Tsuki no Kakera

di Alesh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo, Parte Prima ***
Capitolo 3: *** Capitolo Primo, Parte Seconda ***
Capitolo 4: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Terzo, Parte Prima ***
Capitolo 6: *** Capitolo Terzo, Parte Seconda ***
Capitolo 7: *** Capitolo Quarto, Parte Prima ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo;
Due ombre si stavano lentamente avvicinando alla fine della galleria. Una grande luce sprigionava dalla fine di quest'ultima, una luce più abbagliante del Sole e di tutte le stelle messe insieme. Luce bianca, purificante, da accecare.
Un uomo stava in mezzo alla fonte della luce, senza volto, almeno apparentemente. Stava a braccia aperte, una tunica azzurra gli celava il corpo.
Una immagine molto inquietante, ma nel contesto rassicurante.
Le due figure nere si avvicinarono all'uomo, e poi, più nulla.
-CASPIO!- urlò uno dei due -E' buio pesto! Non vedo un palmo dal naso...ALESSANDRO!! Fai accendere qualcosa!-
-Un attimo Archimede, un attimo...sei un po' nevrotico, lo sai?-disse l'altro con una voce suadente e dolce, accendendo un accendino e rivelando i loro volti, vicini tra loro.
-AH! Ora io sarei nevrotico, eh- disse il "nevrotico", con una voce ferma e decisamente scocciata, scompligliandosi i capelli. Occhi iniettati di sangue, capelli neri con sfumature quasi blu, liscissimi e corti fino alla nuca, e un viso da quindicenne. Poteva sembrare un perfetto prototipo di un ragazzo bello e dannato.
-Ebbesì caro ragazzo. Dovresti tenere più a bada i nervi, amico- sussurrò Alessandro, mettendo una mano sulla spalla di Archimede. Due bellissimi occhi blu come il mare, capelli castano chiaro mossi e un po' scompigliati che coprivano la nuca, un viso decisamente più tenero dell'altro.
-Da quand'è che noi saremo diventati amici, eh?!- esclamò irritato il ragazzo, togliendo la mano di Alessandro dalla sua spalla senza tanti complimenti.
-E non urlare!!-
-BASTA CAZZATE-
Una voce fredda e decisa fece calare un silenzio imbarazzante sui due ragazzi.
-Eeeh..salve Abram!! Qual buon vento!!!- salutò Alessandro grattandosi la nuca ridendo imbarazzato, arrossendo. Una gomitata di Archimede gli arrivò sulle costole facendolo sussultare. Si guardarono, poi rivolsero i loro sguardi, i più seri che potevano fare, al cosiddetto "Abram".
-Bene. Vedo che siete arrivati, alla buon' ora- disse, lo sguardo corrucciato mentre sottolineava l'ultima parte della frase. Sguardo si fa per dire. Aveva solo le sopracciglia e il naso. Nulla più. Ma comunque dall'inarcamento delle sopracciglia si poteva capire il suo umore attuale.
-Ehe! Abbiamo avuto qualche imprevisto!-
-Imprevisto un benedetto cavolo! Siete così stupidi da sottovalutare la missione che vi stò per affidare, Cretini Patentati?-
-Mi scusi, ma lo stupido sarà questo qui- rispose Archimede calmo, indicando con un pollice il compagno accanto.
-Ehi!-
-Scemo uno o scemo l'altro, comunque ora dovete stare ad ascoltare. IN SILENZIO, grazie.-
L'uomo accese la luce con una pedata sul terreno, rivelando una stanza super attrezzata di ingegni elettronici.
-Archimede.. da quand'è che il vecchio si è messo a stare al passo con la tecnologia?-
-HO SENTITO- strilla lui, con una voce inaspettatamente acuta-Ehm, scusate, mi si era incriccata una corda vocale- I due ragazzi si scambiarono sguardi eloquenti, poi continuarono a fissare la figura davanti a loro.
-Bene. In questa missione, molto più impegnativa delle altre, dovrete spiare una ragazza, che, fortunatamente per voi, frequenta la vostra scuola.- schioccò le dita e su un muro apparve una foto in primo piano di una ragazza. Capelli rossicci corti, occhi verdi, un paio di occhiali dalla montatura semplice e un visino sorprendentemente carino.
-Huh, strano che non sia tra le tue ammiratrici Archimede!-
-Alla prossima ti fulmino. Nel vero senso della parola.- disse Abram, schioccando uno sguardo omicida ad Alessandro. Quest'ultimo deglutì e si ricompose. Poi Archimede, con molta calma, alzò la mano.
-Sìììì?- domandò Abram, voltandosi sul ragazzo dai capelli corvini, con uno sguardo speranzoso.
-Gli occhiali sono graduati o no?-
-MA CHE RAZZA DI DOMANDE FAI?!?!-
-Mi scusi. Era una curiosità-
-Bene. ora che la tua curiosità NON è stata soddisfatta, possiamo continuare il Beifraing.-
-Beifraing?- chiese Alessandro con occhi strabuzzanti.
-Massì, quell'affare lì, che fanno anche agli agenti segreti prima di iniziare la miss-
-il Briefring- lo interruppe con un tono prfessionale Archimede, facendolo incazzare l'ennesima volta.
-NON OSARE CORREGGERMI!- urlò scaraventando il suo viso contro quello del ragazzo, perfettamente calmo e composto.
Le facce ora erano a pochi millimetri di distanza, e Archimede poteva contare i punti neri sulla fronte del suo Superiore.
-Dovrebbe lavarsi la faccia tutte le mattine, Capo- sussurrò con un lieve filo di paura Archimede, coprendolo col suo tono piatto.
-Ugh..Gh..- emise suoni come questi Abram, schioccando le dita, ma poi ricomponendosi alla stessa distanza dai due di prima-Continuiamo 'sto maledetto Briefring, và. Allora, questa ragazza si chiama Anastasia. E' stata adottata da una famiglia molto ricca, e ora vive da sola in un appartamento nella città dove risiedete ora. Il padre adottivo è un pezzo grosso dei Carabinieri, quindi state attenti, m'arcomand'.-
-Il cognome?-
-Pefrassini-
-Sembra un cognome da battona-
Archimede tirò un collino ad Alessandro, facendolo mugolare di dolore, mentre si massaggiava con una mano la parte colpita.
-Come mai ti sembra da battona?-
-Non lo so-
-ALLORA STAI ZITTO!-
-Mah, devo sempre essere trattato da quello idiota io..-
-PERCHE' LO SEI!- gridarono all'unisuono Abram e Archimede, facendo sobbalzare il povero ragazzo.
-Allora, torniamo a noi,-
-Perchè, c'è qualc'un altro?-
-INSOMMA!! SI FA PER DIRE, ARCHIMEDE!-
-Prendi sempre tutto troppo alla lettera, ragazzo mio- bisibigliò Alessandro al suo compagno, mettendogli la mano sinistra sulla spalla sinistra di Archimede, facendolo alterare.
-MA COME TI VIENE IN MENTE? SEMBRIAMO UNA COPPIETTA AL PRIMO APPUNTAMENTO COSI', CAVOLO!!-
-Uffaaa, stai calmo, e anche te, Abram. Sapete, questo libro è scritto da una ragazza, non da uno scaricatore di porto, quindi cercate di moderarvi, altrimenti potrebbe cambiare i protagonisti- Tutti si scambiarono uno sguardo. Poi Abram sbuffò e si mise le mani sui fianchi.
-Già, è vero. Però se questo libro fosse stato scritto da uno scaricatore di porto, ci sarebbero stati molti errori gramm- (Mi scuso con tutti gli scaricatori di porto italiani)
-Tepossino! Possiamo ritornare alla missione, grazie?- chiese, impazientemente Archimede, alzando una mano e piegandola facendo vedere il palmo.
-Allora, ritornando a questa benedettissima missione...Spiandola dovrete scoprire atteggiamenti strani e inconformi ad una ragazza della sua età. Abbiamo rilevato una grossa energia spirituale provenire da quell'appartamento. Bene. Ora che sembrate seri e normali..-
-Questa la chiami normalità? Un tizio senza volto con una tunica azzurra, che sembra proveniente dall'Israele del 10 a.C., che accende le luci sbattendo un piede per terra, e noi, due ragazzi missionari per tutta Europa che dobbiamo tenere sotto controllo questa stupida Energia ti sembra normale? Insomma, più che normalità, io la chiamerei, Anormalità-
Archimede aveva fatto un discorso che non faceva una piega. Peccato che Abram, come suo solito, si alterò perchè l'aveva interrotto.
-Ma che diamine..?!- disse, le sopracciglia più corrucciate che poteva, mentre Alessandro davanti a lui, si era vestito da torero, prendendo anche da non si sa dove, un telo rosso sangue, mentre lo guardava con aria superiore ed esperta.
-Hop, Hop, Toro, vieni qui!! Ti mancano le corna e sei un toro perfetto- disse, sempre con un tono superiore.
-DA DOVE L'AVRESTI PRESO QUELL'AFFARE E TUTTO L'AMBARADAM DEI VESTITI, EH?!?!-
-Chettefrega, ora me li tolgo e mi rimetto i soliti vestiti-
-Ti sembra il momento di fare lo strip, eh?!-
-Ma quale strip e strip! Mi stò semplicemente cambiando- disse corruciato, mentre si toglieva la maglia, rivelando un corpo dannatamente perfetto, da far schizzare il sangue dal naso a qualsiasi ragazza. Longilineo, con piccoli accenni alla muscolatura, e la pelle un po' abbronzata.
Intanto Archimede e Abram si coprivano i volti con le mani, lanciando invettive a tutto ciò che gli circondava, per averli fatti cadere in una situazione del genere.
-Allora, quando hai finito, dillo che almeno possiamo ritornare alla missione.-
-Cosa impossibile, altro che Mission Impossible-
-Già, in confronto a noi Tom Cruise è un pallone gonfiato-
Nell'aria ci doveva essere qualche gas che faceva rincoglionire tutti i presenti sul posto. Se l'avessero saputo avrebbero fatto milioni e sarebbero diventati famosi, vivendo di sesso, droga end Rock'en'Roll!! YEAH!! Anche io mi stò rincoglionendo, che stò scrivendo, chissà quante cavolate spareranno e sparerò prima della fine.
-Vabbè, resta comunque un Pallone da gonfiare, il problema è che lui si gonfia da solo- disse Archimede, con lo stesso tono.
Abram stava per raggiungere il limite. No, mi dispiace, ma tutto quello di prima non era di quando passa il limite. Ma per fortuna si calmò, grazie a qualcosa di ignoto a tutti.
-Allora, ritorniamo a noi-
-Ah, vabbene- dissero all'unisuono i due ragazzi, ritornando a guardare Abram.
-Comunque, la ragazza frequenta la vostra stessa classe-
-Quale ragazza?- chiesero Archimede e Alessandro, alzando un sopracciglio.
-Mhmhnghbdgh- disse Abram cercando di reprimere l'ira che si faceva strada nel suo corpo-Quella che dovete spiare!!-
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah-
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah UN CORNO!!!-
-Mi scusi- bisbigliarono i due, con voci alquanto acute, facendosi piccoli piccoli, sentendosi vulnerabili.
-Quindi sarete avvantaggiati.-
-Bene-
-Potete andare-
-Rendiamo Grazie a Dio-
-Ma bisogna sempre fare come se stessimo in Chiesa?-
-Ti sembra che questa volta ci siamo comportati come da essere in una rispettabile Chiesa?-chiese Archimede, alzando lo sguardo al cielo, prendendo la mano di Alessandro, trascinandolo via, mentre salutava Abram con una mano.
-Vi chiamerò io per il primo resoconto!!- disse Abram con un tono bonario, salutandoli con una mano. Dentro di lui però sentimenti negativi verso quei due si facevano strada nella sua mente contorta...più contorta di un politico, più contorta della schiena i Forrest Gump.-Voi sì che siete dei veri uomini. Non quella ragazza...-

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo, Parte Prima ***


Capitolo Primo, Parte Prima;
Anastasia quella mattina si svegliò di buon ora. Aprì gli occhi, e fissò il soffitto bassissimo sopra di lei, ricoperto di disegni fatti dalle sue mani. Si intende le mani che disegnano con la matita.
Posò lo sguardo di fianco a lei, dove una pota finestra la faceva affacciare su un grosso balcone, mentre una leggera brezza le accarezzava il viso e una leggera luce entrava da dietro una tenda semichiusa. Era una di quelle mattine un cui si crede che tutto possa andare bene, tutto liscio come l'olio. Sbadigliò rumorosamente, afferrando la sveglia con la mano.
-Che palla! Non funge più nemmeno 'sto ciaffo...-disse lei, stropicciandosi gli occhi con una mano, mentre con l'altra cercava di togliere le pile dalla sveglia-Vabbè, al diavolo la sveglia e le pile scariche...-sbatacchiò il povero oggetto con entrambi le mani. Si decise a rimetterla al suo posto, ovvero nella spazzatura, e di dirigersi in cucina, per fare colazione. Scese le scale a chiocciola molto velocemente (sì, aveva la camera in una mansarda) e, una volta arrivata in cucina, dopo aver sbattuto due volte nelle pareti dello stretto corridoio, prese un po' di latte dal frigo e lo bevve dalla bottiglia, senza tanti complimenti. Poi lo appoggiò sul tavolo, facendo schizzare delle gocce di latte dalla bottiglia di plastica. Peccato che mancò il tavolo, centrando in pieno la sedia, e lei, aspettandosi di trovare la superficie alta del tavolo, fu scaraventata a terra dalla sua stessa mano. Ecco cosa succede a chi ha troppa furia. Si udì un tonfo, abbastanza leggero, ma comunque dolorante per la povera Anastasia.
-Qui tra un po' ci rimetto le penne eh-
Si alzò, massaggiandosi una spalla, cercando di non fare troppi sforzi con quella spalla, già mezza rotta di suo. Andò nella sua camera, attraversando mezza casa. Appena finì di salire le scale, scivolò su un pezzo di carta, cadendo all'indietro, per fortuna non abbastanza da farla cadere dalle piccole scalette. L'unica cosa che la confortava erano gli uccellini che cantavano e la luce candida del sole alla mattina. Fuori dalla porta finestra della casa, accanto al balcone di quelli del piano di sotto, c'era un alberello, abbastanza alto. Lei, nei momenti di tristezza, andava nel balcone, e, saltando un po', arrivava nei rami più prominenti dell'albero e si sedeva, guardando il paesaggio del mare, che si vedeva da lì. Non era un granchè, se non ci fossero stati tutti palazzoni e alberghi sarebbe stato anche bello, ma così...era piuttosto deprimente. E questo la faceva rattristare ancora di più. Quando ciò accadeva, anche a ciel sereno, si scatenavano lampi e fulmini per qualche secondo, facendola sobbalzare dalla paura, spesso cadendo dall'albero sempre nella stessa posizione. Ecco il motivo per cui quella spalla era già mezza rotta.
Anastasia corse verso il bagno, facendo attenzione agli spigoli dei mobili, attraversando per l'ennesima volta in 5 minuti la casa, che, più che casa, sembrava un monolocale. Arrivata in bagno, iniziò a cercare un pezzo di ghiaccio, rovistando dappertutto, perfino sotto alle saponette e gli shampoo, ma poi, le venne il colpo di genio.
-Ma...ma...MA CHE IDIOTAAA!!- e di nuovo a correre, tirandosi i capelli con entrambi le mani, mentre il suo viso aveva assunto un espressione a dir poco folle. Aprì di scatto il congelatore, e prese un pezzo di ghiaccio e lo mise sul livido, che ormai era guarito, ma lei fece finta di nulla. Non voleva ammettere di aver sprecato 10 minuti per trovare un pezzo di ghiaccio cercando per tutta la casa. Dopo qualche secondo però, lo buttò all'aria, rompendo un bicchiere che aveva lasciato sul tavolo la sera prima.
Avrete capito che Anastasia era famosa per la sua imbranataggine e ansia, anche se a scuola era sempre molto calma, educata, sorridente, sebbene chiusa a sè stessa. Gli unici che le avevano attirato l'attenzione in tutta la scuola, per un qualche ignoto motivo, erano due tipi della sua stessa classe: Archimede, il prototipo del bello e dannato, sempre freddo, e anche un po' nevrotico, e un suo amico, Alessandro che sembrava un po' dell'altra sponda, sempre vicino al suo caro amico. Sembravano legati da qualcosa di più profondo dell'amicizia. Una cosa che va al di là dei sentimenti umani, spesso futili e superficiali. Non si sapeva spiegare questa cosa. Ma comunque non aveva mai fatto nulla per avvicinarli a lei, nemmeno un dito! Cioè, ma vi rendete conto?
-Potresti evitare di prendermi per i fondelli, cara scrittrice..?-chiese Anastasia stringendo i pugni.
Ah, ehm, sì! Scusa, mi son lasciata prendere la mano. AH! Scrittrice, mano! Ahaha!! Ok anche basta.
-Ecco, sarà meglio..-
Ritornando al discorso di prima, non aveva mai fatto nulla per avvicinarli. La paura di sentirsi gridare contro "MA CHE VUOI?!" dal genio della scuola non la allettava più di tanto. E beccare Alessandro senza Archimede, era un'impresa ardua. Molto ardua. La ragazza però da un po' di giorni si era convinta che doveva avvicinarli. "Cavolo, sono due gnocchi da paura, uno super intelligente, l'altro super dolce.."
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! CHE BELLA COPPIAAAAAAAAAAAAAAAAAA-Urlò senza accorgersene, portandosi i palmi delle mani sulle guance, quasi a fare la stessa posizione de L'Urlo di Edvard Munch, solo con l'espressione felice.
-Ma andò stamo? A Poggibonsi?!?- urlò uno del palazzo di fronte, facendo ritornare alla realtà la ragazza.
-M-mi scusiiiiiiii- urlò di rimando lei, stringendo i denti sperando di non dover subire un'altra delle ramanzine del vicino.
-Mi scusi un par de cojoni!- e con questo sembrò congedarsi. Parlavano sempre senza vedere il volto dell'altro, e questo in un certo senso confortava Anastasia. Almeno il vicino non sapeva il viso di che voleva uccidere.
Tirò un sospiro di sollievo, e camminò lentamente verso la camera. Si dirise verso l'armadio, rovistando tra tutti gli abiti. Ne tirò fuori una camicia di lino e un paio di pantaloni neri, buttandoli sopra al letto. Poi andò in bagno, si occupò della propria igene personale, e poi si vestì di tutto punto. Se non avesse avuto un viso dai tratti fisici così femminili, avrebbero potuto benissimo scambiarla per un ragazzo. Ciò capitava spesso, sopratutto quando vestiva vestiti maschili, ed in più era alta abbastanza.
Poi prese la cartella, la mise a tracolla e uscì molto lentamente da casa. Ora doveva fare un bel pezzo di strada in bicicletta. Guardò l'orologio che aveva al polso. Aveva ancora un'ora. Poteva benissimo viaggiare con la dovuta calma, sperando di arrivare tutta intera al Liceo.
---
Due persone stavano sopra un albero, guardando una ragazza coi capelli rossi che era appena uscita dal cancelletto del condominio, che stava prendendo una bicicletta, attaccata proprio a quest'ultimo da un lucchetto.
-ACCIDERBOLINA!!-
-Acciderbolina? Secondo me è la reincarnazione del Mago Merlino-
-Sssh!! Scrivi, eccheddiamine!- lo zittì uno dei due, intento ad osservare ogni movimento della ragazza, infilando in bocca al compagno una sua mano.
-Mghnfhg!!- Alessandro stava cercando di dire qualcosa, ma Archimede, che aveva preso un binocolo, stava guardando le mani della ragazza intente ad aprire il lucchetto della bici.
-Scrivi...è abbastanza stupida, e stentiamo a credere che una così possa avere tutta quell'energia spirituale- ordinò con un tono che non ammette repliche la testa corvina, mentre toglieva la mano dalla bocca.
-Sembriamo due maniaci...se qualcuno ci vede...brrr, non oso pensare a cosa potrebbero pensare..-disse Alessandro rabbrividendo, scrivendo su un foglio a righe con una bic blu ciò che aveva appena detto Archimede.
-La gente è troppo indaffarata per stare a guardare nelle chiome degli alberi..scrivi...-
-La gente...è troppo...-sussurrò scrivendo le parole sul foglio.
-CRETINO!! Intendo quello che ti stò per dettare!- ruggì Archimede, senza staccare gli occhi di dosso da quelle mani che ormai stavano trafficando da 5 minuti.
-Ah, ehm, ok..-
-Non fare lo stupido quando in realtà sei anche più intelligente di me-
Quelle parole avevano acceso lo sguardo di Alessandro. Un sorriso inizò a formarsi nelle sue labbra, poi arrossì, aprì la bocca e cinse le sue mani nel torso del compagno.
-Come sono feliiiiiiice!!!-
-Diamine..dovevo stare zitto- disse piano a denti stretti Archimede, lasciandosi scuotere dalla contentezza di Alessandro-Susu, basta, mi hai accartocciato fin troppo-
-Eddààài, era tanto che volevo coccolarti un po'- disse con voce pacioccosa Alessandro, strusciando la sua testa sulla schiena di Archimede. Intanto, cercando di non fare caso alla testa castana, la capoccia corvina si rimise ad osservare i movimenti della ragazza.
-Thò! E' riuscita a salire sulla bi-
Ma la frase fu interrotta da un fracasso incredibile di ferro che si scaraventava a terra.
-Ohiohi...Ussignur...Aiutami tu..-disse Anastasia massaggiandosi il bacino.
Archimede non aveva fatto nemmeno caso ad Alessandro che si era staccato e ora guardava con aria sorpresa la ragazza che, rimessa in piedi, si avviò a piedi, lanciando maledizioni alla bicicletta.
-Possibile che se è tanto ricca, non abbia un motorino?- chiese il morettino, sbattendo le palpebre ripetutamente. -Forse il padre adottivo ha paura che possa uccidersi...è probabile, è da mezz'ora che stiamo qui e già è la quinta volta che rischia la vita..- rispose Archimede continuando a guardare accigliato la ragazza che camminava. Ad un certo punto però, ella si fermò di scatto.
-Ma che ha?-
-Boh, stiamo a vedere un po'..-
Iniziò a correre in direzione della casa con uno scatto da centometrista, lasciando a bocca aperta i due ragazzi che sulla cima dell'albero la stavano osservando.
Ma poi si fermò di nuovo, di scatto. "Questa è matta" pensò Archimede, grattandosi la testa e buttando all'indietro il binocolo, scaraventandolo in faccia ad Alessandro.
-E' VEROOOOOO!! NON DEVO METTERMI QUEGLI OCCHIALI, SE VOGLIO FARMI NOTARE DA QUEI DUEEEEEEEE!!-
Quest'urlo improvviso fece sobbalzare sia Alessandro che Archimede, che cascarono proprio davanti alla ragazza sul marciapiede pieno di buche con un frastuono incredibile in posizioni disumane, a gambe all'aria.
-...Huh...-riuscì a dire Anastasia, la mente dava l'impulso di scattare verso la scuola, ma il corpo non eseguiva gli ordini.
-Salve signorina!!- esclamò Alessandro riemergendo da sotto Archimede, aiutandolo ad alzarsi.
-S-salve signorina..-ripetè a pappagallo lei, balbettando. -Siamo maschi, prego- disse Archimede pulendosi i suoi pantaloni e rimettendosi a posto la giacca.
-Suuuu, un po' di vita! E' la prima volta che ci vediamo senza nessuno attorno, vero?-
-Eh...s-sì..-
-Piacere. Io sono Archimede Hashimoto, e questo imbecille è Alessandro Yamashita- disse con tono piatto Archimede, indicando con un indice prima se stesso, poi Alessandro. -Hashimoto e Yamashita...Siete di origine giapponese?- chiese lei speranzosa. Quella frase sembrava averla accesa come un fuoco in una caverna buia in una fredda notte in inverno inoltrato.
-Beh, i nostri più lontani avi sono giapponesi; gli ultimi giapponesi puri sono stati dell'inizio del Periodo Edo.- -Quindi tutte le generazioni..?-
-Tutti maschi!!- finì per lei la frase Alessandro, sorridendo da guancia a guancia.
-Comunque...infatti..siete proprio boni..- disse Anastasia, con uno sguardo perso in qualche posto imprecisato del cosmo, senza rendersi conto di ciò che diceva.
-Prego?- chiesero all'unisuono i due ragazzi alzano le sopracciglia.
-Cosa..?- chiese, poi arrossì come un peperone, facendo quasi pandan coi capelli-AH! NO, NULLA NULLA!! NON HO DETTO NIENTEEE!!- urlò, mentre i ragazzi si coprivano le orecchie con le mani, allontanandosi e facendo volti stravolti.
-B-bene- ora la parte del balbuziente la faceva Archimede -Bando alle presentazioni e agli alberi genealogici..Andiamo a scuola, che è meglio- concluse Archimede, massaggiandosi la testa, ancora sotto schock dalla caduta, mentre prendeva passo.
-Posso fare una domanda e poi basta?- chiese con una vocina dolce dolce Anastasia, facendo un viso altrettanto dolce.
-Mmmh..sè, spara-
-Perchè eravate qui?-
I due ragazzi si bloccarono e si guardarono un po' insicuri, poi prese la parola Alessandro.
-COFF EHM BEHspiareBEH EHM COFF-
-Cofembespirbemco?-
Archimede tirò un frontino ad Alessandro, e prese di nuovo lui la parola.
-Scusa, certe volte le CORDE VOCALI NON GLI FUNZIONANO, VERO?- disse, alzando la voce nelle ultime sei parole, per farsi sentire bene dal morettino.
-E' vero!- confermò lui, un po' imbarazzato, arrossendo furiosamente.
-Allora- e qui tirò una manata alla spalla della ragazza-siamo qui perchè volevamo assolutamente vedere questo posto, sai, è molto bello qui, è tutto un Vivere Verde-
-Infatti questa zona si chiama Vivere Verde- confermò lei, iniziando di nuovo a camminare.
-Sì, beh, certo, ebbè..-
-Vabbè, non importa, non voglio mettere in difficoltà un tipo sempre così sicuro di sè!- esclamò la testa rossa, alzando un pollice in alto e sorridendo.
E con questo ripresero SERIAMENTE a camminare, in silenzio. La ragazza schioccava sguardi sognanti ad Alessandro, che sembrava non farci caso, almeno apparentemente. -Lontana la scuola da qui, eh- si decise a rompere il ghiaccio proprio Archimede, che di solito non apriva mai bocca in presenza di gente semisconosciuta se non interpellato.
-Ah, beh, un po'..ma non tantissimo. Basta girare qui in questo bivio..Ecco.. e siamo arrivati- rispose Anastasia indicando la scuola che si scorgeva dietro al traffico delle macchine.
Il sole sembrava avesse deidcato il suo massimo splendore in quella giornata, per far risaltare tutte le bellezze della natura e tutte le bruttezze degli umani. Le chiome degli alberi erano di un verde bellissimo, sembravano emanare luce pure quelli, mentre alcuni studenti erano appoggiati sui tronchi a chiacchierare del più e del meno in attesa della campanella che indicava che potevano andare in classe. Il cielo azzurro era coperto da qualche nuvoletta bianca e candida che sembrava essere fatta di zucchero filato, che davano un senso di freschezza in tutto quel contesto afoso e caldo.
Anastasia si rese conto che i due ragazzi attiravano molto l'attenzione: le ragazze si giravano e guardavano con sguardi sognanti e speranzosi Archimede, altre lanciavano occhiate omicide alla povera ragazza dalla chioma rossa, mentre alcuni maschi guardavano Alessandro trattenendo le risate. Anastasia guardò un gruppo di ragazzi che si erano messi a ridere sguaiatamente.
-EHI! Che avete tanto da ridere voi?- chiese lei, staccandosi dal gruppo, mentre Archimede la guardava un po' preoccupato, insieme a lui, anche Alessandro.
-Ehi testa calda! Cosa hai da intrometterti te?- chiese uno di loro, asciugandosi delle lacrime dagli occhi e continuando a ridere.
-Lo so che state ridendo di Yamashita! Stupidi!- e con questo si congedò, stringendo i pugni e lanciando al gruppetto uno sguardo come a dire "se-non-la-smettete-di-ridere-vi-ammazzo-in-tronco".
-Pefrassini! Lascia perdere quegli idioti..non c'è bisogno di sprecare fiato per gente come quella- disse Archimede, abbassando le palpebre e poi sospirando, prendendo per mano Alessandro-Non ti preoccupare Yamashi-
Ma fu interrotto dallo stesso Alessandro che fece abbassare la testa di Archimede con un braccio, mettendo l'interno del gomito dietro la nuca del ragazzo e con l'altra mano strofinandoli la testa.
-Suuu! ormai io non ci faccio nemmeno più caso! Ha ragione Hashimoto, Anastasia, con quelli non c'è motivo di sprecare il fiato, anzi! Non c'è nemmeno bisogno di sprecare tempo ad ascoltarli!-e alla fine lasciò la testa dolorante al ragazzo dalla testa corvina, mentre si massaggiava con le dita il punto strofinato della testa.
Anastasia sentì un brivido di calore percorrerle la schiena quando sentì il suo nome pronunciato da Alessandro, con la sua voce suadente e sensuale, come se le avesse disteso i nervi, quasi sempre tesi. E lo guardò sorpresa dopo quello che aveva detto: era veramente maturo e sensibile.
-Avete tutti e due ragione ragazzi. Se vi posso chiamare così- disse lei, facendo l'occhiolino ai due.
-Oh beh, certo, non c'è problema- disse un po' goffamente Archimede, arrossendo un po'.
-Hashimoto che arrossisce? Secondo me tra un po' cadrà Chuck Norris dal cielo e ci sarà la fine del mondo- disse Yamashita ridendo e dandogli una pacca sulla schiena, facendolo tossire forte.
-Io entro, ci vediamo in classe!- salutò lei ridendo, pensando a tutte le gag comiche che avevano fatto i due da quando li aveva visti.
---
-Ebbene?-
-Ebbene cosa?-chiese un po' spazientito Alessandro, un po' preoccupato dall'esordimento del compagno.
-Che si fa col vecchiaccio? Insomma, vuoi andargli a dire "Sà, ci siamo fatti scoprire dalla ragazzina cadendo da sopra un albero", e ora ci manca soltanto che arrivi Shinji Ikari e siamo apposto!- esclamò Archimede facendo un'espressione un po' pazza.
-Cosa c'entra ora Shinji Ikari? Cosa ti sei fumato 'sta mattina, Archimede?- chiese sorpreso Alessandro dalla follia del suo compagno, sempre così serio e risoluto, anche se spesso un po' nevrotico.
-I capelli di Tatsuma Sakamoto!!- rispose ormai fuori di testa il ragazzo, alzando le braccia all'aria come per mandare via qualche presenenza maligna.
-Sai che certe volte sei peggio che la scrittrice?-
Ehi! Cosa c'entro io? Non sono una pazza come costui!
-AH! E ora sarei pazzo, eh-
Eeeeeh...e ho detto tutto!!
-Sè, e ho detto tutto un benedetto corno!-
-Basta su...facciamole fare il suo lavoro, dài. Anche te, stai calma- disse rivolgendosi a me.
Uff..va bene...Ritornando alla storia...Ora i due si guardavano in cagnesco.
-Insomma!! Glielo dirò io! Tanto ormai sono abituato e prendermi le colpe, io!- urlò Alessandro, facendosi sentire anche da un gruppo di ragazze che si stavano avvicinando ad Archimede.
-Ah, con questo vorresti dire che è colpa mia, eh?- Ora quelle povere ragazze erano spaventate dal nervosismo dei due, che sembravano volessero battersi come due Samurai in piena regola. Mancavano le spade ed erano a posto.
-ATTENTO! UN IPPOPOTAMO ROSA VOLANTE!- urlò Alessandro indicando dietro Archimede, con espressione evidentemente agghiacciata.
-Cretino, tanto non... GYA!!- urlò Hashimoto con un'espressione altrettanto agghiacciata.
Nel cielo stava volando un ippopotamo rosa. Ebbene non era uno scherzo.
Tutta la gente infatti si era fermata a vedere il fatto straordinario. Alcuni stavano ripendendo la scena coi cellulari: video che dopo qualche ora furono messi su YouTube.
Le ragazze urlavano, non di paura, ma di..sorpresa, in senso benevolo. Altre ragazze invece, un po' più risolute, urlavano di paura. Molti ragazzi dovettero andare in bagno per non farsela sotto. Dopo 2 minuti di Caos un ragazzo uscì dalla scuola e urlò ricolto a tutti i maschi:-I CESSI SONO TUTTI OCCUPATI!! SE DOVETE FARLA ANDATE DIETRO ALLA SCUOLAAAAAA-
I ragazzi si abbracciavano tra di loro, sperando in bene, mentre la paura di bagnare i pantaloni di D&G si faceva strada tra le loro piccole menti.
-Ok, chi è che ha buttato un gas allucinogeno?- chiese un uomo che passava di lì guardando l'ippopotamo rosa che volava allegramente nel cielo.
-Ma..ma..QUESTA E' PAZZIA!!!- urlò Alessandro, coprendosi il volto.
-NO! QUESTA E' SPARTAAAAAAAAAAA!!- urlò Archimede mettendosi ai ripari dentro alla scuola, non prima di aver dato un calcio a un Vecchietto Random che passava per caso davanti alla scuola, correndo come un forsennato, mentre Yamashita lo inseguiva a passi lunghi 3 metri.
-Sarà un segno del'ira divina di Abram?- chiese Alessandro, tremando da capo a piedi.
-Potrebbe essere..è nel suo pieno stile. Nonsense a palate- disse Archimede, ritornando alla sua risolutezza.
-Quanta tristezza- disse scuotendo il capo Alessandro, confortando anche Archimede accarezzandogli un braccio.
-Stà buono sà 'sta mano!-esclamò Archimede, togliendo la mano di Alessandro dal suo braccio-Andiamo in classe, credo sia la cosa migliore.- tagliò corto Archimede, prendendolo per un braccio e trascinandolo al piano superiore con passi veloci e decisi.
-Ouch! Lasciami, almeno per fare le scale, cavolo!- si lamentò il morettino, rimettendosi in piedi e raggiungendo veloce Archimede.

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Capitolo 3
*** Capitolo Primo, Parte Seconda ***


Prima di iniziare vorrei scrivere un ringraziamento speciale a anxieroxiemuxie_chan, che ha recensito per la prima volta la mia fic! Grazie per i complimenti, spero che la storia non ti deluda! Continua a recensire, mi raccomando!! x°° Bene, ora che ho finit', possiamo iniziare °_° Ah, avrete notato che ci sono citazioni da manga e anime. Se non le capite, oppure se non capite anche soltanto una cosa sulla storia, potrete scriverlo sulle recensioni senza problemi, e io scriverò nel capitolo successivo le risposte alle vostre domande! Iniziamo veramente ora :°°

Capitolo Primo, Parte Seconda;
Le 5 ore passarono mooooolto lentamente. Un'ora di biologia, due ore di latino, una di greco in cui avevano fatto un compito a sorpresa e l'ultima ora di storia dell'arte, dove Anastasia era stata interrogata, uscendo con un 9 pieno.
Le era andata anche bene, spesso le capitavano anche giornate dove tutto andava storto. Ad esempio, verso Novembre, una volta era stata beccata senza il righello da quella di Algebra, facendola incazzare come una vipera. Il bello è che avevano iniziato analitica e geometria solo a Febbraio. Un'altra volta, a Marzo, era stata beccata che invece di ascoltare la lezione di latino attentamente, stava osservando Yamashita con uno sguardo che dire Sognante è riduttivo. In quella occasione il suo viso veramente fece pandan con i capelli quando il professore se n'era accorto, sbraitando addosso al poveretto in prima fila, rivolgendosi però a lei. Beh, non c'era da aspettarsi molto, quello lì aveva lasciato gli occhiali a casa. Un'altra volta (questa volta non mi ricordo esattamente quando, eh, mica posso ricordarmi tutto), era caduta dalle scale ed era andata addosso ad Archimede, finendo per cadergli tra le braccia facendolo cascare. Non aveva potuto usare le tecniche di caduta per paura di fargli male, ma comunque sbattendolo a terra non voleva dire certo farlo saltellare.
Insomma, giornata imbarazzante o no, fatto stà che al suono della campanella tutti uscirono deliranti, facendo cose immonde, anche fuori dalla scuola: i ragazzi facevano i gavettoni, e le ragazze? Indovinate un po'?
Subivano i gavettoni tirati dai ragazzi.
-Mah, chissà perchè tutti delirano come un uomo l'ultimo giorno della sua vita 'sti qua, è solo l'ultimo giorno di scuola.- disse Archimede con un tono freddo e scocciato, mentre corrucciava la fronte.
-Beh, non vedranno per ben 3 mesi i loro professori e professoresse! Insomma, anche io sono felicissima- Anastasia non finì di dare un tono allegro alla frase che un tuono per poco beccò in pieno un sasso davanti a loro. Lei si fermò un secondo, poi ri iniziò a camminare allegramente. I due ragazzi erano rimasti di sasso. Sì, proprio come quel sasso che era stato colpito. Si guardarono un po' scioccati, poi la raggiunsero correndo.
-Un tuono a ciel sereno ci stava per colpire, e tu te ne corri allegramente come Heidi in mezzo alle montagne con le caprette che le fanno ciao e-
-Taglia corto Alessandro. Facciamo prima a chiederti, cara Pefrassini: come mai non sei stupita?-
-Oh beh, è circa da quando sono cosciente di quello che faccio che mi succede, quando mi colpiscono emozioni forti, un fulmine cade, anche se il cielo è sereno! Non lo nemmeno io il perchè! Ma comunque cose così mi capitano da quando sono piccola piccola.- rispose senza problemi, l'ultima frase però la pronunciò con un pizzico di malinconia. -Cose del tipo?- chiese con una finta pazienza Archimede, sfregandosi le mani con un fare frenetico, mentre Alessandro cercava di restare il più calmo possibile. Non sapeva perchè, forse per il suo orgoglio, quando si trattava di lavoro il suo amico era sempre impaziente, anche se sempre serio e risoluto. Analizzava le cose attentamente, e quando era vicino a sapere qualcosa di importante si faceva come un bambino che stà per ricevere un cioccolatino. Il lavoro che compivano era così importante per lui? In realtà, a se stesso, Alessandro, non importava granchè. Scherzava sempre sopra sulle cose ed era sempre sorridente. Si ricordò la sua prima missione in quel momento. Dovevano far fuori un uomo che stava mettendo in subbuglio le dimensioni. Si ricorda che una volta aveva tirato fuori una frase del genere "C'avessimo il Death Note, sarebbe tutto più facile!!" e in quell'occasione Archimede accennò un sorrisetto e aveva risposto "Sè, poi come facciamo a liberarci dello Shinigami senza perdere la memoria di aver completato la missione?" ed avevano tirato fuori un discorso assurdo. Certe volte dicevano cose folli, assurde e disumane, cercando sempre di alleggerire l'atmosfera pesante che li avvolgeva durante le missioni.
Guardò Anastasia un secondo, che ancora cercava le parole per espreimere i fatti. "Dovremo uccidere anche lei ora..?" si chiese. Lui non ce l'avrebbe fatta ad ucciderla: un conto è uno sconosciuto di quarant'anni, un altro è una simpatica e intelligente ragazza di quindici anni. Che conoscevano. Insomma, si sarebbe ribellato al capo in quel caso.
Alla fine la ragazza iniziò a parlare. e tornò alla realtà.
-Tutto iniziò quando mio padre mi prese dall'orfanatrofio. Sapete, non sono italiana di nascita, in realtà il mio cognome dovrebbe essere francese, visto che ero in un orfanatrofio in Belgio. Vabbè, fatto stà che mi ricordo che, dopo essere arrivata in Italia, essere stata cresciuta in quell'orfanotrofio doveva aver lasciato in me qualcosa. Una forza interiore fuori dal comune, mi dicono tutti. Ma andiamo ai fatti.-qui prese un bel respiro, e , continuando a camminare, fece il passo più lento per stare in mezzo ai due ragazzi-Una volta, mentre ero stata colta da un attacco d'ansia, un uccellino entrò da una finestra aperta della cucina, dove ero. Il vecchio era al lavoro e quindi ero completamente sola. Questo uccellino, cinguettando, sembrava aver detto qualcosa, una cosa del tipo.. tra..tran...-
-Tranquilla?- chiese Alessandro voltandosi a guardarla. -No...era una cosa...Ecco! TRANZOLLA!!-
-Tran..zolla..?- chiese Archimede con gli occhi sbarrati. INSOMMA!! Avevamo preso una piega seria! E ora, l'uccellino che parla come un deficiente ci mancava!
-Scusa! Ma se è andata così che posso farci?-
Un bel niente, ma insomma, che ti eri bevuta al mattino? Latte con allucinogeni?
-Oggi è la giornata nazionale della sostanze allucinogene. Fate un'offerta al numero verde in sovrimpressione, a soli 50 euro la minuto!!- Esclamò Alessandro per smorzare la tensione che si era formata nell'aria.
Ah, sì, 50 euro mi farebbero proprio comodo!! Perchè non la facciamo 'sta cosa?
-NO! Te ora devi finire 'sta cavolo di storia. Quindi ora, ritorniamo a noi, che è meglio.- tagliò corto Archimede con un'espressione quasi schifata, mentre si sbottonava la camicia per far rinfrescare il torace.
SE VUOI TI RINFRESCO IO!!
Ero uscita da dietro le quinte e stavo andando addosso ad Hashimoto, quando mi tirò uno schiaffo da dietro centrando in pieno il mio viso. Ohiohi, meglio se ritorno dietro le quinte, che è meglio.
-Ecco, se lo fai faresti un grande piacere a tutti noi.- e con questo si sbottonò un altro bottone della camicia, facendo colare dal naso del sangue ad una ragazza che stava passando per di lì, per poi dover andare alla prima farmacia a prendere un po' di garza.
-Mah...'ste ragazze...continua pure a raccontare, che è meglio-
-Sembri Quattrocchi dei Puffi- e con questo Alessandro ficcò degli occhiali in faccia al povero Hashimoto.
-E te sembri il Grande Puffo guarda!! Chissà dove cavolo sei andato a pigliare ora 'sti occhiali... Veramente, Anastasia, continua- pregò Archimede, prima togliendosi gli occhiali finti, poi congiungendo le mani e guardando al cielo.
-O-ok..allora, poi...un'altra volta invece, mi ricordo di aver fatto uno strano sogno, la notte prima di dover iniziare il Liceo...mi era apparsa una donna, bellissima. Soltanto un mezzo busto però, e sembrava una foto. Sì, credo proprio fosse stata una foto. E quella signora assomiglia terribilmente a una che ho di una mia nonna da giovane. Non so cosa possa c'entrare, però..Ah! Sono arrivata..che peccato, ci avevo preso gusto a parlare con voi- detto questo iniziò a giocherellare con dei sassolini con i piedi, chiaro segno di imbarazzo.
-Se vuoi possiamo farti compagnia!- propose Alessandro alzando un dito e, come suo solito, sorridendo e chiudendo gli occhi.
-Te sei scemo..- bisbigliò Archimede portandosi un palmo della mano nella fronte, facendo un espressione rassegnata.
-V-veramente? Sapete, mi farebbe molto piacere, visto che vivo da sola, stò tutto il giorno a fare le cose mie e ho ridotto i contatti con gli umani al minimo...-
-Se ti fa piacere- disse la testa nera (No, non la marca di Shampoo), sorridendo poi alla ragazza.
-C-certo! V-venite-
-STUPIDA TROIETTA!! DUE IN UNA VOLTA EH?!?!- Una donna di mezza età dalla voce cavernosa si era affacciata da un balcone del palazzo di fianco al loro, sbraitando come uno scaricatore di porto.
-Ma che ti hanno fatto gli scaricatori di porto?- chiese Archimede perplesso.
Nulla, nulla! Continuiamo...'sta signora, era il famoso vicino che faceva le ramanzine stile suocera alla povera Anastasia.
-MA STIA ZITTA PER FAVORE!! SIETE PEGGIO CHE UNA SUOCERA, CORBEZZOLI!!- urlò Anastasia alzando in tutta la sua lunghezza, ma sentì una mano appoggiarsi delicatamente sulla sua spalla, si voltò e vide il viso di Yamashita vicinissimo al suo.
-Ebeh..ah..e..i...o..u..-
-Mi scusi signora, potrebbe non ROMPERCI I MARONI, GRAZIE?- chiese molto educatamente Archimede, mentre ancora Anastasia era in quella imbarazzante situazione.
-Su, le vocai le sai, ora possiamo passare alle consonan- Un leggero pugno con abbastanza violenza da poter zittire Yamashita e allontanarlo di qualche centimetro centrò una sua guancia, e vide Anastasia che stava iniziando a sudare come un russo della steppa in mezzo al deserto del Sahara a mezzogiorno.
-S-s-s-s-c-us-a- riuscì a dire lei, ritraendo velocemente il pugno, e Alessandro per poco non cascò a terra, visto che inconsciamente si era appoggiato con tutto il suo peso al pugno della ragazza, che lo sorreggeva.
Archimede poi, che era riuscito a zittire la suocera di turno, prese i due per le braccia e li trascinò all'interno del giardino di 5 metri quadri, davanti alla palazzina di due piani con le scale esterne.

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Capitolo 4
*** Capitolo Secondo ***


Grazie ancora a anxieroxiemuxie_chan, che sembra non smettere di recensire, e le belle parole che mi ha detto °ç° Che braFa ragazza =ç= Comunque, iniziamo *__*

Capitolo Secondo;
Dopo aver salito le scale, aver pestato il gatto bianco dei coinquilini al primo piano ed essere scivolata su un foglio di pubblicità della Conad, finalmente Anastasia, scortata da Archimede e Alessandro, riuscì ad arrivare tutto d'un pezzo alla porta di casa, inziando a cercare le chiavi nelle tasche dei pantaloni. Poi un rumore metallico le fece accendere un piccolo sorriso sul viso.
-Eccole!!- disse, infilandole dentro la serratura, ma non entravano. Provò dal verso opposto, ma nulla-Grunf...Queste credo siano dell'Interno..-
-Non è che è questa?- chiese la voce dolce di Alessandro, porgendole una chiave, di quelle grosse e lunghe (NON PENSATE MALE!!).
-OH! Grazie mille...dov'era?- chiese Anastasia.
-Era dentro all'affare degli ombrelli..-
-E' vero! L'ho messo io lì 'sta mattin...ma..aspetta..come facevi a sapre che erano lì?-chiese sospettosamente la ragazza, nascondendo il collo dietro le spalle e guardandolo.
-Ehm..è un posto piuttosto comune! Ehehe-
-Ehehe un corno, se questa inizia a sospettare, siamo fritti! E' il primo giorno e già ci siamo fatti scoprire come due idiot-
-Cosa dici, Archimede?- chiese lei, avvicinandosi ai due.
-NULLA! DICEVA CHE STAI MOLTO BENE ANCHE SENZA OCCHIAmhgmmh!!!-
-Gli dicevo di non fare cose sospette che potrebbero compromettere la nostra pedina fenale-
-Aaah, interessante pedina fenale...-rispose divertita, nel vero senso della parola la ragazza.
-AH!Volevo dire Fedina Penale!!- si corresse prontamente Archimede sulla difensiva.
Prese le chiavi, le infilò nella serratura, e dopo spinte e sbattimenti di testa, la aprì, facendo accomodare nell'ingresso-soggiorno i ragazzi.
-Aspettate qui un attimo! Torno subito, vado a posare la cartella!- disse sorridendo la ragazza, prendendo le cartelle e trascinandole di peso in una piccola stanza in fondo, dove teneva il suo Personal Computer.
-Alessandro.. Senti, non dobbiamo rivelare nemmeno se ci tortura la nostra identità, a questa tizia, chiaro?- ordinò con un tono che non ammette repliche Archimede, mettendosi comodo a gambe accavallate sul divano, mettendo un braccio su un bracciolo e appoggiando il mento sul dorso della mano.
-Ma non ti fa male la mano così?-
-CHETTEFREGA?!-
-Mi preoccupo per te, poi non lamentarti se ti si rompe il polso, poi magari ti fa l'infezione, andiamo all'ospedale, ma poi il dottore non si mette i guanti per operarti, poi l'infezione si aggrava e si propaga per tutto il corpo e MUORI- replicò Alessandro, con uno sguardo corrucciato e preoccupato, alzandosi un po' da sedere.
-E NON PORTARE SFIGA!! Comunque, rimettiti a sedere, e non preoccuparti in modo così assurdo, NON SI MUORE IN UN MODO COSI'..STUPIDO!!-
-Scusa se mi preoccupo per te, tsk, tanto lo so che in fondo ti fa piacere-
-Ma cosa diamine..?!?-
-Eccomiiiii!!- esclamò la ragazza riemergendo dal corridoio-Scusate, ma sono inciampata un paio di volte e mi sono dovuta fasciare la caviglia- e qui indicò con un dito la caviglia destra fasciata con una garza bianca.
-Ma tutti i giorni te quante volte rischi la vita?- chiese terrorizzato Hashimoto.
-Eeeh, tante, ma per fortuna ancora sono viva!! Sai, una volta per andare in bagno mi sono rotta il bacino!- esclamò allegramente lei, andando il cucina saltellando, per quello che poteva con la caviglia slogata, forse per andare a prendere qualcosa da mangiare o bere.
-E te parli di queste cose RIDENDO? E poi come hai fatto..?- chiese di nuovo Archimede, mentre Alessandro, abbastanza calmo, ascoltava la loro conversazione, guardandoli attentamente, piuttosto divertito.
-Mentre andavo in bagno, sai, avevo piuttosto fretta-cercando di scansare lo stipite destro della porta entrò di nuovo nel soggiorno, con in mano un vassoio con dei bicchieri di acqua-...ehm, ho sbattuto contro lo spigolo di questo maledetto tavolino che regge in piedi questo misero televisore.-indicò con un cenno della testa un tavolino con sopra un televisore, di fianco ad una libreria- Per fortuna mio padre passò una di quelle poche volte a casa mia per vedere se non mi stavo uccidendo accidentalmente. Suonò, ma non potei andare a rispondere, troppo occupata a mugolare di dolore. Una volta sfondato la porta mi ha portato all'ospedale, naturalmente dopo aver visto il mio stato.-
-Questo era ovvio- replicò Alessandro prendendo delicatamente un bicchere che le stava porgendo la ragazza, bevendolo poi piano.
-Capisco...'azie- disse Archimede, prendendo anche lui un bicchiere.
-Attenti che è gelata- disse allegramente Anastasia.
Non sapeva perchè, ma quei due tizi le stavano simpatici.
Sebbene Achimede fosse un po' freddo e scorbutico certe volte, era veramente premuroso. Alessandro invece era proprio il ragazzo perfetto. Simpatico, dolce, attento, delicato..e carinissimo. Questo lo doveva ammettere. Il visino allungato era un po' scavato ai lati, che gli davano un'aria da mascolinità, il naso era perfetto..."Minchia quanto so' bonazzi" pensò Anastasia, che, immergendosi nel bicchiere d'acqua, cercò di non fare vedere la sua espressione.
Certo, anche Archimede era bellissimo, più "Virile" di Alessandro. Posò lo sguardo su di lui. Si rese conto solo in quel momento quanti tratti avesse dell'orientale: occhi un po' a mandorla, affilati e taglienti, capelli neri dritti, che nemmeno con il 90% di umidità si potevano arricciare un po' e il colore della pelle un po' diverso dagli europei puri. Anche la bocca, piccola e carnosa, non era da occidentale. Invece Alessandro aveva solo gli occhi un po' a mandorla, comunque un po' grandi e la bocca, un po' più occidentale, ma comunque abbastanza carnosa. Bevve un altro sorso, mentre il silenzio avvolgeva la stanza, e alcuni raggi di sole penetravano dalle porte finestre aperte, che davano su un piccolo balcone.
-Ah! Prima, quando ero in classe, dalla finestra ho visto un putiferio incerdibile dove eravate rimasti voi. Poi ho chiesto ad una in classe, che prima avevo visto lì, e mi ha detto che non era successo nulla... voi sapete cosa era successo esattamente?- chiese Anastasia ritornando alla realtà, guardandoli con aria interrogativa, sedendosi su un divano libero, mettendo le ginocchia all'altezza del torace e sorseggiando l'acqua.
I due si guardarono scioccati. O il vecchio aveva rimosso dalla mente di tutti quel fatto, oppure il fatto era stato così scioccante che il cervello di ognuno dei presenti aveva rimosso il ricordo analogo.
Alessandro fece un cenno con la testa ad Archimede come a dire "Mò-che-le-diciamo?". Archimede lo guardò di rimando, come a dire "Cazz-ne-sò-io?".
Quest'ultimo, dopo qualche secondo di silenzio, fece un grosso respiro e iniziò a parlare.
-No, non era successo nulla. Alcuni si erano messi a fumare, sarà stato l'effetto del tabacco-
-O qualcosa di più pesante- aggiunse annuendo spudoratamente Alessandro, beccandosi l'ennesimo collino da Archimede.
-Ah, capisco...brutta cosa la droga, eh- disse alzando gli occhi al cielo Anastasia, alzandosi da sedere, per poi andare a prendere dalle mani dei ragazzi i bicchieri vuoti.
-Vado a lavare i biccheri e poi mi cambio in abiti più confortevoli, se non vi dispiace!- esclamò correndo in cucina Anastasia, sfoggiando i tre bicchieri sulle mani.
-Secondo te riuscirà a rimetterli a posto senza fare danni?- chiese Alessandro preoccupato.
-Non ne sarei così..-
Non riuscì a finire la frase che si sentì un rumore di vetro infranto provenire dalla stanza accanto.
-NOO! CHE IMBRANATA CHE SONO!!- urlò Anastasia, mentre si sentiva un trafficamento di vetri rotti e scope.
-Lo dicevo io...-bisbigliò con la testa fra le mani Archimede, rimettendo a posto le gambe e aprendole.
-Scusate!! Ora vado nella mansarda- disse, riemergendo dalla cucina e poi correndo a tutta velocità, per poco non finendo a sbattere contro qualcosa.
Anastasia corse nella scaletta a chiocciola, facendo due gradini alla volta.
Arrivata in cima, stupita di non aver combinato di nuovo qualcosa, si fiondò subito in un armadio, prendendo dei pantaloncini corti e una felpa un po' larga. Si cambiò velocemente, e poi ritornò dai ragazzi.
-Eccomi!-
-Complimenti- sussurrò Archimede fissando le gambe con uno sguardo vuoto, risvegliandosi dopo aver subito una botta in testa da Anastasia e dalle risate soffocate di Alessandro.
-Lasciamo perdere i commenti ragazzo. ORA...vorrei sapere qualcosa su di voi. Siete dei tipi così interessanti e misteriosi che mi viene voglia di conoscervi meglio che posso!-
I due si guardarono negli occhi per l'ennesima volta quel giorno, e quella cosa li stava un po' scocciando. Accigliandosi un po', Archimede prese parola per primo, cercando di farsi perdonare per il commento stupido, mentre Anastasia si rimetteva nella posizione di prima nello stesso posto nel divano libero, nascondendo la faccia dietro alle ginocchia.
-Allora...non facciamo nulla di interessante sinceramente.-
-Capisco...Ah! Come mai non esci mai con qualche ragazza? Mezza scuola ti stà dietro..-
-Non gli interessano- tagliò corto Alessandro, con un tono piatto, facendo sobbalzare Anastasia, sorpresa dal suo intervento.
Abbassò lo sguardo, ma dopo si riprese subito.
-E te invece, Yamashita?-
-Io..mah, le stesse cose di quel tizio lì-
-Ora io sarei "Quel Tizio Lì", eh, ma grazie-
Anstasia notò che dopo la domanda inerente alle ragazze Alessandro si era fatto freddo, ma comunque lei era troppo interessata per bloccarlo.
-Sai che quella maglia ti stà da Dio?-chiese poi, prima che potesse bloccare le parole.
-Eh? Oh, ehm, grazie...-rispose lui grattandosi la nuca, arrossendo e guardandosi la maglia azzurro pastello che indossava.
-Sentite un po'...vorrei farvi vedere delle cose su, almeno saprete cosa può fare una ragazza come me oltre che rischiare la vita e rompersi le balle a scuola- disse piena di brio, facendo cenno ai ragazzi di seguirla.
Camminarono velocemente, salirono le scale velocemente e altrettanto velocemente Anatasia cascò dalle scale, per fortuna presa prontamente dalle braccia di Alessandro, prendendola in una posizione imbarazzante: le braccia che la spingevano sul suo petto e i loro visi, anche se uno sopra l'altro, molto vicini tra loro.
-Gra-grazie...continuiamo a salire!- esclamò agitata lei, indicando sopra, mentre ritornò a salire le scale.
Arrivati in cima, dopo altre peripezie come slogate di caviglia e altre semi cadute, misero i piedi nel pavimento della masarda, osservando le pareti e il soffitto attentamente, tappezzati di disegni e alcuni poster su anime e manga. -Disegni veramente bene!- esclamò sorpreso Alessandro osservando un disegno che la ritraeva mentre sclerava. -Oh, grazie...- rispose lei imbarazzata, nascondendo il suo viso dietro le mani e abbassando lo sguardo, arrossendo. -Ti piacciono Evangelion e Saiyuki?- chiese Archimede, guardando due Fan Arts dei rispettivi protagonisti delle serie.
-Sì! Quelli sono i miei due manga preferiti..anche anime, ma l'anime che adoro di più è Gintama!- e indicò un disegno di Gintoki Sakata e Kotaro Katsura. Poi lei notò il disordine che aveva lasciato nella stanza: abiti dappertutto, matite e china sparsi per terra e alcuni manga e DVD sopra al letto. Però i ragazzi sembravano così presi ad analizzare dai disegni che sembrava che per loro la mansarda fosse fatta solo di quelli.
Intanto Anastasia si fiondò sul letto e prese un manga, fissando prima i disegni, e poi i ragazzi che aveva davanti. -KYA!!- urlò buttando all'aria il manga e avvicinandosi ai due ragazzi, ancora intenti ad ammirare il tratto della matita della ragazza, mentre lei invece prendeva ogni dettaglio del loro corpo, convincendosi di più che quei due erano usciti da un manga.
-Cosa c'è, Anastasia..?- chiese un po' disorientato Alessandro, ma sempre parlando dolcemente.
-OH! N-nulla, mi sono resa conto di quanto siate stupendamente belli! Assomigliate ai miei due personaggi preferiti di un manga- ribattè lei tutto d'un fiato, poi prendendoli per le braccia e trascinandoli di nuovo giù senza tanti complimenti.
-Oh! Di già sono le 16! Scusa, ti dispiace se andiamo, Anastasia?- chiese Archimede, con il suo solito tono piatto. -Ah, no, non preoccupatevi! Però mi raccomando, rivenite a farmi visita ragazzi, eh!- disse lei sorridendo più che potè.
-Allora..forse a domani!- salutò Alessandro facendo "ciao" con la mano, mentre veniva trascinato davanti al portone di casa da Archimede.
-Ciao- salutò quast'ultimo, facendo cenno con la mano libera, senza voltarsi. Aprì il portone e poi lo richiuse un po' forte.
-Aaaaaah...chissà perchè staranno sempre uno appiccicato all'altro quei due...- si chiese lei, ritornando nella mansarda saltellando e fantasticando sui due ragazzi.
---
-Alessandro, hai notato anche te che strana aura c'era in quella mansarda?- chiese Archimede appena fuori dal portone, sussurrando, mentre iniziava a scendere le scale.
-Certo...un po' inquietante, non trovi? Chissà qual era l'oggetto che sprigionava quella strana energia, oltre a quella ragazza...- rispose pensieroso Alessandro, seguendo Hashimoto.
-Credo che sia provenuta dai disegni. Dopotutto, sono fatti per mano di lei, no? Non sarebbe poi così strano..- ribattè Archimede, calpestando la coda al solito gatto bianco rompiballe.
-In effetti hai ragione.- confermò Yamashita-Ma questo significa che...-
-Già...proprio così..è in pericolo- affermò Hashimoto, uscendo dal cancelletto e passando per i giardini dei palazzi.

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Capitolo 5
*** Capitolo Terzo, Parte Prima ***


Non so come farei senza anxieroxiemuxie_chan, la recensitrice folle *çç*; Spero che anche questo capitolo ti piaccia :D

Capitolo Terzo, Parte Prima;
Dopo aver passato alcune ore a leggere qualche versione tradotta durante l'anno di latino, Anastasia si mise a guardare il crepuscolo dal balcone della mansarda, ossevando il mare, calmo e limpido. Il cielo si stava facendo sempre più scuro, come se le tenebre stessero divorando la luce. Si appoggiò con la testa e le braccia all'alto corrimano del balcone, pensando a cosa avrebbe fatto quell'estate. Si grattò la testa un po' sconfortata, cercando di pensare a qualcosa di divertente da fare, oltre che frequentare Hashimoto e Yamashita.
Non le venne in mente nulla. Sbuffò e alzò lo sguardo al cielo. Si rese conto di quanto fosse bello un cielo notturno estivo limpido. Le stelle che sprigionavano quella luce bianca sembravano punti fatti con un gesso su una lavagna, mentre il cielo pareva fatto d'acqua, dal colore così simile al mare. Respirò a pieni polmoni l'aria frizzantina che avvolgeva l'atmosfera che si era creata, e si stiracchiò, sorridendo. Avrebbe fatto una passeggiata al mare, magari portandosi dietro una matita e un foglio per disegnare il paesaggio, oltre naturalmente ad una piccola pila per riuscire a vedere al buio. Forse era pericoloso andarsene a quest'ora nella spiaggia libera, ma non ci volle pensare. Entrò di nuovo, naturalmente sbattendo la testa, e cercado il materiale.
-Allora...matita...-prese una matita da un portapenne nella scrivania vicino alle scalette a chiocciola-poi...un foglio-e prese un foglio bianco A4-Ma no! Che mi porto dietro, un A1?-
Sè, l'Autostrada tra un po', bona!
-Uffa! Continua a scrivere che è meglio!-
Ok...Allora, dopo aver preso il foglio, scese le scale, lentamente, per cercare di non farsi male, poi, rovistando in un cassetto della libreria della sala, prese con foga una pila. La pila che illumina, non la pila quella per farla funzionare, s'intende.
-Vado in giro con una pila in mano come una cretina guarda!-
Quale pila intendi?
-ZITTA!! E fammi fare la mia parte.-
Ma che palla! Vabbè, prese 'sta pila per illuminare, e uscì di casa camminando con calma, anche se un po' veloce. Scese le scale, per fortuna il gatto non c'era, era al sicuro dentro la sua rispettiva casa, probabilmente a fare le cose che fanno i gatti di solito: mangiare e dormire.
-INSOMMA!! Sai cosa gliene frega ai lettori di cosa stà facendo il gatto ora?-
Mi scusi signorinella!
-Mah..-
Seriamente, ora. Anche dopo.
Attraversò la statale, pullulante di macchine, cercando di non essere investita, e poi, passato il sottopassaggio e di nuovo la strada, si ritrovò al lungomare.
Essendo estate, la spiaggia a quell'ora era ben popolata di gente e gentaglia, che, più che altro, stavano nel marciapiede.
-Vorrei tanto andare alla Rotondaaaaaaaaa- sclerò Anastasia, facendo voltare una coppia di vecchietti che stavano camminando a braccetto.
Però la Rotonda (sul mareeeee) era abbastanza lontana, e lei era piuttosto stanca, quindi optò per andare direttamente nella spiaggia libera davanti a lei, in un posto un po' nascosto, per non dare nell'occhio.
Prima di andare nella sabbia, si tolse gli infradito e si accorse che era ancora in felpa e pantaloncini corti.
-OMMIODDIO!!! Che testa che ho!- e si schiaffeggiò la fronte con il palmo della mano sinistra, mentre la destra teneva gli infradito-Vabbè, pazienza..tanto non devo fare chissà cosa-
E con questo si avventurò definitivamente nella spiaggia, saltellando al tocco della sabbia che portava ancora il calore della giornata.Arrivata nel bagnasciuga, dopo essersi allontanata da una coppietta intenti a fare pucci pucci e bau bau, si mise a sedere con i piedi a mollo nell'acqua.
-Bene...diamoci da fare!- e con questo iniziò a disegnare sulle ginocchia, mentre la pila fungeva da lanterna, messa in verticale, faceva luce, illuminando un po' il foglio e un pezzo di spiaggia.
Iniziò a disegnare furiosamente, facendo attenzione a non bucare il foglio. Guardava di tanto in tanto il mare, e nel disegno aggiungeva piccoli dettagli come persone. Senza accorgersene, aveva disegnato lei e Yamashita che si abbracciavano da sdraiati nel bagnasciuga. Arrossì violentemente e cancellò tutto con la gomma in cima alla matita, soffiando, ancora scioccata, per pulire il foglio dai pezzettini di gomma. Poi fece un grosso respiro e riinizò.
La confusione che proveniva dai locali e dal marciapiede le dava un po' sui nervi, ma cercò di non farci caso, concentrandosi più che potè.
-Ora..esistiamo solo io e il foglio...e il paesaggio che devo ritrarre...- sussurrava di tanto in tanto a denti stretti.
Notò che quella era una di quelle volte che i disegni le venivano bene alla prima. Invece certe volte iniziava male e non si riprendeva più, e doveva per forza smettere sennò venivano cose assurde e immonde.
Finito il disegno, fece gli ultimi ritocchi sfiorando il foglio con la matita, per dare l'idea di una brezzolina che attraversava la spiaggia, e poi lo guardò tutta soddisfatta, pavoneggiandosi alla luce della Luna a falce che c'era in cielo. La notò solo in quel momento, e si rimise al lavoro per disegnarla meglio che potè, dando sfumature a dove dovevano esserci i crateri.
-FATTO!!- urlò ridendo, mentre la coppia di prima, sentendola sobbalzò, allontanadosi ancora di più dalla ragazza, apparentemente fuori di sè
Accarezzò dolcemente la superficie del foglio, sorridendo soddisfatta, poi iniziando a saltellare sul bagnasciuga schizzando acqua dappertutto.
Ad un certo punto sentì un lamento da dietro di lei, dove aveva lasciato il disegno. Sbattè le palpebre accigliata, chiedendosi chi o cosa fosse. Si voltò svogliatamente, e...
---
Hashimoto e Yamashita erano distesi ognuno sul suo rispettivo letto, a fantasticare ognuno nei propri pensieri. Era una stanza piuttosto ordinata, anche se c'era qualche crepa qua e là nelle pareti, che davano alla stanza un'aria di abbandono, oltre naturalmente ad alcune ragnatele in posti dove nessuno indugiava lo sguardo.
Alessandro di stiracchiò un po', si girò e prese in mano il cuscino, stringendolo forte, ripensando ai fatti che il giorno aveva portato con sè. Quella ragazza.. quegli occhi verdi..il viso...assomigliava in modo impressionante a quello di quella donna che avevano dovuto eliminare anni addietro, quando ancora non aveva incontrato Archimede. Forse ci pensava troppo al passato. Rimurginava sempre ciò che faceva, anche se a vedere sembrava uno che guarda solo al futuro con un ottimismo cosmico. Certo, quando viveva la vita da normale liceale, lo era, ma quando si trattava di lavoro..restava sempre ottimista, ma spesso ripensava al passato, voltandosi indietro e magari inciampando in qualche nuovo ostacolo. Chiuse gli occhi e sorrise. "Non ci devo pensare..".
Intanto Archimede si era messo silenziosamente a sedere, facendo scorrere una mano tra i suoi capelli corvini, con un'espressione turbata. Sembrava che il pensiero che quella ragazza potesse essere attaccata a quelle creature lo stesse perseguitando da quando avevano avvertito lo strano potere che emanavano i propri disegni. Sbuffò e guardò il pavimento incrostato, che ormai non lavavano da giorni.
Cercò di scacciare quel pensiero pensando al dormitorio. Un domritorio fatto in modo che i normali umani non potessero vederlo. Infatti, proprio in quella struttura dove stavano ora, gli altri vedevano un ammasso di macerie che ormai decine di anni erano lì. Nessuno aveva mai provato a pulirli, tranne un gruppo di operai, che, dopo essere stati lì, erano impazziti. Li avevano portati in un manicomio in Romania. Deglutì. In Romania. Soltanto a pensare un manicomio in quello stato, gli si raggelava il sangue nelle vene.
Comunque, ritornando alla struttura, in tutto erano una decina. Loro due, cinque persone che stavano ai centralini dove si scambiavano informazioni, e tre che facevano da portavoci per Abram. Si era sempre chiesto perchè ce ne volessero tre e non semplicemente uno e basta.
Ad un certo punto lo squillo di un cellulare fece ritornare i due ragazzi al presente.
-Il cellulare di servizio?- chiese Archimede nervosamente.
-..'trebbe- mugolò Alessandro, prendendolo da accanto lui, cascato poco prima nel pavimento.
Si fece forza e si mise a sedere, poi cliccò un tasto per vedere il messaggio, e la sua espressione cambiò imrpovvisamente.
-Yamashita..sembra che tu abbia appena visto un cadavere putrefa-
-Vieni- disse con un tono serio Alessandro, alzandosi in piedi, improvvisamente pieno di forze, prendendo poi la mano di Archimede e stringendola.
-Allora?- insistè Hashimoto, preoccupandosi sempre di più, guardando negli occhi il suo compagno.
-Anastasia..- riuscì a mormomare con voce tremolante Yamashita-..è stata..come dire..attaccata. E se non ci sbrigheremo verrà quasi certamente demolita-
Archimede rimase senza fiato, rendendosi conto solo in quel momento quanto tenesse a quella ragazza, sebbene la conoscesse solo da quella mattina. Demolita..voleva dire prima uccisa, e poi portata nella dimensione del Vuoto.
-Andiamo- disse deciso alla fine, dopo aver scosso un po' Alessandro-e te cerca di essere quello di sempre eh, non farla preoccupare inutilmente-e sorrise dolcemente.
Annuì, e così uscriono dalla stanza a tutta velocità. -Ah! Ma se siamo qui perchè ci hanno lasciato un sms sul cellulare?- chiese poi confusamente il morettino, con affanno, mentre attraversavano la struttura, che sembrava una piccola clinica.
-Ma che ne so! Si saranno bevuti troppo Martini!- disse ritornando al suo tono scorbutico Archimede, rallentando un po' per farsi raggiungere dall'altro senza problemi, mentre stavano uscendo dal portone.

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Capitolo 6
*** Capitolo Terzo, Parte Seconda ***


Inizio con un grazie a anxieroxiemuxie_chan, minchia, è la quarta volta che la ringrazio per le sue recensioni X°D Ma anche a tutti quelli che leggono senza recensire *ç* Questo capitolo sarà pieno di spiegazioni, ma si formeranno anche molti punti di buio. Insomma, se ne tapperanno alcuni e se ne formeranno altri. Buona lettura <3

Capitolo Terzo, Parte Seconda;
Anastasia era rimasta scioccata, gli occhi fuori dalle orbite quasi, con le pupille ridotte a fessure che fissavano terrorizzati la creatura che aveva appena preso forma dal suo disegno.
Era uscita come una fontana di colori, e poi si era trasmutata in una specie di..farfalla da mille colori. Era una immagine bellissima, ma che se guardata bene, faceva rimanere impresso un senso di inquietudine e raccapriccio ineguagliabili. Gli occhietti acquosi fissavano la ragazza, mentre le antenne si muovevano come per riuscire a percepire qualcosa nell'aria.
-Iiiiih...- strillò con un sussurro lei, mentre le forze iniziavano a mancarle. Le girava le testa, e le gambe sembravano non reggerla più. Poi tutto si fece confuso e non riuscì a capire nulla. Sembrava che la sola presenza della strana farfalla potesse infliggere danni sia sulla psiche che sul fisico. La sua vista si anneriva a vista d'occhio, partendo dalla "cornice", mentre si sentiva cadere di lato, come se avesse auto un improvviso calo di zuccheri. Cadde pesantemente sulla sabbia, cercando di chiedere aiuto, ma senza risultati. Come quando nei sogni, in una situazione di pericolo si cerca di sforzarsi più che si può per urlare, ma sembra che le corde vocali non funzionino a dovere.
Afferrò dei granelli di sabbia, solo per cercare conforto sull'appoggio di qualcosa. La grossa farfalla si avvicinò a lei, sempre di più. Si fermò improvvisamente, e la testa di Anastasia sembrò esplodere dal dolore che stava provocando la vicinanza di quell'essere. Sembrava non intenzionato a far nulla, forse non era nemmeno conscia quella creatura dei poteri che aveva. Fatto stà che Anastasia, prendendo araccolta tutte le forze che aveva si alzò in piedi scattante, mise una mano davanti a lei, con il braccio teso e mormorò delle parole che nemmeno lei sapeva cosa volessero dire. Anzi, il suo subconscio sembrava aver fatto tutto, come se ora la Anastasia di sempre non potesse intervenire in qualsivoglia modo.
Le parole che pronunciava sembravano aver intontito la farfalla, come averla messa in riga.
Prese a correre scattando, sorprendendo la creatura, e afferrò il disegno che aveva fatto pochi minuti addietro. Ci infilò una mano dentro, e Anastasia, che osservava dai suoi occhi i fatti che lei non poteva controllare, sentì come una sostanza gelatinosa. Sembrava che il contatto con quella sostanza le avesse rimesso in forze il fisico e le fece riprendere il controllo, che, per un riflesso incondizionato, ritrasse velocemente la mano, senza far cadere il foglio.
Poi cercò di romperlo, ma invano. Doveva fare in fretta, altrimenti l'insetto avrebbe ripreso coscienza e per lei sarebbe finita.
Però sentì dei passi felpati sulla sabbia vellutata che si avvicinavano, correndo. Si girò e vide due figure di due ragazzi, e la luce della pila le rivelò il volto di Archimede, corrucciato ma con un filo di preoccupazione, e Alessandro, con il suo sguardo fiero e ottimista.
-Allora signorinella! Ci scusi il ritardo, ma abitiamo lontani da qui!- salutò Alessandro, mettendola con un gesto delicato da parte, mentre i due entravano in azione.
Sembravano che stessero per andare in scena su un teatro.
Non sapeva perchè, ma a lei le dava questa impressione.
-Ma che..?-
Sentendo quelle parole, la ragazza strabuzzò gli occhi, più di quanto non fossero già. Secondo me tra un po' cascheranno gli occhi.
-Tu sei pazza-
E vabbè, sarò pazza, ma non sei normale nemmeno te.
Potresti andare al Guinnes dei primati per gli occhi più fuori dalle orbite del mondo!
-GRRRR-
Ok, scusa, scusa!! Ritornando alla storia..
Archimede prese dalla tasca dei suoi pantaloni un orologio da taschino, e lo fece volteggiare su se stesso per tre volte. Finito il rituale, il tempo per tutti, tranne che per loro tre e la farfalla, si era fermato. Ora lui e Alessadro potevano avventarsi sul mostro, per circa 10 secondi, senza essere visti dalle persone.
Velocemente Yamashita fece comparire dal nulla una lunga spada, insieme a Hashimoto, che aveva una revolver e si avventarono sulla creatura con molta calma, come se fosse la cosa più facile e naturale al mondo.
Anastasia intanto era rimasta traumatizzata. Questi due ragazzi le stavano salvando la vita, e sembravano del tutto coscienti del pericolo che stavano affrontando. Si stroppicciò gli occhi coi polsi delle mani e guardò la scena, mentre il mondo circostante di era fermato. Tutto era privo di suoni, e un vuoto aveva circondato tutta l'atmosfera. Quei dieci secondi per lei sembrarono un'eternità, a differenza dei due. Per loro era come se dopo appena un colpo il tempo fosse terminato. Il tempo in quell'istante ritornò al suo andamento normale, e la farfalla, in un istante, cadde a terra priva di vita. -Co..me..?-
-Rilassati, andiamo a casa tua, che è più vicina, e ti spiegamo tut-
-CAZZO! Dovevamo tenere nascosto tutto, Yama! te l'ho già detto: il vecchio si-
-Al diavolo quel cretino, questa ragazza ha bisogno di spiegazioni. Ne ha pieno diritto, ci penserò io poi a parlarci con Abram.-
Spiegare...? Tenere Nascosto..? Abram..? Ma sopratutto...Abitiamo? Al plurale?!?
Per una ragazza di quindici anni era fin troppo.
Le si ribaltarono gli occhi, e cadde pesantemente tra le braccia di un ancora incavolato Archimede.
---
Archimede rimase un po' stupito alla vista della ragazza tra le sue braccia. Velocemente, la mise a terra delicatamente, ma facendo sbattere la testa contro una conchiglia piuttosto appuntita.
-Acc..vabbè, intanto noi due dobbiamo dirci due cosette- disse minacciosamente, preparando i pugni da scaraventare contro il suo compagno.
-Senti...secondo me può essere utile questa ragazza- cercò di difendersi Alessandro, allontanandosi di qualche passo da Hashimoto.
-Ah sì? E per cosa sarebbe utile?- chiese Archimede, avvicinandosi ancora a Yamashita.
-Hai visto no? Ha creato un buco bianco! E, signica che può anche creare buchi neri! Forse ha i nostri stessi pote-
-CASPITA!! E' vero! Dobbiamo chiudere quel dannatissimo buco!- (NON PENSATE MALE!) Si mise a correre verso il disegno, apparentemente normale, e lo toccò. Assunse un aspetto denso, piuttosto schifoso anche.
-Se non ci sbrighiamo ne arriveranno altre. Vieni qui, ci riesci solo te a sigillarli, dopotutto- e sbuffò, distogliendo lo sguardo e cercando di non guardare Alessandro al lavoro, come se lo facesse arrabbiare sapere che l'altro sapesse fare una cosa che lui non sapeva fare.
Il morettino si mise accano al foglio, e sfiorò con le mani il foglio, facendo alzare delle gocce bianche, come se fosse latte.
-Piuttosto complesso devo dire...Dammi il tuo orologio, Archimede- ordinò con tono calmo Alessandro, porgendo la mano verso Archimede.
-Eh? Ah, sì.- e gli mise in mano l'orologio, poi di nuovo voltandosi e aggrottando le sopracciglia.
Yamashita strinse tra le dita l'orologio, e, con un tocco dell'indice, si aprì, facendo uscire un piccolo ciondolo bianco a forma di cerchio. Lo prese da sopra la sabbia, dove era caduto e lo mise sopra la sostanza densa, facendolo levitare. Poi, mettendo le mani sopra il ciondolo, senza toccarlo, mormorò qualche parola in una lingua sconosciuta. Strizzò gli occhi, come se gli costasse una fatica immensa, mentre una goccia di sudore gli solcava la fonte. Dirignò i denti, e dopo qualche secondo, il ciondolo cadde a terra.
-Che ammazzata...ma alla fine...ce l'ho fatta...- riuscì a dire affannosamente Alessandro, asciugandosi la fronte dal sudore. Ripose il ciondolino dentro all'orologio e lo lanciò ad Archimede, che, prontamente, lo riprese al volo con la mano sinistra.
-Vedo che i riflessi non ti si sono rovinati- disse divertito Yamashita, alzandosi e pulendosi i jeans con le mani-La vecchiaia non ti fa brutti scherzi..?-
-STUPIDO!! VECCHIO A CHI?!?! - urlò nervosamente Archimede, sbattendo un piede sulla sabbia, alzando un grosso polverone.
-Coff...Eh..Ma almeno...coff, io non sono rachitico, coffcoff- ribattè Alessandro, ridendo e tossendo forte, mettendo una mano sopra alla bocca e al naso per non far entrare la sabbia e una sul torace per cercare di non farsi prendere un crampo allo stomaco-e poi quando sei nervoso sei così carino e divertente!-
-TU SEI UN CRETINO!!- e iniziarono a battersi, sbatacchiandosi a vicenda. Poi Alessandro ebbe un colpo di genio.
-OH MY GOD!!! Anastasia!- e con questo si fiondò sul corpo della ragazza, prendendola e mettendosela sulla spalle, il tutto il pochi secondi.
-Che hai messo, il turbo?- chiese Archimede trattenendo un sorriso, poi raggiungendo il compagno con la ragazza appoggiata sulla sua schiena.
-Divertente eh! Ci stavamo dimenticando! Comunque attireremo un po' l'attenzione, spero soltanto che la polizia non ci fermi, penseranno male- rispose Alessandro mettendosela bene, afferrando le coscie nude della ragazza, mentre Archimede sistemava le braccia attorno al collo del compagno.
Sentire la pelle calda, liscia e soda della ragazza sotto le sue mani gli fece uno strano effetto. Scosse la testa piano e si incamminò con Archimede a distanza, che stava inziando ad urlare.
-IO QUESTO NON LO CONOSCO!! E CHI L'HA MAI VISTO?-
-DAI!! SMETTILA DI FARE IL DEFICIENTE E VIENI QUI!!- ribattè ridendo Alessandro verso la testa corvina.
-Ok, ok...mi era presa voglia di scherzare sai- disse disinvolto Archimede, riavvicinandosi con aria disinvolta.
-Ah.ah, capisco...- ribattè l'altro facendo un sorriso mellifluo.
Si avviarono verso la casa della ragazza, lentamente. Non c'era alcuna fretta, ormai cambiava poco se arrivavano cinque minuti prima o dopo.
L'aria notturna sembrava dare energia alle persone, a differenza del giorno, dove il caldo le toglieva.
Alessandro guardò il cielo stellato e sorrise, sperando che la ragazza si rimettesse appena possibile. Archimede, dal suo canto, non poteva dire di certo che non gliene fregava nulla. Tutte quelle volte che aveva visto durante l'anno la ragazza, sempre con quello sguardo stampato da un falso sorriso, le era sembrata piuttosto antipatica. Ma da quel giorno, vederla sorridere con vera gioia sembrava togliergli un peso dal cuore. Fece apparire sulle labbra un piccolo ghigno che doveva essere un sorriso.
-Che è quell'espressione?- chiese Alessandro sorridendo,con l'intento di provocarlo.
-Pensavo a quanto tu fossi...come dire-qui si bloccò un attimo, per pensare ad una parola a caso-...erba.-
-...-Alessandro rimase di sasso, e fissò un ciuffo d'erba che usciva da una crepa del marciapiede, alla luce dei lampioni messi sulla strada semi deserta-..erba?-
-Già, la vedi, oppure sei daltonico?-
-Non capisco cosa tu intenda, ma è uguale.-
Attraversarono la strada e si ritrovarono davanti al cancelletto della palazzina. Era una visione molto bella, quella costruzione gialla in mezzo agli alberi che le facevano da contorno e il cielo illuminato dalla luna che la illuminava. Era sempliciemente..molto bello. Sisi.
-Su, entriamo- disse Archimede, andando avanti a Yamashita, voltandosi per vedere che fosse ancora in piedi con la ragazza dietro alla schiena. Vide il gatto e lo fissò con aria minacciosa, mentre quest'ultimo soffiò in segno di difesa, mentre metteva la coda tra le gambe e fuggiva dietro di lui. "Ah-ah" pensò con soddisfazione. Salita l'ultima rampa di scale, trovarono la porta spalancata.
-Sempre molto attenta per queste cose, eh- bisbigliò ridendo Alessandro, mentre entravano nell'ingresso illuminato dalla luce della luna che penetrava dalle porte finestre.
-Già. Su, portala su-
-Su portala su! Che gioco di-
-PORTALA SU PRIMA CHE IO TI UCCIDA.- urlò in un bisbiglio Archimede, spingendo la schiena della povera ragazza verso il corridoio dove si trovavano le scalette.
-E te 'ndo vai?-
-Ti raggiungo subito-
Alessandro si avviò nella mansarda, cercando di non fare male alla ragazza, che al risveglio già dovrà affrontarsi con le loro spiegazioni e il suo bernoccolo sulla testa causato dalla conchiglia omicida.
Appena salito sbattè la testa contro il soffitto, e, gemendo e barcollando, mise sdraiata la ragazza sul proprio letto, poi avvertì dei passi avvicinarsi, e andò ad accogliere Archimede nella mansarda.
-Come hai fatto a sentirmi?-
-Facile, fa un rumore assordante questa scaletta-
-Ah-
Andarono di nuovo vicino al letto, aspettando che si risvegliasse. Iniziavano a sudare, persi dal nervosismo e dal caldo.
-Apro la finestra-
-E aprila! Credi che ci sia anche bisogno di dirlo?-
-Scusa, scusa.-
Archimede pareva sembrava proprio nervoso. Osserva il viso della ragazza preoccupato, e sembrava trattenere degli impulsi paterni come accarezzarle il viso o metterla sotto le coperte. Sotto le coperte? Beh, forse no, con tutto il caldo che faceva, ma insomma, ci siamo capiti.
-Senti...mi potresti fare un massaggio alle spalle?- chiese con la sua voce dolce Yamashita, guardandolo voglioso.
-Mh. Vieni qui e mettiti in ginocchio a terra. Cerca di non- -Certo, certo- e si mise in ginocchio, aspettando il tocco rilassante del compagno.
-Cosa mi tocca fare..- disse a denti stretti Hashimoto e guardando il cielo fuori dalla porta finestra, e annotando mentalmete di uccidere Alessandro.
-Cosa?-
-Niente!- rispose più forte, sempre dirignando i denti. Poi mise le mani sopra le spalle di Yamashita e iniziò a massaggiare, con un tocco deciso ma dolce, facendolo mugolare.
-E NON FARE QUESTI VERSI EQUIVOCI!!-
-Equivocanti? Sei sicuro che vada bene dire così?-
Per sfogarsi Hashimoto strinse le spalle di Yamashita facendolo sussultare, poi riprese a massaggiare.
---
Anastasia sentì sotto al suo corpo una superficie morbiba, come un piumino estivo. Si mosse un po', silenziosamente, e aprì gli occhi. Fissò un soffitto familiare, pieno di disegni. "Ah, sono a casa" pensò, sbattendo le palpebre.
Poi sentì un rumore piuttsosto equivoco. Un..mugolio?
Sbattè le palpebre imbarazzata, e girò lo sguardo accanto a lei, da dove provenivano quei suoni. Rimase secca. Erano Hashimoto e Yamashita. Archimede stava facendo un massaggio e Alessandro sembrava averci preso gusto. Li fissò per qualche secondo, senza farsi notare, poi, non resistendo più, emise uno strillo acutissimo, mentre del sangue le spruzzava fuori dal naso.
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!- e scattò a sedere come un palo della luce perfettamente funzionante.
-Pefrassini..?-
-SCUSATEEEEEE!! HO INTERROTTO QUALCOSA?- chiese arrossendo furiosamente, guardandoli, mentre si asciugava il sangue che le colava dal naso.
-COSA DOVRESTI AVER INTERROTTO?!?!?- sclerò Archimede sporgendosi da dietro un ancora in estasi Yamashita.
-Ecco..pensavo..ehm..- farfugliò nervosamente Anastasia, facendosi piccola piccola.
-Non ti preoccupare, Anstasia, mi stava solamente facendo un massaggio perchè ti ho trasportato dalla spiaggia a qui sulle spalle- li interuppe Alessandro, mettendo una mano tra i due, cercando sopratutto di neutralizzare Hashimoto.
-Aaah!- esclamò alzando l'indice sinistro Anastasia, con un viso ancora rosso dall'imbarazzo, mentre Archimede pareva essere ritornato "tranquillo".
-Chissà quante domande avrai nella tua testolina, eh- disse sorridendo Yamashita, tirandole un nocchino in testa.
-Ouch! Ehm, sì...- rispose confusa Anastasia, guardando impazientemente i due.
-A te la parola. Intendo, fai te una domanda.- disse Archimede, facendo cenno con la mano.
-Ah, sì..Prima di tutto..Che cos'era quella specie di farfalla gigante?- chiese tremando da capo a piedi, stringendo le lenzuola del letto con le mani.
-Era un'anima che aveva preso la forma di un animale, venuta da un'altra dimensione- rispose sempre con la solita espressione Alessandro.
-EEH?!-
-Devi sapere che esistono tre dimensioni..- iniziò a dire Hashimoto con fare solenne.
-Beh, questo lo sapevo anche io. L'altezza, la lunghezza e la larghezza-
-NO!! Non intendo quelle. Insomma, hai mai sentito dire, anche solo vociferare, che oltre al nostro ci possano essere altri Universi, che non fanno parte del nostro, ma collegati comunque a noi?-
-Sì, certo.- rispose la testa rossa, inclinando la testa in segno di interesse.
-Ecco. Dicevo, che oltre al nostro ci sono altri Universi, detti anche Dimensioni. Ce ne sono tre in tutto, inclusa la nostra. La dimensione B1, da dove sono nati gli altri due, che sarebbe quella del Vuoto, sempre esistita. E' da lì che è nato il cosiddetto Big Bang. Ma non sapete che ce ne sono stati due in contemporanea, che hanno formato gli altri due Universi, che si sono formati lontanissimi, ma anche vicinissimi l'uno dall'altro.- spiegò Archimede, sedendosi su un cuscino che era a terra.
-Cosa intendi?-
-Allora- prese parola Alessandro, alzandosi e facendo una espressione estremamente seria- sai cosa sono i buchi neri?-
-Ehm, sì, è un corpo celeste che assorbe tutto ciò che gli si avvicina, quando la velocità di fuga dalla sua superficie supera quella della luce.- rispose prontamente Pefrassini, come se fosse a scuola.
-Dove l'hai studiato?- chiese Alessandro un po' stupito.
-Da wikipedia, l'enciclopedia libera- rispose intimidendosi lei.
-Bene. Se sai cosa è allora tutto sarà più semplice da spiegare. Dicevo, questi buchi neri fanno da transiti con le altre dimensioni, creando dei passaggi, che ancora nemmeno noi siamo riusciti a studiare per bene. Questi buchi neri si sono formati quando Cristo è morto.-
Anastasia rimase a bocca aperta, poi riuscì a riprendere parola.
-La morte..?-
-Già. Con la morte del Figlio di Dio, c'è stata un'altra esplosione di energia, che ha dato a formare questi passaggi, dove quando un'anima muore, passa all'altra dimensione, chiamata AB2, una specie di Paradiso- riprese poi il morettino, l'unico in piedi in quel momento.
-Come fate ad esserne sicuri?- chiese lei, grattandosi la testa.
-Semplice, ce l'ha detto Lui stesso.-
-Lui chi?-
-Semplice, colui che voi comuni mortali chiamate Dio- intervenne Archimede, mettendosi a gambe incrociate.
Dio..?
La ragazza era confusa. La morte di Cristo aveva aperto le porte del Paradiso a tutti, ma...chi avrebbe mai detto che fossero così concrete?
-Insomma, un corpo muore, e la sua anima, aeriforme e indistinguibile dall'occhio umano, sale al cielo e, girovagando per qualche tempo, attende che il buco nero lo risuccchi.- continuò a spiegare la testa corvina, mentre il morettino lo guardava compiaciuto.
-Quindi è vero che c'è un'altra vita..?-
-Sì, è vero, solo per le anime che hanno ingannato e fatto soffrire il mondo. Da qualche centinaio di anni, circa dall'Era Tokugawa, dal 1600 a circa metà del 1800, c'è stata una fuga di energia, causata da un'entità parallela a Dio, che si era formata grazie alla parte oscura degli uomini. Il suo conformamento avvenne quando gli Antichi Romani misero al bando il Cristianesimo, e poi finì di formarsi quando anche in Giappone, per tutta l'Era Tokugawa e nel Periodo Meiji, la pratica del Cristianesimo poteva essere punita anche con la pena di morte, come del resto nell'Antica Roma.-
-E' stata così problematica questa fuga di energia?-
-Certo, ha fatto sì che si aprissero altri varchi, dove si può viaggiare liberamente dalla dimensione AB2 a quella D3, cioè quella che tutti voi conosciete.-
Archimede sembrava divertirsi dopotutto a spiegare le cose, a differenza di Alessandro, che sembrava piuttosto insofferente. Anastasia d'altro canto, era interessatissima, e sembrava voler conosciere tutto fino in fondo. Soltanto una cosa non capiva esattamente.
-Scusate..come avete fatto a conoscere Dio?- chiese lei, mettendosi sdraiata a pancia giù sul letto, con la testa verso i due ragazzi, alzando le gambe e muovendole impazientemente.
-Diciamo che..siamo delle persone un po' speciali.- disse Alessandro, facendo vedere la punta della lingua dalle labbra sorridenti- Scherzi a parte, per ora non ti serve saperlo, arriverà il momento anche per quello.- riprese ritornando serio.
Calò un silenzio tombale. Dopo quella conversazione Anastasia era rimasta scioccata. Dunque Dio esiste davvero, pensava lei. Chiuse gli occhi eimmaginò la dimensione AB2: se la immaginava come una grande terra, tipo le campagne della Scozia, le colline alla luce del sole con un colore verde chiarissimo, che solo a guardare alzava lo spirito, e il cielo azzurro, coperto solo da una o due nuvolette candide a bianche.
-Yamshita, ora come credi che si manifesterà l'ira divina di Abram?- chiese Archimede, guardando la ragazza ancora nel mondo dei sogni.
-Secondo me-
Ma fu interrotto da un gufo che si era posato davanti alla porta finestra. I due si alzarono, portandosi dietro una sbavante e sorridente Anastasia, svegliandola di colpo.
-GUARDA!- urlò Alessandro, indicando il gufo.
-GAOH!!- urlò lei, guardando il gufo che sembrava fissarli come a dire "Ma-questi-sono-scemi-o-sbaglio?".
Il volatile poi tirò fuori un cappellino da sotto un'ala, se lo mise sopra la testa, poi dall'altra tirò fuori un ombrellino e una bombetta, e iniziò a cantare con voce profonda e intonata.
-I'm siiiiiiiingin' in the raaaaaaaain...-
-STUPIDO GUFO!! NON VEDI CHE E' SERENO?-
E con questo Hashimoto buttò fuori con un calcio il povero gufo, mandato apposta da Abram per avvertirli della sua ira.
-Tu non hai visto nieeeeeeeente- ugulò Alessandro, mettendosi davanti ad Anastasia e facendo movimenti inconvulsi col corpo, facendola iniziare a ridere.
-Come sei buffo! Ahahahahaha- e si mise le braccia a stringere il torace cercando di non cadere dal ridere.
-Idoti.- disse piatto Archimede, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni e guardandoli, accenando però ad un piccolo sorriso, come un padre che guarda i figli divertirsi tra loro.
---
Ora Anastasia era nuovamente sdraiata sul letto, cercando di dormire. Però non ce la faceva. Era piena di pensieri per la testa, e tentava di sviarli con dei pensieri tipo "Toh come è bella quella stella!", ma non ci riusciva proprio.
Fissava come al solito il basso soffitto sopra di lei, con quei suoi occhi verdi come smeraldi che sembravano non volessero muoversi da lì. Scosse la testa, e spostò lo sguardo su una cosa che uno dei due ragazzi dovevano aver lasciato poco prima.
Si sporse, appoggiandosi su un gomito e allungando il braccio, afferrando con la mano l'oggetto.
Lo mise alla luce della Luna e lo osservò attentamente. Era un orologio da taschino piuttosto datato, con rifiniture sui contorni pieni di ghirigori e cose varie. Lo sfiorò e, non sapeva il perchè, sentiva che doveva appartenere ad Archimede.
"Bah, pazienza. Speriamo che ritornino a gradirmi della loro presenza i prossimi giorni." pensò facendo un espressione rassegnata ma allo stesso tempo scocciata. Si alzò faticomsamente, sbattendo la testa per la centesima volta quel giorno, e, massaggiandosi la parte colpita, si avvicinò alla scrivania, inciampando su una gamba della sedia, quasi cadendo.
-Ma porc..-
Si rimise in posizione eretta, e, finalmente, appoggiò pesantemente l'orologio sulla superficie legnosa della scrivania, quasi bucandosi la mano con la punta del compasso.
Si chiese il perchè ci fosse il compasso su quella scrivania, visto che non lo usava da quasi un anno. Alzò le sopracciglia e poi succhiò il sangue che usciva dal piccolo buco sul palmo della mano.
-Shuffsha..- sbuffò ancora succhiandosi il proprio sangue.
Poi si ributtò sul letto, quasi sbattendo la testa su un comodino e afferrò il cuscino tra le braccia, immaginandosi che fosse un piccolo orsacchiotto tenero e dolce, tutto da coccolare. Sfrusciò la testa e sorrise paccioccosamente, e aggrappanosi al cuscino anche con le gambe.
Si stava per addormentare, ma proprio sul dormiveglia...
-ANASTASIA!!- urlò una voce molto familiare alla ragazza.
L'espressione della sua faccia così rilassata e dolce, crollò, quasi facendo un fracasso incredibile, come un palazzo che cade dopo che degli esplosivi erano svampati sotto a questo.
-Sèèèèèèèèè...?- chiese con una voce rauca, da moribonda Anastasia.
Arrivò salendo sulle scale, il suo padre adottivo austero e molto giovane. Doveva ammetterlo, era molto bello. Capelli castani chiari, quasi come Alessandro, occhi grigi e un viso da far invidia ad un George Clooey versione giovane. Aveva appena 25 anni, e poteva benissimo essere un suo fratello, ma si comportava quasi come un nonno con idee fondamentaliste e monarchiche.
-Ti prego Anastasia, rispondi con modo.- disse severamente lui, avvicinandosi al letto e osservando la ragazza aggrappata al cuscino, con il viso ancora crollato.
-Sì, va bene...ma dovresti capire, sai, sono le..-
-Le 23.05. Mi sorprendo che tu ancora sia sveglia, sai. Cosa hai fatto?- chiese lui, incrociando le braccia e chiudendo gli occhi, come un severo professore delle di un liceo.
Anastasia si convinse che doveva fre meglio a dire la verità da subito, e, prima di iniziare a prendere parola, si nascose dietro al cuscino, assumendo un espressione innocente:-Ero andata a fare una passeggiata verso le nove e mezza..poi ho incontrato due miei amici..-
-Amici?- chiese sorpreso l'uomo, avvicinandosi ancora di più, interessato.
-Sì..due che ho conosciuto oggi...- e iniziò a volare con la mente sopra i fatti che erano accaduti quel giorno, sorridendo.
-Perchè sorridi? Ti piacciono?-
-EH?!?! COSA??!- urlò alzandosi di scatto a iniziando a farneticare.
-Ok, ok, ho capito..dopotutto capita a tutti quelli della tua età. Ma ricordati che domani-
-Oh..è vero..devo venire per forza a quel stupido incontro tra vecchi amici di Accademia?- chiese aggrottando le sopracciglia Anastasia e gonfiando una guancia d'aria.
-Sì, e mi raccomando non farmi fare brutte figure. Comportati come una ragazza a modino- rispose lui, punzecchiandole una guancia con un indice.
-E se fingessi di essere un ragazzo?- chiese lei, con sguardo speranzoso-Non fraintendere, voglio dire, dopotutto mi basterebbe una camicia un po' larga e coprirei le mie forme, e poi ho i capelli corti..-
-Fà come ti pare, comunque non metterti troppo in ghingheri per sembrare un maschio, lascia che decidano loro se per loro sei maschio o femmina, all'inizio.- rispose lui, ritraendo il dito e allontanadosi-Domani, alle 20. Ti aspetto in quel posto sotto i portici.-
-Non mi dire che resterete in quel posto striminzito a prendere un caffè te e qualche tuo amico del Comando mentre io devo fare da bella statuina!!-
-Esattamente. Su, ora dormi. Avrai bisogno di forze.- disse lui, scendendo gli scalini lentamente-E mi raccomando, stai alla larga dalla gente strana!- si raccomandò, alzando la voce.
-Sì...a domani sera.- rispose lei, con dentro alla bocca una mano, per non far uscire le imprecazioni contro l'uomo che stava uscendo di casa.
Sentì sbattere il portone, e ricadde di nuovo sdraiata sul letto. Anche domani sarebbe stata una lunga giornata. Ma molto lunga. Lungalungalungalunga-
-EBBASTA!!-
Ah, sì, come sempre mi ero lasciata trasportare!
Dopo qualche minuto di riflessioni su cosa mettere il giorno dopo, la ragazza cadde in un sonno pesante, da cui non si sarebbe risvegliata nemmeno se avessero fatto partire i cannoni sul suo balcone.
---
-Uff..certo che la spiaggia è proprio lontana da qui, boia- imprecò con affanno Alessandro, entrando nel portone della struttura.
-Sisi, proprio così- rispose Archimede assecondandolo, andando nella sala dei centralini telefonici extra-dimensionali, senza alcun segno di fatica apparente.
Il morettino lo raggiunse, ritornando a sorridere felicemente, aprendo la porta insieme al compagno, che stava scrutando con espressione minacciosa i dipendenti, che stavano palesemente "cazzeggiando".
-ATTENTI!- urlò per divertirsi Alessandro, e tutti sobbalzarono e l'unica donna emise uno strillo non indifferente.
-Stupido, quanti volte ti devo dire che prima o poi a quella gli si stroncano le corde vocali?- disse a denti stretti Archimede, cercando di trattenere l'impulso di storncare la vita sia ad Alessandro sia ai dipendenti che poltrivano da mattina a sera.
Un telefono poi squillò improvvisamente. Era abbastanza raro, non capitava certo a tutte le ore di ricevere telefonate direttamente dall'altra dimensione.
Archimede corse verso il telefono che squillava, e rispose, per una volta che era presente.
-Pronto?- chiese con voce speranzosa.
-HASHIMOTOOOOOOOOO!!-
Quella voce assordante lo stava per far cadere a terra privo di sensi; ma per fortuna aveva i riflessi pronti e aveva allontanato la cornetta dall'orecchio.
-CRETINO!! Mi stavi rompendo non solo i timpani, ma anche qualcos'altro, anzi, quel qualcos'altro forse me l'hai già rotto!- urlò sulla cornetta Archimede furioso.
-Eddài, si trattano così gli amici che non senti da mesi e mesi, e che non vedi da più di un anno?- chiese l'altra voce, simile a quella di Alssandro, soltanto più..profonda.
-SI', VA BENE?!?! Insomma, bando alle ciance, perchè hai chiamato, dannatissimo Akira?-
Ad Alessandro si accesero gli occhi. Akira Tsubasa, un altro che lavorava direttamente per Abram. Sorrise tra sè e ricordò la prima volta che lo vide, ma i suoi pensieri furono inavvertitamente interrotti dall'ennesimo urlo di Archimede.
-NON FARE TANTO LO SCHERZOSO, EH!! NON ME LO SONO MICA SCELTO IO QUESTO NOME IN CODICE!!-
-Ah-ah, il mio è più chic! Comunque, il motivo della mia chiamata è che il nostro carissimo capoccia vuole farci incontrare di nuovo tutti insieme, visto che ha visto un certo "macello degno di un vero e proprio macello" da parte tua e di Yamashita-
-Oh beh, e quando, per la precisione?- chiese Archimede stringendo sempre di più la cornetta, che per poco non spezzava con la sua forza bruta.
-Domani alle 21 devi essere qui. Ti aspettiamo, per poi ritornare di nuovo tutti insieme appassionatamente dal capoccia! Arrivederci a domani, Hashimotoooo.-
-Sè, arrivederci- e buttò la cornetta a terra.
La donna era rimasta così scandalizzata dagli urli di Archimede, che, sbavante, era svenuta tra le braccia di uno sbavante dipendente, che era svenuto alla vista della donna tra le sue braccia, creando una reazione a catena.
-Sono circondato da imbecilli...- bisbigliò strofinandosi i capelli corvini Archimede, mentre Alessandro guardava divertito la scena.
Uscirono dalla stanza, e poi Yamashita prese parola. -Come mai Tsubasa ha chiamato?- chiese, sporgendo la testa quasi davanti a quella del suo compagno, ancora camminando. -Abram vuole rivederci, magari per ammazzarci in compagnia allegramente- rispose sarcastico Hashimoto, accellerando il passo.
-Oh-oh, capisco.- ribattè Alessandro, lasciando andare avanti Archimede dei meandri di quella specie di clinica, avviandosi verso le camere, per fare un non-proprio-meritato riposo.

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Capitolo 7
*** Capitolo Quarto, Parte Prima ***


Prima di iniziare (Sarà la 100esima volta che lo dico), rispondo alla recensione di anxieroxiemuxie_chan..Allora, questo nuovo personaggio per ora nella storia è nell'ombra, ma tra poco scoprirai chi è, anche se non in questo capitolo, posso solo dirti che è un collega di Alessandro e Archimede ;D Garzie ancora per le recensioni caVahh, e anche a tutti quelli che leggono e basta u_u

Capitolo Quarto, Parte Prima;
Anastasia stava nella stanza-ufficio, camminando ansiosamente davanti a quel mezzo metro di pc avanti e indietro ripassandro le frasi che si era fatta per apparire "Normale" a quei dannatissimi ex-compagni di Accademia del padre.
-Allora..vediamo..Bella cravatta oggi, signore! Ah, ma guardi che bella giorna-
E qui si bloccò, guardando il tempo che c'era fuori dalla finestra.
Un tempo di m...mare. Sì, un tempo di mare che c'è a Dicembre inoltrato.
Vento freddo che taglia la pelle, e una pacca di grigio al posto del cielo. Si preannunciava una giornata anche più faticosa di quella che aveva passato il giorno prima. Già. Il giorno prima.
Quei due ragazzi sembravano aver portato scompiglio alla sua noiosa vita da adolescente, per l'appunto, annoiata.Annoiata da tutto: dalla scuola, dalla famiglia, dalle amiche...Si sentiva una piccola Light Yagami.
Insomma, le sembrava di vivere dentro ad una cupola di vetro, senza potr ineragire col mondo esterno.
Invece ora sembrava che qualcosa si fosse acceso nella sua inutile esistenza.
Schioccò le dita, e preparò subito una frase per poter sostituire.
-..Guardi che tempo! Insomma, non ci sono più le mezze stagioni!-
Sapeva benissimo che ormai era estate, ma quella frase veniva usata SEMPRE, ogni volta che c'è o un mal tempo del cavolo, oppure un caldo sempre del cavolo.
Si mise poi a sedere, guardando l'orologio che era appeso al muro davanti a lei.
Le 10 e 50.
Che barba. Niente di personale eh! Non intendeva la barba quella che crescie sul mento agli uomini. Insomma, come quando si dice "Roba da leccarsi i baffi!". Anche se lo dice una donna, non è detto che-
-Basta con questi discorsi insensati, per piacere!-
Ok, scusa. Come sempre dico ogni volta cose sbagliate, eh?
Vabbè, andiamo avanti, che è meglio.
Si alzò di nuovo e si mise seduta sopra un'altra scrivania, proprio di fianco alla finestra.
Prese la penna, e iniziò a scrivere.
"Caro Babbo Natale (???), quest'anno vorrei che mi donassi tanti bei doni! Proprio come Donadoni, che ci ha donato un sacco di figure di merda da quando è entrato nella nazionale in veste di allenatore."
E qui si fermò. Le bastavano due righe piene di demenzialità per sfogarsi almeno un po'. Sorrise tra sè, poi si alzò e andò nella mansarda a scegliere i vestiti. Corse per le scale, sbattendo i piedi sugli scalini in modo scimmiesco, per poco rompendo l'intera scaletta. Poi si avviciò all'armadio una volta salita e, aprendo, riuscì a vedere tutti i suoi vestiti.
Non che le importasse molto, ma doveva dire che erano molto carini. Anche se di solito metteva solo i pantaloni e maglie larghe. Si vergognava da matti del suo corpo che alcune sue compagne di classe definivano perfetto e che invidiavano.
Afferrò una camicia bianca, una cravatta rossa e una giacca blu-azzurina, poi prendendo dei jeans attillati; prese da sotto di lei un paio di mocassini, che adorava. Anche se non li metteva spesso, gli piacevano un sacco, e le davano quel tocco formale che bisogna avere negli incontri programmati con dei perfetti sconosciuti più grandi. Chiuse le finestre e le tende, cercando di non far passare nemmeno uno spiraglio di luce, e iniziò a cambiarsi, cadendo e rotolando sul pavimento, visto ch la luce era scarsa.
Dopo aver finito, prese un lungo specchio che era appoggiato a terra di fianco al comodino e si guardò compiaciuta. Sembrava una perfetta studentessa di un liceo di prestigio. Afferrò gli occhiali da terra con delicatezza e se li infilò dolcemente, toccandosi gli occhiali e facendoli scivolare all'insù per il dorso del naso.
-Gao! Che figosità!- esclamò scherzosa lei, volteggiando su se stessa-Ora spero solo che faccia bel tempo..-
Raiprì le tende e si sporse fuori, vedendo che il cielo si stava schiarendo. Sorrise, e le aprì, cercando di far filtrare più luce che poteva nella mansarda.
Saltellando e sorridendo ancora, scese dalle scale e andò in cucina, per prepararsi e gustarsi una prelibata colazione. Prelibata si fa per dire. Un po' di latte riscaldato e dei biscotti non è di certo così prelibato, ma sempre meglio che nulla.
Sorseggiando il latte, in piedi accanto al forno a microonde, sentì il campanello squillare, facendola sobbalzare e muovendo senza preavviso la tazza, facendo cadere delle gocce di latte. La appoggiò e corse verso la porta, aprendola con un sorriso. Ma subito crollò.
-Salve Anastasia.- salutò felicemente un ragazzo. Uno di quei ragazzi che corteggiano le malcapitate senza pudore.
-Oh..salve- rispose al saluto lei, con un'espressione piuttosto perplessa.
-Ti volevo dire una co-
-Nograziesaionhospazioincasaepoioradevoscappareholasciatoilgasaccesoconsoprailgattocià- E con questa frase detta tutta d'un fiato si congedò sbattendo la porta, chiudendola a chiave dall'interno, poi scivolando sulla superficie legnosa, cadendo a terra seduta.
-Uff! Chissà come mi sarà venuta la parte del gas acceso con sopra il gatto- si chiese strabuzzando gli occhi.
---
-CRETINI!!-
Così iniziò l'infausta giornata che si preannunciava per i due ragazzi, che si stavano godendo la loro dormita che li accompagnava da ormai quasi 12 ore.
-Chi è..?- chiese stancamente Alessandro, che non voleva aprire gli occhi.
Intanto Archimede si era già alzato ed era andato a prendere per il colletto la figura, che ora stava tremando di paura.
-Senti, carissimo portavoce di Abram, potresti fare meno rumore, grazie?- chiese lui, sottolineando con falza gentilezza l'ultima parola.
-Me l'ha detto Abram di dirv-
-NON ME NE FREGA NULLA!! ALMENO POTEVI ASPETTARE CHE CI SVEGLIASSIMO, NO?!??!- urlò sputacchiando sulla faccia dell'uomo il ragazzo.
Quest'ultimo poi lasciò la presa e lasciò che i portavoce di Abram fuggisse via a gambe levate con falcate ampie più di tre metri.
-Uffa...Archimede, devi sempre fare questo macello..?-
-Chiudi il becco te! E alzati, chissà come gli sarà venuta la malsana idea ad Abram di farci rincontrare tutti insieme...- si chiese poi tra sè Archimede, togliendosi dei pantaloncini corti che gli facevano da pigiama.
-Evabbene...- rispose in tono stanco e strascicato Yamashita, alandosi a sedere e rivelandosi soltanto in una canottiera bianca, che gli velava il corpicino longilineo-ad una condizione...dammi la mano...e aiutami ad alzarmi...-
Archimede sbuffò sonoramente, e, dopo essersi messo una camicia e dei pantaloni neri, si avvicinò ad Alessandro e gli prese la mano, alzandolo con inaspettata delicatezza. -Bene, ora vestiti e poi raggiungimi nell'atrio.- ordinò Archimede, uscendo e lasciando solo il morettino tra i suoi pensieri confusi.
Allora tutto quello che era accaduto il giorno prima non era un sogno. Soospirò, e poi, svogliatamente, si vestì con una polo azzurra e dei jeans corti fino al ginocchio, mettendosi poi un paio di converse. Guardò fuori dalla finestra, e vide che doveva essere già mattina inoltrata.
Appoggiò leggermente una mano sul vetro della finestra, poi, inconsciamente, sussurrò un nome.
-Anastasia...-
Poi sembrò svegliarsi dalla trance, e, scuotendosi la testa, come per riordinare i pensieri, corse fuori dalla stanza raggiungendo Archimede.
-Allora?- chiese Alessandro, appoggiando una mano sulla spalla dell'amico.
-Ho appena saputo dall'altro portavoce che dobbiamo portare con noi anche Anastasia- rispose Hashimoto, senza opporsi al gesto dell'amico, chiudendo gli occhi e incrociando le braccia.
Alessandro sbattè le ciglia ripetutamente.
-Qui prodest?- chiese ironicamente poi, togliendo la mano dalla spalla e guardando negli occhi il compagno dai capelli corvini.
-Chissà...forse vorrà eliminarla..ma non gli converrebbe, insomma, dopotutto con questa presenza parallela a Lui alcune anime potrebbero ritornare subito qui, senza avere il tempo di cancellare la memoria.- rispose lui, mentre una goccia di sudore gli solcava una tempia.
-Speriamo di no- rispose Alessandro, abbassando lo sguardo e facendo uno sguardo piuttosto serioso.
-Su con la vita ragazzo! Ridi, almeno te! Se non ridi te, chi altro può farlo?- e sorrise, distogliendo lo sguardo e mettendosi a posto un ciuffo di capelli fuori posto.
Nonostante spesso Hashimoto offendesse e depravasse Yamashita spudoratamente, un forte legame li legava entrambi. Da quando si erano conosciuti, non erano andati molto d'accordo, anche se Alessandro faceva di tutto per far sì che filasse liscio il loro rapporto. Ma nonostante i caratteri diversi, erano diventati come fratelli. Anzi, forse un legame più forte di quello fraterno li legava. Spesso intrapendevano conversazioni serie, altre volte futili, con le loro voci così diverse, i loro modi così diversi. Alessandro, dolce e spensierato, e Archimede, serio e nevrotico, tutti e due brillanti. Due ragazzi intelligettntissimi, dei geni, oserei dire.
Alessandro rialzò lo sguardo e sorrise. Poi prese per le spalle Archimede e gli abbassò la testa per far avvicinare le sue orecchie alle labbra del morettino.
-Dove si va ora?- chiese in un sussurro.
-Ma co' ne sò!- e allontanò la faccia dell'amico lontana dal suo orecchio con una manata, spingendola.
-Bene, allora credo proprio che dovremo sapere entro le nove dove sia Anastasia- disse prontamente Alessandro, chiudendo gli occhi e alzando il mento, poi guardando Archimede.
-Sì, credo sia una buona idea- rispose lui, salutando con la mano ad uno dei centralini che era alla macchinetta del caffè senza voltarsi, andando dritto verso la porta, sbattendoci poi il naso, pensando che Alessandro l'avesse aperta.
-MA SEI DEFICENTE O COSA?!?!- -Scusa, credevo che l'avessi visto- -NO CHE NON L'AVEVO VISTO!-
-Due negazioni, uguale un'affermazione-
Aprì il portone, poi scendendo i gradini che portavano alla terra, e iniziando a correre più che potevano per non farsi notare dai passanti.
-Certo che un orario migliore non c'era eh- disse ironicamente Alessandro, ridendo come suo solito, cercando di non farsi notare dalla gente.
-Una volta che potevamo dormire almeno, abbiamo colto l'occasione- ribattè Archimede, ritornando a camminare una volta sul marciapiede che portava alla casa di Anastasia.
---
Dopo l'assurda visita di un suo ammiratore, Anastasia andò al Computer per vedere un po' le ultime notizie da tutto il mondo.
-Oh-oh! Ma guarda un po' qui cosa è success-
Ma fu interrotta nuovamente dal campanello che suonò.
Con una espressione furiosa, si diresse a passi decisi verso la porta, poi, aprendola di scatto, tirò un pugno al malcapitato.
-Ne ho abbastanza delle tue moine ragazzac-
-Ouch..-
Quella voce non le era nuova. Aprì gli occhi e vide dietro al suo pugno un immobile Archimede, che aveva perfettamente neutralizzato il suo colpo immobilizzando il suo corpo, rendendolo insensibile.
-Ops!! Scusami! Ti avevo scambiato per un altro...- si scusò farfugliando lei, maneggiando la cravatta con le mani sudate.
-Allora Anastasia! Siamo venuti qui per salutarti!- disse allegramente una voce dolce da dietro ad Archimede, mettendo in vista da dietro il corvino un braccio.
-Alessandro!- esclamò lei, guardandolo poi in tutto il suo splendore. La chiara luce del sole gli faceva risplendere le mille sfumature castane di quei capelli scompigliati e un po' mossi, che gli incorniciavano il viso. Sembrava un angioletto.
-Anastasia?-
La ragazza ritornò alla realtà, notando che Archimede le stava sventolando una mano davanti a lei, con espressione rassegnata. Lei si grattò la nuca e rise nervosamente, poi li fece accomodare nell'ingresso.
-Allora, cosa vi porta da queste parti?- chiese lei appoggiandosi al muro.
-Volevamo chiederti se oggi, oppure questa sera, vorresti fare due passi insieme a noi.- ripose con estrema prontezza Archimede, inventandosi la domanda per farle dire cosa aveva in programma da fare quel giorno. Se gli avesse chiesto la sera, sarebbe stato sospetto.
Anastasia passò gli occhi sui due ragzzi, poi si schiarì la voce e iniziò a parlare.
-Questo pomeriggio non avevo nulla da fare, ma verso le otto mi tocca andare ad un stupido incontro di mio padre con dei suoi vecchi amici. E' anche per questo che mi sono inghingherata da capo a piedi.- e indicò i suoi vestiti, perfino i capelli erano pettinati a modo, con due ciuffetti in avanti che le davano quel tocco in più di femminilità.
-Uhu, capisco- disse Alessandro, sempre col suo sorriso stampato in faccia.
-Comunque, gradite qualcosa? Una pipa e una pizzetta, un sigaro e una focaccia-
-Sì, grazie. Qualunque cosa a te piaccia, piacerà anche a noi- intervenne Yamashita, incrociando le gambe e sorridendole.
-Oh! Certo!- e corse via nella cucina a prendere qualcosa per i suoi due ragazzi.

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