La manifestazione Koyushu

di Karyon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La manifestazione Koyushu ***
Capitolo 2: *** Il Tempio Hisae ***
Capitolo 3: *** Inizia il torneo! ***
Capitolo 4: *** Il gioco dell'Angelo. ***
Capitolo 5: *** Il 'Naryonan' ***
Capitolo 6: *** Akira vs. Akira ***
Capitolo 7: *** Al campo sul mare... ***
Capitolo 8: *** 'L'armata delle riserve' ***
Capitolo 9: *** La Kitsune solitaria ***
Capitolo 10: *** Il gioco sporco ***
Capitolo 11: *** La festa del Tempio ***
Capitolo 12: *** In finale: Kanagawa Vs. Ichihara ***
Capitolo 13: *** Sogni ***



Capitolo 1
*** La manifestazione Koyushu ***


                                                                                          I.            La manifestazione Koyushu.
                                                                                       II.            Il tempio Hisae.
                                                                                    III.            Inizia il torneo!
                                                                                    IV.            Il gioco dell’Angelo.
                                                                                       V.            Il “Naryonan”.
                                                                                    VI.            Akira Vs. Akira.
                                                                                 VII.            Al campo sul mare…
                                                                              VIII.            “L’armata delle riserve”.
                                                                                    IX.            La Kitsune solitaria.
                                                                                       X.            Il gioco sporco.
                                                                                    XI.            La festa del Tempio.
                                                                                 XII.            In finale: Ichihara Vs. Kanagawa.
                                                                              XIII.            Sogni.
 
 
 Mai abbandonare la speranza... si perde quando si rinuncia.
Quando non si crede più nei propri sogni.
Anzai
 
 
 
I
 
La manifestazione Koyushu
 
«Ma porca paletta, possibile che siano tutti in ritardo?» Ayako guardò per l’ennesima volta l’orologio da polso e sbuffò. «banda di dementi, e pensare che erano tutti gasati!»
«Non c’entra niente l’interesse, quelli il ritardo ce l’hanno nel sangue» Takenori Akagi, s’ avvicinò al pulmino variopinto, emettendo un fischio sommesso: la parte anteriore era una mescolanza di rosso e nero, con una “S” ricamata nel centro; le due fiancate erano in tinte differenti, quella di sinistra verde, quella di destra cobalto, mentre la parte posteriore era a righe richiamanti i colori del Kainan. Ogni sezione indicava l’iniziale delle tre squadre: Shoyo, Kainan e Ryonan.
«Capitano, alla buon’ora!» Sbottò la ragazza, poi batté un palmo sul fianco del veicolo «Bello, vero? Magari giusto un po’ kitch…»
Akagi annuì, poi domandò chi avesse fatto tutto quello.
«Mito e gli altri si son dati da fare…» spiegò Ayako. «Oh, e anche Oda e Haruko».
L’altro sospirò, come a chiedersi se fosse stata una buona idea lasciare il loro unico mezzo di trasporto in mano a quei mentecatti, poi si guardò intorno «Ma siamo soli?»
Una delle finestre del pullman si aprì e una testa riccia fece un cenno di saluto «Aloha, Capitano!»
Akagi lo fissò per un istante, poi notò un’altra testa scura al suo fianco che si sbracciava a fare gestacci. Ovviamente non poteva trattarsi che di quell’anima candida del Teppista.
«E voi che diavolo ci fate qui? Non fate parte della squadra!» Sbottò, già con un diavolo per capello. 
«Sì, sì. Però veniamo a fare il tifo, no?» Replicò Miyagi, incrociando le braccia dietro la testa. 
«Potevate almeno trovarvi un altro modo per venirci». 
Mitsui ghignò e si sporse «Occupiamo troppo spazio alle star, forse?» 
Akagi sospirò, sarebbe stata una lunga trasferta. 
«Ehi!» Una voce chiamò da un lato del pullman e Ayako si sporse per vedere di chi si trattasse «Ah, buongiorno Fujima, Hanagata, finalmente…»
Kenji Fujima dello Shoyo alzò una mano in cenno di saluto e sorrise «Siamo un po’ in ritardo, per via del traffico. Il quartiere di Hitsune è movimentato anche a quest’ora». 
«Hitsune? E’ nella zona alta del paese… una bella faticaccia!» Esclamò la manager, mentre a quei due veniva un colpo alla vista del loro sobrio abitacolo.
«Però… bel… lavoro?» Cominciò titubante Hanagata.
Ayako ghignò «Di certo ci vedranno arrivare!»
Akagi salutò i due giocatori dello Shoyo e sbuffò di nuovo, controllando l’orologio «Non c’è nessun altro nel Pullman?»
«Beh, Kogure ha già detto che non verrà, Jin ha chiamato per avvertire che nella zona di Kisuto hanno problemi di lavori in corso e farà tardi…»
«Jin del Kainan?» Chiese Fujiima e Ayako annuì «Già. Ho dato il numero a Maki nel caso di problemi».
«L’abbiamo intravisto» affermò Hanagata. «Probabilmente sarà qui a minuti».
Infatti, qualche istante dopo, Maki li salutò cordialmente, scusandosi per il ritardo e perdendo probabilmente la vista guardando il loro pullman.
«Maki, parlavamo proprio di te…» esordì Akagi, stringendogli la mano.
Hanagata salutò a sua volta, mentre Fujima si limitò a un freddo cenno del capo.
«Buondì!» Akagi guardò alle spalle del capitano del Kainan, come se un fulmine lo avesse appena colpito praticamente sulla testa «E tu da dove diavolo sbuchi?» Sbottò, osservando un saltellante Nobunaga Kiyota che sorseggiava qualcosa.
Il ragazzo si tocco la visiera del cappello in segno di saluto «Buongiorno anche a te, Gorilla!» Ironizzò, indignato.
Akagi inarcò un sopracciglio guardando Maki che, per tutta risposta, scrollò le spalle a mo’ di scusa «Mi spiace avervelo messo tra i piedi, ma praticamente non sopravvive se non mi rompe l’anima». 
«Giusto, Cap!» Esclamò allegro Nobunaga, poi Miyagi lo chiamò dall’interno  «Ehi, Scimmia vieni dentro tra quelli non invitati alla festa!»
Kiyota sorrise prima di sbottare «Fatemi posto!»
E tra i sospiri generali, andò ad aggiungersi agli squilibrati che manco dovevano essere lì.
 
Decisamente non poteva svegliarsi a quell’ora. Non era geneticamente predisposto per quegli orari infernali.
Kaede Rukawa sbadigliò per la ventesima volta, mentre chiudeva il cancello di casa e afferrava il borsone, pronto a immolarsi al sacrificio.
Giusto a metà strada si ricordò del cellulare spento «Bah, aspetteranno» borbottò, senza veramente sbattersi troppo.
Sbadigliando come un leone, attraversò molto lentamente il parco, per poi sbuffare internamente quando una
voce mite e vagamente ironica lo richiamò alla sua sinistra.
«Buongiorno, Kaede» Akira Sendo lo salutò allegramente, slogandosi il polso col solito sorrisone da drogato,b mentre lui si limitò a fissarlo per qualche istante, incamminandosi senza una parola.
«Non sei mattiniero, eh?» Provò Sendo, tanto per istaurare una conversazione un minimo civile.
Rukawa gli lanciò un’occhiataccia, per poi ribattere con un secco «No».
«Fosse solo il sonno…» mormorò l’altro ragazzo, alludendo al carattere scontroso del giocatore dello Shohoku. 
Intanto comunque avevano raggiunto lo spiazzato con il resto della ciurma – e un pullman verniciato da qualcuno con evidenti problemi di daltonismo –, dove un Akagi sembrava pronto a svitare la testa a entrambi.
«Salve, scusate il ritardo…»
Souichirou Jin, arrivato di filato sullo spiazzato dalla direzione opposta, si riprodusse in un profondo inchino e scuse che… nessuno ascoltava.
«Giorno Jin, non parla di te, non preoccuparti» salutò tranquillamente Maki, alla faccia sconvolta dell’altro che adocchiava una scazzata Ayako, urlante al vento.
«Ma è mai possibile che sia sempre in ritardo? Porca trota, deve sempre farsi riconoscere!» Grugnì, mentre Akagi cominciava il suo rituale countdown partendo da diecimila.
«Ehm… di chi parlano?» Provò a chiedere Jin e Fujima, accanto a Maki, sorrise «Credo di Rukawa… però, ora che ci penso, manca anche Sendo all’appello».
«Oh beh, per quel che mi ha detto Fukuda, Sendo è sempre in ritardo» rise Jin, ma Fujima indicò un lato della strada, con uno strano sorriso «Eccoli… povero Rukawa…»
«Rukawa e Sendo, insieme?» Si stupì Maki, mentre quei due – incredibilmente uno affianco all’altro – li raggiungevano. Il giocatore del Ryonan salutò placidamente tutta la troupe, mentre ovviamente Rukawa veniva sottoposto a giudizio divino.
«Oh, finalmente!» Cominciò Akagi, ma Ayako lo anticipò, fulminando la Volpe sul posto «Sei in ritardo di mezz’ora! E dobbiamo anche fare molti chilometri, è mai possibile che dobbiamo sempre aspettare i vostri comodi?» Acontinuò a blaterare ancora pr un po’, ma tanto Rukawa aveva scollegato il cervello già molto prima.
Sendo, intanto, li guardava incuriosito, ma Ayako pensò bene di dedicarsi amorevolmente anche a lui «Guarda che parlo anche con te, Sendo! Il Signor Anzai mi ha scelto come manager, quindi non ho nessuna intenzione di fare brutte figure per colpa vostra!»
Sendo sorrise «Cercherò di essere più puntuale…»
«Ah, quando fa così, è arrapante» fece Miyagi dal finestrino, mentre Mitsui se la rideva come un matto all’espressione di quelli dello Shoyo.
«Come cavolo si fa a urlare con te?» Sospirò Ayako, arrendendosi.
Fujima rise «E’ proprio questo che trae in inganno!» Esclamò, mentre Maki e Hanagata annuivano.
Sendo scese dalle nuvole «Inganno?»
«Lascia perdere…» mugugnò Ayako tra i denti. «Su, saliamo e partiamo!»
C’era da aspettarselo che nulla sarebbe stato semplice per gli intrepidi eroi e, infatti, Akagi tremò quando senti un urlo da babbuino ferito facilmente riconoscibile.
«Aspettate!»
«Oh Dio, risparmiaci…» provò a pregare, ma tanto lo sapeva che il suo angelo custode lo aveva abbandonato per ferie anticipate; Hanamichi Sakuragi, alias il suo incubo peggiore, gli franò praticamente addosso.
«Demente, che vuoi?» Rimbrottò con consueta gentilezza.
«Gorilla, guarda che qui non si va da nessuna parte senza di me!» Gli fece notare Hanamichi, con granitica sicurezza. Come da copione, Akagi tornò a guardare il cielo, con un sospiro «Di certo vivremmo meglio» gli assicurò, ma doveva considerare il piccolo dettagli ininfluente di avere altri macachi idioti su quel trabiccolo da circo.
Infatti, qualcuno pensò bene di salutarlo, mandando all’aria le ultime possibilità di partire in sordina.
«Ehi, Hana! Anche tu qui?» Salutò Miyagi e amen. Fine dei giochi.
Hanamichi si produsse nella sua espressione più disgustata «Tu!» Urlò, per poi girarsi come una furia verso le povere vittime della situazione ancora a terra. «Ayako, mi avevi detto che potevano venire solo i partecipanti!» 
«Infatti, loro si sono autoinvitati» replicò scazzata lei, pronta a tranciargli la testa.
«Ahh! Sfigato, ci mancavi solo tu» esclamò Kiyota, seduto dietro Ryota e Mitsui, e causando l’incidente diplomatico.
Tutto il mondo in contemporanea sbuffò e quell’altro cominciò a dare di matto, come suo solito.
«Nobuscimmia! Eh, no! Se c’è lui può salire proprio chiunque 
«Sakuragi. Vieni con noi?» Chiese molto candidamente Sendo e il suo tono sembrò convincere tutti dell’inevitabilità della situazione. Akagi sospirò, poi pensò bene di muoversi o sarebbero arrivati a Chiba l’anno dopo. Prese quel rompipalle matricolato per la maglia e avvertì con un grugnito «D’accordo vieni… E ricordatevi che noi andiamo per giocare. Quindi vedete di starvene buoni voi altri…»
«Ma anche Mr. Quattrocchi e la Riserva non dovrebbero giocare!» Lo interruppe il rosso, indicando Hanagata e Fujima, mentre gli altri borbottavano inviperiti contro Akagi e le sue allusioni idiote.
«Loro non sono cretini come te» replicò Ayako. «Ora siediti!»
L’inizio del viaggio fu quasi tranquillo, ma probabilmente era dovuto al fatto che morfeo era ancora lì a incollargli le palpebre.
«Bene…» fece la manager dopo qualche minuto di viaggio. «La commissione sportiva mi ha inviato delle cose da dirvi…»
«Qualcosa sulla Manifestazione?» Domandò Maki, seduto accanto ad Akagi, e Ayako comincio direttamente a leggere:
«“Buongiorno a tutti, ragazzi. Quest’anno, ancora una volta, ha luogo la Manifestazione Koyushu che – come ormai ben sapete – si tiene ogni cinque anni tra le due prefetture di Chiba e Kanagawa. Un secolo fa appartenevano alla stessa circoscrizione e oggi, come allora, si festeggia la ripartizione avvenuta grazie al presidente Anzo Koyushu cui è dedicata la stessa cerimonia sportiva. Vi auguro che le partite che disputerete siano una buona occasione di comunione, di fratellanza e soprattutto di rispetto sportivo e dedizione. Giocate, ma principalmente divertitevi.” Ah, aspettate c’è anche una lista…» Ayako afferrò il foglio e diede una veloce scorsa «Si tratta dei convocati tra i best five of Kanagawa» spiegò e la voce di un rompipalle a caso esordì «Io ancora devo capire perché non sono stato convocato…»
Kiyota ghignò, girandosi verso quel decerebrato al suo fianco «Ma sei pazzo?! E quale squadra avrebbe il coraggio di prenderti? Tranne la tua, ovviamente… ma si sa che è sfigato, lo Shohoku». 
Inutile dire che si parlava del megalomane patentato della scimmia rossa.
«Ti conviene stare attento, visto che sei circondato da questi sfigati…» sbottòMitsui, girandosi.
«Ma se manco voi siete convocati!» Fece notare l’altro, con aria di sufficienza e tanto buon senso, dimenticando forse il microscopico dettaglio che anche lui faceva parte della stessa barca.
Sendo, seduto sul lato sinistro, rise «Veramente credo che la metà degli occupanti di questo pullman non sia stata invitata…»
I quattro dell’Apocalisse gelarono, per poi ammazzarsi su chi doveva tiragli il collo.
«Idioti…» sussurrò Rukawa, seduto da solo alle spalle del “puntaspilli” del Ryonan. 
«Sempre loquace, eh?» lo apostrofò Sendo, ma quello finse di non sentire.
Per coronare il tutto, il Teppista aggiunse la ciliegina sulla torta, guardando Akagi con un ghigno sardonico «Ma di che razza di spirito sportivo parla? Se la metà del nostro pullman vorrebbe uccidersi a suon di mazzate!» Grugnì, ma Akagi lo fissò con lo sguardo di chi è propenso ad avviare una nuova carriera da serial killer «Guarda caso, quelli che rompono, sono anche i più inutili…» sibilò, iniziando una piccola rivolta nella terra di nessuno in fondo al trabiccolo.
«Gorilla! Senza di noi, neanche tu e la Diva sareste stati convocati!» Esclamò infatti scazzato, mentre Hanamichi e Miyagi annuivano tanto per dare manforte.
«Faccio ancora in tempo a buttarvi dal pullman in corsa, che credete…» minacciò il capo branco con voce flautata, ma Ayako pensò bene di salvare capra e cavoli con un bell’argomento che non c’entrava una mazza – o meglio, c’entrava più dei loro vaneggiamenti da divi falliti.
«Ragazzi, grazie a Hikoichi Aida ho stilato una lista delle squadre che affronteremo…» provò a dire e tutti, magicamente, voltarono le testoline vuote verso di lei.
«Hikoichi?» Si stupì Sendo e Ayako annuì, sorridendo «Voleva dare una mano, visto che non poteva esserci…»
«Chi, il piccoletto che filma ogni partita?» Si mise in mezzo il capellone finto-rock del Kainan, mentre tutti intorno sbuffarono.
«Detto da te suona quasi ridicolo, tappo!»
«Dannata porca! Mitsui!» Quel deficiente di una scimmia quasi si ruppe il collo saltando sul sedile davanti, in testa a Mitsui per la precisione, e Akagi già sentiva saltargli le coronarie.
«Piantatela caproni!» Urlò Ayako, tentando di farsi sentire dalla marmaglia in preda agli ormoni. «Volete sentire o no?»
«Potrebbe esserci utile…» sentenziò  e la manager cominciò «Ok… Allora, la prima in classifica nella prefettura è L’Ichihara che, wow, è prima in classifica da vent’ anni!» Esclamò, zittendo tutti per un microsecondo.
«Aha! Ha battuto pure voi palloni gonfiati!» Esalò Hanamici nel silenzio.
«Certo, parla lo Shohoku. Cazzo, non avete mai vinto. Quasi vi batte il Ryonan che ha solo “Capelli a punta” lì» insorse Kiyota, indicando Sendo che lo ignorò palesemente; invece si girò verso Ayako, domandando «L’Ichihara non ha Katsumi, quel Centro formidabile?»
«Sì, lo conosco di fama. Io l’ho sempre paragonato ad Akagi, a essere sincero» aggiunse Fujiima, guardando il Gorilla che – per tutta risposta – scosse le spalle «Credo che mi batta anche di parecchio, Fujima, è un ottimo giocatore» fece modestamente.
 «Ma no, Gorilla tu sei il miglior Centro della prefettura!» Grugnì Hanamichi, decisamente sicuro di sé, cosa che per altro non importava manco ad Akagi stesso.
Intanto tutti gli altri erano partiti verso lo spolvera mento dei ricordi sparpagliati negli ingranaggi mentali atrofizzati.
«C’è anche Kaoru Hiraya» ricordò ad un certo punto Jin e Mitsui si accigliò, cercando di oliare i ruderi di rotelle che si ritrovava al posto del cervello «E’ una delle migliori guardie da tre punti che ricordo, giusto?»
Jin lo fissò «Forse migliore a Chiba» puntualizzò con solito sorriso, ma una fermezza che avevano notato raramente. In lui.
A Mitsui ovviamente la cosa piacque parecchio; lo guardò con un ghigno satanico e si sistemò meglio sul sedile «Sicuro. Kanagawa è tutta un’altra faccenda» rispose, gradasso come sempre.
Rukawa roteò gli occhi al cielo, poi con un piccolo sbuffo, esordì «Hn, c’è di peggio» con la solita loquacità, ma Sendo annuì «Parli di quel giocatore, vero? Il Perfect Rookie di Chiba lo chiamano, se non mi sbaglio…»
«Un’altra matricola con manie di grandezza?» borbottò Ayako, cominciando a menare Nobunaga e Hanamichi che già prendevano in giro quel misterioso avversario.
«Non lo so. Mai visto giocare» replicò invece tranquillo il sempre tranquillo Sendo, mentre anche Rukawa scrollava la testa.
«Dovremmo chiedere informazioni in merito…» mugugnò la manager, parlando a se stessa e prendendo un appunto a volo. L’attimo dopo continuò a scorgere la lista e  continuò «Ci sono anche il Narashino e lo Shiroi, seconda e terza in classifica…»
«Bah, non ci interessano. Vogliamo solo i numeri uno noi!» Si esaltò Hanamichi, interrompendola, e seguito a ruota da quell’altro cretino.
Ovviamente per quello si meritarono un pugno volante sulle zucche vuote.
«Imbecilli è per questo che fate schifo! Mai sottovalutare gli avversari!» Brontolò Akagi e il rosso mise su un’aria di sufficienza «Non mi può battere nessuno, perché…»
«… sei il genio del basket» s’inserì Maki con gli occhi al cielo e Hanamichi lo guardò, quasi stupito «Ti sto rivalutando, Vecchia ciabatta, sai?» Fece, evidentemente per niente scalfito dal dubbio che quell’altro potesse prenderlo in giro. Sendo e Fujima scoppiarono a ridere per il soprannome da vecchio rimbecillito, mentre tutti gli altri si sbellicarono in faccia alla palese deficienza della loro mascotte scimmiesca.
 
Il viaggio fu un macello, semplicemente. 
Il problema non erano Mitsui e Miyagi che avevano messo su un circolo di gioco d’azzardo, né Rukawa che dormiva, sbavando in faccia a Sendo che si sganasciava; erano quei due, gli esseri più montati della storia del basket: la scimmia rossa blaterava ai quattro venti la sua potenza e ovviamente l’altro non aveva niente da fare che ribattere nello stesso tono da demente.
«Adesso basta…» sibilò Akagi di punto in bianco, all’ennesimo sghignazzamento da decerebrati che gli veniva dal fondo del pullman. «La volete finire o devo venire lì dietro?» minacciò, ma quei due se ne sbatterono allegramente. Dopo qualche cazzotto e parecchie bestemmie, furono legati saldamente ai sedili, anche se – contemporaneamente – raggiunsero la prima sosta del viaggio.
«Oh, dovevo sgranchirmi un po’…» cominciò Hanagata, sollevato. Effettivamente era quasi possibile sentire le giunture delle su chilometriche gambe, mentre si alzava.
«Potresti segarti le gambe. Saresti più comodo…» frecciò acidamente Hanamichi, ricavandoci l’ennesimo pugno del Capitano.
«Forse non ha tutti i torti!» Rise Fujima, che con i suoi 1.78 non aveva problemi di spazio.
«Beh, certo tu sei un Tappetto!» Gli fece infatti notare, con notevole tatto, quell’idiota; insomma, sempre lieto di aiutare, come dicevano gli scout… o una roba simile.
«Fujima, non lo assecondare… E tu sei una capra!» Sbottò Akagi afferrandolo per la collottola e facendolo sfracellare sulla banchina
«Seghetta…» borbottò Rukawa, tanto per dare una mano al Grande Capo, nonostante avesse aperto gli occhi giusto lo stretto necessario per sdraiarsi in lungo sull’intera fila in fondo al pullman, con il borsone dietro la testa.
«Buongiorno, Bella Addormentata, scendi?» provò a dirgli Mitsui, ma l’altro lo ignorò bellamente.
 «Fanculo» gli grugnì allora, subito dopo, mollandogli un medio che comunque non vide.
Quando la mandria di bufali era finalmente a terra, Rukawa arrischiò un’occhiata nel mondo intorno a sé e si beccò Sendo a fargli “ciao ciao” con la manina, due posti più avanti.
«Hn, seccatore…» borbottò, sistemandosi il cappuccio della felpa in testa.
«Ehi Kaede, vuoi da bere?» gli gridò invece l’altro, gioviale come se fosse Natale.
Ruk… ok, poteva sempre affogarlo nelle famose terme d Chiba, pensò Rukawa, mentre rifilava un’occhiata di fuoco ad Akira –rompicoglioni – Sendo.
Intanto a terra le cose non potevano certo filare lisce come in una situazione normale, popolata da gente beh, normale.
«Razza di scimmia tinta, che diavolo combini?»
«Io? Guarda che sei tu, capellone!»
Akagi alzò la testa giusto in tempo per guardare quei due dementi che si pestavano sulle scatole che avevano fatto franare dal ripiano; andando avanti così, il proprietario li avrebbe buttati fuori a calci nelle palle. 
«Speriamo…» mormorò, con un sospiro; almeno cos ì aveva la scusa per rispedirli a casa senza passare dal via. Intanto che pregava, si girò verso il bancone, dove Hanagata e Ayako stavano facendo rifornimenti e notò Fujima, impalato di fronte al televisore. 
«Ehi, Fujima. Cosa guardi?»
Nella piccola televisione – o residuato bellico che dir si volesse – appesa in un angolo, il telecronista stava blaterando qualcosa sulla Manifestazione alla quale dovevano partecipare. 
«Bene Ishima, ho qui con me un giocatore che parteciperà alla nuova edizione della Manifestazione Koyushu… è la prima volta che il Narashino partecipa alle selezioni in vista di questo grande evento, vero?»
Il mezzobusto piazzò il microfono sotto il naso di un ragazzo alto e dai capelli rasati sulle tempie; l’espressione palicda e il sorriso ricordavano molto Sendo, ma i capelli scuri e la pelle chiara erano di Rukawa. Insomma, sembrava un’assurda combinazione dei due, ma il luccichio strano nello sguardo era tutto suo. Comunque il tipo stava dicendo che sarebbe stata anche la sua prima volta, oltre che essere la prima volta dell’intera squadra… un esordiente assoluto!
«Quel tizio assomiglia a Rukawa» commentò appunto Ayako e Hanamichi alle sue spalle ghignò «Ad un Rukawa espressivo vuoi dire…»
«Quindi sei un playmaker» stava dicendo intanto il cronista. «Molti già pronosticano una sfida aperta con il Playmaker di Kanagawa… si dice che il vostro stile sia simile» insinuò, ma il ragazzo era bravo a schivare i colpi bassi; sempre con quel sorriso a metà tra l’ingenuo e il furbo, rispose alzando le mani « No, no, non credo proprio! Il Playmaker del Kanagawa è Akira Sendo del Ryonan: l’ho visto giocare e credo sia uno dei migliori della loro prefettura!»
«Ecco bravo!» Sbottò Hanamichi, alzando il medio verso lo schermo «Nessuno supera i giocatori della nostra Prefett-»
«E piantala! Se voi dementi aveste ascoltato quello che volevo dirvi, sapresti anche tu che quello là è molto forte!» Rimbrottò Ayako.
«Davvero?» Sendo li raggiunse con le mani intrecciate dietro la testa, completamente rilassato; tuttavia lo sguardo era puntato sul giocatore sullo schermo: conosceva quel giocatore perché l’aveva già visto, anche se non conosceva il suo nome. Nelle partite in cui era stato protagonista, però, aveva sempre mostrato uno stile molto particolare di gioco, uno stile che a Sendo non era mai piaciuto.
«…entrambi siete del secondo anno, siete state matricole prodigio e ora giocate nello stesso ruolo…» continuava a incalzare il cronista, strappando un ghigno nel giocatore e sbuffi da parte loro.
«Certo che non molla» fece infatti Akagi, mentre l’intervista continuava.
Il giocatore sorrise, muovendo la mano come se l’altro dicesse cose di poco conto «Certo, ci sono un gran numero di coincidenze e nello stile e nei nostri curricula, ma ovviamente tutto si vedrà sul campo. Credo che sia inutile fare pronostici ora» rispose e tutti ebbero la netta sensazione che volesse tagliare il discorso.
«Almeno non è un montato» osservò Ayako, ma Sendo sbuffò piano: non era quello che ricordava…
«Allora ti vedremo all’opera presto. Buona fortuna, Akira… qui con me c’era Akira Miasami del Narashino, a voi la linea…»
Sendo sorrise di colpo, come se il fatto che avesse il suo stesso nome fosse di grande rilevanza. Comunque era presto per pensarci e la discussione passò subito
«Che fine ha fatto quel pezzente della Volpe?» Grugnì improvvisamente Kiyota, guardandosi intorno.
«Sarà in catalessi! Quello non si smuove nemmeno con una gru. Forza, si riparte!» fece Akagi, dopo aver pagato. Intanto che lui se n andava in giro a raccattare gente come un baby-sitter con dei marmocchi, Fujima si avvicinò a Sendo con un sorriso furbo «Beh, Sendo. Ancora dobbiamo arrivare e sei già sfidato…» ironizzò, visto che a lui – ed era sicuro, anche a Sendo – le parole non dette di quel giocatore sembravano fin troppo chiare.
Il giocatore del Ryonan sorrise serenamente«Questa trasferta sarà interessante» disse solo, poi guardarono entrambi verso la porta, dove due imbecilli si strattonavano per uscire prima dell’altro, mentre ad Akagi quasi scoppiava una vena sulla tempia. 
«Con una squadra così, cos’altro ci si aspetta?» domandò quasi retoricamente.
Fujima sospirò «Guai, direi».
Nel frattempo all’interno, Hanamichi decise che era l’ora del suo divertimento quotidiano; saltellò come uno psicopatico fino al fondo del pullman, sprofondando sulle gambe di Rukawa che non fece una piega.
«Volpe!» Urlò, quasi fracassandogli un timpano.
«Rukawa, ma che cavolo fai la notte che non dormi?» Lo canzonò pure Mitsui, sempre lieto di aiutare qualcuno in un’opera di demolizione.
«Oh, beh, farà le ore piccole… » si aggiunse Miyagi, ghignando, seduto accanto a Mitsui.
«E chi se lo prende questo ghiacciolo umano?» Si schifò quello, con una smorfia.
«Andate a cagare» replicò logicamente Rukawa, con molta flemma e senza nemmeno darsi la pena di aprire gli occhi.
«Un morto… » sbuffò la scimmia rossa, senza per altro sloggiare dalle sue gambe.
«Idiota, ti levi?»
«No, grazie. Sto comodissimo!»
Da lì al massacro che fece quasi schiantare l’autista, mentre i poveri malcapitati delle altre squadre li guardavano con tanto di occhi.
«Insomma, si vedeva che erano dei pazzi in campo, ma mica fino a questo punto…» stava commentando la pover’anima di Fujima, ancora ignaro degli orrori che avrebbe vissuto nei giorni a seguire.
«Però, mai visto Rukawa così attivo» considerò invece Sendo, quasi affascinato dal modo con cui quei due si mandavano al diavolo.
«Sakuragi gli farà bene» intonò Maki, che era pure mortalmente serio mentre lo diceva.
«Che?»
Il colpo apoplettico che si prese per pensare al vecchiaccio, permise a Rukawa di spostarlo di peso e salvare le povere gambe già diventate mezze blu e prossime alla cancrena.
«Secondo me, siete perfetti insieme» continuò imperterrito Maki, alla faccia del triplo infarto di quei due, questa volta con un ghigno. Probabilmente lui lo intendeva nel senso spirituale-sportivo-metafisco-platonico del termine. Forse.
In ogni caso, a loro faceva schifo uguale.
«Peccato che siano due dementi senza cervello. Hanamichi, vieni avanti!» L’onnipresente Akagi s’intromise nella breve parentesi romantica, sperando che quell’Odissea stesse per giungere a termine.
Pochi minuti dopo, la voce di Ayako irruppe come un coro di voci angeliche – almeno nella testa del Capitano «Ragazzi siamo quasi arrivati!»
«Ohssignore, grazie!»
«Gorilla, dobbiamo passare insieme ancora due settimane!» Gli fece notare maligno Kiyota e gli altri quasi temettero che il Capitano lo buttasse dal finestrino. 
Dopo altri pugni in testa, borbottii vari e le minacce dell’autista di non riaccompagnarli a Kanagawa, arrivarono allo stazionamento di Chiba, con il sollievo di chiunque.
Akagi scese con l’aria di chi avrebbe baciato la terra, Hanagata e Fujima come se ancora non credessero a quello che avevano visto e Sendo con la solita aria svagata che rompeva tanto le palle a Rukawa. Tirando le somme erano dodici persone con l’aria da teppisti maniaci, più undici borsoni da palestra, dodici valige e un pullman più sballato di loro.
«Ci guardano tutti…» mugugnò Ayako, afferrando la propria valigia.
«E chissà perché?» rispose ironico Akagi, pensando – tanto per fare un esempio a caso – a quel trabiccolo che brillava al sole come un pugno in un occhio.
«Siete messi bene, eh?» Una voce sconosciuta li apostrofò dalla strada, con un’ironia che Ayako conosceva bene; la manager si girò, trovandosi di fronte una tipa dai lunghi capelli neri e un ghigno stratosferico. 
«Eiko Hisae!» Esclamò, correndo ad abbracciarla.
«Ciao, Ayako. E’ molto che non ci vediamo…» replicò Eiko, poi adocchiò la marmaglia alle sue spalle. «Questi sono i giocatori di Kanagawa?»
Ayako annuì, intanto che Akagi tirava giù due valige grandi quanto lui.
«Tu sei Takenori Akagi, vero?» Gli chiese lei, poi allungò una mano. «Io sono Eiko Hisae, mi occuperò della vostra sistemazione qui a Chiba…» spiegò lei, mentre Ayako la guardò un po’ perplessa, seguita a ruota dal Capitano.
Jin, alle loro spalle, osservava però la tuta di Eiko: pantaloni viola scuro, canottiera nera «Quei colori non rappresentano lo Shiroi di Chiba?» Chiese, attirando la sua attenzione.
Eiko si girò verso di lui, con un ghigno: Jin del Kainan, Guardia; registrò l’informazione, poi annuì «Sì, io sono l’allenatrice».
A quella risposta, si bloccarono. Il pensiero di tutti, variante più o meno secondo la perversione di ognuno, era: una ragazza, così figa, allenatrice della seconda squadra della Prefettura?
 
 Scritta nel Giugno/Luglio del 2008| Licenza Creative Commons
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Capitolo 2
*** Il Tempio Hisae ***


II

Il Tempio Hisae


 «Bene, ragazzi. Com’è andato il viaggio?» Domandò Eiko, guardandoli.

«Ci mancava poco che s’ammazzassero prima di arrivare…» borbottò Akagi.
«Oh, che rottura di palle!» Sbottò Hanamichi, prima di ritrovarsi un calcio piazzato in faccia.
«Bene, li vedo tutti carichi!» Commentò la bruna, mentre Ayako ghignava «Già. Come dei caproni! Allora, allenatrice? Ne hai fatta di strada!» Replicò Ayako, mentre Eiko scuoteva al testa «Ah, alla fine sono una specie di manager al quadrato, nulla di che…»
«Eiko Hisae! Ci rivediamo».
Facendo venire un colpo sia ad Hanamichi che a Kiyota, Fujima salutò la giovane allenatrice.
«Ciao, “collega”» ghignò lei, stringendogli la mano.
«Conosce quella figa?»
«Alla faccia del Santone…»
«Piantatela!» Sbottò Akagi, riempiendo di ceffoni le due scimmie ammaestrate.
«Allora…» stava dicendo Eiko. «Siete in dodici, dovreste farcela». 
«A fare ch-» cominciò Mitsui, ma una voce alle loro spalle lo interruppe: Un ragazzo molto alto, dai capelli rasati, sgranò lo sguardo alla vista della grossa schiena del loro Capitano. 
«Takenori! Non posso crederci!»  
Akagi guardò il nuovo venuto e rimase un pelino sconvolto, poi sorrise «Isao! Come va?» 
A quel nome, molti alzarono la testa, tranne i tre dementi dello Shohoku che, manco a dirlo, avevano la memoria corta.
«Chi?» Sbottò Mitsui, verso Miyagi.
«Il Centro dell’Ichihara. La squadra più forte della prefettura» ricordò Sendo, sceso con loro.
«Quindi un terzo Gorilla?» Ridacchiò Hanamichi, osservando l’altezza di quello lì.
«E’ alto quanto Akagi» commentò Mitsui, con un fischio.
«Non avrei mai pensato di ritrovarti qui. Questa è la tua squadra?» 
«No, diciamo che hanno scelto i migliori dell’intera prefettura» rispose il Gorilla.
«Ah sì, I best of Kanagawa. Kaoru me ne ha parlato…» rispose Isao, poi li guardò. «Jin e Maki del Kainan, Akira Sendo del Ryonan e Rukawa dello Shohoku, giusto?» 
Indicò i cinque titolari che annuirono seriamente, poi scoppiò a ridere «Come siete seri! Non siamo ancora in campo, rilassatevi!» 
A quell’uscita Fujima, Akagi e Sendo sorrisero, ma gli altri sembravano avere una paresi facciale.
«Hisae… Come mai da queste parti?» Domandò poi, rivolgendosi ad Eiko.
«Staranno al tempio, quindi sono venuta a prenderli» ripose lei, con una certa diffidenza.
Isao Katsumi rise «Vi avvicinate il “nemico” eh? E Heiji?» 
La ragazza sbuffò, mentre quelli di Kanagawa la guardavano perplessi «Sta bene, grazie».
«Bene» sorrise l’altro. «Mi spiace non poter rimanere di più, ma ero di passaggio. Ci vedremo alla cerimonia d’inizio». 
Eiko lo guardò per un attimo allontanarsi, poi si girò verso la solita bolgia «Dobbiamo andare a piedi, ma non è lontano».
Si avviarono in fila come bambini dell’asilo, ma probabilmente i bambini sarebbero stati più ordinati di loro: Hanamichi e Kiyota rimasero indietro tanto da perdersi e i due Capitani dovettero raccattarli per strada, Rukawa strisciava, rischiando quasi di rotolare per tutta la salita, mentre Mitsui abbordava qualsiasi tipa che incontrava. Per bilanciare quei mentecatti, Fujima, Sendo, Hanagata e Jin quasi non si sentivano. All’ apice c’erano Eiko e Ayako che chiacchieravano del più e del meno.
«Quindi, quello era il famoso “Centro di Chiba”…»
«Già, è anche il Capitano dell’Ichihara e amico di mio fratello Heiji».
«Giusto, tuo fratello l’avevo quasi dimenticato! Come sta?» Replicò Ayako, mentre Eiko ghignava. 
«E’ il Capitano dello Shiroi, ora».
«Quindi tuo fratello è allenato da te?» Ayako ghignò rimando «Sai che scazzo».
«Già, a volte si rompe le palle. Però sono a più grande e si fa come dico io!» E risero entrambe come due squinternate. 
«Quelle due mi fanno venire i brividi» commentò Mitsui, ma Miyagi era in brodo di giuggiole «La mia Ayakuccia è figa, punto».
«Oh, se è per questo, sono d’accordo» ribatté la Guardia dello Shohoku, ridendo.
«Mitsui, tieni giù le zampacce!» Avvertì Miyagi.
«Tappetto!»
«Scorfano con la dentiera!» Replicò Ryota e giù a morsi e spintoni che impalarono parecchie persone per la strada.
«Mi sbaglio o c’era qualcosa che non andava con Katsumi?» Domandò Sendo, avvicinandosi a Eiko.
«Beh, lui e mio fratello sono grandi amici, ma la prima partita della Manifestazione è Shiroi contro Ichihara, quindi da oggi fino a quel momento devono considerarsi avversari». 
Le sue parole sembrarono colpire i giocatori, mentre Ayako sorrideva «Sei una buona allenatrice».
«Diciamo che me la cavo».
«E voi come vi conoscete?» Domandò Akagi, alla destra di Ayako.
«Suo fratello era un compagno di classe» spiegò Eiko e gli altri si stupirono.
«Ayako! Hai un fratello?» Domandò sorpreso Miyagi, ma Rukawa la guardò «Hn… Moroi?» 
«Già!» 
I quattro dello Shohoku fissarono Rukawa a occhi sgranati «E tu, come diavolo sai queste cose sulla mia Ayakuccia? » Sbottò Miyagi
«Idiota, eravamo nella stessa scuola» borbottò Rukawa.
«Eh, ma sembrate piuttosto intimi… non è che quella scema ha fatto qualche guaio con la Volpe, qui?» Ghignò Mitsui, mentre Miyagi cominciò a pontificare la morte del compagno di squadra.
«Dementi…»
«A- ayakuccia!» Balbettò Miyagi, ma la manager sbuffò con impazienza «La mollate con questi discorsi da cretini? Moroi gioca a basket, quindi ha conosciuto Rukawa in palestra». 
Eiko sorrise «Però bel gruppo di elementi…»
«Elementi? Chiamali per quello che sono: squilibrati» grugnì Akagi.
La mora non rispose, ma si limitò ad osservare Rukawa con uno strano ghigno che non sfuggì alla manager dello Shohoku.
Intanto, da qualche parte dietro, Maki si affiancò a Fujima, meditando «Posso chiederti una cosa?» 
«Sì?» Sillabò con freddezza quell’altro.
Il capitano del Kainan indicò l’allenatrice dello Shiroi con la testa «L’hai conosciuta durante le riunioni tra arbitri e allenatori, vero?»
Fujima annuì «Sì, eravamo gli allenatori più giovani, quindi ci hanno subito presentati. Lei ha preso il posto di Kentaro Yuda, che è morto un anno e mezzo fa». 
«E che te ne pare?» Domandò Maki, con una strana espressione.
«E’ in gamba, probabilmente ci sta studiando da quando ci ha incontrati. Non hai visto come osservava Rukawa prima? E anche quando ha visto Jin, mi è sembrata pensierosa».
Maki sorrise «Quindi non era solo una mia impressione. Ci sta studiando davvero». 
«Già. E poi conosce i nostri nomi molto bene, io non posso dire altrettanto dei suoi» replicò Fujima, lanciandogli un’occhiata. 
«Forse avremmo dovuto convincere tutti a seguire con più attenzione gli appunti di Ayako?»
«Può darsi…» il giocatore dello Shoyo si fermò a guardare gli altri. «… ma secondo te come avremmo potuto convincerli?» Fece, sorridendo.
Maki scrollò il capo con un sospiro.
Ovviamente il resto del branco era immerso in altre importanti problematiche sostanziali, come il lamentarsi ripetutamente e continuamente – rompendo i coglioni all’Universo intero.
«Che palle! Ma quando si arriva?» Sbuffò Mitsui e Hanamichi sbadigliò «Ho sonno». 
«Potevi anche dormire invece di rompere l’anima a noi» osservò Kiyota.
«Dannato demente e cosa avreste fatto senza il re dei rimbalzi?» 
«Bé, avremmo evitato di farci riconoscere in tutta Chiba a causa dei tuoi capelli idioti!»
Mentre quei due cominciavano con la solita solfa di cazzotti e abbondanti bestemmie, Eiko si fermò all’angolo della strada e fece segno di radunarsi.
«Volevo solo dirvi che nel caso voleste allenarvi, questa è una delle palestre pubbliche della città. Ho già chiesto ed è libera per un mese intero. Basta semplicemente chiamare per prenotare e potrete allenarvi». 
Quasi tutti la guardarono con evidente scetticismo e lei ghignò «Non voglio sabotarvi niente è un semplice benvenuto. E poi mi sono incaricata del vostro alloggio, ma non ho minimamente pensato che al tempio non c’è abbastanza spazio per i vostri allenamenti. Ah, e avete già troppa gente che vi da contro, io cerco di essere neutrale» aggiunse, quindi gli altri sgranarono gli occhi.
«Che vuoi dire?» Domandò Akagi e lei continuò a sorridere «Vedrete».
«Bé, allora grazie…» fece Akagi, ma tranne qualche mormorio nessuno rispose. «Ripeto: vogliono tutti ringraziarti… vero?» Sbottò, con sguardo minaccioso.
«Sì, grazie!» Belarono tutti in coro.
Camminarono ancora per qualche miglio e quando cominciavano a guardarsi i piedi doloranti, si trovarono alla base di una lunga scalinata di pietra.
«Benvenuti al tempio Hisae. Forse starete un po’ stretti, ma non è male. I bagni sono tre, quindi vedete di non ammazzarvi, fate pure casino ma non spaventate i poveri e ignari turisti che vengono a pregare e… beh, cominciate ad armarvi di pazienza, che non c’è l’ ascensore».
«Dobbiamo fare tutte le scale?» Sbottò Miyagi, fissando gli interminabili scalini con bocca spalancata.
«Col cazzo!» Sbottò Mitsui, sedendosi sul borsone.
«Allora rimani qui» cinguettò Ayako, mentre tirava Miyagi per un orecchio.
Hanamichi e Kiyota si fissarono «Prima tu!» Sbottarono in sincrono, poi andarono a botte come al solito, tanto per fare qualcosa di nuovo.
Eiko li fissò con un ghigno «Tutti sprezzanti della fatica, vedo».
Rukawa le passò accanto, salendo i primi scalini e di nuovo lei lo guardò in modo strano e questa volta se ne accorse anche Akagi. 
«Oh, bene. Qualcuno si muove! » Esclamò lei, guardandolo.
«Sembra strano che proprio Rukawa…» cominciò Akagi tra sé e sé, poi continuò a voce alta. «Già. A quanto pare anche un ghiacciolo, mezzo morto come lui, è più allenato degli altri dementi della mia squadra!» 
Senza manco terminare la frase, quattro trombe d’aria lo superarono per salire gli scalini quattro a quattro, fino ad arrivare in cima spompati.
«Idioti…» sibilò la matricola dello Shohoku; mentre Mitsui, Hanamichi, Miyagi e Kiyota, che aveva preso la cosa come una sfida personale, prendevano in considerazione l’idea di segarsi le gambe ormai insensibili.
«Uhm… interessante» sussurrò Eiko, a se stessa, poi cominciò a salire.
Sendo la affiancò «Ti sembriamo interessanti?» 
Lei sussultò, poi lo guardò «Già. C’è una bella varietà nel vostro gruppo».
«E pensi di aver individuato qualcosa che valga la pena studiare?» Le fece Sendo, con solita flemma.
«Sì, direi proprio di sì…»
Quel dannato tempio aveva più di mille scalini e le bestemmie a quel punto si sprecavano. Tutti furono quasi tentati di lanciare i borsoni in basso verso le valige che, come aveva detto Eiko, sarebbero state sistemate più tardi. A furia di prendersi a capelli con il demente del Kainan, Hanamichi era quasi scivolato rompendosi il muso da scimmia sul gradino e come se non bastasse quei due intrusi, Fujima e Hanagata, non sembravano neanche avere il fiatone.
«Se risparmiassi il fiato che usi per blaterare, a quest’ora saresti già arrivato!» Sbottò Akagi, all’ennesima stronzata del rosso.
«Gori, mica è colpa mia se questo dannato tempio si trova sulle nuvole!»
«In realtà è molto utile» s’intromise Eiko. «Spesso faccio allenare i ragazzi con i secchi d’acqua e le corse». 
«Si ammazzeranno!» Esclamò Ayako e Eiko ghignò «E’ proprio questo lo scopo…» poi si bloccò alla vista di un’ombra li aspettava in cima alla scalinata.
«Oh, no…» sospirò, pannandosi una mano sul viso.
«Salve!» Salutò invece allegro l’estraneo, alla faccia degli sguardi stravolti i tutti gli altri.
«Diamine, sei già qui? Non mi dire che ci sono anche gli altri!» Sbottò Eiko, con una smorfia.
«Nah. Ci siamo solo io e Heiji. Volevo conoscere i tizi di Kanagawa».
Tizi? Come per magia tutti quanti si girarono verso di lui e con sommo orrore videro un ragazzo dai capelli lunghi, con una bandana in testa e una maglia sgargiante, con un “Numero Uno” stampato a lettere cubitali sul davanti. 
«Io sono Kiyuwa Mototsune , l’asso dello Shiroi!» Si presentò pomposamente, stringendo a caso le mani di Maki e Akagi.
«L’asso un corno…» borbottò Eiko e i due Capitani capirono troppo tardi che aria tirava: non contarono nemmeno fino a dieci, che si avverò il tragico presagio.
«Asso dello Shiroi? Ma fammi il piacere, sarai un montato come la Volpe lì!» Esclamò Hanamichi, avvicinandosi a Mototsune. 
Il giocatore dello Shiroi, lo guardò e… avvenne la catastrofe «Che cavolo di capelli sono quelli?» 
«Cos’hai da dire contro i miei capelli, razza di cretina!» Cominciò il rosso, avvinghiandolo per la maglia.
«Ehi, calma. Io dico quello che mi pare! Sembra quasi una permanente!» 
Ecco, la fine: Mitsui, Miyagi, Kiyota e persino Sendo si sganasciarono, rischiando quasi di sfracellarsi dalle scale. Inutile dire che anche l’altra scimmia dello zoo decise di buttarsi nella mischia.
«Oddio, abbiamo trovato un altro esemplare come quei due. Incredibile… » commentò Akagi, con l’impressione che il suo incubo più orrendo si fosse avverato.
«E ora chi li tiene più?» Borbottò Sendo, sempre con un sorriso di indulgenza.
Da parte sua, Rukawa sperava che in quel modo quei due rintronati la smettessero di rompere l’anima a lui e si dedicassero al loro gemello di Chiba.
«Ehm… mentre questi tre si sbudellano, che ne dite di sistemare le borse? Sarete stanchi…» provò coraggiosamente Eiko,  seguita da vari mormorii di assenso, così si avviarono lasciando quei tre a rivivere antichi incontri di lotta greco-romana.
La parte interna del tempio era enorme, con un ampio spiazzato al centro del quale vi era la parte principale dedicata ai fedeli e alle preghiere.
«Così questo è il tempio di famiglia…» fece Ayako, guardando l’ampio spiazzato silenzioso.
Man mano che si avvicinavano ala parte centrale interna del edificio, sentirono un’ eco ben conosciuto: una palla da basket. Si girarono intorno, in attesa di vedere un campo, ma si ritrovarono sulla sinistra un solo canestro e un ragazzo che giocava. 
Si bloccarono tutti, ma solo ad uno cadde il borsone di mano: Rukawa osservava quel giocatore quasi con stupore  e così anche gli altri dello Shohoku.
Il ragazzo correva in contropiede palleggiando, poi si fermò, passando la palla da una mano all’altra, saltò e tirò: la palla centrò il canestro con una parabola perfetta. 
Quello stile di gioco lo conoscevano tutti, perché era il suo stile, quello di Rukawa. 
E quel ragazzo… ad eccezione dei lunghi capelli neri, legati con una coda, aveva una pelle chiara, un’altezza e degli occhi azzurri inconfondibili.
Eiko ghignò allo sguardo stupito dei ragazzi, poi fece segno di avvicinarsi «Questo è Heiji Hisae. Capitano e Ala piccola della mia squadra».
Anche stesso ruolo. Akagi, Mitsui e Miyagi si girarono contemporaneamente verso la loro Ala, che sembrava inchiodata a terra mentre Sendo gli si affiancava «Hai trovato anche tu un gemello, a quanto pare».
Questa volta non poteva dargli torto, pensò Rukawa e quasi annuì, mentre osservava quegli occhi così simili ai suoi. 
«Salve…» salutò quello, diffidente, poi vagò con lo sguardo su tutti i suoi nuovi ospiti, fino a soffermarsi niente meno che su Rukawa. A quella vista, cominciò a ridere. «Ehi, a quanto pare mia sorella non aveva tutti i torti!»
«Molto piacere, noi siamo Takenori Akagi e Shin’ichi Maki» salutarono i due Capitani e anche tutti gli altri cominicarono a presentarsi.
«Dov’è finito Kiyuwa?» Domandò Heiji e Ayako sbuffò «Starà insieme a quei due dementi…»
«Eh?»
«Ha trovato degli spiriti affini» tagliò corto la sorella, prima di introdurli in casa.
«Quindi avete anche incontrato Isao» disse dopo un po’ Heiji e Eiko sbuffò «Già, il tuo grande amico» fece con gli occhi al cielo.
«Eddai, non rompere. Allora, credevo dovessero venire solo cinque giocatori mica una mandria di gente!»
«Infatti, la metà si è autoinvitata» rise Maki. «Però un po’ di tifo non guasta mai». 
«Sicuro! Fate parte di tre squadre diverse, giusto?» 
«Già Kainan, Ryonan e Shohoku. Poi le due riserve maggiori e il nostro allenatore sono dello Shoyo» Spiegò Akagi.
«Sì, abbiamo visto alcune vostre partite quando ci siamo trovati a Kanagawa per affari di famiglia» replicò Heiji. «E siete tutti bravissimi! Ma qui avrete filo da torcere».
«E’ quello che speriamo…» s’ intromise Sendo; appoggiò il mento sulle mani incrociate sul tavolo e lo fissò. «… altrimenti non ci divertiamo». 
Lo disse col solito tono bonario, accompagnato dal sorriso, ma aveva il sapore della sfida e Heiji lo colse «Già. Sarebbe inutile un gioco senza il divertimento, no?» Convenne, guardandolo. 
«Dannazione!» Sbottò Kyuwa, facendo scorrere il pannello con uno schianto. «Certo che i vostri compagni sono due psicotici!» 
Ci fu un gemito di rassegnazione generale, poi Akagi ringhiò «Dove sono?»
«A ciarlare qualcosa su un rookie e quella roba lì» borbottò Kiyuwa, sedendosi a gambe incrociate accanto a Fujima.
«Di che rookie parlano?» Domandò curiosa Eiko, ma Mitsui ghignò «Probabilmente del ghiacciolo» fece, indicando vagamente Rukawa.
Heiji fissò l’Ala dello Shohoku «Capisco… per un attimo credevo che parlassero dello Youkai…»
Kiyuwa fece una smorfia «Ma non possono conoscerlo, nemmeno noi l’abbiamo mai visto giocare per un intero tempo!» 
«Di chi parlate?» Domandò Ayako, mente Akagi andava a raccattare quelle due palle al piede.
«Haranobu Aki dell’Ichihara» rispose Heiji e Rukawa si girò a fissarlo con tiepido interesse.
Sendo gli lanciò un’occhiata e capì «Il Perfect Rookie di Chiba?»
Il Capitano dello Shiroi annuì «Già, lui. Ha giocato pochissimo e sempre in casi estremi. Io personalmente non l’ho mai visto giocare e questo accresce, diciamo, le aspettative della gente e la curiosità delle altre squadre».
I ragazzi rimuginarono per un po’ «Quindi sarebbe un po’ un’arma indefinibile dell’Ichihara» concluse Mitsui. 
«Direi proprio di sì. Non si allena con la squadra, o comunque non sempre, non segue le partite dalle panchine…».
Rimasero per qualche istante in un silenzio meditabondo, poi Eiko batté le mani «Allora, avete fatto un viaggio in pullman e una scarpinata fin qua. Quindi ora fate come se foste a casa vostra. I bagni sono in fondo, le camere di sopra e se volete fare un giro, andate pure. Voi due! Marcature e finte, march!» Sbottò rivolta ai compagni di squadra.
«Ok» Kiyuwa si alzò, sgranchendo le braccia sula testa. «Ricominciamo». 
«Va bene. Se avete bisogno stiamo al canestro con questa schiavista» fece Heiji, poi uscirono.
Era davvero strano vedere un’allenatrice donna, per giunta giovane, dare ordini a due ragazzi della loro età, così rimassero a fissare la porta per un po’.
Ayako incrociò le braccia «Ammettetelo, siete dei bavosi maschilisti». 
Se i giocatori di Ryonan, Kainan e Shoyo ebbero almeno la buona creanza di sembrare vagamente imbarazzati, quelli dello Shohoku fecero il diavolo a quattro.
«Ma no, Ayakuccia! Noi lo sappiamo che le donne sono molto brave!»
«Come se voi steste sbavando sulle sue doti di allenatrice! » Ghignò Ayako.
In effetti, per essere una figa era una figa, pensarono più o meno tutti, visto il viso e il fisico niente  male dell’allenatrice.
Delle imprecazioni da camionista li distrassero dalle accuse infamanti di Ayako e, due secondi dopo, Kiyota e Hanamichi erano spalmati sul pavimento della stanza con due bernoccoli a testa.
«Allora» cominciò Akagi, praticamente ignorandoli. «Tra un giorno comincia la Manifestazione. Noi dobbiamo definire per bene i ruoli e le maglie…» fece, sedendosi al tavolo. «Fujima, so che il Signor Anzai ti ha parlato della possibilità di aiutarci con gli allenamenti, francamente io pensavo potessi farci da allenatore». 
Akagi si guardò intorno: Maki lo fissava inespressivo, visti anche i rapporti gelidi tra i due Playmaker, Jin annuiva, quanto a Rukawa… avrebbe potuto anche proclamare il giorno dell’Apocalisse che avrebbe continuato a ciondolare con la testa. 
«Sono d’accordo». 
Almeno uno che tira fuori il fiato, pensò quasi confortato Akagi mentre guardava Sendo. 
«Fujima è un ottimo allenatore» continuò Sendo, ma il capitano dello Shohoku alzò gli occhi al cielo, sentendo dei mormorii di sottofondo che però non provenivano da nessuno dei cinque titolari.
«La pianti?» Sbottò, rivolto ad Hanamichi.
«Gorilla, pensavo che se è questa la squadra che deve rappresentare Kanagawa siamo freschi! Sembrate tutte vecchie carampane che giocano a carte! Tu e il vecchio sembrate i miei nonni, la Volpe vive più nell’altro mondo che qui, Jin è quasi un santo e Sendo è uno spaventapasseri!» Tirò giù lui, incazzandosi.
Spaventapasseri? Rukawa cominciava quasi considerare che – forse – quel mentecatto non era poi così male, ma Sendo sembrava purtroppo essere dello stesso parere.
«Spaventapasseri? Questa mi piace, Hanamichi!» 
Rukawa sbuffò, roteando gli occhi: possibile che quello non si smuovesse in nessun caso? Oltre a prendere confidenza con qualsiasi rompicoglioni sconosciuto nel raggio di miglia ovviamente. 
I suoi profondi pensieri d’odio atroce furono interrotti dal tono di estrema sopportazione di Akagi, che grugnì «Hanamichi! Ti ricordo che non sei indispensabile, quindi se non vuoi passare al fresco tutte le due settimane ti conviene startene buono» ribatté Akagi, sbattendolo con la faccia a baciare il pavimento.
«Allora, continuiamo…  il problema dei numeri non sussiste, ho pensato che tutti possono mantenere il proprio numero, solo io e Maki abbiamo un problema…»
A quelle parole tutti rizzarono le orecchie e persino Rukawa si dimostrò vagamente interessato alla cosa: già, chi sarebbe stato il Capitano?
Si girarono verso Fujima, sperando in un’illuminazione. Certo, sia Akagi che Maki erano troppo intelligenti per farsi problemi di numeri e maglie, ma comunque era meglio evitare intoppi fin dall’inizio.
Quello tossì, poi cominciò «Io penso che Maki dovrebbe avere il dieci. Il numero del Capitano dovrebbe essere di Akagi». 
Si guardarono un po’ tutti; Sendo fissò Fujima come a cercare di capire cosa avesse voluto intendere, Maki era imperturbabile come una roccia, mentre Hanamichi dava in escandescenze.
«Il numero dieci è un privilegio! Non si può dare a chiunque! Tanto meno a quella vecchia ciabatta!»
«Infatti è il numero di due scimmie come te e quell’altro gasato…» replicò Mitsui.
Mentre i due si prendevano a sberle, Sendo annuì «Mi sembra una buona idea. Mantenere un assetto tradizionale: il Capitano come Centro, e dare la maglia numero dieci a Maki. Io sono d’accordo».
«Se va bene a tutti, ci sono anch’io» annunciò Jin.
«Hn» bofonchiò Rukawa. Cavolo gliene fregava a lui, di quei due?
Maki e Akagi si guardarono «Io lavoro per la squadra Maki, quindi se crea screzi rinuncio volentieri al ruolo di Capitano».
«Con queste parole già ti dimostri un buon Capitano in partenza, Akagi» sorrise Maki. «E comunque mi va benissimo il dieci».
«Bene! Immagino che ovviamente Akagi sia il Centro e Maki il Playmaker? » S’informò Ayako, mentre scriveva sulla sua agenda.
Fujima sospirò « Beh, Sendo può giocare come Ala, come Guardia e come Playmaker. Ma Jin da il meglio di sé solo come Guardia e Maki non può essere un’Ala. Quindi le due Ali sarebbero Rukawa e Sendo». 
A quelle parole, l’intera squadra dello Shohoku sogghignò, osservando l’espressione 
simpatica della Volpe: una sorta di disgusto, mischiato a fastidio puro a causa del perenne stato da drogato cronico di Sendo. 
«Sendo, tu sei più alto e pesante. Dovrai essere l’Ala Grande».
Il giocatore del Ryonan fissò Rukawa, poi sorrise «Io posso giocare in qualsiasi ruolo. Sarà divertente, fare l’Ala di sfondamento*» replicò.
Che razza di arrogante, pensò Rukawa, ritornando a sonnecchiare.
«Quindi è deciso» concluse Akagi, sbrigativo. «Ora smontate le baracche e filate a riposare». 
I ragazzi si alzarono borbottando e rimasero solo Akagi, Ayako e Fujima.
«Dì la verità, il ruolo di Sendo non ti convince affatto» fece il Capitano, mentre adocchiava lo schema di Ayako.
«No»  rispose semplicemente Fujima. «Sendo è troppo libero per essere un’Ala di Sfondamento. Sarebbe perfetto come Playmaker o Ala piccola».
«Ma Maki non può fare che il Playmaker. Non ha l’altezza per essere un’Ala grande e Rukawa è come Sendo. E dopotutto anche uno spirito libero come Hanamichi si trova bene come Ala grande» considerò Akagi.
«Sì, come se Hanamichi fosse in grado di mantenere il proprio ruolo!» Sbottò Ayako.
Fujima sorrise «Vorrà dire che avremo due giocatori dai ruoli indefiniti. Sendo e Rukawa. Chissà come se la caveranno…»
«A me interessa solo che quei due mentecatti lavorino insieme» replicò Akagi, mentre salivano le scale del secondo piano.
Intanto all’esterno, i due dello Shiroi continuavano l’allenamento serale. Kiyuwa lanciò la palla in volo, Heiji l’afferrò e schiacciò, facendo vibrare il canestro.
«Bell’azione. Riposatevi un po’» fece Eiko, lanciando loro delle bottiglie d’acqua.
«Allora, che ne pensi dei nostri ospiti?» Domandò Heiji, ma l’amico fece un smorfia «Per me sono una banda di squilibrati». 
«Mah, a me sembrano un gran bel gruppo. Alcuni sono dei fuoriclasse!» Ribatté invece Heiji.
«Già, ci sono le due Guardie più forti della prefettura, due centri formidabili e parecchi giocatori in grado di ricoprire più ruoli…» osservò Eiko. «Ma hanno anche dei gran punti deboli!»
«Tipo?» Fece Kiyuwa, spalmandosi a terra.
«Tipo che non fanno parte della stessa squadra. Ogni Capitano ha un proprio metodo per invogliare i propri giocatori e ogni squadra ha un proprio delicato equilibrio. Mettere così tanti galli in un pollaio può essere pericoloso» ghignò lei, con sicurezza. «Bene, altri due tiri e poi abbiamo finito!»
«Porca miseria!» 
Mitsui e Miyagi si fermarono sull’ingresso, guardando l’interno della stanza degli ospiti. «Aha! E’ favolosa!» Esclamò il Playmaker dello Shohoku, buttandosi a peso morto sul letto all’Americana.
«Animale, non sappiamo neanche se sono le nostre stanze!» Sbottò Miyagi, ma Mitsui sbuffò «Sì che lo sono, Fujima e Hanagata sono in quella accanto».
«Ehi! Questo tempio è una reggia!» Li raggiunse la voce di Hanamichi, dalla stanza accanto.
«Demente, questa è la mia stanza!»
«No, Scimmia, tu te ne cerchi un’altra!»
Miyagi e Mitsui si guardarono per un attimo «Insomma! Possibile che in un tempio così grande, riuscite sempre a trovare una scusa per prendervi a menate? Idioti!» Sbottò il Teppista, picchiando un pugno sulla parete.
«Va a quel paese, smidollato!» Rispose Kiyota al di là del muro.
«Smidollato? Guarda che vengo di là e ti schianto, Scimmia!»
«Ma che diavolo state combinando?» Domandò Maki, fermandosi davanti alla porta spalancata e osservando Miyagi spalmato su uno dei letti della stanza, mentre Mitsui che prendeva a calci la parete.
«Il tuo animale da compagnia sta fracassando i coglioni!» Esplose Mitsui e Maki sospirò con gli occhi al cielo «Nobu, ma la vuoi piantare?»
«Capitano! Guarda che sono questi dementi dello Shohoku il problema! Sempre a fare le prime donne!» Sbottò Kiyota, raggiungendoli di corsa come un carro armato.
Mitsui gli mostrò il medio con un ghigno «Si vede che noi possiamo farle, le prime donne».
«Razza di-» 
«Ma perché vai a rompere le palle a Sakuragi!» Fece scocciato il Capitano del Kainan.
«Non sono io! E’ lui che si è preso la mia camera!» 
«E dormi con lui, allora!» Ribatté Maki con somma impassibilità, alla bocca spalancata degli altri tre. 
«Certo che te ne esci con certe stronzate tu» borbottò Miyagi, mentre Kiyota sembrava aver perso l’uso della parola. «Ti hanno drogato?!» Esalò alla fine. 
«Oh, sentite! Non posso mica fare da balia a dei ragazzini! Dormi dove vuoi, anche disteso là fuori, ma non fate casino. Siamo ospiti! Comunque se la molli con Sakuragi, la mia camera è dall’altra parte del corridoio, se no prenditi un sacco a pelo e stenditi in cortile!» Tirò Maki, prima di piantarli in asso.
«Però, e bravo alla vecchia ciabatta!» Esclamò entusiasticamente Miyagi.
Kiyota lanciò un’occhiata di traverso a quei due imbecilli e se ne andò fumando come una teiera.
Sul versante opposto, le cose non andavano certo meglio. Akagi aveva deciso per una camera lontana dai satanassi della sua squadra, giusto per avere un po’ di respiro, e Rukawa era stato dello stesso avviso; peccato che aveva dimenticato la sua proverbiale sfiga che, al contrario suo, non dormiva mai.
«Oh, eccoti qui!» Esclamò Sendo, con borsone alla mano.
L’Ala dello Shohoku quasi si strozzò con l’acqua che stava sorseggiando e guardò Sendo come se fosse stato un fantasma. 
Quel bastardo si limitò a sorridere come un Buddha, catapultandosi sul letto accanto al suo. 
Rukawa non gli scollava gli occhi da dosso «Mi stai rompendo le palle» proclamò.
«Quante parole, Kaede, guarda che ti fa male parlare tanto. E comunque lo so» cinguettò quello psicotico.
«E quindi, che diavolo vuoi?»
«Mettiamola così: la mia fissa di queste settimane e farti raggiungere un livello accettabile di umanità e d’altronde dobbiamo fare gioco di squadra, quindi se la piantassi di guardarmi come se fossi il demonio in persona te ne sarei grato». 
A quello sproloquio, Rukawa lo fissò in modo strano, come se fosse indeciso se essere più schifato o sconvolto. 
«Tu sei squilibrato» decise alla fine, dandogli le spalle.
Sendo si puntellò su un gomito e lo guardò ridendo «Non mi dire che ti metti a dormire di già?» 
«Rompiballe».
Qualche metro più in là, Akagi aveva intrapreso la sua implorazione giornaliera a qualsiasi divinità avesse la bontà di sterminarli tutti.
«Un po’ di silenzio, chiedo solo questo…» stava borbottando, mentre sistemava il borsone.
«Sei troppo ottimista!» Rise Maki, appoggiato allo stipite della porta a braccia incrociate.
«Già, ormai con quegli psicopatici devo perdere la speranza…» sospirò il Capitano. 
«Però il loro spirito contagia. Insomma, per quanto Kiyota sia un rompiballe, ti mette di buon umore!»
Akagi lo guardò «Seh. Ma tu ne devi gestire uno. Tra quei due teppisti che si pestano da mattina a sera e Hanamichi che non fa altro che fracassare i timpani a tutti, sono fortunato ad uscirne vivo».
«Almeno c’è Rukawa» notò Maki, ma il Capitano dello Shohoku se ne uscì con una risata sarcastica «Rukawa? Quello è anche peggio. Farà finta di dormire, ma non si tira certo indietro quando si tratta di fare a pugni. Inutile, sono circondato da dementi» bofonchiò sconfitto. 
Il giocatore del Kainan cominciò a ridere «Chissà perché, non credo che in fondo in fondo ti dispiaccia, Akagi! Vado nell’altra stanza, buona notte» salutò poi, ignorando la sua faccia perplessa.
«Sì, notte…» vece vago, poi si sedette sul letto con un sospiro.  
Quella sarebbe stata una lunga settimana.
 
* L'ala grande o ala forte (in inglese power forward) è uno dei ruoli standard della pallacanestro. Viene chiamata "4" secondo la numerazione dei ruoli del basket, o ala grande, in contrapposizione all'altra ala detta ala piccola.
È un ruolo molto fisico, simile a quello del centro, un ruolo nel quale può capitare anche di dover giocare se mancano giocatori più alti. L'ala forte spesso gioca spalle al canestro in attacco, mentre in difesa si posiziona sul fondo insieme proprio al centro.
Generalmente l'ala forte è uno dei giocatori più alti e massicci della squadra, anche se non quanto il centro. A rimbalzo deve essere aggressiva e segnare la maggior parte dei punti in post basso.

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Capitolo 3
*** Inizia il torneo! ***


Inizia il torneo!

 
Il mattino seguente fu un massacro. Eiko Hisae ebbe la brillante idea di lasciare l’intero tempio nelle mani di dodici estranei, dieci dei quali in preda al dente avvelenato. A quanto pareva, pochi avevano dormito e quasi tutti si erano scannati con i compagni di stanza. Alle tre del mattino, Akagi aveva dovuto stritolare un paio di ossa a causa dell’infernale casino che “ quei quattro psicolabili”, ossia le due scimmie e i due teppisti, stavano combinando nelle camere; e si erano pure appaiati con le stanze!
Dal canto suo, in camera con un angelico Jin e con accanto Maki, aveva dormito come in paradiso.
«‘giorno» farfugliò Kiyota, strusciando i piedi fino alla sedia.
«‘ao» rimbrottò ancora più sveglio Mitsui, quasi strisciando verso il tavolo.
«Buongiorno, che diavolo avete combinato stanotte?» Domandò un energico Fujima, bevendo del tè.
«Miyagi russa».
«La Scimmia rossa parla nel sonno».
Spiegarono i due, mentre sbadigliavano a pieni polmoni.
«E gli altri?» Chiese Hanagata, leggendo il giornale.
«Muoviti!» La voce di Akagi li raggiunse, seguita dal tonfo del fondo schiena di Hanamichi che scivolò fino al salotto.
«Bel colpo di culo, Hana!» Rise Mitsui, ma l’altro non lo degnò manco di uno sguardo e si rialzò come un fulmine per correre al piano di sopra «Razza di Gorilla, adesso ti faccio fuori!»
«Quante energie di primo mattino…»
«Giorno Sendo, già sveglio?» fece sorpreso il Capitano dello Shoyo.
«Già…» mugugnò lui, buttandosi sulla prima sedia a caso.
«Dì la verità, temevi che la Volpe ti facesse fuori nel sonno?» Ghignò Miyagi, entrato dopo di lui.
Sendo sorrise «Mah, non credo che riuscirebbe a starsene sveglio solo per farmi fuori».
«Dov’è la mia Ayakuccia?» Borbottò preoccupato Miyagi, sedendosi.
«Ah, si è svegliata molto presto. Andava a comprare qualcosa» replicò Fujima. 
«Qualcosa cosa?»
Fujima scrollò le spalle, ma la porta si aprì nello stesso momento.
«Buongiorno banda di caproni!» Salutò allegramente la manager della squadra, «Vi ho portato la colazione!»
Un terremoto di piedi e un branco di bufali si riversò nella stanza.
«Con calma, dementi! Ecco, ho preso un po’ di tutto, servitevi!»
Tutti presero a guardare Ayako con occhioni adoranti che fecero venire voglia a Miyagi di menare sberle e, tra questi, soprattutto a Kiyota.
«Dovresti passare nella nostra squadra! Con una colazione così altro che buongiorno!»
«Ehi, demente, sta lontano dalla mia Ayakuccia!» Avvertì il Playmaker dello Shohoku.
«Prego? A me risulta che siano tutti bei sogni di un cretino».
«E tu che diavolo ne sai?»
«Ma se lo sa tutta Kanagawa!»
Prima che potessero attirare le ire del Capitano, Ayako ficcò due paste in bocca ad entrambi e li scaraventò fuori.
«Devi esserti svegliata molto presto per portarci la colazione, Ayako» fece gentile Maki, avvicinandosi al vassoio.
«Ah, non preoccuparti. Eiko è uscita molto presto per gli allenamenti dello Shiroi, quindi ne ho approfittato per fare un giro. E’ una bella città, meno caotica di Tokio, ma con un grande numero di palestre nei dintorni».
«Biaciapiselli! Che cavolo hai combinato?» Hanamichi apparve sulla porta con occhi infuocati e tutti si girarono a fissarlo.
«Che c’è?»
«Di che diavolo parli, Scimmia Rossa?»
«La stanza è quasi allagata!» Sbottò di rimando lui.
Mitsui si girò a guardarlo con indifferenza «Ti avevo detto di cambiare stanza, peggio per te».
«Razza di pseudo giocatore…» Cominciò il rosso, ma Akagi lo afferrò per la collottola «Giocherete dopo, da bravi... allora, che programmi ci sono oggi?»
«Bé…» cominciò Fujima. «La Manifestazione di apertura è per questo pomeriggio. Abbiamo mezza giornata libera».
«Che si fa?» Domandò allora Maki.
«Si dovrebbe prenotare la palestra per gli allenamenti. Di quello possiamo occuparcene noi» cominciò Fujima, guardando Ayako.
«D’accordo. E voi che intenzioni avete?»
«Dovremmo cominciare ad allenarci…» Stava dicendo a se stesso Akagi. «Ma senza palestra è impossibile, per ora».
«Andiamo a farci un giro!» Esclamò Kiyota con un sorriso demente.
«Al mare!» Fece eco Hanamichi.
«Non è poi una cattiva idea. Potremmo allenarci in spiaggia» provò a dire Sendo.
I vari cenni di assenso convinsero anche Akagi, che si guardò intorno «Che fine ha fatto Jin?»
«Al telefono, mi pare».
«E quell’idiota della Volpe?» Sbottò allora Kiyota.
«Starà sbavando sul cuscino» ghignò allora Miyagi.
«Vado a svegliarlo!»
Seguirono con lo sguardo un Hanamichi fin troppo contento, prevedendo il peggio; difatti, due secondi dopo, le urla di quei due dementi salirono fino al soffitto.
«Quanto la fai lunga, Volpe!»
«Vaffanculo, idiota!»
«Che personcine delicate…» Cominciò a sbuffare la Scimmia del Kainan, poi si bloccò alla vista di Jin. «Che c’è?»
La guardia del Kainan manteneva il cellulare a distanza di sicurezza, con la mano appoggiata sull’orecchio «Ho un pazzo al telefono…»
«Pronto? Pronto?»
«Ma questa è la voce di Hikoichi!» Esclamò Sendo, prendendo il telefono. «Pronto? Hikoichi?»
«Sendoo! Ciao, come va?» Fece quel mentecatto con la sua voce stridula, tanto da trapanare la testa a tutti.
«Bene. Stiamo pensando di allenarci al mare…» Rispose quello, con l’aria da svampito.
«Ah, davvero? C’è qualcuno che può prendere appunti sui giocatori di Chiba?»
Sendo sposto il capo dal telefono e lanciò un’occhiata Fujima «Ehm, forse… »
«Bene! Allor-»
La comunicazione venne interrotta per qualche istante, poi la voce possente del Capitano lo raggiunse «Sendo…»
«Uozumi! Giorno, come…»
«Passami Akagi» Lo interruppe Jun Uozumi, minaccioso.
Con una scrollata di spalle da parte di Sendo, il telefono passò al Capitano dello Shohoku che si spostò in un’altra stanza per parlare con “Gorilla-secondo”.
«Lo sai, vero, che il tuo telefono è perduto ormai? » Ghignarono quei due infami di Mitsui e Miyagi.
Jin sospirò «Ah, beh non era mio…»
«No?»
Jin scosse la testa ed indicò Kiyota che si pietrificò, mentre gli altri attaccarono a sganasciarsi come matte.
Dopo molti minuti di chiamate tra gli psicopatici del Ryonan, che cercavano disperatamente Sendo e i morti del Kainan che meno di così non se ne potevano fregare, si avviarono verso la spiaggia, affollando un intero vagone della metropolitana. Mitsui e Hanamichi si fecero spazio a suon di spinte e morsi, mentre Miyagi ne approfittò per appiccicarsi alla sua Ayakuccia che se ne fregava altamente, tutta presa a svegliare Rukawa che quasi le dormiva addosso.
E i numeri non finirono lì, visto che all’apertura delle porte quasi tutti si catapultarono a mare, svestendosi contemporaneamente, e trascinandosi dietro un povero Capitano che rischiava di affogare.
Occorse tutta la buona volontà di Maki e Fujima che, con l’aiuto di Sendo, raggiunsero un accordo: corsa sulla spiaggia e gara di nuoto. Inutile dire che questa risoluzione portò al quasi svenimento della Volpe che di acqua proprio non ne voleva sentir parlare.
La corsa sulla spiaggia fu piuttosto una maratona senza frontiere, dove ogni mezzo era lecito per arrivare primo: Hanamichi addirittura si allacciò ai pantaloni di Kiyota, che rimase in mutande davanti all’intera spiaggia.
«Potrebbero anche fare i seri, una volta tanto…» buttò lì Ayako, seduta sulla spiaggia al sicuro, con registri alla mano.
«Almeno si divertono. Dopotutto oggi inizierà il torneo e non avranno tanto tempo per respirare» osservò indulgente Fujima, in costume da bagno.
«Sta attento, coglione!» Proruppe la decima volta Mitsui, inciampando nei piedi di quell’imbecille di Miyagi che tutto faceva tranne correre, visto com’era intento ad osservare quei due sull’asciugamano.
«Oh, il tappetto è geloso...» cantilenò Hanamichi, raggiungendoli con una smorfia.
«Beh, sono una bella coppia!» Esclamò l’ex teppista, prima di ritrovarsi le mutande piene di sabbia.
«Fatevi i cavolacci vostri, accidenti!»
«Andiamo, Ayako non è una delle dementi che sbavano dietro alla Volpe. Sta lavorando, quindi non si farà distrarre. E poi, Fujima mica è un bavoso deficente!» fece saggiamente Mitsui, visto che quell’altro sembrava seriamente incazzato.
«Infatti! Non è un deficiente…» aggiunse Sendo, che aveva ascoltato tutto il discorso. «Lui ha la scusa per avvicinarsi e dato che non è un deficiente…» Insinuò con un ghigno, ritrovandosi poi una manciata di sabbia nei capelli.
Fortuna che l’asso del Ryonan non fosse un’attaccabrighe, perché Miyagi aveva addosso una voglia folle di ammazzare qualcuno.
«Ah, al diavolo!» Sbottò scazzato, per poi tornare a correre.
«Se l’è presa sul serio?» Domandò il rosso a Mitsui, che si limitò a scuotere la testa.

«Guardate che non è una gara a chi muore prima» fece notare Hanagata a Kiyota e Jin che correvano sulla spiaggia, tenendosi un fianco.
«Ehi, Mr. Quattrocchi, noi al Kainan siamo abituati a peggio!» Replicò pomposamente Kiyota, per poi sbattere il muso contro Akagi che si era fermato.
«Ehi, Gorilla. Avvisa prima di fermarti…»
«Sta zitto demente! Ehi, voi!» Urlò il Capitano, con una vena pulsante sulla tempia; nessuno, tranne qualche anima pia, aveva seguito l’allenamento: Sendo guardava svagato il mare, forse col desiderio di mettersi a pescare, Mitsui e Hanamichi continuavano a sfottere Miyagi che li prendeva a pedate e Rukawa poi lo avevano perso un’ora prima; quello squilibrato si era sdraiato accanto ad Ayako, crollando in stato catatonico.
«Akagi, così ti saltano le coronarie…» avvertì Maki.
«Certo, perché ti sembra possibile una roba del genere?»
Fujima si alzò urlando un «In acqua!», che fece saltare tutti di gioia.
«Almeno così si rinfrescano i neuroni» rise il Capitano del Kainan, assestando una pacca di conforto all’altro Capitano.
«Sempre che non l’affoghino, la materia grigia… Rukawa! Muovi le chiappe, in acqua!»
La volpe strizzò le palpebre, osservando gli spruzzi d’acqua provocati dai tuffi di quegli imbecilli, e scosse il capo «Ma manco morto».
Ok, ora lo affogava nella sabbia! Akagi si mosse a passo di gigante verso quella divetta della sua squadra e poggiò le mani su i fianchi «Allora?»
Rukawa lo fissò, inespressivo «Odio l’acqua».
«Non sai notare, Rukawuccio?» Cantilenò Ayako a suo fianco.
«Non chiamarmi in quel modo!»
«Paura dell’acqua, Kaede?» Frecciò Sendo, passando per quelle parti, guarda caso.
Detto fatto, da lì a qualche secondo Rukawa era a mollo, maledicendosi per aver ascoltato ancora una volta quello psicotico sorridente. Per tutta la notte aveva assistito ai suoi sproloqui insulsi e ora oltre al danno, anche la beffa.
«Gara?» Fece semplicemente Sendo, per poi partire a razzo, fendendo l‘acqua con veloci bracciate. D’accordo, doveva vincere, o perlomeno sfruttare la cosa per annegarlo, pensò la Volpe e partì all’inseguimento.
Nonostante non amasse l’acqua, era un abile nuotatore e il suo peso lo rendeva più veloce di Sendo, che cominciava ad arrancare.
«Forse è il gel che ti rende pesanti i capelli…» bofonchiò la Volpe, quando si trovò spalla a spalla con il nemico di sempre e Sendo sorrise «Era quasi una battuta, sai? Sto vincendo io».
«Hn» grugnì l’altro e lo superò, vincendo la loro gara personale.

Un’ora e mezza dopo, erano tutti spalmati sulla sabbia, stanchi e affaticati. La gara di “pallanuoto” improvvisata era stata grandiosa: le due squadre erano capitanate da Sendo e Maki che avevano dovuto scegliere i propri compagni; tra i sogghigni generali, Sendo aveva scelto proprio Rukawa, giusto per fargli girare le palle ancora un po’, mentre alla fine aveva dovuto sorbirsi anche la Scimmia Rossa. Maki invece, anima pia lui, aveva preso come al solito Kiyota, che tanto era stato espulso alla prima occasione. Ora giacevano tutti moribondi sulla spiaggia.
«Dannata acqua, certo che è difficile giocarci dentro!» Sbottò Mitsui, con il fiatone.
«Sei tu che non hai fiato, vecchio scorfano» ribatté molto dolcemente Miyagi.
«Ragazzi, sete?» Domandò Ayako, con una cesta di bottigliette.
«Grazie Aya».
«Grazie, Ayakuccia! » Esclamò Miyagi, stucchevole come il miele.
«Ayako, ho stilato la lista del torneo!» La richiamò Fujima e Miyagi sospirò «Che palle quel tipo».
L’ex teppista rise «Non mi dire che, sul serio, ti preoccupa Fujima!»
Miyagi abbassò il capo verso la bottiglia, serio tutto in un colpo «No, in effetti mi preoccupano, più o meno, tutti».
Mitsui guardò il mare «Ayako non è così scema da farsi appallare da un bel faccino. Altrimenti il primo della lista sarebbe stato Rukawa».
«In effetti, non si fa appallare da nessuno» rispose Miyagi, con accento triste.
L’altro sorrise e cinse un braccio intorno alla testa del Playmaker «Idiota. Ayako semplicemente non se ne accorge… e poi ci sono io, no?»

«Maledetto idiota…» brontolò Rukawa, tenendosi la testa.
«Sei tu il cretino che non guarda dove va!» Sbottò di rimando Hanamichi, tenendosi il polso.
Solo due dementi formato gigante come loro potevano scontrarsi in una distesa grande come, tanto per fare un esempio, l’Oceano!
«Voi siete due… ormai ho finito gli insulti per voi… » stava gufando Akagi sulle loro teste.
«Gorilla, stai sfracellando i coglioni, la molli?»
«Non che non la pianto, razza di imbecille! Potevate essere fuori uso prima dell’inizio della Manifestazione! Ora, chissenefrega se ti viene un accidente, ma Rukawa fa parte dei titolari!»
A quelle parole, Hanamichi si alzò di scatto, gettando casualmente la sabbia in testa alla Volpe.
«Me che vi massacriate voi e la Volpe qui!» E si allontanò, borbottando come un ossesso, mentre Akagi faceva per seguirlo «Magari si suicida…»
«Acqua, Volpe affogata?» Ghignò Ayako e Rukawa fece una smorfia, sentendo perforargli la testa da spilli. «Che divertente…»
«Andiamo che hai la testa dura!»
«Se vuoi ti faccio una fasciatura io…» cinguettò Sendo, alle spalle di Ayako.
«Vedo che voi due andate sempre più d’accordo…» commentò felicemente la manager, alla faccia dell’ espressione da avvelenamento dell’Ala dello Shohoku.
«Un amore» rispose l’ infame maledetto che Rukawa trucidò con lo sguardo.

«Credi davvero che quegli sguardi servano a qualcosa?» Domandò poi Sendo, quando Ayako si allontanò. Non ebbe risposta, così sbuffò «Sei irritante».
Rukawa lo fissò «E tu esasperante».
«Suppongo sia un passo avanti…» rise Sendo, poi guardò il mare «Peccato non vivere al mare!» Esclamò, spalmandosi sulla sabbia.
L’altro lo fissò di sbieco «Non mi piace, il mare».
«Allora non lo capisci. Lo vedi come qualcosa di misterioso, semplicemente troppo da contenere. Invece è qualcosa di vivo. Sempre in movimento, in subbuglio, anche quando sembra sereno». 
Rukawa si limitò a non rispondere, guardando il mare.  
«Dovresti essere meno controllato, ne gioveresti».
Il giocatore dello Shohoku alzò lo sguardo, giusto in tempo per guardare Sendo allontanarsi verso Hanagata e Akagi. Sì, ancora quella sensazione… lui non odiava Sendo. Invidia, forse era la parola giusta.
«Volpe, basket?» Lo richiamò il re delle espulsioni, e Rukawa si alzò con un sospiro.
«Bien, niente arbitro!» Esclamò sogghignante, mentre Mitsui e Miyagi si scambiavano un’occhiata.
«Vuoi farti male, demente?»
«Non hai paura che possiamo romperti qualcosa?»
«Aha, cos’è frignate?» E giù a ridere come un indemoniato.
«Io non ci sto in squadra con lui» borbottò Rukawa.
«Ma chi ti vuole!»
«Ma infatti se lo tiene Miyagi quest’ invasato, io e te giochiamo insieme, Volpe» Lo interruppe Mitsui.

Così la partita cominciò. Senza arbitro era praticamente una guerra e, a metà tempo, la palla era stata quasi dimenticata in favore della lotta libera; Hanamichi usava il placcaggio come scusa per buttare a terra “il fuscellino” Rukawa, mentre Mitsui alzava di peso il povero Miyagi. In quel macello, Sendo e Hanagata sghignazzavano come folli e Akagi fingeva di non vedere nulla per proteggere la sua salute mentale. Nel frattempo i due manager sembravano immersi nel fitto di una cospirazione insieme a Maki, mentre Kiyota e Jin non si vedevano da nessuna parte.
La Guardia del Kainan conosceva molto bene Kiyota e l’oscurità della sua espressione, nei momenti “seri”, era inconfondibile; finalmente se lo ritrovò al bar, solo, ma quando aveva tentato ti porgli qualche domanda, quello era scattato come una molla e si era allontanato con le mani affondate nel costume e un diavolo per capello.
Akagi fece levare le tende solo alle quattro passate e solo dopo che la squadra Mitsui-Rukawa ebbe rotto il grugno a quella dei due psicotici. Per carità, Miyagi era pure bravo, ma le stronzate di Hanamichi valevano per due, mentre quegli altri si erano trovati relativamente bene col patto “tu non fracassi i coglioni a me, e io non li frantumo a te”.
Il viaggio di ritorno verso il Tempio fu piuttosto tranquillo, tranne per il fatto che Hanamichi, perso il compagno di giochi, aveva deciso di sfogare la follia su Rukawa che ormai, tra lui e Sendo, ne aveva le palle piene. A metà strada era quasi giunto alla conclusione di supplicare Nobuscimmia di riprendersi il suo maniaco preferito ma Ayako gli andò in aiuto come una manna dal cielo:
«Al Tempio sbrigatevi a fare le docce, che dobbiamo filare alla Manifestazione di apertura. Mi raccomando tutti in tuta».
«Quale tuta?» La interruppe Jin.
La manager in tutta risposta ghignò in modo terrificante «Lo vedrete».

Giunti al Tempio, il silenzio fu quasi opprimente. Fujima aveva trovato il biglietto di Eiko che li avvisava di far presto e di aver lasciato l’abitazione a loro disposizione e, anche se non si fidava completamente di lei, gliene fu grato: a parte che quei dementi avrebbero litigato in ogni occasione e per qualsiasi motivo, anche inventato se necessario, le docce erano poche e l’acqua calda anche, quindi era una fortuna non avere nessun altro in casa.
La battaglia su chi dovesse usare per primo le docce, fu serrata: il bagno al piano inferiore vide come vincitore incontrastato Maki che, semplicemente, sgattaiolò dentro e si chiuse la porta con le chiavi; Akagi occupò l’altro bagno menando fendenti e cazzotti in testa, mentre Sendo, fasullo come Giuda, occupò l’ultimo con la scusa di un certo affare urgente da risolvere. Così tutti gli altri aspettarono a braccia incrociate, con la testa che fumava dall’ esasperazione; c’era chi aveva deciso di assestare qualche calcio, giusto per passare il tempo, chi invece decise di oziare e, incredibile ma vero, non si trattava di Rukawa.  Anzi, si ritrovò la Scimmia a rovinargli addosso e quasi lo spalmò sul pavimento .
«Imbecille, se la notte non dormi per colpa di quell’altro demente lì, non venire a menartela con me!»
Diciotto parole. Troppe per la Volpe.
«Sei senza umanità, tu» borbottò Kiyota, girandosi speranzoso verso l’altro vicino, cioè Mitsui.
«Non fartelo passare manco per l’anticamera del cervello» avvertì il Teppista.
«Ma che stracciamento di palle».
«A chi serve il bagno?» Cantilenò Sendo, con asciugamano arrotolato ai fianchi e uno in testa.
«Sembri mia madre» ghignò Miyagi.
Sendo sorrise «Tua madre è figa?»
Bisognava ammettere che, quando ci si metteva, sapeva essere discretamente divertente, pensò Hanamichi mentre gli altri lo sfottevano per l’asciugamano tra i capelli.
«Sendo, stai gocciolando» se ne uscì Akagi, scendendo dal piano di sopra vestito per loro fortuna.
«Sì, sì me ne vado» fece quello, andando al piano di sopra mezzo nudo e scalzo, neanche fosse a casa sua.
Tempo un secondo e si alzarono tutti contemporaneamente, stritolandosi all’entrata del bagno.
«Vado io!»
«Ma sfracellati!»
Sbottarono all’unisono Miyagi e Mitsui.
«Imbecilli… » borbottò Akagi, mentre Rukawa lo superava. «Il bagno di sopra è libero» gli fece con un sospiro.
«Hn».
Aveva fatto in tempo a entrare in bagno, svestirsi e aprire il getto in tutta calma, che di sotto ancora si sentivano le grida dei due mentecatti e le botte di Akagi. Sospirò per poi infilarsi nella doccia: Cominciava ad detestarlo, quel dannato ritiro.
Intanto, qualche stanza più in là, Kiyota era alle prese con due problemi: quel dannato maglione che non si infilava e quel dannato Jin che gli spaccava i cosiddetti.
«Kiyota…»
«Non rompere, Jin».
Quella solfa l’aveva ascoltata per un’ora, durante tutto il tragitto verso il Tempio. La guardia sbarrò la strada al compagno di squadra «Andiamo, cosa’hai?» Fece, accondiscendente.
«Nessun problema» tagliò corto la Scimmia, incrociando le braccia.
«Se avessi un problema, me lo diresti vero?» Gli domandò Jin, scrutandolo.
«Ma porca miseria, non mi serve una balia! Se avrò un problema te lo dirò!»
Sendo si bloccò accanto alla porta, ascoltando per caso il discorso dei due giocatori e, contemporaneamente, Rukawa uscì dalla doccia e lo fissò. Quello alzò un indice davanti alla bocca, per fare segno di silenzio e si affacciò:
«Va tutto bene?»
Jin si girò con un sorriso «Nulla Sendo, tutto bene».
«Niente che ti interessi, Spaventapasseri. Sloggia!» Sbottò l’altro.
Il Playmaker del Ryonan ammiccò a entrambi, poi sorrise «Ma certo!» E si allontanò canticchiando.
«Ma non è che quello ha capito una cosa per un’altra?» Borbottò Kiyota.
«E cioè?»
L’Ala del Kainan lanciò un’occhiata perplessa all’amico: ci era o ci faceva?
«Lascia perdere» mugugnò, poi, dopo nuove imprecazioni e altre rassicurazioni, riuscì a cacciarlo dalla stanza.
Jin si ritrovò la porta sbattuta sul naso e sospirò «Ma quanto è cocciuto…»
«Che combinate tu e quell’altro guaio?» Domandò Maki, notando l’espressione preoccupata di Jin.
«Ah, Maki. Mah, cerco di estorcere una qualche verità al nostro Nobunaga».
Il Capitano del Kainan rise «Ecco, visto che ci sei, fatti dire anche dove a messo le palle da basket che mi ha fregato».
«State zitti, dannati!»
«Bene, ora che siete tutti strigliati a dovere, vi mostro una cosa!» Fece entusiastica Ayako, colpendo uno scatolone che aveva affianco, con tutti riuniti nel salone principale.
Sendo la guardò «Qualche diavoleria, Ayako? »
«Ta-daan!» Esclamò lei, tirando fuori una maglia nera, con strisce sui fianchi blu e rosse. Il nome Kanagawa e il numero, erano trascritti in bianco.
«Wow!» Fece il giocatore del Ryonan, mentre gli altri smidollati già fremevano per averne una.
«Vi piace?» Domandò la manager, ghignando.
«Non male, riunisce un po’ tutti i colori delle squadre» commentò Fujima.
Gran parte di loro tossì: tutti avevano saggiamente evitato l’argomento “colore verde-Shoyo assente”. O almeno, tutti tranne uno:
«Ehi, Ayakuccia… » cominciò Hanamichi, avvicinandosi al suo orecchio «Niente verde rammollito eh?» Le sussurrò piano ad un orecchio.
«Deficiente è stato proprio Fujima a non volere il colore nella maglia, io volevo mettercelo» sbottò lei, e molti si girarono verso il Capitano dello Shoyo.
«Anche voi fate parte della squadra, Fujima… anzi, tu sei l’allenatore e Toru è la prima riserva» cominciò Sendo.
«Infatti, alla fine siete più utili di questi qui» aggiunse Akagi, indicando i suoi compagni di squadra che per poco non gli azzannarono una mano.
Fujima accennò un sorriso, poi scosse la testa «No, non era in questo modo che lo Shoyo doveva rientrare tra i Best. Mettere quel colore solo perché vi faccio da pseudo allenatore è una cretinata.
A quelle parole tutti si zittirono, mentre il Playmaker annunciava allegramente «Bene, vado a lavarmi io!»
Akagi e Maki si scambiarono un’occhiata: Kenji Fujima era un giocatore molto, molto orgoglioso; aveva ricevuto il premio di migliore giocatore dell’anno – MVP - per tre anni di fila. Alle medie era il più grande giocatore d Kanagawa, superando persino Maki. Poi, allo Shoyo, gli fu quasi implorato di partecipare come playmaker e nel giro di pochi mesi divenne Capitano; il ruolo di allenatore gli fu concesso niente meno che dalla federazione sportiva. Era probabilmente il secondo Playmaker di Kanagawa e solo Maki era alla sua altezza; ma i fatti parlavano chiaro: Sendo sapeva giocare in più ruoli, grazie all’altezza poteva ricoprire anche la funzione di Ala e per giunta era solo del secondo anno, quindi poteva ancora migliorare. Maki, pur essendo del terzo, si era dimostrato il Playmaker più forte di Kanagawa per ben tre anni di seguito e aveva condotto la sua squadra e tre vittorie consecutive. Erano numeri troppo esorbitanti per passare inosservati, ma non doveva essere facile per uno come lui.
Nessuno, però, si era reso conto che Fujima non era l’unico che soffriva l’esclusione dai Best; ad un passo dal torneo, ci si rendeva conto di come realmente stessero le cose. Con quel ritiro, giocatori come Rukawa, una semplice matricola, o come Jin, perfetto come Guardia ma scarso in tutto il resto, erano stati riconosciuti come i migliori. E se persone come Hanamichi, che aveva una propria distorta maniera di vedere il basket, ci passavano sopra, vedendo quell’esclusione come una sfida a fare di più, a migliorarsi; chi aveva buttato anni nel cesso per delle stronzate, cominciava ad odiare se stesso. Mitsui guardò Fujima allontanarsi verso il bagno e un potente istinto gli fece portare la mano verso il ginocchio: quello era l’emblema del suo fallimento e della sua idiozia. A quell’ora, se fosse stato più intelligente, sarebbe stato uno dei giocatori più grandi di Kanagawa. Sospirò profondamente, poi si ritrovò gli occhi di Miyagi incollati ai suoi «Che vuoi?»
«Piantala Mitsui. Quello è un capitolo chiuso. Ora siamo qui per aiutare loro, al ritorno ricominceremo ad allenarci e recupereremo» gli fece l’altro, leggendogli nella mente come ogni volta.
La Guardia digrignò i denti «Già, certo» bofonchiò, per poi uscire a prendere una boccata d’aria.
«C’è troppo nervosismo» pensò tra sé Sendo. «Dobbiamo andare, Capitano» fece poi ad Akagi, alzandosi.
«Sì, infilatevi un attimo le maglie e andiamo. Voi idioti, avete le vostre come riserve» annunciò ad Hanamichi, Kiyota e gli altri.
«Non la voglio la vostra stupida maglia» ribatté Mitsui dall’esterno, sul piede di guerra.
«Ehi! Io ho il dieci! Lo rivoglio!» Sbottò scazzato Hanamichi e Akagi roteò gli occhi come a invocare la Santa Pazienza «Idiota, Maki ha il dieci. Tu e Kiyota dovrete accontentarvi di un altro numero».
«Ma neanche per sogno! Scimmia, tu non dici niente?» S’infervorò il rosso, con occhi di fuoco.
«Scusate…» Fece la voce gioviale di Fujima. «Io prendo il numero otto, grazie» e s’ infilò la maglia, alla faccia sconvolta di quegl’altri imbecilli.
«Che c’è?» Domandò, guardando la faccia di Mitsui.
Quello buttò a terrà la sigaretta che stava fumando «Perché cazzo accetti di metterti la maglia!»
Akagi lo guardò: non credeva avessero dei problemi gli altri, ma forse non aveva tenuto in conto lo sproporzionato ego malato dei suoi compagni.
«Perché ho promesso di portare la squadra alla vittoria. Non è colpa di altri se io non sono riuscito a raggiungere il livello per i Best, quindi non cercherò di scaricarmi la coscienza» rispose severamente.
Di certo, la sconfitta nelle eliminatorie gli bruciava ancora, ma Fujima non era poi il tipo da stare a rimuginare.
I quattro titolari repressero a stento un sorriso: c’era da aspettarselo da uno come lui.
Mitsui lo fissò, senza parlare, poi sbuffò «D’accordo, andiamo a tifare questi bastardi!»
Una mandria di sedie si mosse con una confusione spacca timpani.

Il palazzetto dove si sarebbe tenuta la Manifestazione era uno dei più grandi mai visti. La confusione all’ingresso era pazzesca e loro entrarono con migliaia di occhi incollati addosso.
«Wow!» Sussurrò Kiyota col naso all’insù: il soffitto era curvo e molto, molto alto. Il palasport era stato messo su per le gare più importanti e per ospitare migliaia di persone: togliendo le fila per il pubblico, avrebbero potuto metterci comodamente quattro campetti di basket per allenamento.
«Forse è ancora presto…» borbottò Hanamichi, guardandosi intorno. Branchi di giornalisti e cameraman ciarlavano tra loro e i rappresentanti della federazione erano lontani dal tavolo principale. Osservando qua e là, si notavano molti giocatori delle altre squadre escluse dal torneo di beneficenza e Sendo quasi tirò un colpo, riconoscendo Hikoichi con la sorella giornalista.
«Sendooooo!» Esclamò quello psicotico, facendo girare mezzo palazzetto.
«C-ciao Hikoichi…» balbettò il Playmaker del Ryonan, sconvolto, mentre il piccolo Aida gli si incollava alle gambe.
«Ci mancavi tu, guarda…» grugnì Kiyota, ma il ragazzo non lo degnò di uno sguardo.
«Sakuragi!»
«Ohoh, bravo vieni dai geni come me!» Il rosso cominciò a ridere, in completo brodo di giuggiole, così gli altri approfittarono per sgattaiolare via.
«Salve, ragazzi!» Salutò Yayoi Aida, con macchina fotografica alla mano.
«Ciao Yayoi, lo sapevo che saresti venuta!» Fece Ayako.
«Non potevo mancare tra i Best of Kanagawa!» Esclamò, ghignando.
Il loro blaterare fece scomporre il gruppo e ognuno se ne andò per i cavoli suoi. Akagi andava alla ricerca di alcuni conoscenti, mentre i soliti cercavano semplicemente del cibo!
«Dannazione, avranno intenzione di farci morire di fame?» Grugnì Mitsui, con lo stomaco che borbottava più di lui. Mentre cercava qualche dannatissimo chiostro, si scontro con un Jin distratto.
«Jin, ma dove cavolo guardi?»
«Ah? Oh, scusa Mitsui. Guarda là» fece la Guardia, indicandogli un gruppo di ragazzi praticamente spaparanzati sul pavimento come barboni.
In piedi c’era il conoscente di Akagi, quell’Isao, che parlava con un compagno dai capelli rosso scuro e alto quanto Fujima. La maglia nera indicava il nome di Kaoru Hiroya.
«Ma non mi dire…» ghignò Mitsui: quello era la guardia dell’Ichihara, il “tiratore scelto” di Chiba. «E’ basso…» notò poi.
«Non mi sembra che sia mai stato un problema… anche Miyagi e Fujima lo sono».
«Giusto. Ci sta fissando o sbaglio?» Borbottò ancora Mitsui.
Infatti il giocatore li stava effettivamente guardando, ma senza boria; anzi, più che altro si stava slogando un polso a furia di salutare.
«Certo che quelli dell’Ichihara sono tutti troppo amichevoli…» bofonchiò, ma Jin sorrise «Forse voi siete troppo abituati i teppisti che frequentate… E poi, è anche per quello che non hanno molti rivali, anche se sono primi».
«Già, a differenza vostra eh?» Frecciò Mitsui.
L’altro non fece una piega «E voi, che picchiate qualcuno una partita sì e l’altra pure?»
«D’accordo, mi sto zitto che è meglio».

Tutti gli altri componenti della squadra - a cui mancavano all’appello i soliti dementi, tipo Mitsui, Rukawa, Sendo, Hanamichi e Kiyota -, notarono tra la folla lo Shiroi di Eiko.
«Ah eccovi. Stavamo per darvi dispersi» ghignò l’allenatrice. «Allora tutti carichi?»
«Visto che si rompono il muso da due giorni a questa parte direi di sì» mugugnò Ayako.
«Per ora abbiamo perso tre titolari…» fece notare Akagi, guardandosi intorno e notando l’assenza di quei tre mentecatti di Jin, Rukawa e Sendo.
«Torneranno all’ovile, quando litigheranno con qualcuno» liquidò Ayako, muovendosi in avanti.
«Mah, succede sempre. Io ho perso quel demente di Kiyuwa e il Capitano, tanto per cambiare».
Le due manager sospirarono all’unisono, del tutto sconfitte dall’idiozia dei loro compagni.
Sendo intanto, in barba a tutti, era riuscito a trovare un chiostro e ora se ne stava beatamente a sfamarsi, mentre Mitsui continuava a bestemmiare in giro per la voragine allo stomaco.
«Grazie» fece gaiamente, afferrando gli Onigiri di tonno.
«Akira Sendo!» Chiamò una voce alle sue spalle e il ragazzo sorrise bonario, come suo solito «Akira Miasami» replicò copiando il suo tono solenne.
Akira inarcò un sopracciglio e allungò una mano che Sendo strinse «Ho visto la tua intervista in televisione».
«Già, sanno essere molto insistenti» commentò quello, guardandosi intorno.
Sendo annuì educatamente. Peccato che non fosse per niente convinto delle sue parole, che gli erano sembrate fasulle quanto fintamente modeste. E di lui aveva sentito abbastanza per non credergli affatto.
«Tu sei stato bravo a non far trapelare quello che pensavi» frecciò, infatti, il giocatore del Ryonan.
«Sono cose che penso realmente» replicò l’altro, vagamente sdegnato.
Sendo lo scrutò in silenzio, poi scrollò il capo con un sospirò «Quindi ti crederesti inferiore di me?»
Miasami ebbe uno scatto e strinse i pugni «Ci vediamo in campo, Sendo».
«Contaci» Rispose lui, indifferente. «Ah, si sono raffreddati gli Onigiri!» Esclamò, poi una voce autoritaria risuono per la palestra.
«Buonasera a tutti! E soprattutto ai nostri ospiti di Kanagawa che, come ogni volta, hanno deciso di partecipare a questa splendida Manifestazione in onore del nostro presidente Anzo Koyushu. La Cerimonia inizierà tra qualche minuto, prego ogni squadra di ordinarsi secondo le proprie assegnazioni. Grazie».
Ci fu un trambusto di spostamenti e urla varie, ma alla fine le quattro squadre partecipanti e i numerosi spettatori erano al proprio posto. Il Kanagawa si trovava in fila, con Fujima nelle vesti di allenatore effettivo e Ayako in primis. Per non farsi fracassare i timpani, Fujima aveva acconsentito anche ai rompiballe dei loro compagni di mettersi in fila come riserve, cosicché le fila della loro squadra erano belle piene.
Accanto a loro, nella fila centrale, c’era l’Ichihara in nero e rosso; l’allenatore, Koichi “il demone” Kendo, e il Caposquadra amico di Akagi avanti a tutti. Rukawa, tra Maki e Sendo, si girò verso la squadra nero-rossa e si ritrovò di fronte un tipo strano; osservò la sua maglia e con un sussulto lesse il nome Haranobu Aki, numero 13.
Così, quello era lo Youkai dell’Ichihara. Rukawa si girò, intercettò lo sguardo di Sendo e, con un movimento del capo, gli indicò il ragazzo di fronte a sé. Sendo sorrise e si accostò a Rukawa, sussurrando «A quanto pare, Ryota si è fatto soffiare il primato dell’altezza».
Infatti, Aki era basso quanto il playmaker dello Shohoku, ma più magro e sottile. I capelli erano scuri e lunghi e il viso quasi infantile; sembrava un ragazzino delle medie.
A quanto pare anche lui parlava poco, perché mentre i compagni approfittavano del silenzio per blaterare cretinate, quello se ne stava con le mani in tasca, perso nei suoi pensieri. Il presidente della Manifestazione, Hattori Yudo, ricominciò a parlare e la tensione crebbe alle stelle.
«E dopo cinque anni, la Celebrazione Koyushu riprende vita… Quest’anno avviene a Chiba e Kanagawa a portato i suoi giocatori migliori. L’allenatore Anzai di Kanagawa ha designato Kenji Fujima come sostituto a causa della sua impossibilità i partecipare agli incontri…»
«Questa mi è nuova!» Sbottò Hanamichi, ma Kiyota gli pestò un piede «Deficiente, è una scusa! Manco questo capisci…»
«Oahhh! L’avevo capito, certo, Nobuscimmia!» Esclamò a braccia incrociate il rosso.
«State zitti là dietro!» Sussurrò Akagi, davanti a tutti gli altri.
«Eiko Hisae, Koichi Kendo e Kito Katamura sono stati designati come allenatori rispettivamente dello Shiroi, dell’Ichihara e del Narashino».
«Ma sentili questi imbecilli di parte!» Esclamò Mitsui, mentre il palazzetto sembrava tremare agli applausi del pubblico di Chiba.
«Il Torneo…» continuò ancora il presidente. «Si svolgerà, come ogni anno, in modo inconsueto, ben lontano dallo schema diretto dei tornei tradizionali. Lo scopo era permettere una sfida equilibrata, dove tutte le squadre potessero sfidarsi e incontrarsi sul campo di gioco. Il calendario prevederà le prime due gare, il giorno sette e l’otto Luglio, tra lo Shiroi e L’Ichihara».
A quell’annunciò, ci fu un boato di fischi e applausi sparsi e i giocatori di Kanagawa poterono quasi sentire le scosse che si mossero tra Isao Katsumi e Heiji Hisae. Era una rivalità continua, come lo era stata tra lo Shoyo e il Kainan; l’Ichihara soffiava il titolo allo Shiroi da sei anni a questa parte.
«La seconda partita vedrà gli ospiti del Kanagawa scontrarsi con il Nara di Katamura».
Sendo si girò verso la terza fila in blu del Nara, incontrando lo sguardo di Miasami. Gli sorrise, salutandolo con la mano: quella era una sfida bella e buona e aveva tutta l’intenzione di vincerla.
«Ehi» lo chiamò Rukawa, senza girarsi.
«Cosa, Kaede?» Domandò il Playmaker del Ryonan, fissandogli le spalle.
«L’unico che deve batterti qui, sono io».
Sendo sorrise «Lo terrò a mente».
Il terzo giorno sarebbe stato di pausa, mentre quello dopo avrebbero incontrato i loro coinquilini e la preoccupante Eiko Hisae.
Poi sarebbero stati spettatori per ben due partite e avrebbero giocato direttamente l’ultimo giorno. Come calendario dei giochi non era perfetto e le partite per squadra erano solo tre, ma non era quello il punto della situazione.
Erano le nuove sfide, i nuovi rivali, la possibilità di giocare con i nemici di sempre. Ritrovare un Sendo e un Rukawa nella stessa barricata, un Maki allenato da Fujima, un Akagi capitano dell’ intera Kanagawa…  sarebbe stato un torneo grandioso, su questo non avevano dubbi. Peccato che le sorprese sarebbero state molto più grandi di quello che si aspettavano.

 
N/A
Rieccomi. Questo capitolo forse non è perfetto, ma ho voluto sacrificare un po’ l’aspetto comico, per dare anche uno spessore psicologico ai personaggi. Si cominciano a intravedere i primi problemi e di certo non gli ultimi. Spero che, andando avanti, anche i miei giocatori piacciano quanto quelli di Inoue, anche se, lo so, è impossibile superarli. Ora vorrei fare qualche precisazione, quindi abbiate pazienza.
I capitoli da ora in poi, saranno molto più lunghi, perché ci saranno anche le descrizioni delle partite. Questa è la prima fan fiction su Slam Dunk non introspettiva, quindi spero di riuscire a rendere le partite poco noiose e sempre interessanti. Ho notato che amate molto lo shonen-ai, e ammetto che alcune dannate del sito mi hanno trasmesso questa passione. Questa fiction è nata senza alcuna pretesa shonen, ma mi sono lasciata contagiare e ho inserito delle illusioni che avete trovato tutti. XD
Però, volevo sottolineare che questa fiction è sportiva, quindi, allusioni a parte, non ci saranno scene shonen ai vere e proprie, giusto perché, conoscendomi, si andrebbe troppo lontano alle liee guida del grande Inoue, rendendo la storia troppo romantica.
Ovviamente, ora ci sono i ringraziamenti! Che dire, ragazzi tra poco le recensioni saranno più lunghe dei capitoli! Comincio ad adorarvi ed è un guai per voi, sappiatelo.

Lucilla_ Bella:  Bé, wow che recensione! Sono contenta che ti piacciano tutti i personaggi e spero che ti piaceranno anche i nuovi! La tizia allenatrice si chiama Eiko. XD
Hai giocato a basket? Wow, stupenderrimo! Io volevo, ma mi sono resa conto che ormai ero grandicella per iniziare e il canestro non riuscivo a beccarlo manco da due passi. I nuovi capitoli saranno un miscuglio tra demenzialità, partite e introspezione, spero di riuscire ad amalgamarli e quindi di riceve altri possibili complimenti. ;P
Aka_z:  Altra recensione chilometrica, potrei iniziare a vantarmi ohohoh! XD
Come vedi lo shonen ai è ben camuffato, ma un pochino c’è.  Però mettere l’avviso significherebbe doverlo rendere tropo evidente e rompere così la situazione che si è creata. Jin… bé devo ammettere che come personaggio non mi dice granché, ma visto che l’ho inserito, cercherò di migliorare la sua situazione da desolato. La storia del sorseggiare l’acqua era fatta apposta: io vi vedo e osservo tutto, quindi state attente! XD
20jp90: Ah, quindi non sono io, l’ impedita con i nick? Mi fa piacere! Sì, in effetti Sendo è un personaggio irritante (io di carattere assomiglio a Rukawa), però secondo me si compensano a vicenda. Più in là, si vedrà l’aiuto che uno da all’altro e viceversa.
Trilla: Grazie mille! ^^ Sono contenta che ti sia piaciuta e Rukawa non considerarlo tanto “povero”. XD
Scorpyon: Ti dirò, anche a me dispiaceva non inserirli, però quando ho visto che i Best of Kanagawa erano quei cinque, ho pensato che dovevo correre ai ripari. Mettere Akagi e Rukawa, senza Mitsui, Hana e Miyagi e come fare una storia incompleta, secondo me. In più non potevo non mettere Fujima, che è uno dei miei preferiti. Quindi li ho messi tutti in trasferta. E poi, come si vede già in questo capitolo, le “ Riserve ” avranno comunque un ruolo fondamentale. Grazi mille per i complimenti e spero continuerai a seguire! ^^

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Capitolo 4
*** Il gioco dell'Angelo. ***


Il Gioco dell’angelo
 
Quello sì che era divertente, pensò Akagi guardando due idioti spalmati sul letto in stato vegetativo.
«Dovrei farvi alzare lo stesso, così imparereste» mugugnò, mentre Miyagi si lamentava per i dolori alla testa.
«Dannato Gorilla, sei senza pietà» sbottò Mitsui, rantolando sul letto, ma il Capitano digrignò i denti «Chi vi ha detto di svuotare tutto il locale! Avete bevuto come spugne!»
La sera prima, tanto per inaugurare l’inizio dei giochi, avevano passato il tempo in un locale, bevendo birre e mangiando. Peccato che poi la cosa era degenerata nel solito macello; ora metà di loro era in condizioni pietose.
Miyagi si tenne la fronte «Il tuo vocione mi rimbomba in testa, smettilaa!» Cominciò a lagnarsi, mentre quello sbuffava.
Fujima, appoggiato allo stipite della porta, pensò che probabilmente erano stati maltrattati abbastanza.
Si chiese per un attimo perché doveva sempre andare in giro a raccattare le loro povere vite, poi sospirò «Secondo me, hanno già capito che sono stati due stronzi» provò e Akagi scrollò il capo, alzandosi «Ah, al diavolo! Cazzi vostri se ora siete confinati nel Tempio!» Sbottò, prima di andarsene sbattendo la porta così forte da farla quasi uscire dai cardini.
«Che cretini…» borbottò per tutto il tempo, fino a fermarsi davanti alla stanza di un altro imbecille: la Scimmia rossa stava abbarbicata sul letto di Kiyota, con un’espressione da vomito.
«Sembri drogato».
«Grazie, Gori, mi fai sentire meglio» grugnì quello.
«Eppure credevo che con compagni come Mito e quegli altri lì, saresti stato a prova di bomba».
«Nah, tutte finte. Quello si spompa con mezza birra» intervenne Kiyota, peraltro non interpellato, dietro al Capitano.
«Nobuscimmia! Aspetta che mi alzo…»
Per alzarsi ci riuscì, il difficile era resistere senza correre in bagno ogni tre secondi. Infatti ricadde con uno schianto, tenendosi la testa a due mani.
«Wahah! I grandi teppisti dello Shohoku e guardali come sono ridotti!» Lo prese in giro Kiyota, spanciandosi al punto di crollare muso a terra.
«Demente, guarda che ti sentiamo!» Sbottarono in coro quel due deficienti dell’altra stanza.
«Sì, sì, me ne vado… Akagi quando c’è la partita?»
«Alle undici. Vi voglio tutti al palazzetto, chiaro?» Ringhiò e Kiyota alzò gli occhi al cielo «Non farmi lo sguardo assassino, ho capito… Jiiiin! Usciamo?» Sbraitò per mezza casa, ma non ottenne risposta.
«Non mi dire che sta male pure lui…» borbottò a se stesso, poi lo vide e si bloccò: lui e Maki stavano confabulando e, ci scommetteva la testa, parlavano di lui.
«Che succede qui?» Sbottò e capì di aver visto giusto, perché si interruppero di colpo.
«Uh, Kiyota… mi chiamavi?» Fece Jin, pacioso e fuori dal Mondo come al solito.
«Nooo. Perché qualcun altro si chiama Jin da queste parti… di che parlavate?» Domandò, incrociando le braccia. Maki lo fissava con sguardo indecifrabile e lui conosceva quello sguardo.
«Maki, che c’è?» Gli sbuffò, ma quello scosse la testa «Niente, niente…»
«Aaargh! Siete esasperanti!» Esplose, per poi allontanarsi.
«Dici che dovevamo dirglielo?» Domandò Jin, con un sospiro.
Maki  si passò distrattamente una mano nei capelli «No, non credo. Voglio prima capire che cavolo gli sta succedendo».
Nel frattempo, una voce soave si spandeva per il resto della casa, seguita da una vaga sensazione di morte imminente.
«Sendooo!» Chiamò Ayako, muovendosi verso il salotto. «Se lo prendo…»
Il giocatore del Ryonan stava in cucina, di fronte Hanagata e in mezzo a loro gli Shogi.*
“Mr Quattrocchi” sorrideva, o meglio ghignava, alla faccia dello sguardo smarrito dello “Spaventapasseri”.
Si guardarono per qualche istante, poi Hanagata fece la sua mossa «Re sotto scacco*».
Sendo sbuffò, sdraiandosi a terra «Ancora…»
«Senza offesa, ma a scacchi fai schifo» rise Hanagata, prendendo il tè.
«Eh, la mia perfezione si è scalfita…» sogghignò Sendo, poi la porta scivolò su un lato e apparve Ayako.
«Sendo! Eccoti».
«Oh, Ayako, stav-» La voce gli morì in gola e guardò con espressione angelica la canna da pesca che la manager stava brandendo a mo’ di spada.
«Allora?» Sbottò.
«Ehm…» il giocatore guardò Hanagata che alzò le spalle con un sorrisino, come a dire “cazzi tuoi”.
«Cos’è, avevi intenzione di svignartela tra una partita e l’altra?»
«Chi, io? No di certo. E’… un riflesso incondizionato, ormai…» provò lui, ma Ayako lo fulminò «Immagino… possibile che in mezzo a tanti “campioni” solo uno si stia allenando?»
«E chi?» Domandò Hanagata, curioso.
Ovviamente Ayako poteva anche dirglielo, ma non ci voleva poi molto ad indovinare. Un nome, a caso, tanto per fare…
«Rukawa…» sospirò Sendo: possibile che quel demente non perdesse mai l’occasione di isolarsi dal resto del mondo?

Il demente in questione stava lottando col canestro e con quella dannata palla che non ne voleva sapere di entrare. A quel livello, tanto valeva tornare a casa senza passare per il torneo.
Tirò dalla linea dei tre punti, la palla colpì il tabellone e cadde fuori, ancora.
«Dannazione!» Sbottò, piegandosi con le mani sulle ginocchia.
Si stava allenando da più di un’ora, ormai perdeva acqua a fiumi ed era sfibrato, in più si stava irritando. In tutto ciò, la palla se ne fregava e continuava a starsene fuori dal canestro.
«Problemino coi tiri?»
Ok, ora contava fino a dieci, si sarebbe girato e non ci sarebbe stato Sendo dietro di lui. Perché era impossibile ritrovarselo tra i piedi costantemente, no?
Ecco infatti: no. Sendo stava di fronte a lui, tuta e palla alla mano; almeno non sorrideva, era un passo avanti.
«Ayako su una cosa ha ragione: stiamo giocando poco» esordì, facendo rimbalzare la palla più volte.
Rukawa lo fissò, inarcando un sopracciglio.
«Non dovevi sfidarmi, una volta?» Continuò il bastardo, come se fosse trasfigurato; capitava sempre che la parte distratta e angelica scomparisse in campo. C’era solo il basket, e la voglia di vincere.
Per tutta risposta Rukawa, logorroico come ogni volta, si mise in posizione di difesa.
Sendo sorrise, palleggiando. Voleva proprio vederli, questi miglioramenti; dopotutto entrare nei Best per una matricola non era roba da poco.
«Pronto?»
Non attese risposta, anche perché sapeva che non sarebbe venuta, e partì in quarta: Rukawa allargò le braccia, spostandosi in sincrono con l’altro e cercando di placcarlo, ma non avrebbe avuto vita facile. Sendo passò la palla dalla mano sinistra alla destra, palleggiando ad una velocità impossibile; con l’altra mano, a pochi centimetri dal petto di Rukawa, cercava di avanzare, ma capì che non c’era verso: il giocatore dello Shohoku non era migliorato semplicemente, aveva eclissato il se stesso del passato. Il Playmaker del Ryonan saltò, preparandosi al tiro. Attese fino all’ultimo istante, quando anche l’altro lo aveva raggiunto parandogli la mano davanti al viso e sorrise; si abbassò con tutta la velocità di cui era capace, pronto a ripartire grazie al vantaggio della finta, ma sgranò gli occhi: Rukawa era davanti a lui, col fiato mozzo e la braccia spalancate.
Sendo sorrise «Non ti sei lasciato fregare, eh?»
Rukawa respirava a fatica: era stanco, ma non si sarebbe fermato. Sendo avrebbe capito una volta e per tutte che era migliorato e tanto, anche. Doveva ammetterlo, gli allenamenti con Miyagi erano stati molto utili: in quanto a finte, il loro lampo non era secondo a nessuno.
Guardò la palla che rimbalzava, quasi ne fosse ipnotizzato: tum, tum, tum… ecco, era il momento. Aspettò l’esatto istante in cui la palla si staccava da terra e con uno scatto fulmineo la afferrò, partendo in contropiede.
Dire che Sendo rimase stupito, era poco. Attese qualche attimo di troppo, poi cominciò a correre a sua volta: era migliorato anche nello stacco in velocità, sorprendente! Sorrise, sentendo la ben nota fiamma della sfida accendersi e rispolverò tutto ciò che sapeva del suo avversario: era cambiato, ma era anche il solito, vecchio Rukawa dello Shohoku. Quello che non guardava in faccia a niente e a nessuno, il solista.
Rukawa saltò, solo davanti al canestro e pronto a tirare, ma la mano di Sendo sfiorò la palla, cambiando la traiettoria del tiro.
Finì fuori, per l’ennesima volta.
«Maledizione…» borbottò Rukawa a se stesso.
«Se ci fosse stata una squadra lì, l’avresti ignorata completamente!» Sbottò Sendo, alle sue spalle.
Rukawa si girò, fissandolo senza parlare.
«Devi piantarla…» lo rimproverò, serio come mai l’aveva visto, quasi arrabbiato. «… di fare la prima donna».
L’Ala dello Shohoku spalancò gli occhi, pronto a ribattere, ma Sendo alzò una mano per fermarlo «Non azzardarti a rispondere. Non me ne frega niente se ti ho colpito nell’orgoglio o se ti da fastidio essere disapprovato dagli altri. Sei un grande giocatore e quello che odio di più e vedere sprecato il talento. Non si vince da soli, ti entra in testa? La parabola del tuo tiro era molto buona, qui non centra la tua tecnica che è quasi perfetta, ma l’atteggiamento. Il tuo non è orgoglio è arroganza e ti converrebbe metterla da parte durante le partite».
Dopo quella tirata, Sendo lo fissò come per sfidarlo a rispondergli a tono, ma non ottenne nulla, solo uno sguardo vacuo. Si chinò a riprendere la palla e lo guardò di nuovo in faccia, diritto negli occhi  «Ricominciamo o vuoi leccarti le ferite?»
Strano a dirsi, ma la cosa più fastidiosa fu proprio quella frase. Probabilmente per Sendo, lui era solo capriccioso e presuntuoso. E in un’ analisi di coscienza, gli diede ragione.
Akagi toccò la fronte a Mitsui, poi sbuffò «Stai perfettamente, razza di cretino».
«Ma se ho la testa piena di spilli!» Replicò il Teppista con una smorfia.
«Probabilmente l’alcool è entrato in circolo al posto del sangue» ghignò il Capitano. «E tu lì, che stai combinando?» Domando a Miyagi sull’altro letto, arrampicato alla finestra.
«Rukawa e Sendo stanno giocando».
«Chi vince?» Domandò Mitsui tra un lamento e una bestemmia.
«Secondo te? »
«Sendo?» Fecero all’unisono il Gorilla e il Teppista, poi si scambiarono un’occhiata. «Dovremmo dare una possibilità alla Volpe. Povero…» ghignò Mitsui, mentre prova ad alzarsi, ma la testa non ne voleva sapere di starsene diritta sul collo.
«Chi è che gioca?» Nonostante il “dopo sbornia”, la voce di Hanamichi era così possente da perforare le pareti.
«Non urlare Demente! E comunque la tua cara Volpe» insinuò Mitsui.
«Ti conviene correre, se non vuoi che Sendo ti freghi il nemico per la pelle!» Rise Miyagi.
«Che?» Hanamichi scattò a sedere e la stanza ruotò. «Ah! Cazzo la testaa!» Urlò, seguito due secondi dopo  da quei tre psicopatici, che sghignazzavano.
«E finitela!» Sbottò con un pugno sulle pareti e un diavolo per capello. Si alzò di scatto, reprimendo la voglia di andare di là e sbranarli, e comincio a borbottare come un invasato. «Razza di Volpe malefica, non puoi allenarti mentre io sto a letto!» Bofonchiava, come se un solo pomeriggio di allenamento potesse aumentare il divario che c’era tra lui e il suo rivale.
Si infilò alle buona la maglia e volò per le scale, rischiando di sfracellarsi l’osso del collo.
«Ehi, voi due!» Urlò, arrancando per il cortile.
Sendo e Rukawa si girarono a fissarlo «Oh, Sakuragi stai meglio?» Domandò Sendo, sorridente e pacioso. Non dovevano chiamarlo “Spaventapasseri” ma “Paraculo”, pensava Rukawa guardando la sua faccia di bronzo.
«Idiota, che vuoi?» Gli fece poi, con consueto amore.
«Voi non vi allenate senza di me!» Sbottò la Scimmia rossa, indicando Rukawa che se ne sbatté altamente: prese la palla e guardò Sendo «Continuiamo?»
«Va bene» rispose quello, scrollando le spalle.
E continuarono a giocare, incuranti dello psicotico che tremava dalla voglia repressa di ammazzare la solita diva.
«Dannazione… ah…» borbottò, notando un’altra palla da basket accanto a sé: era grigia e blu come quelle in dotazione all’NBA. La palla di Sendo.
La afferrò con un ghigno e, prendendo la mira, la tirò tra le gambe di Rukawa che… rovinò col culo a terra.
«Wahahah!» Hanamichi cominciò a sganasciarsi, tanto da doversi piegare in due e, suo malgrado, anche Sendo cominciò a ridere.
«Con Hanamichi da queste parti di certo è impossibile allenarsi».
«Razza di cretino…» cominciò Rukawa, trapassandolo con lo sguardo.
«Su, su, lascia perdere…» cercò di rabbonirlo Sendo, offrendogli la mano che, ovviamente, l’altro non prese.
«Aha! Rukawa, tu non farai un emerito cazzo senza di me, ti è chiara l’antifona?»
«Sembri una moglie petulante» borbottò il bruno e Hanamichi gli mostrò il medio «Ma buttati anche in fondo a un pozzo, chi se ne frega! Non avrai l’occasione di metterti in mostra come al solito!»
«Seghetta».
Sendo li fissò: si rese conto che probabilmente avrebbe fatto in tempo a fare tre volte il giro della città, che quei due avrebbero continuato a litigare come una coppia di coniugi blateranti.
«Su, ragazzi… che ne dite di piantarla? Io propongo di andare a mangiare!» Fece allegramente, frapponendosi tra i due.
Mai visto un cambiamento di espressione così repentino, pensò Sendo guardando Hanamichi: aveva preso a guardarlo con tanto di occhioni, come se una lampadina gli si fosse accesa all’interno.
«Cibo! Andiamo!» E già cominciò a muoversi, ma Rukawa li fissò come se gli fosse appena stata prennunciata l’Apocalisse.
 «Vi si è squagliato il cervello? Io non vengo da nessuna parte con due mentecatti come voi».
La sua palla quotidiana e il suo incubo più grande, accoppiata vincente. Si sarebbe tirato un colpo, piuttosto che andare in giro con quei due.

Ecco, forse era il momento buono per suicidarsi, pensò Rukawa mentre guardava il suo sconsolato riflesso da una vetrina del centro.
Davanti a sé, due cretini stavano ciarlando animatamente su qualcosa, attirando le occhiate dei passanti. Sbuffando, si infilò le mani nelle tasche dei jeans e cercò di mantenere una distanza decorosa da quei due.
«No, Spaventapasseri, se ti dico che non è così, non lo è. Non fare il cocciuto» stava grugnendo Hanamichi, gesticolando come un idiota.
«Sì, ma ti ripeto che non ti ricordi le cose» stava ribattendo Sendo, brandendogli contro il cono gelato.
Rukawa sospirò, socchiudendo le palpebre e meditando il suicidio.
«Volpe!»
«Hn, che vuoi?» Chiese sospettoso, mentre entrambi lo guardavano.
«Los Angeles Lakers o Chicago Bulls *?» Domandò a bruciapelo la Scimmia.
E chi l’avrebbe mai detto, quei due parlavano dell’NBA.
Rukawa soppesò la domanda, poi li guardò «Boston Celtics*».
Sendo fece un fischio sommesso «Ah! Li avevo dimenticati!»
«Seeh, e vuoi paragonarli ai Chicago?» Sbottò Hanamichi, ridendo.
«Non capisci un cazzo, pezzente».
E via a spintoni e calci, mentre Sendo osservava un gruppetto di ragazze timide che cercavano di avvicinarsi «Ehilà, salve!» Sorrise loro, svagato come al solito.
Erano quattro, quindicenni, tutte rosse come il sole al tramonto. La più alta, si avvicinò con coraggio e lo fissò «Tu sei Akira Sendo, vero? »
Il giocatore del Ryonan annuì.
«Mi fai un autografo?» Urlò la ragazza, con un piccolo inchino e un foglio.
Rukawa approfittò dell’attimo di panico scaturito da quell’affermazione – sicuramente il beota si stava chiedendo per quale astruso motivo volevano l’autografo di “Faccia-di-bronzo” e non il suo – e riuscì a liberarsi con uno strattone dalla sua presa.
«Illuso…» si limitò a mugugnare, mentre Hanamichi  fulminava le povere passanti e quell’altro firmava con una faccia sconvolta addosso.

Ok, niente paura, non si era perso. O meglio, non si era completamente perso.
Kiyota aveva deciso di farsi un giro per prendere aria, soprattutto per evitare di mettere due mani al collo di Jin, ma non aveva pensato di non riuscire a tornare indietro. Ora si era perso, a Chiba. Fantastico.
«Dannazione!» Sbottò, calciando con forza una lattina abbandonata. «Possibile essere cosi deficienti?»
Mentre borbottava tra sé e sé come uno psicotico allo stadio terminale, si trovò sbattuta sotto il naso una targa: « ISTITUTO SUPERIORE Ichihara ».
«Nooo! Sono davanti all’Ichihara!» Fece a bocca spalancata. «E se entro?» Si domandò, guardandosi intorno.
Dopo qualche perplessità e parecchi brontolii, decise di infilarsi nell’edificio più grande, che doveva essere la palestra. Infatti, mentre si avvicinava sentiva l’inconfondibile tonfo di palleggi e, al colmo della curiosità, infilò la testa all’interno, spalancando gli occhi. Quella palestra era il doppio di quella del Kainan, quindi sicuramente il triplo di quelle di Ryonan e Shohoku; quei dannati dell’Ichihara avevano una mandria di giocatori, ne contò venticinque, quindi più di venti riserve.
«Ma porc-»
«Ehi!» Una voce alle spalle lo fece saltare a mezzo metro da terra, per poi trovarsi il muro umano di Isao alle spalle.
«Non sei della scuola, vero?» Domandò il numero quattro della squadra.
«N-no…» mormorò Kiyota.
Isao lo squadrò per un attimo, poi sorrise «Ah, certo! Sei un giocatore del Kainan giusto?» Domandò, notando i pantaloni della tuta blu.
«Già, sono con il Kanagawa».
«Oh! Allora sei il benvenuto! Entra, entra…» Isao lo afferrò per la collottola spingendolo all’interno. «Ragazzi, questo è un giocatore del Kanagawa! E’ venuto a trovarci…» cominciò, prima che la Scimmia in preda all’orrore riuscisse a fermarlo.
«Veramente mi sono perso…» riuscì a pigolare all’inizio, poi si bloccò: tutta la palestra lo fissava. In panchina riconobbe l’allenatore, Koichi Kendo, che a quanto pareva era davvero terrificante: il diavolo lo chiamavano.
«Ehm… salve a tutti… non volevo disturbare…» incespicò, già puntando verso la porta.
«Ma no, figurati. Anzi, guardati gli allenamenti, va. Intanto puoi chiedere alle riserve in panchina la strada per il tempio Hisae» lo liquidò Isao, abbandonandolo al suo triste fato.
Mentre si dirigeva verso la panchina, Kiyota osservò i giocatori: erano tutti molto bravi e dimostravano un grande controllo di palla. E poi, erano silenziosi e disciplinati, cosa che non si poteva certo dire degli psicotici del Kanagawa.
«Salve… » salutò, sedendosi in panchina.
Kendo si limitò a lanciargli un’occhiata, per poi tornare a osservare il campo, mentre tutti gli altri ragazzi si dimostrarono molto socievoli.
«E così, tu sei del Kanagawa…» esordì a un certo punto l’allenatore. Era robusto, anziano come Anzai, dall’espressione burbera; se ne stava seduto a braccia incrociate, con una spada di kendo in mano. Tutto un programma, insomma.
«Già...» rispose Kiyota, un pelino intimorito. Maledetto lui che si andava a ficcare in quei guai.
«Mi spiace avervi disturbato durante gli allenamenti finali… tra poco avete la partita, vero?» provò coraggiosamente Kiyota, tanto perché il silenzio di quella panchina era più assordante delle cretinate di Hanamichi.
«Non fa niente, tanto sono pronti» replicò brusco Kendo.
Kiyota lo fissò perplesso: neanche Takato era mai stato così… come un boia pronto a ghigliottinare teste, ecco.
Come a dargli ragione, quello batté la spada che impugnava a terra, con forza «Kaoru! Che diavolo stai combinando?»
Un ragazzo basso quanto Miyagi, dai capelli rossi e con l’aria di essere un attimo stanco, si girò con uno scatto «Signore?» Fece, preoccupato.
«Hai già finito?» Sbottò l’allenatore e Kaoru rispose sicuro «Sì, ho fatto seicento tiri da tre, Signore».
«Sbagliati?»
«Ehm, solo quattro, Signore» replicò quello e Kiyota vide chiaramente che cercava Isao con lo sguardo.
«Sono già troppi. Fanne altri duecento» replicò tranquillamente Kendo, intanto che alla pover’anima veniva un colpo.
Due secondi dopo, Isao si avvicinò alla panchina «Signore, credo che siano stanchi… tra un’ora abbiamo la partita e…»
«E non sprecherò il mio tempo. Torna a lavorare, almeno gli ultimi dieci minuti» lo interruppe l’allenatore e il Capitano annuì, girandosi verso il campo.
«Forza! Gli ultimi minuti e poi alle docce!» Esclamò, cercando di mantenere un tono sicuro, mentre lanciava sguardi di intesa con i compagni che risposero con la stessa espressione di sopportazione.
Kiyota si addossò allo schienale, con un fischio sommesso. Era un’accademia militare, altro che squadra di basket.
«Allora…» ricominciò Kendo. «Vi state allenando per il Torneo?»
Il giocatore del Kainan ripensò a quei due giorni passati nel macello totale e annuì «Sicuro».
«Durante la Cerimonia di inizio, abbiamo sentito che Anzai si è ritirato».
«Aveva delle visite urgenti. In ospedale, credo» replicò, piuttosto diffidente Kiyota. Anzai non era il suo mister, però era un allenatore di Kanagawa che per giunta rispettava molto. Il tono di Kendo continuava a non piacergli.
«Aha, certo il cuore. Eh, ha ricevuto troppi colpi, il povero Anzai…» rispose l’allenatore, scuotendo il capo, poi lo fissò «E com’è?»
«In che senso?» ribatté Kiyota, battendo le palpebre.
«Non lo vedo da molto… tempo fa era una forza della natura. E’ cambiato?» Spiegò, come se il giocatore fosse rincitrullito.
Kiyota provò a ricordare le varie partite del passato.
Lui era lì: il Buddha dai capelli bianchi, pacioso e paziente con tutti gli sfigati della sua squadra. Al punto da rendere la Scimmia Rossa titolare, al punto da riprendersi quel Teppista spericolato che gil aveva distrutto mezza palestra.
«E’ un grande allenatore» decise di dire, alla fine.
«Il Diavolo dai capelli bianchi… era un allenatore severo, ma corre voce che si sia rammollito» tagliò Kendo e Kiyota invocò l’ormai amica Sacra Pazienza.
Ok, se saltava addosso all’allenatore di una squadra rivale poteva essere considerato sabotaggio, vero?
«Senta… lo Shohoku è arrivato secondo ai Campionati di prefettura, dopo il Kainan, e si è quindi classificato per le Nazionali. Se questo significa essere rammolliti...»  replicò, risentito.
«Ah, quindi nel Kanagawa ci sono le due qualificate alle nazionali?» Li interruppe uno delle riserve, mentre tutti gli altri avevano terminato gli allenamenti e si avvicinavano.
Kiyota si guardò un po’ intorno, poi fece con orgoglio «Già, c’è il mio Capitano e la Guardia, del Kainan, due giocatori dello Shohoku, seconda in prefettura, e l’asso del Ryonan, secondo Playmaker di Kanagawa!»
Kaoru fece un fischio sommesso «Però, bella squadra!»
Kiyota gongolò all’attenzione che aveva suscitato, quindi continuò «E non è tutto! Il sostituto di Anzai è Fujima, l’allenatore più giovane e il terzo Playmaker della prefettura. E anche le riserve sono grandi esponenti del basket giovanile! Ah!» Sbottò, lanciando occhiate all’allenatore che sembrava pensieroso.
«Quindi… dovrebbe essere una squadra di assi, no?» Domandò, sarcastico.
Kiyota lo fissò: o gli dava una testata o gli pestava il piede, deciso.
«Lo è, infatti!»
Grugnì quasi.
«Facciamo una partita di allenamento!» Propose Isao. «Ti confesso, Kiyota, che ho una certa voglia di giocare con Akagi».
Kiyota sussultò: e ora che cavolo diceva?
«Certo, magari dopo le prime due partite, il terzo giorno del calendario è vuoto… » aggiunse Kaoru.
«Magari convinciamo pure quel demente di Aki…» mormorò Isao, guardandosi intorno. «Come al solito non c’è».
Kendo rimuginò per un po’, poi annuì «Va bene, avvisalo tu Isao. Tu avvisa il vostro “allenatore”» fece scorbutico, calcando sulla parola allenatore.
Se non lo uccideva lui, poteva sempre farlo Fujima, pensò Kiyota.
«Sarà un buon riscaldamento» terminò di dire quello, alzandosi.
Il giocatore del Kainan si bloccò: riscaldamento? Allenamento?
A quanto pareva, credevano di poter sottovalutare il Kanagawa e tutti i suoi giocatori.
Giocatori come Maki, come Akagi o come Sendo; delle stelle al vertice delle classifiche di prefettura .
Quello era troppo.
«D’accordo, avviserò gli altri. Vi consiglio di non essere tanto rilassati, ragazzi» esclamò, con aria scontrosa.
Fortunatamente, tranne l’allenatore, i giocatori dell’Ichihara sembravano particolarmente interessati ai giocatori di Kanagawa. Erano elettrizzati e questo significava che li consideravano alla loro altezza.
Probabilmente solo Kendo credeva fossero inferiori.

Fujima gettò un’altra occhiata all’orologio: le dieci e mezza. Dovevano andare, o avrebbero perso la prima partita del torneo.
«Ragazzi, ci siete?» Domandò su per le scale.
«Sì, Kenji, dovrebbero scendere» rispose Ayako, in felpa e jeans. «Dovevamo mettere la tuta?»
«No, tanto non giocheremo prima di domani… ragazzi!»
«Eccoci…» sbuffò Akagi, trascinandosi dietro quei due dementi dalla testa bacata.
«Ma Gorilla, non stiamo bene!» Si stava lamentando ancora Mitsui, mentre il Capitano quasi lo trascinava per il collo.
«E chi si ne frega! Tanto non dovete giocare, voi! Visto che ci avete seguito come zavorre, tanto vale che impariate qualcosa!» Sbottò, scaraventandoli per le scale.
«Ancora con questa storia?!» Borbottò Mitsui, con le gambe per aria. «Stammi a sentire, tu! L’unico motivo per il quale tu e la Volpe state nei Best è che io sono stato assente due anni!» Sbottò, alzandogli due dita sulla faccia.
«Sì, continua a credertelo…» borbottò Akagi, con un sospiro.
«Ah beh, che vuoi, ognuno ha le sue credenze… tu di essere il miglior Centro di Kanagawa, Hana di essere il genio del basket…»
«Li vuoi mettere pure sullo stesso livello?» Gli sussurrò Miyagi, mentre passava di lì, deciso a non farsi pestare.
Il Capitano lo fissò, con le mani sui fianchi «L’importante è essere convinti, no? Ma almeno la mia “credenza” è un po’ più realistica della tua, Mitsui….» Ghignò, per poi allontanarsi.
Il Teppista rimase spiazzato «Dannato Gorilla…»
«Wahah! Ti ha fregato!» Cominciò a spanciarsi Miyagi.
«E sta zitto, tappo!»
«Ehi, voi due!» Li richiamò Ayako, sopra uno scalino. «Venite o no?»
«Sì, sì… merda, mi sento in castigo quasi…» borbottò Mitsui che stava praticamente parlando da solo, visto che Miyagi era impegnato a sbavare sulla manager.
Ayako roteò gli occhi con un sospiro «Ehi, Hisa…» chiamò, mentre si allontanava. «Ricordati che rimani uno dei giocatori migliori di Kanagawa. Il tempo che hai perso? Non è niente rispetto al talento naturale, e di quello ne possiedi abbastanza, dammi retta».
«G- grazie, Ayako… » le rispose Mitsui, un po’ stupito.
«Bene, siamo pronti…» fece Jin, scendendo velocemente le scale insieme a Hanagata.
Si avviarono al palazzetto in metropolitana, visto che erano una mandria, mentre Akagi continuava a borbottare maledizioni a quei dementi che si erano eclissati. Aveva visto Sendo e Hanamichi convincere Rukawa ad uscire e quasi quasi temeva per lui, povera anima, mentre Maki sembrava preoccupato per Kiyota.
«Quello è capace di perdersi nel cortile di casa sua…» stava dicendo, cellulare alla mano. «Ma non risponde…»
«Ah, magari ha incontrato quegli altri tre dementi…» lo rassicurò Ayako.
«Come se fosse meglio… Hanamichi, Rukawa e Kiyota? Buona Morte» sentenziò Akagi, per niente turbato dall’evenienza.
«Ma con loro c’è Sendo!» Sbottò ancora lei.
«Ah beh, capirai… come è distratto lui è probabile che gli scoppi una rissa sotto al naso e non se ne accorga…»
Dopo numerose altre teorie strampalate, raggiunsero il palazzetto già strapieno.
Un lato era oppresso da una marea violetta, colore dello Shiroi, mentre l’altra metà era in nero/rosso. Tutti urlavano i nomi delle due squadre che, a quanto pare, erano ancora negli spogliatoi.
«Ci andiamo a sedere?» Propose Hanagata.
Si sedettero in prima fila, coprendo la vista a molti del pubblico, occupando quattro posti accanto a Fujima, nel caso quei mentecatti ritrovassero la strada per la palestra.
«Il clima è surriscaldato, eh?» Fece Fujima, in piedi con le mani appoggiate alla balaustra e guardando in basso.
«Già, guardate l’allenatore dell’Ichihara è già in panchina!» Esclamò Ayako, sporgendosi.
Infatti, Koichi Kendo se ne stava a braccia incrociate in panchina, rigido come una statua di marmo. «Non va negli spogliatoi a incoraggiare i giocatori?» Domandò Akagi.
«Aha figurati! Per com’è quello, già è tanto che sta in panchina con loro e non se la vede da casa la partita…» grugnì Kiyota, avvicinatosi di soppiatto, con le mani affondate nelle tasche.
Maki, l’ultimo della fila, si alzò per far passare la sua matricola, poi sbottò «Ma che fine avevi fatto?»
«Mi sono perso…» borbottò quello. «E mi sono trovato fuori all’Ichihara, sono venuto con loro…»
Praticamente tutti spalancarono gli occhi.
«Hai visto gli allenamenti?» Domandò Ayako.
«Hai conosciuto Kendo?» Aggiunse Fujima.
«Hai parlato con Isao?» Fece ancora Akagi.
«Ehi, datevi una calmata…» brontolò Kiyota, spalmandosi sulla poltrona tra Maki e gli altri tre posti vuoti. «Sono entrato in palestra e quel tuo amico mi ha chiesto di rimanere… sono tutti fenomenali! Insomma quella Guardia, Kaoru, ha fatto più di seicento tiri sbagliandone solo quattro!» Esclamò, gettando a Jin una strana occhiata.
Seicento tiri.
Quelli che lo costringeva a fare suo padre.
Così aveva iniziato a diventare “un cecchino”, così aveva cominciato ad amare il basket e ad odiare lui. A volte non capiva se quello sport fosse stato una maledizione o un dono, stava pensando Jin quando Kiyota interruppe nuovamente il filo dei suoi pensieri «Però… sembra un’accademia militare. Insomma Takato è severo, ma non così! Quel Kendo è mostruoso… ha costretto Kaoru a fare altri duecento tiri, perché ne aveva sbagliati quattro e li ha fatti allenare fino all’ultimo secondo. Dovrebbero essere spompati».
Alla fine del discorso cadde un silenzio sorpreso, mentre Maki e Akagi dirigevano lo sguardo verso Koichi Kendo: lo conoscevano di fama, una fama parecchio dura. Inoltre, pensava Akagi, era stato un compagno d’infanzia del loro coach.

«Bene ragazzi! Siamo qui, alla nostra prima manifestazione ufficiale!» Cominciò Eiko, mentre tutti gli altri si cambiavano. «Non vi nascondo che sono la prima ad essere emozionatissima, essendo anch’io molto giovane, ma so che possiamo farcela! Il campionato di prefettura ci ha visti secondi contro squadre che abbiamo già affrontato e lo Shohoku poi, sarà una passeggiata!» Fece, entusiasticamente.
«Oggi incontriamo l’Ichihara. Abbiamo già giocato contro di loro e ne conosciamo gli elementi…»
«Non tutti!» La interruppe la Guardia Maoru.
«Già, la nuova matricola…» borbottò Kisame, il Centro, mentre si infilava la maglia con il numero cinque.
«Ragazzi, ragazzi, calmatevi…» li interruppe Heiji, seduto mentre si allacciava le scarpe. «Aki Haranobu è un’incognita, ma è pur sempre una matricola senza esperienza. La nostra è l’unica squadra a non avere matricole nei titolari, facciamo valere la nostra esperienza in campo».
«Giusto! Ora degli appunti… Kiyuwa…» cominciò Eiko, girandosi verso L’Asso dello Shiroi – come si era autonominato per altro.
«Cosa?» Domandò quello, allacciandosi la solita bandana cretina sulla fronte.
«Tu ti devi occupare di Kaoru Hiroya» fece l’allenatrice.
Heiji le lanciò un’occhiata «Sei sicura?»
«Cos’è, credi che non possa farcela?!» Sbottò Kiyuwa, tirandogli una bottiglia piena sulla testa.
«Piantatela! Un’altra parola e vi caccio, cretini» grugnì Eiko. «Sai che non mi faccio scrupoli, Capitano» sibilò, prendendo per il culo il fratello che ghignò, alzando le mani «Mi arrendo, spiega».
«Grazie per la concessione… Kaoru è una volpe: è agile, veloce e scattante. E’ il miglior tiratore di Chiba e, per quello che ne so, uno dei migliori dell’intero Giappone. Non possiamo competere nelle triple. Mi serve la stessa agilità, ma anche la forza bruta. E qui arrivi tu…» indicò Kiyuwa. «Tecnicamente non sei perfetto, ma il tuo gioco è molto pratico, inoltre sei molto veloce. Marcatura a uomo, te la senti?»
«Certo, Mister!» Esclamò Kiyuwa, ghignando. «Più sono forti più mi diverto».
Eiko roteò gli occhi «Sì… Isao è un centro formidabile, però abbiamo il vantaggio che non è molto veloce e tu, Kisame, sei più alto di lui. Mi raccomando fa del tuo meglio» continuò, rivolta ad un ragazzo sui due metri, dai capelli rasati, che annuì «D’accordo».
«E ora veniamo al problema: Aki. Io non l’ho mai visto giocare, così come tutti i partecipanti a questo Torneo. Non so se sia una tattica di Kendo o è proprio lui che si comporta così, però di sicuro dovrei marcarlo tu» Eiko guardò il fratello, che se ne stava immobile.
«Sì, va bene» rispose, alla fine.
La ragazza guardò dalla cartelletta che aveva in mano «D quel poco che ho saputo, è basso, ma un ottimo velocista. Se Koichi Kendo ha scelto di utilizzare come Playmaker una matricola, deve avere qualcosa di speciale. Sappiamo com’è duro Kendo con le nuove matricole… quindi sta attento. Sia Kaoru che Aki sono di altezza media, mentre voi siete tutti sul metro è ottanta, cercate di giocare di altezza, evitando Isao per quant’è possibile. Ora, andiamo!»
«Sì!» Urlarono tutti, tra il rumore di armadietti chiusi e panchine trascinate.

Lo spogliatoio dell’Ichihara era molto più silenzioso, a confronto con quello dello Shiroi, e l’atmosfera non era delle migliori.
«Uff, mi da fastidio la spalla…» stava borbottando l’Ala piccola Seiji Morita, massaggiandosi la spalla.
«A chi lo dici, io ho la schiena in frantumi!» Rincarò Morai Kita, Ala grande, chiudendo con uno scatto l’armadietto.
«Certo, se ci alleniamo fino all’ultimo secondo… praticamente non abbiamo staccato un attimo… » fece sospirando Kaoru, sistemandosi le fasce nere ai polsi.
«Ok, ora basta! Ricordate che andiamo a fare ciò che amiamo di più, non ad un funerale!» Cercò di tirarli su Isao, l’amico di Akagi.
«Sì, ma…» ricominciò Kaoru.
«No, non voglio altre lamentele! Parte delle nostre vittorie è dovuto anche a questi allenamenti, non dimenticatelo. Certo, il Signor Kendo è severo, lo sappiamo tutti, ma questa severità ci ha reso la squadra migliore della prefettura per anni. Siamo arrivati terzi alle Nazionali, ma questo non deve fermarci. Vi prometto che poi ci daremo una settimana di pausa, per allenarci con divertimento, ma ora c’è il dovere. Volete aiutarmi o no a vincere il Torneo?» Domandò e subito si alzò un coro di sì.
Kaoru sospirò, scrollando il capo: era un Capitano perfetto, che sapeva cosa dire e quali punti toccare. Però non tutti lo ascoltavano.
 Si girò verso il fondo dello spogliatoio, notando dei movimenti furtivi; si alzò e si affacciò «Aki! Ma che diavolo stai combinando?»
La matricola tanto misteriosa si girò di scatto: indossava una maglietta lunghissima per lui e aveva ficcato un panino in bocca.
Kaoru fece una smorfia per non ridere «Fame?»
Quello inghiottì tutto in un boccone e finalmente respirò «Mi viene sempre fame alle partite… Isao ha finito di blaterare?»
Kaoru ghignò «Sì».
Si avviarono verso gli altri del gruppo, dove Isao stava mostrando i vari ruoli in campo «Allora Kaoru, tu dovrai rompere le balle da fuori area, mi raccomando. Sicuramente Eiko ti assegnerà una marcatura a uomo. Probabilmente Kiyuwa, perché è pesante ma veloce».
«Oh cielo!» Se ne uscì indifferente Aki, facendo sghignazzare quasi tutti.
«Ma piantala… Aki, tu ti occuperai del Capitano, Heiji. Forse è il giocatore più completo della prefettura. Sa tirare dalla linea dei tre, sa dirigere, sa realizzare. Ed è uno con molta esperienza. Tu ti sei dimostrato un talento eccellente, ma non ti far prendere la mano».
Aki lo fissò senza espressione, quasi senza battere le palpebre «Ah…» fece lentamente, come se ci stesse pensando solo in quel momento. «Io sarei un talento eccellente?»
Isao sbuffò «Sì ok, ho capito, oggi sei di buon umore! Comunque, entri nel Secondo Tempo» gli ricordò, mentre uscivano.
«Io sono la sorpresa!» Esclamò con espressione seria e le mani alzate.

Un boato spacca timpani annunciò l’entrata delle due squadre e quei tre dementi ancora non si vedevano da nessuna parte.
Akagi si alzò per l’ultima volta, guardandosi intorno, poi si risedette con un diavolo per capello «Che palle».
Tuttavia, nonostante l’irritazione, Kiyota non riuscì a nascondere quello che avev cercato di tirar fuori inun millesimo di secondo, prima di perdere coraggio.
«Ah, poi abbiamo organizzato una partita di allenamento con tutti…»
«Cosa?!» Sbottarono contemporaneamente Akagi e Fujima, ma nello stesso istante – e fortunatamente per il collo della povera Scimmia - le luci si abbassarono e la fola urlò impazzita.

«Ma porca di quella porca!»
Sbottò inferocito Hanamichi, all’ennesima automobile scappata come se avesse il diavolo alle calcagna. Cercava di fare l’autostop per il palazzetto da una mezz’ora ma tutti lo evitavano; cominciava a pensare di avere la faccia da maniaco.
«Magari può provarci Rukawa, visto che di solito non ha problemi con gli “approcci”» provo a dire Sendo, spalmato sul marciapiede.
«Fottiti, fallo tu. Hai l’aria del santone» gli rispose allegramente la Volpe, beatamente svaccato al suo fianco.
Tre gioiosi barboni stesi sulla banchina.
«Io direi che sembra più drogato» ghignò Hanamichi, mentre agitava il pollice con tanta ferocia da spaventare gli ignari passanti.
«Guarda che se fai così è normale che non si fermino… » cominciò Sendo, alzandosi. Si diede un’occhiata intorno, poi notò un’automobile parcheggiata con un anziano signore che canticchiava tra sé.
«Scusate…» si avvicinò a lui con il suo migliore sorriso “da paraculo”, come ormai l’aveva soprannominato Rukawa, e si appoggiò alla portiera. «Vedete… noi siamo turisti e ci tenevamo ad andare a vedere la partita delle grandi squadre dei questa città, ma il nostro pullman si è fermato a qualche isolato di distanza e ci stiamo perdendo la partita…» spiegò sdolcinato come lo zucchero.
Grandi squadre? Turisti?
Rukawa e Hanamichi si scambiarono un’occhiata disgustata, però poi videro Sendo fare cenno di avvicinarsi.
Dopo un po’ di casini a causa dell’altezza, si stiparono nella piccola utilitaria e partirono. Per loro fortuna, o sfortuna, l’anziano signore era un tifoso e ora stava blaterando con orgoglio sul Narashino, per cui tifava.
«Sissignore, quella sì che è un diavolo di squadra! I giocatori sono fortissimi!»
Se Rukawa e Sendo avevano almeno la decenza di starsene zitti, visto che era la loro unica possibilità di non farsi spaccare il cranio da Akagi, Hanamichi non riusciva a starsene buono.
«Ah! Il Narashino, e che sarà mai…» stava imbecillemente borbottando.
«Come? Non ti piace come squadra? Cosa preferisci, l’Ichihara o lo Shiroi?» Domandò l’uomo, lanciandogli un’occhiata.
«Che si fottan-» cominciò, ma un calcio nella schiena lo lasciò un attimo inebedito «Sendo!» Esclamò furioso, girandosi come una belva verso i giocatore del Ryonan, che invece se ne stava bello pacioso a fissare il panorama come se il calcio fosse partito automaticamente.
«Chi gioca, ora?» Domandò poi cortesemente all’uomo e quello sorrise dallo specchietto retrovisore.
 «Shiroi contro Ichihara. Ma la partita è già decisa…»
«Oh, sì?»
«Certo, vincerà l’Ichihara è matematicamente certo!» Replicò quello, sicuro.
«Come mai, vecchio?» Sbottò scorbutico Hana.
«Perché l’Ichihara vince da vent’anni, mentre lo Shiroi si è affermato da poco… »
Ma il Playmaker del Ryonan lo interruppe «Alcune squadre riescono a sorprenderti…» fece, senza riferirsi a nulla di particolare, ma Hanamichi lo fissò intensamente, sedendosi finalmente.
«Ehi, il vostro amico dorme!» Esclamò allegramente l’anziano, guardando dallo specchietto: quel celebroleso della Volpe stava ciondolando col capo e quasi spalmava Sendo al finestrino, prendendosi tutto lo spazio.

Alcune squadre davvero riuscivano a sorprenderti, pensava Akagi osservando il tabellone: 35 – 19 per lo Shiroi.
Guardò in basso, dove Eiko Hisae, in piedi e a braccia incrociate, osservava concentrata la partita mentre Koichi Kendo se ne stava immobile, senza alcuna espressione.
In campo era guerra: Kaoru era marcato stretto da Kiyuwa, che non gli lasciava spazio nemmeno per respirare; era davvero un buon marcatore, dotato di un gioco sporco, ma molto efficace. Così lo Shiroi aveva bloccato le possibilità delle triplette dall’esterno, mentre Heiji Hisae regnava libero e incontrastato sul campo.
Fu proprio il gioco di Heiji a meravigliarlo e spaventarlo: già dal primo incontro avevano avuto il sentore di una somiglianza con Rukawa, ma ora era palese.
Il gioco del Capitano dello Shiroi era molto tecnico, pulito e senza sbavature; riusciva facilmente a sfondare al difesa avversaria, ma anche a tirare da tre. In un certo senso, era un Rukawa maturato.
Scoprì in quel primo tempo che lo chiamavano Tenshi, Angelo, perché era dotato di un’elevazione eccezionale.
«Dannazione!» Sussurrò Kiyuwa, trovandosi davanti la marcatura di Kaoru. Cercò con un paio di finte di smarcarsi, ma non c’era verso. Altro che Guardia, quel dannato era anche un abile difensore!
Si girò a sinistra e vide arrivare Heiji.
« Tua!» Urlò, per poi tirarla in alto, sfruttando l’altezza.
Heiji afferrò la palla e parti all’attacco, smarcandosi facilmente della difesa: gli unici con cui valeva la pena lottare tra gli Icha *, erano Aki e Isao. In mancanza del primo, poteva sempre dedicarsi al secondo. Sorrise, ritrovandosi di fronte il Centro che altri non era che un suo grande amico.
«Ciao, come va da queste parti?» Domandò allegro, palleggiando.
«Bene, sei venuto a farmi un salutino, ma non avrai il canestro!» Esclamò Isao, sorridendo.
Saltarono quasi contemporaneamente, ma l’elevazione di Heiji era sempre stata migliore.
Dopo il punto, alzò sei dita «Andiamo, ho già fatto sei canestri. Non vorrai farmi vincere così presto!»
«Non cantare vittoria, scemo» ghignò Isao. «Bene! Ragazzi in difesa forza!» Urlò alla squadra.
L’Ichihara vedeva come avversario fondamentale Heiji Hisae e il suo gioco. L’Angelo dello Shiroi, che non aveva ancora finito con loro.
Ogni azione prevedeva immancabilmente la sua presenza e, difatti, ancora una volta aveva la palla lui.
«Forza Kiyuwa… all’attacco!» Fece all’altra Ala, che riuscì a smarcarsi per ricevere la palla.
«Ora tocca a me!»
Correva come un lampo, era veloce quasi quanto Miyagi, il che era tutto dire. Di fronte ad Isao saltò, poi quando si ritrovò la mano del gigantesco Centro di fronte, passò la palla al Capitano che concluse con un Dunk
«E sette!» Fecero all’unisono le due Ali, allontanandosi, ma Isao si limitò a scrollare il capo, ghignando: dopotutto non potevano vincere troppo facilmente, dovevano anche fare divertire gli altri. Guardò il tabellone: 39 – 19. Non male per i secondi in carica, ma loro avevano la resistenza e una riserva di energia non indifferente.
Guardò verso la panchina dove, miracolo dei miracoli, c’era anche Aki, appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca.
 «Quando entro io?» Domandò all’allenatore che borbottò «Dopo, per ora limitati a guardare il Capitano. Marcherai lui».
Aki spostò lo sguardo verso il campo: l’Angelo dello Shiroi, che nome buffo. Notò alcuni punti in suo favore come la grande tecnica e la velocità, poi sentenziò «Troppa confusione» ritornando negli spogliatoi.
Dal campo, Isao sbuffò: mai che quello si fermasse a vedere le partite o i giocatori. Non stava mai in panchina e a quanto pare non faceva eccezione quella partita.
Che fosse davvero dovuto al fatto che nessuno gli piaceva? Eppure Heiji era un grande giocatore, forse la migliore Ala della prefettura.
Gli ultimi minuti del primo tempo furono dominati dallo Shiroi, ma più che altro da Heiji Hisae e il suo gioco che rasentava la perfezione. Aveva notato il disinteresse di Haranobu Aki, in panchina, ma non se ne preoccupava. Il loro punteggio era di 49 contro i 32 dell’Ichihara e nel secondo tempo sarebbe entrato anche lui. Allora avrebbe pensato a cancellare il suo sorriso.


N/A
Salve! Avevo detto che facevo presto? Eccovi serviti in ritardo. XD
Cominciamo con le varie noticine del capitolo:
(*)
- Shogi: Tipico gioco di scacchi Giapponese, dove lo “Scacco matto”, si traduce con “Re sotto scacco”.
- Credo che lo sappiate tutti, ma nel caso vi aggiorno io. Inoue, nel descrivere le divise e i colori delle sue squadre, ha preso spunto da alcune squadre dell’NBA; in particolare ha usato i Los Angeles Lakers, per il Kainan; i Chicago Bulls, per lo Shohoku e i Boston Celtics per lo Shoyo.
Mi sembrava caruccio mettere Hana come grande tifoso dei Chicago (tra l’altro grande squadra di Micheal Jordan). A titolo di informazione, tra queste la più grande nel senso di vittorie è la Boston Celtics.
- Icha è il diminutivo con cui gli abitanti di Chiba indicano i giocatori dell’ Ichihara. Così come “Nara” per quelli di Narashino.

ICHIHARA Allenatore: Koichi Kendo.
Isao Katsumi #4. Capitano e Centro.
Kaoru Hiroya # 9. Guardia “ Il cecchino ”.
Aki Haranobu # 13. Playmaker “ Youkai ”.
Seiji Morita # 7. Ala piccola.
Morai Kita # 15. Ala grande.

SHIROI Allenatore: Eiko Hisae.
Heiji Hisae #4. Capitano e Ala piccola ( anche guardia).
Kyuwa Mototsune # 8. Ala grande.
Maoru Mikano #6. Guardia.
Kisame Titsune # 5. Centro.
Fukida Kicchan #11. Playmaker.

Rallegratevi, non vi interessano tutti. Infatti personaggi importanti saranno solo quelli che ho già nominato o descritto in modo più approfondito.

Beh, see ya! Al prossimo capitolo!
 

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Capitolo 5
*** Il 'Naryonan' ***


 Il “Naryonan”

 L’auto rossa si fermò sgommando davanti al palazzetto, dove le urla risuonavano fino alla strada.
«Signore, vuole qualcosa per il disturbo…?» Provò a dire Sendo, che si era fermato per ringraziare il loro autista, mentre quei due deficienti già correvano verso il campo, senza manco degnarlo di uno sguardo.
Sia il giocatore del Ryonan che l’anziano li osservarono.
«Li scusi, sono due cretini…» borbottò, pensando a come spaccare loro il cranio per le figuracce che gli facevano fare.
«Ma no, anzi devi correre anche tu o ti perderai tutto l’incontro… e metti via quei soldi!» Rispose l’uomo, ridendo.
Il ragazzo sorrise e fece per andarsene, quando l’uomo lo richiamò con un ghigno «E, mi raccomando, mettetecela tutta con il Nara, domani!»
«L’aveva capito?» Chiese sorpreso il giocatore.
«E dove si trovano altri ragazzi con quest’altezza pazzesca?» Il sorriso si allargò. «Ora, posso anche vantarmi di aver portato le due stelle del Kanagawa e il loro amico».
Sendo rise pensando a come il loro amico avrebbe preso la cosa e salutò gentilmente. Camminò lentamente verso lo stadio con la solita aria svagata, mentre non poche teste si girarono a fissarlo; un boato incredibile lo indusse a camminare più velocemente e una volta dentro rimase spiazzato: 79 a 62 per lo Shiroi.
La prima in classifica era sotto di quasi venti punti.
«Però, i nostri ospiti se la cavano… » considerò tra sé cercando gli altri, poi notò subito due folli che si arrampicavano sulle ringhiere. «Salve, scusate il ritardo» disse, mentre Maki si alzava per farlo sedere.
«Oh beh, alleluia!» Se ne uscì Akagi, seguito anche da Fujima e Maki che sospirarono all’unisono.
«Oh ma che palle! Tanto non c’è niente da vedere!» Sbottò Hanamichi, ma un urlo della folla sembrava non dargli ragione: Heiji aveva rubato la palla per la quarantesima volta dall’inizio della partita e la stava infilando nel canestro con un dunk spettacolare.
Tutto il gruppetto sogghignò alle facce da ebeti dei tre ritardatari, che, ovviamente, si erano persi lo spettacolare gioco dell’Angelo.
«Ecco, quel “niente” ha fatto da solo più di quaranta punti» spiegò Mitsui, tra Miyagi e Ayako.
«Ma… siamo proprio sicuri?» balbettò Hanamichi, con le fauci spalancate.
«Idiota, ma stai un po’ zitto» lo richiamò Rukawa, seduto tra la Scimmia e Sendo.
Hanamichi si girò con sguardo omicida, ma si bloccò alla vista del rivale: sedeva a schiena rigida, con lo sguardo assottigliato concentrato sul gioco di Heiji. Le pupille non lo lasciavano un istante, seguendo il veloce gioco di gambe, i passaggi veloci e puliti, i tiri perfetti.
«Mi distrai» fece fermamente, mentre Hanamichi proiettava ancora lo sguardo sul campo; non capiva perché quell’idiota della Volpe si fosse tanto accanita, poi, mentre Heiji schiacciava nuovamente a canestro, spalancò gli occhi.
«Però, Volpe... quello gioca quasi come te. Peccato che sia del Terzo Anno e pieno di esperienza» se uscì il rosso, dopo attimi di silenzio.
Scimmia e plotone dello Shohoku cominciarono a sghignazzare, mentre Rukawa non li degnava di uno sguardo.
«Hanamichi, hai il tatto di un sumo» sospirò Akagi, con un pugno in testa.
«Ah, beh non ci volevo mica io. Tanto quello lo sa che fa schifo!» Replicò il rosso, indicando il bruno che sussurrò, con la sua migliore faccia da ghiacciolo «Sì, seghetta, infatti, ci sei tu nei Best».
Attimo di silenzio... e Rukawa si vide quasi staccare la testa a morsi, se Akagi non fosse intervenuto come suo solito, legando quella mente bacata alla spalliera della tribuna.
«Razza di demente che non sa nemmeno battere il Porcospino… » stava gufando Hanamichi, ma ormai nessuno gli dava corda: erano tutti impegnati a seguire gli spettacolari dunk di Isao e i tiri fuori area ben piazzati di Kaoru; dall’altra parte c’erano il prodigioso Heiji e la velocità impossibile di Kiyuwa. Erano due squadre ben equilibrate, che valevano sicuramente i primi posti in classifica. Eppure c’era qualcosa, nell’atteggiamento di Isao, che Akagi non riusciva a inquadrare.
«C’è qualcosa che non mi convince» fece infatti, dopo un po’.
«L’ho notato anch’io… L’Ichihara è strana oggi» aggiunse Fujima, alla sua destra.
«Cosa, cosa?» Sbottò Hanamichi, guardando dall’uno all’altro.
«Isao è troppo rilassato. Eppure sono sotto di quasi venticinque punti al secondo tempo».
«Sarà un tipo alla Porcospino qui!» Ribatté la Scimmia rossa, indicando Sendo che intanto sbadigliava a più non posso.
«Sendo continenti» fece Maki, trattenendo un sorriso.
«Che ci posso fare, sono stanco».
«Non ti entusiasma la partita?» Domandò allora il Capitano del Kainan.
«Certo, solo che… c’è troppo equilibrio e pochi colpi di scena» rispose, scrutando il campo.
«Sono d’accordo!» Fecero quasi all’unisono Hanamichi e Kiyota.
«Zitti, caproni! Che ne volete capire voi?» Sbottò Ayako, mentre quei due facevano il diavolo a quattro.
«Isao è la tranquillità fatta persona, ma non è stupido. Uno svantaggio del genere non è da poco per la sua squadra» continuò Akagi, mentre Fujima e Maki fissavano il Centro dell’Ichihara che, in effetti, sembrava tranquillissimo.
Dopo l’ennesimo punto dello Shiroi, l’Ichihara chiese il time out.
«Stiamo andando molto bene!» Fece entusiasticamente Heiji, afferrando al volo una bottiglia d’acqua.
«Già, l’anno scorso abbiamo avuto più problemi con gli Icha» Aggiunse pensoso Kiyuwa, attaccato alla sua bottiglia come un dannato. Intanto gli altri ridevano e blateravano sull’andamento della partita e sul fatto che ormai avevano la vittoria in pugno.
«Non dite cretinate» sbottò Eiko, in piedi a braccia incrociate. L’allenatrice stava guardando alle panchine dell’Ichihara, dove Kendo stava sgridando un paio di titolari, ma Isao Katsumi sedeva pacioso, con l’aria beata.
Eiko si chiedeva cosa diavolo combinassero quei tizi; certo, loro erano migliorati, ma non al punto di staccarli per trenta punti di vantaggio, doveva ammetterlo. E purtroppo, loro avevano una riserva di energia in panchina, la sua squadra no.
«Ragazzi non abbassate la guardia. L’Ichihara è famosa nella rimonta dell’ultimo secondo, e mi dispiacerebbe dovervi uccidere alla fine» grugnì alla sua squadra.
«Sì, e poi cosa faresti senza di noi?» Cinguettò Kiyuwa, tirandosi addosso un paio di bestemmie.
«Che deficiente! Piuttosto… » cominciò il Playmaker Fukida. «Quando faranno entrare Haranobu?»
Tutta la panchina cadde nel silenzio: quello era esattamente il problema principale.
«E’ proprio questo che mi preoccupa… avete giocato benissimo, ma avete dato fondo a tutte le energie. Se entra lui ora, fresco come una rosa, potremmo avere grossi guai».
«Già…» commentò il Centro Kisame, seguito da altri mormorii sconfortati.
«Me ne occupo io!» Fece sicuro Heiji, seduto in panchina con altra acqua alla mano. Era impossibile che Kendo non usasse un suo titolare, con così tanto svantaggio; meglio prepararsi psicologicamente alla cosa.

«Dannazione, è un solo, maledetto giocatore e voi siete quattro in difesa!» Sbottò Kendo, piazzando quattro dita in faccia ai suoi giocatori che respiravano concitatamente.
«Kaoru, i tuoi tiri devono essere più precisi!»
Alle urla del mister, Kaoru annuì con un impercettibile sbuffo di fastidio «Ha ragione…»
«Non crede di esagerare?» Se ne uscì allora Isao, spalmato in panchina.
Se è possibile, cadde un silenzio ancora più sconfortante; la tensione poteva tagliarsi col coltello e gli occhi del Capitano mandavano fiamme.
Prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa, Aki si avvicino sbuffando «Scusi coach, non è che posso sgranchirmi le gambe?» Borbottò, con le mani intrecciate dietro la nuca.
Kendo lo fissò mugugnando qualcosa, poi annuì «Sì Aki, preparati che entrerai al posto di Miasame. Ora, tutti in campo. Kaoru ricordati quello che ti ho detto, Isao voglio una difesa più concentrata. Aki…» s’interruppe per un istante, mentre il giocatore in questione reclinava la testa da un lato.
«Tu… gioca e basta».
Tutti annuirono e tornarono in campo.
Kaoru si avvicinò a Isao «Hai sentito? Ricordati quello che ti ho detto… urlato, semmai!» Sbottò, per poi allontanarsi con un diavolo per capello.
Isao si guardò intorno: Kita e Kaoru parlottavano con espressione accigliata, Seiji si toccava sospettosamente la spalla… così non andava; erano tutti furiosi con l’allenatore o a pezzi per gli allenamenti estenuanti, ed erano alla prima partita del torneo. Si avvicinò a bordo campo, mentre Aki faceva stretching con le gambe.
«Aki… quando entri, vedi di ripigliare un po’ tutti, che sono mezzi morti» gli fece, con un sussurro.
La matricola vagò con lo sguardo sui compagni in campo, poi ghignò «Agli ordini, Capo».

Un fischio e la partita ricominciò.
Per quanto Isao facesse con i dunk e la difesa micidiale, la mancanza di Kaoru impegnato in un one to one con Kiyuwa si faceva sentire. Stranamente tutti i titolari del secondo e del terzo anno come lui sembravano rinfrancati dalla presenza di Aki a bordo campo, che non si perdeva una virgola dei loro movimenti. Isao sapeva che stava memorizzando ogni cosa, come sapeva che il suo contributo morale, più che fisico, era necessario. Un altro breve fischio e Miasame uscì, dando una delle sue famose pacche “salva umore” ad Aki, che poi era anche l’unico a non averne bisogno.
Heiji, così come tutto lo Shiroi, sembrò rizzarsi e tutti fissarono il piccolo giocatore che, da quello che si diceva, salvava la squadra campione in carica durante ogni partita. Fu proprio a lui che Kaoru passò la palla e quello cominciò a palleggiare, senza più sorridere.
Era grandioso come un giocatore potesse cambiare una volta entrato in campo. Inaspettatamente, quello sguardo non sembrava rivolto ai rivali, ma ai propri compagni di squadra. Aki fissò Kaoru e sibilò «Avete intenzione di giocare?»
«Che?» Seiji gli lanciò un’occhiata di traverso, ma Aki continuò come se nulla fosse «Spero che abbiate finito di scherzare. Non ho bisogno di palle al piede in campo, quindi datevi una mossa, o uscite» continuò il piccolo giocatore, indicando la panchina.
Isao sorrise, vedendo come gli altri erano rimasti pietrificati: Aki era un novellino, una matricola, e sentirsi dare una svegliata da un ragazzino era inaccettabile per loro. L’orgoglio spesso, faceva miracoli.
Akagi sorrise dagli spalti, riconoscendo in lui il Fujima di qualche anno prima. Infatti, il Capitano dello Shoyo lo osservava con attenzione e così Sendo, che sembrava essersi risvegliato dalla trance. Hanamichi e quell’altro demente, poi, già lo prendevano per il culo a causa dell’altezza, mentre più in là Miyagi e Mitsui discutevano sul possibile esito della partita.  A  quanto pare, la sua entrata in campo aveva destato parecchio interesse: anche il pubblico sembrava in attesa.
Un ultimo rimbalzo e… Aki saltò, lanciando la palla e ammutolendo tutti. Nessuno si sarebbe aspettato un tiro dalla linea dei tre all’istante, nemmeno i suoi compagni di squadra. Con una parabola perfetta, la palla scivolò nel canestro rimbalzando sul parquet e, nello stesso tempo, Aki scattò in avanti.
«Allora, dormite?» Sbottò, notando come tutti i compagni fossero ancora bloccati nelle loro posizioni. A quel richiamò, tutto il campo sembrò animarsi e Seiji Morita scattò in avanti ad afferrare la palla.
«Kaoru!» Urlò, lanciandogli la palla.
Purtroppo Kaoru aveva un piccolo problemino… problemino che ora lo fissava a braccia spalancate e occhi infuocati.
«Da qui, non passi» assicurò Kiyuwa, muovendosi tanto da sembrare doppio.
«Dannazione…» sussurrò Kaoru, ma già aveva visto Aki spostarsi alla sua sinistra, smarcato.
Si passò la palla alle spalle e la lanciò senza una parola, sperando che l’altro capisse.
Fortunatamente il Playmaker agguantò la palla al volo e lanciò un’occhiata a Kita, prima di zigzagare, smarcandosi dalla difesa avversaria.  Si fece ripassare la palla che aveva lasciato per un attimo nelle mani dell’Ala e saltò, ormai sotto canestro; una mano, spuntata dal nulla, gli tolse la palla che toccò terra con uno schianto.
Di nuovo con i piedi piantati a terra, Aki guardò perplesso il canestro, come a chiedersi perché la palla non ci fosse finita dentro; si voltò e trovò un Heiji piuttosto affaticato che lo fissava.
«Oh, sei stato tu» fece, senza espressione.
Heiji parlò con evidente fatica «Già. Sarò io a marcarti. A uomo, Haranobu» replicò, con tono di sfida.
Aki sorrise, o meglio, ghignò «Contento tu… ma forse dovresti riposarti prima o potresti non arrivare alla fine con me» osservò, prima di allontanarsi.
La partita riprese e l’Ichihara era di nuovo all’attacco. Nonostante la grande bravura dimostrata nel primo tempo, Heiji non riusciva ad arrestare il youkai rookie Aki che ormai aveva messo a segno un gran numero di canestri.
Quasi alla fine, il risultato era di 82 a 78 per lo Shiroi.
«Maledizione…» sibilò Eiko dalla panchina, mentre Heiji veniva fermato nuovamente; come temeva, erano tutti stanchi, l’unico totalmente in forma era Aki.
Il giocatore in questione sfilò la palla dalle mani di Kiyuwa, lottando ancora con Heiji.
«Non mi arrendo facilmente» gli sibilò l’Angelo.
«Lo farai prima della fine dell’incontro» replicò calmo Aki.
Saltò e Heiji saltò con lui, ma all’ultimo istante il giocatore dell’Ichihara si abbassò per tornare a correre.
Fregato da una matricola. Heiji pensò di essere sulla buona strada per la pensione, a quel punto.
«Dannazione!» Sbottò, per poi correre all’inseguimento; Riacciuffò il giocatore, ma accadde qualcosa: all’improvviso, si ritrovò Kaoru piazzato sotto al naso.
«Ma che diav-» Poi capì quando vide Aki che si smarcava dalla loro Ala, Kiyuwa.
Scambio di marcatura.
S’infuriò pensandola un po’ come un colpo al suo orgoglio: dopotutto era come se si fosse rifiutato di giocare contro di lui.
Ormai l’aria in campo era molto tesa e la partita si era trasformata in una vera e propria guerra personale.  Heiji contrastava Aki, la fluidità di uno si scontrava con l’esperienza dell’altro; Kaoru tempestava il tabellone di punti ogni volta che riusciva a smarcarsi da Kiyuwa. Tuttavia l’Ichihara aveva acquistato terreno e il finale sembrava scontato: la squadra nero-rossa era famosa per le sue rimonte davvero inarrestabili e, per giunta, Isao era totalmente libero, poiché Kisame, nonostante fosse più veloce, non riusciva a tenere a bada i suoi potenti dunk.
Così, dopo un iniziale vantaggio di venti punti, la campionessa in carica aveva vinto per un punteggio di 109 a 98. Un duro colpo per lo Shiroi che si ritrovava per l’ennesima volta soffiata della vittoria dall’Ichihara e per giunta negli ultimi minuti di gioco.

Mentre uscivano dal palazzetto, tutti discutevano sulla partita e, soprattutto, sulle stelle indiscusse in campo. Hanamichi si chiedeva ancora cosa avessero tanto da blaterare: secondo lui, non era stata un granché come gioco.
«Penso che alla fine l’unica cosa positiva sia stata Aki, se non fosse entrato lui addio Ichihara» stava dicendo Fujima, ma Mitsui ghignò «Ma di che parli? Hanno fatto schifo entrambe le squadre! Diavolo Isao è il miglior Centro di Chiba, quell’Hiroya è un mostro nelle triple, Aki è una matricola geniale e Heiji è il migliore della sua squadra… con degli elementi così, avrebbe dovuto cadersene lo stadio…» Sbottò, attaccandosi alla bottiglia di acqua che si portava sempre dietro.
«Per me ha ragione» butto lì Akagi, facendo venire l’infarto alla sua squadra.
«Sei d’accordo con me, Gori?» Sbottò a occhi spalancati la Guardia.
«Sì. Isao sa fare molto meglio di così» proruppe, come se fosse infastidito dal fatto che il suo amico avesse giocato male. «E’ molto più bravo di me e Hanagata messi insieme. Per come la vedo io, oggi si è preso una pausa, quel deficiente…»
«Ehi, branco di pezzenti!» Kiyota, appiccicato a una vetrina, li apostrofò da lontano.
Hanamichi e Mitsui si girarono a mostrargli il medio, mentre Maki sospirava «Che altro vuole, ora…»
« Cosa c’è, Nobunaga?» Fece gentile Fujima, avvicinandosi al giocatore del Kainan.
«C’è un servizio sulla Manifestazione…»
Si accalcarono tutti intorno alla piccola vetrinetta, dove un televisore dodici pollici mostrava un mezzobusto in giacca e cravatta:
«Oggi si è dato il via ufficiale alla Manifestazione che quest’anno si tiene nella nostra bella cittadina. La prima partita ha visto esordire le due campionesse di casa… cosa ne pensa dell’esito?»
Il giornalista si stava rivolgendo a un uomo sulla quarantina, dal fisico atletico e occhi chiari, che esordì con una risata «Splendida partita, anche se le due squadre mi sono sembrate un po’ sotto tono. Posso parlare francamente? Devono riprendersi e alla svelta! Dopotutto non devono affrontare una squadretta, ma i migliori giocatori di Kanagawa! E quel diavolo di Anzai sa scegliere bene i giocatori!» Concluse, con una risata.
L’altro tossì, imbarazzato alla parola “diavolo”, e lesse dal blocchetto che teneva in mano «Ha saputo la notizia che Anzai non ha potuto partecipare per problemi di salute?»
«Certo e mi spiace enormemente. Anzai è uno dei migliori allenatori del paese e so che ci teneva molto a quest’incontro tra le due Prefetture… e ammetto che anch’io avrei voluto incontrarlo sul campo…»
Hanamichi fece un fischio sommesso «Il Nonnino è così famoso?» Fece, soverchiando con il suo vocione quella del cronista.
Mitsui gli sfondò un fianco con una gomitata «Il Signor Anzai è un mito, deficiente!»
«E piantatela!» Sbottò Akagi. «Quello è il Signor Kito Katamura, vero?» Fece poi a Fujima.
«Sì, è l’allenatore del Narashino. E’ un tipo strano, ma molto in gamba».
«Fortunatamente ha le sue risorse… ha piazzato al suo posto uno dei più brillanti giocatori di Kanagawa» stava continuando l’allenatore. «Bisogna solo vedere se è in grado di fare l’allenatore» continuò ancora, con un’insinuazione.
Tutti si girarono a fissare Fujima che sorrise «Katamura mi conosce. Vuole solo prendermi in giro».
Hanamichi, però, si spiaccicò alla vetrata come se volesse entrarci dentro «Ma chi diavolo si crede di essere questo mentecatto?»
Cominciò a borbottare tanto, che la gente per strada cominciava a fissarli.
«E finiscila!» Rimbrottò Ayako, buttandolo a terra per la collottola.
«Però poteva evitarsela questa, il rompicoglioni…» aggiunse Mitsui, sempre lieto di mettere cagnara.
«Andiamo, l’hanno sempre fatto gli allenatori tra loro! E Fujima è bravo e lo sappiamo» tagliò corto Akagi, senza troppi convenevoli.
«Comunque dobbiamo allenarci di più, questo è sicuro. Quindi tutti a pranzo» ordinò, guardandoli come a dire “muovetevi o vi spezzo le gambe”.

Il pranzo, o piuttosto la terza guerra mondiale, ebbe due problematiche sostanziali: primo, avevano deciso di riunirsi tutti - per la prima volta - nel salone principale; secondo, le due scimmie avevano pensato bene di aiutare le due povere donne del gruppo a cucinare, rischiando di avvelenarli tutti.
Alla decima smorfia di disgusto, Hanamichi aveva deciso di strappare la lingua a “quel deficiente di Baciapiselli, che poteva anche morire di fame” e quasi saltava sulla tavola se non ci fosse stato Akagi a trattenerlo a suon di sberle. Così il rosso incrociava le braccia gettando a tutti occhiate malevole del tipo “Meglio-che-mangiate-o-vi-faccio-inghiottire-io” e, quando Heiji proruppe in un suono di apprezzamento, tutti si chiesero se il veleno non stesse già facendo il suo effetto.
«Secondo me, è andato…»
«Forse era un tentativo di farlo fuori prima della partita…»
Miyagi e Mitsui bisbigliavano a un lato del tavolo, osservando con preoccupazione lo sbandamento di Heiji, rosso in viso. 
«Che dite deficienti! Cazzo ci frega a noi della partita!» Sbottò Kiyota, al fianco del Playmaker dello Shohoku.
«Tutto può essere, Nobuscimmia, se si tratta di Hanamichi».
«Fortunatamente non ho preso da voi… mi sbaglio o ve ne state seduti al sicuro sugli spalti?» Ghignò lui.
La parolina magica.
Mitsui gli indirizzò un bel medio «Vaffanculo stronzo!»
«Ritirati, vecchio!»
Inutile dire che cominciarono ad accapigliarsi, mentre il povero Miyagi, tirato in mezzo, menava morsi alla cieca.
All’altro capo, discutevano della partita imminente.
«Affronterete il Narashino… è una squadra che sta migliorando molto!» Stava dicendo Eiko.
«Secondo le nostre informazioni però, un solo giocatore è veramente forte» replicò Ayako, mentre guardava nei suoi appunti – e in quelli dell’esaltato di casa Ryonan, Hikoichi.
«Oh, ma infatti. Il Nara è basso in classifica, perché il trascinatore della squadra è solo Akira Misami! Praticamente un asso fin dalle medie, ma gli altri sono discreti».
Maki si grattò il mento «Mi ricorda un po’ la conformazione del Ryonan. Con questo non voglio dire che siano discreti, ma sicuramente tra Sendo e gli altri c’è un abisso; persino Uozumi è qualche passo indietro».
«Uozumi è fregato dal carattere. E’ un bravo giocatore, ma troppo impulsivo per fare il Capitano» ribatté Akagi, al suo fianco.
I due Capitani ebbero quasi un momento di sintonia perfetta, mentre Hanamichi, tra Maki e Ayako, ghignava come un beota «Il Naryonan!» Esclamò, fiero di se stesso.
«Il che? Ti sei ubriacato, per caso?» Sbottò Ayako, menandogli un colpo in testa.
«Ahahah! Il Naryonan! Capito Eiko? Nara e Ryonan, Naryonan!» Seguì a ruota Heiji, sorridendo ottusamente.
Eiko gli lanciò un’occhiataccia «Sono fuori quadro, ormai…»
«Dai, però sembrano quasi seri…» Notò Maki, assecondandoli.
Nello stesso tempo, Hanamichi si accasciò con un tonfo sul tavolo, addormentato.
«Sì, seri…» borbottò Akagi, con un sospiro. Il mantra “Non devi prendertela troppo” stava fallendo. Probabilmente era l’effetto collaterale di averli vicini per troppo tempo.
Aveva bisogno di v-a-c-a-n-z-e!
«Comunque come partita di esordio non dovrebbe essere difficile. Se il vostro Playmaker è in gamba...» stava dicendo Eiko ad Ayako, alludendo qualche problema con i loro giocatori.
«In gamba?» Akagi si girò a guardare Sendo, che tornava dal bagno canticchiando. «E’ un fuoriclasse» concluse, sicuro.
In cucina, Fujima era alle prese con il telefono che sembrava messo peggio dei suoi compagni.
«Pronto, pronto? Hasegawa mi senti?»
Dopo altri tentativi, la linea cadde di nuovo.
«Ma che diavolo ha questo telefono oggi?» Sbuffò, poi si affacciò all’esterno, dove Rukawa russava ciondolando il capo.
«Ehm… Rukawa?» Cominciò incerto.
«Tieni» Jin apparso alle sue spalle, gli porse il cellulare. «A quanto pare hanno problemi di linea in tutto il quartiere, usa il cellulare. Tanto ormai gli altri lo sfruttano già a dovere».
«Grazie, Jin».
La guardia del Kainan sorrise, poi si sdraiò all’esterno, sbadigliando «Tu non chiami mai casa, Kaede?»
Rukawa aprì un occhio, chiedendosi come avesse capito che era sveglio, poi lo richiuse «Hn… no» rispose direttamente, tanto per cambiare. Dopotutto, con quei due dello Shoyo, Jin era uno dei pochi sani di mente in quel branco di psicotici.
La Guardia sospirò «Già… Tu lo farai?» Gli domandò ancora, voltando la testa.
Rukawa lo fissò per un po’ «No».
«Capisco…» sospirò Jin, alzandosi. «Beh, suppongo neanche io. Andiamo a terminare il pranzo?» Gli chiese, già dentro.
Rukawa fissò il cielo per un po’ «Hn».
Forse per la loro incolumità era meglio restare in giardino e cibasi di bacche, pensò Rukawa fissando quel macello. No, la parola strage andava meglio.
I pochi normali - Maki, Akagi, Ayako e Fujima - erano spariti chissà dove e i dementi rimasti passavano il tempo uccidendosi allegramente; Hanagata aveva pensato bene di lasciarli fare, limitandosi a salvare il sake, quindi erano tutti a briglia sciolta. Sospettava che la colpa principale fosse dell’alcool, perché quel tizio dello Shiroi russava in un angolo della stanza, senza rendersi conto che la Scimmia del Kainan e l’Idiota della sua squadra, gli ballavano a pochi centimetri dalla faccia.
«Io rimarrei qui…» cominciò Jin, dando voce ai suoi pensieri.
Quando Rukawa pensava ormai di seguire il suo consiglio e spaparanzarsi nuovamente al sole, accadde il disastro.
«Volpe!» Urlò il beota rosso, con un luccichio negli occhi e un sorriso da decerebrato. Scavalcò il povero Heiji, diede una manata a Mitsui per farsi spazio e saltellò allegramente verso di lui.
Già, l’aveva visto.
«Stammi lontano» lo avvertì Rukawa, ma dubitava che lo stesse ascoltando: sembrava troppo occupato, che qualcuno lassù lo aiutasse, a guardarlo in modo maniacale.
«Ci mancavi tu!» Esclamò ancora Hanamichi, passandogli un braccio sulle spalle. «Manda giù!»
Gli piazzò la bottiglia semivuota sotto al naso, ghignando come un folle.
Forse forse, quella era la volta buona per farlo fuori: poteva sempre dire che era stata legittima difesa e magari Akagi lo avrebbe pure appoggiato.
Rukawa lo trafisse con un’occhiataccia che tanto l’altro non vide nemmeno e si preparò a prenderlo a calci, cosa che gli andava più che bene tra l’altro; ma purtroppo dimenticava spesso che la sua squadra aveva due mentecatti, due.
Mitsui si girò verso di loro e, quando vide le difficoltà di Hanamichi che non si reggeva manco in piedi, decise di correre a dargli una mano.
Per quale motivo?
Perché, se secondo quella palla di Hanamichi il difetto di Rukawa era che non parlava molto ed era freddo, secondo Mitsui, il compagno era un deficiente semplicemente perché non si sfondava di liquore, vino, birra e cose alcoliche in generale.
Peccato che avevano pensato la stessa cosa, nello stesso istante. Ed erano pure ubriachi.
«Cazzo» Rukawa afferrò il polso del demente, resistendo all’impulso di romperglielo, e guardò preoccupato Mitsui che se la rideva a più non posso.
Jin, anima pia lui, lo scrutava diviso tra il desiderio di aiutarlo e il sollievo di non essere un loro bersaglio e rimase indeciso sulla soglia. Ma ovviamente la sua ombra non poteva mancare…
«Cos’è la giornata “ acchiappa la matricola?”»
Una voce ironica lo richiamò e Rukawa vide Sendo a braccia incrociate, con la spalla appoggiata alla porta.  D’accordo, era la sua unica possibilità, ma il suo unico desiderio era di spaccargli quella faccia paciosa.
«Ti piacerebbe razza di pervertito…» sibilò il moro, mentre Hanamichi praticamente gli stava a peso morto addosso.
«Idiota… come cazzo si fa ad addormentarsi in queste condizioni?» Sbottò ancora, notando come la Scimmia rossa fosse crollata sulla sua spalla.
Sendo si accigliò: non aveva mai visto Rukawa parlare tanto e quello era un brutto segno. Forse doveva aiutarlo… si girò a fissare Mitsui che ormai si stava dedicando a rompere le balle a Miyagi, e si avvicinò alle due Ali dello Shohoku.
«Serve una mano?» Chiese dolcemente, manco fosse arrivato in quel momento.
Rukawa lo trafisse con lo sguardo, mentre teneva Hanamichi per la vita, evitando di crollare sotto al suo peso «Tu che dici?» Ringhiò, ma mentre il Playmaker si avvicinava per aiutarlo quel cerebroleso cominciò a menare pugni all’aria «Nonono, la Volpe deve bere con me!» Biascicò, poi continuò a russare sul suo collo.
Il moro chiuse gli occhi, per invocare la pazienza che probabilmente era già stata esaurita da Akagi in quei pochi giorni.
«Al diavolo!» Sbottò cercando di fare qualche passo indietro, ma caddero rovinosamente entrambi sul pavimento. A quel punto Sendo cominciò a sbellicarsi e così lo seguirono a ruota anche gli altri, che non capivano un beneamato nulla.
E fu così che li ritrovarono i pochi sani mentali della squadra. Mentre Akagi si occupava di malmenare a dovere i due mentecatti del suo Shohoku e Maki trascinava per i capelli Kiyota, persino Fujima e Hanagata risero ai tentativi dell’impavido Rukawa di liberarsi del peso di Hanamichi, che non si sarebbe svegliato manco con una cannonata.
Dopo tante maledizioni e randellate varie, riuscirono a ricucire i pezzi, ma Akagi proibì a tutti di riposarsi: loro avevano deciso di scolarsi tutto quell’alcol e loro si sarebbero allenati con il feroce mal di testa. Così, come se avesse pronunciato una condanna a morte, si allontano verso la palestra a passo di marcia, mentre i poveri malcapitati lo seguivano più o meno come larve.
«Ohii che mal di testaaaa!» Si lamentò Miyagi per la decima volta.
Sfortuna sua che lo senti anche Ayako che non la smise più di fracassargli i timpani per tutto il tragitto. Gli altri cominciarono a sghignazzare, ma la Manager ne aveva pure per loro.
A Hanamichi sarebbe andata peggio. Se ne rese conto pure lui quando, dopo aver ripreso un attimo conoscenza, si era ritrovato lo sguardo di quel ghiacciolo della Volpe piantato tra le scapole. Più o meno, una sentenza di esecuzione istantanea.
«Pss, Porcospino…»
«Eh?» Sendo se la rise alla vista di Hanamichi che gli sussurrava di avvicinarsi.
«Cavolo è successo a quel demente lì?» Domandò, indicando Rukawa che si trascinava con un diavolo per capello.
«Si è ubriacato per caso?» Continuò speranzoso.
Sendo fissò Rukawa, poi Hanamichi e si grattò la testa «Credo che tu e Mitsui abbiate cercato di violentarlo. Ma forse più tu…» spiegò, con la massima tranquillità possibile.
L’espressione di Hanamichi passò dalla speranza al disgusto puro, sfilando per i vari stati di schifo.
«Che?» Sbottò, saltando su di parecchi metri. «Ma che schifo e che è successo?»
«Gli sei crollato addosso, russando» rise il Playmaker, mentre la Scimmia rimaneva esterrefatta.
«Bene, bene, così si scoprono gli altarini… e ti ci voleva una sbronza per dichiararti?» Buttò lì Kiyota, mentre passava accanto a loro.
Il rosso si voltò di scatto e con la sua solita leggiadria gli saltò addosso urlandogli nelle orecchie.
«Ahhh!» Gridò di rimando l’altra Scimmia dello zoo, mentre si manteneva la testa dove rimbombava ancora la voce di quel cretino.
Ovviamente arrivò poi l’onnipresente Maki a sedare la rivolta di palazzo e raggiunsero in palestra quasi incolumi, ma con un’ora di ritardo sulla tabella di marcia.
Entrati nel palazzetto, tirarono tutti un sospiro di sollievo, buttando le borse un po’ dove capitava e spalmandosi sul parquet come se l’allenamento fosse appena finito; ovviamente il ghigno di Akagi era tutto fuorché incoraggiante e cominciarono a sudare freddo.
«Ora, dal momento che siamo in un ritardo mostruoso per gli allenamenti per colpa dei deficienti che non dovrebbero nemmeno essere qui, vi allenerete anche voi. E senza il minimo fiato, siamo d’accordo vero?»
Le parole del Capitano caddero in testa a tutti come un macigno e Mitsui cominciò a lamentarsi, sostenuto da vari borbottii.
«Inutile che blaterate. E’ così e basta. Fujima ha già stilato le squadre e vedete di allenarvi come si deve. A basket non a Wrestling!» Avvertì, con un ringhio.
Ayako si fece avanti tra i sospiri sconfortati e mostrò due magliette «Squadra blu e squadra bianca» spiegò, ghignando.
«Allora…» cominciò Fujima, con la sensazione che qualcuno gli avrebbe fatto lo scalpo. «Squadra blu: Hanagata, Centro con il 5; Maki, Playmaker e Capitano, ovviamente 4; Mitsui con l’8, sarà Guardia e Hanamichi e Kiyota saranno ali con il 10 e il 12».
Prima esplosione: le due Scimmie si alzarono quasi contemporaneamente, blaterando, in modo che nessuno riuscì a capire niente. Quando ormai Akagi stava per falsi saltare le coronarie, Fujima irruppe con la solita calma «Ragazzi, magari sono provvisorie… ditemi il problema…»
«Io con lui non ci sto!» Sbottarono all'unisono, poi Hanamichi indicò Maki. «E perché il Capitano è la vecchia ciabatta?»
Un pugno ben assestato lo mandò al tappeto e Akagi tornò a respirare «Ora va meglio… Allora Maki è più e-s-p-e-r-t-o! Razza di rincitrullito demente! Per questo è il Capitano!»
«Akagi, non era necessario…» protestò Maki, ma quello sbuffò «Sì invece… dovrà capire alla fine! Qualcun altro ha da ridire?»
Kiyota si risedette all’istante e gli altri mimarono l’atto di cucirsi la bocca.
«Bene, squadra bianca: Akagi, Capitano e Centro con il suo numero; Miyagi come Playmaker e numero 13; Jin tu sarai la Guardia col 6 e, infine, le due Ali Sendo e Rukawa con i loro numeri.
Miyagi guardò Sendo con curiosità, come a chiedersi se fosse contento del fatto che gli avesse rubato il ruolo, ma quello non diede segni di fastidio; come al solito, non aveva problemi per quanto riguardava le decisioni tattiche, si conformava a qualsiasi ruolo. Jin intanto stava guardando Rukawa trattenendosi a stento dal ridere: l’Ala stava fissando Hanamichi che intanto faceva il diavolo a quattro con Nobunaga.
«Poiché non ci sono altri allenatori, per imparzialità io mi limiterò a fare l’arbitro» spiegò Fujima. «Gestitevela da soli».
Ogni squadra si riunì attorno al proprio Capitano.
«Allora…» cominciò Akagi. «La tattica migliore è il one to one. Dobbiamo tenere tutti sotto controllo. Miyagi tu sei nello stesso ruolo di Maki, ma dovrai sostenere Jin con Mitsui; lo conosci bene, quindi devi rompergli le balle».
Il Playmaker ghignò «Mi occupo io del Teppista».
«Sendo, a te Maki».
Sendo sorrise «Certo. Anche perché non m’illudo del gioco di squadra tra Ali…» alluse, ma l’altra Ala in questione non colse «Voglio il one con quell’idiota» sibilò conciso Rukawa.
Nessuno gli chiese di chi parlasse perché, stranamente, tutti capirono al volo. Akagi lo guardò vagamente allarmato: l’ultima volta che quei due si erano sfidati, era venuta giù mezza palestra.
Sendo sospirò «Secondo me va bene. Dopotutto ho già tenuto a bada Maki e avere Rukawa libero mi sembra inutile, visto che non fa gioco di squadra».
«Hn» mugugnò semplicemente il bruno; se sperava di commuoverlo, aveva sbagliato palazzo.
Akagi sospirò «D’accordo… ma non fate troppi casini…»
Tutti indossarono le maglie e al breve fischio entrarono in campo. Akagi e Hanagata al salto.
«D’accordo, questa è una partita di basket di allenamento. Vorrei evitare di trovarmi la squadra decimata domani, ok? E mi riferisco agli ospiti…» cominciò Fujima, lanciando un’occhiata alle due Scimmie. «Le regole sono le stesse, niente morsi, graffi, calci o tirate di capelli, grazie» avvertì, mentre alcuni si sganasciavano.
Un fischio di Ayako e il Capitano dello Shoyo lanciò la palla in alto; Akagi e Hanagata saltarono nello stesso istante, ma Akagi era molto migliorato rispetto al passato. La palla volò per il campo diritta tra le mani di Miyagi che corse in avanti come un razzo. Hanamichi cominciò a blaterare come un ossesso sull’inutilità di “Mr Quattrocchi”, visto che avevano lui come saltatore.
«Piantala, demente! E cerca di renderti utile!» Gli rimbrottò Mitsui, mentre correva dietro a quel dannato che sembrava una gazzella.
«Jin!»
La palla sfilò come un fulmine, grazie ad uno dei passaggi “alla Miyagi” e raggiunsero la Guardia, che si preparò a saltare. Sia Maki che Hanamichi corsero a difesa, ma furono bloccati da Sendo e Rukawa.
«Dannata Volpe, levati di torno!» Ringhiò il rosso, ma Rukawa gli piantò addosso gli occhi gelidi. «Tu non ti muovi di qui» sentenziò.
Intanto la lotta silenziosa tra Maki e Sendo continuava con il vantaggio di quest’ultimo e Jin riuscì a tirare senza problemi… almeno fino a quando una mano non sbucò nel nulla, cambiando la traiettoria della palla che finì sul tabellone e poi nelle mani di Hanagata.
Jin sorrise, quando si ritrovò Kiyota piazzato di fronte che proruppe in un «Spiacente, ah!»
«A quanto pare, ti abbiamo lasciato troppo a briglia sciolta!» Commentò Jin, ridendo.
Tempo due secondi e quel cretino cominciò a strombazzare la sua genialità ai quattro venti, per poi essere zittito da una combinazione di Baciapiselli e Scimmia rossa.
«Bella squadra di mentecatti…» sibilò Rukawa, ma Maki sorrise, battendo la mano sulla testa di Kiyota «Allora, non sei completamente inutile!»
Il primo tempo terminò con il vantaggio della squadra bianca, per buona pace di Maki e Hanagata che osservavano i cretini della squadra battibeccare.
«Baciapiselli, possibile che non riesci a fermare il Tappetto?» Borbottò Hanamichi, mentre Mitsui gli mostrava il medio «Stronzo! E tu che non riesci a fermare Rukawa? Stai tanto lì a parlare, ma non lo batti mai!»
Le ultime parole famose. Il rosso cominciò a lanciare maledizioni, mentre Kiyota latrava dal ridere.
«Comincio a capire Akagi…» sospirò Hanagata, mentre beveva.
Maki rise «Sì, sono teste calde, ma in realtà possono essere utili, alle volte… Ragazzi» chiamò con voce tranquilla e placando all’istante gli animi. «Vogliamo trovare un modo per batterli, o no?»
Dall’altra parte, Akagi si complimentava con i suoi compagni, ghignando alla vista di quei tre mentecatti che si davano contro.
«Maki, vuoi per caso una gabbia?» Gli gridò dalla panchina di sinistra.
Il Capitano del Kainan sorrise «Magari ci faccio un pensiero per dopo…»
Il secondo tempo cominciò con una sonora rimonta da parte di Mitsui, che aveva preso a duellare con il compagno di sempre.
«Vincerò io, nanetto!»
«Te… lo… puoi scordare, Teppista…» ribatté Miyagi, con il fiatone.
La palla arrivò al piccolo Playmaker con un passaggio perfetto da parte di Sendo, poi tirò a Rukawa, che si ritrovò un idiota di sua conoscenza a fissarlo come un ebete.
«Ah! Tocca a noi due, Volpe! Uno contro uno finalmente!» E attaccò a ridere.
Rukawa palleggiò tenendo d’occhio il campo, dove tutti erano dannatamente occupati con le loro marcature, poi riportò lo sguardo sul compagno-rivale di sempre.
«L’ultima volta ti sei ritrovato col culo per terra, o sbaglio?» Sibilò, per poi superarlo e iniziare a correre verso il canestro.
«Che? Dannata scrofa!» Urlò Hanamichi, attaccandoglisi alle costole.
Mentre Jin menava inutilmente le zampe in aria per far capire a Rukawa di essere libero, il ghiacciolo umano saltò dalla linea dei tre punti; l’onnipresente mano di Kiyota, cambiò la traiettoria del tiro e si andò a caccia del rimbalzo.
Hanamichi riuscì a tagliare fuori Sondo, che si ritrovava impacciato a causa di Maki, mentre Rukawa riuscì ad allontanare Hanagata dall’aria di rimbalzo.
Poi i due saltarono insieme.
Entrambi riuscirono a mettere mano alla palla e Hanamichi piantò gli occhi infuocati in quelli glaciali dell’altro; non solo era riuscito a saltare come lui, ma rischiava di soffiargli l’unica cosa che sapeva davvero fare bene: il rimbalzista.
«Dannata Volpe!» Proruppe, per poi mettere più forza al braccio.
La palla scivolò dalle mani pallide dell’altro e volò verso Miyagi che la raccolse e cominciò a correre per una nuova azione.
Hanamichi ripiantò i piedi a terra e, come se non credesse a ciò che aveva appena fatto, appoggiò le mani sulle ginocchia per riposarsi un istante; quando rialzò la testa rossa, si ritrovò Rukawa a fissarlo.
«Che vuoi?» Sbottò, ma quello fece finta di non sentirlo e tirò avanti.
Nonostante l’immensa capacità di Maki, Hanagata e le “genialate” delle Scimmie, la partita fu vinta dai bianchi per 56 a 50 e gli sconfitti passarono tutto il tragitto dalla palestra al tempio a mandare maledizioni agli altri, parlando di fortuna del principiante. Kiyota e Mitsui camminavano quasi abbracciati, uniti nello sfottere il povero Miyagi, che non ne poteva più di quei due mentecatti; mentre Hanamichi se ne stava indietro, con le mani affondate nei pantaloni della tuta e un diavolo per capello. Dannazione, credeva davvero di essere migliorato… di poter aiutare la squadra.
«Idiota» lo apostrofò Rukawa alle sue spalle, rimasto indietro mentre si sistemava le fasce ai polsi.
«Che vuoi ancora?»
«Stai migliorando. Ora, almeno, potresti sperare di battere quell’altra Scimmia lì» replicò lui, indicando Kiyota, poi si allontanò incurante dell’espressione pietrificata dell’altro.
Hanamichi continuò a fissare le scapole della Volpe: le soluzioni erano due, o aveva scoperto recentemente di avere una chissà quale malattia al cervello o era un incubo.
Si riprese all’improvviso e si affrettò a raggiungere gli altri «Senti un po’, Volpe…»
«Non assillarmi, adesso» tagliò corto Rukawa, con un grugnito.

Per buona pace comune, quella sera stessa decisero per una pausa, anche a causa della pioggia, e Akagi sperava vivamente che riuscisse a sopravvivere almeno un paio di ore senza distruggere niente. Girovagando per la casa, pescò Mitsui in assetto di guerra al telefono col padre, Miyagi che chiacchierava - per una volta decentemente -, con Ayako e Sendo impegnato in un’estenuante lotta all’ultimo sangue con Hanagata. A scacchi.
Uno squillo lo distrasse, poi notò la tasca dei pantaloni che vibrava: quasi dimenticava di avere il cellulare dietro.
«Pronto?»
«Ciao fratellone, come vi va da quelle parti?»
La voce di Haruko lo raggiunse a trapanargli il cervello e Akagi sospirò «Mah, sopravvivo. Qui sono tutti un branco di casinisti!» Sbottò e sentì la risatina di lei.
«Andiamo, cerca di rilassarti! Dovrebbe essere divertente! Ayako sopravvive?»
«Sì, sarebbe bello se avessero tutti un po’ di cervello come lei. Come sta Kogure? Lo hai visto?» S’informò il fratello maggiore.
«Sì, sì. Gli altri in palestra continuano ad allenarsi, non vogliono essere da meno e a volte vado ad aiutarli… come sta Hanamichi?»
Akagi aspettò qualche istante: pensò a quali follie avrebbe fatto quello squilibrato se avesse saputo che sua sorella lo aveva nominato, poi pensò a cosa risponderle.
«Uhm… diciamo bene» rispose cauto, poi si accigliò quando sentì un’esitazione nella voce della sorella e sospirò «Sì, anche il tuo Rukawa sta bene».
Ovviamente Haruko sparò tutti i farfugliamenti del caso, sul fatto che non le piacesse affatto Rukawa, che loro non avevano capito niente e blabla, poi riattaccò.
In effetti, per quanto aveva sempre deciso di lasciar fuori l’aspetto personale o familiare dalla palestra, ancora doveva capacitarsi di due cose: uno, cosa aveva fatto di male per meritarsi un cretino del genere appresso a sua sorella; due, come diavolo facesse lei a provare qualcosa per quell’altro disperato lì. Insomma, le sue spine nel fianco.

Con un click, lo schermo cambiò nuovamente immagine. Per la dodicesima volta.
Mitsui, spaparanzato sul divano di destra, inarcò un sopracciglio, scambiandosi un’occhiata con Jin che si limitò ad alzare le spalle. Avevano deciso di spalmarsi sul divano a spararsi qualche film di azione tutti insieme, peccato che i soliti noti non conoscessero per niente il significato di insieme.
A un nuovo “cazzo, giro io”, il Teppista si alzò con la mezza idea di fracassare la faccia a tutti e due. Sul divano c’erano lui, Jin, Maki e Fujima, ma purtroppo il telecomando era stato scippato da quelle scimmie dementi abbandonate sul tappeto davanti a loro.
«Molla, cretina!» Gridò Hanamichi, piantando il piede sulla testa dell’altro.
«Ma cazzo, c’ero prima io!» Rimbrottò l’altro, mordendolo al polso.
«Ahia! Ma sei un animale!»
«Ora basta!» Se ne uscì Mitsui. «Cazzo, già sono costretto a stare rinchiuso qui con delle porche come voi, vorrei almeno evitarmi di perdere tempo a fissare un incontro di lotta! Scimmia, dammi quel telecomando!» Ululò la Guardia, strappandolo dalle mani del compagno di squadra.
Non lo avesse mai fatto. Hanamichi e Kiyota si scambiarono un’occhiata, poi entrambi fissarono con sguardo omicida Mitsui; come a dire: tra razze simili ci si comprende.
Saltarono quasi contemporaneamente, attaccandosi alle sue gambe, tanto che il teppista cadde a terra con uno schianto.
A quel punto nemmeno delle statue di sale come Maki o Fujima riuscirono a rimanere impassibili e le risate raggiunsero ogni angolo del tempio.
«Che diavolo succede qui?»
Il padrone di casa era tornato dal letargo in cui era piombato allegramente quel pomeriggio.
«Toh, l’Angelo. Ben svegliato!» Ghignò Hanamichi da terra.
Heiji gli restituì il ghigno «Ho esagerato lo so. Fatto una figuraccia?»
«Considerando che ci sono stati dei balli orrendi, tentativi di stupri, voci stonate e follie varie, direi che sei nella norma» s’intromise Sendo, tornando dalla cucina con Hanagata.
«Vi divertite a quanto pare!» Si sbalordì Heiji, ma gli altri lo guardarono perplessi.
«Balli?»
«Tentativi di che?» Domandarono i due Playmaker del gruppo.
Sendo ghignò all’indirizzo di Hanamichi che se lo mangiò vivo con lo sguardo.
«Uhm, a proposito di tentativi di violenza, che fine ha fatto la Volpe?» Continuò ancora quel dannato, mentre gli altri ruotavano lo sguardo da Hanamichi a Sendo, cominciando a capirci qualcosa.
La risposta fu ancora più sconvolgente «Parlava con mia sorella» li informò Heiji.

Rukawa sperava di salvarsi dalla reclusione forzata cercando un posto tranquillo e aveva beccato un altro piccolo campo da basket, ricavato da un’enorme stanza del tempio, nel retro.
Era entrato attirato dal rumore dei palleggi e ci aveva trovato l’allenatrice, quella Eiko. Rukawa era rimasto a guardarla per un po’ e si era stupito: era dannatamente brava. Se non fosse stata una ragazza, l’avrebbe sfidata.
«Quindi, parli poco eh?» Stava dicendo la ragazza, con un enorme ghigno.
Lui si limitò ad annuire.
Cosa positiva: non parlava più del necessario. Infatti, non disse nient’altro, dedicandosi ai tiri liberi per un po’.
 La palestra risuonava solo del gioco di palla e nient’altro; era la prima volta che gli capitava, di solito le altre persone sentivano il bisogno di riempire qualunque silenzio con le parole, anche se inutili. Dava un senso di maggiore sicurezza, forse.
Dopo qualche minuto, gli fece segno di passarle un asciugamano.
«Grazie… allora, domani avete la partita con il Nara, giusto?»
Rukawa scrollò le spalle «Già», loquace e pieno di vita come tutte le volte.
Lei rise ancora «Sempre pieno di parole! Comunque il Nara è davvero come il Ryonan, l’unico membro più forte è Akira Miasame, basta neutralizzare lui. Però non è proprio come il vostro Sendo, anzi è molto più impaziente, soprattutto quando è sottopressione. Ricordatevelo…» poi, alla faccia perplessa di lui, continuò. «Beh Kaede, scappo prima che qualcuno mi rubi il bagno» rise, afferrando la borsa.
«Perché mi hai detto queste cose?» Le domandò l’Ala, quando lei era già sulla porta.
«Perché lo Shiroi deve lottare con il Kanagawa per un bel posto in classifica» rispose.
Rukawa la fissò senza ringraziare, salutò con un freddo “Hn” e rimase a pensare: quella tizia, sapeva molto su Sendo… c’era da scommettersi che sapesse molto, troppo, su ognuno di loro.

Il mattino successivo alcuni furono buttati giù dai letti a suon di martellate alle pareti. Rukawa fu svegliato dalle grida perforanti del solito idiota.
«Hn… ?» Riuscì a borbottare, grattandosi la testa; si alzò a sedere e vide Sendo strascinarsi fuori dal bagno. «Buondì! Volevo svegliarti io tra un po’, ma quei due stronzi sbraitano da mezz’o-o-ra… » fece con uno sbadiglio.
Sbuffando, il bruno si ributtò di schianto sul letto, mentre Sendo si affacciava sul corridoio «Che succede?» Domandò seccato, ma con la solita flemma.
«Chi si sta scannando?» Se ne uscì invece Mitsui, impalato nel corridoio con un asciugamano arrotolato ai fianchi e nient’altro.
Sendo lo fissò con un sopracciglio inarcato e Ayako, che passava da quelle parti, si bloccò di colpo «Un minimo di decenza, mentecatto!»
«Ahh, Ayakuccia, non guardarlo!» La voce di Miyagi rimbrottò per un po’ dall’interno, poi la sua mano fece capolino a tirare Mitsui, rischiando di farlo vedere sia alla “sua Ayakuccia” che al Porcospino.
Nuove grida li raggiunsero e questa volta li ascoltò pure la ragazza «Ma che diavolo succede?» Si avvicinò a passo di marcia alla porta incriminata, manco a dirlo quella delle Scimmie, e bussò «Che combinate?»
Con somma sorpresa della manager, si ritrovò di fronte l’espressione di rassegnazione di Maki.
«Maki, ma che…? Sono vivi lì dentro?»
Il ragazzo sospirò «Sono vivi, sono vivi… » aprì la porta e sia Ayako che Sendo sbirciarono all’interno, sgranando gli occhi.
Il letto di sinistra, quello di Hanamichi, era distrutto; o meglio, i piedi del letto avevano ceduto a causa di un peso eccessivo.
«Oddio. Takenori vi farà fuori…» borbottò la ragazza.
Maki annuì «Infatti. Ho provato ad aggiustarlo, ma non va bene… mi dispiace se vi ho svegliati…» fece rivolto a Sendo.
«Figurati. Kaede starà già dormendo di nuovo!».
Scesero tutti per la colazione un’ora dopo, bofonchiando e con un diavolo per capello. Decisero di comune accordo di nascondere il delitto ad Akagi per evitare sia un suo infarto sia la morte imminente dei due imbecilli, che sarebbero morti ugualmente perché avrebbero dovuto ripagare i danni al Tempio. In contanti che non avevano.
Purtroppo, concordare tante teste era difficile e a colazione, tra una battuta e il lancio di cereali e coltelli, la verità venne a galla, così come le urla di Akagi che durarono fino all’arrivo allo stadio.
La sua ultima frase, prima del fischio d’inizio fu “Pregate che mi venga un accidente lì dentro, perché dopo vi spezzo le ossa, chiaro?”
Tutti gli altri avevano pensato bene di restare in campo neutrale, anche se molti ridevano ancora quando la partita cominciò; tra questi non c’era Sendo i cui occhi erano tutti per il Narashino e Akira Miasame.

 
N/A
Salve. Sì, sono terribilmene in ritardo, ma non avevo il piccì ; così sono tornata anch'io tra i comuni mortali ritardatari. XD
Spero che continuiate a seguirmi e a commentare!
Allora... questo capitolo non mi piace molto, ma le frecciate shonen ai sono molte di più... quindi credo che possa piacere alle yaoi fan. Fatemi sapere e siate magnanimi per ora, devo riacquistare la mano. XD

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Capitolo 6
*** Akira vs. Akira ***



Akira vs Akira

Per come la vedeva lui, avrebbero potuto benissimo uscire dal campo e andarsi a tracannare qualcosa, vista la considerazione del pubblico. Kiyota, spalmato in panchina, gettò un’altra occhiata la tabellone: 37 il Kanagawa, 25 il Narashino. E venti di quei punti erano di Sendo.
- Ma che diavolo combinate! - Hanamichi si sedette con uno schianto e cominciò a borbottare a mezza voce - Gioca meglio mia nonna!
- Hanamichi! – Ayako gli si avvicinò a passo di marcia, - La pianti o devo cacciarti dalla panchina?! – Sbottò, con le mani sui fianchi.
Il rosso la fissò di sbieco, poi mandò un paio di bestemmie – E cazzo! Sta giocando solo il Porcospino!
Prima che potesse aggiungere altro, una bottiglia di acqua piena gli si fracassò in testa.
- Lascia in pace Ayakuccia – avvertì Miyagi, accanto ad Hanagata, con un diavolo per capello e la faccia da omicida.
La manager sospirò, scrollando le spalle, poi decise che era meglio andare a sedersi perché tanto era una battaglia persa. Inoltre Hanamichi saltava come una molla ad ogni tiro, passaggio e canestro di Rukawa, anche se di palle ne aveva ricevute ben poche.
In campo infatti, sembravano giocare solo Akira Miasame e Akira Sendo.
- Sendo! - Il passaggio di Maki filò come un proiettile per il campo, diritta tra le mani dell’Ala che scattò in avanti con furore. Il Sendo
svampito che conoscevano era stato lasciato in panchina, mentre il fuoriclasse del Ryonan prendeva il suo posto in campo.
Che dopo Maki fosse il giocatore migliore di Kanagawa, era fuori discussione; anzi, per molti versi addirittura lo superava.
Gli occhi di Sendo erano solo per Miasame e viceversa: i due non solo inevitabilmente si incrociavano, possedendo le stesse capacità tecniche e fisiche, ma cercavano la sfida, lo scontro. Dopo il Capitano del Kainan, Miasame era l'unico che Sendo ricordasse, ad eguagliare il suo livello.
Dagli spalti, già si parlava della "sfida dei due Akira".
All'ennesimo canestro del Narashino, Akagi fece chiedere il time out, non tanto per le difficoltà in campo, ma per strigliare a dovere i due babbuini in panchina che stracciavano le palle alla loro povera manager e saltellavano come canguri indemoniati. Insomma, mica doveva preoccuparsi solo delle triple, dei dunk, delle Ali degli avversari, del torneo... ci si mettevano anche quei due deficenti che erano anche inutili.
- Insomma voi due! Possibile che io dal campo debba preoccuparmi che facciate venire un esaurimento all'intera panchina?! - Sbottò, con un diavolo per capello, strattonando quel mentecatto del suo numero dieci.
- Ma di che diavolo parli, Gorilla? Voi state giocando come delle schiappe! - Si lamentò il rosso, supportato da Teppista e Scimmia.
Akagi inarcò un sopracciglio - Se voi foste più in gamba di noi, a quest'ora stareste in campo a giocare al posto nostro.
Come da copione, a quei poveracci si infiammò l'animo, mentre solo Miyagi conservava abbastanza sanità mentale da evitare di distruggere la panchina a morsi.
- Che deficenti... - Borbottò Akagi, - Sendo! Come stai? - Domandò all'Ala che sembrava stanca.
Il ragazzo si mise l'asciugamano sulle spalle e bevve un lungo sorso d'acqua, - Sto bene Akagi, grazie.
Il Capitano lo guardò per un pò, poi fissò Rukawa seduto in panchina con l'asciugamano in testa; gli si avvicinò e lo fronteggiò
- Rukawa, devo parlarti.
Il bruno alzò il capo, inespressivo, e si allonanarono dal gruppo. Tutti guardarono i due con curiosità e solo l'intervendo provvidenziale di Hanagata impedì la decapitazione di Kiyota che era andato ad origliare; qualunque cosa fosse, l'Ala dello Shohoku sembrava tutto fuorché contenta, ma annuì, tornando da loro con aria più tetra del solito.
- Certo che da voi l'allegria si spreca eh? - Osservò Kiyota e Mitsui ghignò - Con la Volpe, di sicuro.
Il fischio dell'arbitro, annunciò il proseguo del gioco con la palla nelle mani del Narashino la cui Ala Grande, Uto Kanji, scattò in avanti come un fulmine, passando alla Guardia, Kano, che tirò; fortunatamente Maki riuscì a bloccarlo, per poi avanzare in contropiede. Tutta la squadra risalì il campo, mentre faceva girare la palla con passaggi veloci; l'ultimo tocco fu di Rukawa che comiciò ad avanzare, dribblando sia l'Ala che la Guardia del Nara. Quando fu sotto canestro, gettò un'occhiata intorno e notò un Sendo completamente impegnato nello smarcarsi da Miasame; ritornò con lo sguardo di fronte a sé e schiacciò, mentre lo stadio scoppiava in ovazione.
Il Kanagawa vinceva per 41 a 27.
- Aaargh! Non possiamo vincere grazie alla Volpe! Mi rifiuto! - Si agitò Hanamichi, mentre Ayako lo fulminava.
- Idiota, preferiresti una sconfitta? - Sbottò Mitsui, ma il rosso annuì - Meglio sconfitti che sorbirmi gli sbavamenti per quell'idiota! - Esclamò, gridando come un ossesso.
Il Teppista guardò Miyagi, come a chiedergli se fosse il caso di spalmarlo a terra, ma poi pensò fosse meglio non sprecare energie.
In campo, Akagi difendeva il canestro meglio di una cassaforte e persino Miasame sembrava avere qualche difficoltà; d'altra parte, anche Sendo pareva avere dei problemi ed ormai riusciva a smarcarsi solo stretto necessario per prendere aria.
- Qualche problema? - Lo canzonò Miasame, col fiato mozzo, ma Sendo si limitò a sorridere; quando Jin gli passò la palla, l'Ala fece di tutto per spingere con le spalle il giocatore del Nara, ma quello non mollava. Era un osso duro.
Per qualche minuto, Sendo cercò più volte di smarcarsi a destra e a sinistra, per correre al canestro, ma alla fine dovette liberarsi della palla: alla sua destra, notò Rukawa che correva libero verso di lui e gli passò la palla, poi, approfittando della momentanea distrazione, si smarcò per correre a sua volta verso il canestro. Nonostante Miasame fosse abbastanza veloce da riagganciarlo, Sendo raggiunse la zona "rossa" e... si ritrovò la palla tra le mani. Batté le palpebre, poi si girò alla sua sinistra, dove vide Rukawa che lo fissava; gli sorrise e segnò con un dunk.
' Rukawa, devi passare a Sendo più volte che puoi, d'accordo?' Così gli aveva detto Akagi. Già, facile. Il problema non erano quei sorrisini da ebete che il Rompiscatole gli rifilava ogni volta che gli passava la palla, ma le urla da beoti di quegl'idioti in panchina.
- Ehi Volpe! Da quando sei diventato così gentile?! Hai aspettato di lasciare lo Shohoku per farlo? - Gli urlò Hanamichi, ma di certo gli altri mentecatti della squadra non erano da meno.
- Ehi Rukawa! Cos'è Sendo ti sta più simpatico di noi? - Rincarò Mitsui.
- Andate a farvi fottere... - sussurrò il bruno, prima di dare le spalle all'intera panchina.
- Ma la piantate? Mettete il caso che stia cercando di cambiare, non lo aiutate mica, banda di decelebrati! - Se ne uscì Ayako, strappando una risata tanto grossa che quei due idioti, a cui si aggiunsero anche Kiyota e Miyagi, quasi soffocarono.
- Rukawa cambiare? Cos'è una battuta?! - Sbottò Mitsui, mente gli altri si scompisciavano.
Inutile dire che l'intero Nara era rimasto un pelo sconvolto dal casino che proveniva non dagli spalti, ma dalla loro panchina.
- E quelli chi diavolo sono? - Fece stupito Miasame.
Sendo, di fronte a lui, sorrise - Le nostre riserve.
- Le 'nostre riserve' un corno. Un branco di idioti! - Rimbrottò Akagi al quale fecero da sottofondo le imprecazioni di Rukawa.
Probabilmente Miasame pensò fosse meglio per la sua sanità mentale lasciar cadere l'argomento, perché prese la palla che gli passavano e fece un gran ghigno - Noi abbiamo ancora una sfida in sospeso.
L'Ala del Kanagawa sorrise amabilmente - Sto aspettando te.
Partirono in corsa, come se nessun altro esistesse in campo. Miasame era molto bravo, ma forse troppo individualista. Sendo riuscì a strappargli la palla con una finta e la passò a Jin che segnò dalla linea dei tre.
Il giocatore del Narashino lo fissò - Non vuoi lo scontro diretto eh? - Lo stuzzicò.
- Non esisto solo io in campo. Ho una squadra, la tua dov'è? - Lo rimbeccò Sendo, correndo verso la metà campo del Nara.
Qualche minuto dopo, la situazione rimaneva pressocché invariata: il Kanagawa era in vantaggio di più punti, molti dei quali compiuti dalle due Ali, però ormai i due protagonisti erano allo stremo.
Sendo gettò un'occhiata al tabellone - Altri pochi minuti... - sussurrò tanto per darsi forza, e appoggiò le mani alle ginocchia, respirando affannosamente. Al suo fianco, Miasame non stava meglio: si passava il braccio sulla fronte, cercando di tergere il sudore.
- Rukawa! - Gridò Akagi, dopo aver inferto lo "schiacciamosche" all'Ala avversaria.
Il bruno afferrò la palla e si smarcò con relativa facilità; guardandosi intorno, notò che l'unico in seria difficoltà sembrava essere Sendo: come gli aveva detto Eiko Hisae, Miasame era l'unico osso duro. Nonostante sia Jin che Maki fossero liberi, Rukawa pensò che per una volta poteva tornare alle vecchie abitudini: dopotutto, aveva passato palla fin troppo. Arrivò velocemente sotto canestro, saltò, pronto al tiro, quando una sorta di muro di cemento lo spiaccicò al parquet. Scrollando la testa, alzò lo sguardo ritrovandosi quel carro armato del loro Centro, Mirashi Ota, che sogghignava dall'alto dei suoi due metri. A quanto pare quell'idiota aveva pensato bene di fermarlo, buttandolo a baciare il pavimento.
- Wahaha! Ben gli sta, così impara a fare tutto da solo! - Attaccò a latrare la solita Scimmia, mentre l'arbitro fischiava fallo.
A differenza di Kiyota, Hanamichi sembrava più risentito che contento della cosa.
- Che c'è?
- Vorrei essere in campo, ecco. - Sbottò il rosso, con aria scocciata, - Almeno lì potevo sfotterlo da vicino! Il Genio non può essere relegato in panchina! - Cominciò a vaneggiare e Miyagi sospirò - Non ti farai venire le paturnie come al Teppista qui dietro!
- Ehi, Tappetto! Le mie erano legittime, Hana invece è solo un pallone gonfiato!
Ovviamente, il pallone in questione "volò" fino alla testa della Guardia che quasi prese a morsi.
Nel frattempo in campo, dopo i due tiri liberi entrambi a segno di Rukawa, il Nara chiese un time out che fu accolto con piacere anche dal Kanagawa. I giocatori erano più o meno tutti stanchi, ma nessuno si accasciò sulla panchina come i due Akira: Sendo cominciò a bere a più non posso, mentre c'era chi ghignava alla vista dei capelli afflosciati; Miasame si spalmò sulla panchina almeno fino a quando una mano possente non gli toccò la spalla.
- Bel lavoro, Akira.
Il giocatore del Nara si girò e sgranò gli occhi - Allenatore! - Esclamò, scattando in piedi.
L'allenatore del Narashino, Kito Katamura, aveva l'abitudine di arrivare in ritardo a qualsiasi ricorrenza, partita o manifestazione. Dopotutto, come diceva lui stesso, la sua presenza era inutile dal momento che anche quando c'era si limitava ad osservare; per completa contrapposizione a Koichi Kendo dell'Ichihara, Katamura evitava di stressare i suoi ragazzi e, sopratutto, evitava di sfinirli con continui allenamenti. Era un uomo sulla quarantina, dai capelli grigi e l'aria gioviale.
- Sembrate stupiti, ragazzi! - Fece ancora, ridendo.
- Mister, con tutta franchezza, l'ultima volta che siete venuto in panchina era perché avevate dimenticato una cosa... - Borbottò l'Ala Kito.
L'uomo lo fissò per un pò, poi ritornò a ridere - Vero, vero... però questa partita mi sembra più interessante delle altre... - commentò e lasciò vagare gli occhi chiari sulla panchina del Kanagawa.
Dall'altra parte, Fujima intercettò il suo sguardo e lo salutò col capo.
- Kenji Fujima... chissà cosa combinerà? - Mormorò, pensieroso l'allenatore.

In realtà, in quel momento, Fujima si limitava ad evitare che lo scontro si trasformasse in rissa e a premunirsi che Sendo non gli morisse davanti agli occhi.
- Andiamo, state facendo schifo! E non mi importa se state vincendo, cazzo! - Sbottò per l'ennesima volta Hanamichi.
- E io ti dico... - Replicò Akagi, tra i denti, - Che non mi interessa un fico secco della tua opinione, chiaro?
Fujima ascoltava la questione solo con un orecchio, in quanto era occupato ad osservare Sendo: continuava a bere e il sudore ormai scorreva a fiotti. La sua esperienza, seppur breve, di allenatore gli insegnava che avrebbe dovuto sostituirlo con qualcuno di fresco; magari Maki avrebbe potuto tenere a bada Miasame, mentre Rukawa poteva diventare il realizzatore della partita...
- Sendo tutto bene? - Gli domandò Ayako e il ragazzo annuì - Si, certo.
Quando l'allenatore si mosse per indicare quella soluzione, Rukawa, seduto in panchina alle sue spalle, borbottò - Non sostituirlo.
- Cosa?
- E' questo che volevi fare, no? Se lo sostituisci, non lo farà stare meglio.
Fujima inarcò un sopracciglio, poi guardò Hanagata - Non ha tutti torti. Ti sei fidato di me nella partita contro lo Shohoku, no?
L'allenatore guardò Rukawa accigliato - Gli darai una mano?
L'Ala si alzò - Non faccio il baby sitter - grugnì, prima di rientrare in campo.
- Alle volte sembra tanto umano... - Sospirò Hanagata, osservando un Sendo distrutto che letteralmente si trascinava sul parquet.
- Cento yen che il Porcospino muore prima della fine - Gufò Kiyota, spalmato accanto a Mitsui.
- La tua umanità è ammirevole! - Se ne uscì Miyagi.
- E piantatela, vecchie galline! Quello che deve schiattare lì è Rukawa!
Inutile sottolineare di chi fosse la voce fuori campo. Teppista e Scimmia cominciarono già a sfotterlo per il suo amorevole 'mettere in mezzo' la Volpe in ogni discorso, ma a quanto pare per una volta ci aveva preso giusto: si girarono verso il campo lo stretto necessario per osservare la perfetta parabola del numero undici che terminò con culo a terra, per la seconda volta in una partita.
Rukawa imprecò sottovoce, tenendosi la schiena dolorante, poi guardò verso l'alto: il solito Gorilla di Mirashi Ota.
L'albitro fischiò nuovamente, ma quella volta andò a richiamare il Centro del Nara, che evidentemente aveva commesso fallo volontario sullo stesso giocatore.
Quando Rukawa si alzò, flettendo la schiena, Akagi gli si avvicinò - Tutto bene?
- Hn.
- Ehi, Kaede, quello che dovrebbe essere mezzo morto sono io... - Lo prese in giro Sendo, mentre si preparavano per i tiri liberi.
- Ecco, ammazzati. - Rimbrottò l'Ala.

In panchina poi, c'era chi cominciava a credere nelle maledizioni e chi, nome a caso, non sapeva se baciare in bocca quell' Ota o essere furioso per il fallo. Intendiamoci, non che ad Hanamichi interessasse la salute di quel demente, però doveva confessare che se fosse morto quando lui non era in campo, un pelo gli sarebbe dispiaciuto.
- Ma cazzo, Volpe! Cos'è oggi, hai bisogno di un'armatura?! - Cominciò ad agitarsi come un cretino ubriaco.
- Hana, calmati! Sta bene! - Fece Ayako, ma Hanamichi la fulminò - E chi se ne frega di come sta! Basta che non mi muore in campo, che razza di idiota... - E continuò a borbottare come una teiera.
Gli altri pensarono bene di lasciarlo in balia di se stesso, che tanto peggio di così non si poteva, e continuarono a gridare alla volta del campo, dove Jin tempestava il canestro di tiri. La difesa one to one di Sendo, non riusciva a neutralizzare il nemico peggiore del Nara: quando la palla volò verso di lui, Akira riuscì a staccare Sendo e ad afferrarla per correre al canestro.
Ormai il Narashino stava rimontando.
Akagi adocchiò il tabellone che indicava 48 a 36 per il Kanagawa - Avanti! Dobbiamo recuperare il vantaggio! - Gridò, per poi prendere il rimbalzo; la palla volò verso Maki che si smarcò facilmente in favore di Jin. L'Ala maggiore del Nara, Uto Kanji, gli rubò la palla che finì immancabilmente nelle mani di Akira.
- Ed eccoci di nuovo... - Fece ironicamente, mentre palleggiava freneticamente, cercando uno spiraglio.
Sendo sorrise senza rispondere.
Lottarono per qualche istante, poi Sendo riuscì a prendere la palla - Kaede! - Urlò, per poi passarla all'altra Ala che si trovò a fronteggiare il Centro Ota.
- Farai un altro bel buco a terra, fuscello. - Gli sussurrò quello, mentre lo marcava.
Rukawa saltò per poi, all'ultimo istante, lasciar cadere la palla alla sua sinistra dove, quasi come se fosse programmato, c'era Sendo completamente libero; saltò, segnando l'ultimo dunk del primo tempo.

Nuovo fischio e nuovo Time out.
- Bel lavoro Sendo. - Fece Akagi, mettendogli una mano sulla spalla.
- Grazie, Capitano - mormorò quello, per poi spalmarsi sul parquet; osservava Miasami dall'altra parte del campo che sembrava piuttosto sicuro di sé. Scosse la testa, passandosi una mano nei capelli: doveva vincere, assolutamente.
Intanto Jin e Rukawa si buttarono contemporaneamente in panchina - Che partita! - Sospirò Jin.
- Hn. - Rispose sempre più loquace il bruno, poi un'ombra gli si parò davanti; represse un' imprecazione, quando si trovò piazzato sotto al naso una faccia conosciuta dal sorriso ebete e l'aria da scemo.
- Che vuoi? - Sbottò.
- Allora, Volpe! Che mi stai combinando? - Grugnì Hanamichi.
- Ossignore ancora... Hanamichi! - L'onnipresente Akagi torreggiò sulla Scimmia Rossa che si affrettò a svignarsela.
- Deficente! Sempre a rompere...- Borbottò il Capitano.
- Razza di idiota dovresti imparare a stare f-e-r-m-o - Se ne uscì Mitsui, tirando Hanamichi per la maglia.
- Forse dovreste legar- Cominciò Kiyota, prima di bloccarsi.
- Ehi, perso la lingua? - Lo prese in giro Mitsui, poi vide chi c'era sugli spalti: Isao Katsumi li salutò, sorridente, e così gran parte dell'Ichihara.
- Cazzo... - Mormorò Kiyota.
- Aha! Akagi e Maki ti faranno il culo! - Ghignò Miyagi, seguito a ruota da Mitsui.
-Stronzi! - Borbottò Kiyota, cercando di nascondersi dietro ad Hanagata.
Il fischio dell'albitro li riportò in campo, ma prima di ricominciare Akagi avvicinò la faccia minacciosa alla Scimmia - Dopo mi spiegherai perché lsao mi fissa in quel modo da maniaco, idiota! - E cammino verso il campo a passo di marcia, lasciando un Kiyota con espressione da condanna a morte.
Nel secondo tempo, il Nara mostrò una maggiore brutalità: non solo Ota arrivò ad un passo dall'epulsione al costo di ammaccare la Volpe, ma anche gli altri si diedero da fare. Più volte Jin si ritrovò a terra a causa dell' Ala Kanji, ma quando fu Akagi a finire a terra, dopo una collisione con Ishi Kito sotto canestro, l'intera Kanagawa si paralizzò.
Punto uno, buttare a terra uno bestione come il Gorilla non era impresa da poco, se non per le belve come Hanamichi; punto due, rompere le balle al Capitano equivaleva ad un suicidio. E poi, era una questione di principio: se il Genio indiscusso del basket non poteva giocare, il Gori rappresentava lo Shohoku, e nessuno poteva disturbare il gioco dei rossi.
- Gorilla! Ti fai buttare a terra come quell'idiota della Volpe?! - Sbraitò più o meno per la decima volta Hanamichi, quasi arrampicandosi sulla testa di Mitsui. Ora, considerando il fatto che al Teppista di Akagi meno di così non gliene poteva fregare, quel mentecatto gli stava fracassando i timpani!
E la cosa non andava meglio a Miyagi, che, dopo aver resistito stoicamente all'assalto urlato, si era spostato buttando a terra Kiyota.
- Ma cazzo, è solo un fallo! - Si era lamentato la Scimmia, notando la preoccupazione degli idioti dello Shohoku.
Un nuovo fischio e la panchina tremò di indignazione: Maki era a terra.
- Ahh! Capitanoo! - Se ne uscì Kiyota, sbiancando, mentre Mitsui sbuffava - Non era solo un fallo?
- Non vorremmo paragonare Maki al Gorilla, vero? - Fece pomposo, mentre tre paia di occhi lo fissavano minacciosi.
- Razza di babbuino! Non paragonarmi tu il vecchiaccio al Gori! - Urlò Hanamichi, tanto da far girare gli spettatori più vicini.
In campo nessuno poteva fregarsene di meno di quelle due pettegole, ma la tensione a causa dei falli cominciava a farsi sentire: Rukawa, col dente avvelenato, si era chiuso in un mutismo scontroso che di certo non migliorava la situazione di Sendo, il quale non riusciva più ad andare a canestro. Quando Maki pensò bene di passargli la palla, la mano iperveloce di Akira tagliò a deviare il passaggio, in favore di Choji Kano, che segnò dalla linea dei tre.
Maki gettò un'occhiata alla loro Ala stremata: Akira Miasami era davvero un grande giocatore se aveva ridotto Sendo a quello stato.
Intanto la partita continuava, ma non tutti riuscivano a mantenere i nervi saldi; all'ennesimo passaggio deviato per colpa di Miasami, Rukawa proruppe con un - Cazzo, svegliati! - rivoltò a Sendo, indice di quanto la partita fosse ormai troppo opprimente.
Sendo respirò affannosamente, fissando il canestro: Kaede aveva ragione, dannazione doveva svegliarsi! Possibile che alla prima partita della Manifestazione, avesse problemi di concentrazione? Era così distratto, che praticamente non mosse un dito quando Miasame riprese la palla e segnò con un altro dunk. Era più forte di Maki, di questo ne aveva la certezza assoluta. Incredibilmente, quel pensiero lo ricaricò e l'idea di una sfida con se stesso lo rianimò: la prima partita nel Ryonan lo aveva visto contro il Kainan e Shin'ichi Maki. Erano stati i minuti più terrificanti della sua vita.
Sendo inspirò profondamente, cercando di riacquistare la solita impassibilità, mentre le voci dei compagni e della folla sembravano sparire. Ormai mancavano dieci minuti alla fine della partita e il Nara aveva guadagnato terreno; il tabellone inidicava 56 a 52 per il Kanagawa.
- Akagi, muoviti, fà qualcosa! - Gridò Mitsui, seduto in panchina, mentre i soliti due si sgolavano, saltellando sui posti.
Un nuovo dunk di Maki, riaccese la speranza e così altri due tiri da tre di Jin, ma il problema riguardava i due potenziali realizzatori della squadra: Sendo era troppo stanco e Rukawa troppo individualista.
- Rukawa, passa la palla! - Sbuffò Akagi, mentre l'altro correva a canestro. Come se non lo avesse ascoltato, l'Ala dello Shohoku scattò in un salto, segnando dalla linea dei tre punti.
Se la folla cominciava ormai ad imparare bene il nome dell'unica matricola di Kanagawa in campo, in panchina c'erano più teste che fumavano: ormai non solo Hanamichi, ma anche gli altri due dello Shohoku cominciavano a gufargli contro, mentre Fujima si dimostrava più preoccupato; se ne stava a braccia incrociate accanto ad Ayako, pensieroso: se non poteva contare sull'aiuto delle due Ali, era inutile averle in campo.
Un ennesimo fischio e questa volta a terra ci volò Sendo, chiaramente spintonato da Miasame.
- Sendoooo!
Un acuto dalle tribune. Due erano le soluzioni: o c'era una cornacchia negli spalti o c'era un piccoletto alquanto fastidioso e rompiballe dietro di loro. Sia Kiyota che Mitsui si girarono con gli occhi al cielo e un sospiro di sopportazione stoica, mentre Hanamichi andava in brodo di giuggiole: Hikoichi Aida, che saltellava come una scimmia alla vista di Sendo.
- Ancora quello psicotico... - Borbottò Kiyota.
- Fà finta di niente... magari non ci vede... - Provò, bisbigliando, Mitsui.
- Hikoichiii! Dopo vieni quiiiii! - Cinguettò come un ossesso l'idiota accanto a loro, prima di vedersi due sberle piantate in faccia.
In campo, intanto, con un sorriso falso come Giuda, Miasame porgeva la mano a Sendo, seduto a terra come se niente fosse.
- Sendo, tutto ok? - Gli domandò Maki, mentre l'Ala annuiva sempre sorridente.
- Mi spiace... - Cominciò Akira, a voce alta, per poi aggiungere un - La prossima volta farò meglio. - E si allontanò verso i suoi compagni.
La prima cosa di cui si rese conto l'intera Kanagawa era l'espressione di Sendo: non sorrideva più. Dopo aver centrato entrambi i tiri liberi, si avvicinò per un attimo a Rukawa e gli sussurrò - Ok, quello lì mi ha rotto. Passami più palle che puoi.
Inutile dire che la Volpe rimase impalata per parecchi secondi, prima di prendersi la briga di marcare i rivali: vedere Sendo scendere a livello dei comuni mortali era la grande sorpresa di quel ritiro, una sorta di miracolo insomma. Fu giusto per quello che gli passò più palle possibili, anche se ormai si era preparato psicologicamente a quello che avrebbe passato dopo con i mentecatti dello Shohoku.
A Sendo, intanto, era tornato il sorriso, ma la decisione di fargliela pagare a quell'idiota era ancora bruciante. Una delle caratteristiche che lo contraddistingueva era la sicurezza: non aveva bisogno di strillare ai quattro venti la sua bravura, non aveva problemi di orgoglio e non si preoccupava di quello che potevano pensare di lui. Però, detestava il gioco sporco; per lui era né più, né meno una vergogna per un vero giocatore. Maki era il suo rivale di sempre, una vera spina nel fianco, ma anche uno dei giocatori più rispettosi che conoscesse. Quel Miasami doveva imparare una lezione di sana umiltà.
Gli ultimi dieci minuti della partita furono un gioco al massacro, dove le due Ali del Kanagawa riuscirono quasi a lavorare insieme... facendo venire un colpo a tutto il loro codazzo. In panchina non volava una mosca e l'allenatore sembrava quasi prendere appunti.
Dall'altra parte Kamamura osservava i due giocatori, quasi compiaciuto: Anzai gli aveva parlato di quei due, anche se si era premunito di nascondergli delle cosette... come il fatto, ad esempio, che si sopportassero a stento. Si notava da un miglio che Rukawa faticava a considerarsi solo un assist per Sendo e che avrebbe preferito essere l'unico realizzatore in Campo. Alzò lo sguardo verso il fondo delle tribune, dove Ichihara e Shiroi osservavano la partita: era sicuro che anche loro avessero fatto caso a quel piccolo particolare.
La palla sfrecciò tra le mani di Kito fino a raggiungere Sendo che, immancabilmente, si ritrovò Miasame appiccicato addosso.
- Mi sbaglio, o abbiamo cambiato ritmo?
- Mi sono reso conto di aver fatto piccolo un errore di valutazione... - Rispose tranquillamente Sendo; fece una finta a sinistra e corse verso il canestro, con la coda dell'occhio, notò Maki a cui passò la palla, prima di smarcare Kanji. Nonstante ciò, Miasame non si staccò dall'Ala del Kanagawa, sicuro che i compagni avrebbero fatto di tutto per passare a lui.
Ma quelle ultime palle gli furono quasi imprendibili: Sendo riuscì a fare di tutto per escluderlo, riuscendo anche a non tagliar fuori la squadra. Era convinto che non bastasse semplicemente giocare da solo, ma doveva fargli capire cosa voleva dire essere una squadra vera. Afferrò la palla che gli arrivava da Akagi, e corse a canestro.
- Diavolo! - Imprecò Misame e Sendo lo fissò - Devi imparare a giocare Miasame. Il cavaliere solitario non serve a nulla - sentenziò, tirando dalla linea da tre con una perfetta parabola. Il boato della folla mascherò la nuova imprecazione dei giocatori del Nara e la panchina del Kanagawa esultò nuovamente. Ma la squadra non mollava e, due secondi dopo, Kito riuscì a accorciare le distanze, dopo essersi smarcato da Jin. Intanto il tempo scorreva, erano ormai all'ultimo minuto...
- Sendo!
Maki tirò la palla verso l'Ala Maggiore e Miasami si preparò a difendere il canestro, ma qualcosa non quadrava: l'altra Ala, quel Rukawa, si era intromesso a rubare la palla al compagno.
- Rukawa!
Il bruno si sentì chiamare rabbiosamente dall'altra parte del campo: probabilmente Akagi stava dando di matto, ma non importava; l'importante era vincere.
Risalì il campo, saettando e smarcando a velocità incredibile, mentre gli altri gli tenevano dietro alquanto furiosi; dalla panchina, si sentivano le imprecazioni dei suoi compagni.
- Rukawa! Passa! - Maki cercò di richiamare la sua attenzione, ma l'altro era così sicuro e concentrato che più giocatori del Nara si dedicarono esclusivamente a lui.
- Siete tutti dei fottuti egoisti... - Fece Miasami, mentre cercava di recuperare terreno, ma Sendo sorrise - Il Kanagawa non è come il Nara... - insinuò.
Rukawa saltò mentre mancavano pochi secondi alla fine della partita; il tabellone indicava 75 a 77 per il Nara.
Quel bastardo di Ota gli si parò di fronte pronto a 'mandarlo a tappeto', come gli aveva detto più volte, ma pensandoci bene... non si erano concentrati troppo sulle punte della squadra?
Senza guardare, abbassò la mano, lasciando cadere la palla alle sue spalle e pregò che lui fosse lì; il boato della folla non significava niente: magari quell' Akira poteva aver preso la palla e fatto saltare le coronarie a tutti, dopotutto era la star di Chiba.
Il lasso di tempo in cui poté piantare i pedi a terra e guardare gli sembrò infinito... si girò e mancò poco che sorridesse: Jin aveva preso palla e aveva tirato senza perdere altri preziosi secondi, con la sicurezza che non riteneva di avere.
Il bruno gettò un'occhiata a Sendo che annuì: avrebbero vinto.
Quanto dannato tempo ci metteva una palla a rotolare sul maledetto cerchio di ferro del canestro?
Nonostante avessero il dente avvelenato, Mitsui, Hanamici e gli altri non poterono che saltare in piedi per la tensione ed esultare più degli altri in campo, quando la palla finì dentro.
Lo stadio esplose in un'ovazione per gli 'stranieri' e Hikoichi faceva più casino di tutti, pur non avendo visto tutta la partita.
Con il punteggio di 78 a 77, il primo scoglio era superato: il Nara.
Ayako saltellò sul posto e abbracciò, stritolando, ogni componente della panchina, compreso Myagi che prima svenne letteralmente, poi diventò verde quando toccò a Fujima.
In campo, intanto, Sendo si era spalmanto a terra senza alcun ritegno e sorrideva alle varie pacche di conforto e augurio, mentre Akagi, con una semi paresi facciale, stringeva la mano ad Akira Miasami.
Rukawa guardò nuovamente il tabellone con un sospiro e Jin rise - Abbiamo fatto venire un colpo a metà Kanagawa con quel piano! - Gridò, facendolo immancabilmente sorridere.
- Nessuno che abbia pensato il contrario... - Brontolò fingendo cattivo umore, ma sapeva che tutti, nessuno escluso, aveva pensato alle sue solite manie e ne ebbe conferma quando l'idiota lo raggiunse i campo a passo di marcia.
- Volpe! Sei un deficente! Ci hai fatto venire un infarto! - Sbottò, prendendolo per il collo.
- Siete deboli di cuore? - Borbottò lui, - E lasciami!
Gli altri due compagni di squadra li raggiunsero - Ehi Rukawa! Bel piano! - Si complimentò Miyagi, mentre Hanamichi gufava - Se, figurati se è stata un'idea sua! Andare da Jin e chiedergli sta cosa... no, no non è possibile...
Infatti Jin gli trascinò Sendo per i capelli, ghignando - L'idea è stata sua e l'ha detta a Kaede. Io ho saputo tutto due secondi prima della partita.
La faccia spettacolare di quei tre, pensò Rukawa, lo ripagava di tutti quei giorni a farsi sfracellare le palle da quello psicotico di Sendo.
- Cioé... loro due hanno lavorato insieme? - Fece stupito Miyagi, indicando le due Ali.
- Questi due mi preoccupano sempre di più... - Insinuò con solito tatto Mitsui.
- Se si lega per bene, Kaede riesce pure a fare il bravo!
Ok, dire che la frase era ambigua era un eufemismo, ma prima che qualcuno potesse chiedere spiegazioni, Sendo scomparve sotto l'assalto di un 'cosetto saltellante', alias suo compagno del Ryonan. Mentre Mitsui e Miyagi si sganasciavano a quella vista, Hanamichi scrollava Rukawa che ebbe l'istinto di prenderlo a morsi.
- Allora, Volpe, devi spiegarmi un paio di cose... - fece minaccioso.
- Moglie petulante! - Proruppe Rukawa.
- Demente cronico! - Rispose amabilmente l'altro.
Dopo altri minuti di casino, furono spediti fuori dal campo a calci e la festa durò anche fuori dallo stadio. Per loro era come aver vinto l'intero torneo. L'Ichihara si avvicinò per congratularsi e tutti poterono ammirare l'abbraccio stritolante di Isao ai danni di un Akagi scocciato.
- E bravo il nostro Take! Lo sapevo che avreste vinto! - Se ne uscì quello, con un'esclamazione che, inutile dirlo, fece sbellicare tutto lo Shohoku.
- Isao! Guarda che devo mantenere un minimo di dignità! - Si lamentò il Gorilla, mentre l'altro aveva la faccia da 'ma-chi-se-ne-frega'.
- Ehi Gori! Non ci avevi parlato di certe tue tendenze! - Ghignò Mitsui.
- Pensa alle tue di tendenze, idiota!
- Hai tendenze particolari, Teppista? - Rincarò la Scimmia rossa e Mitsui gli indirizzò un medio - Sì, sei il mio tipo non lo vedi?
Tempo due secondi e Rukawa cercò la salvezza, allontanandosi alla chetichella.
- Già scappiamo? - Gli sorrise Eiko Hisae e il bruno guardò il gruppo di psicotici - Sì, cerco di non farmi contagiare...
- Ehi, Rukawa! Bel gioco! - Si congratulò Heiji Hisae, porgendogli la mano.
Lui la guardò, senza accennare a stringerla e Heiji sorrise - Burbero, eh?
Eiko guardò i due, con uno strano ghigno, poi si allontanò.
- Il tuo gioco mi è piaciuto molto... - Insinuò il Capitano dello Shiroi, - Ricorda molto il mio...
Rukawa lo fissò senza espressione, così l'altro continuò - Credo proprio che sarà interessante la partita tra le nostre due squadre. Giocherò contro di te. - Promise con sicurezza.
L'Ala dello Shohoku lo guardò, inarcando un sopracciglio - Hn.

- Akira Sendo!
Sendo, seduto sulle scale del palazzetto, osservò l'uomo gioviale di fronte a sé: l'allenatore del Narashino.
- Salve...
- Ottimo gioco, davvero! L'ultima volta che ho visto Akira in difficoltà è stato con Haranobu dell'Ichihara... a quanto pare quel diavolo non c'è, come al solito! - Esclamò, guardandosi intorno - Ehi, Katsumi! Che fine ha fatto il vostro fantasma?! - Sbottò, mentre Isao sorrideva pacioso.
- Bé, non a caso il suo soprannome è fantasma... non viene mai alle partite, senza offesa per le vostre squadre... In pratica non guarda nemmeno le nostre, quando lui è in panchina!
- Perché? - Domando Fujima.
Isao si grattò la testa, pensieroso - Mah, non c'è un vero motivo... è così... Kaoru!
La Guardia dell'Ichihara si avvicinò ghignando - Non chiedete a me che non so niente...
Mentre l'allenatore del Nara cercava di estorcere altre informazioni a Isao, Sendo notò Akira Miasami che gli si avvicinava - Bella partita - fece, inespressivo.
Sendo lo guardò con solita espressione tranquilla, poi sospirò - Già, ma la sfida l'hai vinta tu. - annunciò, umile.
Miasame si accigliò e Sendo sorrise - Ho tenuto i conti dei punti personali. Tu ne hai fatti di più, complimenti.
Il capitano del Nara rimase titubante, come a chiedersi se lo stesse prendendo in giro o meno, dato che Sendo gli rideva allegramente in faccia.
- Sei molto sincero. - Borbottò infine, senza nascondere lo stupore.
- I veri giocatori sanno anche accettare le sconfitte, Akira - replicò Sendo, prima di piantarlo in asso.
Akira Miasami lo guardò, reprimendo la rabbia, poi sentì una risata stonata alle sue spalle. A quanto pare, Haranobu aveva deciso di scendere tra i comuni mortali.
- Hai cercato di fregare la persona sbagliata, questa volta - gli disse ironico, mentre Akira stringeva i pugni.
- Ti sbagli, ho vinto io la nostra sfida.
Aki Haranobu lo guardò accigliato - Lo credi sul serio? Insomma, lui è più bravo di sicuro. - Sbottò, con somma impassibiltà, mentre l'altro si infuriava - Sono curioso di vederti contro di lui, allora Aki! - Proruppe, con uno scatto nervoso del braccio.
La matricola dell' Ichihara sorrise, inclinando la testa sulla spalla - Di certo non avrò bisogno di giocare sporco per essere alla sua altezza, vero? - Gli soffiò in faccia, per poi allontanarsi.

- A proposito di riunioni! Takenori, io mi aspetto come minimo una partita di allenamento tra le nostre due squadre! - Stava dicendo intanto Isao e Akagi gettò un'occhiata micidiale a Kiyota.
- Forse i miei giocatori sono stanchi...
- Già. Magari poi non siete in forma per la partita contro di noi! - Si intromise Eiko Hisae.
- A meno che non crediate di vincere facilmente! - Sbottò quel folle di Kyuwa.
- Aha! Vinceremmo anche ad occhi chiusi, idiota! - Fecero più o meno contemporaneamente le scimmie ammaestrate del Kanagawa. Da lì alla rissa tra i tre babbuini, mentre Isao non voleva sentire ragioni.
- Potrebbero sempre giocare le nostre riserve... - Mormorò Maki, indicando Mitsui, Hanagata e Miyagi.
- Riserve un corno! - Sbottò il Teppista, ma gli altri due annuirono - Io ci sto!
- Ehi anch'io voglio giocare! - Protestarono insieme Hanamichi e Kiyota.
Akagi sospirò con gli occhi al cielo - Ossignore... e chi vi sopporta insieme? Io me ne tiro fuori...
- Gioco io, allora... Se non c'è un altro palymaker ovviamente... - Provò Fujima, guardando da Maki a Sendo a Miyagi.
Sendo scrollò le spalle - Io mi riposo - ammise candidamente.
- Concordo - aggiunse Maki.
Miyagi fissò Fujima, accigliato, mentre Mitsui cominciava a ridersela. Ayako gettò un' occhiata a Miyagi poi borbottò - Potreste fare un tempo per uno... - provò, mentre sgomitava nelle costole di Mitsui per avere una mano.
- Oh... ehm... certo! Sono d'accordo... - balbettò il Teppista, frantumandosi qualcosa nel tentativo di non sbellicarsi.
- Ok, questi due ve li tenete voi, allora... Rukawa se c'è Kiyota tu sei fuori. - Fece pratico Akagi, ma Rukawa si limitò a sbadigliare.
- E Mitsui? Fai tu la Guardia vero?
Il Teppista scambiò un'occhiata con Kaoru e ghignò - Certo.
- Bene, è fatta! - Approvò Ayako, sbrigativa, - Ora dobbiamo andare marsh! - E cominciò a richiamare i vari caproni del gruppo.
- Allora, domani al campo aperto, Takenori - ripeté, facendogli chiaramente intendere che non permetteva scuse.
- Ci saremo Isao.
Dopo vari saluti più o meno calorosi, tipo quelli a suon di calci di Kyuwa e Hanamichi, l'Ichihara si congedò, mentre l'allenatore del Nara sembrava indeciso su qualcosa; guardò da Rukawa ad Hanamichi e Kiyota, poi sorrise - E' stato un piacere giocare con voi. Spero di rivedere il Signor Anzai il prima possibile...
- Le porteremo i suoi saluti... - promise Akagi.
- Bene! Venite al Tempio con noi? - Domandò Eiko, mentre tutte le riserve si guardarono.
- In realtà... - cominciò Miyagi.
- Noi volevamo... - fece eco Mitsui.
- Festeggiare i nostri caricompagni che hanno vinto... - concluse Kiyota.
- Oh no...
Ebbero tutti una fantastica visione di Akagi che tentava di suicidarsi, facendosi sfracellare da un pullman di passaggio, poi riuscirono a trascinare tutti verso un locale, compresi i padroni di casa e quell'altra scimmia lì dello Shiroi.
Si presentarono in quattordici, con facce da psicopatici tali che il pover'uomo alla porta non pensò nemmeno minimamente di fermarli. Dopo circa dieci minuti, c'era chi già dava i numeri e chi pregava che si spompassero totalmente; sia Rukawa che Ayako erano fra questi ultimi e guardavano preoccupati gli imbecilli di fronte a loro che bevevano come spugne.
- Ma quanto fanno schifo... - Borbottò la manager.
- Hn... io vado a prendere aria. - Il bruno si alzò, sperando di salvarsi prima che a qualche idiota venisse in mente di ballare sui tavoli;
riuscì quasi a raggiungere la salvezza dell'uscita, quando notò qualche movimento strano nei bagni. Si avvicinò cautamente ed alzò gli occhi al cielo, senza riuscire a trattenere un sospiro: quel celebroleso della Scimmia rossa probabilmente stava discutendo da solo, ubriaco fradicio. Rimase qualche istante fermo, indeciso se lasciarlo magari ad affogare nel lavandino o dargli un'occhiata, poi sentì altre voci piuttosto alterate.
- Ma che...
Possibili essere ancora più idioti di quello? In meno di dieci minuti era riuscito ad ubriacarsi e a litigare con un gruppo di poveri sbandati. Rukawa andò tranquillamente a lavarsi le mani, mentre quelli continuavano a discutere e quel deficente non la piantava di rompere le palle.
- Scusate... quell'idiota là, lo conosco... - ' Purtroppo ' aggiunse nella sua testa; gli toccava pure salvarlo, dannazione a lui.
- Ehi, Volpe! Fattti gli afaracci tuoi... - brontolò il rosso, senza manco guardarlo.
Ok, ora lo lasciava lì... Però dopo avrebbe dovuto giustificarsi col Capitano. Sospirò, invocando la calma e si avvicinò - Lo faccio fuori io... - promise, lo afferrò per la maglia e lo trascinò fuori, mentre continuava a borbottare. Approfittando dello strano stato di calma apparente, gli buttò in faccia dell'acqua sotto lo sguardo attonito degli sconosciuti del locale.
- Argh! Razza di idiota! - Tuonò, scattando in piedi.
- Sei un cretino. Dovresti rigraziare. - Rimbeccò Rukawa.
- Ma ringraziarti un corno Volpe!
Il bruno lo fissò per un pò, poi pensò bene di ritornare dentro e lasciarlo a macerarsi nel suo brodo. Oddio, non che dentro la situazione andasse meglio: in Sala c'era un macello assordante e il loro tavolo era una bolgia; Akagi per fortuna sua era scomparso, perché il Teppista, la Scimmia e quegl'altri idioti dello Shiroi si dimenavano come folli per il locale, mentre Miyagi si sganasciava con altri tizi sconosciuti dall'aria di maniaci.
Ayako ed Eiko sedevano in un angolo in disparte, a chiacchierare, mentre nientemeno che Maki e Fujima si sfidavano a colpi di bevute, senza peraltro perdere un minimo di controllo.
Tralasciando che sarebbe stato un casino riacchiapparli tutti per spedirli a casa, il dilemma era: qualcuno di sano era rimasto?
Poi notò Sendo all'esterno del locale.
- Kaede! - Salutò gioviale, sigaretta alla mano, quando vide l'altra Ala uscire con aria da funerale.
Rukawa lo fissò: il Rompiballe che fumava; chissà perché non ci vedeva un granché di buono. Si sedette accanto a lui e rimasero in silenzio per un bel pò. Credeva di capire lo stato del compagno, perché anche lui aveva tenuto i conti: loro avevano vinto, ma quel Miasame aveva segnato più punti, rispetto a Sendo. In pratica aveva vinto la loro sfida personale.
Con insolito tatto decise di starsene zitto, almeno fino a quando non notò una Scimmia che barcollava verso di loro; sospirò e Sendo borbottò - Ma quello non è Hanamichi?
- Hn.
- E che combina?
Rukawa gli rifilò un'occhiataccia - Sarà appena scappato da un gruppo di maniaci pervertiti.
L'altro annuì e sventolò una mano - Hanamichi!
- Oho, eccovi qui! - Fece quello, parecchi decibel sopra la media. Era ubriaco marcio.
- Volpe! Mi hai lassiato sollo! Come diavlo ti sei permeso?! - Continuò, senza riuscire a stare fermo.
- Dici che è ubriaco? - Domandò Sendo, scrutandolo.
A Rukawa sfuggì un - Nooo - ironico che, chissà perché, lo fece schiantare dal ridere.
- Adesso t-ti faccccio vedre io... - borbottò Hanamichi, cercando di tirare un pugno a Rukawa, che si trovava più o meno qualche chilometro dietro, e gli cadde addosso di peso. Ora, per quanto il bruno non fosse esattamente un fuscello, la Scimmia rossa era un pelino più pesante.
- Ohmachepalle! - Imprecò Rukawa, guardandosi intorno: stava decidendo cosa fare, ma l'idea ' buttarlo a terra e lasciarlo lì a marcire ' andava per la maggiore.
- Io lo porterei da Akagi... - provò Sendo e Rukawa lo fissò - Perché è facile trasportarsi quest'idiota dietro! - Si incazzò, mentre l'idiota in questione gli russava contro la faccia.
- Che scena romantica! Sendo, tu dovresti sloggiare però! - Se ne uscì Mitsui, uscito fuori per farsi una sigaretta lontano dal controllo salutista-maniacale del Gorilla.
- Mitsui, potresti anche dare una mano al tuo povero compagno di squadra che mi sembra alquanto in difficoltà... - replicò lo Spaventapasseri, ben sapendo che Rukawa si sarebbe tirato un colpo piuttosto che chiedere aiuto.
Mitsui, che era bastardo per natura e lo sapeva anche, guardò tranquillamente Rukawa, che si tratteneva a stento dal prendere a calci Hanamichi, e ghignò - Credo che rimarrò qui.
- Bastardo... Svegliati! - Sbottò il bruno, scrollando il rosso che meno di così non gliene poteva fregare, - Io lo butto a terra...
Miracoli dei miracoli, Akagi ricomparve e mise il muso fuori proprio in quell'istante, sollevando di peso qul cretino cronico e abbaiando sia contro Mitsui che contro Rukawa a proposito di ' dovreste controllare i vostri compagni '.
Inutile parlare della faccia schifata dei due che Akagi mandò al diavolo, trascinandosi Hanamichi dentro che, parole testuali, avrebbe risvegliato a modo suo. A quel punto, dopo che i due compagni di squadra si furono mandati amorevolmente a quel paese, Mitsui si rituffò nella mischia, sconvolgendosi al macello che c'era all'interno. Eppure lui non era tipo da sconvolgersi per nulla.
Lanciò un'occhiata in giro e riuscì a beccare qualcuno del gruppo, sparso qua e là: Eiko Hisae si era unita a quello scimpanzé di Kiyota, al quattr'occhi e allo psicotico dello Shiroi in una gara di bevute dove niente meno stava vincendo l'allenatrice; Ayako era tallonata da un mezzo deficente e cercava di squagliarsela... domanda legittima: se Ayako era nei casini con un uomo, dove diavolo era finito il Tappetto? Insomma, non che quello lì si scollasse dalla sua ' Ayakuccia ' di solito... detto fatto, stava tracannando qualche liquido strano con Heiji Hisae. Tutti scoppiati.
Mitsui scrollò la testa con un sospiro esasperato e quasi tirò un colpo: Akagi NON c'era, e non vedeva nemmeno il Vecchiaccio e l'allenatore. Tenerli tutti allo stato brado poteva essere pericoloso, tanto più che il demente dello Shiroi sembrava in vena di fare a botte con un gruppetto di tizi strani, mentre, conoscendo bene il Tappetto, guardava con troppa intensità il tipo che rompeva le palle ad Ayako. Ok, urgeva l'aiuto di Sendo e Rukawa che sembravano gli unici ancora sani, almeno relativamente.
Il Teppista corse fuori dove, fortunatamente, ritrovò lo Spaventapasseri che fumava come un turco; decise di non registrare l'informazione, per non perdere tempo - Sendo, devi aiutarmi a prendere tutti. Non trovo Akagi, Maki e Fujima e ho paura che scoppi qualche casino.
Sendo buttò la sigaretta con un sospiro e si alzò - Immaginavo finisse così... andiamo...
- Dov'è Rukawa? Poteva darci una mano... - chiese, guardandosi intorno, ma l'altro scrollò le spalle.
- Il solito! Bah, andiamo a riprendere quella banda di maniaci...
Sì, più facile a dirsi che a farsi.
Riuscì ad accalappiare Miyagi e, anzi, a salvarlo prima che si rompesse il collo contro il bestione che stava insultando, mentre Sendo era alle prese con Kiyota che gli urlava qualcosa contro. Dopo che li ebbero costretti a suon di calci a respirare un pò di aria pura all'esterno, si ritrovarono Rukawa che, fortunatamente, aveva ribeccato Ayako, Fujima e Eiko Hisae.
- Oddio, sono fuori quadro! - Commentò Ayako, disgustata.
- Ayako, occupati di questi qua fuori, noi prendiamo gli altri... - fece sbrigativo Mitsui, mentre rientrava con Rukawa e Sendo.
Si bloccarono sulla porta, col desiderio di baciare il loro Capitano: Akagi era ritornato e fissava il tavolo con una gamma di espressioni che andava dal ' ora li ammazzo ' al ' e poi abbandono i loro cadaveri agli avvoltoi '.
- Che diavolo succede? - Sbottò, gettando un'occhiata su loro tre: Sendo era l'espressione dell' angelicità pura, Rukawa manco a dirlo una statua di pietra e Mitsui... gli piantò in faccia il medio - ' fanculo Gori, non prendertela sempre con me! Non centro questa volta!
- Se, tu non centri mai. Dammi una mano qua... Rukawa, và a riprendere quell'altro imbecille nei bagni...
Ovviamente Rukawa non fece la stupida domanda su chi potesse trattarsi e capì di amare alla follia Akagi, quando si ritrovò un Hanamichi molto incazzato e molto congelato, spalmato a terra.
- Ehi, idiota. Sei vivo? - Sbottò, appoggiandosi alla porta.
Hanamichi si alzò di scatto - Dannato Gorilla mi ha buttato l'acqua gelida in faccia! - Ringhiò, prima di barcollare per le vertigini.
Rukawa inarcò un sopracciglio - Io ti avrei lasciato qui. Dobbiamo andare.
Dopo quattro sberle in faccia, riuscirono a trascinarsi tutti fino all'uscita, dove ad attenderli c'era uno sbattuto Maoru, la Guardia dello Shiroi, alla guida di un pullman scassato.
- Ehilà, gente! - Salutò, con uno sbadiglio generale.
- Aha, c'è Moru... - biascicò Heiji, mentre Sendo lo sorreggeva. Eiko sospirò - Grazie Maoru, puoi portarci al Tempio?
Il ragazzo sorrise - Certo, di nuovo nei guai eh?
- Ormai è inutile contarli... - borbottò la bruna, mentre tutti venivano stipati a fatica nel retro.

Arrivati a destinazione ci fu un macello generale quando tutti rotolarono fuori, spalmando al suolo sia Maki che Akagi e il problema fu ancora maggiore quando dovettero trascinarli su per le migliaia di scale.
Maoru guardò accigliato Kyuwa al suo fianco - Quest'idiota lo porto io a casa, ok?
Eiko sospirò - D'accordo, ma voglio che sappia che domani dev'essere all'allenamento. Sbornia o no. - Sbottò e quasi si spaventò al ghigno da sadico della Guardia - Ok, me ne occupo io... stà attenta che non si sfracellino giù per le scale quelli lì...
Intanto, in giro per il silenzioso cortile, Sendo dovette appiopparsi quell' ubriacone di Heiji Hisae, mentre Akagi dovette trascinarsi la solita scimmia rossa; Mitsui si trasportava praticamente sulle spalle il Teppetto, mentre Ayako sospirava.
- Che due coglioni... possibile che deve sempre finire in questo modo? - Si lamentava il Teppista, mentre apriva la porta con un calcio.
- Almeno Miyagi è leggero... - ringhiò Akagi che, appena varcata la soglia, buttò a terra Hanamichi.
- Ma guardatelo, continua a russare... Rukawaa! Portalo tu! - Se ne uscì il Capitano, mentre l'Ala dello Shohoku quasi si affogava con l'acqua - Io non porto un cazzo di nessuno - affermò, prima che Akagi decidesse di averne le palle piene e li piantasse in asso, sbuffando come una teiera.
- Avanti Rukawa, non fare lo scontroso e portiamo questi due a nanna! - Esclamò come una pasqua Jin, con appeso Kiyota alla spalla. Rukawa fissò disgustato il suo perenne sorriso placido e grugnì; trascinò la scimmia su per le scale del piano superiore, avendo cura di fargli sbattere la testa il più possibile, mentre Jin lo seguiva arrancando. Dopo molte contorsioni, balbettamenti nel sonno dei due deficenti e smadonnamenti da parte di Rukawa, riuscirono a buttarli alla bell' è meglio sui letti.
- Uff, che fatica - borbottò la Guardia del Kainan, sedendosi sul letto della Scimma, poi guardò Kiyota - Sono un guaio.
- Decelebrati - mugugnò l'altro, ma Jin sorrise - Eppure non riuscirei ad immaginare il Kainan senza Kiyota. Mette allegria e, in più, alle volte è bravo.
Rukawa sbuffò, come.a dire che non lo credeva.
- Non lo pensi anche tu di Hanamichi? - Gli chiese, mentre uscivano; Rukawa guardò il rosso che ronfava, sbavando sul cuscino - E' il nostro idiota.
Mentre si spostavano per il corridoio, ebbero una fugace visione di Maki che trasportava il padrone di casa e di Sendo che se la sbatteva allegramente, sbadigliando in giro per casa.
- Ah, Kaede! Domani siamo tutti e due a riposo! - Se ne uscì lo Spaventapasseri, sbattuto sul letto.
Rukawa alzò gli occhi al cielo - Non rompere - borbottò come suo solito.
Qualche stanza più a destra, Mitsui smadonnava mentre trasportava il Teppetto. Per carità, quello scemo era anche leggero, ma come gli ricordava tanto amorevolmente ogni volta, il suo ginocchio era ridotto ad una poltiglia.
- Eccoti qua... - sospirò, dopo averlo praticamente buttato a peso morto sulle coperte. Lo guardò per un attimo, mentre mugugnava qualcosa a proposito di Ayako - Ah, sei proprio partito... hai rischiato l'osso del collo stasera, lo sai? - Borbottò, ovviamente parlando da solo.
Ayako si affacciò sorridendogli - Come sta?
- Ha bevuto come una spugna... di solito sono io quello in stato comatoso...
La ragazza guardò accigliata Miyagi - Infatti è raro vederlo così.
Il Teppista sorrise, poi le batté sulla spalla - Guarda che se ha bevuto è stato per dimenticare... e precisamente voleva dimenticare te e quell'essere del locale... - insinuò e Ayako sbuffò - Sì, Ryota fa spesso cose del genere, caprone...
Mitsui si piegò sogghignò - E' innamorato di te, lo sai. Mi dispiace solo non poterti convincere, se lo meriterebbe.
- Magari non c'è bisogno di farlo... - mormorò Ayako, mentre gli dava la buonanotte.
Mitsui la fissò, accigliato, mentre se la svignava.
- Cosa?! Ehi, devi finire il discorso! Non puoi lasciarmi a metà della cosa! Ayaaa!- Cominciò a rompere per tutto il corridoio, fino a quando non fu messo a tacere da un colpo si scarpa ben assestato di Akagi.
- Tutti a dormire, a-d-e-s-s-o! - Scandì il Gorilla, con un diavolo per capello e l'aria di un toro infuriato.
Mitsui gli alzò il medio - Sembra una caserma militare! - Sbottò e continuò a borbottare, scazzato, fino alla sua stanza che chiuse con un calcio.
- Pace! - Esclamò Akagi, come se non fosse vero. Si girò a fissare la sveglia che indicava precisamente... le quattro del mattino! Borbottò inviperito per qualche secondo, poi si buttò sul letto - Ma tanto domani devono giocare loro, noi dormiremo. - Disse, tanto per darsi coraggio.
- Vivi di speranze, eh Takenori? - Lo prese in giro Jin, mentre si infilava la maglia.
Akagi gli rifilò un'occhiataccia senza rispondere: probabilmente, il giorno dopo sarebbe stato ancora più duro che sopportare Shiroi, Narashino e Ichihara insieme sul campo.




N/A
E come per le altre squadre, vi indico quelle del Narashino.

Akira Miasame # 4 - Playmaker
Ishi Kito # 8 - Ala Minore
Uto Kanji # 14 - Ala Maggiore
Mirashi Ota # 6 - Pivot o Centro
Choji Kano # 10 - Guardia


No, ok. Non posso NON scrivere questo messaggio in istantanea (da notarsi: ore 00:27).


Lucilla_bella: Ti avviso, comincio ad amarti. Insomma non puoi aver recensito così in fretta! XD

Comincio ad andare in brodo di giuggiole ù.ù
La storia delle FAG è stupenderrima e io mi sento onoratissima (sì, sono caduta dal divano quando ho letto la tua recensione).
Grazie, davvero. Pensavo che ormai questa fiction giacesse abbandonata in un angolino dell'archivio. Se ho persone che scrivono lettere invece di recensioni, devo cercare di essere all'altezza e scrivere il prima possibile! XD
Ci proverò, parola di scout.

Aka_z:
Oddio, credo di aver fatto una grande gaffe! O.O
Ho risposto a Lucilla, perché mi ha risposto tipo cinque secondi dopo che ho pubblicato, non perché sia l'unica!
Mi dispiace moltissimo averti dato quest'impressione, anche perché voi ( Sopratutto tu e Lucilla, ma anche
Trilla, 20jp90, Scorpyon, gaara4ever), siete gli unici che abbiano mai seguito qualcosa di mio. E questa è l'unica fanfiction a cui mi sia mai dedicata da anni. L'altra era su Harry Potter, iniziata su un altro sito, e cancellata per vari problemi. Non hai idea di come questa storia mi soddisfi e di come voi rallegriate la mia folle idea di essere una fanwriter. Cominciando dall'inizio: non ho internet. Ho tipo un'ora gratuita che mi permette solo di pubblicare, quindi non ho il tempo materiale per rispondere e ho rispoto a Lucilla ieri, perché rientrava in quell'ora.
Adesso mi sento un'idiota, perché mi rendo conto che in effetti le mie risposte, rispetto ai vostri commenti, sono irrisibili.
Quindi, mi farò perdonare promesso. ò.ò
Anche perché io ho sempre odiato le fanwriter lontane o idolatrate o viste solo come un "profilo". Purtroppo mi sono comportata così e mi dispiace. Se ci riprovo? ^^
Ora il poema l'ho scritto io, ma credo fosse doveroso. Dopotutto hai commentato ogni singolo capitolo, sempre con tanto vigore e interesse e spero vivamente che non lo perderai in futuro.


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Capitolo 7
*** Al campo sul mare... ***


Al Campo sul mare...

Il casino da qualche parte indefinita al piano di sotto lo svegliò, aprì a fatica un occhio e... vide il mondo rovesciarsi.
- Che cazzo...
- Che d-diavolo fai spalmato a terra?! - La faccia sbadigliante e pesta di sonno del Teppista, apparve nel suo campo visivo e Miyagi imprecò - Cazzo, mi sento come se un tir mi avesse investito... - borbottò, alzandosi a sedere.
- A giudicare da come hai bevuto è già tanto se sei ancora vivo. - Commentò Mitsui, inarcando un sopracciglio.
- Sei incoraggiante quanto un funerale lo sai?
In tinta con l'umore di quella mattina, Hanamichi passò davanti alla loro porta, trascinandosi come uno zombie e ringhiando a tutta forza.
- Buongiorno Scimmia! - Gridò Mitsui, tanto per scazzarlo un pò.
- Và a farti fottere! - Fu l'amorevole risposta.
Quando scesero al piano di sotto, la situazione non era di certo migliore. Oddio c'era chi, nome a caso: Kenji Fujima, era fresco come una rosa pur avendo tracannato quintali di birra come se fossero acqua, ma la maggior parte degli inquilini smadonnavano a tutto spiano, strascicandosi qua e là come anime in pena.
Giusto per evitare un attacco al cuore prima del ritorno in patria, Akagi aveva deciso di dare forfait e restarsene fuori dalle balle, così come Sendo, sparito di primo mattino come le sue canne da pesca, e Rukawa che sbavava sul cuscino. Ayako intanto, dannata lei, andava in giro trillando 'buongiorno' e gli altri ebbero la sensazione che la sua voce trapanasse il poco cervello che era rimasto a tutti. I superstiti si sedettero attorno al tavolo, ringhiandosi a vicenda o sibilando maledizioni al locale dove erano stati solo poche ore prima; e non era finita: un'ombra oscura si parò davanti alla porta di ingresso e il volto sorridente e malefico di Maki li salutò con un
- Dobbiamo andare al campetto ci aspettano.
- Dannazione! - Se ne uscì Mitsui, dopo che l'ennesimo biscotto si rifiutava di collaborare e si annegava nella tazza, - Io non ci vengo! - Aggiunse poi.
- Manco io! Preferisco tornare a vegetare, grazie. - Fece subito Miyagi.
Non avessero mai aperto bocca. Ayako li fissò con espressione da omicidio e brandì il coltello del pane - Sì che venite. V-o-i avete voluto giocare, quindi mantenete i patti! - Sbottò.
Controcorrente, Hanamichi sorrise - Allora vengono anche loro! - Esclamò, alzandosi, ma gli altri lo guardarono spaventati.
- Non vorrai svegliare Akagi! Quello ti spiaccica come un moscerino, dammi retta... - borbottò Mitsui.
- E ti ci voglio vedere a svegliare Rukawa! Col sonno di piombo che si ritrova, ci arriviamo 'sta notte all'appuntamento! - Sbottò Miyagi.
La Scimmia Rossa attaccò a ridere, per poi saltellare verso il piano superiore - Abbiate fede, ragazzuoli!
- Questa è la fine della sua giovane e infruttuosa vita...
- Dobbiamo trovare una nuova Ala... - gufarono Teppista e Tappetto, prima di ricevere un pugno a testa da Ayako.
Ovviamente le urla da Gorilla non si fecero attendere ed ebbero la ormai noiosa visione di Hanamichi che volava per le scale, frantumandosi il cranio.
- Maledizione! Io cambio scuola e convinco il Signor Anzai a vendervi tutti, razza di mentecatti! - Cominciò a lamentarsi il capo del pollaio, prima che il tono da ' Voce celeste ' di Jin, irrompesse a calmarlo.
- Ragazzi, voi dovete piantarla o non vi ritroverete più un Capitano... - cominciò Maki, ma Miyagi ghignò - Akagi ha la pelle dura... cioè ha sopportato il suo brutto muso per secoli! - Esclamò, indicando Mitsui.
Mentre si strozzavano sulla colazione, Rukawa fece il suo ingresso pieno di vita e solare come suo solito - Hn - brontolò come salutò generale, poi si accasciò sulla sedia con l'aria di chi ha terminato una giornata d'inferno, seguito a ruota da un Jin linto, pinto e preparato.
- Buondì! - Fece con tutto l'ottimismo di cui era capace, salvo capire all'istante che aria girasse da quelle parti; si sedette tranquillo, poi rivolse la domanda da un milione di dollari - Allora, andrete a giocare?
Le occhiate che gli furono rivolte, erano più eloquenti di qualsiasi discorso, così pensò bene di infilarsi una brioche in bocca e fuggire verso la salvezza del salotto.
Fu il trillo del cellulare di Akagi, che terrorizzò realmente a morte tutti, così come il fatto che il loro Capitano parlasse ad un certo ' Isao '; fu esattamente la frase: "Certo, vengono o frantumo le ossa a tutti", che li convinse a correre più veloci della luce per prepararsi. Così tra maledizioni varie, ringhi e bestemmie, trascinarono gli arti al piano superiore e per parecchi minuti non si sentì altro che il silenzio. Anzi, quando Sendo rientrò in punta di piedi, pensò che fossero tutti ancora addormentati o, nella migliore delle ipotesi, morti nel sonno.
Akagi non fece altro che sbraitare ai quattro venti che, per colpa di alcuni dementi, doveva fare loro da balia invece di riposare, cosa che avrebbe sicuramente fatto Rukawa che Sendo ritrovò spalmato sulle coperte, con il cuscino in faccia.
- Tenti il suicidio? - Gli fece, ironico.
- Hn. Io non vado.
Sendo si accigliò - Bene, vieni con me allora.
Rukawa spostò il cuscino e lo guardò come se fosse seriamente convinto di parlare con uno psicotico, ma Sendo ghignò - Posso scommetterti che non ti dispiacerà! Dammi fiducia, no?

Miyagi cercò per circa dieci minuti di infilarsi i pantaloni della tuta, poi si esibì in uno sbadiglio sgancia mascella.
- Molto attivo eh? - Scherzò Mitsui, - Andiamo... - fece poi, trascinandoselo per la collottola.
Dopo un'oretta e mezza, quando Akagi era già riuscito a farsi saltare tutte le coronarie, uscirono; Sendo declinò gentilmente l'invito trascinandosi un povero Rukawa chissà dove, mentre Maki, al piano superiore, cercava ancora inutilmente di svegliare Kiyota.
- Adesso vado su e lo butto di sotto… - borbottò Akagi.
- Gori, tu ti stai fissando. Alla tua età non puoi sottoporti a questi stress – se ne uscì candidamente Mitsui, per poi aggiungere – Visto? Andiamo – quando Maki si presentò, trascinandosi per i capelli il compagno di squadra.
Si avviarono allegri come un corteo funebre al campo di Sakura, poco lontano dalla scuola superiore di Narashino. Arrivati a destinazione, spalancarono le fauci come un branco di dementi: il campo era vicino al mare, più precisamente sulla spiaggia. Una bassa struttura metallica, divideva la sabbia dal parquet scuro e tutt’ intorno al campo, si stendeva una pista da corsa.
- Questo sì che è ‘trattarsi bene’! – Esclamò Miyagi, del tutto sveglio.
- Io mi trasferisco, quasi quasi… - annunciò Hanamichi, mentre Akagi sbuffava – Ci faresti solo piacere, imbecille.
- Takenori! Finalmente, cominciavo a temere che vi foste persi… - li salutò Isao, abbracciandoli con un sorrisone a trentadue denti.
- Solo a me sembrano drogati? – Sussurrò Mitsui agli altri che cominciarono a ghignare.
- Sono socievoli! Siete voi che siete una banda di caproni teppisti! – Sbottò Ayako, spostandosi a passo di marcia verso il campetto.
I ragazzi notarono con piacere come anche quei poveri diavoli fossero incompleti, cosa che ovviamente la solita Scimmia non mancò di notare.
- Ehi, ci avete rotto i coglioni, ma quelli lì mica sono pronti! – Brontolò, mentre si infilava la fascia nei capelli.
- Non cominciare, noi siamo ospiti! – Rimbrottò Akagi, con un ringhio.
- Povero Akagi, forse era meglio se restava al Tempio… - cominciò Fujima.
- Ormai si è votato alla causa ‘sopporta i poveri imbecilli’. E’ abituato. – Rispose Ayako.
Intanto dall’altra parte, gli Icha si preparavano. Isao si infilò la maglia e gridò – Siamo pronti?
Fujima sospirò – Era da molto che non mi sgranchivo le gambe… sì, siamo pronti!
Hanamichi intanto era in brodo di giuggiole e se la cantava come al solito – Mwahahah! Dovranno vedersela con il genio! Aprirò io a partita!
Akagi lo bloccò mentre saltellava come un ossesso e borbottò – Devi saltare con Isao. Sta attento è un armadio.
La Scimmia Rossa si allontanò – Stai tranquillo, Gori, lo sai che la mia bravura è insuperabile! E poi dai… - cominciò, indicando Isao che sorrideva a più non posso, - … con quella faccia a chi vuoi che metta paura?
Akagi sembrò voler aggiungere qualcosa, poi ci ripensò – Come vuoi! – E tornò in panchina, col fumo che gli usciva dalle orecchie.
Solo quando erano tutti in campo, già posizionati, alcune persone sembravano realizzare qualcosa; Miyagi, dalla panchina, si guardò intorno – Scusate, ma non dovrebbe giocare anche il vostro playmaker? – Domandò agli Icha, che si scambiarono un’occhiata.
- E’ vero! Il Piccoletto! – Esclamò Hanamichi.
Ayako afferrò i fascicoli dell’Ichihara e osservò le foto – Manca Haranobu. Quella matricola…
Isao sorrise – Ecco… scusate se non ve l’ho detto prima, mi è sfuggito. Posso chiedere un sostituto nella formazione ufficiale, vero?
Akagi lo fissò accigliato – Certo, solo che è strano da parte tua. Giocare senza un tuo giocatore. – Sottolineò, circospetto.
L’amico si grattò la testa – Con alcuni giocatori, l’autorità non serve a niente.

Se avesse parlato appena un po’ meno, si sarebbe addormentato.
Sendo lanciò la decima occhiata al muto accanto a sé che osservava le vetrine. D’accordo, aveva sempre saputo che Rukawa non era esattamente quella che si chiama ‘una buona compagnia’, ma così era ridicolo.
- Ehm… sei più chiacchierone del solito… - provò coraggiosamente.
Rukawa gli gettò un’occhiata – Dove andiamo?
Sendo sbuffò – Non hai il minimo senso della sorpresa, Kaede.
- Non sopporto non sapere cosa faccio. – Replicò quell’altro e Sendo canticchiò – E arriviamo a capo di qualcosa…
- A capo di cosa vuoi arrivare? – Borbottò scontroso Rukawa e l’altra Ala lo fissò – Capire che diavolo di persona sei. Mi capita raramente di non capire gli altri – fece, convinto, ma l’altro non lo rispose.
- Che diav…? – Grugnì alla fine, quando sentì delle grida crescere di intensità man mano che si avvicinavano a…
- Uno stadio? – Sbottò, guardando quel dannato dello Spaventapasseri.
- Già. Ho idea che questa cosa ti piacerà…


Hanamichi guardò Mr. Quattrocchi con un diavolo per capello – Ehi! Non ti aspetterai di saltare, vero?
Hanagata squadrò Fujima, scrollando le spalle, e il Capitano provvisorio sospirò – No, Hanamichi, salterai tu…
- Aha! Riconoscono tutti la mia bravura! – Cominciò a sbrodolare, prima di ricevere un pugno in piena testa da Mitsui – Guarda che lo hanno detto così cominciamo, idiota!
- Ehm… ragazzi… che si fa? – Borbottò Seiji Morita, l’Ala piccola dell’Ichihara.
- Ora basta… - sussurrò Akagi, dalla panchina, - Andiamo, giocate?! – Sbottò poi per il campo.
- Gori, rilassati! – Replicò Mitsui, - Ok, cominciamo.
Hanamichi e Isao si posizionarono al centro campo, mentre quello non faceva altro che sorridere bonariamente.
- Piacere di conoscerti, Sakuragi Hanamichi – fece, stringendogli la mano. – Mi hanno parlato molto di te…
Inutile dire che l’ultima informazione gli mandò totalmente in pappa il cervello.
- Sì, gli avranno detto che è un maniaco da tenere alla larga… - sussurrò Kiyota a Mitsui.
Intanto, scazzata, Ayako pensò bene di fischiare per l’inizio della partita. Isao saltò seguito a ruota da Hanamichi che, prima ancora di toccare palla, si ritrovò catapultato a terra, mentre la bastarda filava verso la Guardia Kaoru.
- Ma che cazzo… - borbottò, fissando Isao; quell’infame gli sorrise – Scusa – per poi correre nella metà campo.
Dalla panchina, Akagi si schiaffò una mano in fronte – Lo avevo avvisato, pezzo di… ‘con quella faccia’, Isao potrebbe ucciderlo con quel sorrisino da ebete! Dormite?! – Urlò, poi alzandosi in piedi.
Risalirono tutti il campo, mentre Kaoru passava all’Ala Grande Moroi Kita che si trovò a fronteggiare la Scimmia Rossa.
- Non passerai! – Gridò Hanamichi, muovendosi come un ossesso, mentre quella povera anima lo fissava un pelo sconcertato.
- Oddio, questo è pazzo… - mormorò Kita.
- Moroi! Passa! – Gridò Kaoru che, afferrata la palla, tirò dalla linea dei tre.
Dalla panchina alcuni si alzarono, ma Miyagi sorrise – Calamatevi!
Fujima sfiorò la palla con due dita, ma questo bastò per portare la palla a Mitsui.
- Ora si fa sul serio… - brontolò, mentre sia Kiyota in campo che il Tappetto in panchina mormoravano più o meno la stessa cosa: “ Sbruffone”.
Mitsui corse su per il campo, riuscendo a smarcarsi piuttosto facilmente, mentre Fujima lo seguiva da vicino.
- Non passerai! – Gli assicurò Seiji Morita, ma Mitsui lo fissò – Che vuoi?
- Eh?! Ma che diavolo… - imprecò l’Ala dell’Ichihara: la palla era sparita dalle mani della Guardia e Fujima correva per il campo, palleggiando a tutto spiano.
- Ma che fate, dormite? – Si lamentò Kaoru, mentre andava incontro a Fujima. Il playmaker si smarcò abbastanza velocemente, per poi trovarsi di fronte al sorridente Isao.
- Vediamo di che sei capace… - mormorò.
Fujima sorrise, mentre alla sua sinistra Hanamichi si sbracciava – Passapassapassa… - e la palla… finì nelle sue mani. Il rosso batté le palpebre come se non credesse ai suoi occhi e il playmaker lo fissò – Non farmi pentire.
- Aha! Certo che no! – Esclamò il rosso, si girò verso il canestro e guardò il Centro dell’Ichihara – Non mi butterai a terra di nuovo! – tirò la palla verso il tabellone, con quanta più forza avesse nelle braccia.
- Stupido! – Sbottò Kiyota.
- Punta al rimbalzo… - mormorò Akagi, dalla panchina.
Di fatto, la palla rimbalzò verso l’altro e anche Isao saltò, cercando di arrivare per primo.
- Il rimbalzo è la mia specialità! La prenderò io, bestione! – Urlò Hanamichi, per poi afferrare la palla tra le urla della panchina e gli sbuffi dei compagni dello Shohoku.
- Ohohoh! Sono un g-e-n-i-o! – Cominciò a latrare, palla alla mano.
- Idiota muoviti! Vuoi fare fallo?! – Sbottò Mitsui, ma era tardi. Ayako, designata come arbitro ufficiale della partita, si pose le mani sui fianchi – Hanamichi, sei un idiota! Fallo tecnico!
Il rosso la fissò con la mascella a terra – M-a… Ayako! Tu sei dello Shohoku! Non puoi segnarmi un falloo! – ma prima che Akagi potesse alzarsi per fare irruzione e disintegrargli la testa, Mitsui accorse a tirarlo per i capelli.
- Decelebrato è l’arbitro! Non può mica stare a sentire a te! – Ringhiò, mentre se lo trascinava via.
- Si è venduta al nemico, si è venduta… - borbottava invece il rosso.
- Hanamichi, vuoi venire a scaldare la panchina per caso?! – Gridò Akagi, - affianco a me, così chiacchieriamo… - ghignò, sottolineando sulla parola ‘chiacchieriamo’.
Mentre ormai tutti quelli dell’Ichihara si sganasciavano, Hanamichi borbottò come una teiera fino alla metà campo e ricominciarono, si sperava, seriamente.
La palla era nelle mani di Kaoru che, senza ‘ma’ e senza ‘se’ tirò alla buona, centrando il canestro. A quel punto più o meno tutti fissarono Mitsui, a fauci spalancate, e il Teppista ghignò – Ok, ok ho capito… - sussurrò, andando a marcare Seiji Morita.
La sfida era iniziata.

Entrare il quello stadio, era come immergersi totalmente nella folla, quasi allontanandosi da tutto il resto. Rukawa si guardò intorno: erano migliaia, tutti con gli occhi ben piantati in campo. Si girò verso Sendo, miracolosamente per chiedergli qualcosa, ma l’altro aveva gli occhi chiusi.
- Non chiedere. Solo… guarda il campo – gli disse, sempre ad occhi serrati, quando avvertì il suo sguardo.
Rukawa si accigliò, proiettando lo sguardo sul parquet e rimase spiazzato: la divisa era bianca; sulle spalle di un giocatore, faceva capolino la scritta ‘J.B.A’ – Japan Basketball Association.
Un altro, sul davanti, aveva scritto: Japan.
Quella era la squadra della Nazionale.
Uno dei giocatori, il numero 32, aveva segnato con un dunk eccezionale e di nuovo la folla era in visibilio. Questa volta chiuse gli occhi, e nemmeno la partita giocata contro il Kainan, la finale, reggeva il confronto. Quello era il suo sogno, il loro sogno.
- L’ho scoperto ieri. Che avrebbero giocato qui – gli disse Sendo, appoggiando i gomiti alla ringhiera. – Speravo di venirci con tutti, ma credo che quella partita sia importante per le ‘nostre riserve’.
Rukawa non rispose, continuando a bere le immagini della partita: giocavano in un modo pazzesco, ad una velocità insostenibile. Notò come nulla accadesse in campo, se non il gioco puro e semplice; niente discussioni, nessuna rissa, il gioco non veniva fermato mai. L’unico modo per passarsi le informazioni erano gli sguardi. Eppure gli schemi erano perfetti, i passaggi veloci ma precisi, le finte magistrali. Lì, in quel momento, si sentì un povero dilettante che giocava a fare il campione.
- Fa paura vero? – Sussurrò Sendo. – Questo è un traguardo e forse nemmeno il più grande che punto a raggiungere – ammise. – Anche tu vuoi andare in America, no? Ecco, questo è il minimo. – Fece, indicando il campo.
Rukawa lo fissò più o meno come se fosse impazzito, ma Sendo scosse la testa – Sono forti, è vero. Ma, guardando la realtà, la Nazionale Giapponese non è nulla, in confronto all’ NBA.
L’altra Ala annuì, mentre osservava il gioco. Non lo avrebbe mai detto, avrebbe negato fino alla morte, ma lui non era pronto. Non avrebbe mai potuto giocare in una squadra del genere, era troppo… liceale.
Era abituato a non guardare, a non prestare attenzione a ciò che accadeva al di fuori del proprio campo visivo. E quel giocatore… il numero 4, il Capitano, era un vero osservatore. Giocava poco, toccava palla solo se realmente necessario, ma esaminava tutto e prevedeva ogni cosa; era lui che, con gli sguardi, creava il ritmo di gioco e gli schemi, eppure era quasi invisibile.
Per un attimo, gli vennero quasi in mente Miyagi e Fujima. A causa dell’altezza, raramente realizzavano qualche azione, ma senza di loro, la partita non sarebbe andata avanti.
- Anch’io mi sento inadeguato – rispose lo Spaventapasseri, con la sua dannata capacità di leggere nel pensiero. – Guardando loro, penso sempre di non essere approdato a nulla.
Rukawa lo fissò – Sei uno dei giocatori più bravi della Prefettura – gli disse, atono.
Sendo sorrise – Un tempo non lo avresti mai ammesso, Kaede… non credo sia una cosa di classifiche, ma di come uno la sente. Giocare come loro, vuol dire annullare quasi del tutto il proprio egoismo in favore della squadra. Non penso di esserne capace. – Ammise con tranquillità.
Rukawa veniva sempre spiazzato dalle sue ammissioni tanto candide; riusciva a mostrare le proprie debolezze con una naturalezza da far spavento.
- Parli con la persona sbagliata – gli disse solo. Dopotutto lui non era esattamente un esempio di altruismo.
- Quando abbiamo giocato con il Nara. Non mi interessava se la squadra avrebbe vinto o no. Volevo solo battere Miasame e questo è sbagliato.
L’altro lo fissò accigliato – E’ quello che mi capitava contro di voi del Ryonan. – Ammise, in uno slancio fin troppo aperto di sincerità.
Sendo rise – Capisco. Bé, non dovrebbe succedere. Ho rischiato che la squadra perdesse, solo perché ero troppo marcato, stanco o distratto per giocare con voi! – Ribatté, come se si sentisse il colpa. E forse era proprio così.
Rukawa ebbe quasi l’istinto di scrollarlo e dargli due ceffoni.
- Senti, tutti possono sbagliare almeno una volta. Rilassati. – Sbottò, impacciato. Era del tutto incapace di dire parole positive a chicchessia.
Sendo sorrise, comprendendo lo sforzo – Forse hai ragione.
- Quello non lo conosciamo? – Chiese poi Rukawa, indicando qualche fila di posti a sinistra.
Un ragazzo magro, dall’aria assente, osservava il campo, con addosso una tuta nera a strisce rosse.
- E’ Haranobu dell’Ichihara.

Mitsui tirò per la terza volta dalla linea di tre, segnando.
- Evvai!
- Però, il vecchiaccio è in forma eh? – Fece Ayako, adocchiando Akagi, che intanto sembrava aver la voglia di spararsi.
- Vedremo quando durerà… - borbottò funereo.
La palla finì nelle mani di Kiyota che cominciò a correre, seguito da quell’altro ossesso che richiedeva la palla.
- Non rompere! Non te la passooo – si sgolò la Scimmia, mentre Hanamichi aveva la mezza idea di prenderlo a morsi lì, in mezzo al campo.
- Fujima! – Urlò per poi passargli la palla.
- Scimmia! Io te la chiedevo da mezz’ora! – Borbottò Hanamichi, mentre Kiyota gli mostrò il medio – Ammazzati, ah!
Mentre le due scimmie cominciavano a rompersi i coglioni a vicenda, Fujima si ritrovò a smarcare tutti gli avversari e passare a Hanagata che segnò con il suo collaudato salto all’indietro.
Quando risalirono il campo, i due stavano ancora a darsela di santa ragione.
- Ragazzi, calmatevi! – Se ne uscì Fujima, ma non se lo fecero passare manco per l’anticamera del cervello. Ad un segno convenuto con Akagi, il Capitano chiese il time out.
- Time out per il Kanagawa! – Fece Ayako e Akagi si alzò, con aria minacciosa.
- Vo due… - borbottò, tirandoli per la collottola. Da lì alla guerra tra scimmie il passo fu breve e gli altri si limitarono a sospirare di sopportazione.
- Bella partita… - fece Maki.
- Già, chi l’avrebbe mai detto? – Rise Jin, ma Mitsui osservava la panchina avversaria, e precisamente Kaoru che faceva lo stesso.
- Quel bastardo mi fissa… - mugugnò, afferrando l’asciugamano.
- Tu fai lo stesso, Teppista. E tra i due, la tua faccia è la meno raccomandabile. – Se ne uscì Miyagi.
- Simpatico…
Hanamichi intanto, salvato da Fujima sotto il fuoco incrociato del Gorilla, si guardò intorno – Ehi, dove sono Spaventapasseri e Volpe?!
Mitsui sospirò – Mi chiedevo quando avresti nominato il tuo Rukawuccio.
- ‘fanculo, stronza! – Sbottò il rosso, mostrandogli il medio.
- Che finezza… - sbuffò Jin, seduto tra loro.
- In effetti, sono scomparsi sta mattina presto… - aggiunse Maki.
- Si staranno uccidendo allegramente – fece Miyagi.
- O probabilmente Rukawa si sarà suicidato – gufò Kiyota.
- Piantatela. Non sono qui, quindi chissenefrega! – Sbottò Akagi, felice come un bambino a Natale, - Vedete di smetterla con questi teatrini in campo, se non volete che vi spezzi le gambe. – Minacciò.
Fujima sospirò – Calmati Akagi. Faranno i bravi, vero? – fece, rivolto ad Hanamichi.
C’era qualcosa nel tono di quella ‘riserva’ che lo portava a dargli ragione; che poi seguisse i suoi consigli o meno, erano dettagli.
- Bene, - sorrise il Playmaker. – Ora in campo!
La sua allegria contagiò anche tutti i giocatori, ma in panchina si guardarono perplessi.
- Non capisco ancora se ci è o ci fa… - borbottò Akagi.
- No, è fiducioso di suo – ribatté Jin.
- Ah, è furbo… – mormorarono acidi sia Maki che Miyagi.

La ‘partita amichevole’ si trasformò ben presto in una guerra, o solito macello come diceva Maki.
Poiché tenere a bada quei due era diventato impossibile, avevano deciso di lasciar perdere e giocare in tre. Con una copia dello Schiacciamosche, Hanagata lanciò la palla verso Fujima, che cominciò a correre con Mitsui al fianco.
- Ehi, Fujima! Passa un po’ qui! – Sbottò il teppista, per poi ritrovarsi Kaoru di fronte.
- Tsk, troppo facile… - mormorò, per poi segnare dalla linea dei tre.
- Ricordavo che Isashi Mitsui fosse bravo, ma credevo si fosse rammollito… - borbottò un Icha, dalla panchina.
- Uff, eccotelo là che fa lo sbruffone. Non cambierà mai… - si lamentò Akagi, notando qualcosa che nessun altro poteva vedere: la stanchezza. Mitsui era già stanco, troppo.
- Sì! – Esultò in un sussurro la Guardia, poi gettò un’occhiata a Kaoru che si limitò a scrollare le spalle. Mitsui lo guardò scazzato: possibile che quelli non avessero un minimo di emozione in nulla?
- Palla!
L’urlo di Kiyota lo svegliò e si affrettò a correre al suo fianco, ma quei due idioti stavano filando come locomotive.
- Facciamogliela vedere Scimmia! Noi siamo le due ali! – Sbottò Hanamichi.
- Per una volta sono d’accordo con te… tieni la palla!
Miracolosamente il passaggio di Kiyota arrivò veloce e preciso nelle mani del rosso che si trovò a fronteggiare Isao. Ormai il Centro era diventato la sua sfida.
- Eccoci qua, bestione. – Fece con risentimento, ma quello si limitò a sorridere bonario.
- Smettila di sorridereeee! Mi fai venire in nervi, dannazione! Sei peggio dello Spaventapasseri! -Si lamentò.
Akagi, in panchina, si alzò, comprendendo finalmente qualcosa: Isao aveva capito Hanamichi; lo aveva capito sul serio.
- Hanamichi! Calmati! – Gli urlò, ma quello non ascoltava. Continuava a borbottare contro Isao, che non aveva mosso nemmeno un muscolo.
- Fallo!
La voce di Ayako congelò il campo, almeno fino a quando Mitsui non arrivò a prendere a calci in culo quell’idiota della loro Ala – Sei un i-m-b-e-c-i-l-l-e!
- Troppo tempo nell’aria di tiro, Hanamichi! Palla all’Ichihara!
Hanamichi spalancò le fauci, poi fissò Isao – Sei un bastardo.
- Scusa – rispose invece quello.
Fujima toccò sulla spalla le sue due ali – Ragazzi, io non vi capisco… insomma fate tante storie, blaterate tanto in panchina contro i vostri compagni e poi fate errori così grossolani…
Kiyota si grattò la testa, a disagio, ma Hanamichi cominciò a gufare contro la squadra, quel maledetto di un Isao, contro la Volpe, il Mondo e l’Universo.
Fujima bloccò quella sequela di lamentele e piantò lo sguardo gelido sui due – Vi lamentate tanto su Rukawa, ma non siete alla sua altezza. – Sentenziò, per poi piantarli lì.
Nessun altro, tranne Hanagata e Mitsui, aveva ascoltato il dialogo, ma le facce di quelle due anime si leggevano da sole. Dopo aver represso la voglia omicida nei confronti del loro ‘Mister’, Hanamichi sospirò: ok, doveva calmarsi. Quella era un’occasione per dimostrare a compagni e sfigati delle altre squadre che lui non era uno stupido, ma un vero giocatore.
- Non sei stato troppo duro? – Chiese Hanagata, ma Fujima scosse la testa – Forse è la volta buona che si svegliano.
- D’accordo, ora basta. Si gioca seriamente… - sussurrò Hanamichi, per poi rubare la palla a Seiji; corse per il campo con qualche difficoltà, riuscendo però a smarcarsi grazie all’altezza – Nobuscimmia! – Gridò, passando la palla a Kiyota.
- Idiota! – Sbottò quello, ma corse come un lampo verso la metà campo avversaria. Dalla panchina Maki sorrise – Finalmente sfrutta quel minimo di capacità naturali che possiede…
- Di che parli? – Gli domandò Miyagi.
- Vedi… Kiyota tecnicamente e in altezza è scarso, però è il miglior saltatore e palleggiatore della squadra.
In effetti, già mesi prima aveva dimostrato una grande capacità di elevazione…
- … come le Scimmie! – Concluse a voce alta il Playmaker dello Shohoku.
Fortuna sua che quello era particolarmente impegnato nel tenere palla, fino a quando non la passò a Fujima.
- Bel lavoro, Nobunaga! – Esclamò quello, che tirò all’indietro verso Mitsui, che segnò immancabilmente.
- Il punteggio è di 32 a 37! – Gridò Ayako, mentre dalla panchina del Kanagawa qualcuno esultava.
- Non così presto… - mormorò Kaoru, mentre guardava Isao; i problemi erano essenzialmente due: quella Guardia, l’ex MVP, e quel rosso abbastanza folle da sfidare il loro Capitano. Gli ricordava molto Akagi, di quello ne era certo. Quando Kiyota riprese la palla, Kita riuscì a fregargliela facilmente, per poi passare a Kaoru che saltò, quasi senza pensare.
Lui tirava istintivamente, come se giocasse d’azzardo; c’era un cinquanta percento di possibilità: dentro o fuori.
La palla finì dentro è L’Ichihara si ritrovò a 34 punti.
- Aha! Stiamo rimontando. – Fece Kaoru.
- Non montatevi la testa… - rimbrottò Mitsui, scazzato. Quel tizio era bravo, davvero, ma non lo avrebbe battuto. Come Guardia, solo Jin del Kainan era al suo livello.
Kaoru gli sorrise – Ehh cosa si fa senza un po’ d’incoraggiamento…
Mitsui rimase impalato: inutile, non riusciva mai a capire se li prendevano per il culo o erano davvero così… smielati.
- Bah, mi faranno venire una carie… sono insopportabili! – Borbottò, affiancandosi ad Hanamichi.
- Vero? Sono tutti sorrisi e smancerie! Bleah! – Replicò il rosso, con una smorfia.
Dopo aver fregato la palla a Kita, Fujima diede un’occhiata d’ insieme al campo: Isao e Hanamichi, avevano, ad occhio e croce, corporatura simile e forza eguale; Mitsui e Kaoru erano i due maggiori realizzatori. Sorrise: a quanto pare avevano fatto i conti solo sulle punte di maggiore spicco, lui poteva agire indisturbato.
- Bene, Hanagata. Ricordiamogli che ci siamo anche noi… - sussurrò più a se stesso e partì. Si smarcò dalle due ali, per poi giocare un po’ con quella povera anima di sostituto playmaker di cui non ricordava neanche il nome; a metà campo, lanciò a Hanagata che si ritrovò di fronte Isao.
Sarò anche meno forte di Hanamichi, ma a volte basta non avere il contatto… pensava il Centro, poi tirò; la palla colpì il tabellone e, miracolosamente, fu Kiyota ad avere la meglio su tutti.
- Mia! Aha! – Esclamò, per poi correre in contropiede.
Che elevazione! Pensò Isao; probabilmente avevano fatto qualche errore di valutazione…
- Seiji! Sta attento a quel piccoletto! – Esclamò, indicando Kiyota.
Dannazione, ci vorrebbe Aki per tenere a bada quello lì! Non era uno sprovveduto: Fujima era il vero regista della squadra, l’unico che possedeva la capacità di gestire tutto il gioco. Era un abile palleggiatore e riusciva a tenere la squadra, anche grazie al carisma. Serviva Aki.
- Nobunaga! – Fujima ricevette la palla e saltò, tirando alla cieca.
- Ma dove diavolo tira?! – Sbottò Seiji, mentre Isao si ritrovò la palla a grande distanza dal canestro. Sembrava improbabile che avesse davvero sbagliato di tanto, ma poi capì: quel dannato di un numero dieci saltò come una molla, buttando dentro la palla con un poderoso Dunk.
- Vai Hana! – Gridò Miyagi, seguito da Mitsui in campo.
- 34 a 40 per il Kanagawa! – Gridò Ayako, tentando di rimanere neutrale. Contemporaneamente fischiò il time out per l’ Ichihara.

- Ragazzi state giocando benissimo! – Fece entusiasticamente Maki, - Nobunaga! Perché non tiri fuori queste capacità più spesso eh? – Fece bonariamente, con una mano in testa al suo compagno.
- Già è vero, a volte sei utile! – Rise Jin.
- Sìsì lo so, sono un genio! – Si lodò il solito idiota, prima ancora che qualcuno aprisse bocca.
- Non avevo intenzione di imbrodarti, imbecille! – Sbottò infatti Akagi.
- Idem per me. – Sbottò Miyagi.
Mitsui li fissò entrambi - Fate schifo come incoraggiatori, lo sapete?
- Su, state giocando benissimo! – Li consolò Fujima, con due pacche per uno.
- Propongo una mozione immediata per avere lui come Capitano invece del Gori! – Fece all’istante la Scimmia rossa e, quasi contemporaneamente, lui e il Teppista alzarono la zampa al cielo.
- Andate al diavolo e sceglietevi un’altra squadra per quest’anno. – Rimbrottò Akagi.

Nella parte dell’Ichihara, Isao sorrideva come suo solito – Se la cavano… devo ammettere che Akagi ha davvero una bella squadretta…
- Sono convinto che posso tenere a bada quello lì. – Fece Kaoru indicando Mitsui.
Il Centro annuì - Certo che puoi, che ti salta in mente? Ma non devi farti prendere il giro dal fatto che sia una riserva. Era uno dei migliori giocatori di Kanagawa, due anni fa.
- Quei due sono un caso disperato! – Esclamò invece Seiji, riferendosi alle due ali.
Isao guardò Kiyota e Hanamichi – Sono imprevedibili, ma anche molto, molto inesperti. Giocate al livello tecnico e non avranno scampo. Credo che il problema grave sia Fujima: è un Playmaker molto bravo e anche un allenatore; il suo sguardo d’insieme è formidabile.
- Ci servirebbe Aki… - borbottò l’altro playmaker, quello in sostituzione.
- Ma Aki è comunque inesperto. Credi potrebbe servire a qualcosa? – Domandò con molta saggezza Kaoru.
Isao lo guardò accigliato – Non lo so – fece candidamente, - Non so dirti se Aki possa o meno qualcosa contro Fujima. Ma anche Akira Miasami del Nara è molto esperto, però Aki è molto più bravo. Quando arriverà, lo scopriremo.
- Se arriverà. – Sottolineò Kaoru.


Sendo e Rukawa si scambiarono un’occhiata.
- Dobbiamo chiamarlo? – Chiese lo Spaventapasseri.
Rukawa scrollò le spalle – Chi se ne frega.
Sendo sospirò, con gli occhi al cielo – Rompiballe… ehi, Haranobu! – Gridò.
Quello si girò, inclinando la testa da un lato, con il suo solito fare inquietante – Rukawa e Sendo del Kanagawa giusto?
- Già, che ci fai qui? – Domandò affabile il giocatore del Ryonan.
Aki proiettò lo sguardo sul campo – Ho letto in giro che c’era la Nazionale così… ma mi annoio.
Gli altri due lo fissarono, accigliati, come a chiedersi come fosse possibile a-n-n-o-i-a-r-s-i con la Nazionale giapponese di Basket, poi Sendo riprovò – Non dovevi giocare quell’amichevole con la nostra squadra?
- Oh, sì, certo. – Rispose, sempre più distratto, e inquietante tra l’altro, - Sono un po’ in ritardo, in effetti.
In ritardo?
Tralasciando il fatto che ormai il primo tempo doveva essere andato, non riuscivano a decidere se quel tipo fosse fuori quadro o solo drogato. Rukawa optava per la prima, quello drogato era lo Spaventapasseri; e per quanto lo odiasse, doveva ammettere che lo preferiva a quel tizio lì.
- Voi dovete andare? – Chiese dopo un po’ e loro annuirono.
- Bene, ho trovato compagnia.
Uscirono dallo stadio per avviarsi al mare, mentre la conversazione era retta praticamente solo da Sendo; Rukawa lo seguiva a tratti, con mugugni e scrollate di spalle, mentre le risposte dell’altro erano così enigmatiche che dopo un po’ Sendo si rifiutò di ascoltarle.
Arrivarono sul marciapiede che costeggiava a spiaggia, dove le urla di quegli ossessi li raggiungevano.
- Peggio che in palestra… - fece Sendo, mentre Aki si toglieva le scarpe per camminare sulla spiaggia.
Sendo fissò i suoi piedi nudi, poi la faccia perplessa di Kaede – Bé è logico, no?
- Quel tipo è fuori – decise, per poi seguirlo, senza nemmeno accennare a toccarsi le scarpe.
- Kaede che ha paura dell’acqua! – Gli cantilenò dietro Sendo e Rukawa represse duramente il desiderio di affogarlo.

- Ehi, ragazzi! Finalmente! – Se ne uscì Maki.
- Avete raccattato qualcuno per strada eh? – Fece burbero Akagi, - Haranobu.
Il Playmaker lo fissò – Akagi – fece, salutando con due dita, poi si sedette a gambe incrociate affianco alla loro panchina.
- Non dovresti andare dai tuoi compagni? – Gli domandò Jin.
- Isao mi ha visto, se mi vuole mi chiama – replicò con somma calma e impassibilità.
Tutti adocchiarono sia Rukawa che Sendo, ma quei due si limitarono ad una scrollata di spalle che stava a significare ‘ma che cazzo ne so com’è questo qui’.
Intanto il punteggio era di 47 a 52 e, ad un nuovo canestro, Hanamichi ricominciò la solfa del ‘sono un Dio sceso in terra’.
- Ancora con queste stronzate? – Borbottò Rukawa, spalmandosi accanto a Miyagi.
- E non hai visto niente… - sbuffò quello.
Ayako fischiò la fine del primo tempo e la Scimma Rossa quasi saltò in braccio a Rukawa.
- Volpe! Dove maledizione eri finito?! Non hai visto la mia splendida partita!
Rukawa sbuffò – Capirai che mi sono perso…
- Ma guardate chi si vede, Rukawa! Tsk, tutti qui possono confermarti che sono io la nuova matricola migliore! – Fece al vento Kiyota.
Da lì, scoppiò la rissa esattamente sotto al suo naso e a lui scoppiò l’emicrania; cominciava a pensare fosse meglio andare in giro con lo psicotico e il drogato, piuttosto che rischiare l’udito e l’esaurimento con quei due.
Nel frattempo Miyagi, con la mano appoggiata al mento, osservava Aki che se ne accorse e lo salutò da quella strana posizione. Due secondi dopo Isao lo richiamò - Finalmente! Non vorrei certo disturbarti, ma vieni un po’ qui!
Aki si alzò con un sospirò, poi fece il giro del campo; quando passò accanto a Miyagi mormorò – Ci vediamo in campo.
Il Tappetto ghignò – Contaci.

- Allora, mancavi proprio tu. Che ne dici di entrare già?
Aki scrollò le spalle – Sono già riscaldato.
- Bene, il problema è Kenji Fujima – fece pratico Isao.
Aki non si diede la pena nemmeno di guardare in campo: conosceva bene ognuno di loro, ogni faccia o comportamento.
- L’allenatore Playmaker? Osso duro. – Annuì, - D’accordo, mi divertirò.
Kaoru e Isao si scambiarono un’occhiata, prima di scoppiare a ridere.
- Che ti avevo detto? – Sbottò Isao tra le lacrime.
- Uff, okay… - si lamentò Kaoru, dandogli dei soldi.
Aki osservò quello scambio di denaro, grattandosi il collo – Mi sono perso qualche battuta.
- Lascia perdere…

- Ma non dovete andare a giocare? – Provò pigramente Rukawa, sperando che quei due decelebrati la smettessero di pestarsi davanti ai suoi occhi. Per carità, potevano anche ammazzarsi a vicenda, ma da un’altra parte, per esempio davanti al Teppista che se ne stava comodamente allungato affianco a lui.
- Vediamo in campo chi è più bravo! – Sentenziò alla fine (e finalmente) la Scimmia.
- Aha! Sono più bravo io! Volpe sta a guardare! – Replicò l’altra Scimmia, o meglio, l’idiota.
- Hn – rispose Rukawa, tanto per toglierseli dalle balle.
- Magari adesso tira fuori le vere palle! – Se ne uscì Mitsui al suo fianco, mentre si alzava.
Inutile dire che Rukawa non capì di chi accidenti parlasse – Che?
Il Teppista ghignò – Avanti non è difficile. Persino tu puoi arrivarci, bell’addormentato. – Detto quello, si allontanò verso il campo.
- Che banda di coglioni… - borbottò, sospirando per la ritrovata pace.
- A quanto pare, la tua presenza motiva parecchie persone eh?
Parlato troppo presto. Si girò con una sorta di paresi facciale e sospirò solo quando riconobbe Jin; lui lo sopportava, almeno.
- Hn. Hanno solo manie di persecuzione – spiegò, frettoloso.
- Mah, secondo me ti prendono a modello – ribatté la Guardia.
Rukawa guardò da lui al campo: lui un modello per Idiota, Scimmia e Teppista? Sì, decisamente Jin lo faceva quasi ridere.

- Così vedremo il Fantasma giocare come si deve… - annunciò Sendo, sedendosi tra Maki e Akagi.
- E contro Fujima per giunta – aggiunse Jin, accanto a Maki.
- Sono abbastanza curioso, ma non credo sfodererà tutte le sue mosse. Dopotutto devono ancora giocare contro di noi… - spiegò il Capitano del Kainan.
Akagi mugugnò – Mmm… non credo. Isao tende a non preoccuparsi da questo punto di vista, così come la sua squadra. Non so se Haranobu sia diverso…
- E’ strano. – Lo interruppe Sendo, - Un tipo molto particolare. Sarà interessante.
- Io l’ho visto parlare con Miasame eh Rukawa? – Fece Jin.
- Hn – confermò Rukawa, - Alla vittoria contro il Nara.
- Sembrava piuttosto scocciato… Miasame intendo… - insinuò Jin.
- Il Narashino e l’Ichihara si scontrano spesso nei campionati interscolastici. Miasame è sempre stato battuto da Heiji Hisae, anche se è una Guardia. L’anno scorso, Heiji era infortunato e Miasame credeva di avere la vittoria in pugno, ma quello fu l’anno di Haranobu: sbaragliò ogni avversario, compreso lui, e l’Ichihara vinse per la ventesima volta di fila.
- E tutte queste cose come le sai? – Fece stupito Maki.
- Vengo spesso in questa prefettura ad incontrare quel demonio! – Spiegò, indicando Isao col capo.

- D’accordo, vi siete rilassati anche troppo! – Sbottò Ayako – Inizia il secondo tempo! – Annunciò, fischiando, e la palla finì con velocità impressionante nelle mani di Fujima.
Tutti erano consapevoli che, con quella mina vagante in campo, il gioco doveva essere velocizzato, reso più tecnico. Fujima si smarcò da Seiji, per poi passare a Kiyota; la Scimmia era molto veloce quando ci si metteva, ma in quanto a finte era più credulone di un bambino: Kita gli rubò la palla, per poi risalire il campo verso il canestro del Kanagawa.
Fujima sospirò, quell’innalzamento di livello, riportava due problemi: le loro due ali erano inesperte e poco controllabili. Sperò che almeno in audacia potessero contrastare quel Playmaker.
- Kaoru!
La palla finì nelle mani della Guardia che s preparò a tirare, ma una mano sbucata dal nulla lo fermò; Kiyota lo aveva raggiunto a velocità impressionante ed aveva tirato verso il tabellone, in modo che Hanamichi potesse prendere il rimbalzo.
In panchina due persone osservavano attentamente le azioni: Rukawa pensava a quanto effettivamente fosse migliorato la loro Scimmia, anche se non glielo avrebbe mai detto, mentre Jin si chiedeva cosa avesse Kiyota; certo, giocava bene, ma lo vedeva anche incazzato nero.
- Miamiamia! – Ululò Hanamichi, mente correva come un folle dall’altra parte, quasi buttando giù gli avversari.
- E’ una macchina! – Sbottò Kita, prima di ritrarsi spaventato.
- Ahahah! – Attaccò a ridere, mentre palleggiava velocemente, collaudando la sua ‘occhiata di fuoco’.
‘Toc’… un colpetto leggero e la palla gli cadde dalle mani, finendo nelle mani di Kaoru.
- Ma che…?! – Imprecò.
- Grazie Aki! – Sghignazzò la Guardia, mentre segnava i tre punti.
Hanamichi si girò, ritrovandosi lo sguardo assente del piccoletto – Non c’è di che – rispose tranquillamente, mentre si allontanava da Hanamichi.
Come aveva presupposto, era un giocatore dalle grandi qualità, ma scarso cervello. Bastava pareggiare a livello di imprevedibilità, ma superarlo in tecnica. Aki gettò un’occhiata verso Mitsui: ora doveva esaminare lui.
Con il punteggio di 50 a 52, l’Ichihara stava rimontando e il Kanagawa perdeva concentrazione; l’entrata di Aki li aveva destabilizzati tutti.
Quando la palla ritornò in campo, fu di nuovo Kiyota ad afferrarla e correre verso il canestro.
- Kiyota oggi è in gran forma! – Esclamò Miyagi, ma i due compagni del Kainan non sembravano altrettanto convinti; fu poi chiaro che qualcosa non andava, quando fece fallo tecnico.
Kiyota era un pazzo scatenato, una Scimmia rompiscatole, ma non faceva falli tecnici; su quello, le regole del Kainan erano molto rigide.
- Che diavolo hai? – Sussurrò Jin e Rukawa fissò il campo: in effetti la Scimmia sembrava avere qualche problema, soprattutto perché non esaltava le sue qualità e stronzate del genere, come suo solito.
- Sto bene, sto bene… - borbottava lui in campo, mentre Hanamichi lo fissava – Calmati, Nobuscimmia.
- ‘fanculo… - borbottò lui.
Aki lo guardò e sorrise: lui, sarebbe uscito presto dal campo.




N/A


Ok, essendo io a casa, ho la possibilità di scrivere ste benedette note autore con un pò di relax. XD
Ho voglia di scrivere delle note decenti, quindi un pò di pazienza.
Tempo fa, Aka_z mi chiese qualnto sarebbe stata lunga questa fanfiction... bé indicativamente sarebbero 15/16 capitoli, non legati tutti alle partite vere e proprie (Oddio come questi già scritti in effetti); probabilmente ci saranno spin off molto introspettive su vari personaggi, ma per ora è solo un'idea.
Spendiamo due parole sulla partita di allenamento... tutte le cosiddette riserve, che poi sono i soliti noti, hanno un piccolo problema che sta cominciando ad emergere; francamente dubito fortemente che siano tutti felici di NON essere nei Best. Io non lo sarei XD, ma è una mia opinione.
Confesso che devo cominciare a trattenermi, perché l'idea di shonen ai mi diventa sempre più forte (colpa di Aka) e temo che i miei pairing non piacerebbero, perché sono folli!
Diciamo che questo e il prossimo (sono capitoli legati), risultano essere la metà della fiction, quindi una sorta di traguardo.
Forse l'ho già detto, ma la vecchiaia incombe quindi mi ripeto, io amo le long fiction, ma ho un rapporto profondamente conflittuale con esse. Non riesco a condensare le idee, non riesco a concluderle.
Certo, può sembrare controproducente dirlo, ma non ho mai fatto mistero di questa cosa e, anzi, sono abbastanza orgogliosa di me per questa fiction. Forse in quanto a profondità e tecnica non è delle migliori, ma mi diverto un mondo a scriverla e noto che anche voi vi divertite a recensire ( e mi dispiace moltissimo non poter rispondere a voi su tutti i punti, come voi fate con me).
Per ora rispondo alle due più recenti e alle povere due anime che si sfiancano a scrivere recensioni più lunghe dei capitoli XD
In realtà, ti ho già risposto nell'altro capitolo Aka, ma ci tenevo a dire una cosa: la risposta di Ayako e Miyagi è... stata un errore! ^///^
M è sfuggita, nno volevo assolutamente scriverlo, ma è uscita. XD
In realtà io adoro Ayako, mi somiglia di carattere e credo che Miyagi sia dolcerrimo, ergo qualcosa se la merita. ù.ù

Finalmente delle note autore lunghe!
Ah, un'altra cosa... dopo aver scritto i primi capitoli, ho pensato che ma sì, la fiction era allegra, divertente, ma poco realistica. Tutti imparano qualcosa gareggiando in un torneo e vivendo a stretto contatto con gli altri. E questo coinvolgerà più o meno tutti. Questo è precisamente il motivo per il quale non aggiungo shonen ai o yaoi. Prendetelo come un ritiro spirituale. XD

Ora, volevo ringraziare tutte le persone che recensiscono:

20jp90
aka_z
gaara4ever
lucilla_bella
Scorpyon
Trilla

Ragazzi siete pochi, ma le vostre recensioni mi fanno schiantare dal ridere. XD
Cercherò di rispondere con lo stesso impegno che ci mettete voi nello scrivere le recensioni.

E, dolcis in fundo, i pazzi che mi hanno aggiunto tra i preferiti. Andiamo è follia, obiettivamente.

20jp90
antote
asthenia
Bella07
gaara4ever
HPalessandra
kenjina
klikka
lilli84
lucilla_bella
Scorpyon
Trilla

Vi adoro tutti! <3


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Capitolo 8
*** 'L'armata delle riserve' ***



L’ armata delle ‘riserve’

Quello che Maki vedeva, osservando quella partita, era una banda, o meglio, un’armata di cinque ragazzi pronti a tutto, per vincere. Probabilmente era una sua impressione, ma sembravano sull’orlo di una crisi di nervi.
Tutti quanti.
- Che diavolo combini?!
L’urlo di Akagi lo riportò in campo e all’ennesimo fallo di Hanamichi che, immancabilmente, aveva dimenticato chissà quale altra regola base del basket. Continuava a chiedersi come fosse arrivato a quel livello, alle volte.
- Maki? Sei sveglio? – Sendo gli sventolò sotto al naso la mano, poi indicò Kiyota – Dici che tra poco dà fuori di matto?
- Mmh, probabile – rispose perplesso Maki, - Si dovrebbe capire il perché…
- Io l’ho visto strano già qualche giorno fa. – Aggiunse Jin, - Durante gli allenamenti in spiaggia e anche dopo.
- Ah, se è per questo, il vecchio scorfano non scherza mica… - borbottò Miyagi, riferendosi a Mitsui, - Ricordate la scena con Fujima?
Maki, Sendo, Akagi e Miyagi stesso sospirarono all’unisono.
- Sono delle palle al piede – ringhiò il Capitano.
Rukawa al loro fianco se ne fregò altamente come suo solito, continuando ad osservare la partita: in effetti erano tutti più spiritati del solito; quell’idiota poi, peggiorava di momento in momento, gli faceva venire voglia di alzarsi e menarlo fino allo svenimento. Tra l’altro, ogni volta che si sbracciava per avere la palla, combinava sempre qualche macello.
- Mia! - Stava infatti urlando in campo, saltellando come un canguro.
Alla fine, quella pover’anima di Fujima non ne poté più e gliela spedì, giusto per avere un po’ di pace; il rosso la afferrò con un ghigno stampato in faccia e corse verso la metà campo avversaria.
- Non passerai! – Sbottò sicuro Seiji, ma fu quasi pestato dalla carica di Hanamichi che, palesemente, non lo aveva visto nemmeno.
- Sembra un carro armato… - borbottò Kiyota, faticando a stargli dietro.
- Tsk. Non bastano queste mezze calzette per fermarmi! Io voglio lui… - bisbigliò il rosso, fissando Isao, che al solito se la rideva. Arrivò nell’aria rossa e tirò, puntando al consolidato rimbalzo.
- Non può giocare sempre così, dannato lui! – Si lamentò Kiyota, ma nessuno lo ascoltava: Hanamichi e Mitsui erano saltati, così come Isao e Kita. Ma una mano sottile e leggera si insinuò tra lui e il Centro dell’Ichihara, rubando la palla a tutti.
Né Fujima, né Mitsui ebbero bisogno di guardare, per capire; cominciarono a correre verso il lato del Kanagawa, mentre Kiyota già prendeva per il culo quel povero imbecille - Ti sei fatto fregare come un’idiota! – Sbottò, mentre correva.
- E chi cazzo l’ha visto quello lì? - Si lamentò Hanamichi, mostrandogli il medio.
- Ecco è questo il tuo problema: non guardi mai a nessuno! Sei peggio della Volpe! – Replicò la Scimmia, superandolo. Inutile dire che il paragone lo lasciò, per la seconda volta in mezz’ora, praticamente impalato in mezzo al campo.
Intanto, all’altra estremità, Mitsui e Fujima si fissavano come a chiedersi dove diavolo andasse a parare: Aki aveva la palla, ma si limitava a palleggiare senza muoversi.
- Che diavolo combini? – Sussurrò la Guardia a se stesso, poi adocchiò il tempo: pochi secondi e avrebbe dovuto cedere la palla a loro; il regolamento parlava chiaro.
Aki si osservava intorno: aspettava che quei due del Kanagawa si decidessero a raggiungerli. Infatti subito dopo, Hanamichi e Kiyota arrivarono trafelati e, sempre com’era prevedibile, si accapigliarono su chi dovesse marcarlo. Il Playmaker sorrise e avanzò, mentre Kiyota correva a sbarrargli la strada – Da qui non passi! – Assicurò.
Aki sorrise, cercando di spingere con il corpo in avanti; quasi senza accorgersene, la Scimmia perse l’equilibrio e si aggrappò alla maglia nera del Playmaker.
- Fallo! – Fischiò Ayako, mentre dalla panchina cominciavano a smadonnare.
- Cazzo… - sibilò Kiyota, mentre Hanamichi imprecava contro di lui.
Mentre le due Scimmie cominciavano a menarsela, Fujima scambiò un’occhiata con Maki e Sendo in panchina; quello era un fallo autoindotto da Haranobu.
- Dannato mi hai imbrogliato! – Sbottò la Scimmia, ma Seiji lo interruppe, difendendo il loro Playmaker – Sei tu che non hai l’equilibrio!
- Che?!
- Ok, piantatela! – Se ne uscì Kaoru, trascinandosi Aki per i capelli.
- Questa potevi evitartela... - gli sussurrò la Guardia, ma il compagno scrollò le spalle - Io non ho fatto niente. Se lui è imbranato che posso farci?
I due tiri liberi di Aki centrarono perfettamente il canestro e il gioco ricominciò da Seiji che, veloce come un fulmine, passò a Kaoru il quale si preparò a tirare.
- Non segnerai! – Ringhiò quasi Kiyota, prima di saltare come se avesse le molle; la palla colpì il tabellone e fu Hanagata ad afferrarla e spararla come un proiettile verso Fujima.
- Vediamo di segnare! – Gridò, cercando di incoraggiarli; si girò, ma si ritrovò Aki piantato in faccia. - Bene… - ghignò, ma l’altro non batté ciglio, limitandosi ad attaccarsi come una seconda pelle.
Dannazione se era soffocante! Pensò il Playmaker-allenatore, prima che, incredibilmente, Aki gli rubasse la palla.
- Fujima! – Urlò Akagi dalla panchina e persino Rukawa sembrava lievemente colpito dall’evento; non che ‘Mister Perfezione’ fosse davvero perfetto, ma vederlo perdere palla era sempre impressionante.
- Dannazione, Hanamichi! – Gridò Fujima, ma il rosso non se lo fece ripetere due volte: con la sua faccia da maniaco si parò davanti la piccoletto che lo fissò, inarcando un sopracciglio – Che bestione… - mormorò dal basso del suo metro e sessantanove.
Con un compagno di squadra come Miyagi, Hanamichi avrebbe dovuto essere abituato a non giudicare in base all’altezza, ma gli organismi monocellulari non sono capaci di ragionamenti complessi, come pensarono tutti i suoi compagni poco dopo, quando si fece soffiare la palla.
- Sei un idiota! – Gli gridò Mitsui, passandogli accanto.
- Brutta stronza, fottiti! – Replicò quello, ma venne zittito da un punto da tre di Kaoru.
Il punteggio salì a 60 contro i 57 del Kanagawa e i soliti decerebrati cominciarono a svalvolare, così Fujima pensò bene di richiamarli a base prima che si spezzassero l’osso del collo tra loro.
In panchina l’aria era particolarmente allegra, soprattutto con la Scimmia in crisi di identità e l’idiota in vena di prediche.
- Vecchia scorfana, non sfottermi che tu stai facendo schifo! – Sbottò, rivolto ad un Mitsui spalmato accanto a Jin.
- Cosa? Ma se ti fai fregare come un imbecille! – Ribatté quell’altro cretino.
- Ok, calmatevi… - si aggiunse timidamente Jin, prima di perdere sette vite a causa dello sguardo del rosso.
- Hanamichi! Devi piantarla! Sei il primo a sbagliare e… - cominciò Akagi.
- Che cosa?! E lui? – Lo interruppe, indicando Kiyota – Lui ha fatto una marea di falli ed è perfettamente inutile!
Ovviamente, mai che imparasse a tapparsi le fauci, prima di fare danni… Kiyota sbuffò, poi lo fissò – ‘fanculo, Sakuragi. Sono inutile almeno quanto te.
Ora, che lo mandasse al diavolo era pure normale, ma che lo chiamasse ‘Sakuragi’ e in modo serio anche, era indice di un colpo in testa bello forte.
- D’accordo basta – interruppe scocciato Fujima. – Sentite ho provato a capirvi, davvero, ma non voglio avere problemi solo perché voi non sapete controllarvi. Kiyota tu esci, Rukawa entra al posto suo – sentenziò.
Più o meno tutti, Maki e Sendo compresi, lo fissarono come stoccafissi e Kiyota più di tutti, trattenendo il respiro; poi, senza una parola, si alzò – Vai – fece, rivolto a Rukawa, che non si mosse: credeva di aver capito il problema della Scimmia e di certo non voleva avercelo sulla coscienza, se si fosse buttato a mare. Lanciò un’occhiata a Jin, poi inarcò un sopracciglio – No. Avevamo detto che avrei riposato, quindi non mi muovo.
Fujima batté le palpebre – Cosa?
- Quest’idiota… - cominciò Rukawa, indicando Kiyota, - Ha un problema con il campo e deve risolverlo lì, senza rompere l’anima a noi altri.
Frase lunga, complessa, tutta d’uno fiato.
Jin sorrise all’Ala, poi guardò l’amico – Ha ragione, che ti costa farlo rimanere per altri dieci minuti? – fece a Fujima.
La Scimmia lo fulminò con lo sguardo – Non ho bisogno dei difensori. E sopratutto non di te – sbottò, guardando Rukawa, che si alzò – Echissenefrega di difenderti. Non ho voglia di giocare, punto e basta.
- Ragazzi che succede? – Domandò Isao, dall’altra parte.
Prima che scoppiasse qualche rissa delle loro, Akagi li afferrò – Statemi a sentire. Non voglio assolutamente che facciate le bestie davanti a lui! Vi è abbastanza chiaro? Kiyota va in campo, Rukawa torna a sederti. E tu, deficiente, vedi di fare almeno mezzo punto! – Sbottò, poi li rispedì ai loro posti a calci.
- Scusa se ti ho scavalcato Fujima, ma sono abituato con questi idioti… – fece poi il Gorilla al Playmaker che sbuffò – Figurati.
L’aria tesa di poco prima, però, non riusciva a dileguarsi e, all’ennesimo sbaglio, Mitsui ebbe la mezza idea di sparare a quei due imbecilli che gli avevano fatto perdere la concentrazione.
- Cazzo! – Sbottò, cercando di marcare Seiji; quei bastardi avevano messo la quarta.
L’Ala piccola degli Icha cercò invano di scrollarsi di dosso il Teppista, poi decise di provare a passare, tirando alla cieca. Guarda caso, quel rompicoglioni di un Playmaker passava proprio da quelle parti; cominciava a pensare che leggesse nel pensiero a tutti i suoi compagni di squadra.
Aki si mosse velocemente verso la metà campo avversaria, poi Hanamichi gli si parò di fronte - Aha! Eccoci qui...
Il Playmaker non gli diede il tempo di perdersi nei soliti vaneggiamenti e si spostò a destra, dove Kita gli "rubò" la palla.
- Hai sbagliato persona mi sa, Sakuragi... - gli fece ironico e il rosso andò a fuoco - Dannazione... vieni quii! - Urlò a Kita, mentre gli correva dietro come un fulmine.
- Oh, cazzo... - mormorò quello, per poi levarsi dai coglioni passando a Kaoru.
- Con me non la spunti. - Ghignò la Guardia, ma si ritrovò Mitsui davanti - Infatti il tuo avversario sono io.
Kaoru sorrise - Meglio così... - borbottò cominciando ad avanzare.
Mitsui riuscì a tenergli testa, anche se con 'qualche problemino' di forma, esempio a caso le fitte al ginocchio. Troppo allenamento tutto insieme, dannazione.
Purtroppo si era ormai abituato ai piccoli dolori di sottofondo che si spandevano da quella dannata rotula, però alle volte il dolore forte lo paralizzava e lui perdeva le occasioni. Questa volta si ritrovò ad osservare quel maledetto dell'Ichihara saltare di fronte a sé, senza che potesse fare qualcosa, come saltare: i piedi non volevano lasciare la sicurezza della terraferma.
Akagi dalla panchina smadonnò, alzandosi - Mitsui ha qualche problema... - sussurò, mentre Miyagi tratteneva il respiro.
In campo, la palla da tre finì fuori e, per riscattarsi, Mitsui scattò a prenderla. Le fitte si erano attutite e lui non poteva più permettere che quell'incidente gli rovinasse la vita, a costo di morirci in campo. Afferrò la palla, riuscendo a staccare più avversari, e lanciò a Fujima che segnò.
Akagi tornò a sedersi, mentre Miyagi respirava - Era un falso allarme - fece, sollevato. Ma il Capitano era tutto meno che convinto e continuò a fissare la sua Guardia, accigliato.

Intanto, Hanamichi continuava la sua campagna personale contro Isao, con il risultato di volare a terra per la seconda volta in un giorno.
- Cazzo... - borbottò, poi si ritrovò la mano del Centro pizzata in faccia - Scusami, Sakuragi. Una mano? - fece quello, amabile.
- No, grazie - ringhiò il rosso, saltando in piedi, poi guardò il canestro: non riusciva a segnare e, quello che era peggio, non riusciva a superare quella barriera umana. Stringendo i pugni per la rabbia contro se stesso, si allontanò verso la metà campo, mentre Kaoru gli si parava di fronte.
- Non te la prendere. Isao è il Centro della nostra prefettura; perfino Akagi ha mille problemi con lui e tu non sei nemmeno nel tuo ruolo. Non è il tuo campo.
Glielo disse senza cattiveria e con un sorriso, quasi per confortarlo, ma non conosceva bene Hanamichi Sakuragi. Purtroppo per lui, il suo difetto principale era che non riconosceva la realtà, a meno di non sbatterci il naso contro.
- Ci riuscirò - disse dopo un pò e la Guardia lo fissò - Se lo dici tu... - mormorò, prima di afferrare la palla.
Dopo qualche finta, Kaoru riuscì a smarcarsi e a tirare con una parabola perfetta.
Se non riusciva a battere lui, figuramoci il loro giocatore migliore, si disse il rosso con stizza; stranamente Kaoru non disse né aggiunse un 'te lo aveva detto': quei tizi dell'Ichihara erano davvero troppo... disgustosamente buoni.
Un fischio li richiamò verso Fujima a terra e Aki di fronte a lui. Il fallo era contro Fujima.
Ok, erano tutti buoni tranne il loro Playmaker.
Questo allungò la mano verso Fujima, che a differenza di Hanamichi la prese - Grazie.
- Scusami... non ti ho visto - fece con la solita inespressività Aki.
Ovviamente era palesemente improbabile che non lo avesse visto, infatti Fujima esitò per un istante, fissandolo - Certo. Può capitare - rispose, calcando sull'ultima parola.
Mentre il loro Capitano andava a fare i tiri liberi, Isao si affiancò ad Aki - La pianti di fare casini?
Il Playmaker rispose, continuando a camminare - Dovrò pur divertirmi... almeno faccio qualcosa... - insinuò.
Isao si accigliò - Qual'è il tuo problema?
Aki si fermò a guardarlo - No, il TUO problema è che dovresti giocare di più, Capitano - lo accusò, marcando sul 'Capitano', per poi allontanarsi.

Sulla linea dei tiri liberi, c'erano varie scuole di pensiero: chi pensava che doveva prendere una dannata palla o era meglio darsi all'Ippica e chi, invece, temeva di spiaccicarsi al suolo perché avrebbe sicuramente perso una gamba.
Mitsui fissò Hanamichi di fronte a sé e ghignò: si sentivano nello stesso, identico modo e forse anche la Scimmia del Kainan provava le stesse cose: erano sotto esame. Essere lì, a giocare con una delle squadre del torneo, sotto gli occhi di 'quelli che ce l'avevano fatta'... era come una sfida. Come a dire: voi che vi vantate tanto, vediamo se siete davvero così capaci.
Bé, lui lo era. E non perché era un ex MVP, o perché ai suoi tempi era bravo; aveva superato cose che quegli altri lì nemmeno potevano immaginare e doveva sfruttarlo al massimo.
Anche Hanamichi lo era. Dannazione a lui, sotto quell'aria da pallone gonfiato perennemente idiota, c'era forse uno dei migliori giocatori di Kanagawa, anche se non glielo avrebbe mai fatto notare; probabilmente però, Isao non era il rivale adatto a lui. Non in quel momento.
E la Scimmia... la Scimmia viveva nell'ombra ingombrante della sua squadra e del suo Capitano; con Maki in campo, nessuno di loro era mai abbastanza bravo e preparato.
Fujima e Hanagata, poi, erano i decaduti. Quelli passati da 'seconda squadra di Kanagawa' a 'riserve i Kanagawa', almeno per gli altri; tutti loro sapevano che erano tra i giocatori migliori. Fujima era forse il miglior allenatore che una squadra mista come la loro potesse avere e un Playmaker eccezionale, secondo solo a Maki.
Quando tirò, non ci fu bisogno di prepararsi a saltare, perché Fujima fece centro perfetto per due volte di seguito; ma era prevedibile: non sbagliava due volte si seguito in una partita.
Subito dopo venne il fischio e la fine del primo tempo con un punteggio di 70 a 68 per l'Ichihara.
Ognuno, con il proprio carico di rabbia repressa, si andò a spalmare smadonnando o calciando cose lungo il tragitto.
Akagi gli diede il tempo di sedersi, poi lo afferrò per i capelli - Spiega - fece semplicemente a Mitsui, ma questo gli piazzò il medio sul naso - Non rompere, Gori.
Il Gorilla in questione ghignò e rafforzò la presa - Forse non mi sono spiegato bene... se non mi spieghi cosa è successo, tu in campo non ci torni - gli ringhiò contro.
- Sei un fottuto ricattatore - si lamentò il Teppista, poi sbuffò, si guardò intorno e gli si avvicinò - Ho di nuovo le fitte al ginocchio - gli sussurrò.
Akagi si accigliò - Quali fitte? L'ultima volta erano innocue.
Mitsui sospirò - Parlo di quelle di due anni fa. Quando sono caduto di nuovo.
- Ah, dici quano sei stato così imbecille da tornare a giocare dopo sole due settimane? - lo prese in giro il Capitano, poi continuò seriamente - Lo sai che al ritorno farai tutti gli accertamenti e non metterai piede in palestra fino a quando non sarò sicuro, vero?
Mitsui lo fissò, rabbioso - Lo so. Faccio questo da tre anni, Takenori. Ma ora devo giocare.
- Guarda, Hisashi, che il ginocchio non pensa mica a te. Se si rompe, si rompe.
- Se si rompe. mi taglierò la gamba - promise Mitsui, - Ma ora giocherò, devo.
Oltre al Teppista, anche gli altri parevano avere non pochi frullamenti: Maki ad esempio cercava, invano, di cavare le parole di bocca a Kiyota, ma quell'idiota si limitava a belare un 'sto beeene'.
- Non raccontarmi palle, deficiente. Qual'è il problema? - Si stava incazzando Maki.
- Niente, sei sordo?
- Tu non fai mai falli tecnici, Nobunaga. Quindi vallo a dire a chi non ti conosce da anni!
Jin pensò bene di intervenire, anche perché l'ultima volta che Maki si era infuriato seriamente con Kiyota, avevano dovuto chiamare la Guardia Nazionale.
- Quello che vogliamo dire, e che ti conosciamo abbastanza per preoccuparci se chiami Hanamichi: 'Sakuragi', ad esempio - provò la Guardia.
Kiyota li fissò entrambi - No, voi non potete capire - fece alla fine, alzandosi. Poi scorse Hanamichi spalmato sull'altra panchina - Rompono anche a te? - Gli chiese.
- Già. Non capiscono che qui il problema non è la partita - aggiunse Hanamichi.
Kiyota si sedette accanto a lui - Probabilmente sono troppo impegnati per capire. Noi siamo solo i tappabuchi rompiballe.
- No, siete due idioti - se ne uscì Miyagi, seduto tra Hanamichi e Rukawa. - Ma vi sentite quando parlate? Siete patetici.
Detto questo, i due partirono in quarta.
- Stammi a sentire, razza di imbecille... - cominciò la Scimmia, mentre l'altro idiota gli dava corda.
- No, statemi a sentire voi... questa cosa dei 'Best' vi sta mandando all'aria il cervello. Nelle nostre squadre abbiamo un ruolo, che tutti considerano importante qui. Se non siamo stati scelti nei Best, i motivi sono altri.
- E voi li conoscete anche. - Si intromise Sendo, - Andiamo, non prendiamoci in giro. Mitsui ha buttato due anni della sua vita, Miyagi uno, e voi due siete due matricole...
Manco a dirlo, quei due indicarono la Volpe malefica dietro al Tappetto.
- Che volete? - Sbottò la Volpe in questione e Sendo sorrise - Non vi togliete mai il vizio, eh? Di guardare gli altri intendo... siete due stupidi. Ognuno ha un proprio tempo per tirare fuori le qualità; non dovete forzarvi, pensando a chi è riuscito prima di voi. E poi, insomma, Hanamichi tu giochi da quattro mesi e tu Nobunaga da tre anni...
Bel discorso e belle parole ma, francamente, essere considerati invidiosi proprio davanti alla Volpe, che in realtà meno di così non poteva fregarsene, era troppo.
- Grazie Sendo. Ma ci arriviamo da soli - grugnì Hanamichi.
- Già - fece eco Kiyota ed entrambi si alzarono.
- Che teste dure... - mormorò Sendo, - perché non dici qualche parola pure tu? - Sbottò a Rukawa che gli lanciò un'occhiataccia - Sono cazzi loro. Sei tu che ti intrometti.
- E pensare che non sono nemmeno i miei compagni di squadra. Sono cose che dovresti fare tu come loro compagno.
Miyagi cominciò a sganasciarsi - Rukawa è nello Shohoku per errore, Sendo! C'è perché dev'esserci!

Nella panchina dell'Ichihara, Aki aveva messo in funzione i suoi 'appunti mentali' - La loro Guardia ha qualche problema alle gambe, bisogna solo dargli fastidio il più possibile.
- E tu come lo sai? - Si accigliò Isao.
- Gioca in modo troppo altalenante. A volte è un mostro, altre volte non riesce ad alzarsi da terra. Seiji?
- Ci penso io, sì.
- Seiji, non voglio scorrettezze è chiaro? - Sbottò Isao e il compagno annuì.
Aki ghignò - Come sei magnanimo...
- Akiii! - Lo interruppe con un'occhiataccia il Capitano.
- Sì, sì, come vuoi tu... Quel tizio rosso, vuole giocare solo con i migliori della squadra che abbiano le stesse capacità. Perciò cerca te, Capitano. Quindi sarebbe meglio se...
- Giocasse con me. - Aggiunse Kita, - Dopotutto sono il meno esperto e meno bravo in questo senso.
Aki scrollò le spalle - Ok.
- Hai qualcos'altro da dire anche a me? - Chiese ironico Isao, poi sospirò - D'accordo... e tu occupati del Playmaker.

- Miyagi, entra tu - fece Fujima.
Miyagi lo fissò - Finalmente.
- Oddio, siamo circondati dagli imbecilli dello Shohoku!- Se ne uscì Kiyota, prima di ritrovarsi una scarpa tra gli occhi.
Miyagi cominciò a sgranchirsi le gambe - Voglio proprio giocare un pò... ehi, vedete di non rompermi le balle - sbottò, sopratutto alle due Scimmie.
Intanto Mitsui si alzava, colpendo il parquet con la gamba - Mi sembra apposto... - sussurrò, poi urlò - Tappetto mi mancavi in campo!
- Mitsui, avvisavi se ci sono problemi - mormorò Akagi, - Mi inventerò qualcosa che non sia il tuo ginocchio spappolato...
- Grazie, Gorilla.
Quando l'Ichihara tornò in campo e Aki vide Miyagi sul parquet ghignò - Fuori uno - fece e neanche a voce tanto bassa, osservando Fujima.
La partita ricominciò con la palla in mano a Seiji che la perse quasi all'istante - Cazzo!
Mitsui palleggiò per un pò, poi passò a Miyagi - Con metà Shohoku in campo, non possiamo perdere... - mormorò; nonostante Fujima fosse più bravo, Ryota si incastrava di più con tutti loro.
Miyagi prese la palla e cominciò a correre - Kiyota! - Urlò, passandogli la palla. La Scimmia la afferrò, per poi trovarsi contro Kaoru; riuscì a smarcarsi per poi passare nuovamente a Miyagi - Guarda un pò chi si vede... - mormorò, trovandosi di fronte ad Aki. Lottarono per qualche secondo, poi Miyagi riuscì ad avere la meglio, correndo verso il canestro dell'Ichihara.
- Però, bravo Tappetto! - Esultò Hanamichi, prima di ritrovarsi la palla in mano - Eh? - fece battendo le palpebre.
- Scemo, non distrarti! - Lo richiamò il compagno.
- Sì, scusa! - borbottò il rosso, prima di palleggiare come un folle verso Isao. Voleva dimostrare che l'unico motivo per il quale non era tra loro era il periodo relativamente breve dei suoi allenamenti. Hanamichi gettò un'occhiata alla Volpe in panchina: sopratutto, doveva dimostrare a lui che era davvero migliorato. Ignorando totalmente Mitsui che si sgolava alla sua destra, spiccò un salto, imitato anche da Isao; con una certa rabbia, riuscì a trascinarselo fino al canestro e a segnare con un dunk.
- Sì! Aha sono un genioo! - Cominciò a starnazzare, poi guardò verso la panchina per rompere le palle a quelle dive dei suoi stivali, ma, come ad un segno convenuto, si girarono tutti da un'altra parte.
- Bastardi... - borbottò come una teiera.
- Bel canestro, Hana!
Il rosso si girò come fulminato, guardando con le lacrime agli occhi il nuovo 'amore' dela sua vita - Grazie, amico! Sei l'unico che capisce! - Svalvolò verso Miyagi, togliendogli il respiro.
- Ricordami di non farti mai più un complimento... - fece il Tappetto, cercando di scrollarselo di dosso.
- Ehi, piccioncini! Mi dispiace disturbarvi, ma qui c'è una partita in corso! - Grugnì Mitsui, tirando la palla ad entrambi; se Miyagi fu abbastanza veloce da scansarla, Hanamichi la prese in piena faccia.
- Bella presa! - Ghignò Mitsui.
- Stronzo!
- Bé, così impari a perdere tempo! - Replicò la Guardia, mentre il Tappetto cercava di riprendere la palla.
In panchina, Akagi ebbe la mezza idea di buttarli tutti a mare - Ma che razza di imbecilli perditempo...
- D'accordo Akagi, non farti venire un infarto... - mugugnò Miyagi, per poi partire alla carica; a quanto pare Aki lo marcava 'one to one', perché se lo ritrovò addosso per la decima volta e, nonostante fosse famoso per le sue finte, quel dannato riuscì a fargliela.
- Grazie... - ironizzò il fantasma, per poi volare verso il canestro; riuscì a rompere le balle a tutti, per poi trovarsi di fronte ad Hanagata.
- Non ti lascerò segnare... - borbottò il gigante dello Shoyo che, fortuna sua, a differenza degli altri non vaneggiava al vento: fermò il tiro del Playmaker e al solito rimbalzo saltarono in quattro. Alla fine fu Kaoru a prendere la palla e passarla ad Isao che, a sorpresa, aspettava dietro tutti loro.
- Capitano!
Isao afferrò la palla e, senza alcuna esitazione, tirò segnando dalla linea dei tre.
A quel punto rimasero tutti con le mascelle a terra, tranne Akagi che sbuffò - Sembrava strano che il suo numero ancora doveva farlo...
- E quello da dove è sbucato?! - Se ne uscì Mitsui.
- Piantala e gioca! Hanamichi! - Cominciò a gridare Miyagi, dividendo un pò i ruoli a tutti. Nessuno se la sentì di replicare e seguirono i suoi consigli, per altro molto giusti. Kiyota andò a rompere i coglioni a Kita, così Hanamichi si ritrovò a fare quello che voleva fin dall'inizio; Aki fissò Hanamichi, poi Miyagi, domandandosi se lo avesse fatto apposta a cambiare ruolo ai suoi compagni, perché aveva intuito qualcosa.
- Allora... volevi sfidare me? - Domandò Isao alla solita Scimmia rossa che invece di parlare, sbritava. Il Centro dell'Ichihara sorrise, per poi cercare di superarlo con un paio di finte che, incredibilmente, Hanamichi riuscì a bloccare.
- Ehi, Hanamichi comincia a cavarsela bene... - notò Sendo, spalmato in panchina tra Jin e Rukawa.
- In effetti è parecchio migliorato rispetto a qualche mese fa - aggiunse Jin.
Rukawa pensò fosse meglio non rispondere: era stato il primo a notare i suoi cambiamenti, ma purtroppo era qualcosa di estremamente superficiale; era migliorato in precisione e velocità, certo, ma in quanto a 'carattere', quello da basketman... era un caso disperato. Avrebbe perso anche quella sfida, ne era certo.
Dopo qualche minuto e parecchi colpi all'aria, Isao superò facilmente Hanamichi e banda, per piazzare la palla in pieno canestro. Ormai l'Ichihara cominciava a prendere terreno con un risultato di 75 a 70, con conseguente tensione da parte dei decerebrati del Kanagawa.
La palla finì nelle mani di Aki che, per la verità, sembrava piuttosto scocciato; dopo qualche sbuffo, ripartì la gara con Miyagi: vedere quei due fulmini che cercavano di chiudersi l'uno l'altro era grande; Mitsui notò come entrambi erano bravissimi a non fare falli, nonostante fossero praticamente incollati. Poi Isao riuscì, con una finta, ad allontanarsi da Hanamichi e ad avvicinarsi al suo Playmaker.
- Idiota! - Urlò, senza riuscire a spostarsi a causa di Kaoru.
Quando la Scimmia rossa si decise a scollare il culo dalla sua posizione, Aki aveva ormai passato la palla al suo Capitano che correva come una gazzella a canestro. Ma non solo il fantasma degli Icha si era rotto le palle: quando Hanagata riuscì a bloccare il tirò di Isao, rivolse un'occhiata alquanto infuocata a tutti i suoi compagni -Allora, ce la diamo una mossa?!
Come per magia, la sua reazione sembrò risvegliarli da una sorta di trance e il primo fu Kiyota, che afferrò la palla per volare nell'altra metà campo.
- Lo fermo io! - Urlò Seiji, ma era molto più facile a dirsi che a farsi: correva come un matto, guardando solo il canestro. Per lui, giocare con loro era qualcosa di importante ma, contemporaneamente, frustrante; come se fosse sempre e costantemente sotto esame. Purtroppo, la Volpe aveva ragione: il suo problema era sul campo, era col basket. Senza quasi rendersene conto, si smarcò da Kita e schiacciò a canestro con un dunk che li riportò in partita.
- Bravo, Nobunaga!- Gridò Jin, mentre Rukawa gli grugniva vicino - Almeno si è svegliato quell'idiota...
- Ecco, lo vedi che quando ti ci metti qualcosa sai fare? - Gli gufò dietro Hanamichi.
- Vai a quel paese, imbecille. E pensa a quello che dovresti fare tu! - Gli sbottò contro e, mentre già cominciavano a scapigliarsi, Ayako segnalò un fallo di Kita su Mitsui.
- Ehi, quello già è come se non avesse una gamba! - Si arrabbiò il rosso.
- Grazie, idiota, se non volevo farlo sapere ora lo sa tutta Chiba! - Si lamentò la Guardia, mentre Kita lo aiutava.
- Scusami...
- Figurati... toglietevi che tira il genio! - Cominciò a pavoneggiarsi, mentre si posizionava al centro.
- Cos'hai la sindrome da 'Scimmia idiota'? - rimbrottò Miyagi, ghignando.
Mitsui gli mostrò il medio - Fatti gli affaracci tuoi, Tappo!
- Allora, ci muoviamo o stiamo qui tutto il giorno?! - Sbraitò Ayako.
Mitsui provò pure a scusarsi, ma gli svarionamenti appiccicosi di quell'imbecille del loro Playmaker con la sua 'Ayakuccia' glielo impedirono, così pensò bene di tirare; grazie ai due centri perfetti, il Kanagawa salì a 74, contro i 75 degli Icha.
- Yes! - Esultò il Teppista, alzando il pugno, - Aha! Vinciamo!
Aki lo fissò per qualche istante, accigliato, poi si girò a borbottare con Kaoru che annuì; tutto ciò non passò inosservato a Miyagi - Ehi, nuovo genio, sta attento a Kaoru. Quel tipo avrà in mente qualcosa...
Mitsui li guardò, poi ghignò - Certo, non preoccuparti.

Il gioco ricominciò e la palla andò a Miyagi che la passò velocemente a Mitsui - Bene, il vecchio schema Guardia- Play eh? - borbottò, poi cominciò a palleggiare verso la metà campo, con Miyagi poco dietro di lui. Ad un certo punto notò uno strano movimento al suo fianco e i capelli rossi di Kaoru, sparirono dal suo campo visivo; distratto, gettò un'occhiata indietro, ma Hanamichi lo richiamò davanti: Aki a braccia spalancate, gli bloccava il passaggio.
- Scambio di marcatura... bel piano, ma tu non puoi fare meglio... - disse al Playmaker, ma quello si limitò a fissarlo, come al solito: Kaoru giocava nel suo stesso ruolo, ma era poco agile nel salto e aveva notato che Mitsui giocava sopratutto di tiri da fuori area. Infatti, dopo qualche passo, la Guardia saltò e Aki saltò con lui, ma ben più in alto; riuscì a toccare la palla con la punta delle dita e, in più, si sbilanciò in avanti di qualche millimetro, riuscendo a fargli perdere l'equlibrio. Qualche passo più in là, Kaoru sospirò: Aki era un genio a causare falli; non pericolosi, ma comunque stressanti.
- Cazzo... - sibilò Mitsui, mentre rimetteva malamente i piedi sul parquet; aveva sentito un dolore alla caviglia e per un attimo pregò che il ginocchio non avesse subito sballottamenti. Fortunatamente sembrava apposto, ma la palla era finita fuori, tra le mani di Isao.
Il Capitano dell'Ichihara cominciò a correre, ma appena mosse un passo per seguirlo, Mitsui sentì che qualcosa non andava; trattenne il respiro e chiuse gli occhi: respiro profondo e piccolo passo, come diceva lo specialista; se il ginocchio avesse avuto altri problemi, avrebbe dovuto smettere, di questo era certo.
- Mitsui! - Gridò Miyagi.
La Guardia si fece coraggio e rubò la palla a Kaoru, passandola ad Hanamichi che... sembrava una macchia confusa; dannazione, aveva la vista annebbiata.
Intanto il rosso, grazie ai passaggi con quell'altra Scimmia, si ritrovò a poco dal canestro, quindi si fermò: non poteva andare all'avventura sempre e comunque; doveva anche tirare 'seriamente', provare almeno. Si fermò e sospirò profondamente: alzò le mani, piegò le ginocchia e saltò, tirando, ma la palla finì fuori, anche se riuscì poi a prendere il rimbalzo e concludere l'azione.
Tuttavia quel tiro che non riusciva mai a beccare era una sconfitta che gli bruciava la pelle.
- Dannazione...

In panchina ci furono vari sospiri all'unisono - Perché si deve perdere in un bicchiere d'acqua? - Borbottò Sendo.
- E' insicuro... - provò, gentile come sempre, Jin.
- E' idiota - aggiunse con solito tatto Rukawa.
- Ma la piantate?! - Rimbrottò Akagi, poi urlò - Idiota, muoviti!
Hanamichi sobbalzò, poi si affrettò a raggiungere Isao.
- Che gentilezza Capitano, i miei complimenti - fece sarcastico Maki.
- E quando ci vuole, ci vuole... che diavolo hanno tutti quanti, le paturnie? - Si lamentò, notando come in effetti sembravano tutti sotto depressione. Sendo li guardò accigliato - Credo abbiano molti più problemi di quello che crediamo...

Intanto il tempo scorreva e Ayako annunciò gli ultimi dieci minuti di gioco.
Fu Miyagi a rompersi i coglioni per primo: dopo aver ricevuto la palla da Kiyota, diede il via ad una vera battaglia con Aki, per poi finire con un tiro da tre che portò le riserve in vantaggio.
Le varie esultanze non fiaccarono il desiderio di quel Playmaker ti rompere le balle a tutti loro e, dopo una serie di azioni spettacolari con Isao, riuscì a piazzare un tiro formidabile da tre; guardò Miyagi e alzò un dito: Ichihara 78, Kanagawa 77.
Miyagi strinse i pugni: era un vero rompicoglioni e bravo per giunta!
L'ultima palla della partita era nelle mani di Kaoru e Mitsui aveva tutto fuorché l'energia di fermarlo.
- Cazzocazzocazzo... dannato ginocchio... - borbottava, mentre cercava di tenere il passo con l'altra Guardia, ma quello ebbe tutto il tempo di fermarsi, girarsi e passare al Capitano.
Isao, con la solita faccia da 'Sendo due', si sbatté allegramente le palle di Hanamichi che lo aspettava a braccia aperte, e passò ad Aki - Vedi di non farmene pentire! - Gli gufò dietro e quello sospirò, mentre si fermava a causa di Miyagi.
- Non molli la presa eh? - Gli fece il Tappetto.
- Neanche tu. Mi piace, ma non vincerete - assicurò con la sua faccia di bronzo, dopodiché fintò verso sinistra, tirando a Kita.
Kita che, in barba al mondo, riuscì a penetrare la difesa e segnando nello stesso istante in cui Ayako segnò la fine.
- Fine! Ichihara 80, Kanagawa 77! - Si sgolò Ayako.
- Dannazione! - Si incazzò Mitsui, seguito da tutti gli altri.
- Bella partita... - fece invece Hanagata a Isao che gli strinse la mano.
- Te la cavi - borbottò invece Aki, con il solito contorno di inespressività e allegria.
Per un istante a Miyagi sembrò Rukawa e gli venne quasi da sorridere: non poteva aspettarsi di più o di meglio - Grazie.
- Ehi Sakuragi! Tra un paio di anni, potresti prendere il posto di Takenori!
E Isao tirò la bomba. Più o meno tutti cercarono di zittirlo, ma ormai i potenti radar della Scimmia rossa avevano captato aria di pavoneggiamenti.
- Ohoho! Lo so! Sai, qui sono tutti invidiosi ma una volta ho battuto il Gorilla! - Annunciò tra lo stupore degli Icha e i borbottii irritati di tutti gli altri.
- Davvero? - Fece Isao, quasi colpito.
- Sì, sì. E loro che si vantano tanto! - Continuò, in brodo di giuggiole, accennando vagamente a Volpe, Tappetto e Teppista.
- Io lo ammazzo... - grugnì Mitsui.
Dopo qualche tentativo di omicidio, gli Icha se ne andarono tra i vari auguri di morte prematura da parte degli sconfitti.
- Secondo me, non sapete perdere... sfigati! - Li prese in giro Ayako, mentre si sedevano, o buttavano, sulla sabbia intorno al campetto.
- Non rompere! Sono loro che ci mettevano ansia! - Si lamentò Mitsui, mentre Akagi già puntava alla sua testa.
Più in là, seduto a riva, Hanamichi contemplava l'idea di affogarsi: non giocava da giorni, era costretto a guardare Volpe e Gorilla giocare in una prestigiosa Manifestazione dove lui non era nemmeno considerato e poi, appena tornava a giocare, faceva sì e no due punti.
- Cazzo... - Smadonnò, lanciando pugni sulla sabbia.
- Ehi, non vorrai farti battere anche dalla sabbia! - Esclamò Kiyota.
- Non rompere Scimmia, non è il momento - grugnì il rosso senza neanche guardarlo
Kiyota sospirò, poi si lasciò cadere accanto a lui - Ti capisco, sai? Sarà anche l'ultima volta che ti dico una cosa del genere, ma so come ti senti. Sentirsi... inutili, come se tutto quello che fai non possa portarti a nulla. Come se fossi destinato a guardare gli altri che vanno avanti, mentre io rimango indietro...
Hanamichi lo guardò, senza una parola: era la prima volta che riuscivano a dirsi due parole senza tentare di accapigliarsi e forse gli faceva pure bene; dopotutto aveva descritto esattamente come si sentiva lui.
- Io so solo che il basket... è la mia vita. - Riuscì solo a dire Hanamichi.
- Nobunaga, posso parlarti? - Li interruppe Jin ,avvicinandosi ai due ragazzi.
Kiyota sospirò - Ok. Ci vediamo dopo, idiota.
- Ciao, Scimmia... - replicò Hanamichi, con una pacca sulla spalla.

Dall'altra parte, Mitsui e Miyagi stavano decidendo per un bell'incontro di lotta libera.
- Non rompermi le palle, non sono cazzi tuoi! - Stava dicendo per la decima volta il Teppista.
- Ah bene! Allora vaffanculo, razza di idiota! Se non sono affari nostri che diamine ci stai a fare in una squadra di basket?! - Sbottò allora Miyagi.
- Senti, sto benissimo, non mi vedi? Guardaa!
Mitsui cominciò a saltellare e il Tappetto si porto una mano in faccia, pensando che probabilmente si era ubriacato - Ok, non mi interessa un cazzo. Spappolati la gamba se preferisci, ma non venirmi più a dire niente, grazie - borbottò furioso, dandogli le spalle.
Mitsui sospirò, facendosi serio - Ah... aspetta scemo... - lo richiamò, spalmandosi sulla sabbia. - Mi spiace ok? E' che... cazzo se è di nuovo questo dannato ginocchio, mi spieghi cosa ho fatto io in questi due anni? Dannazione, quel dannato, stupido errore mi perseguiterà a vita! - Si lamentò, portandosi tutte e due le mani nei capelli.
Miyagi gli passò una mano sulla spalla - Cosa dice il medico, scusa?
- Che un dolore rimarrà sempre... che è qualcosa che non andrà mai via del tutto. E' inutile: non posso spingere più di così, meglio che mi metta l'animo in pace.

Quella era la giornata 'da confessionale' a quanto pare, pensò Kiyota, mentre Jin lo osservava accigliato - Non hai proprio niente da dirmi?
- Oh Jin, non rompermi. Lo sai qual'è il problema, ne abbiamo già parlato...
- Non puoi farti una colpa per questo! Sei ancora alle prime armi, non è ancora il momento...
Kiyota rise - Queste cose me le ha già dette Sendo, però se non ti dispiace, sentirlo da persone che sono nate con il 'talento' mi scazza. Cazzo, io non sono nato con nessuna capacità particolare, e il mio tempo? Quale dannazione sarebbe il mio tempo?
- Andiamo Nobunaga, lo sai cosa ho dovuto sopportare per diventare bravo. E hanno ragione molti a dire che io sono bravo solo come Guardia. Non ho la capacità di Sendo o Rukawa o Maki di giocare in vari ruoli, ma ho solo i tiri da tre. Senza quello, non sarei dove sono ora, quindi alleno al meglio questa mia capacità. Tu dovresti ricordare di essere il miglior saltatore del Kainan, e anche il miglior palleggiatore; sviluppa queste capacità, invece di perdere tempo a discutere con Rukawa o Hanamichi.

- Non so e ridere o meno di questa cosa... - borbottò Ayako, - Insomma stanno crollando... - sussurrò, osservandoli. Vedere la distruzionedi Mitsui era stato orribile, ma vedere una rocia come Hanamichi crollare, lo eraanche di più. Semplicemente, c'erano persone che non potevano farlo.
- Sono cose che si portano dietro, non credo si possa fare granché, se loro non decidono di cambiare atteggiamento... - aggiunse Fujima, accanto alla ragazza
- Sì, dopotutto tu lo hai cambiato no? - Rincarò Maki e i due si scambiarono un'occhiata gelida.
- Mah... io continuo a credere che si facciano troppi problemi - si inserì Sendo, appoggiando il mento alla mano, - Si complicano la vita.
Rukawa al suo fianco pensò bene di evitare l'argomento 'sconfitta contro Akira Miasame' e si alzò, la lattina vuota in mano.
- Dove vai? - Gli chiese il solito rompicoglioni.
- A sistemare una cosa - rispose scazzato, prima di allontanarsi verso 'l'allegra brigata'; nel tragitto prese una palla che tirò opportunamente sulla testa di Kiyota, mentre la lattina vuota viaggiò fino alla testa di quell'altro squilibrato.
- Volpe! - Urlarono all'unisono.
Che bello quando lo chiamavano in coro, pensò sarcastico Rukawa, poi si preparò all'assalto delle due Scimmie.
- Ti si è frullato il cervello?! E per un volta che non rompevo io i coglioni a te! - Sbottò Hanamichi.
In effetti non aveva tutti i torti, ma ormai che era fatta... afferrò la palla che aveva la Scimmia in mano e la tese - Allenatevi.
- Che?
Rukawa inarcò un sopracciglio: oltre che pateticamente piagnucolosi, erano pure sordi a quanto pare - Se avete tanto fiato da sprecare per lamentrvi, potreste anche ammazzarvi di fatica qui in spiaggia, invece di fare la palle al piede.
I due babbuini si guardarono come a chiedersi cosa gli avessero fatto per farlo parlare tanto in una sola traversata, poi ghignarono: era un'ottima idea. Afferrarono la palla e si catapultarono in campo, cominciando più un incontro di lotta, che di basket. Alla fine pure Miyagi si aggiunse, trascinandosi Mitsui per i capelli.
Rukawa sospirò, sedendosi sulla sabbia - Almeno così non ammorbano.
- Come al solito, sei stato gentile Kaede. Cominci a preoccuparci... - lo prese in giro Jin.
- Non rompere. Si fanno problemi stupidi, e noi non abbiamo tempo di starli a sentire.
- Non inventare palle, questa è gentilezza Kaede, rassegnati! - Esclamò Sendo, anche lui accorso goioso a spaccargli i coglioni.
- Ehi Volpe! Noi due ancora dobbiamo sfidarci come si deve! - Sbraitò Hanamichi, ricordandosi all'improvviso di aver passato cinque giorni con il suo acerrimo nemico, senza averlo sfidato nemmeno una volta.
Rukawa sbuffò: perché dannazione non si faceva mai i cazzi suoi? Dio, stava peggiorando! Represse l'istinto di mandare tutto al diavolo - 'fanculo, idiota.
- Hai paura che il genio ti batta eh? Ohohoh ti capisco! - Cominciò ad andare fuori di testa quello e Rukawa quasi ghignò - Più che altro, mi dispiace farti fare la figura di merda dell'altra volta.
A quel punto Hanamichi si congelò e i tre cerebrolesi dello Shohoku cominciarono a ridere.
- Ti odio, diva dei miei stivali! Vieni a giocaree!
- Sei noioso e ripetitivo - fece annoiato Rukawa, poi si alzò per andarsi a spalmare tra Ayako e Akagi.
- Beati loro, almeno si fanno una vacanza... - stava borbottando il Gorilla, poi guardò Ayako - Dobbiamo giocare contro lo Shiroi di Eiko Hisae.
- Già e tremo solo all'idea di cosa combinerà quella pazza furiosa... e, se non sbaglio, qualcuno qui ha ricevuto una sfida? - Fece, adocchiando Rukawa, che si girò dall'altra parte.
- Sempre il solito caprone... - mugugnò la manager, poi si alzò - Ehi, se avete finito di schiantarvi, dobbiamo andare! - Gridò, mentre Hanamichi sollevava praticamente di peso Miyagi e Mitsui tirava la Scimmia per il parrucco che aveva in testa.
- Che razza di partita era, scusate? Io sono rimasto alla tripla di Mitsui... - stava dicendo Sendo.
- Cosa? No, no l'ultimo tiro vero era quello di Hanamichi! - Replicò Jin.
- Ragazzi, rinunciate... ve lo dico per la vostra sanità mentale... - borbottarono quasi all'unisono Maki e Akagi, mentre si avviavano verso casa.
Al Tempio, la situazione era ben diversa di quel che si aspettavano: nel campo sul retro, c'era l'intero Shiroi con allenatrice al seguito.
- Salve ragazzi! - Sorrise Eiko, mentre i giocatori si riscaldavano.
- Come è andata la partitella in spiaggia?
'Partitella'? Sì, in quell'istante si era guadagnata l'odio incondizionato di Scimmie e Teppista. Ayako preferì non peggiorare la situazione e si schiarì la gola - Che fate?
- Terminiamo gli allenamenti, per domani - spiegò l'allenatrice, - Oh, ma ovviamente dovrete allenarvi anche voi no?
- No. Siamo apposto. - Se ne uscì Akagi, mentre gli altri impallidivano - Piuttosto, non fargli venire nessuno stiramento.
Eiko ghignò - Ci proverò.
In quel momento, Kyuwa si avvicinò con tanto di bandana giallo canarino sulla tuta viola della squadra - Ehi, i ragazzi di Kanagawa! Come va? - Poi, senza aspettare risposta, continuò - Io scappo. Ho finito con gli esercizi...
- Ok, domani puntuale.
- Sìì! Ehi Scimmie, come va? - Sbottò poi ad Hanamichi e Kiyota.
Ha parlato. C'erano davvero troppo babbuini e primati in giro per il Giappone, pensò Mitsui quando quei tre cominciarono a sbroccare.
- Ragazzi! Com'è andata la sfida con gli Icha? - Domandò gentilmente Heiji, quando li vide.
- Meno chiacchiere, più lavoro - sbottò la sorella e lui alzò gli occhi al cielo - Scusate... - e poi continuò a correre in tondo per il campo.
A quel punto cominciarono a sentirsi tutti dei perfetti idioti, visto che non si erano allenati per niente, ma Akagi li dirottò sicuro verso l'interno.
- Allora, noi cinque dobbiamo discutere un pò di cose... che ne dici Fujima? - Fece il Capitano.
- Certo...
Decisero di unirsi tutti nel salotto, mentre gli altri sfigati se ne stavano al piano superiore a rompersi a vicenda.
Akagi e Fujima si sedettero tranquillamente in poltrona, ma Rukawa si spalmò sul divano per intero, mentre l'altro era occupato da Spaventapasseri e Jin.
- Rukawa vedi di non addomentarti all'istante! Segui almeno i primi dieci minuti... Allora, il problema fondamentale lì, sta in quello che loro sanno di noi.
- Già, Eiko Hisae è una grande osservatrice, conoscerà senz'altro molti punti deboli... - aggiunse Fujima.
- Potremmo esaminarli tutti... insomma nel Nara, il problema era una persona, qui è un'intera squadra... ci metterà sotto torchio tutti - fece Maki, appoggiandosi alla porta.
Jin sospirò - La Guardia è discreta, da quel che ho visto. Kyuwa è un abile marcatore.
- Chi potrebbe marcare?
'Maki', fu la risposta di Rukawa che tutti credevano in catalessi. - Dai discorsi di Hisae, Maki è il più probabile - spiegò la Volpe.
- Jin è una Guardia, lavora di esterno. Resta da vedere se marcherà te, Akagi, o Maki - mugugnò Fujima.
- E le Ali? - Chiese Jin.
Sendo sorrise - Delle Ali, penso bisognerebbe fare un discorso diverso... - borbottò, fissando Rukawa che, fortuna o sfortuna sua, non lo vedeva dalla sua posizione.
Akagi, però, lo vedeva benissimo - Mmm, ok Sendo... veditela tu... Credo sia da eliminare la strategia one to one.
- Sono d'accordo. Domani mattina ci alleneremo. Sveglia alle otto... Kaede capito? Kaedee - provò Fujima.
- Non proccupatevi, lo butto di sotto io - assicurò Sendo, poi gli altri si alzarono.
Lo Spaventapasseri rimase lì per un pò, con le mani incrociate sotto al mento, poi si alzò. Rukawa si risvegliò con un 'pop', quando si ritrovò una palla da basket sullo stomaco e mise a fuoco il viso di Sendo - Cosa?
- D'accordo, stammi a sentire. Ci alleneremo io e te, ora. E non voglio sentire discussioni.
La Volpe mugugnò per un pò, poi si strascicò all'esterno, seguendo quel rompicoglioni nel campo interno, in modo da non incorciare Heiji o Eiko Hisae o lo Shiroi al completo.
- Allora... - fece quello psicotico, chiudendo la porta, - Stavo riflettendo... quali sono i punti deboli fondamentali della nostra squadra? Akagi e Maki sono le nostre colonne e sono parecchio forti; l'unico problema sarebbe nelle marcature strette, quindi il one to one. Poi c'è Jin, Jin è fenomenale come Guardia, un pò scarso nel resto, ma se non si butta nella mischia va benone... Lo vedi? - Gli chiese.
Rukawa si limitò a fissarlo perplesso - Cosa?
Sendo sbuffò - L'intoppo, il problema! Andiamo, sei tardo eh? Il problema nostro e che siamo due Ali, DUE. Non una... capito?
Rukawa mugungnò, intuendo dove sarebbe andata a parare tutta quella pagliacciata e Sendo capì dalla sua faccia da omicida - Già. Gioco di squadra - disse, come se avesse detto 'condanna a morte'. Si levò la felpa, sbracciando la maglia, e gli tirò la palla - Non usciremo da qui, fino a quando non diventeremo una squadra come si deve.
Rukawa afferrò la palla, togliendosi la maglia: aveva la sensazione che sarebbe stata una serata molto, molto lunga.

N/A

Capitolo forse un pò corto, ma abbastanza complesso. Cercare di inspessire e approfondire così tanti personaggi è difficile, ma spero di stare riuscendoci almeno per metà. ^^
Partita più introspettiva, sui problemi delle 'riserve'; problemi latenti che in realtà tutti conoscono.
Il prossimo capitolo vedrà Shiroi e Kanagawa, quindi Heiji e Rukawa eccetera et eccetera. XD

Ora, un paio di avvisi:
sto pubblicando una raccolta di drabble su coppie shonen ai di Slam Dunk, molte delle quali prese d'ispirazioni proprio dalla Manifestazione. Saranno drabble che scriverò ad ispirazione, senza progetto, quindi a lunga scadenza.
Poi ho intenzione di scrivere una mini long fiction shonen ai (ebbene sì), sempre su Slam. I pairing e la storia non ve la racconto, ma vi dico che ci sono pairing tra i più amati e conosciuti, più un personaggio originale; sarà una storia più romantica e meno sportiva, quindi spero mi farete sapere cosa ne pensate.
Bon, ho finito.
Al prossimo capitolo!


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Capitolo 9
*** La Kitsune solitaria ***


La Kitsune solitaria


Se non avesse tolto da solo il braccio dalla sua spalla, glielo avrebbe tagliato, decise Rukawa, con le palle girate fin da primo mattino. Guarda tu se era normale passare l'intera nottata spalmato sul parquet di un campo... aveva la schiena a pezzi!
Senza sbattersene più di tanto, si alzò di scatto, mentre quell'altro si svegliò prima di schiantarsi con la testa sul pavimento - Eh? Ah, ci siamo addormentati?
Rukawa sbuffò - No - sbottò, sarcastico. Avevano sprecato la metà del tempo a rompersi le palle a vicenda e alla fine erano crollati.
- Che rompiscatole... dovevamo allenarci questa mattina, mi pare... - cominciò a dire lo Spaventapasseri, mentre Rukawa già se ne usciva. Si trascinarono in cucina, mentre i soliti due fannulloni se ne stavano a ciondolare e sbadigliare a più non posso.
- Ehi, dove diavolo vi eravate infrattati vuoi due? - Fece a mo’ di buongiorno Mitsui.
- Buongiorno anche a te, Hisashi - replicò Sendo, buttandosi sulla colazione.
- Lo sapete che Akagi vi taglierà la testa, vero? - Continuò Miyagi, mentre beveva il tè.
- Io taglierei altro, così è sicuro che se ne stanno buoni... - insinuò Mitsui, rischiando la morte quando Rukawa gli tirò il coltello dietro.
- Dove sono andati, piuttosto? - Domandò pacioso Sendo, come se non avesse sentito niente.
- Al campo in spiaggia. Sono partiti mezz'ora fa, se correte, magari vi seguite mezzo allenamento.
- Voi non venite?
Rukawa si accigliò - Una partita è abbastanza.
- Non fare l'acido, Rukawa. Prendi il tè! - Rimbrottò Miyagi, piazzandogli la tazza sotto al naso.
- Sei simpatico come una iena, lo sai? - Sbuffò Mitsui, poi guardò l'orario - Mi sa che non vi conviene muovervi ormai...
Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, un tonfo seguito da un'imprecazione li fece sospirare.
- Mai che quei due facessero gli esseri umani normali... - borbottò Miyagi.
- Imbecilli come al solito... Ehi Scimmie, avete finito? - Si mise a urlare il Teppista, mentre quei due idioti si schiantavano sul campetto da basket.
- Da quando sono in quello stato? - chiese Sendo, osservando quello sfacelo.
- Più o meno due ore... sono terrificanti. Sembra più una lotta tra orsi che una partita decente! - Brontolò Mitsui.
Lo spaventapasseri sorrise e Rukawa pensò bene di squagliarsela prima che gli venisse in mente una stronzata delle sue; si sedette e affondò la testa nella colazione, tentando di finire il più velocemente possibile, a costo di strozzarsi.
- Ehi, Hanamichi... - cominciò, infatti, lo psicotico, - Cosa pensate di fare? - Domandò tranquillamente.
Quei due, che intanto erano impegnati a prendersi a morsi, lo fissarono come se avesse due teste.
- Ah, buongiorno eh? - Lo prese in giro la Scimmia.
- Che vuoi? - Sbottò invece il rosso, mentre Sendo usciva con palla alla mano.
- Beh, pensavo potremmo giocare un po’. Dopotutto noi dovremmo allenarci... - cominciò, mentre i due psicolabili s’incendiavano.
- Aha, sempre il solito pallone gonfiato! Vuoi giocare contro tutti e due? - Sbraitò Kiyota.
Quell'infame sorrise nel suo solito modo angelico - Se non sbaglio, l'ultima volta che abbiamo giocato in allenamento, tu e Kaede non è che avete fatto granché... - alluse, palleggiando.
Beh addio, pensarono Mitsui e Miyagi con un sospiro, mentre Hanamichi quasi si faceva partire le coronarie - Che? La colpa è di quell'incapace della Volpe! Ed io ho battuto anche il Gorilla una volta, quindi non darti tante arie! - Buttò al vento, mentre Mitsui gemeva.
- Ancora con questa storia? E' successo tre anni fa, rassegnati! Non hai più battuto nessuno dopo, manco quell'altra Scimmia lì! - Borbottò il teppista, uscendo anche lui all'esterno tanto per essere pronto a mettere la museruola a quella testa calda.
- Io ho un'idea... - mugugnò Miyagi, - che ne dite di una partita?
Quella era la volta buona che si strozzava, pensò Rukawa mentre si affogava col tè - Cazzo... - smadonnò, poi lanciò un'occhiataccia al Playmaker - Giocherete voi, spero.
Ovviamente nessun altro se lo fece ripetere due volte e accettarono, più che altro con l'illusione di poter battere Sendo.
- Ah, vincerò IO! - Cominciò a pavoneggiarsi Hanamichi.
- Rukawa? - Chiese Miyagi, ma l'altro si stava già alzando - No, grazie.
Come da copione, partirono le prime raffiche a vanvera sul fatto che avesse paura e menate varie; Rukawa inarcò un sopracciglio - Idiota, va al diavolo.
- Non fare la primadonna, Volpe, vieni in campo se hai il coraggio di vedere i miei grandiosi miglioramenti! - Ribatté il rosso, attaccando a ridere come un ossesso.
- Io in squadra con lui non ci sto - fece semplicemente l'Ala, prima di seguire con rassegnazione Miyagi in campo.
Dopo parecchie parole a vuoto e minacce, il Teppista fu costretto con le due Scimmie e già si stava frantumando i coglioni. - Ok, prima giochiamo, poi vi ammazzo - sibilò, quando quelli continuavano a lanciarsi insulti.
- Vecchiaccio, non puoi fare questi sforzi alla tua età... calmati... - lo prese per il culo Kiyota. Da lì alla distruzione ci mancò poco.
- Di solito, per quanto tempo vanno avanti così? - S’informò Sendo, con uno sbadiglio.
- Mitsui può andare avanti per un po’, quindi se non li fermiamo noi... - rispose Miyagi, ma la palla di Rukawa fece il suo dovere atterrando in testa alla Scimmia e spaccandogli l'osso del collo.
- Dannato Rukawa! - Cominciò ad abbaiare Kiyota.
- Senti, io a differenza tua non ho tutto questo tempo libero, quindi o giochi o sparisci - replicò quello, freddo come una lastra di ghiaccio.
Iniziarono a giocare e fu una partita MOLTO lunga. Il problema non era lo Spaventapasseri che saltellava per il campo come se stesse facendo un'allegra scampagnata, né Teppista e Scimmia che si passavano la palla stile rugby, ma quell’imbecille che continuava a tallonarlo manco fosse la sua ombra! Dopo l'ennesima volta in cui rischiava di perdere un occhio, Rukawa pensò quasi di mollargli una gomitata in un fianco, così tanto per prendere aria.
- Hanamichi! Devi marcarlo non appiccicarti come colla! - Sbraitò per la decima volta Mitsui, come se il campo fosse lungo trenta metri e non due metri scarsi.
- Non rompere Teppista! Scimmia passapassapassa! - Gridò di rimando il rosso, mentre Kiyota, più per esasperazione che altro, gli passava la palla.
- Aha! A noi due! - Esclamò l'esagitato, ritrovandosi un Rukawa accigliato e... sordo!
- Che cazzo urli a fare? - Gli intimò con suo solito tono da oltretomba, prima di rubargli la palla con facilità impressionante.
- Aaaah! - Hanamichi gli corse dietro, ma quello aveva già passato a Miyagi che aveva segnato.
- Hanamichiiii, dormi?! - Si sgolò Mitsui. - Oddio, io li ammazzo...
- Eh se sopravvivrai prima della fine... – gufò Miyagi, mentre gli passava alle spalle.
- Vaffanculo, Riyota - gli rispose allegramente mentre si trascinava Kiyota per i capelli. - Vediamo di chiarire... voi due siete Ali! Dovete giocare i-n-s-i-e-m-e! Tu marchi Miyagi, perché siete della stessa altezza, io Sendo. Hanamichi, tu marchi Rukawa, ma non è che devi spalmartici sopra! – Si spolmonò il Teppista per la venticinquesima volta.
- Sìsì abbiamo capito... - brontolò Kiyota, con l'aria di chi non aveva seguito mezza parola.
- E speriamo bene... - borbottò il Teppista, mentre Miyagi strepitava dall'altra parte del campo.
Senza preavviso, il Playmaker ripartì all'azione, trovandosi Kiyota appiccicato - Non passerai!
- Oh, puoi giurarci... - mugugnò il Tappetto, per poi superarlo.
- Ahh! Scimmia sei sempre il solito idiota! - Cominciò a fumare Hanamichi, ma Kiyota era già alle costole di Miyagi.
Però se era veloce, pensò il Tappetto, prima di farsi rubare la palla come un pivello.
- Ohoh! Non sottovalutarmi Miyagi! – Sogghignò la Scimmia, mentre passava a Mitsui.
Il Teppista era esaltato: non aveva mai giocato contro Sendo ed era davvero curioso di constatare di persona la sua abilità. Secondo Akagi, era un fuoriclasse e Gori non era tipo da dispensare complimenti a vanvera. Palleggiò per qualche istante, cercando qualche buco in cui infilarsi; Sendo aveva una tenuta del campo molto superiore a Miyagi. Dopo cinque minuti, riuscì a passare, tirando da tre. Niente, la palla si rifiutava di collaborare e rotolò allegramente verso la Volpe dannata che zampettò verso il canestro, segnando.
- Mettiti gli occhiali, imbecille! – Se ne uscì Hanamichi, beccandosi un sasso in piena fronte.
Dieci minuti dopo e si erano rotti allegramente le palle, ma mai quanto Mitsui che correva da una parte all’altra sgolandosi contro quei due muri di ottusità. Alla fine, “la squadra di Miyagi” era in vantaggio di sei punti e cominciava a rigirarsi la palla tanto per avere qualcosa da fare.
- Se non fate qualcosa, ci annoiamo… - cominciò Miyagi, mentre Mitsui si tratteneva dal staccargli la testa.
Kiyota smadonnò, poi gli rubò la palla, tirando alla cieca verso il canestro.
- Perché tiri così razza d’imbecille! – Gridò Mitsui, tirandogli un pugno in testa. Fortunatamente Hanamichi riuscì a beccare il rimbalzo, tanto per far finta di giocare, ma ovviamente Rukawa gliela strappò senza tanti complimenti.
- Madonna… - invocò Mitsui, poi a un certo punto, uscì dal campo sedendosi a gambe incrociate a terra.
- Che diavolo combini, Teppista? – Sbottò la Scimmia, ma quello si limitò a sbuffare come un toro inferocito. Tempo tre secondi, e Sendo lo seguì, sbadigliando.
A quel punto, le due scimmie diedero il massimo di loro, facendosi dare una sonora batosta da Rukawa e Miyagi che, incredibilmente, se la intendevano bene.
- Bene, mi sa che possiamo piantarla qui… - tentò il Tappetto e già si avviava con la Scimmia alle costole, quando Rukawa ricevette una palla in pieno stomaco.
- Hn? – Si girò trovandosi il ghigno di quell’idiota sotto al naso a fargli venire un mezzo collasso.
Una volta tanto, quella Scimmia Rossa sembrava quasi serio. Senza una parola, Rukawa cominciò a palleggiare e Mitsui a sbuffare come una teiera – Ora ricominciano… l’ho già vista questa… - borbottò, prima di alzarsi.
- Si sfidano? – Domandò Sendo e Miyagi si grattò la testa – Mah, Hana ci prova. L’ultima volta non è finita proprio bene…
Spaventapasseri e Scimmia rimasero a guardare, si stancarono, andarono a strafogarsi, arrivarono gli altri, andarono a cenare, ma quei due non accennavano a piantarla. Hanamichi era migliorato molto e riusciva se non a eguagliare, almeno a resistere contro Rukawa.
E lui… beh, aveva bisogno di sfogarsi.
Quando Hanamichi prese la palla al rimbalzo, lo fissò con occhi che mandavano bagliori. Non voleva pavoneggiarsi, non sentiva il bisogno di scherzare; voleva solo giocare, dimostrargli che era forte, come lui.
Si mosse verso sinistra e, con uno scatto fulmineo, la Volpe lo seguì, parandogli le braccia avanti; Hanamichi smadonnò, poi provò una finta verso destra ma, a quanto pareva, non era ancora bravo come Miyagi. Provò e riprovò, poi si fermò – Maledizionee! – Sbottò, preparandosi a lanciare la palla.
- Idiota – gli sibilò come al solito lui.
- Ruk-
- Zitto e ascolta – lo interruppe Rukawa, - Per una volta, ragiona e non perdere la calma. Se tiri alla cieca, perdi un’occasione.
Hanamichi represse la voglia di farlo tacere; ingoiò l’orgoglio per una volta e sospirò: riprese a palleggiare con in testa solo il canestro, come se di fronte a lui non ci fosse nessuno. Provò con un'altra finta, fallita anch’essa, poi saltò tirando. La palla finì dentro, senza che Rukawa avesse spostato i piedi da terra.
Dopo un primo attimo di meraviglia, Hanamichi lo guardò con rabbia – Non fare finta di non prenderla, Volpe! Non ho bisogno del tuo aiuto! – Sbottò, ma Rukawa gli diede le spalle – Tsk, idiota. Semplicemente non l’ho vista… - borbottò, per poi sospirare: guarda te se doveva far finta di non vedere una palla per fargli capire che era migliorato. E poi dicevano che era lui il cattivo.
Passò un’altra mezz’ora e Rukawa non finse più di sbagliare; non ce n’era bisogno. Senza starnazzamenti vari, quell’idiota giocava molto meglio e, sopratutto, con più serietà. Alla fine, quando vinse per 30 a 28, dovette ammettere che non era stato per niente facile.
La Scimmia Rossa stramazzò a terra respirando faticosamente – Uff, ho perso…
Lo disse come una costatazione, ma senza vergogna. Non si sentiva arrabbiato, né represso, ma con la stanchezza felice di chi ha dato il cento per cento. Detestava ammetterlo, ma la Volpe era un ottimo allenatore per lui: lo strigliava a dovere, era duro e inflessibile. E abbastanza carogna da spingerlo a lottare.
- Per poco – gli rispose lui, entrando; era stanco morto e non vedeva altro che un bagno e un letto. Peccato che in casa, ci fosse l’anarchia più totale.
Sendo e Maki, se ne stavano spalmati sui due divani, sbadigliando come leoni; Miyagi e il Teppista si ammazzavano sul telecomando della televisione, mentre, sulla poltrona, Fujima scompariva dietro la pagina del giornale. Rukawa grugnì, prima di dirigersi in cucina, alla ricerca di liquidi; ci trovò Jin che smanettava con il cellulare che aveva proclamato la resa e Akagi, che, invece, parlava nel suo con una “scema”, probabilmente sua sorella.
Quando entrò, il Gorilla gli lanciò un’occhiata, poi sbottò al cellulare – Ti dico di sì! – Poi si rivolse a lui – Rukawa, è vero che siamo pronti per stasera? Parla qui… - gli porse il cellulare e lui si limitò a mugugnare un candido – Hn – che portò Haruko a sfracellarsi al suolo dallo sgabello.
- E con questo, dovrei averla zittita per un bel po’… - borbottò Akagi, poi lo fissò come se fosse appena entrato – Tu devi riposarti! Che diavolo ti dice il cervello… allenarti con quello psicotico di Hanamichi?
La Volpe diede il meglio di sé, scrollando elegantemente le spalle, poi lo pianto in asso, trascinandosi al piano di sopra. Si spostò per inerzia verso il letto, evitando accuratamente di chiedersi perché la Scimmia stesse dormendo sul letto dello Spaventapasseri, e si addormentò all’istante.
Ma ovviamente la serata non era finita lì, Ayako e Eiko Hisae entrarono sogghignanti e stracariche come mule di buste.
- Ciiiibo! – Trillò Ayako e la mandria di bestie le raggiunsero, galoppando.
- Ayakuccia! – Fece esaltato Miyagi, provando ad abbracciarla ma lei gli ficcò tra le mani delle palle di riso e lui cominciò a sbavare su quelle.
Maki sospirò – Non è che vorreste mangiare come esseri umani normali, tanto per cambiare? Non so... una tavola, delle bacchette…
Così a suon di calci e morsi, si spostarono tutti verso la grande Sala e lì ci fu il solito macello di mani quasi tranciate e piatti volanti.
Eiko e Ayako, intanto, non la piantavano di ciarlare, e tutti gli altri mandavano di tanto in tanto sguardi perplessi. Dopo qualche minuto, Heiji Hisae fece il suo ingresso, meno ubriaco del solito. Anzi, forse era proprio sobrio.
Con i capelli neri legati, la tuta e borsone alla mano, li salutò amichevolmente, ma con qualcosa di diverso; forse nessuno avrebbe saputo dire esattamente cosa, ma stava di fatto che piombò un silenzio teso, rotto solo dalle due ragazze che meno di così se ne potevano fregare.
Il colpo venne a tutti loro, quando Hanamichi rientrò in casa trillando un – Ciao Heiji! – Che per poco non lo portava al linciaggio; fortunatamente per lui, se la svignò al piano di sopra a far compagnia a Scimmia e Volpe. Quello lì, poi, riusciva a ronfare a pochi minuti da una partita decisiva con tanto disinteresse, che Mitsui propose di provare a soffocarlo nel sonno, giusto per vedere se reagiva.
Dopo la cena, il Gorilla pensò fosse il caso di prepararsi e chiamare quei tre deficienti.
- Vado io! – Propose Jin, saltellando per le scale fino alla stanza di Rukawa e Sendo; dentro ci trovò una Scimmia arrotolata nelle coperte, che sbavava a tutto spiano.
- Nobu… - provò, sussurrando. – Nobu!
- No, no Jin, non si fa così! – Accorse in suo aiuto Hanamichi, prima di urlare con quanto fiato avesse in gola. Alla fine, non solo Kiyota si svegliò con un “pop” e una maledizione, ma anche Rukawa rovinò a terra a baciare la polvere.
- Vedi? – Fece gioioso il rosso, prima che Rukawa gli rifilasse un cazzotto in piena nuca.
- Stronzo! – Sbottò quello, ma la Volpe si limitò a trascinarsi verso il bagno – Così va meglio... – approvò, notando il rossore sul collo di quell’altro mentecatto.
Jin si limitò a restare in campo neutrale, svignandosela per le scale.
Finalmente, i primi superstiti in tuta “ del Kanagawa” si ritrovarono nell’ingresso e, manco a dirlo, si trattava di Akagi, Maki, Sendo e Fujima.
- Rukawaaa! – Latrò Akagi, mentre quel dannato si limitava a borbottare qualcosa dall’alto.
E pensare che quelle due anime dello Shiroi erano partiti mezz’ora fa!
- Vi avverto, se non siete qui entro tre secondi, vi spezzo le gambe! – Minacciò, mentre finalmente quelli si degnavano di muoversi. Mitsui e Miyagi strascinarono dal salotto, sbadigliando.
- Io non lo so… che ti sbatti a fare tanto… - rimbrottò Mitsui, mentre ad Akagi saltarono definitivamente le coronarie.
- Ok, andiamo. Tanto a ‘sto punto, possiamo vincere anche in tre.
Non finì di dire la frase, che Hanamichi e Kiyota volarono a schiantarsi ai suoi piedi – Oh beh, qualcuno che sta lassù esaudisce i desideri a quanto pare! – Ghignò, mentre quei due starnazzavano verso Rukawa che scendeva beato le scale.

L’arrivo allo stadio non fu migliore e addirittura Maki dovette scegliere i gruppi per i taxi, manco fossero una scuola elementare. Così, se Akagi dovette sorbirsi la Scimmia del Kainan con Hanagata, Maki si appioppò Teppista e Sendo, Fujima dovette spiaccicarsi tra Rukawa e quell’altra scimmia idiota e, per sua immensa gioia, mandò Miyagi a sbavare su Ayako col povero Jin messo di mezzo. Scesero rovinando dalle auto che mancavano dieci minuti, e corsero verso gli spogliatoi con il diavolo alle calcagna. Fortunatamente i veri titolari non erano casinisti come quelle riserve inutili! A suon di morsi, Akagi mandò quei rompiballe che gli saltellavano sui piedi in panchina e, intanto, quasi tirò per i capelli Sendo perché si muovesse.  
Alla fine si ritrovarono a bordo campo già spompati, mentre quei bastardi più Heiji Hisae dall’altra parte, sogghignavano paciosi e rilassati.
- Dopo questa, io vado in sciopero e li faccio fuori tutti… mi si perdonerà un filo di stress post partita, no? – Borbottò Akagi, mentre Maki e Sendo al suo fianco ridevano.
- Beh, magari avvisaci che quel giorno ce ne stiamo fuori portata omicida… - ribatté Maki.
- Io ti aiuto – grugnì Rukawa.
Al fischio dell’arbitro, cominciarono la partita con una bella atmosfera di tetraggine e una salutare aria da zombie.
In panchina, Ayako si sporse per guardare la panchina dello Shiroi: Eiko se ne stava a braccia incrociate a guardare Rukawa manco fosse sul letto di morte.
- Quella non mi convince… - borbottò a Fujima che sorrise – Neanche a me. Ma i ragazzi se la caveranno.
Mitsui sbuffò – Sempre che quell’idiota si applichi a giocare come in una vera squadra di basket, tanto per cambiare! – Sbottò, riferendosi alla Volpe.
In campo, Akagi e Kisame si stringevano la mano e tutti notarono, un filino preoccupati, che quello lì era più alto di Gorilla Secondo del Ryonan.
- E’ un gigante! – Se ne uscì Miyagi.
- Bah, Akagi ha una buona elevazione… - cominciò Hanagata.
- Sempre che la forza di gravità non lo spiaccichi a terra – concluse la Scimmia, tra i sogghigni generali.
Intanto l’altra Scimmia ammaestrata, o imbecille supremo che dir si voglia, si stava spaparanzando accanto al Tappetto con una riserva di cibo colante e sgocciolante; aveva lasciato una scia che manco una lumaca sarebbe stata capace di fare e già un paio di tecnici si erano sfracellati al suolo.
- Caprone, non si può mangiare sulle panchine! – Sbottò Ayako, ma il rosso se lo fece passare per l’anticamera del cervello e, a quanto pareva, anche gli altri che cominciavano a menare le mani per fregargli qualcosa.
- Ossignore, ripetetemi, perché ho accettato questa cosa? Perché non mi sono iscritta, chessò, allo Shoyo per esempio! – Se ne uscì la manager, mentre Miyagi si strozzava con tutto quello che aveva ingurgitato.
- Ayakuccia! Tu non puoi… - cominciò, scandalizzato, poi fortunatamente l’arbitro fischiò, risparmiando a tutti le sue lagne.
L’altezza tra i due centri era talmente squilibrata, che Kisame superava Akagi di mezzo braccio; la palla volò verso la Guardia Maoru che, sfortuna sua, si trovò di fronte Sendo che non gli diede il tempo di fare mezzo passo; palleggiò incontrastato per tutto il campo, quando Heiji gli strappò la palla, lanciandola a Fukida.  
Sendo fissò accigliato Rukawa, che intanto era marcato da quello psicotico di Kiyuwa, poi guardò Eiko in panchina: dopo tanto parlare di Heiji e Kaede, gli sembrava strano che non li avesse appioppati con una one to one. Scrollò le spalle, mentre si trovò a correre proprio con il compagno di squadra.
- Ehi Kaede, sta attento. Eiko a qualcosa in mente… - gli disse, ma Rukawa grugnì – Lo so – fece solo, poi venne bloccato dal gemello delle due scimmie in panchina.
- Tu non ti muovi – disse Kiyuwa, col solito ghigno da decerebrato, mentre la palla passava velocemente da Fukida a Maoru, che tirò dalla linea dei tre.
- Non così presto… - sbottò Maki, mentre tagliava la traiettoria della palla. – Sendo!
Lo Spaventapasseri si ritrovò di nuovo con palla alla mano, ma questa volta non fu il Capo squadra, ma Fukida a fermarlo. Si bloccò, cercando Heiji Hisae per il campo che, intanto, marcava Maki.
Ma che diavolo di marcature avevano quelli lì? Cambiavano ogni volta!
Decise di non preoccuparsi più di tanto e tirò verso Jin, che non aveva ancora toccato palla. La Guardia non fece in tempo a toccarla, che saltò tirando, così che Maoru non fece in tempo a fermarlo. Segnarono i primi tre punti della partita e lo stadio scoppiò in visibilio.
Non era facile, per niente.
In panchina, tranne quelli che si strafogavano, ossia quasi tutti, gli altri erano un pelo perplessi.
- Ma che stanno combinando? Non stanno mai fermi! – Sbottò Ayako.
Hanagata osservò il campo, dove tutti i giocatori dello Shiroi cambiavano, ad ogni giro di palla, le marcature.
- E’ come se non fossero decisi su chi marcare…
- Di certo Eiko non è così stupida… ma prima o poi dovranno fermarsi… - aggiunse Fujima, pensieroso.
- Già, ma così non fanno in tempo a capire con chi devono giocare! – S’inserì Mitsui.
In campo, intanto, Lo Shiroi aveva agganciato e superato il Kanagawa con due triple di Maoru e ormai gli altri non ci capivano un bel niente.
Sendo continuava ad essere marcato da tutta la squadra avversaria a turno, tranne dal Centro Kisame che serrava solo Akagi, mentre Rukawa ancora non toccava palla e già gli giravano le palle. Maki si ritrovò la palla in mano dopo un passaggio di Jin e pensò fosse anche ora quella povera anima della Volpe giocasse un po’; riuscì a smarcarsi da Fukida e tirò a Rukawa, che intanto era marcato da Maoru.
Solo quando toccò palla, accadde qualcosa di strano: Heiji, che stava correndo verso Sendo, deviò traiettoria e si avvicinò alla Volpe, mentre Maoru si spostò non di fronte allo Spaventapasseri senza avversario, ma a Jin. Lo Spaventapasseri in questione non fece in tempo a sentirsi abbandonato, che si ritrovò Kiyuwa a sorridergli in faccia.
Scambio di marcatura a tre, in pratica. Tutto, in due secondi netti.
Akagi, in fondo al campo, inarcò un sopracciglio, perplesso, e così Maki e Sendo; Rukawa dal canto suo, non si fregava più di tanto di quello che succedeva intorno a lui.
- Salve! – Esclamò Heiji Hisae, allargando le braccia.
- Hn – bofonchiò, sempre socievole, la Volpe. Dopo qualche secondo di occhiate torve, corse alla attacco cercando di smarcarsi, ma, essendo quello simile a lui nello stile, non gli fu facile. Anzi, alla fine Heiji riuscì a togliergli la palla, lanciandola a Kiyuwa.
In panchina soffocarono una risata alla faccia di Rukawa: una roba a metà tra la furia omicida e la forte antipatia, mentre in campo Sendo si occupava di un inaspettato Kiyuwa.
Ayako gli aveva detto che il suo gioco era molto pesante e veloce; però poco tecnico. Dopo un po’ di lotta, e conseguenti blateramenti della Scimmia rivale, lo Spaventapasseri riuscì a tirargli via la palla che, finalmente, toccò quella povera anima in pena di Akagi.
Nonostante vedesse poche palle, quasi tutte erano sempre a segno, e, infatti, il Gorilla schiantò a terra Kisame con un potente Dunk.
- Aha! B'avo ‘orilla! – Esclamò Hanamichi, con la bocca piena di cibo.
- Fai schifo, idiota! – Si lamentò Miyagi, spostandosi ad una distanza di sicurezza da lui.
- Tze, Gori va sempre a segno… - brontolò di malumore Mitsui.
- Su, non essere geloso… - se ne uscì Ayako, sogghignando, mentre lui la guardava male.

Il primo time out della partita fu chiamato misteriosamente da Eiko, nonostante fossero in vantaggio loro di 34 a 25.
In panchina, furono accolti dalle amichevoli prese per il culo di quella banda di deficienti e Akagi quasi si frantumò l’osso sacro, scivolando sul casino lasciato da Hanamichi. Dopo averlo schiantato, si sentì meglio e si girò verso Fujima – Allora, impressioni?
- Beh, hanno fatto in modo che non capiste le loro caratteristiche e che Heiji non incontrasse Rukawa faccia a faccia, almeno per adesso – spiegò il mister.
Guardarono la Volpe che si limitò ad attaccarsi alla bottiglia, con un diavolo per capello.
- Bell’idea, gli scambi di marcatura continui! – Esclamò Maoru, mentre si spalmava sulla panchina.
Eiko sorrise – Non ero sicura che ce l’avreste fatta…
- Cosa?! Anche il nostro allenatore ci sottovaluta! Donna di poca fede... – Grugnì Kiyuwa, avventandosi sull’acqua.
- Chiedo perdono… - borbottò la ragazza, con gli occhi al cielo. – Comunque non potete sopportarlo per un’intera partita. Aspettavo solo di essere in vantaggio, ora ho qualcosa da dire a voi due… Heiji tu devi marcare esclusivamente Rukawa.
Il fratello annuì – Certo! – Fece con un ghigno, mentre fissava la Volpe.
- Kiyuwa, tu ti occupi dell’altra Ala. Siete veloci quasi allo stesso modo, ma Sendo è più leggero di te. Quindi devi essere ancora più veloce – avvertì la ragazza.
- Ok, ok. Mi prendo “Capelli a punta”.
Dopo altre spiegazioni da una parte e stronzate varie dall’altra, le due squadre tornarono in campo e la differenza si notò già da subito: Heiji si incollò a Rukawa come una sanguisuga e Sendo si trovò a sbattere le palpebre di fronte ad un Kiyuwa formato Hanamichi – psicotico.
- Aha! Preparati! – Ghignò quello, mentre Sendo sospirava, palleggiando. Solo dopo si rese conto che, effettivamente, un po’ di bravura ce l’aveva: non riuscì a fregarlo con le finte e dovette correre un bel po’ per staccarselo.
- Jin!
La palla finì alla loro Guardia che, tranquillo e beato come sempre, saltò in tiro con un’elevazione che nessuno riuscì a prendere. Con una traiettoria perfetta, la palla finì dentro, e il Kanagawa salì a 28.
- Comincio a capire perché Jin è uno dei cinque titolari e tu no – se ne uscì Miyagi, giusto per spaccare le palle al suo caro compagno di squadra. Il Teppista, infatti, si girò buttandogli in testa ben due lattine piene.
- Ah, non si può nemmeno scherzare adesso! – Proruppe il Tappetto.
- Gioca sul fatto che tu non sei stato nemmeno contemplato come uno dei titolari! – Ribatté Mitsui.
Ovviamente, cominciarono ad accapigliarsi sopra la Scimmia che, intanto, sbraitava come un ossesso per Maki che aveva segnato ancora.
- Aha! Altro che voi due e i vostri "sostituti"! – S’impicciò, - Maki è il più forte!
Mitsui pensò bene di cambiare cavia di lotta, prendendolo a morsi, mentre Miyagi se la rideva – Piantala di sbavare sul tuo Capitano! – Fece, con una smorfia.
- Almeno io non sbavo su una tipa che meno di così non se ne potrebbe fregare! – Lo rimbeccò Kiyota, mentre Miyagi diventava rosso come il sole al tramonto.
A quel punto gli sghignazzamenti della panchina superavano le urla dello stadio, tanto che Ayako dovette metterli tutti in castigo. Tranne Hanamichi che, incredibile ma vero, continuava a mangiare e a fissare la partita con espressione maniacale.
- Che diavolo gli avrà preso alla Scimmia rossa? – Sbottò Kiyota.
Mitsui e Miyagi si girarono come un sol uomo verso il campo, cercando di capire cosa guardasse quell’idiota, ma non c’era niente che non andasse.

- Rukawa! – Gridò Jin, passandogli la palla, e fu solo per mantenere un minimo di dignità, che la Volpe non gridò “Finalmente!”
Ormai quello lì gli stava così appiccicato che non riusciva più a prendere palla. Era come tagliato fuori dal gioco.
- Eccoci qua… - mormorò Heiji, poi si  mise in posizione di difesa. Una cosa molto positiva era che non parlava a vanvera. Anche in quello erano simili.
Rukawa si spostò verso sinistra, trovandosi la mano di Heiji a sventolargli sotto al naso; provò una finta a destra, ma non era facile da imbrogliare. Lottarono per qualche secondo, si accorse che lo spingeva e si guardò intorno: niente, tutti coperti.
Ovviamente, quello stato di “forse gli altri possono aiutarmi” durò tre secondi, perché dopo dimenticò totalmente il resto del campo. Voleva la sfida? Beh, avrebbero giocato allora.
Palleggiò per qualche istante, cercando un buco in cui infilarsi, ma quello era peggio di un muro; si girò di spalle, provando a spingerlo, e finalmente lo vide: il passaggio. Si rigirò velocemente e scattò verso destra.
- Maledizione! – Sbottò Heiji, correndogli dietro.
- Rukawa! – Gridò Maki, libero, ma di certo non gli avrebbe passato ora, dopo tutta quella pena. Il punto era suo!
Quando decise di non passare e correre filato verso il canestro, l’intera panchina del Kanagawa gemette e Akagi si portò una mano in faccia. Anche se, bisognava dirlo, il più delle volte la Volpe riusciva a segnare: dopo aver evitato Maoru, riuscì a piazzare un Dunk, fregando Kisame.
Quasi sembravano più contenti quelli dello Shiroi, che non quelli del Kanagawa: Hanamichi cominciò a gufare su “quella diva da strapazzo”, Mitsui e Miyagi sbuffarono all’unisono e Kiyota borbottava maledizioni.
- Bel colpo… - grugnì Heiji, per nulla sconvolto dalla cosa.
- Hn - si limitò a dire Rukawa, ma alle spalle di Heiji qualcuno lo trafiggeva con lo sguardo: lo Spaventapasseri si limitò a fissarlo, ma lui capiva benissimo quello che voleva.
Gioco di squadra.
Certo, avevano passato un’intera nottata a provarci, ma… quella era la sua sfida. E nessuno gli avrebbe impedito di vincerla.

Gran parte del primo tempo fu un continuo ripigliare Rukawa che, ormai, neanche faceva più finta di ascoltarli. Akagi sentì l’impellente bisogno di decapitarlo e fu solo il provvidenziale time out di Fujima a salvargli quella testa bacata che si ritrovava. Alla fine il punteggio era di 54 a 50 per lo Shiroi, senza particolari sbattimenti, ma l’individualismo di Rukawa non andava. Se mai avessero vinto, erano pronti per la finale e una finale con un giocatore che va per i cavoli suoi, non era una gran cosa.
In panchina la Volpe finse di ascoltare gli attacchi “perdi coronarie” di Akagi e i miti consigli di Fujima, poi si mise a bere come un dannato, facendosi scivolare tutto da dosso; e, guarda caso, c’era chi se n’era accorto.
Non era il suo gran rivale per niente.
Hanamichi buttò per aria tutte la provviste folli che aveva tra le braccia, e si avviò a passo di carro armato verso quell’imbecille.
- Idiotaaa! Che stai combinando? – Si sgolò, atterrando al suo fianco.
L’espressione di Rukawa rimase invariabile, anche se sentiva di essersi spaccato un timpano.
- Non ignorarmi! – Sbottò la Scimmia saltellante al suo fianco, colpendolo in testa.
- Vai al diavolo – si limitò a borbottare.
Hanamichi sbuffò di energia repressa, poi lo prese per la maglia – Sei sempre il solito megalomane! Vuoi fare tutto da solo, vero? Divetta!
La Volpe lo fissò – Lasciami e fatti i cazzi tuoi.
- Hanamichi! Piantala
La voce di Sendo lo fece sussultare, tanto che lasciò andare quell’idiota, ma quando lo guardò non lo vide sorridente come al solito; si stava allacciando una scarpa proprio accanto al rosso, che guardò da lui alla Volpe.
- Vedo che è stato un allenamento inutile – disse semplicemente Sendo, mentre Rukawa si accigliava – Io non te l’ho chiesto.
- Bene – ribatté lo Spaventapasseri, sorridendo.
Forse era una sua opinione, ma quell’espressione non lo convinceva granché, pensò Hanamichi Beh, l’importante era che Spaventapasseri desse una lezione alla Volpe, a costo di perdere la partita!
Dopo altri rimproveri e zuffe con le “riserve”, tornarono in campo.
- Tu dici che Rukawa ha capito? – Borbottò perplesso Miyagi.
- Aha, figurati! Avrà fatto finta! – Replicò Mitsui.
Hanamichi ritornò al suo posto, fissando così tanto la Volpe, che si stupirono che quello non si girasse mandandolo al diavolo.
Dall’altra parte, Eiko Hisae si limitò a snocciolare i vari difetti della squadra avversaria dimostrando, come Maki e Fujima avevano intuito, di essere una grande osservatrice.
Inutile dire che il difetto principale e più pericoloso del Kanagawa era  Kaede Rukawa e il suo individualismo; li aveva visto discutere in panchina e questo voleva dire che non erano contenti del suo lavoro. Meglio così, avrebbero vinto.

Il secondo tempo se era possibile cominciò ancora peggio. Fortunatamente c’erano Akagi, Maki e Jin che, paciosamente, si muovevano a segnare, perché quei due erano totalmente fuori quadro. Sendo, per vendicarsi del tempo perso inutilmente con quel muro di gomma di Rukawa, aveva deciso semplicemente di ignorarlo: rubava tutte le palle dirette a lui e, quando poteva, scambiava marcature, mandandogli Kiyuwa e tenendosi Heiji. Era divertente guardare la Volpe cercare la palla per poter giocare; nello Shohoku, Akagi lo lasciava perdere non solo perché il suo gioco era indispensabile, ma anche perché aveva altri giocatori messi peggio di lui, altrettanto difettosi insomma. Ora, in una squadra così, soprattutto con Sendo e Maki, il suo difetto era più visibile e fastidioso. Proprio per questo, il Capitano aveva deciso di lasciarli nel loro brodo, mentre loro tre avrebbero giocato come si deve.
Peccato che, a un certo punto, Rukawa avesse deciso di essersi girato abbastanza i coglioni per quella giornata. Quando vide Jin passare a Sendo, si smarcò velocemente da Kiyuwa e corse verso la palla come un dannato; fortunatamente Sendo era occupato con Heiji, così riuscì a toccare palla, dopo dieci minuti buoni, e a correre.
Se speravano di poterlo costringerlo a giocare di squadra, avevano sbagliato di grosso. Corse in solitaria verso il canestro, mentre il Gorilla gli ringhiava dietro,  e si fermò a pochi passi dall’aria di tiro con Heiji che lo fissava.
- Di nuovo insieme! – Esclamò quello, divertito, poi scattò l’ennesimo duello all’alba.
Doveva ammettere che smarcarsi era sempre più difficile e faceva del suo meglio per ignorare le mani libere di Maki alla sua sinistra. Alla fine approfittò di una distrazione dell’Ala piccola e tirò a canestro.
Il punteggio era ora di 58 a 56 per il Kanagawa, di cui sei della Volpe.
Quegli idioti della panchina cominciarono a gufare contemporaneamente e, quasi allo stesso tempo, Rukawa si sfracellò a terra per un Fallo di Fukida.
- Ah, scusami… - fece quello lì, mentre la Volpe mugugnava.
- Ehi, funziona! – Sogghignò Mitsui tanto forte che Rukawa lo sentì – Andate a cagare…
- Adesso possiamo anche tirarti i piedi! – Se ne uscì la Scimmia e giù tutti a ridere come beoti.
 Rukawa ebbe la mezza idea di lasciar perdere i tiri liberi per saltare sulla panchina a peso morto, poi pensò che poteva sempre affogarli alle docce dopo. Tirò dalla linea dei due, andando a segno entrambe le volte, poi fu il turno di Maoru, che cominciò a correre nella loro area come  una gazzella.
- Mia! – Maki gli rubò la palla con la consueta facilità, passando a Jin che, anziché tirare come suo solito, si ritrovò ad un corpo a corpo con Fukida, riuscendo per altro a vincere; a quel punto, la panchina se ne uscì con una standing ovation che lo fece quasi schiantare a terra dal ridere. La palla finì ad Akagi che terminò con un dunk, efficace come suo solito.
Dopotutto la partita non andava così male, ma quando la palla finiva a Rukawa, lui e Heiji sembravano scollarsi totalmente dal gruppo e un po’ tutti cominciavano a scazzarsi. Più volte Ayako aveva visto Eiko sbriciolare con lo sguardo suo fratello, e lei quasi quasi era tentata di tirare una pallonata in testa a quell’idiota.

Intanto in campo, Rukawa faceva del suo meglio per non strangolare quel drogato cronico.
- Rompiballe – sibilò, quando si ritrovò a pochi passi da Sendo, che cercava di fregargli la palla. Heiji rimase un attimino sconvolto dal fatto che le due ali del Kanagawa sembravano essere più rivali che altro, poi partì alla carica contro Rukawa; Kiyuwa si ritrovò a fare lo stesso con Sendo.
- Oh che bella famiglia felice! – Esclamò la Scimmia terza dello Shiroi.
Sendo sorrise – Grazie per la palla! – Replicò, mentre riusciva a strappargliela di mano.
- Dannato… - borbottò Rukawa.
Quasi ad un segno convenuto, corsero tutti verso il canestro; Sendo tirò, colpendo il tabellone e mezza squadra saltò al rimbalzo, che fu preso da Rukawa. In panchina, venne l’ infarto a tutti, ma soprattutto ad Hanamichi che sbraitò per un quarto d’ora sull’importanza di un rimbalzista, più precisamente lui, nella squadra.
- Mollala, Hana! Solo perché sai prendere qualche palla… - lo interruppe Mitsui.
- Dannato Scorfano!
- Ma porca paletta, la piantate? – S’intromise Ayako, con un colpo in testa per uno.
In campo, Rukawa si fece fregare la palla di Heiji che riuscì a smarcarsi più volte fino a scontrarsi con lo schiacciamosche di Akagi. Volò col culo per terra e tutte e due le panchine scoppiarono a sganasciarsi.
- Che amici… - borbottò l’Ala piccola verso i “suoi” compagni dello Shiroi.
- Non… prendertela… - se ne uscì Kiyuwa, frantumandosi le ossa nel tentativo di non ridere.
- Vuoi un corazza?! – Gli gridò Mitsui, prima di rotolare sotto la panchina con le lacrime agli occhi.
Fujima e Eiko si fissarono come a chiedersi in che circo fossero capitati, poi la partita riacquistò una parvenza di serietà. Tra Rukawa col dente avvelenato e Sendo in aria di vendetta, la partita continuò con il vantaggio dello Shiroi e conseguente scazzo di Akagi, che fece richiamare il time out con la voglia di disintegrare la testa a entrambi.
- Ok, voi due… - abbaiò, di fronte alle due ali, - non mi interessa un fico secco dei vostri problemi e delle vostre paturnie. Giocate insieme, altrimenti non servite a nessuno! – Sbottò.
In panchina c’era aria di bufera, anche se Mitsui, Kiyota e Miyagi cercavano di fare del loro meglio per non morire dal ridere: in quello stato, il Gorilla li avrebbe colpiti con la sua clava.
Sendo guardò Akagi, inarcando un sopracciglio – Io non ho nessuno problema! – Assicurò, mentre il Capitano fissava Rukawa. Sospirò e lo richiamò da parte.
Ora tutti, compresi Hanagata e Maki, cercavano di sentire cosa stesse sussurrando Akagi, ma la sua faccia amichevole non li invogliava certo a rischiare.
- Stammi a sentire – cominciò il Capitano, – lo so che sei sempre stato un solitario, ti conosco. Nello Shohoku non avrei fatto problemi, ma qui… già metterci d’accordo sulle basi per noi che siamo sempre stati rivali è difficile, figurati se uno fa di testa sua! – Confessò, arrabbiato.
Rukawa lo fissò, imperturbabile.
- Se non giochi con l’altra Ala, dovrò sostituire uno dei due. E non ho dubbi su chi ricadrebbe la scelta – fece alla fine, fissandolo.
Per quanto fosse legato ai membri dello Shohoku, doveva fare il bene della squadra e se avesse dovuto scegliere tra Sendo e Rukawa, davvero non aveva dubbi che l’ex compagno di squadra avrebbe perso. Si allontanò a passo di marcia, scuro in volto, mentre la Volpe lo squadrava meno amichevole che mai. Per chi lo conosceva bene, sapevano che significava guerra!
Ad Heiji certo non andava meglio.
Dopo aver cercato di evitare lo sguardo penetrante di sua sorella, sbottò – Che c’è?
Eiko sbuffò – C’è una squadra con te, l’hai vista vero?
Il ragazzo roteò gli occhi – Sììì – belò, ma Eiko lo guardò minacciosa – Riprova a giocare da solo e giuro che la finale te la guarderai da casa!

Ecco, niente di meglio di una strigliata per migliorare l’umore del campo, pensò Kiyota osservando quei due diavoli: Rukawa e Heiji Hisae saltellavano allegri e gioiosi per il campo, atterrando chiunque gli si parasse davanti. Sembravano due bestie inferocite.
Alla terza palla mandata fuori per scazzo, Sendo quasi pensò che Kaede volesse sabotare la squadra. Fregò la palla a Kiyuwa e corse verso il campo avversario, mentre si scontrava con Fukida; lottarono per un po’, poi riuscì a smarcarsi, trovandosi di fronte Kisame.
- Non passerai! – Sbottò quello, parandosi davanti come una muraglia di due metri e passa.
Sendo fischiò, poi con la coda degli occhi vide Rukawa smarcarsi da Heiji; era il momento di giocare un po’ tra loro. Con la sensazione che Akagi lo avrebbe decapitato, passò la palla alla Volpe che riuscì a fare canestro con un bel dunk convinto.
Certo, lo avrebbe negato fino alla morte, ma Sendo lo aveva visto sorridere per l’azione che avevano studiato per ore la notte precedente.
Lo Spaventapasseri gli passò accanto – Ora, vedi di giocare come si deve – borbottò.
- Se – rispose scocciato la Volpe.
Beh un minimo di miglioramento c’era pure. Sarebbe stato un attimino meglio se la Volpe si fosse almeno sforzata  di fingere, invece di aspettare che la palla gli piovesse dal cielo tipo benedizione. Dopo la decima volta, persino all’uomo dalla “trance perenne” salirono in cinque minuti.
- Rukawa! – Sbottò rabbioso Sendo dopo dieci minuti e quello, anima pia lui, decise fosse meglio passargli una misera palla, giusto per non svegliarlo dallo stato comatoso in modo troppo brusco. Sendo afferrò la palla furioso, tanto che Maoru decise di voler continuare a vivere, spostandosi, e andò a canestro con furia.
- Ohoh, lo Spaventapasseri ci sta crollando! – Gufò Kiyota, che sembrava tutto fuorché dispiaciuto della cosa.
- Mannò, figurati! Quello è un Buddha! – Rimbrottò Mitsui.
E, infatti, il “Buddha” ridacchiò in modo alquanto sinistro, quando il suo caro collega colpì il parquet di culo a causa di Kiyuwa. La Volpe lo fissò, augurandogli probabilmente ogni possibile atroce tortura, poi andò ai tiri liberi.
Tutto questo, contornato dagli svalvolamenti di Akagi, che ormai si controllava per pura bontà divina, e di Maki, che cominciava ad avere la mezz’idea di piantare in asso la partita e andarsi a spaparanzare al sole.
Fortuna delle fortune esisteva Jin che, o perché eternamente drogato o perché intimamente ebete, fingeva di non vedere nulla e proseguiva allegro e gioioso per la scarpata della beata ignoranza. La Guardia perse la palla che gli passava Maki e, dopo essersi smarcato da Maoru, riuscì a segnare nuovamente.
Il punteggio era ora di 63 a 60 per il Kanagawa, mancavano dieci minuti e si era anche esaurita la pazienza di tutti.
Di certo, furono i dieci minuti più lenti della loro vita.
Sendo, in uno slancio di pietà, passò alla Volpe che si ritrovò il solito Heiji di fronte. Si scrutarono per qualche istante e, fortunatamente, nessuno di loro profferì parola. Rukawa si mosse verso destra, ma Heiji lo anticipò, piazzandogli il braccio sotto al naso; lottarono per un bel po’, mentre gli scricchiolii del parquet sembravano immersi nel silenzio del palazzetto.
- Dannazione… - sibilò L’Ala dello Shiroi, che non riusciva a prendergli la palla. Stranamente, nessuno dei compagni liberi avevano richiesto un passaggio e Rukawa gliene fu quasi grato.
Forse avevano capito.
Fu giusto negli ultimi cinque minuti di lotta, che Maki e Sendo cominciarono a dare segni di nervosismo; lui poteva benissimo perdere tutto il tempo del mondo, rinunciare alla sfida e tenere la vittoria già in pugno, visto che erano già i vantaggio.
Ma, purtroppo avevano già capito che non era nell’indole della Volpe. Maki gli lanciò una muta richiesta, ma Rukawa scosse il capo: doveva fare da solo, maledizione!
Uno spostamento brusco, una distrazione, e la mano di Heiji ruppe la difesa, rubandogli la palla.
- Cazzo! – Sbottò, correndogli dietro.
Come per magia, lo stadio esplose di rumori: incitamenti dei viola-giallo, le grida dalla panchina del Kanagawa, le imprecazioni contro di lui… ma non doveva ascoltare, non poteva permettersi di fermarsi ad ascoltare. Se avesse segnato con una tripletta, avrebbero avuto la prima sconfitta; voleva dire non poter arrivare primi, voleva dire perdere per colpa sua. Della matricola della situazione.
Rukawa smadonnò in un sussurro, poi si parò davanti all’Ala Piccola.
- Credo che segnerò, sai? – Sbottò quello, che cercava di arretrare.
La Volpe teneva d’occhio la linea dei tre che Heiji Hisae aveva piazzata davanti ai suoi piedi; se avesse tirato in quell' istante, avrebbero perso. Quasi non se ne accorse, quando si sbilanciò in avanti con un gesto brusco, mandandolo a tappeto. L’arbitro fischiò per i tiri liberi dalla linea dei due.
Si posizionarono tutti ai fianchi di Heiji. Sendo fissava Rukawa, indecifrabile; Akagi era molto più esplicito: sembrava pronto a torcergli il collo.
La Volpe si concentro così intensamente sul canestro, che sperò si staccasse e cadesse di schianto. Ma a quanto pareva, l’Essere Celeste lassù lo amava o comunque lo trovava simpatico, perché dopo il primo tiro a segno, il secondo volò fuori e il Kanagawa vinse per 63 a 62.
Tutta la panchina proruppe in un sospirò generale, tornando a far funzionare i polmoni, mentre quelli dello Shiroi si disperavano in giro per il campo.
Non era da lui, ma Rukawa si ritrovò a chiudere gli occhi, passandosi le mani sul viso: ci era andato vicino, molto vicino. E probabilmente ora doveva sorbirsi non pochi problemi.  Infatti la voce di Jin gli arrivò all’orecchio con un – Se fossi in te, non aprirei gli occhi prima del ritorno in patria – non molto incoraggiante.
La Volpe provò a guardare attraverso le dita e si ritrovò piazzato il grugno di un Akagi più nero del solito.
- Noi dobbiamo parlare – annunciò, con tono da oltretomba, e si allontanò calpestando chiunque gli si parasse davanti ai piedi.
Anche per i suoi standard, il silenzio degli spogliatoi era stato fin troppo, soprattutto per una vittoria. Quando si spostò sotto la doccia, si ritrovò a pensare che, in effetti, vincere solo per un errore dell’avversario non era un granché.
- Stai pensando di affogarti? – Rise Jin, passando alle due spalle e aprendo la doccia al suo fianco.
- Hn – rispose lugubre. Quello gli sembrava sempre più fuori dal mondo.
Come se gli avesse letto quelle parole in fronte, Jin scrollò le spalle – Beh, tutti sbagliano.
E con questa perla di saggezza sopraffina, uscirono all’esterno dove Rukawa ebbe giusto un filo di terrore puro, al pensiero di quello che avrebbero detto quei decerebrati.
E, in fondo, doveva aspettarsela.
Quando li videro arrivare, partirono in quarta dal fondo del corridoio, muovendosi come una mandria di bufali inferociti. Sorpresa delle sorprese, la prima punizione fu da parte di Ayako che lo colpì così forte da mandarlo lungo svenuto.
- Razza di caprone! – Sbottò, - Ma possibile che devi fare sempre di testa tua? Mi è quasi venuto un infarto, porca paletta! – Sbraitò.
Rukawa si limitò ad inarcare un sopracciglio, non avendo nulla di meglio da fare; di confessare di aver sbagliato, manco a parlarne, che si buttassero giù da un ponte tutti quanti.
Ovviamente dovette sorbirsi per tutto il tragitto il silenzio dei titolari tranne Jin, ma lui era roba a parte, e le occhiatacce di Ayako, Spaventapasseri psicotico e Gorilla, più i rimbrottamenti della Scimmia che era "sicurissimo che avrebbe fatto così".
Arrivati al Tempio, aveva già deciso che ne aveva le palle piene ed era quasi pronto a chiedere pietà, quando arrivò la mazzata finale: quel cerebroleso dalla testa rossa vuota come un cocco, gli arrivò contro con uno scontro frontale da far risuonare  tutta la Sala e mandarli tutti e due a salutare gli angeli.
- Pezzo di cretino! – Sbottò la Volpe, rialzandosi.
- Ah io?! Tu sei un imbecille! – Gli sputò in faccia l’idiota, - Hai quasi fatto perdere la squadra! Sempre lì a fare la diva, ma sta volta hai preso uno più forte di te! E se riusciva a fare canestro? Avremmo perso solo perché tu vuoi fare il figo! – Esplose tutto insieme.
- Abbiamo vinto – rispose impassibile lui.
Kiyota sbuffò, ma fu Sendo a rispondere – In modo stupido! Abbiamo vinto solo perché Heiji ha sbagliato. Se ti sembra una vittoria meritata…
La Volpe gli lanciò un’occhiata di fuoco. Ok, lui parlava poco, ma si era già stracciato le palle di tutte quelle accuse – Tu l’altra volta hai fatto a modo tuo, con Miasami. Ora io ho fatto come mi pareva, non ci vedo tanta differenza – sentenziò e li piantò in asso, per andare al piano di sopra a passo di morte.
Hanamichi fumava dalla rabbia e si arrampicò sulla scalinata, ululando come un bisonte ferito – Dannata Volpe!
I loro schianti si sentirono per un bel po’. Per ora, Teppista e Tappetto avevano deciso di dare un po’ di pausa alla Volpe spelacchiata e stressata, mentre Akagi ringhiava ancora come un orso imbestialito; Sendo, arrabbiato pure lui, si limitava al silenzio, mente Hanamichi tentava l’approccio “Terapia d’Urto”, che consisteva fondamentalmente di frantumarsi e farsi frantumare tutte le ossa del corpo.
- La pianti di fracassarmi i coglioni? – Sbottò, al limite e molto educatamente, Rukawa, mentre tentava di spaccargli la porta sul naso.  
Hanamichi lo fissò, grugnendo – E’ la volta buona, che qualcuno ti picchi a sangue, razza di demente! Che lo fai con noi è pure accettabile, ma in un torneo così! Io lo sapevo! Idiota! – Continuò a rompergli l’anima, dall’altro lato del corridoio.
Rukawa alzò gli occhi al cielo – Paranoico.
- Volpaccia Boriosa! – Ringhiò il rosso.
La Volpe in questione, finse di sbadigliare – Possiamo andare avanti all’infinito, ma io ho sonno, quindi vai a rompere qualcun altro.
- Scordatelo! Devi pentirti di quello che hai fatto!

Al piano di sotto, Fujima guardava un pelo preoccupato il soffitto che tremolava – La pianteranno prima o poi o ci cadranno in testa?
Akagi sbuffò – Non penso. Quasi quasi mi sento di essere d’accordo con Hanamichi, il che è preoccupante…
Hanagata lo fissò – Sono due estremi troppo…
- ... estremi – aggiunse il Teppista, ghignando. – Sono due imbecilli che non sanno parlare decentemente e devono spaccare i coglioni.
- E come al solito, i tuoi riassunti sono un amore – lo prese per il culo Miyagi, entrando.
- ‘fanculo, Tappo!
- Fine e delicato e anche questa non è una novità… - grugnì Miyagi, - Piuttosto, domani vedremo Akira Miasami contro Aki Haranobu! – Ghignò, impugnando il programma del Torneo.
- Aha! Ne vedremo delle belle allora! – Sbottò cupo il Gorilla.
- Secondo me si azzuffano!
- Secondo me lo speri, Teppista che non sei altro! – Lo rimbeccò Miyagi e continuarono a scornarsi anche sulle scale.
Akagi borbottò come una teiera – Piantatela e andata a dormire! – Gridò e la voce di Mitsui lo raggiunse dall’alto dei cieli – Schiantati, Gori! Hai meno vita di mia nonna!
- Io vado su è gliela faccio vedere la vita… gli ballo sulle ossa frantumate ecco che faccio… - cominciò a blaterare Akagi, uscendo con aria minacciosa dalla cucina.
Fujima sorrise – ‘Sta buono, falli rilassare un po’!
- E capirai la fatica immane che fanno! Si ammazzano dal ridere ogni santa partita, mangiano e bevono a sbafo, ogni tre quarti vogliono festeggiare! – Continuò a borbottare, per poi ringhiare a quei dementi del piano di sopra che ancora fracassavano i timpani.
- Altro che caserma! Una dittatura! – Sbottò Mitsui, spaparanzato sul letto della camera aperta.
- Dormi idiota, piantala di rompermi l’anima. E chiudi questa porta che non tutti desiderano vederti in tutto il tuo splendore…
Solo dopo tre ore, tra lanci di scarpe da una porta all’altra e ululati del Capitano, la voce di Ayako dal corridoio li raggiunse – Banda di caproni! Non so se ve ne siete accorti, ma avete superato la seconda fase! – Gridò, visto che quegli imbecilli erano troppo impegnati a frantumarsi le palle o distruggerle a Rukawa, per accorgersene.
- Yeeeah! – Un urlo selvaggio arrivò niente meno che dalla stanza delle due Scimmie.
- Domani si festeggia! – Fecero invece Teppista e Tappetto.
- Col cavolo! Andate a dormire gente inutile! – Ringhiò il Capitano dall’altro lato.
Ayako cominciò a rotolare per il corridoio, ridacchiando – Ok, ok. Vado a dormire che è meglio, notte banda di psicotici!
Si addormentarono ancora più tardi, quando in pratica era ora di alzarsi, pronti a ben tre giorni di pausa prima della finale!


N/A

Io chiedo venia per il ritardo mostruoso ma ho un bel pò di casini in giro... Bien, anche questa è fatta e come al solito Rukawa ci mette del suo. Ovviamente, la sua punizione non è ancora nemmeno iniziata!
A quanto pare vi ho fatto ricredere abbastanza sulla mia velocità eh? XD
Spero di ricominciare a seguire i vecchi ritmi.
Ora un saluto a voi povere anime:

Aka_z: Hi ^O^ Beh sì, ovviamente tutte le partite sono più lotte greco-romane che partite di basket vere e proprie... ma era anche ovvio con le riserve in campo. XD
Aki, sì... è il suo compito stare sulle balle e nel prossimo tra lui e Miasami faranno a gara a chi rompe di più.
Kiyota è tenero sempre, non diciamo sciocchezze ù.ù
E anche Rukawa ha un lato teneroso di sé, anche se si vede pocho come in questo capitolo. La long la pubblicherò tra poco e spero davvero che ti piacerà!

Sole88: Oddio, davvero non credevo che lacosa in firma servisse davvero XD
Sono contenta che tu sia venuta a dare un'occhiata e mi dispiace di averci messo tanto!  Sì, scegliere di usare i Best è stato difficile, ma volevo puntare su qualcosa di originale... come vedi, però, spesso le "riserve"rompono come al solito. XD
Anzi no, senza il forse.
Sì, Sendo è dotato di cintura di castità bella spessa, ma devi ammettere che in certi casini ci si va a mettere lui!
Ben, al prossimo allenamento! XD

Ora un saluto  ai dodici che l'hanno messa tra i preferiti:

20jp90
antote
asthenia
Bella07
gaara4ever
HPalessandra
kenjina
klikka
lilli84
lucilla_bella
Scorpyon 
Trilla 

Avendo io la museruola, non dovrei mordervi in caso di recensioni, quindi fate pure ù.ù
Alla prossima <3

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Capitolo 10
*** Il gioco sporco ***


Il gioco sporco

Il giorno seguente fu il solito spargimento di sangue, soprattutto perché erano in ritardo cronico per la partita tra Ichihara e Narashino.
- Ma che cazzo ci frega a noi della partita di quegli squilibrati! – Sbottò il Teppista, quando il Gorilla gli invase la camera.
- Complimenti, questo sì che è parlare da professionista! – Ironizzò, cominciando a cacciarlo dal letto a suon di pedate.
- Beh, non ha tutti i torti… con quello che hanno da fare, figurati se pensano a noi! – Sbadigliò Miyagi, trascinandosi fuori dal bagno.
Akagi sibilò una maledizione – Non cominciamo di prima mattina, datemi almeno un po’ di tregua!
- E quale sarebbe il nostro divertimento poi? – Lo scazzò la solita Scimmia Rossa, dal corridoio.
- Ok, fate come diavolo vi pare! Chi vuole venire, venga! Chi no, se ne andasse al diavolo! – Sbottò, piantandoli in asso e scendendo le scale come un indemoniato.
- Uhm, dovremmo essere un po’ più buoni con lui… - considerò Miyagi, ributtandosi sul letto completamente vestito.
- Nah, ci ama così lo sai! – Ghignò il Teppista, - Piuttosto, tu che vuoi fare?
- Adesso? Mah, vedere quei due che si scannano non mi dispiacerebbe! – Rispose il Tappetto, riferendosi a quei due mostri di Aki e Miasami.
- Sono d’accordo! – Se ne uscì Hanamichi, saltellando per il corridoio.
- Ma la pianti di farti i cazzi degli altri? – Sbottò Mitsui, correndogli dietro. Cominciarono ad azzuffarsi  davanti alla stanza di Maki, che uscendo piazzò la porta sul naso del Teppista.
- Scusa – fece il Vecchiaccio, in realtà per nulla sconvolto dalla cosa.
- Ahh, vaffanculo! – Rispose amabilmente quello, mandando al diavolo sia Maki che Idiota.

Al piano di sotto, il resto della banda aveva rinunciato a correre allo stadio ed erano spalmati a fare colazione in giro per casa.
Nella piccola cucina, Hanagata ingollava caffè a tutto spiano, sbadigliando come un leone, Fujima tentava di capire chi ci fosse all’altro capo del telefono, ma a quanto pareva aveva subito troppi duri colpi e aveva dichiarato la resa, mentre Ayako leggeva il giornale.
- Che notizie ci sono dal mondo? – Chiese Kiyota, buttandosi sullo sgabello accanto al Gorilla che grugniva.
- Beh nulla di che… - cominciò la manager, prima di sputare tutto il caffè in faccia a Jin che si stava appisolando vicino a lei.
- Argh scusa Jin! E’ che qui parlano del Torneo!
- Sì? – Chiesero in coro Scimmia e Gorilla.
- “Ichihara per la sesta volta in finale?” Ma povero Nara, già lo danno sconfitto! – S’indignò Ayako, ma nessun altro fece una piega,
Un sbuffo li fece girare tutti verso l’esterno, dove Sendo stava rosolando al sole – Se Miasami fosse migliore, non starebbero sul filo del rasoio – fece con tono amabile e profondamente bastardo. Si guardarono un po’ tutti con gli occhi al cielo e alla fine decisero di non rispondergli, preferendo mantenere più a lungo possibile il clima di pace.
- In effetti, questa è l’ultima occasione per il Nara… - fece Fujima, rinunciando a capirci qualcosa e buttando all’aria la cornetta.
- Se perdono ora, lasciano automaticamente i primi due posti – aggiunse Akagi.
Jin ridacchiò – Tra Aki e Miasami, tremo all’idea del gioco che faranno… non sono esattamente un esempio di lealtà.
Ci fu un mormorio di consenso generale, poi il solito psicotico irruppe con aria da svalvolato – Dov’è?! – Ringhiò, guardandosi intorno.
- Di chi diavolo parli? – Sbottò Ayako, mentre gli altri non avevano dubbi a cosa stesse pensando il mentecatto di casa.
- La diva dei miei stivali! Quell’idiota della Volpe! – Ribatté Hanamichi, come se fosse ovvio.
La manager sospirò – Oddio, e che ne possiamo sapere noi?
Ma quella testa bacata scrutava Jin che cominciò a sudare – Cosa c’è, Hana? – provò, gentilmente.
- Non provare a fregarmi con quella faccia… dovresti saperlo tu!
Jin sospirò – Non ne ho idea… - balbettò, mentendo sapendo di mentire.
Ma prima che qualcun altro potesse dire o fare qualcosa, quello era già zampettato via alla ricerca dell’uomo “faccio tutto io” a zonzo per la città.
- Ok, fuori uno! – Gongolò Akagi, mentre gli altri cominciarono a sghignazzare. – Andiamo alla partita? – Borbottò e quelli lo guardarono come a dire “Abbiamo altra scelta?”
Si alzarono con un concerto di sedie strusciate e sbuffi vari, mentre Ayako e Fujima continuavano a blaterare sulla partita che, sicuramente, era pure iniziata. Akagi già cominciava a saltellare ansioso all’ingresso e fulmino quei due poveri dementi sulle scale – Dove andate? – Domandò, sul piede di guerra.
Teppista e Tappetto si lanciarono una vaga occhiata – A fare un giro! – Sbottò Mitsui, - Che c’è, non possiamo manco uscire senza scorta ora?
Il Gorilla collaudò il suo solito metodo: occhi chiusi, contare fino a centomila, poi grugnì – Se non faceste danni in giro ogni volta…
- Su, su Akagi, me ne occupo io! – Assicurò Miyagi. Un po’ come far controllare il miele da un orso o, in quel caso, un mentecatto da uno psicotico.
Li guardò assolutamente non convinto, poi sospirò – Se vi succede qualcosa, chiamate pure la Guardia Nazionale e il WWF ma scordatevi di tornare qui.
Ayako cominciò a ridere dalla cucina – Il WWF?!
Ma quelli sembravano giusto un pelo perplessi; fecero finta di capire e se ne uscirono con espressione angelica, falsa come Giuda, mentre Akagi reprimeva l’impellente desiderio di legarli ad un palo.

No, la sua non poteva essere solo sfiga. Probabilmente cera qualche allineamento celeste di cui non era a conoscenza, magari l’oroscopo che entrava nella casa della disgrazia nera e del canguro idiota saltellante.
Rukawa si sporse giusto lo stretto necessario per notare una testa rossa come un pomodoro che ballonzolava freneticamente; ora, ammettendo pure che avesse fatto giusto un piccolissimo errore strategico, non poteva meritarsi questo. Non la Scimmia psicotica alle calcagna tutto il giorno.
Considerando come sbraitava in giro alla ricerca di una “Volpe”, con un po’ di fortuna lo avrebbero arrestato prima di pranzo. Peccato che ad un certo punto, lo aveva perso di vista.
- Ehi, eccoti qui! – Si sgolò, facendo girare mezzo locale.
Rukawa quasi gli sputò in faccia tutto il tè e gli stava pure bene – Cazzo… - mugugnò, mentre cercava di pulire.
- E così ce ne scappiamo! Aha, lo sapevo che eri un vigliacco! – Continuò ad urlare, anche se erano a dieci centimetri di distanza.
- Ma la pianti di urlare, idiota? Vattene.
- Nonono… staremo insieme oggi! Gli altri sono alla partita! – Ribatté, con un ghigno da sadico.
Alla Volpe venne un infarto completo; lo guardò, battendo le palpebre, poi si passò una mano in fronte
– Ossignore…
- Scusate, volete un po’ d’intimità?
- Già, ce ne andiamo?
Rukawa alzò gli occhi al cielo: ecco, ci mancavano quegli altri due imbecilli. Mitsui se ne stava appoggiato alla ringhiera del caffè, con un ghignò a trentadue denti, mentre Miyagi sbavava sui dolci del bancone.
Ora ne doveva sopportare tre, invece di uno. Magari per strada, trovava un modo indolore per suicidarsi.

Entrarono nello stadio che c’era un casino infernale.
- Beh è ovvio… sono due squadre della prefettura… - fece Fujima, guardandosi intorno.
- Bastardi parziali! – Grugnì Kiyota.
Sendo fece finta di niente, per poi puntare gli spogliatori.
- Dove vai?
- In bagno! – Gridò di rimando e andò alla ricerca dei bagni, cosa molto difficile visto la complessità del palazzetto. Sbagliò strada due volte e finì persino nel ripostiglio delle scope, in un vicolo cieco e in mezzo alle palle di riserva. Quando cominciò seriamente a pensare di essere stato trasportato in un’altra dimensione o nel labirinto del Fauno*, sentì la voce del compagno di Akagi, il gigante degli Icha.
A quanto pare, era finito nell’area dei giocatori.
Sendo mise fuori la testa e, infatti, lesse la targhetta “Spogliatoi Ichihara” e notò due giocatori parlare all’esterno: uno era Isao, l’altro era la guardia dai capelli rossi, Kaoru.
- Ho parlato con Ishi Kito e dice che Akira sta messo piuttosto male…
Isao sbuffò – Non che Aki stia messo meglio… quei due mi faranno venire un infarto prima della fine della partita…
Sendo inarcò un sopracciglio, cercando di capire di cosa parlassero, poi una voce alle sue spalle gli fece perdere tre anni di vita – Ciao, Akira.
- Eh? Oh, ciao Aki…
Aki Haranobu fece un breve sorriso, poi si avviò verso i suoi spogliatoi, senza minimamente chiedersi cosa ci facesse uno del Kanagawa laggiù.
Isao lo fissò con un cipiglio – Aki, dobbiamo parlare… - poi sparirono tutti e Sendo rimase a chiedersi che diavolo stesse succedendo. Ritornò sugli spalti un pelo perplesso e quasi non sentì Maki che lo chiamava.
- Ehi Porcospino, dormi? – Gli gridò dietro la Scimmia.
- Ah, scusate… - borbottò vago, prima di sedersi su Kiyota, invece che sulla poltrona libera.
- Ehi! Ti stai rincitrullendo più del solito?! – Continuò a blaterare, praticamente da solo.
- Qual è il problema? – Chiese Maki, dubbioso: anche se mezzo svampito, di solito un minimo di collegamento col mondo Sendo ce l’aveva…
- Mah, brutta sensazione tutto qui… a che stanno? – Chiese poi, arrampicandosi sulla balaustra.
Doveva iniziare il secondo tempo e, per ora, il Narashino era in vantaggio a 34 contro i 25 dell’Ichihara.
Le due squadre rientrarono in campo con Isao da una parte e Miasami nell’altra con un diavolo per capello. Il coronamento ci fu quando quel bastardo dell’allenatore-mostro decise di mandare il Fantasma in guerra con l’aria del Kamikaze.
- Beh, ora ne vedremo delle belle… - commentò la Scimmia, ghignando come una iena.
- Vergognati, divertirsi alle spalle altrui! – Lo prese per il culo Maki al suo fianco.
In campo, Aki trotterellò allegramente verso Miasami che sembrava vere un vago tic all’occhio.
- Guarda, guarda chi si vede… - riuscì a borbottare con la sua semi paresi facciale.
Aki si limitò, al solito, a battere le palpebre.

Ecco, quello che avevano visto dal secondo tempo li aveva un filo scioccati. Quegli psicopatici delle loro riserve facevano un casino della madonna e si menavano da mattina a sera, ma quei due erano sulla buona strada per diventare membri onorari del club.
Quel bastardo-formato-tascabile non aveva fatto altro che stare appiccicato a quel diavolo di Miasami che, dal canto suo, non era certo meglio: ad u certo punto, aveva anche deciso di spaccargli la palla in testa, giusto per scazzo.
L’arbitro aveva appena fatto in tempo a fischiare, che Aki andò ai tiri liberi alla cieca, mancandone uno e infilando l’altro quasi per sbaglio.
Akagi notò giusto il fumo partire dalle orecchie di Isao, ma il piccolo Playmaker non sembrava sbattersene più di tanto. Anzi, Aki se la svignò verso il centro del campo, sganasciandosi le mascelle dal sorridere.
- Io quello lo ammazzo… - borbottò Isao, muovendosi verso il canestro a passo di ciclope.
Akagi dagli spalti trattenne un ghigno, riconoscendo lo sguardo dell’amico – Un’altra cosa così e Isao gli stacca la testa a morsi… - borbottò, mentre l’arbitro fischiava un nuovo fallo, questa volta di Aki.
- Io lo dico che si pestano alla fine… - mormorò Jin.
- O l’arbitro li butta fuori a calci in culo – aggiunse la Scimmia, con molta grazia.
Dopotutto non ci era andato lontano; avrebbe potuto quasi avviare un’attività da medium. Quasi.
Infatti, non era stato l’arbitro a spaccargli la testa, in quello erano capacissimi anche da soli, ma i loro rispettivi allenatori quando si trascinarono in panchina. Quel demone di Kendo, sembrava già pronto con quell’infernale bastone; peccato che Aki meno di così non poteva sbattersene. Dall’altra parte, poi, c’era il redivivo di Kito che si limitò ad una pacca sulla spalla, ma al massimo.
- Beh, quei due non mi sembrano tanto sconvolti… - commentò Maki, appoggiandosi alla ringhiera e indicando gli allenatori.
- Sei cieco? Kendo si sta trattenendo dal distruggergli un fianco con quel coso! Ma quello lì non se lo fa passare manco per l’anticamera del cervello… - replicò la solita Scimmia.
Infatti, non fecero in tempo a tornare in campo, che si scannarono sulla palla a centro campo e poi Aki scattò come un proiettile verso il canestro.
Fu Ishi Kito, con molto spirito di sacrifico, a trotterellargli incontro, salvo poi capire cosa era meglio per la sua vita; il Playmaker lo superò con facilità e… si schiantò su Ota che ripassò a Misami per ricominciare la giostra.
- Mi sta venendo il mal di mare… - Annunciò ad un certo punto Jin, mentre per milionesima volta, Aki e Misami si trucidavano sotto canestro.
- Sì ma se non si picchiano non c’è gusto! – Si lamentò Kiyota, prima di ricevere non uno, ma due pugni a testa dai Capitani.
Ma a quanto pareva il grande Dio del basket lassù era d’accordo con le scimmie visto che, a metà secondo tempo, Misami incontrò da vicino il parquet, finendo spiaccicato.  
Il fischio dell’arbitro, più lungo del solito, fermò la folla e il palazzetto finì nel silenzio.
Akagi si alzò, praticamente sporgendosi dal posto – Si è fatto male?
- Chissene… - borbottò la Scimmia, insensibile come una capra, mentre già l’allenatore Kito zampettava in giro per il campo, lamentandosi e facendo saltare i nervi a tutti.
Aki era ritto impalato accanto a Misami, con la testa reclinata da un lato con quel bel tocco di paranoia che trasmetteva ogni volta.
Isao si spostò a passo di carro armato, avanzando dal canestro al centro in due passi; con l’espressione felice di un capretto a Pasqua, afferrò il suo giocatore per la maglia. - Sei stato tu? – Sbottò, cercando di abbassare la voce.
Aki lo fissò con un’indifferenza che tra l’altro gli riusciva benissimo – No.
Sì, d’accordo. Credere a lui era un po’ come essere dalla parte di Giuda, ma lui non poteva farci niente; era comunque il Capitano della squadra. Se avesse saputo che era stato lui, lo avrebbe appeso agli armadietti dello spogliatoio, ma quello si poteva benissimo fare anche dopo cose più importanti. Tipo vedere se “quello lì” era vivo, ad esempio.
- Misami… - L’allenatore si avvicinò timoroso e balbettante, biascicando qualcosa che non capirono loro, figurarsi il moribondo spiaccicato a terra.
- Scusi eh? – Sbottò il Centro del Narashino, Ota, spostando il suo allenatore; si accovacciò accanto a Misami e lo schiaffeggiò - Sveglia, Capo!
- Cazzo! – Se ne uscì quello rimettendosi a sedere così in fretta che l’arbitro perse due secoli di vita.
- Ecco, con le maniere dolci di ottiene tutto… - ghignò Ota, tutto fiero.
- Allora, ragazzo, stai bene? – S’inserì l’arbitro che sembrava aver riacquisito l’uso della parola.
- Ti pare che possa stare bene?! Ho un dolore atroce alla gamba! – Si lamentò Miasami.
L’arbitro in questione, tale Koichi, represse l’istinto di sbattergli il naso sul parquet, e indicò ai giudici una sospensione della partita.
A quel punto il corteo si mosse verso gli spogliatoi, mentre Miasami smadonnava e il palazzetto cominciava a starnazzare.
- Beh, non si può dire che non sia stata divertente… - cominciò Kiyota.
- Scemo, guarda che un colpo alla gamba non è cosa da niente! – Se ne uscì il solito Maki.
Fujima mugugnò qualcosa – A me sembrava fosse il ginocchio…
- Eccerto, così va meglio! – Ironizzò ancora la Scimma. – Se non sbaglio il Teppista ha finito i suoi giorni con il ginocchio spappolato…
- Sei insensibile Nobu – provò a quel punto Jin.
- Ah, quel tizio se lo merita, vero Porcospino? – Ribatté rivolto a Sendo che si alzò sospirando, ma senza dire niente.

Negli spogliatoi del Nara, intanto, mentre il medico faceva del suo meglio per legare come un salame quel demente che non faceva altro che agitarsi, gli altri gufavano come carampane che fanno l’uncinetto.
- Io non ci credo nella buona fede di quello lì! – Sbottò l’Ala Kito.
- Beh, Aki sarebbe in grado, ma Isao… - cominciò Choji Kano, spalmandosi sulla panchina.
- Isao non l’avrebbe permesso. E’ fin troppo giusto! – Fece sicuro Misami dal lettino.
Il medico finì di visitarlo con un gran sospiro di sollievo e se ne andò alla chetichella dicendo che avrebbe parlato con l’allenatore; Misami quasi non e ne accorse, tanto era incazzato. Saltò giù con un balzo e quasi mezzo Giappone sentì i suoi ululati da coyote ferito.
- Idiota, rimettiti sul lettino! – Gli gridò in testa Ota, poi continuò – Ok, Isao è dolce e carino, ma quel cosetto non ha certo bisogno del suo Capitano per decidere! Lo abbiamo già visto altre volte… e con il Kanagawa ha fatto una valanga di falli…
Mentre tutti annuivano con aria di corteo funebre, la porta si aprì ed entrò Isao. Si fulminarono tutti, poi Ota lo fissò – Che vuoi?
Misami gli gettò un’occhiata incenerente e poi guardò Isao, battendo le palpebre.
- Akira… mi dispiace per la gamba… - fece il Capitano dell’Ichihara, mentre alcuni lo fissavano pronti alla rissa.
Il Playmaker provò a sorridere, anche se sembrava avere una paresi – Non preoccuparti…
- Senti un po’, Isao! Quel tuo giocatore deve piantarla! – Sbottò invece quel “grande idiota”, come lo chiamava Misami, di Ota.
Il Centro sospirò – Parli di Aki?
- E’ stato lui – ribatté con sicurezza Ota.
- Uhm, e hai le prove? – Replicò Isao, che cominciava a ribollire.
- Ok, calmiamoci. Senti, Isao, questa è una grossa gara e noi siamo in competizione da una vita… Abbiamo già perso una partita e perderne un’altra perché, francamente, il nostro giocatore migliore si schianta per un fallo, mi sembra una vigliaccata – spiegò l’altra Ala, Kenji, cristallino come il sole.
Isao lo fissò – Avete ragione, ma non posso punire un mio giocatore se non sono sicuro della sua colpevolezza. Anche a me serve.
I due Capitani si fissarono per un po’, poi Misami si colpì la gamba con il palmo – Beh, non mi sembra male… vedrò di tornare in campo e tu non mandare fuori Aki. Abbiamo ancora una sfida da giocare… - fece, testardo.
- Un mulo… un dannato mulo con la testa vuota… - cominciò a smadonnare Ota, mentre spariva tra le panchine.
Il Capitano dell’Ichihara annuì – D’accordo, ma non perdere la gamba in campo… - fece, uscendo.
Misami ghignò – Bene, passatemi il ghiaccio!
Più o meno tutti, compreso i muri, lo fissarono a mascelle sganasciate – Che? Ma ti si è frullato il cervello? Vuoi giocare? – Sbottarono in coro Kenji e Kano.
Misami sbuffò, buttandosi a peso morto sul lettino e avvinghiando, in pratica, un pezzo di ghiacciaio enorme – Su da bravi non lamentatevi come al solito!
Dall’altra parte, qualcuno sbuffava come una locomotiva; nessuno aveva dubbi su chi si trattasse e Kito rimbrottò, affacciandosi – Ota, stai rantolando in preda alle convulsioni?
- Non rompere! Se perde una gamba io non gliela raccatto!
Mentre i giocatori del Nara si ammazzavano allegramente col loro Capitano, dall’altra parte il pubblico cominciava a far casino.
- Occhei, ce ne andiamo? – Propose Kiyota, praticamente già alla porta.
Akagi lo fissò accigliato – Siediti – scandì, ringhiando.
- Ohmachepalle – fu il commento, prima di piombare nel nulla assoluto. Sendo nel frattempo cercava di capire se davvero Aki avesse fatto quel fallo, ma incredibilmente sembrava di no. Beh, di certo Misami non poteva stroncarsi da solo; non era poi tanto scemo.
Akagi, invece, non poté fare altro che ringraziare “colui che lo proteggeva dall’ infarto” per la mancanza di quegli psicolabili e conseguenti battute frantuma-cranio.

- Per la milionesima volta, no ! – Si sgolò Mitsui, pensando fosse il caso di mandarlo in strada a schiantarsi contro un autobus.
- Dai, Mitchi! – Piagnucolò la Scimmia rossa, mentre Miyagi se la rideva mantenendosi le costole.
- Non usare quel tono! Tanto non attacca! – Replicò il Teppista.
A circa un chilometro di distanza, Rukawa si mantenne la testa – Dio, sono dementi più del solito…
Tenendo il conto: due ore. Due maledettissime ore che andavano avanti così.
Quell’idiota doveva avere una voragine al posto dello stomaco; un buco nero grande quanto Tokyo. Ovviamente pretendeva di riempirlo con i soldi del Teppista che era più disperato di lui. Per ora era riuscito a resistere per due chioschi, due ristoranti e una specie di locale, ma se quello psicotico avesse continuato a starnazzare come un’ oca, ce lo avrebbe portato lui a ingozzarsi, sperando che si strozzasse!

Ad un certo punto, il Teppista tirò su bandiera bianca. Niente. Tutti si arrendono al placcaggio di quella belva.
- Ok, comprati qualcosa e muoviti che non ho tempo da perdere come balia! Ma tu guarda che rompicoglioni… - cominciò a menarsela Mitsui, mentre seguiva quello svalvolato nel chiosco.
Miyagi sbuffò – E’ quasi meglio avere dei bambini appresso che voi due… ehi Rukawa! Hai fame? – Gli gridò dietro, mentre la Volpe si avvicinava con l’aria del condannato a morte.
- No – rispose, mentre da dentro arrivava la voce da colpo apoplettico del Teppista che si stava dissanguando, manco stesse dando da mangiare ad una tigre.
Addirittura Rukawa dovette correre in aiuto di quei due, per scollare la Scimmia Rossa dal tavolo. E dovette pure partecipare alle spese, se non volevano essere impallinati dal proprietario.
- Ma ti rendi conto di quanto mi hai fatto spendere, testa vuota? – Stava sbottando per la quindicesima volta Mitsui, mentre Hanamichi si limitava a rotolare per strada pieno come una botte.
Continuando così, il Teppista avrebbe perso la voce a vita. Non che questo dispiacesse a qualcuno.
- Piantatela! State stracciando le palle a tutti, qui! – Se ne uscì Miyagi e Rukawa non poté che dargli profondamente ragione.
- Va al diavolo, Tappo – fu la risposta corale con tanto di gesti amorevoli.
- Occhecarini, vi leggete nel pensiero?
Da lì alle solite menate che fortunatamente nessuno vide, visto che non c’era un cane in giro. Senza manco farlo apposta, si ritrovarono sulla spiaggia e Rukawa si lasciò cadere, proclamando la resa totale contro la demenza che era costretto a subire. E dire che era scappato per evitare i colpi spacca-cranio del Gorilla e dei compagni di squadra; quasi, quasi, gli mancava il Drogato. Almeno lui era uno. Quelli lì erano fin troppi, anche se costituivano un cervello solo.
Decise di contare i granelli di sabbia, giusto per scoprire se esisteva più sabbia al mondo o più squilibrio in quei tre e dovette ricredersi: la sabbia continuava a vincere, anche se per poco. Il primo a crollare fu il Tappetto che, dopo averli mandati sonoramente al diavolo, si buttò al suo fianco, rovesciandogli un’ ondata di sabbia addosso. Carino.
Ma a quanto pare quella giornata era destinata a migliorare, visto che fu seguito dal Teppista, che fece esattamente la stessa cosa a sinistra, e da quell’imbecille che decise invece di buttarsi addosso, giusto per fargli girare le palle come eliche. E dopo aver mangiato come un bue, quell’idiota pesava, appunto, come un bue, o meglio come una giovane orca assassina.
- Levati, idiota! – Sbottò Rukawa, mentre quello si spalmava felicemente sul suo stomaco. - Ti avverto, mi stai stritolando un polmone.
- Come sei debole, Volpe! - Commentò Hanamichi, spostandosi davanti a lui.
- Alleluia! – Sibilò sarcasticamente l’altro.
Miracoli dei miracoli rimasero in silenzio per un po’, immersi nei propri pensieri, poi Miyagi diede il via al “circolo degli psicolabili anonimi”.
- Ehi, tra pochi giorni si torna a casa! – Fece notare, visto che erano a un passo dalla fine del Torneo.
Rukawa, altro miracolo, si trattenne dal commentare con un “ma dai?” e si limitò ad annuire.
- Come ti senti per la finale? – Chiese sempre il Tappetto, forse non ricordando che, da bravo androide, Rukawa non esprimeva sensazioni personali se non sotto tortura.
- Nh.
Appunto; ma generalmente andava peggio.
- Beh, grazie per la eloquente commento! – Ironizzò Mitsui. – Piuttosto, al ritorno avremo il campionato di prefettura…
- Però sembra strano giocare contro di loro dopo aver vissuto insieme per giorni! Insomma, tornare ad essere quattro squadre diverse… - fece Miyagi.
- Ma vuoi mettere giocare contro quello psicotico di Fukuda? – Ghignò Hanamichi.
- O il Gorilla secondo? – Aggiunse il Teppista.
- E poi dobbiamo arrivare alle Nazionali! – Esclamò ancora la Scimmia Rossa.
Mitsui annuì – Già, per me è l’ultima possibilità… e anche per Gori.
Strano, era quasi triste. Sentiva che gli sarebbe mancato il campo, il canestro, persino gli allenamenti schiavistici del Gorilla e le mazzate con i suoi compagni. Eppure aveva vissuto così a lungo senza il basket.
Era riuscito a svegliarsi ogni mattina senza prendere la palla in mano e palleggiare. Una follia.
Dio, com’era stato stupido.
- Vinceremo – fece sicuro Rukawa.
Mitsui lo fissò – Sei sicuro di te, come al solito… - ma la Volpe continuò - Questo è il vero Shohoku. Dobbiamo vincere ora.
Hanamichi si girò a guardarlo – Per una volta, la Volpe ha ragione, Teppista. Lo Shohoku è quello col Gori, con il Quattrocchi e persino con te. L’anno prossimo non sarà così, quindi dobbiamo vincere ora.
Miyagi ridacchiò – E ormai conosciamo i punti deboli di tutte le altre squadre! Insomma, ormai Rukawa è così vicino a Sendo e Jin… e tu Hana con l’altra Scimmia lì…
- Come se Nobuscimmia fosse mai stato un problema! – Sbottò il rosso, con una smorfia.
- Fanculo – fece, invece, l’amabile Volpe.
Cominciarono ad accapigliarsi, mentre Mitsui guardava il mare – Cosa farete dopo? – Domandò, quasi stupendo se stesso.
Gli altri tre si lanciarono un’occhiata.
- Beh, suppongo che altri due anni allo Shohoku non me li leverà nessuno! – Ghignò Miyagi.
Tempo due secondi, nuove occhiate assassine, e aggiunse – Come Capitano, ovviamente.
Inutile dire che l’uragano Hanamichi si scatenò su di lui - Aha e qua ti volevo! Tu non diventerai mai il Capitano! Lo sarò io!
- Ma quale Capitano! Sei il re dei falli, delle espulsioni, hai dovuto imparare i fondamentali, giochi da meno di un anno… figurati se il Gori ti fa Capitano! – Lo prese per il culo Miyagi.
Mentre quei due si staccavano la testa a morsi, Mitsui guardo Rukawa – E tu?
- Io non so farlo il Capitano – rispose Rukawa, a voce bassissima.
Il Teppista sorrise: una confessione in piena regola, fatta da lui.
- Forse non è detto, sai? Forse ora potresti – meditò. Dopotutto era davvero il più bravo ed era davvero maturato. Forse Sendo era servito più di quanto tutti si aspettassero.
Rukawa lanciò un’occhiata ai due rincitrulliti che si rotolavano nella sabbia – E dovrei tenere a bada quei due? Ma manco per sogno.
- In effetti… - sussurrò Mitsui.
- Akagi è un bravo Capitano – aggiunse la Volpe.
- Già, il Gorilla è un grande Capitano.
Ci fu un momento d’intesa quasi commovente, poi quelle due piaghe gli franarono addosso finendo in una marmaglia di gambe e pugni.
Alla fine se ne uscirono scombinati e insabbiati come i barboni che erano.
- Bene, stiamo migliorando… che ne dite se la prossima volta ci accapigliamo in mezzo alla strada? Giusto per bloccare il traffico… - ironizzò Miyagi, ammaccato.
- Avremmo anche più pubblico… - martellò ancora Hanamichi, mantenendosi la testa.
- La piantate? Non mi sento il braccio dannazione a voi! – Sbottò Mitsui, emergendo dalla sabbia moolto lentamente.
- E che sei vecchio – rispose sicuro la Scimmia rossa, per poi schivare una scarpa - Per caso ti è sfuggito qualche neurone, mentre avevi la testa ficcata lì sotto?!
- Avete finito? – Domandò a puro titolo informativo un Rukawa lindo e immacolato, appoggiato al più vicino muretto.
- Com’è che tu non fai mai fatica? – Rimbrottò Miyagi, che sembrava essere uscito da un lavaggio in centrifuga.
- I miracoli della robotica – ghignò Hanamichi.
- Sì – liquidò la Volpe, poi indicò di fronte a sé – Quella è Eiko Hisae?
Si girarono all’unisono e notarono effettivamente la ragazza, accompagnata da “psicotico terzo”.
- Ma quei due viaggiano sempre insieme? – Si domandò Mitsui.
- Probabilmente formano anche loro un solo cervello come voi – sbottò Rukawa, allontanandosi.
Ci misero un po’ per capire che quella era una battuta; una battuta lunga.
Probabilmente Rukawa aveva della sabbia solidificatasi nel cervello.

- Che fate, ci seguite? – Se ne uscì il solito Kiyuwa Mototsune, con tanto di sorrisone spacca mascella e cibo alla mano.
- Sì, è uno dei nostri scopi nella vita! – Ghignò Mitsui, mostrandogli il medio.
- Studiamo nuovi esemplari di macaco nel loro habitat naturale – gli fece eco Miyagi.
- Vaffanculo – rispose amabilmente Kiyuwa.
- Ma voi trogloditi non usate mai un linguaggio prossimo alla civiltà? – Sbottò Eiko, fissandoli. – Allora come va?
Rukawa scrollò le spalle, che poi voleva dire tutto e niente, mentre Hanamichi sorrise – Una meraviglia!
- E il resto della combriccola?
Mitsui sbuffò – Sono alla partita degli Icha e di quegli altri là…
Eiko annuì – Ah già, giusto. Ve la siete svignati anche voi eh?
- Tanto noi non giochiamo – fecero in coro Teppista, Scimmia Rossa e Tappetto.
Rukawa li fissò: e dire che qualche giorno prima quasi si suicidavano. Dementi.
- Beh, visto che non avete un cazzo da fare come vostro solito, venite con noi – fece Kiyuwa.
- E sarebbe?
Eiko pensò bene di parlare lei, visto che il suo giocatore sembrava incapace di spiccicare una frase normale.
- Stiamo andando da mio fratello.
- Si è spiaccicato contro un tir perché aveva bevuto?
- E’ stato arrestato?
- A tentato di violentare qualcuno?
Eiko fissò quei tre, e non c’era bisogno di specificare, come se fossero realmente idioti mentre Kiyuwa rideva, mantenendosi la milza.
- E’ importante… vedrete! – Ghignò lei.
Rukawa si esibì nella scrollata di spalle “chissenefrega” e la seguì; Tutto sommato nulla poteva essere peggiore di loro tre, più la terza Scimmia, messi insieme.

Ok, quella pazza li aveva trascinati in una scuola. Ora, tutti si chiedevano chi avesse avuto il coraggio, con tutte le facoltà mentali al posto giusto, di lasciare nelle mani del fratello ubriacone dei bambini.
Tappetto e Teppista si scambiarono un’occhiata e, leggendosi nel pensiero come al solito, cominciarono a guardarsi intorno alla ricerca di ragazzini ancora vivi. La Scimmia Rossa trotterellò alle loro spalle – Sì, ho controllato non ci sono cadaveri in giro… - sussurrò, mentre quei due cominciavano a gonfiarsi a costo di non scoppiare a ridere.
Rukawa lì fissò a debita distanza, con sopracciglio accuratamente inarcato – Ma quanto sono scemi… - bofonchiò prima che una specie di comodino con le gambe gli piombasse sulle rotule.
- Ma che diavolo! – Sbottò, terrorizzando a morte il comodino che poi era un bambino sui sei anni.
- Volpe, possibile che devi sempre spaventare tutti nel raggio di cento metri? – Se ne uscì la Scimmia, prima di inondare con un sorriso da ebete il bambino - Ehilà! – Fece allegro.
Se era possibile, quello desiderò ancora di più sprofondare sotto terra.
Rukawa fissò Hanamichi con una sorta di luce negli occhi – Guarda che lo hai spaventato più tu.
- Ah beh, complimenti! Sei pronto per diventare padre dell’anno! – Sbuffò scocciato Miyagi; guardò il ragazzetto e gli porse la mano – Ciao! Io sono Ryota. Lasciali perdere quei brutti cosi lì! – Esclamò tra i sibili generali dei compagni e le risate del bambino.
- Io mi chiamo Hiroshi.
Miyagi ghignò trionfante – Vedete? A me ha detto come si chiama ah!
- E perché avete lo stesso quoziente intellettivo… - fece scazzato il Teppista.
- Mmmh, Ayako è a conoscenza delle tue inaspettate doti paterne Ryo? – Ghignò Hanamichi.
Miyagi sorrise – Sei fortunata che c’è un bambino, stronza – gli sussurrò, cercando di non farsi sentire.
Eiko sbuffò, battendo le palpebre un pelo perplessa – ma possibile che vi sfidate pure su una cosa così? Ciao, Hiro come va oggi? – Fece poi gentilmente.
- Bene, Heiji ha formato delle squadre di basket! Però io sono in panchina… - spiegò Hiroshi, stranamente chiacchierone.
- Venite spesso qui? – Le domandò Miyagi.
- Io no, ma spesso ci mando i ragazzi. Dopotutto è bello aiutareni ragazzi no?
Rimasero tutti e quattro in stato contemplativo per qualche attimo, pensando tipo a quanti danni avrebbero causato loro invece di aiutarli e a quante sberle avrebbero ricevuto da Gorilla e responsabili, poi si avviarono verso il campo.
Bisognava ammettere che quello lì s’impegnava per davvero! Pensarono più o meno tutti, mentre osservavano Heiji sparire tra una mandria di esseri pestiferi.
- Io mi stancherei dopo tre secondi – buttò giù Mitsui.
- Che anima bella che sei… - lo rimbeccò Miyagi.
- Ora non darti arie perché il piccoletto ti ha detto il suo nome…
- Mmh sei geloso? Tanto di certo padre non ci diventi, a che ti serve… - ghignò Miyagi.
- Così mi spezzi il cuore! Volevo proprio chiederti di adottarne uno! – Replicò il Teppista, mandandogli il medio.
- Vaffanculo, ma manco morto.
Incredibile a dirsi, la Scimmia Rossa decise di essersi rotto discretamente le palle a sentire quei due abbaiare come cani alla catena, e decise di buttarli nella mischia.
- Ehi, Heiji! Li vuoi pure questi qui per farti aiutare? – Urlò nel campetto affollato.
Pessima idea. Davvero non era stata una delle sue mosse più brillanti.
Come per magia, un migliaio di teste si girarono all’unisono verso di loro; con terrore, si resero conto che ogni singolo ragazzino del campo li fissava come se fossero pronti a divorarli vivi.
Ovviamente da lì a qualche secondo si ritrovarono tutti in campo per una “dimostrazione di partita seria”; e, ancora ovviamente, Rukawa, alias la Volpe che non si sarebbe emozionato neanche se fosse stato costretto a vendere sua madre, non era tra loro.
- Ma io mi chiedo… sarà davvero un androide? – Sbottò Miyagi, guardando per l’ennesima volta verso il loro compagno che era il ritratto della rilassatezza, lui.
Mitsui ghignò – Impossibile, da quel che so è tutto apposto…
Il Tappetto quasi inciampò nei suoi stessi piedi – Hai controllato?!
- Eccerto, non lo sapevi dei nostri ardenti pomeriggi negli spogliatoi dello Shohoku? – Rimbeccò il Teppista.
Questa volta Miyagi cadde davvero, per poi esibirsi in un concerto di “Che schifo” e “non entrerò mai più in palestra”.
- Ma di che diavolo cianciate?! – S’intromise il solito, mentre si infilava una maglia blu come quella di Heiji.
- Del fatto che, evidentemente, il Teppista mostra i primi segni di demenza senile. E abbiamo anche dimostrato che ha pessimi gusti in fatto di… uomini – concluse con una smorfia.
La Scimmia Rossa ghignò – Parliamo sempre dei tuoi ambigui orientamenti sessuali, Mitchi?
Mitsui sbuffò – Che stracciamento di palle, siete noiosi!
Ma Miyagi sembrava in vena; si infilò la maglia rossa come quella del Teppista e fissò Hanamichi – Sta attento che potrebbe rubarti la tua caara Volpe… - insinuò mentre la Scimmia quasi ci perdeva la pelle dal colpo.
- Che? Teppista, non solo hai orientamenti strani ma pure gusti schifosi!
- Come te d’altronde no? – Gli rimbeccò quello, prima di allontanarsi con quell’altro fanatico nella loro metà campo.
Hanamichi ci impiegò qualche momentino a riprendersi dal discorso folle dei due psicotici, poi si girò verso la Volpe in questione, spaparanzata in panchina.
- Dannato idiota sociopatico… ma tanto ti faccio entrare io in campo… - e attaccò a ridere come uno squinternato. Heiji fece finta di niente tanto per preservare quel poco di salute mentale che gli restava, mentre nessun altro semiadulto aveva qualche dubbio su cosa stesse pensando la Scimmia; niente di buono sicuramente.
La partita fu più normale del previsto, considerando che si trattava di Scimmia e Ubriacone contro Teppista e Tappetto. Ma ovviamente era per i bambini che guardavano, visto che ad un certo punto temettero di perdere il Teppista, tanto si sforzava di essere gentile; Rukawa cominciò a ronfare da lì a tre secondi dopo l’inizio.
- Ah! Fuori i soldi, ho vinto io! – Gongolò Hanamichi, mentre marcava Mitsui.
Miyagi sbuffò – Rompiscatole te li do dopo…
L’altro li guardò un attimino perplesso – Su che diavolo avete scommesso?
- Che la Volpe si sarebbe addormentata senza resistere nemmeno per il primo tempo – ghignò il rosso. – Ovviamente ho avuto ragione!
Mentre Mitsui borbottava qualcosa come “Ma che scommessa imbecille!” Miyagi promise che, per punizione, avrebbe costretto Rukawa all’insonnia perenne. Gli altri due cominciarono a gufare che tanto quello lì avrebbe potuto addormentarsi anche a un concerto con le palpebre aperte incollate. Fortunatamente Kiyuwa decise che per i bambini era troppo continuare quella tortura; mentre Eiko li divideva per insegnare i fondamentali, la Scimmia terza saltellò verso di loro – Possibile che non sapete stare zitti quando giocate?
- Non dirlo a me! Fate dei discorsi stupidi, ve lo hanno già detto? – Aggiunse Heiji, mentre Mitsui gli mostrava candidamente il medio.
- Ragazziii! – Li richiamò la donna-mostro del gruppo, con una vocina che non lasciava presagire nulla di buono. – Vorrebbero taanto imparare i fondamentali e sono divisi in tre gruppi… e io sono sola… - cominciò lei, battendo le ciglia.
- Non usare quel tono che tanto non attacca! – Sbottò Kiyuwa, supportato da tutta la banda maschile.
Eiko sorrise – Se le maniere dolci non servono, allora posso costringervi…
Stavano quasi quasi per chiederle come, ma la luce maniacale del suo sguardo stranamente li convinse. O forse erano state le storie del fratello una sera al Tempio; non ricordavano molto, ma centravano le chilometriche scale e dei secchi d’acqua molto pesanti.
Dopo qualche storia e parecchie scuse senza né capo né coda, Eiko riuscì a trascinarseli nel cortile della scuola.
- Allora! Come ci dividiamo? – Chiese lei, tutta contenta. Ovviamente nessuno si azzardò a profferir parola; Mitsui, addirittura, guardava da un’altra parte.
- Machepalle! – Scoppiò lei, - Insomma state sempre lì a cianciare che volete fare i Capitani e volete fare gli allenatori e volete fare tutto voi… queste sono tre squadre. Se foste degli allenatori fareste le belle statuine?
Ma naturalmente lei sapeva dove andare a toccare: poteva quasi avvertire le scosse elettriche che andavano da Hanamichi a Miyagi.
- Ok, me ne occupo io! – Cominciò Hanamichi, partendo in quarta.
- Potremmo prima dividerli tra i ragazzini più piccoli che non hanno basi da quelli già bravini… - lo interruppe Heiji.
- Va al diavolo, non interrompere! – Sbottò Hanamichi, ma tutti gli altri furono d’accordo. Alla fine fu Kiyuwa che andò ad occuparsi dei mocciosi senza basi.
- Dopotutto lui ha l’anima del giullare! – Ghignò il rosso.
- Zitto che dovresti esserci anche tu tra di loro. Che credi, Ayako me lo diceva che facevi schifo persino con i palleggi – se ne uscì Miyagi, prima di vedersi quasi staccare la testa.
Con un bel po’ di fatica, Eiko cominciava a capire il perenne stato esaltato di Akagi, si divisero per ruoli: Mitsui se ne andò con Miyagi a far capire come funzionavano tiri da tre e gli schemi di gioco tra i più tecnici ( e i più “rompicoglioni”); Hanamichi e Heiji a spiegare cosa diavolo erano Centri e Ali. Alla fine, a Eiko toccò il gruppo più grande a cui spiegare un po’ tutto; ma naturalmente non aveva intenzione di fare tutto da sola.
- Bene, ragazzi. Lo vedete quel bradipo spalmato lì sopra? – Fece, indicando Rukawa. – Ecco, quello è il vostro insegnante, se non lo svegliate niente lezione.
 La scena della Volpe immolata ad un orda di ragazzini disastrosi, sarebbe rimasta impressa nella loro mente per decenni. Mitsui non si sentiva più la milza dal ridere e Miyagi dovette appoggiarsi da qualche parte per non ruzzolare a terra; Hanamichi poi era indeciso tra il ridere sguaiatamente o raggiungere quelle pesti per aiutarli.
Quando lui la raggiunse a passo di marcia con i capelli in aria e occhi indiavolati, Eiko pensò di rischiare seriamente la morte. Anche se ne era valsa la pena, decise mentre cercava di restare impassibile.
- Divertente – bofonchiò lui, lanciandole un’occhiataccia.
- E’ stato moolto divertente, infatti! – Replicò lei ghignando. – Ok, che vuoi insegnare?
- Come ammutinarsi all’allenatore?

Alla fine Akira Miasami era tornato in campo. Piuttosto inutilmente visto che l’Ichihara aveva vinto con uno scarto di ben trenta punti, ma ci era ritornato. Certo, Sendo era sempre convinto che fosse rientrato in campo con l’aria del Salvatore e Kiyota che volesse sembrare un reduce di guerra, ma forse erano giusto un attimo di parte. Uscirono dal Palazzetto come un gruppo di oche starnazzanti, tranne lo Spaventapasseri che non aveva nessuna voglia di parlare.
- Con la seconda sconfitta, il Nara è fuori dalla finale – stava dicendo Ayako, leggendo dalla cartellina di Fujima.
- Già. Ragazzi abbiamo due punti, come l’Ichihara – aggiunse lui, nel silenzio.
- Quindi la nostra finale sarà…
- … molto divertente – concluse Akagi che era tutto meno che felice.
- Ti vedo preoccupato, Akagi – osservò Maki e il Gorilla si grattò la testa. – Speravo non dover giocare con Isao… non sarà facile.
- Io invece voglio proprio vedervi uno contro l’altro! – Esclamò Hanagata.
- Altri due gorilla a confronto… - borbottò Kiyota, prima di ricevere un pugno da Maki.
- In realtà mi preoccupa Aki – confessò Akagi, mentre si avviavano a piedi verso il Tempio.
Jin lo guardò stupito – Per il fallo su Miasami?
- Non credo che Isao sappia controllarlo. – Ribatté, scuro in volto.

- Cazzo, che partita! – Se ne uscì Seiji, spalmandosi sulla panchina degli spogliatoi.
- Che finezza… piuttosto, dove si è andato a cacciare il Capitano? Dobbiamo festeggiare! – Esclamò Moroi, buttando a casaccio la maglia nera.
La Guardia Kaoru uscì dalle docce con un diavolo per capello – E’ con Aki. Quei due si sbraneranno, ne sono sicuro.
Le due ali sbuffarono all’unisono, cominciando a gufare – Questa volta l’ha fatta fin troppo evidente. Miasami poteva farsi male…
- E sai che dispiacere! Quel pallone gonfiato!
Kaoru gli rifilò un’occhiataccia – Che diavolo centra! Vincere perché abbiamo messo fuori gioco un giocatore non è una bella cosa! – Sbottò e Moroi rise – Se, e scommetto che il Mister è d’accordo con te vero?
Ovviamente il diavolo in persona entrò proprio in quell’istante, borioso come sempre. Kaoru sbuffò, meditando di ributtarsi sotto la doccia ed affogarsi, invece di ascoltare il loro simpatico allenatore; se quando giocavano bene aveva da ridire, quella volta li avrebbe menati come minimo.
Isao lo fissava accigliato da dieci minuti buoni e Aki pensò quasi quasi di mettersi a ridere; se sperava di schiantarlo con il gioco del silenzio, aveva sbagliato come minimo persona.
Probabilmente ad un certo punto anche il Capitano lo aveva capito, perché batté le palpebre e sospirò – E’ da più di una settimana che ti dico di piantarla.
Beh, era una frase alquanto idiota, visto che ci aveva mezzo un quarto d’ora per fabbricarla. Aki sorrise e aprì bocca per fiatare.
- No, lascia stare. So già che risponderesti che non hai fatto niente. Ma dalla panchina si vedeva chiaramente… una cosa e rompere le scatole, una cosa e rischiare che qualcuno si perda una gamba per strada! – Sbottò Isao.
Aki smise di sorridere e lo fissò – Potrebbe essere stato uno sbaglio.
- Potrebbe? E credi che dopo un anno, dopo tutto quello che hai fatto, dovrei crederti? – Ribatté, seriamente convinto di potergli staccare la testa a morsi.
Il Playmaker incrociò le braccia, appoggiandosi al muro con una spalla – Perché che avrei fatto?
Isao contò fino a diecimila giusto per calmarsi un attimo, poi sbottò – Non sei tu il Capitano.
- Lo so – rispose quello, guardandolo come se fosse svalvolato. – L’avevo notato – aggiunse poi, sarcastico.
- Strano, a me sembra che lo avessi dimenticato visto che fai tutto per non ascoltarmi – osservò il Centro, tranquillamente.
Aki lo guardò male – Non pensavo fossimo in una dittatura.
- Certo che no, ma mi aspetto come minimo di non avere una mina vagante che cerca di farsi espellere ogni due per tre. E che non rispetta niente e nessuno – buttò allora, avvicinandosi.  
- Bene, allora che vuoi fare? Scaraventarmi fuori? – Ribatté il Playmaker, con una smorfia.
- Tu aspetta la fine del Torneo, poi facciamo i conti.
- Non sei solo tu a decidere. C’è anche un allenatore – fece notare Aki, con un sopracciglio inarcato.
Isao ghignò – Se voglio farlo, non sarà lui a fermarmi, credimi…
Dopo un ultimo sguardo gelido, Aki sbuffò – Alla fine ho fatto solo quello che chiunque avrebbe voluto fare in quella situazione con quella persona. Se non sbaglio, sei tu che ti sei quasi accapigliato l’anno scorso con Miasami.
Isao sospirò – Appunto, quasi. Siamo due capitani, non sarebbe stata una buona mossa.
- Complimenti per il premio di uomo più buono e perfetto del mondo, Capitano! – Concluse il Playmaker, andandosene e, nello stesso istante, il cellulare di Isao suonò.
- Pronto? – Rispose, quasi ringhiando.
- Allora, Allenatore o Playmaker? – Tagliò corto la voce di Akagi. Come al solito, quel diavolo aveva capito tutto.
Isao sbuffò – Ma che palle, non ti si può nascondere nulla!
La voce di Akagi ghignò – Beh, mi aspettavo come minimo che Kendo vi avesse frustrati. O che almeno ti fossi azzuffato con Haranobu.
- Per ora la seconda, ma solo perché ancora devo incrociare il mio amabile Mister – rimbrottò il Centro dell’Ichihara. – E dalle tue parti? Goduto lo spettacolo? – Chiese, sentendo delle grida da giungla dall’altra parte.
- Ovviamente qui si stanno scannando e mancano ancora quei deficienti... tra poco sarà un bordello. Per la partita… se ti consola Kiyota e Sendo mi sembrano alquanto d’accordo con il tuo Fantasma…
Isao sbuffò – Beh, sono io a non essere d’accordo con lui.
- Vuoi buttarlo fuori? – Domandò Akagi, piuttosto sorpreso.
- Non lo so. La finale non vorrei negargliela…
- Come sei buono… - borbottò il Gorilla, pensando a come lui l’avrebbe allegramente ghigliottinato senza manco dargli il tempo di uscire dal campo.
Isao rise – Sei tu che sei esaltato. I tuoi compagni sono terrorizzati, mostro!
- Se! E chi ci fa niente a quelli… sono così stupidi che se li minacci non capiscono… tra l’altro avvisami se ti manca qualche giocatore che sarei ben felice di prestartene qualcuno in trasferta. Puoi anche tenerteli a Chiba per un annetto o due… chessò Hanamichi o l’altra Scimmia lì… magari il Teppista, possiamo metterci d’accordo…
- Ma anche no, tieniteli pure che i miei mi bastano. A proposito, Take, siamo in finale – annunciò e dall’altra parte sentì silenzio come se avessero di colpo abbassato il volume.
- Già, speravo proprio di non beccarti.
- Eh lo so, hai paura. Ma ti capisco sai… - cominciò Isao e sentì Akagi ridere – Va al diavolo! Ho paura di farti troppo male che hai capito! E poi c’è il Teppista che è particolarmente innamorato della tua Guardia.
L’altro rise – Oh, anche Kaoru non vede l’ora di rivederlo! Piuttosto i tuoi giocatori sono tutti in forma?
- Non fare il gufo, Isao. Stanno fin troppo bene, non farti illusioni. Cioè, quando quell’idiota addormentato tornerà, intendo…
- In effetti non l’ho visto alla partita, sei sicuro che stia bene? – Domandò Isao, riferendosi a Rukawa.
- Con le due Scimmie, Miyagi e il Teppista? Certo che no. Ma un po’ di stress gli fa bene a quella statua! – Ironizzò Akagi. – Ora ti lascio o mi accusano di fraternizzare col nemico. Sarebbero capacissimi…
Isao ghignò – Ma tu stai fraternizzando con me! Vergognati! E vedi di non morirmi durante la festa del Tempio che ti voglio in campo al massimo.
- Festa di che? – Sbottò la voce di Akagi, che temeva il peggio.
L’altro ghignò – Lo vedrai… quando tornerà la padrona di casa. Ciao! – Belò, attaccando prima che Akagi potesse maledirlo.
Dall’altra parte, il Gorilla in questione cominciò a tremare. Quando si associava la parola “festa” ai suoi compagni, non si trattava mai di qualcosa di buono; ma “Tempio”, voleva dire che la festa si sarebbe avuta proprio lì. Signore, sperava proprio di no!
Ma Isao era abbastanza diabolico da dirglielo prima e farlo morire di inquietudine.
- Akagi hai visto un fantasma? – S’informò Maki, spaparanzato immancabilmente sul divano.
- Ho solo un brutto, bruttissimo presentimento… che fine hanno fatto quei quattro debosciati? – Sbottò, guardandosi intorno.
- Non sono ancora tornati… - rispose Ayako, sbuffando. – Le solite capre a zonzo…
- Dovreste essere felici che tutta la squadra familiarizzi così tanto! – Se ne uscì Fujima, dalla cucina.
- Eh, guarda! Felicissimi! – Sbottarono quasi in coro Capitano e Manager.

I ragazzini non erano affatto male. D’accordo, uno di loro aveva quasi levato via un occhio al Tappetto, mentre lo marcava, ma in fondo non era un difetto.
Mitsui ghignò quando, per l’ennesima volta, Miyagi fu costretto ad abbassarsi per evitare la mano di un ragazzo che si muoveva come un manico di bastone.
- Devi essere un po’ più rilassato… - gli spiegò il Teppista. – Sennò rischi di togliere un occhio ad un giocatore… meno male che lui è basso quanto un comodino.
- Va al diavolo, Teppista.
- Parla bene davanti ai ragazzi, scemo!
Mentre come al solito cominciavano ad accapigliarsi, Hanamichi, record assoluto, riusciva a stare con qualcuno senza venire alle mani ogni due per tre; forse perché Heiji da sobrio era relativamente tranquillo, o forse perché la Volpe era distanza di sicurezza da lui. Infatti, la Scimmia Rossa si limitava docilmente a spiegare come marcare stretto, senza farsi uscire nemmeno una cretinata dalla bocca; Heiji fu quasi tentato di chiedergli come facesse a ricordare così bene la teoria se poi in campo faceva schifo.
La terza squadra, invece, si godeva paciosamente il sole spalmata in panchina. Forse Rukawa era riuscito a insegnare come dormire impunemente sempre, in ogni situazione e in ogni caso.
- Kaede! Non dovrebbero fare qualcosa? – Sbottò Eiko, che si era allontanata per qualche istante. La Volpe la fissò, sempre un pelo sconvolto dal fatto che lei lo chiamasse per nome, poi sbadigliò – La mia squadra è più avanti di quelle – fece, quasi indignato.
Eiko inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia – Assì? – Sbottò, evidentemente per niente convinta dalla cosa. Uno dei ragazzi più grandi annuì tutto contento – E’ vero! Abbiamo fatto una partita, ci siamo divisi i ruoli e Kaede ci ha insegnato anche i fondamentali! – Esclamò, mentre gli altri gli belavano attorno.
Kaede? La ragazza fissò perplessa Rukawa, che non sembrava per niente sconvolto che dei “mocciosi” avessero l’ardire di chiamarlo per nome, e si chiese come mai dopo un’ora nessuno avesse avuto l’istinto di suicidarsi o, perlomeno, uccidere lui.
- Oh… bene. Ehm, andate tutti a mangiare?
Con un gran casino, i ragazzi filarono a sbranare qualcosa, mentre i grandi allenatori si allungavano a terra.
- Fiuu, che fatica! Fortuna che non diventerò mai un allenatore… - cominciò la tiritera Mitsui.
- Ahh, non cominciare! Direi meno male per loro, non per te! – Sbottò Miyagi, ma Hanamichi era su di giri.
- Vorrei restare qui! Chebbello allenare i ragazzini!
- Tu vuoi avere potere su povere anime innocenti, vergogna! – Replicò Miyagi, mentre gli altri ghignavano.
- Anche a me piace! – Sbuffò Kiyuwa.
- Appunto, due esaltati che dovrebbero insegnare a dei ragazzi? Agghiacciante!
- E tu, Kaede, che ne pensi? – La buttò lì Eiko, calcando sul nome.
- Ehi, non è che tra voi due c’è fin troppa confidenza? – Ghignò Heiji, ma Mitsui negò col capo – Impossibile. Il nostro Kaede ha ben altri gusti…
 - Cos’è hai paura di non piacergli più? – S’intromise Miyagi, prima che Mitsui e, stranamente, Hanamichi gli tirassero qualcosa dietro.
Rukawa sbuffò – Siete ripetitivi lo sapete, vero?
Eiko cominciò a ridere – Secondo me siete psicotici! E comunque anche i ragazzini lo chiamano per nome! – Fece, tanto per difendersi.
- Nooo, allora dobbiamo cominciarti a chiamare così! Insomma ci vuole un po’ di confidenza dopo tanto tempo! – Esclamò Mitsui, tanto per rompergli i coglioni.
- Ma chiamami come ti pare, idiota – replicò perfettamente disinteressato la Volpe.
- Ok, tesoro, che ci dici dell’allenamento allora? – fece Mitsui, mente ormai gli altri si trattenevano la pancia dal ridere.
- Oddio e io che insistevo solo a chiamarti Volpe! Qui dobbiamo correre ai ripari, mi serve una lista di nomi! – Se ne uscì Hanamichi, mente un freddo gelido calò su di loro. Tempo due secondi, un’occhiata tra loro e alla Volpe, e Tappetto e Teppista scoppiarono a piangere dalle risate; seguiti da Heiji e Eiko.
Rukawa si bloccò un attimo, cercando di rielaborare quello che aveva detto la Scimmia con uno strano nodo nello stomaco. Aveva una brutta impressione. No, era un eufemismo, aveva una pessima impressione.
Decise di correre ai ripari alzandosi e correndo verso casa. Da lì a dieci minuti, nuovo record, si ritrovarono tutti alle sue calcagna nella strada del Tempio; dopo aver riportato in gabbia la Scimmia terza dello Shiroi.
Entrarono in casa che aveva l’aria perfetta per un cimitero.
- Siamo a caaaaasa! – Belò il solito imbecille, prima di buttarsi sul divano; peccato che non avesse visto Jin che finì spiaccicato sotto di lui.
- Ecco, un rullo compressore addosso mi ci mancava proprio, grazie… - ironizzò la pover’anima, prima di buttare a terra la Scimmia Rossa. Heiji, Mitsui e Miyagi si fiondarono in cucina alla ricerca di ciarpame mangiabile, mentre Akagi li accoglieva a braccia aperte.
- Salve, fuggiaschi… - salutò minaccioso.
- Ehi, Gori! Ci sei mancato! – Esclamò il Teppista, ruffiano come pochi.
- Non cercherai di accattivarmi spero! – Replicò, indignato, mentre quell’altro infilava la testa nel frigo – No, no per carità. Non sei il mio tipo.
- Teppista, guarda che se continui a parlare in questi termini davvero potrei cominciare a crederti interessato ad altre… vie… - rispose Miyagi, buttandosi su uno sgabello.
Ovviamente né Akagi ne gli altri della cucina, Fujima e Maki, capirono un accidente.
- Di che diavolo cianciate? – Sbottò infatti, gentile come sempre, Akagi.
- Dell’orientamento di quello lì. Ormai si è capito dove va a parare – rispose il Tappetto, prima che Mitsui potesse infilargli qualcosa in bocca e zittirlo.
Akagi inarcò un sopracciglio – Beh, era una novità? – fece con tanta noncuranza e nonchalance, che più o meno tutti franarono dalle sedie, rotolando dal ridere e Mitsui si strozzava.
Heiji, intanto, aveva deciso di lanciarsi sul divano a far compagnia all’Idiota, litigando a morsi sul telecomando. Con un urlo alla Tarzan, Kiyota trotterellò giù dall’alto dei cieli e si abbatté sul salotto, aggiungendosi alla mischia. Jin capì che la pace era irrimediabilmente rovinata e si affrettò a correre via, prima di essere invischiato nella lotta; mentre sospirava di sollievo nell’atrio, notò un Rukawa piuttosto prudente.
- Cerchi di evitare la lavata di capo? – Gli chiese e lui gli lanciò un’occhiataccia – Spero di salvarmi da quegli psicolabili – precisò, ma purtroppo per lui, le mura a quanto pareva erano fatte d’aria, perché la voce minacciosa di Akagi le trapanò facilmente – Rukawaaa!
- Chepalle – sibilò lui, prima di spostarsi verso l’aula di tribunale pronto per il verdetto.
Entrò che Akagi lo fissava incazzato, mentre quei due già cominciavano a sganasciarsi; inutile dire che Fujima, Maki e Jin meno di così non potevano fregarsene. Però, notò stranamente, mancava il drogato. Che si fosse finalmente tolto dai piedi?
Poteva prendere in considerazione di amarla alla follia, pensò mentre Eiko invadeva la stanza, interrompendo la seduta. Gli altri notarono un pelo angosciati che il suo ghigno era fin troppo ampio.
- Ragazzi, domani è la festa del Tempio – annunciò e Akagi ebbe la mezza idea di andare a fare una spedizione punitiva a casa di Isao.
- Che festa del Tempio?- Chiese invece curioso Fujima.
- Di questo Tempio – precisò lei, e tutti risposero con un “oh” neutrale.
- Verrà molta gente e qui non è ancora preparato nulla… - aggiunse lei, ma gli altri continuarono a guardarla perplessi, fingendo di non capire e sperando nella loro buona stella. Ma quando Ayako se ne uscì con un “Ok, ho preso il materiale per lavorare”, capirono che quella dannata buona stella si era schiantata sulle loro teste.


N/A

Ok.
Chiedo incommensurabilmente perdono. Ho un ritardo che ormai non si può definire manco più così. Lo so.
Ma a quanto pare il mondo cibernetico mi odia visto che internet ha fatto una brutta fine e il computer lo ha seguito poco dopo.
Spero che ci sia ancora qualche anima prava che continui a sopportarmi!
Allors, un po’ di spiegazioni dopo tanto tempo. Siamo ormai al decimo capitolo e a tre capitoli dalla fine. I capitoli finali possono subire qualche variazione, ma non dovrebbero aumentare.
In questo c’è la partita dell’Ichihara contro il Narashino. Con due giocatori piuttosto rompiscatole. Ho tentato di dare loro un po’ più di personalità e spero di esserci riuscita in parte; la stessa cosa accadrà nel prossimo con i giocatori dello Shiroi.
Innanzitutto devo chiedervi umilmente perdono, perché non sono riuscita a resistere. A parte che mi rendo conto di aver peggiorato l’ambiguità dei discorsi della banda, quindi di aver fatto felici le yaoi fan. xD
Ripeto che qui non ci saranno coppie yaoi, ma qualche piccola imboccatura c’è sempre.
Una spiegazione sulla “scuola” che hanno incontrato i ragazzi.
In realtà non si tratta di una scuola, ma di un centro sportivo giovanile. Che importanza ha? Beh, ecco perché vi chiedo perdono! In questa fiction ha un ruolo marginale, insomma volevo solo far divertire i quattro dello Shohoku, ma è una sorta di pubblicità occulta per un’altra fiction (questa volta yaoi e decisamente OOC) sui ragazzi di Slam Dunk. Forse non dovevo inserirla, ma non ho potuto resistere. XD
Sì, un centro del genere avrà un ruolo decisamente importante in quella fiction.
Bene, che dire. Spero non vi dispiaccia questo capitolo, spero sia riuscita a mantenere il solito stile incasinato. Nel prossimo capitolo ho pensato di rompere un po’ le scatole ai soliti due che stanno litigando fin troppo poco per i miei gusti. E credo ce le yaoi fan saran contente.
Bene, ora le risposte in super ritardo:

Trilla: Bene, vedo che le macchine si ribellano! XD Sono contenta che ti sia piaciuto e spero che anche questo ti faccia rotolare dalle risate!

Dream: *__* No, non è possibile che la mia storia possa essere una delle tue fiction preferite in assoluto! Ti annuncio che sono quasi franata dal divano! Grazie mille! Sì, sì i due pairing non mi dispiacciono affatto… ma non continuo, perché con i pairing sono alquanto folle *__* Il tuo podio pure non mi dispiace. Anche se ammetto che Sendo non può superarmi Hanamichi… non ancora almeno… grazie ancora!

Poi vorrei davvero ringraziare di cuore chi ha aggiunto questastoria nei preferiti. E' la prima che io abbia mai continuato, coccolato e sviluppato fino alla fine. Quindi grazie.

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Capitolo 11
*** La festa del Tempio ***


La festa del Tempio

Quando ci si metteva, Akagi sapeva essere convincente anche… con le buone. Le sue scusanti per svignarsela dal lavoro per la festa erano a dir poco pietose, eppure Eiko gli aveva dato retta. Miracoli del potere al vertice.
Certo, era anche possibile che la psicotica avesse deciso di far finta di niente per buona pace comune. Anzi, era diventata una certezza dal momento che quella iena si era messa all’opera alle sette del mattino, svegliando l’intero Tempio e facendo smadonnare anche i muri.
- Ah! Cazzooo! – Sbottò il Teppista, mentre l’ennesimo rumore di benedetti piatti caduti gli frantumavano il cervello. – Ora mi sente quella! – Sbottò alzandosi nello splendore delle mutande a righe e volando alla porta.
- Te li sbatterà in testa i piatti… - mugugnò Miyagi con la voce impastata di sonno e la testa sprofondata sotto il cuscino.
- Se, voglio proprio vedere! – Grugnì con un diavolo per capello; spalancò la porta, pronto alla battaglia e… si ritrovò la ragazza sotto al naso.
- Vai da qualche parte? – Domandò dolcemente sadica lei, con tra le mani un scatolone dall’aria leggerissima.
- Ehm… - esitò il Teppista sulla soglia, mentre lo spirito guerriero dell’anima ardente si defilava a gambe levate. E che cavolo doveva dirle?
Eiko sorrise – Non avevo dubbi. Tieni – e gli smollò lo scatolone, quasi tirandolo giù di sasso tanto era pesante. – Me lo porti in cucina? Graziee – tubò poi, allontanandosi in gran carriera. A quel punto Mitsui rimase un pelo turbato, mentre Miyagi cadeva dal letto, sganciandosi le mascelle dal ridere.
- Wahahaha! Il grande uomoooo! Ti sei mangiato la lingua o ti si sono essiccate le palle all’improvviso? – Ululò tra le risate.
Mitsui gli lanciò un’occhiataccia: detto da lui che sbavava dove metteva i piedi Ayako poi… quello era il colmo! Piazzò lo scatolone davanti alla porta spalancata e s’ infilò in bagno, smadonnando contro il mondo e contro quel deficiente che non la piantava di ridere. Caso volle che il protettore dei Teppisti svirgolati e delle ginocchia spappolate scese a dargli una mano, perché Ayako passò da quelle parti proprio mente il Tappetto si sganasciava sul pavimento, quasi nudo come un verme.
- Ahhh Ayakuccia! – Gridò con uno strillo tipo acuto di pipistrello, buttandosi sotto le coperte. La ragazza inarcò un sopracciglio fissandolo – Che diavolo stai combinando? – Domandò, ma Miyagi già sentiva le risate sguaiate di quel beota e, meditando vendetta, borbottò un “Niente”.
- Bene! Allora vestiti e muoviti a darci una mano! – Esclamò lei, prendendo la palla al balzo e volatilizzandosi all’istante.
- Il bue che dice cornuto all’asino… - mugugnò Mitsui dalla porta del bagno, rischiando il linciaggio di scarpe e cuscini.
In altri anfratti del Tempio, la situazione non andava certo migliorando. E se Hanagata e Fujima, manco a dirlo, davano una mano in religioso silenzio, altra gente sfracellava timpani e coglioni, borbottando senza sosta.
- Per l’ennesima volta, Kiyota, piantala o ti do una sberla – se ne uscì Maki, al limite della sopportazione fisica.
La Scimmia sbuffò – Sì, ma quella pazza non può buttarci giù alle sei per lavorare!
- Tu hai detto che volevi renderti utile… - gli fece notare Maki, con espressione angelica.
- Non intendevo traslocare un intero Tempio!
E ovviamente gli passò di fronte un Jin che canticchiava allegramente portando casse varie, manco si stesse divertendo. Un’ennesima prova dello stato sciroccato di quello lì.
- Io l’ho sempre detto, tu e l’allenatore lo drogate. Non può essere così di suo… - rimbrottò la Scimmia, mentre cercava, senza risultati, di alzare uno scatolone.
Maki sbuffò – Sei tu che sembri un vecchio bisbetico! Avanti, muoviti! – Esclamò, spingendolo e mandandolo a schiantarsi al suolo.
Akagi e Sendo, nel frattempo, avevano occupavano beatamente la cucina dove regnava la pace assoluta.
- Non è tanto male… - commentò infatti lo Spaventapasseri, mentre passava lo straccio in modo indecente.
- Aspetta di uscire là fuori, tra quegli imbecilli… Sendo, guarda che uno straccio non si usa così. Mai usato, per esempio, in quella palestra diroccata che vi ritrovate al Ryonan? – Rimbrottò il Capitano, fissandolo.
Sendo scrollò le spalle – Sono sempre arrivato in ritardo per quel che ricordo.
Akagi ghignò – Strano che Uozumi non ti abbia mai preso a testate…
Sendo sorrise – Lo ha fatto, ma io ho la testa più dura.
Mentre al piano di sopra le due dolci pulzelle avevano trascinato per i capelli i due idioti ai lavori forzati, Heiji si era fiondato nelle zone più nascoste del Tempio, che magari manco servivano, ma che in un eccesso di amorevole impegno aveva deciso di ripulire. La sorella non aveva dubbi sulla grande pulizia che quel decerebrato stesse facendo, soprattutto perché si era portato dietro quel bradipo di Rukawa che, ovviamente, aveva colto l’occasione al volo.
Infatti, il bradipo in questione se ne stava spaparanzato sulle panche della Sala interna.
- Fate sempre così tutte le volte? – Domandò, mentre Heiji si limitava a spargere un po’ di acqua in giro.
- Più o meno… - fece vago, sbadigliando.
- Ci vorrà una vita.
Heiji ghignò – Considera sempre che molte stanze non si aprono da un’eternità. Ci saranno cumuli di polvere grossi come montagne e non escludo uno o più branco di animali mutanti da qualche parte.
Rukawa inarcò un sopracciglio – Tua sorella ne sarà felice.
- E come no! Sarebbe capace di murarmi vivo fin quando non pulisco… su animo! – Esclamò, lanciandogli lo straccio.
Rukawa lo fissò come se non avesse mai toccato nulla di simile in vita sua.
- S-t-r-a-c-c-i-o. Serve per pulire… - Scandì lui, prendendolo per il culo.
Forse qualcuno doveva spiegargli che con Rukawa non si facevano battute. E di certo non alle sette del mattino: il suo cervello si attivava perlomeno intorno alle tre del pomeriggio.
La Volpe si alzò mugugnando e con un diavolo per capello, avendo cura di spostarsi nella zona più lontana da quel rompiscatole.
Heiji lo fissò ghignando – Non fare quella faccia, Signor Simpatia…
Quante probabilità c’erano di essere scoperti, se lo accoppava in quella stanza e lo seppelliva sotto le assi del parquet? Conoscendola, quella psicopatica di sua sorella lo avrebbe pure ringraziato.
Cercando di trasmettergli quel concetto incoraggiante con la sola forza del pensiero, Rukawa si mise all’opera, rendendosi conto di non sapere usare un dannatissimo e schifosissimo straccio.

E facendo i conti, qualcuno mancava all’appello. Akagi se ne accorse dopo circa un’oretta passata a sgobbare sul pavimento dell’ingresso: stava mandando la decima passata di lucido, quando si rese conto che, effettivamente, non c’era nessuno a fracassargli la scatola cranica. Non che se ne fregasse particolarmente, ma di certo non voleva che arrivasse a demolire quello che loro avevano cercato di arrangiare.
- Mitsui! – Chiamò, quando vide il Teppista sbuffare come una teiera verso la cucina, carico come un cammello.
- Che vuoi, Gori? – Replicò quello, con aria più sbattuta del solito.
Akagi decise di soprassedere un attimino, poi borbottò – Che fine ha fatto quello psicotico?
- E che diavolo ne so – rispose, senza esitazione.
Ecco, forse un giorno quando non avrebbe avuto niente da fare, avrebbe potuto risolvere uno dei più grandi enigmi dell’Universo: com’era che, se si parlava di idioti o psicotici, nessuno aveva mai dubbi di chi si stesse parlando?
- Dovresti chiedere ad Eiko, ci ha parlato lei qualche ora fa – aggiunse il Teppista, prima di infilarsi in cucina e buttare tutto come capitava.
- E non spaccarti quella dannata gamba! – Gli urlò dietro il Gorilla, allontanandosi verso il piano di sopra.
- Sììì, maaamma! – Replicò quello, svegliando mezzo quartiere.
 Non fece in tempo a salire mezzo scalino, che le urla di Ayako gli fracassarono un timpano.
- State scannando un branco di pecore lassù? – Rimbrottò Akagi, con gli occhi al cielo, poi schivò per un pelo Miyagi che si abbatteva di culo sul pavimento.
- Bel volo, peccato l’atterraggio – ironizzò il Capitano, mentre Ayako appariva con le mani lungo i fianchi e un’aria omicida.
- Bene, spero ti sia rotto almeno un paio di ossa! – Sbottò, mentre Miyagi verificava di avere tutto al posto giusto.
– Ah, Akagi, Uozumi del Ryonan mi ha chiamato che ti cercava… - continuò la manager, mentre quello la fissava, perplesso – E perché ha il tuo numero?
Ayako sbuffò – Perché, da brava idiota, l’ho dato a tutte le squadre! E se tu avessi il cellulare acceso romperebbe le palle a te, non a me!
Cominciarono a cianciare mentre salivano, ignorando allegramente quel povero psicotico dolorante, spalmato a terra. - Machepalle… non si è manco preoccupata… - cominciò a smadonnare, mentre Kiyota passava di lì.
- Guai con il tuo graande ammore? – Ghignò, tanto per fargli girare i coglioni.
Miyagi lo fulminò, mandandogli il medio – Pensa al tuo Capitano, imbecille!
- State buoni o dovrò chiamare lo zoo… - li riprese Mitsui, passando da quelle parti giusto per caso, ancora sommerso da altre scatole.
- Ma ‘sta dannata roba non finisce mai? – Chiesero in coro Scimmia e Tappo, mentre Sendo si buttava a peso morto sul divano, alla faccia del loro mal di reni.
- Comodo? – Frecciò Mitsui, fissandolo con odio.
Sendo sorrise – Io ho finito.
- Ah, c’erano dei compiti specifici? – Domandò ancora il Teppista, a puro titolo informativo, decidendo all’improvviso di averne per le palle e lanciandosi al suo fianco.
Quegl’altri psicotici si lanciarono un’occhiata, prima di abbandonare tutto davanti alle scale dove per poco Fujima non si schiantava, lasciandoci le gambe.
- Ma siete diventati scemi? – Sbottò, osservandoli allegri e felici, affondati tra i cuscini.
- Andiamo! Non ce la facciamo più! – Sbottò Mitsui, mentre l’allenatore inarcava un sopracciglio – Ma se ti sei appena alzato!
Mitsui ghignò – Appunto, devo ancora svegliarmi! – Esclamò tra le risate di Scimmia e Tappo.
- Io propongo un bel secchio di acqua gelida… - s’inserì Sendo, mentre Mitsui replicava con il medio – Provaci, Porcospino…
Probabilmente Fujima stava per mandarli al diavolo, o per ordinare qualche stronzata, ma alla fine andò a baciare il pavimento quando il solito imbecille cronico invase la casa come un tornado.
– Cooolazioneee! – Trillò, trapanando il cervello a tutti.
- Ecco, mi sembrava strano che non ci fossi a ballarci sui piedi… - mugugnò il Teppista, prima di alzarsi al volo e fiondarsi su di lui.
- Calma, tesoro, lo so che non vedevi l’ora di rivedermi! – Lo prese per il culo la Scimmia Rossa, piazzandogli una mano in faccia.
- Ma per me potevi anche sprofondare nel vuoto, ma il cibo… – replicò quello, cominciando a sbavare.
- Che schifo, un po’ di dignità! – Rintuzzò Miyagi, con una smorfia.
Mentre Fujima sospirava, probabilmente chiedendosi per la milionesima volta chi glielo avesse fatto fare, Hanamichi cominciò a prendere a morsi quello scorfano demente e Akagi già scendeva dall’alto dei cieli, con la sua punizione divina.
- Hanamichi! – Sbottò, facendolo tremare da capo a piedi.
- Oho, Gori! – Miagolò, piazzandogli sotto al naso la colazione prima che potesse atterrarlo.
Akagi ghignò minacciosamente – Dove sei andato a prenderla questa colazione, su Marte?
Il rosso sbuffò – Non fare il vecchiaccio pedante, come al solito… colazioneee! – Gridò, tanto vicino da renderlo definitivamente sordo.
Il Gorilla alzò gli occhi al cielo – E va bene, mangiate sanguisughe a tradimento. Poi facciamo i conti…
Continuò a borbottare e a fumare dalle orecchie, mentre gli altri si buttavano un po’ a caso nella Sala, spargendo frammenti di cibo in giro.
Ayako si affacciò nella stanza, per poi ghignare verso la scala – Lo sapevo, stanno mangiando!
Eiko sbuffò – Scansafatiche! – Urlò dalle scale, mentre gli altri ghignavano.
- Andiamo che dopo te lo rimettiamo a nuovo sto posto! – Se ne uscì Mitsui, ben sapendo che dopo avrebbe cercato qualche buco per dormire.
- Ci vorrei proprio credere… - borbottò la ragazza, sedendosi tra il Teppista e Fujima.
Ayako andò a chiamare le tre anime che ancora lavoravano, Jin, Maki e Hanagata, ritrovandosi piazzato sotto al naso un Rukawa con straccio in spalla.
- Buongiorno! – Cinguettò lei, visto che quello si era volatilizzato molte ore prima.
- Hn – mugugnò lui.
La manager sbuffò – Sempre più moribondo! Su, ti serve la pappa! – Esclamò, trascinandoselo con tanta forza, da mandarlo a sbattere contro Porcospino e Teppista.
- Manno! Kaede sei ancora vivo? – Se ne uscì Sendo, prendendolo per il culo.
- Perché ti sembra vita questa? – Replicò Mitsui, indicando la Volpe che già cominciava a sacramentare contro quella scema che gli ghignava di fronte.
- Vabbene – fece ad un certo punto la Scimmia, interrompendo il religioso silenzio di forchette lanciate e mani mozzate – Che diavolo è questa festa per la quale stiamo sgobbando? – Fece, fissando Eiko che si strozzò col cibo, ritrovandosi tutti gli sguardi addosso.
- Aehm… allooora… - Indugiò, cercando un minimo di speranza da qualche parte. Niente, quei bastardi sembravano fissarla con sguardo omicida: come minimo doveva essere qualcosa di grandioso, con tanto di fuochi d’artificio e follie varie, per costringerli a quella tortura.
Fortuna sua, Heiji scelse proprio quel momento per entrare e lei decise di mandarlo allegramente al macello, come ogni serpe che si rispetti.
- Heiji, spiega cos’è la festa del Tempio – ordinò quasi, mentre a quella pover’anima gli si bloccava l’acqua in gola.
- Beh… è una festa – rispose con espressione da “ma che domanda deficiente è”, mentre a qualcuno crollava la mascella a terra.
- Questo spiega tutto – ironizzò Maki, accanto a Miyagi.
- Magari capire anche che si fa no? – Domandò sarcastico la Scimmia.
- In pratica si visita il Tempio per pregare, si ordinano gli Dei della natura, ci sono canti e balli, ci si veste secondo tradizione… - cominciò ad elencare Eiko, mentre Mitsui sputava una parte del cibo – Non dovremo vestirci, vero?
Lei lo guardò come se fosse scemo – Certo che sì!
Esplose una piccola rivolta di tavolo, mentre le due Scimmie erano più che contente; erano anche le uniche tra l’altro. Sendo, Maki e Jin non sembravano particolarmente turbati dalla notizia, Fujima e Hanagata si chiedevano solo che razza di roba avrebbero dovuto mettere su, mentre Rukawa si limitava a rubare il cibo ai vicini. Dopotutto avrebbero dovuto ammazzarlo, prima di fargli indossare un kimono.

Ecco ammazzarlo, le ultime parole famose. Mitsui se ne uscì dalla stanza col kimono di traverso e un diavolo per testa; si avviò allegro come una tempesta per il corridoio e quasi buttò giù la porta di Ayako.
- Ma che c’è! – Sbottò lei, per la quindicesima volta.
- Come diavolo si infila sto coso? – La investì lui, mentre la manager sbuffava con gli occhi al cielo. Possibile che su undici, UNDICI uomini, nessuno sapeva indossare un cavolo di kimono? Erano già passati Kiyota, Jin e Maki. Tutti svirgoli.
- Ma insomma, meno male che è l’abito tradizionale della VOSTRA Nazione! – Stava sbottando, mentre gli faceva infilare la mano nella manica.
- Oh non rompere! Già è tanto che lo faccio!
Intanto, quel cretino universale saltellava in giro per casa, dimostrando a tutti quanto era stato bravo a mettersi da solo il vestito. Al decimo “Sono un genio”, Mitsui gli fece uno sgambetto, mandandolo lungo disteso.
- Idiota! – Sbottò, mentre Hanamichi lo prendeva per il culo anche da terra.
- Ayakuccia mi dai una mano? – Se ne uscì speranzoso Miyagi, facendo capolino dalla camera.
La ragazza sorrise – Riyota… tu lo sai mettere il kimono, non rompere! – Gli gridò dietro, mentre lui sbatteva la porta, smadonnando.
- Va bene? – Chiese Sendo, mostrandosi nel kimono azzurro chiaro. Mitsui fece una smorfia: ovviamente, mai che quello lì avesse problemi!
Ayako annuì – Finalmente uno che non ha la mente completamente andata…
- A me non lo dici Ayakuccia? – Ghignò Hanamichi, con il kimono rosso come i capelli.
- Capirai l’impresa che ci vuole! – Sbottò Akagi muovendosi, vestito di tutto punto, come se si trascinasse dietro l’inferno. A quel punto Teppista e Scimmia Rossa si schiantarono a terra, piangendo dalle risate, mentre Akagi aveva la mezza idea di pregare qualche Dio che li fulminasse sull’istante.
Maki si unì all’allegra brigata, tutto soddisfatto di esserci riuscito, alla fine – Allora?
Ma prima che qualcuno potesse rispondergli, uno lamento apocalittico li fece sospirare di sopportazione
– Chepallechepallechepalle! Odio questo dannato vestito! – Sbottò la solita Scimmia isterica.
Maki si grattò la testa – E’ la ventesima volta che gli spiego come diavolo infilarselo…
- Se è tardo che vuoi farci? – Frecciò Akagi, mentre Mitsui ghignava – Potevi farglielo vedere…
Ayako gli rifilò una gomitata frantuma costole, mentre Hanamichi, sano di mente com’era, urlò – Vuoi una mano Scimmia?!
- Hana! E’ qualche metro più avanti, che diamine ti urli? – Sbottò la ragazza, mentre gli mollava un calcio.
Detto fatto, la Scimmia Rossa ballonzolò verso la camera, ghignando come un ossessa.
- Mandare lui ad aiutarlo? Non è un suicidio? – Se ne uscì il Teppista e Maki sospirò – Vado a controllarli…
Sendo, intanto, si accigliò – Mi domando e chiedo, Kaede sarà vivo? – Borbottò, infilando la testa nella stanza – Ehi!
- Va al diavolo – gli mugugnò quello in risposta e Sendo sorrise – Non sa metterselo – annunciò, tra i sospiri di Ayako e Akagi.
- Ma porca paletta che ci vuole… - borbottò lei, spalancando la porta – Rukawa! Ti aiuto? – Gli disse con aria che non invogliava chiederglielo.  
La Volpe si girò a fissarla, tenendo il kimono a distanza di sicurezza manco fosse una bomba; non si era manco spogliato.
- Non sai o non vuoi mettertelo? – Ghignò lei, mentre Mitsui dall’esterno lo prendeva per il culo.
Rukawa gli rifilò un’occhiataccia, poi guardò lei – Io odio i kimoni – annunciò, mentre Sendo sospirava – Non avevo dubbi, chissà perché.
Come se non bastasse, la Scimmia Rossa tornò all’attacco trascinandosi un Kiyota vestito di tutto punto che si lamentava ancora più del solito; dopo essersela menata da solo per la sua bravura, lo smollò a Maki, guardando Rukawa con occhi luccicanti - Aha, non sai metterlo! – Esclamò, come se la sua fosse una gravissima mancanza.
La Volpe inarcò un sopracciglio – Ehmbè?
- Ti aiuto io! – Replicò Hanamichi, avviandosi nella stanza e rovesciando un po’ di roba nel frattempo. A quel punto Rukawa sentì il freddo gelido del terrore su per la schiena e gli altri ne ebbero abbastanza: Akagi decise di piantarli lì, seguito a ruota da Maki e Kiyota, mentre nell’atrio c’erano già Fujima in kimono verde, Hanagata e Eiko in kimono bianco.
Mitsui decise di guardarsi lo spettacolo, giusto per fracassare i coglioni alla Volpe, ancora impalato ad osservare il rosso con panico puro; e Sendo sembrava dello stesso avviso.
- Bene, mentre voi vi scannate, vado a cambiarmi! – Annunciò Ayako, che ancora doveva vestirsi. Rukawa la guardò come se la sua ultima speranza di salvezza si stesse dileguando – E se mi aiuti tu? – Fece, stupendo non poco i presenti e facendo ghignare la manager.
- Ma ci sono questi tre qui che ormai hanno imparato… a dopo! – E la vigliacca si defilò alla velocità della luce.
Ora, tra Porcospino, Idiota e Teppista non sapeva chi fosse il male minore, ma fortunatamente arrivò un Tappetto irritato, e ancora mezzo svestito, a trascinarsi per le orecchie Mitsui che lo salutò con la manina, sganasciandosi a furia di ridere.
A quel punto, Rukawa fissò quei due – Non rompete – comunicò, telegrafico come sempre, prima di trascinarsi il kimono in bagno.
Dopo mezz’ora, cominciarono a pensare che fosse scivolato nella doccia, o che si fosse strozzato con il braccio, o che fosse fuggito dalla minuscola finestra. Hanamichi, spalmato sul letto della Volpe, e Sendo si scambiarono un’occhiata.
- Volpe, ti sei suicidato? – Sbuffò scocciato la Scimmia Rossa.
- Ti piacerebbe! – Sbottò quell’altro, con voce soffocata.
- Stai cercando di strangolarti con il vestito? – Aggiunse Sendo.
- Andate a sfracellare i coglioni a qualcun altro! – Fu l’amorevole risposta.
Dopo altri lenti e interminabili dieci minuti, uscì con tutto il suo splendore nel kimono blu, mezzo aperto.
- Sì – fece Hanamichi, poi gli mostro la fascia di un blu più scuro – E questa te la metti in testa?
Rukawa sbuffò – Ma che stracciamento di palle…
Passò un’altra mezz’ora buona, mentre il rosso cercava di segarlo a metà con la fascia troppo stretta in vita.
- Imbecille, così non respiro! – Sbottò Rukawa, rifilandogli una gomitata in testa.
- Va al diavolo, si mette così! Se sei ignorante non è merito mio! – Replicò lui, mentre gli passava per la testa di strozzarlo davvero; tanto non c’erano testimoni, visto che il Porcospino era stato richiamato all’ordine da Eiko. Alla fine, dopo molte gomitate e morsi alle mani, riuscirono a farcela.
- Dio mio, Volpe, sei un essere inutile! – Se ne uscì Hanamichi, mirando la propria ‘opera’. – Però te l’ho messo bene! – Ghignò, infatti, osservandolo.
Rukawa si fissò allo specchio con espressione cadaverica – Non mi piace – mugugnò – E comunque non me lo hai messo tu, Idiota.
L’altro sbuffò – E’ che sei così pieno di vita… - ironizzò. – Cazzo è una feeesta! – Esclamò, felice e allegro come un decerebrato.
Rukawa alzò gli occhi al cielo – Stammi lontano stasera, ti avverto…
Ovviamente dire una cosa del genere significava avercelo tra le costole per tutta la serata. Qualche secondo dopo, come se quelle dannate divinità l’avessero sentito, Eiko bussò alla porta – State benissimo!
- Merito mio! – Si imbrodò il rosso, mentre Rukawa gli rifilava un cazzotto in testa.
- Gli altri stanno sistemando… avrei bisogno di un aiutino da voi… - cominciò lei e tutti e due, per la prima volta d’accordo, cominciarono a smadonnare in coro.
Quella pazza isterica li trascino fino all’angolo più remoto del tempio, continuando a cianciare su roba orribile come le pulizie. Alla fine smollò un numero considerevole di statue di legno e li piantò in asso, saltellando allegramente verso casa.
- Quella è pazza – mugugnò Rukawa e pure parlando troppo. Ma tra tanti decerebrati, proprio la Scimmia doveva beccare?
- E questi che diavolo sarebbero? – Sbottò quell’altro, piazzandosi sotto al naso una delle statue. La Volpe per tutta risposta gli mostrò le spalle, infilandosi nella prima stanza che si ritrovò tra i piedi. Hanamichi sbuffò, seguendolo naturalmente, e andandogli a sbattere contro.
- Cretino, guarda dove metti le zampe! – Sbottò il bruno, prima di sfracellarsi quasi al suolo.
- Se tu ti fermi come un imbecille in mezzo ai cogl- cominciò a replicare il rosso, quando la lingua gli si essiccò finalmente in gola.
Quella era senz’altro la stanza migliore che avesse mai visto. Enorme da sperdersi, con un parquet lucido a specchio e un rialzamento rotondo e lucido; di fronte a loro, un’intera parete era eclissata a most
rare totalmente e interamente i monti ad Est di Chiba.
Il rosso cominciò a svirgolare ovviamente, e quasi lo mandò a sbattere per la tredicesima volta, mentre lo tirava – Guarda!
- E’ per questo che mi ero fermato, Idiota… - gli fece notare Rukawa che, guarda caso, anche lui ce li aveva due occhi per guardare; poi afferrò un paio di statue a caso e si avviò verso il ripiano.
- Allora anche tu hai un’umanità da qualche parte! – Se ne uscì quello, in vena di considerazioni imbecilli.
La Volpe alzò gli occhi al cielo – Solo perché non sbavo per ogni stronzata non è detto che sono anormale io…
Hanamichi inarcò un sopracciglio – Com’è che parli tanto?
- Forse mi sono stancato di farmi stracciare le palle con le tue domande cretine! – Rimbrottò, cominciando a passare lo straccio sulla testa di legno di un mini – Buddha.
Lo psicotico ghignò, afferrando dalle sue mani un’altra statua e cominciando a pulire – Guarda che quello che dico io, lo pensano tutti.
- Chissenefrega – ribatté, granitico come una lastra di marmo.
Hanamichi sbuffò – Ma sei proprio un rompicoglioni! Possibile che non ti interessa proprio per niente? – Gli domandò ancora; sta volta non era solo per rompergli l’anima, anche se era già un grande incentivo, ma per capirci qualcosa.
Rukawa lo fissò, muto come un pesce, prima di afferrare un’altra scultura.
- Andiamo, non mi fare la mummia ora! Tanto stiamo solo noi due, non lo dico a nessuno che sei dotato di anima! – Ghignò il rosso, prima di schivare una statua in piena fronte.
- Idiota… semplicemente se non piaccio, possono anche non parlarmi punto.
Beh, duro e puro. E anche logico. Ma di certo un esagitato, sanguecaldo, rompicoglioni, come la Scimmia non si faceva smontare.
- Ma in alcuni casi uno è pure costretto. Prendi, puro esempio, una squadra di basket! – Esclamò, rinunciando com’era prevedibile a pulire.
Rukawa sbuffò – Uno può anche giocare, senza applicarsi troppo nelle relazioni – fece, rendendosi conto da solo di stare parlando fin troppo.
- Come fai tu? – Sbottò quell’altro, con una smorfia.
La Volpe invocò la Sacra e Santa pazienza, che sembrava sbattersene allegramente, e mugugnò – Una volta… purtroppo – aggiunse poi, perché quello sembrava fin troppo contento.
- Nonono, tu sei contento di esserti avvicinato ai tuoi compagni, ammettilooo – cominciò a menargliela, muovendosi come una Scimmia Ubriaca.
- Ma piantala, scemo! Chissenefrega di voi decerebrati! – Sbottò, mentre quello gli si buttava addosso.
- Hai il calore di un pinguino, Volpe – annunciò, indignato, Hanamichi.
- Tu sei un isterico – si limitò Rukawa, mentre gli piazzava tra le mani strofinaccio e statua.
Hanamichi si ritrovò a sorridere, mentre l’altro borbottava. Erano giorni che non si prendevano per il culo tanto amabilmente; dopotutto era proprio vero che sembravano una coppia di decrepiti incazzosi, come diceva il Porcospino.

Cominciarono ad avviarsi all’esterno come il solito branco di scalmanati, ma probabilmente l’aria fresca faceva male ai reumatismi, visto che quel dannato ginocchio gli andò in fiamme.
- Cazzo… - sibilò il Teppista, portandosi una mano al ginocchio: sembrava una maledetta fornace!
- Tutto apposto? – Gli chiese Hanagata, alle sue spalle.
- Se – mugugnò, mentre il dolore spariva.
Quel dannatissimo ginocchio continuava a farsi sentire. Forse aveva ragione Gori, forse doveva guardare in faccia la realtà e mettersi l’animo in pace; e a proposito di Gorilla, se l’avesse visto anche solo sfiorarsi la zona ginocchio, sarebbe stato capace di rispedirlo a casa volando; giusto per evitare, ritornò in casa con più indifferenza possibile. Peccato che quel Tempio fosse troppo piccolo. Riuscì a evitare per un soffio che il Tappetto lo vedesse e si scaraventò in bagno, chiudendosi la porta a chiave.
Ok, respiriamo un attimino; di solito le fitte duravano pochi minuti e non erano nemmeno troppo dolorose… chiuse gli occhi, respirando come gli aveva insegnato un energumeno psicotico del centro riabilitazione.
Intanto, Miyagi stava cercando quel vecchio rincitrullito e alla fine Hanagata gli disse dov’era; bussò la porta, quasi radendola al suolo e sbottò – Teppista, ci sei?
Mitsui sospirò – Che vuoi Tappo? Manco in bagno sto bene!
Miyagi resistette alla tentazione di fare irruzione e tirarselo per i capelli – Scusa eh! Idiota… - cominciò a madonnare ma si schiantò contro Akagi, che fissava la porta come se avesse i raggi X.
- Ti convince ‘sta storia? – Mugugnò e Miyagi sospirò – Non ci vedere problemi ovunque, Gori… lo sai che è anche incontinente…
Akagi sospirò – Mah, magari hai ragione… che palle, all’asilo sgobberei di meno! – Sbottò trascinandosi fuori.
Non c’era che dire, per essere bello era bello. Un gran numero di persone, molte in kimono tradizionale, cominciavano ad affluire dalle grandi scalinate illuminate e i banchi che avevano montato facevano la loro porca figura. Probabilmente nessuno se n’era accorto, ma un mucchio di tizi in kimono bianco si erano materializzati dietro ai banconi; Akagi sospirò: per un eterno momento aveva temuto che sarebbero stati costretti ad occuparsi loro dei banchi. E non sarebbe stata una grande mossa.
Si guardò intorno, rendendosi conto che tutti si erano già defilati come un branco di bimbi eccitati; e dire che ormai erano vecchi, dovevano pur avere un briciolo di serietà depositato da qualche parte nei loro cervelli cavi.
Invece niente. Kiyota era già al banco dei pesci rossi, dove cercava di acchiapparne qualcuno con i retini di cartone. Già all’età di sei anni uno scopriva che quei cosi erano inutili e lui si ostinava a vivere nell’illusione di decerebrato cronico. E non era l’unico, purtroppo. Jin e Miyagi si erano fiondati al chiosco di ramen e aveva addirittura incocciato Maki che si aggirava tra i banchi di giocattoli. Akagi sorrise quando intercettò lo sguardo di un Ayako in kimono rosa, prima che quello scemo con i radar la inchiodasse, marcandola come suo solito.
- Miyagi, la vuoi smettere di darle il tormento una buona volta? – Borbottò, con gli occhi al cielo.
- Gori, fatti gli affaracci tuoi!
Prima che potesse ruggire e cacciare fuoco e fiamme dal naso, si unirono a loro Fujima e Hanagata.
- Questa festa è bellissima – fece l’allenatore, mentre già attaccava bottone con la manager, per buona pace di quell’anima che rosolava. Akagi prese in considerazione di poter seriamente sbellicarsi dalle risate, quando il cellulare gli squillò – Pronto? – Sbuffò, convinto che fosse Isao deciso a prenderlo per il culo.
- Pronto, Takenori?
Era la voce del mister Anzai, a quanto pare tornato dall’oltretomba.

- Io dico che ci siamo persi…
Era la dodicesimavoltachelodiceva. Ora gli dava una testata e lo mollava lì a brancolare nel suo schifoso senso dell’orientamento.
- Volpe, sei pesante – buttò lì il rosso mentre, effettivamente, non ci capiva un accidente e si era ridotto ad andare a casaccio.
- Stai andando a caso, dillo – gli menò ancora quel bastardo che tra l’altro gli leggeva nel pensiero.
- Alla fine questo maledetto tempio non è infinito, prima o poi troveremo qualcuno! – Scoppiò Hanamichi, parlando più alle pareti che a quello sciagurato dormiente dietro di lui.
- Heiji ha detto che alcune zone non sono manco abitate – replicò allora Rukawa, tanto per rompergli i coglioni.
Incredibilmente, toccò ad Hanamichi invocare la povera pazienza, che tra l’uno e l’altro li avrebbe schiantati entrambi, e si girò – Senti, non starmi col fiato sul collo. Non è colpa mia se hai il senso di orientamento che non vedi quello che c’è dopo il tuo naso, quindi non rompere!
Prima che l’altro potesse replicare si ritrovò con una Scimmia Rossa spiaccicata al suolo e una colpo in testa da duecento punti; alzò lo sguardo a ringraziare il suo salvatore e si ritrovò nientemeno che il Teppista a fissarli.
- Ma che cazzo state combinando voi due? – Esordì, fine come sempre, mentre Rukawa sospirava: beh, almeno al mondo abitato c’erano arrivati. Abitato da esseri antropomorfi come quello, ma era pur sempre qualcosa. Alla fine, decise di scavalcare allegramente l’Idiota e pascolare all’esterno dove almeno poteva mettere un po’ di distanza. Dopotutto, il massimo che poteva succedergli era di essere calpestato.
- Che hai? – Chiese così improvvisamente al Teppista che sussultò – Che?
Rukawa sbuffò – Akagi ti appenderà al muro se non la smetti di fare quella faccia da bastonato – gli disse per poi filarsela.
Mitsui alzò gli occhi al cielo: sempre dolce e amorevole, lui! Però se Rukawa "non mi frego di niente" si era accorto di qualcosa, figurarsi cosa avrebbe detto il Tappetto!
Stava per andarsene, quando in un eccesso di bontà si rese conto di quel povero psicotico spalmato a terra. Il problema non era preoccuparsi per lui, ma la testata che gli avrebbe dato, quando si sarebbe svegliato.
- Ehi Idiota… - borbottò, dandogli un paio di calci. In fondo doveva solo svegliarlo, il come poteva anche sceglierselo lui.
- Cazzo, persino rompere le scatole a questo qui, mi fa male al ginocchio…-  mugugnò. In effetti, le fitte che si propagavano dal ginocchio, cominciavano a rompergli discretamente le palle.
- Si è schiantato da qualche parte? – Domandò Sendo, giusto per informazione, mentre ritrovava finalmente la strada per il bagno libera.
Mitsui ghignò – Mica è colpa mia se saltella in giro come un canguro deficiente…
Sendo annuì serio, come se avesse ragione – Io consiglierei di non farmi trovare, quando si sveglia.
Il Teppista scrollò le spalle – Tanto l’ultima persona che ha visto è la Volpe… se la prenderà con lui come al solito…
- Ecco perché si stava defilando… - ghignò Sendo, prima di infilarsi in bagno.
Mitsui cominciò a sghignazzare, ma la risata gli morì in gola quando si girò verso l’entrata – Aehm, ciao Tappetto.
Miyagi lo fissò con un diavolo per capello – Scorfano con la dentiera, devi dirmi qualcosa?
- Mmmh cosa? – Domandò indifferente, mentre usciva.
- Andiamo non prendermi per il culo!
- Ma se ti dico che non c’è niente… - continuò ancora il Teppista, reprimendo la voglia di dargli una testata alla Hanamichi. Forse poteva chiedere a lui, quando ritornava dal mondo dei sogni.

Akagi chiuse la chiamata con la sensazione che la morte, dopo lunghe torture, non fosse abbastanza. Si girò cercando quel dannato di un Giuda traditore, con la testa che fumava.
- Fujima… - fece, beccando uno a caso per strada, - Hai visto Rukawa?
Quell’ idiota, cretino? Aggiunse nella propria mente, ma dallo sguardo vago di quello, capì che doveva essersi rintanato da qualche parte.  
- Take! – Se ne uscì Isao, mentre saliva le scale del Tempio, con Kaoru al seguito.
- Non ora, devo decapitare una persona… - grugnì il Gorilla, beccando da lontano proprio quella star dei suoi stivali che parlava, o meglio mugugnava, con Ayako.
Isao lo fissò, un pelo sconvolto, poi ghignò – Ti aspetto dopo l’esecuzione allora! – E lo piantò, trotterellando verso il banco dei dolci.
Akagi sospirò, poi si avvicinò a quei due fissandoli tanto, che Ayako si sentì un faro tra le scapole.
- Ehi Capitano! – Salutò allegra, ma quello fissava Rukawa come se volesse scioglierlo con la forza del pensiero. La manager scambiò un’occhiata con la Volpe, poi si ritirò velocemente accampando la scusa di “vado a cercare Miyagi”, come se ciò fosse solo vagamente probabile.
Per la prima volta in tutti gli anni Shohoku, Rukawa fissò il suo Capitano con la sensazione che stesse anche lui inevitabilmente rincitrullendosi – Akagi…
Il Gorilla incrociò le braccia, pronto alla guerra, ma quello non sembrava dello stesso avviso; anzi, lo fissava un attimino perplesso. – Ho parlato con il Signor Anzai – gli disse, come se quello dovesse dire tutto.
Rukawa si trattenne dal grattarsi la testa – Quindi?
Il vecchio stava per caso morendo? Gli aveva lasciato qualche eredità?
Akagi si trattenne da mollargli un pugno – Ha parlato con un certo Sarutobi. Lo conosci vero? – Gli ringhiò, fissandolo.
Ok, forse era il caso di buttare giù un testamento; anche perché probabilmente non avrebbe ma più rivisto la luce del giorno.
Forse se lo distraeva, era ancora in tempo per scappare verso il Messico.
Fortuna delle fortune, la Scimmia Rossa era ritornato nel mondo con la testa che andava per i fatti suoi e una voglia addosso di fare fuori quella Volpe dannata. Ovviamente, riuscì a trovarlo nell’istante stesso che mise piedino fuori e si avviò a passo di carica verso lui e Gorilla. A pochi passi di distanza, sentì chiaramente l’alone da furia omicida del Capitano e decise che poteva anche attendere un attimino e spiarli allegramente. Era sempre lieto di aiutare il suo amato Capitano, quando voleva uccidere qualcuno che non fosse lui; come la Volpe, per fare un esempio a caso.
- Allora? – Sbottò Akagi e Rukawa già pensò di mollarlo lì, visto che già gli stava fracassando i coglioni.
- Gli ho parlato mesi fa – rispose solo, scocciato.
- D’accordo… sai benissimo di esserti risparmiato parecchio per la stronzata con lo Shiroi… - cominciò Akagi, mentre l’altro sbuffava.
- … e sono uno dei pochi che capisce che non sei solo un rompicoglioni che si crede un campione – continuò, scazzato. – Però mi aspettavo di parlare con un membro della mia squadra, dello Shohoku!
Hanamichi, rintanato in un dannato mucchietto di foglie che a malapena gli nascondevano il piede, si avvicinò per sentire meglio, già smadonnando.
- Faccio parte dello Shohoku – disse la Volpe, inespressivo come al solito.
Akagi rise – Già ti vedo molto convinto, infatti! Stammi bene a sentire, tu al ritorno spiegherai come si deve questa cosa a me e al Signor Anzai. E lo dirai tu ai tuoi compagni che ti sei accordato per piantare la squadra prima delle Nazionali! – Sbottò Akagi. - Non ti caccio adesso, perché ci troviamo con altre persone che non centrano un cazzo, ma ti conviene stare buono e non rompere i coglioni in questi due giorni – gli grugnì a pochi centimetri dalla faccia, prima di mollarlo lì con espressione da boia.
Rukawa sospirò, trattenendosi dal saltargli addosso. Quel dannato di un Capitano partiva in quarta come un carro armato! Manco il tempo di spiegare qualcosa gli aveva dato… peccato che, doveva ricordarselo, in quella squadra di mentecatti non ce n’era uno che mettesse il moto un briciolo di materia grigia. Quando gli arrivò un grido da psicotico e una testata, di certo non dovette sbattersi per capire di quale idiota si trattasse.

- Rieccoti, Gorilla! – Se ne uscì la Scimmia, mentre s’ingozzava di onigiri, accanto ad Isao. Akagi ci mise un attimo di troppo a registrare la scena, poi sbottò – E voi due che state combinando?
- Mangiamo – fu la risposta corale a tremila denti di quei due. Ecco, ci mancava solo che si contagiassero a vicenda. Non sapeva manco dire quale dei due deficienti avesse contagiato l’altro; ormai erano tutti un branco di psicopatici.
- Allora che è successo? – Chiese Isao, mentre svuotava il piatto per la decima volta.
- Niente – grugnì il Gorilla, accasciandosi accanto a lui. – Al ritorno dovrò spaccare un po’ di ossa
Kiyota sbuffò – Come al solito! Mi chiedo ancora perché ti sbatti tanto con la tua squadra di decerebrati!
Akagi lo guardò, quasi quasi tentato di dargli ragione, quando Miyagi gli atterrò sulla testa, tirandogli i capelli.
- Ahhh, cretinooo! – Cominciò a urlare quello, mentre Miyagi cacciava fumo - Fatti una padellata di cazzi tuoi, Scimmia! Noi siamo dei geni, perciò le valiamo tutte le stronzate che facciamo!
- Mica sono così convinto… - rimbrottò Akagi, prima di decidere di affogare nel sakè.
- Akagi, non ei troppo per annegare i tormenti nell’alcool? – Fece Maki, unendosi alla banda.
- Troppo che? Onesto? – Ghignò Miyagi.
- Io direi poco abituato, ma con la sua stazza potrebbe bere una montagna di barili e non farsi venire un accidente – aggiunse Kiyota.
- E poi non è vero che non ci è abituato – fece ancora Isao, provvedendo a cancellare le ultime tracce di innocenza nel loro Capitano.
- Ahhh! Abbiamo scoperto che sei normaleee! – Cominciarono a saltellare quei due psicotici, mentre Akagi li mandava amorevolmente al diavolo.
- Se proprio volete controllare, stanno facendo un gara di bevute da quella parte… - buttò lì Jin, che proprio non sapeva quando tenere la fornace chiusa.
Sia Isao che Miyagi si illuminarono guardando Akagi che per poco non si strozzava – Ma manco morto!
A quel punto tutti, non si sa come, erano venuti a saperlo, e cercavano di convincere il loro caaaro Capitano  
Solo Fujima e Ayako evitavano di intromettersi, ma era giusto per mantenere un minimo di imparzialità, fasulla tra l’altro. Fu Isao a trasportarselo quasi di peso, mentre nientemeno che Heiji aveva cominciato quella cosa. Chissà perché, nessuno aveva mai avuto alcun dubbio su chi poteva aver avuto un’idea così folle. Eiko dopo essersi distrutta le corde vocali, ricordando che quella specie di gara si faceva in pieno Novembre e non col sole che spaccava le pietre, aveva deciso di mandare tutti al diavolo e dedicarsi ai bambini, povere anime, che volevano imitare quegli sciagurati.
Alla fine, Akagi si ritrovò seduto ad un tavolo, con un boccale strapieno tra le mani e l’aria di chi si chiedeva se l’avessero drogato per fargli fare quella cosa. Inoltre non che ci fosse un solo bastardo a fermarlo. Tutti belavano come capre e, per un folle istante, pensò che volessero mandarlo al tappeto. Peccato che non sapevano che sopportava benissimo e non si sarebbe certo sperticato in mal di testa cronici come loro, che non reggevano un minimo di dolore sulla loro pelle delicata.
Tra lo stupore generale, fu proprio Akagi a vincere, mentre quel povero di Heiji Hisae a stento si reggeva in piedi. Fu Kiyuwa a trotterellare verso di loro e trascinarselo via di peso.
- Gorilla, questo tuo lato non lo conoscevamo! – Se ne uscì Miyagi.
- La sua espressione mi perplime… - mugugnò Kiyota.
- Già, sta attento che questi diavoli della tua squadra potrebbero avvelenarti… - aggiunse Maki, mentre Akagi sbuffava, lucido e fresco, manco avesse buttato giù acqua.
Mentre Scimmia e Tappo si accapigliavano, per buona pace di Jin e Maki che cercavano, molto debolmente in verità, di fermarli, Ayako fece la domanda da un miliardo di yen – Dove sono quel branco di caproni?
Ovviamente intendeva gli altri esemplari rari e unici, fortunatamente, della squadra che si ritrovava.
Peccato che non si vedessero da nessuna parte.

Mitsui smadonnò per la due millesima volta, mandando influssi malefici al Tappetto: che si potesse schiantare contro un pero, dannato lui. Dopo avergli rovesciato un casino di roba addosso, lo aveva piantato in asso come un deficiente; e cianciando sempre sulle stesse cose. Oddio, non che avesse torto visto che lo aveva minacciato di morte se non andava a farsi quelle maledette visite al ginocchio. Peccato che lui non avesse nessunissima intenzione di passare dei mesi o degli anni sotto terapia! Già era vecchio, come gli ricordavano candidamente tutti quei bastardi, meglio battere il ferro finché era ancora in piedi. E il ferro era lui.
Il Teppista sospirò, svuotando un altro bicchiere di sakè, e lanciò un’occhiataccia a Kaoru Hiroya che, tra tanti posti, proprio vicino a lui doveva sprofondare. Lui, uno dei drogati mielosi dell’Ichihara.
- Che vuoi? – Grugnì, mentre quello lo guardava perplesso, battendo le palpebre – Eh?
Andavano bene, manco quello lì lo riconosceva. Ma tanto lui era solo una stupida, fottuta riserva.
- Ciao Hisashi, voglio bere mi pare ovvio… - ghignò invece quello, sorridendo.
- Accomodati – sbottò, gentile come un’arpia.
- Come mai non stai facendo il tifo per il tuo Capitano alla gara di bevute?
Mitsui rimase qualche attimo ad appuntare il fatto che quello avesse messo “Akagi” e “bevute” in una stessa frase, poi si rese conto che in quel momento non gliene fregava un accidente, e questo la diceva lunga.
- Chissenefrega – brontolò, infatti, dopo qualche secondo.
Kaoru cominciò a tracannare il sakè, incurante del fatto che quello di fronte a lui avrebbe voluto tranquillamente mandarlo al diavolo, poi aprì un argomento che lo esponeva a pericolo di morte accidentale.
- Sai, volevo chiederti una cosa da parecchio tempo…
Mitsui invocò la pazienza, o piuttosto la forza di non ucciderlo, e imitando allegramente la Volpe, mugugnò un “Hn”.
- Se eri così bravo da meritarti l’MVP come migliore giocatore, perché sei sparito per due anni?
Ecco, quella cosa proprio non voleva starsene lontano dalla sua esistenza. Mitsui svutò un altro bicchiere e sospirò – Che palle, questa cosa proprio piace a tante persone eh?
Kaoru si limitò a fissarlo, senza rispondere, così il Teppista poté almeno illudersi di non averlo detto sul serio ad un semi sconosciuto; si toccò il ginocchio e borbottò – Mi sono spappolato il ginocchio al primo anno allo Shohoku – spiegò velocemente e quello gli rispose la cosa più impossibile del mondo.
- Ah, anche tu! Allora avevo visto bene!
Mitsui sputò gran parte del liquido e lo fissò – Che?
Kaoru annuì – Il primo anno mi sono schiantato a terra di rotula, spaccandomela in tre punti. Il fisioterapista ormai ha la nausea di vedermi – spiegò, divertito manco parlasse di una scampagnata allegra.
Infatti il Teppista lo guardò come se si fosse bevuto quel poco di cervello e mugugnò – Non è una cosa divertente…
Chissà perché, se si parlava di gambe sfracellate, gli veniva l’empatia.
- No, infatti – convenne quello. – Ma la voglia di suicidarmi me l’hanno fatta passare a suon di ceffoni – spiegò, stupendolo non poco.
Mitsui ghignò, ripensando alle cazziate di Tappetto e Gorilla – Anche con me ci provano…
- Hanno ragione, piangere sulle cretinata che abbiamo fatto non serve a niente.
Il Teppista sbuffò – Chi te lo dice che ho fatto qualche stronzata?
Kaoru rise – Fammi indovinare: sei scappato dall’ospedale e sei andato a giocare lo stesso.
A quel punto davvero credeva che quello lì leggesse nel pensiero e quasi cadde dalla sedia, mentre quello si sbellicava dalle risate – Magari non vuoi sentirtelo dire, ma è un comportamento tipico di tutti noi con le ginocchia sfracassate.
Mavvà. E lui che credeva di essere l’unico e il solo a potersi comportare come un imbecille demente, perdendo anni di allenamento. Non lo aveva creduto davvero, ma lui era il primo che incontrava con il suo stesso problema; il Gorilla gli aveva detto di esseri disintegrato un piede una volta, ma non era la stessa cosa.
Detestava ammetterlo, ma il Gorilla era il Gorilla. Non lo abbattevi neanche con uno squadrone assassino.
Ma ovviamente lui doveva pur sempre essere il duro e puro dello Shohoku, quindi si sistemò sulla sedia e si limitò a lanciargli un’occhiata, sperando che si decidesse a chiacchierare come tutti i simpaticoni dell’Ichihara.
- Sai all’inizio avevo deciso che l’avrei piantata lì. Dopotutto nessuno vuole una Guardia che non può manco saltare… è stato quello psicotico del mio Capitano a trascinarmi per i piedi da un fisioterapista… peccato che la riabilitazione durava come minimo un anno.
Ecco quello lo sapeva. Era precisamente il motivo per cui lui non voleva iniziare quell’incubo. Mitsui lo fissò, ridendo – Anche il Gorilla vorrebbe trasportarmici a forza… uno di quei mostri ha addirittura parlato di due anni di riabilitazione… sono pazzi… - ammise, forse per la prima volta, ad alta voce.
- Hai paura di perdere troppo tempo – fece Kaoru, senza domandare. Dopotutto sapeva cosa significava. – E comunque il fisioterapista ti ha detto due anni, perché non ti stai curando… se cominciassi ad andarci, dopo pochi mesi potresti già palleggiare e fare qualche tiro da fermo.
Il Teppista sbuffò, come a dire “che cazzo ci faccio io con i palleggi?”
- Però poi, non avresti mai più problemi. Fitte, dolori… e avresti anche più resistenza… me ne sono accorto durante la partita di allenamento sai…
- Vaffanculo – scattò lui, colpito nel segno.
Kaoru sospirò – La decisione è tua, ma considera che con una gamba così, nessuna squadra ti prenderebbe mai dopo lo Shohoku. E comunque sei già al terzo anno, dovrai lasciarli per forza, prima o poi.
E con quell’allegra previsione, si defilò lasciandolo più depresso di prima. Che lo Shohoku prima o poi si sarebbe perso, era vero… anche il Gorilla era al terzo anno e, senza di lui, chi lo avrebbe controllato? Il Tappetto non aveva così tanta volontà e lui era troppo idiota per controllarsi da solo. Avrebbe rischiato di tornar a fare compagnia a Tetsuo e quegl’altri. Il Teppista sorrise, ripensando a come quei mentecatti erano stati contenti quando aveva ripreso col basket; se fosse ritornato in strada, lo avrebbero fatto fuori, piuttosto che permetterglielo.

Rukawa si toccò la fronte dolorante, mentre fissava quel dannato bastardo che rincitrulliva ogni giorno di più.
- Bastardo – sibilò, trattenendosi a stento dal mollargli un pugno tra i denti. Ma, ovviamente, quell’altro non si faceva di questi scrupoli: sbarrò gli occhi e gli piazzò un cazzotto, mandandolo a tappeto.
Che poi tutto il mondo poteva godersi lo spettacolo, era un dettaglio. Non osava neanche pensare a cosa gli avrebbero fatto Fujima e Akagi, se li avessero beccati. Rukawa alzò lo sguardo verso quel cretino, che intanto riprendeva fiato, e sospirò – Imbecille, vuoi farti rifilare un cazzotto in testa?
Hanamichi grugnì, alzandolo per la maglia – Non me ne fotte un cazzo, cretino! – Gli sputò in faccia. – Dimmi tu che diavolo stai combinando! – Sbottò, lasciandolo improvvisamente.
Dopo essersi un attimino reso conto di poter rimanere in piedi, la Volpe gli rifilò un’occhiata – Va a cagare, non sono cazzi tuoi.
- Il tuo problema è che ci vedono tutti? Bene! – Buttò lì la Scimmia rossa, prima di trascinarselo per un braccio fino al Tempio. – Bene, vuol dire che parleremo qui così nessuno ti vede, divetta!
Rukawa contò mentalmente fino a quarantamila, cercando di ricordarsi perché gli dava corda, poi si liberò con uno strattone.
- Allora?! – Sbottò il rosso, incrociando le braccia e standosene fin troppo buono.
La Volpe sospirò – Va al diavolo.
- Spiegami – ringhiò a denti stretti il rosso, trattenendosi dal fracassargli il cranio.
Ok, ormai le palle gli si erano fracassate abbondantemente ed era sempre più facile prendersela con quell’Idiota che col Capitano.
- Cazzo, possibile che devi sfracellare i coglioni sempre a tutti? Questa volta non sono cazzi che ti riguardano! – Sbottò il bruno.
Beh, logicamente aveva pure ragione. Ma dire una cosa del genere a lui, forse l’unico che se ne fregasse realmente qualcosa di tutti loro dementi, era troppo. Hanamichi inspirò, mentre cominciava a tremare di rabbia repressa, poi gli si avventò contro; lo afferrò per la maglia e gli scagliò un altro pugno.
- Vaffanculo Volpe! – Sbottò, indignato, mentre lo teneva a terra. – Sei uno stronzo! Quando ce l’avresti detto eh? Quando ci avresti detto che te ne andavi?
Rukawa lo fissò, mandando bagliori – Levati di dosso, idiota – avvertì, freddo come il ghiaccio.
- Vaffanculo – ripeté la Scimmia rossa. – Noi siamo i tuoi compagni di squadra! Tra poco abbiamo le Nazionali! – Gli urlò contro, poi ricordandosi, continuò – Tu hai detto che dovevamo vincere ora! Anche per il Teppista e il Gorilla! Racconti solo un mucchio di palle! – Gridò, rifilandogli un altro pugno.
- Piantala! – Sbottò la Volpe, mandandolo a fracassarsi i reni sul terreno duro. – Sei il solito psicotico nevrotico, cazzo! – Si sfogò, alzandosi.
- Allora spiegati! – Sbottò Hanamichi, con la voglia di continuare a menarlo fin quando non avesse detto almeno una frase compiuta, una!
- No devo spiegare un cazzo di niente, a te! Non sei il mio allenatore e non sei il mio Capitano, cazzo – sbottò, mentre si puliva il viso. Ecco. Al massimo il Signor Anzai, era a lui che doveva qualche spiegazione, non a quei decerebrati.
Hanamichi mise giù le braccia con un sospiro – Già, dimenticavo che sei qui giusto per giocare. Che cazzo ti frega degli altri!
Rukawa lo fissò: poteva anche prendere in considerazione di dirgli che non era esattamente così, ma tanto a lui bastava partire in quarta e malmenare la gente.
- Che succede? – Chiese Sendo, uscendo dal Tempio dove se ne stava rintanato a poltrire.
- Niente che ti interessi, Porcospino – lo investì Hanamichi.
Rukawa si limitò a guardarlo, per poi oltrepassarlo e chiudersi in bagno, sbattendo la porta.
Il Porcospino guardò il rosso, perplesso, ma quello stava bofonchiando qualcosa per i fatti suoi.
- Stupida Volpe asociale…
Sendo sospirò, capendo al volo; dopotutto non era ancora totalmente cieco da non vedere che si erano presi a pugni. Quei due peggioravano di giorni in giorno e tenerli in squadra insieme per altri due anni,li avrebbe portati a qualche guaio, prima o poi. Forse doveva dirlo ad Akagi, che si erano pestati… dirgli di decidere cosa fare.

Fu Ayako la prima a rendersi conto che, effettivamente, quei decerebrati erano fin troppo scomparsi per i suoi gusti: Miyagi era a fare danni con Kiyuwa, mettendo in mezzo quella pover’anima di Jin; Maki, Akagi e Fujima erano a ubriacarsi allegramente; Hanagata e Eiko erano assediati dai bambini indemoniati… guarda caso, erano scomparsi proprio le loro due ali psicotiche, il Teppista e Sendo. I quattro del Terrore. Sbuffando, la manager si avviò verso il Tempio, sperando di beccarli prima del Capitano ed evitare la loro morte per stritolamento d’ossa.
- Capre siete qui?
Detto fatto, si ritrovò Mitsui spalmato sul divano che smanettava col telecomando che non sembrava volesse collaborare.
- Fuori uno… - sospirò lei. – Hai visto gli altri? – Domandò a quello che se ne fregava altamente. No staccò manco per un attimo la testa dallo schermo e brontolò un “chissenefrega staranno uccidendosi da qualche parte”; molto incoraggiante.
- Grazie, utile come sempre – ironizzò lei, avviandosi al piano di sopra con un diavolo per capello. Lo sapeva che come unica donna, avrebbe dovuto sopportarli, ma non che dovesse fare la mamma a tutta quella marmaglia.
- Finalmente! – Stava intanto sbottando il Teppista, beccando un canale decente, poi il cellulare gli squillò; probabilmente il suo cervello bacato mandava qualche onda strana nell’aria, visto che era proprio quel diavolo di Tetsuo a chiamarlo.
- Che vuoi? – Sbottò, rispondendo.
- Ma va al diavolo vecchio! E io che ti chiamo per salutarti! – Sbottò quello, come al solito.
Sì, si parlavano sempre così amorevolmente loro.
Idiota com’era, si ritrovò a raccontargli tutto e ala fine dovette minacciarlo e attaccargli, per non sentire più le sue stronzate. Ok, aveva ragione. Anche il Gorilla, Kogure e tutti quelli che gli fracassavano i timpani su quella storia. Ma… chi cazzo si sarebbe ricordato di lui dopo due anni di riabilitazione e di fermo?
Intanto Ayako continuava la sua opera di ricerca e il radar cerca- imbecilli, la portò a raccattare Hanamichi che sbraitava contro al mondo. Peccato che lei sapesse il perché: dopotutto era la manager della squadra, Sarutobi aveva contattato prima lei.
- Hana, calmati! – Sbottò, mentre quello se la prendeva con un povero cuscino.
- Lo sapevi vero? Fammi indovinare lo sapevate tutti! – Continuò a spolmonarsi, fino a quando Ayako decise che non ne poteva più.
- Caprone fermati! Nessuno sapeva niente ok? Quello ha chiamato prima me e Akagi l’ha saputo dal Signor Anzai…
- Ah il nonnino! E cosa gli ha detto? Sarà pronto a farlo fuori spero! – La interruppe come un treno.
Ayako sbuffò – Hana, piantala! Non lo so, però lo ai com’è Rukawa!
- Sì un cretino idiota! - Scoppiò lui, lanciando il cuscino contro una parete.
- Appunto. Lo hai visto Akagi incazzato,     quindi non mettertici pure tu! – Sbottò, piantandogli la porta sul naso e andando a beccare quell’altro cretino. E non aveva dubbi di dove trovarlo.
- Rukawa – entrò senza manco bussare, ritrovandolo come da copione spalmato sul letto.
- Hn - la Volpe si girò sulla schiena, con le braccia a mantenergli quella testa piena di segatura che si ritrovava.
Ayako accese la luce, chiudendo la porta, poi sbuffò alla vista delle legnate che sicuramente si era dato con Hanamichi.
- Quando la pianterete voi due di pestarvi? – Sbottò con le mani sui fianchi.
- Io non mi sono mosso – mugugnò lui.
La manager alzò gli occhi al cielo – Il Signor Sarutobi mi ha chiamato poco fa… poi il Signor Anzai ha chiamato Akagi… neanche lui lo sapeva…
Rukawa sospirò – Nessuno lo sapeva.
- Sì ma è anche ovvio che Akagi si sia incazzato… so che non ti piace, ma è il Capitano e doveva saperlo.
La Volpe si alzò a sedere, sbuffando – Non è questo!
- Bene! – Fece Ayako nello stesso tono, - E com’è? – Domandò, incrociando le braccia. Lo conosceva da abbastanza tempo da credere che avrebbe parlato. Dopotutto con Rukawa non ci voleva molto, rispetto a quello che pensavano gli altri; bastava parlare poco e non sbavargli addosso.
- Akagi è un bravo Capitano… - mugugnò lui, ripetendo quello che aveva detto al Teppista. – Con il Signor Sarutobi non ci parlo da mesi. Ci siamo incontrati qualche giorno dopo l’iscrizione allo Shohoku, mi ero anche dimenticato di lui – borbottò, fissandola.
Ayako annuì: probabile. Dopotutto Rukawa aveva la memoria a breve termine – E perché vi siete incontrati?
Rukawa sbuffò, ma Ayako ghignò – Su parlaaaa!
- Dovevo cambiare scuola… lo sapevi no?
Ayako si batté la mano in fronte: alle medie, Rukawa aveva sempre detto di voler andare alle Tekeshi. - Già è vero! Poi ti ho ribeccato allo Shohoku misteriosamente… se non sbaglio tuo padre non era d’accordo vero?
La Volpe fece una smorfia al pensiero del padre e mugugnò – Già, allora mi sono iscritto alla squadra. Però dopo un po’ ho trovato il Signor Sarutobi che è l’allenatore della squadra Takeshi…
Ayako sbuffò: sicuramente, quando aveva visto la bravura di Rukawa e saputo che voleva andare alle Takeshi, quello si era affrettato a cercarlo.
- Quindi non lo sapevi che sarebbe tornato…
- No.
Ok, ma qualcosa non quadrava.
- Ruk, perché non hai accettato subito di andartene?
Per tutta risposta, quello gli lanciò un’occhiataccia e Ayako ghignò: non c’era bisogno che lo dicesse, tanto la sapeva che si era affezionato allo Shohoku e non voleva lasciare quel branco di psicolabili.
- Sì, sì ho capito… però ora che si è rifatto vivo ti conviene decidere prima che Hanamichi decida di radere al suolo la scuola Takeshi… - alluse lei, mentre usciva.
- Idiota – grugnì in risposta lui.
- Lo sai che mancheresti a tutti… persino a lui! – Rise Ayako.
Quindi alla fine erano tutti a poltrire come al solito, e lei che si preoccupava… verso mezzanotte Eiko dovette convincerli a suon di minacce e calci rotanti in faccia, per stiparsi tutti nel Tempietto che Rukawa e Hanamichi avevano sistemato, mettendo le statue a contrario da bravi ignoranti.
La cerimonia finale prevedeva una bella preghiera personale e un po’ tutti si spanciarono alla vista di un Teppista che non sapeva manco da dove cominciare; sicuramente sapeva chi pregare, e precisamente il Dio dei malviventi da strada, che gli facesse capire che diamine fare di quella dannata gamba. Certo, forse tagliarla sarebbe stata una bella decisione.
Akagi nel frattempo pensò bene di pregare per la morte fulminante di tutti quei maniaci, soprattutto quell’imbecille che si era addormentato anche in quell’occasione, e di farlo tornare a casa abbastanza vivo da poter andare in pensione anticipata.
Hanamichi dal canto suo, sapeva benissimo di essere la divinità di se stesso. Come tale, si pregò di ricordare che dopo la finale del giorno dopo, la Volpe sarebbe diventata inutile per tutti, quindi poteva anche farla fuori.
E da bravi imbecilli, nessuno si ricordò di accendere un cero a proposito di finali, così quando Isao e Kaoru se ne andarono gufando, tutti sperarono che almeno qualche piccola divinità non se la fosse presa a male.
Akagi ci provò pure a spiegare qualche cosina ai titolari per il giorno dopo, ma più o meno tutti lo mandarono al diavolo dopo circa qualche secondo. Borbottando e fumando come una teiera, il Capitano decide di riservare le torture in caso di sconfitta, mentre nel frattempo poteva tormentare le riserve inutili che si ritrovava appresso. Quando anche i pochi visitatori decisero di eclissarsi, si dedicarono ad una bella cioccolata calda e alle comodità del divano, sbattendosene palesemente della roba che avrebbero dovuto sistemare. Eiko stessa decise che per il momento poteva soprassedere; anche perché dopo la finale, poteva sempre rinchiuderli in casa a tirare a lucido tuuutto il Tempio. In caso di sconfitta, Akagi glieli avrebbe regalati volentieri per i lavori forzati e in caso di vittoria… beh, a casa sua dovevano comunque tornare per prendere i bagagli.
- Allora domani la finale… - fece a proposito, sprofondava nel divano, accanto a Miyagi.
- Già… - sbottò Akagi. Non aveva mai fatto mistero di non voler giocare con Isao. Quello sapeva fin troppo.
- Gorilla, non devi essere così preoccupato di quello là… insomma tra Gorilla ci si capisce… - se ne uscì Kiyota, a gambe incrociate accanto a Jin.
- Ha parlato uno dei primati del gruppo! – Sbottò Mitsui e , manco a dirlo, cominciarono ad azzuffarsi su quella povera anima di Jin che si ritrovava sempre in mezzo.
- Però è vero, li conosciamo abbastanza no? – Chiese Sendo, spalancando le fauci per sbadigliare.
 - Come se lui non avesse capito abbastanza che siamo un branco di psicotici… - brontolò il Capitano.
- E bello che ti ci infili anche tu in mezzo, Gori – ghignò Mitsui, mentre piazzava una manata in faccia alla Scimmia.
- Ormai ho perso la speranza di redenzione! – Sbottò ancora lui, mentre Maki e Hanagata ridacchiavano.
- Piuttosto ci sarà in campo Aki? – Domandò Fujima e calò l’ameno silenzio di chi ogni tanto, pensa.
Akagi scrollò le spalle – Credo di sì, ma non penso combinerà qualche guaio… Isao lo butta fuori se lo fa…
- Magari lo fa proprio perché lo butta fuori – aggiunse Kiyota, tanto per ingarbugliare il cervello a tutti a quell’ora di notte.
- Io dico di andare a nanna che mi si frigge il cdrvello – propose Ayako, giusto per dire una cosa sensata.
Cominciarono ad alzarsi un po’ tutti, mandando occhiate ai due che ancora non avevano aperto bocca. Certo, Rukawa non era esattamente l’esempio di fulgente loquacità, ma che non stesse ancora nel beato mondo dei sogni, era un miracolo. Quell’altro poi, lo fissava come se volesse guardarci attraverso, e con un diavolo per capello. Ad un certo punto, Fujima fece pure finta di chiedere qualcosa, ma ad un’occhiata di Akagi, fece dietrofront e se ne sbatté allegramente.
Jin, gioiosamente drogato come suo solito, passò in mezzo al fuoco incrociato, salutando i due orsi con una manina che rischiava seriamente di essere linciata.
E di certo Sendo e Kiyota non andavano certo per il sottile: con un’occhiata che sapeva di kamikaze, si lanciarono sui due compagni di stanza, mandandoli a sbattere col muso sul parquet. A quel punto cominciarono a madonnare contemporaneamente e pensarono bene di sotterrare l’ascia di guerra, per far fuori quei due decerebrati con cui avevano la fortuna di dormire.
Tutti gli altri salirono le scale, sospirando di rassegnazione, e solo l’intervento provvidenziale delle due lady di casa, li convinse a ritirarsi nelle loro stanze.
Peccato che la lotta durò ancora, persino con la parete di mezzo che divideva le due camere, fino alle tre del mattino, quando Akagi decide di raderli al suolo con una ben piazzata mossa di Wrestling.
- Domani abbiamo una partita, cazzo! – Sbraitò dal corridoio, svegliando per altro tutti gli altri.
- Sì, sì, vinceremo Gorilla… - alle loro voci, si aggiunsero anche quelle di quegli altri due mentecatti della stanza appresso. Erano in sei a liquidarlo, prendendolo per il culo.
- Andate- al- diavolo! – Scandì, muovendosi a passo di marcia verso la sua camera.
Quello che non sapeva, era che tutti erano svegli a mantenersi le costole dal ridere. E a pensare, come quei sei psicolabili, che avrebbero vinto.



N/A


Saaalve! Dopo aver fatto i miei bravi esami universitari, posso dedicarmi un peu ai miei, e di Inoue-Sensei, psicolabili. XD

Prima un paio di cosette; la Festa del Tempio è unasorta di adattazione di una festività giapponese:

- Shōgatsu, ossia la festa di anno nuovo
.  I primi giorni del nuovo anno rappresentano una festa molto importante in Giappone, ricca di segni di buon auspicio. La casa viene pulita da cima a fondo (susuharai) per eliminare tutte le impurità fisiche e spirituali del passato e si mettono ai due lati della porta dei rami di pino (kadomatsu). Si appende inoltre una fune di paglia con striscioline di carta (shimenawa), per evitare agli spiriti maligni di entrare nella casa. Durante questa festa si mangiano omochi (riso bollito lavorato fino a formare delle palline) grigliati o in una zuppa chiamata ozoni.

Tutti i preparativi devono essere fatti entro l’ultimo dell’anno, poi tutti i negozi chiudono e seguono tre giorni di vacanza chiamati Shōgatsu Sanganichi in cui lavorano solo gli addetti ai servizi primari (trasporti ad es.) e in occasione dei quali ciascuno ritorna alla propria casa.
Chi desidera può ascoltare a mezzanotte il Joya no kane, cioè i 108 rintocchi della campana (tsurigane) del tempio buddista. Altrettante sono le pene dell’uomo e ascoltando tutti i rintocchi ciascuno può esserne liberato.
Il primo dell’anno si fa visita ad altre famiglie a cui c’è l’usanza di donare un’offerta in denaro (otoshidama). In questi tre giorni molte persone visitano i santuari locali (hatsumairi), spesso indossando il loro kimono.
Un’usanza molto diffusa è spedire agli amici una cartolina di buon anno chiamata nengajō.
[(c) vari siti di festività giapponesi]

Ovviamente la Festa del Tempio non si svolge a Gennaio, ma alla fine di Marzo, e alcuni aspetti della Shōgatsu non sono presenti. Vi invito a fare un salto alla ricerca di queste festività, perché sono molto interessanti. *__*


Bon, ora a noi!

Trilla: Figurati se dovessi scrivere scene yaoi per undici uomini in una casa! Altro che stress XD
Certo che Mitsui lo è, che domande! Mmmh ok, qui no, ma in generale sì. ù.ù
Sono davvero felicissima che ti piaccia tanto da cercarla! Grazie ancora tantissimo >.<

Dream/xx_Dreamer_xx: Più che altro, forse te lo toglieranno il commento. Però grazie per avermi avvisato! *_*
Tsk, a parte che ormai non puoi andartene. Nessuno di voi può. Siete costretti a leggere tuuuuttto, fino alla fine mwahahah!
Adoro le recensioni lunghe! Però sarà stata una faticaccia scriverla! xD
Allura:
Sì, dare da fare a tutta la banda di psicolabili non è cosa facile, qui li ho un pò persi perché dovevo dare spazio soprattutto a due di loro... quella scena di loro quattro in spiaggia mi è piaciuta tantissimo farla, perché ho sempre creduto che alla fin fine, siano diventati molto amici! E poi, Ruk ha ragione: che Shohoku sarebbe senza Gorilla e Teppista? Ammetto che anche qui tra Sendo e Rukawa non ce n'è molto, ma alla prossima c'è la partita, quindi avranno occasione...
Il rapporto tra Mitsui e Miyagi è particolare e hai ragione tu, non tanto come coppia yaoi, ma proprio come grandi amici per la pelle. Non posso vederli che così!
Grassie per l'ammirazione, ma non merito tanto suvvia. Mi limito a seguire la loro psicosi, dopottutto. XD
E le recensioni lunghe vanno benerrimo!

Ancora una volta vorrei ringraziare chi ha aggiunto la storia hai preferiti, i lettori invisibili e chi apprezza, pur non commentando.
Grazie di cuore. <3

20jp90 
AllePanda 
antote 
asthenia 
Bella07
gaara4ever 
HPalessandra 
kenjina
klikka
lilli84 
lucilla_bella
MissChroma 
RobydelNov 
Scorpyon 
Trilla
war 
xx_dreamer_xx

Ovviamente chi avesse voglia di buttare giù due righe,anche per rompere le scatole e criticare, si faccia avanti. Continuo ad avere la museruola XD

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Capitolo 12
*** In finale: Kanagawa Vs. Ichihara ***


In finale!

Ichihara Vs. Kanagawa

 
Per la prima volta in una settimana, furono tutti pronti e scattanti al canto del gallo. Pronti e scattanti ad accasciarsi sulle sedie, ovviamente.

Ayako, che aveva avuto la brillantissima idea di preparare la colazione per tutti, si stava già maledicendo visto i tir di roba che quelli ingurgitavano già alle sei del mattino. Probabilmente doveva essere precipitata al suolo, battendo sonoramente la testa, per pensare di essere solo vagamente gentile con quegli zotici.
- Grazie, Ayakuccia! – Saltò su, mieloso come una carie, Miyagi, mentre sbavava sulla manager. Peccato che lei avesse praticamente gli occhi incollati dal sonno; ricambiò con un ”Hn” alla Rukawa, e sbadigliò a pieni polmoni.
- Chi è che non ti ha fatto dormire stanotte, Aya? – Ghignò il solito Teppista depravato, che neanche a quell’ora faceva il sacrosanto piacere di tapparsi quel forno e Miyagi quasi lo centrò col coltello del pane in piena fronte.
- Probabilmente tutti voi imbecilli che cianciavate come vecchie carampane alle tre di notte – se ne uscì Akagi, brandendo il giornale davanti la naso, manco fosse uno schermo protettivo contro le stronzate dei suoi compagni.
Kiyota, accanto al Teppista, sbuffò – Voglio ricordarti, Gorilla, che tu ti sei messo a sbraitare come una cornacchia nel bel mezzo del corridoio!
A quel punto, potevano anche allegramente dire di aver perso la Scimmia, perché il Capitano sembrava pronto a svitargli la testa dal collo. Fu l’entrata del gelo a bloccare tutti.
Ad un certo punto, Teppista e Tappo pensarono che il Gorilla fosse stato attaccato da una semi-paresi facciale, invece era solo la Volpe. Non che questo spiegasse qualcosa, comunque. - Ehi, Volpe, dormito male? – Mugugnò Mitsui, con la bocca strapiena di cibo tra l’altro.
- Che schifo! Anche i bambini sanno che non si parla a bocca piena, cretino! – Sbottò Ayako, rifilandogli un cazzotto in testa e affrettandosi a dare la colazione a quel morto vivente.
- Tieeeni – trillò, piazzandogli sotto al naso la colazione e facendo sputare le loro a quei due decerebrati.
- Ma che cazzo… - cominciò a sacramentare Miyagi, con l’improvvisa voglia di rasare a zero quel ghiacciolo umano dei suoi stivali. Inutile dire, intanto, Mitsui dovete mantenersi per non rotolare dallo sgabello e schiantarsi al suolo dal ridere. Il problema non era la faccia sconvolta di quella pover’anima del Tappetto, ne la droga che probabilmente si era tirata su Ayako quella mattina, ma lo sguardo perplesso di Rukawa; sembrava un pelo sconvolto. Guardò la tazza, come se dovesse essere avvelenata, poi fissò Ayako – Sei caduta dal letto? – Gli domandò, con inflessione lievemente preoccupata.
Ayako sbuffò – Ma che rompipalle che siete! Per una volta che voglio essere gentile… - e giù a smadonnare contro tutti i caproni di quel dannato Tempio, mentre Rukawa scrollava le spalle e si sedeva. Come se lui non l’avesse capita quell’arpia della loro manager: era un subdolo metodo per convincerlo a restare. E a quanto pare era vero che nessun altro sapeva qualcosa, visto che Miyagi sembrava pronto a cavargli gli occhi e Mitsui a buttarsi a terra e ridere senza ritegno.

Solo Akagi lo fissava; e in modo tutt’altro che amichevole. Qualcosa gli fece vagamente intuire che se non giocava di squadra quel giorno, gli sarebbe passato addosso come un rullo compressore.
- Bene! Io farò finta di aver capito! – Se ne uscì Kiyota, mentre il gruppetto se ne usciva con un suono a metà tra lo sbuffo e il gemito.
- Guarda, Scimmia, che nessuno aveva dubbi sul fatto che non capissi una cippa di niente! – Sbottò Mitsui, tralasciando il piccolissimo dettaglio che manco lui aveva capito niente dei tre secondi precedenti.
- Ma va al diavolo, che manco tu hai capito Teppista!
Appunto. Cominciarono a guardarsi in cagnesco e a mandarsi messaggi criptati, tipo “sei morto bastardo”, quando Ayako entrò nel loro campo visivo con un ghigno da sadica – Provateci a buttare tutto all’aria e vi costringo a ripulire con la lingua! – Minacciò soavemente.
Chissà perché, dopo quelle del Gorilla, solo le minacce di Ayako avevano l’effetto di calmare i bollenti spiriti. I due psicotici si sedettero buoni, buoni, cercando di lanciarsi forchettate di nascosto.
A quel punto Akagi grugnì, chiudendo il giornale di scatto, e tutti ebbero l’impressione che dovesse fare una sentenza delle sue; e, visto che guardava la Volpe, poteva essere una buona scusa per capire che accidente stavano combinando quei due.

Peccato che quegl’altri scegliessero sempre il momento più adatto per rompere i coglioni; quando Sendo e Jin entrarono, sparando un buongiorno a mille mila denti, gli altri tre repressero il desiderio di menarli e cacciarli sotto l’acqua fredda che magari avrebbe rinfrescato i due neuroni che si ritrovavano in comunità.
 - Che palle, non potevate aspettare tre secondi? – Se ne uscì Mitsui, mentre Akagi lo guardava come se fosse più imbecille del solito.
 - Che? – Chiese educatamente Jin, battendo le palpebre e prendendo il posto di Kiyota.
Con uno così maledettamente gentile, il Teppista si sentiva sempre l’orco cattivo della situazione; rimase un attimino perplesso, poi mugugnò – ‘iente.
- Bene! – Rispose allegramente Jin, che manco per l’anticamera del cervello si era fatto passare il dubbio che il Teppista fosse ironico, ammesso che sapesse cosa fosse l’ironia. Come a leggere nella mente bacata di Mitsui, Kiyota sospirò – Jin, tu sei una cosa incredibile – e dopo quella perla di saggezza, che il protagonista non capì manco di striscio, si trascinò verso il piano di sopra.
Quando poi il ragazzo abbagliò Ayako, belando un “graaazie”, lei prese in seria considerazione di scambiare qualche parolina con Maki; poteva sempre dargli quei quattro mentecatti, in cambio di Jin. Glieli regalava a vita e poteva pure pagarlo. Cercò di inviare mentalmente i suoi pensieri a quei tre psicolabili, riuniti intorno alla tavola, ma niente. Probabilmente i neuroni dovevano essere scivolati via nel sonno. Erano zampettati dal cuscino, via per nuove avventure; alla ricerca di materia grigia.
Ayako sospirò, portando la colazione a Sendo e decidendo nel secondo successivo di sbattersene allegramente, alla faccia di Mitsui che sbatteva gli occhioni per una nuova fetta di torta. Cominciarono a menarsela, mente Jin sembrava indeciso se accorrere in aiuto o meno; di chi poi, era un dettaglio.
- Hn… Ayako se la cava da sola – mugugnò Rukawa, decisamente troppo poco stupito della cosa. Dopotutto in una palestra di scimmioni come la loro, una ragazza un filo normale non sarebbe sopravvissuta.
Jin sembrò pensarci seriamente, poi quando vide Mitsui spetesciarsi al suolo per un calcio, decise per la sua incolumità e rimase al suo posto.
- Allora, come va? – Chiese a Rukawa, che sembrava più sbattuto del solito.
- Hn – fece lui. La parola universale che significava tutto e niente.
Jin sorrise – Hai riperso le parole, Kaede?
La Volpe sbuffò – Si può andare meglio – rivelò allora, giusto perché Jin la metà delle volte non gli fracassava i coglioni.
- Problemi con Akagi? – Domandò allora quello.
Ecco, ora poteva seriamente pensare che tutto il mondo sapesse. Se anche Jin, che viveva in un Universo tutto suo, era sceso tra i comuni mortali a capire quella cosa, allora tutti dovevano sapere. Ovviamente tranne Teppista, Miyagi e Scimmia, ma loro erano una specie a parte.
Rukawa mandò un’occhiata al Capitano, che era avvolto da una vaga aura di incazzatura, e sospirò – Già.
Un’altra cosa veramente buona di quello là, era che non si sbatteva più di tanto. Quando aveva deciso qual’era la soglia di domande che uno poteva sopportare, la piantava lì. Anche quella volta, infatti, Jin decise che Rukawa aveva avuto la sua dose di confessioni.
Peccato che qualcun altro non la pensasse così; la Volpe non doveva neanche girarsi per capire di essere sotto assedio di uno psicotico drogato che lo stava aspettando al varco. Infatti erano passati nientemeno che due giorni in cui non gli aveva rotto le palle e non sia mai che gli lasciasse un altro giorno di libertà.
Con quell’allegra considerazione, si alzò sbuffando – ‘azie – mugugnò ad Ayako, che intanto aveva rispedito Mitsui dal cantuccio dal quale era venuto, e si strascicò per inerzia al bagno.
Tutto ciò mentre Maki aveva deciso, per la primissima volta, di mostrare i muscoli allenandosi nel campetto all’aperto. Con Heiji e Fujima e Hanagata.
Come a dire che le stranezze non erano mai troppe in quel luogo.
Alla fine, sia il Quattr’occhi che l’Ubriacone di casa decisero di salvarsi la pelle, mentre quei due si menavano allegramente con la scusa di prendere la palla. Non che si sbattessero in urla e roba varia, però: a vederli sembravano due monaci buddhisti, di quelli belli rilassati e tranquilli, poi quasi sfracellavano il canestro che soffriva ai loro tiri missilistici. 
- A che s-stanno? – Chiese sbadigliando Sendo a un Kiyota in “fan mode”.
- Cinque a quattro per Maki, ovvio – rispose quello, mortalmente indignato dal fatto che si potesse solo vagamente pensare che il suo Capitano stesse perdendo.
Sendo ghignò – Non fare quel espressione, Fujima è bravo quasi quanto lui…
- Aha! Ma anche no! – Fece sprezzante la Scimmia.
E, naturalmente, il secondo dopo Fujima segno da due, strozzandogli le parole in gola.
- Tu porti sfiga, Porcospino – mugugnò, mentre quello se la rideva.
Alla fine, si teletrasportarono in campo anche i soliti due rompicoglioni e tanti saluti alla partita one to one. Per buona pace di Kiyota che già si faceva girare le palle come eliche, Sendo trotterellò in campo, al fianco di Mitsui, mentre Maki e Miyagi decidevano di sotterrare l’ascia di guerra per dedicarsi ai loro cari compagni. Fujima si immolò, al solito, all’arbitraggio e Hanagata pensò bene di piantarli in asso e occupare il bagno, finché era in tempo, e rubarsi tutta l’acqua calda.

E se sotto si svolgeva una partita, al piano di sopra era la lotta libera la favorita di quel giorno. O per meglio dire il bowling, quando Akagi lanciò contro la Solita Scimmia rossa imbecille, la sua palla da basket, mandandolo a fracassarsi come un birillo.
- Gorillaaaa! – Stava ululando come un coyote ferito, mentre quello gli sbatteva la porta del bagno sul naso.
A Hanagata bastò questo per fare dietrofront e migrare verso oasi più felici, tipo il bagno dall’altra parte del mondo.
- Maledettissimo ipocrita dei miei stivali… - stava borbottando il rosso. – Dillo che usi la tua stazza da elefante per malmenare noi povere anime! – Cominciò a gracchiare, svegliando l’intera popolazione del Giappone.
- Ma la vuoi piantare, mi stai trivellando un timpano!
Ecco, gli aveva tolto le parole di bocca. Rukawa, che per buona pace comune aveva deciso di non intervenire, guardò Eiko Hisae che sembrava essere posseduta dallo spirito di Ayako. O, molto più probabilmente, si era rotta i coglioni di quel decerebrato che gridava dalla sera precedente.
Eppure, nonostante per una volta lui davvero non avesse fiatato, la Scimmia Rossa gli lanciò un’occhiataccia, per poi infilarsi nella sua camera, sbattendosela dietro.
Rukawa sbuffò: manco i bambini si comportavano così. E poi, era lui quello che doveva sentirsi offeso, visto che lo aveva menato come un sacco di patate.
- Al diavolo, idiota… - mugugnò, infilandosi nella sua stanza.
Eiko, che pover’anima non aveva capito un accidente, si limitò a borbottare qualcosa sugli ospiti deficienti e si avviò a dare una mano alla “povera martire di Kanagawa”.
Che lo squilibrio mentale facesse parte del suo DNA, lo sapevano più o meno tutti, ma non a livello di parlare da solo come uno psicopatico allo stadio terminale.
- Dannata Volpe… – mugugnò per la milionesima volta dal giorno prima, lanciando per la stanza i vestiti, della Scimmia ovviamente. Ora, dopo aver ridotto la stanza ad un macello, dopo aver fracassato i coglioni a tutta la gentaglia di quel Tempio, gli venne un’idea. L’idea di rompere la palle al nonnino che manco a chilometri di distanza poteva vivere in pace. Al nonnino che, già infartato per conto suo, non aveva bisogno di Sakuragi forza dieci per tirare le cuoia.
Ma questo ovviamente non poteva interessare al Tensai del Basket. Spese giusto qualche millimetro della sua preziosa materia grigia per rendersi conto che, semmai lo avesse scoperto, il Gorilla sarebbe stato capace di mandarlo a fare compagnia ai pesci del lago Kaoro, poi si avviò gioioso alla ricerca di Jin e del suo cellulare.

Nel frattempo a poche pareti di distanza, Rukawa mise fuori il nasino alla ricerca di via libera. Con un sospiro, uscì dalla camera e si avviò mooolto lentamente al piano di sotto dove, a quanto pareva, era in corso la terza guerra mondiale. Si diede la pena di dare un’occhiata a quei quattro che si sbattevano per il campo, poi sprofondò in orizzontale sul divano.
Ayako sistemò, finalmente, l’ultimo dei tremila bicchieri, manco avesse mangiato un intero reggimento militare, e lo fissò – Rukawa! Hai da fare ora?
La Volpe non alzò nemmeno la testa e figurarti se gli veniva in mente di rispondere “no”. Purtroppo tra le grandi capacità di Ayako c’era anche quella di leggere nel pensiero, quindi lo capì da sola e se lo trascinò per i capelli alla porta – Bene, quindi vieni con me a fare due compere…
- La partita… - provò a lamentarsi Rukawa, peccato che lei sapesse che la partita era di sera. Aveva ad occhio e croce dodici ore per farsi sballottare in giro per Chiba.
Nel frattempo Akagi aveva pensato bene di farli muovere un po’, quel branco di bufali, giusto per far finta di lavorare un po’; li divise in due squadre da quattro, appioppandosi con Jin, Miyagi e la Scimmia, mentre mandò a Maki e ad Hanagata, il Teppista e Sendo. Decise di non contemplare manco di striscio quei due psicopatici che avevano avuto la brillante idea di menarsi davanti ad un mucchio di gente. Già, alla fine Sendo aveva deciso di farglielo sapere, giusto per non fargli venire un infarto fulminante. A quanto pareva, al ritorno doveva occuparsi di un paio di cosette; sperava quasi quasi che davvero se ne andasse quel decerebrato, così almeno cominciava a fare un po’ di pulizia! E per quell’idiota… beh, lui poteva anche spedirlo da qualche parte. Tipo Al Kainan, così faceva compagnia all’altra Scimmia.
- Jin! – Si sgolò per la quindicesima volta. Dove diavolo si era andato a cacciare quello lì?
Jin sussultò e lanciò l’ennesima occhiata ad Hanamichi – Io te lo presto, ma potresti non distruggermelo? – Gli fece, implorante, mentre quello scemo ghignava senza manco tentare di nasconderlo.
- Ceeerto… grazie! – Cinguettò Hanamichi, prima di zampettare via.
E con questo, poteva assolutamente dire addio al suo telefonino. Peccato, era durato meno di una settimana; anzi, ancora meno, visto che già dava segni di squilibrio il secondo giorno. La Guardia sospirò e trotterellò verso il campo.

Rukawa sbuffò, reprimendo la voglia di abbattere il loro amato Capitano, anche e probabilmente avrebbe dovuto chiedere aiuto alla Guardia Nazionale, e lanciò un’occhiata pieno di ricerca di solidarietà ad Ayako; ovviamente la sua manager fece allegramente finta di niente. Visto che ormai il suo fato era perfettamente segnato, la Volpe pensò bene di ritornare il letargo fino a quando non lo avessero richiamato alle armi. Crollò esattamente due secondi dopo.
Akagi, anche se aveva deciso di liberarsi, per una volta, di quelle due piaghe, continuava a sentirne la presenza come due vere e proprie spine nel fianco. Per quello che ne sapeva, Hanamichi ere stato mandato a giocare con li cellulare martire di Jin ed era molto probabile che stesse gufando come suo solito. Ma Rukawa era lì, sprofondato nel divano, in coma.
Sembrava davvero taaanto preoccupato per quello che era successo. Il Capitano si trattenne dall’andare lì a tirargli il collo e decise di abbattersi sul campo, per buona pace di Mitsui che si ritrovò per la ventesima volta col culo per aria; e Akagi non se n’era accorto manco una volta.
- Gorillaa! Piantala, cazzo! – Sbottò il povero Teppista, mentre quasi mangiava la mano a Sendo che voleva aiutarlo.
- Eh? – Akagi lo fissò, con un sopracciglio inarcato,come a chiedere che diavolo ci facesse a terra in mezzo al campo.
- Ehm, Akagi, sei un po’ distratto? – Provò Maki, che proprio non ci teneva a fare la stessa fine della Guardia.
Akagi grugnì un “no” molto poco convincente, e si avviò a passo di gigante sotto il suo canestro.
Essendo che il suo cervello pure si metteva in moto ogni tanto, Sendo fece due più due e collegò la rissa dei due cretini, con l’aria da boia del Capitano; eppure non capiva perché quei due si fossero pestati. E lui era curioso per sua natura, come Kaede aveva già sperimentato.
Ghignò, assolutamente sicurissimo che la Volpe non si sarebbe salvato quella volta, e si mise in posizione contro la Scimmia.
Hanamichi sbuffò, tamburellando le dita sulla scrivania, mentre aspettava che il vecchiaccio arrivasse al telefono. Era troppo lento! Si lamentava, sbattendosene con solita stupidità abissale, che Anzai aveva una certa età ed era pure malato.
- Pronto?
Visto com’era impegnato a mugugnare, quasi gli cadde il telefono dalle mani quando rispose.
- Aha! Ciao nonnino! – Gli uscì, gridando come un ossesso.
Anzai fece finta di niente, pur avendo un timpano sfondato, e si mise a ridere come al solito.
– Ohohoh! Hanamichi! Come stai?
La Scimmia Rossa contò fino a tre; si diede il tempo per respirare, uno, due e… - Che diavolo sta combinando quell’idiota di una Volpe? – Sbottò. L’allenatore si mise a ridere come se fosse stato assolutamente certo che qualcuno, uno a caso, gli avrebbe rivolto una domanda del genere.

Stava sognando davvero qualcosa di folle, quando Eiko quasi lo mandò a terra per svegliarlo.
- Hn? – Grugnì, stiracchiandosi.
- Ah beh, alleluia! – Se ne uscì lei, fissandolo. – Lo sai che se ti scoppia una guerra sotto al naso e altamente probabile che continui a dormire? – Gli domandò e lui la guardò come se fosse una cosa molto stupida da dire.
- Cielo! Io pensavo fosse davvero in coma! – Sbottò, mentre Ayako se la rideva. – Ricordo che il professore d’inglese doveva mettercisi d’impegno per svegliarlo… ovviamente poi non ci riusciva mai! Allora, andiamo? – Fece la manager.
Rukawa aprì le fauci come un leone, sbadigliando, e si grattò il cespuglio che si ritrovava in testa – Mmh, se proprio devo.
Non si poteva dire che Rukawa le cose le facesse contro voglia; era il ritratto della volontà. Sia Eiko che Ayako sbuffarono all’unisono, scrollando la testa come a dire “ci arrendiamo”, gli appiopparono una lista lunga come la Tokyo – Osaka e Rukawa cadde dal pero.
- E questa cos’è? – Domandò, un filo sconvolto.
- La lista della spesa – bofonchiò Ayako, mentre usciva. – Allora, devo prendere altro o la tremila cosa segnate vanno bene? – Si spolmonò, mentre tutti belarono un “sììì”, senza manco vederla.
- Caproni…
- Ah, Ayako! – Fece la Scimmia, mentre si accasciava sul campo, in pausa. – Ricordati le cose per festeggiare la vittoria!
- Non siete un po’ troppo sicuri di voi? – Ghignò amabilmente Eiko e lui la guardò come se fosse pazza. – Non sarò venuto fino a qui, subendo queste cinque dive, solo per vederli perdere! – Replicò, mentre le “cinque dive” pensarono di mandarlo a schiantarsi con un paio di calci.
- Non mi pare che qualcuno ti abbia costretto Scimmia. Anzi, ricordo chiaramente di averti mandato al diavolo – rimbrottò Akagi.
Maki tossì – Beh, mi aveva rotto le palle per una settimana… - confessò, mentre tutti ridevano.
- Va al diavolo! Dovevi per forza dirlo? – Cominciò a menarla la Scimmia, fortunatamente qualcuno corse in suo aiuto. Qualcun altro di inutile, precisando.
- Beh, non ha tutti i torti… cioè se perdete, davvero vi linciamo – se ne uscì Mitsui, mentre Akagi ghignava – Ha parlato gamba di legno… visto che sei un reietto umano, potresti anche startene zitto.
Ecco. Bello avere amici che ti supportano. Il Teppista cominciò a prenderlo a morsi, mentre Akagi prese in seria considerazione di attuare lo schiacciamosche sul cranio vuoto che si ritrovava. Mentre cominciavano a pestarsi, Sendo risolse la situazione dando ragione alla Scimmia e dicendo di essere “assolutamente sicuro che avrebbero vinto”.
Addirittura Miyagi e Kiyota riuscirono a fargli promettere di rasarsi la capoccetta, se avessero perso. A quel punto, il campo si congelò; persino Rukawa fissò il drogato come se gli fosse completamente partito il cervello già difettoso in partenza.
Teppista e Tappetto ci provarono pure a far promettere agli altri una cosa del genere, ma mentre Jin accetto serenamente, tanto la tosatura non poteva che giovare alla sua aria da monaco, Maki li fissò come se fossero completamente rincitrulliti. Ghignando come una serpe, il Teppista borbottò che al Gorilla era inutile chiederlo, visto che il suo campo era già perfettamente morto, mentre Miyagi non ci provò manco ad accennarlo alla Volpe; il problema non era tanto lui, che sarebbe stato capace di presentarsi a scuola perfettamente levigato, ma quello che avrebbe fatto a loro il suo fan club psicopatico se, disgraziatamente, avesse saputo della scommessa.
A quel punto le battute su “quello che potevano tosarsi oltre ai capelli, lì dove non batte il sole” si sprecarono e Rukawa dovette portare via di peso quelle due sciagurate, che cominciarono a sghignazzare, addirittura lacrimando.

La spesa. Il momento della spesa lo aveva rimosso dai meandri della memoria, soprattutto quando aveva dovuto quasi spaccare le ossa ad un paio di tizi che sbavavano sulle due manager. Non che a lui fregasse qualcosa, anche perché quelle due avrebbero potuto benissimo difendersi da sole, ma Akagi, Heiji Hisae e, sicuramente, Miyagi non sarebbero stati d’accordo. E già troppa gente gli voleva fare la pelle per quella mattinata.
Così, sospirando e pregando per la fine di quel soggiorno, lanciò un’occhiataccia del tipo “stattene alla larga se ci tieni alla vita” a un tale che fissava Ayako da buoni dieci minuti. Ovviamente lei era cieca come una talpa e si limitava a fargli trascinare un carrello pesante come una roccia, lanciando dentro roba a caso.
- Ma chi diavolo ha chiesto tanti litri di succo d’uva? – Chiese schifata, mentre Eiko scrollava le spalle.
- Il drogato – mugugnò Rukawa, ricordando i gusti ripugnanti di quello là.
Ayako lo guardò, battendo le palpebre – Sendo?
- Mai notato quante bottiglie se ne scola durante le partite? – Grugnì ancora la Volpe, stupendo abbastanza Eiko, che per risposta andò a sbattere su uno scaffale.
- Rukawuccio e tu queste cose come le sai? – Cominciò a rompergli le scatole Ayako, mentre lui si malediva per l’ imbecillità che, senza dubbio, gli aveva attaccato l’Idiota.
- Se ne beve a secchiate, solo un cieco non se ne accorgerebbe – si limitò a brontolare lui, prima di infilarsi in uno reparto a caso, allontanandosi dalle due arpie. E per una volta che non rompeva i coglioni ai suoi cari compagni e si toglieva dalle palle, loro erano sempre lì, pronti a ricordargli che non poteva scappare. La tasca della tuta gli tremò e afferrò il cellulare, imprecando – Hn, pronto – bofonchiò, pregando che il tetto del Tempio si scagliasse in testa a quei due dementi. Sì, perché sapeva chi era il cretino che lo disturbava.
- Non fare quella voce scocciata, razza di zombie che cammina, visto che sto chiamando sul MIO cellulare – rimbrottò il Teppista.
Ah, già. Ayako gli aveva fregato il cellulare, giusto perché il suo non lo usava mai. Pensò quasi di dirglielo che non era colpa sua, ma ci rinunciò: figuriamoci se quello credeva che lui fosse innocente.
- E quindi che vuoi? – Gli fece, invece, come se i fatti non fossero suoi.
- Che voglio? Razza di Volpe malefica io- Ad un certo punto, qualcuno doveva averlo strozzato, perché fortunatamente non sentì più la sua voce da corvo.
- Ehi Kaede! - Poi la voce di Jin, pacifica come sempre, gli arrivò seguita da coro angelico in sottofondo. – Ehm, io ho dimenticato di inserire delle cose nella lista…
“Dimenticato” era un eufemismo, visto che quella mandria di microcefali gliela aveva strappata di mano, per scriverci le proprie porcherie sopra. E lui si era già frantumato i coglioni a vagare come un imbecille per quel supermercato, ricercando cose assolutamente schifose come succo d’uva.
Però Jin non rompeva mai ed era l’unico che riusciva a tollerare, tra i vari esseri di quel Tempio.
-Sì, dimmi… - Poté quasi vederlo che si sganasciava a forza di sorridere e sentì anche quei maledetti cretini che s’infiammavano; ovviamente capì anche che metà delle cose che gli diceva quella pover’ anima era suggerito da quei due dementi. E, ancora ovviamente, aveva detto di sì, ben sapendo che non gli avrebbe portato manco una cippa di tutte quelle stronzate.
Dopo aver attaccato e salvato le sue delicate orecchie dagli insulti dei due decerebrati compagni di squadra, uscì gioioso e felice dal supermercato, immaginando le facce al suo ritorno. Dopotutto si divertiva con poco lui. Passò un bel po’ di tempo a sentirle cianciare di ragazzi, rendendosi conto che Ayako era più normale di quello che si aspettava, e la mente cominciò a vagare verso nuovi lidi.
- E tu?
- Eh? – Con un pop, tornò al mondo e si ritrovò l’espressione fin troppo curiosa per i suoi gusti di Eiko. Ayako ghignò – Non ha sentito manco una parola, come al solito…
L’altra manager sbuffò – Non fare il finto tonto, Kaede, non attacca!
Rukawa la fissò, battendo le palpebre – Di che diavolo parlate? – Chiese, un attimino terrorizzato dalle gomitate di Ayako. - Parliamo di amore, uomo di ghiaccio...
Ovvero l’argomento più odioso dell’intero Universo. Rukawa la guardò come a chiederle se era sicura di non aver sbagliato persona; insomma parlare a lui di idiozie simili!
- Ayako mi hai detto che hai un bel fan club, eh? – Rintuzzò quell’arpia e lui già si preparò mentalmente a correre per seminarle. Sbuffò con gli occhi al cielo e Ayako ghignò – Figurati! Quelle sono pazze psicopatiche! E poi lui si diverte a non filarsele manco di striscio!
- Vergognati! – Gli ridacchiò dietro Eiko.
- Ma non è vero – provò a lamentarsi lui, a voce neanche troppo alta in realtà.
- Oh, andiamo! Quella poverina di Haruko quasi fa i salti mortali e tu manco la noti per sbaglio! – Se ne uscì Ayako e lui quasi si schiantò al suolo: e quelle domande da dove sbucavano? E chi diavolo era Haruko? Rimase a fissarla come un pesce palla per un po’, poi collegò il nome ad un cognome e, infine, ad un idiota saltellante e sbavante.
- Oh – fece solo. Già, la sorella del Capitano. Mica era colpa sua se quelle avevano dei gusti cretini. E poi lui non faceva un accidente per incoraggiarle.
- Potrebbe rendersi conto di quel deficiente che fa lo stesso, così non romperebbe le scatole a me – brontolò, facendo venire un colpo alla manager.
- Cioè, tu ti sei accorto di qualcosa che succede nella palestra dello Shohoku? – Domandò, mezza sconvolta. Rukawa pensò a tutti i cazzotti che Akagi rifilava a quella testa bacata, appena arrivava sua sorella – Non è difficile non notare la baraonda che combina tutte le volte. Distrae tutti – aggiunse, un filo scocciato.
- Guarda che le tua oche portatili fanno lo stesso – mugugnò Ayako, difendendo quel povero diavolo di un rosso, che comunque aveva un po’ di vita, rispetto a lui.
La Volpe sbuffò – Per me potete buttarle pure fuori – assicurò, tanto mica gli miglioravano la vita. Manco le conosceva.
Eiko seguì lo scambio di battute, quasi interessata, poi scoppiò a ridere – Ma davvero gelido come sei, hai un sacco di ammiratrici?
- Sì, le ragazze dello Shohoku sanno essere molto stupide – Confermò Ayako.
Continuarono a frantumargli la testa, cercando di tirargli fuori chissà che confessioni, e fu quasi con gioia che vide apparire le scale del Tempio e… qualcuno che si schiantava al suolo di testa. Tralasciando che le scale erano in pura pietra ed erano un centinaio, un lancio del genere doveva come minimo avergli spaccato a metà il cranio. Niente, quell’altra Scimmia di Kiyuwa si alzò di scatto, lindo e immacolato.
- Kiyuwa! Ma che diavolo… - cominciò a sbraitare Eiko, tirandosi dietro alcune buste della spesa; il ragazzo, appena la vide, cambiò una decina di colori al secondo e tossì – Ah, ciao Eiko…
Il tempo di contare fino a cinque e ciao; cominciarono ad azzuffarsi e le buste rimasero abbandonate a se stesse. E mai nessuno che arrivasse a vedere che diavolo stesse succedendo; fosse stato per loro, avrebbe potuto passare la cavalleria che se ne sarebbero sbattuti altamente.
Rukawa e Ayako si lanciarono un’occhiata, poi sospirarono: sì, ovviamente dovevano farsela tutta loro la scala… e con le buste per un intero esercito. Fu solo per puro spirito caritatevole che le chiese se volesse darle a lui; fortuna che lei era abbastanza intelligente da capire che mentiva spudoratamente. Poteva prendere in considerazione di amarla, se non fosse stato così impegnato a smadonnare contro quei bastardi che stavano belli comodi in casa, mentre loro sgobbavano. Per grazia ricevuta, se ne accorsero un attimo prima che si rompessero le palle e decidessero di buttare la roba di sotto.
- Aha! Perché non avete chiamato! – Se ne uscì Fujima, prima di andare ad aiutare Ayako. La Volpe trattenne una rispostaccia e si limitò a fissarlo in cagnesco, mentre Ayako ghignava – Grazie Kenji, ce la faccio…
- Ahh Ayakuccia!
La voce di quello psicotico, tipo ultrasuono, attraversò le finestre e il Tappetto si fiondò sulla ragazza e su “Kenji”, minacciandolo di morte con lo sguardo. Peccato che quasi non facesse ruzzolare giù Ayako che, borbottando, mollò ad entrambi la spesa e se ne sbatté dei suoi sbavamenti.
Immancabilmente gli altri se la risero alla scena, mentre il solito drogato fissava lui. – Vuoi una mano Kaede? – Domandò, con voce flautata, senza muovere manco un muscolo dalla porta.
- Va al diavolo – bofonchiò lui, resistendo alla tentazione di romperglieli in testa i suoi dannati succhi. Dopo aver risposto allo stesso modo anche al Teppista e alla Scimmia che lo prendevano per il culo, decise di proclamare la resa: Posò a terra le buste e incrociò le braccia – Dite che se do un calcio, mi cadono?
- Volpaccia, non oserai… - cominciò Il Teppista, mentre l’altro idiota sbraitava. Dopo un po’ di macello, riuscì a fare quegli ultimi dannati passi e ad arrivare sano e salvo dentro, dove tutti sembravano più idioti del solito.
- Hai drogato anche loro? – Domandò a nessuno di preciso, ben sapendo che il Porcospino era dietro di lui.
Sendo ghignò – A quanto pare vogliono fare una festa per l’ultimo giorno qui…
Ecco perché avevano dovuto trascinarsi otto buste in giro per Chiba. Conoscendo quella banda di mentecatti, poteva solo osare immaginare cosa sarebbe accaduto quella sera! E la presenza di Heiji e Kiyuwa non migliorava le cose di certo.
Rukawa sospirò, preparandosi al peggio, mentre Ayako mozzava le mani a quelli che le saltellavano intorno, rubando il cibo; alla fine, furono mandati tutti in castigo in sala, mentre le donne di casa preparavano. Fu solo ad un certo punto, che Akagi si rese conto che c’era puzza di bruciato nell’aria. Si guardò intorno, con il solito radar fiutacasini, e rimbrottò – Che fine hanno fatto quei due? – mentre tutti gli altri lo guardavano perplessi.
Il problema non era tanto che mancava qualcuno, dopotutto qualche mentecatto in meno non poteva che fare bene, ma che mancassero il Teppista e il padrone di casa; con una coppia del genere, ci si poteva solo immaginare con che cosa si sarebbero presentati. E a nulla valsero le preghiere ringhiate del Capitano, quando si ritrovò quei due decerebrati con un marea di roba alcolica, comprese due birre aperte per strada. Quando si presentarono sghignazzanti e mezzi fatti, tutto il gruppo fu scosso da un brivido di terrore, all’idea di quello che avrebbero scatenato di certo. Loro si potevano pure sfondare, ma non erano loro che dovevano giocare la finale.
Akagi si alzò, sospirando, con l’aria del giustiziere e Maki già lo seguiva da lontano; per tutta risposta, Mitsui gli mollò la bottiglia aperta, sogghignando amenamente – Tieni! – Trillò, mentre i compagni di squadra si preparavano alla sua decapitazione imminente.
- Che diavolo volete combinare? – Ringhiò tra i denti Akagi, moolto lentamente.
- Beh, dovremmo pur festeggiare… - replicò il Teppista, come se fosse logico e lampante.
Adesso esplodeva. La testa gli sarebbe aperta, e gli sarebbero colati fiumi di lava bollente che lo avrebbero ustionato. O magari avrebbe lanciato dei missili tipo robot.
I soliti idioti sembravano convinti e pronti a godersi lo spettacolo, ma Sendo si mise a rompere le scatole come al solito, cinguettando un – Oh che bello, si festeggia! – e fregandosi la bottiglia del Teppista. Sia Akagi che Fujima lo guardarono come se fosse più fuori quadro del solito, mentre quello sorrideva beato, poi Fujima sospirò. Pessima idea. Quello fu il segnale generale. Il via libera alla distruzione incondizionata e totale dei loro miseri corpi. 

Mezz’ora dopo, la metà di loro era già in preda a canzoni sceme e balli cretini. Kiyota sprofondò nel divano con un ghigno da ubriaco marcio, mentre al suo fianco Miyagi faceva cadere più birra di quanto ne bevesse. Il solito, insomma.
Quella volta, però, il fatto di dover celebrare degnamente il loro passaggio disastroso a Chiba, trascinò tutti; così anche Maki, Hanagata, Fujima e persino il Capitano, riposero l’ascia di guerra e si diedero allo scontro personale con la propria resistenza.
- Ok, gioco anch’io! – Hanamichi, barcollando piuttosto sinistramente, si lanciò sul tavolo degli Shogi, dove l’alfiere di Eiko stava portando al suicidio di massa tutti i pedoni di Sendo. Nonostante avessero entrambi un quantitativo di alcool addosso da stendere un branco di elefanti, erano seri. Serissimi. Sendo lanciò un’occhiata alla ragazza e, molto lentamente, mosse la torre. Eiko ghignò – Scacco matto al re – disse, anche lei molto lentamente, mentre la torre di quell’altro zampettava tristemente verso il bordo tavolo. Sendo sbuffò – Al diavolo, ho perso la mano – borbottò, scolandosi il resto della bottiglia.
- Ammettilo che è l’alcool a intortarti il cervello! – Ghignò Hanamichi. Sì, detto da uno che a stento si reggeva sulle proprie disgraziate gambe, era divertente. Sendo lo fissò, ghignando – Riesci a reggerti?
La Scimmia rossa si guardò seriamente, poi fissò lui – Certo – belò convinto, e quell’infame si alzò, sfiorandogli la spalla con un dito, e quello cadde come un sacco di patate a baciare il pavimento.
- Ma porc- cominciò a sacramentare la Scimmia, poi il sorriso di Sendo entrò nel suo campo visivo – Si vede – disse semplicemente, prima di squagliarsela e Eiko cominciò a rotolare dalle risate.
E poi, dicono che quello non era vendicativo. Dannato Porcospino degenerato.

Dall’altra parte, Mitsui sembrava assolutissimamente convinto che la parete della cucina fosse a pois. Verdi, con sfondo viola. Mentre discuteva della sua brillante osservazione con chiunque fosse disposto ad ascoltarlo, Ayako sbuffò, guardandosi intorno. Niente, c’era solo lei in cucina e non aveva nessuna dannata intenzione di ascoltarlo cianciare su quanto fossero grandi i pois di quel maledetto muro che, tra le altre cose, era bianco.
- Mitsui… - provò a picchiettarlo sulla spalla e non fu l’idea più splendente della settimana: gli cadde addosso a peso morto, tipo cadavere ammuffito. L’idea che fosse morto per davvero le sfiorò vagamente la mente, in positivo, poi decise di mettere in moto la sua bontà innata. Con qualche sforzo, la manager riuscì a trascinarselo fuori e ad appoggiarlo alla ringhiera, tornando dentro; afferrò un bicchiere di acqua a caso e tornò fuori, ritrovandoselo a terra, mentre ronfava a tutto spiano.
- Chepalle… - mugugnò, con gli occhi al cielo, poi gli schiantò l’acqua addosso e quello cominciò a smadonnare contro la sua squadra, il mondo e tutti i dannatissimi pois dell’universo. Ayako aspettò un paio di secondi, poi incrociò le braccia – Hai finito?
Il Teppista batté le palpebre un paio di volte, poi, quando capì che decisamente Ayako non poteva essersi vestita da schiava romana, brontolò – Aya, Volevi affogarmi?
- Sì. In due centilitri d’ acqua. O per caso volevi continuare il tuo studio sull’avvelenamento da alcool?
Quello sbuffò, cercando di alzarsi, poi decise che forse era meglio starsene spaparanzato al suolo, sospirando; chiuse gli occhi e appoggiò la testolina più pesante del solito, forse il cervello gli si era impregnato di birra, alla ringhiera. Ayako si trattenne dal mollarli un pugno, e lo fissò: quando mai il Teppista si era ubriacato? Era capace di reggere un intero oceano di alcol vario; l’idiota che diventava dopo aver bevuto qualcosina, gli veniva naturale. Anche perché, menomale che nessuno lo sapeva, a quel cretino gli veniva la sbronza triste.
- Allora, che è successo? – Sparò lei, sedendosi affianco a lui con la sensazione di essere la psicologa di quel gruppo di decerebrati. A lui gli uscì una specie di verso da toro, ma non rispose.
- Al diavolo… - mugugnò alla fine. Ayako ghignò – Vaffanculo – rispose amabilmente, mentre si alzava.
Mitsui la afferrò per un braccio e mugugnò – Devo giocare a basket?
Lei gli mollò uno schiaffo sulla mano – Certo che devi, che ti salta in mente?
Niente. Andato nel mondo dei sogni. Ayako lo lasciò lì, magari l’aria fresca gli penetrava nella mente cava che si ritrovava, e rientrò con un diavolo per capello.
- Tutti imbecilli sono… - stava brontolando, quando ebbe una visione orrorosa di un ballo della vittoria della Scimmia Rossa. – Oh. Mio. Dio. – Scandì, poi se lo tirò per la collottola – La pianti?
Hanamichi le piazzò un ghigno a tremila denti e le fracassò un timpano, con un urlo tipo scimmione della foresta – Ho vintoooo.
Ok, basta. Ayako decise che per quel pomeriggio aveva fatto la scorta di idiozia e, decisamente, poteva vivere senza non vedere il resto, così si avviò quasi di corsa al piano di sopra. Peccato che dovesse attraversare la giungla del salone. La Babilonia del Tempio. Con molto spirito di sacrificio, mise naso fuori dalla cucina e cercò d’ intercettare la gente pericolosa: fortunatamente né Miyagi, né Hanamichi, né il Teppista erano lì. Sgattaiolò fuori e riuscì a raggiungere la salvezza delle scale, dove si scontrò con un Eiko scocciata all’ennesima potenza, che mandava lampi e maledizioni contro “quell’Idiota saltellante” che l’aveva battuta a scacchi. Quasi trattenendo il respiro e spalmandosi al muro, raggiunse il Nirvana. Il secondo piano. Quello silenzioso, tranquillo, senza nessunissimo danno.
Almeno fino a quando i bambini avessero deciso di rimanere a giocare di sotto. Il primo a provare un escursione ai piani alti fu Kiyota che, brancolando come un idiota al buio, aprì proprio la camera della manager, la quale lo mandò allegramente a schiantarsi contro un muro. Il muro in questione si limitò a fissarlo, mentre la Scimmia idiota lo palpava, senza manco guardarlo.
Rukawa contò fino a tre, resistendo all’impulso di staccargliela la mano, poi brontolò – La pianti di toccarmi, maniaco? 
La Scimmia ebbe una specie di colpo apoplettico, poi se ne uscì con un “Ah, sei tu Volpe”, da trapanargli il cervello e poi… sì abbatté sul suo letto, ronfando a pieni polmoni. Cazzo, ora chi diavolo lo scollava da lì? La Volpe decise seduta stante di mandarlo al tappeto, trascinandoselo per i piedi, ma poi pensò che c’era sempre Maki. Il gran capo che sicuramente aveva i suoi modi per risvegliare il bel addormentato. Sbadigliando, si guardò intorno alla ricerca di una nuova oasi si pace, senza manco farsi sfilare per il cervello di scendere in quella bolgia, e si ritrovò piazzato sotto li naso l’Idiota, una bottiglia di diosacosa e il suo sguardo decisamente poco amorevole. Insomma una di quelle situazioni che ti fanno venire in mente un bella corsetta a gambe levate tipo lepre. Brontolando maledizioni, Rukawa pensò di mandarlo a quel paese, ma ricordava anche che la sua idiozia cresceva a seconda del livello di alcool che ingurgitava. L’ultima volta, aveva dovuto salvarlo da una banda di psicopatici che voleva accopparlo.
- Che vuoi? – Gli grugnì alla fine, riuscendo persino a mostrare una parvenza di gentilezza.
Hanamichi si scolò il resto della bottiglia in un sorso e tornò a fissarlo – Io e te dobbiamo parlare, Volpe dannata.
Chissà perché, non gli sembrava una bella cosa. Rukawa inarcò un sopracciglio – Ma anche no – borbottò, prima di infilare una porta a caso. Era proprio la camera delle due scimmie psicotiche, a quanto pareva, ed era così disordinata che si ritrovò a camminare sui vestiti abbandonati.
- Eh no! – Abbaiò il rosso, prima di seguirlo, - Tu ora mi ascolti, diva dei miei stivali!
Rukawa sospirò: aveva promesso sia ad Anzai che al Capitano di starsene buono e di evitare risse. Akagi aveva lasciato perdere le botte dell’ultima volta, perché era distratto da quel Sarutobi, ma c’era da scommetterci che se succedeva qualcos’altro, gli avrebbe tagliato la testa, nel migliore dei casi.
- Non ho niente da dirti – sbottò, scordandosi per un attimo che quello era ubriaco da fare schifo.
- Vaffanculo! – Se ne uscì in risposta Hanamichi, sbattendo la porta. – Ho parlato con il nonnino, manco lui sapeva niente di tutta questa storia! – Gli rovesciò contro, calciando a caso i vestiti.
Rukawa lo fissò, ormai andato – Non dovevi chiamarlo. Non sono cazzi tuoi.
Quel decerebrato continuava a piazzare il naso dove non avrebbe dovuto e cominciava a fargli saltare i nervi. Inoltre era stufo marcio di doversi giustificare col mondo per ogni minimo passo.
- Ti ho già detto che sono cazzi miei! E di tutta la squadra anche! – Ribatté Hanamichi, mentre l’alcool gli mandava a fuoco il cervello.
- Fai un altro passo e non sarà Akagi a fermarmi – avvertì l’altro, assolutamente convinto. D’accordo che era ubriaco, ma di certo non gli avrebbe permesso di pestarlo di nuovo. E poi, infuriato per infuriato, tanto valeva che Akagi lo cacciasse per un motivo valido. Tipo quel coglione mandato per un po’ di tempo all’altro mondo.
Ovviamente, il Tensai del basket non poteva certo farsi comandare da una qualunque Volpe sociopatica, e fece quel dannato passo. Da lì alla tragedia che ricordava i tempi memorabili di Tetsuo e un Mitsui formato Teppista, nella palestra dello Shohoku.
Quando Hanamichi si ritrovò sbattuto a terra, per riprendere aria come dopo un apnea, notò felicemente che la faccia della diva non era messa tanto bene.
- Stai sanguinando – gli disse, come se la cosa fosse una grande impresa. Rukawa, in piedi di fronte a lui, si toccò la fronte sporcandosi le mani, poi lo afferrò per la maglia – Te lo ripeto: non sono affari tuoi.
La Scimmia digrignò i denti e gli rifilò una testata, e anche allo stesso punto giusto per aprire un altro po’ la fessura per l’aria – Così magari ti circola un po’ di fresco in quella testa bacata, bastardo… - gli mugugnò, ma con la vista che cominciava ad annebbiarsi.
Rukawa si ritrovò a terra, con una mano a trattenersi il sangue e una maledizione sulla testa di quel cretino, che potesse rotolargli via. Cercò di alzarsi, ma le gambe non sembravano convinte a seguire i suoi ordini, poi alla fine bussarono alla porta.
- Che diavolo combinate lì dentro?
Era Ayako. Ovviamente i loro colpi si erano sentiti, anche se loro non se n’erano accorti.
- Chi c’è lì? Hana!
Lasciarono che bussasse per qualche altro secondo, mentre loro respiravano come se avessero corso la maratona, fissandosi con odio. Alla fine, fu Hanamichi ad aprire.
- Han… cazzo, ma siete impazziti? – Mentre la mascella di Ayako precipitava al suolo, quello la piantò, muovendosi senza manco rispondere, ed andò a sbattere contro il Porcospino, macchiandogli per altro la maglia bianca.
- Avanti, entra – fece velocemente Sendo, mentre spingeva la Scimmia all’interno. – Ayako, prendi dei panni – aggiunse poi alla manager, che si affrettò lanciando un’ultima occhiata preoccupata a quei due supremi cretini.
- Sei vivo tu? – Dopo che Rukawa gli rispose con il solito “hn”, a testimonianza che respirava ancora, il Porcospino lì mandò a franare sul letto, uno affianco all’altro, fissando poi il vuoto.
Ecco, ci mancava il drogato ora. Rukawa lo guardò con una buona dose d’incazzatura, pensando che tutto voleva tranne menarsela con lui in quel momento, mentre Hanamichi pensava che avrebbe preferito saltare addosso alla Volpe e continuare a pestarlo per la sua demenza acuta. Dopo qualche secondo di silenzio, Ayako rientrò in camera con tanto di bende e roba varia; cominciò a fasciare la testa a quel decerebrato, col desiderio invece di finire l’opera, e intanto smadonnava a tutto spiano. Ritrovandosi la testa tra le sue mani, Rukawa pensò bene di starsene buono, se non voleva essere strozzato, mentre Hanamichi si dedicava a fissare il Porcospino, che non formulava parola. Solo dopo dieci minuti buoni, quello si degnò di fissarlo e il solito troglodita cominciò - Che vuoi, si può sapere? – Sbottò, mentre Ayako sospirava d’impazienza.
Sendo batté le palpebre – Lasciarvi a dissanguare in giro per il Tempio – ironizzò, mentre quell’altro si incazzava.
- Non sono cazzi tuoi, mi pare…
Rukawa sbuffò – E senti chi parla – per poi pentirsene amaramente, quando Ayako gli tirò il cespuglio che aveva per capelli.
- Mi fai male.
- Sta zitto – replicò lei. Mentre quei due cominciavano a menarsela, Sendo fissava Hanamichi – Il Capitano vi farebbe la pelle se vi vedesse, e voi siete due compagni di squadra. Vi sto aiutano, non lo vedo un concetto difficile – spiegò, con la solita semplicità.
La Scimmia sbuffò – A te interessa solo che questo cretino non venga sbattuto fuori prima della finale! – Gridò, mentre il “cretino” stava prendendo in esame l’idea di morderlo.
Sendo sorrise – Anche. Ma mi interessa soprattutto che tutti gli altri siano pronti e non distratti dai vostri stupidi problemi.
Rukawa alzò gli occhi al cielo – Se è per questo, io non ne volevo manco parlare.
- Sta zitta, Volpe malefica! E’ colpa tua, se sei in quello stato!
- Certo, perché mi sono picchiato da solo – replicò, mentre Hanamichi si tratteneva solo dalle occhiate di Ayako. - Cazzo, se volevi andartene, dovevi farlo prima di questa Manifestazione! – Esplose.
- Cosa cambiava? – Gli chiese allora, scazzato, la Volpe.
Il rosso lo fissò come se fosse scemo, poi guardò Ayako che annuì: almeno lei aveva capito. Prima avrebbe preso la decisione e meno sarebbe diventato una componente importante del gruppo. Se almeno se ne fosse andato fin dall’inizio, avrebbero evitato di istaurare quel rapporto. Un rapporto di amicizia, anche se loro non volevano ammetterlo.
- E poi non è giusto che la squadra non sappia niente… - cominciò Ayako, mentre si spostava per medicare l’altro psicopatico.
- Se davvero è una squadra, dovrebbero saperlo tutti – aggiunse il drogato, mentre Rukawa si alzava, con le palle definitivamente girate; non che nessuno di loro gli avesse chiesto tutta la storia. Quel cretino… era la seconda volta che gli spaccava la faccia, ma continuava a non sapere un accidente di niente!
- Ma tanto lui non ha mai fatto parte della squadra. – Se ne uscì l’idiota, verso Sendo, e fu la fine. La maledetta goccia che faceva traboccare il caro, vecchio vaso. Rukawa lo fissò con il desiderio di dargli una scrollata, e invece disse – Siamo una squadra? Bene, dopo la partita annuncerò a tutta la squadra che me ne vado. Contento? – Rimbrottò, prima di infilare la porta, sbattendosela dietro.
Hanamichi non guardò nessuno degli altri due e si limitò a fissare la porta, mentre l’alcol ritornava a circolare, annebbiandogli la vista.
No. Forse avrebbe dovuto rispondere così.

Se al piano di sopra si consumava la tragedia, il piano terra ricordava un po’ i gironi infernali dell’amico Dante, con tanto di diavolo a controllo dei dannati disgraziati. In quel caso, erano i diavoli e di povero dannato se ne vedeva soltanto uno, che sospirava adocchiando la porta per tagliare la corda. Jin guardò per l’ennesima volta l’orologio, dove la lancetta dei minuti sembrava tanto prenderlo per il culo: erano le sei. Tra due ore e mezza c’era una finale. La finale. Quella che avrebbe deciso se il loro viaggio aveva avuto una qualche utilità o era stato una totale perdita di tempo; almeno secondo i due Capitani. E loro?
La Guardia si girò a guardare, vagamente terrorizzato, la sala: tutti andati. Partiti per la tangente con una quantità d’alcol addosso che avrebbero potuto squalificarli a vita. Restavano due ore per risvegliarli, usare delle sanguisughe per prosciugare la birra dal sangue, vestirli, farli riscaldare e arrivare con un minimo di decenza alla partita. Un’impresa degna di un’odissea.
Peccato che per quella volta avrebbe dovuto fare a meno della gente sana: Fujima se l’era squagliata in giro per la città un’ora prima, insieme ad Hanagata; Sendo e Ayako erano spariti al piano di sopra, dove francamente non s’azzardava mettere piede; Akagi e Maki erano… li fissò mentre si scolavano la tot birra. Alla quindicesima, circa mezz’ora prima, aveva perso il conto e ora non osava neanche vagamente pensare a che punto erano arrivati.
Ovviamente, se i sani erano loro, non poteva neanche prendere in considerazione i folli della banda. Due secondi prima aveva beccato Mitsui spalmato in giardino a russare a pieni polmoni, ora eccotelo lì, che costringeva Nobu a bersi una roba strana creata da lui. Magari si fulminavano con qualche miscuglio cretino. Miyagi sembrava alle prese con la descrizione di una complicatissima azione di basket; non aveva capito precisamente a chi la stesse spiegando, ma probabilmente ce l’aveva con la lampada o con Heiji che ronfava sul divano. Fu tipo angelo del paradiso, che vide scendere Rukawa dall’alto dei cieli; sembrava pure messo bene. Ok, probabilmente lo avevano pestato con una mazza da baseball, ma almeno non borbottava da solo come quello scemo di Nobunaga.
- Ehi, Kaede! – Saltò, tutto contento di vedere una individuo che raggiungesse almeno la soglia di normalità.
Rukawa si grattò la testa, quella dannata fasciatura gli dava il tormento! Poi si guardò attorno: era passata per caso una bomba atomica e aveva fatto tabula rasa dei loro neuroni? Chiese a Jin, che pover’anima era costretto a subirsi tutti quei mentecatti, e lui si limitò a sbuffare.
E dire che lui doveva starsene buono! Provò a lanciare qualche parolina a caso a quei cretini, ma non sembravano sbattersene più di tanto. Non ci provò nemmeno con la Scimmia, che sembrava in profondo stato meditativo tipo alla ricerca della beatitudine eterna, dove non fracassare più i coglioni a loro, e si avviò verso le colonne del gruppo. I loro Capitani; quelli che avrebbero dovuto tirare fuori le qualità scout celate in loro e che si stavano scolando amenamente la trecentesima birra.
- Capitano… - provò, in verità senza tanta voglia di sbattersi. Akagi tra l’altro lo ignorava allegramente. Ora, lui era convinto che il Gorilla non potesse, neanche in un universo parallelo o realtà alternativa che dir si voglia, ubriacarsi e dimenticarsi della squadra, quindi ci riprovò giusto per mandarsi al suicidio. Niente. La cosa vagamente divertente, era che non perdeva il controllo, si limitava a diventare sordo. Rukawa lo fissò per qualche altro istante, indeciso se urlargli in testa rischiando la morte o meno, quando la voce del solito Idiota gli arrivò alle spalle.
- E’ inutile, in quello stato il Gorilla non ti ascolta.
La Volpe lo fissò come a chiedergli che diavolo ne sapesse lui e Hanamichi ghignò – L’ho già visto in quello stato, un paio di mesi fa. Lui è ancora convinto che io non sappia niente… comunque. Il Porcospino e Ayako sono andati a cercare la Riserva e il Quattrocchi. Ha detto di svegliare questi qui… - spiegò, ghignando alla sola idea di menare quei quattro decerebrati.
Rukawa sbuffò, con gli occhi al cielo – Che palle.
- Posso farlo io se non vuoi sbatterti, Volpe – lo provocò il rosso, acidamente.
- Non incominciare, non ho voglia di ripestarti – ribatté quello, mentre si avviava a passo di carica verso Miyagi e Mitsui.
- Fino a prova contraria, se tu che hai un buco in testa! – Cominciò a scaldarsi il solito, mentre prendeva a calci la Scimmia.
Rukawa ci provò pure a rispondere, ma Kiyota cominciò a sbraitare come una bestia ferita e ad accapigliarsi con quell’altro esemplare di ottusità.
- Vaffanculo Scimmia, devo tirarti una secchiata d’acqua gelida?
- Va al diavolo, fatti i cazzi tuoi!
Ecco. Anche le Scimmie ubriache glielo dicevano che era un pettegolo. Hanamichi cominciò a ringhiare e a tirare fuori il suo repertorio di mosse wrestling. Il casino ebbe di buono che svegliò il Capitano, la parte cattiva era che mandò al macello tutti e due i poveri disgraziati.
- Hanamichi! Possibile che sei sempre tu a fare casino! – Cominciò a fumare, fracassandogli la testa a suon di pugni.
- Beh, buongiorno Gorilla addormentato! Se tu ti ubriachi, non è mica colpa mia! – Rimbrottò malefico la Scimmia Rossa, mentre Akagi si incazzava.
Mentre quei due si abbattevano, Rukawa era alle prese con il Tappetto che, dopo aver farfugliato della roba incomprensibile, gli si addormentò addosso. Forse voleva batterlo a suon di russate.
Fortunatamente, mentre cercava di convincere Mitsui a rimettersi quello straccio che aveva per maglia e Akagi quasi staccava la testa dal collo a quel deficiente, arrivarono i tre allegri e sorridenti e drogati da chissà quale oscuro loculo.
- Eccoci! – Trillò il loro allenatore Giuda, fresco e riposato. – Ma che diavolo…?
Sembrava leggermente scioccato dal caos che regnava n ella stanza, povero. Come se in un’ora e mezza di assenza, sperasse che si fossero messi a giocare a carte o a girarsi i pollici.
- Ah beh alleluia! – Se ne uscì Hanamichi, mentre cercava di atterrare il Gorilla e Rukawa sbuffò, quando invece gli dava ragione, molto in profondità. Fujima alzò gli occhi al cielo – Possibile che non sappiate cavarvela un microsecondo da soli?
Quei due lo guardarono, pronti a mandarlo all’inferno in coro, poi Ayako calò dall’alto con un diavolo per chioma e l’aria da cavaliere dell’Apocalisse – Finalmente siete tornati! Ragazzi sono le sette, cazzo! Dobbiamo prepararci!
Ecco. Un bel pandemonio era quello che serviva per terminare amenamente la serata. Akagi e Maki si risvegliarono dalla trance, cominciando a trascinarsi quegli altri poveri diavoli per i capelli.
- Cazzo, che mal di testa!
Esclamazione universale di chi ha preso una sbornia in piena faccia. Mitsui si guardò intorno con un solo occhi aperto, tenendosi il cervello, e si ritrovò Rukawa con la maglia tra le mani. Fece due più due.
- Volpe, mi sei diventato pervertito?! – Esclamò, strappandogliela dalle mani.
Ma ovviamente le bestie non sanno contare, figuriamoci capaci di ragionamenti razionali e logici. Rukawa lo mandò al diavolo, poi si avviò al piano di sopra, cercando di farsi spazio tra gli imbecilli che gracchiavano e le bottiglie fracassate. Ad un certo punto, Kiyota gli passò a pochi centimetri dal naso, volando e imprecandolo contro il Gorilla. Decise di velocizzare il passo, giusto per essere sicuro che nessuno gli si schiantasse addosso, e raggiunse la salvezza del secondo piano. Si avviò allegramente a passo di morte verso la camera e si ritrovò quell’altra svirgolata della Hisae che si abbarbicava per la finestra.
- Eh? – Batté le palpebre un paio di volte, per essere sicuro di non avere i primi sintomi di nevrosi, e l’allenatrice ghignò – Ehi, posso entrare adesso?
Mmh. La padrona di casa se l’era squagliata lasciando il suo Tempio in mano a dodici, sì anche Ayako, psicolabili in preda all’alcol. Messa così, non sembrava il massimo della sanità mentale.
Per la sua, di sanità, decise di far finta di niente e annuì – Hn.
- Bene! – Agilmente, scivolò dentro e uscì saltellando dalla camera, sorridendo come un’ ossessa.
- Qui, stiamo scivolando nel delirio… - borbottò la Volpe, prima di chiudersi dentro.

Sì, Akagi si era ripreso. Sì, avevano appurato che l’alcol o l’acqua fresca di montagna producevano più o meno lo stesso effetto sul suo organismo d’acciaio. Sì, aveva capito che erano in ritardo; ed aveva reagito al suo solito modo: una campagna cattura-imbecilli, ovviamente.
Al momento, era riuscito a teletrasportare la Scimmia da un capo all’altro con un calcio ben piazzato e afferrato quel maniaco rosso che non la smetteva di agitare i tentacoli.
- La pianti? – Sbuffò per la decima volta.
- Gorilla, mollami. Devo ricordarti che NON sono ubriaco e che se non fosse stato per me, staresti ancora a sbrodolarti con la birra?!
Akagi ghignò. Col suo familiare, grande e terrorizzante ghigno malvagio e cattivo – Chissenefrega. Devi poi spiegarmi quelle come te le sei fatte quelle…
Hanamichi seguì il suo sguardo, vide le fasciature di Ayako e imprecò – Ma porc- non ti passa niente sotto al naso, eh?
Il Capitano inarcò un sopracciglio – Avrò anche bevuto ma non sono una spugna come voi… ora vai a prepararti, sennò ti lasciamo qui! – Lo lanciò a caso, poi si rivolse alla stanza – Statemi a sentire, branco di microcefali, a me interessano i titolari! Voi altri potete anche ammazzarvi fino a dopo domani, d’accordo?
Detto ciò, si avviò al piano di sopra, seguito da un considerevole numero di maledizioni varie.
- Al diavolo, Gori, veniamo anche noi… - mugugnò il Teppista, provando ad alzarsi. “Provando”, perché poi crollò culo a terra, lamentandosi degli spilli conficcati nel suo delicato cranio. I cari vicini, Heiji e Miyagi, cominciarono a spanciarsi dal ridere con conseguente lotta a chi vomita prima. Alla fine fu Ayako a raccattarsi il Tappetto, che troppo impegnato a sbavare si fece trascinare via come una pecora belante, mentre Eiko Hisae portò via suo fratello a suon di botte in testa.

Alla fine furono pronti. Con dolori da fare invidia ai novantenni, un mal di testa da record, un piede nella fossa e la voglia addosso di malmenare e uccidere il loro Capitano, però pronti.
Che fossero a mezz’ora dall’inizio della finale, era un dettaglio.
Erano tutti già belli stipati come sardine nel loro pullman psicopatico e colorato come un faro nella notte o un pugno nell’occhio, quando quella Scimmia rossa cretina ebbe la brillante idea di scordarsi della roba; a quel punto cominciarono a gufargli che si fracassasse l’osso sacro, mentre Ayako, puntando all’orologio, malediva tutti, compreso l’autista che fu obbligato a volare rischiando di sopprimere qualcuno per strada.
Dopo aver rischiato la morte di due gatti, un povero piccione sperduto, un pedone il cui unico errore era di camminare sulle strisce pedonali, arrivarono al palazzetto della finale.
Il grande Koyushu Stadium.

- Ma io dico, chi diavolo me lo ha fatto fare… - continuò con la litania Akagi, fino a quando non misero piede sul pavimento lucido del palazzetto.
Pavimento che, al momento, si muoveva.
- Gori, piantala con la preghiera, siamo arrivati! – Stava sbottando il Teppista, quando la mascella gli precipitò al suolo. Quello era uno stadio, altro che palazzetto. Ed era pieno.
Se quella era solo una misera parte di quello che poteva aspettarli alle nazionali, allora avrebbero potuto benissimo farsi venire un infarto. La parte sinistra era una totale marea di rosso-nero, che urlava il nome di Isao Katsumi, ad un solo uomo. Ma il meglio era alla loro destra; una gran parte dei ragazzi di Kanagawa era accorsa allo spettacolo. Ovviamente, non potevano conoscere i colori della divisa di Ayako, ma in compenso molti avevano le maglie dei loro giocatori preferiti; notarono un migliaio di undici e quattro rossi, dei quattro verdi-Shoyo, una gran parte di blu e bianchi-Kainan. E non dovevano dimenticare che l’intera prefettura, non solo le loro squadre, era pervasa da psicolabili: appena li videro entrare, scatenarono l’ inferno e i tifosi dell’Ichihara non potevano che seguirli lo stesso.
- Cazzo! – Se ne uscì Miyagi, a fauci spalancate, mentre dietro di lui, la Scimmia saltellava come un canguro. Da parte sua Hanamichi, che chiudeva la fila, quasi ci tirò le cuoia: negli spalti più in basso, armati di bottiglie vuote e roba da far invidia un porcile, c’erano Mito&Co., i quattro dell’apocalisse, i moschettieri altrimenti noti come “l’armata Sakuragi”. Si emozionò per qualche secondo, con tanto di lacrimuccia ad inumidirgli l’occhio, quando si ricordo che effettivamente lui NON giocava.
- Che cazzo ci fate qui? – Li apostrofò, mentre passavano da quelle parti per lo spogliatoio. 
- Toh eccoli! Ormai pensavano che foste scappati come conigli! – Se ne uscì la solita palla rotolosa di Takamiya.
- Va al diavolo, ciccione! – Sbraitò il rosso, avvinghiandosi sugli spalti.
- Che volete dire? – Chiese invece Maki.
Yohei Mito sospirò – Beh, l’altra squadra è qui da mezz’ora…
A quel punto i sentirono tutti perfetti imbecilli, quasi anche il Porcospino si sentiva vagamente turbato.
- Colpa dei Capitani che si sono messi a bere! – Sbottarono all’unisono Scimmia Rossa e Teppista. A quel punto i quattro dell’armata fissarono Akagi come si gli fosse spuntata una seconda testa e quello smadonnò – Hanamichi, puoi anche startene con i tuoi compagni sugli spalti! Tanto non ci servite, come ho già detto mille volte.
- Già. Se ci serve un’Ala Grande possiamo sempre chiedere ad Hanagata… - aggiunse Maki, con un sorriso falso come Giuda, mentre quello cominciava a fumare dalle orecchie.
- Andiamo! – Li richiamò Fujima e si avviarono felici e paciosi a fila indiana; ad un certo punto, Sendo quasi si frantumò il naso, rischiando di far afflosciare i capelli, quando notò qualcuno che lo salutava con la manina dall’altra parte. Il drogato batté le palpebre, perplesso, poi riconobbe Yayoi Aida, sorella di Hikoichi, nella tribuna giornalistica.
C’erano proprio tutti.
- C’è Yayoi… - fece, con poco entusiasmo in realtà, a tutta la fila.
- Se è per questo, c’è anche il coso saltellante del fratello… -  rimbrottò Mitsui, dal fondo.
In effetti, Hikoichi si era piazzato con tanto di videocamera a cavalletto nel bel centro degli spalti, bloccando il traffico. Aveva rischiato la morte un paio di volte, e a giudicare dallo sguardo assassino non sarebbe sopravvissuto per raccontarlo ai posteri, ma persisteva. Li salutò sgolandosi e sbracciandosi come un dannato, poi, a giudicare da un braccio che tentava di strangolarlo, c’era anche l’allenatore del Ryonan.
- C’è il tuo amico, Scimmia – ghignò Kiyota, mentre Hanamichi rivolgeva un sorrisone a tremila denti a Taoko, che impallidiva.
- Piantala di giocarci, gli verrà un infarto! – Fece con taanto dispiacere il Teppista.
- Ha una certa età pure li, povero… - aggiunse Miyagi.
- Se Anzai non ha tirato le cuoia, dovendolo sopportare per un anno intero, non morirà quello lì – considerò l’altra Scimmia, mentre Mitsui quasi gli frantumava le gambe.
Sì. E intanto si erano fermati.
Dalla porta degli spogliatoi, Akagi gli lanciò un’occhiataccia poi ululò – Se non volete venire, alleluia! Ma toglietevi dal campo!
Sentivano già le risate da mentecatti di quei quattro decerebrati sugli spalti e, meditando atroce vendetta, le quattro “riserve” si avviarono alla camera delle torture.
- Era ora!
Isao uscì dallo spogliatoio dell’Ichihara, ghignando – Vi siete persi?
- Va al diavolo – bofonchiò Akagi, con un diavolo per capello prima ancora di cominciare.
Quello sorrise – Permaloso. Qualcuno deve avvisare l’arbitro che ci siete... era già convinto di potersene andare a dormire, pover’uomo…
Ayako sbuffò, con gli occhi al cielo – Vado io.
Dopo aver detto all’arbitro che purtroppo sì, la partita si faceva e sì, doveva proteggersi gran parte del corpo, comprese quelle all’ombra, poterono andare nei rispettivi spogliatoi per le ultime lavate di cervello. Akagi fissò Isao per un istante, poi disse – Buona partita.
Il Capitano degli Icha gli strinse la mano e mormorò – Se non sbaglio, l’ultima scommessa l’ho vinta io. Sono in vantaggio.
Il Gorilla ghignò – Ancora per poco. Non hai mai vinto per due volte di seguito, lo sai.

Si chiuse la porta alle spalle ed esaminò le sue croci: le due Scimmie stavano facendo non sapeva che diavolo di gioco a Sendo, che di capirci qualcosa neanche a parlarne, mentre Rukawa sembrava avere un principio di catalessi. Jin beveva semplicemente, pacioso come sempre, e Maki parlava con Hanagata.
Il problema erano sempre le sue dannatissime ali, o pale nei fianchi se proprio si voleva dire.
- Allora – esordì e tutti lo guardarono, fingendo attenzione. Tutti tranne lui.
- Rukawa… - la voce era pericolosamente vicino al ringhio e Jin fece il sacrosanto favore a tutti di rifilargli una gomitata.
- Hn?
- Vedi di non addormentarti in campo, chiaro? – Sbottò acidamente il Capitano e la Volpe lo fissò con una buona dose di rottura di coglioni.
- Non credo ci sia molto da dire. L’Ichihara è una squadra molto forte e non è facile. Ovviamente di Isao me ne occuperò io, ma con gli altri c’è qualche problema… Kaoru Hiroya… purtroppo per Jin, Hiroya è una mezza Guardia…
- Cioè – lo interruppe Kiyota, prima di vedersi mollare dietro una scarpa.
- Non interrompetemi voi esseri inutili! Hiroya ha un gioco molto avanzato e viene utilizzato spesso sia come Guardia che come Ala Piccola; e poi è del terzo anno ed è molto esperto. Rukawa dovrai dare una mano a Jin.
Silenzio. Persino la Volpe aveva ricollegato il cervello con quel mondo.
- Eh? – Mugugnò, guardando Jin. Lui non voleva Hiroya, lui voleva Aki. Ed essendo il suo cervello fatto di vetro, tutti poterono tranquillamente leggergli i pensieri, tanto che Akagi ripeté il concetto – Rukawa, tu ti occupi di Hiroya. Vedi di non saltarmi nei posti sbagliati. Ciharo?
No, che non era chiaro. C’era già Jin, che Cavolo doveva farci lui! Spese qualche secondo a trovare due parole in croce da dire, ma pensò bene di schivare; soprattutto alla vista della vena pulsante e delle coronarie del Capitano.
- Hn – affermò, con delicato tono da becchino.
- Bene. Sendo tu te la vedi con Moroi Kita.
Porcospino e Volpe ci guardarono, trasmettendosi concetti telepatici. Uno chiaramente diceva: “E chi cazzo è?”
- Moroi Kita è l’Ala Grande. Sì, non ha nessuna grande abilità particolare, ma c’è un motivo per cui faccio questo ok?
Si vedeva che anche Akagi sapeva connettersi sulle loro frequenze, visto che anticipava tutte le loro domande. O forse era medium e non lo sapevano.
- Seiji Morita non dà particolari problemi, quindi Rukawa e Jin, giocherete di marcature tra di voi.
E con quello, il loro Capitano era totalmente fatto. Andato. Ubriaco marcio. Quando mai la Volpe faceva scambi di marcature? E in quale universo parallelo, Sendo veniva sprecato per un tizio che quasi non aveva nome?
- Maki a te Aki.
Quattro parole e la catastrofe. La fine del mondo del basket. Maki, il pesante e alto Maki, con il Fujima dell’Ichihara?
Le due Scimmie guardarono Akagi come se gli fosse spuntata la coda da Gorilla, mentre Maki stesso sembrava un pelo perplesso – Sei sicuro? Siamo molto squilibrati…
Tutti sospirarono: ecco, diceva con calma e tranquillità, quello che loro non riuscivano ad urlargli dalla torre di Babele.
Akagi annuì - Lo so, eppure tu e Fujima ve la intendete alla perfezione, no?
I due cari amici si lanciarono un’occhiata torva: se “intendersi alla perfezione” era massacrarsi ad ogni partita, scopo morte per sfinimento di uno dei due, allora sì, erano perfetti.
Fujima sospirò – Sei sicuro? – Provò, come a sperare che rinsavisse.
Akagi lo fissò, con un sopracciglio inarcato – Sì, perché?
- No, niente – rispose l’allenatore, limitandosi poi a confermare le sue parole. Certo non sarebbe stata la sua formazione perfetta per una finale.
Rimasero per qualche momento in stato contemplativo-semi-paranoide, poi Sendo si avviò fischiettando al bagno; l’idea che praticamente gli avevano detto di non giocare, non sembrava sconvolgerlo particolarmente, e ovviamente gli altri gli inviarono la solita dose di smadonnamenti per l’aria da fumato integrale.

Kaoru si sistemò la maglia e guardò il Capitano – Allora, a me Jin giusto?
Isao annuì – Sì. E’ un grande tiratore, ma non è molto veloce… non dovrebbe essere un problema…
Il rosso annuì, mentre Aki al suo fianco attaccava una bottiglia d’acqua, manco avesse fatto una traversata nel deserto.
- Aki… Aki.. Aaaki!
Niente, sordo come un allegro ottantenne. Isao aspettò pazientemente che finisse, poi mugugnò – Pronto?
- Se.
- Alleluia! – Sbottò il Capitano. – Allora, probabilmente dovrai marcare Rukawa… è l’unica matricola della squadra ed è molto veloce…
Aki annuì, poco convinto. Ma aveva promesso di starsene buono.
- Va bene.

Qualche minuto dopo, andarono a chiamarli. Le due squadre si allinearono belle in ordine una accanto all’altra. Ordine che durò il tempo di un secondo, perché nel tragitto alla panchina cominciarono a sparpagliarsi. Tra l’altro, manco avevano spazio visto come la loro panchina era così piena di gente: le tre piaghe dello Shohoku erano spalmate con su la loro migliore faccia da gangster; Hanagata era affianco ad una Ayako scocciata, mentre Kiyota se ne stava composto come la Scimmia che era. Solo Fujima, manco a dirlo, era bello ordinato nella sua espressione da cyborg-allenatore.
Peccato che non ci fosse L’allenatore. Quello vero.
Però ovviamente quel cretino dello scorfano invecchiato se l’era portata la foto di Anzai. Pregando di non fargli venire un colpo anche da lontano, perdendo quella maledetta partita, Akagi richiamò all’ordine i suoi giocatori ed entrarono in campo.
- Bene, ragazzi. Vediamo di vincerla e tornare presto a casa, che non ce la faccio più a tenervi sotto al muso ventiquattr’ore su ventiquattro – disse, avvicinandosi al centro.
- Non preoccuparti, Take. Ci tornerai a casa. Perdente, ma ci tornerai – gli cinguettò Isao, mentre lo raggiungeva.
- Al diavolo!
- Sì, ti voglio bene anch’io.
Cazzo. Era un dannatissimo torneo di commemorazione. Niente di importante. Niente di speciale.
Eppure non c’era uno di loro che staccasse gli occhi da quella maledetta palla. Hanamichi lanciò un’occhiata alla panchina: niente, non volava una mosca. E in campo? La Volpe sembrava davvero concentrata sulla mano del Gorilla; forse Jin era un po’ svasato, ma era pure normale.
Poi l’arbitro alla fine si decise a fischiare e i due Gorilla saltarono. Isao era più altro; ma l’elevazione del loro Gorilla, non aveva paragoni.
Forse giusto lui poteva eguagliarlo.
Quando cazzo ci mette una palla a raggiungere il punto massimo?

 

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Isao colpì la palla con un gesto deciso, portandola nelle mani di Seiji Morita che scappò come una lepre verso il canestro. Guarda caso proprio quello scoperto.
- Ma porc- Rukawa imprecò, lanciando un’occhiata ad Akagi, e gli si attaccò dietro, ma quello correva come se avesse l’inferno alle calcagna.
- Moroi! – Il passaggio fu pulito e veloce, ma di certo Kita non poteva avere la meglio su Sendo; gliela prese tranquillamente belando un “graazie” e la lanciò alla Volpe, che se ne andò saltellando, sbattendo il muso sul il Fantasma. Batté le palpebre e lo guardò dall’alto dei quasi dieci centimetri di differenza: e quello che ci faceva lì? Quando la sua mano sottile sfiorò la palla, si diede dell’idiota per essersi distratto, e cominciò la lotta. Non c’era paragone; rispetto a quelle due Scimmie in panchina e alle altre matricole di Kanagawa, intendeva dire. Provò a fargli una finta a sinistra, ma niente, gli chiudeva tutti gli spazi, così saltò, lanciando velocemente verso Maki che si avviò a canestro. Prima di ricollegare il cervello, la Volpe sentì la vocina interiore lagnarsi: “non si evitano gli scontri” e, a giudicare dallo sguardo inquietante del Fantasma, era d’accordo anche lui.  
- Maki!
Dopo aver evitato per un pelo l’Ala Seiji, Maki passò a Sendo che partì in quarta, smarcandosi facilmente. Con quell’Ala come Kita, era persino troppo facile! Lanciò un’occhiata al loro Capitano che difendeva il canestro, chiedendosi che diavolo gli passasse per la mente, poi si ritrovò Kaoru Hiroya a sbarrargli il passo.
- Toh, guarda chi si vede… - fece, sinceramente sorpreso. Ma Jin e Kaede stava dormendo, per caso? No, perché lui cominciava a non capirci un cazzo di quelle marcature.
Il drogato provò a saltare, con poca intenzione, e infatti quello lo bloccò facilmente; figurati, era anche ovvio che una Guardia saltasse più di lui. Cominciò ad irritarsi, quando si ritrovò a dover passare la palla ad uno a caso, cioè Jin, che finalmente tirò a quel dannato canestro, segnando i primi tre punti della partita. Lo stadio scoppiò in applausi e si sentivano pure i cori da maniaci dell’armata, ma così non andava. Quando Sendo passò dalle parti di Akagi, gli fece capire che erano sfasati e anche Maki fu d’accordo.

Ricominciarono con la palla a Rukawa, che mica aveva capito se doveva occuparsi di quello psicotico o dello smielato rosso, e alla fine per puro amore della pace interiore, fece esattamente quello che faceva tutte le volte: si trascinò a canestro e chi voleva fare il kamikaze gli si poteva benissimo lanciare contro. E fu di nuovo il piccoletto.
- Ciao, Kaede.
Ecco. Già il drogato e quella sciroccata dell’Hisae lo chiamavano per nome, tutta quella confidenza chi gliela dava? Aki sorrise a pieni polmoni, poi tentò di fregargli la palla, ma lui riuscì a scostarsi bruscamente. E sperava di intortarlo con le parole. A lui. Lui che non parlava se non sotto tortura. Trattenendo un ghigno quasi, lanciò un’occhiata a quel semicomatoso perenne che prima voleva il gioco di squadra, poi spariva, e continuò a lottare con il Playmaker. Provò a spostarsi a destra, a sinistra, ma quello continuava a non perdersi una mossa, poi il Buddha arrivò con la sua aura dorata e si fece passare la palla.
- Grazie, Kaede! – Se ne uscì, alla faccia di Aki.
Rukawa sbuffò – Sei in ritardo.
Con un sorriso, Sendo si avviò a canestro e, dopo aver superato sia Kita che Seiji, ficcò la palla dentro. Ora erano già 5 a 0.
Che fatica per soli 5 punti.
Passarono altri dieci minuti in quello stato, con Isao che tranciava le mani a chiunque si avvicinasse a canestro, senza sbattersi più di tanto. Intanto avevano pure capito che Aki doveva marcare stretto la Volpe, così mollarono Kaoru da solo con Jin e, purtroppo, sapevano bene chi fosse a livello più alto. Alla fine, i bastardi sorridenti erano a 11 contro i loro cari 5 punti. Fu solo quando Maki gli passò la palla, che Akagi si svegliò dal letargo e si spostò verso il canestro degli Icha a passo di leviatano che sorge dalle acque. Gli altri quasi si fermarono a guardare la sua traversata che, praticamente, radeva al suolo gente come Morita o Kita. Figuriamoci poi il Fantasma. Certo, Rukawa riuscì a fatica a placcarlo, ma se solo si fosse avvicinato ad Akagi, avrebbe potuto benissimo staccargli la testa a morsi. Mentre dalla panchina i soliti idioti si sgolavano, Akagi si ritrovò a fronteggiare Isao che gli rivolse il sorriso sgancia-mascelle.
- Mi chiedevo se ti saresti mai spostato dal canestro…
- Sai com’è, devo farmi aspettare – ironizzò il Gorilla. La lotta fu sfiancante, anche perché si conoscevano così bene che erano capaci di prevedere ogni mossa. Quando Akagi fintava, Isao lo fermava, quando il Centro degli Icha faceva finta di saltare, Akagi manco schiodava un mignolo del piede. Alla fine, si fece fregare come un pivello quando il loro Gorilla finse di passare a Sendo, invece frantumò mezzo canestro con un Dunk.
- Beh, almeno siamo a 7 – sorrise Sendo, manco fosse divertente.
Rukawa , vicino a lui, represse l’istinto di mollargli un cazzotto e cominciò a fumare. A parte il fatto che lui non aveva ancora segnato; ed aveva passato per due volte la palla a qualcun altro. D’accordo che aveva detto di fare il bravo, ma quello era ridicolo. E poi, cinque dei punti erano dello psicotico Porcospino.
Anche dalla panchina si erano resi conto dell’evento straordinario, del miraculum di quei due che non si pestavano e non si mandavano al diavolo.
Hanamichi sbuffò – Durerà poco. La Volpe non sa fare la persona normale.
E “l’ analista di volpi honoris causa” non aveva nemmeno tutti i torti, visto che due secondi dopo quello ricominciò con la solita cosa del “gioco da solo che è meglio”.
La sfida con Aki, poi, era tutt’altro che semplice, almeno fino a quando Maki non decise di seguire gli ordini del Capitano; dopotutto lui doveva marcare quella specie di matricoletta. Dopo essersi fatto passare la palla, spedì Rukawa da Kaoru e si avviò a canestro. Beh, che dire, non per niente Akagi era Capitano: con Maki, Aki era totalmente neutralizzato. Certo, era più veloce, ma l’elevazione di Maki superava persino quella di Jin che era una Guardia e poi c’era l’esperienza. Akagi aveva capito che Aki non si allontanava dai tipi come Rukawa; avevano un grande dono, forse erano anche più dotati di loro, ma erano ancora immaturi, per certi versi.
Quando Maki segnò il ventesimo canestro, anche grazie al fatto che Isao fosse marcato dal Gorilla in persona, Fujima chiamò il time out.
Time out che passarono per metà del tempo a frantumarsi i coglioni con i deficienti della panchina, mentre Rukawa continuava ad arroventarsi il cervello. Sendo provò anche a dirgli di rilassarsi, anche perché lui stava giocando ancora più inutilmente di tutti, ma fu il solito Jin a fare il miracolo. Bastò chiedergli, con tanto di aureola, se volesse aiutarlo con Kaoru e Rukawa capitolò; quello era un mostro. Poi passò il solito imbecille a fracassargli la scatola cranica, prendendolo per il culo, e ritornarono in campo. Sì, i loro intervalli erano proprio riposanti!

Tutta l’altra metà del primo tempo, passò con quei tre che se la giocavano praticamente insieme. Quando Sendo prese la palla, superò, sempre come se fosse invisibile, quella pover’anima di Seiji, poi passò a Rukawa. Kaoru gli andò incontro, marcandolo stretto, ma quella volta la Volpe era deciso a concludere un’azione. Passò qualche secondo senza che riuscisse a spostarsi di un misero centimetro, poi finalmente trovò un buco e ci s’infilò; si spostò come un lampo sotto canestro, saltò con Seiji e piazzò la palla con una bella schiacciata delle sue.
Folla in visibilio. Psicotico e Jin che sorridevano… e Scimmie in panchina che gufavano come carampane. Solito registro. Poteva addirittura sentire la voce del demente che gli fracassava i timpani, con la solita roba.
- Divetta! – Stava sbottando, infatti, Hanamichi, prima che Ayako gli  cacciasse una scarpa in bocca.
- E se non segna, dici che si è rammollito, e se sì, dici che è un montato… chepalle – mugugnò la ragazza, rituffandosi sulla panchina, accanto ad Hanagata.
Il rosso sbuffò – La Volpe sbaglia sempre – annunciò.
- Cos’è, una delle regole del manuale di sopravvivenza della Scimmia psicotica? – Ghignò il Teppista, prima di trovarsi piazzato il medio contro.
Cominciarono ad azzuffarsi come al solito, e a niente servirono i tentativi dell’allenatore di ricordare che erano in una finale. Insomma, chi se ne fregava! Loro erano lì in vacanza! Ovvio che dovessero vincere, altrimenti li avrebbero linciati, ma da lì a starsene buoni e muti per tutto il tempo… mentre loro prendevano per il culo le buone intenzioni del Mister, in campo Jin tirava l’ennesima tripletta, mentre Rukawa marcava Kaoru. Il primo tempo terminò con il vantaggio degli Icha, senza tanto sbattimento da parte di nessuno; ritornarono tutti in panchina, con qualcuno che covava un principio di scazzatura. Tra i folli di Kanagawa, inutile dire che la Volpe soffriva di abbandono, ma era soprattutto il drogato che sembrava poco convinto delle mosse di Akagi. Insomma sì, far marcare Aki da Maki era stata una gran bella cosa, ma erano proprio sicuri che lui non potesse fare proprio niente? Sospirando si spalmò in panchina, guardando quelli dal’altra parte: era anche vero che i giocatori importanti dell’Ichihara erano marcati da Maki e Akagi… però non credeva che fosse una gran mossa mettere Jin contro Kaoru e sperare che Kaede arrivasse a marcarlo. Alle volte, bisognava essere un pochino più indipendenti e Jin lo era solo da fuori area; buttato nella mischia non era capace di difesa e lo sapevano un po’ tutti.
- Problemi? – Gli chiese proprio Jin, mentre gli si sedeva vicino.
Sendo lo fissò, sorridendo – No, vagavo con la testa.
- Pensavo di chiedere ad Akagi di farmi giocare da fuori area, sarei più utile… - annunciò la Guardia, sorridendo. – Dopotutto, faccio schifo in difesa! – Esclamò, senza particolarmente risentirsi della cosa.
Sendo annuì: sapeva che era un grande osservatore, Maki gliene aveva accennato una volta. Stava per rispondere quando un asciugamano si abbatté in testa a Jin, seguito dall’allegra Volpe, attaccata alla bottiglia.
- Buona idea – gli disse. – Dopotutto il drogato dovrà pur far qualcosa.
Guardando come quei due lo fissavano, ossia con due sorrisoni da carie, come a dire “Complimenti! Sei umano anche tu”, decise di defilarsi alla velocità della luce e atterrò dalle parti del Teppista, che tanto non c’era pericolo che lo riempisse di complimenti.
Intanto Akagi e Fujima confabulavano e, a quanto pareva, arrivarono alla stessa considerazione di loro tre, perché dissero a Jin di fare come suo solito. E si ritornava al gioco di squadra tra ali. Dai suoi due metri di distanza, Sendo gli rivolse un ghigno e la Volpe si chiese cosa diavolo avesse bevuto, per inserirsi in quella dannata discussione.
Pensieri che durarono tre secondi, visto che la Scimmia imbecille gli arrivò sulla testa ululando.
- Chepalle! – Se ne uscì. – Si può sapere che vuoi?
- Volpe, io ti devo ancora un paio di pugni per il tuo comportamento da viscido egoista – gli fece sapere.
Rukawa batté le palpebre, non afferrando – Hn. E quindi?
Quello si colpì il petto, con la sua migliore espressione da babbuino serio e annunciò – Ma nella mia immensa bontà ho deciso di sospendere la punizione a dopo la finale, quindi posso darti i miei preziosi consigli.
Stava per scoppiargli a ridere in faccia sul serio. La Volpe sbuffò, poi lo mandò a sbattere muso a terra – E che diavolo dovrei farci con i tuoi consigli da mentecatto?
Mentre si spaccavano le palle a vicenda, gli altri tornarono in campo e Akagi dovette trascinarselo per i capelli, mentre quello squilibrato continuava a sbraitare.

Ecco, il secondo tempo fu un pelo più incasinato. Non solo Maki ebbe la rivelazione divina che c’era un motivo se Aki era la migliore matricola della prefettura, ma i due Gorilla cominciarono a surriscaldarsi, muovendosi per il campo come elefanti psicotici.
- Akagi! – Maki passò al allegramente al Capitano che cominciò a correre verso canestro, marcato a pelle da quel dannato. Si fermò giusto in mezzo al campo, quando Isao gli spalanco le due pale che aveva per braccia sotto al naso. Akagi sbuffò, guardandosi intorno: Sendo era libero. Provò un po’ di finte, già sapendo che tanto erano inutili, poi decise di sfondare e a quel punto si poteva tranquillamente parlare di sumo. Poi accadde qualcosa e l’arbitro segnò un fallo. Un suo fallo.
- Che…? – Mugugnò, fissando l’arbitro come se volesse dargli fuoco.
- ah-ah-ah, Take non è da te! – Se ne uscì quel Caino, mentre Akagi si schiaffava una mano in faccia per la disperazione.
- Lo sai che non faccio falli, idiota – gli ringhiò contro e, per tutta risposa, quello rise – Lo so! Ma se l’arbitro è orbo come una talpa mica è colpa mia… - rimbrottò, mentre si avviava saltellando all’aria di tiro. Intanto, mezza panchina era morta e carbonizzata da un fulmine che gli si era schiantato contro.
- Ehi, Gori che diavolo combini! – Urlò il Teppista, tutto preso dalla situazione.
- Guarda che non ha fatto fallo… - provò tanto per dire Miyagi, ma la voce dello zoo lo sommerse.
-Ma che Capitano idiota… - sibilò Kiyota, prima di vedersi spaccare la testa in due da Ayako.
Poi la perla.
- Aha! Neanche io faccio falli così stupidi! – S’indignò il re dei falli e delle espulsioni, nonché mentecatto dei mentecatti.
- Hanamichi, ti ricordo che l’ultima volta hai fatto un errore di passi! Anche un bambino lo sa che non si fanno più di tre passi! – Ringhiò Mitsui, che proprio non gli andava giù una dimostrazione così gioiosa di ottusità umana.
- Vaffanculo, Baciapiselli. -  Chiuse il discorso la Scimmia Rossa, che tanto non sapeva che cavolo rispondergli.
E anche il campo poteva tranquillamente sorbirsi i loro discorsi cretini, visto che urlavano come rimbambiti; ebbero la fantastica visione di Akagi che quasi cambiava rotta di tiro, per schiaffare la palla in piena fronte a quell’imbecille cronico. Alla fine, giusto perché avrebbero potuto vagamente incazzarsi, decise invece di tirare a Rukawa che, dopo una breve lotta con Seiji, segnò. Alla faccia dello scimpanzé rosso lì, che fumava come una teiera.
Erano 56 a 50 per loro. Alla fine era come se giocassero in tre, visto che Capitano e Capitano due erano fuori gioco; Aki, con la sua buona dose d’inesperienza, faceva sudare Maki che i ritrovava a rincorrerlo su e giù per il campo. Isao e Akagi non staccavano il delicato piedino dal pavimento e da brave statue di cera se la giocavano di occhiate infuocate.
All’ennesimo lanciò di Sendo, che finalmente prendeva aria, gli Icha chiesero time out e la terra tremò: l’omino della panchina nero-rossa, che poi era il loro sostituto allenatore, se ne stava particolarmente terrorizzato sotto al naso di quel mostro di allenatore di Kendo, che a quanto pareva era arrivato in ritardo. Akagi notò un vago accenno di tic isterico di Isao; sospirò e gli menò una pacca d’incoraggiamento – Sei sopravvivi, ci vediamo dopo.
- Se – mugugnò quello, avviandosi a passo militare fuori dal campo.
- Ragaz-
- Shh.
Akagi inarcò un sopracciglio, guardando Mitsui – Ma che…?
- Shh! Gori, chiudi quel forno! – Rimbrottò Hanamichi.
Lui e quegli altri tre dementi seguivano uno spettacolo. Precisamente, speravano di vedere la delicata spada di legno di quell’Essere, spiaccicata in testa ad uno di quei mostri mielosi. Se ne stavano spalmati, manco in un cinema, addirittura mangiando qualche schifezza, che ovviamente erano proibite nelle panchine.
- Cretini… - sbuffò il Capitano e ormai senxa manco tanta convinzione, mentre si trascinava verso Maki.
- Dici che con Kendo ci cambia qualcosa? – Chiese il Playmaker, tuffandosi sotto l’asciugamano. Akagi scrollò le spalle – Forse.
- Dipende quante cose brutte e cattive tirerà fuori – fece Sendo, appiccicandosi all’acqua.
- Dirà di rompere le scatole a lui – mugugnò Rukawa, indicando Jin. – Dopotutto è da solo e se lo attaccano, sanno che ha difficoltà.
Le solite riserve sceme sputarono tutta l’acqua che avevano ingurgitato, spetesciandosi al suolo dal ridere.
- Volpe, hai il tatto di un ippopotamo! – Ululò il Teppista, tenendosi un fianco.
- Ma fai pena! – Disse Mr. Sensibilità del Kainan, sputando cibo.
- Tu invece fai schifo, imbecille! – Grugnì Akagi, minacciandolo di tagliargli il pagliaio che si teneva per capelli e tutti i peli del corpo, se non si decideva a pulire.
Jin, povero lui che probabilmente aveva capito la metà degli eventi di quell’ultimo secondo, si schiarì la gola – Già – commentò, per poi mettersi a bere.
Ormai era anche inutile guardarlo come se fosse stato un alieno di qualche galassia sconosciuta. Era chiaro e cristallino come il Sole che non era perfettamente in quadro, così evitarono tutti di aggiungere qualche stronzata. A parte i versi da animali delle quattro mascotte.

Tornarono in campo con il vago dubbio che qualcosa fosse cambiato; dubbio che diventò certezza assoluta, quando Rukawa quasi precipitò al suolo, mentre Kaoru gli fregava la palla.
A quel punto, la Volpe fissò istintivamente la panchina degli Icha, dove la statua di sala incombeva su quelle povere anime dannate. Imprecando e maledicendo tutte le spade di kendo, si avviò correndo verso la metà campo.
- Bel tuffo – gli tirò dietro Sendo, mentre andava a fermare il solito Seiji che saltellava qua e là.
- Vaffanculo – gli replicò, nero come la morte, prima di ritrovarsi la pala tra le mani; batté le palpebre e si guardò intorno: si era perso un paio di passaggi.
- Muoviti idiota! – Gli gridò da terre lontane Akagi, e si affrettò verso il canestro, dopo Kita lo aspettava a braccia aperte. Dopo averlo buttato per aria, saltò per beccare quel dannato buco, ma niente. Una manina gliela colpì di dietro e la dannata scivolò via, rotolando felice verso il bordo.
Oh che bello, Aki era tornato tra i vivi. Rukawa inarcò un sopracciglio, guardando Maki, che sembrava un pelo perplesso. In pratica, si era ritrovato sia Seiji che Kita a rompergli le palle, mentre Aki se l’era svignata a fracassarle a lui.
Bene, la presenza del loro allenatore faceva molto, molto male.
La palla era comunque la loro, così Sendo la tirò a Maki che, se proprio non doveva occuparsi di Aki, tanto valeva facesse qualcos’altro. Tipo giocare, giusto per fare un esempio.
Si smarcò facilmente, segnando altri due punti. Cinquantotto a cinquanta.
Hanamichi guardò il tabellone e sbuffò – Stiamo vincendo.
Il Teppista alzò gli occhi al cielo, sentendo puzza di bruciato – Ehmbé?
- Hai idea di come ci fracasseranno i coglioni per mesi, dopo aver vinto? – Mugugnò allora e quello fece la solita faccia di quando se n’è inventava un’altra.
- Non vorrei aver sprecato una settimana del mio prezioso tempo per vederli affogare, Scimmia.
La Scimmia in questione, grugnì di nuovo e tornò a fissare il campo: sperava quasi perdessero. Se avessero perso, sarebbero stati troppo avviliti per fare altro. Sarebbero stati buoni per un po’, soprattutto quel maniaco megalomane e fanatico della Volpe. Rimase immerso nel suo nulla totale per un po’ e quando si ricollegò il cervello la folla sbraitava come un pollaio, Akagi sembrava incazzato nero e, guarda caso, proprio la Volpe era schiantato. E dire che lui non gli aveva mandato maledizioni, non quella volta almeno.
Isao guardò Aki come una sorta di riflesso incondizionato, ma il cosetto scrollò le spalle con nonchalance – Io manco lo marcavo – disse, senza che il Capitano dicesse niente.
- Io la chiamo coda di paglia – fece Kaoru, prima di ritrovarsi un medio piazzato in faccia.
Rukawa si alzò, con l’osso sacro in frantumi e dopo versi e mugugni da uomo di Neanderthal, tornò al suo posto. Quell’Aki anche a distanza ci coglieva! Oppure, erano i gufamenti dell’idiota. Tirò dalla linea dei due, centrando tutti e due i canestri e ricominciarono. A quel punto, la palla ce l’aveva Sendo che colse troppo tardi uno strano spostamento d’aria; Seiji gli si appiccicò come colla, colpendogli la palla tra le mani che finì in braccio ad Aki.

Il Fantasma scattò a canestro, mentre Sendo già lo rincorreva. Lo bloccò proprio sotto canestro, dove Aki cercò di staccarlo, spostandosi a sinistra.
- Non passi… - sussurrò il Porcospino, più a se stesso che a lui, poi quello fece una mezza giravolta e lanciò ad Isao.
Un paio di palleggi e fu chiaro che Akagi non aveva intenzione di mollare, perché erano entrambi assolutamente esausti e perfettamente pari.
- Cazzo, Take, spostati! – Sbottò Isao e l’altro rise – Va al diavolo!
Mentre palleggiava con la destra, il Centro lo spingeva con la sinistra ma spostare Akagi che era due per tre come un armadio, non era esattamente uno scherzo. Intanto lui cercava di colpirgli la palla, ma Isao la teneva bella chiusa tra le mani. Ma quando passò troppo tempo e rischiava il fallo tecnico, Isao riuscì a passarla a Kaoru che, battendo Rukawa sul colpo, tirò dalla linea dei tre. Eppure non c’era problema: continuavano ad avere sette punti di distacco.
E il Dio del basket doveva tenerli proprio di traverso, perché da allora non segnarono. Niente, nemmeno un mi serissimo tiro da uno.
Aki, che ormai era partito per la tangente, si infilava nei buchi più impensati, fregando così spesso Sendo, che tutti cominciarono a temere gli fosse scivolata qualche rotella dal cervello; mentre Kaoru veniva abbastanza limitato da quell’altro piantagrane. I due Capitani, poi, se li potevano scordare, visto che ogni volta si equilibravano. Così finiva che, ogni santissima volta, dovevano passare per evitare il fallo tecnico. All’ennesima volta, Akagi passò a Maki che si ritrovò a sbuffare come un toro inferocito; si avviò come uno zombie verso canestro, lanciando da due. La palla colpì furiosamente il tabellone e partirono tutti alla carica del rimbalzo che fu preso da Sendo che passò a Jin. Inutile, lui di tenersi una palla diretta proprio non se ne parlava quel giorno. Jin, dal canto suo, forte della solitudine dell’area dei tre, tirò ma il vento dello Stadio non andava a suo favore. Perché erano i colpi d’aria se all’improvviso sbagliavano tutti i tiri vero?
A sentire i cerebrolesi che si distruggevano le coronarie dalla panchina, no. Erano loro che stavano crepando sotto ai loro occhi e non si davano una smossa. Reprimendo il desiderio di lanciarsi verso la panchina e atterrarli, Akagi saltò al rimbalzo e quasi abbatté Rukawa, quando gli passò la palla.
- Scusa – gli ringhiò, mentre lanciava segnali fumo dalle orecchie tipo “mollatela o vengo la e vi frantumo il cranio”.
La Volpe, impermeabile agli insulti, saltellò verso canestro lanciando un’occhiata da mezzogiorno di fuoco a quel Tappetto rompiballe di Aki Haranobu. Represse il desiderio di ringhiargli qualcosa e, soprattutto, di tirargliela in faccia la palla, e… si fece fregare.
Aki gli portò via la palla manco stesse giocando con un bambino e andò a segnare da due, come se il campo fosse vuoto.
Cazzo, avevano giocato meglio i ragazzini di quel centro giovanile. Dopo aver aspettato che Akagi si svuotasse di ogni maledizione possibile, starnazzandogli in testa, Fujima chiamò il time out. L’ultimo.

Spalmandosi in panchina sospirando, si resero conto di avere una tensione che non avevano nemmeno sospettato, ma che aleggiava su di loro come nebbia.
- Cazzo… - mormorò Sendo, cercando di staccarsi un braccio con lo stretching.
- State facendo schifo.
E amen. Era giusto quello che volevano sentirsi dire. Kiyota si ingoiò la lingua, quando tutti i titolari lo fissarono con un diavolo per capello e l’aria assassina, ma Scimmia e resto dello zoo gli diedero retta. Ovviamente, non che uno dei titolari facesse almeno finta di sentirli, però Akagi decise che era troppo stanco per lasciarli fare. Cominciò a snocciolare il suo repertorio di torture varie, mentre gli altri discutevano sul fatto che, senza ombra di dubbio, era il Signor Kendo lì che stracciava le palle. Potevano organizzare un raid punitivo, rapirlo e incollarlo agli spogliatoi. Anche la sua squadra ne sarebbe stata felice, ne erano sicuri.

All’ennesimo fischio, si strascicarono in campo, grugnendo e ringhiando, mandandosi al macello.
Gli ultimi minuti di gioco, infatti, furono un massacro. Ormai non si sapeva nemmeno più dove andasse a parare la partita, tanto che l’arbitro si dimenticò pure di fischiare un paio di falli avvenuti così per caso. Erano assolutamente spompati e quasi si cavavano gli occhi, invece di mirare alla palla.
Agli ultimi minuti di gioco erano 75 a 79 per l’Ichihara.
- Capo! – Seiji lanciò la palla a Isao che, girandosi, si ritrovò Akagi piazzato sotto la naso, praticamente abbarbicato a lui.
Ormai la folla urlava a squarciagola e il tabellone indicava dieci minuti. Anche le mascotte avevano deciso di utilizzare le gambe e impalarsi in piedi, incitandoli. Con un passo acrobatico che sapeva di disperazione, Rukawa gli fregò la palla, passando da quelle parti, e corse verso il canestro.
- Cazzo, segna Volpe… - mugugnò la Scimmia, cercando di inviargli i suoi pensieri per via aerea. Accanto a lui, Tappetto e Teppista fissavano la Volpe, come se volessero penetrargli la scatola cranica.
Rukawa si smarcò da Kita, pensando velocemente: ci voleva un tiro da tre. Jin doveva fare un altro miracolo. Lo cercò con lo sguardo e gli lanciò la palla. Un tiro preciso e pulito che andò a segno, ma Aki Haranobu si piazzò in mezzo, marcandolo stretto. E Jin faceva schifo con le marcature, figuriamoci con quello là.
Tra la sua mezza decisione di intromettersi, Jin che non riusciva a passare a Sendo, Akagi bloccato praticamente da Isao, il tempo trascorreva.
- Cazzo, Santone passa la palla! – Gridò Hanamichi, ormai fuori di sé dall’energia repressa. Voleva andare in campo, strappargli la palla e buttarla dentro.
Jin si spostò sulla destra, poi fintò verso sinistra, prendendo un po’ d’aria e riuscendo a passare a Sendo che volò verso canestro.
Magari una bella ripresa all’ultimo secondo, tipo film, ci stava bene. Per una finale.
Si smarcò da Kita e tirò sulla linea, sperando nella famosa stella.
Quando l’arbitro fischiò e, un attimo dopo, la palla finì dentro, lo stadio si paralizzò.
Era dentro. Era fuori.
No, aspettate, era entrata?  
Come se qualcuno avesse schiacciato il sonoro, tutti cominciarono a gridare contemporaneamente, i dementi si accasciarono sulla panchina, gemendo; Isao ghignò e la marea rosso-nero scoppiò in boati da stadio.
No, decisamente non potevano aver preso così bene la sconfitta.
Come per una conferma, si girarono tutti i titolari ad un sol uomo verso il tabellone: 75 a 79 per l’Ichihara. Sendo sospirò, Jin si spalmò a terra, colto probabilmente da infarto, e Rukawa imprecò. A lui, che non si era manco girato perché l’aveva già capito, veniva da ridere, invece.
La palla era finita dentro, ma in ritardo. Insomma bravi, ma lenti.
Non era esattamente il suo modo preferito di finire una partita.
Akagi sospirò, poi guardò Isao – Complimenti.
Quello, che si stava facendo stritolare dalle sue due Ali, gli sorrise – E’ stato un colpo di fortuna, Takenori. Un vero colpo di fortuna.
Considerando che Isao non se la menava a vantarsi quando era necessario, gli credé. Si scambiarono una pacca, due nomignoli affettuosi e Akagi andò a farsi massacrare dalle sue riserve.
Fortuna delle fortune, se ne stavano in silenzio. La Scimmia cianciava con Jin, che manco se lo filava di striscio, ma gli altri niente, non gli rivolsero nemmeno un piccolissimo insulto. Si sentiva quasi indignato dalla cosa.
Il Teppista fissò i titolari, poi annunciò – Beh, per essere bravini siete stati una buona squadra.
- Vaffanculo! – Gli rispose amenamente il Gorilla.
- Si dai, ve la siete cavata… - ghignò il Tappetto, tanto per fargli girare le palle.
Hanamichi gli saltellò di fronte, col suo solito ghigno psicotico, poi gli passò un braccio al collo. Due erano le cose: o voleva strozzarlo o una roba simile.
- Che vuoi? – Gli ringhiò, allegro e felice come una Pasqua.
- Gori, tu sei il miglior Capitano che abbia mai visto – gli fece quello, a tradimento, e Akagi pensò seriamente di essere stato scaraventato in un altro mondo.
No, doveva essere morto e finito all’inferno.
Poi vide gli altri che annuivano e Rukawa che lo fissava.
- Beh. Ha ragione – mugugnò la Volpe, come se qualche parola in più potesse ucciderlo, e lui le sentì.
Qualcosa di caldo che gli colava dagli occhi; ma non erano lacrime, sicuramente.

 

N/A

 

Bene.

Mi dispiace ancora per il ritardo, ma come vedete è un capitolo lungo.
Questa è il terzo giorno che dico che avrei terminato questo capitolo prima; ed eccomi qui, per la terza volta alle due di notte.
Questo capitolo è meno divertente degli altri, meno interessante, meno bello.
Io l’ho visto così, almeno.
Chiedo perdono in anticipo per questo e prometto che il perdono arriverà.
Questa è la prima long fiction che sta per concludersi. Concludersi veramente, con una trama (anche se magari non delle migliori), dei personaggi che ho reso miei in qualche modo.
Spero che vi piaccia, che vi piaccia davvero e che la sentiate. Perché io l’ho sentita, ogni volta che mi ha rotto le scatole con le ore tarde e ogni volta che sceglievo un nuovo capitolo allo studio.
E’ il penultimo ragazzi.
Non mi interessa se abbiate o meno intenzione di recensire, né che mettiate la storia nei preferiti. Davvero non è un numero che mi interessa.
Ma spero che abbiate riso.

Ok, prima che mi metta a “zampillare lacrime come un Gargoyle”  (come direbbe la cara Luciana XD), rispondo alle recensioni:

Trilla: Cara eccoti. XD Non rompere che non aggiorno, sono velocerrima.  E ora vai ad aggiornare tu! Vergognati! XD

 Xx_dreamer_xx: Mmh… Kaede voleva o vuole? Mmmh… ok, nel prossimo te lo dico. XD
Beh, qui non c’è molto Sendo/Kaede devo dire… spiacente, ma Hana e Kaede sono Hana e Kaede. Il prossimo sarà molto più introspettivo, avverto.
Anzi, solo introspettivo quasi.
Mi spiace se le recensioni sembrano stanche, ma è da tre giorni che faccio le due per finire! XD

Grazie ancora a tutte quelle povere anime dannate che l’hanno aggiunta ai preferiti!
Aiutate il mio cuore vanitoso! XD

Grazie, ancora. <3

 

All’ultimo capitolo: Sogni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Sogni ***


Sogni

 

« - Io voglio giocare a Basket!
 - Ah si? E vuoi dirmi perché?
- Beh… perché sono un campione di Basket...»

(Hanamichi Sakuragi)

 

 

 

Dopo quella sera, sarebbe già stata una grande fortuna se si fossero svegliati. E non tanto per la sconfitta contro quella banda di tossici smielati o per le minacce di morte dei vari allenatori, ma per la quantità decisamente schifosa di alcol che avevano ingerito e per il fatto che, ad un certo punto, avevano deciso di giocare a palla con la testa del Capitano, rischiando la morte per decapitazione.
Inoltre nessuno di loro aveva avuto la benché minima forza di alzare dito e trascinare la propria carcassa a letto, visto che erano tutti disseminati in giro per casa come tranciati da una bomba nucleare.
Quando Hanamichi si mosse, sentì una caterva di spilli acuminati conficcati in ogni loculo del corpo, compresi cranio e sedere. Provò un paio di spostamenti poi si arrese, rendendosi conto che quello dove si trovava spalmato non era decisamente il suo comodo e morbido materasso.
- Cazzo… - proclamò a mo’ di buongiorno e si ritrovò a sbattere le palpebre su una testa che gli sbavava sul petto. Ovviamente era quel deficiente del Tappetto che anche nel sonno mugugnava le solite stronzate sulla loro manager.
- E che palle… - brontolò la Scimmia, con la voce impastata, prima di mandarlo a schiantarsi di naso sul parquet; quello non fece tra l’altro la minima piega.
Sbuffando come una teiera si alzò, schiantandosi il secondo successivo come un bufalo morente, mentre la buon’anima di Sendo spuntava a chiedersi chi diavolo fosse resuscitato dalla tomba.
- Hana, guarda che dormono – annunciò, manco gli avesse rivelato chissà che grande verità, e lui lo fissò come se fosse stato scemo, più del solito almeno.
- Lo so – borbottò, mantenendosi il coccige che neanche suo nonno novantenne aveva così spappolato.
- Bene, vieni a morire di qua, allora! – Esclamò quello, scomparendo in cucina.
Resistendo all’impulso di tirargli il Tappetto dietro, partì per il suo percorso ad ostacoli, spiaccicando un paio di persone nel frattempo. Quando riuscì a raggiungere ‘incolume’ la salvezza della cucina, si ritrovò il Porcospino spalmato beatamente su una sedia e il caos intorno. A parte le varie vittime di vetro sparse per il tavolo, nei cassetti probabilmente non c’era una forchetta viva e il pavimento sembrava una pista di pattinaggio, tanto che rischiò di rompersi l’osso del collo sbattendo contro il frigo.
- Bell’entrata – commentò ridacchiando Sendo, prima di schivare una bottiglia di birra vuota.
Hanamichi si lanciò su una sedia, afferrando una tazza a caso e sbadigliò – C-ci sono altri sopravvissuti?
Il solito Drogato arrischiò un’occhiata fuori, poi tossì – Diciamo di sì… Kaede è là fuori, ma dubito che sia esattamente vivo…
In effetti, vivo era una parola grossa: quella volpe-bradipo era in catalessi, con la testa che ciondolava da un lato; da bravo imbecille, rischiava di ruzzolare giù ad un alito di vento. Ma perché cazzo continuava a svegliarsi, se poi si andava a rintanare nei posti più assurdi? Tanto valeva dargli il sonno eterno. Abbatterlo. Porre fine a quell’insulsa esistenza da morto che camminava.
- Volpe… - borbottò la Scimmia, mollandogli un calcio. Niente, coma totale.
- Ah, lascialo in pace! – Sbottò da dentro Sendo, facendogli venire un colpo: e tutta quella bontà di cuore, da dove gli spuntava? Lo fissò perplesso e quello si limitò a scrollare le spalle – Già l’ho trascinato giù, se lo svegli pure potrebbe uccidermi…
La Scimmia sbuffò, buttandosi sulla prima sedia – Fammi capire, se avete avuto tanta immensa sorte da raggiungere i letti, perché vi siete trascinati giù a quest’ora?
Sendo sospirò – Beh, pensavo dovessimo finire di sistemare ma a quanto pare sono tutti in stato semivegetativo…
- Che anima bella che sei – lo prese per il culo Hanamichi, prima di ritrovarsi un grugno spaventoso sotto la naso e un principio d’infarto.
- Dannazione, Gori! Non essere così maledettamente allegro che mi fai venire un colpo! – Ironizzò, mentre Akagi si strascicava verso la salvezza di una sedia, con l’aria da Apocalisse.
– ‘giorno – si limitò a brontolare, aprendogli un giornale in faccia.
La Scimmia alzò gli occhi al cielo, miracolosamente chiudendosi il forno, quando li raggiunse una specie di barrito da elefante morente.
- Cazzo, che dolore! – Si lamentò il Signor Raffinatezza, facendo il suo ingresso con una mano incollata alla schiena. Tempo tre secondi e fregò la sedia alla Scimmia, il giornale al Gorilla e la tazza a Sendo; in meno di qualche istante, erano seriamente tentati di fucilarlo.
- Senti un po’, ho trovato i cadaveri di un paio di vasi, in camera tua. Ne sai qualcosa? – Sbottò Akagi, mentre il Teppista fingeva di aver imparato a leggere il giornale.
- Mi hai sentito? – brontolò, pericolosamente vicino al ringhio.
Il Teppista alzò gli occhi al soffitto, con uno sbuffo che gli avrebbe valso la pena di morte, e un gestaccio dei suoi – No, Gori. Non sono responsabile di ogni oggetto della casa che decide di suicidarsi…
- Se, infatti. I cocci hanno deciso di trascinarsi nella vostra camera di loro spontanea volontà!
- Ma cazzo, c’è anche il Tappetto mica solo io! E, per tua informazione, ci sono come minimo altri tre rompipalle a cui puoi dare al colpa! – Belò quello, mentre Hanamichi già alzava le sue innocenti manine al cielo.
- Io non ho fatto niente.
- Io questa la chiamo coda di paglia, tesoro… – gli fece dolcemente quel bastardo, battendo le palpebre.
- Va al diavolo!
- Sì ti amo anch’io – replicò il Teppista e giù a menarsi di primo mattino, che poi era mezzogiorno ma era un dettaglio.
- Buongiorno! – Trillò felice e pimpante, e probabilmente drogata, la manager della compagnia, menando i primi calci a quei due che si rotolavano sul pavimento. – Che bello, sono già tutti pronti a lavorare! – Esclamò, fiondandosi sul tè.
– Oh, non credo proprio! – Sbottò Sendo, quasi scandalizzato, mentre Akagi mormorava qualcosa come “oggi li stermino tutti”.
Che poi non serviva la sua radiosa presenza, visto che quelli erano capacissimi di mandarsi giù come birilli da soli: i due nanerottoli del giardino pensarono bene di unirsi alla mischia, cosicché ce n’erano quattro di idioti da spartire.
Dopo una settimana con quel manicomio, il Porcospino non chiedeva manco più se fosse il caso di dividerli e alla fine pensò bene di scavalcarli e avviarsi allegro e felice verso il piano di sopra. Tutto mentre Ayako chiedeva la grazia per la duecentesima volta alla santa Pazienza e Akagi si rituffava nel giornale, come se non fosse scoppiata la terza guerra mondiale sotto al suo naso.
- Ah, bastardo! Guarda che sono un povero convalescente io! – Sbottò ad un certo punto il Teppista tra le imprecazioni degli altri.
- Aha! Certo, quando ti pare te lo ricordi, eh? – Mugugnò Miyagi, in ‘time out’.
Ecco, ora ricominciava come una moglie petulante.
- Tappetto, cominci ad essere rompicoglioni…
- E tu mi stai regredendo allo stadio di imbecille cronico! – Rimbeccò lui.
Si guardarono in cagnesco fino a quando Ayako non decise di averne pieno il cranio e li spedì a cianciare fuori, sperando che l’aria rinfrescasse i neuroni.
- Abbiamo la cerimonia di premiazione oggi… - fece poi al Capitano che sbuffò – Ohcchebello.
La ragazza ghignò – Dai, solo perché hai perso con Isao non puoi fare quella faccia da omicida…
Per tutta risposta, Akagi le grugnì qualcosa – sai che voglia di rivedere tutti quegli altri mentecatti…
- Sì – lo liquidò lei – ma ricorda che poi torniamo a caaaasa! Non dovrai sorbirteli più… almeno nelle poche ore di pace casalinga…
- Alleluia. Attualmente è la cosa che più mi rende felice proprio.
Nel frattempo, l’allegra brigata si ritrovò fuori con il campetto di basket a intonare dolci melodie e la palla di basket a fare l’occhiolino; pessima combinazione.
Detto fatto, la Volpe dormiente si ritrovò a svegliarsi non con un dolce e sonoro cinguettio di usignoli, ma con le imprecazioni da camionisti di quei quattro esagitati. Batté le palpebre un paio di volte, giusto per ricordarsi dov’era, e si arrischiò ad aprire occhio: in quell’istante, la Scimmia era spiaccicata a terra mentre lo scorfano si spanciava, rischiando di perdere la dentiera. Richiuse gli occhi e sbuffò; non era proprio il massimo risvegliarsi con una visione talmente orripilante.
- Ehi Volpe, bentornato nel mondo dei vivi! – Lo prese per il culo il Tappetto, mentre lui tentava di muovere la schiena dolorante.
- Hn, preferivo morire a questo punto.
- Se vuoi siamo ancora in tempo… - alluse la Scimmia Rossa, con il solito ghigno sadico.
Rukawa nientemeno gli sbadigliò in faccia – Ho troppa poca voglia per darti retta, Idiota.
E via a smadonnare per il campo, mentre quello rientrava in casa sommamente impassibile, salvo ritrovarsi a sbuffare alla vista del Capitano seduto in trono. Ecco, lo diceva lui che era meglio dormire e basta. Se il risveglio era quello!
- Hn, ‘giorno – mugugnò, lanciando una vaga occhiata ad Ayako che, giuda come poche, se la svignò alla velocità di una lepre.
Akagi gli lanciò la solita occhiata di morte, poi ritornò a dedicarsi a quel dannato giornale.
Beh, se lui voleva fare il gioco del silenzio non si disperava di certo, pensò la Volpe, mentre cercava di attraversare indenne la zona di guerra per raggiungere la pace del salotto.
- Mi ha richiamato quel Sarutobi – mugugnò all’improvviso Akagi.
E amen. A quanto pareva, doveva proprio rovinarsi la giornata con quella storia.
- Bene – bofonchiò nella speranza che capisse di non dovergli rompere il cranio.
- Mi ha chiesto di dirti di deciderti - continuò ancora Akagi, sbattendosene allegramente a quanto pareva.
E fortuna delle fortune, fu proprio fu proprio il rompipalle honoris causa a venirgli incontro con un diavolo per capello e con l’aria di voler trucidare qualcuno. Quello doveva avere un radar per gli affari decisamente non suoi, altro che orecchie.
Rukawa sospirò, lanciando un’occhiata a quel mostro che si ritrovava come Capitano – Grazie – grugnì, avviandosi in salotto, prima che Hanamichi partisse in quarta a spaccargli i coglioni.
- Non c’è di che – replicò, sadico come pochi, ritornando a leggere il giornale con somma impassibilità.
Sì, e lui doveva sorbirsi l’esagitato. Aveva più energie lui di un bambino di sette anni stracarico di zuccheri.
- Idiota, piantala di ballarmi intorno – mugugnò, mentre cercava di buttarlo giù dalle scale.
- E no, visto che ne stavate parlando… com’è finita con quella cosa? Eh? Eh? – Lo investì, senza manco vedere dove diavolo metteva i piedi.
Rukawa alzò gli occhi al cielo: la santissima pazienza doveva aver raccattato armi e bagagli, soprattutto visti gli extra di quella settimana.
- Non rompere i coglioni – replicò, mentre gli mandava la porta sul naso.
Hanamichi la aprì con un diavolo per capello – Eh no! – Poi si bloccò alla vista di Sendo che, povera anima pia, aveva incautamente pensato di risposarsi. Segno che ce n’erano di illusi a quel mondo. Rukawa si bloccò un millesimo di secondo, poi tirò per la sua strada, raccattando la divisa di Kanagawa.
- Volpe, non ignorarmi! – Sbottò la Scimmia, mentre quasi gli finiva addosso. – Andiamo, parla!
- Ma la pianti di starmi tra i piedi? Mi devo cambiare – ribatté quello, sventolandogli la divisa sotto al naso. Magari al suo cervello bacato serviva un supporto audio-visivo, per cominciare ad ingranare.
- Aha, usa una scusa migliore!
- Ma che cazzo di scusa… - cominciò, reprimendo davvero l’istinto di mollargli un calcio. Come a dargli una mano, la voce di Ayako scese dall’alto dei cieli a gridare un “alzate i candidi culi e muovetevi a prepararvi”. A quel punto lo guardò come se avesse tutta la ragione del mondo e Hanamichi sbuffò – Tanto ti seguo – assicurò.
A quel punto Sendo si alzò tipo leviatano che risorge dalle acque e sospirò – Che volete, un po’ d’intimità?
A quell’uscita lo guardarono manco avesse proferito la più grande stronzata dell’Universo e cominciarono a maledirsi all’unisono.
- Mi sono già spaccato la testa due volte per darti retta, Idiota… - se ne uscì Mister ho sempre una parolina giusta, mentre se infilava la porta del bagno.
La Scimmia sbuffò – Se tu fai cretinate non è colpa mia!
- Beh, tanto la cosa sta per risolversi, no? – Replicò lui, sbattendogli la porta sul naso.
E vaffanculo. Quando la Volpe ricominciava con la storia di andarsene, gli veniva la voglia di spaccargliela in due quella testa vuota che si ritrovava.
- Dannatissima Volpe… - brontolò, mentre gli veniva la mezza idea di tirargli dietro la valigia.
Sendo sospirò per l’ennesima volta, mentre si infilava la maglia del Kanagawa – Ma la pianti una volta tanto?
- Porcospino, tu non puoi capire – belò la Scimmia, lanciandosi a mo’ di sacco sul letto della Volpe.
- Oh, capisco benissimo. Se tu continui a fracassargli il cranio è normale che ti risponde così – replicò invece quello, calmissimo e limpido come il sole.
- Chissenefrega di come risponde! – Scattò lui, ma Sendo sorrise – Sì, sì. Se non ti fregava non avresti provveduto a spaccargli così allegramente la testa per ben due volte… - insinuò, mentre se la svignava. Alla fine, lo lasciò a sbraitare alla porta come uno psicotico allo stadio terminale. 

Al piano di sotto, intanto, i vari casi cronici della casa trascinavano gli arti in cucina, dopo aver sistemato le loro camere. Sistemato.
Un eufemismo per dire che, molto probabilmente, le minacce di Eiko Hisae avrebbero raggiunto Kanagawa provocando un incidente diplomatico di proporzioni gigantesche.
- La volete mollare, razza di deficienti? – Sbottò il Capitano, quando l’ennesimo coltello gli volò a pochi centimetri dal grugno.
Il Teppista sospirò – Potresti anche spostarti, Gori… - replicò, come se fosse normale starsene in una cucina a tirarsi posate, dopo aver sudato come alla maratona di New York.
- Che dici se te lo ficco in gola, invece? – Grugnì in risposta quello. Mentre cominciavano a mandarsi maledizioni, Fujima entrò vestito di tutto punto, con l’aria di chi doveva fare un discorso alla nazione.
Miyagi gli lanciò un’occhiata scocciata – Dove devi andartene?
Quell’altro lo fissò un attimino come se avesse battuto la testa – Abbiamo la cerimonia di premiazione…
- Assì? – replicò il Tappetto con l’aria da ebete.
- Tanto noi che centriamo? – Se ne uscì il Teppista, facendo venire un colpo al povero martire accanto a lui.
- Che centrate? Mi avete afflitto l’anima fino ad ora, quindi vi sorbirete pure la cerimonia e non voglio sentire lamentele, intesi? – Sbottò il Gorilla tanto minaccioso che quei due non provarono nemmeno a contestarlo. – Bene. Vado a prepararmi – annunciò, come se avesse avuto l’inferno alle calcagna.
- E muoviti, che non vogliamo aspettare troppo alla tortura! – Gli gridò dietro Mitsui, rischiando la decapitazione due istanti dopo. Al coro di lamentele seguente si aggiunse anche un altro decerebrato che aveva la faccia di chi ha scoperto che Natale viene una sola volta l’anno.
- Che palle – annunciò, accasciandosi accanto al Teppista.
- Benvenuto nel Club, Scimmia – sbuffò Miyagi. – Il Gorilla ci ha appena caldamente ricordato che o andiamo alla cerimonia o probabilmente ce ne torniamo a casa a piedi.
- Idem per Maki – grugnì Kiyota.
- Ah, piantatela. Almeno poi si torna a casa – fece Fujima, con un’ espressione che ‘sollevata’ era dire poco.
La Scimmia si illuminò come una lampadina – Possiamo ritornare a giocare! – Esclamò, ma una voce intervenne allegramente a smontarlo – Forse – gufò Jin entrando già tutto preparato.
Tre paia di occhi lo fissarono assassini – E cioè?
- Beh, Akagi dice che se non ti controlli il ginocchio puoi anche dire addio ai sogni di gloria…
Il Teppista sbuffò – Sì, sì. Sono tre anni che lo dice… si sta rincitrullendo…
- E noi che centriamo? – Cominciarono gli altri due sfigati.
- Beh, il Capitano non mi sembra tanto convinto a farti rigiocare Nobu e tu, mi sa che morirai prima del ritorno a casa.
Altro che angelico, quello era l’angelo della Morte, pensarono praticamente all’unisono. E se Kiyota partì in quarta alla ricerca del suo caro Capitano, pronto allo scontro all’ultimo sangue, Miyagi pensò bene di non muovere muscolo: aveva una vaga orribile sensazione.
Sensazione che divenne fatto quando la voce melodiosa della sua cara Ayakuccia penetrò le pareti, svegliando i morti.
Teppista e Tappetto si guardarono con la mezza idea di fare testamento, poi Hanagata spuntò con la maglia del Kanagawa in spalla – Aehm, ragazzi… Ayako dice che dovete sistemare la camera… - disse, con aria scioccata; a giudicare dalle urla, aveva capito che quella donna era la rincarnazione del Dio della Guerra, altro che pover’anima del gruppo.
Sbuffando e maledicendo il mondo, si strascicarono al piano di sopra con la velocità di tartarughe zoppe, pronti alla sfacchinata. Alla fine si resero conto che c’erano davvero dei cocci sparsi per il pavimento ma, sorprendentemente, il Teppista davvero non aveva fatto nulla, quella volta.
Dieci secondi dopo, Miyagi ebbe l’infausta idea di accusare la Scimmia, già scazzata per il round di boxe con suo Capitano, e partirono tutti allegramente per la scarpata della deficienza; probabilmente, andando avanti così la camera ne sarebbe uscita totalmente distrutta.
E la cosa non migliorava nella stanza accanto, dove la camera era linda e splendente causa ‘casalinga perfetta alias Porcospino drogato’, ma nel suo destino stava per abbattersi un bell’uragano forza dieci dall’aria decisamente scazzata.
Rukawa finì di infilarsi la felpa col suo bello e splendente numero undici, poi si girò per la dodicesima volta a sbuffare contro quel cretino immane – Ecco fatto, mi sono anche cambiato con un Idiota in camera, può bastare?
Hanamichi ghignò – Ti piacerebbe. Ora che sei tutto strigliato, hai anche il tempo di parlare.
La Volpe alzò gli occhi al cielo – Che rottura di coglioni.
- Devo menarti di nuovo? – Minacciò la Scimmia e quella volta l’androide quasi ebbe una reazione – Hn, ci sei riuscito giusto perché non volevo sporcarmi le mani.
- Ma vaffanculo, Volpe! Sono più forte di te e lo sai! – Se ne uscì quello, scattando in piedi.
- Sei fortunato, Idiota, nient’altro – ribatté quello.
Ecco, ora gli risaliva la voglia di dargli una testata, ma dovette risparmiarsi per tempi migliori visto che un improvviso terremoto li mandò tutti al creatore nell’arco di dieci secondi. Ok, più che un terremoto era un ruggito tipo re della foresta che li portò a sfracellarsi dalle scale a tempi record.
- Gorilla, ma che diavolo ti è preso? – Sbottò il Teppista, che quasi si era visto perdere la gamba in volo.
- Io lo dico che sei stressato, hai bisogno di una casa di cura! – Gli andò dietro Hanamichi.
- Mi è preso, razza di parassiti a tradimento, che siamo in ritardo! Come sempre dannazione! – Spiegò lui, senza manco darsi la pena di fermarsi un attimo; praticamente volò per e scale del Tempio e li spalmò tutti nei taxi tipo sottilette. Ancora una volta i poveri tassisti di Chiba furono costretti a macinare mezza città causando mezza dozzina di incidenti, per poi mollarli allo stadio con un sospiro collettivo di liberazione dal male.
Con un po’ di fatica data la tarda età e l’Alzheimer, riuscirono ad alzarsi e a raccattare la propria roba sparsa in giro per il mondo, per poi entrare correndo come dannati.
- Ragazziii! – La voce melodiosa della padrona di casa, li richiamò dall’alto dei cieli in mezzo alla baraonda della sua squadra; fece un paio di gesti, facendosi prendere allegramente per psicotica, indicando gli spogliatoi dove buttare le borse. Alla fine della corsa riuscirono ad abbandonare i borsoni, a risalire il fiume di gente, controcorrente giusto per fare un po’ di allenamento in più, e a ritrovarsi dietro quelli dello Shiroi a tempo record.
- Ma è mai possibile che non siate mai puntuali voi altri? – Li salutò Heiji, mentre quelli perdevano amenamente un polmone dalla fatica.
- Sai com’è, dobbiamo distinguerci noi… - riuscì a fare con un filo di voce Maki.
Eiko scosse la testa, guardandoli disgustata, poi annunciò – Oh, dobbiamo metterci nello spiazzato lì. Siamo in ordine alfabetico, quindi voi siete terzi tra Ichihara e Nara.
Con un gesto che ricordava tanto il nuoto sincronizzato, Sendo e Akagi alzarono contemporaneamente gli occhi al cielo con un “Che bello” che fece sbellicare dalle risate una ventina di persone. Tra le stronzate delle tre Scimmie e la sopportazione di tutti gli altri, riuscirono a muovere qualche passo e si ritrovarono nell’enorme spiazzato da dove era iniziata tutta quella cosa.
- Ora che ci penso, questo posto è più grande dello Stadio di Kanagawa vero? – Fece Jin, dietro a tutti col naso all’insù.
- Già… - rispose Maki, ma quell’altro imbecille dello Shiroi cominciò a imbrodarsi tanto che Mitsui ebbe la mezza idea di fargli uno sgambetto e lasciarlo lì a marcire.
- Beh, è vero! – Belò Kiyuwa. – Volete mettere Kanagawa con Chiba? – Fece, in via puramente ipotetica visto che lo guardarono tutti come se fosse imbecille.
- Dobbiamo risponderti? – Grugnì Miyagi, pronto alla battaglia patriottica.
- A Kanagawa ci sono meno idioti – proclamò Hanamichi, mentre Eiko e Ayako cominciavano a sghignazzare.
- Se vogliamo proprio andare a scavare, penso siamo pari in quando ad idiozia… - cominciò la loro manager, pensando a tutta la banda di mentecatti che aveva conosciuto e con cui si era ritrovata a vivere.
- Sono d’accordo – replicò Eiko, mentre, guarda caso, passavano da quelle parti proprio quelli dell’Ichihara in nero/rosso.
- Oh, Eiko! – Fece Isao, col solito sorrisone a tremila denti.
Occhei, l’allenatrice pareva avere più che altro una paresi facciale e rispose con una specie di “’ao”.
- Su, non fare quell’espressione! Sarà per la prossima volta! – Proclamò allora allegro e bastardo lui, visto che lo Shiroi era l’eterno secondo da almeno duecento anni.
- Mmh, prima vi conviene riprendervi il vostro caro secondo posto… - fece Seiji Morita, sempre pronto a rompere i coglioni.
Kiyuwa si trattenne un attimo dal staccargli la testa, poi ghignò – Aspetta che torniamo ai  regionali senza questi di Kanagawa…
- Come se la cosa fosse minacciosa! – Lo prese per il culo Kita.
Ovviamente le quattro mascotte di Kanagawa pensarono che tutto volevano fare, tranne che stare a sentire il loro affari do condominio e, come era prevedibile, cominciarono a rompere le righe e a rotolare un po’ ovunque.
Isao da brava anima qual’era, mandò un segnale di morte ai suoi dementi compagni di squadra e sorrise – Spesso è solo fortuna – come se la cosa dovesse consolare qualcuno.
Heiji Hisae sorrise – Già – fece neutrale, poi si affrettò a svignarsela prima della rissa.
Quando quelli dello Shiroi si avviarono, ameni come zombie, nella postazione in fondo allo stadio, Isao si ritrovò davanti tutto il branco di Kanagawa più sparpagliato che mai – Beh, tra quattro anni c’è una nuova sfida!
Akagi ghignò – Ma la prossima volta sarete voi ad essere ospiti.
Kaoru Hiroya sorrise – Tremò all’idea di come sarà composta la nostra squadra dei Best!
Il Teppista lo fissò – Però ci saranno tre Guardie di Kanagawa, non una – fece, mentre Jin annuiva.
Kaoru, come al solito, scrollò le spalle – Meglio.
Cominciarono a cianciare di maledizioni e minacce varie, tipo “sta volta ci sarà anche il Genio” e amenità del genere, quando Rukawa perse dieci vite ritrovandosi quel dannato di un Fantasma alle spalle.
- Dio Santo, vuoi accopparci un’Ala per caso? – Sbottò Miyagi, mentre la Volpe si riprendeva dall’infarto multiplo.
Aki, pacioso e impassibile come sempre, batté le palpebre – Ero a mangiare.
Ovvio. Figurati se quello si preoccupava di una cosuccia come quella manifestazione.
Isao sbuffò – Meglio tardi che mai!
- Ci vediamo a Kanagawa – annunciò invece lui, soprattutto a Rukawa che poi meno di così non poteva fregarsene.
- Hn – grugnì, felice come una pasqua, evidentemente.
Sendo lo fissò come se non fosse tanto convinto che Isao l’avrebbe lasciato vivo per allora, poi ebbe altro a cui pensare. Tipo guardare il suo omonimo che arrancava sulle stampelle come un granchio, con appresso tutti quelli del Nara.
Ora, lui era tanto una persona pacifica, ma quella scena gli riempiva tanto il cuore di “lo sapevo” o “ben gli sta”.
- Stai sbavando… - gli arrivò la voce della Volpe e lui sorrise – Non sono così bastardo.
- Hn, certo – grugnì quello, ma tanto gli leggeva nel pensiero.
A passo di morte, arrivarono fino da loro, bloccando ulteriormente il passaggio.
- Akira! Come va la gamba? – Fece tutto amorevole Isao, mentre quello si fulminava alla vista di Aki – Bene – brontolò.
- C’eravamo anche noi, brutto volo… - commentò Maki, seguito a ruota da Fujima, Akagi e Ayako. Tutti dolci, carini e da carie. 
Hanamichi si trattenne miracolosamente da dire scempiaggini, soprattutto per l’armadio di due metri che aveva spiaccicato la Volpe in partita un paio di volte.
- Volpe, è quello che ti ha mandato culo all’aria, vero?
- Va al diavolo – rispose, prima di spostarsi verso luoghi più felici.
Intanto anche gli altri cominciarono a spostarsi, soprattutto per la fiumana di gente che cominciava a mollare calci.
- Ci vediamo a Kanagawa – grugnì Miasami a nessuno in particolare, guardando però Sendo che scrollò le spalle – Sì, vedremo.
Dall’altra parte, c’erano i due Gorilla che si guardavano in cagnesco; o meglio, Akagi aveva l’aria di uno che aveva ingoiato un limone e Isao l’aria di un drogato particolarmente allegro.
- Beh, Take. Sono in vantaggio io!
Akagi sbuffò – Se, per poco!
- Tanto ci rivediamo quest’estate e vediamo di riprendere quella cosa dell’uno contro uno….
- Ma tanto lo sai che da solo contro di me non hai speranze! – Esclamò il Gorilla, spostandosi dietro alla sua squadra, verso destra.
- Sì, lo dici tutti gli anni! – Replicò Isao, andando invece verso sinistra.
Impiegarono una grande quantità di energia per mettersi buoni in fila, soprattutto per far capire a quei rammolliti che loro, al massimo, erano riserve quindi dovevano andare dietro.
- Ma che palle! – Sbottò il solito Idiota, quando la Volpe lo rispedì in fondo con una gomitata.
- Ma la pianti? Stattene buono una volta tanto.
- Volpe, tu non parlare che per come hai giocato in questa settimana non potresti nemmeno fare la riserva! – Andò in escandescenze lui,
mentre Rukawa manco lo stava a sentire.
- Ehi Sakuragi! – Chiamò lì a fianco Isao.
- Che vuoi?
- Giocherai anche tu la prossima volta, vero?
- Ohoho certo! Con il Genio sarà tutta un’altra musica! – Si imbrodò mentre praticamente mezza squadra lo mandava a quel paese.
- Che incubo… - mormorò invece Rukawa, pronto a suicidarsi prima della fatidica data.
- Ma tanto tu non ci sarai no? Di che t’impicci?! – Ribeccò aggressivamente la Scimmia Rossa, stranamente zittendolo.
Sendo, davanti alla Volpe, sospirò – La pianti di dire queste cretinate?
Hanamichi sbuffò – Beh, Porcospino, meglio anche per te che non te lo ritrovi contro il Ryonan!
Il Drogato li fissò un attimino, poi scrollò le spalle – Mah, forse un po’ di dispiacere lo proverei.
A quel punto lo guardarono manco avesse fatto una dichiarazione d’amore.
Hanamichi cominciò a ridere, facendo girare mezzo stadio.
- Che diavolo ti salta in mente? – mugugnò invece la Volpe.
- Dai che mancheresti a tutti, persino a questi trogloditi! – Esclamò Sendo, mentre la Scimmia Rossa si faceva andare qualcosa per traverso – Aha! A me no di sicuro, farei una festa come minimo.
- Non sai la sofferenza che sto provando… - gli sibilò dietro la Volpe poi, fortunatamente, una voce dall’altro dei cieli rese tutti sordi proclamando l’inizio della cerimonia di chiusura, che non fu meno folle dell’intera settimana.
L’Ichihara venne ovviamente premiata come vincitrice del torneo con una coppa che poteva tranquillamente illuminare la Nazione, lo Shiroi fu premiata come terza classificata e, a sorpresa, portarono a casa anche il premio come “migliore allenatrice” per quella strega di Eiko; il Nara si accontentò del quarto posto, una gamba rotta e l’ennesima sparizione del loro pseudo-allenatore psicopatico.
Poi toccò a loro e lì furono risate.
Ci fu il momento toccante in cui il Gorilla alzò la coppa del secondo posto, poi andarono a rompere le palle al vecchio Anzai con un riconoscimento alla carriera o qualche menata simile, portando alle lacrime il duro e puro Teppista del gruppo. Ad un certo punto, proclamarono la sospensione del premio come “migliore matricola” visto che non sapevano decidersi tra la Volpe congelata e il Fantasma sociopatico ed ebbero la splendida visione di un Idiota che difendeva a spada tratta il suo compagno di squadra, strappando non poche prese per il culo.
- E meno male che la odiavi la Volpe! – Esclamò il Teppista, trattenendolo per la maglia.
- Ehmbé? Vuoi mettere lui con quel cosetto lì? – Sbottò la Scimmia, mentre dal palco il Gorilla gli prometteva indicibili torture.
Dopo averlo imbavagliato, riuscirono ad andare avanti con due ciance degli organizzatori, chiacchiere degli allenatori e amenità per un’intera, noiosa ora.
Verso le cinque ci fu “l’amen, andate in pace” che sentenziò la fuga generale, come se stesse andando al fuoco il palazzetto. Fortunatamente, o sfortunatamente dipendeva dai punti di vista, il loro caro autista con l’autobus più folle del mondo arrivò a prenderli proprio lì fuori, ripieno di bagagli e borse varie.
- Ohcchebello, non dobbiamo farci la strada del Tempio! – Esclamò Kiyota il bradipo, illuminandosi.
- E neanche le scale! – Gli andò dietro il Tappetto, cominciando a saltellare.
- Figo l’autobus! – Esclamò Kiyuwa, alle loro spalle, l’unico abbastanza non sano di mente che poteva trovarlo bello.
Eiko sorrise – Sembra passata solo un’ora da quando sono venuta a prendervi!
- Fortunatamente no! Sai che vuol dire rivivere una cosa simile?! – Sbottò Akagi, mentre già afferrava i vari cretini per spedirli a calci dentro.
L’allenatrice ghignò – Oddio se questo era un assaggio, comincio a capire… beh, buon viaggio! – Fece, abbracciando Ayako. – E fatevi sentire!
I soliti bavosi approfittarono per stritolarla un attimo, sotto lo sguardo omicida del fratello, poi si arrivò al cyborg in persona e la ragazza sorrise – Beh, Kaede, vedi di dormire meno!
- Hn – fece come al solito lui, miracolosamente stringendole la mano, poi si girò verso Heiji
– Allora, gemello, ci vediamo tra un paio di anni!
Rukawa lo mandò mentalmente al diavolo poi sentì un freddo gelido passargli per la schiena, quando Eiko disse qualcosa come “ma forse anche prima”.
- Ma anche no – brontolò lui, salendo velocemente sull’autobus.
- Rompiscatole! – Gridò lei, prima di salutare gli altri.
Dopo tante e varie smielature, si ritrovarono di nuovo su quell’autobus con la sensazione che fosse passata una vita, altro che settimana.
Quando poi la porta si chiuse e si lasciarono dietro lo stadio, qualcuno si sentì quasi vagamente commosso.
- Stiamo tornando a casa – fece Ayako, mentre si sedeva accanto al Capitano.
- Già.
- Poi abbiamo una bella vacanza e potremo non vederli per un po’ – continuò ancora lei, fissandolo.
- Già.
- Contento?
Akagi le spedì un’occhiata – Forse no.

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 - Potremmo pensare tipo a cosa è servita la trasferta! – Fece ad un certo punto del viaggio la solita Scimmia Idiota dal fondo dell’autobus.
Mitsui, addossato al finestrino, sbuffò – E’ roba da alcolisti anonimi, Hana!
- E poi non credo che avete avuto tutta questa importanza voi altri – ribatté Hanagata, rischiando un paio di bottiglie vuote sul cranio, mentre sia Sendo che Fujima ridevano.
- Beh, la Volpe non è più in un altro mondo ed è già un passo avanti – fece il Teppetto, indicando Rukawa che, nientedimeno, se ne stava nel penultimo sedile, tra loro.
- Sì, il Dio è sceso tra gli uomini… cazzo ci frega a noi della Volpe! – Sbottò invece il Teppista.
Jin, accanto a Rukawa, sembrava prendere la cosa sul serio e cominciò – Beh, magari c’è maggiore amicizia tra le squadre di Kanagawa…
E boom. I soliti tre di Shohoku, Scimmia del Kainan e persino Sendo cominciarono a sbellicarsi alla faccia del Santone dolce e carino; avevano scoperto che anche il Porcospino possedeva una sua vena sadica, però Jin restava il caro, tenero e angelico Jin. Niente da fare.
Ovviamente il suo caro Capitano arrivò in soccorso da lontano con un “Beh è possibile.”
- Io di certo la prossima volta non ci vengo manco morto! – Proclamò Kiyota.
- Alleluia allora! – Sgrugnì il Teppista.
- Razza di scorfano, se ti sei autoinvitato pure tu!
E giù a morsi e calci, mentre l’idea degli alcolisti anonimi cominciava a piacere alle mamme del gruppo.
- Si potrebbe fare qualcosa ora che torniamo in vacanza… - cominciò infatti Fujima che, evidentemente, aveva coraggiosamente ignorato le loro espressioni schifate.
Maki scrollò le spalle – Per me va bene.
- Non contate su di me! – Si sgolò il Gorilla, che non ci teneva certo a rivederli molto presto.
- Oh, non dire stronzate Gori, certo che vieni! – Sbottò Mitsui.
Per tutta risposta Akagi lo illuminò col suo migliore ghigno da sadico – Oh, è ovvio che io e te ci vedremo, Teppista… spero per caso che ti lasci andare amenamente da solo dal fisioterapista?
Ecco, giusto per non far sapere niente a nessuno.
Mitsui sbuffò – Questa si chiama mancanza di fiducia, Gori.
- Io la chiamo “conoscere i propri polli”, invece.
- Ti odio – affermò con sicurezza il Teppista, mentre quell’altro gli dava le spalle, segno che meno di così non poteva fregarsene.
Aspettarono giusto qualche istante, poi Sendo riprese l’argomento che stava proprio a cuore a tutti – Io comunque ci verrei ad una riunione.
Jin annuì – Anch’io. E anche Nobu.
- Preferirei suicidarmi – rimbrottò quello, mentre Jin lo liquidava serenamente. - E tu Kaede? - Domandò invece a Rukawa che sospirò – Io non ho comunque niente da fare.
La solita Scimmia dal tatto di un vichingo si alzò, quasi saltandogli in braccio – Non devi trasferirti?
- E perdermi le tue dolci parole romantiche? – Ribatté la Volpe ironica, buttandolo a terra.
Hanamichi si illuminò per un istante, poi fece una smorfia - peccato, speravo proprio di non vedere più quel tuo brutto muso, dal prossimo anno in poi…
Rukawa sbuffò – Sì, lo dici tutti gli anni.
- Ma c’ero andato vicino così sta volta... – si lamentò quell’altro, mentre al Volpe si sfiorava la fasciatura alla testa – Almeno mi evito altre testate inutili.
Hanamichi si buttò in orizzontale sui sedili dietro a lui e Jin e mormorò – Ecco, ricordatelo quel dolore quanto ti salta in mente da fare un’altra stronzata del genere.
Rukawa alzò gli occhi al cielo – Sì, moglie rompicoglioni.
Ci fu un attimo di silenzio quasi romantico, che venne rotto ovviamente dal solito imbecille che saltò su cinguettando un “che cariiiiini” che fece perdere la milza a tutti e gli guadagnò un paio di pugni in testa per uno.
- Ho solo detto quello che pensavano tutti. Non è che ci nascondete qualcosa voi due? – Sbottò Kiyota, massaggiandosi la testa.
Hanamichi sbuffò – Certo, non lo sapevi che io e la Volpe stavamo segretamente insieme?
Rukawa sospirò – Ovviamente ero in punto di morte quando ho accettato…
Continuarono a lanciarsi idiozie e stronzate ambigue tipo pollaio fino al cartello con la scritta a lettere cubitali “Kanagawa” che li spedi in brodo di giuggiole. Solo la sovraumana pazienza di Akagi convinse l’autista a non mollarli in mezzo al nulla e a raggiungere almeno le prime case del centro. Manco a dirlo, appena si vide la prima finestra li piantò con un paio di maledizioni e portandosi le valige dietro.
- Ma povero vecchio, l’avete esaurito! – Sbottò Ayako.
- Andiamo Aya, ha avuto una settimana per riposarsi… - mugugnò il Teppista come se non fosse neanche lontanamente possibile che qualcuno potesse stancarsi di loro.
- See. Ora ci tocca farci venire a prendere – brontolò Akagi, ma qualcuno aveva un’ idea migliore.
- Io so cosa fare, se i guastafeste delle altre squadre vogliono… - saltò su Hanamichi, facendo tremare tutti per riflesso incondizionato.
Ci furono un paio di mormorii di assenso e quello squinternato si avviò velocemente verso la metropolitana, senza essere peraltro seguito da nessuno.
Si girò con l’aria del capo rivoluzionario e gridò – Allora?!
Akagi sospirò – Tanto ormai peggio di così…
E si avviarono a seguire quel cretino come un ameno branco di kamikaze.
- Menomale che l’autista si è portato via anche le valige… - grugnì il Tappetto, con tutti gli altri sollevati quanto lui.
Come da copione, si ritrovarono spalmati in metropolitana sotto lo sguardo preoccupato dei poveri ignari cittadini, a guardare perplessi dai finestrini.
- Idiota, dove diavolo ci stai portando? – Grugnì il Teppista, ma quello si limitò a ghignare.
Uno, però, lo sapeva.
Rukawa vide la campagna sfrecciare sotto agli occhi, i palazzi che diminuivano e i campi che si moltiplicavano, poi si girò verso la Scimmia, spiaccicata a qualche centimetro di distanza.
Si guardarono per un attimo e, mostruosamente parlando, riuscì a leggergli il pensiero e a capire che diavolo volesse fare; gli mimò un amorevole insulto, invece quello gli sorrise.
Arrivarono in meno di dieci minuti e camminarono a strattoni e maledizioni fino ad una casa di campagna molto tradizionale, con un cortile e uno stagno.
La targa all’ingresso aveva la scritta “Famiglia Anzai” e, accanto ad una pianta, c’era una signora in kimono.
- Non ci posso credere, Hanamichi – fece, quando alzò il capo verso di loro.
- Salve Signora, come sta? – Cominciò lui, ridendo come un idiota ed entrando senza nemmeno aspettare l’invito.
- Il solito deficiente… - mugugnò Akagi, prima di salutare la signora Anzai. Uno ad uno la salutarono, entrando in casa e guardandosi attorno con curiosità.
- Oh, ciao Kaede – fece poi alla Volpe ultima arrivata.
- Signora…
- Contento di essere rimasto? – Chiese lei. Si riferiva naturalmente alla sua vecchia decisione di andare in America, ma a lui pareva che gli leggesse nel pensiero.
- Sì – rispose lui, netto e sicuro per una volta.
Trovarono il signor Anzai che si leggeva paciosamente il giornale, per poi essere raggiunto da una valanga di abbracci e saluti vari. Quelli di Kainan, Shoyo e Ryonan rimasero un pelo perplessi, poi si presentarono con tutta l’educazione che potevano, visto come ululavano quegli altri deficienti.
Riuscirono a stiparsi con non poche difficoltà nella sala più grande della casa e cominciarono quasi a belare tutti insieme.
Raccontarono delle partite, dei vari problemi con le altre squadre, del comportamento da scellerati delle riserve rompicoglioni, dell’allenatore-mostro, del buon lavoro di Fujima, di Eiko Hisae e di tutto il resto. Anzai si beveva i racconti in silenzio, con qualche risata delle sue, poi ogni tanto li guardava come per imprimersi qualcosa nella testa.
- Allora, che ne dite del prossimo torneo? – Chiese, quando finalmente si fermarono a prendere aria.
- Oh, sarà divertente – fece Maki, ghignando.
- Certo, perché vinceremo noi… - replicò Hanamichi, mentre Kiyota cominciava a menarsela.
- Riuscirete a giocare, amici come siete? – Domandò ancora Anzai, mentre Jin aveva l’aria di chi aveva capito tutto prima.
Mitsui sbuffò – Certo! Chi diavolo se ne frega di loro!
- Mitsui, un minimo di gentilezza! – Lo richiamò Ayako, con un pugno in testa.
Anzai rise – Ohohoh, non preoccuparti cara. Sono convinto che quest’anno giocherete tutti meglio.
- Anche perché dobbiamo finire tutti alle Nazionali! – Esclamò Hanamichi, mentre tanto per cambiare erano tutti d’accordo.
- Già, sarebbe bello finirci tutti insieme – considerò a tradimento Miyagi.
- Il resto della Nazione non può nulla contro Kanagawa! – Butto lì Kiyota.
- Vero! – Aggiunse la Scimmia e giù a ridere come due indemoniati.
- Dobbiamo arrivarci, per molti è l’ultimo anno… - fece Hanagata, riferendosi a tutti quelli del terzo.
Jin annuì – E come facciamo senza il Capitano…
- … E il Gorilla…
- … e il Teppista…
- … e la riserva e il Quattrocchi…
Akagi sbuffò – Piantatela!
- E’ vero, siamo un po’ squadre a metà, poi – fece Sendo, che nonostante centrasse meno di tutti, era quello che aveva beccato il nocciolo. A vivere con loro, aveva capito che erano tutti indispensabili, più o meno. Ogni squadra senza quei cinque, i cinque, non erano più loro. E se lui perdeva solo Uozumi, e il Kainan il loro pilastro, lo Shohoku perdeva ben due membri importanti e anche lo Shoyo. Un po’ una strage.
- Vorrà dire che vinceremo – emerse Rukawa dai meandri del silenzio tombale, senza manco prendere in esame l’idea di perdere.
- Appunto – assicurò Hanamichi, afferrando la tazza di tè come se il discorso fosse chiuso.
- Dovremmo andare… - aggiunse Ayako, mentre già tutti si alzavano con un inchino all’allenatore.
Quando furono tutti fuori, tranne i due idioti ritardatari che cianciavano con la Signora Anzai, Akagi guardò il gruppo – Giochiamo?
Maki lo fissò – Dici domani?
- Dico domani e dopodomani e l’intero mese – replicò il Gorilla, che intanto pensava di starsi buttando da solo nelle fiamme dell’inferno.
Sendo approvò – Facciamo un torneo casalingo.
- A patto che le squadre siano miste – provò a dire Fujima e, stranamente, gli altri annuirono.
- Che si fa? – Volle sapere Hanamichi, finalmente uscito.
- Si gioca, Scimmia. Tutti insieme! – Ghignò Kiyota, che poi non sembrava tanto dispiaciuto.
- Dio, un’altra giornata intera con voi? – Sbottò Mitsui, ma Hanagata scrollò il capo – un intero mese, vorrai dire…
- Volete proprio morire prima del torneo ufficiale? – Grugnì il Teppista, mentre si muovevano per  tornare alla metropolitana.
- Se, ci siamo sempre noi che vi teniamo buoni… - grugnì Akagi.
- Non è che ti è riuscito benissimo questa settimana, Gori… - replicò lui, con una pacca sulla spalla.
- Già, hai dei capelli bianchi a ben guardare… - si mise in mezzo pure Maki.
- E tu da che parte stai? – Sbottò Akagi, mentre ovviamente cominciavano a menarsela per strada.
- Volpe non rimanere indietro che tanto non ti veniamo a recuperare – brontolò Hanamichi, notando che quello era più lento del solito.
- Hn, magari riesco a saltare il prossimo mese…
- Ma tanto ti veniamo a prendere per quel cespuglio che ti ritrovi in testa… - rimbeccò la Scimmia.
Qualche divinità doveva proprio avercela con lui, quell’ anno – Che palle, non ti lamenti sempre che non mi vuoi tra i piedi?
Quell’altro alzò gli occhi al cielo come per spiegare una cosa molto semplice ad un bambino di tre anni – Sì, vorrei… ma ormai fai parte della famiglia… - mugugnò, come se la cosa gli desse fastidio.
- Oh mio Dio… - sospirò la Volpe, chiudendo un attimino gli occhi.
- Sì, lo so che ci vuoi taaaanto bene! – Sentì cinguettare quell’Idiota.
Provò anche a mandargli qualche imprecazione, ma era già andato avanti con tutti gli altri a cianciare di tornei e partite.
Dopotutto forse non era stato un male rimanere lì allo Shohoku, anche se ora doveva sorbirsi non solo quei quattro, ma anche tutto il resto della nuova famigliola felice.

 

 

Note autrice:

Beh, che dire. E’ finita.
La prima long di un numero decente di capitoli, sono quasi commossa! XD
Ok, la trama non aveva tutta questa difficoltà, è partita da sola e si è retta sulle proprie gambe. Dopotutto, io ho fatto ben poco.
Mi dispiace che questo capitolo sia così in ritardo e non sia questo granché, ma ormai è fatta. Credo che sia un capitolo significativo, ma molto tra le righe.  Ok, è anche melodrammatico sorry. 
Oh, ad un certo punto dialogano tutti quelli della altre squadre quindi mettetevi uno schemino con i nomi per ricordarli che sennò è un casino. XD
Volevo ringraziare tutte quelle persone che l’hanno seguita fin dall’inizio, commentando ogni singola parola di quegli squinternati, e poi l’hanno lasciata per vari motivi; chi invece, l’ha conosciuta dopo e ha voluto lasciare almeno un piccolo commento; i lettori che l’hanno giudicata meritevole di finire tra i “preferiti”; i semplici lettori anonimi che spero si siano almeno un po’ divertiti. Tutti, insomma. Sono felice e grata a tutti voi, che avete trascorso un po’ del vostro tempo con me. Vi ringrazio (_ _).

 Volevo rispondere prima a chi ha recensito l’ultimo capitolo:

- Trilla: Sì che piangeva! Il finale ad effetto ci voleva donna ù.ù Sono contenta che ti sia piaciuta, perché mi ci vuole un po’ di risollevamento morale! Ti aspetto per il commento finale. Sono proprio curiosa. XD
- xx_Dreamer_xx: Sì, decisamente mi aspettavo il commento per il succo d’uva! Pensavo all’unica fan di SenRu, quando l’ho scritta! XD Dovevano vincere gli smielati, suvvia. Loro sono troppo teppisti maniaci! Sì, Akagi ama i suoi ragazzi alla fine; in fondo… molto, molto in fondo. Certo che scrivo altre fiction, ormai che ho iniziato con Slam chi mi ferma più! Argh non ti troverò anche lì? XD Fammi sapere che dici dell’ultimo capitolo!

E poi, come non ringraziare voi recensori?

Aka_z e Lucilla_bella che hanno letto e scritto ad orari improponibili (ricordo le 3 e 5 di mattina!) e che spero leggeranno prima o poi il resto dei capitoli, pur essendo momentaneamente scomparse; 20jp90, che ha un nick alquanto folle (XD) ed ha commentato molto spesso; Scorpyon, per i suoi commenti; Gaaea4ever, che adora Gaara come me e verrà punito per i ritardi XD; Sole88 che ha fatto un salto dal SF e mi ha raccomandato di non maltrattarle il Teppista (che se lo meriterebbe pure).
Beh, Trilla che ha commentato tutti i capitoli, e Dream/xx_Dreamer_xx, che intanto ha cambiato pure identità!
E a Yuki Kushinada, ultima arrivata ma non d’importanza che mi ha riempito di complimenti, anche se non sono tanto sicura di meritarmeli. Spero di non sbagliarmi, ma la mail era tua vero? Non so se ti sia arrivata la risposta, ma sappi che ce l’ho salvata e la leggo, spesso.
Grazie, grazie, grazie.

Voi, che l’avete inserita tra i preferiti:

20jp90
AllePanda
antote
asthenia
Bella07
gaara4ever
HPalessandra
kenjina
klikka
lilli84
lucilla_bella
MissChroma
Norahchan
RobydelNov
Scorpyon
Trilla
war
xx_dreamer_xx
_Babii_

 

Vorrei conoscervi tutti, ma anche così spero di avervi fatto sorridere qualche volta <3
Ringrazierei anche mia mamma che deve combattere contro la lontananza di ben o.t.t.o.o.r.e  e o.t.t.o.c.e.n.t.o chilometri (Napoli/Genova per dirla breve) della sottoscritta. Essì, la mamma è sempre la mamma. <3
Che non capisce un cacchio di scrittura, fan fiction, manga e anime, ma che ogni giorno - prima ancora di chiedermi come sto - mi chiede come vanno le storie.
E mio fratello, che mi chiede quando mi decido a pubblicare qualcosa e a fare soldi a palate come la Rowling. Come direbbe Miyagi: “Che anima bella che è”.
A tutti voi che, immagino eh, seguite Slam Dunk, spero di ritrovarvi alla prossima.
Ho pubblicato da poco anche Centro sportivo Hikerashi.
E’ un’altra long fiction che avrà molti più capitoli di questa. Lascerà un po’ da parte le partite, per dedicarsi ai disastri amorosi degli psicotici; disastri amorosi che saranno molti, ve lo assicuro.
I pairing non ho nessuna intenzione di svelarveli, però ce ne saranno alcuni tra i più conosciuti, yaoi ovviamente, un personaggio nuovo, più due o tre coppie etero. E saranno queste a sorprendervi (qualcuno mi taglierà la testa, me lo sento).
Sarà una long divertente, ma anche angst, triste alle volte. Com’è nel mio stile.
Quindi vi dico arrivederci.

 Ora, andate e moltiplicatevi! XD

Grazie (L).

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