Figlio di vampiro

di Katherine Buffy Pierce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorpresa ***
Capitolo 2: *** Test ***
Capitolo 3: *** Nuova prospettiva ***
Capitolo 4: *** Impossibile ***
Capitolo 5: *** Katherine ***
Capitolo 6: *** Dono ***
Capitolo 7: *** Jason ***
Capitolo 8: *** Complicazioni ***
Capitolo 9: *** Compromesso ***
Capitolo 10: *** A scuola con LEI ***
Capitolo 11: *** Sigillo ***
Capitolo 12: *** Rivelazioni shock ***
Capitolo 13: *** Nuovi poteri ***
Capitolo 14: *** Inaspettato ***



Capitolo 1
*** Sorpresa ***


Ciao a tutti! Questa è la mia prima Fan Fiction e spero che vi piaccia. Mi scuso già se trovaerete degli errori, ma l'ho scritta di getto e perciò è probabile che ce ne siano. Se volete fare qualche commento, scrivere pure una recensione. Grazie mille a tutti! Buona giornata!

Iniziava la solita giornata noiosa e priva di senso. Scuola-Lavoro-Casa. Ecco la mia giornata riassunta in 3 parole. Non era per niente piacevole passare 5 giornate alla settimana in questo modo, ma d’altronde, non potevo fare altro. Da quando mia madre non c’era più, ho dovuto fare delle scelte e darmi da fare per poter vivere ancora nella mia casa a Lynchburg.
-Alex!- esclamò Jessica, la mia amica.
-Si?- risposi io a bassa voce per cercare di non farmi scoprire dal professor Jenkins.
-Riusciresti a passarmi un attimo il tuo libro? Io, il mio, l’ho dimenticato.- chiese Jessica avvicinando la sua mano a me per prendere il libro.
Glielo porsi senza risponderle e tornai a pensare. Jess non era proprio una mia amica ma è la migliore amica della mia ex ragazza, Jennifer. Quella stronza mi aveva tradito con il quarterback della squadra di football e perciò ci lasciammo. Due mesi fa, ovvero solo 1 mese dopo la morte di mia madre. Finalmente suonò la campanella e quindi, dopo essere uscito da scuola e prima di andare a lavoro, decisi di andare al cimitero. Dopo 23 passi, eccola li. Sul viale principale c’era la lapide di mia madre con scritto: Amanda Fell, 1981-2013. Non era per niente facile andare in quel posto per me, siccome fui io a trovarla mentre stava morendo. Dopo aver sistemato i fiori ai piedi della lapide, corsi subito al lavoro dove il signor Head mi avrebbe sgridato a causa del ritardo. Lavoravo in un bar karaoke e dovevo, oltre a servire ai tavoli, cantare occasionalmente sul palco quando nessuno dei clienti si faceva avanti a cantare. Era piuttosto imbarazzante, ma a me, almeno fino a 3 mesi prima, piaceva cantare. Da quel momento, per me, cantare era diventato un incubo... Così come ogni altra cosa. Non riuscivo più a trovare qualcosa di bello nella mia vita. Forse perché mi ero accorto di essere completamente solo; i miei amici non mi parlavano più, probabilmente per il mio atteggiamento dopo la morte di mia madre, non avevo nonni o parenti a cui potermi appoggiare e beh, non avevo un padre. Questo mi ha sempre causato una grande tristezza fin da quando ero piccolo. Tutti gli altri bambini avevano una mamma e un papà, mentre io avevo solo una mamma. Avevo sempre voluto conoscere mio padre, ma ogni volta che ne parlavo a mia madre, lei mi diceva di no e di non provare mai a cercarlo. Non ho mai capito il perché del suo comportamento. Forse mio padre era, o è, un grande stronzo e mia madre non voleva che io lo conoscessi. Ad ogni modo, una volta arrivato a lavoro, iniziai a servire i primi clienti del mio turno. Il signor Head non mi sgridò per il ritardo, anche se mi guardò male appena arrivai. Dopo aver servito qualche tavolo, dovevo darmi da fare con il karaoke. Quella sera dovevo cantare Fix You. Mentre cantavo la canzone, mi accorsi che era lì. L’uomo o ragazzo, non saprei bene come definirlo, della fotografia che mi fece vedere mia madre era li! Con altre due ragazze e un ragazzo. Quando vidi quella fotografia, mia madre stava morendo e l’unica cosa che mi disse era: “Stai lontano da questo ragazzo. Potrebbe essere molto pericoloso. Non chiedermi altro.”.
Ho sempre pensato che avesse potuto trattarsi di mio padre ma non ne ero così certo. Era troppo giovane per sembrare mio padre. Però qualcosa dentro di me, mi diceva di stargli lontano. Non solo perché me lo aveva chiesto mia madre, ma anche perché avevo una strana sensazione. Un sesto senso. Avevo appena finito la canzone e in modo piuttosto orrendo dato che ero sconvolto per ciò, o meglio chi, avevo visto. Corsi subito in cucina sperando di non aver lanciato involontariamente degli sguardi sconvolti, durante la mia esibizione, in direzione del ragazzo o di non avere detto nulla di strano al microfono. Infatti, quando sono distratto per qualcosa che mi preoccupa o che comunque mi turba, tendo a blaterare cose insensate. Siccome erano pronti degli ordini, dovevo proprio uscire da lì. Una volta aperta la porta, guardai in direzione del ragazzo e notai che ne lui ne i suoi amici c’erano più e guardandomi in giro, non li intravidi. Fiuh, finalmente potevo uscire. Bam! Qualcuno mi afferrò un braccio e mi trascinò fuori dalla porta sul retro, facendomi cadere per terra tutti piatti. Appena mi resi conto di cosa stava succedendo, mi ritrovai con le spalle al muro e con la mano del ragazzo che mi premeva contro il collo come per soffocarmi.
-Chi sei tu?- disse lui con gli occhi pieni di confusione e ansia.
-Non riesco a parlare se mi strozzi!- cercai di esclamare anche se non ci riuscii a causa della mancanza di ossigeno. Una volta che mi lasciò andare, gli risposi.
-Io sono Alex. Ma non ti conosco.- risposi massaggiandomi la gola.
-Ah si? E perché, alla fine della tua esibizione, mi hai guardato negli occhi e hai detto a bassa voce che dovevi scappare?- disse lui confuso.
-Oh, beh. Io tendo a dire cavolate mentre canto perché sono distratto. Scusate. Ma comunque, come hai fatto a sentirmi parlare a bassa voce, se eravamo lontanissimi?- dissi io cercando di divincolarmi.
Lui mi ri-afferrò con una forza incredibile e esclamò: -Sei proprio sicuro di non conoscermi?-
-Io non posso parlare con te. L’ho promesso-  in quel momento, mi accorsi di aver detto troppo.
-A chi l’hai promesso?- disse l’altro ragazzo scaraventandomi contro il muro.
-Fermi! Gli fate male!- esclamò la ragazza mora alla mia destra.
Dopo essermi alzato, decisi di svuotare il sacco e, guardando il ragazzo della foto, gli dissi: -Hai mai conosciuto una ragazza di nome Amanda Fell?- chiesi io con voce tremolante.
-Si. Perché mi chiedi di lei?- disse lui frustrato.
-Beh, lei era mia madre e mi ha dato questa prima di morire- dissi io porgendogli la foto del ragazzo che portavo con me da quando mia madre non c’era più.
-Non so nient’altro. Mi ha dato questa foto e mi ha solo detto che potresti essere pericoloso e di starti lontano.- conclusi io.
Era a dir poco sconvolto e confuso come i suoi amici.
-Dove è tuo padre? Magari lui ne sa qualcosa.- chiese il ragazzo.
-Io non ho un padre. O almeno, non l’ho mai conosciuto.-
-Oh.- disse lui con un’espressione confusa.
-Quanti anni hai?- chiese lui guardandomi con uno sguardo indecifrabile.
-17. Perché?- chiesi io sforzandomi di rimanere tranquillo.
-Oh mio Dio! No. Non penso. Non sarebbe possibile che questo sia... No.- farfugliò lui confuso.
La ragazza che mi difese prima, mi disse di aspettarli lì e dopo circa 10 minuti in cui si erano allontanati da me per parlare, tornarono da me.
-Come mai conoscevi mia madre?- gli chiesi appena si avvicinò a me. Non mi rispose. Mi fissava con lo sguardo confuso e basta.
-Io... Mi chiamo Stefan e credo di essere tuo padre.- con quest’ultima affermazione, mi lasciò a bocca aperta.

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Capitolo 2
*** Test ***


-Oh.- è l’unica cosa che riuscii a pronunciare in quel momento. Come era possibile?!
-So che ti sembra strano ma... Tutti mi dicono che non dimostro affatto l’età che ho e quindi so che è difficile che tu creda che io abbia 35 anni”. 35 anni? Ma è scemo?!
-Beh. In effetti...- dissi io lasciando cadere il discorso.
Restammo tutti in silenzio un attimo e poi mi venne in mente una cosa.
-E se ci fossimo sbagliati? Magari dovremmo fare un test del DNA.- dissi io sperando che mi ascoltassero.
-Ok. Andiamo!- disse lui prendendomi il braccio e trascinandomi via.
-Ehi! Aspetta! Sono le 11 di sera! Un test del DNA, solitamente, lo fanno di giorno.- dissi io fermandomi fuori dalla sua auto.
-Entra! Questo non sarà un problema.- disse lui picchiettando la mano sul sedile per farmi di salire.
Ero titubante e impaurito da questa situazione però accettai di salire. Avevo sempre voluto sapere quali erano le mie origini paterne e in quel momento potevo averne l’occasione anche se ripensavo alle parole che mia madre mi disse su Stefan: “Stai lontano da questo ragazzo. Potrebbe essere molto pericoloso.”. Cercai di non pensarci e dopo pochi minuti, eravamo arrivati all’ospedale. Una volta raggiunto il secondo piano, mi fece aspettare nella sala d’attesa con l’altro ragazzo e le 2 ragazze. Tutti loro mi guardavano incuriositi e stupiti, ma non parlavano ne a me, ne tra di loro.
-Ok, io ho già fatto. Ora entra... Tocca a te.-
-Wow. Ora che so che fanno gli esami anche di notte, non verrò mai più qui a fare la coda di giorno!- dissi io mentre mi avvicinavo all’ambulatorio in cui un test avrebbe cambiato la mia vita, molto probabilmente.
Il dottore mi prelevò una fialetta di sangue e qualche capello. Non mi piacevano gli aghi e non volevo che mi prelevasse il sangue. Mi faceva impressione il sangue. Una volta sceso dal lettino, il dottore mi fece accomodare fuori con gli altri. Restammo zitti per un’ora circa, quando il silenzio che si era creato nella sala d’attesa, venne interrotto con l’arrivo del medico. -Ci ho impiegato un po’ più del solito, ma solo perché volevo essere sicuro del risultato e perciò ho ricontrollato il tutto esattamente 7 volte. Stando ai vostri DNA, Stefan Salvatore è il padre biologico di Alexander Fell. Non so se dire congratulazioni o mi dispiace, vedetela come volete. Buona notte.- disse il dottore andandosene nel suo studio. Tutto ciò che avevamo previsto, si era avverato. Ma io continuavo a pensare alle parole di mia madre e, siccome mi fidavo di più di lei che di questo sconosciuto che ora potrei chiamare papà, non volevo averci molto a che fare. Stefan e gli altri erano sconvolti tanto quanto me. Io mi alzai e iniziai ad incamminarmi nel corridoio. Due secondi dopo, sentii Stefan subito dietro di me.
-Ehi, dove vai?- chiese camminando di fianco a me.
-Domani ho scuola e siccome devo fare l’autostop, non vorrei arrivare a casa ancora più tardi del previsto.- risposi io senza guardarlo e continuando a camminare verso l’ascensore.
-Non puoi andartene così dopo quello che abbiamo scoperto oggi. Tu vieni a casa con me. Domani salterai scuola.- disse lui fermandosi davanti a me.
-Beh, no! Io devo andare e solo perché sei il mio padre biologico, non significa che devi conoscermi o altro.- risposi io in tono un po’ acido. Mi dispiaceva avergli detto quella cosa. Il suo sguardo, voleva dirmi di più. Lui voleva davvero conoscermi, credo.
-Ti prego. Io voglio conoscerti! Per favore.- disse lui ancora con quello sguardo triste e implorante.
-Eh va bene. Andiamo.- dissi io cedendo.
Appena uscimmo dall’ospedale e salimmo in macchina, iniziò un discorso tra me, Stefan e i suoi amici.
-Beh, io sono Caroline! Un’amica di Stefan!- disse la ragazza bionda seduta di fianco a me con un mega sorrisone, interrompendo il silenzio.
-Piacere, Alex- risposi con un mezzo sorriso.
-Oh, io sono Elena. Anche io sono amica di Stefan. Beh più o meno. Piacere!- disse l’altra ragazza mora seduta in parte a me, quella che mi aveva difeso prima nel parcheggio.
-Piacere!- dissi sempre con un mezzo sorriso.
-E io sono Damon. Beh, tuo zio tecnicamente.- disse il ragazzo seduto davanti vicino a Stefan.
-Oh. Piacere. Non sapevo foste fratelli.- dissi io per non sembrare troppo freddo.
-Oh si! Non ci somigliamo per niente, però.- disse Damon girandosi per farmi un sorriso. Dopo questi discorsi di presentazione, nessuno parlò più. Loro abitavano tutti a Mystic Falls, una cittadina vicino a Lynchburg, ovvero dove abitavo io. Una volta che Stefan si fermò davanti ad una piccola casetta vicino al centro per lasciare Caroline a casa sua, proseguimmo il viaggio verso il bosco. Stavamo entrando in una strada immersa nel bosco che alla fine, scoprii che portava ad una bellissima casa enorme. Sembrava antica e, ho già detto enorme?
Appena entrai, notai subito l’arredamento classico e antico perciò questo, confermava la mia ipotesi: era antica. Dopo qualche metro, entrammo tutti in un salone enorme in cui c’era un camino acceso che mi riscaldava per bene.
-Bene, devi essere stanco. Puoi usare camera mia per stanotte, dato che le altre sono tutte in disordine. Ho fatto cambiare le lenzuola oggi pomeriggio. Stasera io dormirò qui sul divano.- disse Stefan nella mia direzione.
-Oh, no. Io posso dormire pure qui. Non preoccuparti.-
-No, insisto. Per favore.- disse lui di nuovo.
-Ok, va bene.- dissi io alla fine. Ero stanco, non mi importava dove dovevo dormire, avevo bisogno al più presto di una superficie morbida su cui poter riposare.
La sua camera era al piano di sopra e una volta che mi sistemai nel letto, caddi in un sonno profondo.


PS: Nel prossimo capitolo, farà la sua entrata in scena, la doppelganger più spietata del mondo: Katherine Pierce.

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Capitolo 3
*** Nuova prospettiva ***


Mi svegliai all’improvviso, sussultando. Mi girai verso il mio comodino in cerca della mia sveglia, per vedere che ore erano, ma trovai soltanto una lampada e il mio cellulare. Solo allora mi resi conto che non avevo sognato niente. Ero in camera sua e non riuscivo più a dormire. Probabilmente, l’ansia e la paura mi avevano sfiancato e perciò appena toccai il letto, mi addormentai subito. Però, dato che in quel momento ero abbastanza riposato, non riuscivo più a chiudere occhio. Erano le 4.39 di mattina e non sapevo che fare. Per un po’ giocai con il mio cellulare ma poi, siccome la batteria era morta, fui costretto a stare nel letto a fissare il soffitto. Mi scappava la pipì e, siccome non sapevo dove era il bagno, decisi di uscire dalla camera per cercarlo. Il grande e ampio corridoio aveva numerose porte e non sapevo quale era quella del bagno. Mi avvicinai alla porta alla mia sinistra e aprii molto silenziosamente la porta. Intravidi che era la camera di Elena e che stava dormendo. La richiusi subito e appena mi girai per aprire la porta accanto, sentii che la porta di Elena si aprì di scatto.
-Chi diavolo sei tu?- disse Elena guardandomi arrabbiata.
-Ehm, Alex. Ci siamo conosciuti ieri, Elena.- dissi io piuttosto spaventato dal suo sguardo minaccioso.
-Oh.- disse lei facendo una pausa. Con un sorriso ambiguo, mi disse: -Scusa, sono ancora un po’ addormentata. Hai bisogno di qualcosa?-
-Oh, si. Il bagno. Potresti dirmi dove è?- chiesi io guardando il corridoio.
-E’ li. Dietro quella porta.- disse lei indicando 2 stanze dopo la sua.
-Ok. Grazie mille, Elena. Scusa se ti ho svegliata!-
-Tranquillo. Vai pure. A dopo.- disse lei con uno sguardo molto strano.
La sera prima mi era sembrata molto diversa... Ora era più strana. Ad ogni modo, una volta che uscii dal bagno, mi diressi verso la camera di Stefan per cercare di dormire un altro po’. Dopo un po’ che mi rigiravo nel letto, riuscii finalmente ad addormentarmi di nuovo.
 
Al mio risveglio, controllai l’orario su una sveglia appesa al muro che ora riuscivo a vedere grazie alla luce del giorno che entrava attraverso le tende. Erano le 8.48 e allora decisi di alzarmi. Mi misi le scarpe e uscii dalla stanza. Stefan era li fuori che mi fissava.
-Che c’è?- chiesi io.
-Dobbiamo parlare di quello che succederà adesso.- disse lui venendomi incontro.
-Ok.- acconsentii io deglutendo. Avevo paura delle conseguenze.
-Vieni di sotto, ho fatto comprare a Damon qualcosa da mangiare per te.
Lo seguii al piano di sotto dove, sul tavolo della cucina, mi aspettava la mia colazione.
-Ehm, grazie.- dissi io sedendomi al tavolo. Lui non mangiava.
-Tu non fai colazione?-
-Ehm... No. Ho già fatto colazione prima.- disse lui con un sorriso.
-Ok.-
-Non so come dirtelo ma.. Ci ho pensato tutta notte e credo che tu dovresti stare qui con me.- disse lui sedendosi in parte a me.
-Non penso che sia una cosa possibile. Io non vivo qui a Mystic Falls. Io voglio starmene a Lynchburg. E poi tu sembri una persona che non vuole avere legami. Scusa se te lo dico, ma mi dai quest’impressione.- dissi io guardandolo dritto negli occhi.
-NO! Io ho sempre voluto un figlio e... Beh... Mi hanno sempre detto che non potevo avere figli e invece eccoti qui! Voglio dire, sei un miracolo per me!- disse con uno sguardo dolce e quasi implorante.
-Addirittura? Beh. Non so se possa funzionare questa cosa... Ci conosciamo appena.-
 -Impareremo a conoscerci. Voglio almeno provarci...- disse lui.
-Ok.- acconsentii. Mi spiaceva non dargli nemmeno una chance. Magari era una brava persona...
-Se vuoi, puoi continuare ad andare a scuola a Lynchburg.-
-No. Preferisco cambiare aria. A Lynchburg, ormai, non parlo più con nessuno.-
risposi io velocemente.
-E allora perché, poco fa, hai detto che volevi rimanere a Lynchburg?- chiese lui confuso.
-Perché li c’è casa mia... E’ il luogo in cui sono cresciuto e mi dispiace lasciarlo...- dissi io. -E poi, siccome voglio provare a conoscerti anche io, posso stare qui a Mystic Falls e, di tanto in tanto, potrei tornarmene a Lynchburg per un saluto...- continuai lasciando cadere il discorso.
-Ok! Sono così felice di averti trovato, Alex!- disse dandomi una pacca sulla schiena.
-Anche io.- era vero. Era da quando avevo 5 anni che volevo conoscere mio padre e in quel momento, sperando che andasse tutto bene, avevo avuto l’occasione di farlo.
-Però aspetta! Prima devi dirmi una cosa.- dissi io guardandolo di nuovo negli occhi.
-Cosa?- chiese lui incuriosito.
-Perchè te ne sei andato? Perché hai lasciato mia madre?-
-Oh. Che ne dici se ci sediamo in giardino? Ti va? Così ti racconto tutto ciò che c’è da sapere su di me- disse tranquillamente.
Io acconsentii e dopo la sua ultima frase, capii che tutta la verità stava saltando fuori.

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Capitolo 4
*** Impossibile ***


Mi raccontò di come lui si sentì dopo che la sua ex, Katherine, era tornata e che era ancora innamorata di lui, rovinando la sua relazione con Elena. Mi raccontò di come conobbe mia madre e di come prese lei la notizia, quando lui la lasciò. Si erano conosciuti nel ristorante dove mia madre lavorava per guadagnare qualche soldo, dopo che i miei nonni erano morti a causa di un omicidio misterioso mai chiarito. Avevano iniziato a uscire e dopo qualche mese, resero ufficiale la loro storia. Fecero l’amore solo in alcune rare occasioni, che bastarono però, a mettermi al mondo. In seguito a un litigio che ebbe con mia mamma, di cui non voleva parlarne al momento, la lasciò. Mi raccontò del rapporto che aveva con suo fratello, Damon, e di come spesso litigavano anche se poi si riconciliavano. Mi disse di Elena, di quello che aveva provato per lei e di quello che tuttora provava per lei. Mi disse molte cose su di lui e perciò io gli raccontai molte cose su di me. Stavamo iniziando a legare. Era molto simpatico, premuroso e dolce. Non mi stavo pentendo di averlo conosciuto. Passammo tutta la mattinata a parlare quando ad un tratto, Elena uscì dalla porta che dava sul giardino.
-Ehi! Come va?- disse a entrambi. Stefan la salutò con un cenno e un sorriso.
-Ciao. Scusa ancora se ti ho svegliata stanotte. Non era mia intenzione.- dissi io alzandomi.
-Ehm. Come?- chiese lei confusa.
-Si. Stanotte. Quando cercavo il bagno e per caso sono entrato in camera tua.-
-Ma io non ti ho visto.- disse lei guardandomi ancora con quello sguardo confuso. Entrambi rimasero in silenzio per un attimo e ad un certo punto Elena ruppe il silenzio.
-Oh. Katherine. -
-E’ riuscita a tornare anche lei.- disse lui guardando Elena.
-Deve essersi aggrappata in qualche modo a Damon. Oppure è riuscita a uscire nel momento in cui è uscito Damon dalla dimens- disse Elena interrompendosi. Mi stava fissando.
-Che cosa state blaterando voi due?!- chiesi io incuriosito.
-Uhm, niente. Ehm, Katherine, la gemella di Elena è tornata.- disse Stefan.
-Oh, Katherine? La tua ex ragazza, Stefan?-
Non mi rispose nemmeno.
-Ehm perché fingeva di essere te? Quando l’ho chiamata Elena, mi ha risposto tranquillamente.- chiesi io rivolgendomi ad Elena.
-Uhm. Beh, a noi piace fare così. Ahah facciamo le stupide. Scusa!- disse Elena con una finta scusa. Quei due non sapevano recitare neanche un po’. Lasciai perdere, non volevo immischiarmi ancora di più nei loro affari.
Lei e Stefan si guardavano con degli sguardi strani. Elena era uscita per dirci se ci andava di andare a mangiare in un pub con un nome con dentro la parola grill. Mezz’oretta dopo, arrivammo al Mystic Grill, un pub carino, ma un po’ provincialotto, tipico delle piccole cittadine. Dopo mangiato, Stefan decise di lasciarmi a casa mia per prendere un po’ delle mie cose, mentre lui andava a informare la mia scuola e le altre strutture che frequentavo a Lynchburg, che mi sarei trasferito da lui. Siccome dovevo prendere la mia macchina, tornai da solo più tardi. Avevo caricato in macchina, una Jeep vecchia e scassata, tutte le cose che mi erano indispensabili e, dopo aver chiuso per bene la casa, partii per Mystic Falls. Quando arrivai, con un lungo anticipo rispetto all’orario che avevo detto a Stefan, lasciai il mio catorcio davanti all’ingresso dato che dovevo scaricare un po’ di cose. Entrai e iniziai a portare di sopra il mio zaino quando ad un tratto sentii un rumore provenire dal seminterrato. Decisi di andare a controllare e quando scesi, volevo non averlo mai fatto. Stefan stava bevendo da una sacca di plastica. Ma non stava bevendo una semplice bevanda ma... Sembrava sangue. Ad un tratto il suo viso diventò orribile, demoniaco. Ero talmente spaventato che mentre scappavo, tirai un calcio per sbaglio ad un pezzo di legno che cadde giù dalle scale, facendo attirare l’attenzione su di me. Scappai di sopra il più veloce possibile per scappare, ma era proprio dietro di me. Qualcuno mi afferrò per un braccio e mi lanciò sul divano. Era stato Damon che mi vide uscire dalla porta del seminterrato. Io mi rialzai ma ero circondato.
-Ehi, stai calmo. Vieni.- disse Stefan avvicinandosi a me.
-No! Stammi lontano! Cosa cavolo siete?!- dissi io cercando di divincolarmi.
-Posso spiegare, devi solo stare calmo.-
Cercai di nuovo di scappare ma Damon mi prese e mi tratteneva davanti a lui con le braccia intorno alla mia pancia. Aveva una forza incredibile e mi stava facendo molto male. Cercavo di divincolarmi di nuovo ma non ci riuscii. Cosa erano? Perché avevano questa forza sovrumana? Ero terrorizzato e volevo solo scappare.
-Vi prego, lasciatemi andare. Non uccidetemi.- dissi io piangendo.
-Non ti vogliamo fare del male! Vogliamo solo poterti spiegare. Per favore, calmati!-
Io cercai di calmarmi e Damon allentò la presa fino a permettermi di sedermi sul divano, vicino a Elena. Tremavo dalla paura e guardavo ognuno di loro per assicurarmi che non stessero per aggredirmi.
-Ehm. Non so come dirtelo. Io... Io... Sono... Un vampiro.- disse Stefan guardandomi con gli occhi lucidi. Appena mi resi conto, iniziai ad emettere urla strazianti. Scappai di nuovo ma mi presero lo stesso. - Fermi! Lasciatelo andare!- disse Elena. - Anche io avevo bisogno di riflettere quando ho fatto questa scoperta. Lasciatelo andare, quando sarà pronto tornerà.- continuò rivolgendosi agli altri. Damon mi lasciò andare e scappai via velocissimo da quella casa. Ero nel bosco ed emisi un urlo per tirar fuori tutta la mia paura. Dopo 3 ore circa passate a cercare di calmarmi, decisi di tornare da loro. Non avevo riflettuto molto, ma prima volevo sentire tutta la storia. Quando entrai in casa, Caroline, Damon, Elena, Stefan e Jeremy erano li ad aspettarmi.
- Raccontami la tua storia.- dissi freddo a Stefan sedendomi sul divano ad ascoltare.
 
Dopo che ebbe finito, mi disse: -Ora, so che per te potrebbe essere troppo e che vorresti stare da solo e pensarci, però ti prego, non andartene.- disse implorandomi quasi piangendo. Dopo quest’ultima frase, mi alzai e uscii di casa.
-Dove vai?- chiese Stefan.
-Lontan- dissi un attimo prima di inciampare e cadere per terra. Dopo un attimo, mi rialzai e salii in macchina. Era incredibile la mia goffaggine nei momenti critici. Lo vedevo dallo specchietto retrovisore... Aveva un’espressione sconvolta e afflitta dal dolore. Ma non potevo sopportare tutto questo, dovevo scappare da Mystic Falls. 

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Capitolo 5
*** Katherine ***


Guidai a tavoletta per raggiungere la mia casa a Lynchburg. Appena parcheggiai l’auto nel vialetto, mi fiondai verso la porta per aprirla. Feci fatica a causa dell’agitazione, ma dopo 2 volte che le chiavi mi caddero di mano, riuscii ad entrare. Ora non potevo essere minacciato, dato che non potevano entrare senza un mio invito. Mi sentivo al sicuro, all’inizio, ma poi il senso di inquietudine, riapparve. Ero agitatissimo e per distrarmi almeno un pochino, guardai un po’ di tv per rilassarmi. Passai 2 ore sul divano a rilassarmi quando ad un tratto qualcuno suonò il campanello. Mi alzai e aprii senza ricordarmi della brutta situazione in cui ero.
-Ciao, Alex.- disse Elena. O Katherine, boh, chi lo sapeva?!
-Cosa vuoi? Chi sei tu?!- chiesi io arrabbiato e impaurito allo stesso tempo.
-Sono Katherine e sono qui per parlarti.-
-Non voglio ascoltarti perciò addio.- dissi io sbattendole la porta in faccia.
Suonò di nuovo e riaprii di nuovo la porta. Katherine entrò come se niente fosse.
- Ora devi ascoltarmi! Non sarò un vampiro e quindi non potrò obbligarti ad ascoltarmi, ma ho molte qualità che mi permettono di ottenere ciò che voglio.- disse lei entrando in soggiorno.
-Eh va bene.- dissi io rassegnandomi.
-Senti, Stefan e gli altri non sono proprio dei miei ammiratori per via di ciò che ho fatto a loro. Però io ammiro Stefan. E’ una persona eccezionale che farebbe di tutto pur di proteggerti. Con lui non sarai mai in pericolo, perché se c’è una cosa che lui ama veramente, è la famiglia.-
-Oh. Beh, io non riesco a sopportare una vita in cui ci sono vampiri! Non voglio! Magari, lui non è pericoloso, ma molti altri vampiri lo sono e quindi non posso stargli incollato per essere perennemente protetto da lui. Io voglio vivere la mia vita.- risposi seccato alla bellissima doppelganger.
-Ah certo! Tu ora staresti vivendo la tua vita da solo quindi? Anche se non vorrai avere nulla a che fare con Stefan, i vampiri vivranno sempre vicino a te, solo che con Stefan hai più possibilità di rimanere vivo grazie alla sua protezione. Lo so, è strano avere un rapporto con una persona che ha più di 150 anni e che ne dimostra 17 come te. Però lui ti vuole veramente nella sua vita. Dagli una possibilità.- disse lei.
-Io non voglio vivere con dei vampiri. Ne con lui, ne con altri perciò, se tu fossi un vampiro, ti direi di fare quello che vuoi con me. Non voglio vivere una vita orrenda.-
Fu così che Katherine mi fece sedere sul divano con uno spintone. L’unica cosa che faceva era fissarmi.
- Credimi, se fossi un vampiro, non ti farei niente perché sono venuta qui solo per cercare di farti ragionare.- disse lei fissandomi ancora.
-I vampiri non sono cattivi. Possono esserlo, ma Stefan è veramente una persona meravigliosa, fidati.-
-Non lo so. Io... Ci devo pensare.- Katherine mi stava facendo ragionare.
-Perché sei qui? Stefan ti odia.- dissi io.
-Già. Ma dopo tutto quello che gli ho fatto, volevo cercare di rimediare un pochino. Io gli ho detto che lo amo ancora anche se non è così. Gliel’ho detto perché lui non potesse capire il vero motivo per cui sono ancora qui a Mystic Falls.-
-E quale è se posso saperlo?- chiesi io incuriosito.
-Te l’ho detto. Voglio farmi perdonare. Gli voglio ancora bene e vorrei essere sua amica.- disse lei sorridendomi. -Sai... In una dimensione infernale, ho capito di aver sbagliato a comportarmi male con lui e con gli altri. Molte bugie e molte brutte azioni che ho commesso, le rifarei, ma se potessi tornare indietro, cercherei di essere più buona con chi ogni volta si fidava di me. Io li tradivo sempre ma se potessi rimediare a quest’errore, lo farei.- disse lei con un tono triste.
-Oh. Vorresti farti perdonare anche da Elena, Damon e gli altri?- chiesi io
-Beh si. Sai quello che ho fatto a Elena prima che morissi? Penso che non potrà mai perdonarmi per questo e infatti ho paura che, ora che sono umana, lei possa uccidermi. Ovviamente tutte le cattiverie che ho commesso, le ho fatte solo per proteggere me stessa.-
-Oh.- dissi io. Dopo un attimo di riflessione, decisi di accettare la proposta di Katherine di tornare con lei a Mystic Falls dagli altri.
Appena arrivai, Stefan corse verso Katherine afferrandola per il collo.
-Cerchi di fare un’offerta di pace dopo quello che hai fatto a tutti noi, riportandomelo qui?- disse lui.
-Ehi! No! Non è così cattiva! Lei vuole essere d’aiuto.- dissi io urlando contro Stefan.
Liberò Katherine dalla morsa del suo braccio e si avvicinò a me. Fece uno strano movimento con gli occhi dicendo: -Dimmi cosa ti ha veramente fatto Katherine.-.
-Niente! Che cosa fai? Cerchi di soggiogarmi per dirti la verità? Beh, te l’ho già detta!- dissi io sempre urlandogli contro. Era frustrato e dopo essersi scusato con entrambi, ringraziò Katherine, anche se con molta diffidenza. Non sapevo se essere felice di essere tornato o triste di aver lasciato la mia vecchia vita. Katherine mi fissava ancora con uno sguardo strano. Prima Stefan e gli altri mi avevano detto che Katherine era una stronza, egocentrica, opportunista e manipolatrice. Però ripensando a quegli insulti, mi resi conto che anche io ero così prima della morte di mia madre. Ottenevo sempre ciò che volevo manipolando le persone e trattandole male. Questo mio modo di essere era quasi scomparso in quel periodo. La morte di mia madre, infatti, mi cambiò molto e, se da un lato amavo ottenere ciò che volevo, dall’altro odiavo essere stato un po’ stronzo e perciò, ero felice di essere cambiato. Purtroppo anche il mio lato divertente era quasi scomparso, per lasciar spazio alla tristezza... Però, sato che dovevo vivere a Mystic Falls, un posto nuovo adatto per ricominciare, e dovevo frequentare una nuova scuola, potevo cercare di guarire dalla mia perenne tristezza.
-Beh, se è così, entriamo dai.- disse Stefan sorridendomi.
Io annuii e mi girai verso Katherine. -Grazie Katherine. Tu non entri?- chiesi io.
-Solo se tuo padre può garantirmi che nessuno mi ucciderà.- disse lei guardando prima me e poi Stefan.
-Entra Katherine. Dobbiamo parlare.- disse seccato lui guardando nella sua direzione. Stefan, probabilmente, non voleva che lei rimanesse a Mystic Falls con noi, ma io credevo che fosse veramente una brava persona e speravo che non la uccidessero, dato che fu l’unica che cercò di capirmi fin dall’inizio.

PS: Tra non molto, scoprirete perché Alex non può essere soggiogato! Spero vi piaccia! ;)

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Capitolo 6
*** Dono ***


Quando entrai in casa, notai che Damon e Jeremy erano seduti sul divano a parlare, mentre Elena era in cucina.
-Guardate un po’ chi c’è qui!- esclamò Stefan introducendo Katherine.
-Oh, ecco Miss Katherine Stronza Pierce!- disse Damon alla vista di Katherine.
-Ciao anche a te, Damon.- disse Katherine con tono svogliato.
-Katherine?!- disse Elena dalla cucina. Corse a velocità di vampiro in soggiorno, per vederla con i suoi occhi.
-Elena... Che piacere vederti- disse Katherine quasi disgustata.
-Chi non muore si rivede eh, Katherine? Beh... Più o meno...- disse avvicinandosi a lei e prendendola per il collo.
-NO!- urlai io contro Elena.
-Lasciala andare!- esclamai cercando di strappare via la mano di Elena, dal collo di Katherine. Elena mi guardò scioccata e la lasciò andare.
-Non fatele del male!- esclamai di nuovo.
-Come?! Alex, scusa se te lo dico, ma dovresti starne fuori! Tu non immagini nemmeno cosa si prova ad essere posseduti dalla tua doppelganger bastarda che cerca di fare di tutto pur di non farti vivere una felice esistenza- disse Elena arrabbiata.
-No, hai ragione. Non lo so. Ma non per questo devi ucciderla! E’ pur sempre un essere umano.- le risposi io.
-Penso che potrei fare un’eccezione alla regola. Anche se è umana, la ucciderei lo stesso... Anzi...- disse mostrando il suo viso demoniaco.
-No! Smettilaaaaa!!!!!!!- urlai fortissimo facendo uscire una nota dalla mia gola. Non era un semplice urlo, sembrava proprio una nota. E quella nota fu letale per Elena.
Appena sentì la nota che emisi, cadde a terra urlando dal dolore e toccandosi la testa.
Damon e Stefan corsero ad aiutarla, mentre Jeremy sbarrava la strada a Katherine che cercava di darsela a gambe levate. Cosa avevo fatto? E soprattutto, come avevo fatto?!
Elena smise subito di soffrire e si rialzò con l’aiuto di Damon e Stefan.
-Ma cosa cavolo è successo?!- chiese Stefan stupito.
-Cosa le hai fatto?- chiese Jeremy piuttosto arrabbiato.
-Io non le ho fatto niente! Non so cosa sia successo!- risposi io spaventato.
-Hai emesso una specie di suono e lei è caduta a terra urlando dal dolore, dovrai aver fatto qualcosa!- disse Damon.
-Beh, io non lo so. Non mi è mai successo!-
-Ehi, ehi. Tranquillo.- disse Stefan abbracciandomi.
-Riusciresti a farlo di nuovo? Magari su di me. Provaci.- disse sorridendomi.
-Ma cosa dovrei fare?!- chiesi io sconvolto.
-Prova a canticchiare qualcosa e pensa a me con rabbia. Magari funziona.- disse con lo stesso sorriso rassicurante di prima.
-Ok.- dissi io prima di iniziare a cantare un pezzo di una canzone.
-Notice me, take my hand...- iniziai a cantare pensando a Stefan con rabbia.
Appena emisi la prima nota, si portò le mani alla testa e iniziò a urlare dal dolore.
Dopo un attimo, si ricompose guardandomi stupito.
-Tu... Devi avere... Una specie di dono.- disse a fatica a causa del dolore.
-Io cosa?- chiesi sconvolto.
-Prova a fare la stessa cosa con Jeremy che è umano. Magari con lui non funziona.- disse Damon.
Dopo aver ripetuto la stessa procedura, Jeremy rimase tranquillo e non sentì nulla.
-Evidentemente è una specie di difesa contro i vampiri!- disse Elena.
-Quanto sei perspicace, Elena.- disse Katherine ridendo.
-Shhh. Smettila.- le dissi io.
-Probabilmente, Dio, sapendo che ero figlio di un vampiro, mi ha dato questo dono.- dissi io, sperando di non farli scoppiare a ridere.
-Dio? Tu credi in Dio?- chiese Damon guardandomi stupito.
-Beh, si.- risposi io tranquillamente.
-Tutte le domeniche vado in chiesa...- continuai io.
Tutti mi guardavano un po’ stupiti e in modo strano.
-Beh. Non so se Dio esista ma, se esiste, può darsi che il suo dono, sia dovuto a me.- disse Stefan con la fronte corrugata.
Tutti rimasero zitti un attimo e poi Stefan intervenne.
-Prima, in effetti, quando ho cercato di soggiogarti per dirmi la verità su cosa Katherine ti abbia fatto, non ci sono riuscito. Magari, oltre ad avere questo dono, hai ereditato da me, un qualche potere sovrannaturale. Prendi per caso della verbena?- chiese Stefan guardandomi.
-No. Non ho mai provato a prenderla. Non l’ho nemmeno mai vista.- risposi.
Stefan si avviò verso la porta che portava alle scale, che collegavano il corridoio e il seminterrato, e, una volta che tornò, aveva in mano una specie di rametto di una pianta che mi appoggiò addosso. Appena la mia pelle venne al contatto con quella pianta, non successe nulla.
-Questa sarebbe verbena?- chiesi io riferendomi a quel rametto.
-Si...-disse Stefan confuso.
-Mmm... Non hai nessuna debolezza ma anche nessun potere di un vampiro. In compenso, hai un dono per difenderti dai vampiri.- disse Stefan con lo sguardo perso nel vuoto che poi si concentrò sui miei occhi. Perché avevo questo dono? Ok, forse era proprio per difendermi dai vampiri, ma era tutto molto strano. Dovevo scoprire di più. Stefan sembrò rimanere confuso e anche incredulo alla confutazione della sua teoria. Secondo lui, potevo veramente avere dei poteri sovrannaturali o delle debolezze vampiresche; anche se in ben 17 anni, non si erano manifestati ne gli uni ne gli altri. O almeno era quello che credevo...

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Capitolo 7
*** Jason ***


Chiedo anticipatamente perdono a chi troverà degli errori grammaticali, e non, in questo capitolo, ma siccome dovevo pubblicarlo di fretta, non sono riuscito a controllarlo! Grazie a tutti! :)

Il giorno successivo alla scoperta del mio dono, iniziai a cercare delle risposte partendo dalla mia vecchia casa a Lynchburg. Stefan e Katherine mi accompagnarono per aiutarmi. Una volta entrato in casa, mi accorsi che Stefan era entrato senza invito.
-Ma cosa?- chiesi io stupito.
-Beh, penso che io possa entrare perché, ormai, questa casa è abbandonata.- disse sorridendomi.
-Oh...- risposi io.
Quando mi girai verso la cucina, sentii un rumore strano.
-Stefan. Usciamo di qui.- sussurrai.
-Perché?- chiese lui sussurrando.
-Qui c’è qualcuno.- risposi appena prima di sentire una folata di vento dietro di me.
Le porte scorrevoli della cucina, si erano chiuse, sbattendo.
-Che cosa è stato? Un vampiro?- chiesi io a entrambi.
-Non lo so. Non l’ho visto.- disse Katherine. Stefan si mise in ascolto per sentire se, effettivamente, c’era qualcun’altro in casa oltre a noi 3.
-No. Non c’è nessuno. Magari era un po’ di corrente d’aria.- disse Stefan guardandosi in giro.
-In effetti qualcuno c’è- disse un uomo che apparve in un secondo dietro a Stefan.
Non avevo mai visto quell’uomo, ma capii subito che era un vampiro.
-Chi sei tu?- chiese Stefan.
-Io sono Jason. Tu devi essere Alex!- disse guardandomi.
-Come fai a sapere chi sono? Io non ti conosco.- gli risposi indietreggiando.
-Oh, ma io conosco te. E tua madre... Amanda.- disse sorridendo.
-Cosa vuoi da lui? Perché sei qui?- disse Stefan arrabbiato.
-Ehi, voglio solo divertirmi un po’. Come feci con sua madre.- disse ridendo.
-Cosa?- gli chiesi io.
-Era piuttosto arrapata. Appena mi ha conosciuto, mi ha invitato ad entrare per fare sesso.- disse ancora ridendo.
-Che cosa? Non è vero! Quando sarebbe successo, scusa?-
-Mmm, il 16 dicembre 2013 mi sembra.- disse sorridendo di nuovo.
Appena sentii quella data, il mio cuore si fermò. Nella prima mattina del 16 dicembre 2013 trovai mia madre in soggiorno in fin di vita.
-Tu! Assassino! Bastardo! Come hai potuto!- dissi avvicinandomi a lui con le lacrime agli occhi. Stefan si mise in mezzo, ma io lo scansai un pochino per poter passare. Appena fui abbastanza vicino a Jason gli tirai un pugno, facendolo cadere a terra. La mano mi fece male, ma non quanto il dolore psicologico che stavo provando in quel momento.
-Cosa pensi di fare, ragazzino! Ahah! Ti ucciderò! Proprio come ho fatto con quella oca di tua madre!- mi disse ridendo mentre si alzava.
Iniziai a urlare dalla rabbia e poi iniziai a cantare.
Jason si piegò in 2 dal dolore e dopo vari minuti che cantavo, iniziò a emettere del fumo. Jason stava letteralmente bruciando. Il fuoco divampò su tutto il suo corpo e non si spense finché Jason morì. Smisi di cantare solo in quel momento. Il suo corpo continuava ad ardere sotto quelle fiamme che stavano diventando altissime e che si stavano avvicinando a me.
-Vieni via, dai.- disse Stefan prendendomi per un braccio e portandomi fuori.
Katherine era già uscita e mi guardava con preoccupazione.
-Ci penso io qui. Katherine, portalo a casa... Io torno da solo.- disse Stefan lanciando le chiavi della macchina a Katherine.
-Dai, sali.- disse mentre si avvinava alla macchina.
Il viaggio verso Mystic Falls fu silenziosissimo. Nessuno dei 2 parlò per tutto il tempo. Una volta arrivati, corsi subito in camera mia senza salutare nessuno.
Katherine mi stava seguendo, quando si fermò a parlare con Damon ed Elena. La mia camera non era molto insonorizzata e, perciò, riuscii a sentire tutto.
-Cosa è successo?- chiese Elena preoccupata.
-Beh, ha scoperto che sua madre è stata uccisa da un vampiro di nome Jason che abbiamo incontrato prima.- disse Katherine con un triste tono di voce.
-Oh. E che fine ha fatto questo Jason? Lo voglio proprio pestare a sangue!- disse Damon arrabbiato.
-Non ce ne è bisogno. Alex l’ha ucciso. Ha usato il suo dono e, talmente forte era la sua rabbia, oltre a fargli venire un aneurisma, l’ha fatto andare a fuoco.- disse Katherine.
-Oh, wow. E’ veramente forte.- disse Damon stupito
-Oh, poverino. Sta scoprendo molte cose ultimamente... E non tutte sono belle.- disse Elena.
-Beh, si. Se posso, vorrei andare da lui a vedere come sta.- disse Katherine.
-Mmm, va bene.- disse Elena dopo averci pensato un attimo.
Dopo un attimo, Katherine bussò alla porta.
-Avanti.- dissi io.
-Ehi.- disse sorridendomi.
-Ehi.- le risposi io rimanendo sdraiato sul mio letto.
-Non ti chiedo come stai, perché sarebbe una domanda stupida.- disse Katherine sedendosi in parte a me.
-Già.- dissi io con lo sguardo perso nel vuoto.
-Sai, posso solo immaginare come ti senti. E’ troppo presto per farlo, ma ti aiuterò ad uscirne.- disse sorridendomi.
-Cosa?-
-Non devi essere triste. E’ vero... E’ uno shock per te, ma avevi già affrontato la morte di tua madre. Non devi rattristarti di nuovo. Almeno ora sai che il suo assassino è morto.- disse sdraiandosi in parte a me.
-Già... Ma sentirsi dire che tua madre era una sgualdrina, non è bello.- le risposi io.
-Oh, ma dai! Anche a me mi hanno sempre dato della sgualdrina, ma non lo sono. E nemmeno tua madre lo era. Beh, è rimasta incinta a 15 anni, ma fa niente.-
-Mmm, ok. Sai, spero che sia finita qui. Non voglio avere altre brutte novità nella mia vita. Non voglio essere Elena Gilbert numero 2.- le risposi accennandole un sorriso.
-Vedrai che andrà tutto bene. Ne abbiamo già una che è talmente sfigata da essere presa di mira da tutti da vari anni, non ce ne serve un altro!- disse Katherine ridendo. Quella ragazza era così solare e simpatica. Era anche molto dolce e anche molto bella. Dopo aver riso insieme per quella battuta, ci guardammo negli occhi. Eravamo entrambi sdraiati di lato sul mio letto, rivolgendo i nostri visi uno davanti all’altro. Eravamo molto vicini e ad un certo punto, ci avvicinammo di più fino a essere quasi attaccati. Ci fissammo negli occhi fino a quando decisi di darle un bacio. Un bacio che lei non rifiutò affatto, anzi. Katherine mi fece rotolare a pancia in su e si sdraiò sopra di me, continuando a baciarmi. Era una sensazione bellissima. La ragazza più bella, dolce e simpatica che io abbia mai conosciuto, mi stava baciando. Ad un certo punto ci fermammo e continuammo a fissarci negli occhi.
-Katherine, io.- le dissi prima che venni interrotto dal suo dito che si posò sulle mie labbra. Si avvicinò a me e si accoccolò contro di me fino ad addormentarsi. Katherine era riuscita a trasformare quella giornata orrenda, nel giorno più bello della mia vita.

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Capitolo 8
*** Complicazioni ***


La mattina dopo, mi svegliai provando una sensazione di piacere incredibile. Tutta la tristezza e la rabbia che avevo provato il giorno prima, erano sparite lasciando posto alla felicità. Katherine dormiva ancora tra le mie braccia stringendomi forte e, ciò mi fece male. Non per quello che stavo facendo, ma perché mi mancava poco tempo da passare con lei prima di andare a scuola. Non volevo lasciarla sola.
-Ehi.- mi disse lei girandosi verso di me per sorridermi.
-Buongiorno.- le dissi sorridendole a mia volta.
-Dormito bene?- chiese tornando a farsi stringere tra le mie braccia.
-Benissimo. E tu?-
-Anche io.- mi disse stringendomi la mano. Rimanemmo zitti per qualche minuto, creando un silenzio piacevole.
-Alex! Sei sveglio?- chiese Stefan dopo avermi bussato alla porta.
-Si! Arrivo!- gli urlai mentre mi alzavo dal letto.
-Oh. Dici che avranno notato la mia assenza in camera mia, stanotte?- mi chiese Katherine dopo essersi sistemata i capelli.
-No, non penso. Spero.- le dissi io.
-Speri?- mi chiese guardandomi.
-Beh, sai... Scusa se ti ho offesa. E’ solo che preferirei aspettare ancora un po’ prima di dire qualcosa agli altri.- le risposi. Tutti loro la odiavano, non potevo dire a nessuno, di aver dormito con lei e di averla baciata più volte.
-Oh. Ok. Ora devo andare. Ciao.- disse uscendo dalla porta. Oh, no. Cosa avevo fatto.
-Katherine! Aspetta!- le urlai mentre uscivo anche io dalla porta. Notai solo dopo che Stefan e Damon stavano passando di li.
-O-oh.- dissi io dopo averli visti. Avevano un’espressione sconvolta. Io li lasciai perdere e corsi giù dalle scale per fermare Katherine.
-Katherine, aspetta!- le dissi appena la intravidi vicino alla porta d’ingresso.
-No no! Aspetta tu! Che cosa ci faceva Katherine in camera tua mentre tu eri in mutande?!- chiese guardando il mio abbigliamento.
-Scusa, ma non posso parlare ora. Per favore, lasciami andare.- gli risposi superandolo. Katherine era appena uscita dal cancello, a piedi, e allora salii di sopra a vestirmi. Dopo aver preso la macchina, andai a cercarla... Ma non la trovai. Dopo un’ora che giravo a vuoto sulla strada principale, decisi di andare a Lynchburg, alla mia vecchia casa. Doveva essere li. Non sapevo dove altro cercare, altrimenti. Appena imboccai il vialetto di casa, non notai nulla di strano: la casa era come l’avevo lasciata il giorno prima quando feci quell’orribile scoperta. Le finestre e le persiane erano chiuse ma forse, all’interno, c’era qualcuno. Salii i 3 scalini e, trovandomi nella veranda esterna, aprii la porta con la chiave. Appena entrai, non notai nulla di strano, era tutto come il giorno prima. Speravo di non incontrare qualche altro vampiro.
-Ehm, Katherine? Non so se sei qui, ma forse...- dissi io lasciando cadere il discorso mentre mi dirigevo in soggiorno. Non c’era nessuno.
-Si?- disse Katherine che apparve alla mia vista appena mi girai. Era appena sbucata fuori dalla cucina. Mi spaventai all’inizio, ma poi, l’abbracciai.
- Dove eri finita?-  chiesi io con tono di rimprovero.
-Qui. Non ho voglia di parlarti.- disse girandosi e sedendosi sul divano.
-Scusami. Ho detto che non volevo che ci scoprissero, solo perché avevo paura che ti potessero fare del male.- le dissi sedendomi vicino a lei.
-Oh. E perché?- chiese guardandomi con quegli occhioni splendidi.
-Beh, forse pensano che tu mi stia usando solo per proteggere te stessa... Perché stando con me, non ti possono fare del male.-
-Oh... Capisco. Non immaginavo che fosse questa la ragione. Scusa se sono scappata via senza ascoltarti. Ci hanno visti vero?- disse sorridendomi.
-Già...- le dissi guardandola.
-Oh.- fu la sua risposta. Era seduta a riflettere.
-Posso farti una domanda? Perché, in passato, non hai mai avuto problemi a nascondere una relazione e ora, invece si?- le chiesi gentilmente.
-Io... Non lo so... Penso che, probabilmente, questa volta sia diverso.-
-Oh, Katherine.- le dissi abbracciandola. Una volta sciolto l’abbraccio, mi guardò con uno sguardo triste.
-Non posso farti questo. Non posso stare con te, loro mi odiano.- mi disse guardando altrove.
-Senti, so che gli altri non sono proprio dei tuoi ammiratori, ma a me stai molto simpatica e mi piaci molto.- dissi io imbarazzato. Era vero. So che era sbagliato dopo tutto quello che aveva fatto agli altri e dopo che lei aveva avuto una storia con mio padre e mio zio, ma mi piaceva moltissimo. Mi aspettavo che fosse incredula, ma invece non lo era.
-Grazie, anche tu mi piaci molto. Sei l’unico che preferisce vedermi viva che morta.- disse lei con un sorrisetto.
-Però non mi piace il fatto di piacerti. Io non sono una brava persona. Certe volte mi odio per tutto ciò che ho fatto nella mia vita, anche se era per proteggere me stessa. Tu sei migliore di me, sei un ragazzo carino, bravo e dolce che troverà l’amore della sua vita, probabilmente al liceo, si sposerà e avrà tanti bambini. Io non sarò mai così, purtroppo. Ho commesso troppi errori nella mia vita.- disse con un tono di voce triste e pieno di angoscia.
- Tu non sei una cattiva persona. Sei una ragazza bellissima, simpatica e intelligente. E’ vero, hai commesso degli errori, ma puoi sempre rimediare!- le risposi io facendo in modo che mi guardasse negli occhi.
- Ho avuto la possibilità di rimediare ai miei errori e invece cosa ho fatto? Ho tradito di nuovo le persone che un tempo amavo. Ecco perché per me è più facile essere la solita stronza, egoista e manipolatrice bugiarda. Non ho rimorsi se agisco così-
-Tu non sei così, però! Un conto è comportarsi così, un conto è esserlo. Non è vero?- le dissi avvicinandomi a lei.
-Beh, si. Nessuno conosce la vera Katherine Pierce, ma solo perché non ho mai voluto che nessuno la conoscesse. Sai, la vecchia Katherine, o meglio Katerina, è ancora qui dentro, ma non voglio farla riaffiorare. Ora tutti mi vedono come una donna temibile e cattiva, Katerina non sopravvivrebbe mai in questo mondo. Katerina è una ragazza dolce e innocente che finirebbe per farsi uccidere-
-E allora falla conoscere solo alle persone di cui ti fidi! Falla conoscere a me!-
-No, io... Io non posso.- disse distogliendo gli occhi dai miei e allontanandosi da me.
Io mi riavvicinai a lei e le dissi: -Senti, so che deve essere difficile per te, ma voglio davvero conoscere Katerina.-
All’improvviso, mi baciò. Dopo un istante brevissimo si staccò e disse:
-Scusami. E, grazie ma... Non ti merito.- disse lei dirigendosi verso la porta.
-Si invece! Katherine, ti prego. Tu sei l’unica che è riuscita a capirmi fin dall’inizio. Sei l’unica che mi ha aiutato a capire che non tutti i vampiri sono dei mostri. E sebbene, hai commesso degli errori con tutti gli altri, con me non ne hai commessi. Sei stata mia amica fin dall’inizio e ora... Ora non mi basta la tua amicizia.- le dissi abbracciandola e dandole un bacio. Questo bacio durò di più e mi rese fece sentire come quando mi svegliai, quella mattina.
- Ti basta quello che ti ho detto per non farti fuggire via? Per favore.- le dissi di nuovo implorandola.
- Io... Non lo so.- disse lei dubbiosa.
- Mmm.. Potremmo provare a frequentarci un po’ per vedere come va.- mi propose lei dopo un attimo di silenzio.
-D’accordo. Ma cosa diremo agli altri?-  le chiesi abbracciandola.
-Oh. Non lo so. Ho paura di quello che potrebbero fare, Alex.- mi disse stringendomi.
-Ehi, vedrai che andrà tutto bene... Spero.-

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Capitolo 9
*** Compromesso ***


Appena saliti in auto, eravamo piuttosto tranquilli entrambi... Chiacchieravamo del più e del meno... Ma una volta arrivati a Mystic Falls, l’ansia e la paura stavano prendendo il sopravvento. Quando imboccai il vialetto di casa con la macchina, sperai che non ci fosse nessuno. Una volta parcheggiata la macchina, io e Katherine ci avviammo verso la porta d’ingresso.
-Sei pronto?- mi chiese lei sottovoce con uno sguardo preoccupato.
-No. Ma dobbiamo farlo.- le dissi dandole una carezza sul viso.
Appena aprimmo la porta non trovammo nessuno pronto ad aspettarci, ma una volta arrivati in soggiorno, trovammo tutta la banda di Mystic Falls che attendeva il nostro arrivo.
-Ehm, ciao a tutti.- iniziai io per rompere il ghiaccio. Katherine era di fianco a me e mi teneva la mano. Stefan guardava le nostre mani unite con disprezzo.
-Quindi vi frequentate?- chiese Stefan senza distogliere lo sguardo dalle nostre mani.
Io guardai Katherine, che a sua volta guardava me, e risposi di si.
-Mmm.- disse Stefan.
-Sentite, ma perché siete tutti così preoccupati?- chiesi io.
-C’è bisogno che te lo dica anche?- chiese Stefan arrabbiato.
-Beh, si! Perché Katherine è una brava persona e sono stufo di sentirmi dire, da voi, che è una stronza manipolatrice bugiarda. Con me, non lo è!- risposi acido.
-Lo vedi?! Questo è quello che vuole farti credere! Sei caduto nella sua trappola come un idiota.- disse Stefan ancora più arrabbiato.
-Non ho usato nessuna trappola.- disse Katherine a Stefan.
-Tu non devi neanche osare parlarmi, Katherine.- disse Stefan fulminando Katherine con lo guardo.
-Non mi interessa quello che pensate! A me piace Katherine. E’ una ragazza bella, intelligente e forte. Sarà pure stata una stronza in passato- dissi a Stefan interrompendomi per dire a Katherine: -Scusa Kath-
-Niente, tranquillo.- mi rispose sorridendomi.
-Ma io ho trovato della bontà in lei. Non è cattiva come dite voi.- continuai rivolgendomi a Stefan e agli altri.
-Io non voglio che tu stia con lei. Non la conosci ancora abbastanza. Prima o poi ti ferirà e ti tradirà come ha già fatto a me e a tutti gli altri che si trovano in questa stanza!- disse Stefan avvicinandosi a noi.
-Beh, a me non interessa cosa vuoi tu! Vuoi cercare di essere un buon padre? Allora accetta le mie decisioni!- gli risposi arrabbiato.
-Non posso. Non riguardo a Katherine. Io non la voglio nella mia vita... E nemmeno nella tua.- disse guardando male Katherine.
-Bene, allora ce ne andremo entrambi!- risposi prima di girarmi per andarmene via.
-Che cosa? Non puoi andartene!- disse Stefan apparendo davanti a me.
-Oh si che posso! Me ne torno a Lynchburg. Condurrò la mia vecchia vita e Katherine verrà con me.- risposi superandolo.
-Alex, aspetta.- disse Katherine.
-Non dovresti comportarti così con lui. Non ti ha fatto niente.- disse Katherine fermandosi.
-Lo so. Ma non può decidere chi deve piacermi o chi posso frequentare. Quelle sono decisioni mie.- risposi a Katherine.
-Ok. Però è comunque tuo padre. Hai desiderato di incontrarlo per 17 anni e ora vorresti tagliarlo fuori dalla tua vita, solo per questa cosa?- chiese Katherine prendendomi la mano.
Mi fermai un attimo a riflettere. Aveva ragione, non potevo tagliare fuori Stefan dalla mia vita.
-Hai ragione. Però io voglio sentirmi libero di frequentare chi voglio.- risposi a Katherine.
-Eh va bene. Frequenta pure chi vuoi, però non andartene.- disse Stefan implorante.
-Katherine potrà stare qui senza essere minacciata o maltrattata?- chiesi io rivolgendomi a tutti loro.
-Uh... D’accordo.- disse Stefan piuttosto esasperato.
-Bene. Grazie per l’appoggio.- risposi con un sorriso a mio padre.
-Sappi che, anche se potrai frequentare Katherine, io non approverò mai questa pseudo-relazione.- disse Stefan prima di girarsi per andarsene via.
Io e Katherine salimmo di sopra senza dire una parola a nessuno.
-Alex, grazie per avermi difesa così. Però non devi mettere da parte la tua famiglia per me.- disse Katherine una volta arrivati in camera mia.
-Lo so, Kath. E’ solo che odio come si comportano con te.- le risposi abbracciandola.
Sciolto l’abbraccio, le diedi un bacio. Lei ricambiò con un altro e così via. Dopo svariati baci, ci sdraiammo nel letto come la sera precedente. Katherine si accoccolò contro di me e ci lasciammo andare, entrambi, a un sonno profondo.

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Capitolo 10
*** A scuola con LEI ***


Il giorno dopo, uscii di casa molto presto a causa della scuola. Katherine venne con me e rimase tutto il tempo nella mia auto. Ne io ne lei, ci fidavamo molto di Stefan e gli altri e, quindi, temevamo per l’incolumità di Katherine. Dopo la solita giornata scolastica pallosa, mi diressi verso la mia macchina che si trovava nel parcheggio della scuola.
-Ehi.- le dissi entrando in auto.
-Ehi! Finalmente sei arrivato... Non ce la facevo più a stare qui dentro!- disse Katherine avvicinandosi a me per darmi un bacio.
-Ehm, pensavo che stasera potremmo uscire...- le dissi tra un bacio e l’altro.
-Oh, ok!- disse felice prima di darmi un altro bacio.
-Ehi, aspetta un attimo...- le dissi fermandola.
-Che c’è?- chiese sedendosi al suo posto.
-Beh, con tutte queste complicazioni, non siamo ancora riusciti a conoscerci come due persone normali che non hanno parenti, o conoscenti, sovrannaturali. Piacere, io sono Alex.- le dissi prima di porgerle la mia mano. Mi guardava un po’ confusa, ma poi accettò la stretta di mano con un sorriso.
-Katherine.-
-Oh, che bel nome! Ti andrebbe di uscire con me stasera?- le proposi con un sorriso.
-Ma certo. Passi tu a prendermi?- chiese ridendo. Io le risposi con una risata e poi misi in moto l’auto per tornare a casa. Una volta arrivati a casa, mangiammo un piatto di pasta e poi salimmo di sopra. Io avevo un test in classe il giorno dopo e, infatti, Katherine si annoiava molto.
-Ehm, se ti annoi... Potresti iscriverti anche tu a scuola con me. Non penso che ti piacerebbe, ma sarebbe un modo per stare insieme e per svagarti un po’.- le dissi dopo aver appoggiato la penna.
-Mmm, lo farei volentieri! Non saprei cos’altro fare, altrimenti. C’è un piccolo problema però...- disse alzandosi dal letto.
-Quale?-
-Beh, sono uguale a Elena Gilbert!- disse indicandomi il suo viso.
-Mmm... Potrei chiedere un favore a Stefan... Non penso che voglia aiutarti, ma forse lo farà se glielo chiediamo con gentilezza...- le proposi io avvicinandomi a lei.
Lei annuì e si avviò verso la porta. Una volta scesi in soggiorno, non trovai nessuno e quindi mi diressi verso la stanza di Stefan. Appena bussai, Stefan disse di entrare.
-Ehm, ciao.- gli dissi salutandolo con la mano. Katherine era dietro di me.
-Ciao Stefan.- disse Katherine tranquillamente.
-Oh, ciao. Che succede?- chiese prima di alzarsi dalla poltroncina su cui era seduto a leggere un libro.
-Beh, volevamo chiederti un favore...- gli dissi abbassando lo sguardo.
-Oh. E sarebbe?- chiese curioso avvicinandosi a noi.
-Beh... Siccome Katherine si annoia a starsene da sola per tutta la mattina, vorrebbe andare a scuola anche lei.- gli dissi con lo sguardo basso.
-Oh. Bene. E io cosa c’entro con tutto questo?- chiese confuso.
-Beh, sai... Tutti la vedrebbero come Elena, perciò ho bisogno delle tue capacità sovrannaturali.- gli dissi continuando a guardare il pavimento.
-Cosa? No no. Non se ne parla proprio!- disse facendoci segno di no, con il dito.
-Eh dai! Dovresti solo dire che è sua sorella minore e far credere a tutti che si somigliano moltissimo, ma che non sono completamente identiche, come le vediamo noi!- gli dissi implorandolo.
-In effetti, io sono più carina.- disse Katherine alzando un dito. Stefan la guardò ma non commentò.
-Non lo so. Ci devo pensare. Katherine, posso parlarti un attimo in privato? E’ una cosa veloce, tranquilli.- disse Stefan sorridendoci.
-Ok. Alex, ci vediamo tra poco.- disse Katherine con un sorriso.
Dopo essere uscito dalla stanza, rimasi in ascolto con l’orecchio attaccato alla porta.
-Oggi ho riflettuto parecchio e ho capito di dover ridimensionare i miei standard protettivi con Alex. Voglio dirti che mi sto impegnando molto ad accettare questa cosa e che sto cercando di perdonarti.- disse Stefan lasciandoci all’improvviso.
-Che cosa?- disse Katherine incredula.
-Già. Oggi mi hai dimostrato per l’ennesima volta, da quando sei tornata, che c’è del bene in te. Ho capito che non stai usando Alex, ma che ti stai affezionando molto a lui. Sono felice di poterti dire che ti credo, quando mi dici che gli vuoi bene e che lui ne vuole a te. Insomma, la vecchia Katherine non si sarebbe mai voluta iscrivere a una scuola superiore, per poter frequentare il suo ragazzo.- disse Stefan.
-E’ qui che ti sbagli Stefan. Tu non conosci la vecchia Katherine che è morta a 17 anni, più di 500 anni fa. Forse perché la vecchia Katherine che intendi tu, è ancora qui. Non sono cambiata. Io ho sempre saputo amare! Solo che ora ho l’occasione per dimostrarlo a tutti!- disse Katherine un po’ infastidita.
-Oh. Beh, è ovvio che tu possa essere ancora una manipolatrice vendicativa, ma intendevo che non hai mai dimostrato di avere un cuore senza averci pugnalati alle spalle.-
-Beh, lo facevo per proteggere me stessa. Ma ora, non lo so. Quando sto con lui, io mi sento... Non saprei come descriverlo. Forse... Al sicuro... Non solo dai miei nemici, ma da ogni evento che potrebbe succedere nella mia vita. Penso che sia qualcosa di più di una semplice cotta.- disse Katherine sospirando.
-Oh. Capisco. Beh, spero che sia così. Se gli farai del male, sai a cosa andrai incontro, vero?- disse Stefan prima che Katherine si avvicinasse alla porta.
-Chiaro. Non gli farò del male, Stefan. Ho finalmente trovato una persona a cui piacciono sia i miei pregi che i miei difetti, non sarò così idiota da ferirlo.- disse Katherine piuttosto inacidita.
-Lo spero.- disse Stefan prima che Katherine aprisse la porta.
-E, Katherine?- disse Stefan prima che Katherine potesse vedermi.
-Si?- disse lei voltandosi nella sua direzione.
-Vi aiuterò con la questione della scuola.-
-Grazie.- disse Katherine con un sorriso.
Io ero riuscito a non farmi vedere e finsi una camminata verso la stanza di Stefan.
-Ehi, tutto apposto?- chiesi quando Katherine chiuse la porta.
-Si. Abbiamo parlato un po’.- disse con un sorriso.
Dopo aver trascorso il pomeriggio in giardino, guardammo un film che non riuscimmo a finire a causa del sonno. Dovevamo dormire per il primo giorno a scuola di Katherine Pierce.
 
Ci svegliammo in ritardo e dovemmo sbrigarci per prepararci in tempo.
-Ehi, sono già stato a scuola!- disse Stefan entrando in cucina, dove io e Katherine stavamo mangiando di fretta, la nostra colazione.
-Hai già soggiogato tutti?- chiesi io stupito.
-Si! Buona scuola a entrambi! Non mettetevi nei guai.- disse Stefan con un sorriso prima di andarsene. La storia che raccontò Katherine, a scuola, era che il suo cognome era Pierce, così come quello di Elena, anche se lei fu data in adozione perché i loro genitori non erano pronti per una figlia. Katherine avrebbe avuto 3 anni in meno di Elena e raccontò di averla trovata grazie al suo profilo facebook. I suoi genitori erano morti a causa di un incidente in barca e quando trovò dei documenti riguardanti Elena, tra le scartoffie dei suoi genitori, decise di venire a cercarla. Kath disse che viveva con Elena ora, anche se non andavano molto d’accordo. Questa storia era stata ben progettata e tutti se la bevvero. Era strano averla seduta accanto a me a biologia, ma ero felice. Quel giorno aprirono le iscrizioni alle selezioni per diventare Cheerleader e Katherine, firmò subito il foglio appeso in bacheca.
-Devo seguire le orme della mia sorellona, non credi?- mi disse, dopo aver firmato, con un sorriso.

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Capitolo 11
*** Sigillo ***


Erano passati circa 3 mesi, da quando Katherine iniziò a frequentare la mia scuola. Era bello averla sempre con me. Ormai quello che provavo per lei, era più di una semplice cotta. Ero innamorato. Non le avevo ancora detto di amarla, perché non trovavo mai un momento giusto, ma quel giorno ci riuscii.
-Ehi, io devo andare a storia. Ci vediamo dopo?- mi chiese con un sorriso.
-Ma certo, a dopo!- le dissi. Appena si girò, e iniziò a camminare, urlai il suo nome.
-Katherine!- le dissi facendola girare. Era più avanti di me, si una decina di metri.
-Che c’è?- chiese stupita. Tutti ci guardavano, mentre correvano in classe.
Io mi avvicinai a lei e le confessai il mio amore.
-E’ da tanto che voglio dirtelo. Io... Io... Ti amo.- le dissi con difficoltà.
Katherine, all’inizio, spalancò gli occhi e poi mi sorrise.
-Oh, Alex.- mi disse prima di darmi un bacio lungo e appassionato.
-Ti amo anche io!- mi disse abbracciandomi e dandomi un altro bacio.
-Volevo dirtelo anche io, ma non sapevo se anche tu ricambiavi. Sai, sono stata rifiutata molte volte e... Questa volta volevo che fosse un sentimento reciproco. Scusa se non te l'ho detto prima...- disse abbassando gli occhi.
Le diedi un altro bacio e poi corsi a matematica. La giornata proseguì lentamente. Volevo vederla. Finalmente, finimmo scuola e tornammo a casa.
-Ehi, vi ricordate che oggi dobbiamo tornare a Lynchburg, vero?- disse Stefan appena ci vide in casa.
-Oh, si. Andiamo subito?- chiesi io a Stefan.
-Si. Vi aspetto in macchina.- disse avviandosi verso la porta.
Il giorno dopo iniziavano le vacanze natalizie e, perciò, non avevamo fretta di fare i compiti. Dopo un po’, raggiungemmo la mia vecchia casa a Lynchburg. Non era rimasta traccia del corpo di Jason... Stefan aveva pulito bene.
-Bene, io cerco in soffitta.- dissi io salendo le scale.
-Stefan, tu potresti guardare in camera sua?- chiesi a Stefan che si trovava ancora da basso.
-Ok.- disse iniziando a salire le scale.
Io e Katherine eravamo nella soffitta a rovistare tra vari scatoloni. Dopo un’ora circa, non trovammo nulla che non fossero delle foto, dei giocattoli o dei vecchi vestiti.
-E’ inutile, qui non c’è nulla.- dissi io avvicinandomi all’uscita.
-Aspetta! Guarda li!- disse Katherine indicando una fessura che si intravedeva dietro a uno scatolone. Spostai lo scatolone e trovai un baule incastrato dentro a un muro. Dopo averlo estratto con l’aiuto di Stefan, che ci aveva raggiunti, forzai la serratura, riuscendo ad aprirlo. Dentro c’erano dei barattoli con dentro strani oggetti e erbe, dei libri vecchissimi e un ciondolo.
-Ma che cosa sono?!- chiesi io confuso.
-Oh. Sono dei grimori... E ingredienti per degli incantesimi.- disse Katherine aprendo uno di quei libri.
-Tua madre era una strega.- disse Stefan guardandomi. Come? Una strega?! Una madre strega e un padre vampiro? Ma era uno scherzo?!
-Che cosa?! No no. E’ impossibile! Come avrei fatto a non accorgermene?- chiesi senza che nessuno mi rispondesse. Erano intenti a sfogliare quei vecchi libri.
-Io non ci capisco nulla... Potremmo portarli a Bonnie?- propose Katherine.
-Ok, andiamo!- disse Stefan uscendo dalla soffitta.
Stefan guidò come un pazzo per arrivare da Bonnie il più veloce possibile,
Appena Stefan bussò alla porta, Bonnie corse ad aprirci.
-Ehi, ragazzi! Che succede?- chiese Bonnie.
-Ehi Bon-Bon, abbiamo bisogno di te.- disse Katherine entrando in casa.
-Oh, accomodati pure Katherine.- disse Bonnie guardandola male.
Katherine le fece un sorrisetto malefico e si sedette sul divano.
-Sono dei grimori. Penso che appartenessero alla madre di Alex.- disse Stefan, mostrando i grimori a Bonnie.
-Sua madre era una strega? Wow.- disse Bonnie guardando Stefan e poi i grimori di mia madre. Mentre Bonnie analizzava i grimori, stavo seduto sul divano vicino a Katherine e Stefan. Stefan era piuttosto ansioso di conoscere la verità... Così come lo ero io. Katherine, invece, sembrava un po’ annoiata.
-Oh.- disse Bonnie interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.
-Cosa c’è, Bonnie? Hai trovato qualcosa?- chiese Stefan alzandosi di scatto.
-Credo di si. Questo incantesimo si chiama “Il sigillo del soprannaturale”...- disse Bonnie mostrandoci la formula di un incantesimo su un grimorio.
-E guardate qui sotto! Ci sono appuntati i nomi Stefan e Alexander.- disse Bonnie indicando gli appunti fatti da mia madre.
-Oh. Pensi che abbia messo una specie di sigillo su Alex?- chiese Stefan.
-Si. Però non sappiamo cosa abbia sigillato. Può darsi che, forse, abbia sigillato solo i poteri soprannaturali... Può darsi, invece, che abbia sigillato un altro tipo di alimentazione...- disse guardandoci entrambi.
-Oh... Beh, si può togliere questo sigillo?- chiesi io curioso.
-Si. Da quando l’altro lato si è distrutto e io sono tornata in vita, sono di nuovo una strega e quindi potrei aiutarvi. Però...- disse Bonnie senza finire la frase.
-Però cosa?- chiesi io.
-Devi scegliere. Accetti il rischio di poter essere un essere umano con dei poteri sovrannaturali che, però, si nutre anche di sangue? Magari, invece, può darsi che con l’incantesimo, sbloccheremmo solo i poteri sovrannaturali. Io potrei togliere il sigillo, ma devi decidere tu, Alex.- disse Bonnie sorridendomi.
-Oh. Beh, io ora sto bene così. Non penso di volere dei poteri sovrannaturali, adesso. Forse, in futuro...- dissi io girandomi verso Katherine che mi fissava incuriosita.
-Beh, purtroppo c’è un altro appunto... Il sigillo può essere tolto solo prima del diciottesimo anno di età. Dopo, il sigillo sarà irremovibile.- disse Bonnie indicandomi l’altro appunto fatto da mia madre.
-Oh. Ma io compio gli anni tra un mese esatto! Come faccio a decidere una cosa del genere?- chiesi disperatamente.
-Non lo so. Sarà una scelta dura, ma la dovrai affrontare.- disse Bonnie chiudendo il grimorio.
-Ok. Togliamolo. Però... No. Non lo so... Non so che fare!- dissi io confuso.
-Ehi, ehi! Stai tranquillo, Alex. Ti aiuteremo noi a decidere. So che sarà difficile, ma ci saremo noi a sostenerti. Ora calmati, vedrai che farai la scelta giusta.- mi disse Stefan abbracciandomi.
-Grazie, papaà.- dissi con le lacrime agli occhi. Mi ero accorto solo dopo un attimo, di averlo chiamato papà per la prima volta.
-Oh.- disse Stefan, dopo aver sciolto l’abbraccio.
-Scusa. Se preferisci, ti chiamo Stefan.- gli proposi dopo aver visto la sua espressione scioccata.
-No, per favore! Io sono tuo padre ed è giusto che mi chiami così. Oh, Alex. Ti voglio tanto bene!- disse abbracciandomi di nuovo.
-Anche io ti voglio bene- gli dissi stringendolo forte. Da quando Stefan era piombato nella mia vita, tutto era migliorato. Avevo di nuovo una famiglia, una casa accogliente, un buon rendimento scolastico e un nuovo amore. Sciolto l’abbraccio, Katherine ci venne incontro e ci abbracciò.
-Oh, non credevo di poterlo dire ma... Mi state facendo commuovere.- disse Katherine ridendo con le lacrime agli occhi.
-Oh, Katherine Pierce si commuove? Wow!- disse Stefan scherzando.
Bonnie ci guardava sorridenti e ci invitò a stare ancora un altro po’ a casa sua. Quando arrivammo a casa, Stefan disse tutto a Elena e a Damon, che nel frattempo si erano lasciati. Elena mi disse che anche lei voleva aiutarmi, mentre Damon mi disse che secondo lui dovevo accettare il rischio e togliere il sigillo, senza nemmeno pensarci. Ovviamente la decisione spettava a me, ma non sapevo ancora cosa fare.

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Capitolo 12
*** Rivelazioni shock ***


Passarono circa due settimane, dal giorno in cui scoprii di avere un sigillo che ostacolava ai miei poteri soprannaturali, di manifestarsi. Ormai, mancava poco tempo per decidere e ciò mi rendeva molto nervoso. Non sapevo cosa fare. Io ero sempre stato bene così... E’ vero, non ero immortale, ma una lunga vita umana mi bastava. Per difendermi dai vampiri, avevo già il mio dono, per cui non mi preoccupava essere così a rischio.
-Ehi. So che sei agitato, ma... Ti va di parlarne con me?- chiese Katherine mentre guidavo verso casa, per tornare da scuola.
-Mmm, va bene.- le risposi senza guardarla.
-E’ difficile prendere questo tipo di decisione, immagino... Ma... Io saprei cosa fare.- mi disse carezzandomi la mano che teneva il cambio della macchina.
-Ah si? Cosa faresti al mio posto?- le chiesi freddo.
-Toglierei il sigillo. Saresti comunque un essere umano, ma saresti più veloce, più forte, più scattante e immortale. Secondo me è improbabile che tu possa iniziare a nutrirti di sangue. Il sigillo posto su di te, limita i tuoi poteri, ma non la tua specie.Sei comunque umano e quindi è improbabile che, una volta tolto il sigillo, tu possa nutrirti di sangue...- disse Katherine facendomi riflettere.
-E’ quello che penso anche io. E anche io vorrei togliere il sigillo, ma... Ho paura che cambi tutto, dopo.- le risposi tenendo gli occhi fissi sulla strada.
-E’ ovvio che cambierà tutto, ma in meglio! Non sarai più debole e lento... Avrai molte qualità in più.-
-Già... Può darsi...- le dissi prima di imboccare il vialetto di casa.
Appena entrai, vidi Elena che stava in braccio a mio padre, seduto sul divano.
-Ma che cavolo?!- chiesi io stupito.
-Oh! Oddio.- disse Elena alzandosi di scatto.
-Elena... Che cosa...?- chiesi io senza finire la frase.
-Oh. Beh... E’ inutile tenerlo nascosto ancora...- disse Stefan alzandosi.
-Beh, noi... Siamo tornati insieme.- disse Elena imbarazzata.
-Oh. E Damon lo sa?- chiese Katherine incuriosita.
-No! Dobbiamo dirglielo noi. Katherine, se ti azzardi a dirglielo, io...- disse Elena arrabbiata.
-Rilassati, Elena. Sarò muta con un pesce... Ti chiedo solo di poter assistere, quando glielo direte!- disse Katherine sorridendo.
-No. E’ una cosa privata.- disse Elena.
-Oh, ok. Che palle che sei , Elena...- disse Katherine voltandosi verso di me.
-Ma non avevi detto che tempo fa, entrambi, avevate deciso che era finita per sempre?- chiesi confuso guardando Stefan.
-Si. Ma ci siamo riavvicinati e il nostro amore è tornato.- disse Stefan cingendo la vita di Elena con un braccio, attirandola a se. Lei gli sorrise e lo abbracciò.
-Quindi tu saresti...- dissi io imbarazzato, rivolgendomi a Elena.
-Cosa?- chiese Elena confusa.
-Beh, se state insieme, tu saresti... La mia matrigna? Beh, so che non siete sposati, ma vuol dire questo giusto?- chiesi io confuso.
-Oh mio Dio.- disse Elena sconvolta, mettendosi le mani tra i capelli.
-Beh, teoricamente credo di si.- disse Stefan alzando le spalle.
-Wow, mi sembra di essere finita in The O.C.- disse Katherine andandosene in cucina. Quella ragazza era fantastica.
-Quindi non devo chiamarti mamma, o altro, vero?- chiesi io un po’ spaventato dalla risposta che stavo per sentire.
-Oh, no no! Per ora chiamami ancora Elena, santo cielo!- disse sconvolta.
Io sorrisi e raggiunsi Katherine in cucina. Dopo aver fatto uno spuntino, decisi di chiedere a Kath di passare una bella serata fuori porta. Lei accettò e, dopo una lunga attesa che impiegò per vestirsi, scese in soggiorno con una tenuta sportiva. Era semplicemente bellissima. Non sfoggiava nessun vestito elegante o sexy, ma era bellissima cortissimi le facevano risaltare il lato b in maniera incredibile. Non era nemmeno truccata, ma era perfetta.
-Sei uno spettacolo!- le dissi appena la vidi.
-Ma dai. Non sono tirata neanche un po’!- mi disse ridendo mentre veniva verso di me.
-Si, ma nella tua naturalezza, sei fantastica. Bella con e senza trucco e vestiti eleganti.- le dissi abbracciandola.
Per un attimo, mi ero scordato della decisione che dovevo per prendere e, infatti, proposi questa gita a Kath, anche per distrarmi un po’. Io e Katherine passammo un pomeriggio romantico, da soli. Camminammo nel bosco per qualche chilometro e poi ci fermammo in un bellissimo prato a fare un pic-nic, sotto le stelle.
-Sai, Katherine... Sono così felice di averti accanto.- le dissi mentre eravamo abbracciati, sdraiati su una coperta a guardare il cielo terso e stellato di quella sera.
-Anche io, Alex. Sento finalmente di aver trovato una persona di cui possa fidarmi al cento percento. Ti amo così tanto.- mi disse sorridendomi.
-Anche io ti amo, Kath. Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata in tutta la mia vita.- le risposi con un sorriso.
Katherine mi baciò, stringendomi forte e poi, iniziammo a baciarci senza fermarci. L’atmosfera stava diventando calda e, perciò, iniziammo a spogliarci. Una volta spogliati, ci guardammo per un attimo, negli occhi, e poi iniziammo a fare l’amore. Era una sensazione indescrivibile. Fu la prima volta che facemmo l’amore. E, per me, era la prima volta in assoluto. Quella serata fu memorabile! Dopo un po’, ci rilassammo uno accanto all’altra. Non ci parlammo per niente. Ci coccolammo finché il sonno non prese il sopravvento su di noi.

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Capitolo 13
*** Nuovi poteri ***


Il giorno dopo mi svegliai solo. In parte a me, sul comodino, trovai un biglietto con scritto: “Sono andata a correre! Ti amo, Katherine.-”-
Non mi restava altro che alzarmi. Dopo un po’, decisi di scendere in cucina per fare colazione. Appena varcai la soglia, trovai Katherine intenta a maneggiare vari utensili.
-Ehi splendore!- le dissi abbracciandola da dietro e dandole un bacio sulle labbra.
Quel bacio fu piuttosto appassionato e sembrò perfetto fino a quando...
-Che cosa diavolo sta succedendo qui?- chiesero Katherine e Stefan dietro di me.
-Alex!- disse Elena sfilandosi dal mio abbraccio.
-Oh, Dio. Scusa Elena. Pensavo fossi Katherine!- le dissi cercando di rimediare al mio errore.
-Oh, non fa niente.- disse Elena toccandosi le labbra.
-Oh, scusate.- dissi a Stefan e Katherine. Stefan rise e, passandomi in parte, mi diede una pacca sulla spalla.
-Bah.- disse Katherine, offesa, mentre usciva dalla cucina.
-Scusa Kath, non ho fatto apposta... Pensavo che fossi già tornata.- le dissi prendendole il braccio.
-Oh, ok. Ma devi stare più attetnto, Alex!- mi dissi scocciata.
-Ok, scusami ancora. Starò più attento.- le dissi abbracciandola. Quel giorno iniziò male e, peggiorò quando mi resi conto di dover confessare a Stefan e gli altri, la mia scelta riguardo al sigillo. Dopo essermi cambiato, scesi in soggiorno da Stefan ed Elena e confessai.
-Ho deciso.- dissi dritto davanti a me.
-Cosa?- disse Elena all’inizio.
-Oh.- riprese dopo un po’.
-Toglierò il sigillo. Katherine mi ha fatto riflettere e, secondo lei, sono stati sigillati solo i miei poteri non la mia ipotetica soprannaturalità. Se si fosse sbagliata, però, voglio che mi aiutiate a controllarmi.- dissi guardando entrambi negli occhi.
-Va bene, Alex. Chiamo Bonnie. E’ meglio farlo il prima possibile.- disse Stefan con un sorriso. Io annuii e mi rilassai sul divano. Dopo una quindicina di minuti, Bonnie arrivò con molti grimori e una borsa che conteneva gli ingredienti per fare l’incantesimo.
-Sei pronto?- mi chiese appena mi vide.
-Si.- le dissi alzandomi.
-Ok. Siediti qui e prendi le mie mani.- mi disse indicandomi il pavimento.
-Ok.- le dissi, ubbidendo. Dopo che Bonnie pronunciò le sue formule magiche, mi sentii attraversare da una forza strana che mi fece rabbrividire. Dopo un po’ il mio corpo iniziò ad emanare una luce bianca accecante, mentre la forza che mi attraversava, diventava sempre più potente e dolorosa. Dopo qualche istante, finì tutto. La luce se ne andò e la forza che mi attraversava il corpo sparì, insieme al dolore. Gli altri mi guardavano con curiosità. Io mi alzai e provai a correre a velocità di vampiro. Funzionò! La superforza, la vista e l’udito sviluppati, e tutti gli altri poteri di un vampiro, erano arrivati. Mi esposi sotto la luce solare e, niente. La verbena non mi faceva ancora nulla e, cosa più importante, non avevo sete di sangue. Ero esattamente come prima, ma con i poteri soprannaturali di un vampiro.
-Oh, sono così felice che sia andato tutto così bene!- disse Stefan abbracciandomi.
-Anche io. Grazie Bonnie!- le dissi mentre scioglievo il mio abbracciò con Stefan.
-Hai visto?- mi disse Katherine con un sorriso, prima di abbracciarmi.
-Oh, avevi ragione Kath- le dissi stringendola anche io.
-Aah! Mi fai male!- disse Kath dolorante.
-Oh, scusami! Non... Non ho fatto apposta.- le dissi lasciandola andare.
-Lo so, tranquillo.- mi disse con un sorriso mentre muoveva la spalla.
Dopo un attimo, mi resi conto di una cosa: potevo ancora uccidere dei vampiri con un canto? Provai subito con Caroline... Si era offerta volontaria... Appena iniziai a cantare, Caroline emanò fumo. Urlava disperata dal dolore che le causavo. Mi fermai quasi subito. Il mio dono aveva aumentato la sua potenza e, mentre cantavo, smisi di provare rabbia nei confronti di Caroline, ma iniziai a provare compassione. Fu così che Caroline guarì completamente nel giro di un secondo.
-Wow! Sei stato più veloce del mio corpo, a guarirmi! Come hai fatto?- mi chiese stupita.
-Ho smesso di provare rabbia. Penso di averti aiutata a guarire, perché ho provato compassione e dispiacere nel vederti in quel modo.- le dissi anche io stupito.
-Wow. Sei veramente forte, Alex!- disse sorridente Caroline.
Era vero. Ero fortissimo. Avevo i poteri di un vampiro, ma non le debolezze di un vampiro. Ero comunque umano, ma non ero più a rischio di vita ogni 5 secondi.
L’unico problema, in quel momento, era Katherine. Ero preoccupato di turbarla con i poteri che avevo riavuto... E se avesse avuto paura dei miei poteri? Non potevo vivere senza di lei... L’unica cosa che volevo in quel momento, era che lei potesse avere parte dei miei poteri per poter stare tranquillamente insieme. Purtroppo, l’unico modo era quello di farla trasformare in vampiro. O forse anche io avevo qualche potere di trasformazione? Non lo sapevo, ma non credevo fosse possibile... Katherine non voleva tornare ad essere un vampiro... O almeno, non subito. Non ne sentiva il bisogno e io la amavo già da umana. Non mi interessava se dovevo controllare troppo i miei poteri. Dovevo riuscirci... Per lei.

PS: Questo capitolo è un po' statico perché sto preparando meglio il colpo di scena che ci sarà nel prossimo! :) Grazie a tutti!

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Capitolo 14
*** Inaspettato ***


Passarono circa 3 settimane da quando “sbloccai” i miei poteri. Tutto andava a gonfie vele! Andavo d’accordo con mio padre e la sua ragazza, ero innamorato di una donna stupenda che, a sua volta, mi amava, andavo bene a scuola e avevo fatto amicizia con molte persone, senza contare Caroline, Bonnie, zio Damon e gli altri. Ero veramente felice. Riuscivo a controllare perfettamente i miei poteri e, quindi, Katherine non correva nessun rischio a stare con me. Quella mattina, Katherine si sentiva poco bene e, perciò, non se la sentì di andare a scuola.
-Stupide malattie umane. Sono 2 ore che vomito e che ho mal di pancia. Non ce la faccio più.- disse Katherine piagnucolando.
-Lo so, amore. Vedrai che starai meglio... Se vuoi, posso chiedere a Stefan di darti un po’ del suo sangue.- le dissi abbracciandola.
-No. Prendimi qualcosa in farmacia, quando torni da scuola.- mi disse prima di correre di nuovo verso il water, per vomitare.
-No. Sto qui con te. Non vado a scuola oggi... Ti faccio compagnia.- le dissi raggiungendola in bagno.
-No. Mi farà compagnia Elena. Tu hai una verifica oggi.-
-Eh va bene. Però, dato che la verifica l’ho alla seconda ora, uscirò prima... Alla terza ora... Ok?- le dissi carezzandole la schiena.
-Ok.- mi disse con un sorriso.
-Non ti do il bacio. Non sono molto presentabile.- mi disse quando mi avvicinai a lei.
-D’accordo! A dopo, tesoro.- le dissi sorridendole prima di uscire dal bagno.
-A dopo. Ti amo.- mi disse con un sorriso.
-Anche io.-
Le prime due ore trascorsero molto lentamente, senza Katherine. Mi mancava moltissimo, però i miei amici mi tenevano compagnia. Dopo aver finito la verifica di biologia, uscii di corsa dall’edificio e guidai fino alla farmacia. Purtroppo era aperta solo nel pomeriggio, quel giorno. Appena arrivai a casa, trovai Katherine in camera mia, ormai nostra, seduta sul letto. Era immobile.
-Ehi. La farmacia era chiusa... Riprovo nel pomeriggio. Come stai?- le chiesi avvicinandomi a lei.
-Non lo so. Come prima.- disse con lo sguardo perso nel vuoto.
-Cosa hai?- le chiesi confuso.
-Io... Non so cosa mi stia succedendo...- disse confusa.
-Ti va di parlarne?- le chiesi gentilmente.
-Mmm. Sai, ho questa nausea perenne e... Il mio seno è più grosso... E... Non mi è ancora arrivato il ciclo.- mi disse guardandomi negli occhi.
Il senso di paura e agitazione, prese il sopravvento su di me.
-Oh mio Dio. Pensi che?- le dissi senza finire la frase.
-Non lo so...- mi disse confusa.
-Non potrebbe essere un ritardo?- le chiesi ansioso.
-No. Un ritardo di 13 giorni, non è normale...- mi disse guardandomi negli occhi.
-No, infatti.- le dissi guardando per terra.
-Cosa facciamo?- le chiesi mentre fissavo il suo viso stupendo.
-Devo fare un test.-
-Ok, vado a Lynchburg a vedere se la farmacia è aperta. Vieni con me?- le chiesi alzandomi dal letto.
-Si.- disse alzandosi a fatica dal letto. Io la presi in braccio e la portai in macchina.
Dopo un po’, arrivammo a Lynchburg... La farmacia era aperta, per fortuna...
-Salve, ho bisogno di un test di gravidanza. Il più preciso che avete.- disse Katherine alla farmacista.
-Ok, ecco qui. Nella scatola, puoi trovare il test più accurato presente sul mercato.- disse tirando fuori una scatolina azzurra, da un armadietto dietro di lei.
-Mi dia altre 2 scatole, per favore. Voglio esserne sicura.- disse Katherine gentilmente.
-Oh, ma certo. Ecco qui... Vi serve altro?- chiese sorridente la farmacista.
-No, grazie.- disse Katherine.
Dopo aver pagato, guidai a tavoletta fino a casa. Per fortuna eravamo soli.
-Ok. Io vado.- disse Katherine prima di entrare in bagno.
-Ok. Falli tutti e tre, se riesci.- le dissi.
Dopo aver annuito, Katherine entrò in bagno. Mentre la aspettavo, cercai di non pensare a cosa stavamo andando incontro. Dopo qualche minuto, Katherine uscì con in mano i test.
-Allora?- le chiesi ansioso.
-Non lo so. Non hanno ancora emesso alcun suono.- disse sedendosi in parte a me.
Aspettammo in silenzio, senza guardare il test. Appena il fastidioso bip, si fece sentire contemporaneamente su tutti e 3 i test, sussultammo entrambi.
-Non ho il coraggio.- le dissi guardandola negli occhi.
-Ok. Ci guardo io.- disse prendendo in mano i test.
-E’ uscito un più su tutti e 3 i test. Aspettiamo un bambino.- mi disse guardandomi sconvolta. Non riuscivo a pensare a nulla. Tutto ciò che sentivo era un sentimento... Un sentimento orribile: la paura.

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