Aspettami

di titti6493
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


SPOILER SETTIMO LIBRO (uomo avvisato, mezzo salvato)







Capitolo uno: aspettami



I più recenti spiccavano sopra sedici anni di graffiti magici e dicevano tutti cose simili. ‘buona fortuna, Harry, ovunque tu sia’. ‘Se leggi queste righe, Harry, siamo tutti con te!’ ‘Lunga vita a Harry Potter’.


Perché anche se non lo sai c’è sempre qualcuno dalla tua parte che crede in te.


Harry la contemplò e all’improvviso fu attraversato da un ricordo limpido: se stesso, in quel medesimo punto, il giorno del suo undicesimo compleanno, il compleanno più meraviglioso della sua vita, e Hagrid accanto a lui che tuonava: “Come ho detto, bisognerebbe davvero essere matti a cercare di rapinare questa banca”.


Perché spesso un po’ di pazzia aiuta a superare le maggiori difficoltà.


Si era fidato di Silente, l’aveva creduto l’incarnazione della bontà e della saggezza. Tutto era cenere: quanto ancora poteva perdere?


Silente aprì gli occhi. Piton era sconvolto.
«L'hai tenuto in vita perché possa morire al momento giusto?»
«Non esserne stupito Severus. Quanti uomini e donne hai visto morire?»
«Di recente solo quelli che non sono riuscito a salvare» rispose Piton. Si alzò. «Tu mi hai usato».



Perché spesso tutte le certezze crollano e scopri che non tutte le persone sono come credevi.


“Albus Severus” mormorò, in modo che nessuno sentisse a parte Ginny, e lei, con molto tatto, finse di salutare Rose, già sul treno. “Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era Serpeverde e probabilmente l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto”.


Perché spesso sono anche meglio.


“Non uccidetelo! NON UCCIDETELO!” gridò Malfoy a Tiger e Goyle, che puntavano tutti e due contro Harry: quell’istante di esitazione bastò.


Perché a volte decidere di non uccidere il proprio peggior nemico è la scelta migliore che si possa fare.


“E’ la seconda volta che ti salviamo la vita stanotte, bastardo doppiogiochista!” urlò Ron.


E perché a volte salvargli la vita potrebbe cambiare la propria.


“Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?”
“A lui?” urlò Piton. “Expecto Patronum!”
Dalla punta della bacchetta affiorò la cerva d’argento: atterrò sul pavimento dell’ufficio, fece un balzo e si tuffò fuori dalla finestra. Silente la guardò volar via e quando il suo bagliore argenteo svanì si rivolse a Piton, con gli occhi pieni di lacrime.
“Dopo tutto questo tempo?”
“Sempre” rispose Piton



Perché quando è amore vero è per sempre.


Hai dato a Ron il Deluminatore. L'avevi capito... gli hai dato un modo per tornare...
E avevi capito anche Codaliscia... sapevi che c'era un briciolo di rimpianto da qualche parte dentro di lui...
E se conoscevi loro... cosa sapevi di me, Silente?
Il mio destino è sapere, ma non cercare? Sapevi quanto mi sarebbe stato difficile? È per questo che l'hai reso così complicato? In modo che avessi il tempo di capirlo?



Perché il più delle volte non sono le risposte che contano, ma le domande.


Mi apro alla chiusura.


Perché quando la tua vita è fatta di misteri, uno in più non è nient’altro che qualcosa da aggiungere alla lista.


Tu sei il vero padrone della Morte, perché il vero padrone non cerca di sfuggirle. Accetta di dover morire e comprende che vi sono cose assai peggiori nel mondo dei vivi che morire.


E perché a volte la chiave di tutto è l’unico mistero che credevi di non dover risolvere.




Salutarono i loro figli con un sorriso sulle labbra e una piccola lacrima di preoccupazione nascosta negli occhi.
“Che ne dite di una birra da qualche parte?”
Harry e Ginny si guardarono.
“Va bene.” Rispose Harry per entrambi “un secondo e arrivo”.
Si allontanò con passi ben calibrati, decisi. Gli altri lo seguirono con lo sguardo.
Si fermò a pochi passi da Draco Malfoy.
“Malfoy! …Draco…”
“Sì?”
“Mi chiedevo… ti va una birra con i tuoi vecchi peggiori nemici ?” gli sorrise sinceramente. Gli occhi verdi non facevano altro che dirgli ‘dì di sì, dì di sì…’.
“Perché no?”
Per la prima volta in più di venticinque anni si sorrisero.
Nel giro di pochi minuti arrivarono tutti in una pub poco lontano dalla stazione.
“Allora Draco, cosa ci racconti? Che lavoro fai?”
“Sono Medimago al San Mungo”
“Dai? Sul serio? Allora avrai visto anche Herm qualche volta” Ron era sorpreso, ma non sospettava nulla. Se avesse saputo…


Diciassette anni prima

“Sì e Amanda! Va anche a controllare Perkins, per favore” Hermione stava camminando all’indietro, in modo di poter guardare l’infermiera con cui stava parlando.
Sì scontrò goffamente con qualcuno che a quanto pare era distratto quanto lei.
“Oh mi scusi”
Cominciò a raccogliere i suoi documenti, fino a che in uno dei fogli non lesse ‘medico curante: Draco Lucius Malfoy’. Rimase immobile, con il foglio in mano.
Quando finalmente si riebbe e alzò lo sguardo incrociò quello dell’ultima persona che avrebbe creduto di poter incontrare al San Mungo.
“Buongiorno Granger, è da tanto che non ci vediamo”
Lei, non riuscendo a parlare, si limitò ad annuire.
“Va beh, ci si vede”
Si allontanò e lei rimase lì qualche secondo, ancora imbambolata.

Il giorno dopo si rividero.
Quello dopo ancora presero un caffè insieme.
Quello dopo ancora pranzarono insieme.
E poi le prime confidenze, speranze, segreti, sogni, ricordi.
Le loro abitudini. Chi arrivava per primo (chissà perché non era mai Draco) prendeva un caffè all’altro. E l’altro offriva il pranzo.
Ma c’era anche il lavoro serio. E quindi analisi in coppia, pazienti che li credevano sposati, infermiere che li credevano amanti.
Ma loro erano
solo amici.



“Sì, ci siamo incontrati, qualche volta. Ma non molto spesso, lavoriamo in reparti differenti.” Rispose prontamente lui.
Ron si limitò ad annuire.
“Come sta Scorpius?” chiese Ginny, in un evidente tentativo di alleggerire l’atmosfera.
“Bene, anche se ha sviluppato l’insana abitudine di cacciarsi nei guai.”
Harry lo guardo con un sorriso “Tutto suo padre, insomma.”
“E voi? Ho saputo che vi siete dati da fare”
“Oddio non proprio! La Gazzetta del Profeta ha preso la brutta abitudine di trascrivere molto fantasiosamente come passo le giornate. Abbiamo solo tre figli, niente di particolare."
“Insomma siete tutti Auror, come previsto.”
“Tutti, tranne Herm.”
Draco si voltò e incrociò il suo sguardo. Fu tutto un ritorno al passato, come la prima volta che si rividero. Ma non era un semplice scontro tra ghiaccio e oro, il loro. No, ogni volta era molto di più, ogni volta era diversa, ogni volta provavano qualcosa che non avevano mai provato, ogni volta era più intensa della precedente. Entrambi pensarono ai ogni momento passato insieme, a ogni confidenza, a ogni caffè. A ogni secondo che li ha uniti.
Fino a che Ron, che non si era accorto di nulla, non abbracciò Hermione e la strinse a sé, facendole perdere il contatto visivo. Draco sospirò e con un sorriso amaro decise che era arrivato il momento di andarsene.
“Io devo andare, tra poco comincia il mio turno.”
“Herm ma non comincia anche il tuo?”
“Sì, infatti adesso vado anche io. Ciao a tutti”
Uscirono insieme dal pub, e appena fuori si fermarono a guardarsi.
“Ancora no Herm?”
“No, non ancora. Devi aspettare.”
Lui sbuffò.
“Riuscirai a rimanere ad aspettarmi, Draco?”
“Ovviamente. Anche se sarà difficile io ti aspetterò sempre. Per sempre.”




Il mio Spazietto

Allora? Che ne dite? Non so se continuerò le altre fic già iniziate, ma intanto credo proprio che questa riuscirò a concluderla. Sono appena uscita da un blocco dello scrittore incredibile, non riuscivo a scrivere niente. Ma, dal momento che non ne sono uscita da solo, sono stata un po’… aiutata, ho deciso di dedicare questa storia a due persona: SiLvIeTt4, che di solito non si perde una mia storia anche se è da un po’ che non si sentiamo, e Crazy_Fra, che mi ha aiutata a ricominciare a scrivere. Un bacio e un abbraccio enormi a tutte e due!

Agli altri, un bacino. Titti


Ps: dimenticavo… le cose scritte in corsivo all’inizio del capitolo sono state tutte tratte da Harry Potter e i Doni della Morte.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Caro Ron,

probabilmente ti stupirà ricevere una lettera da tua moglie, ma non sapevo come dirtelo.
Sono innamorata di un altro.
Non ho intenzione di continuare un matrimonio nell’ipocrisia, perciò di chiedo il divorzio.
Ti prego, non fare come al solito: non cercarmi, non scrivermi, non rispondere neanche a questa lettera. Ne parleremo appena tornerò, tra qualche giorno.
Non dire nulla ai bambini, per favore.
Diremo loro tutto a tempo debito.
Intanto, però, lasciami questa pausa di riflessione.
Tornerò.
Sinceramente, non so neanche io se chiamarla pausa di riflessione per me o per te, ma il fatto è che tutti e due dovremmo pensare un po’. Quand’è l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore? Quando abbiamo fatto l’ultima cenetta insieme? Quando abbiamo parlato veramente per l’ultima volta?
Quando abbiamo smesso di amarci?
Quando, Ron?
Non mentiamo a noi stessi, nemmeno tu mi ami ancora.
Lo vedo, quando mi parli, quando ti muovi per casa, quando non mi abbracci più prima di addormentarci. La nostra reazione è diventata un’abitudine, un vizio.
Non facciamo più del male a noi stessi, ne faremmo ancora di più ai bambini.

Pensaci.

Con affetto,
Hermione




Ron stava entrando in casa, chiamando la moglie come suo solito, quando vide quella busta bianca appoggiata al vaso di fiori in ingresso.

‘Quando questi fiori appassiranno cambiali subito, Ron. Se non lo farai, se non ti accorgerai nemmeno che gli unici fiori che mi hai regalato sono appassiti, capirò che non ci amiamo.
Li metto qui in ingresso, amore, così li potrai guardare sempre.
Non serve che tu li cambi, basta un incantesimo, un pensiero, un attimo per farli tornare a vivere.
Ricordalo, Ron’

Quanto tempo era passato da allora? Quando Hermione gli disse quelle cose si mise a ridere, convinto che il loro amore sarebbe durato in eterno.
Ancora non sapeva…

Un petalo, brutto, marrone, arido, cadde sulla busta che stava guardando.
Alzò lo sguardo sul mazzo di rose, ormai appassito da tempo.
La porta rimasta aperta creò un corrente che portò vi tutti i petali secchi , che si dispersero nell’aria, ridotti in polvere.
Nel vaso non rimasero che i gambi.

Fino a quel momento non se ne era accorto.
Vide che la busta era per lui e che la scrittura era di Hermione.
Mentre gli occhi scorrevano le righe, mentre un lacrima percorreva coraggiosa la guancia rasata da poco, la porta sbattè, e si chiuse.


Nello stesso momento Hermione prese la mano e gli diede un bacio sulla guancia mentre si dirigevano al check-in, finalmente, anche se solo per poco, insieme.

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