Mai più

di BexOwl
(/viewuser.php?uid=629595)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 8: *** Avvertenze ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


CAPITOLO I


Ma più l’ avrei rivista.

Questa infida certezza mi portò alla disperazione: l’ unica persona che amavo era scomparsa per sempre a causa mia e a nessuno potevo confidare questo mio dolore.

Promisi a Silente che mi sarei battuto per la sua causa ma ciò significava mentire agli altri e, soprattutto, a me stesso.

Era la punizione per riscattare quell’ errore passato eppure non volevo ammetterlo, non riconoscevo il mio peccato e non ne sopportavo il peso sulla coscienza.

Credevo che l’ alcool potesse guarire il mio dolore e colmare quella perdita.

Ogni sera di nascosto, mi recavo in qualche squallido locale di Nottur Alley con quell’ intenzione e perdermi nell’ amore freddo e vuoto di una prostituta.

Mi abbandonavo a quel falso calore, a quella meschina intimità che portava solo a un orrido piacere e, tutto questo, solo per non pensare a lei, per non vedere quegli occhi di giada.

Ma una sera compresi.

Fissavo il bicchiere vuoto davanti a me quando scorsi, con leggera sorpresa, il profilo alto e magro di Albus Silente.

Nessuno aprì bocca neanche per salutare, rimanemmo qualche attimo in silenzio: immersi nel caos del locale, tutti ci ignoravano presi dalle loro birre e le donne.

:- Pensi che così risolverai qualcosa?- Chiese in fine con quel suo falso tono tranquillo: anche se non lo guardavo, ero certo che i suoi occhi cristallini celavano un rancore represso.

:- Non cerco di risolvere niente- Mentii :- Mi sto solo divertendo-

:- Con qualche puttana?- Lo disse in modo così tagliente e insofferente che mi costrinse a voltarmi: in un primo momento, provai fastidio all’ idea che lo sapesse ma, in fondo, che importava! Mi aveva privato di tutto e ora, voleva anche impedirmi il piacere del sesso?

Eppure, davanti a quell’ accusa, non seppi ribattere.

Cominciai a balbettare, ad aprir bocca senza proferire parola così Silente riprese la sua imputazione

:- In questo modo non la riavrai mai, la dimenticherai e basta…- Si fermò di colpo vedendo una donna avvicinarsi ma quelle poche parole, bastarono a ferirmi ulteriormente.

Ella guardò un attimo incuriosita Silente, poi si rivolse a me con desiderio e con quella sua voce calda disse

:- Severus, vedo che anche sta sera sei giù di morale, vuoi che ti coccoli un po’?- Mi passò la mano tra i capelli avvicinando quel volto subdolo al mio, inebriandomi col suo profumo pesante.

Sapevo che stavo sbagliando, cominciai a provare disgusto ma non ebbi il coraggio di oppormi quando lei mi prese sotto braccio, portandomi lontano da tutto quel rumore, lontano da Silente di cui scorsi l’ espressione stanca intrisa di rammarico.

Mi gettò contro il muro, prese a spogliarmi illudendomi con le sue parole, i suoi baci e le sue lusinghe.

Era veramente una maledizione, un oscuro incanto a cui non sapevo oppormi, a cui cedevo per la mia debolezza … ma non potevo, non volevo.

Non questa volta.

La fermai allontanandola dal mio corpo

:- Che diavolo ti prende?- Chiese stizzita

:- Io… non posso…-

:- Come non puoi?- Urlò :- Lo abbiamo sempre fatto! Che c’ è, quel vecchio ti ha rimbambito?-

Non risposi a quella provocazione, preferii ignorarla: mi rivestii e prima di andarmene mormorai

:- Quel vecchio ha ragione: questa è un’ offesa a Lily-

:- Cosa!?- Strillò furiosa :- Sei solo un bastardo! Lasci il mio amore per un’ altra prostituta?-

Mi fermai sulla soglia

:-… Sta zitta puttana!- E me ne andai sbattendo la porta.

 

Ma più avrei amato una donna: il mio cuore sarebbe per sempre appartenuto a Lily.

Presi questa decisione mentre uscivo da quella stanza ricordo dell’ amore impuro e del sesso sfrenato, ormai consapevole e pronto ad affrontare la realtà.

Silente era seduto al tavolo dove lo avevo lasciato.

Sorrisi: sapeva come sarebbe andata, era rimasto per sentirmi dire che aveva ragione

:- Avevi ragione!- Dissi una volta seduto di fronte a lui

:- Lo so- Rispose con tono allegro e aria da monello.

Insieme, ci allontanammo definitivamente da quel posto e, con esso, dimenticai la disperazione e tutto il dolore che mi aveva recato.

Passammo le ultime ore in riva al lago ad osservare l’ alba e ne conclusi che ero come quel sole nascente: ormai fuori e libero dall’ oscurità che per tanto tempo mi aveva imprigionato, mi sentivo diverso, una persona nuova e, per suggellare quel cambiamento, feci un giuramento

:- Silente devo dirle una cosa-

:- Dimmi figliolo!-

:- Non voglio nessuna donna- E nel dirlo mi sentii sollevato:- Da questo momento prometto a me e, soprattutto in memoria di Lily, di astenermi da ogni piacere dell’ amore carnale e perderò ogni riguardo per tutte le donne all’ infuori di Lily.

Il mio cuore non batterà più se non per lei.-

Il sole era ormai oltre le colline e i nuovi raggi illuminavano tutt’ attorno.

Silente non rispose subito rapito da quella magnifica visione

:- Come vuoi Severus- Disse poi :- Ma ti suggerisco di non prendere la cosa troppo sul serio e di non negarti l’ amore verso un’ altra donna se questo è sincero.-

Scioccamente a quelle parole, mi offesi: se Silente credeva che fossi così debole da cedere presto all’ affetto di una donna si sbagliava.

Non ne sentivo il bisogno, come non sentivo il bisogno di una persona vicina per sentirmi compreso e felice, potevo farcela da solo, non avevo bisogno di nessuno.

Ma Silente mi conosceva più di quanto mi conoscessi io: forse avevo troppe promesse da mantenere e circa 5 anni dopo, infransi quel giuramento.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Mai più avrei pensato che innamorarmi fosse segno di debolezza e, soprattutto, un’ offesa a Lily.

Voldemort era tornato.

Quell’ estate aveva recuperato il suo corpo e i suoi poteri ma, la cosa più allarmante, è che quest’ ultimi erano aumentati oltre l’ immaginabile.

Sapevo che prima o poi avrei provato il dolore al braccio, alzato la manica e avrei rivisto il Marchio Nero bruciare e muoversi orrendamente sulla pelle.

Solo ora, aveva inizio la mia missione ma non avevo timore: avrei fatto qualunque cosa pur di portarla a termine.

Dovevo fingere, sorridere a cattivo gioco pur di riconquistarmi la fiducia dei Mangiamorte e, soprattutto, di Voldemort.

Per questo motivo, per quanto riluttante, non potevo sottrarmi ai momenti di divertimento dei Mangiamorte, ovvero, uccidere babbani.

Un’ afosa serata di agosto, decisero di fare una carneficina con la scusa di festeggiare il ritorno del nostro signore.

Presero di mira uno dei ponti di Londra.

Vidi morire innumerevoli babbani uccisi da maledizioni, schiacciati dalle macerie e affogati nelle acque del Tamigi ma, non dimenticai il volto di nessuno di questi.

Imprimevo nella mente ogni morto per ricordarmi quante persone oltre a Lily, non ero riuscito a salvare.

Era mio dovere recitare la mia parte alla perfezione: non potevo permettermi nessuno sbaglio o avrebbero capito che facevo il doppio gioco e mi avrebbero immediatamente ucciso.

Dovevo vivere ancora un po’.

Per quella sera si erano divertiti abbastanza: avevano distrutto un ponte e ucciso tanti innocenti, così, scomparvero riempiendo l’ aria delle loro risate fredde e acute.

Guardai per l’ ultima volta il ponte mentre crollava e, in quell’ attimo, scorsi qualcuno appeso che si dimenava nell’ aria e gridava aiuto.

Quella persona era una giovane babbana.

Immediatamente mi materializzai e, con un incanto, la portai via appena in tempo, prima che le macerie crollassero nel fiume.

Senza accorgermene, tolsi la maschera e ritrassi il cappuccio e, lontano da lì, le sussurrai di andarsene .

Scappò immediatamente e, Il suo volto sconvolto e rigato dalle lacrime, non lo dimenticai mai, come lei non dimenticò il mio.

Pensavo che non l’ avrei rivista.

Sicuramente gli agenti del ministero si erano premurati di modificare i ricordi dei babbani che avevano assistito a quella catastrofe, quindi, anche la ragazza non avrebbe ricordato più niente di quella sera.

Eppure, i nostri destini, vollero incontrarsi di nuovo.

Possibile che Silente, anche questa volta, sapesse tutto? Certe volte pensai che avesse fatto pressione sugli Auror affinché non cancellassero i ricordi di quella babbana.

Di fatto, un giorno, mi costrinse ad accompagnarlo per Londra con la scusa che non sopportava vedermi sempre chiuso nel mio ufficio.

Londra sarà pure una delle capitali più importanti nel mondo ma, a me, non suscitava alcun interesse: una città immersa nel caos dove la bellezza nascondeva una vergognosa povertà.

Mentre passeggiavamo per il centro, Silente fu attratto da una piccola bottega di vestiti e, con entusiasmo, mi portò dentro.

Era un locale piccolo e confortevole e, dall’ aspetto, mi ricordava molto i negozi a Diagon Alley .

Il preside osservava divertito tempestandomi di domande e sembrava quella mamma che non ho mai avuto: continuava a chiedermi pareri sui vestiti o se ce n’ era qualcuno di mio gradimento.

:- Io ti ho già visto…- Disse a un certo punto una voce alle nostre spalle.

Ci voltammo e sussultai quando la riconobbi : come potevo immaginare che in quel piccolo negozio, avrei rivisto quella babbana?

Non aveva più un’ espressione sconvolta né le lacrime le rigavano il volto come ricordavo: era bella e giovane e, le sue dolci labbra, erano aperte per la sorpresa.

:- Tu sei quella persona che mi ha salvata!- Continuò guardandomi con un misto di ammirazione e riverenza.

Non sapevo come comportarmi: ai suoi occhi apparivo come un eroe, titolo inappropriato e che non mi meritavo affatto.

Timidamente si avvicinò e prese la mia mano tra le sue

:- Mi sono sempre chiesta se l’ avrei rivista…- E i nostri occhi si incontrano: i suoi erano così belli che trovai insostenibile guardarli ancora.

Silente sembrava preoccupato e, allo stesso tempo, un po’ divertito per la situazione in cui mi ero cacciato

:- Signorina- Disse :- Credo, e ne sono certo, che se lei ancora ricorda del mio collega, si sarà anche resa conto che non è umano.-

Il mio cuore perse un colpo: era vietato parlare ai babbani del nostro mondo e i maghi dovevano tener segreta la loro identità.

Lei mi lasciò la mano, colpita da quell’ affermazione

:- Si, lo ammetto- Rispose :- Spesso l’ ho pensato ma credevo… non lo so, di essermi immaginata tutto…-

:- Perché?- Chiese il preside

:- Perché nessuno ricordava cosa era successo quella sera e mi meravigliai che, i giorni seguenti nei giornali, nessuno aveva parlato dell’ accaduto!-

:- Allora- E Silente si volse verso di me:- Credo sia il caso di dirle la verità…-

:- Ma signore!- Esclamai interrompendolo:- Ci è vietato far conoscere ai babbani il nostro mondo!-

La ragazza spostava lo sguardo da me a Silente confusa, non sapendo cosa fare o casa dire. Non chiese neanche cosa volesse dire “ babbano” ma rimase in silenzio ad ascoltare la nostra discussione.

Silente non volle sentire storie: era diritto della ragazza venire a conoscenza del nostro segreto, purché promettesse di non rivelarlo a nessun altro.

Per quanto contrariato, potei solo accettare quanto voleva il preside: se lo riteneva giusto lui, potevo fidarmi e, in fondo ero certo che la giovane non ne avrebbe fatto parola con nessuno.

Così, quel pomeriggio, scoprì il nostro mondo: non ci diede mai dei matti, non scappò quando entrò a Diagon Alley e non guardò mai con sospetto o disgusto gli altri maghi.

Non fece mai commenti pungenti sui nostri modi e non urlò vedendo strani oggetti o le creature magiche.

I suoi occhi erano accesi da una piacevole curiosità ed osservavano attentamente tutto: non domandò mai di cose inopportune o sciocche, parlava lo stretto necessario, per il resto, ascoltava per assimilare ogni concetto.

Forse, se avessi avuto almeno solo uno studente come lei, avrei trovato il mio lavoro più piacevole.

La sera giungemmo ad Hogwarts e, con mio grande sollievo, Silente non informò nessuno degli insegnanti della presenza della ragazza in modo da poter esplorare la scuola senza problemi .

Al meno nessuno ci avrebbe riempito di inutili domanda su chi era e come mai era qui e gli studenti non avrebbero preso la novità come qualcosa su cui fare pettegolezzo.

Silente l’ accompagnò fino al suo ufficio, dove ci lasciò

:- Possiate perdonarmi signorina- Disse mentre entravamo:- Ma ho un impegno che non posso disdire.

Devo assolutamente andare!-

La giovane babbana riempì di lodi e ringraziamenti il preside per tutto quello che aveva fatto ed egli, prima di andarsene, lasciò a me l’ incarico di rispondere a tutte le perplessità della ragazza.

Fu un momento imbarazzante in quanto non sapevo come iniziare la conversazione: per tutto il viaggio non c’ eravamo rivolti la parola ma, nei suoi bei occhi, leggevo il desidero di parlare con me e, se mi avesse chiesto qualcosa, non avrei saputo cosa rispondere.

Visto che era rimasta incantata da Funny, pensai di dirle qualcosa su quell’ essere magico ma, come temevo, mentre parlavo mi fermò

:- Perché portavi quella maschera?- Chiese con la sua tenera voce

Tra tutte le domande che poteva pormi non avevo immaginato che potesse iniziare con quella e, per quanto mi dispiacesse, non potevo dare una risposta.

:- Non posso dirtelo- Dissi semplicemente.

Lei non insistette, si limitò ad abbassare lo sguardo arrossendo e si allontanò da me per avvicinarsi a un curioso oggetto che prese tra le mani

:- Scusami- sussurrò:- Volevo solo sapere qualcosa su di te…-

:- Non era la domanda giusta con cui iniziare-

:- Allora… che lavoro fai?-

:- Insegno pozioni qui da 12 anni- Non disse niente, si limitò a un piccolo sorriso

:- Tu invece? Lavori in quel negozio di vestiti?-

A quella domanda si voltò e la risposta mi colpii

:- No, quello è il mio secondo lavoro- Rispose allegramente:- Anchio insegno!-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


 

Mai più avrei creduto che il mistero e l' inesplicabile, fossero qualità appartenenti unicamente al mondo dei maghi.

Il giorno seguente, Silente mi pregò di passare la mattina ad assistere a una lezione della ragazza, in quanto era curioso di sapere cosa e come insegnavano i babbani.

Tra tutte le materie lei, insegnava quella più affascinante: parlava del cuore umano, di come le passioni incidessero nell’ animo e i sentimenti prendessero forma attraverso le parole.

Questa era la poesia, qualcosa di aulico, un’ arte inspiegabile definita come una delle parti irrazionali dell’ uomo.

Fino a quel momento non avevo mai sentito o letto qualcosa del genere: nel mondo dei maghi nessuno aveva mai avuto il bisogno di esporre a tutti i propri sentimenti attraverso metafore e giochi di parole che racchiudessero tutta l' intensità e la forza di un' istante.

Eppure, dei babbani lo avevano fatto e, per questo, saranno ricordati per sempre, come Catullo, il cui amore per una donna tanto sapiente ma spregiudicata, lo accompagnò per tutta la vita ispirandogli liriche intriganti e travolgenti ; Baudelair la cui attrazione fatale per l' oscurità scaturì immagini esoteriche dalle sfumature forti e macabre ; Pascoli i cui eventi tragici e l' amore vano per la patria influenzarono i suoi scritti intrisi di dolore e sofferenza; Blake, le cui idee stravaganti e innovative lo portarono a creare poesie dai toni soavi e significati nascosti.

Ogni parola veniva messa con cura per dare forma e intensità al sentimento che sentivo attraversare il mio corpo rendendolo schiavo di quelle sensazioni.

La musicalità dei versi avvolgeva l' anima facendomi palpitare il cuore, alimentando il fuoco della passione: fremevo di fronte ai quei dolori, a quelle gioie narrate con tanta perizia.

Quella era veramente una magia , e lei ne era la causa.

Qualcosa in lei mi colpiva turbandomi dal più profondo: era così incantevole mentre le sue labbra si muovevano dolcemente per assaporare il gusto delle poesie e la sua voce sensuale toccava note candide come il delicato canto di un usignolo.

I suo occhi sereni, sempre chini per l' umiltà del suo imbarazzo, erano accessi da un raggio splendente di luce che le illuminava il volto sottolineando le graziose curve .

:- Questa è una delle mie poesie preferite...- Disse mentre la sua mano si fermava su una pagina del libro che teneva in grembo

:- E' del mio autore preferito che dedicò alla sua amata con cui ebbe un' amore platonico, privo di una vera conoscenza, privo di un contatto fisico se non quello degli occhi.-

 

Tanto gentile e tanto onesta pare

la donna mia quando altrui saluta,

ch' ogne lingua deven tremando muta,

e li occhi no l' ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare

benignamente d' umiltà vestuta;

e par che sia una cosa venuta

dal cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira,

che dà per li occhi una dolcezza al core,

che 'ntender no la può chi no la prova:

e par che da le sue labbia si muova

un spirito soave pieno d' amore,

che va dicendo a l' anima: Sospira.” Dante Alighieri; Vita Nuova

 

:- Che ne pensi?- Mi chiese conclusa la poesia.

In un primo momento non le risposi: le parole , ancora impresse nella mia mente, avevano creato immagini idilliache di cui cercavo il senso e di comprenderne la serenità interiore

:-Sublime...- Sussurrai :-E' interessante vedere come le qualità umane siano state elevate al divino.-

:- Era questo il suo intento- Mi spiegò la giovane sorridendo :-Agli occhi di Dante, questa donna, era un angelo sceso sulla terra per donare amore a chiunque l' ammirasse.

Lui , in particolar modo, rimaneva colpito dalla sua figura e sentiva il bisogno di esaltarla attraverso liriche dove esprimeva anche i suoi sentimenti per lei.-

Quanto avrei voluto passare altro tempo in suo compagnia, ascoltarla e leggere assieme altre poesia ma, improvvisamente, sentii il Marchio Nero bruciare.

Istintivamente portai la mano sull' avambraccio, e la smorfia che accompagnò il gesto, non sfuggì allo sguardo preoccupato di lei

:- Va tutto bene?-

:- Sì- Mentii :- Non è niente. Devo proprio andare, mi dispiace...-

Mentre farfugliavo queste scuse diretto alla porta, posò la sua piccola mano sulla mia spalla e, timidamente mi richiamò

:- Aspetta!- Mormorò e mi mise tra le mani un libro :- Prendi, sono le prime rime che Dante dedicò a Beatrice, ci terrei molto che tu le leggessi!-

Davanti a tale richiesta, non potei far altro che sorridere e prometterle che le avrei lette tutte.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


A causa della mia ignoranza, non compresi subito il significato del titolo che recava il libro: Vita Nuova; perché intitolare quella raccolta di poesie così?

Nei momenti di solitudine, mi dedicavo alla lettura e, ben presto, mi resi conto che, tra la mia vita e quella dell' autore, non c' era molta differenza.

Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo della luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente.”

Nove anni avevo quando la vidi la prima volta, colei che mai più avrei voluto dimenticare, colei a cui avevo promesso il mio cuore.

Lily, dolce Lily, la tua figura giovane e serena colpì subito il mio freddo cuore riscaldandolo, come un raggio di sole dopo una lunga tempesta.

Da questa visione innanzi cominciò lo mio spirito naturale ad essere impedito ne la sua operazione, però che l' anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima...”

Da quel momento il mio unico desiderio era di vederti. Nella mia puerile mente, la tua immagine era sempre presente istigando il cuore a palpitare e donando un lieve rossore al mio volto scarno e affilato.

Furtivamente mi beavo di te, osservandoti nascosto dietro i fiori che tanto ti divertiva far sbocciare come, a tua insaputa, avevi fatto con il mio cuore, un fiore giovane ma già appassito.

Gioia portasti nella mia vita quando finalmente mi chiamasti “amico mio” ma la nostra, fu un' amicizia travagliata a causa del mio pessimo carattere.

Ero un ragazzino privo d' affetto che non sapeva andare oltre la propria indole orribile, immerso nei suoi sciocchi ideali eppure tu, con la tua dolcezza, mi sei sempre stata accanto sperando in un mio cambiamento.

Una volta ad Hogwarts pensavo che il nostro rapporto si sarebbe rafforzato; credevo, egoisticamente, che saresti stata mia per sempre, invece, fu io a lasciarti, ad allontanarmi da te, dai tuoi bellissimi occhi che per tanto tempo, ingiustamente, avevo contemplato.

Quando mai ti ho ammirato come meritavi, mia dolce Lily?

Ti desideravo, ti bramavo offendendo coi miei freddi occhi la tua figura leggiadra che mai aveva smesso di sorridermi e guardarmi nel più profondo, alla ricerca quel pizzico di bontà che la tua amicizia mi aveva donato.

Tuttavia il mio cuore era troppo nero per accoglierti Lily.

Ci hai provato, hai combattuto mettendomi in guardia da quelle false amicizie ma, purtroppo, i miei sogni erano già intrisi di malvagità e non ascoltavo una singola delle tue benevoli parole.

E per questa cagione... mi negò lo suo dolcissimo saluto... poi che la mia beatitudine mi fue negata, mi giunse tanto dolore, che, partito me da le genti, in solinga parte andai a bagnare la terra d' amarissime lagrime”

Risparmia il fiato...” Ricordo ancora bene queste tue parole accompagnate da uno sguardo freddo e privo di compassione nei miei confronti.

Le mie ennesime e inutili scuse non sarebbero servite a riparare il danno che ormai avevo fatto: per troppo tempo avevi cercato di ignorare la verità, illudendoti che ci fosse ancora qualcosa di buono in me.

Da quel maledetto giorno, sparisti per sempre.

Mai più mi rivolgesti un sorriso, un abbraccio di amicizia o uno sguardo d' affetto: ormai ti avevo persa e non potevo tornare in dietro.

Per giorni, in silenzio, piansi il tuo abbandono ma le mie non erano vere lacrime, il mio non era un vero dolore per te, mia piccola Lily, poiché la superbia, che ormai era nata dentro di me, spense quella ferita suggerendomi che avevo amici migliori e un dolce avvenire.

Quello fu l' inizio di tutti i miei mali.

Senza indugio, entrai nella cerchia dei Mangiamorte e, da quel momento, l' oscurità si impadronì completamente del mio cuore.

Una sera venne a farmi visita sussurrandomi che voleva il mio amore, che desiderava il mio dolore e ogni cosa di orribile ci fosse in me.

Come una prostituta, l' oscurità mi sedusse con il suo manto, mi stregò nominandomi suo cavaliere.

La lasciai fare, lasciai che giocasse con me accogliendomi nel suo freddo e sterile grembo. Lasciai che baciasse la mia pelle marchiandola con il suo orribile simbolo.

Quello, diventò la prova della nostra falsa unione, il segno della lussuria che brucerà e macchierà il braccio in eterno, per ricordami il mio peccato.

Ma quale colpa è più dannosa all' animo umano se non l' avarizia, che rende il corpo affamato di ogni male:

spaventosa creatura! A causa sua bramavo il potere, volevo impossessarmi del male e conoscere ogni suo segreto.

A cosa mi sono spinto pur di ottenere ciò'? Che prezzo ho dovuto pagare per raggiungere la gloria?

“ … E veggendo come leggiero era lo suo durare, ancora che sana fusse, si cominciai a piangere fra me stesso di tanta miseria... :- Di necessitade convene che la gentilissima Beatrice alcuna volta muoia-”

La lingua sottile si mosse con indifferenza, e le labbra si schiusero in un sibilo crudele e stridente; così, con tanta indolenza ed empietà nella voce, il Signore Oscuro pronunciò il tuo nome.

Il mio mondo e ciò a cui avevo creduto fino a quel momento, parvero crollarmi addosso e infrangersi per sempre.

Pensavo di ottenere tutto invece, persi la cosa più importante. Ho perso te, Lily: i miei peccati avevano scritto la tua condanna a morte.

Avevo paura, paura di vederti morire da un momento all' altro: come un bambino tremavo per quello che avevo fatto e piangevo lacrime amare per la coscienza che bruciava .

In vano tentai di trovare un rimedio al mio errore prima che fosse troppo tardi; in vano chiesi a Voldemort di risparmiarti in cambio della vita dei tuoi cari; ma vano non fu riporre tutte le mie speranze nell' unica persona in grado di salvarti: Albus Silente.

Ancora non comprendevo quel sentimento che era sopravvissuto alle intemperie e brutalità dei miei peccati: ero un uomo mediocre e deplorevole che suscitava miseria pure a se stesso ma, quella piccola fiamma che ancora palpitava nel mio petto, mi salvò dall' oscurità in cui ero caduto.

La notte in cui incontrai Silente pregandolo di aiutarti, pronuncia solo parole spregevoli e vuote eppure, quel piccolo sentimento riuscì a rivelarsi: era flebile ma, la sua forza mi sovrastava tanto che non potei far altro che accettarlo.

Che cosa avrei dato in cambio per saperti al sicuro e viva? “ Qualunque cosa” Risposi tanto semplicemente a Silente ma mai, in tutta la mia vita, avevo detto una cosa più vera di questa.

Queste parole chiusero un passato ed aprirono un nuovo futuro, un futuro, che non ero del tutto pronto a vivere: credevo che non avrei mai mantenuto il mio impegno, era qualcosa di troppo grande e difficile per la persona che ero.

C' erano momenti in cui la disperazione mi prendeva tra le sue braccia e mi attanagliava con la sua stridula voce, e la sentivo urlare nel buio dei miei giorni

:- Tu pur morrai!-... mi apparvero a me certi visi di donne scompigliate, che mi diceano :- Tu sé morto!-”

Eppure rivedevo nei miei ricordi infranti, il riflesso del tuo sguardo sorridente e, il colore che li tingeva, mi donava la speranza e il coraggio per continuare nella mia difficile situazione.

Come al solito, avrei dovuto reprime i miei sentimenti e rendere muti i miei pensieri ma potevo sopportare tutto questo, perché volevo solo rivederti Lily.

Non c' era altra cosa che fosse più importante per me.

Contavo quei giorni orribili che si susseguivano lentamente, come se il tempo volesse rendere la mia angoscia ancora più dolorosa ma ecco, che il giorno della mia sentenza mi parve arrivare troppo presto e funesta come un temporale.

:- Or non sai? La tua mirabile donna è partita da questo secolo-”

 

“ … Lo viso mostra lo color del core

che tramortendo ovunque po' s' appoia,

e per l' ebrietà del gran tremore

le pietre par che dican :- Moia, moia!-...” Dante Alighieri, Vita Nuova

 

Quali versi potevano descrivere con tanta enfasi ciò che provai in quel momento?

Il mio cuore pareva morto e io suoi battiti flebili e silenziosi avevano reso il mio volto così pallido, da ricordare la morte stessa.

Stavo morendo: la sofferenza mi privava del respiro e mi donava una lacrima che solcava ferendo il mio volto scarno.

Ad ogni passo mi sentivo mancare, il mio cuore tremava sempre più debole e le ginocchia si piegavano sotto la forza devastante dell' orrore .

Non avevo più niente a cui aggrapparmi, neppure alla dolcezza dell' illusione: tutto ormai era svanito, e tutto mi gridava contro la mia colpa esigendo la mia morte per riscattare la tua.

Dolcissima morte, vieni a me, e non m' essere villana, però che tu de essere gentile, in tal parte se stata! Or vieni a me, che molto ti desidero; e tu lo vede, che io porto già il tuo colore”

Mi convinsi che era la cosa giusta: avrei dovuto morire al posto tuo almeno, sarebbe sparita un' anima nera che si meritava veramente di perdere la vita che non ha mai avuto.

Ma questo non ti avrebbe riportata alla gioa del giorno, non ti avrebbe riportata da me.

Silente di nuovo mi salvò dal baratro in cui ero caduto donandomi qualcosa in cui credere, qualcosa che mi tiene tutt' oggi in vita.

La speranza... che il sacrificio per tuo figlio non fosse stata vano.

Questa é la mia promessa Lily.

Questa è la mia missione.

Questa è la prova che ti amo.

Allora cominciai a pensare di lei; e ricordandomi di lei secondo l' ordine del tempo passato... Si rivolsero tutti li miei pensamenti a loro gentilissima Beatrice”.

 

Stavo cambiando e mutando il mio essere: come una farfalla, cominciavo ad uscire dal bozzo che per tanto tempo, mi aveva tenuto prigioniero.

Non era semplice capire cosa mi stava succedendo per questo, inizialmente, non compresi subito l' importanza del mio gesto e, ancora, non potevo accettare il tuo addio.

La tua mancanza era insopportabile e, di nuovo, mi persi nello squallore che l' uomo trae nell' adorare il dio pagano, Dioniso.

Ma alla fine ce la feci: presi il volo librandomi nel cielo della vita, e scrollando le ali dalle ceneri del mio passato.

Adesso sono diverso, sono quell' uomo che avrei dovuto sempre essere tuttavia, ora che mi sento più vicino a te, adesso che ho superato il passato e tu vivi di nuovo nei miei ricordi, adesso che mi impegno per il mio dovere...

Levai li occhi per vedere se altri mi vedesse. Allora vidi una gentile donna giovane e bella molto”

E' apparsa quella giovane babbana.

***

Io venni a tanto per la vista di questa donna, che li miei occhi si cominciarono a dilettare troppo di vederla”

Tra me e lei cominciò come uno scambio di saperi: lei mi insegnava l' arte della poesia ed io, la istruivo sulla tecnica delle pozioni.

Qualche settimana dopo il nostro primo incontro, si trovava in mia compagnia nei sotterranei.

Eravamo sommersi nel buio del mio ufficio: fumi colorati aleggiavano in torno a noi, profumi dagli aromi forti e fini riempivano la stanza, e solo la luce tremula e vivace delle fiamme che riscaldavano i calderoni, illuminava i nostri volti.

I suoi occhi erano accesi da una piacevole curiosità con cui assisteva alla preparazione di alcune misture.

Mai prima di quel momento, aveva sentito parlare di pozioni eppure, aveva già capito qual' era la cosa più importante durante la composizione: il silenzio. Senza di esso, non si potrebbero cogliere la delicatezza e le sfumature di certi gesti.

Ogni tanto, mentre mescolavo ed aggiungevo ingredienti di ogni genere, la sentivo trattenere il fiato o udivo deboli esclamazioni di sorpresa quando il colore della pozione cambiava

:- Che materia complicata...- Sussurrò

:- Lo è!- Risposi :- Precisione e concentrazione, sono tra le componenti essenziali per una giusta elaborazione.

Niente deve essere aggiunto e niente deve essere tolto: ogni cosa deve essere calibrata per non tralasciare alcun dettaglio.-

:- E' così diverso dalla materia che insegno io- Commentò dopo un breve silenzio :- Qui le sensazioni non hanno alcuna rilevanza: la mente deve essere fredda e calcolatrice affinché il lavoro avvenga nel modo giusto, e si ottenga il risultato desiderato.

La poesia e la letteratura, invece, non hanno regole perché rappresentano la libera espressione dei sentimenti dell' uomo, uno sfogo di essi.

Pensa che orrore se questi dovessero essere repressi da inutili sistemi .-

Un sorriso amaro apparve sulle mie labbra.

Con le sue parole , non solo aveva delineato le differenze tra le nostre materie, ma aveva anche descritto i nostri diversi modi di essere e di vivere la vita.

Io ero razionale e davo più credito alla ragione lei, al contrario, era aperta alle passioni e si lasciva guidare dal suo cuore.

Era come se le nostre materie rappresentassero i nostri caratteri: due modi opposti di guardare alla realtà, due mondi completamente separati.

:- Però mi piace!- Aggiunse camminando tra i calderoni :- Questi colori e questi odori, trasmettono qualcosa. Il corpo con i suoi gesti e movimenti, ha una grande importanza...-

Color d' amore e di pietà sembianti

non preser mai così mirabilmente

viso di donna...” Vita Nuova, Dante Alighieri

Si muoveva con eleganza tra le pozioni, soffermandosi ad osservare e gustare con lo sguardo quell' arcobaleno di emozioni che la circondava.

Il fuoco sottolineava la graziosità del suo corpo sinuoso e i fumi, con i loro riccioli e sbuffi, la circondavano e sfioravano il suo tenero volto, come a voler accarezzare quella pelle morbida e odorare il profumo dei suoi bellissimi capelli.

Quell' attimo era così unico e pieno di magia, che persi ogni riguardo per il lavoro che stavo svolgendo per osservare e concentrarmi unicamente su quella meravigliosa presenza.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Continuando a leggere la “ Vita Nuova” mi sentivo sempre più vicino al poeta, per la somiglianza e le analogie che trovavo in certi avvenimenti ma, soprattutto, perché cominciai a condividere i suoi dubbi e turbamenti.

Come Dante avevo conosciuto tante “ donne dello schermo”: donne simili tra di loro, prive della bellezza del cuore tanto da non lasciar nessun segno di gioia nel mio animo.

Erano servite solo a colmare per un breve periodo, il mio dolore e a nascondere il mio amore per Lily.

Possibile che fosse lo stesso anche con lei? Non sapevo esattamente cosa provavo, ma sentivo che non era come le altre perché, possedeva qualcosa di veramente unico e incantevole che mi attirava verso di lei.

Bella fanciulla... ma come debbo chiamarti? Non hai viso mortale, e la tua voce non ha timbro umano... dea, certo sei dea... La sorella di Febo? O della genia delle Ninfe?” Eneide w.325

Vedendo la giovane, mi venivano alla mente solo queste parole, e mi chiedevo allora: che sia la mia musa ispiratrice? Colei che forse, mi avrebbe insegnato il vero amore come Beatrice per Dante?

Al momento non avevo alcuna risposta ma forse il tempo, me ne avrebbe data una.

 

 

Mai più avrei provato un' amore così vero e profondo per una donna.

Negli ultimi mesi dell' anno, ci fu un inverno freddo e più rigido del solito.

Fiocchi di neve scendevano continuamente dal cielo plumbeo coprendo i tetti spioventi del castello, o nascondendosi in qualche crepa o cunetta delle possenti mura.

Le fronde degli alberi accoglievano tra le loro braccia questi piccoli petali di ghiaccio, creandosi nuove chiome, nostalgiche delle verdeggianti foglie ormai perse.

Si presentava così agli occhi di allievi e insegnanti stupiti, un paesaggio completamente tinto di bianco come se, in quelle settimane, la terra avesse voluto coprire con la purezza del cielo le proprie imperfezioni.

Un vento pungente pizzicava i volti arrossati degli studenti che, coraggiosamente, osavano avventurarsi per le biancheggianti radure che circondavano la scuola.

In quelle profonde notti di inverno, uscivo furtivo dai sotterranei ma, non più per recarmi in qualche squallido locale, ma per raggiungere colei che riscaldava quei giorni gelidi.

La sua dolcezza con il candore delle tante poesie che recitava, scioglievano il ghiaccio della stagione riempiendo di un caldo tepore quelle giornate.

Forse non avevo sofferto particolarmente di quel tempo perché, il ghiaccio che stava pian, piano andando via, non era tanto quello sulle colline e monti che coronavano Hogwarts, ma era quello che, per tanto tempo, aveva abitato nel mio cuore.

Adesso, nel mio animo, stava nascendo una prematura primavera.

Tuttavia, il gelo della stagione, sembrava aver creato una leggera brina nel nostro rapporto: i nostri incontri cominciarono a farsi sempre più radi e brevi..

La Umbride, la nuova e odiosa insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, stava imponendo il proprio potere all' interno del sistema scolastico e, la sua costante e attenta vigilanza, mi impedivano di portare la ragazza nei sotterranei così che, ogni tanto, dovetti accontentarmi di accompagnarla per Diagon Alley e Hogsmead.

Anche i sempre più insistenti richiami del Signore Oscuro, limitarono il tempo che avevo per godere della bellezza della giovane e ciò, mi costrinse a tessere un pesante velo che, presto, avrebbe oscurato la nostra relazione.

Non doveva sapere chi ero veramente per questo, nel parlare di me, ero sempre vago e iniziai a mentirle per giustificare le mie lunghe assenze.

Oltre tutto, anche Silente volle contribuire a peggiorare la situazione.

Verso Natale, mi delegò il compito di prestare lezioni private a Potter affinché, apprendesse l' occlumanzia.

Avevo avvisato il preside che i miei insegnamenti, con molta probabilità, sarebbero stati vani ma Silente, con un gesto elegante della mano, mi fece intendere che non voleva sentire altro in proposito

Non essere così sfiducioso Severus!” Mi rimproverò Silente mentre prendeva una pergamena su cui iniziò a scrivere una lettera “ Harry si impegnerà. Se vuole impedire a Voldemort di penetrare la sua mente, questo, è l' unico modo che ha per farlo.”.

Avrei voluto ribattere ma dovetti reprimere le parole che mi tremavano sulla punta della lingua e, comincia ad abituarmi , con rammarico, all' idea di essermi rovinato le vacanze natalizie.

Appena puoi raggiungi il ragazzo e informalo” Continuò Silente” Dovrà iniziare al più presto con le lezioni!”

Smise di grattare con la penna sulla superficie del foglio

In questo momento si Trova a Grimmaud Place e, questo, è per Sirius...” E mi porse il foglio dopo averlo sigillato in una busta.

Appena sentii quei due nomi, non potei trattenere un gemito di rabbia “ Quel cane” Ruggii a denti stretti e, il preside, mi sorrise pregandomi di evitare qualunque discussioni con Black.

Concluso l' incontro, mi affrettai verso l' uscita desideroso di andarmene ma, prima che potessi varcare la soglia, Silente mi richiamò

Severus, come va con la giovane?”

Direi che, dopo questo tedioso compito che mi ha defilato Silente, il tempo che avrò per vederla sarà pari a zero!”

E uscii sbattendo la porta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Avvertenze ***


Questa fanfiction iniziai a scriverla circa 4 anni fa e non l'ho mai conclusa per quanto mi appassionasse e ci avessi messo tutto il mio impegno. Mi dispiace proporvela senza un finale, ma ci tenevo a mostrarvela perché, queste poche pagine ritengo siano comunque belle e degne di essere lette. BexOwl

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2534254