Mr Jackson.
-Insolite? Sono magnifiche. Il mio esemplare preferito sono le orchidee fantasma, ma il loro unico difetto è di essere troppo rare. -
-Sono introvabili? – domandò impensierito Mr Jackson.
-Più che irreperibili sono costose. Molto costose. –
Il silenzio oscillò tra i due, mentre i loro passi riecheggiavano tra quei viali così magnificamente arricchiti da una vegetazione così splendida.
La giornata era ancora meravigliosa e priva di nuvole burrascose, e Annabeth si sentiva così tremendamente in imbarazzo che accarezzò il pensiero di voltarsi e fuggire.
Ma nonostante tutti i preconcetti nati da idee malsane che le indicava la sua famiglia, Annabeth provava una certa stima per il Signor Jackson, e per questo volle instaurare una conversazione con quest’ultimo.
- Adoro l’estate. Mi rammenta i magnifici momenti passati con il Signor Brunner e con mio fratello. Reminiscenze indimenticabili che mi regalano una gioia così immensa, che sarebbe impossibile descriverla sia a parole che a voce. Non trova anche lei, Mr Jackson, che l’estate sia la miglior stagione?-
- Tutto ciò che ha esposto è indiscutibile, Miss Chase. Se non fosse stato per l’estate, non avrei fatto la sua conoscenza. – rispose imbarazzato Mr Jackson.
- La mia conoscenza è qualcosa di superfluo, Mr Jackson. Non pensa che è grazie all’estate che lei ha conosciuto l’Inghilterra? Sia realistico, non ritiene che il nostro regno sia ricco di paesaggi sorprendenti?-
- Non sono certo i paesaggi sorprendenti , che fanno da sfondo all’Inghilterra, he mi fannco amare questo Paese.-
-Ah, davvero? E cosa sarebbe così sorprendente da levargli il fiato?- domandò maliziosa Annabeth.
- E’ un segreto, Miss Chase.-
- Custodisco i segreti di tutti i componenti della mia famiglia da quando ero una bambina. Lei di me può benissimo fidarsi; e se non lo fa, ciò vuol dire che sono esplicitamente coinvolta nella sua confessione. Ebbene io le dico che può rivelarmi la sua confidenza, dato che non c’è niente che io non conosca, ormai.-
Mr Jackson, che trovò quelle parole così piene di tracotanza e immodestia, decise di mentirle rivelandole una bugia.
Ripensò a una signorina dai capelli rossicci, che poco tempo prima aveva incontrato, e che l’aveva colpito particolarmente.
-E’ una ragazza dai capelli rossi ad avermi rubato il cuore. Si chiama Miss Dare, la riconosce?-
Il volto di Miss Chase impallidì, e Percy vide la sua mente lavorare alla ricerca di una spiegazione a tutte le sue attenzioni.
Percy vide il suo gesto come qualcosa di incoerente, ma l’atteggiamento di Miss Chase l’aveva infastidito.
- Miss Dare? Io pensavo…-
-Lei pensava?-
-Oh, non importa.-
- Custodisco i segreti di tutti i componenti della mia famiglia da quando ero un bambino. Lei di me può benissimo fidarsi; e se non lo fa, ciò vuol dire che sono esplicitamente coinvolto nei suoi pensieri. Ebbene io le dico che può rivelarmi le sue riflessioni, dato che non c’è niente che io non conosca, ormai.-
Annabeth non seppe se sorridere o infuriarsi con Mr Jackson per la sua pessima imitazione, perciò preferì rimanere in silenzio.
Percy si rammaricò istantaneamente di ciò che aveva appena compiuto; malgrado ciò c’era qualcosa in lui che gli ribadiva ininterrottamente che era stata la cosa giusta da fare.
A interrompere quel silenzio carico di dubbio e di tensioni, fu il cameriere di Mr Jackson ad avvisarlo della venuta di suo cugino.
- Grazie, Hugo. La prego, vada ad avvisare gli altri componenti del gruppo, nel frattempo io e Miss Chase andremo da Mr e Miss Grace.-
- Assolutamente, Mr Jackson.-

Salve a tutti!
Ecco qui un nuovo capitolo.
Che dire, io lo adoro. Spero che vi sia piaciuto tanto quanto è piaciuto a me; perciò vi prego di recensire :c
Vi ringrazio per tutto :D
 
Un bacio, Internettuale.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo sette. ***


Annabeth sorrise timidamente ai due fratelli Grace, mentre col pensiero  ripercorreva tutto il tratto percorso al fianco di Mr Jackson.
Prima che il servitore del Signor Jackson interrompesse i loro discorsi, c’era stato un attimo, un solo istante, che era durato quando un battito cardiaco, in cui lei era diventata gelosa di quella fanciulla.
Un solo momento che l’aveva resa livida d’invidia, un momento poi scemato all'istante.
Miss Grace interruppe il flusso dei suoi pensieri: - Mia cara, carissima Annabeth, che piacere rivederla. -
-Anche per me è un grandissimo piacere ritrovarla Miss Grace.-
-Vi vedo accaldati, Mr Jackson. La vostra passeggiata è stata alquanto faticosa?- domandò impensierito Mr Grace, mentre osservava preoccupato i due giovani.
- Non tanto la nostra camminata quanto il dibattito intrattenuto. -
Miss Grace alzò le sopracciglia,  piacevolmente incuriosita:- Oh, ma davvero? E di che avete discusso?-
-Di amore.- disse Mr Jackson sorridendo; un sorriso sprezzante, da piantagrane, che inasprì Annabeth senza indugio.
-Per i fiori.- completò la ragazza quando osservò le facce confuse dei presenti, - Amore per i fiori. Il Signor Jackson mi domandava quale fosse il mio fiore preferito.-.
-Non amo particolarmente i fiori.- disse annoiata Miss Grace, - Preferisco i monili e le pietre preziose, molto più adatti a un regalo per una dama. –
Il Signor Jackson la guardò negli occhi e Annabeth sorrise con distacco.
-Oh, eccovi qui!- disse con l’affanno Miss McLean.
Il viso era paonazzo, e buona parte dell’acconciatura si era scomposta per la ricerca ansimante dei compagni; una bretella dell’abito color pesca le ricadeva dalla spalla e una goccia di sudore le attraversava il collo sottile.
Mr Grace posò il suo sguardo su di lei, e i loro sguardi s’incrociarono. La fanciulla si alzò la bretella infinitamente imbarazzata e gli accennò un sorriso.
Annabeth provò vergogna per lo stato della cugina.
-Miss McLean io non trovo tutto questo bisogno urgente di precipitarsi verso gli altri membri della nostra compagnia! Il povero Signor Brunner è in una situazione non alquanto facilitata, e il suo atteggiamento è a dir poco sconsiderato!- la ammonì Malcolm raggiungendo i presenti col volto adirato.
Miss McLean abbassò lo sguardo, tremendamente imbarazzata, ma in sua difesa intervenne Miss Grace:- Mr Chase, se mi fossi ritrovata in compagnia di due uomini a volte così tremendamente monotoni, anch’io, appena avessi saputo che parte dei miei coetanei mi attendeva in salotto, mi sarei recata senza un attimo di esitazione verso questi ultimi per un istante di sollievo. -
Il Signor Brunner sorrise divertito, mentre Miss McLean ringraziò con lo sguardo la Signorina Grace.
- Non mi ritengo un uomo così tremendamente monotono, mia cara Miss Grace.- ribatté con astio Mr Chase.
-Miss McLean è da quella splendida serata al ballo che non v’incontro. Conservo uno splendido ricordo di quel ballo...- disse Mr Grace sorridendo imbarazzato.
-Lo penso anch’io. Davvero una magnifica serata.- mormorò Piper.
-Come dite?- domandò perplesso Mr Grace, che non aveva udito le parole della fanciulla.
Miss McLean gli si avvicinò e ripeté imbarazzata: - Ho detto che è stata una magnifica serata.-.
Percy si accostò all’orecchio di Miss Chase, e le sussurrò:- Ricorda il nostro primo ballo?-.
Miss Chase ci meditò un po’ su, inclinando la testa a sinistra e mantenendo lo sguardo a destra, come se lei stesse fissando un punto lontano e stesse ripercorrendo tutto il flusso delle sue memorie alla ricerca di quel momento.
- Mmmh…Penso di no. Sa, la mia mente rimuove tutto ciò che ritiene traumatico o dannoso al mio buonsenso.- disse Miss Chase voltandosi e posando i suoi occhi grigi d’inestimabile valore nei suoi occhi verde mare.
Percy sorrise divertito, e proprio mentre stava per replicare, fu interrotto dall’entrata in scena di Miss Levesque, Mr Valdez e suo cugino Mr Zhang.
I due signori avevano il volto corrugato, mentre Miss Levesque sorrideva piuttosto sconcertata.
Annabeth immediatamente capì ciò che era accaduto: i due gentiluomini si erano contesi a lungo le attenzioni della fanciulla; ottenendo, però, scarsi risultati. 
Annabeth osservò Mr Zhang attentamente. I suoi modi di fare erano alquanto goffi e impacciati, la sua costituzione nerboruta, e inoltre lo sguardo era assente. Per quanto si sforzasse di denotare in lui caratteristiche positive, non riuscì a trovare niente che la soddisfacesse: non possedeva un bell’aspetto, la personalità non era dotata di un’intelligenza vivace o di perspicacia, i modi erano maldestri e privi di eleganza e non possedeva un determinato fascino. L’unica cosa fruttuosa che possedeva era un patrimonio abbastanza cospicuo, che sicuramente l’avrebbe mantenuto a vita.
Poi pensò al Signor Valdez: sebbene fosse di bassa statura, Mr Valdez possedeva un’indole esuberante ed energetica. Era dotato di brio, e allietava le situazioni più spiacevoli con arguzie vivaci. Non era neanche così di cattivo d’aspetto, possedeva un bellissimo sorriso e gli occhi neri designavano la sua sagacia.
Se avesse potuto scegliere tra i due, avrebbe preferito indubbiamente il Signor Valdez.
 
I servitori apparecchiarono la tavola immediatamente, e l’intera compagnia si sedette affamata e pronta a gustare tutte le squisite pietanze che il Signor Jackson le avesse offerto.
Annabeth si ritrovò accanto al Signor Jackson, e nonostante volesse evitare a tutti i costi qualunque contatto con quest’ultimo, egli insisteva nel voler intrattenere una conversazione con la fanciulla.
Detestava i suoi sorrisi, disprezzava il suo accento americano e i suoi modi di fare. Disdegnava ogni sua forma di cortesia, e odiava, in particolar modo, il fatto che lui trovasse attraente Miss Dare.
Tuttavia, ogni suo sforzo era perso; non avrebbe mai odiato Mr Jackson tanto quanto sua madre gli aveva insegnato. Non ci riusciva, più lo frequentava e più capiva che tutto ciò che aveva imparato sugli americani era errato.
Perché, a volte, adorava i suoi sorrisi e i suoi modi di fare. Desiderava le sue gentilezze, e voleva, nell'intimo, che lui provasse qualcosa per lei.
 
-Desidera qualcos’altro, Miss Chase?- domandò timidamente Percy.
Percy Jackson odiava i suoi modi di fare. A volte era fin troppo deciso e sarcastico, altre così spaventosamente timido e insicuro.
Pensò che sicuramente fosse la presenza di Miss Chase a renderlo così vulnerabile sotto tutti i punti di vista. Lo rendeva nervoso e impacciato, ma soprattutto vulnerabile.
Bastava solo un suo sguardo a farlo cadere in trappola, era sufficiente soltanto che le loro mani si sfiorassero o che i loro sguardi s’incontrassero, e subito Percy diventava inquieto e riservato.
A volte invece, quando pensava di averla impressionata o quando si sentiva fin troppo sicuro, le sussurrava qualche parola esageratamente ironica, che faceva indispettire la fanciulla fin troppo suscettibile.
Tutto era, ahimè, fin troppo complicato.
Doveva moderare il suo accento, doveva controllare i suoi modi di fare e al contempo essere sia affabile sia elegante. Doveva essere affascinante e misterioso, e contemporaneamente doveva essere se stesso.  Doveva trovare argomenti di conversazione che interessassero la dama, come la poesia o la musica. Doveva essere perfetto, impeccabile, altrimenti Miss Chase non l’avrebbe mai preso in considerazione.
-No, davvero. Non si preoccupi. - fu la sua risposta distante.
Ma nonostante i suoi sforzi, lei era sempre distante e fredda. Nonostante provasse ad attirarla, lui per lei non era altro che un americano.
-Potrei suonare qualcosa per voi tutti. - disse Miss Grace improvvisamente.
- Che cosa intende, Miss Grace?- domandò incuriosito Mr Brunner.
-Potrei suonare qualcosa per voi, mentre voi potreste danzare nel frattempo. Mio fratello non fa altro che parlare con la signorina McLean di quanto sia stato magnifico il ballo che avete organizzato voi, Mr Brunner. Potremmo allestirne uno in salotto, sempre se lei, Mr Jackson, è favorevole. -
Mr Jackson, preso dall’eccitazione, annuì con veemenza.
La giovane donna si sedette al pianoforte, ma il fratello la interruppe preoccupato.
-Mia cara Thalia, perché dovresti perderti una serata così favolosa per intrattenerci, quando invece potresti benissimo danzare con noi?-
-E chi suonerebbe al mio posto?-
-Una mia domestica.- rispose chiaramente il Signor Jackson.
La fanciulla sorrise divertita:- E con chi potrei danzare io? Mr Jackson passerà tutta la serata cercando di ottenere un ballo da Miss Chase (che ama farsi desiderare). Tu, mio adorato fratello, danzerai ininterrottamente con Miss McLean, mentre Miss Levesque volteggerà con Mr Valdez, poiché son certa che Mr Zhang non ma ballare. Mr Chase parlerà d’arte e di altri argomenti così tremendamente noiosi col Signor Brunner e col Signor Zhang, ed io rimarrei sola. Perciò preferirei farvi compagnia con la mia melodia, cercando di allietare i vostri pensieri con motivi che riempiranno sicuramente di gioia i vostri cuori.-.
Il silenzio calò in sala, poiché Miss Grace aveva intuito alla lettera ciò che sarebbe accaduto.
Il primo che ruppe il silenzio fu il Signor Brunner, che ridendo esclamò: - Suvvia, Miss Grace! Un po’ di allegria non guasterebbe. Stia pur certa che la domestica del Signor Jackson saprà farci compagnia con la sua melodia e saprà allietare i nostri cuori con tanto ardore quanto lei. –
Una donna gracile occupò il posto di Miss Grace, e molte coppie si andarono a formare.
Per il primo ballo, Mr Grace danzò con sua sorella, mentre Mr Valdez ballò con sua cugina.
Annabeth rimase seduta, poiché non voleva dare man forte alle supposizioni di Miss Grace, così Mr Jackson ballò con Miss Levesque, che tutta imbarazzata si fissava intorno incredula.
Mr Zhang parlò animatamente col Signor Brunner, e Annabeth stette ad ascoltarli incuriosita, quando Mr Chase mise la mano sulla spalla della sorella.
-E’ da tanto che non danzo, e vorrei dimostrare alla nostra adorata Miss Grace, che non sono per nulla un uomo noioso. Oscilleresti con me, mia dolce Annabeth?-
Annabeth sorrise rallegrata, e si unì al primo giro di coppie, volteggiando gioiosamente col fratello.
Quando il primo giro finì, il Signor Jackson si avvicinò cautamente, e Annabeth cercò di evitare lo sguardo.
- Miss Chase, mi concederebbe un ballo?- domandò nervosamente.
-Questa volta non c’è nessun Signor Brunner ad aiutarla, Mr Jackson. Crede che io sia venuta qua per mendicare un cavaliere?-.
- Miss Chase, lei balla tanto divinamente, che per me è una vera malvagità negarmi la gioia di ammirarla da qui. - intervenne Mr Zhang sorridendo.
Annabeth lo guardò incredula, e quest’ultimo le sorrise divertito.
La fanciulla osservò il fratello che parlava dall’altro capo della sala con Miss Levesque, mentre un’annoiata Miss Grace donava un ballo a un eccitato Mr Valdez.
Annabeth diede la mano al Signor Jackson, che, sorridendo imbarazzato, ringraziava con lo sguardo il cugino.
Nel frattempo Mr Grace domandava a un’imbarazzata Miss McLean la stessa domanda che pochi istanti prima il signor Jackson le aveva posto.
La musica partì, e i due giovani incominciarono a librarsi nella stanza.
 
 
Salve a tutti!
Scusate il ritardo di non so quante settimane, ma non ho la rete, perciò trovo parecchio difficile postare i capitoli in assenza di internet. ( Maledetto Hermes!)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e vi prego di recensire J
Grazie per la vostra attenzione, e per la vostra immensa pazienza!
 
Un bacio, Internettuale <3
 

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto. ***


-Non ci crederai mai mia dolce Annabeth.-
Annabeth alzò il suo sguardo sul fratello e lo guardò con aria interrogativa.
Mr Chase rilesse la lettera che aveva tra le mani, sbuffò e si dimenticò della sorella che aspettava un suo chiarimento.
-Non ci crederò finché non me lo dirai Malcolm. Ciò mi pare più che ovvio. -
-Un altro ballo! Non è possibile! Tra due settimane!-
Un bellissimo pensiero investì Annabeth, una visione che la fece trasalire per l’emozione; si ricompose e, con uno sguardo impassibile, domandò al fratello:- Ci sarà il Signor Jackson?-.
Mr Chase la squadrò:- Perché t’interessa?-.
-Perché, se lui non ci sarà, potrò godermi il ballo.-
Mr Chase prese posto sulla soffice poltrona, e si asciugò la fronte gocciolante con un candido fazzoletto:- Mia cara sorella, mi addolora affliggerti, ma il ballo si terrà proprio a casa di quell’americano. Un ballo in onore di Mr Apollo! Chi diamine è costui?-
Arrossì per una folle idea, e per non farsi scorgere, girò la pagina del suo libro rilegato in pelle e fissò una parola con intensità.
-Oh, non so. – disse Annabeth sovrappensiero.
-Non hai nient’altro da dire? Nessuna protesta? Non disapprovi questo ballo?-
-No.-
-No? Mia cara Annabeth, che ti succede?-
Annabeth preferì non rispondere; rinchiuse il libro e osservò il paesaggio che s’intravedeva dalle grandi finestre del salone.
Mr Chase, preso da uno scatto d’ira improvvisa, rimproverò Miss Chase dicendole: -Tu pensi che le tue letture giovino il tuo spirito e la tua mente, Annabeth. Ma non sai che, in realtà, appari come una donna vuota e priva di spirito. Indolente e cinica! Tu non presti attenzione alle mie ansie, non mi conforti come farebbe una normale sorella. Sei fredda e impassibile; il tuo cuore non pulsa sangue nelle vene come in una normale persona, bensì è fatto di un freddo marmo. Oh, quanto mi addolora il tuo comportamento incurante… E’ tutta colpa delle persone che frequenti! Tutta colpa di quel Signor Jackson!-
Annabeth si alzò, rossa in volto per gli insulti appena ricevuti, e con rabbia scagliò il suo libro per terra; poi, con uno sguardo fermo e deciso, dichiarò:- E’ solo un ballo, Malcolm; ti turbi per nulla! Il tuo comportamento è quello di un bambino irragionevole! Tu hai la tendenza a manipolare gli altri a seconda delle tue necessità, possiedi comportamenti arroganti e aggressivi che si manifestano quando i tuoi bisogni non sono immediatamente soddisfatti! Deliziati da solo della tua boria e della tua arroganza, poiché io non sono più tenuta a darti ascolto!-.
-Certamente! Perché ora darai ascolto a quella mente traviata!-.
- Come osi… Cosa ti fa pensare che io provi qualcosa per quell’uomo?-
-Pensi che io sia cieco, Annabeth? Pensi che io non veda i tuoi occhi illuminarsi d’interesse ogni qualvolta che si pronuncia il suo nome? Pensi che io sia sordo? Che non senta le tue parole piene di un amore folle ogni qualvolta che ti rivolgi a lui? Tu credi di mascherare la tua passione con un atteggiamento freddo e distante, supponi che comportarsi ingiustamente con lui serva a farlo allontanare, quando invece miri solo a ottenere il suo cuore! Ritieni che nostra madre non sia informata del tuo comportamento…-.
- Nostra madre? Cosa le hai detto?!-
-Ciò che direbbe un fratello quando vuole salvare sua sorella da un amore oltraggioso e indicibile! Annabeth, quell’uomo è un americano!
-LO SO!-
Malcolm spalancò gli occhi sorpreso, e la osservò disgustato.
Annabeth respirò a fondo e, con gli occhi lucidi, mormorò:- Pensi che non lo sappia? Pensi che io non abbia appreso tutto ciò che nostra madre ci diceva? Che non sia cosciente del fatto che Mr Jackson sia una compagnia deplorevole per il Signor Brunner, e che ogni nostro contatto con quest’ultimo sia da considerare offensivo? Pensi che non ne sia consapevole?Mi credi una sciocca Malcolm?!-
Mr Chase rimase in silenzio.
Nel suo viso non riusciva a scorgere del pentimento e del dolore. Era indifferente e fermo nelle proprie decisioni.
Annabeth aspettò in silenzio, ma il fratello non le rispose. Raccolse il libro da terra e, mentre usciva dalla stanza, vide sua cugina e Mr Valdez che abbassavano lo sguardo sconcertati.
 
- Miss Chase! Miss Chase si fermi !-
Annabeth si voltò confusa alla ricerca di quella voce.
Mr Jackson le mise una mano sulla spalla e ansimante esclamò: -Eccola qui! L’ho cercata per un bel po’; Miss McLean mi aveva detto che lei era qui, nel parco, ma non riuscivo a trovarla… Ha una brutta cera, che le succede?-.
Annabeth rimase in silenzio, mentre si mordeva le labbra, cercando disperatamente di non piangere.
Mr Jackson le prese la mano e, cautamente, la fece sedere all’ombra di un pioppo; occupò posto al suo fianco e rimase in silenzio, in attesa di una sua spiegazione.
Miss Chase incominciò a singhiozzare, un pianto disperato, e appoggiò la testa alla spalla di Percy.
Percy strabuzzò gli occhi e, confuso e al contempo agitato, fece l’unica cosa che il cuore gli suggerì: la cinse a sé.
La dama fremeva tra le sue braccia e Percy sentiva le calde lacrime bagnargli la camicia, ma per nessuna ragione al mondo avrebbe interrotto quel legame che ora più che mai li univa.
-Sta bene?- le domandò.
Poi si diede mentalmente dello sciocco, poiché era più che ovvio che quelle non fossero lacrime di gioia.
Le accarezzò i riccioli biondi e Miss Chase alzò gli occhi arrossati e gli disse – Mi perdoni.-.
Poi si staccò da lui e si asciugò le lacrime con le mani.
-Non volevo disturbarla con il mio piagnucolio, e non avevo l'intenzione di avvalermi della sua spalla. La prego di scusarmi, non sono una di quelle persone lagnose e sensibili. –
-Cosa la addolora così?-
- Le parole di mio fratello.- fu la risposta incompleta di Miss Chase.
-Che cosa le ha detto?-
Miss Chase sospirò afflitta, rimanendo in silenzio; poi, voltando lo sguardo verso l’edificio imponente che sostava dinanzi a loro, disse: - Neanche una freccia dalla punta rovente riuscirebbe a farmi tanto male quanto i termini con cui lui mi ha definito. E neanche il ricordo più felice riuscirebbe a cancellare il modo orribile con cui io ho risposto alle sue offese. Lei, Mr Jackson, deve sapere che mio fratello è l’unica famiglia che io possegga. Mia madre non è altro che una donna superba, forse tanto quanto i suoi figli, e che disprezza suo marito come la sua prole, nonostante mio padre non abbia fatto altro che amarla e noi non abbiamo fatto altro che renderla orgogliosa di noi, seguendo i suoi esempi e venerandola come una dea. Nutro un profondo affetto per mio fratello, e una profonda stima; è stato il mio compagno di giochi e, a volte, mio insegnante. Mi ha fortificato, preparata alla vita e introdotta alle regole della buona società; perdere lui sarebbe come abbandonare una parte di me stessa, poiché ciò che lega un fratello a una sorella è un affetto indissolubile, che forse solo l’eredità dei propri genitori riuscirebbe a distruggere. Ma ciò è impossibile, poiché Malcolm ed io siamo legati da un amore che va di là dalle ricchezze, un legame che, nel tal caso fosse distrutto, mi lacererebbe l’anima e il corpo. Oggi, purtroppo, ci è stato uno scambio di battute abbastanza acceso… Lei mi guarda confuso Signor Jackson. Pensa che un semplice scambio di battute offensive tra fratello e sorella non basti a distruggere un legame sincero come il nostro? Le devo dar torto, allora, con mio grande dispiacere. Mr Chase ha commesso un errore imperdonabile, e mi riesce difficile perdonarlo. -
- Qualcosa d’imperdonabile… Le ha rovinato il suo libro preferito?-
Annabeth sorrise amaramente, poi continuò:- Ha scritto a mia madre, e le ha riferito qualcosa che non doveva certamente raccontarle. –
Un tuono rimbombò nel silenzio contemplativo di quel parco; Mr Jackson si alzò e le offrì una mano. Annabeth, ricordandosi delle parole di suo fratello, decise di non accettarla.
- Fra poco ci sarà un acquazzone; sarebbe meglio continuare il racconto in un luogo chiuso. –
- Temo che oggi non sia possibile, allora. La presenza di mio fratello sarebbe un peso opprimente.- disse Annabeth, distogliendo lo sguardo da quello di Mr Jackson.
Improvvisamente si ricordò di come lui l’avesse accolta nelle sue braccia, e di come l’avesse tenuta stretta a sé fino a farla calmare; il viso le si colorò di rosso e Mr Jackson, rivedendo nella sua mente quel medesimo momento, assunse il suo stesso colorito.
- La accompagnerò sino all’entrata.- proclamò risoluto.
-Non si preoccupi Mr Jackson, conosco perfettamente la strada.-
La prese sottobraccio, e sorridendo le disse:- Lei è mia amica, Miss Chase. Ed è per me un onore ascoltarla ed esserle d’aiuto ogni volta che lei mi vorrà accanto. –
S’incamminarono per il viale, e Annabeth replicò:-Non ho bisogno di lei, Mr Jackson.-.
-Ma sono io quello ad aver bisogno di lei. -
-Non le basta Miss Dare?-
- Io le parlo da amico, non d’amante. Lei mi fraintende, Miss Chase.-
Un atroce dolore colpì la parte sinistra del petto di Annabeth.
Erano arrivati ormai all’immenso portone e la dama intravide, dalla finestra, il volto di suo fratello che la scrutava oltraggiato.
Annabeth si separò con indifferenza da Mr Jackson, e con un usuale saluto si congedò da quest’ultimo.
Percy rimase ferito dal suo comportamento, e attribuì la colpa di quell’atteggiamento alla frase detta in precedenza. Mentre scendeva le scale, una folata di vento lo investì in pieno, e con il vento cadde un pacchetto, che però Percy non vide volar via.
La pioggia incominciò a scendere a dirotto, e Annabeth vide il gentiluomo prendere la sua carrozza e andarsene, senza mai voltarsi indietro.
Prima di rientrare, però, adocchiò quel fagotto bagnato e sciupato dalla pioggia, così decise di prenderlo con sé.
Aprì la porta dell’ingresso, e la richiuse dietro di sé.
Suo fratello la aspettava, con le braccia incrociate al petto:- Spero che Mr Jackson abbia rallegrato la tua giornata, Annabeth.-.
Annabeth lo sorpassò, con le lacrime calde che le attraversavano le gote rosse.
Salì le scale frettolosamente, e l’eco dei suoi singhiozzi raggiunse Miss McLean.
Aprì la porta della sua camera, e vi si rinchiuse dentro.
-Miss Chase si sente bene?-
Annabeth tirò su col naso:- Sì, non si preoccupi. -
-Fatemi entrare…-
-No! No, davvero, sto benissimo. -
-Siete sicura?-
-Sicurissima. -
-Vuole che le porti qualcosa da bere?-
- No, veramente, sto bene così. –
Miss McLean si allontanò dalla porta sospirando, e i suoi passi riecheggiarono nel corridoio.
Annabeth si sedette sul letto, e al suo fianco poggiò l’involucro di Mr Jackson; una curiosità infrenabile le suggeriva di aprirlo e di scoprirne il suo contenuto, ma il pudore glielo vietava.
Fu tentata di sfilare lo spago che univa la carta color caffè, ma non si avvalse di quest’opportunità.
Così appoggiò la testa sul cuscino, e accanto a sé posizionò quel fagottino.
Il giorno dopo si sarebbe recata a Netherfield. 

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove. ***


Fu l’incessante tamburellare della pioggia sui vetri a svegliare Annabeth.
Si alzò e si protese alla finestra per intravedere, tra le nuvole tempestose, qualche raggio di sole che annunciasse il tempo sereno, ma non ci riuscì.
Tutto era un consistente ammasso di nuvole bigie, pronte a scatenarsi adirate con fulmini e saette.
Si sedette sul proprio letto a baldacchino e, scoraggiata, si approntò per la prima colazione.
Percorse il corridoio silenziosamente, quando una mano le afferrò il polso e l’attirò a sé.
Miss McLean le fece segno di stare in silenzio, poi la portò dentro la sua camera.
- Miss Chase, mi ascolti.- le disse sussurrando.
-Perché bisbiglia?- domandò Annabeth confusa.
-Shhhh!-, la ammonì Miss McLean. –C’è suo fratello nei paraggi, non vorrei che ci sentisse. Ieri sera il Signor Brunner ci ha detto che andava via di casa per una commissione urgente…-.
-Quale commissione?- la interruppe Annabeth.
-Non so, questioni d’affari, molto probabilmente. Prima di andarsene ha chiesto di lei ma... ma Mr Chase ha detto che non potevate vedervi perché la salute non glielo permetteva. Ecco, sia io che Mr Valdez sapevamo che lei era il ritratto della salute, e saremmo tanto voluti intervenire se non fosse stato per l’occhiata omicida che Mr Chase ci ha lanciato. Stamani ho sentito dei passi per il corridoio, mi sono affacciata alla porta della mia camera spaventata, e ho visto suo fratello passeggiare per il corridoio della sua stanza. Come se stesse vigilando su qualcosa, come se impedisse l’accesso alla vostra stanza… Miss Chase, non vorrei essere avventata nelle mie supposizioni ma credo che suo fratello voglia tenerla rinchiusa nella sua camera fino al ritorno del Signor Brunner.-.
-Non possiede nessun diritto! Non può farlo!-
-E invece può! Mr Brunner gli ha lasciato le redini della casa fino al suo ritorno… Miss Chase non so come aiutarla. -
-Gli andrò a parlare, e vedrà chi dei due rimarrà rinchiuso… -
-No!-
Miss McLean le afferrò il braccio e s’interpose tra la porta della sua stanza e Annabeth:- Miss Chase, mi ascolti, chieda scusa a suo fratello, gli faccia capire che si è pentita del comportamento che ha assunto nei suoi riguardi, anche se il rimorso non è sincero. Vedrà che tutto si sistemerà per il meglio. -
-Mi dovrei sottomettere?- domandò disgustata.
-Non dovrebbe essere così orgogliosa, Miss Chase.-
-Infatti, non lo sono!-
-E siete anche suscettibile…-
- Stia ben a sentire Miss McLean, non mi faccia perder tempo! Ho degli incarichi improrogabili da svolgere!-.
-Bene, con mio più grande rammarico le dico che non riuscirà a eseguire nessun compito impellente, giacché suo fratello vuole rinchiuderla nella sua stanza e lei è troppo presuntuosa per domandargli scusa!-
Il volto di Annabeth s’infervorò di rosso:- Miss McLean si sposti immediatamente!-.
Miss McLean si scostò dalla porta, ma prima che quest’ultima si chiudesse, le disse:- Io e il Signor Valdez abbiamo udito l’acceso dibattito tra lei e suo fratello, Miss Chase; ed io so benissimo dove lei vorrebbe recarsi in questo momento e quali commissioni vorrebbe svolgere. Sappia che non riuscirà mai ad arrivare lì, perché vostro fratello glielo impedirà, anche a costo di ascoltare altre offese e di essere screditato da lei. Farebbe di tutto per mettere in salvo l’onore della vostra famiglia, soprattutto per vostra madre.-.
Annabeth si spazzolò la gonna con inquietudine, poi decise di andare a parlare con suo fratello, per domandargli una carrozza.
Non voleva più fare colazione, lo stomaco si era chiuso. Doveva consegnare il pacco dimenticato al Signor Jackson.
 
 
Mr Chase passeggiava concitatamente per il corridoio, e quando la vide, spalancò gli occhi grigio chiaro:- Eccoti qui! Noto che non sei scomparsa…-
-Con tuo sommo dispiacere.-
Malcolm si morse il labbro, come se fosse interdetto, poi si ricompose:- Che cosa vuoi?-.
Avrebbe tanto voluto rispondergli a tono, ma decise di seguire il consiglio della cugina:- Volevo domandarti scusa per le offese arrecateti. -
-Accetto le tue scuse.-, disse Malcolm sorridendo. – Vedo che stai abbandonando la via della perversione per raggiungere una meta provvidenziale attraverso il ravvedimento.-.
Annabeth, che si era aspettata delle scuse come risposta da parte del fratello, fu colpita da quella replica. Decise, però, di aspettare.
Malcolm rimase in silenzio, non rispose, né accennò a delle giustificazioni per il modo in cui si era comportato il giorno prima. Ma Annabeth, che voleva ottenere quella carrozza, rimase lì accanto a lui.
-Che c’è?!-
-Gradirei un calesse.-
-Per andare dove?-, chiese Malcolm.
-Non sono affari tuoi. -
Malcolm espirò dalle narici con forza:- Dove devi andare?-.
- A svolgere delle commissioni.- mentì Annabeth.
-Non puoi, resterai in casa. Sta piovendo. -
Annabeth rise sprezzante:- Ti ho solo domandato una carrozza per svolgere una mansione che occuperà solo dieci minuti della mia monotona vita…-.
- Allora, con mio sommo dispiacere, ti dico che non l’avrai. -
-Bene, andrò a cavallo.-
Fece per voltarsi ma Malcolm la fermò:- Sta piovendo, potrebbe accaderti qualcosa di brutto. Quindi, poiché non hai né un cocchio né un destriero, rimarrai qui. Sempre che tu non sia così sciocca da voler andare a piedi. -
- Ma io ho un cavallo.-, protestò Annabeth furibonda.
-No, il tuo stallone mi serve. –
-Ottimo! E, di grazia, potrei sapere per quale assurda ragione, lei può avere a disposizione sia una carrozza sia una giumenta, ed io no?-.
-Perché non puoi uscire. Sei in castigo.-, fu la sua conclusione.
-Oh, non ne ero a conoscenza.- disse Annabeth infastidita.
La ragazza gli sorrise con insolenza, s’inchinò al suo cospetto e, con calma apparente, entrò nella sua camera.
Prese il pacchetto poggiato sul letto e indossò la cuffietta. Aprì nuovamente la porta della sua camera e, adagio, discese la gradinata che portava all’ingresso principale.
-Cosa fai Annabeth? Non ti azzardare a uscire da questa casa! Non varcare la soglia di quella porta, sconsiderata! Io ti ordino di rimanere qui in casa! E’ un ordine!- dichiarò Malcolm allarmato.
Annabeth non gli rispose, si limitò solo ad aprire l’ombrello e il portone.
Poi, prima di uscire, si voltò e gli disse:- Oh, Malcolm, vedo che invece che tu sei molto lontano dalla nostra meta comune. Forse avrai preso la via sbagliata, chissà; ma non credo che raggiungerai la meta divina vietando a tua sorella una semplice carrozza!-.
Detto ciò, varcò l’uscio della porta e una follata d’aria umida la investì in pieno, procurandole un piccolo brivido di freddo.
 
 
Nonostante fossero in estate, quella pioggia le ricordava i pomeriggi nebbiosi di novembre.
Percorse i viali in solitudine, oltrepassando staccionate e saltando pozzanghere con precipitoso impegno. Le caviglie si stancarono presto, le calze s’inzaccherarono e il volto si accese per tutto quel movimento.
Incominciò ad avere il fiatone, e l’ombrello si ruppe verso metà strada.
Così iniziò a bagnarsi tutta e a battere i denti per il freddo.
Scrollava la testa contrariata, per la scelta inconcepibile che aveva deciso di compiere. Ma una parte di sé le diceva che avevo fatto tutto ciò non per consegnare un semplice pacco dimenticato, ma per liberarsi dalla presenza asfissiante di suo fratello che agiva sotto consiglio materno.
Cominciò a ridere da sola, una risata euforica, che la travolse in pieno.
Poi, a un certo punto, si fermò sotto la pioggia incessante e, presa dall’eccitazione, urlò:- Potrete piegarmi, ma non spezzarmi! Non vi appartengo, non appartengo a nessuno di voi!-.
Alzò la sottoveste e corse più velocemente che potette, balzando e attraversando tutti gli impedimenti che si prestavano dinanzi.
Successivamente, però, cadde sul terreno melmoso e rimase lì a braccia aperte, come se volesse accogliere tutta l’acqua che cadeva giù dal cielo in un unico abbraccio.
Si rialzò, dopo pochi minuti, sussultando e, scossa dai tremori, riprese il suo cammino massacrante.
Poi, la tenuta del Signor Jackson illuminò il suo cammino e lei, esaltata, intraprese il viale che la portò all’ingresso di casa Jackson.
I domestici la introdussero in soggiorno, dove tutti erano riuniti, e dove il suo apparire diede origine a sconcerto e sorpresa.
Sedeva, accanto a Mr Jackson, una fanciulla dai capelli rossicci e dagli occhi color smeraldo che, prima di percepire la sua presenza, regalava dolci sorrisi a Mr Jackson.
Mr Jackson spalancò gli occhi sconvolto:- Miss Chase!-.
Annabeth incominciò a ridere febbrilmente:- Voleva rinchiudermi dentro quattro mura quella canaglia! Ma non ce l’ha fat… etciù!-
Emise uno starnuto che sconvolse l’intero gruppo. La testa le prese a girare e si sentì svenire.
Miss Levesque si alzò e premurosamente le andò incontro:- Miss Chase si sente bene?-.
-Le apre una domanda sensata, Miss Levesque? La guardi, sembra una selvaggia!- disse Miss Dare disgustata.
I riccioli biondi erano tutti scarmigliati, la sottana ricoperta di fanghiglia ed ella non faceva altro che starnutire e rabbrividire per il freddo.
-Sta per cascare! Fatela accomodare!- intervenì Mr Zhang inquieto.
Miss Levesque le ordinò di sedersi sulla poltrona e, rivolgendosi a Mr Jackson, gli comandò:- Che cosa fa lì così impalato! Vada a chiamare una domestica e le dica di avvertire un dottore! Non vede che sussulta ed è percorsa dai brividi?-.
- Com’è pallida!-, dichiarò Mr Zhang.
Mr Jackson la raggiunse angosciato, s’inginocchiò accanto a lei e, flebilmente, le domandò:- Cosa le succede, Miss Chase?-.
Annabeth lo guardò negli occhi, ma l’unica cosa che riuscì a dirgli fu:- Le ho portato questo. -
Gli mise nelle mani il fagottino che lui stesso aveva dimenticato alla tenuta del Signor Brunner.
Mr Jackson incominciò a ridere intensamente:- Miss Chase, si è preoccupata per nulla. Sono gli inviti del ballo per alcune famiglie che ho invitato, tra cui quella di Miss Dare. -
Che spreco di tempo! Quanta strada per nulla! Quanta amarezza per nulla!
Prima di perdere i sensi, però, fu in grado di biascicare un “Maledizione!”.
 
 
Desidero vivamente che questi due capitoli vi abbiano soddisfatto, anche perché siamo arrivati a una svolta cruciale del racconto.
No, non sta per finire… Vi confesso che ce ne vuole ancora un bel po’.
Però, c’è sempre un però grande quanto il Perù (come dice la mia professoressa di storia), dato che è estate, riuscirò a scrivere anche più di un capitolo la settimana; anche se mi risulterà abbastanza difficile pubblicarli visto e considerato che la mia casa è l’unico posto abitato, al mondo, a non avere una connessione internet decente. 
Perciò, che dirvi?
Vi ringrazio sempre per la vostra attenzione e, se mai vi capitasse di imbattervi in questo racconto e se la sostanza stessa del romanzo non vi annoiasse e decideste di leggere anche questa piccola nota, dove scrivo cose di cui non può fregarvene di meno, di recensire.
 
Baci, Internettuale.
 
PS: Spero che voi abbiate notato i piccoli riferimenti a momenti dei libri realmente accaduti nella serie di Percy Jackson, che ho inserito nel testo della mia fan fiction, anche perché mi divertirò a inserirne degli altri.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci. ***


Starnutì nuovamente, e Miss Levesque le inumidì la fronte con un panno.
-Si sente meglio?-, le domandò sorridendo.
Miss Levesque era una ragazza graziosissima, di una bellezza che difficilmente non veniva ammirata. Era piccola e dal colorito splendido, gli occhi che ricordavano due grandi pepite d’oro e i riccioli bruni che le ricadevano dalla fronte. Possedeva dei tratti regolari e un’aria di grande dolcezza, e Annabeth era più che entusiasta della sua compagnia, ed era ben decisa a instaurare un rapporto di grande amicizia con la fanciulla.
Miss Levesque era affascinante nei modi e nell’aspetto. Non era né eccessivamente riservata, né restia a conversare, e allo stesso tempo era così animata da una leggera deferenza, così chiaramente e simpaticamente grata di essere una delle compagnie che Annabeth prediligeva, che Miss Chase non poteva che domandare di lei ogni qualvolta che qualcuno veniva a far visita a casa di Mr Jackson.
-Un po’. Ma la testa mi pesa, e non riesco a respirare molto bene. -
Miss Levesque le accarezzò la fronte rovente:- Miss Chase, giuro che, quando l’ho vista percorrere il salotto di Mr Jackson tutta infangata e imbevuta dalla testa ai piedi, mi è preso un accidente. Eppure, nonostante fosse inzaccherata in quel modo, è riuscita a catturare l’interesse di tutti i gentiluomini della stanza. Nonostante fosse rossa in volto per le tre miglia percorse a piedi, avanzava verso di noi con una sicurezza tale che per un momento temetti di incontrare il vostro sguardo. La piega dura della sua bocca, il modo in cui sollevava il mento, come se fosse pronta a qualsiasi sfida… Miss Chase, lei non sa con che sguardo Mr Jackson la contemplava…-.
Annabeth scoppiò in una risata fragorosa:- Miss Levesque, lei vive in un modo tutto suo! Sembravo una squilibrata che era riuscita a fuggire da un ospedale psichiatrico! Per non parlare del commento di Miss Dare… L’ha detto anche lei: sembravo una selvaggia!-.
-Oh, lasci stare Miss Dare; scommetto che era l’invidia a parlare al posto suo. -
Qualcuno bussò alla porta, e la conversazione si arrestò.
-Avanti…- biascicò Annabeth.
Mr Jackson si affacciò alla porta della stanza:- Miss Levesque, è arrivata la sua carrozza.-.
-Oh, grazie mille. Arrivo immediatamente. -
Annabeth le prese la mano:- Tornerà domani, vero?-.
Miss Levesque le sorrise: -Di sicuro, non si preoccupi. -
La dama s’inchinò al cospetto sia di Annabeth sia di Mr Jackson, e poi lasciò la stanza.
Una vaga amarezza invase il cuore di Annabeth; chiuse gli occhi per un istante e si mise le mani sulle tempie che pulsavano rapidamente.
La porta si chiuse, e la fanciulla rimase da sola in stanza.
Erano passati quattro giorni da quando Annabeth era riuscita a sgattaiolare dalla tenuta del Signor Brunner, eppure nessuno, oltre Mr Jackson e Miss Levesque, si era degnato di farle visita.
Mr Jackson aveva stilato un messaggio per Mr Chase, dove gli riportava l’accaduto e dove gli spiegava che sua sorella non avrebbe potuto spostarsi dal caldo rifugio che lui stesso gli aveva offerto, altrimenti Miss Chase si sarebbe ammalata gravemente, e nessuno dei due, indubbiamente, voleva che tutto ciò avvenisse.
Ma suo fratello Malcolm, non si era concesso neppure di replicare con un biglietto dove esprimeva gratitudine per la premura che Mr Jackson aveva dimostrato nei confronti della sua amata sorella.
Il suo adorato fratello Malcolm, non aveva nemmeno aspirato a farle visita, non aveva neanche ipotizzato di domandare a Mr Jackson come stesse sua sorella.
Ciò aveva innegabilmente ferito nel profondo Annabeth, ma lei nutriva ancora la cieca speranza che Mr Chase venisse a trovarla, non appena il cielo si fosse rasserenato.
Posò il viso sul guanciale, e pianse sommessamente.
Per quanto Mr Jackson si sforzasse di farle compagnia e per quanto Miss Levesque fosse presente, Annabeth si rendeva conto di essere stata abbandonata; una consapevolezza non del tutto piacevole.
Lei, che da sempre era stata una delle donne che più suscitava ammirazione nei cuori degli uomini e delle donne, ora era dimenticata e fragile, senza un amico caro che venisse a farle visita.
Lei, l’unica gioia di suo fratello, ora era stata ripudiata e obliata.
Passò così la giornata, tra disperazione e gemiti, una cosa che, di certo, non le si addiceva per nulla.
Quando il sole calò sulla tenuta di Mr Jackson, qualcuno bussò moderatamente alla porta.
-Chi è?-, chiese con la voce rotta dal pianto.
La porta si aprì, e fece il suo ingresso Mr Jackson.
-Oh, è lei. -
-Disturbo?-
-No, affatto. -
Il gentiluomo si avvicinò irresoluto verso il letto a baldacchino di Miss Chase; prese la sedia che sostava vicino al suo capezzale e vi si accomodò sopra.
-State meglio?-, le domandò impensierito.
-La solitudine non migliora di certo le mie condizioni.-
-Mi perdoni, sarei stato con lei tutto il giorno se non avessi ricevuto delle visite.-
-Da parte di chi?-, chiese Annabeth sinceramente incuriosita.
-I coniugi Dare con la loro figliola.-
Un moto d’ira le occupò lo stomaco, mettendolo in subbuglio:-Capisco.-
Mr Jackson le poggiò delicatamente le labbra sulla fronte, per verificare se la temperatura si fosse abbassata, e Annabeth arrossì lievemente.
- La sua fronte è rovente, Miss Chase. Come le è saltato in mente di venire qua per consegnarmi un insulso pacchetto e di mettere a rischio la vostra salute?-.
Annabeth sospirò esausta:- Ve lo ripeto Mr Jackson. Non ero in me quando tutto ciò è accaduto.-.
- E’ impossibile. Lei, Miss Chase, è una delle donne più istruite e brillanti che io conosca. Lei agisce sempre per una causa ragionevole, e la consegna di un fagottino non è un motivo ammissibile. E poi, appena giunta alla mia tenuta, ha biascicato qualcosa…Qualcosa che riguardava qualcuno che voleva intrappolarla ma che, infine, non ci era riuscito. -
-Parlavo di mio fratello Malcolm, Mr Jackson. Desiderava infliggermi una pena, proibendomi di oltrepassare le mura della mia stanza. Molto probabilmente mia madre gli avrà scritto, intimandogli di farmi restare nella mia camera e di non farmi comunicare con anima viva, ad eccezione di Mr Chase. Sa essere una donna malvagia, quando desidera. Ovviamente mio fratello ha deciso di ubbidirle, ostacolandomi e frenandomi in tutti modi, vietandomi una carrozza e obbligandomi a rimanere nella tenuta del Signor Brunner. Aspetto solo con ansia il ritorno di quest’ultimo, poiché solo egli potrà ridonare la pace che desidero ardentemente. -
-E così ha trovato rifugio nella mia dimora.- asserì Mr Jackson.
-Ho trovato rifugio in lei, mio caro amico.-
Percy prese la sua mano e la tenne stretta prima in una poi in tutte e due le mani.
I fluenti capelli biondi di Miss Chase erano sparsi per il guanciale del cuscino e coronavano quella figurina flessuosa avvolta nella sua veste chiara, e il volto pallido dai lineamenti minuti.
Il suo viso possedeva delle fattezze affilate e gli occhi color grigio chiaro riuscivano a penetrarlo in modo singolare, essendo al tempo stesso inquieti e ironici.
Quegli stessi occhi, così preziosi, erano fissi su di lui in quel momento, con un’aria di divertita curiosità, e Percy provò una dolorosa sensazione, come se un soffio d’aria tagliante gli avesse oltrepassato il corpo.
Quella pallida donna dallo sguardo letale, nelle sue candide vesti, gli appariva come nascente da gelide acque piene di giunchi, quasi come se fosse la figlia di un’antica dea, il cui volere non doveva essere contestato.
Percy lasciò immediatamente la piccola mano di Miss Chase, e si alzò inaspettatamente dalla sua comoda sedia.
Fece per andarsene, ma la voce supplicante di Miss Chase lo raggiunse:- Non se ne vada, la prego. Mi suoni qualcosa. -
Mr Jackson si voltò titubante, come se qualcosa gli impedisse di avvicinarsi a lei:-Non vuole riposare?-.
Miss Chase lo guardò negli occhi con un’intensità tale che Percy sentì le sue guance colorarsi di rosso.
-Non riuscirei a dormire. - mormorò Annabeth.
Percy si avvicinò alla fanciulla e si chinò su di lei:- Le piace la mia voce?-
-Non vi ho mai udito cantare, ma mi piacerebbe.-
-Vorreste accompagnarmi?-
-Desidererei ascoltarvi.-
Mr Jackson si sedette allo sgabello del pianoforte in mogano e incominciò ad accompagnare la sua voce con un motivo tanto raffinato quanto superbo.
La voce di quest’ultimo era calda e piena, e intonava perfettamente una melodia al tempo stesso tenera e passionale.
 
*Giammai fedele amante,
D’amor più degno e ardente
Arse, e alla donna sua
Offrì più pura mente.
 
Vederla è ognora gioia,
Staccarmi è la mia pena.
Se il suo volto s’asconde
M’agghiaccio in ogni vena.
 
Qual più radioso sogno
Di un condiviso amor!
Mai seguitai uno scopo
Con più potente ardor!
 
Ma un infinito spazio
L’un dall’altra separa,
Un mare infido d’onde,
Una distesa amara
 
Di spiriti paurosi.
Che resta a noi infelici.
Or che il cielo e l’inferno.
Tutti ci son nemici
 
Ma lanciai la mia sfida
Al tanto avverso mondo,
E minacce e presagi
Non mi trassero a fondo.
 
L’arcobalen mi apparve
Alto e radioso in cielo,
E grato, come il sole
Dopo il rigor del gelo.
 
Fra nuvole ancor fosche
Splende la mia speranza,
E la profonda gioia
Ogni minaccia avanza.
Sì dolce è quest’istante,
Che ignoro ogni sventura,
Che bieca mi sovrasta
Con lenta ala sicura,
 
Anche se un duro odio
M’attera, o se un furente
Poter contro me volge
La sua nemica mente.
 
La sua nella mia mano
Ha posto l’adorata,
Ed a me il sacro anello
Per sempre l’ha legata.
 
Col bacio la sua bocca
Un patto ha suggellato,
Di vivere e morire
Coll’uomo amante e amato.
 
Fuori tutto era immobile. Il tempo si era rannuvolato, la pioggia non picchiettava più sulle alte vetrate con energia.
Il cielo era dello stesso colore degli abissi più profondi dell’oceano, rischiarato da infiniti punti luce e dalla luna che attendeva tormentata il sole.
Non si udiva nessun suono, eccetto l’eco della voce di Mr Jackson che rimbombava nell’animo di Annabeth.
Non riusciva a muoversi; le braccia le pesavano e le gambe parevano aver perso la loro sensibilità.
Nessuno dei due proferì parola, entrambi rimasero fermi nelle loro postazioni.
Mr Jackson scrutava attentamente gli astri risplendere nell’immenso firmamento, e Annabeth osservava commossa l’uomo che aveva intonato quelle parole.
Mr Jackson si alzò dal suo sgabello e, senza voltarsi, fece per uscire dalla camera.
- Mr Jackson…-, mormorò Annabeth.
Mr Jackson fu l’unica parola che ella riuscì a pronunciare sottovoce. Qualcosa le impediva di procedere, qualcosa le impediva di dichiararsi.
Lettore, ora tu, dall’animo così ingenuo, penserai che fosse stato il pudore a non farla proseguire.
Riterrai, d’altronde chi non lo penserebbe, che fosse stata quella tipica riservatezza e discrezione, che è privilegio di una donna istruita ed elegante, a non farle confessare il proprio amore.
Ma era ben altro.
Lettore, tu credi davvero che una ragnatela, fatta di bruma e di preconcetti, che è stata tessuta sul capo di una fanciulla ingenua, possa essere disfatta in un paio di mesi e con il solo ausilio dell’amore autentico e sincero?
La fierezza, la presunzione e il senso di dignità erano ancora vivi e martellanti in lei, l’idea della sua inferiorità premeva ancora sulla sua coscienza.
Certo, tutto, a volte, era mascherato dalla presenza benefica di quell’uomo che le donava emozioni nuove fin ora mai provate.
Ma l’affetto per il fratello, che l’aveva trascurata, era ancora esistente.
E sussisteva ancora quell’amore incondizionato verso sua madre e verso suo padre.
E allora, cosa poteva l’amore contro tutte queste realtà effettive?
Mr Jackson non si girò, rimase fermo e impassibile.
Stringeva i pugni delle mani con così tanta energia, che le nocche gli s’impallidirono.
Percy non voleva voltarsi indietro, le aveva manifestato il suo amore forse nel modo più dolce in assoluto, e tutto ciò che aveva ottenuto, era stato il silenzio e un farfugliato “Mr Jackson”.
-Si è fatto tardi, Miss Chase. Deve riposare. - dichiarò inquieto Percy.
- Mi lascia in questo modo?-
-Tornerò domani, come sempre. –
-Buonanotte, Mr Jackson.-
-Buona notte, mia caraamica.- replicò Percy esitante.
Mr Jackson abbandonò la stanza, illuminata, oramai, solo da una candela consumata e dal triste riflesso del disco color argento che alleggiava in quel cielo cosparso di stelle.
Annabeth non riuscì a chiudere occhio. Le parve, per tutto quel tempo in cui era stata a meditare su tutto ciò che era successo quel pomeriggio, di nuotare in un mare burrascoso, dove ondate di acque in tempesta la investivano in pieno; lasciandola ansimante e alla ricerca di qualche sostegno per aggrapparsi e non affondare. A volte, le sembrava di scorgere un isolotto stranamente immune da quella tempesta fatta di tuoni e di lampi, dove una gagliarda brezza smuoveva le cime degli alberi che risiedevano in quel rifugio disabitato. Solo che non riusciva a raggiungere quell’oasi, poiché un vento contrario la rispediva continuamente in un mulinello, dove la morte e la pazzia la aspettavano in agguato.
La negazione si opponeva al desiderio, l’orgoglio debellava il tormento.
Aspettò l’alba con una sofferenza che lentamente le cresceva nel cuore.
Le bastava immaginarsi al fianco di Mr Jackson per sentirsi raggiante; tutto ciò era impossibile.
Lei, che non desiderava mai l’amore, che preferiva badare a se stessa, ora era debole e smaniosa di ricevere una sola altra attenzione.
Il cuore fiammeggiava intensamente, come un fuoco che brucia e vive fino a consumarsi; e così avrebbe fatto lei: avrebbe aspettato e amato, finché la sua fiamma vitale non si fosse estinta.
 
 
 
* Canzone intonata dal Signor Rochester a Jane Eyre. (Capitolo ventiquattresimo) – Jane Eyre, di Charlotte Brontë.
 
Salve a tutti!
Eccomi qui con un nuovissimo capitolo.
Che dirvi?
Vi ringrazio per l’attenzione e, come sempre, vi chiedo di recensire per farmi capire cosa ne pensate.
Siete straordinari.
 
Baci, Internettuale.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo undici. ***


I lunghi capelli biondi erano acconciati in trecce e riccioli rifiniti e voluminosi, per coronare la figura sinuosa e il volto dai tratti delicati e dallo sguardo scintillante.
Il vestito verde pallido le fasciava il corpo snello e le aderiva sul seno abbastanza prosperoso, mentre delle foglie incorniciavano il biondo chiaro dei capelli.
- Eccomi, Mr Jackson. Vi ringrazio per la vostra compagnia. Praticare del moto in solitudine avrebbe peggiorato le mie condizioni fisiche e salutari. -
Mr Jackson le offrì il braccio, e lei lo accettò sorridente.
Prima di incamminarsi, però, furono interrotti da una figurina esile che correva nella loro direzione.
Il sorriso di Annabeth si spense e fu sostituito da una smorfia inenarrabile.
-Mr Jackson! Mi aspetti!- urlò Miss Dare.
- Dei immortali, ditemi che non è vero…- borbottò irritata Annabeth.
Miss Dare li raggiunse con le guance tutte arrossate. Ansimava per la corsa, e gli occhi dallo sguardo timoroso splendevano per la luce del sole che si rifletteva nelle iridi verdi.
-Miss Dare, lei è Miss Chase. Miss Chase, lei è Miss Dare.- dichiarò imbarazzato Mr Jackson.
-Salve. - disse Miss Dare noncurante, cosa che ferì profondamente Annabeth.
Miss Dare si avvicinò a Mr Jackson e lo salutò con una confidenza tale, che Annabeth incominciò ad alterarsi.
- Mr Jackson, vi è arrivata questa. Mi sono permessa di consegnarvela personalmente, come voi faceste l’altra volta con me. Non vi preoccupate, non l’ho letta.- disse, consegnandogli una missiva.
Annabeth incominciò a surriscaldarsi:-Potremmo sederci all’ombra di quella quercia? Questo sole mi sta sfinendo. -
- Mr Jackson, credo che sia da parte del Signor Brunner. E suppongo che sia anche per la vostra amica. Immagino che suo fratello abbia informato lo zio della sua fuga… - proseguì Miss Dare, facendo finta di non aver udito la richiesta di Annabeth.
Miss Dare prese il braccio di Mr Jackson e lo tirò a sé, portando la sua bocca vicino al suo orecchio, dopodiché gli sussurrò qualcosa sommessamente.
Mr Jackson arrossì intensamente.
-Ci vediamo oggi pomeriggio, Mr Jackson. Me lo deve. -
Poi se ne andò così com’era arrivata: galoppando e balzando per i viali alberati della tenuta di Mr Jackson.
I due giovani restarono soli e immersi nei loro pensieri.
Poi Miss Chase lo fissò stupita.
Si girò e s’incamminò da sola.
-Aspetti, Miss Chase!- le ordinò Percy, rincorrendola.
- Ohibò, mi fidavo di lei! Invece avete raccontato tutto a quell’insolente e insopportabile non so cosa!-.
-Era soltanto curiosa. Si era interessata a lei. -
-Così avete spiattellato tutto, mettendomi in ridicolo e facendomi passare per una fanciulla dal carattere bizzarro e volubile! Mi avrà preso per una donna incosciente…e lo avrà spifferato in giro!-
- Miss Chase, le assicuro che Miss Dare è una fanciulla tanto coscienziosa quanto affidabile. - affermò sicuro Mr Jackson.
-Vi comportante come due amanti che hanno consacrato il loro amore sull’altare del Signore… Ah, dimenticavo! Lei e quella donna siete innamorati l’uno dell’altra!-
-Si sbaglia, Miss Chase. La conosco a malapena. -
-Oh, davvero? Non si ricorda di quando, sempre qui alla vostra tenuta, lei mi confessò il suo amore per quella dama?-.
Mr Jackson sussultò:- E’ stato molto tempo fa, i miei sentimenti sono mutati. -
-Il vostro amore è tanto instabile quanto stravagante, Mr Jackson. La vostra veemente passione si può spegnere facilmente, quindi. -
Evidenziò le parole “veemente passione” con ardore.
-No, ha frainteso! I miei sentimenti sono sempre costanti e coerenti! Miss Chase se solo si fermasse, potrei spiegare. -
-Non c’è nulla da rendere comprensibile, Mr Jackson. Indubbiamente il fascino (marcò con sarcasmo il termine “fascino”) di quella ragazza l’ha catturato per pochissimo tempo. E, evidentemente, avrà trovato un passatempo più vantaggioso. -
Mr Jackson non le rispose; poi dichiarò combattuto: -Miss Chase, le ho mentito. Non ho mai adorato, né stimato particolarmente, quella fanciulla; le ho raccontato una menzogna.-
Annabeth si fermò e cercò di trattenere un sorriso tanto ironico quanto rincuorato.
- Però deve ammettere che è graziosa. - sostenne stizzita Miss Chase, cominciando nuovamente a camminare a passo sostenuto.
-Non lo metto in dubbio. Ma questo non era di certo l’argomento centrale della nostra conversazione.-
Annabeth non si voltò indietro, continuava impettita il suo cammino verso la tenuta del Signor Jackson.
-Miss Chase, lei doveva fare del movimento! Glielo ha consigliato il dottore!-
L’andatura di Annabeth si arrestò immediatamente:- Proseguirò da sola. -
-Appena dieci minuti fa, mi ha detto che praticare del moto in solitudine avrebbe peggiorato le sue condizioni fisiche e salutari. -
-Ho cambiato idea. -
-Allora, credo che Miss Dare si sia fatta un’ottima idea sul suo conto. Lei possiede un carattere bizzarro e volubile. -
-Lei è un bugiardo, ma soprattutto è inaffidabile!-
Annabeth sbuffò spazientita, e si aggiustò un ricciolo che le ricadeva sulla fronte corrugata.
-Mi permetta di offrirle il mio braccio.-
-Non ne ho bisogno. Sono in grado di farcela benissimo da sola. -
 
Passeggiarono in silenzio, nonostante tutti i vani tentativi di Mr Jackson di intrattenere una conversazione con la dama indispettita.
Riuscì soltanto a farle riaffermare, con convinzione, che egli era un uomo disonesto e menzognero.
Ritornarono a casa verso l’ora del tè, e Mr Jackson constatò, con sua grande sorpresa, che Miss Chase si era calmata rispetto alle ore precedenti.
Tutto era dovuto all’affermazione di Mr Jackson, dove egli sosteneva di averle mentito; ciò aveva rianimato così tanto lo spirito di Annabeth, che ella decise di lasciar correre quella piccola fandonia che tanto l’aveva resa invidiosa.
-Mr Jackson, ha letto la lettera?- domandò incuriosita Miss Chase.
La fanciulla si era accomodata di fianco a lui e solo pochi centimetri dividevano i loro volti.
-Miss Chase, non le pare un divanetto troppo angusto per due persone?- domandò Percy imbarazzato.
Le reminiscenze di quella serata, laddove Mr Jackson aveva dedicato un’aria traboccante di sentimento a Miss Chase, erano ancora esistenti e costantemente presenti nelle menti dei due giovani, malgrado entrambi fingessero di aver obliato la notte di due giorni prima.
Mr Jackson cercava disperatamente di occultare il proprio affetto con atteggiamenti del tutto amichevoli e fraterni, mentre la donzella dissimulava il proprio crescente interesse nei confronti del giovane scapolo, con comportamenti privi d’imbarazzo e carichi di un disinteresse inconsueto.
Entrambi, però, quella stessa mattina, avevano sospeso quella banale messinscena per mettere in atto la vera rappresentazione dei loro impulsi e delle loro emozioni: cioè un composito di diffidenza, dispiacere, invidia, rinuncia, giovamento e dolore.
-No, non credo. Mi sembra, invece, che sia stato fabbricato esclusivamente per accogliere due persone.-
-Lei crede?- insistette Mr Jackson, con le guance che lentamente prendevano fuoco.
-Decisamente. Mr Jackson, forse questa è la conversazione più barbosa e insulsa cui io abbia mai partecipato. Polemizzare e discutere su un divanetto, domandandosi se sia o non sia adatto a ospitare due persone. Ritorniamo ad argomenti più seri e improrogabili. Cosa le ha scritto il Signor Brunner?-
-Non ho ancora avuto il tempo di leggerla, mi perdoni.-
-Non perda tempo, suvvia!- lo incitò Annabeth.
Mr Jackson aprì il sigillo in cera e lesse la lettera ad alta voce, in modo da far udire a Miss Chase il suo contenuto:
 
Non v’inquietate, Mr Jackson, nel ricevere questa lettera, pensando che contenga dei rimproveri volti verso di voi o verso la mia adorata nipote.
Scrivo senza nessuna intenzione di addolorarvi, anche se alcune notizie vi risulteranno spiacevoli.
Partì, all’incirca una settimana fa, con un presentimento non del tutto gradevole; ero totalmente convinto che la mia assenza avrebbe messo in subbuglio la mia dimora.
Eppure, per il bene di Miss Chase, non potevo rinviare la mia partenza.
Lady Minerva voleva che i suoi figlioli ritornassero immediatamente nella loro casa, soprattutto dopo aver letto le varie lettere del figlio contenenti versi disperati, che immediatamente la misero in agitazione.
Le sue motivazioni, però, erano ingiustificate e inconsistenti.
La sua lettera, così carica di orgoglio e d’ira, descriveva un pericolo che avrebbe distrutto l’intera famiglia e, soprattutto, la sua figlia prediletta.
Un pericolo, cito le sue stesse parole, “che avrebbe potuto distruggere noi come se stesso.”
Mr Jackson non voglio affliggervi, perciò non vi dirò di quale pericolo si tratti.
Così decisi di avviarmi immediatamente verso la tenuta di Sir Frederick, per chiarire alcuni argomenti che erano stati volutamente enfatizzati dal figlio.
Mr Chase aveva scritto a sua madre dicendole che, entro la fine del mese, sua figlia si sarebbe accasata con un pessimo partito.
Prima di allontanarmi, però, volli verificare di persona se ciò che Mr Chase aveva riferito alla madre fosse reale, domandolo proprio alla diretta interessata.
Richiesi la presenza di Miss Chase, ma il fratello mi disse che era ammalata e che quindi non avrebbe potuto salutarmi.
Mi vietò perfino di andarle a fare visita, e ciò mi fece sospettare che Mr Chase volesse a tutti costi proibirmi ogni contatto con la sorella.
Me ne andai via di casa con un’angoscia che mi cresceva nello stomaco e, prima di varcare il cancello, mi venne speditamente incontro Mr Valdez, che fece fermare il calesse per sussurrarmi all’orecchio che in realtà Miss Chase era in perfetta forma, e che proprio quello stesso giorno c’era stato un dibattito accesso tra i due fratelli.
Lo ringraziai di cuore, e lo pregai di ritornare in casa e di vigilare su Miss Chase.
Mi avviai sovrappensiero verso i possedimenti di Lady Minerva, sperando che la buona sorte si prendesse cura della mia amata nipote.
Arrivai, e successivamente Lady Minerva mi accolse freddamente: lei era del tutto convinta, e lo è ancora adesso, che io sia dalla parte del “pericolo”; cosa che non posso contraddire e che confesso con orgoglio. 
Discutemmo per ore su ciò che era accaduto, e la persuasi dicendole che i suoi figli erano in ottime mani e che un infelice uomo, solo e abbandonato come me, non potesse essere trascurato e privato delle sue gioie più grandi.
Solitamente Lady Minerva è una donna che non bada molto alle emozioni delle persone e che raramente prova compassione per qualcuno; ma ebbe pietà di me, e mi disse che un solo altro errore mi avrebbe fatto perdere la sua stima.
Così, dopo neanche pochi giorni dalla mia partenza, arrivò una lettera di Mr Chase che narrava dettagliatamente la fuga della sorella, e di come ella non avesse ubbidito ai suoi ordini e di come egli, invece, avesse dato ascolto al volere della madre. 
Lady Minerva si adirò profondamente, ma il dolore che le invadeva l’animo non le permise, fortunatamente, di infuriarsi con me.
Me ne andai qualche giorno fa, promettendo a Lady Minerva che avrei badato alla sua figliola e che quest’ultima sarebbe dovuta restare nubile sino al suo ritorno a casa.
Ovviamente, se la mia cara nipote vorrà maritarsi entro la fine dell’estate, potrà stare pur certa che non le impedirò nulla.
Vi scrivo per informare voi e Miss Chase dell’accaduto e per dirvi che, entro giovedì sera, verrò personalmente a prendere mia nipote dalla vostra tenuta, se la salute glielo permetterà.
Aggiungo soltanto poche parole: che Iddio vi benedica, Mr Jackson.                                                                                                        
                                                                                                                                    Chirone Brunner.
Mr Jackson si alzò furibondo dal morbido divanetto.
Scaraventò la lettera sul pavimento, e si affacciò alla finestra con un nodo alla gola che lo opprimeva.
Non ci voleva un talento particolare, né un uomo dotato di un intelletto superiore alla norma, per capire che il pericolo, che tanto aveva angosciato e allarmato Lady Minerva, fosse lui stesso.
Lei sosteneva la sua egemonia con convinzione.
Essi erano sicuri che al mondo esistessero famiglie superiori e famiglie inferiori, e che il solo imparentarsi con un americano li avrebbe portati alla rovina.
E’ un atteggiamento deplorevole, imperdonabile, il solo pensare di essere superiori a qualcun altro, solo perché quest’ultimo è nato in una famiglia diversa dalla tua, solo perché egli possiede origini differenti.
Il non basarsi su chi realmente quella persona sia, sul non sforzarsi di comprendere che, probabilmente, quell’individuo è proprio come voi, è un qualcosa che ti fa intendere quanto realmente egli sia superiore a questi soggetti, e su quanto realmente essi siano inferiori.
Poiché un uomo non può essere deriso e allontanato dalla buona società, solo perché costui possiede principi ineguali.
Annabeth cercò di trattenere le lacrime.
-Oggi è giovedì, Mr Jackson.- disse con voce incrinata Annabeth.
Mr Jackson non le rispose.
-La sera sta per arrivare. - accertò ancora la fanciulla.
L’uomo sostava ancora dinanzi alla finestra, immutabile e fisso come un oggetto inanimato.
Non emetteva suoni, da lui non si riusciva a intercettare nessun rumore.
Annabeth prese tra le mani la lettera del Signor Brunner e la posò sul soffice sofà.
Si alzò, con il bagliore soffuso del calare del sole che la rischiarava completamente, e attraversò il salotto, che le parve infinito, con una calma apparente.
Si avvicinò a Mr Jackson, e notò che gli occhi color smeraldo erano rossi e lucidi e che le labbra sottili erano serrate.
La luce gli rendeva radioso il volto teso, e Annabeth lo contemplò silenziosamente a lungo.
Poi, intrecciò la sua mano in quella di lui e la baciò dolcemente.
Se la portò al viso, e una fredda lacrima sfiorò la mano calda di Mr Jackson.
Egli si voltò, le prese il viso tra le mani, e accostò la sua fronte a quella di Annabeth.
Gemettero entrambi, con la carezzevole luce del crepuscolo che li avvolgeva delicatamente.
 
 
Salve a tutti, spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto!
Vorrei puntualizzare alcune cose, prima di passare ai ringraziamenti.
Mentre rileggevo i capitoli precedenti, mi sono resa conto che ho commesso un errore.
All’inizio della storia quelli che alloggiavano a Netherfield erano i fratelli Chase con Chirone, mentre Percy e Frank risiedevano a Longbourn.
Verso metà storia ho, erroneamente, invertito le due tenute.
Vi chiedo scusa per la mia sbadataggine, nella mia testa, forse, si era creata un po’ di confusione.
Inoltre, a tutti quelli che pensano che Annabeth abbia abbattuto il muro di pregiudizi su tutti gli americani devo dire che, ahimè, si sbagliano.
Vi spiegherò tutto in un prossimo capitolo.
Vi ringrazio, come sempre, per la vostra attenzione.
Vi prego, come ogni volta, di recensire.
Siete fenomenali.
 
Un bacio, Internettuale.
 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici. ***


La familiarità di Hazel Levesque con Longbourn fu in breve un episodio avvenuto.
Una donzella così piacente, ben formata e considerevole non poteva essere, indubbiamente, esclusa da quella cerchia di persone dignitose e decorose, che tanto si vantavano di poter solo udire una parola di approvazione, detta a loro favore, dalla meravigliosa e facoltosa Miss Chase.
Annabeth incoraggiava Miss Levesque, con la cugina Piper, a trascorrere con loro deliziose giornate all’ombra delle maestose querce di casa Brunner, e a giocherellare e ciarlare sotto quel sole rovente e tormentoso di luglio.
Le tre dame godevano, pertanto, di una reciproca simpatia; e più quest’ultime si frequentavano, più si stimavano sotto tutti i punti di vista.
Arrivarono a confidarsi nientemeno che i loro più intimi segreti e a chiamarsi con il loro nome di battesimo, ed erano l’una complice dell’altra.
Le donzelle parevano aver trovato una compagnia che le rendesse le giovinette più soddisfatte e spensierate dell’intera contea; e sembravano, con certezza, non esser tormentate da qualsiasi questione.
Eppure, ahimè, chi ride non è sempre felice e beato, poiché il riso non è necessariamente la manifestazione di un animo sereno e libero.
E, seppure il sorriso abbondasse sul volto sublime di Miss Chase, ella si sentiva la gentildonna più inquieta e oppressa nella contea.
I giorni trascorrevano, nonostante l’incantevole compagnia di Miss Levesque e Miss McLean, con una tediosità e una monotonia inenarrabile, poiché le era stato vietato ogni contatto con Netherfield Park e ogni incontro o relazione con Mr Jackson, da quando era fuggita da casa per rifugiarsi nella tenuta di quest’ultimo.
Era costretta a rifiutare qualunque invito giungesse da Netherfield Park o dal sopraindicato Mr Jackson, e ciò avveniva frequentemente.
Mr Chase declinava i vari biglietti, contenenti inviti a pranzo e a cena, con una semplicità e un godimento tale, che Miss Chase incominciò a detestare il fratello con la stessa facilità e la stessa letizia con cui lui respingeva le offerte di Mr Jackson.
La giustificazione era sempre la stessa: Miss Chase aveva impegni improrogabili da svolgere.
Una sola volta i loro sguardi avevano osato incontrarsi e le loro mani avevano avuto l’audacia di intrecciarsi, e tutto ciò era avvenuto al ballo tenutosi una settimana dopo l’arrivo di suo zio a Longbourn.
Chiunque fosse stato presente a quel ballo si era reso conto che i due giovani, Miss Chase e Mr Jackson, sarebbero stati presto prossimi a un fidanzamento felice e che, se non fosse stato per il fratello di lei, a quest’ora la bella Miss Chase sarebbe stata la brillante e raggiante Mrs Jackson.
Mr Jackson la ammirava in tutto il suo fulgore, ed ella gli arricchiva il cuore di tanti amabili pensieri ed elargiva tanta vitalità alla sua debolezza, che entrambi erano inconfutabilmente fatti, com’è solito dire, l’uno per l’altra!
 
 
-Annabeth! Annabeth!- la chiamò a gran voce sua cugina Piper, mentre la rincorreva nel parco.
La donzella si voltò esitante e, vedendo che si trattava di sua cugina, si voltò con un sorriso raggiante:- Dimmi, Piper.-.
-Un invito! Un invito!-
-Da parte di chi?-, domandò con evidente interesse.
Piper le porse un bigliettino in mano e, cercando inutilmente di non arrossire, le implorò di leggerlo.
 
Mia cara Miss McLean,
Sarebbe per me un grande piacere offrire ospitalità a lei e ai vostri cugini, la dolce Miss Chase e l’amabile Mr Valdez, per tutta la giornata.
Ci sarà anche la vostra cara amica, Miss Levesque, in compagnia di Mr Zhang.
 
                                                                                                                            Sempre vostra ed ecc.
                                                                                                                                   Thalia Grace.
 
Annabeth le restituì tentennante il messaggio, con una domanda su cui doveva informarsi necessariamente.
-Verrai, Annabeth?-, domandò Miss McLean entusiasta.
-Ci sarà il Signor Jackson?-
-Non lo so… Ma ciò di cui sono informata, è che tuo fratello è andato a Londra oggi, e sarà di ritorno per domani; e perciò sarai libera di fare tutto quello che ti passa per la mente!-, rispose esaltata la cugina.
Annabeth, per un solo momento, preferì non presentarsi.
L’assenza di Mr Jackson e la presenza d’individui di cui non le importava per nulla, come ad esempio Mr Zhang, erano motivi abbastanza soddisfacenti per declinare l’invito.
Ma poi, lo sguardo supplicante ed elettrizzato di Miss McLean le fece cambiare idea.
-Ci sarò, promesso. - garantì con fermezza la donzella.
-Davvero?- chiese meravigliata Miss McLean.
- Acciderba, Piper! Non essere assillante!-
E, detto questo, la prese sottobraccio e la portò nella sua camera, per agghindarsi e adornarsi; per poi concludere la loro sessione d’ornamento con glorificazioni e lodi smisurate.
Chiamarono la carrozza e, con le loro vesti in mussola a fantasia e con il loro fidato Mr Valdez, arrivarono alla tenuta dei Grace in un sempre più crescente stato d’ansia.
Mr Grace nutriva un’attrazione sovrannaturale e una stima illimitata verso sua cugina Piper, ed era più che evidente che ella ricambiava i suoi elogi e le sue attenzioni con altrettanto affetto e con la stessa ammirazione; e ciò era talmente riconoscibile che, i due giovani, parevano esser stati totalmente e interamente conquistati e rapiti dalla magia contraffatta di un amore indisciplinato e ingenuo.
-Miss McLean, quale meraviglia vedervi!- disse Mr Grace imbarazzato.
-Miss Chase, -sussurrò Mr Valdez nell’orecchio di Annabeth, -Miss Grace mi ha realmente definito adorabile?-
-Sì, Mr Valdez. Quante altre volte glielo devo ribadire?- replicò seccata Annabeth.
-Se può, tutta la giornata.- affermò estasiato il gentiluomo.
La fanciulla si allontanò perplessa da Mr Valdez, poiché tutto quell’amore, che circolava per la stanza, le donava un fastidio mai provato.
-Miss Chase, - s’inchinò, - è sempre un incanto per me rivederla.-
-Anche per me, Mr Grace.-
-Mia cara Miss Chase, eccovi qui!-, disse entusiasta Miss Grace.
-Miss Grace, non potevo rifiutare il vostro gentile invito.- confermò con un freddo sorriso Miss Chase.
- Non vi vediamo dalla sera di quel ballo a Netherfield Park!-
Sussultò nell’udire quel nome:- Precisamente. Dovremmo incontrarci più spesso. -
-E’ la stessa cosa che le ripeto costantemente io, mia cara Miss Chase.-
Annabeth gelò al suono di quella voce.
-Se non rammento male, il nostro ultimo incontro risale proprio alla serata di quel ballo.-
Era lui, indubbiamente.
Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque. Avrebbe individuato le sue mani e il suo viso in mille visi e in mille mani; avrebbe identificato i suoi occhi e il suo sguardo in mille oceani di sguardi eloquenti ed espressioni.
Era lui, doveva essere lui.
Si voltò, e acquistò la coscienza di sé:- Purtroppo il tempo e alcuni dei miei impegni non me lo permettono, Mr Jackson.-.
-Ah, davvero? Poiché l’altro giorno ho visto lei e le sue amiche scorazzare per il parco del Signor Brunner. Impegni improrogabili, vero? Venni lo stesso giorno che la invitai per un tè nella mia dimora. E, invece, eccola lì, mentre giocherella serenamente con le sue compagne affezionate. -
 Annabeth cercò di sviare il discorso:-Come mai non si è fermato per parlarci, Mr Jackson?-.
-Purtroppo avevo anch’io obblighi pressanti da svolgere. -
-Immagino che lei stia evitando a tutti costi la tenuta di mio zio. -
-Come lei, d’altronde, evita me. Notizie di sua madre?-
-Credo che sia in ottima salute, Mr Jackson.-
- Questo non può indubbiamente giovarmi. - sussurrò Mr Jackson infastidito.
-Come, scusi?- replicò risentita Annabeth, che aveva udito la sua affermazione.
-Lei mi dice “credo”, ciò vuole affermare che sua madre può o non può essere in ottima salute, e tutto dipende dalle sue supposizioni, Miss Chase. Io spero vivamente che Lady Minerva sia arzilla come un pesciolino appena pescato.-
-Glielo riferirò, Mr Jackson.-
Fece per andarsene, ma poi si voltò; e, con sopracciglio alzato, domandò interessato:-E suo fratello, Miss Chase?-.
-Cosa mio fratello?-
-Come sta, intendo. -
-Sia più chiaro quando si esprime, Mr Jackson. Comunque è il ritratto della salute.-
-Certamente la presenza di sua sorella favorisce la sua vitalità e la sua forza; come una volta ebbi il piacere di accertare io stesso. -
Annabeth arrossì:- Suvvia, Mr Jackson! Non dica così! I suoi elogi e i suoi complimenti non saranno di certo il balsamo delle mie sofferenze nascoste. -
- Qualcosa la tormenta, Miss Chase? Scommetto che io e lei, quando stiamo insieme, alleviamo ogni nostra pena. Poiché, è la nostra reciproca presenza la vera cura delle nostre afflizioni e delle nostre angosce.-.
-No, Mr Jackson, lei si sbaglia. Io penso di essere la creatura più felice al mondo in ogni occasione, anche quando lei è assente.-
-Mi stupisce, Miss Chase! Ed io che pensavo…-
Annabeth aspettò impaziente la continua di quella frase lasciata a metà, ma la continua tanto attesa non arrivò.
-Ebbene?-, lo incitò Annabeth con desiderio di sapere.
-Ebbene, cosa?-
-Ebbene, continui!- replicò impaziente.
Mr Jackson sorrise con gusto: -Sia più chiara quando si esprime, Miss Chase.-.
-Lei è impossibile!- reiterò adirata.
-Mi perdoni, Miss Chase, ma non voglio infastidirla con i miei pensieri insulsi. Perciò eviterò di riferirle cosa stavo pensando un attimo fa. –
E detto ciò se ne andò, con una naturalità e una disinvoltura tale, da lasciare Annabeth in un misto d’incertezza e insicurezza.
Era forse risentito per l’atteggiamento che lei aveva assunto nei suoi confronti? Rifiutare ogni suo invito e ogni sua attenzione l’aveva inasprito?
Dunque, mio caro lettore, un uomo che si sente rifiutato da una dolce fanciulla può assumere solo due atteggiamenti: stuzzicare la damigella fino a farla spazientire; ed elogiarla e amarla, sempre con un accenno d’istigazione ed esuberanza, fino a farla innamorare completamente di sé; oppure, e questo è il comportamento più intollerabile e insostenibile che un uomo possa adottare, far finta che ella non esista, che il ricordo del loro amore sia ormai una reminescenza passata, e che a questo punto il loro affetto sia stato offuscato dalla presenza di un’altra donzella, anche se il gentiluomo ama la fanciulla obliata più di se stesso.
Fortunatamente Mr Jackson, almeno per il momento, mio caro amico, aveva optato per il primo modo di agire, anche se ciò seccava spaventosamente la nostra divinizzata eroina.
La campanella per il pranzo inevitabilmente suonò, e l’intera compagnia si avviò nell’immensa sala da pranzo.
Le era stato assegnato un posto distante da Mr Jackson, il quale chiacchierava serenamente con una luminosa Miss Grace.
Accanto a lei c’era sua cugina Piper, che si ostinava con ardore ad accattivarsi tutte le attenzioni di uno stregato Mr Grace.
“Mr Grace, mi potrebbe passare il sale gentilmente? Mr Grace lei mi fa arrossire! Mr Grace la smetta! Mr Grace lei è troppo gentile con me! Mr Grace è un pranzo davvero squisito! Mr Grace la sua è una bellissima casa!”
Mr Grace, Mr Grace e ancora Mr Grace!
Quale noia, quale insoddisfazione!
Dall’altro capo del tavolo s’infervorava una discussione briosa e intrigante, cui lei non poteva aggiungere un suo saggio parere! Un dibattito portato avanti da un vivace Mr Jackson, il quale divertiva tutti con le sue osservazioni e con il suo sarcasmo!
Lei, invece, era rinchiusa tra una noiosa Miss McLean e un assente Mr Valdez; anch’egli terribilmente desideroso di poter partecipare alla conversazione che Mr Jackson convogliava con Miss Grace e Miss Levesque.
Finalmente il pranzo terminò, e tutti si accomodarono in salotto per discutere e, magari, ondeggiare e volteggiare per tutta la sera.
-Miss Grace, potremmo mettere in piedi un ballo?- domandò impaziente Mr Valdez.
-Cosa?- chiese sorpresa Miss Grace.
-Potremmo danzare?-
-Certo! Io potrei benissimo suonare!- asserì felice Miss Grace.
-No, mia cara Miss Grace, per questa volta potrebbe suonare l’infelice Miss Chase. Guardatela nel suo abitino in mussola. E’ troppo bello, per esser rovinato. - dichiarò con ironia Mr Jackson.
Annabeth rimase sorpresa da quella dichiarazione. Sorrise con cattiva intenzione al suo istigatore e, cercando di assumere un atteggiamento serafico, rispose:- Con piacere, Mr Jackson. E’ da un bel po’ che non suono per un ballo.-.
Annabeth si sedette al pianoforte e, con voce attraente e intonata, intonò un motivo pieno di vita e sereno:
 
Giammai fedele amante,
D’amor più degno e ardente
Arse, e alla donna sua
Offrì più pura mente.
 
Vederla è ognora gio
 
-No!-, Mr Jackson le andò incontro, e le ordinò di smetterla immediatamente.
-Perché? E’ un motivo così allegro. Pensavo che le sarebbe piaciuto, Mr Jackson.- replicò con malizia Annabeth.
-Mi rendo conto di aver sbagliato, Miss Chase. E’ una così tale ingiustizia riservarvi il posto da pianista, quando lei è una così abile e bella ballerina!-, pronunciò queste parole velocemente e con agitazione, e Annabeth eruppe in una risata fragorosa.
Mr Jackson era impallidito, e tutti l’osservarono con interesse.
Lei si alzò e, suadente, avvicinò la bocca al suo orecchio, e in un sussurro gli disse:- Colpito e affondato. -
-Era un bel motivo.- constatò deluso Mr Grace, che tendeva già la mano alla bella Miss McLean.
Occupò il posto di pianista una serena Miss Grace che, nonostante l’insistenza del fratello, volle a tutti costi suonare per tutta la durata della serata.
Un insicuro, e ormai pentito, Mr Jackson, si avvicinò a una raggiante e compiaciuta Miss Chase, la quale stava scambiando qualche confidenza con Miss Levesque.
Le due donzelle conversavano in un posticino appartato, dove era ben difficile scorgere le loro due figure.
-Posso interrompervi?- domandò turbato.
-Oh, certamente! Anzi, Mr Zhang mi ha chiesto pochi secondi fa se volevo danzare con lui, ed io stavo chiedendo un parere a…ehm… Miss Chase.-
Si dileguò in un batter d’occhio, e Mr Jackson si avvicinò avvilito ad Annabeth.
-Io spero che…Io spero che lei sappia che…che quella canzone intonata….intonata da me qualche settimana fa, proven…proveniva esclusivamente dal mio cuore.-
Egli balbettò con inquietudine queste parole, e più parlava più impallidiva per l’agitazione.
-Si sente bene, Mr Jackson? Pare che lei stia per vomitare. - domandò dubbiosa Annabeth.
Egli si voltò e intrecciò la sua mano in quella di lei:- Mi scusi, Miss Chase. Non volevo rendermi insopportabile ai suoi occhi. Ero solo infinitamente offeso per il suo comportamento, e volevo farmi giustizia.-.
-Lei sa, io spero, che la colpa non è mia, ma di mio fratello?- chiese preoccupata Annabeth.
L’uomo rimase in silenzio, e diventò rosso per il pentimento.
-Lei sa, - asserì Annabeth in uno stato sempre più agitato e angustiato- che lei, in questi giorni, è stato il mio unico pensiero e il mio unico tormento?-
Mr Jackson era ammutolito.
Una lacrima solcò la gota sbiancata di Miss Chase:- Lei sa, io spero, che è da quella sera del ballo che desideravo ardentemente rivedervi? E che la colpa di ogni maligna azione, che mia madre e mio fratello compiono, alla fine ricade su di me? E lei sa, io desidero fervidamente che lei lo sappia, che la considero come il solo amico che riesce a confortarmi e a farmi sorridere? Lei lo sa tutto questo?-
- Il solo amico!- ripeté Mr Jackson. –Questo è un appellativo che non desidero per niente al mondo, mia cara Miss Chase.-.
-Per quale assurdo motivo rifiutate la mia amicizia, Mr Jackson?!- singhiozzò Annabeth.
-La rifiuto perché... perché desidererei ben altro! E lei è la sola…-
Mr Jackson s’interruppe, serio e tremolante.
-Prosegua. - sussurrò Annabeth, mentre guardava le coppie felici volteggiare per la sala.
-Probabilmente mi disprezzerete. -
Annabeth sorrise, e quel sorriso gli trasmise una forza e una decisione inaspettate.
-Lei è la sola, la sola donna, che riesce a tenermi ancorato al mondo. Lei è la sola donna che è capace di farmi sentire vivo. E…-.
Miss Chase continuò a osservare con particolare interesse Miss McLean e Mr Grace che danzavano gioiosamente:-E…?
-E io continuo a pensare, costantemente, che magari un giorno le cose potrebbero cambiare, che, volesse il cielo, potrebbero migliorare. E le volevo chiedere…-
Annabeth soffocò una risata, ma Mr Jackson se ne accorse.
-Lei si sta prendendo gioco di me, Miss Chase.-
-No, no! La prego, continui!-
-Le volevo chiedere se…-
-Oh mio dio! Sì! Diventare sua moglie! Oh, certo che sì!- strillò con entusiasmo Miss McLean, che si buttò precipitosamente nelle braccia di Mr Grace.
La proposta di matrimonio, quella di Mr Jackson a Miss Chase, fu interrotta bruscamente dalla voce acuta e singhiozzante, di una commossa Miss McLean, che accettava con gioia immensa la proposta che Mr Grace le aveva esposto.
Tutta la compagnia, eccetto Annabeth e Percy, esultava, e si dichiarava più che felice per quell’unione; e il tutto accadde così velocemente, da non dar tempo a Miss Chase e Mr Jackson di riflettere sull’accaduto.
Tutti si congratulavano e festeggiavano, e ovunque si potevano scorgere strette di mano e abbracci gioiosi.
Mr Jackson e Miss Chase rimasero sconvolti nelle loro postazioni.
Molti li chiamavano a gran voce, ma essi erano immersi nei loro pensieri e nelle loro riflessioni.
Egli si voltò e le prese la mano, la baciò e sussurrando le disse:- Le volevo chiedere se…-.
Ma ecco che il fato, anch’egli avverso alla loro unione, li interruppe nuovamente; questa volta con una richiesta lampante della presenza di Miss Chase.
-Oh, Annabeth! Oh, mia cara! Vieni qua! Dove sei?- strillò Miss McLean con allegria.
 Annabeth lasciò la mano di Mr Jackson e , sconvolta, raggiunse Miss McLean e l’intera compagnia.
Prima di voltarsi, però, regalò un mesto sorriso a Mr Jackson, il quale cercava disperatamente di mostrarsi calmo.
Mr Grace lo raggiunse e, raggiante, abbracciò il cugino caro:- Jackson! Quanto sono felice!-
Tutti si congratulavano con i due giovani, mentre Annabeth piangeva sommessamente.
Non si sarebbero mai più rivisti, ed egli non sarebbe mai più riuscito a proporle una richiesta di fidanzamento. Ella non gli avrebbe mai più potuto ribattere con una risposta affermativa, ed entrambi avrebbero vissuto nella più totale agonia per il resto dei loro giorni!
Finché suo fratello Malcolm fosse stato presente, i due non avrebbero mai più potuto rivedersi; e allora che cosa sarebbe stata per loro la gioia immensa da condividere con i loro amici, se entrambi erano offuscati dall’orrore e dalla desolazione di un dolore che gli opprimeva l’animo?
-Oh, mia cara Annabeth non piangere! Devi essere felice! Presto diventerò Mrs Grace!-
Tutti approvarono quelle parole, e considerarono Miss Chase l’amica più affettuosa e comprensiva del mondo.
Piangere per la gioia dell’amica! Quale onore le attribuiva! Possedeva un animo così dolce e premuroso!
Mio caro lettore, se solo avessero saputo per cosa realmente singhiozzava!
 
FINE PRIMA PARTE.
 
 
 
 
Uff! E’ un lunghissimo capitolo, lo devo ammettere!
E, con questa parte, devo dirvi che termino il primo pezzo della mia fan fiction.
Non vi preoccupate! Ci sarà solo una pausa, che durerà circa una settimana, poiché andrò in vacanza. Perché suddivido la fan fiction in più parti? Poiché era usanza del XIX secolo suddividere un romanzo in più volumi.
Non avverrà nessun mutamento, non preoccupatevi!
La fan fiction sarà sempre la stessa, come l’autore e la storia!
Perciò vi prego di farmi sapere, come sempre, cosa ne pensate di questo capitolo.
Siete meravigliosi!
 
Baci, Internettuale!
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici. ***


-Zhang, coraggio! Non essere un codardo!-, scherzò allegramente Mr Jackson, donando al cugino affettuose pacche sulla schiena.
Sedevano sulle loro amabili poltrone, mentre allegramente conversavano sulla scelta che da lì a pochi momenti avrebbe compiuto Mr Zhang.
La luce soffusa, di quel tramonto aranciato, trapelava dal tessuto pregiato di quelle tende che ricoprivano maestosamente le alte vetrate del salone.
Il viso di Mr Jackson era in penombra, e solo momentaneamente si riusciva a scorgere qualche effimero tratto del suo viso.
Egli osservava attentamente il viso turbato del cugino, eppure poteva essere tutto tranne che presente, in quel momento.
La sua mente e i suoi ricordi vagavano altrove, e una melodia malinconica faceva da sottofondo ai suoi mesti pensieri.
Mr Jackson tentava di apparire felice e sereno nelle sue manifestazioni d’affetto, eppure quella conversazione gli riportava alla mente alcune reminescenze che lo turbavano profondamente.
L’immagine di quell’addolorato sorriso era ancora impressa nei suoi occhi! I suoi riccioli di un biondo delicato, e gli occhi grigi contornati da lunghe ciglia scure, erano una figurazione così impressa nella sua mente! La sua bellezza classica, la sua grazia e la sua vivacità! La sua divina espressione, la sua voce e i suoi modi, che la rendevano così oltremodo affascinante, erano al contempo il suo tormento e il suo incanto prediletti! Nulla era in grado di poter cancellare quel bellissimo ricordo!
E’ triste rendersi conto quanto realmente le cose siano meravigliose, solo quando queste sono terminate.
-Secondo te contraccambia?- domandò perplesso Mr Zhang, cercando disperatamente di non agitarsi.
-Ohibò! Ne son sicurissimo!-
Mr Zhang si voltò per stringere affettuosamente la mano a Percy, e nel farlo notò un’espressione alquanto infelice dipinta sul volto del gentiluomo.
-Sei sicuro di star bene? E’ da un paio di settimane che assumi quell’aria così triste. - dichiarò dubbioso Mr Zhang.
Percy scacciò la mano che l’amico gli tendeva affettuosamente con un sorriso mesto:- Zhang, è che tra tutti questi fidanzamenti, io mi sento un povero scapolo senza una donna da idolatrare. Grace ha la bella Miss McLean; tu, ne sono fermamente convinto, avrai in moglie la dolce Miss Levesque…ed io? Chi avrò al mio fianco da amare e da consolare?-.
Mr Zhang fece per replicare, ma rimase in silenzio.
-Ah, sciocchezze! Torniamo alle questioni importanti! Come ti presenterai da lei?- interrogò interessato Mr Jackson.
-Oh, credo che sarò schietto e onesto nella mia proposta di matrimonio.-
-Nessuna dichiarazione d’amore piena di passione e sentimento?-
-Penso che il pathos non mi si addica. - rifletté dubbioso Mr Zhang.
-Alle donzelle piace!-
-Perbacco, Jackson! Non mi confondere le idee…-
Mr Jackson si alzò dalla sua poltrona e posò la mano sulla spalla del suo giovane amico:-E’ ora, Zhang. Il sole sta tramontando e Miss Levesque ti attende. Ti consiglio di approntarti immediatamente, delle nuvole si stanno addensando in cielo. A breve ci sarà uno di quegli insopportabili temporali estivi. –
Ci fu una pausa di cinque minuti, poi Mr Zhang disse:-E se declina la mia proposta?-.
-Perché mai dovrebbe farlo?-
-Jackson, rifletti. E’ circondata da persone come Miss Chase e Miss McLean. Non che io abbia nulla contro di loro, anzi! Sono loro che, disgraziatamente, mi reputano un essere riprovevole. -
Mr Jackson, al suono di quelle parole, si sentì obbligato nel difendere la cara Miss Chase:- Zhang, tu non conosci la vera Miss Chase. E’ una fanciulla amabile, e scommetto che ti giudica come un cortese galantuomo!
Mr Zhang sospirò:- Lo desidero con tutto il mio cuore, Jackson. Ma a volte penso che Miss Chase sia una delle menti più abili e manipolatrici di tutta la contea. E se io non le garbo, beh… lei farà di tutto pur di convincerla a declinare la mia proposta di matrimonio alla sua ancella.-.
-Non essere severo nei suoi confronti! Vedrai che lei asseconderà quest’unione matrimoniale!-.
-Lo spero, Jackson. Lo spero. -
 
 
Bum!Bum!Bum!
I colpi alla porta si susseguirono impetuosamente e celermente, e Annabeth sbigottita si alzò dal suo posto di fianco al focolare, per alzarsi e andare ad aprire la porta.
Era un orario insolito, potevano essere le dieci di sera, e la servitù era quasi tutta a letto, così come gli altri membri della dimora.
Solo Annabeth, che desiderava ardentemente passare del tempo in solitudine, era sveglia; e stava leggendo un romanzo che la incantava particolarmente, quando sentì quegli incontrollati tre colpi alla porta.
La donzella rimase più che disorientata quando vide la dolce Miss Levesque che, singhiozzante e fradicia, si buttava tra le sue braccia.
-Oh, mia dolce amica! E’ successo qualcosa di straordinario…straordinario!- balbettò confusamene Miss Levesque.
Annabeth le accarezzò vagamente i riccioli umidi, e si guardò intorno alla ricerca di qualche familiare ficcanaso da allontanare.
Un servitore si affacciò dalla cucina, ma la fanciulla lo scacciò via con la mano.
-Hazel, mia cara, siediti su questa poltrona.- le disse col tono di voce più dolce che potesse possedere.
Miss Levesque, agitata e confusa, rimase in piedi altri buoni tre minuti, mentre camminava agitatamente per la stanza con la cuffietta bianca in mano.
Annabeth la osservava fare su e giù per il salotto, con un sentimento improvviso di desiderio di conoscere e inquietudine, che lentamente le invase l’animo.
Bastarono altri tre minuti per cavarle qualcosa di bocca:-Non so che fare Annabeth. Tu sei la prima persona che mi è venuta in mente. Sei l’amica più cara e saggia che io possegga!-.
Annabeth le ripeté di sedersi sulla poltrona, ma la fanciulla non lo fece.
- Un’offerta di matrimonio!-
Miss Chase trasalì: -Cosa?!-
-Proprio così! Un’offerta di matrimonio da parte di Mr Zhang.-
Annabeth sussultò nuovamente, impallidì e divenne muta.
-Una magnifica dichiarazione, almeno così credo. Parlava come se realmente mi volesse molto bene, ma… Ma io non so che pensarne, e sono venuta più in fretta che potevo per chiederti un suggerimento. Che cosa mi conviene fare?-
-Non pensavi che tutto ciò fosse straordinario? E se effettivamente lo ritieni, per quale causa o ragione sei venuta qui?- asserì fredda Miss Chase.
Annabeth provò imbarazzo per la sua amica, poiché sembrava così lieta e in preda ai dubbi per una richiesta che avrebbe dovuto, senza dubbio, rifiutare istantaneamente.
-Sì, io penso che le sue parole fossero…fossero, per quanto semplici, così autentiche e delicate, ed esprimevano un così caldo affetto! E mi sembrava tutto così sorprendente! Sono venuta a domandare consiglio!-
-Hazel, dovrai esprimerti in modo chiaro. Non tocca a te essere confusa e non dovrai dubitare! Non avrai l’obbligo di pensare al rammarico e all’afflizione che stai donando al gentiluomo. E, inoltre, non riterrai opportuno fingere di provar dolore per la sua sgradevole situazione. Tutto qui, questi sono i consigli che ti posso elargire e che, io auspico, seguirai.-
Miss Levesque abbassò gli occhi:- Pertanto, tu pensi che dovrei rifiutare?-.
Annabeth finse d’esser sorpresa e di aver intenso male tutto:-Oh, cielo! Ho compreso in modo sbagliato la tua richiesta d’aiuto! Credevo, eppure sembrava così evidente, che mi stessi chiedendo consiglio unicamente sui termini in cui formulare il rifiuto per Mr Zhang!-.
Hazel rimase in silenzio e, sconfortata, scivolò sgraziatamente sulla poltrona.
Annabeth continuò con un certo decoro:-Vorresti accettare, ebbene?-.
-No…cioè, desidererei…Che debbo fare? Consigliami Annabeth!-
-Non ti posso donare pareri o suggerimenti utili, mia cara Hazel. E’ il tuo futuro, tu devi decidere per il tuo destino, senza essere influenzata dal parere altrui e, soprattutto, dal mio assennato e giudizioso punto di vista.-.
-Non pensavo che mi amasse così tanto... -, sostenne con un lungo sospiro Miss Levesque.
Rimasero in silenzio, con la pioggia che ticchettava sulle alte vetrate; poi, cominciando ad avere timore che le reminiscenze di quella dichiarazione d’amore esercitassero un’attrazione troppo forte sull’amica, Annabeth disse:- Ritengo, mia cara Hazel, che se una donna è incerta, sin dal principio, se accettare o respingere un uomo, è certo che…beh, dovrebbe rifiutarlo. Una donna non dovrebbe esitare, ciò dimostra quanto il suo affetto è incostante nei confronti del gentiluomo. Non bisogna essere incerti nel matrimonio, soprattutto se metà cuore della donna è occupato da un altro uomo. Non voglio influire sulla tua decisione, questo sia chiaro! E’ solo un consiglio che una tua amica, dotata di un saggio parere, ti sta offrendo con affetto e amore.-.
-Oh, questo lo so… So che sei troppo buona per voler condizionare sfavorevolmente le mie decisioni…So che non si dovrebbe esitare. Forse dovrei dirgli di no, non credi?-
-No, non posso risponderti!- dichiarò con dolcezza Annabeth, - Ma ti domando solo una cosa, mia cara amica. Mr Zhang è l’uomo più affascinante, brillante ed estroverso che tu conosca? Mr Zhang è l’uomo che più preferisci? Ohibò, stai diventando rossa. Per caso, mia cara amica, la mente ti sta suggerendo un’altra immagine di un altro uomo? Oh, non farti ingannare dalle belle parole che Mr Zhang ti ha rivolto! No, no, no! A chi stai pensando realmente?-
Hazel non rispose, si voltò e fissò pensierosa il fuoco che fiammeggiava intensamente; poi, posò lo sguardo su uno schizzo di Miss McLean, il bozzetto che rappresentava Mr Valdez.
-Così, non vuoi darmi un tuo giudizio …-
Annabeth scrollò la testa in segno di diniego.
-Allora, mia cara amica, ti dico che rifiuterò Mr Zhang. Pensi che sia giusto?-
 Miss Chase sorrise trionfante:-Davvero, mia cara Hazel, come hai potuto esitare? E’ un primitivo, un essere così goffo! Ho cercato di tenere nascosti i miei sentimenti ma ora che hai deciso, non esito nel dirti che sarebbe stata un’unione deplorevole per la tua condizione sociale. Sono così felice che tu abbia scelto di rifiutarlo! Non volevo perdere la tua amicizia, cosa che sarebbe accaduta se avessi sposato Mr Zhang. Non volevo influenzarti, perciò non ne ho fatto parola, ma avrei perso un’amica. Non avrei potuto farti visita in America o altrove! Ora son sicura che resteremo per sempre in ottimi rapporti.-.
-Oh mio dio! Non me ne ero resa conto! Andare in America? Perdere la tua amicizia? Che rischio immenso stavo correndo! Oh, ringrazierò ogni giorno il Signore per avermi fatto fare la tua conoscenza!-.
-Oh, mia povera creatura! Vederti esiliata da Longbourn! Saresti stata condannata per tutta la vita alla società di persone ignoranti e sgarbate! Come ha osato quel giovanotto proporti di divenire sua fedele compagna?-.
-Non penso che sia così ignorante e sgarbato, - asserì Hazel, la cui coscienza si opponeva a quell’opinione, - è comunque una persona molto garbata, ed io avrò sempre stima di lui. Anche se non è paragonabile a…Insomma, ho conosciuto altra gente! Non posso paragonarlo a…Uno è così bello e simpatico! Ma io non ti lascerò mai, Annabeth.-
Continuarono per molto tempo a discutere su quest’argomento: su quanto fossero grossolani i modi di Mr Zhang e su quanto le due donzelle si volessero bene; fin quando non si aggiunse, nientemeno, che Miss McLean in persona, che, attratta dal vociare proveniente dal salotto, si aggiunse all’animata conversazione delle due fanciulle, aggiungendo pensieri e giudizi positivi sulle doti e le qualità di Mr Valdez.
L’incombenza era sbrigata, e Hazel era salva.
Fu, per tutta la serata, abbattuta e malinconica ma Annabeth e Piper alleviarono il suo dispiacere parlandole del loro affetto smisurato, e mettendole dinanzi l’idea di Mr Valdez.
Per un solo momento Miss Levesque si abbandonò alle dolci memorie di quelle parole che tanto il cuore le avevano fatto battere, e fu nuovamente necessario rafforzarla con qualche decisa espressione; ma il cruccio di Miss Levesque, quello di rendere infelice Mr Zhang, la tormentò ugualmente per tutta la sera.
Annabeth pensò che, se Mr Zhang si fosse presentato alla sua tenuta e avesse ripetuto le sue parole stracolme di affetto a Hazel, Miss Levesque gli avrebbe dato una risposta affermativa immediatamente.  
Fu così che decisero di consigliarle di scrivere senza indugio a Mr Zhang, e le dettarono ogni frase della lettera, anche se insistevano nel dire a Miss Levesque che un aiuto non era necessario.
La missiva fu scritta, sigillata e infine pronta per esser spedita.
Miss Chase aveva ottenuto tutto ciò che desiderava, e anche Miss McLean che sperava nell’unione di Mr Valdez con Miss Levesque.
Le due donzelle, dunque, invitarono l’amica a passare la notte con loro, ed ella accettò calorosamente.
Annabeth, più che soddisfatta, si ritirò nella sua camera con un sorriso vittorioso stampato sul volto, ignara di tutto ciò che sarebbe accaduto il giorno seguente.
 
 
Eccomi qui!
Tornata dalla mia vacanza con un nuovo capitolo, tutto per voi!
Bene, bene, bene… Scommetto cinque dracme che la Miss Chase di questo capitolo vi è risultata più che odiosa, almeno per chi shippa la Frazel.
Inoltre spero che tutti quelli che hanno letto Emma, della Austen, abbiano notato la somiglianza di questo capitolo con la parte del suddetto romanzo, dove Emma suggerisce ad Harriet di non sposarsi con il Signor Martin.
Oltre ciò desidero che tutti i lettori di Orgoglio e Pregiudizio abbiano capito che cosa accadrà dopo.
Riflettete: Zhang è il cugino di Mr Jackson, Annabeth è una grande amica di Hazel, Frank ha chiesto ad Hazel di sposarlo e Hazel (consigliata da Annabeth) l’ha rifiutato… spero che alcuni di voi abbiano compreso, questo è tutto ciò che posso farvi capire.
Comunque, come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi prego di recensire in tanti!
Siete meravigliosi!
 
Baci, Internettuale!

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici. ***


Miss McLean e Mr Grace passeggiavano sottobraccio per la strada alberata, mentre piacevolmente percorrevano il tragitto che dalla chiesa li avrebbe condotti a Longbourn.
Il tempo non era per nulla migliorato: immense nubi grigie oscuravano i raggi caldi del sole, rendendo tetra l’atmosfera. Si poteva inspirare odore di pioggia nell’aria, e varie pozzanghere ostacolavano il cammino dei due innamorati.
-Mia cara Piper, devo comunicarti buone notizie sul conto della tua cara amica.-
-Miss Chase?-, domandò curiosa Miss McLean.
-Oh, no! Credo che Miss Chase sia una delle creature più infelici a questo mondo, e che quindi, di conseguenza, raramente riceva delle novità positive. Volevo parlarti di Miss Levesque!-
-Notizie? Davvero?- domandò preoccupata Miss McLean, che sperava con tutto il suo cuore che la lettera contenete il rifiuto di Miss Levesque fosse stata letta dal destinatario.
-Notizie importantissime.- replicò Mr Grace sorridente.
Miss McLean sobbalzò:- Jason, mio caro, devo dedurre che si sta parlando di matrimonio. Ebbene, chi è il vostro amico fidato? Chi è stato affascinato dalla nostra dolce Miss Levesque?-.
Miss McLean sperò vivamente che Mr Valdez si fosse confidato al suo caro Jason, poiché entrambi godevano di una reciproca stima, ed erano l’uno amico e consigliere dell’altro.
-Personalmente penso, - asserì deciso Mr Grace, - che Hazel Levesque abbia ricevuto una proposta da parte di Mr Zhang! E’ cotto a puntino, Piper! E ha intenzione di prenderla in moglie!-
-Ah, davvero molto interessante. Ma siamo sicuri che Miss Levesque sia disposta ad ammogliarsi?-.
-Ma come! Mr Zhang le fa una proposta e Miss Levesque rifiuta? Sciocchezze! Proprio l’altro giorno venne da me per ricevere un consiglio. Possiedo un’alta considerazione di lui e della sua famiglia, e penso che potremmo definirci molto amici. Dunque, voleva chiedermi se accasarsi alla sua età fosse un’azione sconsiderata e se approvavo la sua scelta, soprattutto perché Miss Levesque è socialmente più importante di lui. Oh, com’ero contento! Eccome se approvo, gli ho risposto senza indugio. E’ un ottimo giovane, davvero esemplare. -
Miss McLean si sentì terribilmente responsabile del misfatto. Il suo futuro marito approvava l’unione di Mr Levesque con Mr Zhang, e lei aveva tramato, in compagnia di Miss Chase, la loro separazione!
- Io so qualcosa che tu non conosci, Jason. Miss Levesque ha rifiutato la sua proposta.- dichiarò incerta Miss Levesque.
Mr Grace arrestò immediatamente la sua camminata. Divenne rosso per l’amarezza e per lo stupore, e sdegnato contemplò la sua metà.
-Ha rifiutato Jason.- ripeté sottovoce Miss McLean.
-Sconsiderata! Sciocca! Pazza! Che cosa ha in testa?!-
-Una donna non può esser sempre pronta ad accettare la richiesta di matrimonio di un uomo, Jason.-
-Oh, spero vivamente che tu ti stia confondendo, Piper! Hazel Levesque respingere Frank Zhang! Una follia! Una follia!-
-Io so che è così, caro. Non mi contraddire. Non è stata una follia.-
-Come fai a saperlo, Piper?-
Presa alla sprovvista e piena di rincrescimenti, Miss McLean affermò convinta:- Beh, è stata Miss Chase a dirmelo. E’ stata tutta opera sua: è stata Annabeth Chase a persuaderla. E penso che abbia agito malissimo, Jason. Miss Chase pensa che Mr Zhang sia un giovane disprezzabile, e non adatto a Miss Levesque. -
- Che dio mi aiuti!- esclamò accalorato Mr Grace, - Era un uomo così innamorato! Oh, quando verrà a saperlo suo cugino!-
-Mr Jackson?-, domandò turbata Miss McLean.
-Ovviamente!-
-Oh, Jason, ti prego, non proferir parola su tutto ciò che ti ho detto!- lo pregò disperata Miss McLean.
-E perché mai dovremmo proteggerla? Lei e la sua famiglia causano più guai di quanti se ne possano immaginare. Non vorrei che anche il mio fedele amico, Mr Jackson, rimanesse intrappolato nel loro groviglio pieno d’imbrogli e trucchi!-.
 
Gocce di pioggia precipitavano furiosamente dalle grandi nuvole cinerine, che ricoprivano il cielo stellato.
Il ticchettio della pioggia era tanto assillante quanto i bagliori abbaglianti che tagliavano il firmamento in due. Questi lampi di luce improvvisi illuminavano temporaneamente la stanza, che era esclusivamente rischiarata da varie candele poggiate sulla mensola del camino spento.
Il cielo diveniva argenteo ogni due minuti, e questo bagliore improvviso era accompagnato dal tuonare furioso dei vari fulmini in cielo.
Le cime degli alberi erano scosse violentemente dall’aria fredda e pungente, e tutto ciò, osservato attentamente, era meravigliosamente inquietante.
Nonostante fosse estate, tutto appariva cupo e invernale. Ed è sempre così il tempo in Inghilterra, un misto di tristezza e disperazione, che finisce col controllare le menti dei suoi scoraggiati abitanti, fino a far diventare anche loro in quel modo: persone prive di contentezza e serenità, ma provviste ed equipaggiate d’irritabilità e malcontento.
Mr e Miss Chase sedevano comodamente sulle loro poltrone, quando un domestico interruppe la loro calma apparente.
- Mr Jackson, Signori.- disse abbassando la testa.
Non ebbero neanche il tempo di riflettere che istantaneamente, tempestivo come un lampo che squarcia il cielo, Mr Jackson fece il suo ingresso in salotto.
Mr Chase, indignato, fece per aprir bocca, ma il gentiluomo lo fermò con queste parole:- Alt, Mr Chase! Stia zitto! Non sono venuto qua per dichiarare nuovamente l’amore che provavo per vostra sorella, quell’amore che tanto disgusto suscitava nei cuori della vostra famiglia, ma son venuto per chiarire alcune questioni con Miss Chase. Si accomodi fuori, gentilmente. -
-Come osa cacciarmi dalla mia dimora!- replicò idrofobo Mr Chase.
-Non è la sua dimora, Mr Chase, ma la tenuta del Signor Brunner. Ma se proprio vuole assistere alla nostra conversazione, signore. Bene, si metta comodo. Ne sentirà delle belle!-
Un lampo squarciò il cielo, e Annabeth riuscì a distinguere attentamente il volto trasformato dall’ira di Mr Jackson.
Egli aveva i capelli umidi e il volto rosso per la collera, riprendeva fiato con fatica e pareva addolorarlo notevolmente professare le norme e i principi della buona società. Si reggeva su un bastone di legno, mentre con la mano sinistra stringeva convulsamente il copricapo intriso d’acqua piovana.
Gli occhi verdi erano lucidi e arrossati, le labbra sottili erano livide e la sua figura slanciata ed elegante tremava convulsamente per l’ira.
Mr Chase, che scelse di non assistere a quella discussione, si alzò e cautamente uscì dalla stanza.
La porta si richiuse con fragore, e nel soggiorno rimasero solo Mr Jackson con Miss Chase.
Annabeth era perplessa e impacciata. La vista di Mr Jackson l’aveva resa per un momento raggiante, ma poi, ricordandosi di cosa era accaduto la sera precedente, il suo volto si adombrò.
-Mr Jackson…- fremé intimorita Annabeth.
 -Se mai, - la interruppe Mr Jackson, - in un tempo lontano da adesso, io ho desiderato la sua stima, ora, devo ammetterlo, la disprezzo con tutto l’animo. Anche se lei è sempre stata riluttante nel concedermi il suo amore, io l’ho sempre adorata e ossequiata come una divinità femminile, e i miei sentimenti e i miei tormenti non sono mai stati incostanti o leggeri; l’intensità del mio amore era imparagonabile. -
Egli fece una pausa, e poi continuò con la stessa energia e lo stesso impeto di prima:- Ma l’errore che lei ha commesso, un errore imperdonabile aggiungo, mi ha aiutato a soffocare tutto l’amore e l’affetto che nutrivo nei suoi confronti. Lei è una donna da disprezzare e criticare, Miss Chase. Non merita l’amore dei suoi cari, ma solo biasimo e disdegno da parte di questi ultimi. Ma, finalmente, ho ritrovato la luce della ragione che m’insegna a disapprovare gli espedienti che mi avevano assoggettato, e a denigrare me stesso per l’influenzabilità su cui la loro forza era fondata. -
Annabeth si alzò dalla sua poltrona, con gli occhi fissi sul volto di lui e il viso sbiancato per il turbamento, in ogni suo tratto si poteva scorgere palesemente l’orgoglio ferito e lo sconforto che egli le stava arrecando.
Entrambi cercavano invano di assumere un atteggiamento vagamente composto, ed entrambi rimasero in silenzio finché Mr Jackson non fu certo di aver raggiunto quel minimo di contegno e di decoro, caratteristiche fondamentali per un gentiluomo.
-Spero che lei sia consapevole del fatto di aver distrutto per sempre la felicità del mio caro cugino. Di averlo messo in ridicolo e di aver fatto di lui un disperato! Desidero ardentemente che lei sappia quanto il suo atteggiamento sia stato irragionevole, immorale e vergognoso! Lei, con i suoi capricci e le sue idee malsane, ha annientato mio cugino! Per cosa poi? Per una bizzarria e una frivolezza! Per i preconcetti indecenti inculcateli dalla sua insana famiglia!-, egli sputò queste parole come se fossero state veleno.
Annabeth sorrideva incredula, e sembrava incapace di provar qualche sentimento di rimorso.
Ah, l’orgoglio! Mio caro lettore, come considerare questo elemento distintivo del genere umano?
Molti lo presentano come una virtù, altri come un difetto.
Non vorrei schierarmi dalla parte di nessuno, perciò ti dirò unicamente che quel forte senso della propria dignità fu fatidico, come un pugnale avvelenato, per la sorte prescritta di Miss Chase.
Ella scoppiò a ridere fragorosamente, anche se gli occhi le erano divenuti lucidi.
-Lei nega tutto ciò?-
-Ho fatto del mio meglio, questo non lo posso negare. La mia amica non poteva abbassarsi per l’amore di lui, egli le è inferiore in tutto e per tutto. Non è solo la sua famiglia, le sue origini o altro a renderlo indegno, ma il suo modo di essere. Era un’inclinazione che avrei dovuto combattere sin dall’inizio ma che, fortunatamente, sono riuscita ad attenuare all’ultimo momento. Sarebbe stato troppo doloroso per me vederla prigioniera di un uomo rozzo e selvaggio. Perciò, non posso innegabilmente non ammettere di aver fatto del mio meglio per distanziare l’uno dall’altra. -
Proferì queste parole con una tranquillità e una sicurezza inaudite.
-Ma non finisce qui, Miss Chase! L’amore che provavo nei suoi riguardi mi ha accecato per tutto questo tempo ma ora lei si rivela a me in tutto il suo orrore, e il velo finalmente è dissolto!-, il fragore di un tuono raggiunse le loro orecchie, -Purtroppo, ormai, la comprendo troppo bene. E’ brillante e cortese, usa magistralmente tutti i mezzi indispensabili per rendere interessante la conversazione e si esprime molto bene, con una felice padronanza della lingua, che lei adopera spesso, per convertire il bianco in nero.
Lei possiede una stima esagerata di sé, ha eccessiva fiducia nelle proprie capacità ed è fiera e orgogliosa. E’ di una prepotenza e di un’insolenza indescrivibili! Si lascia trasportare facilmente dall’ira ed è intollerabile! Miss Dare aveva ragione sul suo conto!-
-Oh, lei tiene molto al giudizio di quella dama!- replicò Annabeth stizzosamente e col volto acceso.
-Dovrei fidarmi del suo di parere, Miss Chase?!-
-La mia opinione, Mr Jackson, paragonata alla sua, - protestò con risentimento Annabeth, puntando un dito sul petto del Signor Jackson, - vale più di ventimila sterline!-
Mr Jackson rise sprezzantemente:- Fatemi indovinare…Sarà perché sono americano, giusto? Oh, gli americani sono dei miserabili senza cervello!-.
-Gli americani sono gli essere più ottusi e rozzi dell’intero mondo occidentale! L’America è l’unico paese al mondo che è passato dalle barbarie alla decadenza senza toccare la civilizzazione. E lei, Mr Jackson, fa parte di quella massa uniforme d’idioti!-.
-E questo, - esclamò con energia Mr Jackson, che allontanò il suo volto dal viso adirato di Miss Chase e prese a passeggiare concitatamente per la stanza-, è il modo con cui lei mi definisce! E’ con quest’opinione che lei avrebbe accettato volentieri la mia mano! La ringrazio vivamente! Scommetto che l’unica attrattiva che possedevo era il denaro!-.
Annabeth, che fu ferita profondamente da quelle parole, sussurrò:- Non sono un’opportunista, Mr Jackson.-.
-Ah, no? E come giustificare allora le sue parole e il suo atteggiamento? Come spiegare le sue mistificazioni? Non meditava sulla fortuna che avrebbe ricevuto quando si sarebbe maritata con quest’idiota? Non considerava la ricchezza che la sua amica non avrebbe ricevuto se si fosse sposata con mio cugino?-.
-Assolutamente no, Mr Jackson.-
-E allora perché accettare la mia proposta, Miss Chase?-
Il silenzio fu la superficiale risposta di Miss Chase.
-Me lo ripeta, la prego. Perché mi odia così tanto?-
-Io non la odio, Mr Jackson.-
-Mi ha quasi convinto. -
Il volto di uno era distante pochi centimetri dal volto dell’altra, e parve impossibile per Mr Jackson non accorgersi delle lacrime che lentamente solcavano il viso di Miss Chase.
L’amore e i forti sentimenti provati per lei in passato gli suggerirono di andarsene via e lasciarla sola.
-Bene, capisco. Spero che il tempo le faccia comprendere tutti gli errori che ha commesso. Non le posso augurare salute e felicità, perché farei un torto a mio cugino.-, disse Mr Jackson, che cercava invano di riacquistare la calma.
E così lasciò la stanza, e la porta, che fragorosamente si richiudeva su stessa, fu la prova inconfutabile che Mr Jackson se ne era andato via per sempre, e con lui le speranze e i sogni che Miss Chase aveva segretamente nutrito.
Uscì immediatamente dal salotto, e vide dinanzi a sé una schiera di domestici e parenti che la osservavano preoccupati. Mr Chase era furioso, eppure per un momento parve provar dispiacere per l’amata sorella.
Miss Chase si fece largo tra la soffocante folla di affezionati che volevano donarle conforto e amore, e si recò celermente nella sua stanza.
Si sedette sul suo letto e pianse a dirotto per un’oretta, fino a quando la testa non incominciò a farle così male che decise di calmarsi.
Una parte di sé aveva sempre saputo che, alla fine, il suo più grande difetto sarebbe stato fatale.
Che la superbia e la tracotanza l’avrebbero abbattuta, e che l’orgoglio ferito non sarebbe stato nulla dinanzi ad un cuore angosciato.
Passò quella notte in compagnia dei tuoni e dei rimbombi in cielo, che risuonavano furiosamente come l’urlo della sua coscienza.
 
Come mi sono divertita! E’ stato davvero bello scrivere questo capitolo! *muahahahahhaha*
No, davvero, sono sadica e la devo smettere.
Eppure questo non è nulla confrontato con ciò che accadrà alla fine di questa seconda parte.
Penso anche che non dovrei farvi agitare così tanto…
Comunque, le mie richieste sono sempre le stesse, mi stanco anche a ripeterle.
Vi ringrazio come sempre, siete fenomenali.
 
Un bacio, Internettuale.
 

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici. ***


Qualunque persona, provvista di buonsenso e priva di rancore, avrebbe affrontato la questione con più rincrescimento e assennatezza della bella Miss Chase.
Un orgoglio che è stato più volte ferito con parole veritiere, parole per di più pronunciate dalla persona cui faticosamente Miss Chase aveva affidato il suo cuore, non poteva assolutamente sostenere la faccenda con trascuratezza e arrendevolezza.
Miss Chase era, stranamente, allegra e trionfante. Lei, dotata di un senso di dignità arrogante e di un senso di superiore integrità, non poteva permettere che la sua reputazione fosse alla mercé di un uomo rancoroso e dalle sofferenze così violente.
Tutti sapevano cosa era accaduto alla tenuta del Signor Brunner, tutti avevano udito della richiesta di matrimonio del Signor Jackson, dell’amore che lui le dimostrava costantemente e che lei infine aveva calpestato senza riguardo.
Non poteva far in modo che gli altri avessero un’idea negativa di sé, ciò significava trascurare pienamente il suo buon nome; doveva mostrarsi arrendevole agli occhi della gente ma energica e vitale agli occhi del Signor Jackson.
Agli altri si presentava come una signorina preoccupata e infelice, ma dentro di sé una collera incontrollabile le infervorava l’animo e dissipava ogni traccia di malinconia e sconforto.
Nonostante Miss Chase fosse un personaggio la cui morale era certamente negativa e basata sull’ambiguità, i suoi concittadini non riuscivano a condannarla per i suoi errori, anzi! Essi erano sedotti dai suoi giudizi fulminanti e dalla sua lucida consapevolezza dei principi di una società che l’avrebbe schiacciata, se non l’avesse manovrata in suo favore.
Mio caro lettore, nonostante tutti sapessero dell’accaduto, nessuno volle allontanarsi o screditare la povera Miss Chase.
Ella pareva così innocente e così cosciente dei suoi sbagli! Ahimè, tutti era pronti a scommettere sul loro buon nome che ella avesse inconsapevolmente manovrato la mente influenzabile di Miss Levesque, e che gli insulti rivolti a Mr Jackson avessero avuto origine dal dolore che egli le stava elargendo, e che quindi anch’essi erano stati indirizzati al gentiluomo in maniera inconscia.
 
Lei e il Signor Jackson s’incontrarono più spesso di quanto entrambi avessero voluto, e ogni loro gesto esprimeva il loro rancore e la loro rabbia.
Non c’erano cerimonie tra i due, erano aperti e chiari l’uno con l’altra, e per Miss Chase ogni momento era adatto per tormentare il gentiluomo e far pentire Mr Jackson di averla descritta in quel modo.
Egli, più che adirato, pareva infinitamente addolorato, e per Annabeth quella sofferenza era la miglior gratificazione.
Il Signor Jackson trascorreva molte ore del sue tempo libero in compagnia di Miss Dare, e Annabeth ne soffriva più di quanto lei volesse realmente ammettere.
Alla fine di quel mese di luglio così uggioso e piovigginoso, la dolce Miss McLean divenne, con immensa gioia dell’intera contea, la soddisfatta e appagata Mrs Grace.
Il loro fu uno sposalizio comune; dove i due coniugi non prestarono molta attenzione allo sfarzo e alla magnificenza della cerimonia nuziale.
I due, senza indugio, partirono il giorno successivo verso Londra e la loro splendida dimora.
Annabeth trovò quell’unione una conclusione perfetta per la loro felicità, e si sarebbe divertita maggiormente se Mr Jackson non avesse partecipato alle nozze in compagnia di quell’oca giuliva di Miss Dare.
Egli pareva aver obliato completamente quel legame che fino a pochi mesi prima li aveva uniti così saldamente, e Miss Chase, rattristata per questo evento, incominciò a infuriarsi con lo sventurato Mr Valdez che, come ripeteva costantemente la donzella, “sfortunatamente non si era accasato come la cugina.”
Allo sposalizio partecipò anche Miss Levesque, che era, insieme a Mr Zhang, una delle creature più disperate d’Inghilterra.
Ovunque andasse, era criticata per esser stata così sciocca e influenzabile; ma, nonostante tutto, ella era ancora fedelmente devota al saggio e giudizioso parere della sua amica.
Un’amicizia così salda non poteva estinguersi in così poco tempo, e sebbene Miss Levesque non provasse rancore per Miss Chase, a volte desiderava ardentemente di non averle domandato consiglio.
Mr Zhang pareva esser recluso nella sua dimora, e quando qualcuno lo osservava passeggiare solitariamente per le vie alberate del centro abitato, quel taluno non osava avvicinarsi al gentiluomo, poiché egli appariva così infinitamente turbato che pareva scorretto recargli altro disturbo.
Mr Valdez, che sembrava esser l’unico eroe che avrebbe potuto mettere in salvo l’addolorata Miss Levesque, era il vero ritratto dell’indifferenza e dell’inconsapevolezza.
Tutti potevano certamente assicurare che egli aveva provato solo un sentimento passeggero nei confronti di Miss Levesque, poiché ora egli dedicava le sue attenzioni a un’altra donzella.
Mr Chase, in tutto questo scompiglio, risultava esser realmente l’uomo più spensierato e felice dell’intera cittadina: sua sorella era salva, e con ella la reputazione e il nome dell’intera famiglia!
 
-E’ per caso suo questo delizioso copricapo?- domandò l’uomo ridendo.
Annabeth arrossì improvvisamente.
Il gentiluomo che le si presentava dinanzi era, forse, uno dei più affascinanti che ella avesse mai conosciuto.
La sua figura atletica e slanciata, i capelli fini e biondi, che parevano tanti fili d’oro, e il suo sorriso brillante, erano elementi distintivi che non potevano esser indubbiamente trascurati.
-Oh, vi ringrazio vivamente. - balbettò Annabeth confusa.
Egli si avvicinò e le restituì il cappello che era volato via con il vento, poi le sorrise un’altra volta e si presentò:- Il mio nome è Mr Apollo, è per me un piacere immenso fare la vostra conoscenza.-.
Annabeth fece per rispondere alla presentazione ma egli, con un gesto teatrale, poggiò un dito sulle labbra scarlatte della donzella.
-Mi faccia indovinare, mia cara. Scommetto che lei è Miss Chase, visto non si fa che parlar di lei in città. E poi una creatura così divina non può che possedere il suo nome. –
Annabeth tentò invano di non arrossire a quei complimenti che apparivano così naturali e sinceri.
-Si parla di me? Davvero? Quali critiche mi rivolge la gente?- domandò curiosa e con un accenno di malizia.
- Ci sono varie opinioni in città. Molti pensano che lei sia una dama il cui ascendente porta solo inconvenienti e problemi, altri la stimano e la venerano come una divinità femminile. -
Egli la prese sottobraccio e, con una spontaneità inenarrabile, incominciò a passeggiare con lei sotto quel sole indebolente della prima settimana di agosto.
-Sono del parere che una carnagione abbronzata doni particolarmente alle donne come lei, anche se i canoni estetici sono contrari alle mie idee. -
- Mr Apollo, lei cosa pensa di me? Con quale opinione concorda?-, replicò interessata Annabeth.
Il gentiluomo non rispose immediatamente, anzi, meditò con attenzione prima di proferire queste parole:- Indubbiamente non con la prima, poiché non vi sto disdegnando o allontanando. Con la seconda non so, penso che dovremmo approfondire i nostri rapporti, e poi si vedrà. Piuttosto, condivido solo in parte il secondo giudizio: lei possiede un fascino sopranaturale. -
Per molti, perfino per una Miss Chase non estasiata dal gentiluomo, quell’intimità improvvisa e tutte quelle lodi e quegli apprezzamenti sarebbero apparsi inopportuni e ambigui. 
Eppure un fascino misterioso, e al contempo elegante, era strettamente legato con la figura di quel gentiluomo dai tratti così divini. Possedeva una grazia irraggiungibile, e conversava con così tanta facilità che Annabeth, per tutta la durata della camminata, risplendette per il piacere.
Egli non accennò minimamente a Mr Jackson, né le domandò per quale motivo il loro presunto fidanzamento fosse stato interrotto così bruscamente.
Mr Apollo dialogava di argomenti comuni che, grazie solo al suono della sua calda voce, risultavano esser stati messi in una prospettiva diversa; Annabeth lo ascoltò con godimento e, raramente, esprimeva la sua opinione, che non contraddiceva quasi mai quella di Mr Apollo.
-E così, lei ha preferito la campagna a Londra? Non le pare una scelta alquanto assurda? Privarsi della moltitudine di piaceri che la città gli elargisce così facilmente, per godere dei  miseri intrattenimenti che le possono offrire i sobborghi inglesi?-
-Sebbene Londra godi di passatempi vari come il teatro, i balli e altro, non beneficia, a differenza dei piccoli centri periferici, di compagnie piacevoli e interessanti. Londra sovrabbonda di persone autorevoli e gravi.- replicò Mr Apollo sorridente.
-Quindi lei considera gli abitanti di centri come Meryton, - Annabeth cercò di trattenere un sorriso sarcastico,- persone interessanti e piacevoli?-
-Bhe, prenda come esempio i Grace. Sono una famiglia importante con cui passare delle gradevoli giornate.-
-Non vorrei contraddirla, ma i Grace abitano a Londra. Solo in estate alloggiano nella loro tenuta di famiglia.-
-Davvero?- domandò stupito Mr Apollo.
-Lungi da me l’esser una menzognera! Assolutamente, i Grace sono una famiglia londinese. Solo la famiglia Dare alloggia a Meryton.-
-La famiglia Dare non la ritengo abbastanza notevole e amabile, in ogni caso. –
-Allora lei non è l’unico, Mr Apollo.- concordò Annabeth, con le labbra piegate in un lieto sorriso.
Continuarono a dialogare vivacemente, e mentre discorrevano sulla lettura e sulle poesie, furono interrotti bruscamente dall’apparizione di Miss Dare e Mr Jackson, che apparvero all’imbocco della via.
Mr Apollo si turbò con evidenza, e pregò la sua compagna di accelerare il passo e voltarsi indietro.
Annabeth, sconvolta anch’ella dalla presenza di Mr Jackson, assecondò senza opposizioni la richiesta di Mr Apollo, ed entrambi celermente modificarono la loro direzione.
Ma entrambi non fecero neanche in tempo a girarsi che, prontamente, una voce stridula li richiamò:- Mr Apollo, Miss Chase!-.
Essi si voltarono con commediante allegria dipinta sul volto impensierito, e le due figure indesiderate, riconoscendo Mr Apollo e volendo scambiare con egli le usuali cortesie, li raggiunsero senza indugio.
-Rachel Elizabeth Dare, che piacere rivederla!- asserì con ipocrisia Mr Apollo.
Lo sguardo Mr Jackson fu improvvisamente attratto da Miss Chase, e Mr Apollo fu assai stupito dall’effetto provocato da quell’incontro.
Mr Jackson esaminò afflitto Miss Chase, che era intenta nell’osservare sorridente il gentiluomo che, con così tanta disinvoltura, la prendeva sottobraccio.
Ella si voltò e vide Mr Jackson che accennava a malapena un inchino, un saluto che Annabeth non si degnò di ricambiare.
-Mr Jackson.- dichiarò impassibile Annabeth.
-Miss Chase.- rispose egli, cercando di non apparir afflitto.
-Io e Miss Chase eravamo così assorti nella nostra conversazione che, spero vogliate perdonarci, non abbiamo prestato attenzione alle vostre sagome che ci venivano incontro. Sapete, Miss Chase ha il dono di saper incantare chiunque semplicemente elargendogli un sorriso deliziato. - affermò con piacere Mr Apollo.
Miss Dare parve addolorarsi profondamente per quell’affermazione, così come Mr Jackson che dichiarò risoluto:- Si è fatto tardi, debbo lasciarvi. Miss Dare, spero che oggi pomeriggio lei sia libera da ogni impegno, così potrò invitarla a Netherfield Park per un tè. -
Miss Dare accettò l’invito, ma lo supplicò con lo sguardo di non andarsene.
Mr Jackson non ascoltò le sue mute richieste, e rincasò angosciato verso la sua tenuta, con un crescente stato di gelosia che lentamente s’impossessava di lui.
-Miss Dare, vuole unirsi alla nostra camminata?- domandò subdolamente Annabeth.
La donzella, anch’ella spinta da un forte senso d’invidia, accettò senza indugio.
Miss Chase e Mr Apollo continuarono a chiacchierare allegramente, mentre Miss Dare ascoltava con risentimento ogni loro parola.
-Ma, in fondo, cos’è l’amore?- domandò sospirando Mr Apollo.
-Oh, l’amore è sospetto, diffidenza, incertezza, assillo, tormento e invidia!- rispose con serietà Miss Chase.
-Penso che lei stia volutamente elencando i lati negativi dell’amore, Miss Chase.- disse Miss Dare, inserendosi intenzionalmente nella conversazione.
-Ah, sì?-, domandò interessata Annabeth, -E quali sarebbero quelli positivi?-
-Beh, l’amore è cura, scrupolo e premura. L’amore è fiducia e stima. L’amore è rispetto, ammirazione e stupore. L’amore è incanto e venerazione. L’amore non è biasimo o disprezzo, e soprattutto l’amore non deve essere un segreto. Non bisogna essere riservati e occultare i propri sentimenti. -
Il sorriso di Mr Apollo si spense al suono di quelle parole, poi affermò:- Ma, se l’amore si basa su un’incertezza e su un dubbio, come può un uomo non occultare i propri sentimenti se la donna lo spinge verso l’indecisione?-.
- Evidentemente l’uomo non è stato abbastanza chiaro nel professare i propri sentimenti. Forse la vanità eclissava tutti i segnali che la donna gli ha lanciato per dissipare le insicurezze.-.
-O forse, è incerta anche la donna. Una fanciulla, se realmente guidata dall’istinto dell’amore, accetterebbe qualunque cosa pur di stare con l’uomo che ama, anche un fidanzamento segreto. -
-Un fidanzamento segreto è irrispettoso nei confronti della fanciulla. - asserì convinta Annabeth.
Miss Dare sembrò ringraziarla con lo sguardo.
-Ma, secondo me, siete andati fuori tema, - continuò con sospetto Annabeth, - i dilemmi che affliggono la maggior parte degli innamorati non rientrano nella descrizione dell’amore.-
Miss Dare non proferì più parola per la durata restante della camminata, mentre Mr Apollo e Annabeth continuarono a discutere piacevolmente sulle bellezze che il regno inglese offriva ai loro abitanti.
Una volta accompagnata Miss Dare a destinazione, il signore e la giovinetta potettero parlare liberamente di quanto Miss Dare fosse insulsa e fastidiosa.
Per Annabeth fu così piacevole quel pomeriggio passato in compagnia del gentiluomo, che si affrettò immediatamente a invitarlo per un tè il giorno successivo.
Mr Apollo accettò con calore la richiesta presentatagli dall’amica, e si salutarono entrambi con un sentimento paragonabile all’amicizia.
 
 
Finalmente, dopo non so quanti capitoli, abbiamo avuto l’onore di conoscere Mr Apollo!
Come avete potuto constatare, il rapporto tra Miss Chase e Mr Jackson è andato perso.
“Ci siamo persi, Percy”- cit. Annabeth nella Battaglia del Labirintoà (non chiedetemi perché ho inserito questa frase, mi andava di farlo.)
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi prego come sempre di farmi avere una vostra opinione.
Siete dei lettori da ammirare, poiché pochi apprezzano letture di questo genere (soprattutto le fan fiction dal rating verde), anche se io credo che i romanzi ambientati in quest’epoca siano i migliori.
 
Baci, Internettuale!

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Capitolo 16
*** Capitolo sedici. ***


Il ticchettio dell’orologio finì per estenuarla e farla innervosire.
Quel picchiettio risuonava senza sosta nella stanza e nella sua testa, e mentre cercava pazientemente di non mostrarsi irrequieta, aspettava con ansia le cinque meno un quarto.
Quel giorno Mrs Dare aveva invitato i fratelli Chase, Mr Valdez e il Signor Brunner nella sua dimora per un tè, e Annabeth era più che consapevole che ci sarebbe stato anche il Signor Jackson, giacché Mr Zhang era tra gli invitati.
Purtroppo Miss Levesque non aveva potuto accettare l’invito, poiché aveva delle commissioni urgenti da svolgere.
Quale ingiustizia! Annabeth era ben consapevole del fatto che Miss Levesque evitasse qualunque ambiente frequentato da Mr Zhang, e tutto ciò era un vero e proprio torto da parte di quell’uomo così scortese! Privarsi dei vari piaceri che una società offre così tranquillamente, soltanto per evitare lo sguardo di un uomo il quale cuore abbiamo ferito!
Ella ammirò il suo riflesso nello specchio dalla cornice argentata: possedeva una grazia e una candida purità che usualmente si perdono nell’adolescenza, e una bellezza pari a quella che i marmi greci ci hanno tramandato.
Eppure, sebbene fosse meravigliosa, il suo sguardo aveva perso tutta la sua consueta vitalità, e il viso lentamente si stava sciupando.
Annabeth non godeva più dell’influenza positiva che gratuitamente Mr Jackson le offriva, e più il tempo passava in sua assenza, più Annabeth inconsciamente riconosceva di aver sbagliato.
Ma questi attimi di redenzione persistevano solo per la durata un battito di ciglia, poiché poi la sua mente s’infiammava per la rabbia, grazie al ricordo dell’immagine di Mr Jackson che interpretava un duetto in compagnia di Miss Dare.
Ormai Annabeth era arrivata a una sua conclusione: egli l’aveva sostituita con una fanciulla la quale grazia non era minimamente paragonabile alla sua.
Con quale spudoratezza ella si rapportava con il Signor Jackson, con quale dimestichezza!
Miss Dare pareva aver obliato tutti i principi e le regole che la buona società suggeriva con così tanta insistenza, per cedere il posto ad atteggiamenti così immorali e sconvenienti!
-Svergognata…- sussurrò Annabeth con sdegno.
Fu la voce di suo fratello Malcolm a sospendere il flusso dei pensieri della sua coscienza.
- Annabeth?- la chiamò Mr Chase.
Ella si voltò per ascoltarlo.
-Sono le cinque meno un quarto, la carrozza è pronta. -
- Solo un momento, Malcolm. Indosso gli orecchini di perla e vi raggiungo. -
Prima di uscire dalla stanza, però, ripose un romanzo intitolato Orgoglio e Pregiudizio nello scaffale, e con passo svelto si diresse verso la carrozza.
 
Tutti gli ospiti arrivarono puntualmente alla tenuta di Mr Dare.
Youthful Park era un possedimento dotato di un giardino meraviglioso e ricco di uno splendore inenarrabile, e tutti gli invitati erano presi dal cantar in favore le loro lodi, eccetto Annabeth.
Miss Chase si aggirava contrariata per i corridoi, e sul suo viso era dipinto un falso sorriso; annuiva agli apprezzamenti che gli invitati elargivano così facilmente a Miss Dare, e simulava con così tanta facilità l’affiatamento che la legava alla donzella.
L’unico suo raggio di luce era Mr Apollo che, appena la intravide, le andò incontro raggiante e la salutò con caloroso affetto; spiccava tra tutti gli invitati, soprattutto per il rosso giacinto appuntato alla giacca.
- Non trova tutto ciò così straordinariamente fraudolento e orribilmente spensierato?- sussurrò Annabeth a Mr Apollo.
- Miss Chase, a volte penso che lei riesca a leggermi nel pensiero-, dichiarò con un mormorio Mr Apollo, - Ammiri con orrore i loro visi compiaciuti e i loro ingannevoli sorrisi, mentre le loro menti e i loro occhi vanno alla ricerca di un tavolo da buffet dove rimpinzarsi come villani.-
-E osservi Miss Dare che, invece, si compiace così falsamente delle lodi che le sono attribuite frequentemente, mentre i suoi occhi si posano senza sosta sul Signor Jackson.-
-Un Signor Jackson tormentato, oserei aggiungere. Lo contempli mentre cerca in tutti modi di non prestare attenzione ai nostri visi così vicini! Miss Chase, lei è fatale ai cuori degli uomini come lo è il matrimonio.-.
Annabeth sorrise mestamente a questa lode, ma i suoi occhi si posarono sul viso di Mr Jackson, che rapidamente distoglieva il suo sguardo dal viso di Miss Chase.
-E ora io posso osservarla com’è realmente, Miss Chase. Un essere incantevole il cui cuore è stato spezzato.- asserì intenerito Mr Apollo.
- Lei si sbaglia, Mr Apollo.-, fu l’immediata replica della fanciulla, - Non è il mio cuore a esser stato umiliato, ma il mio amor proprio, che è la quintessenza del mio essere miserabile. -
- Non si definisca in questo modo, Miss Chase. Il senso dell’onore non è una caratteristica negativa, come lei crede. -
La loro conversazione fu interrotta da una Miss Dare impaziente di chiacchierare con Mr Apollo, così Annabeth si allontanò dai due giovani, e si diresse verso suo fratello.
- Vedo che lei e Mr Apollo siete in ottimi rapporti, ora. -, asserì con imbarazzo Mr Jackson.
Annabeth fu colta alla sprovvista, e sobbalzò per lo spavento; Mr Jackson sorrise per quel riflesso involontario, e divertito le disse:-Non volevo spaventarla, Miss Chase. Spero che lei possa perdonarmi. -
Inconsciamente una sincera risata fuoriuscì da quelle labbra che tanto avevano umiliato Mr Jackson in passato, e all’uomo parve, per un solo momento, non aver udito mai suon più bello.
-Non si preoccupi, Mr Jackson.-, asserì con sicurezza Annabeth, - Comunque, ha visto bene. Io e Mr Apollo godiamo di un rapporto che si basa sulla stima reciproca e sull’affetto. Lei mi capirà, io spero, poiché sia lei sia Miss Dare traete beneficio da una simile relazione.-.
-Non la definirei propriamente relazione, Miss Chase.-, dichiarò confuso Mr Jackson.
-Da ciò che ho potuto osservare, direi proprio che la stima che lei nutre nei confronti di Miss Dare sia alta, - affermò con impeto la donzella, - e, non ne dubito, sarà colto alla sprovvista quando il grado della vostra ammirazione salirà.-
Mr Jackson avvampò e imbarazzato replicò:- Io penso, sinceramente, che la stima che custodisco nei riguardi di Miss Dare non riuscirà mai a cogliermi di sorpresa, come lei dice. -
Annabeth, senza replicare, abbandonò Mr Jackson alle sue riflessioni e si recò impaziente dal fratello.
- Una vera noia, mia cara Annabeth.- sospirò Malcolm.
-Perché abbiamo accettato l’invito?-
-La società lo impone, Annabeth. E poi, il nostro soggiorno a Longbourn è così noioso ultimamente. Se qualcuno stesse scrivendo di noi, abbandonerebbe il suo scritto poiché il suo racconto risulterebbe noioso agli occhi del lettore. -
-Quel qualcuno non sa proprio che fare, Malcolm. Scrivere di noi?  E cosa potrebbe mai narrare? Assurdo. -
-Già.-, bofonchiò Mr Chase, che adocchiava con appetito il rinfresco servito sul tavolo.
L’intera compagnia si radunò in salotto, e conversò a lungo su argomenti comuni che stancarono Annabeth così tanto, che dopo un po’ decise di abbandonare la conversazione, sedersi su un divanetto e legger un buon libro.
Aveva già terminato il primo capitolo, quando Mr Apollo si sedette al suo fianco e, con aria agitata, incominciò a blaterare tra sé.
-Incomprensibile.- sussurrò l’uomo con rabbia.
Annabeth lasciò da parte la sua lettura:- Cosa?-
-Oserei dire chi. Ecco, Miss Dare. -
-Ah, Miss Dare non solo è incomprensibile ma anche insopportabile. -
-Invidiosa?- domandò sorridente Mr Apollo.
Annabeth osservò sbalordita il gentiluomo:- E di cosa?-.
-Di chi. -
Annabeth sollevò le mani in aria:- Assolutamente no! Io, gelosa?! Di Miss Dare …?!-
-E di Mr Jackson. - continuò ridente Mr Apollo.
Annabeth lanciò uno sguardo a Mr Jackson che con aria grave ascoltava una mesta Miss Dare.
-Lei è troppo fantasioso. -, replicò Annabeth incerta.
Il gentiluomo irruppe in una risata fragorosa,:- Vuole fare una passeggiata con me? La testa incomincia a dolermi, odio star seduto qui senza combinar nulla. -
Annabeth rifiutò l’invito con delicatezza e galantemente l’uomo si alzò, e la salutò con un cenno:- Sapevo che avreste rifiutato l’invito.-.
Rimase sulla sua poltrona per un intervallo indeterminato, finché Mr Jackson non si sedette al suo fianco.
- Penso che il rapporto tra lei e Mr Apollo sia abbastanza sconveniente. -, sostenne imbarazzato Mr Jackson.
Annabeth si limitò a osservarlo con uno sguardo al contempo meravigliato e confuso.
-Egli è riconosciuto in tutta la contea per le sue avventure e le sue amanti. E vederla alla sua mercé, notare con quanta facilità egli è riuscito ad affascinarla …-.
- Mr Jackson, lei è dotato di un’immaginazione sconfinata! Cosa le salta in mente? Mr Apollo non è un mio amante, lei deve aver interpretato male i segnali. - affermò con certezza Annabeth.
-Mi perdoni, non volevo offendere il suo onore.-
Il silenzio calò tra i due.
- Era serio poco tempo fa, quando ha definito Mr Apollo come un libertino, un seduttore?-
-Vorrebbe accompagnarmi per una passeggiata? Potrò raccontarle tutto ciò che desidera sapere.-.
Egli si alzò e le porse la mano ma Annabeth si sollevò dal divanetto senza un suo aiuto.
Percorsero i viali alberati di Youthful Park in silenzio, poi Mr Jackson iniziò il suo resoconto.
-Poteva possedere all’incirca sedici anni, e già al mondo era riconosciuto come l’essere più affascinante d’Inghilterra. Le donne lo veneravano come un dio, come se fosse il sole che sorge ogni mattino. Miss Daphne fu il suo primo amore. Egli la amava perdutamente, ma lei rifiutava ogni sua attenzione, e rabbrividiva solo nel sentir pronunziare il suo nome. La fanciulla morì pochi mesi dopo l’incontro fatale con Mr Apollo; egli pianse la sua amante ogni dì e ogni notte, e dal giorno della sua scomparsa porta sempre con sé un ciondolo contenente una ciocca dei suoi biondi capelli. Dopo Miss Daphne ci fu l’amore con Miss Cassandra, che fu una storia dettata dai sentimenti cocenti dei due; ma l’accaduto terminò con il diniego della donna a una sua proposta di matrimonio, e un Mr Apollo ferito la condannò alla derisione dei suoi concittadini.  Successivamente ci fu Miss Marpessa, una signorina che entro due mesi si sarebbe dovuta accasare con un certo Mr Ida, il gentiluomo di cui stiamo ampliamente discutendo s’intromise tra i due, causando così l’indecisione della donzella; ella, infine, scelse Mr Ida, cosciente del fatto che un giorno Mr Apollo si sarebbe stancato di lei. Infine ci fu l’amore con Miss Melissa, che fu un trasporto appassionato e assoluto. Egli trascurò tutto per lei, poiché la devozione che nutriva nei confronti della fanciulla era sconfinata. Ma il padre di lui s’intromise tra i due, e vietò al figlio ogni contatto con la donzella. Queste sono solo alcune donzelle che Mr Apollo ha sedotto e amato. -
Annabeth esaminò la questione con attenzione. Egli era, indubbiamente, un bellissimo uomo; qualità che attrae maggiormente tutte le ingenue fanciulle, di conseguenza le pareva impossibile che un uomo così affascinante e interessante non potesse godere delle attenzioni delle scapestrate donzelle.
Eppure, egli ricambiava le loro attenzioni con egual ardore, e tutto ciò gli attribuiva automaticamente l’appellativo di “casanova”.
Ma Annabeth era più che decisa nel continuare il suo rapporto con Mr Apollo, egli era un gentiluomo dotato di un fascino sovrannaturale e doveva certamente far parte della sua stretta cerchia di nobili amicizie.
- Mr Apollo è un uomo dal cuore caldo e generoso, che facilmente si affeziona alle persone e alle donzelle; penso che questa caratteristica sia da considerare come una virtù del gentiluomo, non come un difetto fatale. Poi, Mr Jackson, le volevo domandare come facesse a sapere tutto ciò. -
- Una mia conoscenza mi ha facilmente elargito queste informazioni.- rispose ambiguo Mr Jackson.
Nella mente di Annabeth si formò l’immagine di Miss Dare e di Mr Jackson che discutevano seriamente su Mr Apollo.
‘Già, una “conoscenza”. ‘
Un silenzio imbarazzante alleggiò per tutto il tempo della loro passeggiata, poiché nessuno dei due osava più pronunziar parola.
Era passato del tempo, e ormai sia Miss Chase sia Mr Jackson non erano più abituati alla presenza dell’uomo o della donna che precedentemente avevano amato; le memorie andate erano una grave sofferenza per le loro coscienze.
-Aspetti!- sussurrò Miss Chase nell’orecchio di Mr Jackson.
Ella lo afferrò per una mano e lo trascinò dietro il tronco di un albero.
-Riesce a vedere ciò che scorgo io?- domandò curiosa la donzella, indicando il placido laghetto.
Mr Jackson pareva confuso:- No, assolutamente. -
- Mr Jackson, osservi più attentamente!-
L’uomo focalizzò meglio la scena che gli si prestava dinanzi, e gli si raffigurò al cospetto l’immagine di Miss Dare e di Mr Apollo che sedevano vicino a un cespuglio d’alloro.
Egli le stava adornando i capelli con i ramoscelli di quella pianta, mentre ella gli sorrideva imbarazzata.
“Mi perdoni?” pareva averle domandato l’uomo.
-E’ impossibile. -, biascicò sorpreso Mr Jackson, - Devo fermarla. -
-Dove va?-, esclamò Miss Chase tirandolo per un braccio, - Stia fermo qui e non interrompa. Che cosa cerca di fare? Vorrebbe salvare la donzella dalle grinfie di Mr Apollo per divenire il suo eroe e conquistare il suo cuore?-.
- Vorrei salvare la reputazione della mia amica.- asserì risoluto Mr Jackson.
-Come? Mi dia ascolto, Mr Jackson. Non s'intrometta, non è compito suo fermare quegli sconsiderati.-.
Mr Jackson rimase immobile, al fianco della sua consigliera.
-Dopotutto, - asserì maliziosa Annabeth, - lei non è affatto il suo promesso sposo.-
 
Eh già, sono tornata!
Purtroppo il mio computer si era rotto, e di conseguenza non ho potuto pubblicare il capitolo .-.
La mia storia con Internet e la tecnologia in generale è tanto complicata quanto quella della Percabeth in questa fan fiction.
Comunque, spero infinitamente che il capitolo vi sia piaciuto, e vi prego di recensire!
PS: Molto probabilmente non pubblicherò la mia fan fiction la prossima settimana, perché vado in vacanza!
 
Baci, Internettuale!

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Capitolo 17
*** Capitolo diciassette. ***


Piccolo consiglio per rendere più piacevole la vostra lettura: 1)https://www.youtube.com/watch?v=-4wUNdeKcLc
2) https://www.youtube.com/watch?v=50VJ-h9G22g
 
 
Agosto giungeva ormai al termine e con esso si risvegliava l’estate.
Tutto era torrido e asfissiante rispetto a poche settimane prima, le nubi temporalesche parevano esser scomparse e il sole torreggiava splendente nell’azzurro cielo.
Le temperature erano elevatissime e persino nei luoghi riparati dal sole si poteva correre il rischio di venire meno, mai Annabeth avrebbe sospettato una cosa simile.
Il prezioso ventaglio pareva non risolvere ormai nulla e la fanciulla desiderava ardentemente rinfrescarsi in una di quelle bellissime località marine provviste di stabilimenti balneari.
Eppure Bath era un’illusione per i suoi occhi e al contempo una prospettiva così seducente.
Tutti gli abitanti della contea preferirono rimanere nelle loro case, e i viali dell’hinterland erano ormai deserti.
Annabeth passava le sue giornate affacciata alla finestra della sua camera, o a tenersi in esercizio con il pianoforte; anche se la maggior parte delle volte abbandonava la sua occupazione dopo due scarsi minuti.
-Annabeth, ti prego, smettila. Perlopiù hai sbagliato una nota e la tua musica mi risulta insopportabile. -
Varie gocce di sudore attraversavano l’ampia fronte di suo fratello, e anch’egli pareva asfissiato da quel caldo opprimente.
Annabeth interruppe la sua melodia stonata.
- Non ce la faccio, Malcolm. Fa troppo caldo. -
-Non posso farci nulla. - dichiarò con apatia Mr Chase.
Un’idea sfiorò la mente di Annabeth, un’idea tanto piacevole quanto rinfrescante.
L’idea di quel piccolo laghetto che sostava placidamente su quell’alta collina che sostava pochi chilometri da lei.
-Io esco, Malcolm. Vado a fare una passeggiata nel parco. -
-Sotto questo sole?-
-Ho il mio ombrellino.-, replicò Annabeth mostrando con orgoglio il parasole al fratello.
-Fai quello che vuoi … Ci vediamo alle cinque per il tè. -
-Non ti preoccupare!-, disse Miss Chase, mentre si chinava sul fratello per baciarlo.
-Sii puntuale. -
-Lo sarò. –
 
Percorrere quei chilometri sotto quel sole cocente, con il solo ausilio di un ombrellino da sole, si rivelò più arduo e faticoso di quanto Miss Chase avesse mai considerato.
La testa le doleva e il caldo opprimente ostacolava la sua andatura veloce; eppure nella sua mente si formava sempre l’idea di quel lago che le avrebbe recato sollievo istantaneo non appena si fosse tuffata nelle sue acque serene.
Si dovette fermare più volte, sia per il mondo che beffante le girava intorno sia per il fiato che le mancava spesso.
L’ombra era l’unica sua amica in quel momento, a differenza del vento afoso che ancor di più le donava disturbo.
Ma la sfida più ardua fu la salita della collina, che si rivelò la sua acerrima nemica; ad ogni due passi corrispondeva una sosta per prender fiato, e ad ogni respiro la consapevolezza che da lì a pochi momenti avrebbe raggiunto un posto ombreggiato e fresco.
Il vestito color verde pallido era sporco di sudore, e meditò sul fatto che se qualcuno l’avesse vista conciata in quel modo, quel taluno l’avrebbe presa per una rozza fanciulla che non conosce le buone maniere.
Finalmente arrivò all’entrata di quel piccolo boschetto costituito dalle alte cime degli alberi, che riparavano dal sole il percorso che avrebbe portato Miss Chase al laghetto.
Camminò per altri dieci minuti, quando l’immagine di quello specchio d'acqua investì la sua mente: una piccola distesa d’acqua azzurra e cristallina, la quale superficie pareva esser stata cosparsa di diamanti splendenti che luccicavano briosamente.
I raggi del sole illuminavano quell’oasi di pace, e per un attimo il pudore abbandonò l’animo di Annabeth, che prontamente decise di svestirsi e rimanere in biancheria intima per immergersi in quel sogno che fino a poco tempo fa pareva utopistico.
Corse verso la riva del lago, dove abbandonò i suoi vestiti, allorché la figura di un uomo completamente svestito e immerso in quell’acqua rigenerante non la fece istantaneamente nascondere dietro il tronco di un albero che sostava pochi metri dalla riva.
L’ansia del momento, unita alla disperazione, le fece dimenticare il suo vestito color verde pallido a riva, e con esso le sue scarpe, i guanti e il suo bellissimo parasole.
L’uomo, che ahimè non era completamente sordo, attratto dal rumore scalpitante molto simile a quello di un’oca quando è in pericolo, si girò incuriosito, e la sorpresa di Miss Chase fu ancor più grande!
Tralasciando il fatto che Mr Jackson fosse completamente nudo e privo di alcuna vergogna, e tralasciando il fatto che per un solo istante Miss Chase fu attratta dall’uomo, egli parve non notar nulla, perciò continuò a nuotar felice.
Miss Chase cercò di trattenere una risata nervosa, ma invano.
Il suono raggiunse l’orecchio dell’uomo che, incuriosito, uscì dall’acqua e si diresse verso la riva.
Miss Chase si affacciò dal tronco del suo albero per osservar meglio Mr Jackson, e vide egli che lentamente s’indirizzava verso un mucchietto costituito dai vestiti dell’uomo, che distavano all’incirca due metri dal vestito verde pallido di Annabeth.
Egli indossò le sue mutande particolarmente attillate* e la sua camicia, quando il suo occhio cadde sull’abito di Miss Chase, attenzione mio caro lettore, non intendo letteralmente, altrimenti questo romanzo si trasformerebbe in un racconto horror.
Mr Jackson si avvicinò, lo prese in mano e lo esaminò con evidente stupore; poi scoppiò a ridere, una risata piena e sincera, che sorprese Annabeth.
Anche se entrambi avevano assunto nel giro di pochi secondi lo stesso colorito dei capelli di Miss Dare, Mr Jackson pareva trai due il più tranquillo, anche se egli era stato appena visto svestito e impresentabile agli occhi di una casta donzella.
Tossicchiò imbarazzato, anche se le sue labbra erano spiegate in sorriso:- Oh, mio dio, mi ha visto per tutto questo tempo, Miss Chase?-.
Annabeth volle affondare nel terreno e non ricomparire più sul suolo di quella terra dove i voyeur e le persone prive di moralità non erano ammessi.
Decise di non rispondere.
- Lo so che lei è lì, Miss Chase. Questo è lo stesso vestito che lei indossò quella volta che la ospitai a casa mia, lo riconoscerei ovunque. -, fece una pausa e prese fiato, - Ora so che i canoni di questa società non permettono a un uomo e una donna tutto ciò che fino ad ora noi abbiamo fatto e abbiamo trasgredito, ma io le dico: si fidi di me. Non rivelerò tutto ciò a nessuno, e fra esattamente dieci secondi chiuderò gli occhi e le darò tutto il tempo necessario per ricomporsi, poi ve ne potrete andare. -
Egli si coprì con la mano gli occhi, e Annabeth si avviò cautamente verso la riva.
Si sentiva il volto in fiamme, e cercò disperatamente di mantenere la calma. Il cuore le martellava all’impazzata, e l’inquietudine e l’ebbrezza del momento ormai erano in pieno possesso del suo corpo.
Mio caro lettore, pensi realmente che un uomo, dinanzi alla figura svestita della donna amata, possa sconfiggere la curiosità e fare lustro della propria integrità morale?
Se lo credi per davvero mio caro lettore, ciò vuol dire che possiedi un animo nobile e un cuore puro, e che la malizia non fa parte del tuo essere; perciò t’invito ad abbandonare questo capitolo e passare a quello successivo. Preferisco notevolmente che la tua innocenza rimanga intatta, piuttosto che rovinarla con il peccato della lussuria.
Se, invece, il tuo primo pensiero è stato l’immagine di Mr Jackson che segretamente ammirava Miss Chase abbigliarsi, bene … non posso che congratularmi con te, possiedi un intuito da non sottovalutare.
Mr Jackson sbirciò dalla sua mano la figura di Miss Chase che si avviava timidamente verso di lui.
Egli volle sobbalzare per la sorpresa poiché ella indossava unicamente delle mutande bianche color crema, decorate con pizzi e ricami e le calze, che erano lunghe sino al ginocchio ed erano dello stesso verde pallido del vestito; il corpetto, poi, le assottigliava i fianchi e sospingeva in alto il seno, creando un décolleté prorompente.
La vita pareva poter esser circondata da due mani.
-E’ solo che non volevo vederla … -, Miss Chase non ebbe il coraggio per continuare la sua frase.
Annabeth fece per piegarsi e raccogliere il suo vestito, quando vide la mano di Mr Jackson aperta in una piccola fessura, un’apertura dalla quale poteva scorgere la bella Miss Chase mentre indossava il suo vestito.
Immediatamente il volto di Annabeth mutò: dalla vergogna passò alla sorpresa e dalla sorpresa all’ira.
Violentemente lo spinse in acqua, e con forza lo fece cadere.
-Come avete osato?!- gridò, con il volto che pareva esser il vero ritratto della collera più profonda.
Mr Jackson sorrise:- Non pensavo che Miss Chase fosse così aggressiva. -
-Aggressiva?! Lei ha appena osato vedere una donzella svestita, un piacere che non sarà neanche concesso al mio futuro consorte!-.
Mr Jackson sbiancò.
-Negherà questo piacere a suo marito?-
-Ma che domande sono? Spudorato!-
Egli le prese la mano e la fece cadere in acqua con lui.
-E questo è per avermi spogliato della mia dignità e per avermi osservato con piacere mentre tranquillamente nuotavo nudo nel lago. –
L’acconciatura di Annabeth si era scomposta, e i riccioli biondi le ricadevano pesantemente sulla fronte.
- Insolente! - borbottò con irritazione Miss Chase.
- Io sarei un insolente? E Lei? –
- Io, indubbiamente, non merito questa nomea!-
-Già, più che altro le darei la reputazione di maniaca!-
Annabeth si buttò con forza su Mr Jackson per annegarlo, mentre egli cercava disperatamente di liberarsi dalla stretta mortale di quella fanciulla che improvvisamente era divenuta così facinorosa.
-Miss Chase, sto per soffocare!- disse disperatamente l’uomo.
-Lei mi ha appena visto in deshabillé, merita come punizione il soffocamento!-
-Tutto ciò non è leale! Anche lei mi ha appena visto nudo!-
- Un duello tra me e Lei non sarebbe mai leale, se lo ricordi!-
Finalmente l’uomo si liberò dalla donzella che lo osservava ancora con rancore, e la sua prima reazione fu di ridere fragorosamente.
-Perché ride come uno sciocco, Mr Jackson?-
-Lo sa, Miss Chase? Penso che lei sia molto più carina così, con quel cipiglio severo ritratto sul volto.-.
- Molto divertente. - sbuffò lei, corrugando ancor di più la fronte.
Impettita si diresse verso la riva, quando Mr Jackson la fermò.
-Miss Chase, la prego, mi perdoni. Ho commesso un errore imperdonabile. -
Annabeth si voltò verso di lui, e prima di rispondere ripensò allo sbaglio che anch’ella aveva commesso.
-La colpa è di entrambi. Mi prometta che nessuno verrà a conoscenza di questo sconveniente dettaglio.-.
-Lo prometto. - replicò Mr Jackson.
Per un attimo tutto fu silenzio.
- Se ne va?- domandò imbarazzato Mr Jackson.
- Non dovrei?-
Egli fece spallucce e si rituffò in acqua.
“Una scusa, una scusa per rimanere!”, era questo ciò che le ripeteva costantemente la mente in quel momento. Ella voleva restare lì, nonostante fosse svestita, nonostante le cinque stessero per arrivare, nonostante con lei ci fosse anche Mr Jackson.
E che Mr Jackson fosse il motivo principale per cui rimanere, per noi, mio caro lettore, è una certezza.
-Aspetti!-, strillò Miss Chase, - Io le volevo dire che …-
Egli riemerse dal fondale del lago:- Ha detto qualcosa?-.
 Annabeth si fece coraggio: -Sì, le volevo dire che…-.
- Che cosa?- domandò incuriosito Mr Jackson.
-Mi dispiace. Tutto qui. -
Ma, mio caro lettore, non era una semplice scusa.
Quel suo mi dispiace conteneva più emozioni di quanto le parole possano realmente esprimere.
Quelle sue giustificazioni non si limitavano semplicemente all’evento che era accaduto disgraziatamente quella mattina, quelle sue discolpe erano quegli attimi di redenzione che avevano così difficilmente sconfitto l’orgoglio di Miss Chase.
Era un modo per dirgli che tutto ciò che era accaduto in passato era stato suggerito dalla rabbia; che tutte le sue offese, i suoi pregiudizi, le sue azioni disoneste erano state dettate da un senso di dignità superiore e dall’amor proprio.
Che i suoi dispetti, le sue mistificazioni, i suoi preconcetti derivavano dalle idee insane che sua madre le aveva perseverantemente inculcato; finalmente ella lo ammetteva, accettava di aver sbagliato, confessava alla propria coscienza che tutto ciò che era stato fatto era stato fatto per errore, che sua madre era il carnefice di tutte le sue sofferenze e lei l’artefice di tutti i suoi mali concreti e che la colpa non era di nessun altro, persino gli americani erano stati esonerati dai suoi peccati!
E che l’amore non era solo un’illusione ma era tangibile, reale, vivo e pulsante nel suo cuore borioso.
Ella si sottometteva alla ragione, alla vera saggezza, questa volta non contaminata dall’arroganza e dalle preclusioni; chinava il capo con rispetto verso quel sentimento che fino ad allora la negazione aveva occultato così facilmente.
Era bastato così poco per farla liberare da una colpa che le opprimeva l’animo; era bastato il sorriso sincero di Mr Jackson, il loro comportamento così infantile e fanciullesco, eppure così autentico. L’aver visto il giovane privo della maschera che la buona società imponeva ai gentiluomini, aver visto l’uomo adorato libero dalle convenzioni che lo schiacciavano.
Era bastato quel momento, dove entrambi riconoscevano l’essere, dell’uno e dell’altro, nella loro totalità e perfezione; un essere privo di fronzoli, di maquillage e di acconciature voluminose.
Un essere frutto dell’opera della natura, un essere che personifica il coronamento della quintessenza dell’anima e dello spirito nella sua più pura completezza.
Ed ella ora, fragile e senza veli, riconosceva le sue colpe e le affidava all’uomo che per tutto quel tempo aveva segretamente amato e desiderato, cosciente del fatto che egli ormai era troppo lontano, troppo in alto per lei, troppo leale per stare al suo fianco.
- Non si preoccupi.- asserì con un sorriso Mr Jackson.
Il muro formato dai pregiudizi era stato, finalmente, abbattuto.
 
* Attenzione, per noi le mutande di quel secolo sono considerate come dei mutandoni. Inoltre essi erano molto più attillati dei mutandoni femminili perché dovevano essere indossati sotto le breeches, i trousers e i pantaloons.
Anche la lunghezza era inferiore, era inaccettabile che i mutandoni spuntassero dall'orlo dei pantaloni.
 
TADADADAAA!
E dopo diciassette *ottuti capitoli Annabeth capisce di aver sbagliato! Lo so, vi ho fatto aspettare tanto, e pensate che avrei continuato per molto così se non fosse stato per la storia, poiché ce ne vuole ancora per terminarla definitivamente.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate colto il vero senso di ciò che è stato scritto e narrato.
Vi prego come sempre di recensire.
Un bacio!
 
Internettuale.
 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto. ***


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-E’ l’ultima settimana di Agosto, Annabeth. Sai che vuol dire?-, le domandò con un ghigno soddisfatto il fratello.
-No, Malcolm.-, replicò la donzella.
Egli si voltò compiacente verso la sorella e, con un sorriso maligno che avrebbe fatto invidia persino a Belzebù, disse:- Mr Jackson lascerà Netherfield Park e si trasferirà a Londra, nella tenuta del padre. Quale soddisfazione!-
-Pensavo che egli per te fosse insignificante. -
-E’ pur sempre un potenziale nemico. Potresti ricadere nelle sue grinfie.-
Annabeth cercò di apparire indifferente dinanzi a quelle affermazioni.
-Non accadrà.-, fu la sua secca risposta.
Un domestico aprì la porta del salotto, e Mr Brunner fece la sua entrata con aria trionfante; stringeva in mano una lettera dal sigillo rotto, e sorrideva contento a Miss Chase.
- Miei cari nipoti, penso proprio che tutte le domestiche di Netherfield Park in questo momento siano occupate da una moltitudine di faccende, - Annabeth cercò di pensare ad altro-, - giacché il mio caro giovanotto ha appena invitato quasi tutta la contea nella sua tenuta! Da questo venerdì sino al prossimo!-
Il peso che le opprimeva lo stomaco sembrò volar via e Annabeth si sentì più tranquilla di quanto ella avesse mai potuto desiderare.
La risata piena e fragorosa di Mr Brunner contagiò Miss Chase, e anche la donzella, entusiasta per quella notizia, incominciò a ridere senza alcun controllo.
Mr Chase spalancò gli occhi:- Non doveva partire per Londra?-.
Il volto di Mr Brunner parve rabbuiarsi:- Certo, quello avverrà verso gli inizi di settembre … Ma per ora ha deciso di festeggiare la sua partenza con un bellissimo ricevimento! Soggiornare a Netherfield Park! Quale onore!-
-Quale disonore …- borbottò avvilito Mr Chase, che lanciò un’occhiataccia piena di disgusto a sua sorella.
Miss Chase sorrideva incredula, e incuriosita domandò a suo zio tutto quello che c’era da sapere.
Egli le disse che avrebbero soggiornato a Netherfield Park per un’intera settimana, che avrebbero danzato, pranzato e cantato per tutte le ore del giorno e della notte e che quella visita prolungata si sarebbe rivelata magnifica!
La donzella non poté che concordare con l’esaltato Mr Brunner, che gioioso le stringeva la mano.
Quando poi Mr Brunner uscì dalla sala per andare a comunicare la lieta notizia a Mr Valdez, che passeggiava nel parco con una signorina ancora sconosciuta per Annabeth, Mr Chase sbuffò contrariato.
-Ohibò, non sbuffare in quel modo. -, lo rimproverò Miss Chase.
Egli la guardò sorpreso:- Un tempo anche tu avresti disprezzato quest’invito.-.
-Lo disprezzo ancora, - mentì spudoratamente Annabeth, - ma Malcolm, pensa alla sontuosità di quella tenuta! Alloggiare in quella villa che è un vero omaggio alla bellezza! Questo non ti rende felice? E poi non ci sarà solo Mr Jackson.-
-Pensi che Mr Apollo accetterà l’invito?-, domandò speranzoso Mr Chase.
- Lo spero. -, rispose sorridendo la fanciulla.
- Quando ti chiederà di divenire la sua consorte?-, replicò curioso il giovane.
Miss Chase divenne rossa e, prima di dileguarsi nel nulla, balbettò:- Malcolm! Quale assurdità!-
 
-Dopotutto, come disse la giovinetta, non sono affatto il suo promesso sposo!-, replicò il giovane ridendo.
- Questo è ciò che ti disse Miss Chase, Jackson?-
- Zhang, croce sul cuore. Non mento!-
Mr Jackson scosse la testa incredulo e sorridente rivolse uno sguardo interessato al cugino:- Non trova curiosa questa affermazione così diretta?-
Mr Zhang fece spallucce :- Se fossi stato in te, le avrei fatto credere di esserlo.-
Mr Jackson strabuzzò gli occhi:- Già, perché non dovrei?-
-Non dovresti cosa?-
-Farglielo credere. Sai, Zhang, ultimamente sembra diversa … più cosciente dei suoi sbagli.-
- Me ne sono reso conto anch'io. L’altro giorno mi fermò per strada e parlammo per un bel po’ di tutto ciò che avveniva e che stava accadendo nei dintorni dell’hinterland. E’ un’abile conversatrice, sa catturare la tua attenzione.-
- Davvero? Sembrava a suo agio?-
-Sì, Jackson. Non possedeva quel suo sberleffo che la caratterizza, anzi! Sorrideva gioiosa sia a me sia ai passanti!-
Mr Jackson sospirò.
- La ami ancora?-
-Credevo che un affetto così intenso potesse scemare al suono di quelle parole così offensive, eppure ultimamente sembra essersi ancor di più rafforzato. Le attenzioni che rivolgevo a Miss Dare non mi hanno facilitato l’arduo compito di dimenticarla, come invece avrei desiderato.-
- Ti hanno solo fatto capire quanto tu realmente tenessi a quella fanciulla così presuntuosa.-, concluse sorridente Zhang.
-Desidererei farla penare, però, per quello che ci ha fatto! Farle capire che ci ha causato affanno e sofferenza. -
-Non ti pare eccessivo?-
-No, insomma … Solo per un po’, solo per capire se ella realmente mi attribuisce importanza e mi stima, solo per comprendere se lei mi considera come l’uomo che ha da sempre amato.-
-E se ti reputasse come un futuro consorte? Tu che faresti?-
- Le riproporrei di unirci in matrimonio, se per te va bene.-
Mr Zhang sorrise:- La tua felicità mi sta molto più a cuore di quanto tu possa realmente pensare. Ma dimmi, quale è il tuo piano?-
- Far credere a  Miss Chase tutto ciò che ella definirebbe irrealizzabile.-
- Come uno sposalizio tra te e Miss Dare?-
-Esatto … Dopotutto, potrei esser benissimo il suo promesso sposo.-
 
***
 
Il giorno tanto bramato finalmente arrivò, e con esso il termine di tutti i preparativi.
Gli arazzi pregiati erano stati spiegati, i tendaggi ripuliti, l’arredamento completamente lucidato, sistemati tutti i tavolini da toeletta e disposto tutte le composizioni floreali nei loro rispettivi vasi.
Tutto era scintillante e incantevole, chiunque lo avrebbe pensato.
Gli ospiti sopraggiunsero tutti in orario, e tra gli invitati c’erano anche i due coniugi Grace, accompagnati dall'ancora nubile Miss Thalia Grace.
Essi erano arrivati per passare quella settimana con la loro comitiva, per poi ripartire in compagnia di Mr Jackson, visto che anch’egli doveva rincasare nella tenuta londinese del padre.
L’incontro tra Miss Chase, Miss Levesque, Miss Grace e Mrs Grace fu uno dei più teneri in assoluto, dove le amiche si abbracciarono e baciarono per l’allegria e l’assoluta gioia che invadeva i loro cuori e le loro anime.
Mr Valdez, commosso, riabbracciò l’adorata cugina, che entusiasta gli regalò uno sconveniente bacio sulla gote solcata da lacrime di gioia.
Quel quadretto così spensierato raffigurava pienamente la vera natura della felicità, che era caratterizzata da abbracci gioiosi, sguardi entusiasti e sorrisi sinceri.
- Ah, l’amicizia! Un rapporto che non finisce mai per deluderti!-, esclamò Mr Apollo, mentre prendeva sottobraccio Annabeth.
- Come non darle torto, mio caro amico. Lei non sa quale gioia io provi in questo momento, nulla potrebbe causar scompiglio nel mio cuore.-
- Neanche l’immagine dell’uomo amato che corteggia un’altra donzella?-, domandò il giovane sorridendo.
Annabeth osservò Mr Jackson e Miss Dare, che si allontanavano dal resto della compagnia; egli chinava il capo verso di lei come se le stesse parlando con intimità e Annabeth girò il volto contrariata.
- Mr Jackson preferisce la donzella a tutte le altre signorine, questo è sicuro. Senza dubbio l’ammira… Come non dargli torto? Non la trova particolarmente affascinante? Con i riccioli color rame intrecciati in quel modo così superbo! Credo che Mr Jackson la stia spingendo a migliorarsi.-
-Innegabilmente finiranno per accasarsi entro la fine della settimana.-, fu il lugubre verdetto della giovinetta.
- Lei crede?-
Annabeth annuì gravemente.
- E, secondo il suo assennato e accorto parere,- replicò Mr Apollo con evidente curiosità,- la summenzionata fanciulla potrebbe cambiare idea?-
Varie idee sulla vera individualità di Mr Apollo si facevano largo nella mente di Annabeth.
Egli era, con certezza, un libertino, un séducteur; lo si poteva capire dal mondo in cui si rivolgeva alle donne, alle lodi che egli elargiva così frequentemente e apertamente, dai comportamenti studiati e dalla cura per l’aspetto esteriore. Mr Apollo per alcuni, soprattutto per i mariti delle belle signore, era un uomo da biasimare, ciò nonostante per Annabeth era un individuo da non sottovalutare, da sottoporre a qualche studio più accorto.
- L’animo di una donna realmente innamorata apparterrà per sempre all'uomo caro, nulla potrebbe far mutare opinione ad una fanciulla effettivamente infatuata. Se non è il dovere, o il patrimonio, a dettare quel legame che tanto unisce i due giovani amanti, mio caro amico, né l'Eterno né nessun altro potrà  riuscire in questa ardua impresa. Nessuno.-
Il volto di Mr Apollo si rabbuiò:- Come sempre le sue parole, sebbene siano così realistiche e dolorose, appaiono ai miei occhi come oggettive e giuste. Non posso darle torto, mia cara Miss Chase.-
-Come mai le interessa così tanto Miss Dare?-, domandò Annabeth, raggirandolo.
-Ho avuto modo di conoscerla meglio, e non posso più considerarla come una fanciulla intollerabile e sfacciata.-
“Ha avuto modo di conoscerla meglio vicino quel cespuglio d’alloro.”
Miss Chase sorrise divertita:- Immagino si sia pentito delle cattive parole che così pesantemente e ingiustificatamente le ha rivolto.-
-Abbastanza.-
-Abbastanza? Non è ancora del tutto convinto?-
-Suvvia, Miss Chase! Basta parlar d’amore e di fanciulle!-, fu la risposta di Mr Apollo.
Annabeth scosse la testa divertita, poiché un uomo innamorato, turbato da un potenziale rivale in amore, era  tuttora per lei uno degli spettacoli più apprezzati.
 
I giorni successivi furono giornate gioiose ed esuberanti.
Il silenzio non aleggiava mai in quella casa, animata invece da così tanta allegria e spensieratezza.
Annabeth trovava particolarmente familiare quell'ambiente vivace e così suo fratello Malcolm che, stranamente, sorrideva soddisfatto a un nervoso Mr Apollo.
Tutti vivevano quei giorni con serenità, passando le giornate a giocare a sciarade e a fare gite in campagna, e tutto pareva esser perfetto.
Un giorno, però, Mr Jackson dovette recarsi a Londra per questioni urgenti da svolgere, e per quasi tutta la giornata l’intera compagnia visse quelle ore tediose passate in assenza del padrone di casa con meno vitalità e letizia del solito.
Il sole stava per tramontare e l’intera compagnia era immersa nei propri pensieri, quando un componente della servitù si recò silenziosamente dal Signor Zhang, che ascoltò con calma le parole di quest’ultimo.
Annabeth non udì nulla, poiché il tono dell’uomo era particolarmente basso.
-Cosa succede?-, domandò curioso Mr Valdez, che nel frattempo discuteva fiaccamente con Mr Chase.
-Dille di andarsene.-, rispose Mr Zhang, ignorando deliberatamente il Signor Valdez.
-Non posso, Signore. Ella insiste, dice che vorrebbe leggere il vostro destino. Cosa dovrei fare?-
-Hugo, non le faccia metter piede in questa dimora!-, tenne duro Mr Zhang.
- La Signorina Clara mi ha detto che ha preso una seggiola e si è seduta vicino al caminetto …-, continuò spaventato il cameriere.
Una ragazzina minuta, con la faccia tutta accaldata, fece il suo ingresso in sala:- Signore, cosa possiamo fare? La gitana mi ha appena detto di riferirvi questa frase: “Il mugnaio non sa più che fare. La donzella vuole scappare.”-
Mr Zhang spalancò gli occhi sorpreso:- Ah.-
-Che aspetto possiede?-, domandò curiosa Miss Dare.
-Carnagione olivastra e occhi verdi come due smeraldi… Pare un vero mostro, Signorina!-
-Una vera selvaggia.-, fu l’aspro commento di Mr Chase.
-Fatela entrare!-, dichiarò divertito Mr Valdez.
-Concordo con Leo,- sostenne suo cugino con stima Mrs Grace,- ci divertiremo!-
-Mi attira l’idea di conoscer la mia sorte…-, sospirò malinconico Mr Apollo.
- La faccia entrare.- fu il verdetto decisivo di Miss Grace.
-Ma, mia dolce Thalia, cosa dici!-, esclamò sorpreso Mr Grace.
-Mio caro Jason, osi contraddire la tua amata consorte e la tua cara sorella?-, replicò acida Mrs Grace.
Mr Brunner sorrideva divertito a quello spettacolo, così Annabeth decise d’intervenire.
-Silenzio!-, asserì decisa la fanciulla, - Falla accomodare, Hugo. Sono curiosa.-
-Però, Miss Chase…-
-Svelto, Hugo!-, ordinò con decisione la donzella.
- Ma, mia dolce Annabeth, è una primitiva!-, replicò spaventata Miss Levesque.
-Clara, Hugo… Andate.- disse con calma il Signor Zhang.
Annabeth sorrise con gratitudine a Mr Zhang, che ricambiò il gesto con un accenno del capo.
L’intera compagnia stava fantasticando sul volto della nomade, quando furono interrotti nuovamente dal domestico.
-La nomade mi ha appena detto che leggerà la sorte a tutte le donzelle presenti in questa stanza, ma ad una condizione.-
-Quale?-, domandò interessato Mr Valdez.
-Esse dovranno recarsi una per volta in biblioteca, e lei risponderà a tutte le vostre domande.-
Mr Grace si alzò e risoluto esclamò:- Vado a controllare chi sia quest’estranea. La sua presenza mi turba profondamente.-
Mrs Grace lo tirò per un braccio:- Fermo, Jason! Io vorrei ascoltarla, m’interessa sentir cosa ha da dire sul mio futuro.-
Il domestico pareva esser in imbarazzo quando dichiarò impensierito:- Mi ha detto anche di dirvi che non vuole legger la sorte alle donne maritate.-
Mr Valdez irruppe in una risata fragorosa:-Questa gitana ha le idee ben chiare!-
-Non vi preoccupate, andrò io per prima.-, asserì sicura Miss Grace, che si alzò gravemente col viso che pareva imperturbabile.
Ella uscì dalla stanza senza voltarsi indietro, e la comitiva rimase in silenzio.
Mr Grace tentava di reprimere l’ansia e l’inquietudine che lo opprimevano con un motivetto fischiettato silenziosamente, ma invano; sua moglie gli accarezzava il braccio preoccupata.
Dopo dieci minuti passati senza aprir bocca, la giovane donzella ritornò nel salotto e tutti le puntarono gli occhi addosso.
Ella sorrideva maliziosamente e a stento riusciva a trattenere una risata:- Devo ammettere che è una vera indovina.-, fu il suo giudizio, poi rimase in silenzio con le labbra ancor spiegate in un sorriso.
Miss Dare andò per seconda e Miss Levesque per terza.
Mentre una rimase impassibile alle anticipazioni della sibilla, l’altra sorrideva gioiosa ed entusiasta per ciò che quella donna le aveva riferito.
-Cosa le ha detto, Miss Levesque?-, la interrogò intrigato Mr Valdez.
La donzella si faceva aria con il suo ventaglio e, con le guance imporporate, rispose nervosa al suo interlocutore:- Mr Valdez, mi ha rivelato il futuro che ora ai miei occhi appare così favorevole, ridonando fede e speranza a ciò che fino a poco tempo fa credevo inottenibile . Sapeva così tante cose su di me, ella conosceva il mio passato, il mio presente (abbassò lo sguardo afflitta)… Eppure mi ha risollevato il morale con le sue parole così propizie!-
Mr Valdez si voltò sorridente verso Miss Dare:- E Lei?-
La fanciulla sollevò impensierita lo sguardo:- Non mi ha rivelato nulla di singolare o particolarmente notevole. Ero già al corrente di tutto.-
Il silenzio calò tra gli ospiti, che nel frattempo osservavano curiosi Miss Chase, che da lì a pochi momenti si sarebbe dovuta recare dalla cartomante.
Ma quel momento di quiete improvvisa fu interrotto bruscamente dalla sghignazzata clamorosa di un Mr Brunner divertito.
Egli rideva così tanto, che per un attimo divenne tutto rosso e si sentì male, così Annabeth si spaventò per lui e dovette recargli soccorso.
-Mia cara Annabeth, tu andrai?-, domandò elettrizzato Mr Brunner.
-Assolutamente. Non vorrei negarmi questo passatempo concessoci così cordialmente da una vera chiaroveggente.-
-Non hai paura?-
-Non si preoccupi, zio. Provo solo un infinito interesse e una viva curiosità per quella donna.-, disse Annabeth, mentre s’indirizzava cautamente verso la biblioteca.
 
Eccomi qui, miei cari lettori.
Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto e altre cavolate varie, che ora non mi va di scrivere, perché devo passare a questioni molto più importanti.
Ovviamente, io spero, molti lettori avranno notato la somiglianza di questo capitolo con un episodio narrato in Jane Eyre e, senza dubbio, hanno ragione.
“Il lettore ha sempre ragione, Letizia!”, questa è la voce della mia coscienza che borbotta sempre e che non è mai soddisfatta.
Quindi, sicuramente, molti di voi avranno già capito cosa accadrà nel prossimo capitolo e …. niente, vi faccio i miei complimenti per aver letto Jane Eyre.
Ringrazio Charlotte Brönte per tutto, sia per la canzone che in passato ho inserito, sia per la sua bellissima idea che già in precedenza avevo deciso di inserire nella mia storia.
Poi, il disegno che ho pubblicato con il nuovo capitolo sarebbe una specie di “copertina” per la la storia, lo so che non è bellissimo e cose così… ma è, sia per me che per Mr Darcy, passabile.
Con questo termino la mia infinita nota dell’autore e vi ringrazio per tutto.
 
Tanti baci, Internettuale.

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove. ***


I suoi passi riecheggiavano nel lungo corridoio che portava alla biblioteca del Signor Jackson e, differentemente da come si potrebbe pensare, la sua mente era priva di fantasticherie sul suo futuro e altri pensieri facilmente collegabili all'identità misteriosa della sibilla.
Ella sorrideva divertita dinanzi a quello spettacolino così facilmente allestito da quella chiaroveggente e, quando varcò la soglia della biblioteca, un sorriso sarcastico le si formò sul volto impassibile e sereno.
La sibilla era accovacciata su una seggiola dall'aspetto comodo e nel frattempo blaterava qualcosa tra sé; Annabeth le andò vicino ma difficilmente riuscì a scorgere i tratti somatici in penombra di quella donna, ricoperta da strati e strati di abiti coloratissimi.
Una sola candela illuminava quel vasto ambiente.
L’unica cosa che la fanciulla riuscì a intravedere furono due occhi color verde smeraldo fissi su di lei, che incorniciavano un volto scuro e angosciante.
Miss Chase si accomodò sulla poltrona che gentilmente la sibilla le aveva indicato, aspettando pazientemente il giudizio della donna.
-Mi guarda con quello sguardo così scettico, signorina. Per caso non crede nelle mie arti?-
-Se arti si possono definire le sue mistificazioni e le sue fantasticherie, signora.-, rispose Annabeth, con voce ferma.
-Capisco, lei è una di quelle donne dal carattere deciso e dotate di un’intelligenza particolarmente acuta. Quindi, lei non crede nel destino?-
- Penso che ognuno di noi sia responsabile delle proprie azioni, e che il futuro non è dettato da altro se non dalle nostre scelte.-
-Allora perché è venuta qui?-, domandò dubbiosa la gitana.
-Volevo assistere alla sua commedia.-
La gitana sbarrò gli occhi:- La mia… commedia?-.
- Dopotutto voi cartomanti siete degli ottimi interpreti. Recitate un ruolo non particolarmente facile e siete dotati di molta fantasia. A volte riuscite a esser anche persuasivi. -
-Io riuscirò a farle cambiare idea, Miss Chase.-, rispose sollevata la sibilla.
Annabeth sussultò:- Conosce il mio nome?-
-Conosco tutto di lei. Conosco i suoi pensieri, i suoi sogni, la sua anima e… il suo cuore.-.
La fanciulla sorrise con aria sprezzante:- Lo dimostri. -
- I suoi occhi vagano sempre alla ricerca di qualcuno, di quell'uomo che infimamente le ha rubato il cuore e che occupa la sua mente. Vive la sua vita con timore e lei…lei è turbata da quest’amore! Sogna di stare al suo fianco, ma sa che è impossibile. Nega tutto ciò?-
-Tutte le donzelle infatuate provano dolore per le anzidette ragioni.-
La sibilla esultò:- Ah! Quindi ammette d’esser innamorata!-
Annabeth strinse forte il bracciolo della sua poltrona, distogliendo lo sguardo dalla donna.:- Sì. -
- Mi dia la mano e ci faccia sopra una croce con una moneta.-
La donzella obbedì:- Non ci troverà nulla. -
La cartomante le sfilò delicatamente il guanto ed esaminò attentamente la mano di Miss Chase:- La sua mano non mi dice niente, signorina. Ma il suo volto sì. Si inginocchi e alzi la testa verso di me.-
Annabeth sbuffò contrariata:- Lei, signora, riesce solo a farmi perdere tempo.-
-Stia in silenzio!-, replicò l’indovina prendendole il volto tra le mani, - Il suo viso è freddo e insensibile come il suo animo e la sua coscienza, eppure io so che lei possiede delle emozioni. Mi comunica malinconia e al contempo risolutezza, lei non è facilmente suggestionabile. Lei è forte, Miss Chase. Lotta con inflessibilità contro questa società che a volte le è così avversa, combatte contro i pregiudizi, contro la sua famiglia; battaglie che per lei non avranno mai fine. Non si disperi, io so che lei troverà la pace tanto desiderata; si affidi all'uomo che ama e sospetti dei volti che le appaiono così amici, ma che poi si riveleranno esser vostri rivali. Un giorno capirà che per tutto questo tempo hanno indossato delle maschere e che Lei è stata il loro passatempo preferito.-.
La giovane spiegò le labbra in un sorriso canzonatorio:- Perché, naturalmente, dovrei fidarmi di una gitana che pensa di saper leggere il futuro. -
La donna rimase in silenzio, poi replicò:- Mi faccia qualche domanda, non mi ha interrogato su nulla. -
-E, senza dubbio, preferisco rimanere silenziosa e ascoltare le sue sciocchezze piuttosto che mettermi in ridicolo. -
-La sua rivale in amore, Miss Dare, era molto più interessante di Lei. La seduta termina qui, se ne vada. -
- Mia rivale in amore?-, ripeté sorpresa Annabeth.
La gitana sorrise entusiasta:- Esattamente. -
La fanciulla si morse nervosamente un labbro:- Lo afferma come se fosse convinta che ella lo sia per davvero. -
-Perché? Non è vero? Nessuna delle due giovani desidera accasarsi col Signor Jackson?-.
Annabeth irruppe in una risata derisoria:- La fantasia senz’altro non le manca, a differenza del cervello. Dovremmo rimediare. -
-Lei è sempre così acida e beffeggiatrice, Miss Chase. Non appena qualcuno osa riferirle una verità a lei fastidiosa, immediatamente lo aggredisce. -
Il silenzio calò tra le due donne.
- Io non sono la rivale di nessuna signorina. Essi sono liberi di amarsi, per me ciò non ha la minima importanza.-.
- Non l’è importa di Miss Dare che improvvisamente è diventata l’unica donzella capace di attrarre il Signor Jackson?-
- Lo ripeto, egli è libero di fare ciò che vuole. -
-Quindi un possibile sposalizio tra i due non la turberebbe, mi sbaglio?-
-No, per niente. -
-Lei mente spudoratamente. Lo capisco dalla smorfia amara che fa quando altera il vero e dissimula la realtà.-.
Annabeth sobbalzò lievissimamente al suono di quelle parole. Quella donna riusciva sempre a sorprenderla con le sue frasi così dirette, con i suoi discorsi così sinceri.
-Si sposeranno presto, allora?-, domandò curiosa la fanciulla.
- Tutto è stato già deciso, i due convoleranno a nozze fra non meno di una settimana, poiché egli ama profondamente quella donzella dai capelli color rame e non vuole indugiare. Le nozze saranno il coronamento della loro felicità, dopo vari ostacoli potranno finalmente unirsi in matrimonio. Cosa ne pensa lei?-
-Penso che tutto ciò sia minimamente rilevante sia per me sia per il mio destino. Son venuta qui per ascoltare qualcosa sul mio di futuro, non su ciò che accadrà al Signor Jackson.-.
- Avvicinati. -, fu l’ordine della gitana.
Annabeth si avvicinò a quel volto misterioso, mentre nuovamente la zingara le accarezzava il volto per esaminarla meglio.
Le sue mani non erano incallite e grinzose come Miss Chase si aspettava, erano levigate e flessibili, simili alle mani di un giovane.
Le accarezzò la gota lievemente, poi disse:- Il suo viso mi racconta così tante storie, a partire dai vostri bellissimi occhi, così particolari e incomparabili. Uno sguardo austero e rigoroso, sinonimo di ciò che è accaduto in passato. Sua madre non vi ha mai apprezzato realmente, vero? Un’infanzia vissuta sui libri e su ciò che era legittimo e scorretto, nessun abbraccio, nessun bacio … quale mestizia. Eppure, Miss Chase, Lei è fiera, nobile e orgogliosa. La superbia è il suo difetto fatale, questo non lo nego, tuttavia risulta così perfetta, così splendida agli occhi altrui. Ora piega le labbra in un sorriso ironico! Penso che Lei sappia sorridere solo in questo modo, raramente la contentezza è dipinta sul suo volto. Eppure le sue espressioni e i suoi lineamenti sono così splendenti quando sorride, il suo volto pare ancor più aggraziato. Perché è così autorevole, Miss Chase? Perché non si lascia trasportare dal momento, dalle emozioni? Miss Chase, lei può fare qualcosa per quell'uomo disgraziato, egli non conosce la vera contentezza senza di lei. Miss Dare è solo uno sbaglio! Non gli permetta tutto ciò, non ammetta una cosa simile a quello scellerato! Perché indossa sempre questa maschera, Miss Chase? Perché non lo ama nello stesso modo in cui egli ama lei? Perché non lo ferma? Io per Lei farei di tutto! Sorreggerei il cielo solo per Lei, solo per donarle sollievo, solo per dimostrarle che sacrificherei ogni parte di me stesso per il suo amore. Io… Io non ce la faccio più. Questa farsa termina qui. -
Annabeth rimase immobile dinanzi a quello spettacolo.
Era sgomenta, sorpresa e incerta.
Che cosa era successo? Era un’allucinazione, un abbaglio? Era realmente quella la realtà che si prestava dinanzi?
L’accento della gitana era mutato da un momento all’altro così come la sua voce.
La fanciulla si alzò terrorizzata e osservò tutto ciò che la circondava con meraviglia, poi si avvicinò al volto della nomade e la esaminò come in precedenza ella aveva fatto con lei.
La sibilla la allontanò con la mano e Annabeth sussultò quando riconobbe chi realmente si celava dietro quella figura misteriosa.
Quegli occhi verdi erano ancora fissi su di lei.
- Mr Jackson, lei è davvero un tipo bizzarro. -, fu il responso della giovane.
-Allora mi ha riconosciuto. -
Miss Chase si avvicinò al gentiluomo per tastargli la fronte:- No, non ha la febbre.-.
-Era un’idea divertente, non trova?-, domandò con una risata nervosa l’uomo.
- Penso che sia una buffonata.-
-Non le è piaciuta?-
-E’ stato molto disonesto da parte sua fingersi un’altra persona per farsi mostrare i segreti degli altri e per canzonarli. -
- Con lei, Miss Chase, non ci sono riuscito. E’ stata avveduta e controllata sin dall'inizio! Bene, dovevo aspettarmelo, dopotutto. -
Miss Chase sorrise:- Lei mi stupisce, Mr Jackson. Ripensandoci, è stato imprudente e sconsiderato da parte sua rivolgermi quelle parole… Soprattutto le ultime frasi.-, il suo sorriso si spense, -Riesce a prendersi gioco degli altri con facilità, è un ottimo commediante-.
Mr Jackson distolse lo sguardo da Miss Chase e osservò nervosamente la debole fiamma della candela che lentamente si stava spegnendo.
- Come hanno reagito i nostri amici?-, domandò con il tono della voce piatto.
-Miss Grace sorrideva sarcastica, forse ha scoperto la sua vera identità. Miss Levesque era esagitata, entusiasmata… Cosa le avete detto?-.
-Semplicemente la verità.-
- Mr Brunner è fin troppo elettrizzato… Sicuramente avrà capito chi si nascondeva dietro questo travestimento.-
-Esattamente. Stamani mi ha visto mentre cercavo degli indumenti per interpretare questo ruolo.-, replicò Mr Jackson mentre cercava di svestirsi.
Annabeth si avvicinò nuovamente all'uomo:- Si lasci aiutare. -, disse imbarazzata.
Egli posò lo sguardo altrove, la presenza di Miss Chase lo imbarazzava:- Mr Zhang mi ha aiutato dal principio.-, asserì scherzoso il giovane.
La fanciulla slacciò i lacci del mantello:- Ah, davvero?-.
-Sì, anch'egli è un ottimo attore.-
- Scommetto che è un dono di famiglia.-, confermò la fanciulla priva di malizia.
Mr Jackson irruppe in una risata inquieta, poiché la giovane era a pochi centimetri dal suo viso:- Dunque, Miss Chase, -, si allontanò dalla donzella, - lei pensa che tutto ciò che è stato detto sia tutta opera della mia fantasia. Giusto?-
-Non si sbaglia. -
-Devo contraddirla. -
Annabeth lo osservò incuriosita:-Vada avanti. -
-Fra non meno di una settimana non sarò più un giovanotto scapolo.-
Il volto della fanciulla rimase impassibile:- Sposerà Miss Dare a Londra?-.
- Lo spero.-, si morse un labbro, -Ma, Miss Chase…-
-Debbo andare. E’ abbastanza sconveniente per me rimanere in questa stanza con lei, giacché è fidanzato con un’altra donzella.-.
Una lacrima impercettibile sfiorò la gota di Miss Chase, mentre ella si voltava per tornare in salotto.
- Ma, Miss Chase, lei può fermarmi. -, la richiamò l’uomo, rincorrendola.
Le prese la mano, ma la donzella non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia.
-Mi lasci andare, la prego.-
La candela si spense e i due giovani rimasero al buio.
- Tu puoi fare qualcosa, Annabeth.-
 
 
Eh, già!
Sono passati solo pochissimi giorni ma ciò non capiterà mai più, poiché la scuola inizia tra esattamente due giorni… DUE GIORNI!
Azz, che sfortuna… Forse non finirò mai questa storia. *borbotta tra sé*
Comunque, miei cari lettori, spero che il capitolo vi sia piaciuto e bla bla bla.
Vi prego, come sempre, di recensire.
 
Baci, Internettuale!
 
PS: Sto facendo una Playlist con tutte le canzoni che mi ricordano questa storia. Forse un giorno la pubblicherò. 

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Capitolo 20
*** Capitolo venti. ***


Mr Apollo la aspettava seduto sulla sua soffice poltrona e, quando alzò lo sguardo per realizzare chi fosse entrato nel suo salotto, gli si formò un sorriso splendente sul viso.
-Perfettamente in orario. -, disse l’uomo.
Annabeth si tolse la cuffietta e si aggiustò i riccioli biondi allo specchio:- Esattamente. -
Il giovane la pregò di sedersi, indicandole una poltrona dall’aspetto confortevole.
- Preferisco rimanere in piedi.-, replicò con rigore.
- Vuole parlarmi di qualcosa, Miss Chase.-, domandò l’uomo incuriosito.
Annabeth annuì:- Non si scandalizzi. -
-E perché dovrei?-
-Alcune mie parole potrebbero suscitar scalpore.-
Mr Apollo la osservò con interesse:- La prego, non ometta nulla. -
La fanciulla sorrise divertita, poi iniziò il suo racconto.
Ella riferì al suo caro amico tutto ciò che era accaduto due sere prima alla tenuta del Signor Jackson, e che l’avevano turbata profondamente.
Gli rivelò, senza tralasciare le inezie che interessavano particolarmente l’uomo, tutto quello che Mr Jackson le aveva sussurrato e svelato, partendo dall’imbroglio della zingara per terminare con il fidanzamento ufficiale tra Miss Dare e l’uomo.
- Perciò i due si uniranno in matrimonio al più presto. -
Mr Apollo sobbalzò, divenne rosso in viso per poi sbiancare.
Fece per replicare, ma le parole gli si bloccarono in gola e così rimase in silenzio per quindici minuti, mentre lo sguardo era posato nel nulla assoluto e gli occhi divenivano lucidi.
-Sposati?-, fu la sua prima parola.
Annabeth si avvicinò al giovane e gli posò una mano sulla spalla:- Mio caro amico, vorrei tanto mentirle. -, rispose sinceramente la fanciulla.
-Ella non può amarlo!-, asserì con rabbia l’uomo.
Egli si voltò e posò i suoi occhi in quelli di Annabeth. Il viso era rosso per la collera e una gota era rigata da una lacrima che dimostrava quanto realmente egli stesse soffrendo in quel momento.
- Lo disse anche lei, Miss Chase, che l’animo di una donna realmente innamorata apparterrà per sempre all'uomo caro, e che nulla potrebbe far mutare opinione a una fanciulla effettivamente infatuata! Allora perché tutto ciò non è accaduto? Perché io ora debbo affliggermi per quella fanciulla?-.
 
Annabeth sedeva sotto l’ombra di un salice piangente, mentre con la mente ripercorreva tutto ciò che era accaduto pochi giorni fa.
Ripensava allo sconforto di Mr Apollo, all’apparente calma di Miss Dare, all’incertezza di Mr Jackson e alla segretezza di quel fidanzamento che tuttora la turbava profondamente.
Quella notizia l’aveva sconvolta radicalmente, come la frase che Mr Jackson le aveva rivolto quella sera.
“Tu puoi fare qualcosa, Annabeth.”
Che cosa poteva fare lei? Una fanciulla cui tutto era stato negato sin da bambina, il quale amore verso l’uomo adorato era stato rinnegato dalla sua stessa famiglia, la quale mente vagava alla ricerca di una risposta all’affermazione dell’uomo.
Egli sarebbe partito il giorno seguente e la giovane passava le sue giornate nel parco di suo zio, alla ricerca di qualche distrazione; si era isolata da tutti e da tutto,  poiché la consapevolezza dell’aver sbagliato ormai cedeva il posto alla sofferenza e al rammarico.
Annabeth preferiva reprimere tutti i ricordi gioiosi per non alimentare le aspettative e divenire vulnerabile, nonostante sia meglio fallire e tormentarsi piuttosto che cercare di restare indifferenti e vivere con il rimorso di non averci provato.
Ma restare impassibile pareva impossibile, dopotutto anche la nostra eroina possiede dei tratti umani e un’indole sensibile dinanzi alle afflizioni e alle frustrazioni.
Così, ormai, tutto era perso. Egli se ne sarebbe andato, si sarebbe accasato e avrebbe vissuto la sua vita in compagnia della donna che egli realmente amava e desiderava.
Nuvole temporalesche ombreggiavano quel cielo d’inizio settembre, mentre qualche tuono in lontananza raggiungeva le orecchie di Annabeth.
- Miss Chase! Miss Chase!-, la voce affannata di Miss Levesque raggiunse la ponderante fanciulla che sedeva sotto quel salice piangente.
Ella era affannata, evidentemente aveva corso parecchio per raggiungerla in tempo, le pupille erano dilatate, mentre gli occhi erano spalancati in segno di sorpresa.
- Non ci crederai mai, Annabeth!-
-Come mi hai trovato?-, domandò perplessa Annabeth.
-Lascia correre questi dettagli così futili. Ora, ascoltami, - ella prese un lungo respiro e rimase in silenzio per altri due minuti, mentre cercava disperatamente di rimaner seria, - non ci crederai mai. -
-Hazel, parla!-, rispose spazientita Annabeth.
-Miss Dare si è sposata!-
Un’angoscia indescrivibile s’impossessò di Annabeth, le si formò improvvisamente un nodo in gola e gli occhi le divennero lucidi, mentre cercava inutilmente di apparir sorpresa.
-Mi… Mi congratul… Mi congratulo con lei.-
Miss Levesque si sedette al suo fianco:- Perché piangi, mia cara amica?-.
Gocce di dolore attraversavano le pallide gote di Miss Chase:- Oh, non sto piangendo. -
Ella sorrise e le posò una mano sulla spalla:- Non dovresti esser così triste… Non mi hai chiesto neppure con chi convolerà a nozze.-.
Annabeth sospirò e si asciugò le lacrime con i suoi guanti:- Bene, la risposta mi pare ovvia. -
- Quindi era già a conoscenza del fidanzamento segreto tra…-
-Tra Miss Dare e Mr Jackson.- la interruppe Annabeth terminando la sua frase, - Sì, ne ero a conoscenza.-
Miss Levesque strabuzzò gli occhi sorpresa:- La tua informazione è errata, mia cara amica.-.
-E’ impossibile. Non posso sbagliarmi-, rispose Annabeth incerta.
Miss Levesque sorrise divertita:- Invece si sbaglia. Eccome!-
Annabeth si voltò verso l’amica e le strinse forte le mani:- E con chi allora?-, domandò curiosa.
- Miss Dare era fidanzata segretamente con Mr Apollo, mia cara amica.-
- Cosa? Incredibile. Insomma, sospettavo qualcosa, ma…-
-Ma?-, la invitò a proseguire l’amica.
-Ma… nulla. Delle voci hanno smentito questi miei dubbi. -
Miss Levesque parve rimuginarci su:- Forse volevano sviarti. -
Annabeth sorrise, con l’animo rincuorato:- Forse. -
 
Lo scalpiccio sul selciato che portava a Netherfield Park era assordante nella mente di Annabeth, rimbombava senza sosta nella sua testa tanto quanto le gocce che furiose si abbattevano su quel lastricato così scivoloso.
Ella correva, sempre prestando attenzione a non scivolare, verso una meta definita così bene nella sua mente, una meta che le avrebbe donato conforto e sollievo.
A volte una sua risata riempiva il vuoto che la solitudine aveva dato origine in quel luogo, mentre ansimante cercava di raggiungere al più presto la destinazione tanto attesa.
Picchiò alla porta con forza e un cameriere accorse a rispondere.
Ella gli consegnò il suo biglietto da visita color crema, e il maggiordomo lo mise sul vassoio e lo portò nel salotto, dove sicuramente si trovavano i padroni di casa.
Miss Chase si avviò vero il soggiorno e, quando entrò, vide unicamente la giovane Miss Grace seduta su una sedia con un libro aperto in mano.
-Annabeth!-, disse sorpresa Miss Grace, mentre chiudeva improvvisamente il volume rilegato in pelle.
-Non ti preoccupare, mia cara amica.-, rispose Annabeth mentre si slegava i lacci della mantella, - Non mi sono bagnata molto. -
-Ah, mi son angosciata per nulla. -, replicò con tranquillità l’amica, mentre si sedeva nuovamente sulla sua sedia.
-Accomodati, prego.-
Annabeth si sistemò su una sedia che sostava dinanzi al focolare:- Allora, come stai?-.
-Non posso lamentarmi, - rispose sorridendo Miss Grace, - ma la malinconia peggiora il mio stato di salute. Ma, tutto sommato, sto bene. -
-E Mr e Mrs Grace? Loro come stanno?-
-Oh, anche loro sono in ottima salute. Momentaneamente sono assenti, Mr Jackson li ha portati con lui per trattate una questione urgente. -
La fanciulla si morse impensierita un labbro. Dopotutto era andata lì per rivedere il Signor Jackson e dirgli che ora il suo animo si era perfettamente riappacificato, e che egli poteva andarsene senza darle altre spiegazioni.
Ella non pretendeva la coronazione dei suoi desideri col matrimonio, sapeva che era inattuabile sia per la sua famiglia sia per la partenza imminente, eppure sperava in una riconciliazione tra lei e il Signor Jackson.
- Preferivi rimanere a casa piuttosto che stare con loro?-, domandò curiosa Annabeth.
- Assolutamente. Preferisco godermi questi ultimi momenti in questa dimora piuttosto che passare delle ore fuori di casa con questa pioggia incessante. -
-Non posso darti torto… Soprattutto per lo stato delle strade!-
-Sei venuta in carrozza, io spero. -
-Oh, certo. Mio fratello mi ha accompagnato col suo calesse, sfortunatamente mi sono bagnata mentre attraversavo il selciato che portava alla porta d’ingresso.-, mentì spudoratamente Annabeth.
- Come sta il caro Mr Chase?-, domandò sorridendo la fanciulla.
- Passivo e petulante come sempre. -
Le due giovani eruppero in una risata fragorosa.
- E Mr Brunner?-
-Oh, diciamo che l’età avanza e che qualche malanno lo intralcia. -
- Mi dispiace per lui. -, replicò impensierita Miss Grace.
Un cameriere entrò in sala e portando sul suo vassoio dei dessert, che Annabeth gustò con piacere.
- Annabeth, sei venuta a conoscenza del fidanzamento segreto tra Mr Apollo e Miss Dare?-
La fanciulla sorrise allietata:- Stamani Miss Levesque è corsa da me solo per riferirmi questo pettegolezzo.-.
- Una vera vergogna…-, sussurrò Miss Grace innoridita.
Annabeth annuì lievemente e, con voce debole e un sospiro profondo, disse:- Concordo pienamente…-.
La fanciulla spalancò gli occhi e le strinse forte la mano:- Oh, Annabeth! Non disperarti! Sei una donna brillante, vedrai che il tempo guarirà le tue ferite… Quel farabutto! Mi spiace per te, mia cara amica, ma i due sono partiti stamani e si accaseranno al più presto. Meritavi una sorte migliore. -
Annabeth strabuzzò stranita gli occhi:-Thalia, ti sbagli… Io…-.
Miss Grace la interruppe:- Sono stata troppo indelicata? Eppure eravamo tutti a conoscenza della presunta storia tra te e Mr Apollo.-.
Annabeth sobbalzò:- No, no, no! Vi sbagliate tutti quanti! Io e Mr Apollo godevamo di un semplice rapporto basato sull’amicizia! Mi bone deus!-
Miss Grace si scusò con la fanciulla, che però le disse di non preoccuparsi e le spiegò tutto ciò che invece era accaduto con Mr Apollo e tutte le cose che aveva compreso sul suo conto.
- Non ho mai avuto una grande opinione di Mr Apollo-, affermò risoluta Miss Grace, - forse a volte l’ho sottovalutato, eppure il suo atteggiamento mi ricordava fin troppo una persona conosciuta in passato che poi ha annientato tutte le mie aspettative. Molti pregiudizi oscuravano la sua vera immagine, eppure non posso contraddirmi … quell’uomo era un libertino e ogni giorno mi domandavo come tu potessi esserti innamorata di lui. Ora che hai chiarito tutti i miei dubbi, che hai confermato alcune mie ipotesi, posso tranquillizzarmi. In fin dei conti, si è accasato con Miss Dare… Certo, non posso augurar del male a entrambi! Anzi, gli auguro sinceramente ogni bene. Dopotutto Miss Dare non è una così cattiva persona.-.
- Ripensandoci, credo che Miss Dare voglia molto bene a Mr Apollo, e viceversa. Probabilmente saranno felici assieme. -
-Lo spero. -, asserì decisa Miss Grace.
 
Erano passati pochi minuti dal suo ritorno da Netherfield Park, quando il capo della servitù le consegnò una lettera molto fitta, firmata dal suo vecchio amico Mr Apollo.
Si accomodò su una sedia e iniziò la sua lettura.
 
Cara Miss Chase,
 
Spero che questa missiva sarà letta con affabilità e indulgenza, poiché so di aver errato per tutto questo tempo, ma anelerei solo un minimo di tolleranza e umanità da lei, mia alleata in questa società che non fa che opprimerci e asfissiarci.
So di essere un lussurioso, so delle disapprovazioni che segretamente la gente m’indirizza, so di tutto ciò e so di non poter negare che io sia un narcisista.
Mi rapporto con gli altri in maniera seduttrice e manipolatrice, condannato a piacere agli altri per farmi piacere.
Le conseguenze che derivano da questo comportamento sono spiacevoli: purtroppo io vedo le persone solo come uno specchio dove riflettermi, specchi necessari a mantenere la mia sceneggiatura pubblica e privata.
Ostento sempre la mia magnificenza, che metto in atto per brillare sempre e comunque agli occhi degli altri; poiché con la mia maschera devo nascondere e proteggere il terribile vuoto interno che mi opprime.
Sono anaffettivo, non ho mai ricevuto amore e, fino a poco tempo fa, non riuscivo a comprendere pienamente sentimenti così profondi. Ed è proprio per questa mia deprivazione iniziale e per il terribile vuoto che fino a poco tempo fa non riuscivo a colmare, che non sono in grado di assumermi delle responsabilità che richiedono scelte precise e di cui in seguito dovrò farmene carico.
Sono un bambino travestito da adulto.
Il piacere che ho provato con tutte le donne che in precedenza ho corteggiato era effimero, giacché legato non ai sentimenti e ai valori; erano solo un trofeo che dimostravano quanto fossi un perfetto amante per le signore.
Sono una persona pronta a fingere spudoratamente, a ingannare senza pietà, nella totale noncuranza di cosa potrebbe provare l’altro. Non ho pianificazioni relazionali, piuttosto tendo ad affascinare con chiacchiere prudentemente dosate. Tendo a vedere il male in molte situazioni, nel senso che avverto il rischio di una minaccia anche dove non dovrebbe esserci e per questo vivo una vita inautentica. Inoltre metto in atto una serie di condizionamenti che immobilizzano la mia amante, collocandola in uno stato d’incertezza e tenendola in suo potere, anche attraverso il sottile uso della gelosia.
Gioco a scacchi con la mia vita, ricacciando nel profondo di me stesso la parte più autentica e viva, quella del sentimento e dell’affettività vera.
È complicato starmi vicino sul piano umano, perché è difficile comprendermi ed entrare profondamente in contatto con me, poiché lontano dalla conoscenza della mia vera natura, così come dalla consapevolezza dei miei reali bisogni.
 Ma, il sedici agosto di tre anni fa, andai a Bath per trascorrere un mese di villeggiatura in quella cittadina che mi avrebbe liberato da tutti i miei peccati.
Incontrai, alle Upper Rooms, una giovane che m’interessò particolarmente e che divenne, in seguito, il fulcro delle mie giornate e dei miei pensieri.
Era diversa dalle altre ma, sfortunatamente, me ne accorsi quando ormai era troppo tardi.
Innamorato di lei le offrì qualsiasi cosa, purché ella accettasse un fidanzamento segreto.
Lei mi rifiutò, mi disse di andarmene e di non rivolgerle più la parola.
Non ero capace di assumermi le responsabilità che derivano da un fidanzamento, una scelta che richiede incarichi inequivocabili di cui dovevo occuparmi; se mi fossi fidanzato, avrei dovuto privarmi della compagnia delle altre fanciulle, avrei dovuto rinunciare a un “piacere” così gentilmente concessomi da questi svaghi... E allora me ne andai, le diedi ascolto e cercai di dimenticarla.
Così, dopo un paio di anni, ritornai da lei, non del tutto cosciente dei miei sbagli.
Ma lei, Miss Chase, mi ha rincuorato e sostenuto inconsapevolmente.
Quando Lei è venuta a farmi visita quella mattina di due giorni fa, dicendomi che la mia unica ragione di vita stava per accasarsi con un altro uomo, incominciai a comprendere che io non potevo perdere il mio unico barlume di speranza.
Non potevo lasciarmela sfuggire e, soprattutto, non volevo!
Perciò andai da Miss Dare, le dissi tutto ciò che provavo per lei, le rivelai i miei sentimenti che da qualche tempo avevo celato e camuffato, implorandole di restare qui al mio fianco. Miss Dare irruppe in una risata fragorosa, dicendomi che stavo delirando e che lei non era promessa sposa del Signor Jackson.
E allora, Miss Chase, ho capito il suo stratagemma.
Lei ha fatto qualcosa per me, ed io le sarò obbligato a vita.
Assolvetemi, qui e ora, mia cara amica; per lei nutro un affetto quasi fraterno oramai, e desidero ardentemente di saperla innamorata profondamente come me.
Ora sono felicemente sposato con la fanciulla dai capelli color rame e dagli occhi verdi, che mi mostrò una parte di me che fino a poco tempo fa era sconosciuta.
Ella è diversa dagli altri specchi, ella mi mostra il mio vero Io, il mio vero essere.
Miss Dare mi ha privato della mia maschera, rivelandomi il terribile vuoto che mi affliggeva e colmandolo con il suo amore.
Ella è mia alleata prediletta, mia compagna di disgrazie... è il sole del mio mondo.
E lo sarà per sempre.
 
Suo grato e affezionatissimo amico
Febo Apollo.
 
 
Azzarola, questo capitolo è infinito.
Pensate che ho dovuto dividerlo in due, poiché è troppo lungo.
La seconda parte sarà pubblicata non so quando, poiché ho così tanti impegni che sicuramente finirò per morirne schiacciata.
Comunque, eccoci qui con un nuovo capitolo, dove vediamo svelata finalmente la vera identità di Apollo, che io sinceramente adoro.
E voi, cosa ne pensate?
Ma, soprattutto, cosa pensate che accadrà nel prossimo capitolo?
Io posso solo dirvi che sarà un capitolo che vi soddisferà in tutto e per tutto, ma non abituatevi a esser viziati da me!
Vedrete che dopo il prossimo capitolo mi odierete tutti a morte.
“ E vbb.”
 
Baci, Internettuale.

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Capitolo 21
*** Capitolo ventuno. ***


Se Mr Apollo fosse entrato in stanza in quel momento, ella gli avrebbe stretto la mano con la cordialità e l’affetto di sempre.
Egli aveva, indubbiamente, agito nel modo sbagliato, ma ora era sofferente per le scelte fatte in precedenza e se ne rammaricava.
Annabeth non poteva disprezzare un suo vecchio amico, non poteva esser severa con lui e Miss Dare, la giovane difatti augurava al gentiluomo e alla sua consorte una vita serena e fatta d’amore, poiché la loro felicità e il coronamento dei loro desideri era fonte di gioia e di sollievo per la nostra eroina.
Una lacrima solcò la sua gota incipriata e le labbra si piegarono in un lieto sorriso.
Pensò a Mr Jackson e al suo accorgimento così ben studiato e organizzato, egli non era così ottuso come Miss Chase realmente considerava; era più che sorpresa per il suo gesto così leale nei confronti di Miss Dare.
Ripiegò la sua lettera con calma e la richiuse nel cassetto del comodino, ignara di ciò che sarebbe accaduto quella sera.
 
Dei piccoli sassolini rimbalzarono sulle alte vetrate della stanza della Signorina Chase.
Annabeth si destò prontamente, spaventata dai rumori che l’avevano inquietata.
Rimase all’erta per due minuti, ma nessun altro suono molesto la disturbò, così decise di coricarsi nuovamente.
Non appena poggiò il capo sul soffice guanciale, fu di nuovo importunata da quei bisbigli che provenivano dall’esterno e dal picchiettio sulle finestre.
Si alzò intimorita e al contempo decisa a scoprire la fonte di quei sussurri che provenivano da fuori.
Si avvicinò alla finestra e vide una figura nera che si nascondeva tra la fitta vegetazione del parco; sbigottita sgranò gli occhi e se li strofinò incredula, ma quell’ombra era ancora lì, in attesa.
Un sassolino rimbalzò sulla superficie vetrata e Annabeth sobbalzò.
Decisa a scoprire chi fosse quell’uomo che osava disturbarla a quell’ora della notte, la donzella aprì la finestra e si sporse.
- Miss Chase!-, fu il sussurro dell’uomo.
Annabeth trasalì:- Chi siete?-
L’individuo fino a poco tempo fa sconosciuto venne fuori dal suo nascondiglio tra gli arbusti, mostrando la sua vera identità agli occhi increduli di Miss Chase.
-Estremamente sconveniente!-, fu la risposta di Annabeth, che richiuse la finestra sconvolta.
Poi ebbe un’illuminazione, aprì entusiasta l’imposta e un sassolino le colpì il naso.
- Ahia!-
- Mi perdoni, Miss Chase!-
-Il mio povero naso…-, sussurrò la fanciulla sofferente.
-Cosa?-, mormorò a voce più alta il gentiluomo.
- Mr Jackson, il suo sassolino ha colpito il mio naso!-
-Sta bene?-, domandò preoccupato.
- Lasci perdere queste cose così insulse! Piuttosto, Lei non dovrebbe partire questa mattina?-.
-Sono venuto qua per parlarle. -
- Non poteva venire stamani?-
-Non potrebbe venire qui?-
Annabeth si guardò incerta intorno.
- Mi aspetti.-
Aprì lentamente la sua porta, che fortunatamente non emise nessun rumore, dirigendosi attentamente e senza crear disturbo verso l’accesso per la servitù.
Si strinse nella sua vestaglia e meditò su quanto fosse immorale e indecoroso quello che stava per fare.
Incontrarsi segretamente con un gentiluomo a quell’ora della notte, privi della conveniente presenza di uno chaperon, era inammissibile.
Eppure egli il giorno dopo se ne sarebbe andato, ed ella non avrebbe avuto più occasioni per rivedere l’uomo che col tempo aveva imparato ad amare.
Raggiunse le cucine e aprì la porta che l’avrebbe condotta dal Signor Jackson, mentre il cuore martellava nel suo petto e le sue mani tremavano per l’emozione, la presenza del giovane la rendeva nervosa e particolarmente impulsiva.
Il malinconico e debole bagliore lunare illuminava il volto di Mr Jackson, che nervosamente stringeva qualcosa tra le sue mani.
Egli osservò la snella figura che gli andò incontro ansiosamente: la fanciulla si stringeva nella sua candida veste da camera e osservava inquieta tutto ciò che la circondava, i capelli biondi le ricadevano sulle spalle e gli occhi grigi erano al contempo nobili e severi, procedeva tranquillamente a piedi scalzi sul prato verde e a volte rabbrividiva per l’aria fresca vespertina.
Mr Jackson nascose il suo regalo per la fanciulla.
Annabeth infine raggiunse l’uomo e un silenzio imbarazzante calò tra i due.
Essi si guardavano negli occhi alla ricerca delle parole appropriate e convenienti, ma trovare I termini perfetti pareva irrealizzabile.
- Questa è per lei per lei, Miss Chase.-, fu il primo passo di Mr Jackson.
Uno stelo esile e ricurvo presentava il suo fiore bianco e fragrante; la forma strana, i petali vellutati e il profumo delicato distinguevano quel fiore, che comunicava eleganza e raffinatezza.
- Lei si è ricordato del mio fiore preferito … Ma è impossibile, - Annabeth sorrise gioiosa, - è impossibile trovarlo. L’orchidea fantasma è una specie rara, anzi no … unica. Come ha fatto?-
-Conoscenze. -, sussurrò il giovane con un sorriso sarcastico.
Annabeth irruppe in una risata nervosa:- Lei è un essere … sorprendente. -
-Lo prenderò come un complimento.-
Annabeth roteò il fiore tra le sue mani e aspirò la sua tenue fragranza:- Io non so come ringraziarla. -, gli occhi divennero lucidi.
- Perché non è venuto qui stamane?-
-Ero occupato. -, rispose sinceramente Mr Jackson, - Perciò sono venuto qui, a quest’ora, perché devo parlarle. -
- Tutto ciò è altamente immorale. -
-Non potevo andarmene senza salutarla. -
Il silenzio calò tra i due e i battiti del cuore accelerarono rapidamente.
- Se il mio cuore sapesse parlare le avrebbe già detto quanto io sia innamorato di Lei, ma esso sa solo battere forte e aspetta inesorabile che lei riesca a sentirlo. Le ho già ripetuto tante volte quanto io la ammiri e la adori con tutto me stesso. Eppure ogni volta che la vedo, il mio sentimento accresce e il mio cuore accelera sempre più, fino a rendermi un completo sciocco che non riesce a esprimere esattamente i suoi sentimenti. So di non essere un ganimede o un adone, so di non essere il classico gentiluomo inglese che lei dovrebbe amare e sposare, eppure io le lancio una sfida: trovi qualcuno che la sappia amare come me. Sostengo con decisione e risolutezza che non troverebbe nessuno, e ripeto nessuno, che rinuncerebbe all’immortalità per stare con Lei, perché il mio Eliso sono i suoi occhi e le sue labbra, il mio Empireo è l’unione delle nostre anime e dei nostri cuori. Io la amo profondamente e con passione, stare al suo fianco è il mio unico modo per vivere. Ed io ora le chiedo, fortemente turbato e innamorato, di restare al mio fianco per il resto dei nostri giorni. Io vorrei costruire qualcosa di permanente con Lei.-
Egli s’inginocchiò e le mostrò un anello tappezzato da piccoli diamanti e una pietra intagliata acquamarina che risplendeva grazie al bagliore lunare di quella sera.
- Apparteneva a mia madre. Mio padre glielo regalò quando si fidanzarono.-
Annabeth incominciò a singhiozzare silenziosamente, incredula si sfregò gli occhi sfavillanti per la gioia.
Mr Jackson sorrise entusiasta, mentre una lacrima sfiorava la sua gota:- E’ un “Sì”?-.
Ella s’inginocchiò come il giovane e lo abbracciò con emozione, ripetendo con costanza la sua risposta affermativa.
La fanciulla si distaccò da quell’abbraccio che parve durare un’eternità e, sorprendentemente, lo baciò.
Il contatto della sua pelle contro quella di Miss Chase, gli provocò un indolenzimento che si estese in tutto il corpo. Gli occhi verdi di Mr Jackson erano sgranati e puntati negli occhi penetranti di Annabeth, che lo imprigionarono facendogli perdere il senso dell'orientamento e del tempo. Entrambi chiusero gli occhi ed entrarono in una realtà dove sussistevano solo loro due, dove nasceva l’incontro dei loro soffi vitali per la prima volta, dove l’estasi e la beatitudine prendevano forma. 
Ella appoggiò le sue mani sul suo petto ed egli la accolse stringendola con sentimento.
La fanciulla poté percepire le palpitazioni del suo cuore, che pulsavano alla stessa velocità del suo.
“Svergognata. Svergognata. Svergognata”, fu il suo primo pensiero.
- Potresti essere ferito.-, sussurrò la giovane piangendo.
Egli le accarezzò una guancia:- So che non lo farai. -
Mio caro lettore, se mai dovessero chiedermi di rappresentare l’amore nella sua più totale compiutezza, io gli risponderei con l’immagine di due giovani inesperti che comprendono per la prima volta questo sentimento inspiegabile.
C’è qualcosa nei loro sorrisi, nei loro gesti e nelle loro parole, che finisce irrimediabilmente per sorprenderti.
Essi affrontano questa realtà così singolare con innocenza e naturalità, dettati perlopiù da un sentimento che comunemente è privo di cupidigia.
Non c’è malizia nei loro gesti, né desiderio: il loro amore è puro.
E loro, mio caro lettore, raffiguravano precisamente questo sentimento così perfetto nella sua imperfezione.
- Vieni con me. Partiremo il giorno seguente a domani per l’America. Ci imbarcheremo insieme verso un viaggio che ci donerà la libertà tanto desiderata. Stamani sono andato a compare dei biglietti per la nave, ecco perché non sono venuto a farti visita. Mr Grace e Mrs Grace sono nostri complici.-
- Se dovessi scappare con te, non possiederei né dote né danaro. Io so che non desidereresti mai una moglie che non possiede nulla. -
-Non m’interessa il denaro o altro. -, rispose il giovane mentre le accarezzava i capelli, - Voglio solo vivere questa mia vita al tuo fianco. Possiedo denaro a sufficienza per entrambi. Accetti la mia proposta?-
Annabeth rifletté con calma, poi replicò:- Sì. Verrò con te. –
 
Malcolm si svegliò di soprassalto, qualcosa gli impediva di poter fare sogni tranquilli.
Egli incominciò a camminare senza meta per la stanza, con un peso che lentamente gli invadeva lo stomaco.
Aprì la sua finestra e si affacciò per prendere aria, e una brezza autunnale lo investì in pieno, donandogli sollievo.
Osservò preoccupato il parco che si estendeva sotto i suoi occhi con attenzione, attratto dai misteri che si celavano in quel luogo oscuro.
Improvvisamente scorse l’immagine di due giovani che si abbracciavano al chiaro di luna.
Sgranò gli occhi confuso e si mise una mano sul cuore, sorpreso.
“Svergognata. Svergognata. Svergognata.”, fu il suo primo pensiero.
 
 
Eh, niente…Si sono baciati e bla bla bla, le parole ““””filosofiche”””” lasciamole alla storia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia emozionato.
Come sempre vi prego di recensire, non abbiate paura, non vi mangio!
Vi chiedo scusa per il ritardo, ma devo studiare e fare i compiti e le versioni di latino, e tutto ciò sottrae del tempo al mio tempo libero.
Vi saluto con un caldo abbraccio.
Siete tutti degli svergognati e dei selvaggi.
 
Baci, Internettuale.

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue. ***


Tutto era accaduto in una maniera così sorprendentemente veloce.
Annabeth non aveva avuto neanche il tempo per pensarci, la sua mente, presa dalla follia istantanea e dalla gioia improvvisa, non aveva avuto il tempo per riflettere e ragionare sull’accaduto.
La ragione era stata messa da parte in quel momento, il sentimento prevaleva su tutto.
Giocherellava con la scatoletta contenente il suo anello di fidanzamento, i suoi pensieri erano scanditi dal battito ritmato del suo cuore.
Aveva errato? La sua impulsività l’avrebbe condotta verso il peccato e la perdizione eterna?
Oppure, ciò che aveva fatto era corretto poiché dettato da sentimenti nobili, quali l’amore?
La giovane si trovava dinanzi a un bivio che esigeva una scelta immediata.
Lasciare i suoi beni, la sua eredità, la sua famiglia e la sua nobiltà per l’uomo amato o, in caso contrario, separarsi definitivamente da Mr Jackson e vivere per sempre nell’oblio e nella follia.
Scelte difficili per una ragazza che ha passato la sua vita ad arricciare il naso dinanzi tutto ciò che le recava fastidio.
Il piccolo bagaglio per la partenza imminente era stato preparato, le varie lettere ai cari amici scritte e l’orgoglio abbandonato in un angolino della stanza spolverata.
Aveva un solo giorno a disposizione per prendere questa scelta definitiva.
Ventiquattro ore per decidere il suo futuro.
Tic-tac, tic-tac.
Il tempo scorreva inesorabile, nulla poteva fermarlo.
 
- Questi incontri segreti finiranno col farmi perdere la ragione. -, sussurrò con nervosismo Annabeth.
Mr Jackson le strinse forte la mano:- Domani saremo liberi di stare insieme. Ho già preparato tutti i documenti per l’imbarcazione. Sei felice, mia cara?-
La fanciulla sorrise amaramente, mentre una lacrima le sfiorò la gota:- Felice non è il termine adatto per descrivermi in questo momento.-.
Fortunatamente il giovane capì, le accarezzò una guancia e cercò di consolarla come meglio poté.
Egli era consapevole delle scelte che Miss Chase stava per compiere, e abbandonare per sempre la sua famiglia rientrava in queste possibilità.
Passeggiarono in silenzio per altri cinque minuti, mentre i riflessi del sole, che trapelavano dagli incroci dei rami della lussureggiante foresta, illuminavano il volto teso della fanciulla.
-Non voglio renderti infelice. -, fu il responso del giovane.
La donzella si voltò immediatamente verso l’uomo:- Non sono infelice. Essere qui al tuo fianco, mentre le nostre mani s’intrecciano liberamente come i nostri sguardi, è per me una gioia immensa. Non sono scontenta per te, o per noi, - ella sorrise al suono di quelle parole, - ma per la mia famiglia. Abbandonarli è per me una gran pena. Nonostante il loro scortese comportamento e il loro atteggiamento poco elegante. -, ella fece una pausa, - A volte mi chiedo il perché dell’avermi scelta come tua legittima sposa. Ero così sorprendentemente arrogante e saccente.–, l’uomo sorrise sarcasticamente, - Cosa c’è?-.
-Niente. -, rispose Mr Jackson con quell’aria da beffeggiatore.
Annabeth gli strattonò indispettita il braccio:- Parla, Percy.-.
- Un po’ lo sei ancora. -, replicò, rubandole un bacio.
Ella roteò infastidita gli occhi:- Perché una donna così sapiente e dotta non dovrebbe far sfoggio delle sue innate qualità?-.
Mr Jackson irruppe in una risata divertita:-Come non darti torto.-.
Annabeth sorrise compiaciuta:- Mi ami per la mia intelligenza. Non contestare. -
-No, assolutamente no. Io ti ammiro per la tua intelligenza, è diverso. -
Annabeth ci rimuginò su:- Non penso sia per la mia ricchezza.-.
-Indubbiamente. E neanche per la tua bellezza. Ti amerò anche quando non sarai più così giovane e incantevole. -
-Un mistero da risolvere, allora. -, asserì curiosa la fanciulla.
Egli sorrise imbarazzato:- Penso che sia accaduto tutto così rapidamente da non farmi riflettere nemmeno un po’. Dal primo momento, da quel giorno d’estate di tre mesi fa, tutto è cambiato. Saranno stati i tuoi modi così freddi ma al contempo così raffinati, il tuo sguardo così altezzoso… Bene, tutto cambiò in me. Non c’è un motivo preciso, credo; oppure è una serie di motivi indecifrabili, non so. Ma dal primo momento in cui ti ho vista, dal nostro primo sguardo ho capito che…-
-Sarei stata per sempre la donna della tua vita?-, domandò divertita Miss Chase.
-No. Compresi che eri la donna più arrogante, orgogliosa e superba in tutta la contea, e che per me saresti stata fatale come un bagno nel fiume Stige. Saresti stata per sempre il mio unico punto debole. -
-Interessante. -, fu il commento di Annabeth.
-E tu, sapientona, mi hai amato sin dal primo momento?-
Annabeth irruppe in una risata fragorosa:- Oh, no! Ti detestavo con tutta me stessa. Eri davvero l’uomo che più disapprovavo. Un tuo solo sguardo bastava per irritarmi profondamente. Poi, con l’ausilio del tempo, ho capito…-
Mr Jackson assunse un’aria offesa:- Credo possa bastare. -
La fanciulla si sollevò sulle punte e lo baciò:- Tralasciamo gli orrori del passato. Pensiamo al futuro. -
Il giovane sorrise e la prese sottobraccio:- Un’ultima cosa.-
-Prego.-
- Pensi ancora che sia un’idiota?-
- Dipende dalle situazioni.-
L’uomo sollevò perplesso le sopracciglia:- Cosa?-.
Miss Chase gli sorrise vezzosa:- Il tuo sotterfugio per far dichiarare Mr Apollo a Miss Dare mi ha piacevolmente sorpresa.-. 
- Mr Apollo?-
-Esattamente. -
-Oh, no. Io l’ho fatto per te. Ero consapevole del fatto che avresti riferito tutto a Mr Apollo, - un pizzico di gelosia trasparì da quelle parole, - e perciò compresi che il giovane in questione non si sarebbe fatto sottrarre la consorte tanto benamata da un sempliciotto come me, così decisi di lasciarvelo credere. Egli il giorno dopo partì con Miss Dare e tu, mia cara Annabeth, avresti dovuto capire che non l’ho fatto per Mr Apollo o per Rachel Elizabeth Dare, ma per te. Solo per farti intuire che quella fanciulla era solo un’ottima amica e mia compagna di sventure.-
Miss Chase parve sciogliersi al suono di quelle parole; poi tossicchiò e incominciò a intonare un motivetto fin troppo conosciuto:- Giammai fedele amante, d’amor più degno e ardente arse, e alla donna sua offrì più pura mente.-
Mr Jackson sorrise compiaciuto:- Vederla è ognora gioia, staccarmi è la mia pena. Se il suo volto s’asconde, m’agghiaccio in ogni vena.-
-Qual più radioso sogno di un condiviso amor!-
- Mai seguitai uno scopo con più potente ardor!-
Entrambi irruppero in una risata divertita, un suono cristallino che echeggiò tra gli alberi di quel parco.
- Quale assurdità.-, sussurrò allietata Miss Chase.
Egli le accarezzò la gota e, delicatamente, la baciò sulle labbra.
 
Sedeva alla finestra mentre guardava il sole tramontare e la sera conquistare il giardino sottostante.
La testa poggiava contro i vetri appannati della sua stanza, era spossata.
Nel parco c’era solo Mr Valdez che passeggiava con la sua nuova conquista, una ragazza dai capelli color caramello.
L’orologio ticchettava con insistenza, da lì a pochi momenti avrebbe dovuto lasciar la sua casa e la sua famiglia.
Fissò con insistenza tutti i suoi oggetti, pensando che non li avrebbe mai più rivisti.
Osservò con interesse il ritratto di suo fratello, mentre gli occhi le divenivano lucidi.
Aveva consentito ad andarsene, ad abbandonare la sua famiglia. Ma era ragionevole da parte sua?
-Sì. E’ ragionevole. -, fu la sua risposta decisa.
Passò del tempo, la notte si andava infittendo sui viali e sulle campagne inglesi, e Annabeth teneva in grembo le due lettere per la sua famiglia, che pesavano come frammenti di roccia.
Le mise sotto l’uscio della porta di Malcolm e del Signor Brunner, mentre le mani le tremavano per la preoccupazione e per il dolore.
Una carrozza sarebbe arrivata verso mezzanotte, Mr Grace l’avrebbe aspettata, poi se ne sarebbero andati verso il porto di Liverpool.
Mr Jackson li avrebbe attesi lì e, verso le otto del mattino, si sarebbero imbarcati.
Questi erano i piani. Queste erano le istruzioni che Annabeth aveva ricevuto.
L’agitazione le rese le guance pallide e fredde, mentre continuava a muovere le labbra in una tacita e fervida preghiera.
Vide, dalla sua finestra, la carrozza che si avvicinava lentamente ai cancelli della tenuta.
Indossò la sua cuffietta e prese il suo umile bagaglio, baciò il dipinto del fratello e si diresse verso la salvezza.
Aveva già percorso buona parte del selciato, quando una mano la afferrò e la immobilizzò.
Tutti i mari dell’intero pianeta s’infransero sul suo cuore e sui suoi pensieri, quell’uomo voleva trascinarla nell’oblio e annegarla.
Si aggrappò saldamente a un albero che sostava ai lati del lastricato, mentre si dimenava per liberarsi da quella stretta mortale.
-Cosa stai facendo, Annabeth?!-, fu il sussurro idrofobo di suo fratello.
No! Tutto ciò era assurdo. Strinse freneticamente il tronco dell’albero, mentre un urlo d’angoscia invase quel silenzio sofferente.
Urlava disperatamente, mentre cercava definitivamente di liberarsi da suo fratello e di evadere.
Egli le tappava la bocca, mentre le ripeteva costantemente di fare silenzio.
Fortunatamente riuscì a liberarsi, ma egli nuovamente la bloccò dalla caviglia, facendole sbattere il mento sul lastricato.
Si avvicinò al suo viso e la schiaffeggiò duramente, mentre i suoi occhi grigi esprimevano tutto il suo disgusto e il suo orrore.
Annabeth non pianse, rimase immobile sul selciato, mentre suo fratello continuava a percuoterla crudelmente.
I suoi occhi erano fissi in quelli di Malcolm, carichi di odio e privi di alcun segno d’amore o di riconoscimento.
Ella si avvicinò al fratello e gli diede un ceffone che risuonò nel parco come il suono di mille colpi di frusta.
Mr Chase la ripagò con la stessa moneta, mentre un rivoletto di sangue le attraversava il mento.
La trascinò in casa, mentre Annabeth tentava in tutti i modi di fare qualcosa, di non sottomettersi a quell’uomo, di essere libera.
Cadde nuovamente per terra mentre cercava ostinatamente di salvarsi e sbatté la testa sul pavimento.
Il giovane la scaraventò nella sua stanza e chiuse la porta a chiave.
Urla di disperazione, simili a lamenti di uno spettro, infestarono le mura di quella tenuta per tutta la notte.
Ella non poteva capacitarsi di tutto ciò. Era solo un incubo, doveva svegliarsi.
Si tastò con calma i lividi e le ferite, le tempie pulsavano freneticamente, il sangue scorreva tiepido sulla sua pelle come le sue lacrime.
Mr Jackson ora era lontano, cosciente del fatto che ella l’aveva abbandonato per sempre.
Accarezzò il suo anello di fidanzamento e, prima di perdere coscienza, mormorò:- Percy.-.
 
FINE SECONDA PARTE.
 
Okay, fortunatamente non conoscete né il mio nome né il mio indirizzo.
Sono salva da possibili minacce e pestaggi.
Ho distrutto tutte le vostre speranze e i vostri desideri? Eh già.
Sono una persona cattiva? Questo lo so, mi diverto a farvi del male.
Perdonatemi.
Ora odierete anche Malcolm, ma io non posso farci niente.
Scusate la stucchevolezza della prima parte del capitolo, ma dovevo regalarvi un momento di gioia e poi abbattervi completamente.
Vi ringrazio come sempre per aver letto questo capitolo e vi prego di recensire.
Sono accettate anche critiche e/o altro.
 
Un bacio, Internettuale.
 
PS: Mi dispiace. 

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Capitolo 23
*** Capitolo ventitré. ***


La pioggia cadeva inesorabile sul terreno infangato.
La fanciulla era sola nella sua stanza; si pettinava silenziosamente i capelli biondi, mentre cercava di non soffrire per il dolore che le procurava districare i nodi. Molti capelli rimasero impigliati nella spazzola.
Gli occhi color cenere erano spenti e vuoti.
Erano passati quattro anni da quando tentò di fuggire con l’uomo il quale nome non osava più pronunciare.
Molte cose erano cambiate.
 
Mio caro lettore, tenterò di descriverti ciò che accadde in quei quattro anni nella maniera più riassuntiva possibile.
Ritorna, con la tua giovane e ingenua mente, al quel giorno d’estate, quando Miss Chase tentò di fuggire con Mr Jackson.
Il mattino successivo, il fratello scrisse d’urgenza a sua madre e, il giorno dopo, partirono verso la loro tenuta, nei pressi di Londra, abbandonando così al suo triste e solitario destino il Signor Brunner.
Il suo volto era rigato da tiepide lacrime quando vide sua nipote cosparsa di lividi e ferite, ma la cosa che più lo colpì fu la sua impassibilità, come se ella volesse abbandonare in quel momento tutto ciò che la circondava e vivere per sempre nell’oblio e nell’abbandono.
La famiglia Chase tentò di occultare tutto ciò che poteva ricordare anche in minima parte la fuga della giovane, e ci riuscì perfettamente.
Ma tutti, compresi gli amici occasionali e gli estranei che distinguevano la fanciulla solo per fama, capirono che qualcosa era accaduto, qualcosa di terribilmente atroce, una vera e propria disgrazia.
La donna, poiché ormai donna era diventata, pareva uno spettro che si aggirava per le sale da ballo, obbligata a concedere giri di danza e falsi sorrisi ai giovanotti dalla madre vigile e dal fratello sprezzante.
Mr Chase, probabilmente considerato come l’antagonista della vicenda, in realtà si limitava esclusivamente ad ammonire la sorella con sguardi altezzosi, poi la ignorava come se fosse una donna affetta da lebbra.
Sua madre, invece, la rimproverava con costanza, ricordandole ogni giorno quanto fosse stata sciocca; la incoraggiava a trovar nuovo marito e ad apparire energica e raziocinante agli occhi degli altri, anche se in realtà era una giovane debole e ottusa.
Annabeth Chase era diventata il ritratto della falsità e dell’angoscia: viso esangue, mani sottili e scheletriche, occhi apatici e privi di sentimento, riso commediante e acconciature voluminose che servivano a celare l’alopecia areata.
Ritornava ad essere l’orgogliosa e accattivante Miss Chase solo quando i suoi amici venivano a farle visita.
Mr e Mrs Zhang erano preoccupati per la sua salute e per il suo aspetto.
Essi erano in ottimi rapporti con la signorina, poiché ispirati dalla più calda riconoscenza e gratitudine verso la donna che aveva fatto da tramite alla loro unione.
Infatti, la cara Miss Chase era riuscita a redimersi dai suoi errori: era riuscita, con evidente immediatezza, a far riconciliare i due giovani e a farli congiungere in matrimonio, cosa che un tempo non avrebbe mai compiuto e accettato.
Il giorno della loro unione il suo unico pensiero era rivolto all’uomo che l’aveva amata.
Mr e Mrs Grace furono esclusi dallo scandalo che li vedeva coinvolti. Nessuno, eccetto Annabeth, seppe mai della loro complicità: la loro reputazione era salva.
Mrs Apollo era diventata una delle ottime amiche di Miss Chase e spesso, accompagnata dal caro marito, andava a farle visita.
Mr Apollo cercava di illuminarla con la sua spumeggiante esuberanza e i racconti dell’estate che li aveva uniti; ma, tutte le volte che la coppia dei due sposini tornava nella loro dimora, le tenebre e la desolazione riavvolgevano l’animo di Annabeth.
Ella era un’entità paragonabile alle leggende e al folclore, per i suoi familiari era una presenza incorporea e solitaria.
Passava la maggior parte del suo tempo nella sua stanza, mentre accarezzava e stringeva un piccolo anello con una pietra acquamarina; la sua mente e il suo cuore si nutrivano di sensazioni e ricordi.
Risentiva sulla sua pelle la mano calda di quell’uomo che l’aveva amata, avvertiva il calore delle labbra del giovane poggiate sulle sue, poteva percepire nell’area la fragranza di quel fiore ormai appassito da tempo.
 
Sempre quel giorno di fine estate di quattro anni fa, Mr Jackson spiegò le vele dell’imbarcazione con una disperazione e un tormento indescrivibili.
Ella l’aveva abbandonato.
Era stato così ottuso, così sciocco.
Avrebbe dovuto capirlo prima che ella era dubbiosa, incerta.
Egli pianse per tutto il viaggio, fino a quando la nave attraccò in America.
Respirò a pieni polmoni l’odore della sua terra, abbandonando, forse per sempre, i ricordi che lo tormentavano ogni notte.
 
La porta si aprì e Lady Minerva fece il suo ingresso.
I capelli neri erano acconciati semplicemente, mentre gli occhi color ghiaccio osservarono incuriositi sua figlia.
- Questa è per te, Annabeth.-
La fanciulla si voltò verso sua madre e prese la lettera dal sigillo rotto, sua madre ormai esaminava tutte le missive che le arrivavano e tutte le epistole che spediva.
-E’ da Mrs Dare. -
Annabeth lesse rapidamente tutte le righe a lei indirizzate.
- Vuole che vada da lei. -
-Lo so. -
-Me lo permettete, madre?-, domandò impassibile Annabeth.
La donna rifletté per una decina di minuti, mentre la sua presenza pesava sul cuore di Annabeth come un cumulo di macigni.
-Ti concedo un solo mese.-
-E’ più che necessario.-
Ella si avvicinò e, guardando altrove, le posò una mano sulla spalla mentre il viso era contratto in una smorfia amara, come se toccare sua figlia fosse un gesto orripilante.
Annabeth prese carta e penna e iniziò la sua lettera, la terminò nel giro di cinque minuti; poi la consegnò alla madre che, con sguardo vigile e severo, la rilesse una decina di volte per criptare non si sa quali codici nascosti e occultati.
-Non deludermi. Non farlo di nuovo. -
Annabeth osservò con interesse la punta dei suoi piedi:- Arrivederci, madre.-.
-Sto ponendo nuovamente fiducia in te, Annabeth. Sono passati quattro anni da quel giorno funesto per l’intera famiglia Chase, spero che tu sia cambiata in meglio. -
La fanciulla chinò demoralizzata il capo:- Sì, madre.-.
Lady Minerva uscì dalla sua stanza richiudendo lentamente la porta, l’agitazione e lo scontento accompagnarono il suo congedo. 
 
Mr Chase la accompagnò a New Bond Street, dove era stata invitata dai coniugi Apollo per la prima colazione, e aspettò che ella entrasse nella confortevole e sfarzosa dimora prima di andarsene.
I due giovani la accolsero con le frasi più gentili di benvenuto, e i modi della Signora Apollo e il sorriso brillante del suo amico scacciarono alcune spiacevoli sensazioni che la accompagnavano da qualche tempo.
Il volto di Mrs Apollo era segnato da occhiaie ed era pallido, ma Annabeth non prestò molta attenzione a questi dettagli, poiché erano diventati ormai peculiarità del suo aspetto.
Ella le prese la mano e la accarezzò con dolcezza, mentre Annabeth sorrideva felice all’amica:- Il tuo aspetto non è per nulla migliorato. -
Il sorriso di Annabeth parve svanire:- Purtroppo nulla nella mia dimora riesce a rincuorarmi. -
L’amica strinse ancora più forte la mano di Miss Chase.
-Notizie di Mr Brunner?-, domandò cordiale l’uomo.
Annabeth scosse lentamente la testa:- Tutte le sue lettere sono gettate nel fuoco da mia madre. Non riesce a perdonarlo. -
L’uomo parve rabbuiarsi per un momento, ma poi sorrise gioioso all’amica:- Proverò a scrivergli io con qualche pretesto e ti farò sapere, mia cara Annabeth.-.
-Te ne sarei infinitamente grata.-, rispose sollevata Annabeth.
Mr e Mrs Apollo erano a conoscenza della sua tentata fuga, ma non la disprezzavano per questo.
Erano due delle poche persone che conservavano con cordialità il loro rapporto con la giovane fanciulla.
-Mio caro, porterò Annabeth fuori per una passeggiata. Vuoi accompagnarci?-
Egli rifiutò gentilmente l’offerta, così Miss Chase e la sua amica procedettero nei viali di Londra con agilità, parlando del tempo e di tutto ciò che passava loro nella mente, sorridendo e dimenticando tutto ciò che turbava le loro anime.
 
Era passata una settimana dall’inizio del suo soggiorno in New Bond Street, tutto pareva procedere per il verso giusto.
Un po’ di colore era tornato sul suo viso in precedenza troppo pallido, e la bocca si piega sempre più spesso in un lieto sorriso.
Privata della presenza cupa e opprimente di sua madre, Annabeth pareva aver addirittura dimenticato ciò che la turbava così vivamente; dopotutto erano passati quattro anni, era conveniente e necessario voltar pagina.
L’unica cosa che la preoccupava in quel momento era Mrs Apollo, che si aggirava nervosamente per i corridoi della confortevole dimora e che, lentamente, pareva perdere la sua consueta vivacità.
Un giorno Annabeth, preoccupata e al contempo curiosa, domandò all’amica il perché del suo disagio così evidente e quest’ultima, presa dallo sconforto e dalla mestizia che fino ad allora aveva cercato di reprimere, irruppe in un pianto rumoroso e angosciante.
Prese la mano dell’amica divenuta ormai cara e raccontò ad Annabeth tutto ciò che fino a quel momento l’aveva turbata.
Ella non riusciva ad avere bambini, non poteva offrire eredi al suo amato che, col tempo, aveva incominciato a trattarla con indifferenza e freddezza.
Egli ogni notte usciva di soppiatto dalla sua dimora per recarsi dalla sua amante, lasciandola così nel più totale abbandono e nella più completa disperazione.
Tutto ciò andava avanti da più di due anni e, poco tempo prima, Mrs Apollo aveva scoperto l’esistenza di un figlio illegittimo di Mr Apollo, Mr Solace, un giovanotto che era la raffigurazione più giovane di suo padre e che poteva possedere non più di sedici anni.
Mrs Apollo era disperata, passava le sue giornate da sola e alla ricerca di attenzioni da parte di suo marito, cortesie che, come se non bastasse, non riceveva.
Un giorno, decisa a scoprire l’amante di suo marito, pedinò con prudenza il suo amato e ciò che vide la sconvolse pienamente: egli non solo la ingannava e le era infedele, per di più la tradiva con un uomo, un certo Mr Hyacinth.
Ciò la disorientò notevolmente e la fece cadere in uno stato di abbandono: ella era una donna sola, infeconda e ingannata dal suo stesso amore!
 
 
 
Scusate il ritardo, ma queste erano settimane di compiti in classe e varie interrogazioni e, ahimè, non ho potuto completare questo capitolo importante sotto molti punti di vista.
Spero vi sia piaciuto e, come sempre, chiedo un vostro parere!
Vi ringrazio!
Baci, Internettuale!
 

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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro. ***


Finalmente l’inverno era arrivato; pungente, freddo e sperato.
Le sue dita erano tanto gelate quanto la punta del suo naso rosso, ed ella solennemente sbuffava piccole nuvolette dalla sua bocca, mentre strofinava calorosamente le mani inguantate.
La giornata era cupa e uggiosa, una densa nebbia umida incombeva sulla città fumante; i passanti attraversavano fugacemente New Bond Street, e in quella processione di volti Annabeth parve riconoscere quel viso che tanto la angosciava.
Scosse contrariata la testa, mentre la sua amica si disperava in silenzio.
-Andrà tutto bene. -, le bisbigliò Annabeth nell’orecchio.
-Non posso farcela da sola. Annabeth, ti prego, rimani. Non lasciarmi. -
-Ma mia madre non me lo permetterà mai. -
Ella si fermò al centro della strada: gli occhi verdi erano lucidi e arrossati, il volto teso in una smorfia disperata e angosciante.
-Mio marito…-, ella fece un respiro profondo, - Egli è stato appena accusato di sodomia. Non posso farcela da sola. -
Annabeth le andò incontro e le strinse gentilmente la mano, poiché ella irruppe in un pianto silenzioso; cosicché tornarono senza indugio nella calda e accogliente dimora di Mrs Apollo, dove Annabeth accese il fuoco del camino per l’amica e la consolò per tutta la serata.
Nel frattempo, rinchiuso nella stanza da letto del secondo piano, Mr Apollo pensava a un motivo per non condannare l’uomo che amava, mentre con la mente vagava alla ricerca di quei tempi felici che ora tanto anelava.
 
La fanciulla scrisse a sua madre, la disse che la sua amica aveva bisogno di lei in quel momento e che non poteva abbandonarla.
La tenacia, la fermezza e l’irremovibilità di Annabeth costrinsero Lady Minerva a prolungare il soggiorno della donzella.
Annabeth passava le sue giornate nella malinconia e nello sconforto più totale, ma tutto ciò riusciva a deconcentrarla e a distrarla del quel pensiero picchiettante nella sua testa.
Ella si adoperava al meglio per rendere più serene le giornate di Mrs Apollo, che lentamente pareva cadere in uno stato di depressione indescrivibile.
 
Mr Apollo fu processato il sette novembre di quell’anno, e fu recluso per omosessualità e sodomia, un reato che lo distrusse per sempre.
Fu condannato a trascorrere due anni ai lavori forzati; la buona società, che tanto prima lo osannava e venerava come un dio, ora lo evitava e denigrava.
Il patrimonio gli fu dilapidato, il suo amatissimo compagno morì e sua moglie cambiò cognome per proteggersi dallo scandalo.
Egli s’isolò e cadde in un silenzio ostinato e totale, visse per due anni in un modesto hotel a Les Lilas, in Francia, trascorrendo le sue giornate nella depressione e nello sconforto.
Non rivide mai più i suoi vecchi compagni, sua moglie e suo figlio.
Mio caro lettore, non voglio descrivervi la sua morte, che avvenne quel lunedì di metà dicembre di sette anni dopo, poiché causerebbe troppo dolore sia a te sia a me, che ho l’arduo compito di narrarti questa storia.
Mi limiterò a dirti che, prima di prendere commiato da questo mondo denigrante, egli ammise le proprie colpe e meditò sui suoi errori.
Egli benedì suo figlio illegittimo e sua moglie, ricordò con dolci ricordi i suoi cari e dichiarò fedeltà al suo compagno, che da lì a pochi momenti avrebbe raggiunto.
Ed è così che finisce per sempre la storia del giovane Mr Febo Apollo, un uomo affascinante e complesso a modo suo.
Una fine misera e mesta, indubbiamente, ma il mondo reale è fatto così: di sbagli, incertezze, angosce e amarezze.
Poiché ci sarà sempre qualcuno che vivrà la sua vita nello sconforto e nelle pene che la gente pregiudicante gli affligge così facilmente, ci sarà sempre qualcuno che non riuscirà mai ad ammettere i propri sbagli in tempo e a dichiararsi completamente innocente, ci sarà sempre qualcuno che non sarà mai libero di amare l’uomo o la donna che ama per non si sa quale oscure ragioni e ci sarà sempre qualcuno che non riuscirà mai ad affrontare se stesso e ad opporsi alle tentazioni e ai peccati che la perfidia, la cupidigia e la perversione ci destinano e promettono con così tanta fattibilità.


 Nota dell'autore:
Il capitolo è breve, lo so, ma avevo altre questioni importantissime da affrontare nei prossimi capitoli, e non volevo prolungare questo capitolo con altri avvenimenti considerevoli.
Per questo motivo mi sono fermata alla morte del giovane Apollo.
Ora, sono ben cosciente delle accuse che mi rivolgerete e delle minacce che mi farete, ma io non posso farci niente.
La storia è così, non tutto deve e soprattutto può finire bene, sarebbe impossibile.
Perciò preparatevi per altri eventi di questo calibro (non ci saranno tante morti, non vi preoccupate).
Vi ringrazio per tutto e vi prego di recensire.
Vi chiedo scusa per il ritardo e vi auguro una buona giornata.
 
Baci, Internettuale.

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Capitolo 25
*** Capitolo venticinque. ***


Avvertimenti: Questo capitolo potrebbe contenere possibili spoiler sulla Casa di Ade e sul Sangue dell’Olimpo riguardanti Nico.
Nel tal caso il lettore volesse evitare questi spoiler, dovrebbe interrompere la sua lettura all’inizio del paragrafo segnato con l’asterisco. Purtroppo questo capitolo risulterà sconclusionato e monotono per chi, ovviamente, non leggerà le parti contenenti delle anticipazioni. Mi scuso con tutti i lettori che non vogliono rovinarsi i libri menzionati inizialmente, e li conforto dicendogli che questo sarà il mio ultimo capitolo spoiler.
 
Camminava solitaria per le strade di quella Londra affollata, mentre ragionava su ciò che era accaduto due settimane prima.
Mr Apollo era stato condannato a due anni di lavori forzati e l’annullamento del matrimonio tra i suoi due amici era assodato e indiscutibile.
Annabeth non sapeva come considerare l’intera faccenda nel suo insieme. Non aveva ben chiaro come trattare Mr Apollo, se considerarlo ancora suo compagno di sventure.
Miss Rachel Elizabeth Dare non voleva sentir pronunciare il nome del giovane Mr Apollo, ella aveva bruciato tutti i suoi ritratti e aveva sgomberato le sue cose dalla loro casa; agiva impulsivamente ed era dettata da sentimenti quali il dolore e la rabbia per il tradimento subito.
Un dispiacere non facilmente dissipabile il suo, poiché ingannata più volte da suo marito.
Inoltre, con l’avanzare del tempo, ella incominciava a instaurare un legame con il figlio illegittimo di Mr Apollo, Mr Solace, che più volte faceva visita alla non più tanto accogliente dimora di New Bond Street.
Annabeth trovava originale quel legame, non avrebbe mai immaginato la sua amica affezionata al figlio dell’uomo che l’aveva imbrogliata; tuttavia ella si comportava come una madre nei suoi confronti ed egli, che aveva vissuto con sua zia dalla nascita, aveva riscoperto in lei quell’affetto premuroso e protettivo, tipico di una mamma, che da qualche tempo scarseggiava.
Annabeth valutava attentamente questi suoi pensieri quando un giovane la richiamò dai suoi pensieri:- Miss Chase, che piacere rivedervi!-.
Annabeth alzò lo sguardo impensierita e dinanzi a lei prese forma l’immagine distinta di Mr Solace e di un suo amico che lo accompagnava.
Egli, che pareva il ritratto del padre, le sorrideva gaiamente.
Il volto, dai tratti smussati e gradevoli, era messo in cornice da folti e ispidi riccioli biondi, mentre gli occhi, che erano di un raffinato blu zaffiro, erano vispi e intelligenti.
L’espressione del suo volto era dolce e solare, le guance rubiconde, il fisico slanciato e atletico: in conclusione, era uno dei giovani più lusingati e adulati nelle sale da ballo.
Al suo fianco sostava un giovanetto dal viso esangue e smorto, che osservava Annabeth con fermezza.
I suoi occhi erano di un marrone scuro e possedevano un luccichio selvaggio, come se fossero gli occhi di un uomo folle e squilibrato, essi erano infossati e circondati da occhiaie ben evidenti.
I lunghi capelli neri erano ispidi e scompigliati, incorniciavano un viso dalla carnagione giallognola simile a quella di un uomo indisposto. La figura era esile e dolorosamente sottile, con la sua camicia scura e i suoi pantaloni trasandati appesi liberamente alla sua corporatura scheletrica.
-Mia cara Miss Chase, lasciate che vi presenti il mio amatissimo amico Mr Di Angelo.-
Egli le strinse lievemente la mano e Annabeth sussultò appena quando le sue dita sfiorarono quelle del giovane.
Le sue mani erano terribilmente fredde, adornate da un anello con un teschio d’argento portato al mignolo.
I loro sguardi s’incrociarono e gli occhi di Mr Di Angelo parvero frantumarsi come vetro.
Annabeth ritirò con distacco la mano e posò lo sguardo su Mr Solace:- Stavo giusto per rientrare nella mia dimora. Vorreste accompagnarmi? Vi posso offrire una tazza di cioccolata calda. -
-Come potrei rifiutare? Miss Chase, siete così adorabile. -
Annabeth sorrise gentilmente e, mentre i due s’incamminavano verso la dimora di Miss Dare, incominciò a meditare sulla presenza di quel giovane misterioso.
La turbava evidentemente, eppure non voleva farsi dei pregiudizi sbagliati su una persona sconosciuta, non di nuovo.
Annabeth li fece accomodare in salotto, dove sedeva mestamente la pallida figura di Miss Dare.
Ella parve riconoscere Mr Di Angelo, poiché lo salutò con un sorriso cordiale.
- Come state Miss Dare?-, domandò il giovanotto.
-Abbastanza bene. -, mentì spudoratamente la donna.
- Il vostro aspetto, però, è migliorato.-, disse convinto Mr Solace.
Ella gli sorrise affabilmente e s’informò sulla condizione fisica dei suoi cari, e sulla salute di Mr Di Angelo.
Le varie cortesie, quindi, furono scambiate, i discorsi sul tempo e sullo stato delle strade furono oltrepassati e si proseguì, con facilità immediata, ai vari pettegolezzi sul vicinato.
Mr Solace e Miss Dare erano in ottima sintonia, mentre Annabeth e lo sconosciuto sorseggiavano angosciati e in isolamento la loro cioccolata.
Egli la osservava con interesse, anche se il suo sguardo era freddo e impassibile; Annabeth trovava particolarmente difficile leggere i suoi pensieri.
Il giovane, finalmente, prese posto al suo fianco e rimase in silenzio per altri dieci minuti, poi disse:- Correggetemi se sbaglio, ma io penso di avervi già visto o, almeno, penso di aver già sentito il vostro nome. Miss Annabeth Chase, vero?-
-Non errate.-, rispose Annabeth con fermezza.
-Per caso, siete una conoscente di un certo Mr Jackson?-
Annabeth sussultò e rimase in silenzio.
-Perdonatemi, - aggiunse l’uomo, - non era mia intenzione causarvi disturbo con interpellanze prive di rilevanza e alquanto futili. -
-Oh, scusatemi voi. Spesso mi capita di essere sovrappensiero. -
L’uomo sorrise leggermente:- L’ho notato, i vostri occhi sono distanti, sembra che voi stiate pensando a mille cose contemporaneamente. -
La fanciulla annuì divertita e poi rispose all’interrogativo richieditele in precedenza dal giovane:- Sì, conosco Mr Jackson. Come mai mi porgete questa domanda?-, rispose Annabeth, che difficilmente riuscì a pronunciare quel nome ad alta voce.
- Una volta ho sentito Mr Jackson fare il vostro nome. Ciò mi è rimasto particolarmente impresso. -
Annabeth lo osservò con aria inquisitoria, ed egli aggiunse solennemente:- Mi piace … ascoltare. E voi mi siete rimasta particolarmente impressa per una serie di motivi. Egli vi descriveva come una principessa: bella, amabile e brillante …-, fece una pausa per respirare profondamente, - evidentemente era molto innamorato.-.
-Come lo conoscete?-, ribatté Miss Chase con prontezza, pensando che quel giovinetto fosse fin troppo sfrontato e irriguardoso.
Egli sorrise beffardamente, indubbiamente aveva capito il suo punto debole:- Siamo parenti.-.
-Parenti?-
-Egli è il figlio del fratello di mio padre, per la precisione. Mio padre scomparve tanti anni fa, così adoperai il nome di mia madre.-.
Annabeth sbarrò gli occhi sbigottita poi, con sguardo scettico, osservò il giovane che sostava al suo fianco.
Egli non assomigliava minimamente all’uomo che l’aveva amata in passato, poiché egli era sorridente, energico e…
Annabeth spalancò gli occhi per l’incredulità, incominciò a guardarsi intorno con agitazione, mentre la mente ripercorreva velocemente l’estate di quattro anni fa.
Non ricordava più l’aspetto preciso di quell’uomo, rammentava solo alcuni suoi tratti e alcuni suoi gesti, lentamente la sua immagine svaniva col passare degli anni.
La fanciulla si alzò, si scusò con i presenti e si recò nella sua camera.
Le sue mani tratteggiarono lo schizzo di un uomo giovane e prestante, dall’espressione da piantagrane ma al contempo solare.
Alcune lacrime ricaddero sullo schizzo incompleto, Annabeth non riusciva più a rimembrare le sembianze del giovane.
Prese il suo bozzetto e lo mise sotto il cuscino, cosciente che un giorno quell’immagine sarebbe svanita per sempre dal suo cuore e dalla sua mente.
 
I giorni trascorrevano lentamente e, se non fosse stato per la presenza di Mr di Angelo e di Mr Solace, Annabeth sarebbe ricaduta in quello stato di scoraggiamento e abbattimento che la avrebbe distrutta definitivamente.
Pensava spesso al suo amico Mr Apollo, che ora affrontava i suoi giorni in prigione, poiché Mr Solace, con i suoi modi e il suo aspetto, glielo rammentava continuamente. Col tempo Annabeth aveva compreso e compatito il suo caro amico, che ora ricordava come un uomo solare, anche se incostante.
Miss Dare si ravvivava con la presenza di Mr Solace, giacché ormai lo raffigurava come l’ipotetico figlio di cui occuparsi avuto con suo marito, vista la tenera età del giovane.
Annabeth consumava le sue giornate sforzandosi di comprendere il misterioso accompagnatore del figlio di Mr Apollo: egli la osservava ininterrottamente, anche se il suo sguardo era angosciato e doloroso, cosicché Annabeth inizialmente pensò che egli fosse incantato dalla sua presenza.
Malgrado ciò, c’era un qualcosa nei suoi modi che confutava tutte le sue teorie.
 
* La fanciulla continuò ad analizzarlo con interesse, così capì che un legame intenso e indistruttibile lo legava a Mr Solace: il suo sguardo spento s’illuminava quando egli gli rivolgeva parola o gli chiedeva consiglio, la sua bocca si piegava in un sorriso quando egli lo sfiorava distrattamente.
Mr Di Angelo era affascinato e stregato dalla presenza del giovane amico.
 
-Come state, Miss Chase?-, domandò freddamente Mr Di Angelo.
Annabeth restituì il saluto al giovane, il quale prese a camminare per un tratto di strada con la donzella.
-Come mai Mr Solace non è in vostra compagnia?-
-Affari da sbrigare. -, rispose superficialmente il giovane.
-Normalmente vi vedo sempre insieme, pare che siate amici da poco ma che un legame indistruttibile vi leghi particolarmente. -
Mr Di Angelo arrossì imbarazzato, posò lo sguardo altrove e incominciò a parlottare di cose inutili.
Egli la rispettava, questo era indiscutibile, ciò nonostante il loro rapporto non poteva paragonarsi all’amicizia.
Eppure c’era qualcosa che li incatenava, o che li aveva incatenati in passato, a renderli così uniti.
-Ditemi la verità, - sbottò improvvisamente Annabeth, - c’è qualcosa che in passato ci ha uniti, vero?-
Egli la osservò con interesse, anche se con evidente confusione:-Scusatemi, temo di non aver compreso ciò che mi avete appena detto.-.
- Mr Jackson era vostro cugino giusto?-
Egli annuì:- E con questo?-
-Provavate qualcosa per quell’uomo?-
Egli arrestò il suo passò immediatamente:- Come, prego?-.
Annabeth si avvicinò all’uomo:- Voi eravate legato sentimentalmente a quell’uomo?-.
Egli la allontanò con la mano, la osservò sconvolto e con il viso contratto in una smorfia dolorosa.
Annabeth si avvicinò, lo afferrò per un braccio e, senza farsi notare dai passanti, lo portò in un vicolo angusto di New Bond Street.
- Vogliate scusare la mia insolenza e sfacciataggine, ma questa domanda mi tormenta da giorni. Voi provate qualcosa per quell’uomo?-
Mr Di Angelo rimase in silenzio, mentre osservava disperatamente il lastricato.
-Non preoccupatevi, qui nessuno vi denuncerà per sodomia e omosessualità. Nessun pregiudizio offusca la mia mente ora, io vi apprezzo così come siete, ammesso che lo siate. Siete troppo riguardoso e avveduto per pensare che io potrei prendermi gioco di voi, sapete che il mio rispetto nei vostri confronti è contraccambiato. Anzi, nutro un sincero affetto e un’autentica gratitudine nei vostri riguardi, poiché per la durata di tre settimane mi avete salvato dalla tediosità e dalla scontentezza di quella dimora. Ora, rispondete alla mia domanda, gentilmente. -
Il suo non era un tono accusatorio o rabbioso, ella si rivolgeva al giovane con riconoscenza e una genuina sincerità, gli stava offrendo una mano per liberarsi da quel peso che lo opprimeva, un peso che avrebbero potuto benissimo sostenere insieme.
- Sarebbe molto più facile per me odiarvi, se voi vi presentaste come una persona orribile. Eppure non riesco a detestarvi o disprezzarvi, anzi! Più vi osservo, più riesco a comprendere perché Mr Jackson vi amasse. -
- Egli vi parlava di me?-, domandò speranzosa Annabeth.
L’uomo si sedette sul lastricato e richiuse la sua testa tra le sue mani:- La prima volta che osservai il vostro volto, la diffidenza e l’invidia invasero il mio animo. Egli vi stava ritraendo in uno schizzo, abbozzava i vostri tratti con tenerezza e giocondità … I suoi occhi parevano illuminarsi quando gli domandai chi fosse quella fanciulla. Mi disse che era una delle donne più brillanti e al contempo più orgogliose che egli conoscesse, ma questo vostro difetto lo faceva sorridere, lo divertiva notevolmente. -
Annabeth si sedette accanto al giovane e gli posò una mano sulla spalla, mentre il suo cuore si riduceva in frantumi come un cristallo.
Egli alzò la testa e posò il suo sguardo sul suo volto:- Raramente gli facevo visita e sporadicamente lui le contraccambiava. Non mi considerava un suo amico, o suo cugino. Le persone tendono a trascurarmi o a evitarmi come la peste, soprattutto quando comprendono la mia vera natura.-.
Annabeth gli accarezzò il braccio, mentre i suoi occhi divenivano lucidi.
-Sapete, Miss Chase, mi ero fatto un’idea del tutto sbagliata sul vostro conto. Ero molto giovane e inesperto, ammiravo mio cugino … Pensavo fosse un eroe. La gelosia guidava i miei pensieri, ero adirato con qualcuno che non conoscevo neanche di persona, vi concepivo con la fantasia come una persona agghiacciante, non degna del suo amore. Così, quando vi vidi per la prima volta, vi riservai un atteggiamento freddo e impassibile. Ero livido d’invidia. Dopotutto, è ben riconosciuto il mio difetto fatale: riservare sempre rancore, anche quando dovrei andare avanti. Eppure con voi non ci riesco, non provo più risentimento. In un certo senso, mi avete guarito dal mio difetto fatale. Voi non mi avete evitato o trascurato, siete stata sempre cordiale con me.-, egli fece una pausa, poi proseguì, -Ma col tempo ho capito di essermi sbagliato, su tutto. Io penso che la mia ossessione nei confronti di Mr Jackson sia conclusa quando, benedirò quel giorno per il resto della mia vita, incontrati Mr Solace. Credo che voi abbiate compreso quali sentimenti mi legano a quell’uomo. Ogni volta che lo vedo, mille farfalle scheletriche prendono vita nel mio stomaco.-.
Annabeth sorrise: Penso che questi sentimenti siano contraccambiati, Mr Di Angelo.-.
Il suo sguardo s’illuminò:- Giuratemi che nulla di tutto ciò sarà riferito ad altre persone. Io mi fido di voi e vi rispetto. -
Annabeth gli strinse affabilmente la mano:- Ve lo prometto. -
Mr Di Angelo ricambiò la stretta e poi, incuriosito, le domandò cosa fosse successo a Mr Jackson:- Mi hanno detto che è ritornato nella sua patria, ma non capisco il perché. Diceva di amarvi, cosa gli ha fatto mutare opinione?-.
Annabeth sorrise mestamente; era pronta a tutto ciò? Pronta a dar voce nuovamente i sentimenti che la legavano così saldamente al ricordo di Mr Jackson?
- Alziamoci, Mr Di Angelo. Le racconterò tutto dinanzi a una tazza di caffè e a un fuoco scoppiettante. -
-Giusto in tempo, - replicò fiducioso il giovane, - Stavo gelando per il freddo. -
 
Mio caro lettore, per la prima volta in quattro lunghi anni, la nostra eroina raccontò finalmente la storia che l’aveva tormentata per tutto quel tempo.
Alcuni dettagli erano stati obliati, tuttavia Annabeth rimase piacevolmente sorpresa quando constatò che molte frasi dette dal Signor Jackson erano ancora impresse a fuoco nella sua mente.
Mr Di Angelo sorrise divertito quando Annabeth gli raccontò del loro primo incontro o del loro primo ballo, rimase sconvolto quando ella gli parlò del loro primo litigio o del loro incontro casuale al lago.
La fanciulla gli narrò di tutti quei suoi compagni che avevano accompagnato le sue disavventure in quella lunga estate: descrisse il caro e vecchio Mr Brunner, l’affettuosa Mrs Grace e lo stravagante Miss Valdez.
Gli espose la storia d’amore che ella aveva attentamente ostacolato tra l’amabile Mr Zhang e la dolce Mrs Zhang, gli illustrò i due giovani fratelli Grace, il cui ricordo conservava nel cuore.
Riferì le sue disavventure col giovane Mr Apollo e la cara Miss Dare, gli raccontò del loro amore e gli lesse la lettera che il caro Mr Apollo le aveva inviato tempo addietro.
Rimembrò tutto quello che c’era da riferire al giovane amico, che ascoltò con attenzione ogni sua frase.
-Siete cambiata molto da quell’estate.-, ammise infine Mr Di Angelo.
Annabeth ripensò ai suoi atteggiamenti, al suo temperamento e ai suoi pensieri: il cambiamento era evidente e indiscutibile.
Se prima qualcuno le avesse raccontato della sua omosessualità, ella lo avrebbe denigrato e giudicato fino alla fine dei suoi giorni; mentre ora la fanciulla era spinta da una sincera cordialità e dalla vera assennatezza.
Agiva con criterio, non giudicava se non prima di aver esaminato attentamente una persona e, anche quando arrivava a una conclusione, raramente era così sfrontata da riferirgli il suo resoconto.
Annabeth sorrise malinconicamente:- Sono irriconoscibile. -
 
* Parte contenente le anticipazioni
 
 
Piccola nota dell’autrice:
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi prego di recensire in tanti!
Mi scuso ancora con chi non ha potuto leggere questo capitolo, davvero.
 
Grazie mille,
 
Internettuale. 

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Capitolo 26
*** Una rievocazione del passato ***


Sei ancora il fantasma che popola i miei ricordi.
Nonostante siano passati anni da quel giorno per me fatale, tu sei tuttora presente nelle mie memorie; indelebile e impresso a fuoco nella mia mente e nel riflesso dei miei occhi malinconici.
Eccoti!  Riesco a rivedere la tua immagine, il tuo sorriso canzonatorio e la tua esuberanza.
Eravamo i due opposti che si attraggono: due persone legate dalle loro diversità che non si divideranno mai, poiché affascinati l’una dall’altro. Mai nessuna ti avrebbe incantato come ho fatto io, eppure lei ci riuscì. Lei, la donna il quale nome non riuscirò mai più a nominare, la quale discendenza mi disgusta profondamente.
Perché ti amo ancora?
Perché la mia mente non riesce a cancellare i tuoi occhi verde mare? Perché non riesco a dimenticare il tuo nome?
Eravamo così diversi, nessuno avrebbe mai pensato a una possibile storia tra noi due.
Quando mio padre mi vide per la prima volta, mi paragonò al lampo che disperde le nuvole e riporta il sereno.
Ero saggia e accorta, tanto è vero divenni ben presto specializzata nelle varie arti, nella letteratura e nella filosofia.
Mi presentavo come la raffigurazione dell’assennatezza e i miei occhi glauchi e lucenti mi affibbiarono il soprannome di Athena Glaucopide.
Mi mostravo misericordiosa e pacifica, nessuno mi avrebbe mai attribuito l’aggettivo “facinorosa” o “guerrigliera”, adempivo sempre ai miei incarichi e ascoltavo sempre i consigli che mi elargivano le persone più grandi e sagge di me.
Ammirevole nei modi e nell’aspetto, ero ammirata profondamente per le mie innate qualità e la mia bellezza: molti giovani mi lusingarono e corteggiarono senza ottener risultato, poiché ero dedita all’apprendimento e consideravo l’amore una mera distrazione.   
Ma il cambiamento avvenne quando mi accorsi di te, un gentiluomo che fino ad allora avevo saggiamente evitato. 
Eri orgoglioso, testardo e di temperamento vivace; molto spesso ti adombravi e passavi le giornate in solitudine, soprattutto quando una fanciulla osava rifiutarti.
Ma nel complesso eri una persona comprensiva e dotata di un senso dell’umorismo inusuale, molto condiscendente nei miei riguardi; fino ad allora non ti avevo mai osservato con un sentimento di calore paragonabile all’affetto.
Mio caro, poiché ancora amato e adorato è per me il tuo ricordo, possedevi uno sguardo da piantagrane, occhi verde mare e capelli corvini; eri alto, prestante e forte, ma nonostante potessi sembrare esternamente così possente, eri gentile e affettuoso con i tuoi cari.
La prima volta che conversammo, tu avesti un’impressione errata sul mio conto: mi reputavi troppo saccente e presuntuosa; mentre io, segretamente infastidita dai tuoi modi, ti reputai come un uomo grossolano e dall’aspetto discreto.
Ogni volta che ti rivolgevo parola, il tuo sguardo si posava sul viso di un’altra fanciulla e ciò m’infastidiva profondamente: non eri rispettoso nei miei confronti.
Ma, come detto in precedenza, in seguito diventasti comprensivo con me e noi due, senza scampo, fummo attratti segretamente dall’altro.
Ero scossa dalla tua presenza, e tu … tu, così bello e intrigante per me, eri attratto dai miei occhi e dai miei discorsi.
Nessuna donzella riusciva, ora, a distrarti dal mio pensiero. Ero il fulcro della tua realtà e della tua vita, e tu della mia.
- I tuoi occhi affioravano anche nel buio della mia incertezza.-, con queste parole ti dichiarasti a me, ma io non ti risposi.
Me ne andai, fuggì da te.
Era veramente amore quello che m’incatenava a te? Era davvero amore quello che stringeva insieme i nostri soffi vitali sino a renderli un unico sospiro?
Ritornai da te, cosciente dei miei sbagli e ti amai.
Tentare, però, di descrivere il nostro amore attraverso le parole pare impossibile; delineare questo impulso meraviglioso è come provare a spiegare un dipinto a un cieco o una composizione a un sordo.
Come puoi descrivere un’immagine che è colta all’aurora, se un cieco non ha mai visto l’alba?
Come puoi descrivere il sole che inizia a filtrare attraverso la nebbia mattutina, i riflessi che la luce rimanda nell’acqua, ciò che l’occhio coglie d’istinto, se esso è privo della vista?
Come puoi descrivere quell’immagine che riesce a sublimare un’azione al limite dell’ordinario in qualcosa che ha afflato universale, qualcosa che trascende verso la completezza interiore più intensa?
Semplicemente non puoi, devi provarlo per capirlo.
Così i mesi passarono e tutto pareva perfetto per noi, finché non arrivò lei.
Miss Sally Jackson, una signorina proveniente dall’America.
Una giovane deliziosa, con gli occhi blu che cambiavano colore a seconda della luce e che brillavano come zaffiri, con i capelli castani intrecciati abilmente e un sorriso talmente dolce da alterare la funzione dell’insulina nel tuo organismo e da elevare i livelli di glucosio nel sangue.
Ella si comportava come se fosse bella! Tutte le americane lo fanno, poiché questo è il segreto del loro fascino.
Dio volesse che non fosse mai stata scoperta l’America!
Era amabile, comprensiva e calorosa. Non si rivolgeva mai in maniera scortese alle persone e la sua bocca non proferiva mai alcuna lamentela … Insomma, si mostrava come una fanciulla detestabile.
E tu, così debole e influenzabile dall’aspetto grazioso e dal carattere adorabile di un’altra ragazza, hai ceduto al suo fascino e mi hai rimpiazzato.
Tutta la mia assennatezza svanì, la mia misericordia cedette il posto all’intolleranza, oramai divenuta cara per me poiché così familiare.
Tutto si dissolse in una nebbia di sospiri e di ricordi, che si addensarono sino a divenire un oceano pieno di lacrime.
Così lentamente diventammo estranei.
Il nostro rapporto segreto si sgretolò come l’ultimo pezzo del mio bene, e da lì ti dichiarai apertamente guerra.
Mio padre si chiedeva il perché dell’aver scelto quell’americana come moglie, non riusciva a trovare una risposta.
 Un giorno, quando mi vide strappare delle lettere, le tue missive, egli occupò posto al mio fianco e cercò di consolarmi come meglio poté.
- In questo momento, bambina mia, sposare le americane è di moda; anche se io asseconderò sempre le giovani inglesi. Vedrai che il loro amore si esaurirà, e che egli tornerà da te.-
Ma si sbagliava.
Se solo tu non l’avessi amata veramente, se solo tu l’avessi sposata per il suo bel faccino, se solo tu l’avessi adorata per la sua dote, allora io ti avrei obliato.
Ma ciò che più mi fa infuriare, ciò che maggiormente incendia il mio sguardo e che aizza la mia ira, è il problema che tu abbia amato lei molto più di me.
Tu la ammiravi, la veneravi, la contemplavi con uno sguardo che mai avevo visto dipinto sul tuo volto!
La odiavo e l’odio tuttora, possa la sua anima consumarsi come la mia!
Rimembro ancora quel giorno di metà gennaio, quando vi ritrovai nel mio salotto, mentre le lambivi la gota incipriata e le sussurravi i tuoi sentimenti calorosi!
Mi adirai profondamente e ti cacciai; non eri venuto a farmi visita, volevi solo mostrarmi la tua contentezza e rendermi invidiosa.
Ero gelosa, tremendamente gelosa! Questi sentimenti, queste mere distrazioni, erano il mio ostacolo principale!
Dovevo dimenticarti, dovevo accasarmi al più presto e donare pace e sollievo a mio padre, e così fu.
Correva il mese di luglio quando ti rividi ancora; ero sposata con il mio ormai defunto marito, il nostro era un matrimonio d’interesse, e avevo già concepito un bambino e una bambina.
Passeggiavate serenamente e lei tra le braccia stringeva un bimbo dalle guance rubiconde, il mio sorriso s’infranse come un vaso di porcellana che si riduce in frantumi.
Tutto immediatamente divenne uniforme e cupo, i miei occhi vagarono alla ricerca di una luce in quel mare fatto d’incertezze.
Egli era al contempo tuo figlio e il tuo ritratto, il dono più bello che la vita ti avesse mai fatto.
Lo amavi più del mare, più della vita, più della tua cara moglie, più di me.
Ti salutai freddamente, ci scambiammo le usuali cortesie e quella fu l’ultima volta che t’incontrai.
In quel momento, i nostri sguardi s’incrociarono e “Arrivederci, Mr Poseidon” furono le mie ultime e fredde parole.
Stamani mi è arrivata una missiva che mi comunicava la tua dipartita … e chinata, sotto il peso di questi ricordi, giace la mia anima ferita.
Essa, delirante e dissennata, sfreccia per lo spazio di questo cielo immenso, portando con sé il filo spezzato del nostro amore.
Il mio spirito grida la nostra passione e sussurra il mio dolore, mentre l’odio accoltella la mia esistenza.
Lentamente le lacrime trasportano via ogni passione, ogni impulso … poiché con la tua morte, si spengono i miei sentimenti.
Il tuo volto lentamente voglio far scomparire nell’oscurità e nel silenzio di questa mia vita, mentre nego nuovamente una carezza da mia figlia.
Oh, ma ancora vivido nella mia mente è il ricordo delle nostre labbra che si sfiorano, delle tue dita nei miei capelli corvini, delle lacrime che sfioravano le mie gote.
Tuttora impresso nella mia mente è il tuo sorriso, quando ti sussurrai il mio affetto e il mio desiderio, ancora vivido in me è il suono della tua voce!
L’unico sentimento che mi accompagna è l’odio, giacché gli altri sono morti travolti dal fiume della mia quotidianità.
Essi muoiono, muoiono lentamente... nella continua lotta per sottrarre alla morte ciò che oramai non si può mettere in salvo... o semplicemente sono io che li sopprimo per non affliggermi più.
E ti odio perché non riesco a disprezzarti con tutta me stessa, poiché non riesco a denigrare le tue debolezze, il tuo falso amore e i tuoi tradimenti.
E quest’odio per me non è altro che una catena, giacché mi priva della mia dignità, della mia integrità e mi rende sua schiava.
«Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.»*
Non posso più illudermi e questi due sentimenti così contrastanti convivono nel mio animo con un inestricabile intreccio: l’amore per te e la sofferenza per la tua infedeltà, un tormento sconsolato e razionalmente inspiegabile.
Ma delle domande mi perseguitano ancora adesso: mi mancava qualcosa? Che cosa aveva lei, così ingenua, così americana? Perché l’hai eletta come tua amante favorita?
L'unico modo per farti uscire dalla mia mente è mettere tutto nero su bianco per razionalizzare gli eventi, come sono solita fare; ma soprattutto per rivivere un’ultima volta ogni istante di questa storia, per poi terminarla definitivamente.
E così come non conobbi mai madre, così non ho mai più conosciuto né amore né allegria.
 
Sempre tua,
Lady Athena Glaucopide Minerva Chase.
 

 
*-Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così e mi tormento.- (Catullo, Liber, I secolo a.e.c.)
 
 
Okay, allora… Scusate il ritardo di una settimana e tutto quanto, purtroppo non ho avuto molto tempo per completare questo capitolo ._.
Come avete notato, il capitolo è uno sguardo al passato molto utile per voi lettori, poiché vi fa capire tutto l’ambaradam che si cela dietro le vicende narrate.
Purtroppo vi devo confessare una notizia che non vi renderà molto felici: questa settimana parto per Malta con la scuola.
Quindi, miei cari lettori, non potrò pubblicare il prossimo capitolo.
Ma vi posso fare un’anticipazione :D *yeeeeppaaa*
Nel prossimo capitolo rivedremo il caro, adorato, compatito e tanto amato Mr Jackson!
Con questo vi saluto e vi auguro ogni bene.
 
Tanti baci e tante cose,
Internettuale. 

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Capitolo 27
*** Capitolo ventisette. ***


Lady Minerva non tollerò più la lontananza di sua figlia e, dopo tre mesi passati in compagnia di Rachel Elizabeth Dare, ella dovette far ritorno nella sua fredda dimora.
Quando ricevette la missiva, contenete quest’avviso, il cuore di Annabeth si gonfiò di lacrime e distrutta preparò tutto l’occorrente indispensabile per rincasare.
Salutò con amarezza ogni spigolo della casa in New Bond Street e disse addio alla sua cara amica.
Le strinse affettuosamente le mani e le baciò la fronte, mentre ella singhiozzava e la pregava di restare.
Annabeth trovò quel loro legame così bizzarro e curioso da analizzare: anni prima ella considerava Miss Grace una dama alquanto irriflessiva e banale, mentre ora si ritrovava a stringerla tra le sue braccia mentre le sussurrava parole d’incoraggiamento e le sfiorava la guancia umida con un bacio.
- Mi rivedrai, non ti preoccupare. -, le mormorò dolcemente, -Non sei sola! Ascoltami, Mr Solace verrà ogni giorno a farti visita e ti risolleverà il morale con uno dei suoi sorrisi. Mr Di Angelo vi porterà con sé nella sua dimora, me l’ha promesso. Un bellissimo castello pieno di arcani da risolvere e da storie da narrare! Cosa ne pensi, mia cara amica?-
Ella sorrise con dolcezza:- Mr Di Angelo è un bravissimo giovinetto, dopotutto. -
Annabeth le rivolse uno sguardo speranzoso:- Un giovane eccezionale, non credi?-.
Miss Dare annuì con convinzione e i riccioli color rame seguirono il movimento della testa.
Il naso era rosso come le sue gote lentigginose, gli occhi lucidi e arrossati ma il suo sorriso rifletté tutta la sua gioia quando consegnò ad Annabeth un bozzetto ripiegato su se stesso.
-Quando farai ritorno nella tua dimora e il tuo animo non sarà pervaso dalla gioia, aprilo e pensa ai ricordi di quell'estate di quattro anni fa. Sulle tue labbra riaffiorerà un sorriso indescrivibile. -
La fanciulla prese l’abbozzo dell’amica e la ringraziò vivamente.
Mr Solace e Mr Di Angelo la salutarono un’ultima volta prima che ella se ne andasse definitivamente.
Mr Solace s’inchinò, e invano riuscì a trattenere qualche lacrima e un sorriso consolatorio.
Le strinse forte le mani:- Mia cara, cara Miss Chase! Che dolore sarà per me non rivedere mai più la vostra familiare figura!-.
-Suvvia, mio caro … Verrò a farvi visita il più presto possibile! Non disperatevi e non frignate inutilmente, dovete farmi solo uno dei vostri sorrisi e me ne andrò soddisfatta e priva di alcuna malinconia!-.
Egli abbozzò uno dei suoi sorrisi splendenti e Annabeth, simpaticamente, gli pizzicò una guancia:-Ah, siete ancora così giovane!-, mormorò con nostalgia.
Mr Di Angelo si avvicinò con calma all’amica e, segretamente, le strinse forte la mano:- Non dimenticatemi. -, le sussurrò con gli occhi lucidi.
Annabeth ricambiò la stretta di mano:- Non lo farò, non vi preoccupate. -
La sua figura era ancora leggermente esile, ma lentamente il viso riprendeva colore; gli occhi bruni e profondi erano lucidi e la pelle rifletteva i bagliori di quel sole invernale.
Annabeth riuscì a trattenere le lacrime:- Scrivetemi, vi prego.-.
-Lo farò.-
Egli le fece cenno col capo e lentamente si allontanò da Annabeth, che salì sul suo calesse e, dopo essersi sporta dal finestrino, agitò con sconforto il bianco fazzoletto in segno di saluto.
 
Le giornate procedevano lente e implacabili, ogni minuto in quella dimora accresceva sempre più la sua sofferenza.
Malcolm era distante, sua madre inflessibile e intollerante nei suoi confronti.
Annabeth non riusciva a comprendere il motivo di tutto quel suo astio accresciuto così celermente, negli ultimi tempi, nei suoi riguardi.
Il loro umore parve risollevarsi quando furono invitati al ballo dei Singori Beckendorf, che avevano espressamente richiesto la presenza della giovane Miss Chase.
Le imposero di partecipare al ricevimento dei cari amici di famiglia e Annabeth replicò con un no tassativo.
Inevitabilmente fu punita per la sua testardaggine, cosicché si ritrovo seduta nella sua camera mentre sua madre le pettinava i capelli.
 Delicatamente la spazzola le districava tutti i nodi formatesi, dolcemente i suoi riccioli divenivano seta da accarezzare.
In silenzio ella ammirava il proprio volto riflesso nello specchio, mentre Lady Minerva cautamente le acconciava i capelli in una pettinatura raffinata ornata da perle e brillantini.
Con i ferri caldi le arricciò le punte e le intrecciò le ciocche bionde, con pazienza le strinse il corsetto fino a far divenire la sua vita sottilissima.
Le spruzzò un po’ di profumo: un’essenza naturale dal sapore non troppo ostentato ed esclusivo, e neppure dolciastro e melenso.
Indossò un abito in mussolina bianca ricamata con decorazioni a ramoscello, mentre un nastro avorio le cingeva i fianchi.
La sua pelle era luminosa come i suoi occhi, il seno esposto tramite una scollatura profonda, il viso era angelico: Miss Chase esternamente pareva la stessa fanciulla di quattro anni prima.
Ella meravigliata si ammirò, ma non troppo compiaciuta, mentre meditava sul perché sua madre così dolcemente si prendeva cura di lei.
Annabeth sorrise, soddisfatta per il risultato ottenuto, e accarezzò lievemente la mano di sua madre.
-Se vuoi essere amata, ama e sii amabile. -, le sussurrò sorridente.
-Non desidero altro che essere amata da voi e da mio fratello, madre.-, replicò serenamente Annabeth.
Lady Minerva la osservò stupita:- Annabeth, non vorrai essere per caso giudicata come una vecchia zitella per il resto della tua vita?-.
La fanciulla non rispose.
-Questa sera dovrai ballare con molti gentiluomini, mi aspetto grandi cose da te. Ricorda: sii amabile. -
-Io non desidero per nulla danzare. Preferisco rimanere seduta al mio tavolo e ammirarvi dalla mia postazione.-.
La donna arretrò scandalizzata, mentre invano cercava di non apparire sconvolta e sdegnata.
Lady Minerva cercò di sorridere:- Mia piccola e sciocca bambina, non desideri essere adorata dalla tua misera madre e dal tuo caro fratello?-.
Annabeth, meravigliata, indietreggiò:- Madre... Mi state obbligando a danzare per tutta la durata del ricevimento, nonostante siano passati anni dalla mia ultima volta? Per caso mi vedete come un clochard che cerca disperatamente di maritarsi?-.
- Sì. -, rispose senza giri di parole la donna, - Fallo per tenere alto l’onore della tua famiglia.-
La fanciulla sorrise, incredula. – Vi siete presa cura di me solo per rendermi presentabile agli occhi dei gentiluomini? Voi volete solo che io mi mariti con un uomo che non riuscirò mai ad amare quanto … -.
Lady Minerva sorrise malinconicamente:- L’amore ti rovina, Annabeth. Lui ti ha rimpiazzato. Ti ha dimenticato. Amata e abbandonata! Voleva portarti via come un bottino di guerra … Portarti via dalla tua amata madre! Oh, ecco cos’è l’amore! L’amore è sposarsi in una famiglia benestante di rango superiore, dove devi cementare la tua posizione mettendo al mondo degli eredi maschi!-.
Annabeth cercò di mantenere un tono assennato, la sua incoerenza la destabilizzava:- Lui non voleva fare nulla di tutto ciò. Lui mi adorava, difendeva e amava più di tutti voi. -
La donna gettò la spazzola sulla pavimentazione di marmo:- Frottole! Se oserai menzionarlo ancora, non ti riconoscerò più come mia figlia. Mi hai deluso profondamente. -
-Madre …-, replicò Annabeth con gli occhi lucidi.
- Guarda con i tuoi stessi occhi come l’amore ti ha abbattuta. Le coppie innamorate sono provinciali e campagnole, non meritano la mia indulgenza.  
Annabeth rimase sconcertata da questa considerazione talmente azzardata e poco adulatoria nei confronti di questo sentimento così magnanimo.
La fanciulla affondò le unghie nei palmi:- Percy Jackson è tutto per me.-
- E le ricchezze sono tutto per me.-, ringhiò con forza la donna.- Ti reputi più saggia?-
- Il saggio non è chi affronta la sua vita in maniera irrazionale o colui che ostenta le proprie virtù eccessivamente. Saggezza non è sinonimo di amor proprio, di arroganza o di dispotismo. Saggezza è sobbarcarsi delle proprie responsabilità, accogliere i propri difetti e riscattarsi delle proprie colpe attraverso la sofferenza e il silenzio. Chi è cortese è saggio, non chi si crea nemici attraverso la maleducazione. Ed è saggio solo chi non ha vissuto tutto ciò che c’è da vivere. E voi indubbiamente non raffigurate, come invece credete, questa virtù.-.
Annabeth respirò affannosamente, mentre con lo sguardo folgorava sua madre.
Lady Minerva applaudì, canzonatoria:- Vedo che entrambe, allora, non meritiamo quest’appellativo.-, fece una pausa e poi continuò:- Verrai al ballo e ti renderai adorabile e cortese con tutti i gentiluomini presenti. -
-E se non uscissi da questa camera?-
-Non ammetto altri se o ma. Verrai, non prolunghiamo questo discorso.-.
Lentamente richiuse la porta e la fanciulla, che tentava disperatamente di non gemere, si rassegnò alla decisione presa da sua madre.
 
-“Le emozioni si fondono e prendono forma nelle parole. Se le parole non bastano, parliamo con i sospiri. Se i sospiri non bastano noi le cantiamo. Se i canti non bastano, istintivamente le nostre mani e i nostri piedi le ballano.” È scritto nella grande prefazione de "Il libro delle Odi", signorina. Lei cosa ne pensa?-
Annabeth sussultò sorpresa, si voltò e vide dinanzi a lei la prestante figura di Mr Castellan.
La fanciulla s’inchinò e il gentiluomo ricambiò la riverenza.
Egli era alto e dai modi distinti, i capelli color sabbia e gli occhi blu come due lucidi e brillanti topazi.
Il fisico atletico e prestante, lo sguardo subdolo ma al contempo intrigante; tutte le giovani fanciulle lo ammiravano e lo osservavano continuamente.
Una profonda, lunga e pallida cicatrice gli attraversava il viso da casanova e il primo pensiero che attraversò la mente di Annabeth fu: “Sono stanca di tutti questi dongiovanni.”
Ne aveva conosciuti molti, il più memorabile era stato Mr Apollo, ma adesso non riusciva più a trovarli tanto interessanti quanto un tempo.
 - La danza esprime la nostra disciplina, il nostro impegno, la nostra educazione e il nostro modo di comunicare con la società che ci circonda. Essa ci fa risparmiare tutte quelle frasi ed espressioni che magari altri non intenderebbero e con essa fissiamo un modo d'esprimersi planetario, semplice a tutti. La danza è attrarre. Ci rende audaci e ci rasserena. La danza è arte sublime, sempre inconsueta, così simile all’amarsi, che alla fine di ogni esibizione lascia il nostro cuore battere forte, e ci fa fantasticare sempre su una prossima volta. –
- Allora, mi permetto di porgervi questa domanda, perché fino ad ora sul vostro carnet non è appuntato nemmeno un nome?-
Ella sorrise distrattamente, mentre osservava con interesse sua madre conversare con la padrona di casa. - Il mio spirito non è più così esuberante, come un tempo.-, ammise sconfortata.
Egli le sfiorò distrattamente la mano, e un brivido percorse la spina dorsale di Annabeth.
- Invece siete il ritratto della bellezza e della giovinezza. Vi rivelo un segreto: siete la signorina più interessante di questo soporifero e tedioso ricevimento.-
- Le altre fanciulle ne rimarranno offese, signore. Avete danzato con tante signorine fino ad ora, mi pare un po’ subdolo da parte vostra questo comportamento così particolare. Si ricordi: mai ferire, sminuire o screditare la presunzione di una giovinetta; ella riferirà alle sue amiche quanto voi siate stato disonesto, viscido e maleducato nei suoi confronti e finirete così con l’essere considerato come l’uomo che nessuna fanciulla vorrebbe mai maritare. Le nostre parole sono più affilate dell’ascia di un boia, più derisorie del mettere alla berlina un uomo. -, replicò ironicamente Annabeth.
L’uomo le sorrise, raggiante:- Il vostro spirito non è per niente così mesto come voi credete. La vostra vivacità mi sorprende. -
Distrattamente le sfiorò nuovamente la mano, Annabeth fece per inchinarsi ma egli la interruppe:- Mi concedete il prossimo ballo?-.
-Miss Chase…- iniziò nervoso.
Annabeth lo guardò sconcertata:- Ditemi. -
-Vorreste concedermi questo ballo?- domandò agitato.

Annabeth scosse la testa per scacciare via quei pensieri. – Non accettate?-, domandò sorpreso l’uomo.
- Miss Chase, mi concederebbe un ballo?- domandò nervosamente.
-Questa volta non c’è nessun Signor Brunner ad aiutarla, Mr Jackson. Crede che io sia venuta qua per mendicare un cavaliere?-.

- Scusatemi, alcuni pensieri mi tormentavano. Comunque, accetto. -
Mr Castellan la afferrò per mano e la accompagnò al centro della sala.
-Potremmo danzare?-
-Certo! Io potrei benissimo suonare!- asserì felice Miss Grace.
-No, mia cara Miss Grace, per questa volta potrebbe suonare l’infelice Miss Chase. Guardatela nel suo abitino in mussola. E’ troppo bello, per esser rovinato. - dichiarò con ironia Mr Jackson.

Egli le sorrise e Annabeth, inesorabilmente, scivolò nel suo inganno.
 
Mr Jackson si accomodò con grazia su una poltrona di vimini, mentre Miss Arellano lo osservava dritto negli occhi.
- I miei genitori hanno deciso. Ho bisogno di un compagno che condivida con me quest’onore.-.
La gola si seccò e per un po’ non riuscì a proferire parola.
- Vorresti dire…-
- Credo di sì.-
Il suo sguardo era difficile da sostenere, ella riusciva confondergli facilmente le idee ma al contempo gli ricordava una donna il quale nome non osava più pronunciare.
- Non potrebbe mai funzionare. -
-Perché no?-, replicò la fanciulla decisa, - Sei un uomo forte ed energico, insieme potremmo fare tante cose. Governare con te questa città, fianco a fianco, sarebbe per me un onore. Se solo osassimo unire le nostre ricchezze, diventeremmo le persone più importanti e potenti in questo mondo. Ma solo insieme. Tu ed io. In me potrai ritrovare la donna che da qualche tempo cercavi, un’amante affidabile. -
Quella parola lo ferì sensibilmente, spostò lo sguardo sul mare che s’infrangeva inesorabile sulla costa.
Voleva scappare.
- Ne sono lusingato, davvero. La tua presenza da sempre mi onora e mi gratifica; ma tu sei consapevole che tutto ciò non potrebbe funzionare. Lo sai. Sono innamorato di un’altra fanciulla e non desidero maritarmi, almeno per adesso. -
 
Eccomi!
Sono tornata più agguerrita e cattiva che mai dal mio viaggio a Malta.
Cosa dirvi, miei cari lettori?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso nuovamente per il notevole ritardo!
Recensite in tanti e tante altre belle cose!
 
Baci, Internettuale! 

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Capitolo 28
*** Capitolo ventotto. ***


I presentimenti non sono sensazioni da sottovalutare.
Sin dal primo momento del tuo risveglio, percepisci quella percezione tragica che finisce irrimediabilmente col farti considerare che in questo giorno non potrà accaderti nulla di buono.
Questa intuizione oscura infesta ogni angolo della tua mente; ti assale la sfiducia, quel presagio di sventura e la certezza che è inutile lottare.
Dio, il caso o il destino hanno deciso tutto ciò, tu non puoi contestare; semplicemente lo sai, e ti prepari già da allora.
Ti affidi alla Provvidenza e vivi come sempre la tua giornata.
 E quel giorno, nella tenuta del Signor Brunner, tutti percepirono quel presentimento funesto.
 
- Quando qualcuno si rivolge a voi, rimanere fermi in piedi, mani composte e guardare negli occhi l'interlocutore. Non parlare a voce alta. Il padrone non deve udire la vostra voce salvo che non si siano rivolti direttamente a voi con una domanda o un'affermazione che necessita di una risposta. Non parlare ad altri servi in presenza del padrone … -
La cameriera si guardò intorno sconsolata, ogni mattina doveva udire la governante riproporre tutti quei concetti soporiferi che i membri della servitù dovevano osservare con diligenza.
Ormai li conosceva a memoria e tutti erano dei freni e dei divieti al loro divertimento, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine. Era dall'età di quindici anni che serviva meticolosamente tutte le sue padrone, ormai era abituata quella vita estenuante che le procurava il pane per vivere.
Posò nuovamente lo sguardo sulla figura non proprio slanciata della governante.
L’anziana signora dall'aria dispotica pareva un insaccato nel suo vestito scuro; il volto era corrugato in un’espressione minacciosa e i piedi erano troppo piccoli per la sua costituzione massiccia, gli occhi apparivano minuscoli e acquosi, simili a quelli di un topo, possedevano uno sguardo cupo e corrucciato e tutto nella sua immagine imponente riconduceva non proprio a un ideale di bellezza classica.
La giovane sghignazzò divertita.
 - … Non dire "buonasera" se il saluto non è stato prima rivolto dai padroni nei vostri confronti. E, infine, se vi viene richiesto di camminare con il padrone o la padrona per portare pacchetti o fare compagnia, assicurarsi di rimanere diversi passi indietro. Spero che tutto vi sia stato chiaro, e ora… lavorate!-
La tenuta del Signor Brunner non veniva ripulita da qualche tempo e col passare degli anni aveva perso tutto il suo splendore, ma ora era ritornata splendente e meravigliosa e il personale si sentiva orgoglioso.
Tutto era stato lucidato, spolverato e lavato per il ballo che Mr Brunner aveva organizzato.
Tutti i domestici avevano lavorato febbrilmente per rendere perfetto e lucente quel posto e ora gli invitati stavano per arrivare.
Eppure un presentimento la preoccupava dal mattino, come se stesse per accadere qualcosa di terribile.
Decise di ignorarlo … dopotutto, cosa mai sarebbe dovuto accadere?
Ella si avviò verso le cucine, dove doveva aiutare la cuoca a preparare tutte le portate per il ricevimento.
Incrociò nel corridoio Mr Brunner, che la salutò con un sorriso cordiale: - Buonasera.-.
-Buonasera.-, sussurrò inchinando il capo.
Era da anni che non vedeva Mr Brunner così sorridente.
Molte sue compagne pettegolavano su ciò che gli era accaduto in passato e la maggior parte delle volte ella si ritrovava casualmente a portata d’orecchio.
Egli aveva vissuto un trauma che lo aveva sconvolto visibilmente, da qualche tempo la sua salute era cagionevole e viveva una situazione di nervosismo che lo affaticava molto.
Tutti incolpavano una fanciulla che popolava tutti i dipinti della dimora, una certa Miss Chase.
Il suo portamento era elegante, la sua magnificenza traspariva dagli occhi dipinti magistralmente e dal sorriso malizioso.
Segretamente ella invidiava la giovane, che sicuramente, sin dalla nascita, non aveva mosso un dito.
Provava anche un certo disprezzo nei suoi confronti, poiché aveva causato affanno e dolore al Signor Brunner. Egli era sempre così gentile e cordiale, pareva l’uomo più saggio e accorto del mondo.
Molte volte le aveva parlato e mai si era rivolto a lei come se ella fosse sua sottoposta, anche se effettivamente era la sua subordinata.
- Che cosa stai facendo lì impalata?-, la ammonì isterica la cuoca, - Vieni qua e trita queste verdure, fannullona!-
Scoraggiata, si occupò del suo incarico, mentre ascoltava con attenzione le voci provenienti dal salotto. Ascoltare le loro discussioni era l’unico divertimento che poteva concedersi, giacché non sapeva né leggere storie né tanto meno poteva permetterselo.
-Oh, mio caro Signor Brunner, non vi vedo così felice da tanto tempo!-, disse la voce di una donna.
-Miss Grace, spero che voi condividiate con me questo momento di gioia.-
“Ah, la zitella!”, pensò la giovane, “ Sicuramente sarà stata accompagnata da suo fratello e da sua moglie!" Quei due coniugi non possono vivere la loro vita in pace …”
-Mr Brunner! Che gioia! Lasciate che vi presenti il piccolo Tristan Grace.-.
- Signor Brunner.-, replicò il bambino con voce sottile.
-Signorino Grace.-
-Crescono così in fretta-, sospirò esausto un uomo.
“Oh, lui lo riconosco senza dubbio! Sarà sicuramente Mr Grace il perfetto. E’ sempre così rigido, pare un guerriero.”
-Mr Grace, dov'è vostra figlia?-
La cameriera sorrise soddisfatta, mentre per sbaglio si tagliò:- Ahi!-
-Beryl, cara, saluta il Signor Brunner.-, sussurrò felicemente Mrs Grace.
In seguito la conversazione s’incentrò principalmente sul tempo e sullo stato delle strade, e la giovane sbadigliò annoiata.
Essi furono condotti nella sala da ballo, mentre il Signor Brunner rimase all'entrata dove aspettava gli altri ospiti.
- Hai sentito?-, le domandò l’amica.
-Cosa?-, replicò incuriosita.
- Il carnet di Miss Grace è vuoto!-
Sorrisero entrambe con malizia. – Eppure non capisco il perché. E’ una fanciulla elegante e dai bei lineamenti.-
- Si dice che in passato abbia avuto una storia con un giovane e che poi in seguito il fidanzamento fu interrotto. -
-Cosa state facendo lì! Venite qua e pestate questa carne!-, le rimproverò aspramente la cuoca.
La giovane obbedì agli ordini e sorrise soddisfatta quando riuscì a captare le voci degli altri ospiti.
- Mrs Zhang! Da quanto tempo!-, esultò contento Mr Brunner.
-Signore, per noi è un piacere rivedervi. -, replicò dolcemente la fanciulla.
-Come siete cambiati!-, gioì sorpreso l’uomo, - Marie ed Emily, siete incantevoli! E tu, Frank, sei proprio un ometto!-
-Grazie, Signor Brunner.-, risposero all'unisono i bambini.
- E il Signore e la Signora Valdez?-
-Ah, Mr e Mrs Valdez arriveranno a momenti. La loro unione mi rende felicissima!-
-Un ottimo partito!-, concordò entusiasta Mr Zhang.
E, come sempre, la conversazione virò sullo stato delle strade e sul tempo.
-Argomenti interessanti. -, commentò aspramente la cameriera.
La carrellata di ospiti proseguì per un’altra oretta, dove la giovane ebbe il piacere di origliare la conversazione tra il Signor Brunner e la moglie di Mr Valdez, Calypso Valdez.
“Almeno lei non ha parlato dello stato delle strade”, rifletté la cameriera.
 
- Annabeth Chase mi ha inviato una lettera esattamente tre giorni fa. Tratteniamo ancora una regolare corrispondenza. Le sue lettere sono così malinconiche, non pare più quella di un tempo. -
La giovane si arrestò improvvisamente al suono di queste parole, pronunciate da Mrs Zhang.
-Lo stesso vale per me, Hazel. Però vorrei tanto andare a farle visita … Le sono accadute così tante disgrazie.-
- Parlando di disgrazie, Frank mi ha detto che Mr Jackson gli ha scritto.-, sospirò abbattuta la donna.
- Non posso crederci! Che cosa è accaduto?-
-Ha detto che si trova in America e che ormai tutto è passato. Ma c’era una punta di amarezza nelle sue parole. Mio marito mi ha detto che, molto probabilmente, si mariterà con una signorina americana, una certa Miss Arellano, ma che lo fa solo per interesse. Frank ripete costantemente che Mr Jackson non l’ha ancora dimenticata. -
- Seconde te riusciranno mai a obliare tutto questo e ad andare avanti? Sono passati più di quattro anni da quell'estate e Annabeth ha raggiunto un’età notevole. Se non decide di maritarsi al più presto, potrebbe esser additata col nome di zitella. Appellativo non molto gradevole. -
- Forse. Però Annabeth ha conosciuto un gentiluomo interessante. Spero che il signore si faccia avanti e che Annabeth accetti la sua mano.-
- Mr Castellan?-
-Esattamente. -
- Mr Castellan?-, domandò sbigottito Mr Grace.
-Sì, caro. -
Egli strabuzzò gli occhi e sbiancò improvvisamente.
La voce profonda e angosciante della governate la richiamò dalle cucine, ma ella era troppo presa dalla conversazione per udire il suo ammonimento.
- Elizabeth Cecelya Lily, vieni subito qui!-
La cameriera si voltò abbattuta e raggiunse la donna dall'aria dispotica.
- Devi rigirare la minestra, sfaticata! Basta origliare e imboccati le maniche.-
 
Le coppie danzavano felicemente per la sala, volteggiando e sorridendo come se nulla in quel momento li turbasse.
La musica suonava e la gente rideva e conversava, eppure ecco che quel sentimento di angoscia ricompare nella mente della giovane.
Ella pensò che forse la fantasia e lo sfinimento stessero agendo sulla sua mente, perciò sottovalutò volutamente quella sensazione d’inquietudine che la opprimeva.
Entrò in cucina, dove le altre domestiche spazzavano per terra, e piombò sgraziatamente sulla sedia accanto al camino.
Era esausta, per tutto il giorno non aveva fatto altro che lavorare e le uniche pause che si era concessa duravano due minuti.
Sbadigliò e socchiuse gli occhi, mentre il fuoco crepitante la riscaldava.
La sua pennichella fu interrotta bruscamente dalla governante:- Vai in sala a ripulire il pavimento. Qualcuno ha rovesciato del punch per terra.-.
Si alzò fiaccamente dalla sua postazione e si avviò debolmente in sala, dove la governante le indicò il punto da ripulire e il fuco da ravvivare.
-Ma non dovevo solo pulire per terra?-
-Ora devi riaccendere anche il fuoco. Qualche problema?-
La giovane scosse la testa con convinzione, mentre in mente ripensava a quanto fosse orribile e disgraziata la governante.
Incominciò a ripulire per terra con pazienza, quando improvvisamente un urlo attirò la sua attenzione.
Si voltò ma non vide nulla, pensò che forse una signora avesse alzato fin troppo il gomito.
Le coppie continuarono a danzare, la musica a suonare e nessuno si accorse dell’uomo accasciato per terra.
Inaspettatamente un gruppo di cinque persone si radunò intorno all'uomo, mentre qualcuno chiedeva disperatamente l’intervento di un dottore.
Elizabeth incuriosita si avvicinò al gruppetto di persone che lentamente stava aumentando e rimase scioccata da ciò che vide.
Il Signor Brunner giaceva inerme sul pavimento, il viso contratto in una smorfia.
Non respirava, pareva esser morto, gli occhi sembravano un grido taciuto, un silenzio.
La musica si arrestò e tutti si avvicinarono all'uomo.
-Allontanatevi!-, urlò Mr Grace.
Fecero un passo indietro; Elizabeth si portò una mano sul cuore.
Un silenzio rimbombante aleggiava nella sala, un’assenza di rumori preoccupante e intensa.
-Fatemi passare!-, disse un uomo con autorità.
Egli si avvicinò al Signor Brunner e incominciò a tastargli il polso e lo massaggiò con forza sulla parte destra del petto, mentre tutti attendevano con ansia una risposta.
L’uomo continuò a massaggiare il Signor Brunner per altri quindici minuti, quindici minuti carichi di tensione e ansia.
Le facce dei presenti erano contratte in una smorfia di dolore. C’era chi piangeva, chi all'istante si era sentito male e sedeva afflitto su una sedia e chi invece, impassibile, cercava di non farsi influenzare da quel momento, poiché pensava che tutto si sarebbe sistemato.
-Secondo te ce la farà?-, queste era la domanda ricorrente in sala.
Molti scuotevano le teste, altri semplicemente si avvaleva del diritto di non rispondere.
Mr Brunner si ridestò e fece un respiro.
In quell’attimo, un istante che durò non meno di cinque secondi, tutti sorrisero e i loro occhi s’illuminarono come mille candele al buio e applaudendo espressero la loro felicità.
Ma l’uomo strabuzzò gli occhi e nuovamente si accasciò al suolo.
-Morto -, fu la sentenza del giovane.
Quella parola riecheggiò per tutta la sala, simile a un urlo disperato.
 
Mio caro lettore, perché in tutte le cose c'è un inizio e una fine?
E' come se la natura si preoccupasse di voler concludere ogni volta un ciclo, in cui però la fine non è esattamente identica all'inizio.
La morte ha qualcosa d’irragionevole, non trovi? Pur essendo uno dei momenti più indicativi nella vita di una persona, perché la riepiloga, non è esprimibile in alcuna esperienza.
Del sonno eterno noi condividiamo solo un ricordo: il dolore, vero o immaginario che sia.
La sofferenza ci rafforza, la morte ci distrugge o, se vogliamo, ci libera dal peso di un dolore intollerabile.
E il motivo per cui non riusciamo ad accettare la morte è dovuto al fatto che per istinto rifiutiamo l'idea che ci venga a mancare una persona amata, per il dolore che tutto ciò ci causerebbe.
Tuttavia, se la morte di un essere umano fosse qualcosa di assolutamente sconvolgente, le sue conseguenze sarebbero irreparabili. Invece la vita continua.
La morte, dunque, è solo trasformazione.
La morte fa parte della vita, nel senso che ne è un aspetto fondamentale, imprescindibile. La morte dà addirittura significato alla vita, poiché una vita senza morte non sarebbe umana o terrestre, non apparterrebbe neppure all'universo.
E questo fu ciò che accadde.
Tutti, dopo i vari giorni o le varie settimane o i vari mesi trascorsi, di Mr Brunner conservarono solo un ricordo, possa essere esso gioioso, soave o amaro.
Ma la vita va avanti, e così la mente degli uomini.
Così andò avanti Elizabeth e le altre sue compagne, che trovarono un nuovo lavoro.
Così andarono avanti le famiglie Grace, Valdez e Zhang.
Così, come gli altri, andò avanti Annabeth, che conservò come un oggetto caro il ricordo di suo zio.
Ed è grazie a questa morte che Miss Chase, ormai stanca di commiserarsi e gemere, decise di dimenticare tutto.
Perfino Mr Jackson.
 
 
Salve, ragazzi!
Scusatemi per il ritardo di tre settimane, credo.
Ma, davvero, non ho avuto tempo.
Tra compiti in classe, interrogazioni, la scuola in subbuglio e altri impegni non ho potuto aggiornare la mia storia.
E vi chiedo venia e soprattutto pazienza.
Siate tolleranti, purtroppo non sono più libera come una volta.
Comunque, come sempre spero che la storia vi sia piaciuta e vi prego di recensire in tanti.
E’ sempre bello ascoltare una vostra opinione!
 
Baci, Internettuale!
 

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Capitolo 29
*** Capitolo ventinove. ***


I lunghi e lucidi capelli neri erano intrecciati abilmente e arricchiti da eleganti e raffinate decorazioni in oro, lo sguardo penetrante era puntato verso il sipario chiuso, il volto teso e diffidente.
Era onesta e franca, tutto con lei era diretto e privo di ambiguità, così come le sue varie proposte di fidanzamento.
Aveva insistito più volte, ricordandogli quanta ricchezza avrebbero potuto accumulare insieme, e l’aveva sorpreso sempre.
Oltremodo sconvenienti erano le sue parole per la loro naturale disinvoltura, ciò nonostante erano sincere e alla fine riuscirono a persuadere l’animo di Mr Jackson.
Il fidanzamento era stato fissato ed ella appariva oltremodo soddisfatta; Miss Arellano non lo amava, non si amavano, questo era evidente e lampante.
Ella non viveva in ottime condizioni finanziare: la sua famiglia, non amministrando correttamente i loro beni e in balia di speculazioni economiche, era, in sostanza, sul lastrico. Inoltre, non avendo una fonte di reddito consistente che portasse nelle loro casse qualche moneta spiccia ogni tanto, era evidente che la ricchezza accumulata da generazioni si era affievolita sempre di più. Allora, l'intervento di un gentiluomo benestante e pagante si rivelò provvidenziale per le loro finanze. E Mr Jackson, d'altronde, otteneva anche il titolo della sua famiglia, cosa di non poco valore.
Quindi tutto, concludendo, era stato sistemato, nonostante Mr Jackson non si sentisse così soddisfatto e appagato come invece avrebbe dovuto. Aveva agevolato la condizione finanziaria di una signorina e della sua famiglia, salvandoli dalla rovina, eppure questo gesto non simboleggiava il suo amore, era semplicemente un atto caritatevole.
Ella, indubbiamente, non tollerava il suo amato, però Mr Jackson la ammirava per la sua fermezza e per il sacrificio compiuto per la sua famiglia.
Magari col tempo tutto si sarebbe sistemato, l’uno si sarebbe abituato alla presenza dell’altro e insieme avrebbero condotto una vita matrimoniale lieta.
Ovviamente la sua visione romantica dl matrimonio si era affievolita col passare degli anni e l’interesse aveva occupato il suo posto, nonostante il suo cuore conservasse un angolino per la figura eterea ed effimera della ormai distante Miss Chase.
Quando quell'immagine attraversò i suoi pensieri, l’uomo scosse mestamente la testa.
Circa un mese fa, ricevette una lettera che gli comunicava il decesso del caro Mr Brunner e il possibile fidanzamento di Miss Chase con un mascalzone.
Mr Grace lo pregava con tutto se stesso di fare ritorno in Inghilterra, di sistemare queste situazioni così spiacevoli; ma cosa poteva risolvere Mr Jackson?
Miss Chase era ormai un triste capitolo della sua gioventù, non poteva impedirle di certo di fidanzarsi con un uomo, seppure egli fosse un furfante.
Vi prego, mio caro amico, di far al più presto ritorno e di aiutarci a migliorare questo increscioso problema. Se non lo fate poiché gli affetti dettati dal sentimento, che un tempo accompagnavano il vostro cuore, sono ormai perduti, agite per amore del ricordo di quella giovane fanciulla, così bisognosa d’aiuto infondo, che non può causare che compassione al vostro grande cuore.
L’affetto che guidava il suo animo nei confronti di Miss Chase era del tutto svanito? Erano la compassione, la pena e il dolore quei sentimenti che acceleravano i battiti del suo cuore e infervoravano la sua mente quando ripensava a quella donna?
Egli non poteva abbandonare Miss Arellano, il fidanzamento era stato deciso.
Quale signore lascia senza aiuto la sua amata per rincorrere il ricordo fantasma di quella giovane donna che, a detta dei suoi cari, lo attendeva oltreoceano?  Nessun gentiluomo, questo era certo.
Eppure egli non la amava ed ella non ricambiava il suo sentimento, la loro era un’unione dettata dal puro ed egoistico bisogno di ricchezza, importanza e nobiltà.
-Qualcosa turba la vostra coscienza, Mr Jackson?-, domandò sottovoce Miss Arellano.
-Nessun problema, Signorina. Stavo solo ammirando lo splendore di questo teatro.-
Ella annuì poco convinta, riposando lo sguardo sul sipario di velluto.
Improvvisamente tutti si azzittirono e il silenzio calò nella sala, il sipario si aprì e sul palco sedeva un giovane uomo.
La scenografia non è così ricca e capziosa come invece si aspettavano, gli fa notare sottovoce Miss Arellano.
- Così povera. Forse non avevano abbastanza soldi?-
Mr Jackson non vuole rispondere a quella domanda, così lasciò in sospeso le parole della donna.
Quello che inaspettatamente era un semplice palco privo di sfarzosità, diventò un insieme di musiche, danze, parole e canti che non appartenevano al loro mondo.
 
Il primo atto terminò e Mr Jackson non volle alzarsi dalla sua postazione, poiché la presenza della sua promessa sposa e della sua famiglia lo metteva a disagio.
-Vorrei riflettere un po’, Miss Arellano.-, disse con un sorriso alla sorella della sua fidanzata.
-Siete sicuro, Mr Jackson?-, gli domandò con freddezza la cognata.
-Assolutamente.-
Mr Jackson sorrise divertito, riflettere non era un lato dominante della sua personalità. Egli viveva d’impulsi e di azione, ragionare e valutare le varie situazioni prima di agire lo rendevano impaziente e nervoso.
Alzò lo sguardo verso il sipario e cercò di evitare e ignorare gli sguardi delle persone altolocate che lo osservavano con disprezzo.
La struttura dell’edificio, nonostante fosse imponente, pareva molto fragile se osservata con attenzione. L’immagine del teatro che lentamente cadeva a pezzi infestò la sua mente, ma egli la respinse con forza.
Una donna con un abito in mussola bianca gli sorrise sarcasticamente e dapprima Mr Jackson finse di non vederla, bensì quando si accorse che ella pareva il ritratto della cara Annabeth Chase, si alzò immediatamente dalla sua postazione per seguirla con lo sguardo ma, ahimè, la fanciulla era scomparsa.
La mente si prendeva gioco di lui con così tanta facilità ultimamente, di conseguenza pensò che la donna fosse solo una visione.
Ma quando ella ricomparve e gli sorrise nuovamente, egli senza indugio si alzò e finì col rincorrerla, preso da un’emozione indescrivibile.
La vista gli si era annebbiata, le guance si erano imporporate e un sentimento di confusione, misto alla felicità vera e propria, si era impossessato del suo animo.
La chiamò più volte per nome ma la fanciulla non si fermò, eppure Mr Jackson era totalmente convinto che la giovane fosse Annabeth.
Cosicché, quando arrivò all'ingresso della struttura e notò tristemente che ella era svanita, il suo primo impulso fu di distruggere tutto ciò che gli si presentava dinanzi.
Una lacrima attraversò il suo viso e si diede dello sciocco per aver creduto che tutto quello fosse possibile. Miss Chase non poteva raggiungerlo in America per sussurrare nel suo orecchio quanto fosse dispiaciuta e quanto ancora lo amasse. La giovane Miss Chase si stava per sposare e forse la sua mente non aveva ancora accettato questa situazione, perciò la fantasia gli aveva causato quella visione che, seppure fosse stata così piacevole in un primo momento, ora era amara e insopportabile.
Delle urla lo destarono dal suo sentimento di sconforto, urla derivanti dalla sala principale.
La curiosità lo destò da quello stato attuale di sconforto, così s’incamminò e raggiunse la sala, ma la sorpresa fu così forte da farlo indietreggiare di qualche passo.
Proprio sul punto in cui egli era stato seduto per tutta la durata del primo atto, si ergevano macerie che ricoprivano l’intera fila: un pezzo di muro era crollato.
Mrs Arellano piangeva tristemente, molto probabilmente pensava a tutto il denaro che era volato via con la scomparsa del fidanzato di sua figlia.
Le due sorelle, invece, parevano impassibili, non molto colpite dall'accaduto, lievemente preoccupate per la sua incolumità.
Mr Jackson arretrò ancora di qualche passo, si piegò su se stesso e incominciò a respirare affannosamente.
Il perché di tutto ciò non lo comprendeva, semplicemente il mondo gli girava attorno deridendolo e un senso di nausea lo pervadeva. Il viso era impallidito e gli occhi erano sgranati per la sorpresa.
Se non fosse stato per la sua visone, se non fosse stato per Annabeth, a quest’ora il suo corpo si sarebbe ritrovato sepolto sotto una montagna di frantumi.
Un uomo lo aiutò a rialzarsi, un uomo molto simile al Signor Brunner, pensò Mr Jackson.
Si fece largo tra la fola di persone e raggiunse la famiglia Arellano che, quando lo vide, esultò per la gioia.
Nessuno era stato ferito e non c’erano morti, miracolosamente tutti si erano salvati.
Mr Jackson si accasciò per terra confuso, con il cuore che martellava impazientemente e la mente che pareva assente dal mondo che lo circondava.
 
 
Signorina, 
Per molto tempo ho creduto che la nostra unione mi avrebbe aiutato a dimenticare un evento triste del mio passato, e su questo fondavo tutta la mia felicità.
Ogni illusione, però, è andata perduta: mi sono persuaso che nulla riuscirà mai a liberarmi da quel dolore, nonostante questo male mi abbia salvato dalla morte certa.
Ho riflettuto molto per questa decisione, pare strano, e voi non sapete quanto io abbia sofferto. Mi addolora profondamente ciò che sto per comunicarvi, poiché era mio compito salvare la vostra famiglia.
Dimentichiamo adunque i nostri giuramenti; io vi sciolgo dai vostri, perché ormai mi sento incapace di mantenermi fedele ai miei.
Il tempo ci ha messo alla prova, ci ha persuasi che le nostre due esistenze non erano fatte per essere unite, sicché null'altro ci resta che di rompere ogni relazione fra noi esistita.
                                                                                                                              Devoto servo
                                                                                                                               Perseus Jackson
 
 
Un peso aggrava sul suo stomaco, un senso di colpa inimmaginabile. Che cosa stava facendo?
Era davvero convinto che la sua sola presenza avrebbe ostacolato le scelte di Miss Chase?
Si rigirò nervosamente le mani, mentre ripensò a Miss Arellano e al dolore che le stava causando.
Ella lo aveva cercato, aveva bisogno di lui.
Era stato così ottuso, così sciocco.
Avrebbe dovuto capirlo prima che i suoi sentimenti erano certi, indiscutibili.
Pianse per tutto il viaggio, fino a quando la nave attraccò in Inghilterra.
Respirò a pieni polmoni l’odore della sua nuova terra, abbandonando, forse per sempre, i ricordi che lo tormentavano ogni notte.

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Capitolo 30
*** Capitolo trenta. ***


Erano passati tre mesi dalla morte di Mr Brunner, ormai tutto procedeva tranquillamente.
Il passato, a questo punto, era solo un ricordo che raramente gravava la mente di Annabeth.
Ella ormai considerava solo il presente, così carico di grandi attese che senza sforzo potevano realizzarsi.
Mr Castellan, inspiegabilmente, riusciva a distrarla dalle sue angosce e da quei pensieri che la affliggevano costantemente.
E, pare strano, sua madre era favorevole a quell’unione.
Egli era spesso ospitato nella dimora dei Chase, dove da qualche tempo si respirava un’aria nuova: non c’era tensione, solo letizia e buonumore.
Il fidanzamento era prossimo e Annabeth non smetteva mai di sorridere.
Di rado la sua mente e il suo cuore la mettevano alla prova con domande riguardanti il suo lontano passato, come: “E se Mr Castellan fosse solo una distrazione? E se in realtà Mr Jackson …”
Ma tutte quelle ipotesi la mettevano a disagio.
Perché rimuginare su cose che sono già accadute e che ormai non si possono più sistemare, quando un futuro roseo e splendente può rinsavire le tue ferite? 
Non aveva senso, era irrazionale. Odiava lagnarsi e detestava rendersi così fragile.
Annabeth era tenace, fiera di se stessa e irremovibile nelle sue scelte, il tempo l’aveva educata e aiutata a perfezionarsi, il dolore era il mezzo di cui il tempo si era servito.
E ora il dispiacere e la malinconia erano scemati all'istante.
La sofferenza si era trasformata in virtù.
Voleva morire sola come suo zio, Mr Brunner? O voleva il suo futuro marito al suo fianco e i suoi splendidi figli?
Sicuramente prediligeva una vita con la sua famiglia, con sua madre che non la criticava e che la amava come da sempre avrebbe dovuto fare.
Annabeth voleva dei figli che le sussurrassero il loro bene, che le raccogliessero dei fiori per il suo compleanno e che si prendessero cura di lei quando la fragilità la avesse trasformata in una bambina.
Aprì la porta della sua camera e prese in mano lo schizzo che mesi prima la sua cara Miss Dare le aveva donato.
Lo distese e l’immagine di due giovani innamorati la colpì in pieno.
Il primo chiarore all'orizzonte illuminava lo sfondo del piccolo dipinto che raffigurava lei e Mr Jackson che, sereni, ammiravano il sorgere del sole. Le loro mani si sfioravano, come se volessero toccarsi ma non potessero, come se giocassero tra loro carezzandosi e rincorrendosi. Ella abbozzava un sorriso divertito, gli occhi brillanti e dall'aria vivace, lui semplicemente si limitava a osservarla, come se tutto il suo calore si potesse esprimere con un solo sguardo.
Le nubi scure volavano nel cielo rosato, sospinte dalla brezza mattutina che faceva svolazzare l’abito di Miss Chase.
I rami s’intrecciavano tra loro, le foglie parevano piccole gemme verdi che arricchivano il paesaggio ricco di piccoli boccioli di rose bianche e altri fiori dai colori vivaci.
Miss Chase si guardò intorno imbarazzata, non riusciva a distogliere lo sguardo che intenso si posava su quella rappresentazione.
Sorrise per la bravura dell’amica, che sapientemente aveva rappresentato quel dolce momento.
Così ripiegò lo schizzo e lo rinchiuse nel suo cassetto, cosciente del fatto che ciò che effigiava quel dipinto fosse irrealizzabile e altamente sconveniente.
 
Sorseggiare tazze di tè, suonare per la persona amata, dipingere il suo viso, sorridere per i complimenti che amabilmente ti vengono rivolti, danzare gioiosamente: questa era la routine della nostra cara eroina, che finalmente aveva riacquistato quella pace interiore che da qualche tempo le mancava.
Purtroppo, nonostante lei considerasse questa quotidianità appassionante, per noi non è altro che un noioso stile di vita, per nulla intrigante.
Perciò, mio caro lettore, salterò questi altri quattro mesi con lo scopo di rendere più interessante la tua lettura, per arrivare al giorno dell’attesissimo ballo, dove Mr Castellan avrebbe annunciato il fidanzamento dinanzi a tutte le famiglie benestanti di Bath, o almeno così credeva Lady Minerva.
Annabeth e la sua famiglia si erano trasferiti momentaneamente in quella città per godere al meglio dei benefici salutari dell’aria di mare e della compagnia alquanto piacevole.
Quella mattina tutto procedeva perfettamente, fin quando non le arrivò una lettera da Mr Grace.
La fanciulla sedeva comodamente sul suo sofà, mentre leggeva un’opera non molto interessante, quando le fu recapitata la missiva.
Piacevolmente sorpresa aprì l’epistola, chiedendosi come mai non fosse stata sua moglie a scriverle.
 
Signorina Chase,
 
Sono a voi con il cuore straziato. Vi chiedo umilmente perdono per non avervi riferito molto prima le mie informazioni su Mr Castellan.
Malauguratamente, sono all’oscuro delle menzogne che egli abilmente vi ha raccontato, ma sono in grado di dirvi che potrà fare appello a più di un testimone per verificare ciò che vi sto scrivendo.
Mr Castellan non merita tutto l’amore e il rispetto che voi così teneramente gli dimostrate, poiché egli è degno solo di disapprovazione e di biasimo per le azioni compiute in passato.
Azioni imperdonabili che lui stesso considera tollerabili, ma che accortamente occulta per non dimostrarvi quale essere ignobile egli sia.
Il suddetto giovanotto è figlio di un’indegna famiglia, che da sempre egli nasconde per la vergogna.
La sua inclinazione per il vizio e la sua mancanza di ogni principio giusto sfuggono all'occhio, seppure attento, di fanciulle affascinate dalla sua presenza.
Mi deve perdonare, Signorina Chase, se le sto causando tutta quest’angoscia e pena e mi duole profondamente offenderla, ma questi vostri sentimenti non possono trattenermi dal rivelarvi la vera natura dell’uomo, bensì mi aiutano a proseguire per il vostro bene e per il vostro futuro.
Tutto ebbe inizio otto anni fa, quando io e la mia famiglia ci stabilimmo a Bath per curare la gotta del mio patrigno, affinché egli potesse godere dell’aria di mare e dei benefici che la suddetta città offre così gentilmente.
Mia sorella ed io partecipavamo a tutti i balli che si tenevano in città, agli spettacoli in teatro e alle varie serate in società, per gioire del tempo trascorso in vacanza.
La cara Miss Grace è sempre stata una giovane affascinante, forse non molto amabile come voi altre donzelle, ma possedeva uno charme e un’eleganza che non sfuggivano certamente ai gentiluomini presenti in sala.
Ora, potrete immaginare quanti spasimanti le si aggiravano attorno e quanto ella li evitasse, giacché voi conoscete così bene mia sorella.
Una sera noi partecipammo a un ballo tenutosi alle Upper Rooms e tra lo sfarzo generale e varie ed affascinanti distrazioni che non elencherò, persi di vista mia sorella.
La ritrovai al fianco di un giovanotto prestante e dai modi distinti: Mr Castellan.
La mia gioia e il mio piacere furono immensi, finalmente mia sorella s’interessava all'amore e ai gentiluomini, e tra me ringraziai il maestro del ricevimento per averli presentati.
I mesi passarono e le vacanze terminarono, così la cara Thalia dovette separarsi da Mr Castellan.
Quale disperazione nei loro sguardi e quanto amore! Entrambi si amavano, ne ero sicurissimo e non potevo che gioirne. Così, per non ferire i sentimenti della mia amata sorella, invitai Mr Castellan nella nostra dimora spiegandogli che lui era sempre il benvenuto per noi.
Mi ringraziò con tanto ardore e con così tanta gioia, che inizialmente non sospettai nulla.
Egli venne a farci visita dieci giorni dopo il nostro ritorno, all'incirca, e il legame con mia sorella divenne sempre più confidenziale.
Ma, ringrazio ogni giorno la Provvidenza per questo, i segnali del suo evidente disagio, sia sociale sia mentale, non furono occultati dal suo carisma e dalla sua intelligenza, poiché ogni giorno lo osservai sempre più con interesse e mi accorsi della sua incoerenza e della sua perfidia celata da dolci sorrisi.
Lo ritrovai, così, nell'atto di rubare un importante cimelio di famiglia che Thalia avrebbe dovuto ereditare e che valeva abbastanza; abbastanza da potersi permettere una tenuta di campagna e due calessi.
Così capì i suoi inganni e il suo opportunismo ed evitai saggiamente litigi e sceneggiate che avrebbero rovinato il nostro nome e infangato la nostra famiglia blasonata. Semplicemente avvertì mia sorella svelandole l’accaduto e pregandola di non incontrarsi mai più con l’uomo.
Ma cosa può l’ammonimento di un fratello caro dinanzi a una passione travolgente?
Debbo ora far cenno a una circostanza che vorrei dimenticare io stesso per il bene di mia sorella, che il cielo possa perdonarmi.
Ella, infatti, tentò di ascoltarmi, ma Mr Castellan continuò a dissuaderla con le sue parole, finché non scapparono insieme.
Ritrovai, il mattino seguente, una lettera di Thalia, dove mi diceva che lei e il giovane sopraccitato volevano sposarsi e che ciò sarebbe avvenuto presto.
Subito mi misi in viaggio verso Gretna, ero certo che entrambi fossero andati lì per sposarsi, giacché non aveva il nostro consenso.
Li raggiunsi un giorno prima delle loro nozze premeditate e Thalia, sinceramente pentita e addolorata, mi confessò ogni cosa.
Il suo racconto mi sorprese, mi rivelò quanto fosse cambiato Mr Castellan e di come egli l’avesse usata solo per scopi sconvenienti.
Non voglio raccontarle cosa accadde precisamente a mia sorella, ma desidererei solo dirvi che egli in realtà non è quello che pare.
Mi scuso ancora per le offese e per il dolore arrecatovi, spero che voi mi ringrazierete in futuro per questo mio avviso.
Mi perdoni se non vi ho informato prima, se non ho tentato di ostacolare il vostro fidanzamento in precedenza, ma mi angustiavo e tormentavo per la reputazione di Miss Grace.
Sono certo che voi sarete un’ottima amica e che eviterete di raccontare quest’avvenimento così inopportuno ad altri.
Sia mia moglie sia mia sorella non conoscono l’esistenza di questa missiva, vi prego di mantenere il segreto.
Possa la sorte benedire il vostro cammino e farvi ritrovare la felicità che da tempo avete smarrito.
 
Sinceramente amareggiato,
Jason Grace.
 
Impressionanti e alte vetrate, valorizzate da pregiati tendaggi in velluto, adornavano con sfarzo la sala da ballo, illuminata da vari lampadari in cristallo e decorata da dei bellissimi affreschi dipinti sull'alto soffitto.
I volti delle persone si susseguivano celermente nella mente di Annabeth, individui mai incontrati prima che le porgevano i loro saluti e i loro rallegramenti, che francamente inteneriti le auspicavano ogni bene.
Alcune donne, invece, la contemplavano con malevolenza e rivalità, confabulando tra loro ed esaminando  e disprezzando la figura di Annabeth.
La sala era gremita di questi personaggi; Annabeth non riusciva a rilassarsi e a riprendere fiato: ogni sedia era occupata da fanciulle ben vestite che civettavano con gentiluomini disattenti, pronti a maritarsi con qualche giovinetta presente nella sala o, perché no, a condurre nelle loro dimore una nuova e piacente amante.
Sventolii di ventagli, violini strimpellanti, voci mescolate, abiti ondeggianti: la confusione regnava indiscutibile in quella sala, prendendosi gioco della tranquillità di ogni ospite, soprattutto quella di Annabeth. Difatti la sua mente le giocò un pessimo scherzo quando le parve di rivedere Mr Jackson aggirarsi nervoso per la sala.
Miss Chase si aggirava tesa e irrequieta per la sala, dopo quello che Mr Grace così gentilmente le aveva rivelato, voleva solo scappare e correre via verso una meta sconosciuta.
Correre, correre e correre ancora! Dove nessuno l’avrebbe mai incontrata, dove avrebbe potuto confondersi e mescolarsi nella folla. Era stanca, lo era per davvero, di tutto ciò. Perché, semplicemente, non poteva vivere con serenità la sua esistenza? Perché non poteva offuscarsi e mischiarsi a quel mare di volti felici che le sorridevano cordialmente?
Auspicava a disinteressarsi delle sue responsabilità, farsi carico solo ed esclusivamente dei suoi affari, divenire un’egoista.
Desiderava ardentemente infischiarsene della sua famiglia, abbandonare le emozioni, separarsi dalla sua vita.
Il suo unico compagno, a questo punto, era il dolore; costantemente presente nelle sue giornate. Magari a volte passava inosservato, altre, invece, si faceva notare di più: ma lui era sempre lì, desideroso di attenzioni, impaziente di veder scorrere delle lacrime sul suo viso.
Ella voleva svuotare la sua mente, godere della pace e del nulla assoluto, infuriarsi col mondo intero senza essere notata.
Ambiva a divenire un fantasma, una figura incorporea, per angosciare e addolorare tutte quelle persone che le avevano causato sofferenza e amarezza, per tormentare se stessa e il suo passato.
-Mia cara Annabeth, Mr Castellan ti sta aspettando. Sono contento che alla fine tu abbia scelto lui come tuo compagno di vita, sarà un ottimo marito. Inoltre, proprio poco tempo fa, ho notato un signore che possedeva le sembianza di Mr Jackson! Mia dolce sorella, tu non sai che colpo ho subito! Fortunatamente era solo uno degli invitati con lineamenti da selvaggio, ma anche se fosse stato lui non avremmo corso nessun pericolo. Come puoi paragonare la bellezza, l’eleganza e la forza di Mr Castellan alle maniere villane e insolenti di Mr Jackson?-, le sussurrò felice Malcolm.
Una fiammata divampò all'interno del suo petto, accendendo e consumando tutto il resto. Quell’incendio iniziò lentamente a soffocarla e qualcosa, tra lo sterno e lo stomaco, la irritò.
Una morsa leggera, che puntava alla gola, che non la distoglieva però dalla sensazione acuta di dolore.
La rabbia e il risentimento erano esplosi, esternamente nessuno riusciva ad accorgersene, però lei li percepiva.
Le sue mani tremolavano, il respiro era divenuto irregolare, la faccia era tesa e la bocca arcuata in una smorfia indecifrabile.
Decise di ignorare la voce del fratello, di concentrarsi sul suono dei violini, sulla voce delle persone, sui ricordi gioiosi.
Riuscì a calmarsi lievemente: la noncuranza era il maggior disprezzo anche per le emozioni.
 
-Mi concedete il prossimo ballo?-, le domandò sorridente Mr Castellan.
Ella non sapeva come rapportarsi con quell'uomo. Aveva l'intenzione di comunicargli che ormai era a conoscenza di tutto, svelare il lato del suo vero carattere a sua madre e a suo fratello, ma non poteva; non desiderava minimamente mettere in cattiva luce la sua cara amica, Miss Grace.
E allora cosa fare? Sperare in una forza maggiore che sistemasse la faccenda o cercare realmente di attuare il suo piano?
Non voleva, non poteva, annullare il fidanzamento; sua madre non avrebbe mai permesso un simile gesto privo di alcuna motivazione.
-Certo.-, replicò Annabeth fredda.
 
I violini iniziarono a suonare, ma la giovane era ormai lontana.
Sentiva la loro melodia nella sua mente: dolce, raffinata, serena; una voce calda intonava queste parole:
 
 Anche se un duro odio
M’attera, o se un furente
Poter contro me volge
La sua nemica mente.
 
La sua nella mia mano
Ha posto l’adorata,
Ed a me il sacro anello
Per sempre l’ha legata.
 
Scosse la testa e delle tiepide lacrime attraversarono adagio le sue guance incipriate.
Il rumore dei suoi passi era ricorrente, martellante e altalenante come echi nelle tenebre.
 Le persone si voltavano sbalordite e ammiravano quella giovane che volava sul lastricato discontinuo di quella città.
Pochi bagliori di luce illuminavano i viali di Bath: la luna e le stelle risplendevano alte nell'oscuro cielo, come dolci presenze che vegliavano su Annabeth.
Qualcuno la stava inseguendo, percepiva altri passi concitanti sull'asfalto, ma ella non si girò.
Lentamente la sua acconciatura si sciolse e i capelli biondi volteggiarono liberi, sferzandole a volte il viso bagnato dalle gocce di pianto.
Viaggiava con una rapidità impressionante e l’aria gelida di quella notte le gelò i piedi e le mani, mentre i polmoni bruciavano per il mancato ossigeno.
Procedeva velocemente verso la costa, cercando in tutti i modi di svuotare la mente da ogni pensiero negativo.
La sua era una pazzia: desiderava ritornare bambina, godersi un momento di gioia e purificare con l’acqua tutte le ferite dell’anima.
Si rifugiò dietro un vicolo e aspettò che l’uomo che la inseguiva perdesse le sue tracce; ammirò il cielo stellato dalla sua postazione e trasse un respiro profondo.
Percorse l’ultimo tratto di strada che la conduceva alla spiaggia e finalmente arrivò nel luogo tanto desiderato.
E, senza volerlo, ella fu conquistata dalla bellezza di quel momento: il mare si confondeva con il cielo, non esisteva più il limite dell’orizzonte. Frammenti e scintille d’argento si rispecchiavano in quella distesa d’acqua profonda, mentre le onde si abbattevano furiose sugli scogli, per poi scivolare giù e ritornare nuovamente indietro. E lontano, simili a fiamme, piccole barche illuminavano l’oceano, la quale superficie rifletteva la luna, simile a una perla color avorio.
Grandi cavalloni si abbattevano furiose sulla riva ed emanavano l’odore del salmastro, l’ampiezza della spiaggia pareva infinita e la brezza notturna smuoveva lievemente la sabbia.
Si tolse le scarpe e le calze, sino a rimanere a piedi nudi; la sabbia era fredda e mille granelli si attaccarono ai suoi piedi.
 La risacca del mare era assordante, e questo rumore era accompagnato dal canto ininterrotto delle civette. Tutto ciò lasciò ad Annabeth quella sensazione di euforia che ti prende e non ti abbandona più.
E per la prima volta in parecchi anni, si sentì viva.
Abbandonò i vestiti lungo il percorso che la conduceva alla riva, lasciando dietro di sé una scia di disperazione.
Con un piede sfiorò l’acqua ghiacciata, un brivido le percorse la schiena nuda; sorrise allegramente e la risata echeggiò per la spiaggia deserta.
Era diventata per caso una folle? La depressione l’aveva resa tale? Non le importava, in quel momento desiderava solo esistere.
Si tuffò nel mare agitato e inizialmente rabbrividì per il freddo, finché la temperatura corporea non si abituò a quel clima.
Annaspava e faticosamente riusciva a mantenersi a galla, poiché il mare la scuoteva da una parte all'altra, provocandole un po’ di emicrania, ma nonostante ciò ella era raggiante: finalmente infrangeva i principi di quella società corrotta, si rendeva conto di esistere e di essere parte integrante di quel mondo.
Per un momento temette per la sua incolumità, quando il mare la fece affondare senza più farla ritornare a galla.
Riuscì a prendere un po’ di fiato, ma esso continuava inesorabile a sballottarla; allora lì incominciò a preoccuparsi e a comprendere i suoi errori.
Eppure, in fondo, l’idea della morte non le dispiaceva tanto.
Udì l’urlo del suo nome nell'aria gelida di quella notte, prima che un’onda la travolgesse e la scagliasse su un faraglione, facendole perdere i sensi.
 
 

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Capitolo 31
*** Capitolo trentuno. ***


Frequentemente tentiamo di estinguere la realtà del nostro peccato, quasi a voler anestetizzare la coscienza, come se nascondessimo la testa sotto la sabbia.
Ed è questo ciò che ogni giorno Lady Minerva commetteva, cercando di ignorare tutto il dolore che aveva procurato a Malcolm e ad Annabeth, poiché la madre è colei che volontariamente o involontariamente rovina i propri figli.
Ella taceva intorno ai suoi peccati, vivendo di continui rimorsi e tormentandosi per i sensi di colpa.
Questa donna poteva benissimo essere considerata come la madre nera; colei che lascia una scia di fuliggine nera al suo passaggio che copre ogni cosa e ne spegne il colore. Una madre che di continuo rimugina su tutti i suoi fallimenti, che pensa esclusivamente in negativo e che inconsciamente vorrebbe che i propri figli avessero la stessa condanna.
Una madre che tinge di nero qualsiasi idea dei figli, che getta dell’amaro su ogni gioia e iniziativa senza dare nessuna alternativa e nessuna possibilità; una donna che critica e giudica loro negativamente, perfino quando i suoi bambini ottengono dei successi concreti.
E questo era uno dei motivi per cui sia Annabeth sia Malcolm si sentivano spesso inadeguati e insicuri, portando sempre con sé la sensazione di non essere mai stati amati.
Questo è uno dei motivi per cui Malcolm iniziò a divenire dipendente dalla donna e perché Annabeth iniziò a pensare che la vita fosse stata ingiusta per lei, fino ad auto convincersi di essere vittima di predestinazioni negative: se la madre crea le premesse di una vita catastrofica, il figlio potrà crederci davvero e costruirsi un avvenire pieno di avversità e tristezza.
Ecco perché Annabeth e Malcolm crebbero nel terrore che qualsiasi loro azione potesse essere punita, vivendo nella paura e nell'incertezza, non fidandosi degli altri. Le loro azioni erano modellate sul senso di colpa, da poter generare così reazioni eccessive a volte.
Ed essi si sentivano adottati, considerati come un ingombro privo di valore.
Come può un bambino capire la madre, il perché del suo comportamento e le sue motivazioni quando è denigrato per ogni sua iniziativa?
Tutte queste considerazioni investirono la mente di Lady Minerva, quando ritrovò sua figlia.
Ella riposava inerme, stretta nelle braccia di un uomo da lei sempre detestato e che riconobbe senza indugio, mentre il sangue le attraversava il volto e le sporcava i biondi capelli.
Le sue labbra erano livide, i vestiti sporchi di sabbia, le gambe magre ferite da lacerazioni e la fronte graffiata da un taglio profondo.
Mr Jackson singhiozzava e batteva i denti, anch'egli bagnato e travolto dall'aria gelida di quella notte, e cercava di spiegare l’accaduto in piedi sull'uscio della porta, anche se spesso interrotto da violenti singulti e da brividi involontari.
Il portamento dell’uomo era naturalmente composto, nonostante il dolore per le ferite procuratosi. Lo sguardo era grave e mesto, la fronte pensierosa e inquieta; ricordava in tutto e per tutto suo padre, con i suoi capelli corvini e gli occhi verde mare. Eppure c’era qualcosa in lui che lo differenziava dalla figura di quell'uomo che tanto dolore aveva causato nel cuore della donna: tutte le forme del suo viso indicavano quella che per l'appunto viene definita bellezza; i pensieri solenni e comprensivi, l’armonia interiore, l’amore per una donna, la gioia e una speranza ineffabile avevano contribuito a render tale l’uomo e il suo coraggio e la sua bontà spiccavano ancora di più nel dolore.
Il volto di Lady Minerva fu attraversato da fiumi di tiepide lacrime, mentre ordinava all'uomo di entrare in casa e di posare sua figlia nella sua camera.
Egli si trascinava per le scale, ma non lasciava cadere la figura debole e indifesa della fanciulla.
I suoi vestiti erano laceri e sporchi di sangue ed egli pareva stremato.
Ordinò a suo figlio Malcolm di cercare un dottore che curasse sia Annabeth sia Mr Jackson, e anch'egli, sconvolto e tormentato per la sorte della sorella, corse per le strade di quella città urlando e richiamando così tutta l’attenzione degli abitanti di quella via.
Mr Jackson posò Annabeth sul suo letto e in seguito si accasciò per terra, sfinito e sofferente.
Lady Minerva gli disse di alzarsi e di posarsi sulla branda degli ospiti, poiché anch'egli aveva bisogno di cure.
Ma l’uomo rifiutò gentilmente la sua offerta e le disse che preferiva vegliare su Annabeth.
I due rimasero in silenzio, uno seduto al fianco dell’altro; Lady Minerva sedeva lì come per forza, profondamente addolorata da due tormenti opposti: quel desiderio e quella speranza di ritrovare sollievo al dolore e all'odio, e dall'altra parte una collera, una vergogna di sedere lì come una sottomessa, una miserabile. Non trovava parole né tantomeno le cercava.
Però, quando alzò gli occhi in viso a quell'uomo, si sentì attraversare da un sentimento di gratitudine e riconoscenza che mitigava il rancore e, senza perder l’orgoglio, lo distruggeva e le imponeva silenzio.
Non c'è nulla che unisca le persone più in fretta di una disperata e malinconica situazione.
 
La luna era ancora alta in cielo quando Lady Minerva si rinchiuse nella sua camera e incominciò a riflettere sui peccati commessi.
Solo in quel momento aveva compreso tutti i suoi errori e solo in quel preciso istante capì chi in realtà fosse Mr Jackson.
Il volto, lo sguardo e ogni movimento esprimevano il pentimento della donna. I suoi occhi si gonfiarono ed ella si coprì il viso con le mani, dando inizio a un pianto irrefrenabile e violento.
Egli le aveva raccontato del suo salvataggio, ma lo aveva fatto con una tale discrezione e dolcezza, da far commuovere l’animo di una donna che aveva giurato per sempre vendetta alla sua famiglia.
La mano di Dio aveva finalmente vinto il rifiuto della donna e la aveva spinta a umiliarsi.
-Ho peccato, ho sbagliato, ti ho offeso, Signore. Ti prego, liberami dall'odio che m’invade. -
Forse poteva ancora redimersi dai suoi peccati.
 
 
Annabeth aprì gli occhi e ringraziò il cielo per la visione che le si prestò dinanzi.
Il soffitto della sua camera e la finestra che dava sul mare le diedero il buongiorno, mentre mille punti interrogativi si affacciavano nella sua mente.
Era rannicchiata nel suo letto, non sepolta sotto tre metri di terra; respirava e il battito del suo cuore era regolare, tutto sarebbe apparso ordinario se non fosse stato per il dolore lancinante alla testa e le varie bende sulla fronte e sulle gambe.
La porta si aprì e Lady Minerva fece la sua entrata, mentre Annabeth si preparava già mentalmente ai rimproveri e alle varie punizioni che sua madre le avrebbe rivolto.
-Buongiorno, Annabeth.-
La fanciulla osservò con apprensione il volto preoccupato di sua madre e un fremito le attraversò il corpo: la donna appariva evidentemente angosciata per l’incolumità della figlia e, per la prima volta, il suo sguardo comunicava quell'amore materno che da qualche tempo desiderava.
Ella occupò posto accanto ad Annabeth e le accarezzò delicatamente il volto, mentre voltava la testa verso il mare, cercando di celare a sua figlia le sue lacrime.
La donna stranamente assumeva atteggiamenti materni nei suoi confronti e si sforzava di essere amabile e gentile nei confronti di sua figlia.
-Se vuoi essere amata, ama e sii amabile. -, mormorò Lady Minerva.
Annabeth la osservò con interesse: non capiva cosa stesse accadendo; perché improvvisamente sua madre le dimostrava il suo affetto? Perché non la aveva ancora punita per l’azione da sconsiderata che aveva compiuto?
La donna si distese nel letto con sua figlia e le baciò i capelli, mentre le lacrime di sua madre sfiorarono la pallida pelle di Annabeth.
La fanciulla si raggomitolò accanto alla donna, mentre ella le passava una mano sulla fronte ferita, accarezzandola e stringendola a sé.
In quel momento nulla le interessava; finalmente, dopo tutti quegli anni passati in solitudine, sua madre la stringeva tra le sue braccia rassicuranti e le comunicava tutto quell’amore che, sino ad allora, aveva eclissato per colpa dell’odio furente che la travolgeva.
-Egli è qui.-, le sussurrò nell’orecchio la donna.
Annabeth rimase pietrificata da quelle parole. – Ed è stato lui a sottrarti alla morte certa.-
 
I giorni passarono e non ci fu momento in cui Annabeth non riuscì più a guardare il mare senza ricordare il suo cuore spezzato.
Mr Jackson sicuramente si aggirava per le strade di Bath nella speranza di ritrovarla, ma ella temeva il loro incontro.
Era passato così tanto tempo dal loro ultimo dialogo ed erano accadute così tante cose. Ella era cambiata notevolmente: non si comportava più come una bambina viziata e presuntuosa, abituata ad aver tutto sotto controllo.
Aveva timore che egli non potesse volere bene come un tempo e che, sventuratamente, anch'egli fosse cambiato.
I miei cari quarantotto lettori, quindi, saranno ben felici di scoprire che il fato, ormai stanco di tormentare quei due giovani innamorati, aveva deciso che ormai era tempo di concludere questa tragedia greca.
Così il ventisettesimo giorno di quel mese, Mr Jackson, spinto da una forza divina maggiore, si recò alla dimora dei Chase, pronto a farsi coraggio e a incontrare nuovamente la fanciulla che da sempre aveva desiderato.
Il domestico di casa Chase entrò nel salotto e avvisò Lady Minerva dell’arrivo di un gentiluomo.
-Posso autorizzare l’ospite a entrare oppure rifiutate la visita?-
Lady Minerva posò il suo sguardo sulla figlia che, nervosamente, sfogliava le pagine del suo romanzo con interesse, mascherando la sua emozione con un’espressione accigliata.
Mr Chase tossì lentamente, lanciando un’occhiata espressiva alla madre: indubbiamente provava ancora un certo rancore nei confronti dell’uomo.
- Annabeth?-, disse Lady Minerva, richiamando l’attenzione della figlia.
La fanciulla alzò lo sguardo sorpresa, con il battito del cuore che rapidamente aumentava.
-Sì, madre?-
-Rifiutiamo la visita?-, le domandò con calma.
Miss Chase si morse un labbro, indecisa, rimuginando su tutti i possibili aspetti della vicenda.
-Mi pare abbastanza maleducato rifiutare la visita del giovane che mi ha messo in salvo, anche a discapito della propria incolumità.-
Lady Minerva rimase in silenzio, mentre lavorava a maglia; poi un sorriso prese forma sul suo volto e la donna acconsentì alla visita dell’uomo.
Egli fece il suo ingresso e Annabeth poté definire terminato il suo operato in terra: era letteralmente impreparata su come comportarsi e cosa dire, cosa che non le era mai accaduto in vita.
Dopo anni passati a ricordare la sua figura e concepirlo con la fantasia, le pareva fin troppo sorprendente e inspiegabile osservarlo dal vivo e ammirare il suo volto da così vicino.
In quel momento da qualche tempo tanto agognato, Annabeth percepì la precarietà e la transitorietà di quell'istante di pura letizia. La gioia, infatti, è molto friabile, impalpabile, delicata: si effonde facilmente, ma altrettanto facilmente può vanificarsi.
I suoi occhi incontrarono di sfuggita quelli di Mr Jackson; si scambiarono una riverenza e un inchino e poi ella tacque.
Lo udì conversare con suo fratello e sua madre: disse tutto ciò che era conveniente e non accennò all'evento di due sere prima. 
Incominciò a ragionare con se stessa e cercò invano di calmarsi. Erano passati all'incirca cinque anni! E cinque anni, per un sentimento assoluto come il loro, non erano nulla.
Ma qualcosa, di sorpresa, smorzò tutta la contentezza e la gaiezza di quel momento: Mr Castellan.
Che cosa fare con lui? Annullare il fidanzamento? E cosa avrebbero pensato le persone di questa sua scelta? Annabeth non desiderava altro che allontanarsi da quell'individuo subdolo. E poi, finalmente, Mr Jackson era rientrato in Inghilterra e questo evento le pareva così surreale, da provocarle un sussulto quando egli proferiva parola.
- Non rivedete Annabeth da molto tempo, mi sbaglio?-, gli domandò con assennatezza la donna.
- Credo siano passati cinque anni. -, egli posò il suo sguardo su Annabeth, che lo abbassò sul suo libro, - Miss Chase è cambiata, mutata tanto da essere irriconoscibile. -
- Ah! Mutata tanto da essere irriconoscibile!-, ammise tacitamente Annabeth, con profonda mortificazione.
-Non vi ho sentito, potete ripetere?-, le domandò nervoso l’uomo.
-Credo che i vostri giudizi siano abbastanza affrettati, penso di non esser per nulla mutata. Le mie fattezze sono sempre quelle, e così il colore dei miei capelli. Penso di esser dimagrita solo un po’, ma per il resto mi ritengo identica ad allora. -, replicò Annabeth con veemenza.
Mr Jackson sorrise e Annabeth distolse nuovamente lo sguardo dal suo interlocutore:- Sebbene io creda di esser maturata mentalmente. Questo posso riconoscervelo. -
Ella non poteva farsi giustizia, poiché lui non era per niente cambiato, almeno non in peggio. Era sempre lo stesso Percy Jackson, forse con fattezze più mature, ma pur sempre il giovane gentiluomo che la aveva amata cinque anni fa.
-Vogliate scusarmi, -, disse Lady minerva con calma, - Malcolm ed Io dobbiamo andare un attimo in giardino per discutere col fioraio sulla scelta delle composizioni floreali. Vi lascerò in compagnia di Annabeth.-
La fanciulla, turbata, osservò con vero stupore la figura di sua madre. Cosa le stava accadendo?
Malcolm si alzò e fece una riverenza a Mr Jackson e così sua madre e, insieme, essi uscirono dal salotto e si diressero verso il giardino, dove però nessun giardiniere attendeva la loro comparsa.
Essi rimasero in silenzio per una decina di minuti, immobilizzati dalla loro stessa passione e dallo stesso desiderio di riabbracciarsi.
-E’ interessante?-, domandò balbettando Mr Jackson.
La giovane alzò lo sguardo e sorpresa osservò il gentiluomo che nervosamente scandiva il tempo con le mani sulla sua gamba.
-Oh, certamente. E’ un romanzo, non giudicatemi.-
L’uomo si alzò dalla sua poltrona e si avviò verso la finestra, dove poteva ammirare il giardino della dimora e notare l’assenza di Lady Minerva e di Mr Chase.
-Volete che vi intrattenga leggendovi un passo di quel romanzo?-, chiese incerto Mr Jackson.
-Grazie, ne sono lieta. -
L’uomo si voltò, si diresse verso Annabeth - cercando accortamente di non farle notare il rossore sulle guance- prese in mano il libro e lesse ad alta voce il titolo:-Orgoglio e Pregiudizio?-.
Annabeth annuì:- Vada al trentaquattresimo capitolo.-.
Mr Jackson sfogliò le pagine con crescente curiosità:-Trovato. -
-Leggete da: “Mr Darcy sedette per un momento…”. -
-Presumo che voi conosciate questo passo a memoria.-, disse Mr Jackson ridendo e scuotendo leggermente la testa.
-Non vi sbagliate. -, replicò Annabeth lievemente imbarazzata.
Mr Jackson tossicchiò, poi diede inizio alla sua lettura:- Mr Darcy sedette per un momento, poi, alzatosi, prese a camminare nervosamente su e giù per la stanza. Elizabeth era sempre più stupita, ma non disse una parola. Dopo un silenzio abbastanza lungo, le si avvicinò dicendo in tono concitato: ”Ho lottato invano. E’ inutile. I miei sentimenti non possono più essere soffocati. Dovete permettermi di dirvi che vi ammiro e vi amo ardentemente.”…-
Mr Jackson alzò lo sguardo dal suo libro per guardare negli occhi Miss Chase.
-Continuate.-, disse Annabeth in un sussurro insicuro.
-La sorpresa di Elizabeth fu indicibile. Trasalì, arrossì e tacque dubitando. Egli pensò che fosse un incoraggiamento bastante, e seguitò con un’immediata confessione di tutto quello che provava e che aveva provato da tanto tempo per lei…-
-Parlava bene;-, continuò Annabeth, - ma vi erano altri sentimenti, oltre a quelli del cuore, che doveva esporre, e non fu meno eloquente nel dimostrare il suo orgoglio di quanto non lo fosse stato per rivelare il suo affetto. L’idea dell’inferiorità sociale di Elizabeth, per lui così umiliante, degli ostacoli familiari, per cui aveva sempre cercato di combattere la sua inclinazione verso di lei, tutto fu esposto con un calore forse dovuto ai pregiudizi che aveva la forza di vincere, ma che non era certo adatto a rendere accetta la sua domanda.-.
Gli occhi di lei s’inchiodarono su di lui per tutto il tempo in cui interpretò la parte che tempo addietro aveva imparato a memoria, i suoi occhi si fissarono su Mr Jackson con tale impeto che in breve l’interesse accompagnò gli occhi dell’uomo su di lei.
Il libro fu richiuso e l’incanto fu spezzato.
Egli non era né un ottimo interprete, né possedeva una particolare abilità nel leggere; non era disinvolto e a volte s’imbatteva in qualche errore.
Eppure quelle parole, proferite con così tanta emozione, erano riuscite a rompere l’imbarazzo che consumava il cuore di Miss Chase e di Mr Jackson.
- Lo riterrete un gesto abbastanza avventato, almeno credo. Ritornare qui senza un avvertimento, mettere in salvo la vostra vita e poi evitare di imbattermi in voi per giorni; e ora sedere qui, con lei, nella stessa stanza e nella vostra dimora. Ma io debbo parlarvi con i soli mezzi che ho a disposizione: il coraggio e l’affetto che nutro tuttora nei vostri confronti. Mi straziate l’anima e il cuore. Vivo tra l’incertezza e l’agonia, tra la speranza e la gioia. Vi prego, ditemi che non è troppo tardi, che i vostri sentimenti, a me così cari, non sono spariti per sempre; e che il vostro cuore e la vostra mano non sono stati donati a un uomo le quali virtù sono dubitabili e il quale sentimento non può essere paragonato al mio. Vi offro nuovamente il mio amore e tutto me stesso, con un cuore ancora più vostro rispetto a cinque anni fa, quando voi lo spezzaste. Non osate dirmi che vi ho dimenticato, che il mio amore ha avuto una fine prematura. Io ho amato solo ed esclusivamente voi, e nessun’altra donna. Potete chiamarmi selvaggio, debole o risentito. Potete anche dirmi che sono stato impulsivo, ma non sono mai stato incostante. Solo per voi ho rinunciato ai miei doveri, alla mia patria e al mio orgoglio, per voi sola faccio progetti e attraverso l’oceano. Nonostante voi mi abbiate abbandonato e vi siate presa gioco di me, non tenendo conto dei miei sentimenti, io vi amo ancora. Non riesco a parlare, ogni istante mi sopraffa.-
L’uomo si accasciò sulla sedia dai braccioli alti e si coprì il volto con le mani tremolanti; respirava a fatica e cercava di calmarsi, ma invano riusciva a trattenere i suoi impulsi.
Annabeth non riusciva a ricomporsi. Se solo avesse avuto del tempo per pensare, avrebbe risolto la questione con più calma, ma ciò non era possibile.
Ella si alzò incerta, per poi riacquistare quella fermezza che da sempre aveva caratterizzato il suo spirito grintoso.
Prese posto di fianco a Mr Jackson e lo abbracciò calorosamente, mentre cercava in tutti i modi di trattenere le lacrime.
Annabeth raccontò all'uomo di quella sera in cui preparò i bagagli per raggiungerlo al porto e per salpare con lui e di quando fu scoperta da suo fratello, che fece di tutto per impedirle tutto ciò.
Riportò a Mr Jackson tutto quello che aveva provato in quegli anni, confessò il suo affetto persistente nei riguardi del gentiluomo e della speranza che lentamente la abbandonava ogni giorno.
Riferì le sue tribolazioni, i suoi sentimenti e il suo incontro con Mr Castellan, affermando all'uomo che aveva compreso, grazie a Mr Grace, la vera natura dell’individuo.
E così i due giovani, noncuranti della servitù che li osservava e del rientro di Lady Minerva, manifestarono la loro immensa gioia in abbracci, baci, carezze e sorrisi.
Finalmente si erano ricongiunti, affrontando la distesa amara che per tutto quel tempo li aveva divisi, combattendo ogni nemico, ogni minaccia e presagio che il tanto avverso mondo aveva lanciato loro.
Così dolce era quell'istante, che essi ignorarono ogni sventura, ogni ostacolo o turbamento.
La fanciulla baciò l’uomo sulle labbra umide e poggiò la fronte sul suo capo.
- Rimarremo insieme-, le promise. –Non te ne andrai via da me. Mai più.-
- Finché saremo insieme.-, replicò.
 
 
 
Piccola nota dell’autrice a cui nessuno presta attenzione:
Salve a tutti e perdonate il ritardo di non so quante settimane.
Questo è il penultimo capitolo della storia, perciò, udite udite, siamo arrivati ad una fine!
Wow, sono più di trenta capitoli e mi complimento con voi per la vostra immensa pazienza, l’interesse e l’affetto che ogni volta mi dimostrate nelle recensioni.
Così, vi prego, di recensire in tanti!
Vorrei davvero sapere le vostre impressioni sulla storia che ormai è quasi terminata e vi ringrazio ancora di cuore per tutto.
Siete veramente eccezionali.
 
Baci, Internettuale.
 

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Capitolo 32
*** Capitolo trentadue. ***


A Lilia,
che pazientemente ha letto ogni riga e parola di questa storia,
che con costanza mi incoraggia ed esorta a fare del mio meglio
e che mi ha costretto a scrivere questa dedica perché in precedenza avevo perso una partita a biliardino.
 
 
 
 
 
 
Ora, lettore, la mia storia scritta è giunta al termine.
Prima di chiudere queste pagine, mi volgerò indietro per raccontare cosa accadde ai nostri protagonisti.
Nella mia mente rivedo la dolce Miss Chase, con Mr Jackson al suo fianco, percorrere il tragitto verso l’altare.
 Scorgo i loro bambini e i loro amici affezionati che li accompagnano nel cammino della loro vita.
Prende così forma, nel mio immaginario, la figura di una bambina che coglie un fiore e lo regala a sua madre, mentre Annabeth, sorridendole, la cinge a sé con dolcezza.
Riesco a udire il mormorio di molte voci non indifferenti ai loro cuori, mentre loro proseguono il loro viaggio.
Ma quali sono i volti, che i nostri protagonisti riescono a contraddistinguere nella folla fuggente di visi, che hanno accompagnato loro in questi anni?
Ecco lì, accanto ad un camino, con un sorriso stampato sul volto e le rughe che incorniciano il viso ormai stanco, la saggia Lady Minerva, che tra le braccia stringe calorosamente un bimbo dagli occhi verdi, fonte della sua immensa gioia. Finalmente il Signore le ha concesso il Suo perdono, restituendole finalmente la tranquillità, la tenerezza e il calore di un’esistenza serena.
Siede al suo fianco il figlio Malcolm, che col tempo è divenuto sempre più tollerante e benevolo, mentre racconta una fiaba alla primogenita di sua sorella; ella lo ascolta con interesse, mentre gli occhi, color grigio perla, tendono inconsapevolmente a chiudersi.
Tra i loro figlioli, durante una vacanza di Natale a Londra, intravedo l’immagine di questa donna con i capelli rossicci e le lentiggini sparse sulle gote rosee, assorbita dall’atto di ritrarre uno dei bambini che si stringe a lei con forza e le regala un bacio sulla guancia.
Ella contempla il bambino dai riccioli biondo cenere con una beatitudine che non si può esprimere a parole, mentre con entusiasmo sussurra ai due coniugi:- Potreste rinviare la vostra partenza?-
E invece chi sono quei due gentiluomini che riabbracciano con affetto Mr e Mrs Jackson?
Entrambi siedono l’uno vicino all'altro e raccontano cosa è accaduto nel loro ultimo viaggio.
Mr Di Angelo è diventato un uomo affascinante, non pare più quel ragazzo dall'aria cagionevole ed esile che Annabeth e Percy erano abituati a vedere; evidentemente l’affetto e la tenerezza, che il suo fedele compagno, Mr Solace, gli dimostra, lo cura da ogni male e rancore riservato.
Rachel Elizabeth Dare è sempre pronta ad accoglierli nella sua dimora e a dar prova di tutto l’affetto che possiede nel suo animo, cosicché i due gentiluomini trascorrono la maggior parte del loro tempo nell'alloggio della donna piuttosto che nella loro confortevole residenza. 
Chi è, invece, quella signora americana sposata a un uomo dall'aspetto rassicurante? Non è forse Reyna Avila Ramírez-Arellano?
Sì, è proprio lei, calma e bella, con dei servitori che le portano dei biglietti e tante lettere su un vassoio d’oro. Reyna non è più misera e infelice, ricorda a malapena il dolore procuratole da Mr Jackson per aver lasciato la sua famiglia nella miseria più totale. Ora nuota nell'oro e vive con un uomo che la venera come una divinità femminile, ed ella non pensa ad altro se non alla fortuna che ebbe nel non aver sposato Mr Jackson.
Ed ecco Mr e Mrs Grace, sempre buoni amici di Percy e Annabeth, che felicemente si godono la loro vita e la loro prole, mentre allegramente ricordano i giorni di quell'estate che li fece innamorare.  Jason Grace vive lietamente la sua esistenza, consapevole del fatto che è stato proprio egli il tramite della loro unione; ma la sua considerevole bontà e la sua benevola umiltà impediscono sempre al suo orgoglio di rammentare la questione ai suoi due affezionati.
La perpetua figura solitaria di Miss Grace, invece, vive a Bath, dove rievoca ogni sera l’immagine dell’uomo che la privò della sua innocenza e del suo candore.
Dopo aver inevitabilmente scoperto, da una svista di Mrs Grace, che Mr Castellan stava per fidanzarsi con la cara Annabeth, la giovane donna si occupò personalmente della questione.
Andò a trovare l’amica a Bath, e il gentiluomo, quando scoprì che ella era in ottimi rapporti con Annabeth, fuggì dalla città e si diresse verso una nuova meta a loro sconosciuta.
Ma prima che egli potesse partir con il suo calesse, Miss Grace andò a fargli visita nella locanda dove alloggiava e depurò la coscienza macchiata di perversione dell’uomo con la sua illuminante saggezza, ciò portò al radicale mutamento dell’individuo.
La gente ingannatrice ha un suo modo di vivere e di seguire i propri principi. Essi, infatti, si possono riconoscere dai loro comportamenti dissimulati dall'ipocrisia: questi non si esprimono, persuadono. Non colloquiano serenamente, malignano. Non elogiano, preferiscono adulare. Non desiderano il tuo amore, bramano la purezza del tuo animo, giacché smaniano alla sola idea di renderti malevolo come loro. Non chiedono gentilmente, pretendono. Non sorridono, digrignano i denti. La gente ipocrita è povera di spirito, poiché non procede, striscia nella vita, ostacolando la felicità altrui. La gente falsa ignora la grazia e la nobiltà d’animo perché non ama, e così finisce per non vivere, esiste a stento.
Così viveva Mr Castellan: questi erano i suoi valori.  Ma grazie a Miss Grace tutto migliorò.
Ogni volta che egli sta per commettere qualcosa che potrebbe procurar dolore a qualcuno, Luke Castellan rimembra l’immagine, risplendente di grazia, di Thalia Grace.
E’ per lei che Mr Castellan ora si esprime, non persuade. Colloquia serenamente, non maligna. Elogia, non adula. Desidera l’amore dei suoi cari, non brama la purezza del loro animo. Chiede gentilmente, non pretende. Sorride, non digrigna i denti. Egli, infatti, ora procede umilmente per la strada della vita, cercando di rimediare ai suoi errori. Ora egli apprezza la grazia e la nobiltà d’animo e ama e vive appieno.
Possiamo adesso, quindi, osservare la donna, mentre adagio volge la testa verso la volta celeste cosparsa di stelle e, priva di alcun rancore, accarezza col pensiero il volto dell’uomo che sommessamente piange e le chiede perdono per tutto il male causatole.
Ed ecco il caro Frank Zhang, che solleva in aria uno dei suoi bambini dalle guance rubiconde, mentre l’amabile Mrs Zhang riordina i capelli di una delle sue bambine dai ricci color caramello, adornando l’acconciatura della figliola con gemme preziose.
Essi, infatti, si stanno preparando per andar a far visita al loro vecchio amico Mr Valdez, che indaffarato progetta un modo per non far correre i bambini per tutta la casa.
-Potremmo metter loro una cordicella per cani. Non credi, mia cara?-
Una piccola peste si aggrappa alla sottana della madre, mentre piagnucolante accusa il fratello di averlo sbeffeggiato.
Mrs Valdez sorride al marito e asciuga le lacrime del figlio.
-Sono la tua copia, mio caro! Tante piccole pesti che si affannano per angustiare la loro povera madre.-, risponde Calypso con ironia velata.
Contengo, però, il desiderio di temporeggiare e dilungarmi; e ora che il racconto sta per terminare, lentamente tutti questi volti si dissolvono, per lasciar spazio ad altri due.
Due volti che risplendono nella mia mente, nelle nostre menti, lettore, come luci celesti. Loro rimangono.
Eccoli, mio caro amico! Volgiamo la testa verso di loro, così saremo in grado di distinguerli meglio.
Riusciamo, dunque, a riconoscerli nella loro tranquillità, mentre raccontano con un sorriso le loro avventure.
Siedono l’uno al fianco dell’altra, il tempo li ha resi più maturi e con qualche ruga in più, ma i loro sguardi sono ancora vivaci e innamorati come un tempo.
Conversano con i loro bambini e a volte si scambiano dolci sorrisi, soprattutto quando riferiscono gli avvenimenti che custodiscono gelosamente.
- Vostro padre mi ha insegnato -, ella dice ai suoi bambini, che interessati ascoltano la voce della madre, - a non crearmi falsi pregiudizi sulle persone, a pensare con la mia testa e a essere coscienziosa e sensibile! Ho imparato a portare rispetto e ad assumermi le mie responsabilità. Ma, soprattutto, che il troppo amor proprio non porta a nulla di buono.-
 Ella continua imperterrita a elencare tutto quello che l’ha resa avveduta e saggia, gesticolando con fervore.
Mr Jackson, sorridendo, le afferra la mano destra per richiamarla a sé, perché crede che qualcosa manchi alla storia che la sua adorata moralista ripete sempre ai suoi bambini.
-Ed io, mia cara sapientona, secondo te cosa ho appreso? Io che sempre ti sono stato leale e fedele?-
Dopo un dibattito acceso, cui persino i bambini prendono parte, i due arrivano finalmente a una conclusione.
Capiscono che Percy Jackson ha imparato a esser paziente dinanzi le prepotenze e le ingiustizie, che ha acquisito la virtù e la capacità di perdonare di cuore i nemici, di porre fiducia nella persona amata e a rivolgere l’opposizione totale dinanzi ai voleri di un prepotente.
Insieme hanno preso coscienza della reale tragicità del vivere in un mondo segnato dalla caduta, dalla presenza inevitabile del male, del suo incombere continuo anche sulle vite più innocenti; insieme hanno acquisito una più matura consapevolezza della fiducia nella provvidenza, della mitezza, dello spirito di carità verso i più deboli e i meno compresi.
Si rendono conto di quanto sia spaventoso viver un’esistenza da soli, come sia triste veder la persona di cui più hai bisogno stringersi nelle braccia di un amante.
Afferrano con la mente quanto sia tremendo viver in una società che non accetta il tuo vero essere e che non approva il tuo modo di amare, comprendono quanto sia rincuorante trovare qualcuno che in quei momenti ti sappia reputare per quello che sei e che ti sostenga per aiutarti a liberare tutto il risentimento che nutrivi da qualche tempo.
Comprendono il vero valore della ricchezza e il costo della miseria più assoluta, dell’odio che consuma gli animi e del ravvedimento che ti libera dal peccato.
Insieme hanno intuito come sia triste vivere nella negazione, e sempre d'accordo si sono fatti coraggio per veder realizzati i propri desideri.
Essi abbracciano tutti questi pensieri con consapevolezza, e questa conclusione, seppur affrettata, mi è parsa così equilibrata e riepilogativa, che ho ben pensato di riportarla qui.
E, se questa storia non ti ha infastidito per niente, sii amorevole e condiscendente con la sottoscritta. Ma se invece, mio caro lettore, ti ho solo annoiato e tediato: credimi, non è stato fatto intenzionalmente.
Desidero che tu abbia vissuto questa storia intensamente, così come ho fatto io, e che tu possa apprezzare, mio caro lettore, ogni vicenda e virtù di ogni singolo individuo che la riguarda.
E che, volesse il cielo, tu possa trarne insegnamento
 
 
Ringraziamenti e note dell’autrice:
Prima di tutto: grazie.
Grazie perché siete i lettori più pazienti che io conosca. Perché nonostante io abbia aggiornato spesso con ritardi di due settimane, voi eravate sempre lì, pronti a dimostrarmi il vostro entusiasmo.
Vi ringrazio perché credo che nella sezione di Percy Jackson siano più uniche che rare le fan fiction verdi con trentadue capitoli.
Ecco perché, come uno di voi mi ha fatto notare, questa storia non ha avuto “il successo” che meritava: perché è una storia lunghissima e a rating verde, perciò a molti non ingozza leggerla tutta.
Perciò io vi chiedo, gentilmente, di far un po’ di pubblicità a questa storia. Attenzione: con ciò non intendo spammatela ovunque e senza cognizione di causa. Vi chiedo solo, se volete, di consigliarla a qualche vostro amico. A noi autori fa sempre piacere vedere che qualcuno apprezza il nostro lavoro.
Ritornando ai ringraziamenti:
  • Grazie a tutte le quarantasette persone che seguono questa storia
  •  Alle dieci che la hanno inserita nelle ricordate
  • Alle trentasette che la hanno messa tra le preferite. Grazie mille.
  • Un altro grazie va alle persone che costantemente si prendono la briga di recensire questa storia: siete i migliori.
E poi voglio ringraziare anche i lettori silenziosi, che magari si vergognano di recensire la maggior parte delle volte: non siate timorosi! Ditemi tutto quello che volete: possano essere le vostre recensioni critiche o commenti positivi.
Vi ringrazio ancora per la vostra immensa bontà e vi abbraccio forte.
Come sempre, d'altronde, vi prego di recensire e vi prego di andare a leggere una piccola OS che ho scritto tempo fa, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate!
Mi dispiace abbandonare questa storia, effettivamente lo faccio a malincuore, ma dovevo terminarla per forza. Non sapete quanto mi sia sentita triste quando ho cliccato il tasto “Compelta?” .
 
Baci, Internettuale.
 
 

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