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di RightAndLeft
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one ***
Capitolo 2: *** Chapter two ***
Capitolo 3: *** Chapter three ***
Capitolo 4: *** Chapter four ***
Capitolo 5: *** Chapter five ***
Capitolo 6: *** Chapter six ***
Capitolo 7: *** AVVISO. ***



Capitolo 1
*** Chapter one ***


 

CHAPTER ONE

 

 

-Si tratta solo di un anno, papà.- ridissi per forse la centesima volta. A volte mio padre sapeva essere davvero stressante.

-E poi è solo Londra!- continuai cercando di convincerlo.

-Solo Londra, solo Londra dice lei.- borbottò l'uomo.

-E starò a casa della famiglia che mi accoglierà.-

-È proprio di loro che non mi fido Mer.- cercò di far mi ragionare, ma io avevo ormai preso la mia decisione: sarei andata a Londra scambiandomi con una ragazza o un ragazzo che sarebbe venuto qui a Parigi al posto mio.

-Per favore, papà.- sporsi il labbro inferiore, unii le mani come se stessi pregando e feci gli occhi dolci, sapevo che non avrebbe resistito, mi riusciva troppo bene quell'espressione.

Guardò altrove per non incrociare il mio viso e scosse la testa.

-Ti prego, ti prego, ti prego.- fece lo sbaglio di girarsi verso di me e i suoi lineamenti, che prima era leggermente duri, si addolcirono all'istante.

Ce l'ho in pugno. Pensai. E infatti...

-Va bene Mer.- sospirò sconfitto e si passò una mano tra i capelli. Sorrisi e mi buttai letteralmente addosso a lui e lo strinsi.

 

Sono Meredith Marie Sullivan, capelli biondi fin sotto il seno, occhi azzurri e abbastanza alta. Ho una famiglia benestante, mia madre è di qui, mentre mio padre è nato in Inghilterra e ha insegnato a quasi tutta la famiglia l'inglese.

Ho diciotto anni e frequento il College più prestigioso di Parigi che, a quelli dell'ultimo anno, fanno fare uno scambio culturale. Quest'anno è il mio momento e, come avrete già capito, andrò a Londra.

Non ci voglio andare per la lingua perché quella la so già, ma per i monumenti. Sì, mio padre è di lì ma non mi ci ha mai portata e, sinceramente, non ne conosco il motivo.

 

Me ne andai in camera mia per selezionare i vestiti che avrei portato, anche se manca un mese alla partenza. Mi sarebbe mancata la mia famiglia, ma questa è un'occasione unica, non posso lasciarmela scappare, sarebbe uno sbaglio colossale.

Il maglione nero lo porto? Sì, mi tiene caldo. La canotta rosa? Sì, porto pure questa.

-Meredith, vieni giù, è pronta la cena.- urlò mia madre dal piano inferiore.

-Arrivo mamma.- le risposi anche io urlando in modo che riuscisse a sentirmi e quindi non dovermi chiamare una seconda volta. Chiusi l'anta dell'armadio e mi avvicinai alla porta che aprìì trovandomi davanti le scale che mi avrebbero portata al salotto. Le scesi velocemente e mi diressi in cucina, dove il tavolo era apparecchiato e con sopra i piatti pieni di cibo.

-Quindi andrai a Londra, tesoro?- mi chiese mia madre guardandomi sorridente. Lei c'era già stata e desiderava che ci andassi anche io. Alzai lo sguardo dal piatto e la guardai annuendo felice.

-Parti tra un mese, giusto?- chiese questa volta mio padre. Annuii ancora una volta e tornai gurdare il mio piatto prendendo con la forchetta le patatine fritte.

 

Era quasi mezzanotte, e io non riuscivo a dormire: ero eccitata per la partenza.

Chissà chi mi ospiterà. Pensai.

Riprovai a chiudere gli occhi e dopo un po' riuscii ad addormentarmi, immaginando Londra e tutte le sue bellezze.

 

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SPAZIO AUTORE

Questa è la mia prima fanfiction,

spero che vi piaccia.

Questa è Meredith: http://weheartit.com/entry/108715505/search?context_type=search&context_user=Sarah_Janson&query=sasha+pieterse

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Capitolo 2
*** Chapter two ***


CHAPTER TWO

 

-LONDRA?! TU VUOI ANDARE A LONDRA? E LASCIARMI QUI CON QUESTI PSICOPATICI?- urlò la mia migliore amica entrando di botto in camera mia e sbattendo la porta facendomi sobbalzare sul letto. Addio tranquillità. Pensai.

-Em, è solo per un anno.- dissi sbadigliando. Non stavo dormendo, mi ero svegliata già da un po', ma avevo comunque tenuto gli occhi chiusi.

-APPUNTO, UN ANNO!- continuò ad urlare lei.

-Emma, merda, smettila di urlare, diventerò sorda.- ribattei io.

-Scusami. Solo, non puoi andartene.- inarcai un sopracciglio.

-Che vuoi dire? Che per una volta che ho la possibilità di andarmene a Londra per un po' devo rimanere qui? Lo sai benissimo che aspetto questo momento da parecchio tempo. È l'unica modo che ho per andarci, mio padre non mi ci vuole portare.- dissi mettendo il broncio e sedendomi per riuscire a vederla meglio visto che anche lei si era appoggiata al materasso.

Sospirò e si avvicinò a me togliendosi le scarpe.

 

-Hai ragione. Perdonami.- abbassò lo sguardo. Annuì e l'abbracciai stretta.

-Con chi ti scambierai?-

-Non lo so, me lo dicono domani!- dissi battendo le mani come una bambina.

-Speriamo sia qualcuno di decente..- disse lei facendo una smorfia che mi fece ridere.

-Già.- dissi dopo essermi ripresa.

-Andiamo in centro oggi pomeriggio?- annuii e mi alzai per vestirmi e andare a fare colazione, ache se ormai era tardi.

Emma è la mia migliore amica dai tempi delle elementari, all'inizio non ci potevamo vedere, ma poi, grazie ad un compito fatto a gruppi, abbiamo cominciato a parlare scoprendo di avere molte cose in comune. È abbastanza alta, come me, castana scura e gli occhi sul verde. È dolce, altruista, ma sa essere una vera rompi palle! La considero quasi come una sorella.

 

Erano le due in punto e io ed Emma uscimmo da casa salutando i miei genitori. Era rimasta da me a pranzo, così non sarebbe dovuta ritornare indietro.

Ci avviammo verso la fermata dell'autobus che distava pochissimo e aspettammo l'arrivo del bus che ci avrebbe condotto in centro.

Arrivò dopo un quarto d'ora e subito ci infilammo dentro cercando dei posti a sedere vicini, ma sapevamo che la nostra ricerca era inutile, così dopo un po' ci rassegammo e restammo in piedi.

 

-Entriamo lì Em.- dissi indicando il negozio di vestiti che avevamo davanti. La presi per mano e la trascinai dentro anche se continuava a dire che voleva andare nel negozio di scarpe.

Avvistai subito un vestito bellissimo, nero, senza spalline e con lo scollo a cuore. Arrivava fino a metà coscia e tra il corpetto e la gonna c'era una fascia, sempre nera, con un piccolo fiocco di lato.

Sapevo che non mi sarebbe servito a niente, ma volli lo stesso provarlo. Mi diressi verso i camerini cercandone uno vuoto e vi entrai. Provai il vestito ed uscii avvicinandomi ad Emma che mi aspettava un po' più in là.

-Che ne dici Em?-

-S-Sei bellissima.- disse lei spalancando la bocca. Risi per la sua faccia e ritornai a cambiarmi.

Dopo essere uscita appoggiai l'abito dove lo avevo preso e la mia migliore amica mi guardò con un sopracciglio inarcato.

-Che fai? Non lo predi?- scossi la testa.

-Non avrei l'occasione di metterlo a Londra.- risposi scrollando le spalle.

-Oppure si. Avanti, prendilo.-

Diedi retta ad Emma e comprai il vestito.

 

Ritornammo a casa che era l'ora di cena con tremila borse ciascuna. Proposi ad Emma di dormire da me dicendole che il giorno dopo avrebbe indossato qualcosa di mio oppure qualcosa che avevamo preso il pomeriggio. Accettò.

Andammo a letto presto e io non vedevo l'ora di sapere a che famiglia sarei stata affidata.

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SPAZIO AUTORE

Questo è il secondo capitolo!

Mi scuso se ci sono degli errori e,

nel caso vi piacesse, recensite!

Emma: http://weheartit.com/entry/108721812/search?context_type=search&context_user=lovebabys&query=lucy+hale

 

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Capitolo 3
*** Chapter three ***


CHAPTER THREE

 

-Meredith Sullivan?- mi chiamò la professoressa appena entrata in classe o forse era dentro già da un po' e io non me ne ero accorta, ma questi sono dettagli.

Alzai lo sguardo verso di lei.

-Sì?- chiesi.

-Tu andrai a Londra, come avevi scelto, dalla famiglia Bieber.- annuì solamente.

-Hanno tre figli: Jaxon Julian Bieber, quattro, Jazmyn Kathleen Bieber, cinque e Justin Drew Bieber, diciannove. Verrà qui al tuo posto una loro cugina che vive con la famiglia Bieber da vari anni, Millicent.- mi misi seduta meglio sulla sedia non appena sentii 'Justin Drew Bieber' chiedendomi come potesse essere. Beh, l'avrei scoperto tra meno di un mese.

-Sophie...- da lì non ascoltai più, iniziai ad immaginarmi il volto di questa Justin.

 

-Magari andrete d'accordo!- disse Em non appena finii di raccontarle da chi dovevo andare per il resto dell'anno.

-Già...- risposi poco sicura.

Magari ha ragione, magari è figo e mi innamoro di lui. No, impossibile!

Scossi la testa per cacciare via quegli stupidi pensieri e mi concentrai sul mio pranzo anche se non avevo molto appetito.

 

La campanella suonò indicando la fine dell'ultima lezione, così misi dello zaino tutto e mi diressi verso l' uscita. Non avrei dovuto aspettare Emma, era uscita prima per una visita, perciò mi misi in cammino verso casa.

Dopo cinque minuti ero davanti all'uscio che cercavo le chiavi nelle tasche della mia felpa leggera ma, non trovandole suonai sperando che qualcuno fosse in casa, altrimenti avrei dovuto aspettare fuori per tre ore. Mi aprì mia madre che mi sorrise spostandosi per farmi entrare. Buttai la cartella per terra e andai in cucina dove era tutto pronto.

-Come è andata a scuola cara?-

-Oh, bene, mi hanno comunicato da chi andrò!- disse felice.

-Chi sono?-

-È la famiglia Bieber, hanno tre figli, due maschi e una femmina, il più grande di diciannove anni, poi c'è la bambina di cinque e il piccolo di quattro.- dissi contando con le dita. Come risposta lei annuì.

-Non mi devo preoccupare e farti la ramanzina vero?- risi.

-No, risparmiala per quando partirò!- rise anche lei.

 

Non vedevo l'ora di partire! Finalmente sarei andata a Londra. E per un anno per giunta!

Ero davvero contenta, troppo a dire la verità.

 

 

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SPAZIO AUTORE

Hola! Scusate il ritardo.

Questo capitolo è più corto degli altri,

lo so. Ma il successivo sarà più lungo!

 

Questo è il terzo capitolo, e ancora

nessuna recensione. Mi farebbe davvero

piacere riceverne alcune.

 Vi lascio con una foto della bellissima Sasha (Meredith) 

http://weheartit.com/entry/112271509/search?context_type=search&context_user=ingrid_beatrice_1&query=sasha+pieterse

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Capitolo 4
*** Chapter four ***


CHAPTER FOUR
Era ormai passato un mese e domani sarei dovuta partire per Londra. Ero davvero elettrizzata all'idea, ma non più come prima. Milioni di idee mi vagavano per la testa: sarei andata d'accordo con la famiglia a cui ero stata affidata? E se la risposta fosse no? Che avrei fatto? Ce n'erano tantissime altre, alle quali non conoscevo risposta.
Vagai per la mia stanza cercando qualcosa che avessi dimenticato di mettere nella valigia, ma era ormai tutto vuoto, a parte la scrivania.
Avrei dovuto portare il computer per fare la relazione sulle cose che vedevo e sulla scuola, perciò mi avvicinai all'armadio alzandomi in punta di piedi per riuscire a prendere la borsa dove avrei messo il pc. Dopo vari tentativi decisi di prendere una sedia per arrivarci più facilmente. La presi e ritornai davanti la scrivania mettendo dentro tutto. Perfetto, computer messo!
Era ormai sera e stavo controllando di nuovo tutto, non volevo dimenticare nulla qui. Erano quasi le undici quando finii, e domani mi sarei dovuta alzare presto. Alle sei, per la precisione.
Mi misi il mio pigiama, che consisteva in una maglietta abbastanza vecchia che apparteneva a mio padre, e mi coricai addormentandomi quasi subito.
-Mer, è tardi alzati.- qualcuno mi sussurrò all'orecchio, ma io ero troppo assonnata per capire chi fosse.
-Meredith, veramente, sono le sei e dieci.- mugugnai in risposta ma non aprii gli occhi.
Dopo pochissimo sentii un po' di freddo invadermi, ma non ci diedi peso e continuai a dormire.
-MEREDITH MARIE SULLIVAN, SE NON TI ALZAI ADESSO ARRIVERAI TARDI ALL'AEREOPORTO- urlò la persona. Collegai per un momento il cervello, giusto in tempo di sentire la parola 'aereoporto' che mi fece sobbalzare e alzare di scatto dal mio comodissimo lettone.



-Merda!- borbottai. Mi passai una mano sulla faccia e mi stropicciai gli occhi mettendo a fuoco la figura di Emma davanti alla porta con le mani sui fianchi.



-Tua madre dice che la colazione è già pronta, muoviti.- disse prima di uscire chiudendo la porta.



Andai in bagno e mi lavai il viso prima di scendere e sedermi sullo sgabello davanti al bancone in cucina. Bevvi la mia tazza di latte caldo e, dopo aver salutato con un bacio sulla guancia mio padre, ritornai in camera mia per vestirmi. Presi un paio di pantaloncini di jeans, una maglietta blu e le mie amate vans del medesimo colore. Mi truccai, mettendo la matita, il mascara e un rossetto rosa per poi riporre tutto nel beautycase. Erano già le sette quando scesi le scale con la mia valigia. Aspettai i miei e poi, insieme, ci dirigemmo all'aereoporto.



8.30



-Ci sentiamo, va bene?- chiese mio padre abbracciandomi e dandomi un bacio sulla testa. Io annuì.



Mi avvicinai a mia madre che piangeva silenziosamente e la strinsi a me.



-C-chiama ap-appena arrivi. Mi mancherai.-



-Anche tu. Ci vediamo.- risposi. Mi avvicinai poi ad Emma che, come mia madre piangeva e l'abbracciai.



-Ti prego, non piangere.- le sussurrai all'orecchio, lei annuì.



-Mi mancherai stronzetta.- sussurrò lei abbassando lo sguardo e asciugandosi le guance. La sua dolcezza era disarmante.



-Anche tu Em.- mi allontanai salutandoli con la mano.





8.40



Ero salita sull'aereo e tra meno di cinque minuti saremo decollati.



Sentii una voce che ci diceva di allacciare le cinture e partimmo.



Londra, sto arrivando. Pensai sorridendo tra me e me. Mi girai verso il finestrino e guardai fuori: eravamo già abbastanza in alto e stavamo volando tra le nuvole. Di fianco a me non c'era nessuno fortunatamente, almeno mi sarei potuta sdraiare. Avrei dovuto passare bene tre ore sull'aereo, quindi presi dalla borsa uno dei moltissimi libri che mi ero portata.



Avrei dovuto fare finta di non sapere l'inglese davanti alla famiglia che mi sarebbe venuta a prendere? Sì, probabilmente sì, gli scambi culturali servono anche per imparare le lingue e io non dovrei sapere l'inglese... Ma quanti problemi mi sto facendo? Deciderò appena arrivata.



Scossi la testa e ricomincia a leggere.





11.40



Eravamo appena atterrati e io stavo mettendo tutti a posto controllando di non aver dimenticato niente sui sedili.



In una decina di minuti arrivammo dentro e io cominciai a cercare la mia valigia. La intravidi dalla parte opposta di dove mi trovavo io, così aspettai che facesse il giro arrivando davanti a me. Riuscii a recuperarla e attesi che qualcuno della famiglia Bieber si avvicinasse a me. Loro avevano una mia foto, mentre io no così aspettai finchè non vidi una donna seguita da altre tre persone che si dirigevano verso la mia direzione.



Appena furono abbastanza vicina la donna mi guardò con un sorriso e parlò:



-Meredith Marie Sullivan?-



-Oui. Ehm, volio dire sì..- dissi cercando di fare la 'r' moscia come era tipico dei francesi.



-Oh cara, vieni qui.- mi disse la donna aprendo le braccia.



Voleva che l'abbracciassi? Mi avvicinai lentamente e lei mi strinse leggermente.



-Sono Pattie, e loro sono Jeremy, Jaxon, Jazmyn e Justin.- disse indicandomi le persone che stavano dietro di lei.



-Oh, tonto piascere.- dissi avvicinandomi all'uomo e stringendogli la mano. Mi abbassai poi all'altezza dei due bambini sorrisi.



-Ehi.- mi disse la bambina.



-C-ciao.- parlò il bambino diventando tutto rosso. Aww, che carino che è. Mi rialzai trovandomi davanti il viso di quello che dovrebbe essere Justin. Sorrisi imbarazzata, mentre lui mi lanciò uno sguardo malizioso e poi sorrise mostrando i denti perfettamente bianchi.



Oh mamma mia. Che sorriso. Che occhi.



-Piacere, Justin.- ero paralizzata, non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo. Mi guardò divertito, cose che mi fece lentamente ritornare in me.



&l-Piac...Piascere.- dissi correggendomi subito dopo essermi accorta di non star usando l'accento francese. Lui mi guardò con un sopracciglio innalzato, ma non fece domande. Meglio così.



Ci dirigemmo verso l'uscita avvicinandoci ad un auto nera e ci fermammo. Justin continuava a guardarmi, ma io feci finta di nulla.

Sarà una convivenza difficile, me lo sento.







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SPAZIO AUTORE



Eccomi di nuovo qui! Meredith finalmente



è arrivata a Londra e ha visto Justin.



Spero vi piaccia questo capitolo, ora mi



smaterializzo altrove!



Vi lascio una foto di Bieber e di Lucy (Emma), poi giuro che vado



Lucy: http://weheartit.com/entry/112183713/search?context_type=search&context_user=whereismyziall&page=2&query=lucy+hale



Justin: http://weheartit.com/entry/112294009/search?context_type=search&context_user=believeswaggie&query=justin+bieber



ps: Please, recensite.


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Capitolo 5
*** Chapter five ***


CHAPTER FIVE

 

 

Eravamo appena usciti dall'aereoporto e ci eravamo fermati sul marciapiede.

-Casa nostra è vicina, cara. Jeremy ed io dobbiamo andare a lavoro e portare i bambini all'asilo, ma c'è Justin in casa.- cominciò a spiegarmi Pattie interrompendo il silenzio.

Sarei dovuta rimanere a casa da sola con lui? Mi agitai leggermente, ma nessuno ci fece caso. Annuì semplicemente, se avessi aperto bocca non sarei riuscita a farne uscire nulla. Meglio evitarle le figure di merda per i primi giorni.

-Ma io dovevo uscire con Mike.- disse Justin seduto di fianco a me. Stare sola a casa era molto peggio che stare con Justin.

-Mi dispiace Justin, oggi devi stare a casa. Non puoi lasciarla lì da sola.- ringraziai mentalmente Pattie e tirai un respiro di sollievo, cosa che fece divertire parecchio il ragazzo seduto alla mia destra.

-Okay, va bene.- disse sbuffando per poi tirare fuori dalla tasca dei jeans il telefono e scrivere, probabilmente, al suo amico.

-Allora, Meredith, visto che per pranzo non ci saremo, stasera volete della pizza?- alzai le sopracciglia, fingendo di non aver capito. Poco dopo annuii.

-Perfetto. Come la vuoi?-

-Uhm...- ci pensai.

-Hai ancora tempo per pensarci, vi chiamo dopo!- disse lei.

Salimmo sulla macchina e partimmo.

 

Erano passati a mala pena dieci minuti quando l'auto rallentò, fermandosi definitivamente davanti a una villa gigantesca. Wow, devono avere molti soldi!

-Eccoci arrivati.- parlò per la prima volta Jeremy, sorridendomi gentilmente. Justin e i bambini stavano raggiungendo l'entrata, e io mi avvicinai al bagagliaio aperto.

Okay, dovrei riuscirci. Devo riuscirci. Non posso fare arrivare in ritardo a lavoro Pattie e Jeremy. Ma senza nessuno che mi aiuta ci metterò anni. Andai leggermente nel panico, ma cercai di tranquillizarmi. Presi le estremità della mia valigia a trolley e la alzai.

Perfetto, non ci riesco! Ci riprovai, ma non riuscivo a metterla a terra. Prima ci ero riuscita. Mi ero quasi uccisa, ma dettagli. Pensai.

Jeremy vide che ero in difficoltà dallo specchietto e scese dall'auto aiutandomi a tirare fuori la valigia.

-Grasie.- sussurrai. Probabilmente le mie guance diventarono rosse, sentivo che mi bruciavano.

Mi avviai verso l'entrate e chiusi la porta alle mie spalle.

-Perché ci hai messo molto?- mi chiese Justin facendomi sobbalzare. Era appoggiato allo stipite della porta, che presumevo fosse la cucina, con una mela in mano.

Forse qualcuno che è in questa casa mi avesse aiutato ci avrei messo molto meno. Pensai.

-Oh, non riuscivo a prendere la valiscia.- dissi usando il finto accento francese. Lui annuì sparendo e lasciandomi all'entrata completamente sola.

No, ma fai pure! Tanto so benissimo come è fatta questa casa. Presi il trolley e mi avvicinai alla stanza in cui era entrato guardandolo con le sopracciglia inarcate.

-Beh? Che vuoi?- mi chiese senza nemmeno guardarmi e continuando a scrivere al cellulare

-Ehm, magari che tu mi fascia vedere la casa?- alzò gli occhi al cielo sbuffando e uscì facendomi segno di seguirlo.

Ci avvicinammo a delle scale che iniziò a salire. Merda. Come faccio con la valigia? Lo sapevo che dovevo prendermene una più piccola. La lasciai lì seguendo il ragazzo.

-Questa è la tua stanza.- mi disse aprendo una porta. Entrai lentamente.

Aveva le pareti di due tonalità di lilla, una chiara e l'altra scura, il letto con una coperta leggerissima di viola. Una scrivania rosa chiarissimo era messa difronte al letto, con sopra quattro mensole vuote.

C'era una porta che dedussi portasse al bagno e, a fianco alla scrivania c'era una cabina armadio.

Girai su me stessa ammirando la bellissima stanza. Justin era sulla soglia a guardarmi.

-Wow.- dissi solo quello.

-Già. Ora, io vado giù e se hai bisogno chiamami. Cerca di farlo il meno possibile però, okay?- lo guardai con faccia sbalordita prima che uscisse dalla camera chiudendosi la porta alle spalle.

-Presuntuoso del cazzo.- mormorai.

 

 

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SPAZIO AUTORE

Ciao! Allora, cosa ne pensate? Sicuramente

per Meredith sarà una convivenza mooolto

strana e difficile.

Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, e se

trovate errori non esitate a segnalarmeli. Aspetto

una vostra recensione! A presto.

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Capitolo 6
*** Chapter six ***


 

CHAPTER SIX

 

Cominciai a sistemare tutto, prima di prendere due asciugamani dal mio borsone e andai in bagno. Mi spogliai mettendo tutto nella cesta dove andavano la cose da lavare e mi infilai sotto la doccia. Azionai l'acqua tiepida, quasi fredda, era estate e non volevo morire di caldo. Presi lo shampoo e l misi nei capelli che cominciai a strofinare. Feci lo stesso con il balsamo e il bagnoschiuma e mi risciacquai rilassandomi. Adoravo fare la doccia e restare dentro per tanto tempo e perdermi tra le tantissime gocce che mi scendevano sulla pelle.

 

Dopo ben dieci minuti uscii e presi gli asciugamani avvolgendomene uno intorno il corpo e uno sul capo. Aprii la porta e, dopo essere entrata in camera, me la richiusi dietro. Seduto sul mio letto c'era Justin che usava il telefono, ma che mise sul materasso non appena sentì la porta chiudersi. Lo ignorai e mi strofinai i capelli con l'asciugamano rimuovendo un po' d'acqua, per poi togliermelo e buttarlo accanto al ragazzo. Presi la spazzola e iniziai a togliere i nodi che si erano creati.

 

Nella stanza si sentiva solo il rumore delle miei spazzolate, per il resto c'era silenzio. Mi misi davanti allo specchio, per vedere ogni sua mossa. Mi fissava. Tecnicamente fissava le mie gambe, ma dettagli. Non sopportavo più quel silenzio assordante.

 

-La finisci di fissarmi le gambe?- mi girai e lui spostò il suo sguardo sul mio volto.

 

-Sono le sette, i miei non ci saranno per cena, vogliono portare Jaz e Jaxon non so dove.- disse ignorando quello che avevo detto.

 

-Mh, okay.- risposi.

 

-Non so cucinare molto bene.- disse grattandosi la nuca.

 

-E cosa dovrei farci io?- chiesi sapendo perfettamente dove volesse arrivare.

 

-Beh, cucina qualcosa.-

 

-Non ho fame.- dissi.

 

-Io sì.- disse lui facendo una risatina.

 

-Fammelo aggiungere alla lista delle cose di cui non me ne fotte un cazzo.- risposi dura. Cosa pretendeva? Lui fa lo stronzo con me e io dovrei cucinargli? Se lo scorda.

 

-Senti cosetta, sei a casa mia quindi, ora ti vesti e mi vai a preparare qualcosa.- aprii la bocca più che sorpresa.

 

Ma come si permetteva? Brutto stronzo, ipocrita del cazzo.

 

Mi ripresi e feci finta di pensarci. -Scordatelo.- borbottò qualcosa e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

 

Ma nessuno gli ha insegnato cosa vuol dire essere educati? Pensai scuotendo la testa.

 

Mi avvicinai alla cabina armadio e, dopo averla aperta, vi entrai cercando tra i vestiti per stare in casa. Presi dei pantaloncini neri e una canottiera grigia.

 

Uscii dalla camera andando in cucina per veder cosa c'era nel frigo.

 

Quando avevo detto di non avere fame stavo sparando una cazzata, io stavo morendo di fame.

 

Justin era steso sul divano a vedere una partita di basket, non si accorse neanche di me. Meglio. Era davvero bello, se non fosse per il suo carattere di merda.

 

Aprii il frigorifero e una mensola a caso. Notai che c'erano tutti gli ingredienti per fare le crepes. Mi ricordai quelle che mi faceva mia madre in Francia, era davvero buonissime. Ero arrivata qui da pochissimo, ma mi mancava un sacco casa mia e parlare in francese.

 

Mi bloccai con una mano in aria pronta per prendere la farina. Avevo parlato con un perfetto inglese, con Justin. Andai nel panico, non dovevano sapere. Non credo che sarebbe successo nulla, ma non volevo che sapessero. Eppure lui non mi aveva detto nulla. Scrollai le spalle, non importava. Misi la farina sul bancone e presi due uova e una scatola di latte.

 

Cercai tra le tante mensole una scodella e un mestolo. Improvvisamente sentii delle mani posarsi sui miei fianchi, e un respiro caldo sul collo. Sobbalzai. Era Justin, e chi se no?

Le sue braccia mi avvolsero completamente e le sue labbra si posarono sulla mia spalla. Mi accarezzò con esse, fino ad arrivare all'orecchio.

 

-Che stai facendo?- mi sussurrò. Mille brividi sulla schiena, il polso mi accelerò. Che mi stava succedendo?

 

-C-crepes.- fece un verso di approvazione e si staccò da me mettendosi al mio fianco.

 

Prese una delle uova e la ruppe, facendo cadere il contenuto all'interno della scodella. Mi ripresi dopo che lui mise la farina. Afferrai il mestolo prima di lui e cominciai a mescolare il contenuto.

 

Dopo circa dieci minuti eravamo seduti sul tavolo a mangiare, lui era tornato come prima. Sospirai.

 

Non lo capirò mai. Mai.

 

 

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SPAZIO AUTORE.

Ecco a voi il sesto. Scusate per il tremendo

ritardo, ma tra i compiti e altro non ce l'ho fatta!

Voglio anche un po' di recensioni eh!

Ora scappo, a presto.

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Capitolo 7
*** AVVISO. ***


 

 

Ciao a tutti.

Questo, come avrete già capito, non è un capitolo. Volevo

solo avvisarvi che questa fanfiction verrà sospesa per principalmente due

ragioni. La prima è che essendo in vacanza non posso più postare nulla,

infatti in questo momento sto usando il computer di un amico.

La seconda è per il numero bassissimo di recensioni, delle

visualizzazioni non posso lamentarmi, ma speravo solamente di

ottenere un numero più alto di recensioni. Se le cose cambieranno

potrei ricominciare a postare capitoli, ma solo verso la fine di luglio.

A presto, forse!                 

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