Can you love what you hated before?

di Respiro_di_Primavera
(/viewuser.php?uid=660122)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New Home and New Housemates ***
Capitolo 2: *** Mr. Boccoli and Kiss ***
Capitolo 3: *** The Lost Doll ***
Capitolo 4: *** The Secret ***
Capitolo 5: *** Ice-cream and Pitted ***
Capitolo 6: *** Opposites and Luxuries ***
Capitolo 7: *** Forbidden Aple ***
Capitolo 8: *** FLASH! ***
Capitolo 9: *** Gesti inaspettati ***
Capitolo 10: *** The wrong house and cartoons ***
Capitolo 11: *** Blood ***



Capitolo 1
*** New Home and New Housemates ***


 New Home


-Metti pure le valige lì,  le porterò dopo in camera...
-Ok...- poso i miei borsoni nell'atrio di quella casa sconosciuta. 
-Ti faccio fare un giro, ok? Poi mangiamo, ho già ordinato una pizza...Siamo solo noi due, per adesso.
Non riesco neppure a guardarlo. Finché non lo vedo andrà tutto bene, io sono forte, devo solo evitare di alzare lo sguardo.
O almeno è questo che continuo a ripetermi da quando è successo... Punto gli occhi sulle sue scarpe da ginnastica,
delle Vans nere e bianche, e lo seguo su per delle scale di marmo scuro levigato, poi lungo un corridoio con il palche, lo sento spiegarmi dove si trova il bagno, credo pure che stia indicando le porte, ma io continuo a fissare le sue scarpe. Non sembrerebbe, ma da un paio
di scarpe si possono capire molte cose di una persona. Le sue sono tutte consumate, segno che gli piace camminare e che poggia il
suo peso sul tallone, ma anche la punta presenta alcuni segni di usura, perciò è un tipo che ama muoversi, credo...
Improvvisamente ci fermiamo davanti a una porta con il vetro senegrafato.
-Questa è la tua stanza- si fa da parte,  introducendomi in una camera ampia e dalle pareti azzurre. Un letto a due piazze, due comodini
con le lampade dalle forme strane, una porta finestra vicino a una scrivania,  un armadio alto color mogano. Il pavimento è coperto da
una moquette scura di un blu oceano. 
-Ti piace? 
-Sì- annuisco, sempre senza guardarlo.
-Lo so che è difficile...non ci conosciamo neanche...
-Già. Scusa, ma sono stanca.- e nel dirlo alzo lo sguardo lentamente, partendo dal basso.
Pantaloni stretti, felpa grigia aperta a mostrare una maglia sottile con uno scollo a v. Mani nelle tasche.
Capelli scuri ricci, labbra carnose e occhi verdi intensi che mi fissano, pensierosi.
Non lo conosco neppure, non so neanche perché mi trovo lì.  
-Comunque io sono Harry...
-Lo so chi sei e sinceramente non capisco neppure perché tu mi voglia qui. Io vi detesto. - almeno sono sincera.
La sincerità sta alla base di ogni rapporto, no? O era solo un modo di dire?
Lui sta per rispondere, ma suona il campanello e se ne va senza dire niente, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimango lì a fissare il legno scuro che si frappone tra me e...un corridoio?
Sbuffo e prendo il cellulare in mano, visto che ha iniziato a vibrare peggio di un...Jess, calmati e non pensare a queste cose...
-Pronto? 
-Ciao Jess, sono Isa! Come stai? Com'è la loro casa? 
-Enorme. Troppo grande. Non voglio stare qui!
-Ma sai perché sono proprio lì? Insomma...perché uno di loro ti abbia presa in custodia? 
-No e per ora ci siamo scambiati poche parole...
-Ma parla bene l'italiano?
-Io lo capisco e lui capisce tutto quello che gli dico, perciò...Sì! 
-Uff, mia madre rompe già perché devo aiutarla a mettere a posto la cucina...senti ci vediamo a scuola domani, ok?
-Certo, se quelli non vanno a Londra e decidono di portarmi con loro! A me non piace neppure la loro musica!
-Resisti! E se succede qualcosa domani devi dirmi tutto assolutamente, ok? Non fare l'acida, per favore, non voglio leggere sui giornali
di te e di un caso di omicidio nello stesso articolo, ok? Al massimo, che hai creato un'astronave con dei cucchiai e un po' di colla,
usando come motore il forno, ma assolutamente niente casi di omicidio. Te lo vieto!
-Ok, ce la metterò tutta!
Ci salutiamo e riattacco.
Riapro di nuovo la porta e vedo che ci sono le mie valige proprio lì davanti.  Le trascino dentro e poi esco, guardandomi in giro. 
Ci sono delle targhette sulle porte. Quella di fronte alla mia porta il nome di Harry, poi c'è il bagno.
Una stanzetta con scritto relax...di fianco alla mia stanza c'è la camera di un altro e poi di altri tre... 
Ottimo...tutti vicini!
Scendo le scale e finisco in un soggiorno dove c'è un mega divano e una televisione enorme, delle mensole con le loro foto...
-Egocentrici...- dico con stizza.
-In realtà è casa nostra,  sai...- la voce di Harry mi fa sussultare e mi volto a guardarlo, se ne sta lì fermo appoggiato con il muro
chissà da quanto…poi mi fa un cenno e  mi porta in cucina. -Muoviti, prima che la pizza si raffredda o, peggio, che  arrivano i ragazzi! -
Ci sediamo e apriamo il cartone.
-La pizza italiana è buonissima!- mi sorride. 
Io mi limito a masticare.
-Allora Jessica...domani vuoi tornare a scuola?
-Sì...dovrei- annuisco bevendo un sorso d'acqua mentre lui prende una birra-Ma sei abbastanza grande per quella? 
-Ho 20 anni. Tu solo 17...- mi fa notare tornando a  sedersi-E sono il tuo tutore.
-Ma se hai solo tre anni più di me!
-Dimmi un po': sei acida di natura o lo sei solo con me?
Sto zitta e mi metto a mangiare la pizza, mentre lui ride e gli spuntano le fossette sulle guance. 
Interessante.
-Dopo vuoi fare qualcosa? Hai visto che abbiamo fatto mettere le targhette sulle porte per te?
-Per me?
-Così ti orienti meglio, no? È stata un'idea di Louis. 
-Ah!
-Ti piace la musica rock? - mi chiede di punto in bianco e io lo fisso, pensierosa e interdetta a un tempo.
-Da cosa l'hai capito?
-Immaginavo. E poi Zayn ha la tua stessa maglietta. 
Abbasso lo sguardo e noto di aver indossato la mia adorata maglia dei Guns, poi rabbrividisco al pensiero che possa essere
indossata da uno di loro...
-Ma sai chi sono?
-No, guarda! Indosso il logo dei Guns'N'Roses perché mi piacciono le pistole!
-Ah...sei una tipa aggressiva, giusto?
-Sai  cosa significa la parola sarcasmo,  per caso?
-Ah...ed è per questo che mi odi? Perché sei una metallara e devi odiarci a prescindere? Solo perché non facciamo la musica che ti piace?
Lo fisso e mi alzo:
-Io non odio nessuno. Ma detesto le persone che irrompono nella mia vita senza chiedermi il permesso! -
Faccio per andarmene, ma sbatto contro qualcuno e sto per cadere a terra, ma una mano mi salva prendendomi per la vita.
-Ehi! Potrei  farci l'abitudine a un'accoglienza del genere!- due occhi scuri a pochi centimetri dal mio viso e un sorriso
divertito -Se mi cadi tutte le volte tra le braccia direi che Harry ha fatto proprio bene a portarti qui!-
-Lasciala stare, Zayn...Così ti prenderà per un maniaco! E poi non sei il suo tipo!- interviene il riccio e io mi tiro indietro. 
-Io sono il tipo di tutte!- ribatte, accendendosi una sigaretta -Vero, baby?
-Mi chiamo Jessica e no, tu non sei decisamente il mio tipo!
-Ma guardate! Mi sa che ci siamo beccati una tosta!- ride un ragazzo biondo, mentre si avvicina deciso al tavolo e osserva
i cartoni delle pizze -Ma come! Avete finito tutto! 
-Non lamentarti, ti sei già mangiato due panini! - gli fa notare un altro tipo con una canottiera chiara e due grosse braccia muscolose
che spuntano dalle spalle larghe -E poi è il modo di presentarsi? Ciao Jessica, io sono Liam!-
-Ciao!- gli sorrido, è il primo che mi ispira simpatia con quel sorriso un po’  timido sul volto di un ragazzo grande. 
-Ti piace la casa?
-Più o meno..
-Se questi stupidi ti danno fastidio chiamami, ok? Soprattutto se si tratta di Harry o Zayn...
-Credo che non corra alcun pericolo, papà Liam! Tanto lei ci detesta!
-Non sei una directioner? - si avvicina il biondo con un pacchetto di patatine in mano e la bocca semipiena.
-No, è una metallara- esclama Harry prima che io possa aprire bocca.
-Oddio, ma è grave? Sei tipo un robot? -interviene un ragazzo dai capelli castani scompigliati e grandi occhi azzurri spalancati in
un espressione di esagerato stupore.
-No, ascolta rock pesante...- spiega il tipo dalla pelle ambrata, osservandomi. O sta fissando il proprio riflesso nei miei occhi? 
Meglio se distolgo lo sguardo...
-Ah...peccato,  mi sarebbe piaciuto avere una coinquilina super tecnologica! - sul suo volto compare una smorfia dispiaciuta
e poi torna a sorridere raggiante -Comunque io sono Louis, Louis Tomlinson! 
E questo chi è? Un fan di James Bond? 
Mi tende la mano, io la stringo con diffidenza e dopo due secondi mi ritrovo avvolta dalle sue braccia. 
Forse ha ragione Harry non posso giudicarli per ciò che fanno...e poi due di loro mi stanno abbastanza simpatici.
-Benvenuta in famiglia, Jess!  Posso chiamarti Jess,  vero Jess? 
-Ok...- come non detto, facciamo uno e mezzo...però, sembra tanto un bambino...
-Vieni di là a farti una partita alla play?
-No, grazie...credo che andrò a disfare le valige..- indico la porta, cercando di raggiungere la mia via di fuga.
-Aspetta! Ho una cosa per te!- sorride il biondo -Louis tieni le patatine...guai a te se le mangi!-
-Ok…ok..- sorride divertito l'altro e qualcosa mi dice che non si preoccupi minimamente della reazione del suo amico. 
Il ragazzo si fruga in tasca e tira fuori un pacchettino rosso infiocchettato con un nastro blu:-Regalo di benvenuto! Dai, aprilo!
Lo guardo corrugando la fronte e sfilo dal pacchetto degli orecchini a forma di gelato:-Ehm…grazie...
-Niall- mi sorride poi si rabbuia  -Louis...tu stai masticando qualcosa! 
-Nooo...- il ragazzo fa qualche passo indietro, lo vedo coprirsi la bocca, mentre continua a ruminare ciò
che probabilmente sono le patatine di Niall...
-Stai mangiando le mie patatine!- appunto e io che avevo detto? 
-Non c'è scritto il tuo nome...e  poi...sono proprio buone!
-Cooosa? Se ti prendo ti uccido!
Ed ecco che mi ritrovo a fissare due ventenni che si inseguono come due bambini di 5 anni...e questi sarebbero i miei nuovi coinquilini, o meglio quelli a cui una giuria ha dato la mia custodia?
Oddio. E io dovrei vivere con loro e con le loro regole...
-Vuoi una mano con i compiti,  poi?- mi chiede Liam.
-No, gli ho già fatti...meglio che vada in camera mia...
-Ti ricordi dov'è o vuoi che te la faccio vedere di nuovo?- si avvicina Harry dopo aver aperto le finestre per far uscire il fumo dell'altro. 
-No, davvero...non ho la memoria di un pesciolino rosso!- esco e faccio le scale.
Sbuffo...ok il mio tutore non capisce il mio sarcasmo, i suoi amici sono un po' infantili, ma forse non sono messi così male.
Liam è l'unico maturo, o almeno è questa l'impressione che mi ha dato, ma non so.
E poi c'è...l'altro che dovrebbe essere...ripeto i nomi di quattro di loro, ma sono sicura che il quinto non si sia presentato...
Non lo so davvero...
Sto per aprire la porta, ma delle braccia mi imprigionano, spingendo di nuovo la porta e chiudendola con un colpo secco.
-Questa è la mia stanza...- picchietta con un dito la targhetta con un nome che non è affatto il mio
e poi mi sfiora con le labbra l'orecchio e sorride:
-Io sono Zayn, benvenuta in casa mia, piccola!
Ecco ci mancava il figo della situazione, convinto di riuscire a ingravidarmi con un solo sguardo e un sorriso...
Certo che ha degli occhi proprio belli...ma è quel sorrisetto da strafottente che mi da fastidio.
Ecco il Bad Boy.
Ma cazzo...perché continua a fissarmi?
Sfuggo dalla sua presa e mi chiudo in camera. Mi ha fissato troppo a lungo.
Forse devo controllare di non essere incinta?
Scoppio a ridere e scuoto la testa, se inizio a dare i numeri pure io sono fottuta...
Il vero problema è che li do già per conto mio...
Merda.













Salve a tutti!!!!!!!
Sono giovane, mooolto giovane, quindi spero che non mi uccidiate nel caso il capitolo vi faccia schifo! XD
Come avrete capito la protagonista non ama proprio i nostri 
cinque ragazzi, che poverini non le hanno fatto niente...
Ovviamente questa non è la solita storia, ma sarà un po' complessa...
Spero che vi abbia incuriositi! Questo è solo il primo capitolo, ma spero che
piaccia un po'!
Grazie per aver resistito fin qui e mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate! Recensite, please! 
Ciao ciaaaaao 
Respiro_di_Primavera ;)





 
 





 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Mr. Boccoli and Kiss ***




Kiss and Mr. Boccoli


 
-Shit! We are late! Come on, baby! Get up! We are so late!
Giuro che lo ammazzo. Non ho ancora aperto gli occhi , ma mi si è già acceso il mio istinto omicida.
Un vero record.
E comunque, capitemi! Non è il massimo svegliarsi alla mattina con un tizio che continua a strillare
in inglese frasi senza senso. O per lo meno sono senza senso per me, che di prima mattina non collego
le orecchie al cervello, e quindi non ho alcuna voglia di tradurre, neanche le frasi più banali.
L’unica cosa che riesco a fare è sollevare una mano, mostrargli il dito medio e sibilare con voce impastata:
-Fottiti! Siamo in Italia, stronzo!
-What? Look, I'll fuck you if you do not wake up now!
Qualcuno cerca di strapparmi via di dosso le coperte, ma io le stringo con entrambe le mani, decisa,
cercando di oppormi. Stupido inglese! Lascia la mia coperta e tornatene in Inghilterra!
Voglio dormire! Eddai! Molla l’osso!
Ma con uno strattone mi ritrovo per terra e scoperta, con l’aria fresca che mi punge la pelle.
Un attimo…non sono per terra.
Ho ancora gli occhi chiusi quando sento qualcosa…delle mani.
Mani che mi accarezzano le gambe, le cosce lasciate scoperte dalla leggera camicia da notte
che indosso…che in realtà è una semplice maglia dei Kiss che mi arriva a metà coscia, ma che amo
terribilmente. Spalanco gli occhi fissando il ragazzo sotto di me che sorride amabilmente,
facendo comparire sulle proprie guance due innocenti fossette…
Ma quale innocenti fossette? Le sue mani sono attaccate alle mie cosce, manca poco che mi tocchi
il culo e io noto solo le sue fossette innocenti ?
Mi sollevo di scatto, sentendo le guance andare in fiamme:
-Ma che cazzo! Altro che tutore, tu sei un maniaco!
-Senti, non sono un maniaco, sono solo un uomo. E, sinceramente, tu non ti decidevi ad alzarti!- continua
a sorridere, mettendosi a posto i ricci che gli ricadono sulla fronte in boccoli morbidi, per poi lanciarmi
un’occhiata maliziosa –E poi se volevi saltarmi addosso, potevi evitare tutta la scenata delle  coperte
e  farlo direttamente! O dirlo…-
-Pervertito!- grido afferrando il cuscino e gettandoglielo addosso, ma lui è più veloce e chiude
la porta prima che la mia mira lo centri.
Lo sento ridere apertamente, ormai lontano dai miei colpi.
-Muoviti Kiss, che la colazione è già pronta!
-Vaffanculo!
-Certo, buongiorno anche a te! Ti aspetto giù!
Sento i suoi passa allontanarsi lungo il corridoio e mi accascio per terra, sospirando.
Ormai mi ha svegliata, tanto vale che scenda. Lancio un’occhiata all'ora e mi rendo conto che il riccio
ha perfettamente ragione, sono davvero in ritardo, rischio di perdere il pullman e non ho alcuna
intenzione di farmi accompagnare da lui.
No, assolutamente no.
 
 
 
 
 
Lasciai cadere lo zaino per terra e mi diressi verso la fonte di quel trambusto.
C’erano cinque ragazzi che continuavano a ridere e a battere le mani, mentre uno di loro cercava
di infilarsi in bocca la milionesima fetta di bacon. Osservai la faccia del biondo concentrata e le sue
guance gonfie e piene, temendo che da un momento all'altro avrebbe sputato fuori tutto quanto
a mo’ di mitragliatrice.
Scossi la testa, sbrigandomi ad afferrare una caffettiera con ancora il contenuto caldo e versarlo
in una tazzina recuperata da una mensola sopra i fornelli. Fortunatamente quella cucina era mezza
trasparente e quindi individuare gli oggetti utili era semplice. Presi lo zucchero dal tavolo senza
farmi notare e ne misi due cucchiaini nel caffè, per poi dare le spalle a quello spettacolo
e osservare fuori dalla finestra.
Certo che non solo la casa era enorme, ma anche il giardino non scherzava…chissà quanto ci avrebbero
impiegato a tagliare l’erba. Chissà cosa stava facendo la mia migliore amica, probabilmente mi
aspettava sul pullman come ogni mattina, eppure ormai era tutto diverso.
La mia vita era tutta diversa.
Ripensai alle mattine a casa mia, all'odore di caffellatte che preparava mia madre, alla voce di mio
fratello che si lamentava delle mie ore passate in bagno, a  mio padre che cercava sempre di farci
dare una calmata, a Sara che mi fregava sempre il burro cacao ai mirtilli e di nascosto infilava dei
disegni nella mia cartella per chiedermi scusa…
Delle mani calde mi cinsero la vita dolcemente e qualcuno mi lasciò un leggero bacio sulla guancia.
-Buongiorno Jess! Dormito bene?
Mi irrigidii, scostandomi e osservando gli occhi sereni di Liam studiare la mia espressione di disappunto.
-Ho dormito, fine- mi limitai a dire, rigirando  il cucchiaino nella tazzina –Ne bene ne male .
-Hai sognato?
-No…- rimasi spiazzata da quella domanda e lui mi sorrise, accarezzandomi una guancia.
-Vedrai che andrà meglio…
-Io sto bene.- ribattei, anche se sentivo un groppo alla gola che non voleva passare da quando
avevo ripensato alle mattine a casa mia.
-Ehi Liam! Guarda, Niall ha battuto il suo vecchio record!- la risata di Louis trillò allegra, facendoci
distogliere dai nostri pensieri e voltare verso il biondino tutto rosso, ma allo stesso tempo raggiante.
-Bene e ora che fa? Manda giù tutto?- chiesi, accigliata, gli altri scrollarono le spalle e si misero
a ridere dell’espressione buffa che aveva assunto Niall.
I miei occhi  scuri si posarono nei suoi color oceano e provai pena per lui.
Non ce l’avrebbe mai fatta a mandare giù tutto senza strozzarsi.
-Credo che dovrà buttare fuori tutto- affermò Liam e Zayn fece una faccia disgustata.
-Credo che andrò a lavare i denti!- si alzò il moro.
-Io devo lavare i piatti!
-Io devo lavare la macchina!
Tutti ci voltammo verso Harry con sguardo interrogativo.
-La macchina alle 6.30 del mattino?- inarcò un sopracciglio Liam.
-Ceeerto! – il riccio si scompigliò i capelli, cercando una scusa valida per farlo e per svignarsela al
più presto da lì –Sì, perché…non posso accompagnare a scuola Kiss con la macchina sporca, no?
Che figura le facciamo fare?
-Chi?
-Kiss!- disse indicandomi.
-Ah già!- annuirono in coro tutti come se fosse stata una cosa logica lavare la macchina alle 6.30
del mattino per accompagnare a scuola una diciassettenne appena portata a casa, mentre io
rimanevo spiazzata.
-Che hai detto, Mr. Boccoli?
-Che ti accompagno a scuola, no?
-No, io vado con  il pullman a scuola se non l’hai capito.
-Ah, non  più Kiss.
-Ma ci sono sempre andata in pullman!
-Da adesso in poi non più! Da, lava i denti,  prendi la giacca, la cartella e la merenda, che si va!- disse,
facendomi un buffetto sulla guancia e io a momenti non gliela morsi.
-Te lo sogni che io venga con te di mia spontanea volontà!- ringhiai.
-Ah, ok…- scrollò le spalle, facendo per andarsene.
Sospirai di sollievo, finendo di bere il mio caffè mentre i ragazzi sorridevano in modo strano, guardandomi.
-Che c’è?- chiesi, un’istante prima di essere sollevata da terra e trascinata fuori di casa –Ehi! Brutto
stronzo! Mollami!
-Eh no signorinella! Devi imparare a ubbidire se no finirai in punizione!- rise Harry, buttandomi sul sedile
di fianco al guidatore e allacciandomi rapidamente la cintura –E per punizione oggi pomeriggio verrai
con noi da Paul!
-Paul? Paul chi?
-Paul McCartney, no?
-Cosa?- mi si fermò il cuore in gola, mentre lui saliva dall'altra parte e faceva girare la chiave nel
quadrante –Dici sul serio?
-No!- si mise a ridere, per poi notare lamia faccia di ghiaccio –Insomma, ma ti pare? Paul, il nostro
manager! Vuole conoscerti, sai?
-Che bello…- sbuffai con  poco entusiasmo, incrociando le braccia sul seno –Davvero…wow…
-Ma quanto entusiasmo! Se fai la brava ti porto anche a prendere il gelato, ok?
Mi limitai a mordermi la lingua, prima di tirar giù tutti i santi del paradiso e lui mi sorrise amabilmente.
-Tanto lo so che fai così perché ti trovi estremamente attratta da me.
-Styles?- mormorai, portandomi una mano alle labbra –Cazzo, mi spieghi come fai?
-Come faccio cosa?
Ci fermammo davanti a un semaforo rosso e mi osservò, interdetto, mentre io slacciavo la cintura e
mi chinavo verso di lui accarezzandogli i capelli. Erano davvero morbidissimi, io amavo i capelli ricci.
Mi morsi lievemente un labbro, continuando a giocare con i suoi boccoli e lui sorrise, accarezzandomi
una guancia con le punta delle dita e scivolare lungo il mio collo candido.
Ricambiai il sorriso e mi avvicinai, facendo accarezzare i nostri nasi.
Aveva un profumo così invitante…tipo fragola.
Mi leccai un labbro, mentre lui si faceva ancora più vicino.
Il suo respiro sulla pelle mi causò dei brividi.
-Mi spieghi…- mormorai, notando il suo intenso sguardo puntato sulle mie labbra ormai a pochi
centimetri dalle sue -..come fai…ad essere così…così…dannatamente stupido ?-
Rimase fermo a guardarmi ancora per qualche istante, sbattendo le palpebre: -Stupido?
-Esatto.- sorrisi, allontanandomi da lui e afferrando la cartella, scesi al volo –Ci si vede, Mr. Boccoli!
Lo guardai rimanere spiazzato e a bocca asciutta e scoppiai a ridere.
Non male Jess, davvero, non male…
 
 
 
 
 

 
 

Salve a tutti!
Ho notato che nessuno a recensito allo scorso capitolo...
Se faccio così schifo a scrivere e a nessuno interessa questa storia posso anche lasciarla perdere, anche se sono solo all'inizio...
Per favore fatemi sapere!
Ciao Respiro_di_Primavera  

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The Lost Doll ***


 
 



The Lost Doll

 

 

 

-Lui cosa ha fatto?- quasi urlò, facendo voltare tutti verso di noi e io sorrisi,
facendo il dito a tutti prima di trascinare in classe la mia migliore amica ancora sconvolta.

-Non ci posso credere…no, non è vero…- si prese la testa tra le mani e mi fissò in modo
teatrale, traumatizzata come solo lei poteva essere –Dimmi che non è vero!

-Mi stai chiedendo di mentire?- la guardai per poi scrollare le spalle  -Ok, se vuoi…
-Ti ha toccato le gambe per svegliarti, davvero?
-Tecnicamente per farmi alzare da lui, gli ero addosso…
-Tu eri addosso a Harry Styles???- le dovetti tappare la bocca, prima che continuasse a urlare,
visto che l’insegnante stava entrando in quello stesso momento.

-Se continui così non ti dirò più niente, ok?
-Mmm…mm…mmmm!- cercò di protestare, ma alla fine cedette e annuì lentamente, sconsolata.
-Se tolgo la mano, smetterai di lanciare urletti isterici?
Spalancò gli occhi e annuì ripetutamente.
Allentai la presa fino a lasciarla andare e lei sospirò lentamente, per poi levare di nuovo
o sguardo su di me e sussurrare:-Tu devi fare qualcosa! Non puoi stare in quella casa!

-Sì, lo so anch’io questo…- nascosi la testa tra le braccia.
Isa mi accarezzò i capelli, tentennando un istante prima di chiedere: -Sicura di non averlo
ucciso sta mattina e di non aver nascosto il suo corpo in un tombino mentre venivi a scuola?

-Preferisco scavare buche in giardino, ma…sì, sono sicura di non averlo fatto sta volta...
-E non ti sei presa neppure la rivincita? Che strano…
-Diciamo che mi sono limitata a un giochetto…- ghignai, ricordando l’espressione del riccio,
mentre scendevo dalla sua macchina.

-Che genere di giochetto?- si preoccupò la bionda, fissandomi con i suoi intensi occhi blu
così innocenti e diversi dai miei scuri e segnati -Jess?

-Niente, ho solo fatto finta di fare la gatta morta, poi gli ho dato dello stupido e me ne
sono andata…- mi strinsi nelle spalle.

-Oh, per fortuna ti sei trattenuta…- sospirò, mettendo una mano sul cuore (avevo già
detto che era molto teatrale?) –Ogni volta mi fai preoccupare!

-Sei troppo ansiosa! Quello e i suoi amici non possono farmi niente! Un po’ perché se no
gli farebbe brutta pubblicità, un po’ perché hanno a che fare con la sottoscritta! Dovresti
saperlo ormai!

-Sapere cosa, signorina Casta? – intervenne la professoressa Barbier, stringendo tra le
unghie laccate di rosa confetto e guardandomi in modo irritante, con quei suoi occhi troppo
truccati e la puzza sotto al naso.

Era dal primo anno che il nostro “rapporto” si era trasformato mano a mano in un odio profondo
e, ormai, radicato. Non ci sopportavamo. E poi tutto perché il primo giorno ero arrivata
in ritardo e, avendo la luna storta, mi ero dovuta trattenere dall’insultarla e le avevo risposto
un po’ sgarbatamente.

Ovviamente quello stesso giorno avevo conosciuto il preside.
-Niente, prof. Barbier – intervenne Isa -Jess mi ha chiesto come facevo a non sapere
le formule per ricavare l’equazione in forma implicita che ha appena scritto. Scusi.-

Fortuna che Isa era bravissima a scuola e riusciva a seguire le lezioni anche quando
stavamo chiacchierando di tutt’altro. Aveva come un dono, che ogni volta ci parava il culo.

La professoressa annuì poco convinta  e riprese a spiegare.
-Comunque io non ero preoccupata per quello che possono farti, ma per quello che TU potresti
fare a LORO!- puntualizzò in un sussurro la biondina, prima di mettersi a prendere appunti,
scuotendo la testa.

E io dovetti trattenere una risata per la sua espressione rassegnata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritirai i libri nella cartella e seguii Isa nel cortile per passare un intervallo tranquillo.
Fuori c’era un bel sole caldo, che accarezzava l’erba del parco e le panchine assolate
quasi tutte occupate, con mio disappunto.

-Andiamo al muretto?- chiesi dando un’occhiata al cellulare.
-Ci sono i ragazzi – notò Isa, mordendosi un labbro carnoso, preoccupata e sta volta
ero sicura che fosse in ansia per me.

-Anche Marco?
-Già…- si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio per poi cercare di tirarmi
per una manica –Torniamo indietro…-

-Perché?- chiesi, confusa.
La ragazza fece in tempo ad aprire bocca per poi richiuderla un’istante dopo e fare
una faccia irritata. Qualcuno mi prese per la vita, stringendomi in una morsa poco
gentile e piena di sottointesi, baciandomi il collo per poi morderlo appena.

Avrei riconosciuto quei gesti tra mille.
Le sue mani.
Le sue labbra.

-Bentornata, baby…- sussurrò al mio orecchio, muovendo le mani sui miei
fianchi -Mi sei mancata…

-Marco- strinsi le labbra, mentre lui mi faceva mi faceva voltare come se fossi
stata la sua bambola.

I suoi occhi neri amicarono, mentre le sue dita si stringevano di più intorno alla
mia pelle bollente. Non era cambiato, anzi, sembrava ancora più bello.
Alto, le spalle larghe, il petto ampio, i muscoli ben allenati e sempre pronti a
scattare e rompere ossa, fare male… E poi c’era la sua faccia dai lineamenti
perfetti, quegli occhi scuri come pozzi senza fondo e quelle labbra carnose
che mi avevano divorato tante volte e mi avevano procurato tanto piacere…

-Ti va se ci facciamo un giro?- la sua mano mi stava accarezzando la schiena
sotto la maglietta leggera e il suo respiro  caldo mi faceva già correre brividi
di piacere lungo tutto il corpo.

-Lasciala stare! Lei non viene da nessuna parte con te!- si intromise la mia
migliore amica, facendomi tornare alla realtà.

-Come hai detto, tu?- ringhiò Marco, minaccioso.
-Ha detto che mi devi lasciare in pace – mi parai di fronte a lui, fronteggiandolo
per impedirgli di far del male a Isa. Ormai lo conoscevo da troppo tempo,
sapevo cosa significasse quando contraeva la mascella in quel modo.

-Andiamo, baby!- mi prese il mento tra le dita, obbligandomi a farmi più vicina al suo viso.
-Lasciami. Subito.- sillabai a pochi centimetri dal suo viso, stringendo i pugni.
-Non obbligarmi a far la parte del cattivo, baby…
-Non chiamarmi baby. Non sono più la tua ragazza.
-E da quando? Quando te lo avrei detto?
-Te lo dico io.- mi liberai dalla sua presa e notai solo in quel momento la folla
che si era avvicinata, incuriosita –E voi che avete? Non avete un cazzo da fare?

-Tu dici cosa? Che cazzo hai detto?
-Merda, Marco, mollami!
-No. Mettiamo in chiaro una cosa: decido io quando è finita o se è finita! Hai capito?- mi
strinse forte per il polso, obbligandomi a ornargli vicina.

-Lasciami! Mi stai facendo male, coglione!- cercai di divincolarmi, ma fu tutto inutile.
-Se ti dico che sei la mia ragazza, tu sei la mia ragazza, ok?- mi strattonò, afferrandomi
per il mento e alzandomi il viso verso di lui.

Digrignai i denti, cercando di resistere al dolore e alla voglia di insultarlo. Avrei voluto
avere la forza di resistere al suo sguardo, di riuscire a sputargli in faccia e ribellarmi,
ma non ci riuscivo… Ormai non avevo nessuno che mi potesse salvare,
Isa era troppo debole, era da difendere, non io.

Io ero già senza speranze, persa
-Ok- mormorai, stringendo le labbra.
-Ok cosa?- grugnì, godendo nell’avermi piegata un’altra volta, del potersi vantare
di questo con i suoi amici.

Piegata, non spezzata.
-Puoi chiamarmi baby..- sentii la sua stretta più pressante, ma per non dover
aggiungere altro lo abbracciai, affondando la mia bocca nella sua, le sue labbra
che sapevano di sigarette e notti pericolose. Lui ricambiò con furia, mordendomi
un labbro quasi a sangue, per poi introdurre la sua lingua prepotentemente tra
le mie labbra. La sua mano si strinse ancora di più sul mio polso, facendomi
gemere per il dolore e lo sentii sorridere, facendo aderire il suo bacino al mio.

-Brava, baby…- si staccò, stringendomi i fianchi, per poi afferrarmi di nuovo il mento,
accarezzandomi il labbro inferiore, gonfio:
–Sta sera fatti bella, ti voglio alla mia festa. Vieni per le nove, capito? Ti aspetto, baby.

Lo fissai allontanarsi con il suo passo sicuro e minaccioso, mentre i suoi amici lo
circondavano, guardandolo ammirati e dandogli pacche sulla schiena.

Che schifo.
-Hai davvero intenzione di andarci?- mi si affiancò Isa, guardandolo disgustata.
-Sì, devo.- risposi, massaggiandomi il polso dolente.
-Allora vengo con te!
-Non se ne parla! Le feste di quel coglione non sono fatte per te! – protestai,
mentre il mio lato protettivo riemergeva.

-Non ti lascio sola con quello! Ho visto cosa ti ha fatto al polso!- lo indicò, indignata
e preoccupata –Io vengo con te!

-Ti ho detto di no!
-Bene, allora è deciso! Ora andiamo a metterci su un po’ di ghiaccio, si sta già gonfiando…
-Deciso cosa? Ho detto di no ed è no!
Isa mi sorrise, spingendomi dentro l’edificio scolastico e scuotendo la testa:
-Dici che hai un vestito da prestarmi sta sera? Non credo che i vestiti della domenica per
andare in chiesa vadano bene, vero? Mah…tanto siamo più o meno della stessa altezza…

Cercai di protestare, ma fu tutto inutile.
E quel pomeriggio avrei dovuto incontrare anche il menager del mio nuovo tutore
e dei suoi amici...

Che giornata di merda.

 

 

 

 

 

 Ciao a tutti! 
Cosa ne pensate della mia storia? 
Per favore, commentate!
Potete anche criticare,
mi serve anche questo per migliorarmi!
Ciao ciao 
Respiro_di_Primavera 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** The Secret ***


 
 
 The Secret
 
 

-Stai aspettando qualcuno?
Non alzo neppure gli occhi, mi sto lamentando con la mia migliore amica del fatto che sono  20 fottutissimi minuti
che sto lì, seduta sulla mia cartella all’uscita di scuola ad aspettare un coglione che per altro deve presentarmi il
suo manager del cazzo con i suoi amici che fino a due settimane prima evitavo come la peste.
E non ho alcuna intenzione di dare retta a un completo sconosciuto.
-Su, Jess, non è la fine del mondo per un po’ di ritardo…
-15 minuti fa era “un po’ in ritardo”, ora sono a rischio capitale!- ringhio, torturando la catenina che ho al collo
a forma di crisalide –Dovrò ucciderli tutti mentre dormono…-
-Non pensi di essere un po’ troppo…- si interrompe sentendomi grugnire incazzosa –Lo so che non è giornata
ma potresti sforzarti…poi inventiamo un piano per liberarti di loro!-
-Ti stai proponendo come complice in un omicidio o, solo, come possibile alibi?
-Nessuno delle due! Troveremo un modo senza ricorrere alla violenza fisica…
-Violenza psicologica, dici? Non ci avevo mai pensato…però, potrebbe funzionare!
-Sei senza speranze…
-Questa attesa mi uccide!- sbotto, alzando gli occhi al cielo e noto che il barbone di prima è ancora fermo di fianco
a me e non da l’impressione di volersi allontanare –E lei se ne vuole andare, o devo chiamare la polizia? Conosco
almeno 20 mosse per ucciderla senza il bisogno di un’arma. Lo dico per il suo bene, se ci tiene al suo attributo
se ne vada!-
Ok, non è vero che so 20 modi per uccidere, ma una decina sì. Mio padre aveva una palestra di autodifesa
e insegnava tecniche di antistupro davvero efficaci. Soprattutto dopo…rabbrividii a quel ricordo.
Non voglio neanche pensarci.
-Ma…a dir il vero…io…
-Jess che succede lì?- chiede allarmata la voce di Isa dall’altro capo del telefono.
-Niente, solo un barbone che rompe il cazzo…
-Barbone?- ripete l’uomo, guardandosi intorno spaesato.
-E  non brilla neanche per intelligenza a quanto vedo…
-Parli di me?- si indica da solo, grattandosi la testa.
-No, del tizio che sta dietro di te…- a quanto sembra non intuisce il mio tono sarcastico perché si volta a controllare.
Alzo gli occhi al cielo, riattaccando e torno a guardarlo. Ha dei pantaloni di una tuta larga, come la maglietta senza
maniche che gli arriva a metà cosce, un cappellino grigio e una barba lunga e poco curata che gli copre metà faccia
lasciando scoperti gli occhi nascosti da degli occhialini tondi. Altro che tipo coglione, per me è pazzo.
-Non c’è nessuno…quindi ti riferivi a me- ci arriva finalmente, tornando a guardarmi.
Ha gli occhi blu…beh, almeno quello è decente.
-Se vuoi ho qualcosa da darti…niente soldi, ma il coglione che mi ha fatto la merenda ha preparato un panino
immangiabile con salsa, sottaceti e altre schifezze non meglio identificabili…Tieni.- pesco dalla cartella il sacchetto di
carta e glielo tendo, lui sembra ancora più confuso.
-Non...non lo mangi, davvero?
-Certo che no, mi fa schifo…se lo vuoi è tuo, è l’unica cosa che posso darti.- scrollo le spalle, prima di osservarlo
mangiare quella roba, sedendosi di fianco a me e improvvisamente mi allarmo –Non hai le pulci vero?
-N…no…- mi guarda, confuso.
-Sai alle elementari c’era stata l’epidemia e non sai che torture mi aveva fatto mia madre per togliermele! Non mi volle
tagliare, ma in compenso mi fece passare le pene dell’infermo…- rabbrividisco al ricordo e lui mi osserva,
mentre mangia affamato. Poveraccio, chissà da quanto non mangia…
-Una donna decisa, eh?
-Già, decisa e forte…- e non posso evitare di fare un sorriso triste al ricordo.
-Come te? Sembri una tipa del genere…
-Certo, ma io sono di un altro genere. Non potrò mai essere come lei.
-Perché no?
-Perché lei era unica, era forte, non sarebbe mai scesa a compromessi, avrebbe lottato per tutto…
-A me sembra esattamente come te…
Sbuffo, scocciata, tornando a guardarlo. Si sta leccando le dita e si pulisce la bocca con un tovagliolo, scostando la
barba di lato per fare meglio…ma che..? Si è spostato la barba di lato? Indossa una barba finta???
Scatto in piedi, guardandolo, stralunata:-Ma tu chi cazzo sei?
-Niall.
Ora sono sconvolta per davvero. Lui mi sorride, buttando la carta del panino in un cestino e raccogliendo il mio zaino
mi supera:-Dai, vieni Jess! Gli altri ci aspettano in macchina! E grazie per il panino, era ottimo! Ma la prossima volta
dimmelo se non ci vuoi dentro tutta quella roba…la prossima volta più leggeri: salsiccia e formaggio, ok?
Stento a crederci.
-Perché cazzo tutta sta messa in scena?
-Non posso andare in giro normalmente darei nell’occhio.
-Invece vestito da barbone no, giusto?
-Già. E poi mi piace la barba, mi da un aria più da uomo vissuto, no?
-No. Sembri solo un senza tetto, ma meglio della tua faccia da Cicciobello…
-Che ci posso fare…- scrolla le spalle e apre la portiera della macchina nascosta dietro a una siepe del giardino
della mia scuola.
-E io dove mi metto?- osservo i posti tutti occupati, mentre gli altri mi salutano calorosamente.
Io rispondo con un cenno della mano che sta a dire “dateci un taglio”.
-In braccio!- sorride Louis, davanti, vicino a Harry.
Sorride, lo stronzo, seduti davanti, ben stravaccato sul sedile, un sedile che non dovrà condividere con nessuno.
Digrigno i denti e sbatto la portiera in faccia a Niall che sta per dire qualcosa, si alzano le proteste degli altri, sento la
voce di Zayn che mi rivolge parole poco gentili. Li ignoro e apro la portiera del sedile di fianco al guidatore, sedendomi
in braccio a Louis con  un sorriso smagliante:-Possiamo partire, ragazzi!
Harry, di fianco a noi ci guarda male, mentre il ragazzo mi cinge la vita e ridacchia, gli altri sbuffano, esasperati.
-Allacciati la cintura.
-E come faccio, Mr Boccoli?
-Non lo so, ma lo fai oppure ti chiudo nel bagagliaio.
-Cazzo, no! Tutto, ma il bagagliaio no! Ho paura del buio, e poi come farò a non poter vedere la tua bella faccia
per tutto quel tempo?!?!?-  lo prendo per il culo e Louis ride, per poi prendere la cintura e farmela passare sopra,
schiacciandomi ancora di più contro di lui.
-Respiri?- mi chiede, scostandomi con dolcezza una ciocca di capelli che era finito sul mio viso.
-Sto soffocando, ma non è male…c’è gente che si eccita così in certi casi…
La sua risata trilla ancora nel mio orecchio, ma è più bassa e carina della prima volta che l’ho sentita, ora non mi
da molto fastidio, come le sue mani gentili intorno alla mia vita e la sua testa appoggiata alla mia spalla.
-Pronta per conoscere Paul?- interviene Liam, sporgendosi per darmi un lieve bacio su una guancia.
-Prontissima…cercherò di fare la brava, perché poi Mr Boccoli mi ha fatto una promessa…- sorrido fintamente
al riccio, che mi lancia uno sguardo divertito.
-Che promessa?- chiede curioso  Niall, facendosi spazio anche lui nel mezzo per guardarci.
-Niente promesse strane, tranquilli. Non mi vendo per il sesso, sia chiaro.
-Sesso? Qualcuno ha detto sesso?- spicca la faccia del moro, che spinge indietro sia Liam che Niall.
-Sì, io.- rispondo semplicemente, accarezzando il ciuffo di Louis tra le dita, tanto per tenere le mani impegnate.
-Con chi?
-Con te, bad boy…- lo guardo leccandomi le labbra e facendogli l’occhiolino, lui ride ma non mi stacca
gli occhi di dosso.
-Zayn, Perrie?- interviene scocciata il riccio, rovinando il nostro gioco di sguardi.
-Ah già. Mi spiace piccola, ma sono occupato e non voglio illudere nessuna…
-Illudere?- alzo un sopracciglio .
-Credo che stai parlando di te e del tuo cuore…- mi sussurra a un orecchio Peter Pan e la sua voce bassa mi causa
uno strano brivido, le mie mani smettono di accarezzare i suoi capelli e lo guardo negli occhi.
Sono due pezzi di cielo così chiari e limpidi…
Scoppiamo a ridere contemporaneamente, mentre sento la macchina frenare di botta e la cintura strizzarmi
le budella facendomi grugnire di dolore.
-Ops!
Guardo il riccio alla guida e vorrei ucciderlo a mani nude, ma ho un polso che ancora mi fa male e la pancia dolorante,
e sono legata a Louis che probabilmente mi impedirebbe di uccidere il suo migliore amico. Perciò mi limito a guardarlo
con odio e Mr Boccoli ricambia con un sorriso enorme, facendo spuntare le ador…abominevoli fossette:
-Siamo arrivati da Paul, Kiss!
Guardo davanti a noi e mi ritrovo a fissare un palazzo enorme fatto di vetrate, un grattacelo che grida New York
da un chilometro di distanza, eppure siamo in Italia.
-Prometti che farai la brava e risponderai educatamente a tutto ciò che ti chiederà.
-Senti Liam io non pos…
-Almeno provaci.- mi supplica Niall con gli occhioni da cucciolo. Peccato che io odi i cuccioli e preferisco i doberman.
-Sentite…
-Jess, ci serve il tuo lato femminile per un’oretta, ok? Niente parolacce.
-Un’ora senza parolacce? Cazzo per chi mi prendete? Io posso non dire una fottuta parolaccia per un intero giorno,
se nessuno mi fa girare le palle, capito coglioni?
-Ehm…sì- dice incerto Louis e io sbuffo.
-Ok, parte femminile , niente parolacce ecct…Ci proverò.
Scendo dall’auto seguita dagli altri e sento il moro ridere mentre il riccio mormora:
-Che Dio ci aiuti!
Ehi! Non sono messa così male…
 
 
 
 
POV. HARRY
 
-No. ASSOLUTAMENTE NO!
-Ma Paul…- prova  a parlare  Niall, mentre io e Louis ci scambiamo un’occhiata sconsolata, sentendo ancora l’eco
della porta sbattuta e dei pasi affrettati di Jess lungo il corridoio.
-Ma l’avete vista, no? Se dovesse incappare in un giornalista sotto copertura o altro…ne andreste di mezzo voi! Già il
pubblico non approva il fatto che cinque ragazzi abbiano preso in custodia una ragazzina e se aggiungiamo il fatto che ha
super giù la vostra età, con quella faccia e quel modo di porsi…
-Che vuoi dire, Paul?- interviene Liam con una faccia scura.
-Voglio dire che le vostre fans non l’accetteranno! E voi potreste finire in qualche scandalo se dovete badare a una
ragazzina ribelle e problematica come quella!
-Quella ha un nome.- incrocia le braccia Liam, alzandosi dalla poltrona –Si chiama Jessica  e non ha più una famiglia.
-Ci sono milioni di ragazze che non hanno più una famiglia, che hanno molti più problemi di lei. Bambini che muoiono di
fame, malattie…adottate un bimbo del terzo mondo piuttosto!
-Tu stai dicendo che dobbiamo mandarla in un…orfanotrofio o affidarla ai servizi sociale solo perché potrebbe farci
fare una cattiva pubblicità?
-Non è solo questo Liam. Le ragazze come quella possono sfruttarvi a loro piacimento, siete giovani, potrebbe
ingannarvi, o ferirvi…o mettervi uno contro l’altro solo per il gusto di vendicarsi o giocare. Non è affidabile. Non
potreste mai portarla da nessuna parte per evitarle disagi o uscite poco felici. E come farete quando  tornerete a Londra? La sua vita è qui.
-Lo sappiamo, ma vogliamo provare. – persiste Louis –Non credo che sia quel tipo di ragazza, ed è capace ad adattarsi a
ogni evenienza. Jess è forte, se entra a far parte della nostra famiglia potrebbe darci carica, potrebbe diventare come una
sorella per tutti noi.-
-E poi se le facessimo cambiare idea su di noi sarebbe una prova in più per i fan che noi valiamo.- aggiunse Zayn, fermo
davanti alla finestra che osservava la vista splendida.
-Troppo impulsiva.- scosse la testa Paul, massaggiandosi le tempie –Prevedo solo guai.
-Senti, dacci tre mesi. Se non riusciamo a occuparci di lei, a cambiarla in meglio e a farla diventare una di noi faremo
quello che vuoi tu. Se invece ce la facciamo la porteremo a Londra con noi e tu non ti opporrai più.- propongo,
attirando l’attenzione di tutti.
Lo so che è un’idea affrettata, ma non ho mai sopportato i discorsi troppo lunghi, dove si giudicano le persone per una
chiacchierata di mezz’oretta…E poi Jess fa davvero una pazzia e uccide qualcuno, quella ragazza è di una violenza
assurda. E forse è questo che mi attrae, quei suoi occhi scuri sempre venati da un turbinio di emozioni o, almeno, su due
giorni passati con lei in entrambi erano così. E quel modo di istigare e di giocare con  tutti…non ho mai conosciuto una
ragazza del genere, una che mi odia così tanto senza neppure dirmi il perché…
-Per me è una buona idea!- mi da man forte Zayn, poi seguito da più o meno tutti gli altri, un po’ incerti.
Paul sbuffa e acconsente, esasperato, mentre Louis e Niall saltellano felici battendosi il cinque, Zayn si limita a dire
che per lui sarà davvero una cosa impossibile, ma che Jess gli stava simpatica e non voleva risparmiarsi.
Liam mi guarda negli occhi e lo capisco, so cosa mi vuole dire e annuisco.
Ha ragione, la mia proposta è stata avventata, soprattutto sapendo cosa c’è in palio.
Jessica non è una ragazza qualunque, non è stata una coincidenza il fatto che io abbia chiesto la sua custodia,
ma gli unici che conoscono il vero e unico motivo siamo io e Liam.
E ho promesso di non dirlo a nessuno, di non dirlo neppure ai ragazzi o a Paul…
E ben che meno a Jess finché non sarà pronta.
Non posso, è un segreto.
 
 
 
 
 
 
 

 



****ANGOLO AUTRICE SCLERATA****
Ciao a tutti!
Voglio comunicarvi che se la storia non piace,
non la continuo...se non ricevo nessuna recensione neppure
per questo capitolo la cancello...e pace.
Per favore, ditemi qualunque cosa, ma non posso andare 
avanti con qualcosa che non interessa a nessuno
e che, per altro, non mi aiuta...è solo una perdita di tempo...
Ciao ciao
Respiro_di_Primavera






 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ice-cream and Pitted ***




Ice-cream and Pitted


 


POV. HARRY


-Tsk…
-Hai detto qualcosa?
-No, niente…perché?
-Hai fatto uno strano verso!
-Ah, già…
-Quindi?
-Cosa?
-Perché hai sbuffato?
-Non ho sbuffato! Ho emesso un suono di disapprovazione!
-Eh?
-Sì, insomma…sei il peggior tutore del mondo!
-Cosa? Ma se ti sto portando a prendere il gelato!
-Appunto!
Le lancio un’occhiata di striscio, lei incrocia le braccia e questa volta sbuffa davvero e sembra pure
esasperata! Ma, dico, la sto portando a prendere il gelato e ha ancora da ridire!
Ma chi diavolo la capisce questa?
-Senti, non dovresti farlo!
Ok, sta dando i numeri.
-Perché?- questa è l’ultimo tentativo  che faccio per capirla.
L’ultimo!
-Perché sei il mio tutore e dovresti capirlo che questi non erano i patti! Mi sono comportata male,
quindi niente gelato! Se non hai polso non funziona sta storia del tutore, delle regole e balle varie!- gesticola,
infastidita, con una faccia che fa intuire quanto le sembri ovvia la sua affermazione.
E, purtroppo, devo ammettere che non ha tutti i torti…
-Jess non ha tutti i torti!
È quello che ho pensato anch’io Louis! E, comunque, grazie tante per la solidarietà…
-Ma io voglio il gelato!- si intromette Niall, a cui da oggi in poi permetterò di mangiare l’ultimo pezzo di
pizza fino alla fine dei miei giorni!
-Esatto! Guarda Kiss che non lo faccio per te, ma per noi! Ovviamente u non lo mangerai. Sei in punizione!
Niente gelati da qui a una settimana!- annuisco, assumendo un’espressione severa.
-Oh, ma certo! Mi faccio mettere in punizione da uno che a mala pena sa guidare!
-Cosa intendi dir…
-HARRY CAZZO! STAI PASSANDO CON IL SEMAFORO ROSSO E C’è UNA VECCHIETTA CHE
STA ATTRAVERSANDO LA STRADA! MERDA, FERMATIIIIIIIIII!- grida Louis, spalancando  gli occhi,
guardando davanti a noi e stringendo a sé Jess.
Oddio, no! Mi sono distratto solo cinque minuti e non mi sono accorto di niente!
Sbarro gli occhi e freno di botto, pigiando con forza sul pedale del freno e sbarrando gli occhi. Oh, no!
Povera vecchietta, io non  ci posso credere di non averla vista… La macchina si ferma, lasciando una
sgommata sull’asfalto caldo di metà pomeriggio e io tengo ancora gli occhi chiusi, pregando.
-Dio, fa che sia ancora viva, per favore!
Silenzio.
Inizio a sospettare che le mie preghiere non siano state ascoltate, ho tirato sotto una vecchietta adorabile di
settant’anni, di quelle che badano ai nipotini e che sono sempre disposte a sorriderti anche se non ti hanno
mai visto…
Sono un assassino! Oddio, no!
Poi, improvvisamente sento qualcosa, anzi non è qualcosa, ma qualcuno.
Qualcuno che ride. Qualcuno che sta ridendo, Qualcuno che sta ridendo di me!
Apro lentamente gli occhi e fisso la strada davanti a me, deserta, per poi voltarmi a guardare sul sedile di
fianco a me Louis e Jess che ridono di gusto, piegati in due, il mio migliore amico (per meglio dire “colui
che dovrebbe essere il mio migliore amico”) con la testa appoggiata alla spalla della ragazza che in questo
momento si copre il viso con le mani.
Ma sta sorridendo, e non è un sorriso finto o sforzato, per la prima volta ha un sorriso vero
su quel viso pallido…
E ha un sorriso davvero bello, raro, ma bello.
Lancio un’occhiata dietro e noto che anche gli altri ridacchiano e scrollo le spalle, riaccendendo l’auto e
ripartendo.
-Scusa, Hazza, ma tu e Jess mi avete servito la battuta su un piatto d’argento!- mi da un colpetto sulla spalla
Louis, una volta calmato e io accenno uno sorriso. No, non mi sono arrabbiato.
-Mi metterai in punizione anche per questo?- mi guarda alzando un sopracciglio Jess, mettendosi a posto i
capelli sulla schiena e accarezzando i capelli a Louis.
-Mmm…naaah! Ma tu e Louis rimarrete qua in macchina mentre noi andremo a prendere il gelato!- sorrido,
perfido, guardando la faccia sconvolta di uno dei miei migliori amici.
-Cooosa? Io voglio il gelato!
-Non se ne parla. Tu rimani qua a sorvegliare Jess, potrebbe ammazzare il primo passante che ha la sfortuna
di passare davanti al suo finestrino se non c’è nessuno che la controlli!
-Sì, lo ammazzerei se fosse riccio e avesse il cervello di un criceto! Insomma, se fossi tu lo farei!- ringhia la
ragazza, lanciandomi un’occhiata di fuoco.
-Attento, Herry, sa uccidere in 20  modi diversi senza il bisogno di un arma!- mi avverte, preoccupato, Niall.
Rido, ma dalla sua faccia mi accorgo che non è una battuta.
Guardo Jess e lei mi sorride in modo inquietante.
Ok, dopo voglio che si sieda dietro con gli altri, ad avercela vicina non mi fido più…
 
 
 






POV. JESS
 

-JEEEEEEEEEESS! – la voce di Liam mi chiamò dalle scale.
Ero ferma davanti all’armadio e non sapevo cosa mettere per uscire, oltre ad essere ancora restia all’idea
che la mia migliore amica sarebbe venuta a quella festa per  pazzi, che non centravano niente con la sua
innocenza e la sua dolcezza. Era troppo bella e buona è per trovarsi a suo agio in un posto del genere, ma
sarebbe stato vano impedirle di venire, l’avrebbe fatto lo stesso in un modo o nell’altro.
Sospirai e scesi lentamente al piano terra:-Cosa c’è Liam?
-Credo che sia una tua amica- mi sorrise il ragazzo, indicando Isa,  che si guardava timidamente intorno e
che appena mi vide mi rivolse uno dei suoi sorrisi più innocenti.
-Ehm…sì, lei è la mia migliore amica. Isabella, lui è Liam. Liam, Isabella. Ora noi due ce ne andiamo di
sopra a prepararci…- e prima che Liam potesse chiedere qualsiasi cosa presi per un braccio Isa e la
trascinai su per le scale, fino in camera mia, sbattendo la porta alle nostre spalle.
Lei mi guardò sorridendo, per poi lanciare un lungo fischio, ammirando l’ampiezza della stanza:-Wow!
-Già, wow…ora sbrighiamoci che dobbiamo ancora vestirci e truccarci!- sbuffai, aprendo  bene le ante del
mio armadio e cercando un vestito adatto a lei, ne troppo volgare, ma neppure troppo da “chiesa”.
-Truccare? Jess, lo sai che non mi trucco mai!- spalancò le sue grandi labbra carnose da bambina,
osservandomi prendere un vestito e dei tacchi.
-Senti, hai insistito tu per venire con me, quindi ora subisci le conseguenze!
L’aiutai a indossare un vestitino  azzurro che le arrivava un po’ più sopra al ginocchio, ma non troppo
(sebbene tentasse ogni due secondi di abbassarlo), che le stringeva la vita sottile e aveva uno scollo leggero
che le lasciava scoperte le spalle  chiare ed eleganti. Le infilai i tacchi argentati abbinati alla borsetta e le
passai una giacchetta chiara per coprirsi.
-Ehm…non è troppo corto e scollato?
-Isa, è quello più semplice che ho!- sospirai, facendola sedere in bagno e pettinandole i capelli in una
morbida treccia su un lato del viso, per poi passare a un trucco leggero, con eyeliner argento e un rossetto
appena rosato, perché continuava a ripetere che non voleva essere truccata troppo…quella ragazza era
esasperante!
-Mentre ti ammiri mi preparo io, ok?- la lascia in bagno a fissarsi con gli occhi sgranati allo specchio.
Indossai un vestito monospalla che mi arrivava a metà coscia nero, stretto sotto al seno con  u nastro in pelle
che poi cadeva molle con strati di tulle nero che facevano un gioco di vedo e non vedo e mi dava un senso
di libertà. Mi erano sempre piaciuti i giochi di luci e ombre… Finii di allacciarmi gli stivali che mi
arrivavano a sopra il ginocchio e andai in bagno a truccarmi, matita sfumata, eyeliner rigorosamente nero,
mascara e rossetto rosso, per dare quel tocco di colore vivo che mi mancava.
Sciolsi i capelli e li scompigliai per farli ricadere liberi e mossi ungo la mia schiena, in maniera selvaggia.
-Ma…Jess, sembri un’altra!
-Attenta, Isa…o la mandibola ti si stacca dalla faccia!
-Ma sei…bellissima! Un po’ troppo provocante, ma…
-Lo so, ma in questo genere di feste preferisco essere un’ombra che un punto luminoso come te…
-Dici…- corrugò lievemente la fronte, pensierosa.
-Ma tu no ci puoi far niente, sei cosi e basta!- le sorrisi, prendendole mani –Dai, ora andiamo!
Presi il chiodo e me lo infilai velocemente, scendendo le scale…non dovevano beccarci, non dovevano
beccarci, non dovevano beccarci…
-Ehi! Dove state andando?
La voce di Zayn ci paralizzò sulla soglia.
Merda, per un soffio!
Mi voltai a guardarlo, mordendomi il labbro inferiore con aria maliziosa:
-Non sono affari che ti riguardano, bad boy…
-Ah, davvero? Se non me lo dite non vi faccio uscire! – sorrise , incrociando le braccia e appoggiandosi con
le spalle al muro.
-Senti noi stavamo solo…
-Andando in biblioteca!- esclamò Isa, facendomi cadere le braccia e provocando la risata del moro.
-In biblioteca? Hai seriamente detto in biblioteca? Cazzo Isa!- ringhiai a bassa voce, guardandola male e lei
si fece piccola piccola.
 Lo sapevo che  non dovevo portarla con me, avrei dovuto chiuderla in bagno e nell’armadio, legandole piedi
e braccia!
-Che succede qua?- arrivò alla carica Louis seguito da Harry, che ci squadro da cima affondo,
alzando un sopracciglio.
-Dove pensi di andare vestita in quel modo, Kiss?
-In biblioteca!- scoppiò a ridere un’altra volta il mulatto, tenendosi la pancia con le mani
e provocando un sorrisino sia a Louis che a Isa.
-Ah, davvero?- ci osservò Harry e io sbuffai.
-Andiamo a una festa di un nostro amico.- tagliai corto, sperando che il riccio non dicesse quello
che temevo avrebbe detto.
-Bene, Gli amici di Jess sono nostri amici, no? Verremo con voi! Muovetevi ragazzi!
Lanciai un’occhiata di fuoco al riccio, che ricambio con un sorriso ammiccante.
La serata oltre ad essere complicata già di per se, si profilava ancora più pericolosa del previsto.
E a Marco non sarebbe piaciuto vedermi entrare accompagnata  da cinque ragazzi che non conosceva,
sperando che nessuno in quel posto li riconoscesse per chi erano in realtà...
Ti sei proprio cacciata in un bel guaio sta volta, Jess!
 

















*****ANGOLO AUTRICE*****
Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito!
Sono davvero felice! 
Spero di sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo!
Scusate se non sono riuscita ad aggiornare prima, ma 
non ho avuto tempo e poi la rete andava e veniva ç.ç
Ma ora eccovi il nuovo capitolo!
Avviso che il prossimo sarà un po'...diciamo...rosso...
A presto!!!
Respiro_di_Primavera ;)






 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Opposites and Luxuries ***




Opposites and Luxuries 


 
La musica riecheggiava fino in strada, mentre l’auto dei ragazzi si infilava nell’enorme parcheggio
davanti alla villa da cui partivano fasci di luci colorate che squarciavano il cielo buio della notte.
-Carino qui…- si sporse dal finestrino Zayn, insieme al biondino con gli occhiali da sole (notare: erano
le nove e trenta di sera e lui si aggirava tranquillamente con gli occhiali scuri come se fossimo al mare…a
quanto vedevo non era solo il fattore travestimenti a renderlo strano).
Il fatto che la villa di Marco fosse un po’ fuori città e fosse enorme quasi quanto quella dei cinque imbucati
non giocava a loro favore, perché si sa che più una persona possiede, più pretende di volere tutto ciò
che ancora non ha.
E Marco era esattamente così, i miei non l’avevano mai visto di buon occhio, ma io me n’ero fregata,
come sempre se dovevo dirla tutta, finché non avevo capito che lui era esattamente, se  non peggio,
di tutti gli altri.
-Allora, scendiamo? O vuoi far aspettare ancora un po’  il tuo amico?- la voce di Louis mi fece tornare alla
realtà e notai che tutti gli altri erano già scesi e stavano aspettando solo noi.
Le sue mani scivolarono sulla cintura di sicurezza per aprirla, ma io lo trattenni un attimo facendo intrecciare
le mie dita con le sue. I suoi occhi chiarissimi mi osservarono attentamente, mentre lui corrugava la fronte.
-Senti Louis…- iniziai, senza ben sapere cosa dirgli o come sbrogliare la matassa dei miei pensieri –Non
farti ingannare da ciò che vedrai, ok?
Lui aprì lievemente la bocca, preso in contro piede dalla mia richiesta, probabilmente senza capire il nesso,
ma sapevo che una volta dentro sarebbe riuscito ad arrivarci da solo.
-Ehi, voi due vi muovete o no?- aprì di scatto la portiera Harry, mentre vedevo dietro di lui sporgersi
anche una nervosa Isa che mi aspettava vicino a Liam.
Slacciai la cintura e scivolai fuori, con l’aria fredda della notte che mi pungeva le gambe nude
e il respiro trattenuto di una persona che sa perfettamente a cosa andrà incontro.
Presi sottobraccio la mia migliore amica confusa e insicura su quei tacchi vertiginosi che non era abituata a
portare e avanzammo seguite dai ragazzi verso la villa in piena festa, dove la ragione e le regole non
sapevano cosa fosse, dove valeva solo un’unica legge: quella del divertimento sfrenato, incurante se dopo si
sarebbe vomitato l’anima o…peggio.
Stavamo per entrare nel regno notturno di Marco, quel posto in cui lui era il re e io ero stata la sua regina;
dove ci eravamo conosciuti, dove avevo dimenticato chi fossi ed ero divenuta una delle tante ombre folli e
pronte ad autodistruggersi che alimentavano l’anima dannata delle sue feste.
E ora, che stavo facendo?
Stavo portando la mia migliore amica, la ragazza più dolce, ingenua e tranquilla che conoscessi, la parte
migliore di me, a conoscere la parte peggiore di me stessa. Mi fermai davanti al cancello aperto, mentre già
qualcuno mezzo ubriaco si era appostato per intercettare carne fresca. Strinsi a me Isa e lanciai un’occhiata
a chi mi aveva preso a sua volta sottobraccio, come a volerci difendere: Liam. Quel ragazzo era davvero
l’unico che sapevo potesse essere una vera e propria difesa per la mia migliore amica.
-Ti devo chiedere una cosa…- mormorai al suo orecchio, mentre avanzavamo verso l’immensa porta di
entrata già spalancata e da cui proveniva musica, urla, risate e altro, che iniziava a coprire le nostre voci.
-Dimmi.- annuì serio.
-Sta vicino a Isa e fa in modo che non le succeda niente, ok? Lei non conosce questo genere di posti…
-E a te chi pensa?
-Ci penso da sola a me stessa- tagliai corto, districandomi dalla presa sua e di Isa e esibendomi in uno dei
sorrisi più falsi, ma anche meglio riusciti, della mia vita, aggiungendo ad alta voce –Divertitevi ragazzi! Isa
rimani con Liam, mentre io vi precedo, ok?-
Lei fece per aprire bocca, ma io corsi avanti fermandomi sulla soglia, facendo un respiro profondo prima di
immergermi in quel mondo fatto di fumo e di lussuria. I corpi che si strusciavano uno su l’altro, seguendo
ritmi e gemiti, mani vogliose e rudi che afferravano avide…
Mi feci largo sollevando le braccia e muovendole sensualmente verso l’alto, chiudendo gli occhi e sapendo
che al mio passaggio la folla si sarebbe aperta lentamente in un corridoio che mi avrebbe condotta da Lui.
Mi osservai intorno con gli occhi socchiusi e sorrisi, scoprendo che era successo esattamente
ciò che mi aspettavo.
Marco mi guardava, seduto sulla sua poltrona nera, la poltrona del re (era sempre stato egocentrico e
tendente ai simbolismi) e mi stava studiando con il mento appoggiato a una mano, circondato da un gruppo
di amici, tra cui intravidi una chioma di capelli corvini proprio seduta sul suo bracciolo, con le lunghe
gambe ambrate lasciate scoperte da un vestitino aderente e quasi inesistente di un fantastico verde smeraldo.
Come la pelle di un serpente, come gli stessi occhi di quella ragazza che mi fissava con una scintilla strana,
una scintilla che ai miei occhi poteva solo essere d’invidia, ma sperai di sbagliarmi.
Chi sarebbe stata tanto folle da essere invidiosa di me?
Ah, già.
Lei.
Assurdo che tutto questo fosse successo proprio a causa sua.
Quindi se tutto era a causa sua, ero ben felice di suscitare la sua invidia e di poterci giocare.
Sorrisi, ancheggiando ancora per qualche passo verso di loro e Marco sollevò un angolo della bocca in
un sorriso accennato, prima di farlo scomparire quando notò che andavo dalla parte opposta, verso il
piano rialzato del soggiorno che era stato adibito come una pista da ballo sopraelevata.
Vi salii con gesti sinuosi, sapendo di avere gli occhi di tutti puntati su di me, come quella volta, come la
prima volta. Sollevai le braccia e iniziai a ballare sensualmente, muovendo il corpo in gesti morbidi e
provocanti.
Qualcuno si affiancò a me, prendendomi per la vita e iniziò lo spettacolo.
Il cervello si era scollegato a forza, la musica era tutto ciò che sentivo, come l’eccitazione che ispiravo
e gli occhi di fuoco di Marco che non lasciavano il mio corpo, seguendomi, desiderandomi.
Come gli occhi brucianti d’invidia e di rabbia di Lucia.
Sorrisi, mentre delle labbra mi baciavano il collo nudo, e altre mani si aggiungevano alle prime.
Qualcuno mi accarezzò le cosce scoperte e io lo respinsi facendolo cadere a terra e allontanando anche
gli altri, con uno sguardo duro e per niente divertito.
Non sopportavo le persone che davano per scontato certe cose e poi io non ero una puttana.
Ero solo la regina.
Qualcuno fischiò eccitato, altri batterono le mani e gridarono il mio nome, mentre facevo un inchino,
lanciando un’occhiata a Marco, divertito, e scendevo in direzione degli alcolici.
Alcool, fumo, sesso, divertimento.
Queste erano le feste a cui ero abituata, che mi avevano sedotta, a cui ormai ci avevo fatto l’abitudine.
In questo genere di posti ti dovevi abituare a essere così, o eri forte e sicura, nascondendo le paure e
rendendoti conto che niente sarebbe durato, o soffrivi e finivi per essere schiacciata.
Per fare una brutta fine, in bagno a farti qualunque cosa che possa renderti leggera e farti entrare nel gruppo.
Afferrai l’ultima bottiglia di Jack Daniels e ne tracannai un lungo sorso, se dovevo comportarmi come se
fossi la ragazza di Marco, almeno speravo di non essere abbastanza lucida da capire che stavo facendo o,
almeno, da fingere di volerlo anch’io. Presi da un piccolo vassoio qualche chicco d’uva e mi voltai indietro
appena sentii le sue mani sui miei fianchi, esibendomi in un espressione compiaciuta.
-Ciao baby, sei in ritardo.- mi guardò contrariato e io gli sorrisi accarezzandogli una guancia con un chicco
d’uva per poi portarglielo in bocca.
Le sue labbra piene e carnose si schiusero accogliendolo, per poi sorridere appena.
-Ma sono qui- sussurrai a un suo orecchio, accarezzandogli le spalle.
-Lo sento…- sorrise, leccandomi il collo –E ti sei divertita prima, eh?
Scrollai le spalle, avvicinandomi alle labbra la bottiglia di Jack, ma lui me la sfilò e ne bevve un sorso:
-Stai ancora giocando?
-Tu che dici?
-Dico che hai un bellissimo vestito, ma staresti meglio senza…
Trattenni il respiro, mentre le sue mani si infilavano sotto il leggero tulle, e prendeva tra i denti il mio labbro
inferiore, per poi succhiarlo. Le mie mani gli accarezzarono i muscoli scolpiti, mentre lui mi faceva aderire
al muro con la schiena.
Stavamo dando spettacolo, a Marco piaceva dare spettacolo, far vedere a tutti che ero sua, che poteva fare
ciò che voleva, che se ne fregava di tutto e di tutti.
La sua mano si infilò nei miei slip, facendomi gemere e aggrappare alla sua schiena, mentre le sue dita
danzavano e si muovevano con voracità nella mia intimità, dentro di me.
-Vuoi giocare?- mi sussurrò, con voce roca e suadente, sentendomi sussultare a ogni movimento.
Mi trattenni dal dire di sì, perché lui voleva giocare con il mio corpo, non con me, e anche se ero umana, non
avevo alcuna intenzione di cedere, di cadere di nuovo nel suo inganno.
-Ti piace, eh? Beby, sei tutta bagnata…
Mi sforzai di staccarmi e di scostarlo, per riprendere fiato e sorridergli.
Dovevo allontanarmi da lui, sapevo che non dovevo più lasciarmi trascinare, eppure non avevo scelta, ero lì
perché lui voleva che fossi lì, non era stata una mia scelta e se un tempo avevo pensato che con lui sarei
potuta essere libera, ora mi accorgevo che mi ero chiusa in una gabbia.
-Giochiamo.- mi leccai le labbra, passandomi una mano in modo provocatorio sui fianchi –Trovami e farò
tutto quello che vuoi-
Lui mi studiò, accarezzandosi la bocca con un dito e annuì, avvicinandomi di nuovo e baciandomi con
trasporto, forte, rude, come solo lui sapeva fare.
Senza l’ombra di dolcezza.
Mi staccai e scivolai tra la folla, cercando di diventare un ombra, scappando dal mio cacciatore, perché in
realtà quel gioco non era qualcosa che mi avrebbe potuto salvare.
Nessuno poteva salvarmi.
Le scelte sbagliate erano da sempre le uniche scelte che avevo fatto.
Corsi nel corridoio che portava alla taverna, per poi scendere le scale e ritrovarmi sola, in un posto buio e,
sperai, al riparo. Sicuramente lui aveva pensato che sarei andata nella sua camera da letto, o in una delle
tante stanze al piano di sopra.
Tastai la parete fino a trovare l’interruttore, ma nel toccarlo, sentii una mano accarezzare da sopra la mia e
trattenni il fiato, maledicendomi. Mi aveva trovata, probabilmente, non mi aveva lasciato il tempo per
allontanarmi e mi aveva seguita subito.
Ma, almeno, se fosse successo qualcosa, sperai che il buoi lo disorientasse e che mi lasciasse fare a me,
per una volta. Almeno niente torture, niente dolore fisico per provare piacere.
Niente giocattoli strani per umiliarmi.
Ripercorsi il braccio avvolto da una camicia (o così mi sembrò al tatto) e gli accarezzai il collo,
avvicinandolo lentamente a me e baciandogli il mento, la mascella, il pomo d’Adamo leggermente in
evidenza, per poi prenderlo per i capelli e stringerlo verso di me, baciandolo con forza, sapendo che mi
avrebbe sorriso, e forse mi avrebbe lasciata fare, senza dover soddisfarlo con le sue strane voglie.
-Mi hai presa…- sussurrai al suo orecchio, prendendolo per il colletto della camicia, e facendolo sedere
dove sapevo c’era il divano di pelle.
Le sue mani mi accarezzarono i fianchi e io gli morsi lievemente la guancia facendolo sussultare, per poi
iniziare ad aprire la sua camicia. Fece per parlare, ma gli infilai una mano nei pantaloni e le sue parole
divennero un gemito.
Non dovevo lasciargli il tempo di trovare la lucidità necessaria per invertire le posizioni, avrei fatto in fretta
e poi sarei potuta tornare a casa, senza lividi o altro.
Le sue mani mi accarezzarono lievemente i fianchi, per poi scivolare sulla mia schiena e accarezzarmi i
capelli, in modo strano, come non aveva fatto mai prima.
Le mie mani si fermarono, mentre io cercavo di guardarlo, confusa.
Non era da lui quel genere di gesto, non era affatto da lui trattarmi in quella maniera o, anche solo, toccarmi
quei punti del corpo invece che altri.
Poi i miei pensieri furono interrotti da un bacio, un paio di labbra sulle mie che mi accarezzavano con
delicatezza, chiedendomi accesso con la lingua e ottenendolo con qualche incertezza. Le nostre lingue si
sfiorarono timidamente, dolcemente, per poi prendere un ritmo più eccitante, più passionevole e lasciarmi
senza fiato.
Non avevo mai baciato nessuno in quella maniera prima di quel momento e, certamente, non era Marco il
ragazzo con cui ero sdraiata in quello stesso istante.
Poi lui si staccò e mi fece scivolare su un lato, alzandosi di scatto e correndo via.
Rimasi ferma, al buio, con gli occhi chiusi e il suo sapore sulle labbra, chiedendomi chi fosse lo stronzo che
se n’era andato senza neppure darsi la briga di dirmi chi fosse.
Lo avrei ucciso! 
Ma prima dovevo scoprire chi fosse…
 
 
 
 
 



POV. ISA


 
Avevo guardato Jess scomparire in mezzo la folla, spaventata, avevo cercato di seguirla, ma Liam mi
aveva trattenuta, guardando Louis e Harry cercare di seguirla tra la folla.
-Questa non è la festa che mi aspettavo…- lo sentii dire, osservando il clima scuro e provocante, le
ragazze mezze ubriache che cadevano su quei tacchi a spillo, i ragazzi che le toccavano e si lasciavano toccare…
In quel posto la decenza non sapevano neppure cosa fosse, Jess aveva avuto ragione a dirmi che non era
un posto per me. Qualcuno mi prese dentro, facendomi quasi perdere il precario equilibrio che già
possedevo su quei cosi, ma qualcuno mi salvò in tempo.
-Tranquilla, ci sto io con te – mi sorrise Liam, accarezzandomi una guancia.
-G-grazie…- arrossi, mentre vedevo il biondo mettersi tra i capelli gli occhiali da sole
e mettersi a posto la maglietta.
-Sapete se c’è qualcosa da mangiare in giro?
-Niall, lì c’è il buffet, ti seguo, così prendiamo da bere…volete qualcosa voi due?- ci chiese Zayn,
seguendo l’amico.
-Una birra e…
-Un bicchiere d’acqua naturale, grazie!- risposi mestamente e tutti e tre, mi guardarono, confusi, poi Niall
scrollò le spalle e si trascinò via Zayn, ancora sconvolto.
Mi guardai intorno, e mi irrigidii vedendo la mia migliore amica esibirsi su una specie di palco circondata
da dei ragazzi:-Oh mio Signore…no!
Liam mi guardò confuso e poi seguì il mio sguardo, sgranando gli occhi.
-Non sto vedendo davvero quello che la mia immaginazione si sta inventando, vero?
-Purtroppo credo di sì, a meno che la tua e la mia immaginazione si siano messe d’accordo…
Il ragazzo assunse un’espressione severa e cercò di infilarsi nella folla, ma lo trattenni, conscia che Jess si
sarebbe solo incazzata, lo stava facendo perché era l’unica cosa da fare: cioè comportarsi come se niente
fosse, perché se no Marco l’avrebbe picchiata. Per una volta avrei voluto essere io quella forte di noi due e
riuscire a difenderla, anche se ero sempre io ad essere difesa.
Liam mi guardò e sospirò, accarezzandomi una guancia:-Hai ragione, si incazzerebbe e io infrangerei la
promessa che le ho fatto…
Non c’era bisogno che gli chiedessi di cosa si trattasse, entrambi sapevamo l’unica cosa di cui importava
davvero alla mia migliore amica.
-Certo che tu e lei siete molto diverse…come fate ad essere amiche?
Mi passai una mano sulla spalla scoperta e sospirai, chiedendomi se avrei dovuto raccontargli tutto:
-Ecco…Jess non è sempre stata così. Anzi, lei non è affatto così, ma lo è diventata… Come se ci fossero
due Jess, il problema è che l’altra si nasconde e non esce più fuori. Soprattutto…dopo…
-La morte della sua famiglia, capisco…- annuì il ragazzo, con una faccia dispiaciuta.
-Lei è molto di più di quella – affermai, convinta, indicando la ragazza che si muoveva lì sopra -Lei è
davvero…diversa.-
-Speciale…- annuì tra se e se Liam, per poi grattarsi imbarazzato la testa –Cioè, l’ho notato da subito e
non voglio dire che…ehm…io non….-
-Ecco la birra e l’acqua per la principessa!- sorrise Niall, salvandolo inconsciamente .
Liam  sorrise, mentre prendevamo posto su un divanetto libero e Zayn si buttava nella mischia divertendosi.
Niall si sedette tra noi due e iniziò a parlare, facendo sciogliere l’imbarazzo di prima e facendoci ridere.
Jess aveva esagerando, a me sembravano dei ragazzi comuni, divertenti e spensierati come tutti noi, solo
che facevano un altro mestiere non molto comune, ma per il resto…erano come  qualsiasi ventenne.
-Ehi, ma…Harry e Louis?- si accorse Zayn, tornando per bere un sorso del suo drink.
-Non lo sappiamo, hanno cercato di seguire Jess e non sono più tornati…
-Vado a cercarli, ho visto Jade, prima, con un tipo che non mi piace per niente…- contrasse lievemente la
mascella e rimasi stupita nel vederlo così preoccupato per lei.
-Marco…- sperai che non stesse succedendo quello che temevo…
-Quello stronzo le ha messo le mani in mezzo alle gambe…- continuò Zayn, e io vidi Liam irrigidirsi e
scattare in piedi.
-Dov'è?
-Non lo so, l’ho persa tra la folla…
-Non Jess, quel tipo, dov'è?
-Mi pare che sia andato da quella parte….
-Niall, sta con Isa e tienila d’occhio.- disse con voce autoritaria, prima di immergersi  nella follo
tumultuosa, lasciandoci attoniti e preoccupati.
-Forse è meglio se lo seguo…- gli corse dietro Zayn.
Io e Niall ci guardammo negli occhi, preoccupati, poi lui si strinse nelle spalle e mi porse il piatto che
aveva portato dal buffet pieno di pizzette:
-Ne vuoi una?
Strinsi lievemente tra le dita la borsetta e poi cedetti, mangiandone una e sorridendogli.
Aveva due occhi così belli, luminosi come l’oceano.
Ne rimasi incantata e anche lui non riusciva a distogliere lo sguardo, facendosi più vicino e accarezzandomi
una guancia con delicatezza.
-Certo che tu e Jess siete l’una l’opposto  dell’altra…- mi sorrise e io arrossii, incapace di dire qualsiasi
cosa, se non fare sì con la testa.
-Ti va di ballare?
Il mio assenso fu automatico e lui mi prese per mano, conducendomi tra quei corpi assetati di strusciarsi con
altri, ma con me non accadde. Niall creò come un cerchio intorno a me, impedendo a chiunque di frapporsi
tra noi, di anche solo sfiorarmi di striscio, c’era solo lui a proteggermi.
Sorrisi imbarazzata, appoggiandomi al suo petto e respirando il suo profumo, mentre lui mi accarezzava la
schiena con dolcezza.
Lo sentii sorride tra i miei capelli e io, di riflesso, feci lo stesso.
Non avevo mai provato niente del genere…
 
 
 
 
  

 
 
 
 
*****ANGOLO AUTRICE*****
Ciao a tutte ragazze!
Allora questo capitolo è un po' particolare...
Ditemi cosa ne pensate! Per me è davvero
importante, perché non mi convince molto, ma...
Vorrei farvi delle domande:
-Secondo voi chi è il ragazzo misterioso che ha baciato Jess?
-Il carattere di Jess è ben definito o ci sono delle lacune? 
-Cosa ne pensate di Isa? 
E poi...questo capitolo secondo voi com'è? 
Grazie per aver letto fino a qui!
Cercherò di aggiornare presto, ma in cambio vorrei che recensite altrettanto presto!
Un grosso abbraccio
Respiro_di_Primavera ;)




 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Forbidden Aple ***


 

 Forbidden Aple 
 
 
 
Se qualcuno mi avesse mai chiesto come fosse vivere con cinque star della musica globale, la mia risposta sarebbe
stata inimmaginabili (e, ormai, monotona anche…da un certo punto di vista).
-Uno schifo!- sbuffai, passandomi una mano tra i capelli per tirarli indietro, dopo che qualcuno mi aveva fatto cadere
dal letto. E per farmi cadere dal letto matrimoniale della mia camera ci si doveva mettere di impegno!
Mi ero dimenticata quanto fosse fine e delicata la mia migliore amica quando dormiva!
Cercai a tastoni le coperte (non avevo alcuna intenzione di aprire gli occhi, ero troppo stanca!) e, una volta trovate,
le presi a due mani e le tirai con tutta la mia forza per avvolgermici dentro. Ma avevo dimenticato un piccolo dettaglio.
-AAAAAAAARGH! UN TERREMOTOOOOOO!!!!!!!!
SBAM!
-PORCA PUTT…
-AH! JESS! DOVE SEI?
-SOTTO DI TE, RAZZA DI ELEFANTE CHE VESTE I PANNI DI UNA RAGAZZA!
-OH! SCUSA! ORA MI ALZO!
-STA ATTEN..OUCH! QUELLO ERA IL MIO STOMACO!
-SCUSA!
-VA BEN..CAZZO! MA LA SMETTI DI DARMI GOMITATE???
-E TU LA SMETTI DI GRIDARE??? QUI è TUTTO BUIO!
-CERTO! SARA ANCORA NOTTE FONDA!
-OPPURE SONO LE TENDE TIRATE E LE ANTE CHIUSE, NO?
-VA BENE, VA BENE! ORA LEVATI CHE MI STAI SCHIACCIANDO L’INTESTINO E MI STA VENENDO LA NAUSEA!
-OK!
Isa si spostò su un lato cercando di districarsi dalle coperte che ci avevano avvolte e sembravano aver preso vita tra
le nostre mani. Sbuffai, conquistando finalmente un po’ d’aria, anche se Isa combatteva ancora,
-Ehi! Che sta succedendo qui? Ho sentito gridare!- spalancò la porta qualcuno, accecandomi in piena faccia con la luce
del corridoio e facendomi imprecare per il peso della mia amica che mi era crollato addosso un’altra volta.
Sbattei le palpebre un attimo, cercando di capire chi fossi, che stessi facendo e chi cazzo fosse quell’idiota che mi
aveva svegliata definitivamente.
I miei occhi si adattarono piano piano e una volta distinta la figura li sbarrai per la sorpresa e l’incredulità.
-Ma ti pare il modo di entrare nella stanza di due ragazze???
Niall corrugò la fronte, probabilmente non avendo afferrato il motivo della mia indignazione, prima di far scivolare il
proprio sguardo sull’asciugamano che gli copriva a mala pena le parti intime e da cui sbucavano le sue gambe magre,
mentre il suo viso si faceva paonazzo. Oddio, ma era strano anche mentre faceva la doccia? A chi aveva rubato quella
cuffietta a fiori rosa per i capelli? A sua nonna?
-Ah…scusate, non sono abituato ad avere ragazze per casa…- balbettò, coprendosi con un braccio il torace nudo e
correndo via, reggendosi con la mano libera l’asciugamano.
Bene, bene….mi sa che dovevo scrivere un cartellone da mettere sulla porta e poi fare un discorso a quattr’occhi
con il biondino…
Possibile che ogni volta che spuntava succedessero cose imbarazzanti?
Quel ragazzo doveva avere qualche rotella fuori posto…oppure un pessimo senso dell’estetica…
-E…era Niall?
La voce ridotta appena a un sussurro  della mia migliore amica mi fece rinsavire.
-Già, con una tremenda cuffietta a fiori.- la informai, accendendo la luce dopo aver scalciato lontano da me le coperte
e i miei ultimi residui di sonno.
 -Se n’è andato?
-Ovvio, non l’hai vist…- mi interruppi, osservando Isa ancora del tutto avvolta dalle coperte e ferma immobile come una
statua –Tutto bene là sotto?
La sua faccia assonnata fece capolinea da una delle tante pieghe della stoffa, con gli occhi strizzati per la luce
improvvisa:- Mm-mm…
-Sicura?
-Ho ancora sonno…che ore sono?
Lanciai un’occhiata alla sveglia, che ero sicura di aver lasciato sul comodino la sera precedente e che in quel momento era
l’unico oggetto rimasto sopra il mio letto, incastrato tra i due cuscini. L’afferrai e storsi le labbra:
-Sono le 5 di domenica mattina…se vuoi torna a dormire.
-Ettu?- biascicò, con la testa piegata da un lato per il sonno.
-Io scendo a mangiare qualcosa.- scrollai le spalle, alzandomi e inarcando la schiena per sgranchirmi un po’ –E poi se
tornassi a letto non riuscirei a chiudere occhio lo stesso, avrei troppa paura di sognare Niall mezzo nudo in cuffietta della
nonna…-
La ragazza emise un misto tra risata/sbuffo/sbadiglio e si immerse nuovamente nelle coperte, rimanendo sdraiata per terra.
Sgattaiolai di sotto cercando di essere il più silenziosa possibile.
Non avevo voglia di parlare o anche solo incontrare nessuno, in particolar modo quegli idioti. Le scale di marmo fredde a
contatto con i miei piedi scalzi mi fecero correre un brivido lungo la colonna vertebrale e io mi fermai, chiudendo gli occhi
e trattenendo uno sbadiglio.
Se tenevo gli occhi chiusi potevo quasi immaginare di essere ancora a casa. Di solito la domenica mattina ero la prima a
svegliarmi, mi piaceva fissare il soffitto per qualche minuto, ancora avvolta nel torpore dei sogni, in uno stato di
dormiveglia e sentire il respiro regolare di mia sorella nel letto accanto al mio. Ma in quel momento, con gli occhi chiusi e
le orecchie tese non riuscivo a cogliere alcun rumore, nessun respiro, a parte…
Il rumore di qualcuno che apriva il frigo.
A casa mia non ero l’unica a svegliarsi prima degli altri, in verità…c’era una persona che scendeva le scale ancora prima
di me, recandosi in cucina e iniziando a preparare la colazione per gli altri.
Mio padre.
Aprii nuovamente gli occhi e un sorriso mi spuntò sulle labbra mentre scendevo frettolosamente le scale per intrufolarmi
in cucina, bloccandomi sulla soglia.
Per un attimo mi sembrò di vederlo, fermo a fissare il contenuto del nostro frigo per un istante prima di afferrare il cartone
del latte e agitarlo vicino all’orecchio per controllare se fosse pieno.
Feci un passo avanti, tenendomi sulle punte, ma poi lui si voltò verso i fornelli e il mio sorriso si cancellò lentamente dalle
mie labbra, mentre i mie occhi si abbassavano.
Che razza di deficiente che ero…
Strinsi le mani a pugno, mentre mi mordevo il labbro inferiore, sentendo il sapore del sangue sulla punta della lingua.
Forse facevo ancora in tempo e tornare indietro…
-Ehi! Come mai anche tu sveglia?
Fregata.
Strinsi le spalle tornando a sollevare il viso, ma con gli occhi puntati sul pavimento. Il bello era che ogni volta che volevo
evitarli me ne trovavo almeno uno di fronte. Vabbè, lo sapevo che abitavano sotto al mio stesso tetto (o, per meglio dire,
ero io ad abitare sotto il loro stesso enorme tetto), ma speravo, siccome quella casa non avesse nulla di piccolo, che sarei
riuscita ad evitarli.
Almeno dopo la sera precedente.
Mi limitai a lasciarmi cadere sullo sgabello più vicino e inizia a fissare il centrotavola che conteneva diversi frutti.  
Magari per non rispondere avrei potuto far finta di mangiarne con gusto uno.
No, non avevo bisogno di una scusa per non rivolgergli la parola, bastava il fatto che ero una diciassettenne in piena crisi
adolescenziale, senza famiglia e con un potenziale e aggressivo odio verso qualsiasi essere che respirasse e , in
particolare, esercitasse una professione come cantante di una band per teenagers  famosa in tutto il globo.
Soprattutto dopo quello che era successo la sera precedente.
-Vuoi un po’ di latte?
Afferrai una mela rossa grossa come un mio pugno e me la rigirai tra le dita rese ancora più pallide dall’intensità del
colore del frutto che reggevano. Sembrava tanto la mela di Biancaneve…
C’era una volta una bambina dalle labbra rosse come il sangue e la pelle bianca come la neve…
La voce di mia madre. Biancaneve era la storia preferita di Sara.
Lei amava quella principessa bellissima, così delicata, avvolta dagli animali e protetta dai suoi sette nani, i suoi occhi
verdi si facevano grandi grandi e sorrideva al lieto fine. Io mi ero sempre sentita affascinata dalla figura triste e sola della
Regina Cattiva, ossessionata dalla propria bellezza, in cui si celava la paura di rimanere sola e l’insicurezza di non avere
nient’altro che la propria presenza per essere considerata. Molti la pensavano solo egoista e piena di vanità. Per me non
era mai stata così…
I miei occhi studiarono la superfice rosseggiante del frutto, accarezzandolo con le unghie e mi ricordai che era anche il
simbolo del peccato…
La mia mente elaborò i ricordi prima ancora che io riuscissi a fermarla…
 
 
 
 

Avevo la testa leggera, forse anche troppo...forse avevo esagerato, ma no, avevo bevuto come ogni altra sera,
reggevo bene l’alcol.
Allora perché mi sembrava così vivido il colore delle mele nel cestino sul tavolo?
Allungai una mano e ne presi una.
L’accarezzai con le unghie laccate di nero e poi l’avvicinai alle labbra e al naso, sentendone il profumo, chiedendomi
se sapesse come quelle appena raccolte. Che domanda stupida. Le mie labbra si posarono lievemente sulla superfice
del frutto e all’improvviso sentii la porta dietro di me aprirsi.
Mi voltai di scatto, tenendo stretta al seno la mela, con la testa che girava leggermente e le gambe che tremavano. Sorrisi alla vista di un ragazzo dai capelli scompigliati e il nodo della cravatta allentato per il caldo. Lo osservai
posare la bottiglia di vodka al tavolo di fianco a me e ricambiare il mio sorriso.
Mi accarezzo con le dita il contorno della mascella, sfiorandomi le labbra e scendere per poi sfilarmi la mela
dalle mani.
La osservò con un cipiglio serio e poi l’avvicinò anche lui al naso e alla bocca, respirandone il profumo.
-Tu sai la storia del Peccato Originale?
La sua voce leggermente roca mi causò dei brividi lungo tutta la mia pelle, rendendomi incapace di parlare.
-Certo che la sai, sei una ragazza sveglia. Il Frutto Proibito, una mela che Eva fece mangiare ad Adamo nel giardino
dell’Eden. Il Frutto della conoscenza del sapere…
-Il frutto del peccato.
I suoi occhi mi osservarono attentamente, dopo questa mia affermazione e lui si fece ancora più vicino, finchè le nostre
labbra non si toccarono, unendosi, togliendomi il respiro. La sua lieve  ricrescita di barba mi punse le guance, mentre
lasciava baci umidi su un percorso che dalle mie labbra si inoltrava lungo il mio collo scoperto e candido, si fermò lì,
respirando profondamente, mentre io non avevo più fiato.
-Vuoi assaggiare con me il Frutto Proibito?- mi sussurrò a un orecchio, mordendomi il lobo e facendomi sussultare.
Esitai, trattenendo il respiro e chiudendo gli occhi.
Sarebbe stato un punto di non ritorno, lo sapevo. Era qualcosa che mi avrebbe condizionata anche dopo. Una scelta
che dovevo fare in quel momento.
Il suo respiro caldo infiammava ogni lato del mio essere e sapevo di volerlo.
Sapevo che Marco era il serpente, non certo l’ingenuo e povero Adamo. Aveva quella scintilla oscura nello sguardo,
quel continuo desiderio, che continuava a trasmettermi anche solo guardandomi. E io lo volevo, eppure una vocina
dentro di me diceva che non dovevo farlo, non dovevo sceglierlo.
Posai le mie mani sul suo petto e lo spinsi lievemente, con il viso in fiamme.
I nostri occhi si incrociarono e lui si allontanò, lentamente.
Si fermò davanti alla porta e si fece passare la mela da una mano all’altra, catturando la mia attenzione,
poi me la lanciò.
-Mordila.
La presi al volo e la continuai a guardare.
Strano quanto fosse improvvisamente attraente, quanto desiderassi portarla al viso e sentirne ancora la fragranza.
La annusai ancora, ma i miei occhi furono catturati dallo sguardo rovente di Marco.
Aprii le labbra posandole sulla superfice cremise.
Poi i miei denti sprofondarono nella polpa.
La morsi, sentendo i passi di lui avvicinarsi.
La mela mi cadde dalle mani.

 
 
 
Il rumore della mela che cadeva sul tavolo mi riportò al presente.
Ero nella cucina moderna e fatta per metà di vetro di una casa enorme, seduta su uno sgabello dalle linee marcate
e qualcuno mi stava guardando interrogativo.
Mi alzai, voltandomi a guardarlo.
Liam era fermo, con il cartone del latte in una mano e lo sguardo preoccupato posato su di me.
Aveva un grosso livido sul  braccio sinistro e sulla guancia destra, il labbro superiore gonfio e socchiuso.
-Tu…- iniziai, ma poi non seppi cosa aggiungere.
Abbassai lo sguardo e strinsi i denti.
-Jessica, senti…
Lo fermai alzando una mano e scossi la testa.
-Marco è il mio ragazzo, quello che succede tra noi non è affar vostro –
E con queste parole me ne andai, fermandomi di fianco alla porta e appoggiando la schiena al muro, sbuffai.
Aveva cercato di proteggermi.
Era la prima persona dopo tanto tempo che aveva cercato di proteggermi.
Mi morsi il labbro inferiore e capii che non potevo permettere loro di farlo mai più.
Dovevo essere forte da sola.
Dopo tutto ero stata io a essermi lasciata ingannare dalle parole ingannevoli del serpente.

Avevo morso la Mela Proibita.
 

 
 
 
 
 
 









*****ANGOLO AUTRICE*****

Ciao a tutti! 
Mi spiace essere scomparsa così, 
ho avuto molto da fare con la scuola, 
inoltre ci sono stati dei problemi personali
e non ho avuto tempo di proseguire, ne 
di rispondere alle vostre recensioni....
Mi dispiace molto :(
Comunque sono contenta per i vostri commenti!
E sembra che per il bacio misterioso si quoti molto il 
nostro Mr. Boccoli!
Vedremo, vedremo ;)
In questo capitolo ho voluto elaborare un po' di più il 
senso di perdita che fino a questo momento Jess si era rifiutata di 
elaborare...fatemi sapere che ne pensate!
Premetto che nei prossimi capitoli ci saranno diversi sviluppi!
Grazie per aver letto fino a qui e per non avermi ancora uccisa!
Un grosso abbraccio!
Respiro_di_Primavera







 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** FLASH! ***




 FLASH! 




POV. LIAM

 

Sospirai passandomi una mano sul viso, per poi bere un sorso di latte.
Non avevo potuto trattenermi…e probabilmente Jessica aveva ragione.
Se quel tipo era il suo ragazzo ciò che succedeva tra loro non era affare mio, né degli altri, anche se…per me non era così.
Jessica non poteva essere trattata in quella maniera da un ragazzo del genere, non riuscivo neppure a capire perché si fosse
ostinata a difenderlo. Come poteva amare un tipo come quello? Poi addirittura amare…era solo una ragazzina, non sapeva
cosa stava facendo. Sicuramente era così.
Aveva perso i suoi familiari, le persone più care che aveva, tutti in una notte.
Li aveva visti morire e non aveva potuto fare niente.
Sarebbe morta pure lei se la polizia non fosse arrivata in tempo.
Al solo pensiero rabbrividii e posai una guancia sul pugno chiuso, per poi sussultare per il dolore. Quel tipo aveva
picchiato duro, ma almeno potevo vantarmi di aver fatto altrettanto…
-Quello stronzo le ha messo le mani in mezzo alle gambe...-
La voce di Zayn, quella dannata frase, era un tormento ogni volta che mi tornava in mente. E non ci potevo fare niente.
Tornai a fissare il bicchiere mezzo vuoto e passai sopra il bordo un dito, pensieroso.
Assurdo che fra tutti quello che aveva combinato quel gran casino ero proprio io, Paul non se lo sarebbe mai aspettato
chissà se la notizia si era già sparsa. Harry e Louis al ritorno se n’erano stati tutto zitti e pensierosi, mentre Zayn si esibiva
in una dettagliata lista di parolacce italiane e inglesi che non mi sarei mai aspettato. Soprattutto quelle italiane. Ecco
perché dormiva con il dizionario Italiano-inglese sul comodino, lo stava studiando da cima affondo, senza tralasciare
niente… Niall aveva preso in braccio Isa addormentata e Jess ci aveva preceduti tutti sbattendoci la porta in faccia.

Ottimo lavoro, Liam…

E ora lei mi aveva chiuso fuori, si era allontanata ora che iniziava ad aprirsi un po’…l’avevamo pure vista ridere in
macchina con noi! Avevo mandato tutto a puttane…
-Ehi! Ho sentito odore di cibo…hai aperto il frigo?
Alzai la testa per osservare gli occhi blu di Niall studiare l’oggetto interessato con aria affamata, come se si chiedesse
quanto tempo ci avrebbe messo per svuotarlo o se sarebbe riuscito a riempire il proprio stomaco con così poco.
Mi lanciò una rapida occhiata, infilandosi in bocca un tramezzino già pronto e corrugò la fronte:
-Tuffo fene, amifo? Hai una fafcia stfana…
-Avrà letto qua! – rispose al posto mio la voce di un Louis tra il divertito e il turbato, sventolando un giornale davanti a noi
per poi schiarirsi la voce e leggere il titolo –“One Direction getting in the ring. Muscoli non solo di bellezza.” Avete
sentito ragazzi? Siamo in prima pagina con questo titolo! Però ci sono solo Liam e Zayn con il tipo lì, e quella di schiena è
Jess…Non hai una bella faccia amico!- alzò lo sguardo, incrociando il mio accigliato – Ehm…ripensandoci, non hai una
bella faccia neppure adesso…-
-Ci hai messo il ghiaccio?- mi chiese Niall, dopo aver ingoiato un pezzo del panino enorme che gli è comparso dal nulla
in mano.
-Sì – sbuffai, finendo in un sorso il latte nel mio bicchiere.
-Pensi che ce la fai a leggere l’articolo o mi fermo al titolo?
Sbuffai, massaggiandomi il braccio livido e chiedendomi cosa avessi fatto di male per meritarmi tutto quello. Ovviamente i
media avrebbero rigirato la cosa a loro piacimento, senza davvero conoscere i fatti…e che gli importava fino a quando
avrebbero venduto i loro scoop?  Inoltre Jessica mi aveva guardato in quella maniera…
-Le ragazze si saranno già svegliate?- cambiò argomento Louis, capendo che non ero nelle condizioni di sopportare altro
che riguardasse la sera precedente.
-Ehm…sì- fui distratto dai miei pensieri dal rossore evidente sulle guance del mio amico biondo e a Louis comparve un
sorriso canzonatorio.
-Che hai combinato, Nialluccio caro?
Persino alle mie orecchie suonò fastidioso quel nomignolo, ma ci passai sopra come sempre, mentre il nostro amico
diventava ancora più rosso di prima, ora tendeva al rosso ciliegia, non più al rosso pomodoro.
-N…niente. Cioè…sta mattina mentre facevo la doccia ho sentito delle urla e mi sono precipitato in camera delle
ragazze…ma…ma era tutto ok…
-Precipitato…mmm...nudo?
-NO!- ora sembrava una melanzana…che sfaccettature interessanti…-A…avevo l’asciugamano!
-Solo? Ma...non dirmi che indossavi la cuffietta!
 -Ehmmm…
-Ma sei una vergogna per il genere maschile!
-Senti, è un regalo della nonna! E a me piace, ok?
-Appunto, sono di tua nonn…
-Che vuoi dire? Cos’hai contro nonna Horan?!?!
-IO? Nieeente! Ma tu avrai traumatizzato quelle due povere e ingenue fanciulle!
-Povere e ingenue? Di certo Jessica non è né l’una né l’altra…- fece irruzione nella stanza un Harry dalla faccia scura,
strappando di mano a Niall una fetta tostata  –Non dopo quello che Zayn mi ha detto che si è lasciata fare in pubblico…-
-Harry, Jess non è…- iniziai, sentendomi salire dentro un senso di protezione.
-Lei ci ha fatto finire sul giornale! Hai letto cos’hanno scritto?
-Su, Harry, non è colpa sua. I giornali raccontano un sacco di balle solo per…
-Sta zitto Louis! Questa volta non è una bugia! Liam ha picchiato un ragazzo, e quel tipo aveva tutto il diritto di toccarla,
visto che lei ha detto che è il suo fidanzato!
Non l’ho mai visto così.
Giuro di non aver mai visto Harry così furioso e incazzato di prima mattina, ma soprattutto…mi sembra strano che faccia
così senza motivo, che si sia incazzato per un articolo. Lo so che l’accusa non è leggera, non so neppure io che mi è preso,
ma so che Jess non ne ha colpa. Io volevo difenderla.
Ho agito d’istinto, non ho ragionato e lei non avrebbe potuto fermarmi.
Non so neppure io che mi è preso, avrei dovuto ragionare, agire come sempre…ma non l’ho fatto e mi spiace che ci abbia
rimesso tutta la band.
Ma il comportamento di Harry era esagerato…
-Ehi amico, calmati!- gli posò una mano sulla spalla Niall, ma lui se la scrollò via.
-Ma lo capite? Paul aveva ragione! Non riusciremo a cambiarla! Le persone come lei fanno solo guai!
-Harry, smettila! Ma ti senti? Stai già gettando la spugna prima ancora di provarci? Non è stata colpa sua!
-Liam non difenderla! Se lei non ci fosse stata non avresti mai reagito così!
-Che problemi hai? Prima sostieni l’idea di provarci, la prendi in custodia e ora per uno stupido errore…
-Uno stupido errore finito in prima pagina! Senti, non ho alcuna intenzione di litigare con te, quindi me ne vado!
Mi sorpassò, afferrando la giacca e sbattendo la porta d’ingresso dietro di sé. Vidi Louis confuso fissare la porta e
grattarsi la testa, mentre Niall era rimasto a boccheggiare, con le mani per aria che avrebbero dovuto reggere il pane
tostato che Harry gli aveva fregato e che in quel momento erano chiuse intorno all’aria.
Nessuno di noi sapeva che diavolo gli fosse preso.
Harry non aveva mai reagito in quel modo, anzi era sempre stato il primo a buttarla sul ridere e a sdrammatizzare la
situazione.
Sospirai, mettendo il mio bicchiere nel lavello, frastornato.
Prima Jess, poi Harry…
-Ehm…disturbo?
Una voce esile ci fece voltare verso la soglia della cucina dove una appena svegliata Isabella ci osservava intimorita con i
suoi grandi occhi azzurri. Niall scosse la testa, mettendosi ai fornelli in silenzio, mentre Louis la faceva sedere con un
gesto della mano:
-Hai sentito tutto?
La ragazza s’irrigidì e mosso in silenzio la testa in un cenno affermativo, fissandosi le unghie mangiate.
-Non ti preoccupare, gli passerà.- sorrise dolcemente Louis, accarezzandogli una spalla.
-A lui sì…- mormorò appena, per poi levare lo sguardo su di me –A lei non lo so.

 

 

 

 

 

 

 

 

POV. JESS

 

 

Il vento tirava in modo impressionante quella domenica mattina.
Avevo indossato in fretta e furia dei jeans neri stretti e una canotta larga bianca sotto a una felpa pesante e bucherellata sui
bordi, infilandomi gli anfibi senza neppure tentare di allacciarli ed ero uscita senza avvisare nessuno.

Solo Isa sapeva che ero uscita e mi fidavo di lei.
Ci saremmo incontrate verso mezzogiorno all’angolo della strada prima del parco e avremmo mangiato un panino, per poi
passeggiare e parlare. O stare in silenzio. Sarebbe dipeso tutto dal mio umore.

E ora il mio umore era nero, pura pece, profondo e scuro come un pozzo.
Continuavo a pensare ai lividi sulla pelle rosea di Liam e allo sguardo furioso di Marco, mentre si puliva il sangue dal
labbro rotto. Mi tornava in mente la sua mano sotto ai miei vestiti, e poi le mani di Zayn che avevano cercato di fermarmi
prima che io mi mettessi in mezzo a loro. Le voci confuse, gli sguardi dei curiosi, il flash di alcune macchine fotografiche,
le braccia di Louis che mi coprivano insieme alla sua giacca mentre correvamo verso la nostra auto. E il vociare di mille
persone che mormoravano il nome della band dei ragazzi.

Era stata colpa mia?
Colpa mia se Liam aveva preso a pugni Marco e le aveva prese da quest’ultimo? Colpa mia se gli altri pensavano che fossi
solo una bambina capricciosa, in cerca di divertimento, di staccare dalla realtà? Colpa mia se la mia migliore amica si era
ritrovata in quell’inferno? Colpa mia se Marco poteva spadroneggiare su di me come più gli piaceva? Colpa mia se la mia
famiglia era morta?

Forse se avessi chiamato prima la polizia…forse se avessi portato a lezione di danza mia sorella, invece che chiudermi in
camera mia ad ascoltare musica  a volume altissimo…forse avrei avuto almeno lei.

Mi fermai, aggrappandomi al palo della luce su un lato del marciapiede, di fronte all’entrata del parco, accorgendomi solo
in quel momento di essermi messa a correre.

Ma dove stavo correndo?
Da chi o cosa stavo correndo via?
Chiusi gli occhi, stringendo i pugni e respirando affondo.
No, non ci avrei più pensato. Non ci volevo più pensare.
Era per questo che non avevo preso nessuna foto, nessun ricordo da casa mia.
Niente che mi potesse far pensare a loro, eppure non mi uscivano dalla testa.
Ovunque guardassi c’era sempre qualcosa che mi collegava a quella parte della mia vita che ormai era il passato, che non
avrei più rivisto, che mi avrebbe fatto solo soffrire. E io non volevo soffrire anche per loro.

Avevo promesso a me stessa di dimenticarli.
Dimenticare il sorriso di mia madre che mi accoglieva la mattina.
Dimenticare le battute squallide di mio fratello e i suoi disegni.
Dimenticare la risata cristallina e gli abbracci di mia sorella.
Dimenticare  il modo affettuoso e canzonatorio in cui mi chiamava mio padre…
Dovevo dimenticarli.
Ma non ci stavo riuscendo, non ne ero capace…oppure non ero convinta di volerlo fare.
Posai la fronte sul freddo metallo del palo davanti a me e chiusi gli occhi, imprimendomi quella sensazione fredda che
avevo sul viso, come se avesse potuto farmi stare meglio, far sbollire il dolore che mi si era acceso dentro come un
incendio.

Non volevo bruciare.
Non per il dolore.
Preferivo bruciare all’inferno, piuttosto che bruciare per ricordi, persone, che non sarebbero tornate mai più.
Mi staccai da lì e lasciai che i capelli, sciolti mi ricadessero davanti al viso, mentre mi inoltravo nel parco ancora deserto
se non per alcune persone particolarmente mattiniere che facevano jogging.

Camminai in silenzio, anche se nella mia testa c’erano mille pensieri rumorosi e scollegati tra loro. Avevo come la
sensazione che non sarei mai riuscita a liberarmi dai fantasmi del passato, probabilmente anch’io sarei diventata una dei
tanti che continuavano a vivere bloccati tra i ricordi e un futuro inesistente come il fumo. E tutto questo mi faceva
maledettamente paura.

Sì, proprio così, avevo paura.
Ma non l’avrei mai ammesso ad anima viva.
Avevo l’incredibile capacità di trasformare la mia paura in rabbia, la mia rabbia in ostinazione, la mia ostinazione in
menefreghismo.

Me l’aveva sempre detto mio padre.
Ero sempre stata capace di elaborare ogni cosa che provavo in azioni, o altre espressioni derivate. Eppure c’era qualcosa
che non riuscivo a elaborare.

Ed era il bacio della sera precedente.
Quel bacio non aveva un espressione, un’azione da decifrare, un messaggio da criptare…se era per quello non aveva
neppure un volto.

Avevo baciato uno sconosciuto e non sapevo niente di lui se non che era un ragazzo magro, dai capelli morbidi, le labbra
carnose e…che baciava in una maniera che non avevo mai provato. Ah, e aveva delle bellissime mani.

Ma queste informazioni mi dicevano solo che poteva essere chiunque.
Ma io avrei scoperto chi era.
Alzai lo sguardo verso il cielo plumbeo appena una goccia d’acqua cadde su di me, scivolando lungo la mia guancia.
Stava per piovere e io non avevo niente per coprirmi, oltre al fatto di non avere alcuna intenzione di tornare a “casa”. Non
avrei sopportato la vista di Liam.

Non ero neppure sicura se sarei riuscita a parlargli dopo quella stessa mattina.
Gli avevo detto tutto quello che dovevo dirgli.
Anche se l’avevo già detto la sera precedente in macchina, facendoli ammutolire tutti.
“Marco è il mio ragazzo! Dovete lasciarlo stare, qualunque cosa succeda! Siamo io e lui, voi non centrate un cazzo
nella mia vita privata, ok?!”

Era vero.
Loro non avrebbero capito, ma mi bastava che ci fosse lì Isa a guardarmi, un po’ assonnata e a stringermi la mano per
cercare di calmarmi. La mia dolce migliore amica incapace di ferire o di trattare male neppure una mosca…era l’unica che
sapeva e di cui mi fidavo.

Chiusi gli occhi, rivolgendo la testa al cielo, incurante del mascara che colava lungo le mie guance o dei miei capelli
bagnati che si appiccicavano alla mia pelle.

Acqua.
L’acqua è un elemento liberatorio, purificatore, capace di rigenerare e farti sentire meglio. L’elemento della mente, come
diceva mia madre.

L’elemento della vita, della rinascita, del benessere.
Sperai che fosse così.
Sperai di sentirmi meglio.
Sperai di trovare in mezzo all’acqua il mio appiglio.
Ma, ovviamente, come al solito ( cazzo, questa non è sfiga?) non trovai niente.
Un’emerita minchia.
Solo un coglione che mi coprì con la sua stupida, insulsa, intirizzita, profumata, cald…cioè, sudata giacca!
-Ehi! Ma chi cazz…
-Sta zitta e tienitela in testa! Se ti prendi un accidenti voglio vedere chi ti cura!
Oh no.
Che cazzo ci fa lui qua?
-Ma tu non dovevi essere a fare colazione con gli altri quattro uccelli canterini?- sbottai, reggendo la giacca sopra la mia
testa e osservandolo prendersi tutta la pioggia. Ben gli sta a fare il coglione e voler fingersi gentile con me! Come se io ci
cascassi!

-E tu non dovevi essere a casa a dormire con la tua amichetta? O non riesci a dormire dopo il casino che hai combinato?-
ribatté lui, bruciandomi con quei suoi occhi verdi accesi di rabbia e sentimenti vari che a me non potevano fregar di
meno…

-No, sta notte ho dormito come un angioletto! Mi piace solo camminare – risposi a denti stretti.
-Non si direbbe dal tuo viso…
-Forse non hai notato che piove e il mio trucco si è tutto sbavato, Mr. Boccoli!
Sbuffò dal naso, passandosi una mano tra sulla fronte, per poi sistemarsi meglio il cappelli di lana ormai grondante
d’acqua che aveva in testa. Aveva una faccia pallida, niente colorito bello roseo come il culo di un bambino che aveva di
solito, niente mezzo sorriso irritante, niente fossette. Era serissimo e pensierosissimo.

Insomma…tutto un “-issimo” messo assieme.
-Che ci fai davvero qui, signor “Sta-zitta-e-fai-quello-che-dico-io”?
I suoi occhi tornarono a fissarmi in silenzio.
Come uno scontro, tra il suo verde speranza e il mio caldo castano che ardeva delle fiamme dell’inferno. Si abbassò per
fronteggiarmi meglio, come una vera e propria sfida, come se io fossi la fonte dei mille dubbi che aveva in testa.

Mi sfiorò con la mano gelata la guancia, togliendomi la sbavatura del mascara, ma mantenendo uno sguardo duro.
Ci stavamo scontrando, anche se non sapevamo bene per cosa.
Ma, tuttavia, fu uno scontro che non vinse nessuno, poiché fummo interrotti fa una serie di flash accecanti.

 

Dannazione, un’altra volta no!

 

 

 

 







 




*****ANGOLO AUTRICE*****

Ciao ciao ciaaaaaao a tutti!!!!!!!
Cosa ne pensate del nuovo capitolo???
Ho deciso di fare una cosa...oltre a ringraziare 
tutti coloro che seguono la mia storia!
'Sta volta ho deciso che aggiornerò il prima possibile
anche a seconda di quante recensioni ricevo...
Eh eh eh... :D
Ok, sono un idiota, perchè anche se non aumentano io
continuerò ad aggiornare per le fedelissime! Ma vabbè...
Più recensite e prima scriverò,
e prima scriverò, prima voi avrete i nuovi capitoli!
Perciò diamoci una mano a vicenda, ok? ;)
Grazie per avermi sopportato fino a qui!
Spero che vi sia piaciuto il nuovo capitolo!
Recensiterecensiterecensite e a presto!
Un grosso abbraccio
Respiro_di_Primavera :*






 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Gesti inaspettati ***


 

 Gesti inaspettati 
 



 
Avevo mai detto quanto detestassi correre inseguita dai fotografi con la bava alla bocca che pregustavano
già il sapore della vittoria ad ogni scatto? No?
Certo, era probabile che non l’avessi mai detto. Anche perché non mi era mai successo prima di quel
momento. E pensare che da piccola ridevo delle persone che non  volevano essere fotografate. Per me le foto
erano importanti, erano ricordi, momenti sigillati e pronti ad essere rivissuti nella propria mente, evocati solo
da un’immagine.
Ero proprio una stupida.
Mentre con una forza che non mi aspettavo così all’improvviso il mio tutore mi trascinava “in salvo”, mi voltai
un istante per controllare a che punto erano i nostri inseguitori. Ci eravamo inoltrati in mezzo al parco, dove
c’erano le piante e l’erba era meno curata, sperando che ciò li rallentasse. O almeno pensai che fossero queste
le intenzioni del riccio che guidava ogni mio passo di quella fuga precipitosa.
Per un attimo credetti che ce l’avessimo fatta. Davvero, mi stupii del mio ottimismo per una volta…dopo di
che li vidi comparire.
-Vuoi continuare questa corsa mattutina per bruciare calorie o facciamo sul serio? No, perché fra poco ci
saranno addosso, Mr. Boccoli!- gli feci notare, con il mio solito tono gentile e accomodante.
Per tutta risposta mi strattonò, facendomi accelerare il passo (anche se più che correre, credo che mi stesse
cercando di insegnare a volare…) e voltare l’angolo, ma invece di evitare un cespuglio che era proprio di
fianco alla strada che dovevamo percorrere mi ci buttò dentro. Quello sì che era un English Gentleman! E io
che pensavo fossero tutte leggende metropolitane!
-Sta qui finché non torno se no sono cazzi, capito?
-Signorsì, capitano!- sbuffai, lasciandolo riprendere la strada.
Si allontanò, continuando a correre sotto la pioggia scrosciante che ormai gli aveva appiccicato i vestiti
addosso, anche se quei pantaloni dovevano essere già stati aderenti quando gli aveva indossati quella
mattina… Mi sforzai di distogliere lo sguardo e trattenni il fiato quando un’onda di flash e macchine
fotografiche si abbatté sulla stradina di fianco al mio nascondiglio per poi proseguire di tutta fretta.
Oh, che nobile gesto sacrificarsi per me! Forse dovrei seriamente aspettarlo qua dentro, con l’acqua che mi
entra negli occhi e i capelli che ormai sembrano delle alghe… Ma non ci penso neanche!
Mi alzai lentamente, pregando che non ci fosse più in giro nessuno di quei tipi odiosi, e mi tirai indietro i
capelli. Domandandomi dove potevo andare in quel momento. La casa dei cinque canterini era esclusa a
prescindere, come la casa di Isa visto che lei non c’era…magari dovevo andare ai grandi magazzini e
comprarmi qualcosa di asciutto… Mi grattai il mento, notando poi di avere le dita nere. Il mascara era colato
fino a lì.
Dannazione, ora sì che sembravo una scappata di casa! Imprecai, cercando di uscire da quel dannato cespuglio
e rompendomi la felpa.
-Ma cazzo! Quello appena torna lo strangolo! Altroché! Anzi prima lo torturo e poi lo faccio sciogliere in una
vasca piena d’acido!- sibilai a denti stretti, prendendo tra le mani il buco che si era creato. Adoravo quella
vecchia felpa. Un altro ricordo andato a puttane…
-Non strillare! Ho fatto una fatica a seminarli!- sbuffò una voce senza fiato e rimasi sconvolta nel vederlo
piegato in due a riempire i polmoni proprio di fianco a me.
-Ma come hai fatto?
-Abitudine.- scrollò le spalle e mi studiò da sotto le lunghe ciglia che gli incorniciavano quegli occhi verdi più
intensi del solito –Devi avere solo delle buone gambe e delle scarpe comode –
-Ok. Allora cosa pensi di fare con me, ora? Mi sculaccerai perché sono stata una bambina cattiva, prima di
riportarmi a “casa” e obbligarmi a scusarmi con Liam?- incrociai le braccia e inarcai un sopracciglio.
Il riccio mi fissò in silenzio, avvicinandosi, e con un gesto inaspettato mi passò una mano sui capelli e sulla
guancia, mentre i suoi occhi diventavano impenetrabili e fissavano con intensità i miei resi ancora più scuri dal
temporale. D’istinto m’irrigidii a quel contatto, chiedendomi cosa volesse fare. Aveva perso il cappello di lana
e ora i ricci bagnati gli accarezzavano la fronte imperlata di pioggia, mentre le sue dita calda mi toccavano.  
-Che vuoi?- gli chiesi, assottigliando lo sguardo.
La sua mano si spostò bruscamente dal mio viso e mi afferrò un polso con poca gentilezza, trascinandomi
verso l’uscita del parco. Per una volta che le cose si stavano facendo interessanti questo inizia a comportarsi
come uno stronzo.
Uomini!
-Dove stiamo andando? Anzi, dove mi stai portando contro la mia forza di volontà?- protestai, cercando di
liberarmi, ma senza successo.
La sua stretta non faceva male come quella di Marco, ma era robusta, solida, non mi lasciava e non si
allentava neppure di poco. Era una presa forte, ma in qualche modo gentile, come qualcuno rude che però ti
vuole proteggere e nasconde in sé tutta la gentilezza che tu non ti aspetteresti….
-Zitta e seguimi.
Cazzo, che gentilezza!
Alzai gli occhi al cielo, ma poi decisi di fare come diceva, affiancandolo.
Lasciai che la sua mano scivolasse giù dal mio polso e che le sue dita si intrecciassero alle mie senza dire
niente.
E ci incamminammo così sotto la pioggia.
 
 
 









POV. NIALL
 

Aveva i capelli più belli che avessi mai visto, sembravano così soffici che mi veniva quasi voglia di toccarli,
farmeli filare tra le dita e arrotolarli con dolcezza. Le arrivavano appena sotto alle spalle, perfettamente lisci
senza il bisogno della piastra e si muovevano intorno al suo viso come un alone di luce solare.
E poi c’erano i suoi occhi chiarissimi, grandi e così innocenti, dolci come tutto di lei…mi faceva venire una
voglia matta di perdermi lì dentro, fin dal primo istante in cui l’avevo vista.
Non avevo mai creduto a colpi di fulmine prima di quel momento.
Prima di incontrarla.
Isabella si sporse verso il tavolino per prendere il telecomando e il suo profumo mi rintontì per un istante,
prima che i suoi occhi si voltassero verso di me e le sue guance prendessero una dolce sfumatura di ciliegia.
-Niall, mi passeresti un cuscino, per favore?
Oddio, anche la sua voce era fatta di zucchero e d’innocenza.
Un’innocenza ormai rara nel mondo in cui ormai vivevo da tempo. Con i ragazzi era meraviglioso, perfetto a
parte le solite litigate da coglioni…ma tutte le ragazze che avevo conosciuto dopo…erano state tutte attratte
dal nome oppure dall’aspetto, dalla mia voce…ma non da chi ero davvero io. Avevano tutte qualcosa sotto. Mentre l’amica di Jess era completamente diversa.
-Niall?- ora il suo viso aveva un rossore molto più accentuato e i suoi occhi fuggirono ai miei per la timidezza
e l’imbarazzo.
-Uh? Ah…ehm…tieni!- gli passai un cuscino di fiano al mio e la studiai, mentre se lo stringeva al petto e
voltava il viso verso la televisione.
Mi sdraiai su un fianco, avvicinandomi un po’ a lei, mentre mangiavo i popcorn. La su mano chiara scivolò tra
le mie per prenderne una manciata e io gliela bloccai, non resistendo più. Aveva la pelle vellutata, piccole
unghie tenute corte e senza smalto, ben curate. Disegnai dei cerchi sulla sua mano, mentre le sue dita
rilasciavano i popcorn e si intrecciavano alle mie.
Levai lo sguardo su di lei e i suoi occhi mi stupirono.
Erano diventati ancora più grandi, sgranati per lo stupore, l’imbarazzo e qualcos’altro che non sapevo come
interpretare. Avrei voluto capire di più o collegare il cervello, ma non ci riuscii.
Non con quegli occhi di fronte.
Avvicinai la sua mano alle labbra e le succhiai un dito.
Era salato, ma sotto lo strato dei popcorn, il sapore della sua pelle mi ricordava la vaniglia e il cioccolato
era buonissima. Mi ritrovai ad accarezzare ogni sua dita con le labbra, chiudendo gli occhi e sentendola
rilassarsi piano piano. Schiusi gli occhi e notai che anche lei li teneva chiusi, mentre con l’altra mano si
aggrappava al cuscino che aveva al petto. I capelli leggermente sul viso a farle ombra e la bocca socchiusa…
Chissà di cosa sapessero le sue labbra…
Aveva un espressione di piacere e confusione strana, che però mi fece venire i brividi.
Poi però si ritrasse quando sentì le mie labbra sul suo polso.
Il suo viso si infiammò, mentre si alzava da lì e correva di sopra.
Lasciandomi con il suo sapore sulla punta della lingua…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 POV. HARRY


-Fai sul serio?
No, non le avrei risposto. Ero stato chiaro, doveva stare zitta e seguirmi, cosa poteva non aver capito di questo
semplice concetto? E poi stavo già sforzandomi di non fare scemate, mentre la sua voce irritante e quella punta
di sarcasmo che aveva sempre mi stavano mettendo a dura prova...
-Sul serio l'hai presa?
Sbuffai, schiacciando con forza ilpulsate per chiamare l'ascensore. Ci impiegò troppo tempo, davvero troppo
tempo ad arrivare, ma gli sportelli si aprirono in tempo e io mi ci infilai subito dentro, trascinandomi dietro
quella ragazza insopportabile.
-Hai deciso di non parlarmi? Perchè diavolo lo hai fatto, coglione?
Ottimo, ora dovevo sopportarla anche mentre mi dava del coglione e mi insultava. 
Pregai di arrivare presto a quel maledetto piano.
-Ok, senti cercherò di essere gentile...ok?
"Impossibile, tu non lo sei mai. Non ne sei in grado." pensai, squotendo la testa.
-Dimmi solo che ci facevi al parco.- la sua voce era davvero più gentile. Non ci potei credere. probabilmente
le mie orecchie mi stavano ingannando...troppa acqua, già...
comunque non le risposi, ma appena arivammo percorsi il corridoio e arrivai davanti alla mai stanza, per poi inserire nella toppa le mie chiavi e far scattare la serratura. Mi feci da parte e lei squotendo la testa mi precedette accendendo le luci.
La camera era ampia e ben pulita, il letto era matrimoniale con le lenzuola dorate e i ricami rossi, la moquette
era rossa e soffice, mentre le pareti color panna erano impreziosite da ricami e gaget di lusso. Un televisore 
era posizionato su un mobile di fronte al letto  e su un mobile vicino alla porta che si apriva sul bagno erano
posati degli asciugamani puliti e due accappatoi. 
Posai le chiavi nella mia tasca e chiusi la porta alle mie spalle, facendola voltare.
I suoi occhi mi studiarono attentamente, in modo sospetto, prima che mi si avvicinasse di nuovo.
Le sue mani si posarono sul mio petto, accarezzandolo lievemente e poi fecero scivolare fino in fondo la
cerniera della felpa, per poi sfilarmela lentamente, fissandomi negli occhi.
Passò una mano tra i miei capelli bagnati, obbligandomi a chinarmi verso di lei e ad arrivarle a un soffio dal
viso, come se fossi un giocattolo tra le sue mani.
E probabilmente lo ero in quel momento.
Anche con il trucco colato e i capelli bagnati la trovavo bella, ma non bella e basta.
Non era bella nel vero senso della parola, non parlavo di bellezza estetica...era bella perchè si rifletteva ciò
che aveva dentro. Era una bellezza malinconica e triste, infiammata da un'anima persa, che si era abbandonata.
Un'anima che apparteneva già a un altro. 
Strinsi i pugni e contrassi la mascella, spingendola via e facendola cadere sul letto.
La vidi stringere i denti e buttare la testa all'indietro.
-Pensavo che mi avessi portato in un albergo perchè volevi approfittare di me...o almeno giocare un po'. E con
giocare, non intendo fare il gioco del silenzio...- mi lanciò un'occhiata gelida e si sfilò la felpa rotta,
fermandosi a osservarne lo strappo. 
I suoi occhi si fecero tristi per un secondo, poi furono presi dalla rabbia e gettò contro il muro l'indumento.
La osservai in silenzio, mentre si sfilava i vestiti e afferrava un accappatoio, prima di chiudersi in bagno.
Perchè faceva così?
Perchè si considerava solo un corpo da esibire e nient'altro? O perchè fingeva che fosse davvero lei quella?
Davvero c'era qualcosa sotto che dovevo trovare o era così e fine del discorso? 
Dalle azioni della sera precedente sembrava davvero una ragazza di quel genere, con un ragazzo violento e con
il vizio di esibirla e farle tutto quello che voleva...
Valeva la pena prendermi cura di una che di cure non ne voleva?
Raccolsi la felpa e la riggirai tra le mani, 
Un etichetta...
"Proprietà di Rob"
Chi era Rob? Il ragazzo della sera prima? Per questo aveva reagito in quella maniera? O era un altro?
Noi dovevamo lottare davvero per lei?
















 





*****ANGOLO AUTRICE*****

Scusate il ritardo, il computer aveva un guasto
e non sapevo come fare a postare il capitolo :(
Comunque eccolo qui!  
Che ne pensate???????
Spero di sentirvi ancora numerosi, ricordate 
quello che ho scritto nel mio angolino lo scorso
capitolo, varrà per tutti gli altri capitoli!
Se recensite in tanti e velocemente posterò 
il prossimo capitolo questo weekend ;)
Un abbraccio a tutti e grazie alle meraviglie 
che mi sono state vicini, a coloro che leggono in silenzio
e quelle lettrici che mi supportano sempre!
A presto!
Respiro_di_Primavera :*






 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** The wrong house and cartoons ***




The wrong house and cartoons



 
L’unica cosa che le mie orecchie percepivano era il getto d’acqua della doccia che si abbatteva sulle pareti di
vetro, e bagnava le piastrelle candide del bagno.
L’accappatoio era scivolato su una sedia lì vicino mentre i miei piedi erano scivolati nella doccia. L’acqua era
talmente bollente da aver appannato ogni superfice di umidità e mi bruciavano sulla pelle nuda.
Tutta quella situazione era assurda.
Passai le mani sul ventre per sciacquarmi via la schiuma, poi massaggiai la testa e chiusi gli occhi, ripensando
allo sguardo del riccio. Mi aveva fissata come se fossi stata una delusione, con una freddezza che, sebbene lo
conoscessi da così poco, mi aveva spiazzata, visto che non era da lui. Anche il comportamento di prima non
era del ragazzo riccio che il secondo giorno in cui ci eravamo conosciuti aveva tentato di baciarmi… E non
sapevo perché ma il suo atteggiamento mi aveva turbata.
Spensi l’acqua, mi avvolsi in un accappatoio e poi mi asciugai parzialmente i capelli strofinandoli con un
asciugamano. Sospirai, spannando con una mano il vetro dello specchio e fissando il mio riflesso come se
stessi guardando una sconosciuta. Improvvisamente realizzai che cosa avessi fatto.
Mi ero spogliata davanti a uno sconosciuto, ma prima ancora avevo pensato che mi avesse trascinata lì per
usarmi…e avevo pensato tutto quello perché era stato ciò che davvero mi aspettavo.
-Da quanto?- chiesi in un sussurro al mio riflesso.
Da quanto ho smesso di fidarmi degli altri e ad aspettarmi solo il peggio? Da quanto ero diventata così? Da
quanto non mi succedeva una cosa bella?
Da troppo, troppo tempo.
Troppo.

Strinsi le labbra, aggrappandomi all’accappatoio fin quando le nocche mi diventarono bianche e le unghie si
immersero completamente nella stoffa morbida.  Mi morsi le labbra e strizzai gli occhi.
No, niente lacrime.
Mi rifiutavo categoricamente di piangere.
Distolsi lo sguardo dalla mia immagine e mi ritrovai a fissare una figura sfocata nell’altra metà dello
specchio, trattenendo il respiro.
Non poteva essere entrato.
Non poteva avermi vista in quello stato.
Mi voltai lentamente, e rabbrividii appena incrocia il suo sguardo con il mio. I suoi occhi di smeraldo mi
fissavano intensamente e io sostenni il suo sguardo ritrovando la determinazione e spavalderia che avevo
perso pochi istanti prima. Non avevo alcuna intenzione di scoppiare a piangere di fronte a lui, specialmente
dopo che lui mi aveva tratta in quella maniera e…dopo quello che io gli avevo detto. Allentai la presa
sull’accappatoio e gli diedi di nuovo le spalle, sperando che scomparisse, che si dissolvesse come una nuvola
di fumo nell’aria.
Chiusi gli occhi, sperando.
E in quel momento sentii una sua mano accarezzarmi un braccio, avvertii la sua presenza più vicina alle mie
spalle, il suo profumo invadere la mia sfera di difesa, l’aria intorno a me. Mi fece voltare lentamente e io lo
lascia fare. Poi le sue braccia mi strinse contro il suo petto caldo in un abbraccio il cui significato mi era
ignoto. Spalancai gli occhi senza alzare lo sguardo, trovandomi a fissare la sua pelle nuda, libera dalla maglia
bagnata che aveva indossato fino a poco prima.
Ed ebbi solo il desiderio di scappare.
Scappare da quell’abbraccio privo di senso, da quel ragazzo che mi aveva tratta in quella maniera e mi aveva
giudicata, giudicata per una cosa che ormai era fuori dal mio controllo, che odiavo.
-Voglio tornare a casa.- scandii lentamente ogni parola e lettera di quella frase, perché anche solo articolarla
mi fece male al cuore.
Perché Harry mi lasciò andare, uscì in silenzio, senza dire una parola, pronto a riportarmi a “casa”.
Ma quello che non sapeva era che quella era la casa sbagliata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
POV. LOUIS
 

 
-Sono ancora là fuori?- chiese preoccupato Niall, entrando in cucina, dove io e Liam eravamo intenti a spiare
dalle finestre il giardino silenzioso immerso in quell’atmosfera spettrale. Anche se aveva finito di piovere, si
era levata una leggera nebbiolina d’argento che evocava nella mia mente qualche scena di film horror di terza
categoria…eppure quella nebbiolina non riusciva a nascondere i flash che ogni tanto partivano dalla
recinzione.
Ci erano addosso, specialmente dopo la sera precedente, in cui Liam aveva dato spettacolo e Jess ci  aveva
rivelato la presenza inquietante e mal gradita del suo mostruoso ragazzo. No, non sono in alcun modo geloso,
se è questo che state pensando, la vita è sua e non credo che Jess ne abbia colpa.
Io non sono dello stesso parere di Harry (il cui comportamento proprio non mi aspettavo), so che c’è
qualcosa sotto, perché Jess mi aveva avvertito prima di entrare alla festa.
 
*-Allora, scendiamo? O vuoi far aspettare ancora un po’  il tuo amico?- le chiesi, vedendola ferma e
sovrappensiero  e notando che tutti gli altri erano già scesi e stavano aspettando solo noi.
Era davvero bella con quel vestito anche se la preferivo senza quel trucco troppo scuro e troppo sexy, e anche
se conoscevo modelle e attrici, c’era qualcosa nella sua figura a incantare il mio sguardo.
Mi sbrigai a distogliere lo sguardo e le mie mani scivolarono sulla cintura di sicurezza per aprirla, ma lei mi
trattenne un attimo facendo intrecciare le mie dita con le sue. Tornai ad osservarla attentamente,
corrugando la fronte.
-Senti Louis…- iniziò, con un viso pensieroso e allo stesso tempo serio –Non farti ingannare da ciò che
vedrai, ok?
Aprii lievemente la bocca, preso in contro piede dalla sua richiesta, confuso dalle sue parole che mi
sembravano senza senso.  Avrei voluto chiederle cosa volesse dire e che cosa avrei potuto vedere di così
grave da dover essere avvisato, ma non ne ebbi il tempo.
-Ehi, voi due vi muovete o no?- aprì di scatto la portiera Harry, obbligandoci a troncare troppo presto la
nostra conversazione.
E poi…poi non ebbi bisogno di ulteriori spiegazioni…*
 

Non mi ero fatto ingannare dalle apparenze, ma ero preoccupato. Sebbene Jess avesse difeso il suo suddetto
ragazzo, sapevo che non avrebbe voluto farlo, che in qualche modo ne aveva paura, anche se si fingeva forte e
sicura di ciò che faceva.
Volevo solo sapere che le stava succedendo e cosa poter fare per starle accanto e aiutarla…
-Dannati fotografi!- ringhiò Zayn, sbattendo la porta –Mi spiace Niall, ma non sono riuscito neanche ad
uscire! La spesa dovremmo tardare a farla!-
-NO! IO HO FAME! IL FRIGOR PIANGE! E FRA POCO PIANGO ANCH’IO!- esclamò il nostro amico biondo
e io sospirai dandogli qualche pacca sulle spalle.
-Ma appena ci vedono iniziano a scattare foto e mi accecano! Io ora non ci vedo più! Ed è pericoloso uscire in
macchina!- sbuffò Ciuffo-perfetto, mordendosi un labbro e sdraiandosi quasi interamente sul tavolo, per poi
sprofondare la testa tra le braccia.
-E se ci travestissimo!- schioccò le dita Niall e i suoi occhi mandarono scintille.
-Te lo sogni! Non indosserò niente che possa rovinarmi l’immagine!- gemette la voce soffocata di Zayn,
mentre Liam spiava dalla finestra e sospirava, frustrato.
-Ma allora che facciamo? Scaviamo una galleria sotterranea fino al primo supermercato come Bugs Bunny?-
propose ancora il nostro irlandese, sagace, ma non abbastanza.
-Sai quanto ci metteremo, signor scavatore ?
-Costruiamo una catapulta gigante come Willy il coyote?
-Niall…non siamo in un cartone animato…- cercò di riportarlo alla realtà Liam, massaggiandosi lo stomaco
vuoto –Ci vorrebbe qualcuno da mandare in ava scoperta e che non abbia la nostra faccia…-
-Brillante idea, Payne! Ma si da il caso che noi quattro siamo gli unici esseri umani in questa casa!- gli fece
notare Zayn, per poi voltarsi verso di me, infastidito –Ok, noi tre siamo esseri umani…lui è più una carota
con le gambe e le braccia…-
-Ehi!- protestai –Ho anche due occhi, le orecchie e la bocca, da cui esce la mia meravigliosa voce! Sono una
carota canterina, io!-
Niall cerca di soffocare una risata, anche per via della drammaticità della situazione.
Moriremo di fame. O moriremo prima, mangiati da Niall.
Ma entrambe le prospettive non sono delle più allettanti.
Mi passo una mano tra i capelli e finisco di mangiare la mia ultima carota.
Non ci posso credere, eppure sono così giovane…
-Ehi ragazzi! Io esco, devo tornare a casa!
Di chi è questa voce soave? Questo rumor di scarpe? Questa melodia danzante di vita?
Chi è questa fanciulla che pare un angelo?
Oddio! So perfettamente chi è!

-Isabella!- esclamò Liam, anche lui illuminato dai miei stessi pensieri.
-No, lei non è Isabella! Lei è la nostra salvezza!- saltò su Zayn, rievocato a nuova vita.
Lei ci fissò, stranita e preoccupata: -S…state bene, ragazzi?
Niall la prese per le mani, facendole andare le guance in fiamme.
-Esci con me!
Il suo viso dal rosso che era divenne ancora più acceso e distolse lo sguardo, imbarazzata:-Ma…io…tu…ecco,
casa mia…devo…andare…-
-Per favore! Siamo senza cibo e abbiamo i sicari ai cancelli!- Zayn la prese per un braccio delicatamente e
l’avvicinò alla finestra, da cui Liam scostò la tenda.
La ragazza sgranò gli occhi, impressionata e si rivoltò verso di noi, indecisa.
Ma era troppo una brava ragazza per negarci il suo aiuto.
-Va bene…ma dobbiamo fare in fretta o mia madre non mi farà più uscire.
Esultammo tutti, mettendoci a saltellare e improvvisando uno strano balletto, che aveva inventato Zayn,
perciò era davvero una cosa assurda…
-Ragazzi…ho detto che dobbiamo muoverci se no niente cibo!
-Vado a travestirmi!- urlò Niall, correndo peggio di Beep Beep.
Evviva gli Looney Tunes!
 
 
 
 
 













*****ANGOLO AURITRICE*****
Ciao a tutti!
Spero che questo capitolo non vi abbia annoiato...
Mi è piaciuto molto scrivere la parte di Jess e Harry...
spero di scoprire presto cosa ne pensate a proposito!
Aggiornerò appena riuscirò e sarò invogliata a fare prima 
se saprò che mi direte cosa ne pensate della mia storia! 
Voglio migliorare e voglio essere certa che non sia una noia...
Nel caso lo sia, ditemelo e cercherò di migliorare e movimentare le cose ;)
Un abbraccio
Respiro_di_Primavera :) 





 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Blood ***


****ANGOLO AUTRICE****
Scusate il ritardo, sono stata davvero motlo impegnata! 
Ho scritto il mio angolo prima del solito perchè devo avvisarvi che questo capitolo presentaun po' di violenza e atti che non vanno in alcun modo imitati.
Spero che mi diciane cosa ne pensate!
Grazie mille a coloro che continuano a seguirmi e alle mie recensitrici,
che adoro con tutto il cuore e a cui voglio dire GRAZIE!
Spero che non mi abbiate abbandonata>.<
Un grosso bacio
Respiro_di_Primavera:* 






BLOOD 
 
 



La musica alta pulsava in modo intenso nella mia testa, mentre le luci saettavano da una parte all’altra
del locale, tra quelle facce sconosciute così diverse tra loro, ma allo stesso tempo accumunate dalle
stesse voglie.
Divertirsi.
Distruggersi.
Dimenticare.
La maggior parte di quelle persone aveva il segno di quelle tre “D” stampate in fronte, negli occhi,
marchiati sulla pelle sudata e bollente. Le potevo vedere distintamente. Come? Perché è scienza, è filosofia,
è destino che i simili si riconoscano tra i loro simili, senza neppure il bisogno di parlare, bastavano gli occhi
per comunicare tutta la perdizione che ormai ci aveva corrotti.
I volti della massa erano illuminati a tratti, e a tratti cadevano nel buio più profondo, nelle tenebre più
distruttive. Auto-combustibili. Degeneranti.
E io ero una parte minuscola, un punto rivestito a malapena di tessuto, in quella folla scatenante. Mi ero
allontanata dalla zona Vip, dalla pista rialzata con i divanetti in pelle, i pali lucidi, gli alcoolici gratis…e dagli
occhi di Marco che in quel momento sondavano il locale senza trovarmi, stringendo il drink in una mano,
quasi a romperlo, mentre Lucy, sbuffava infastidita.
Io li vedevo, ma loro no.
Chiusi gli occhi, facendo oscillare il capo all’indietro e muovendo verso l’alto le mani, sospinta dalla musica e
dal desiderio di sparire. Se chiudevo gli occhi era davvero come non esserci.
Ero solo musica, un corpo pervaso da musica, senza limiti, senza necessità, senza pericoli.
Qualcuno si strusciò sul mio fianco e io schiusi gli occhi, focalizzando una ragazza dalla pelle scura e con un
magnifico sorriso così bianco e in contrasto con la sua pelle che mi incantò per un attimo. Le sorrisi, e sapevo
che non era un vero sorriso, era come il suo.
Un sorriso sbilenco, rotto.
Mi porse un bicchiere, gridando per farsi sentire, ma non percepii niente.
Lo presi e osservai il contenuto, probabilmente alcoolico.
Poi lei allungò di nuovo la mano e mise nella mia libera qualcosa di piccolo e chiaro come il suo sorriso. Studiai la pillola, prendendola tra il pollice e l’indice, facendola scivolare sui polpastrelli per un secondo,
chiedendomi che cosa avrei dovuto fare. La mia testa era un tale casino, non c’era spazio per riflettere.
I miei occhi improvvisamente furono attirati da altri scuri e intensi, che mi avevano vista. Marco mi fissava,
mentre faceva un cenno a un suo amico per bisbigliargli qualcosa all’orecchio.
-Inghiottila!- finalmente la voce della ragazza mi arrivò alle orecchie e senza pensarci eseguii.
In quella pillola c’era il corrispondente delle tre “D” in un secondo, una risposta momentanea, ma che mi sarei
fatta bastare.
Bevvi in un solo sorso tutto il contenuto del bicchiere e fissai il volto della ragazza accanto a me, che aveva
fatto le stesse cose. I suoi occhi erano così scuri, ma non più profondi, qualcosa vi galleggiava in superfice,
qualcosa che non afferrai, ma entrambe scoppiammo a ridere.
Non era una risata sana, vera, ma non ci importava, era qualcosa fatta di chimica, di sintetizzata, di sbagliata.
Ma in quel momento capii che di sbagli ne avevamo fatte entrambi tanti, uno in meno o uno in più non
importava. Mi prese la mano e iniziammo a ballare insieme, con i volti rivolti verso l’alto, gli occhi chiusi,
l’ombra di quel sorriso sbilenco sui nostri visi.
Chi se ne fregava che non sapevo che stavo facendo, che non ricordavo dove fossi, che ero scappata e ora
probabilmente non sarei tornata in tempo per fingere di non averlo fatto.
Chi se ne frega se poi Marco si sarebbe arrabbiato.
Non me ne fregava niente.
Ero libera, rinchiusa in quell’aura di leggerezza sintetica in cui si era avvolta la mia mente.
 
 
 
 








 
POV. ZAYN
 
Era mercoledì sera e io mi stavo annoiando, come sempre.
Louis e Niall si erano impossessati della mia camera per giocare con qualche video gioco di quelli del
biondino, tipo preparare torte e altre robe da mangiare…Ultimamente si erano proprio fissati.
Liam era uscito a fare commissioni, anche se l’ora tarda mi diceva ben poco…
E ovviamente Harry era troppo intento a fare il misterioso e associale per stare con me. Non sapevo che gli
prendeva, ma da una settimana, da quando aveva riaccompagnato a casa Jess, non parlava più molto e ci
evitava. E quando dico “evitava” intendevo proprio che non riuscivo neppure a intercettarlo in bagno che lui
se la dava a gambe. Manco avessi qualche malattia virale.
Perciò io mi ero dovuto spaparanzare sul divano a sperare di trovare qualcosa di interessante, visto che avevo
letto tutto ciò che avrei potuto trovare di interessante nel dizionario di inglese-italiano.
Ma la serata procedeva a rilento e già pensavo che sarebbe stata una noiooosa serata come tutte le altre quando
qualcuno iniziò a imprecare furiosamente,  scendendo le scale.
Mi alzai tutto allegro per la novità e mi fermai ad osservare un incazzoso Harry che si arrotolava una sciarpa
intorno al collo e si ficcava un cappellino di lana in testa, pronto a uscire di casa così.
Senza giubbotto e con le pantofole con la faccia di topolino.
Avrei dovuto dirglielo?
-Dove vai?- mi anticipò uno sbigottito Liam, che stava rientrando e aveva appena rischiato di cadere a terra
per via dello scontro con il ricciolino.
-Kiss.- lo sentii mormorare appena, stringendo i denti.
-La principessina di casa è uscita senza il bodyguard?- sbuffai annoiato. Di nuovo.
Harry si voltò con gli occhi che brillavano di un fuoco verde bruciante, se avesse potuto mi avrebbe
incenerito, ne ero certo. Ma cosa pretendeva? Quella ragazza avrebbe comunque fatto di testa sua anche con
tutta la polizia italiana alle calcagne. Perciò dovevamo prenderla con filosofia, no?
Dalla faccia di Harry era evidente che non la pensasse esattamente come la pensavo io…
-HAI VISTO CHE USCIVA E NON L’HAI FERMATA?????
-Ha 17 anni, ha tutto il diritto di uscire se vuole.
-ZAYN! CAZZO!
-Harry, alla sua età facevi esattamente come fa ora lei, e lo fai anche ora, no?
-MA IO AVEVO VOI, LEI NON HA NESSUNO!- e dopo averlo urlato cercò di prendere fiato, mentre Liam
gli porgeva la giacca con uno sguardo solidare.
-Vieni, andiamo a cercarla.
Sbuffai, infilandomi il chiodo e alzando il colletto:-Dai, so io dove andava.
Uscimmo in fretta, mentre Liam prendeva la macchina e Harry finiva di infilarsi le scarpe.
Quei due l’avevano presa davvero a cuore e non era solo perché era una loro responsabilità, sapevo che c’era
qualcos’altro sotto che non ci avevano detto e mi rodeva il non saperlo. Ovviamente avevano le loro buone
ragioni, ma eravamo una famiglia.

E si sa che in una famiglia i segreti non durano allungo.
 
 
 
 








POV. JESS
 
La testa continuava a girare, mentre i contorni delle cose sfocavano e pulsavano a ritmo con la musica.
Mi sentivo persa, il senso di orientamento era andato a farsi fottere come la ragione e ciò mi portava a uno
stato di estasi e felicità.
Perché sono le persone che non pensano quelle che possono davvero essere felici.
E io ora ero in un mondo di felicità artificiale, insieme alla mia nuova amica.
Quella con il sorriso storto e la pelle scura come il carbone, lucida di sudore.
Urlammo all’unisolo e ci mettemmo a ridere.
-Che sballo! Vero?- gridò, mentre ci sorreggevamo a vicenda.
-Dio, non mi sono mai sentita così…- mormorai, alzando gli occhi verso l’alto e ridendo, chissà mai perché,
senza motivo, era solo l’ebrezza di averlo dimenticato.
Dimenticato cosa?
Non lo ricordavo neppure più. Era tutto così perfettamente sbagliato.
Qualcuno mi afferrò per un braccio e voltandomi notai che era il ragazzo che poco prima (o diverse ore
prima?) stava parlando con Marco. Era molto più alto di me, con le spalle larghe, il viso sfocato come tutti in
quel posto caotico e privo di senso, capelli scuri spettinati e incollati alla fronte per il caldo.
Gridò qualcosa, ma non m’importava di cosa stesse dicendo.
Non mi importava di niente.
Mi strattonò e io mi aggrappai alla sua maglia per non cadere, chiedendomi perché mi volesse portare via da
qual posto così giusto per me.
Ero stufa di oppormi agli eventi, stufa di dover cercare di non far crollare tutto…ma ormai non avevo niente
da sorreggere, niente da perdere, niente da guadagnare.
Ero il niente, e il niente non ha ne ragione ne  il diritto di opporsi.
Lasciai che mi trascinasse via, mentre la ragazza cercava di chiamarmi, ma l’effetto della pillola magica non
poteva niente contro la forza di quel ragazzo che mi chiuse con lui in una stanza buia, lontano da tutti.
Probabilmente era il magazzino dove tenevano le bevande al fresco.
Non capivo cosa ci facessi lì, finchè il tipo non fece cenno di voltarmi.
Marco mi guardava, la sua figura elegante seduta su una cassa sigillata, i suoi occhi roventi di rabbia.
-Cosa cazzo stai facendo?
A quella domanda  non potei evitare di ridere, non sapendo se fosse stupido o altro. Non era evidente? Non era
lampante? Dovevo fare cartelloni o scriverlo sui muri? Non bastava mostrarlo per far capire agli altri il mio
scopo?
Erano tutti cechi.
Tutti.
Qualcuno mi afferrò un braccio e lo storse dietro la mia schiena, trasformando la mia risata in un urlo di
dolore. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, mentre le mie ginocchia già cedevoli per tutto quello che avevo
ingurgitato cedevano.
Cercai di trattenere i singhiozzi.
Far vedere il dolore era come toccare il fondo.
E io non avrei voluto farlo.
Un istante e il tizio lasciò la presa e cadde a terra, sputando sangue dal labbro rotto.
Sbattei le palpebre, non capendo cosa fosse successo finchè non sentii la sua voce.
-Brutto coglione, non provare più a toccare la mia donna.- la voce di Marco mi fece accapponare la pelle,
mentre gli tirava un calcio nello stomaco facendolo piegare, seguito da un altro e un altro. L’altro cercò di
strisciare ed allontanarsi, ma Marco era una furia. Un mostro con il viso contratto per la rabbia.
Lo chiamai un paio di volte, mentre il ragazzo perdeva i sensi, per evitare che lo ammazzasse.
Lo vidi fermarsi, riprendendo fiato.
Le sue spalle facevano su e giù a ritmo del suo respiro accelerato.
Grugnì una parolaccia e si passò una mano sulla fronte sporcandosi di sangue.
Aveva le nocche lese per i pugni che aveva dato insieme ai calci.
Rabbrividii, mentre mi si avvicinava, inginocchiandosi di fronte a me.
I suoi occhi erano scuri e duri, quando posò la sua mano sulla mia guancia e mi spinse contro di sé:
-Hai visto cosa mi hai fatto fare, piccola? Divento una bestia se ti succede qualcosa, se qualcun altro
ti tocca…Mi fai impazzire. Capisci?
Annuii lentamente, confusa, non del tutto lucida.
-Sei mia, solo mia e se non stai con me rischi di fare del male agli altri, capisci?
Annuii.
-Allora non farlo più. Non farmi diventare una bestia, ok piccola?
Annuii di nuovo, mentre l’odore di sangue mi riempiva le narici.
Si scostò, portandomi i capelli dietro le orecchie mi baciò con forza, rudemente come se quella bestia non
fosse solo assetata di sangue, ma anche di carne.
Mi spogliò con urgenza, graffiandomi la pelle sul pavimento sporco e toccandomi con quelle mani che mi
facevano tremare. Prese un seno in una mano, stuzzicandomi il capezzolo con i denti e facendomi gemere, un
gemito tra il dolore e la paura. Sentii il suo respiro percorrermi tutto il corpo, mentre con l’altra si portava
dentro di me, spingendo e muovendosi forte.
Non sapevo che cosa stessimo facendo.
Stentavo a pensare che fosse sesso, era più un rito macabro di possessione.
Un passo che mi segnava per sempre, come tutti gli altri che avevo fatto.
Ma almeno quello avrebbe fatto del male solo a me e a nessun altro.
Morse e baciò ogni singola parte del mio corpo, ma non il mio viso, ne le mie labbra.
Aveva ottenuto il mio corpo, la mia mente, ma forse sapeva che la mia anima era stata solo graffiata e
sanguinava, ma non era riuscito ad afferrarla.

Non ancora.







 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2537670