Wanna Fly? Well...try again

di Nike93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Mele e svenimenti ***
Capitolo 2: *** 2 - Collisione ***
Capitolo 3: *** 3 - Life in love ***



Capitolo 1
*** 1 - Mele e svenimenti ***


Ebbene sì, è successo: due mondi paralleli si sono scontrati brutalmente dando vita a questa (folle) threeshot… Le sottoscritte, alias Vitto_LF e Temperance_Booth hanno azzardato questa miscela

Ebbene sì, è successo: due mondi paralleli si sono scontrati brutalmente dando vita a questa (folle) threeshot… Le sottoscritte, alias Vitto_LF e Temperance_Booth hanno azzardato questa miscela. Perché? Ma perché Bill (secondo Vitto) è naturalmente predisposto a soffrire, secondo Tempe lo è Kelsi (di High School Musical). Dunque… ecco qui. Trama e tastiera by Tempe, correzioni by Vitto e dettagli by tutte e due. Speriamo sia di vostro gradimento e che ridiate almeno la metà di quanto abbiamo riso noi a scriverla (con tastiera spastica, bottiglia d’acqua ghiacciata e turbe psichiche annesse) ^_*

Baci

Tempe&Vitto

 

Ehm..scusate, sono Tempe… vorrei aggiungere una cosa per spiegare il titolo che non c’entra un ciuffolo con la storia. Inizialmente i due malcapitati dovevano tristemente perire in un incidente aereo. Poi abbiamo deciso di stare sul fluff ma non avevamo voglia di cambiare il titolo….e questo è tutto, scusate il disturbo!

 

 

Kelsi

Temperance

Vitto

Wanna Fly?

Well… try again

 

1 – Mele e svenimenti

 

Bene.

Prima di iniziare la narrazione dei fatti che seguono, mi sembra doveroso da parte mia spezzare una lancia in favore della cara Tempe che, suo malgrado, si trova a farmi “soffrire” ancora una volta.

Non è colpa mia, però, eh! ù.ù

Tempe, tesoro, ogni volta che ti verrà in mente di uccidere quello strano essere parzialmente antropomorfo chiamato Bill Ku…ehm…Kaulitz, sarò ben lieta di aiutarti, ma non chiedermi mai, mai più di fare ciò che ho fatto in questo racconto!

Detto ciò, io mi chiamo Kelsi Nielsen.

Sottolineo, Kelsi con la k e con la i finale.

Non Chealsea. Non Kelsie. Solo Kelsi.

Nome strano? Niente affatto.

Nome tedesco? Assolutamente sì.

Ed è proprio la mia tedeschezzitudine ad avermi infilato in un mare di guai in compagnia del signorino di cui sopra.

Tutto ha avuto inizio alla fine di “Liebemärchen”, storia al termine della quale partivo per Berlino dopo aver giurato amore eterno al mio ormai fisso partner Ryan Evans, al quale ho dato il mio primo bacio minimo una ventina di volte.

Sta di fatto che, passati due anni, il nostro eterno amore ha iniziato ad ossidarsi (non è vero, cucciolo! I will always love you!).

Sì, sì certo… ora che sai come sono andate le cose… dillo che sul momento non ci hai pensato due volte!

0_0

Facciamo finta di non aver sentito questo commento del tutto falso, volto a farmi sfigurare, e continuiamo…

Dicevo che la mia love story è terminata anche a causa di una lettera ricevuta da moi nella quale lui si scusava, dicendo di aver conosciuto un’attrice straordinaria (troia), di gran classe (battona), a lui molto affine (meretrice) e di essere con lei sulla strada che portava dritta dritta all’altare.

Ti sta simpatica, eh?

Non me ne parlare…

L’altra faccia dell’amoreeeeee….

È sentirsi naufragare…..

Tempe, per favore, ce la risparmiamo la colonna sonora?

Ecco, sì, giusto.

Uffa… -.-‘

Grazie, tesoro.

Stavo dicendo che, essendo io totalmente distrutta, quella sera stessa partii alla ricerca dell’unica cosa che riesca a risollevarmi il morale dopo batoste del genere.

…. E abbiamo capito. 9_9

No, sbagliato.

Non è una notte di sesso, razza di scrittrici pervertite.

E io che c’entro?

Tu c’entri sempre.

Comunque… è un pianoforte.

Trovai la mia salvezza nel salone pubblico di Berlino centro, dove andavo a provare circa ogni sera con il mio coro.

Appena varcata la soglia le mie orecchie furono invase da urla e lamenti provenienti dalla sala attigua a quella della musica classica, dove quella sera si sarebbe dovuto tenere il concerto di non so che cantante venuto molto probabilmente dalle rive dell’Acheronte, visto il look messo in bella mostra sui cartelloni.

Ignorando il trambusto, mi infilai dritta come un fuso nello stanzino del pianoforte e mi abbandonai sullo sgabello, chiudendo gli occhi.

Ferma, ferma, tutto ciò suona troppo romantico per il contesto che stiamo per affrontare.

Perché, credi che durerà molto?

Ehm… io starei soffrendo, se non vi dispiace… ç_ç

Oooohhhhh scusa…

Perdono…. Continua pure.

Grazie. Con calma e pazienza iniziai a premere sui tasti banchi e neri, dando vita ad una melodia malinconica come la mia anima in quel momento.

Poetessa… mi si stringe il cuore…T_T

Sé….

Vi sento! Comunque stavo beatamente creando, in pace con me stessa e col mondo (Ryan e Pretty Woman esclusi), quando la porta si aprì con uno schianto tipo fucilata lasciando entrare uno scheletrico demone urlante.

“COGLIONI! NON ME NE FREGA NIENTE, POSSONO ASPETTARMI PURE TUTTA LA NOTTE, IO IN QUESTO LOCALE DI MERDA NON CI ENTRO PIÚ!”

Fine, il giovane… O_o

Povero, ha subito un trauma…ha avuto un’infanzia difficile.

Interrotta bruscamente la mia nuova opera d’arte, mi voltai verso la persona (…) che aveva pronunciato codeste dolci parole e vidi, seminascosto da un corpo informe al quale trovo eccessivo attribuire il nome di capelli, un povero ometto in giacca e cravatta all’apparenza terrorizzato e un altro, più magro della pertica della palestra della East High, e completamente vestito di nero e argento che sbraitava ogni insulto conosciuto e non.

“Ma signor Kaulitz…”

“SIGNOR KAULITZ UN CORNO! I MIEI POVERI NERVI VI HANNO GIÁ SOPPORTATO ABBASTANZA! TROVATEVI UN ALTRO PAGLIACCIO A CUI PIACCIA FARSI PRENDERE PER IL CULO!”

Detto ciò, mr Crudelia De Mon chiuse la porta con la stessa delicatezza con cui l’aveva

 aperta e si voltò verso di me, permettendomi di notare lo strano colorito verdognolo che si andava pian piano impossessando del suo viso cereo.

Oh oh

Bill, non crollare… ce la puoi fare…ti prego, non adesso…

Che, conosci questo qui?

… =_=’

In un silenzio imbarazzato, mi alzai dallo sgabello per avvicinarmi e domandare alla creatura di abbassare il volume e di lasciarmi crogiolare nel mio dolore, quando  lui mosse quattro veloci passi verso di me, sventolandosi con una mano, mentre l’altra si aggrappava, rapace, alla mia spalla e sembrava che gli occhi si fossero dilatati oltre le orbite fino al punto di non ritorno.

Noncrollarenoncrollarenoncrollare!

Crollacrollacrolla! *_*

Ma quanto siete cretine voi due? É un momento profondamente drammatico!

“Mi…serve…acqua…” Squittì Crudelia Kaulitz. “E.. un.. medico…”

“Vado a telefon…”

“Acqua!!” Esalò, stringendo la mia spalla in una morsa fatale, mentre le sue ginocchia prendevano a tremare incontrollabilmente.

Beeeelllooo… *.*  potrebbe essere il remake di “Sahara”, mancano solo i cactus, gli avvoltoi e la sabbia.

“Mi sento male.” Voce acuta oltre il livello di sopportazione. “Mi sento molto male!”

“Ehm…io…” Non feci in tempo a concludere il mio brillante intervento, che il giovincello si accasciò inerme sul parquet davanti ai miei piedi assumendo la posa tipica dei tappeti d’orso imbalsamato.

“Oh, santi…”

Mpf… togliti di là, bella mia, che ci penso io a lui.

Sì, Kelsi, salvati, ora che puoi!

è_é

 

Cambio scena: censura dovuta all’alto contenuto patetico che potrebbe urtare i più deboli di cuore.

 

“Allora? La mia acqua?” Domandò in modo alquanto irritante un ormai totalmente ripreso Bill (già, la creatura aveva un nome) che, seduto sul mio divano, si sventolava con il mio ventaglio regalatomi dal mio fidanz…ehm…da un’altra persona.

“UN ATTIMO!” Gridai dalla cucina, già pentita di essermi portata a casa la bestiola.

Ah, alla fine l’hai fatto! Sgualdrina!

Kelsi, ma non potevi prenderti un cane? Capisco che una possa sentirsi sola, però…

-.-‘

Non solo lui, pure voi devo sopportare, ora?!

Senza di me non esisteresti, quindi a cuccia.

E comunque finché non me lo invii per pacco postale non ti lascio in pace.

Vado a comprare il francobollo.

Nel frattempo, però, dovendo soddisfare i bisogni del mio (s)gradito ospite, prelevai dal frigorifero una bottiglia d’acqua lievemente frizzante (non volevo di certo rovinargli le sacre papille gustative) e gliela piantai davanti.

I suoi occhi vagarono per qualche istante da me all’oggetto sconosciuto con espressione vuota, onde poi dilatarsi in una disgustata e consapevole sorpresa.

Bevi, bello, che poi mamma Vitto ti viene a prendere *_*

Ehm… sì…

“Beh? Non bevi?”

Alzando un sopracciglio con aria di supponenza, mi sputò addosso un “Stai scherzando??”

“Sono serissima.”

“Dov’è il bicchiere? Non vorrai attaccarmi qualcosa? E poi quest’acqua ha lo 0,00002 per cento di sodio! Come puoi pensare che la beva?!

O questa minestra o giù dalla finestra… posso permettermi di suggerire la seconda opzione?

A tal punto, le mie mani iniziarono a soffrire di un leggero prurito, misto al desiderio di svuotare la bottiglia incriminata sulla folta chioma leonina del nuovo arrivato.

Ignorando tali sensazioni, posi la prima domanda che mi passò per la mente.

Sei fuggito da un manicomio?

Sei single?

No.

“Come mai hai fatto quella sceneggiata al salone?”

“Ah! Sapessi!” Esclamò, portandosi una mano alla fronte con gesto melodrammatico. “Che storia! Tutto è iniziato quando avevo sei anni e per gioco iniziai a cantare, mentre…”

“Sì… non è che potresti partire da questa sera? No, perché io dopodomani lavoro e…”

“Va bene, va bene. Espressione sdegnata. “La settimana scorsa stavo per concludere la più bella delle mie canzoni, quando una luce tremenda sui toni del rosa si accese, trasformando il mio bellissimo viso in una maschera da Carnevale.

Non che ci voglia molto…

Silenzio! Ascoltalo…senti che voce… ç_ç

Oh, Signore…

“Tu ti sei licenziato per un errore con le luci?”

“Ovviamente! Ma dico, hai visto il mio vestito?”

Sì, l’abbiamo visto. Tutti.

Preferii lasciare la mia risposta all’immaginazione e annuii semplicemente.

“Ecco, con una luce rosa sarei stato ridicolo!”

Diamo la colpa alla luce rosa….

Ma vuoi starti zitta? Non vedi che è sconvolto! Povero angelo!

Qualcuno le faccia tacere, per pietà…

 ù.ù

X-P

“Ma che ti ha portato in un locale disastrato come quello?”

“Beh, una vita altrettanto disastrata, forse.

Notando la sua aria finalmente seria, decisi che forse avrei potuto intrattenerci una conversazione logica.

“Non hai un lavoro? Una famiglia?”

Si strinse nelle spalle.

“Ho un fratello che suona la chitarra in un gruppo di fama internazionale e guadagna più o meno quanto un politico e un canarino che mi aspetta a casa.

“E perché tuo fratello non ti aiuta?” Chiesi, afferrando una mela dal cesto della frutta e dandole un morso.

“Vedi, lui vorrebbe, ma io... FAI SPARIRE QUELLA COSA!!!” Strillò, il terrore negli occhi, scattando in piedi come una molla.

Il mio sguardo vagò per la stanza, onde poi posarsi sull’innocente frutto che tenevo in mano.

“Questa?”

“Mettila via…” Piagnucolò, rannicchiandosi nell’angolo più estremo del divano.

“Ehm…ok…” Mai fare domande ai pazzi.

Che dolce… come si fa a dirgli di no? Guarda, guarda che occhioni! <3

No, non li vedo…sono sepolti sotto l’eyeliner.

“Grazie.” Sospirò, sollevato, al mio ritorno dalla cucina. “Sai, quando tocco una mela mi riempio di bolle…riesci ad immaginarmi? Tale perfezione devastata da un misero pezzo di frutta…”

“Già… proprio non ce la faccio…”

Un secondo dopo, Simba scoppiò a ridere, lasciandomi totalmente basita.

“Oddio, scusami… ora penserai che sono un completo deficiente.

Nooooooo!!! Ma come ti viene in mente?!

 “No… io penso solo che tu sia… particolare, ecco. Ancora oggi sono fierissima di quelparticolare’.

“Convinta tu… Senti, credo di aver approfittato fin troppo di te.

Detta così è brutta, però, eh!

Bruttissima. Orribile. Schifosa. Perversa!!!!!

Abbiamo capito.

“Sì…ho capito il concetto…” Quelle furono le mie parole. Il pensiero era: ma che è, scemo? Prima mi insulta per l’acqua e poi è tutto carino e chiede pure scusa? Bah, uomini…

Oddio, uomo mi sembra una parola un po’forte, però….de gustibus!

 E certo, perché tu magari sei pure convinta di essere una donna.

D’oh.

STATE ZITTE!!!

“Allora ci vediamo, Chealsea.”

Eh no. Questa non me la doveva fare. Senza salutarlo gli chiusi la porta in faccia, onde poi riaprirla e tirargli dietro la sua borsetta di camoscio nero più femminile della mia.

“Grazie!” Sentii urlare da fuori.

Libera!!!!!!!!

Felice come una pasqua, mi appoggiai alla porta, esultando mentalmente.

L’estasi durò poco. Ma la mia casa era sempre stata così silenziosa?

Oh, Signur, bimba mia, fa menga inscì!

Eccola. Lo sapevo io. Poco ci mancava. Talìa, talìa ca già c’ave l’occhiddannamurata

Eh?

 

Nota della produzione:

- Tempe: Oh, Signore, bimba mia, non fare così!

- Vitto: Guarda, guarda che già ha gli occhi dell’innamorata…

 

Continua…

 

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Capitolo 2
*** 2 - Collisione ***


Note iniziali by Vitto: innanzitutto mi sento in dovere di ringraziare il mio datore di lavoro (Claudia XD, unica commentatrice, perlomeno nel momento in cui scrivo queste note) per esserci sempre, e precisare, sempre in onore suo, che io detesto High Sc

Note iniziali by Vitto: innanzitutto mi sento in dovere di ringraziare il mio datore di lavoro (Claudia XD, unica commentatrice, perlomeno nel momento in cui scrivo queste note) per esserci sempre, e precisare, sempre in onore suo, che io detesto High School Musical, facendo eccezione per i personaggi di Kelsi e Ryan (chissà per colpa di chi…). Detto ciò, beh… ah, sì! Secondo me vale la pena di leggere tutti e tre i capitoli solo per il terzo *_* me lo adora (e Tempe mi picchia per la scarsissima pubblicità che faccio alla nostra storia). O,, vi lascio alla lettura e spero di trovare, in una delle mie tante connessioni di contrabbando, qualche commento in più!

 

 

Kelsi

Temperance

Vitto

 

2 - Collisione

 

                    Ryan Evans                                                        e                                                         Vivian  Carey

 

sono lieti di annunciare le loro nozze

che si terranno nel giorno

27 ottobre 2007

nella cattedrale St. James di Albuquerque

 

Perché mi sa che questo non è stato piacevole da leggere?

Ma, fa un po’ tu…

Ricevetti il maledettissimo foglietto scritto in china su un orrido cartoncino color panna con due colombe in copertina due giorni dopo il mio primo incontro con Bill-Scopa-Di-Saggina Kaulitz.

Ecco, gira e rigira sempre là ce l’hai la testa.

Ma voi due proprio nessun rispetto per il dolore altrui avete?

Fai conto che la mia mano sia poggiata sulla tua spalla.

Perdereeeeeeeeeeee l’amooooooooooreeeeeeeeee!!!!!! ^o^

Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

Sta di fatto che, dopo aver accartocciato il suddetto biglietto, esserci saltata sopra ed averlo buttato senza un attimo di esitazione nel camino (muhuahuahuahua), saltai sulla mia Panda e mi diressi verso il mio amatissimo salone che, naturalmente, trovai chiuso.

Dato che di tornare a casa non avevo alcuna voglia e le cascate del Niagara sembravano essersi date appuntamento nei miei dotti lacrimali, invece di tentare di muovermi anche di un solo passo, mi lasciai sprofondare sul marciapiede, le ginocchia al petto e la testa tra le braccia incrociate e iniziai a singhiozzare, affibiando nel frattempo a Ryan e consorte ogni genere di gentile appellativo.

Non fare così tata, non ti meritava!

Ma se sei tu che li metti sempre insieme! Oh, teh, guarda un po’ chi c’è!

Una soave voce raggiunse le mie orecchie ma io nemmeno mi curai di alzare il capo.

“Vi prego!” TOC TOC TOCApritemi! Sono stato un idiota, un cretino, un emerito deficiente!”

Già. U_U

“Ho bisogno di questo lavoro! Vi supplico!”

Un secco “se ne vada” rispose a quegli appelli disperati da dietro le porte scure sulle quali il non meglio identificato individuo urlante seguiva a battere.

Dopo pochi ma intensi minuti di tragedia greca, il sopracitato abbandonò l’impresa e si avviò a grandi passi nella mia direzione, onde poi inciampare rovinosamente nei miei poveri piedi, che nulla avevano fatto di male tranne che trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ma allora sei cecata, gioia.

-.-‘ pollo

Alzai faticosamente gli occhi sul nuovo arrivato e al riconoscerlo il mio cuore già messo a dura prova, cessò per qualche interminabile istante di battere.

… e questo non mi piace.

Non in quel senso! Fu più una cosa del tipo arresto cardiaco, non so se mi spiego.

Perfettamente. u.u

“Oh, porca… cioè, no, scusami! Io non… Chealsea!”

“Non mi ch-ch-chiamo Chealsea!!” Gli urlai in faccia, singhiozzando disperata.

“Oddio…scusa… non pensavo che un nome sbagliato potesse fare un tale effetto!”

“Non è per il nome, cretino!”

Mentre le cascate del Niagara riprendevano a scorrere in piena libertà, intravidi Bill chinarsi con circospezione davanti a me, ben attento a non far sfiorare il pavimento né dalle sue ginocchia d’oro zecchino né dal fondoschiena di platino.

“Ehm…ok… adesso io…dovrei consolarti, giusto?”

Silenzio. No, non silenzio. Singhiozzi sull’isterico andante.

“Già…oddio che dovrei fare?... Forse… una carezzina sulla testa? Così?”

Nel momento in cui la mano sfiorò, o forse arrivò solo vicina a sfiorare i miei capelli, senza sapere né come né perché, un lamento straziante sfuggì dalle mie labbra, facendolo arretrare di colpo come se gli fosse scoppiato un candelotto di dinamite tra le mani.

“Ok, no…ehm…”

Singhiozzi a go go.

T_T “E io che faccio ora?” Sussurrò Bill, pensando di non essere sentito.

Ad un tratto, qualcosa di molto simile ad un lampo di genio gli attraversò gli occhi e, dopo aver squadrato con aria decisamente schifata il quadrato d’asfalto accanto a me, fece ciò di cui mai l’avrei creduto capace, colpendomi profondamente.

Il preziosissimo fondoschiena, infatti, andò a posarsi, per quanto riluttante, sull’immonda superficie e poco dopo un braccio semi-scheletrico circondò le mie spalle, costringendomi ad alzare la testa di scatto.

Ditemi quanto deve durare che vado a farmi un giro.

Il diabete avanza, lento ed inesorabile…

Cretine.

“Che…che stai facendo?” Domandai, tirando un po’ su col naso.

“É un ultimo penoso tentativo di consolarti, anche se sospetto che tra poco dovrai essere tu a farlo, vista la condizione dei miei jeans.

“Idiota.”

“Grazie! É uno dei più bei complimenti che abbia mai ricevuto!”

Nonostante la situazione infelice, la sua uscita di spirito pareva talmente convita e vera che le mie labbra non poterono fare a meno di piegarsi in un sorriso.

“Ehi! Allora sono bravo a consolare!” Esclamò lui, stringendomi un po’ di più.

“C’è di peggio…”

Sorriso. Un bel sorriso, dovetti ammetterlo.

Alleluia! Ce l’ha fatta!

Urge una visita dall’oculista.

Grrrr

Prprprpr

“Sai” Cominciò, alzandosi ed aiutandomi a fare lo stesso. “Non capita tutti i giorni di inciampare in un fiume in piena… ti va di dirmi che è successo?” Chiese con gli occhi sbrilluccicosi.

Mi strinsi nelle spalle: forse parlarne mi avrebbe fatto bene.

“Il mio ex storico mi ha invitata al suo matrimonio. Attimo di smarrimento nei suoi occhi. “Con un’altra” Mi parve doveroso chiarire.

“Oh. Non è bello.

Ma va? ù.ù

“No, non lo è.” Replicai, ridacchiando, anche se non so perché.

E che c’è da ridere?

T’ho detto che non lo so!

Presta attenzione!

Mi farete uscire di testa… @_@

“E come mai eri qui?”

“Volevo suonare. É l’unica cosa in grado di farmi sentire meglio.

“Non ci credo! Sei una musicista anche tu! E che suoni? Rock? Metal?”

“Ehm… classica, a dire il vero.”

“Ah… bello….” Convinto.

“Sì, però è chiuso…”

“Ah, ma io so perché! C’è un concerto di quello là…tipo…quello morto… Ludwig?”

Beethoven?” Azzardai.

“Sì, quello lì!”

Storsi il naso alla ben poco lusinghiera definizione di quello lì, ma passai oltre.

“Mi piacerebbe vederlo… amo Beethoven…”

“Sì, sì, non è male…” Sempre più convinto. E poi… tadan! Altra illuminazione. “Andiamoci!”

“Ma è già iniziato…”

Embè? Ci infiltriamo, no?”

Esatto, proprio perché non ti si nota…

Come si può non notare cotanta celestiale beltà?

T_T

Non feci in tempo a protestare che già mi trovavo seduta su una delle poltroncine di velluto rosso ad ascoltare la musica più bella mai composta.

 

Lettori: E come ci sono finiti in sala?

Redazione: In effetti ce lo stiamo chiedendo anche noi.

Anche io!

Io pure!

Non lo saprete mai!!! è_é

 

Pian piano le note del caro vecchio Ludwig iniziarono a rapirmi, facendomi dimenticare tutti i miei problemi, compresi quelli biondi con gli occhi azzurri. Ad un certo punto notai persino che la testa del mio accompagnatore si muoveva a ritmo. Particolare, questo, che mi sorprese piacevolmente.

Dopo un po’, però, afferrai la natura del movimento, quando questo iniziò ad essere accompagnato da molesti rumori sul genere fusa.

Osservando il soggetto umano seduto sulla poltroncina accanto a me, mi accorsi che andava pian piano abbassandosi sempre di più, scivolando pericolosamente verso il pavimento, finché la testa non arrivò a metà schienale.

Solo allora compresi l’agghiacciante realtà: si era addormentato!

Ora, io mi chiedo: com’è umanamente possibile addormentarsi ascoltando Beethoven?

É facile! Chiudi gli occhi e dormi!

Anche se nel tuo caso, visto chi hai accanto, non sarebbe normale. Quale sogno potrebbe superare quella realtà?

Dopo qualche minuto trascorso nella pietosa speranza di un risveglio miracoloso, mi guardai intorno e, con circospezione, mi chinai su di lui.

Bill!” Sussurrai. Nulla. “Biiiiill!”

Una vecchietta seduta dietro di me mi squadrò con aria per niente amichevole.

“Scusi.” Sillabai, tornando poi alla mia erculea impresa.

Bill!” Ripetei, scuotendolo leggermente per una spalla.

“Eh, cosa, che succede?” Esclamò lui, alzandosi di scatto e finendo per far cozzare con estrema leggiadria la sua testa con la mia.

Ahio!” Sbuffo della vecchietta e dolore del mio cranio. In un attimo un bellissimo cielo completo di stelle riempì il salone.

Ops…”

Ops un corno!” Sibilai, massaggiandomi la testa.

“E dai, ti ho chiesto scusa!”

Per rispondere (male) alle sue patetiche scuse senza urtare la tenera vecchietta della fila di dietro, fui costretta ad abbassarmi verso di lui.

Errore fatale.

Ne sei convinta? Puoi sempre ripensarci, eh.

Attenta… fossi in te gli starei alla larga…

Per non perdere l’equilibrio la mia mano si aggrappò alla sua spalla, come aveva fatto la sua pochi giorni prima. Ancora con la mano tra i capelli, Bill passò repentinamente lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra.

Che.Stai.Guardando?” Dissi tra i denti. Nessuna risposta.

Dopo un secondo passato a studiare qualcosa di incredibilmente interessante (che cosa sia ancora me lo chiedo) sul mio volto, si mordicchiò il labbro inferiore e i suoi oscuri propositi mi furono improvvisamente chiari.

*ç*

Marpione.

“Non ci provare. Se lo fai ti picchio.” Minacciai, senza, però, spostarmi di un millimetro.

“Io corro più veloce.” Dichiarò con un ghigno malefico stampato in viso, prima di portare a tradimento una mano sulla mia schiena, rischiando di farmi rovinosamente capottare sulla sua poltroncina.

Non successe.

Ciò che accadde fu che….

Che….

Che?!?!

*.* *.*

Che cosa, caspita?!?!?

…che ci sentimmo entrambi picchiettare sulle spalle, mentre la sua bocca compiva non meglio identificati movimenti sulla mia e io fissavo il vuoto con gli occhi più sgranati di un pesce rosso.

“Signori, siete pregati di uscire e continuare le vostre effusioni in un luogo più appropriato.

A casa, davanti al focolare?

Nel bordello sulla ventitreesima?

Volgare.

Scontata.

Hehe, ci dispiace…” Bisbigliai, mettendo su il miglior sorrisino imbarazzato del mio repertorio.

“A me no…ahia!” Esclamò Bill, quando partì una gomitata volante dritta dritta nel suo stomaco.

“Usciamo subito.” Dichiarai, afferrando la borsetta in una mano e il polso del mio molestatore nell’altra e correndo come un diretto verso la porta, senza poter evitare di sentire un “I giovani d’oggi” pronunciato amaramente dalla vecchietta di cui sopra.

E una volta fuori… imbarazzo.

“Ehm…”

“Sì.”

“Cioè, io…”

“Lo so.”

Ok, allora…”

“Ciao.”

COSA VUOL DIRE CIAO???????

Uuuuuhhhh! Guardala! Trasformazione in corso!

Non so cosa mi sia preso, giuro che non lo so. Sta di fatto che in una frazione di secondo mi ritrovai in punta di piedi (o forse ero su un gradino…) con una mano nella criniera  di SimBill e le labbra inspiegabilmente premute sulle sue.

Durò un secondo, perché poi mi resi conto di ciò che stavo facendo, anche grazie ad un “porca l’oca” biascicato dal suddetto.

Meh, ti sei sprecata!

Ehi, porca l’oca è mio!!!!!

Lui lo dice meglio.

-.-‘

 

Continua…

 

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Capitolo 3
*** 3 - Life in love ***


html xmlns:o="urn:schemas-microsoft-com:office:office" xmlns:w="urn:schemas-microsoft-com:office:word" xmlns="http://www.w3.org/TR/REC-html40"> Kelsi

Kelsi

Temperance

Vitto

 

3 – Life in love

 

Arrivati a questo punto mi sembra doveroso raccontare alcuni degli aneddoti più interessanti riguardanti la nostra…. nostra…

…storia.

Cosacosacosa???????

Evvai! Ha partorito!

*.* da chi ha preso i capelli? Dalla mamma, vero?

Non in quel senso, cretina.

Ehm…torniamo a me? Grazie….

Stavamo insieme da circa un mese, quando….

…quando mi resi conto del madornale errore da me commesso.

Che?

Un infiltrato!

Chi sei? Confessa!

Sono Bill… *.*

No! Anche tu qui! T_T

Per favore, vi supplico, per una volta fate raccontare tutto a me…

Va beeeneee. *piedini che strisciano a terra*

Avevo deciso, non so sotto quale influsso astrale, di rendere Bill partecipe della mia vita a tutti gli effetti e cioè…. dong… di presentargli i miei amici di Albuquerque.

O meglio, cercare di presentare lui ai miei amici.

Fu una bella serata, malgrado fossero presenti anche i neo coniugi Evans. Ebbene sì, c’erano anche loro. Insomma, dopotutto lui mi aveva invitata al suo matrimonio (da me abilmente rifiutato), non potevo che ricambiare il favore.

La parte tragica fu il rientro.

In macchina (la mia macchina guidata da moi) il dolce fanciullo ebbe un’incredibile alzata d’ingegno.

“Senti.” E già cominciai a preoccuparmi. Non sempre era piacevole sentirlo.

Ehi!

Taci.

“Ti ascolto.” Capitolai.

“Ma il tipo biondo, quello con il cappello e la moglie gnoc… bionda anche lei. Si corresse al mio sguardo glaciale. “Sì, insomma, quello lì. Perché ha fatto tutta la cena a guardarmi male? Voglio dire, l’ha capito che noi…” Sbatté gli indici l’uno contro l’altro in un gesto eloquente. “Non è che mi ha preso per la tua migliore amica o qualcosa del genere?”

“Mah” Cominciai diplomaticamente. “Hai presente quella volta, davanti al salone pubblico, quando…beh, sì, quando.

Sguardo vuoto.

“Quando?”

Al che partì una frenata con tanto di gneeek finale.

Scendi.Da.Questa.Macchina.” Ringhiai, indicando minacciosamente la portiera.

…e io rimango dell’idea che la tua reazione sia stata esagerata.

Hai il mio appoggio incondizionato.

Polli. -.-‘

Cercando di racimolare tutta la pazienza in mio possesso, iniziai a sviluppare il concetto espresso da quel quando.

“Lacrime, matrimonio, altra…Beethoven… ti dice niente?”

 Illuminazione: “Ah, sì! Quando mi hanno licenziato!”

Credo che a quel punto la mia faccia fosse più o meno così: +_+

“Stasera tu dormi sul divano. Anzi no, il divano è troppo comodo. Dormi sul pianoforte!”

“Ma…ma….ma….nuuuuu…” ç_ç

“Oh sì.”

E così fu. Non sul pianoforte, ovviamente, ma nemmeno sul divano. Una comoda via di mezzo costituita dal pavimento.

Sì, però non glielo dici che su quel pavimento non ero da solo.

C’era il gatto.

Sì, in effetti hai miagolato, ogni tanto.

UAAAARGHHHH!!!

chifo…..

Eh, che ci volete fare, la carne è debole…

Avete finito? Grazie mille.

In mia difesa posso dire che si deve pur fare pace in qualche modo, no?

Hai un modo tutto tuo per fare pace, eh….ah, ora che ci penso…è un po’ che non litighiamo…

@­_@

Con te ce la vediamo dopo….

Poi ci fu quella volta che ebbi il grande onore di ospitare nella mia dimora…

Nostra. E non raccontarla questa…

Mia. E certo che la racconto. Dicevo che, in una bella sera di inizio giugno venne a trovarci tale signor Tom Kaulitz.

No! Pure lui no! Non te ne basta uno? Casa mia è così vuota…

Dato che per mantenere la cura del corpo del mio adorabile….Bill serve poter sostenere una spesa non indifferente, eravamo da settimane alla disperata ricerca di un lavoro e il suddetto fratellino comunicò di averne uno a disposizione.

Prima dell’arrivo di Tom, il mio leoncino pareva stranamente inquieto. Ora, preparare qualcosa di commestibile con un folletto alto un metro e ottantatré che ti saltella intorno non è facile, quindi lo presi per mano, lo portai sul divano e accesi la tv sul suo programma preferito (stendiamo un velo pietoso… non me la sento di dirvi quale fosse).

Stavo per tornare in cucina, quando un lagnoso “Kelsiiiiii” raggiunse le mie orecchie e automaticamente i miei occhi si volsero al soffitto.

“Amore!” Cinguettai, esibendo il mio miglior sorriso ghgh. “Dimmi tutto.

“É che lui… lui parla tanto… però non è il caso che ascolti tutto tutto quello che dice…”

“Ehm…ok?” Perplessa.

“Sì, e poi.. sai, noi siamo proprio uguali uguali…e… ma io ti piaccio, vero?”

Ssssì?” Sempre più perplessa.

“Ecco, e allora magari, non so… ti potrebbe piacere pure lui…”

Seguì un silenzio carico di significati.

“Vado a preparare la tavola.” Dichiarai.

Fin da piccolo mi sono sempre sentito preso poco sul serio.

Oh, pover’anima… -.-‘

Tutto andò avanti a regola d’arte fino al dessert. Tom ci provò spudoratamente con me, ma riuscì solo a farmi ridere e Bill dopo un po’ riuscì persino a smettere di picchiettare nervosamente le dita sul tavolo.

“Io avrei un lavoro da offrirti.” Se ne uscì ad un certo punto Tom, portandosi un bicchiere di rhum e cola alle labbra.

“Davvero? Accetto!” Saltò su Bill con gli occhi a cuoricino.

“Non a te, idiota.” Amore fraterno…. “A lei.

“A…me?” Domandai, guardandomi alle spalle per vedere se per caso non ci fosse qualche altra lei in giro.

“Certo! Ci serve un tastierista.”

“Lui sa che suono il pianoforte?” Sussurrai, rivolta a Bill.

“Ovvio. Lui sa.”

“Sa che cosa?”

“Tutto.”

“Ma tutto tutto?”

“Tutto tutto.” Confermò Bill, inspiegabilmente garrulo.

“Divano.” Fu la mia semplice e sibilata risposta. Mi voltai poi verso Tom. “Mi dispiace, ma non fa per me.. non posso accettare. E poi mi hanno appena offerto un lavoro come cassiera al supermercato qui accanto…” Senza qualcuno che rimiri le mie…ehm… curve tutto il giorno. Questo, però, non lo dissi.

 

Cambio scena: questa volta niente divano e niente pianoforte… ma anche niente pavimento.

 

Stavo comodamente semisdraiata a letto con tra le mani “L’interpretazione dei sogni” di Freud (avete mai letto un libro più bello? *.*) quando notai che gli occhi di Bill continuavano a saettare verso di me mentre lui stava stranamente zitto.

Ora basta però, eh!

Dico solo la verità. Dopo mezz’ora di tale spettacolo, decisi che forse era il caso di sbloccare la situazione.

“Devi dirmi qualcosa?”

“Io?”

“No, il comodino.”

“No, lui non credo… però io volevo chiederti… ma non è che.. sì, cioè, sei sicura che non l’hai fatto per me?”Attimo di perplessità.

“Cosa?”

“Rifiutare il lavoro.”

“Oh, quello…. Per te? No.” Risposi con noncuranza, tornando al mio libro.

Silenzio.

“Ah… no, perché… va bene, mi era sembrato…notte.” Mi lanciò un ultimo sguardo prima di infilarsi sotto le lenzuola e girarsi dall’altra parte.

Certo…se ci pensi bene avresti molto di meglio da vedere che la sua schiena…

Avete presente quando non volete sentirvi in colpa però proprio non riuscite a farne a meno? Dopo aver riletto circa venticinque volte la stessa riga, mi resi conto che era una di quelle volte. Posai con stizza il libro e gli occhiali  e mi appoggiai alla sua spalla.

Scuusaami….” Cantilenai, giocherellando con una ciocca di capelli neri. Mi rispose un grugnito sommesso. Il poverino nemmeno faceva finta di dormire. Giaceva semplicemente con le braccia conserte e gli occhi fissi sul muro di fronte a lui.

“Dai, non fare così…”

Kekkarini! <3

Grazie! *.*

Mpf

“Forse un po’ per te l’ho fatto…” Gli concessi, con in allegato un bacino sulla guancia.

“Solo un po’?” Piagnucolò lui. Che bambino…

“Ok, un po’ tanto, va bene?”

“Sì!” Esclamò, tutto contento, voltandosi di scatto e facendomi ricadere sul materasso con un urletto sorpreso.

Hihi, sono irresistibile.

 

Scena tagliata vista la possibile presenza di un pubblico minorenne.

 

E siamo all’ultimo aneddoto perché, dopo questo, dubito che ce ne saranno altri.

É successo proprio l’altra settimana. Ero al lavoro (sì! Ho trovato un lavoro!) e stavo per accingermi ad addentare il mio adorato panino, quando il mio cellulare prese ad agitarsi sulla scrivania. Messaggio.

Ciao pasticcina!” Occhi al cielo.  Stase cena da Gian Luc” Ignorai deliberatamente l’ignoranza del lessico francese. Ho 1a sorpresa x te. Kuss

Dopo essere riuscita a stabilire che stasera corrispondeva alle 20.30, ripresi a lavorare del tutto ignara di ciò che mi aspettava.

Jean Luc è un ristorante molto carino nel quale Bill aveva giurato che non sarebbe entrato nemmeno sotto tortura, ma sul momento non pensai a questo dettaglio che avrebbe dovuto inquietarmi. Arrivai alle otto e mezza spaccate e me lo ritrovai al collo con il suo peggior vestito a righe nere e argentate.

“Auguri tesoro!”

Nella mia mente si produsse il vuoto cosmico.

“Auguri?”

“É il nostro anniversario!”

Lampo di comprensione. Era il caso di dirgli che aveva sbagliato di un mese? Decisi di no.

“Grazie cucciolo. Entriamo?”

Entrammo.

Il cibo era delizioso, il vino ancora meglio. Tuttavia Bill riuscì a farmi andare di traverso tutto quanto con la sua solita classe.

Prima del dessert all’aitante giovane venne l’infelice idea di inginocchiarsi sul pavimento, attirando l’attenzione anche di coloro che ancora non l’avevano notato.

Ce n’erano?

Acida…

“Che cosa stai facendo?” Domandai, già invasa dal panico.

“Kelsi, amore…”

Improvvisamente apparve sopra alla mia testa una nuvoletta dal seguente contenuto: “Nonononononono”. E invece fu sì, diretto e spietato.

“Sono ormai passati due anni da quel giorno, fuori dal salone musicale…” Cominciò a declamare, mentre io sprofondavo e qualcuno iniziava ad estrarre la macchina fotografica.

Visto che me lo sono ricordato del salone, eh, eh, eh??? =D

Bill, di’ quello che devi dire, per favore….

“Certo, un secondo solo.” Mi intimò con un dito alzato, mentre l’altra mano frugava in tutte le tasche dell’orrido abito alla ricerca di qualcosa di ignoto.

“Trovato” Esclamò, estraendo con aria trionfante uno scatolino di velluto blu dalla tasca posteriore dei pantaloni.

Ossignore….”

“Dicevo… mi sembra il momento adatto per chiederti una cosa importante.

Lamento agonizzante. Qualche flash.

Dio, non voglio… sono giovane per sposarmi… non è il momento, sto bene così… e poi dai, Kelsi Kaulitz? KK? É così bello essere fidanzati in casa…

Apertura della scatolina con relativo momento di confusione dovuto all’apparizione di un bellissimo anello con diamantino. Pensieri incoerenti. E poi la frase. No, La Frase.

“Vuoi…” Apnea. “…dare una svolta decisiva al nostro rapporto?”

 

I presenti: *.*

*.* *.* =_=’

 

“E…cioè?” Terrore.

“Cioè…vuoi fidanzarti con me?”

Attimo di gelo seguito da un improvviso riscaldarsi delle mie orecchie e uno sguardo conscio sul viso di lui.

“Dimmi, tesoro” Attaccai con un sorriso tirato. “secondo te in questi due anni…” E qui la pazienza cedette il posto ad un’incazzatura vera e propria “…COSA ACCIDENTI SIAMO STATI?!?!

Guardandosi intorno, il mio cavaliere senza macchia e senza cervello si rese finalmente conto che gli occhi di tutti, trasformati in stelline luccicanti, erano puntati addosso a noi.

“L’ho…l’ho messa male?”

Senza rispondere, mi alzai, resistendo alla tentazione di svuotargli il Cabernet sulla testa e uscii a passo di carica, seguita da un applauso da stadio.

…e quella notte non dormì né sul letto né sul divano né sul pavimento e nemmeno sul pianoforte. A dire il vero, nemmeno voglio saperlo dove dormì.

Tesoro…

Tesoro un paio di palle! Ha fatto solo bene!

Ok! Via libera! Arrrriiiiivoooooo!!!

 

É passata una settimana. Niente lacrime, niente pianti… niente di niente a parte una persistente incazzatura.

Il telefono squilla.

“Kelsi, sono Bi…” Click.

Secondo squillo.

“Volevo dirti…” Ri-click.

Terzo squillo. Stavolta sono preparata.

“Vuoi lasciarmi in pace, pezzo di cretino che non sei altro?! Te l’ho detto, non ti sopporto più! Basta! Lasciami stare!”

“Ehm… sono Ryan.

“Ciao.” Gelida. “Che vuoi?”

“No, è che ieri notte mi ha telefonato…uno…in lacrime, chiamandomi Sheila e pregandomi di aiutarlo a riconquistarti. Ora, io Sheila non sono, però, se ti serve una mano…”

“Ma se è nato tutto per colpa tua!”

“Ok, ho capito, sono uno stronzo, lo so…però dai, parlarne…”

“Non lo so…”

“Lo ami?”

Touchè….” La conversazione continua su questi toni e, al momento di riattaccare, avrei quasi voglia di piantare tutto e correre da Bill…poteri degli Evans…

Non ho bisogno di correre, però, perché suona il campanello e mi appare davanti lui con una gran faccia da cane bastonato e, cosa preoccupante, i capelli flosci.

“Sono tornato a prendere le mie cose.” Mormora con voce funerea.

“Cretino.” Rispondo…e lui è troppo occupato a trascinarsi sul pavimento per vedere che sto sorridendo.

“Sai, ho voluto aspettare, perché, magari…”

“Non è l’unica cosa per cui hai voluto aspettare…”

“Già…è che io volevo dirtelo prima…era da un anno che ci pensavo… poi, non so…forse una proposta di matrimonio sarebbe stata più azzeccata ma ho avuto paura e…ehi, ma stai ridendo?” Chiede, alzando finalmente lo sguardo.

“In effetti, avevo il terrore che mi stessi per chiedere quello. Dato che non l’hai fatto, forse posso perdonarti…”

*.*

-.-‘ -.-‘

Con l’espressione più felice della terra, Bill mi si avvicina e si china verso di me, proprio mentre io mi alzo in punta di piedi. Solo che, forse, calcoliamo male le misure, perché… KABOOM! Altra testata in stile primo incontro… questo, a modo nostro, è meglio di qualsiasi bacio.

Ç_Ç

Dai, non piangere… c’è sempre il gemello….

DOV’É??????? *ç*

E lasciateci in pace almeno adessoPorca l’oca!!!

 

FINE

 

Ed eccoci arrivate alla fine! Ringrazio le ragazze che hanno commentato e anche quelle che commenteranno questo terzo capitolo (il mio preferito)  e vi ringrazia anche Vitto. Un bacione a tutte, alla prossima!!!

Temperance

 

 

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