Un pessimo esperimento

di Dian87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- l'esperimento ***
Capitolo 2: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- l'esperimento ***


CAPITOLO 1- L’ESPERIMENTO

Trieste, febbraio 2004, liceo scientifico "G. Oberdan", secondo piano, aula della III D.

DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!

- Quanto?- chiese la giovane alla ragazza che stava appoggiata al muro.

- Quattro minuti e quaranta secondi, rispose la giovane.- Fa sempre più tardi.-

La giovane mise le sue cose in zaino, mentre circa tre quinti della classe usciva lei e gli altri otto che erano della sperimentazione di scienze dovevano rimanere un’ora in più per fare la sperimentazione di scienze. I nove presero le loro cose e si spostarono in microscopia, nello stesso piano della loro aula, e i loro nomi erano Marco, Valentina, Nicole, Matteo, Giulia, Clara, Alice, Giacomo e Giovanni. Come sempre, Marco e Nicole presero i due microscopi nuovi, mentre gli altri dovevano accontentarsi di quelli più vecchi.

- Ehi, Marxilli, come va con il tuo microscopio mononucleare?- chiese Giacomo e Nicole sorrise, non riuscendo a non avere un’espressione come avrebbe voluto.

Marxilli era il soprannome di Matteo e derivava sia dal suo cognome sia da un fumetto che Giacomo faceva sul compagno, grande fan del sindaco Di Piazza (N.d.Yc: per me è un incompetente >.<). Anche Marco rise della battuta, questa derivata da una gaffe mai dimenticata dello stesso fan quando erano in prima, anche se Marco non l’aveva mai potuta sentire perché era un ripetente. La professoressa di scienze entrò per posare i suoi libri su un tavolo e si fece un po’ di spazio tra i giubbotti, buttati lì alla bell’e meglio.

- Quale vetrino faremo oggi?- chiese Vale.

- Nessun vetrino, oggi, faremo un esperimento.- rispose la professoressa.

Nicole osservò le reazioni degli altri e notò che tutti erano preoccupati: la professoressa non aveva una memoria propriamente ferrea. Alice pensò che era meglio fare un bell’esperimento che fare un altro dei noiosissimi disegni di quegli stupidi vetrini e Clara era d’accordo con lei. La professoressa prese qualche fiala e cominciò a dire mozziconi di parole senza senso, nemmeno per l’orecchio allenato di Nicole, abituato ad avere a che fare con linguaggi stranieri. Una nuvola di fumo violaceo si alzò dal contenitore di vetro che si trovava sul tavolo al centro dell’aula, dopo ci fu un’esplosione e tutti e dieci non videro più nulla.

 

- Siamo sicuri che stiamo andando giusti?- chiese un hanyou all’umana che spingeva una bicicletta.

- Sì, sento perfettamente la presenza di un frammento della Shikon no Tama.- rispose la ragazza, esasperata.

- Io ho ancora sonno!- sbadigliò un piccolo kitsune-youkai, che si trovava nel cestino della bicicletta.

- Potevi fare a meno di guardare le stelle, questa…- l’hanyou si bloccò subito, sentendo dieci odori differenti.- Cosa?-

Il gruppetto, composto dall’hanyou, dal piccolo kitsune-youkai, dalla ragazza che spingeva una bicicletta, da una cacciatrice di youkai e da un houshi pervertito, si diresse verso la pista che l’hanyou percepiva e vide nove giovani e una donna adulta a terra.

- SONO ANCORA VIVI!- esclamò la ragazza, dopo aver lasciata, appoggiata ad un albero, la bicicletta con il piccolo kitsune-youkai all’interno e aver controllato i battiti cardiaci dei dieci.

Nicole si mise seduta, tenendo ancora gli occhi chiusi, e li aprì, ma ciò che vide fu solo una luce bianca accecante e richiuse gli occhi.

- Be’, pensavo che l’altro mondo fosse un po’ più interessante.- commentò, amareggiata, in italiano.

- Ehilà, are you ok?- le chiese l’altra ragazza, in inglese.

- What? Not very good, miss.- rispose l’altra nella medesima lingua.- May I know who are you and where I and my friends are?-

- My name’s Kagome and you’re in Japan, in the period in that Japan was full of internal wars. Who are you and why you’re here?-

- My name’s Nicole and they’re my pals and my teacher. Why are we here? I’m sorry, but I don’t know this. If we’re lucky my teacher can tell us the reason for that we’re here. Damn, my eyes…-

- Kagome, che sta dicendo?- le chiese l’hanyou.

- Che il suo nome è Nicole e che loro sono i suoi compagni e la sua insegnante, ma non sa perché si trovano qui, ma ha qualcosa agli occhi.-

Gli altri si svegliarono, ma non ebbero problemi come Nicole, la ragazza che era stata lontana dagli altri nel momento dell’esplosione.

- Chi siete?- chiese la professoressa in un perfetto giapponese.

- Mi chiamo Kagome e loro sono i miei amici. Cosa vi è successo?-

- Oh, nulla, ho solo messo del tungsteno al posto dell’acetone.- rispose la professoressa, come se niente fosse.

- Solo per questo?!- esclamarono gli altri, in giapponese.

- Ehi, why am I the only one that can’t speak in Japanese? Teacher? Uffa, what have my eyes? Why can’t I see?-

Ma, nel frattempo, tutti si erano allontanati, chiacchierando e lasciando la ragazza sola al suo destino.

- Ehi, where are you? Teacher? Boys? Girls? Is anybody here?- chiese ancora la ragazza, rialzandosi, ma non ottenne alcuna risposta e tentò di fare un passo, ma cadde dritta a terra, inciampando su una radice.

 

- Mi sembra che ci siamo dimenticati qualcosa.- pensò Valentina a voce alta.

- E cosa?- chiese Giulia.

- Non lo so, ma mi pare che fosse qualcosa d’importante.-

- Vedrai che ti tornerà in mente, ora il nostro unico problema è tornare in patria.- rispose Alice, alzando le spalle.

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Capitolo 2
*** EPILOGO ***


EPILOGO

I ragazzi e la professoressa tornarono grazie all’aiuto di Kagome e degli altri nel loro periodo, ma mancava ancora Nicole, la giovane che era diventata cieca a causa di quello sfortunato esperimento e che poteva parlare solo due lingue, italiano e inglese, non poteva pronunciare nessuna parola nemmeno in tedesco, lingua che conosceva dalle medie, era come se il suo cervello avesse un blocco in certe aree del cervello adibite al linguaggio e alla vista. In tutto il suo cieco vagabondare non aveva avuto la fortuna di arrivare in un villaggio né di cadere da un burrone, l’unica cosa che aveva incontrato erano solo dei ruscelli presso i quali beveva e l’acqua era il suo unico sostentamento. Lo stomaco si era ristretto, tanto da non permetterle di sentire i morsi della fame, ma non tanto da non ospitare le ingenti quantitì di acqua che beveva per mantenersi in vita.

 

- Inu Yasha, non erano dieci quando abbiamo incontrato quegli italiani?- chiese Kagome, una sera.

- Sì, e allora?- rispose, come scocciato, l’hanyou.

- Ne abbiamo portati nove al pozzo mangia-ossa, ce n’è ancora uno in questo periodo.-

- Pensi che sia quella che parlava in inglese?-

- Sì, quella che non poteva nemmeno vedere.-

- A quest’ora sarà morta per la fame o l’avrà uccisa qualche spettro.-

 

La giovane italiana cadde a terra per la stanchezza e lì rimase finché qualcuno, impietosito, non la raccolse, sentendo che c’era ancora vita in lei, e la portò in un tempietto, medicandola.

 

- Anche Shippo è scomparso.- disse Kagome.

- Sarà andato a giocare da qualche parte.- ribatté Inu Yasha.

- Sì, è ancora piccolo.- tentò di convincersi Kagome.

 

La ragazza si riprese e si mise seduta, timorosa di aprire gli occhi e vedere di nuovo l’accecante luce bianca.

- Apri pure gli occhi, ragazza.- le disse, gentilmente, una voce.

Nicole capì ciò che la voce le aveva detto e aprì gli occhi, vedendo un’immagine sfuocata di ciò che le stava intorno: sempre meglio che niente. Vide la sacerdotessa che l’aveva salvata e curata. La conosceva, anche se non di persona, la conosceva per fama. Spesso le voci del bosco che Nicole aveva imparato a distinguere parlavano di lei: Kikyo, la sacerdotessa sfortunata che era tornata in vita dopo una morte di cinquanta anni.

- Vi ringrazio.- disse Nicole, in un corretto giapponese, stupendosi di riuscire a parlarlo.

- Non c’è bisogno di ringraziarmi, io non ho fatto altro che guidare la tua anima nella medicazione di sé stessa. Hai un grande potere ed è questo che ti ha mantenuto in vita.-

- La mia vita è legata alla vostra, ora. Cosa posso fare per contraccambiare?-

- Se vuoi davvero contraccambiare, puoi mettere il tuo potere al servizio degli altri, ma diventeresti una sacerdotessa.-

- Lo farò, anche nel mio periodo aiutavo gli altri, sarebbe come continuare quel servizio e questo è molto importante.-

 

Fu così che Nicole divenne una sacerdotessa molto potente, la parte viva che accompagnava Kikyo e che le dava, in un certo senso, la vita, e che aiutò molte persone, cambiando il nome da Nicole in Aya.

 

- Nicole? è ancora assente?- chiese la professoressa di italiano.

- Oh, oh, mi sono appena ricordata cosa ci siamo dimenticati un mese fa.- disse Valentina, sottovoce, a Giulia.

- Cosa?-

- Ci siamo dimenticati di Nicole!-

- Qualche problema, Valentina?- chiese la professoressa di italiano.

- Ehm… sì, dovrei andare a parlare con la professoressa di scienze, è una questione molto importante.-

- Potrei sapere anch’io?-

- Il giorno in cui siamo spariti un mese fa, Nicole era con noi e l’abbiamo lasciata nel periodo in cui siamo state trasportate dall’esplosione, cieca e incapace di parlare in giapponese.-

- COSA?!-

- È così.- rispose Giacomo.

- Grandioso,- fece, sarcastica, la prof.- è la prima volta che una mia alunna viene lasciata in un altro periodo, veramente meraviglioso.-

- Potremmo andare a prenderla, se è ancora viva.- disse Matteo.

- Si sarà già fatta un’altra vita, non avete il diritto di strapparla un’altra volta al luogo in cui vive.- tagliò, brusca, la prof., mettendo per sempre fine a quel discorso.

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