Fear no Tempest

di Naikes94U
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** storm of emotions ***
Capitolo 2: *** Returns ***
Capitolo 3: *** a silent silence ***
Capitolo 4: *** paralize ***
Capitolo 5: *** the hidden past ***



Capitolo 1
*** storm of emotions ***


Ormai erano passati sei mesi da quando vide e visse la perdita dei suoi poteri, gli stessi  che tanto all’inizio odiava e che, con l’avanzare del tempo rimpianse. Le lune si alternavano in cielo, e le stagioni si alternarono lente. Quello fu per lui un lungo inverno e con la primavera giunta al termine, in lui albeggiò il rammarico più profondo. Incapace di ammettere l’evidenza dei fatti si ritrovo per l’ennesima volta seduto lungo lo Tsuboniwa di casa sua fissando l’acqua che scrosciava lenta suile rocce e nello stagno. 

Perso nei suoi pensieri, viaggiò nel tempo, i ricordi nitidi, i volti ben definiti, lo fecero ripercorrere il perpetrarsi degli eventi, dallo scontro con aizen all’addio di Rukia; in sei mesi non ebbe mai sue notizie: forse per la soul socity o forse perche, i suoi amici non volevano infierire ulteriormente sulla sua anima ormai logorata dal rimpianto di sentirsi inutile. Gli mancava essere un ragazzo qualunque, frequentare le superiori, giocare a calcio, le uscite con gli amici, insomma, la vecchia quotidianità che Rukia interruppe prepotentemente. Sedutò li, a fissare il vuoto, con il vento che bramava il suo volto e la pioggia che incessantemente gli si riversava addosso, quasi a lenire il suo stato confusionale, non si accorse che sua sorella Karin lo stava osservando amareggiata, impotente nei confronti del fratello.  Ichigo sospirò profondamente, come se volesse buttar fuori tutta la rabbia, il malcontento che nei mesi s’erano fatti strada nel suo animo. Non capiva più chi era, se un ragazzo o un sostituto shinigami senza poteri, usati per salvare la soul socity e il mondo intero. Si alzò di scatto, le gambe scricciolarono come una porta zcigolante lasciata chiusa per anni, la stessa quantità di tempo che Ichigo credette di aver trascorso seduto impalato sotto la piggia di una primavera incessantemente fredda.

Issato sulle gambe distrutte un po’ come la sua anima, si avviò verso l’entrata, quasi a comprendere lo sguardo di Karin, per nulla al mondo avrebbe permesso che i suoi familiari si preoccupassero per lui, dopo che per lunghi mesi s’era battuto per la loro incolumità. Sospirò nuovamente, desideroso di pensionare ancora una volta i persieri che lo assillavano, ma non ebbe il tempo di decidere cosa avrebbe potuto fare che intravide una sagoma scura, rozza e prepotente avvicinarsi a gran velocità verso il suo corpo quasi esanime.

''Ichgo!'' sentì urlare alle sue spalle, e come un deja vu, vissuto e rivissuto una miriade di volte

''La solita seccatura''disse in un lungo sospiro, schivando quell’attacco che fece precipitare Isshin dritto nello stagno. Indifferente dell’accaduto, gli voltò le spalle, intendo a buttarsi sotto al getto caldo di una doccia, per levare tutto il sudiciume che la sua anima portava in se. Portandosi una mano alla tempia, alzò l’altra, scuotendola verso il padre.

''sarà per un’altra volta vecchio'' gli disse, senza degnarlo di uno sguardo.

Isshin, lo vide allontanarsi in silenzio, un silenzio taciuto per lunghi mesi, consapevole delle sensazioni del figlio, delle sue frustrazioni e dell’impotenza che poteva portare, quegli occhi sbarrati, spenti che chiedevano solo una cosa: sollievo. Si issò sulle gambe richiamando l’attenzione di quel degenerato del figlio.

''Non ne ho voglia papà''rispose lui, interrompendo il suo avanzare lento e solenne.

''Finirai con l’impazzire Ichigo''nella sua voce si celò in filo di preoccupazione, che per quanto si sforzò di nascondere trapelò inconsciamente. Trascorsero lunghi attimi prima che rispondesse, o come Isshin desiderava, si infuriasse come un leone che vede invaso il suo territorio.

''Non ho niente da dire vecchio''disse ichgio in tutta risposta, con il suo solito tono amareggiato. 

Isshin lo richiamò nuovamente all’attenzione, era infastidito e dispiaciuto allo stesso tempo, capiva il figlio, non lo biasimava, lui stesso anni prima, forse secoli addietro, aveva provato le stesse sensazioni, inutile dire, che nemmeno lo scorrere del tempo avrebbe potuto risanare quella ferita e cancellare il senso di inettitudine che si insidia nelle membra, prepotentemente.

Ichigo rimase per un po’ in silenzio, quando decise di guardare il padre, i suoi occhi fiammeggiavano di rabbia che avrebbe potuto distruggere qualunque cosa in quell’istante, nel raggio di dieci chilometri.

''Chiudi quella bocca!''gli sbraitò adirato, infastidito per l’inopportunità quasi morbosa del padre.

''E questo che sei Ichigo? Un rammollito? Uno che piagnucola come una femminuccia?>''l padre cercò di innescare una miccia già imbevuta nella benzina a pochi centimetri da un fuoco scoppiettante, se per fargli trovare sollievo, anche solo momentaneo, si sarebbe offerto come martire, sotto i pugni del figlio.

''Li ho persi! E’ finita? che serve picchiarti? mi aiuterà a riottenerli? Ho visto i miei poteri aumentare, ho lottato contro i capitani del gotei 13, ho combattuto gli arrancar e sconfitto aizen, diventando sempre e sempre più forte''la sua voce divenne un urlo di rabbia che nessuno in quel momento era sicuro di poter placare, come un lupo che ulula nella notte richiamò l’attenzione delle sorelle che accorsero sulla soglia della porta. incerte sul da farsi, restarono immobili ad osservare i due uomini sfidarsi con gli occhi inniettati di risentimenti. Entrambi forse per i loro destini.

Dopo una lunga pausa dove solo piaggia aveva il diritto di esprimersi, Ichigo riprese il discorso, più adirato che negli ultimi mesi.

''Della memoria il proposito è schiavo, ciò che decidiamo, sovemente lo infrangiamo! Quindi che cosa posso impormi? Di riacquistare i miei poteri di shinigami? Di ritornare a proteggere tutti? Non posso! Ho chiuso, con il saigo no getsuga tensho, e lo sai meglio di me, che in questa vita non potrò più riavere zangetsu e rivederli''concluse, anche se quel ‘’rivederli’’ si riferiva strettamente a una persona, la stessa che sconvolse la vita di Ichigo mesi e mesi prima. Con la quale divideva la stanza, le avventure, i rischi, con la stessa ragazza con cui parlava solo con gli sguardi complici e le risatine assurde. I litigi da bambini, e i disegni di Rukia sparsi ovunque. Si chiese se lo stesse pensando, e cosa stesse facendo, e con quelle domande, sotto gli occhi attoniti della famiglia di diresse spedito, senza degnare di ulteriori indugi, sotto la doccia. Lo scrosciare dell’acqua calda sulle sue membra intorpidite dal freddo, nella cabina della doccia, gli lenirono come un sedativo la furia che s’era impadronita del suo corpo forse per i ricordi, forse per il padre o per la consapevolezza di doversi rassegnare all’evidenza dei fatti. 

percepì una scossa percorrere il suo corpo tumefattpo da se stesso, una sensazione che lo squassò fino alle viscere, la testa iniziò a girare vorticosamente violentemente, tanto che si ritrovò rannicchiato con i gomiti attaccati alle ginocchia e le mani che gli sorreggevano il capo. Le dita massaggiavano le tempie, cercando di assopire quell’improvviso senso di vertigini, si soffermò ad ascoltare l’acqua, di assaporarne il calore, quando neile sue guance percepì il solco lasciato dalle lacrime che venivano cancellate per rispetto a se stesso, anche se i suoi occhi, rossi e gonfi tradivano quelle emozioni che improvvisamente non riuscì più a trattenere.

''rivoglio i miei poteri''bisbigliò tra se in preda allo sconforto al quale seguirono intense boccate d’aria, come se volesse raccimulare la quantità d’ossigeno necessaria per liberare un potente urlo liberatorio. 

Isshin era impotente, e i suoi amici lo tenevano oscuro dell’apparizione di hollow e shinigami che monitoravano karakura town, e lui, poteva solo limitarsi a non fare domande sulla soul socity, argomento ormai divenuto top secret. Quindi che soluzione poteva trovare, se non poteva più riavere i poteri? Morire? Sperare di ritrovarsi nel rukongai o direttamente nel gotei 13? Per riottenere i poteri di shinigami senza zangetsu? Quanti interrogatori, quante domande, e l’affermazione che balenava nella testa di ichigo era sempre la stessa ‘’rivoglio i miei poteri’’

Dopo essersi vestito alla buona, iniziò a correre per la casa, doveva sfogarsi, di salire sulla collina dove più volte si era ritrovato con Rukia ad osservare il cielo, forse per liberare la gola, forse per dire addio definitivamente al passato, fatto stava, che tutto era solo ‘’forse’’ e ‘’perchè’’. Correndo lungo il corridoio di quelle stanze tanto conosciute, non si accorse di essere richiamato all’attenzione di Karin, delle urla del padre di solito scemo e composto, che per allontanarsi dal pensiero frustrante del figlio s’era rintanato in camera alla presenza della tv accesa quasi a tutto volume. Ichigo, d’altro canto, sentiva solo le sue ragioni, stupido e ottuso come sempre, quasi per un istante Isshin intravide il figio che era prima, il figlio che credeva di aver perso. 

Il ragazzo, sbalzò fuori di casa, inconsciamente, si ritrovò a vagare per le strade semi deserte della sua città, con il cuore in gola, il fiato ansante, e il battito che per poco non lo faceva collassare, percorreva vie e viuzze, la pioggia incessante, con addosso gi sguardi interrogatori dei pochi pedoni che incrociava, ma non gli importava, sembrava quasi che tutte quelle domande, tutti quei perchè, da li a breve, avrebbero finalmente ottenuto delle risposte, delle certezze. Stremato dalla corsa, si accorse che il suo corpo era stato lasciato alla mercè di se stesso, non riusciva più a tenere il passo di un chilometro e mezzo di corsa, lui che tanto s’era allenato si accorse di essere come un pivello del primo anno che inizia a giocare a calcio. Si maledisse per essere stato così noncurante di se stesso. Sembrava mettere a fuoco lentamente, che s’era lasciato andare troppo, rabbrividendo per la sua condizione psicofisica, la depressione che aveva sfiorato, allontanando amici e parenti, non ebbero solo rivieli sulla sua emotività ma anche sul suo corpo giovane e un tempo attletico. Si rese conto di essere solo un patetico ragazzino. Probabilmente Isshin aveva ragione ‘’Sei solo una femminuccia’’ e con quella frase che gli rimbombava nelle orecchie, appoggiò le mani sulle ginocchia, il respiro affannato, lo costrinsero a fermarsi per un istante, la felpa bagnata lo faceva rabbrividire, si accorse di essere un emerito folle.

Percepì un cambiamento del vento, una sensazione spiacevole tra le membra infreddolite, e un ragazzo chiamarlo, una voce familiare, un tono basso e acuto, una voce che quasi odiava ma che nonostante tutto ammirava.

''Spostati Kurosaki!''  sentì urlare. Si voltò di scatto, ma non ebbe il tempo di focalizzare il susseguirsi degli eventi. Il mondo circostante sembrò dilaniarsi all’improvviso, scardinarsi per ridursi il frantumi, il suono assordante rimbombò tuonando nelle sue orecchie, e tutto ad un tratto l’oscurità.

Il quincy cercò di richiamare il ragazzo, ma non poteva nemmeno permettersi distrazioni, l’arrancar era forte, percepiva il suo reatsu negativo. Si chiese perchè ce ne fossero ancora di così forti, chiedendosi se esistessero altre entità più potenti degli espada. Attaccava ripetutamente alla massima velocità che riusciva a raggiungere, peccando in potenza, cercava di studiare un piano, per salvere Ichigo e sconfiggere il nemico. Non aveva un secondo da perdere, ma i secondi passavano, ed era solo con un nemico temibile persino per un capitano, perchè fosse li a karakura town? Non se lo spiegava. Osservava il corpo quasi esanime dell’amico, il reatsu piano piano cedeva alla morte, ma non poteva dividersi, era solo, solo per la sua incolumità, salvare il ragazzo e abbattere la bestia minuta che a colpi di cero distruggeva ogni centimetro di terreno che colpiva. Ishida venne colpito, una, due, tre volte, la fronte bagnata, permetteva al sudore di camuffarsi, studiare un piano in situazioni estreme era da lui, ma non con un quasi morto.

''Kurosaki, se muori, giuro che ti ammazzo!''  urlò sperando che potesse sentirlo.

Cercava un varco, un punto debole, invano, tutti i colpi finivano ripetutamente a vuoto, man mano che il tempo passava cercava di creare l’occasione per un ottima controffensiva, tutto un fallimento.

Un’ombra scura gli si avvicinò, passandogli a pochi centimetri, non riuscì a definirne il reatsu ma non gli era estraneo. La sagoma minuta, lo ingnorò totalmente scongiurando il pericolo di un ennesimo avversario con il quale scontrarsi come se uno, in quelle circostanze non fosse sufficiente.

Distratto, percepì la guacia infiammarsi, la bocca venne invasa dal sapore metallico del suo stesso sangue, e il corpo strisciò lungo il corpo dell’amico, permettendogli di intravedere il volto dell’ombra misteriosa di qualche istante prima.

''Non ho tempo per le spiegazioni, tu occupati dell’arrancar'' gli ordinò con fermità, inziando a praticare un massaggio cardiaco al ragazzo, più che al corpo sembrava volesse rianimare l’anima che stava abbandonando il corpo logorato dal cero.

Ishida non fece domande, sputò il sangue per terra, si massaggiò il volto, e fece scivolare il ciondolo dal polso, non sapeva ancora quale strategia adottare, ma si ritrovò senza un peso da portare: occuparsi dell’incolumità di Kurosaki. 

''chigo, non ti azzardare a morire che non ti vogliamo nella soul con noi!>>gli disse con fare soavemente preoccupato. La pioggia che fino a qualche istante prima sembrava solo di passaggio divenne all’improvviso una tempesta, capace di far naufragare una nave in mezzo all’oceano. Le mani massaggiavano il petto, gli occhi cercavano un minimo segno vitale del ragazzo, tutti sforzi che vide vanificati.

''bakamono! sveglaiti stupito depravato!''gli urlò non nascondendo la preoccupazione.

‘’sei proprio una femminuccia Ichigo, non credevo bastasse così poco per ammazzarti’’ una voce, una voce nella testa del ragazzo, non riusciva a comprendere, non vedeva nulla, era preda dell’oscurità, una fitta nebbia nera che gli impediva di capire dove si trovasse, da dove provenisse qualle voce, a tratti familiare ma allo stesso tempo indistinguibile. Si sforzava di mettere a fuoco, di capire, lentamente obbligò gli occhi a quel buio, cercando di delimitarne i contorni. Tutto era sfocato, tutto sembrava annullarsi sotto il suo sguardo, vagamente gli ricordava il mondo interiore nel quale incontrava il vecchio zangetsu, all’improvviso si vide incapace di respirare, l’aria gli si bloccava nei polmoni, che posto era? Era ignorante, non vi era suono, non vi era possibilità di respirare, e allora che cosa stava facendo li? Che cosa lo aveva spinto in quel luogo? Che stava accadendo? Le domande alle quali credeva di poter dare risposta divennero causa di ulteriori interrogatori. Stava morendo?

‘’Ichigo, Ichigo, te l’ho detto che se muori tu, muoio pure io’’ ancora quella voce, ma da dove? e quella frase, l’aveva già sentita. Nel secondi di panico senza respiro, capì che era solo un illusione, quella voce stava giocando al gatto con il topo, in più il buio non aiutava la concretizzazione di un volto o della situazione.

''Chi sei? Dove sei?''una parte di se iniziava a comprendere la risposta, ma non ne era certo, almeno non da quando zangetsu sembrava avesse cessato di esistere.

‘’dovresti riconoscere chi ti ha salvato la pelle più di una vollta, visto che mi sei riconoscente’’ mugugno con tono sarcastico.

ichigo percepì dei passi provenire da distante, farsi più vicini, più rapidi che mai.

''che cosa vuoi da me? Dove cazzo sei?''gli urlò girando su se stesso.

‘’qui’’ affermò la voce a pochi centimetri di distanza dal volto del ragazzo. Lo riconobbe, ma non credette ai suoi occhi, come poteva essere? Se aveva perso i poteri di shinigami, che ci faceva lui li in quello che definiva il suo ‘’subconscio?’’.

‘’Non fare quella faccia sorpresa, se i tuoi poteri di shinigami esistono è solo grazie a me’’ disse ridendo come un re spavaldo ‘’zangetsu era solo la punta dell’iceberg, se questo mondo esiste, è grazie a me’’ ichigo lo guardava interrogativo ‘’ho solo deciso di prendermi una pausa’’ concluse tirandogli la testa indietro con l’indice ‘’e guarda che è successo? stai alle strette tra la vita e la morte’’ aggiunse. Il ragazzo continuava a non comprendere, era tutto così assurdo

''Che diamine stai dicendo? ho usato il saigo no getsuga tensho…''disse ichigo incazzato ''tu non dovresti più esistere''aggiunse.

 

 

’Vedi ichigo, la situazione è più complicata che con la questione di engetsu di tuo padre, ma che ne dici se rimandiamo la conversazione mio prode cavallino?’’ la sua voce rimbombava nelle orecchie di ichigo, non comprendeva e odiava essere trattato come uno stupido, era accaduto nuovamente tutto così velocemente che non riusciva a riordinare gli eventi, poteva ritornare ad essere uno shinigami? o doveva attingere forza diventando ciò che odiava? un hollow?

‘’per il momento non posso concederti di diventare shinigami, non abbiamo tempo per spiegarti cosa devi fare, se vuoi vivere, ti concedo il permesso di diventare...’’ le parole del suo alterego divennero flebili, diventare cosa? non capiva, non comprendeva, le mura di quel subconscio iniziarono a crollare, i lineamenti dell’ambiente circostante svanirono, che stava accadendo?

L’odore della pioggia sull’erba e dell’asfalto bagnato lo riportarono al mondo dei vivi, niente es, io o super io, i rumori  indistinti lo fecero trasalire scattando a sedere. La sua testa si scontrò fragorosamente contro una superficie solida di entità sconosciuta, credette di bestemmiare, i suoi occhi abituati a una pronda oscurità, si dovettero risforzare di essere vittime silenziose della luce della tempesta. Un volto prendeva forma davanti a se, lasciandolo senza parole, stava per parlare quando un suono agghiacciante lo destarono dal fare domande. 

Ishida non aveva smesso di combattere, sballottato da qui a li, da un muro a un altro, senza sosta incassava i colpi del nemico inferocito e divertito, quanto era passato? cosa voleva dire il suo alterego? Si portò una mano sul volto, una maschera.

''Riesci a farmi uscire dal corpo?''chiese guardando l’arrancar.

''Ma hai perso i tuoi poteri!''esclamò la ragazza osservando l’amico.

''Se ti vedo, vuol dire che è successo qualcosa…''rispose fermo e lucido. Non la degnò di ulteriori attenzioni, in quell’instante voleva comprendere le parole di Ogihci. Rukia, conoscendo il ragazzo, sapeva che era inutile intrattenere una discussione nel bel mezzo di una battaglia, con un Ichigo che sprigionava energia da ogni poro, bramoso di lotta, desideroso di risposte. Infilò il guanto, non sapeva nemmeno perchè lo avesse con se, puntò il palmo sul petto di Ichigo e spinse fuori la sua anima, rimanendo allibita da ciò che vide.

Ichigo rimase senza parole, quella che indossava non era la divisa di uno shinigami, ma percepiva il peso della maschera sulla testa e di due katane nelle mani. Si osservò riflesso negli occhi di Rukia, quella sensazione che gli mancava, lo fecero rivivere. Non era uno shinigami, non sapeva cosa era, ma si sentiva potente. Forse erano i poteri di vizard, come gli ex capitani del gotei, ma non aveva voglia di perdere tempo con interrogatori, aveva il potere di fermare il nemico, e per la prima volta dopo mesi si sentì vivo, come contro ulquiorra.

L’energia gli scorreva nelle vene, il suo corpo sembrava conoscere alla perfezione quella nuova forma, quei nuovi poteri, shinigami? Vizard? Hollow? che importava, era lui, e dentro se sentiva ruggire il potere assopito.

''levati di mezzo Ishida''urlò, portandosi con uno shunpo fulminio accanto al ragazzo. 

''Kurosaki?''

''Riposati, mi servi vivo per comprendere che cazzo sta succedendo''gli disse mentre osservava l’arrancar in segno di sfida. ''

Chiuse gli occhi, raccimulando tutta l’energia che poteva sprigionare, il reatsu gli scuoteva le membra, si sentiva come quando chiamava il bankai, ma era molto più intensa la situazione nella quale s’era ritrovato.  si ricordò perchè realmente gli mancassero i poteri, non per proteggere le persone amate, ma anche per lottare e distruggere. Ishida e Rukia osservarono Ichigo, che senza esitazione si fiondò sull’avversario, che attaccava con cero e pugni. Un Ichigo fulmineo evitava gli attacchi a furia di shunpo, il reatsu sembrava aumentare drasticamente ogni secondo che passava, che stava accadento? Non aveva limiti di potenza? da dove attingeva tanta energia?

L’arrancar vide fallire ogni attacco. La situazione s’era capovolta, con un Ichigo imbestialito e un ishida estrefatto e amareggiato per la forza dell’amico, dovette rassegnarsi a seguire i movimenti flashiati del rivale. Quelle che impugnava ricordavano vagamente zangetsu, ma l’uniforme, cos’era diventato?

''poniamo fine a questo scontro''disse Ichigo portandosi le katane perpendicolari al petto, chiudendo gli occhi, il suo corpo venne invetito da una luce rossa e nera, gli occhi scintillaro di energia.

''getsuga tensho!''

Non capì cos’era diventato, cosa volesse dire il suo alterego, non gli importò, si sentiva finalmente completo, anche con l’assenza del vecchio zangetsu, non importava cos’era, capì cosa voleva essere per se stesso e per gi altri.

Kurosaki Ichigo: età 17. Professione: sostituto shinigami.

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Capitolo 2
*** Returns ***


La pioggia era divenuta ormai un lontano ricordo. Nel cielo il sole lottava per splendere, schiarendo l'atmosfera. Vivace e brillante, nel fiume, l'arcobaleno si rispecchiava, resistendo per farsi ammirare, lottando per restare, agli antipodi dei rumori che man mano aumentavano in città, come svegliata da un lungo letargo, riprendendo la frenesia e la monotonia quotidiana. 

Ichigo si sedette per terra, rinfoderando le armi, supino per terra, sospirò pensieroso.

«Da quando hai questi nuovi poteri?» gli chiese Ishida, mentre Rukia, in silenzio, guardava i due discutere, divertita e malinconica, le erano mancate tutte quelle situazioni di lite e d'intesa. Un po' in subbuglio, percepiva il cuore sobbalzare ogni qualvolta che lo sguardo incrociava quello di Ichigo, credette per un flebile istante di potersi specchiare in essi per molto tempo ancora.

«Non lo so, almeno non per certo» rispose con nonchalance, posando gli occhi sulla ragazza, da quando non la vedeva? Gli sembravano passati anni, eppure era sempre la stessa. Minuta, gli occhi grandi, le labbra sottili, l'unica cosa che visibilmente notava erano i capelli. Già, li aveva fatti crescere un po', dovette ammettere che stava bene, era, a suo modo, più femminile.

Corrugando le sopracciglia, come se si fosse dimenticato di qualcuno, o meglio, di qualcosa, spremendo le meningi, venne interrotto dal richiamo di Rukia.

«Ichigo…» disse Rukia puntellando l'indice dietro le spalle dello shinigami intento a far funzionare i neuroni.

«Che succe…»stava per concludere la frase mentre si voltò di scatto. La bocca quasi sfiorò il terreno, gli occhi si spalancarono interdetti, le mani strofinarono i capelli nervosamente.

«Hai lasciato il mio corpo incustodito?» le urlò infervorito, mentre il suo volto assumeva le espressioni più assurde. La bocca contratta, gli occhi a palla, il naso storto, tutto come nei fumetti che era solito leggere. Le iridi poco più di due pallini squadravano l'ambiente e la scena. Era entrato in trance, quando era arrivata tutta quella gente? Pochi istanti prima le strade erano deserte e all'orizzonte s'udivano le sirene di un'ambulanza.

«stupida!»esclamò fissandola.

«sei te lo scemo!»ribadì Rukia corrugando le sopracciglia.

«Cos'hai detto?» le ringhiò appoggiando la fronte alla ragazza desideroso di battaglia.

''Eccoli che ricominciano…''pensò Ishida sospirando.

«Ragazzi calmate…»cercò di dire

«Zitto tu!»urlarono all'unisono i due litiganti, facendolo sbalzare a terra con uno spintone.

«Brutta befana!»

«Bakamono!»

Indispettito dalla reazione dei due contendenti per la ragione, Ishida s'avviò verso la folla, facendosi strada lentamente: chiedendo permesso, con insuccesso. Innervosito maggiormente da quella situazione sospirò, iniziando ad urtare i curiosi, riuscito ad arrivare dinnanzi al corpo dell'amico. Si sistemò gli occhiali sul naso una volta raggiunto il suo scopo. Iniziò a prendere il corpo di Ichigo a sberle sotto gli occhi attoniti della folla.

«Sb

«Svegliati idiota» urlò il quincy «muoviti Kurosaki» disse alzando il tono per portare a se l'attenzione anche di Ichigo.

«Con te faccio i conti dopo, Rukia»le disse, sorridendo. Entrò nel suo corpo. 

Momenti passati, smarriti, sembravano riprendere vita, meglio dire che era Ichigo che si sentiva finalmente completo, una sensazione che credeva smarrita, un sorriso che credeva di aver perso,tutto stava ritornando, forse influenzato dalla presenza della ragazza, forse grazie alla presenza di Ishida, ma quei pensieri sconnessi sembravano annullarsi tra gli sguardi, tra i silenziosi ''mi sei mancata''. La frustrazione si stava dileguando. Il cuore non più disperato consentirono a Ichigo di sferrare un cazzotto a Ishida che lo stava torturando, le guance gli sembravano esplodere sotto il tocco, troppi schiaffi ricevuti.

«mi fai male, idiota!»gli disse con aria accigliata.

«Kurosaki!» bisbigliò con le labbra tirate in su, e dopo il silenzio. 

Dall'altra parte della strada Rukia sorrise incrociando lo sguardo di Ichigo, e capì: gli era mancato. 

 

 

Riuniti, più affiatati che mai, bisognava decidere come procedere. Il sostituto shinigami aveva riacquistato i poteri, forse non quelli di un tempo, e un nuovo pericolo incombeva su di loro. Dovevano fermarsi a riflettere, con facce amiche e con chi, poteva aiutarli a comprendere, poiché nemmeno il caro e scaltro Ishida riusciva a venir a capo di quel dilemma, nemmeno dopo la spiegazione dell'accaduto con Oghici. Il suo alter ego non era scomparso, eppure Zangetsu non rispondeva, e i poteri sembravano svaniti per poi riottenere un mutamento in essi.

A mente lucida, l'unica persona che in quell'istante poteva essere d'aiuto era il buon vecchio Urahara Kisuke, mente contorta la sua, con poteri imprecisati ma pur sempre un'intelligenza strabiliante. 

«Visto che è tutto deciso allora…» disse Ichigo alzandosi dalla panchina sulla quale s'era riposato a sedere «Ishida, Rukia, andiamo»

Un passante guardò il giovane interrogativo, volgendo lo sguardo verso il quincy, che imbarazzato chiuse gli occhi sistemandosi gli occhiali, con un sorriso finto sul volto, come se non avesse assistito alla scena. Ichigo lo guardò perplesso.

«Fino a prova contraria sono un uomo, e qui, per loro, ci sono solo io, visto che Rukia non è nel Gigai, Kurosaki» cadde il silenzio.

«Ma si sapeva che eri una ragazza, Ishida!» gli disse dandogli un paio di pacche sulla schiena che gli fecero cadere gli occhiali.

«Kurosaki!» Scoppiarono a ridere, avviandosi verso il negozio di Kisuke.

 

Da quando aveva perso i poteri, non aveva più mantenuto rapporti con il gruppo, non era più uscito con gli amici di scuola o con i compagni di avventura, non sapeva da quando evitava Chad e Orihime, il tempo sembrava essersi sbloccato quando vide tutti sull'uscio della residenza dell'ex capitano del gotei. Tutti li, a salutare Ichigo: Jinta, Ururu, Tessai, Yoruichi, e i compagni con i quale aveva intrapreso tutti gli scontri più agguerriti.

«Kurosaki kun!»disse Urahaha prendendolo sotto braccio come un vecchio amico di bevute «oh ma ci sei anche tu Kuchichi chan»  Rukia, rispose solo con un sorriso forzato.

Seduti davanti a una tazza di the, i tre ragazzi spiegarono l'accaduto. Ichigo si soffermò sul discorso intrapreso con il suo alter ego, in quel mondo familiare, ma diverso. Tutti ascoltarono attentamente, mentre le loro menti cercarono di elaborare una teoria, Kisuke, sotto io cappello, non perdeva una singola sillaba del racconto, appuntando stranamente gli elementi insoliti in un taccuino. Fissò una linea temporale che percorreva gli ultimi sei mesi di vita di Ichigo, senza tralasciare nessuna frase, ma qualcosa gli sfuggiva. Al puzzle mancava un pezzo, e gli occhi dei presenti si spostarono verso l'uomo pensieroso in un tacito silenzio. 

La sua teoria aveva delle lacune, interrogò Ichigo sul suo apprendimento dei ''saigo no getsuga tensho'' la risposta doveva trovarsi li. Il volto del ragazzo si rabbuiò improvvisamente. Nonostante fosse nuovamente in grado di interagire con gli shinigami, nonostante non comprendesse ancora la presenza di Rukia a Karakura, iniziò a parlargli del tempo trascorso a lottare contro Zangetsu unito a Ogihici. 

Con tutte le spiegazioni necessarie, Kisuke non veniva a capo a una teoria sensata. Che cosa era accaduto? se le cose non erano collegate ai sei mesi di assenza di poteri e nemmeno all'utilizzo della tecnica finale, come mai il ragazzo aveva riottenuto i poteri? Qualcosa sfuggiva, era li, sapeva di poterla carpire, ma inutilmente, un dettaglio, un ricordo vano di Kurosaki gli sfuggiva, sotto il naso lo percepiva.

 

«Allora, hai riottenuto i poteri oggi, ma non ti sembravano i tuoi vecchi poteri di shinigami, giusto?»Ichigo annuì «e durante lo scontro con la tua zampakuto le due parti si unirono, corretto?» nuovamente la risposta fu si «se, come suppongo, Zangetsu detenesse solo una piccola parte della potenza, e il resto fosse stata affidata o rubata dalla tua parte hollow?» interrogò Kisuke. Il ragazzo non seguiva. I presenti gli diedero dello scemo.

«Kisuke, ma la tecnica finale avrebbe annullato i poteri di Ichigo come con Isshin»aggiunse Yoruichi.

«Ma la sua parte hollow ha detto ''zangetsu era solo la punta dell'iceberg''» si fermò guardandola «devo dedurre che nel tentativo di riportare alla luce i poteri di Kurosaki la prima volta, vi fu uno scambio di ruoli, e quella hollowficazione permise l'acquisizione del 70% dei poteri della zampakuto e di ichigo da parte del suo alter ego, non so se mi spiego» tutti scossero la testa, anche se il diretto interessato guardando Urahara con la testa spostata e ricurva a sinistra, annuì. Sembrava comprendere, stranamente, visto la testa ottusa dello shinigami.

«Devi ritornare a parlare con lui»concluse il capitano

Ichigo non sapeva come ritornare in quella dimensione, di solito ci entrava in momenti di pericolo, o quando aveva bisogno dei consigli del vecchio Zangetsu, e quello non era lo stesso mondo. Era diverso, come un dimensione parallela alla dimensione distorta, non era consapevole del da farsi.

urahara continuò a parlare, ma gli occhi della gran parte dei presenti si abbandonarono al sonno, un po' per noia, un po' per stanchezza. 

Lentamente Kurosaki si appoggiò alla spalla di Rukia, cedendo al sonno, da molti mesi non si addormentava così serenamente.

La ragazza sorrise felice. Con gli occhi chiusi e la bocca serrata, poteva anche apparire affascinante, senza quello sguardo serio e accigliato. Lo lasciò riposare, per concentrarsi su un discorso più importante.

 

«Ci hai portato ciò che ti abbiamo chiesto?»chiese yoruichi

«Si, questi sono i rapporti dell'hueco mundo» disse Rukia porgendo dei documenti alla donna.

«Una nuova specie? Che sta scucedendo laggiù?» chiese preoccupata.

«tocca a noi scoprirlo Kuchiki chan».

 

Una nuova minaccia incombeva sulle spalle dei ragazzi, dei poteri misteriosi andavano analizzati e compresi, quelle che ichigo impugnava erano parte dell'essenza di zangetsu? O tutto era una mera illusione? Perché Rukia era li? Che stava succedendo nell'hueco mundo governato da Hallibel?

La matassa sembrava sempre più ingarbugliata, ma Rukia, capì che con l'aiuto dei suoi amici, e con accanto Ichigo, sarebbero risaliti alla soluzione.

 

«Kuchiki san.. questo è il tuo Gigai e qui c'è un'altra cosa che dovresti tenere, magari non svegliarla adesso» le disse con un sorriso, porgendole un peluche. Chiese a Tessai di trasferire gli ospiti addormentati nella camera da letto, tutti tranne uno. 

«Grazie»gli disse, Urahara sparì così com'era arrivato. 

 

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Non so se si sta capendo, per chi sta leggendo, se qualcosa non fosse chiara basta dirlo, che provvederò a sgarbugliare la matassa. (Notato che mi piace la pioggia? XD)

Diciamo che il racconto in terza persona non è il mio forte, volevo solo cimentarmi in questa prova ardua, inusuale per me!

Bella ragazzi, al prossimo capitolo. 

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Capitolo 3
*** a silent silence ***


Rukia camminava lentamente, le sue esili gambe non riuscivano a tenere il passo di Ichigo, da dietro, in totale silenzio lo osservava, la sua testa vagava tra mille pensieri, ricordi lontani. Con le mani conserte ascoltava i passi leggeri, il fruscio del vento tra gli alberi, cercando di non perdersi. 

Guardava Ichigo che un momento aveva la mano in tasca, in un secondo attimo si grattava la testa, mentre con la sinistra teneva la cartella dietro la schiena. Non era cambiato, il suo carattere impulsivo e irruente era sempre lo stesso, e il loro rapporto? Non lo sapeva. Per quanto si fosse sforzata in decine e decine di anni di non affezionarsi a nessuno, quel rozzo ragazzo, in qualche modo aveva permesso a loro due di instaurare un legame di intesa sorda, di parole lette tra gli sguardi. Il silenzio però non accennava a rompersi, camminavano sulla strada per raggiungere il negozio di Kisuke, vie percorse tante volte da poterle intraprendere anche ad occhi chiusi.

«Senti Rukia»disse all'improvviso Ichigo spezzando il silenzio. 

«Umhp»rispose

«Non mi hai ancora detto che ci facevi qui quel giorno»

«Dovevo fare un rapporto per il sereitei»

«Sarà» disse fermandosi all'improvviso, Rukia gli andò addosso.

«Però non mi convince, non possono essere tutte coincidenze»la guardava serio, quasi a voler leggerne la mente.

«Non mi è concesso dirtelo» si scusò Rukia «conoscendoti, agiresti solo secondo l'impulso,e vogliono evitare intoppi»

«Il vecchio Yamamoto te l'ha detto?» chiese con voce infastidita, riprendendo a camminare.

«In realtà è stato Kisuke» 

«Quel vecchio zoccoli e cappello, sempre lui, non è la prima volta che mi impedisce di fare le cose» la sua voce era poco più che un sibilo quasi impercettibile da udire, sembrava volerlo dire a se stesso che a lei. Continuarono a camminare, la distanza tra i due si ridusse, finendo a procedere fianco a fianco.

«credevo ti fidassi» 

«non dipende da me»ribadì la ragazza.

«Da quando sei diventata vicecapitano, sei diventata più insopportabile e misteriosa di prima»le disse infastidito. 

«Cos'hai detto?» gli urlò Rukia con voce tagliente e stridula.

«La verità» 

«Ti ammazzo» 

«Non puoi, visto che il tuo lavoro è proteggere gli essere umani»

«Tu non sei un uomo, sei un cretino, ti confonderesti perfettamente con le scimmie, quindi sei un eccezione» gli disse con un ghigno malefico e provocatorio.

«Ripetilo se ne hai il coraggio» 

«Scimmia!» gli ribadì iniziando a correre per sfuggire alla rabbia di Ichigo, che inseguendola senza ragionare, finì per urtare una persona. Subito si scusò, raccogliendo la cartella caduta, mentre Rukia, davanti a lui, rideva soddisfatta, bisbigliando ''Scimmia''. 

Si ripromise di ammazzarla non appena ne avesse avuto l'occasione. Una ragazza silenziosa, piena di se, e malefica come lei non ne aveva incontrate. Un corpo piccolo e all'apparenza esile, celavano il male fatto a persona. Con lo sguardo soddisfatto gli fece una linguaccia, riprendendo a camminare con destinazione l'emporio di Urahara. 

''vecchia megera!'' pensò lui ricomponendosi. In conclusione, lei aveva vinto. Non gli aveva detto il motivo della sua presenza a Karakura, dopo che le era stato imposto di non poter aver più contatti con lui. Non era riuscito a strangolarla prima dell'arrivo al negozio. 

''Piccola e dispettosa come una bambina''

 

Intravide Yoruichi, che appoggiata sullo stipite della porta, l'osservava incuriosita.

«Sembra che tu abbia appena visto un fantasma» gli disse con il sorriso in faccia.

«Yoruichi sei nuda!» urlò Ichigo coprendosi gli occhi con la mano, imbarazzato, per non osservare quel corpo formoso, e aggraziato totalmente svestito, l'opposto di Rukia.

«La forza dell'abitudine» sogghignò «e poi non è la prima volta per noi, Ichigo kun» gli disse alzandogli il mento con un dito con uno sguardo malizioso.

«Vestiti!» le ordinò.

Rukia alle spalle dei due, diventò rossa in volto, le mani si strinsero, i denti si chiusero in una morsa, voltandosi di scatto, andando a sedersi.

«Cosa ti prende?» le chiese preoccupato.

«Nulla» bofonchiò guardando le mani serrarsi sugli indumenti.

«Stai male?» insisté 

«Ti ho detto che sto bene» il tono aumentò.

«Sempre la solita riservata, beh, non insisto» si mise seduto.

«Il programma di oggi è un bell'allenamento per Ichigo» interruppe il diverbio Yoruichi.

«Cosa? Credevo dovessimo parlare con Urahara!»

«E' partito con Tessai, non sappiamo quando tornerà, fino ad allora, sarai mio sottoposto»

«Non ci penso nemmeno, di qualcosa pure tu, Rukia»

«Annientalo!» le disse, alzandosi, cambiò stanza. 

«Maledette! Me la pagherete!» l'aiuto cercato, lo ripose nella persona sbagliata, una ragazzina testarda e viziata, due caratteri opposti, dopo tutto, doveva ancora capire come ragionava quella minuscola bambina. 

«Bene, allora metti questi inibitori appena esci dal tuo corpo» disse appoggiando dei braccialetti sul pavimento

«Cosa sono?»

«Lo scoprirai presto»

Ichigo, curioso ma allo stesso tempo incerto, accettò quella sfida. 

«Tieni, questa è tua» ingerì la pillola, e si ritrovò fuori dal suo involucro terreno che scattò in piedi.

«uwooow!»sentì una voce stridula e stupida, una voce infantile, un ragazzino pronto a far feste, vivace, solare, divertito.

«Kon?» interrogò il ragazzo

«Ichigo!» si era lui, e si avviò verso lo shinigami a tutta velocità

«Stammi lontano! yoruichi questa me la paghi» urlò a se stesso. A quante vendette era arrivato in pochi minuti? 

«Da quanto tempo! perché mi hai abbandonato stupido?» gli chiese in lacrime, cercando di abbracciarlo, come un cucciolo fedele, nonostante si sopportassero appena.

«Modera i termini, pulce» ringhiò alzando la mano stretta in un pugno

«Non credo che colpiresti il tuo corpo» gli rimproverò Kon. Ichigo si fermò.

«brutto piccoletto, appena ritorni ad essere un peluche, me la paghi» disse mettendosi gli inibitori in vita, nei polsi e nelle caviglie. Il suo corpo cadde a terra, incapace di muovere un muscolo, impedendogli quasi da respirare.

«yoruichi, ti uccido!» riuscì ad urlare, richiamando l'attenzione di Rukia.

Kon, non resistette alla vista della ragazza, quasi un miraggio, e con le guance rosse si lanciò ad abbracciarla.

«oneechan!!» quella corsa, si arrestò con un calcio in faccia.

«Rukia è il mio corpo quello!» protestò Ichigo diventato paonazzo, a bocca aperta.

«Yoruichi ti aspetta, bakamono!» l'aria era diventata pesante, l'astio si era insinuato tra lui e lei, e Kon, osservava interdetto la scena. Non capiva cosa fosse successo, e se realmente le avesse fatto qualche torto, il silenzio era padrone dell'atmosfera, si evitavano, gli sguardi non si incrociavano: lei lo guardava infastidita, come ad osservare una zanzara in attesa di pungerti, ecco come vedeva Ichigo in quell'istante, un insetto, piccolo ed insignificante, inutile. 

 

«Cos'hai fatto a oneechan?»gli chiese mettendosi seduto a gambe incrociate

«Nulla» rispose Ichigo cercando di alzarsi

«Non si direbbe, l'hai offesa di sicuro»

«Ti ho detto che non le ho fatto niente, stupido»

«Bah, è strana»

«Stiamo parlando di una bambina viziata ti ricordo»

«faresti meglio ad abbassare il tono, guarda che ti…» Kon non fece in tempo a compiere la frase, che Ichigo fu impalato al muro. «che ti sente» concluse abbassando lo sguardo rassegnato.

«Muoviti!» gli ordinò, infervorita.

 

Rukia, era un turbinio di emozioni, non riusciva a controllare le sue azioni. Ogni singola frase pronunciata da quell'imbecille la faceva innervosire, il cuore scoppiava nel petto, odiava quel Gigai, sembrava intensificare tutte le emozioni e sensazioni. Non riusciva a frenare l'impulso di strozzare Ichigo, non riusciva a guardarlo negli occhi, non sarebbe riuscita a sostenerlo senza sferrargli un calcio. 

Senza degnarlo di una parola, scese nella più totale solitudine nella stanza dove, già una volta s'erano allenati. In silenzio, si appoggiò alla parete, lontana da tutti, isolata, per difendersi da occhi curiosi e interrogativi. Lontano da lui, da Kon, da Yoruichi. Voleva capire che le stesse accadendo. Il suo corpo agiva impulsivamente. Si odiò, era lui il problema, era lui l'idiota che la prendeva in giro, non era lei permalosa, erano quelle le vere ragioni del suo risentimento? Sentì le guance imporporire, gli occhi saettare da una parte all'altra della stanza, rimanendo muta, ascoltando i discorsi del trio, mantenendosi a debita distanza. Alla vista di un Ichigo impacciato e sofferente, abbasso' lo sguardo, doveva uscire da quel Gigai.

''deve essere difettoso'' pensò abbandonandolo. Le cose rimasero invariate, il calore che ardeva nel corpo artificiale rimaneva, l'animo sobbalzava ogni qualvolta che lo sguardo incrociava gli occhi di Ichigo, e il desiderio di pestarlo era intensificato. La testa le sembrò esplodere, era solo un'anima, non capiva quelle sensazioni, che stava succedendo?

 

Rimase ferma, tutto il tempo, ad osservare Yoruichi e il giovane scontrarsi in velocità, lui, arrivava sempre ultimo. Voleva levarsi quegli inibitori, ma più lo desiderava, più il peso sembrava aumentare. 

Rukia sospirò.

«Scemo…» sibilò rassegnata, guardando l'allenamento tutto il pomeriggio, senza che nessuno la cercasse, senza che nessuno capisse che le prendesse.

 

«ichigo, va a parlare con Rukia» gli disse la donna, fissando lo sguardo perso nel vuoto della giovane shinigami

«Nemmeno da morto, adesso mi levi questi cosi?» gli disse allungando le mani

«Torna nel tuo corpo, io non posso levarli, devi essere te a romperli»

«Ma non si spezzano»

«Perché sei debole»

«Ti…»

«Parla a Rukia, ti ripeto» lo interruppe. 

«No, non ci penso proprio a chiedere scusa»

«Uomini, sempre i soliti idioti» Ichigo la guardò interrogativa. «Ci vediamo domani» concluse dileguandosi, lasciandolo con nuovi interrogativi.

«Maledetta» esclamò cercando di togliersi quei pesi. Le braccia sembrarono staccarsi dal corpo, rinunciò, e a fatica, fece uscire Kon. Sospirò finalmente libero, anche se percepiva uno strano formicolio nella vita. Cerco' di non pensarci avvicinandosi alla ragazza taciturna e solitaria.

«Yo» lei rimase in silenzio, non degnandolo di un sospiro. 

«Sputa il rospo» le disse. In risposta, si alzò avviandosi all'uscita. Ichigo rimase perplesso, incapace di fermarla, incapace di parlarle e di capirla. Che l'era preso tutto in un colpo?

Cercò di raggiungerla, ma s'era accomodata in bagno. Sentiva lo scrosciare dell'acqua, per quel giorno, sarebbe rimasta li. Perché non l'aveva fermata? Non avevano litigato, si erano sempre comportati in quel modo. Non realizzò e non capì.

«Andiamo Kon» disse 

«e Rukia?»

«Non è un problema mio» gli disse infastidito. Le sopracciglia di corrugarono, l'espressione accigliata ritornò a prendere posto sul suo volto.

«Stupido» lo rimproverò

«Sta zitto!» gli urlò lanciandolo contro il muro. Andandosene in silenzio, consapevole che sarebbe tornato a casa Kurosaki da solo. Trascorrendo una notte d'inferno tra spasmi doloranti e sospiri incompresi. 

 

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un capitolo quasi tutto dialogativi. Ichigo capirà Rukia, riuscirà a liberarsi di quegli inibitori? Yoruichi sta manipolando il gioco? Dov'è Kisuke?

Tutte le risposte verranno date nel quarto capitolo. :9

bella ragazzi!

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Capitolo 4
*** paralize ***


Desideri, misteri e domande, ma cosa stava accadendo a Ichigo? Le sue sensazioni e i pensieri che gli stavano scrutando l'animo, li, su quel letto, dove impassibile percepiva gli eventi, incapace di muovere il corpo o di proferìr parola. A lui, adesso, l'ardua sentenza.

''Che scocciatura'' cerca e ricerca di alzarsi ''il corpo non reagisce, dannate gambe, i tendini tirano, sembra quasi che i muscoli si lacerano'' Sospiro '' Sono stanco di stare sdraiato''.

''Maledetto Zangetsu'' all'inizio  non era successo nulla, ma ecco cosa aveva fatto colpendomi. Mi ha paralizzato. Lentamente, nei giorni le energie sono diminuite ed eccomi ora. A fatica questa mano si solleva,, qui, alla vista dei miei occhi. penso a cosa fare, ci provo almeno, vorrei togliere queste lenzuola e balzare via, se non fosse per quel seccatore di mio padre, ma che dico, lui colpa non ne ha. Che seccatura. 

Corpo reagisci, agisci in qualche modo. Maledetta testa. A stento. l'unico senso disponibile è l'udito. Percepisco velocemente i suoni. Sembra quasi che si stia intensificando progressivamente in questi giorni di immobilità. Canarini o pettirossi? all'orizzonte cinguettano, non so che razza sia, ma il canto è leggero, e dal vento trasportato fino a qui, almeno mi intrattengono, meglio che i reality che si guarda quel depravato di mio padre. Il canto degli uccelli, si unisce con il vento che fruscia tra queste dannate foglie.

''papà dovresti sfoltirle''

Un motorino sta rompendo con quel clacson, se non la pianta, lo uccido, beh, metaforicamente parlando, considerando che sono bloccato a letto. Collo, puoi spostarti? Voglio vedere fuori. Inutile, la mente è scollegata dal corpo, nessuna reazione. 

Sbuffo, sospiro, corrugo le sopracciglia, beh, almeno questa azioni mi riescono bene anche da totale paralisi. i muscoli oppongono resistenza, sento fitte in tutto il corpo, stringo i denti, eccolo, finalmente! Un lieve movimento. Il cielo, azzurro, percorso all'orizzonte da qualche nuvola, che sia in arrivo un temporale? Resiste, abbracciato dal calore del sole, azzurro, nel suo possibile in questa città disgraziata. 

''karin, voglio vedere inchini'' piccola yuzu, mi dispiace, non ti preoccupare, anche se non riesco a far nulla, non sto poi così male. Urla, ancora, è fuori quella porta, un leggero blocco per vederci, mi chiedo perché non la lascino entrare. Urla ancora, quasi sembra che stia facendo a pugni con la sorella. Dei passi, svelti, veloci, pesanti, no, prepotenti ma leggiadri. Un attimo. Cos'è tutto questo silenzio? Per favore, continuate a parlare. La maniglia cigola, chi è? Perché ho deciso di spostare lo sguardo fuori dalla finestra? Lasciatemi stare finché non riprendo le energie.

''Ichigo!'' ecco, la porta contro il muro, aprirla con delicatezza è chiedere troppo in questa casa, e questa voce stridula…

''uhm'' è tutto ciò che mi esce dalle labbra.

''ti muovi?'' che tono fastidioso. Vorrei urlarle a mia volta, dirle che non è una mia scelta, che il corpo nada, zero, è per il momento senza energie, e quando le recupero le perdo subito, ma le labbra stanno serrate. Il collo non si muove, non posso nemmeno guardarla in faccia con sguardo di sfida, che rottura.

Sento le sue piccole mani fredde sui miei polsi, il suo corpo è appoggiato sul letto, lo percepisco sopra al mio. Sta tirando, i miei muscoli, fermati che mi ammazzi! Inutile, pensieri che rimangono intrappolati nella testa. 

Smettila, stupida! La schiena si solleva dal cuscino, basta, fa male! Cerco di fare una smorfia con le labbra per intimarla ad arrendersi, inutile, cerca ancora di sollevarmi, quel corpo esile, quegli occhi scuri e grandi.

Rukia, smettila.

Il corpo cede, la presa si allenta, vorrei urlare, il grido si blocca in gola. Apritevi occhi, fatemi vedere che sono ancora vivo. 

Un fresco tiepido invade la mia guancia. Gli occhi si aprono, il naso freddo sfiora quello di Rukia, emana un flaccido tepore, non siamo mai stati così vicini.

Spostati, per favore, levati da sopra di me. Mi sento a disagio. Lei resta ferma, è ancora tanto vicina. Mi sta fissando, i nostri sguardi si stanno interrogando, che sta succedendo? Rukia, per favore. Per favore? Da quando chiedo le cose con gentilezza a lei? Piccola peste. Una ciocca le ricade davanti a un occhio. Sguardo interrogativo e perplesso. Emana incertezza e mistero. Rukia, dannazione! 

Non mi ero mai accorto di quanto piccola fosse, le labbra sottili e rosee, quel naso filiforme, perfetto nel suo volto, il suo profumo, da quando? Sta curando di più il suo gigai, e brava peste. Quanti minuti sono trascorsi? Dieci? Il tempo non può essersi fermato. Lei è ferma, ancora, bloccata su di me. Perché non ti levi? Perché noto uno sguardo malinconico? Triste? Rukia, che sta succedendo? Che è successo?

''Alzati, Ichigo…'' il silenzio si è spezzato, si scosta da me. Ma cos'era quel tono incerto? La voce tremante. Rukia, guardami negli occhi, fammi capire. Si gira, mi da le spalle. Non la capisco. Riprova a sollevarmi, le membra fanno meno male, il corpo è invaso da un flebile calore, sembra quasi che stia cercando di aiutarla. Ordino alla testa di assecondare quella manovra, ecco, ora sono con la schiena attaccata al muro, è pur sempre un progresso no?

''Ti ho portato qualcuno che potrebbe aiutarti…'' la voce non è più incerta, è quasi arrabbiata. Cerco il suo sguardo, ma lei si sposta, va verso la porta. Intravedo una sagoma, quei capelli, quegli occhi…

''Inoue…''

''Kurosaki kun'' che fastidi, perché nessuno mi guarda negli occhi oggi? Non sono mica appestato.

''Vsto che Zangetsu sembra ti abbia lacerato una parte celebrale, non che ci fosse molto…'' appunti da prendere, ammazzare Rukia '' l'unica che ti possa dare una mano è lei, ora sta fermo'' si, affermativo, la mia agenda si estende, ammazzare due volte Rukia. Non è la prima volta che inoue mi guarisce, so perfettamente cosa devo fare. ecco, il calore di quell'azione tanto conosciuta. Mi giro, cerco Rukia, si è messa a sedere nella sedia. Un attimo, ho spostato il collo! Agenda, portare a cena Inoue. Rukia zero, Inoue uno. I minuti passato, e inizio a muovere le dita, che bella sensazione.

''Grazie'' mugugno, mi devo riabituare a parlare, non vorrei sembrare tutto sconnesso.

''Adesso muoviti, dobbiamo andare alla soul society con Yoruichi e Kisuke''

''Perché?'' sto urlando. Sono sconnesso. 

''Non urlare'' sta urlando

''No, sei tu che urli'' stiamo urlando. Eccola, Rukia si è piazzata tra me e Inoue. Che cosa le sta accadendo a sta peste? Il suo volto è diventato rosso. Non come prima, perché è arrabbiata con me? Che cosa ho fatto?

''Inoue, puoi lasciarci soli?'' mi sto riabituando a parlare, per fortuna. Ha annuito. Grazie mille. La porta si chiude. Cerco il polso di Rukia, la traggo a me, il silenzio. Il rossore. 

''Parla…'' le intimo. Sta zitta. Cerca di divincolarsi, la faccio sedere al capezzale.

Mi guarda, c'è imbarazzo tra noi, perchè?

''Non ho nulla da dire, dobbiamo semplicemente andare'' bugia…

''Non è vero', hai qualcosa''

''Non ho nulla Ichigo!'' urla. Sospiro. La traggo a me, l'abbraccio. Sento qualcosa nel petto, pulsa forte, fa quasi male. Un calore invade le membra, sollevo la testa, guardo il soffitto. Rukia…

''Andremo… prima però vorrei capire che sta succedendo tra noi''

''Nulla…'' la voce va scemando ''Ichigo…''

La guardo, il volto è strano, lo sguardo è incerto, sospiro, non capisco, annuisco.

''Va bene Rukia…''

''E' tutto ok Ichigo…''

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Capitolo 5
*** the hidden past ***


Salve a tutti. Ops, è passato un bel po' di tempo, ma ho avuto da fare, tra problemi sentimentali, studio e
cambio linea adsl, mi scuso per chiunque stesse leggendo la storia, ma veramente, non c'è stata tregua.
Detto ciò, ho deciso di non perdere ulteriore tempo, ho la bozza del capitolo, quindi, ve la propongo.
Spero vi piaccia. ^^
Naikes

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La discussione, gli occhi di Rukia incerti, lo accompagnavano nell'oscuro cielo che battaglia prometteva.
I pensieri vagavano nella mente turbandogli l'animo. Non capiva, o forse non voleva capire. 
Il corpo si muoveva per inerzia al seguito di Urahara, davanti agli amici ammutoliti alla vista dell'Ichigo che
si prostraza dinnanzi a loro, ma non potevano permettersi una sosta, la destinazione ormai certa era la Soul
Socity. Gli animi confusi attender dovevano e allo scorrere degli eventi incontro andare.
''Kurosaki, Rukia non viene con noi?'' disse Ishida, spezzando il surreale silenzio.
''E' gia partita'' rispose sbuffando, manifestando tutta la sua inquietudine. 
''Siamo arrivati'' annunciò improvvisamente Urahara, interrompendo una discussione pericolosa. 
Dinnanzi a loro si presentava una Soul socity deserta, dov'erano tutti? 
''Eccovi'' disse Soifon annunciandosi con voce di chi, fosse li, solo per cortesia. 
''Yo Soifon'' rispose Ichigo, con lo sguardo rivolto verso il pavimento.
''Per te, capitano''
''Suvvia Soifon'' una voce femminile interruppe una lite in procinto di sfociare. Una voce comparsa
dal nulla, come solo una persona riusciva a fare. 
''Yoruichi! Da dove spunti fuori?'' urlò Ichigo, paonazzo in volto, trasalendo.
''Dalla borsa di kisuke, non mi piace viaggiare''
''Yoruichi, sei nuda ancora!'' sbraitò Ichigo, mentre i volti dei giovani, imporporirono.
''La forza dell'abitudine'' rispose avvicinandosi al capitano della seconda divisione, cui volto, imbarazzo
traperlar faceva.
''come se non ti fosse gradito, ne Soifon?'' Le prese il mento tra le dita, tra gli sguardi increduli dei presenti.
I loro occhi si fissarono per infiniti attimi, incandescenti divennero i respiri.
''Cosa ti aspettavi?'' soifon sospiro, yoruichi sorrise. 
''Yoruichi!'' urlò Ichigo, unico a parlare dopo quella scenetta. 
''Tu sta zitto, dobbiamo andare dal capitano della dodicesima divisione, ha delle informazioni per noi''

Il gruppo entrò nella sala ricerche, facendo cessare il silenzio. Kurotshuchi Mayuri li osservava interrogativo.
Quali misteri nascondeva dietro quello sguardo da folle pazzo? Girava attorno a Ishida e Ichigo, senza proferi-
re parola. Il disagio piombò sui di essi. Si fissavano a vicenda, nessuno azzardava a spezzare quell'esaminazione.
Attenti a qualunque dettaglio potesse trapelare dalle sue azioni. Si potevano udire i respiri preoccupati di Ichigo
e Ishida, i passi, lenti ma decisi di Mayuri, e l'estenuante attesa di Yoruichi, che sembrava sul punto di perdere la
poca risolutezza che aveva a disposione. Al di fuori, tutti i suoni erano isolati. ichigo percepiva solo il suono
sordo del suo deglutire.
''Kurosaki, sapevi di essere figlio di un Quincy?'' gli chiese, fermandosi davanti ad esso. I due si guardarono negli
occhi. Ichigo sentì le proprie forze mancare.  Sperò che fosse tutto un mero scherzo, che l'intero Gotei 13 si fosse
accordato per farlo sprofondare temporaneamente nell'incertezza della sua identità. Sapeva di suo padre, e sua
madre...No, non poteva essere, non per Ichigo, era solo un'assurdità.
La stanza, improvvisamente parve diventar gelida, udir rumori impossibile. Nei volti dei presenti comparve lo stupore
tranne in quello dell'interessato. Si sentiva come se gli avessero tolto la terra sotto i piedi, precipitando in caduda
libera nell'abisso dell'infinito turbamento. Stava accadendo tutto troppo velocemente e comprese, non era uno 
scherzo. 
'Di cosa stai parlando?'' chiese Ishida, spezzando l'insana follia.
''Vedete, abbiamo scoperto, che la madre di Kurosaki altro non era che una Quincy. Quindi abbiamo dedotto che lui
come te, possiede i poteri dei Quincy, motivo per cui, ha potuto riottenere i poteri di Shinigami'' concluse con risolutez-
za. Alzò il volto di Ichigo, osservandolo incuriosito, come se fosse una cavia da laboratorio per i suoi assurdi esperimenti.
''Assurdo, se mia madre fosse stata veramente una quincy, non si sarebbe fatta ammazzare'' urlò infervorito
''Per questo abbiamo analizzato più volte e più volte la morte di tua madre, per avere certezze e alla fine, le abbiamo trova-
te. Per salvare te, che eri caduto in acqua, perse il suo Reishi Heiso, e suppongo che tu riesca a dedurre il seguito.''
''Inoltre abbiamo scoperto...'' Ichigo non gli fece concludere la frase. Saettò fuori da quella stanza dove si sentiva mancare,
analizzato da un folle pazzo, dove tutte le energie sembravano prosciugarsi. Corse via, pregando alle sue gambe di non
cedere ed al suo cuore di lottare. Correva, smarrito infuriato con se stesso. Tutto aveva perso senso. Tutte le sue certezze
scomparse. Un padre che mai lo aveva rimproverato per quella morte, una madre che lo aveva salvato, si sentì un fallito, ne sentiva la
certezza. Con lo sguardo chino al suolo, le mani appoggiate sulle ginocchia, liberò un girdo di dolore, di disperazione, liberan-
do tutto il reatsu che riusciva a evocare. Il grido dalla gola, placar l'anima non voleva, il corpo privato dell'energie divenne,
cadendo a terra, esausto. Che stava succedendo?


*************

spero che questo mini capitolo, non sia troppo noioso per voi che leggete, so che è tanto dialogato, ma, diciamo che sono
in un punto un po' particolare. Chiedo venia. Al prossimo capitolo, speriamo non troppo in la con il tempo.
 

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