13 Days

di Lily Liddell
(/viewuser.php?uid=316299)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distretto 11 ***
Capitolo 2: *** Distretto 10 ***
Capitolo 3: *** Distretto 9 ***
Capitolo 4: *** Distretto 8 ***
Capitolo 5: *** Distretto 7 ***
Capitolo 6: *** Distretto 6 ***
Capitolo 7: *** Distretto 5 ***
Capitolo 8: *** Distretto 4 ***
Capitolo 9: *** Distretto 3 ***
Capitolo 10: *** Distretto 2 ***
Capitolo 11: *** Distretto 1 ***
Capitolo 12: *** Capitol City pt. 1 ***
Capitolo 13: *** Capitol City pt. 2 ***
Capitolo 14: *** Verso il Distretto 12 ***
Capitolo 15: *** Distretto 12 ***



Capitolo 1
*** Distretto 11 ***


A/N: Questo primo capitolo immagino sia stato piuttosto semplice da scrivere in quanto la maggior parte degli avvenimenti sono descritti nel libro, la parte più divertente per me verrà con i prossimi dal momento che dovrò inventare io gli avvenimenti utilizzando qualche spunto del libro, soprattutto per quanto riguarda i restanti distretti. Però dovendo trattare il Tour della Vittoria non potevo saltare il Distretto 11. Detto questo, buona lettura!

13 Days
 
Effie POV.
 
Il treno è partito in perfetto orario. La prima ripresa con Katniss e Peeta è andata magnificamente. Posso ritenermi pienamente soddisfatta.
Il resto della giornata fila liscio come l’olio, solo a tavola vedo che Katniss è assente. Non me ne preoccupo più di tanto, probabilmente è solo molto stanca. È la prima volta dopo mesi che la sottopongo a questo tipo di stress.
Non è abituata, ma dovrà farlo in fretta.
Peeta è più sereno di Katniss, ma nemmeno lui è nel pieno delle forze. Haymitch non fa altro che bere e mangiare, comincio a credere che per lui quel viaggio sia solo quello.
Non capisce quanto sia importante il Tour della Vittoria, non è solo un modo per festeggiare la vittoria dei nostri due tributi. Cosa mai successa prima, tantomeno a noi… ma è anche un modo per porgere i rispetti ai caduti degli altri tributi.
Non voglio pensare a cose così tristi in una sera così bella, comunque.
Ne approfitto per chiacchierare con Portia e Cinna, parliamo di tutto. Dalle nuove tendenze della Capitale a cosa aspettarci dal Tour.
Cinna poi fa vedere alcuni modelli di vestiti sui quali sta lavorando e altri che vuole dare a Katniss per farli passare come suoi, visto che la ragazza non ha veramente qualcosa di cui le piace occuparsi.
È già tempo di andare a letto, mi assicuro che Katniss e Peeta entrino nelle rispettive stanze, poi torno nel vagone ristorante dove trovo i due stilisti ed Haymitch; lui è ancora attaccato alla bottiglia di vino e non posso fare a meno di storcere il naso.
Provo a dirgli che ha bevuto abbastanza ma, come
è prevedibile, mi risponde che finché riuscirà a sentirmi parlare con la mia voce stridula, non sarà abbastanza.
Lo ignoro, lasciandolo da solo con la sua bottiglia e raggiungo Cinna e Portia; chiacchieriamo ancora un po’, poi Portia va a dormire. Quando anche Cinna lascia il vagone, riesco a convincere Haymitch a fare lo stesso.
Non riesce quasi a stare in piedi e sono costretta ad accompagnarlo fino al suo scompartimento, rischiando di slogarmi una caviglia.
So che non dormirà ancora per molto, che probabilmente berrà finché non perderà conoscenza, ma quando lo farà, almeno sarà già a letto e non dovrò trascinarlo privo di sensi per mezzo treno.
Impara dai tuoi errori. Mi diceva sempre mia madre…
A questo punto so che dovrei andare a dormire anche io, ma sono da sola e il treno è così silenzioso e sereno. Ne approfitto per versarmi un bicchiere di vino rosso e comincio a lavorare ai discorsi che i ragazzi dovranno tenere domani.
Dopo un’ora circa, ho quasi finito e sento il treno fermarsi. Guardo fuori dalla finestra e capisco che dobbiamo fare rifornimento. I miei occhi, poi, colgono qualcos’altro: una sagoma, no due sagome. Katniss ed Haymitch. Che ci fanno fuori dal treno? Sono completamente impazziti?
Allarmata, mi alzo e cerco l’uscita più vicina, provo ad aprire la porta ma è troppo dura. Sono terrorizzata dall’idea che il treno possa ripartire senza di loro, ma per fortuna poco dopo una porta a non molta distanza da me si apre e loro due salgono.
Haymitch accompagna Katniss alla sua porta e poi comincia ad andare verso il suo scompartimento. Mi affretto a raggiungerlo.
“Haymitch Abernathy! Si può sapere che cosa stavate facendo tu e Katniss fuori dal treno? Hai visto che razza di tempo che c’è fuori? E Katniss era in pigiama. Vuoi farle prendere una polmonite?”
Parlo talmente veloce che a stento riesco a seguire il mio stesso discorso, ma sono talmente furiosa che non mi interessa. Haymitch non dice niente, mi fa solo cenno di abbassare la voce e continua a camminare.
Lo seguo finché non siamo davanti alla sua porta. “Primo: è stata una sua idea. Secondo: era solo nervosa per la faccenda dei mentori. Aveva bisogno di una boccata d’aria.”
Sono confusa, che faccenda dei mentori? Glielo chiedo e lui apre la porta, poggiando la spalla al metallo per reggersi in piedi. Mi chiedo come abbia fatto a camminare fino ad ora.
“L’anno prossimo toccherà a lei e a Peeta. Quella parrucca non ti fa arrivare il sangue al cervello o cosa?” Fa sarcastico, ma ora non ci faccio caso.
Ha ragione… dopo questo viaggio i mentori saranno Katniss e Peeta; lo so bene, mi era solo passato di mente. Mi avevano anche proposto di passare a lavorare per il Distretto 7, e stavo per accettare quando poi ho pensato a quei due ragazzi, così giovani, così inesperti. Non posso abbandonarli adesso, magari dopo, quando si saranno ambientati.
“Rallegrati, Trinket. Questa è l’ultima volta che devi farmi da babysitter.” Con quelle parole entra in camera e si chiude la porta alle spalle.
Anche questo è vero, e so che mi dovrei sentire immensamente sollevata perché non dovrò più lavorare con l’ubriaco, sgarbato, zotico mentore del Distretto 12… e allora perché invece di essere contenta sono incredibilmente triste?

È ormai mattina quando busso con insistenza alla porta di Katniss, la ragazza è confusa, sembra non aver dormito affatto; credo si sia vestita al buio…
La scorto fino alla carrozza ristorante, dove chiede per quale motivo il suo team di preparatori deve di nuovo occuparsi di lei.
Le dico che presto arriveremo al Distretto 11 dove lei e Peeta dovranno tenere un discorso che ho già preparato.
Mi assicuro che faccia un’abbondante colazione, siamo solo io e lei e se non la conoscessi bene direi che la cosa la secca…
Quando me lo chiede, le rispondo che non posso sapere dove sia Haymitch, anche se in realtà so perfettamente dov’è: nella sua stanza a sentirsi male. Ha continuato a bere tutta la notte, questa mattina l’ho trovato che cercava di aprire la porta d’emergenza per andare a fare una passeggiata… con il treno in corsa. L’ho rispedito subito a letto ma non ci è arrivato, dopo aver dato di stomaco sul pavimento della camera da letto l’ho accompagnato in bagno e l’ho lasciato lì, chiedendo ad un senza voce di ripulire.
Le dico che Cinna si è ritirato tardi per prepararle gli abiti, che il team di Peeta probabilmente dormiva ancora e che lui era sicuramente a letto.
A quel punto mi alzo per andare a controllare che il team di preparatori di Katniss sia pronto. Li trovo in condizioni pietose. Sembra che io sia l’unica in grado di alzarsi presto.
Nemmeno il trucco riesce a coprire le occhiaie di Venia e Octavia è più verde del solito, mentre Flavius… “Flavius!” Strillo e lui si sveglia di soprassalto, era steso sul lettino che avrebbe dovuto accogliere Katniss.
“Katniss sta arrivando, fatevi trovare quantomeno svegli. Se sbagliate a tagliarle male anche solo un capello ve la dovrete vedere con me. Intesi?” Annuiscono assenti, tutti e tre. Non sono sicura di voler lasciare Katniss nelle le loro mani, ma non posso fare altrimenti. Consegno a Venia, che mi sembra la più sveglia del gruppo, un flacone di pillole energizzanti, sperando che servano a qualcosa.
“Bevete del caffè, prendete una boccata d’aria… fate qualcosa. Non potete farvi vedere in questo stato.” Dico, poi li lascio in pace e torno da Katniss, dopo averle dato le ultime istruzioni la conduco al suo team di preparatori.
A quel punto torno da Haymitch per assicurarmi che sia ancora vivo, gli portò un caffè nella speranza che lo aiuti a rimettersi insieme, poi lo costringo a farsi almeno una doccia.
Sono di nuovo sola, finisco di sistemare i miei discorsi e mi accorgo che è tarda mattinata. Vado a svegliare Portia e i preparatori di Peeta, poi vado da Cinna e mi assicuro che i vestiti di Katniss siano pronti, per ultimo, vado da Peeta. La sua preparazione richiederà molto meno tempo, gli porgo una tazza di cioccolata calda mentre lo accompagno nella carrozza-camerino.
Il tempo di ricontrollare tutto il programma del giorno ed è già ora di pranzo, Katniss non è ancora pronta quindi cominciamo senza di lei. Sono riuscita a far recuperare un aspetto umano ad Haymitch ma a tavola non riesce nemmeno a parlare per il post-sbornia.
Il pranzo è delizioso e facciamo tutti conversazione, tranne Haymitch e Katniss che sta ancora dormendo. Deve svegliarsi in fretta prima di arrivare al Distretto 11 o sarà un disastro. Mi accorgo che non mangia molto, ma con tutto quello che ha mangiato questa mattina non me ne stupisco più di tanto.
Nonostante l’atmosfera a tavola sia leggera, mi si stringe lo stomaco a vedere Katniss in quello stato, io e Cinna proviamo a coinvolgerla in qualche conversazione senza riuscirci troppo. Poi improvvisamente il treno si ferma e io credo di essere diventata pallida come un cadavere.
Non può fermarsi, abbiamo fatto rifornimento la sera prima, che sta succedendo?
Poi la mia peggiore paura si realizza: c’è un guasto e dobbiamo aspettare che il pezzo venga sostituito. Dicono ci vorrà un’ora.
Comincio ad andare nel panico, il mio programma… ci ho perso tutto lo scorso pomeriggio e questa mattinata… sono stata sveglia fino a tardi per preparare i discorsi, non poteva star succedendo veramente, non a me…
Tiro fuori il programma, non posso perdere tempo. Devo ricalcolare tutto o sarà un disastro; dopo nemmeno un minuto che sto cercando di sistemare le cose per il meglio, Katniss esplode e io non capisco che cosa ho detto di male.
È per lei e Peeta che sto facendo tutto questo… se ne va, lasciandoci tutti di pietra.
Pochi istanti dopo parte un allarme e Haymitch mette una mano sulla spalla a Peeta dicendogli di andare a parlarle.
Quando anche il ragazzo si è allontanato, Cinna mi sorride. “Non ha dormito stanotte ed è nervosa per il Tour, prova a capirla.” Ma io non la capisco, è proprio a quello che serve il mio programma! Comunque sia Cinna e Portia, e stranamente anche Haymitch si rimettono ad ascoltarmi mentre riprendo a parlare del programma.
Dopo qualche tempo i due ragazzi rientrano, noi siamo ancora a tavola. Subito Katniss si scusa, certo potrebbe fare di meglio ma vedo che è veramente dispiaciuta e so che con le parole non è bravissima, quindi mi limito ad accettarle e a spiegarle l’importanza del mio programma, visto che sono l’unica a preoccuparsene veramente.
Il treno riparte e so presto saremo arrivati quindi vado ad avvisare i ragazzi affinché si preparino; quando sono pronti ricontrollo il programma in presenza di tutti.
Poi arriviamo, finalmente. Non è esattamente quello che mi aspetto, ci sono otto Pacificatori che ci scortano fino al Palazzo della Giustizia. Consegno i discorsi a Peeta e posso solo sperare che tutto vada bene.
Non potevo sperare di peggio.
Tutto era cominciato bene, poi Peeta e la sua promessa cominciano a scaldare le acque, ma è dopo il discorso meraviglioso di Katniss che le cose degenerano.
Succede tutto in fretta; lo schermo che stavamo guardando si annerisce e Haymitch giura di aver sentito un colpo di pistola, ma non è possibile, per quale motivo? Appena vedo i ragazzi mi avvicino preoccupata, quel genere di cose non dovrebbero succedere.
Ci sono altri due colpi e poi Haymitch se li porta via. Non so che fare, quindi lascio che Cinna e Portia parlino.
Finalmente arriva ora di cena, questo primo e disastroso giorno è quasi giunto al termine. Haymitch mi ha raccontato più o meno quello che è successo ma non è voluto entrare nei dettagli, mi ha solo detto che il discorso dei soldi di Peeta non è stato preso bene da tutti. Se soltanto Peeta me ne avesse parlato prima, gli avrei sicuramente detto di toglierlo.
Prima di andare rileggo il programma e finalmente posso gettarlo via. “Dopodiché, grazie al cielo, potremo risalire tutti sul treno e andarcene di qui.” Dico, perché sono veramente stanca.
La cena fortunatamente non subisce intoppi, certo l’atmosfera non è delle più leggere, ma la festa in onore dei miei vincitori è impeccabile.
Verso mezzanotte torniamo sul treno e Katniss e Peeta si ritirano immediatamente, stremati dalla giornata. Mi assicuro che tutto sia in ordine, comincio a preparare il discorso per il giorno successivo, sperando che questa volta nessuno dei due provi a cambiare niente, comincio ad abbozzare il programma per domani ma sono troppo stanca e decido di andare a dormire. Metto la sveglia un’ora prima così potrò finirlo.
Non vedo nessuno prima di andare a letto, né Cinna, né Portia, né i preparatori né Haymitch. Probabilmente si sono tutti ritirati nelle loro stanze.
Mentre sono sotto la doccia ringrazio che questa giornata sia finita, il Tour non è cominciato proprio bene, però mi dico che se siamo riusciti a superare difficoltà di questo tipo oggi, probabilmente saremmo arrivati alla fine del Tour sani e salvi.

A/N 2: Salve, questo è il primo capitolo di quelli che saranno alla fine 13 capitoli. (AGGIORNAMENTO: saranno 15!) L’idea mi è venuta dopo aver scritto una one-shot che ho pubblicato qui. Il primo capitolo della raccolta “Il Leone e La Farfalla”. Quel capitolo è solo una piccola finestra sul Tour della Vittoria, ma mi sono divertita a scriverlo e quindi ho pensato di dedicare ad ogni Distretto un capitolo con il bonus di Capitol City.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Distretto 10 ***


Haymitch POV.
 
Quando apro gli occhi ci metto un po’ a capire dove sono: nel mio scompartimento, anche se non ricordo come ci sono arrivato.
Ieri sera, dopo essere rientrato, sono rimasto un po’ in camera ma poi sono tornato nella carrozza-bar per fare un po’ di rifornimento. Ricordo di aver incontrato Peeta per i corridoi, vagava senza meta.
Probabilmente era ancora scosso dagli avvenimenti del giorno prima, l’ho invitato a bere un goccio con me anche se sapevo che non avrebbe accettato, se ne è tornato in camera e non l’ho più visto.
Ho cominciato a bere e credo di essermi addormentato su uno dei divani, quindi come sia arrivato qui per me rimane un mistero, ma non è la prima volta che mi ubriaco e che mi risveglio nel mio letto, quindi non è un problema.
Guardo l’ora, sono le dodici passate.
Riesco ad alzarmi a fatica, la testa mi fa male. Mi stupisco che Effie non sia venuta a buttarmi giù dal letto prima.
Per mantenermi in piedi poggio una mano sul comodino e mi accorgo che c’è un biglietto. Lo prendo in mano e leggo che c’è scritto, o almeno ci provo dal momento che la vista mi si è raddoppiata. Scuoto la testa vigorosamente, mi passo una mano sul viso massaggiandomi le palpebre chiuse e ci riprovo.
Va un po’ meglio, dice:

Siamo arrivati al Distretto 10 con venti minuti di anticipo.
Ho provato a svegliarti ma continuavi a mormorare parole senza senso nel sonno quindi ti ho lasciato dormire per evitare di venire attaccata di nuovo, come l’ultima volta.
Se non ti svegli in tempo per il pranzo con il sindaco ho chiesto di farti trovare qualcosa da mangiare.
Se per chissà quale grazia divina ti dovessi svegliare in tempo, presentati per pranzo per piacere.
Ti ho preparato dei vestiti puliti sulla sedia.
Fatti una doccia.
                                                                                                                                             x Effie

Okay, Effie aveva provato a svegliarmi.
Forse è un bene che non ci sia riuscita, ti ho lasciato dormire per evitare di venire attaccata di nuovo, queste parole si ripetono nella mia mente mentre lascio il biglietto sul comodino e mi volto per cercare i vestiti.
L’ultima volta. Non ricordo bene come fosse successo, ma ricordo perfettamente lo sguardo di terrore negli occhi di Effie mentre la inchiodavo al pavimento con un coltello puntato alla gola.
È successo un paio di anni fa, durante i Giochi, dopo la morte del nostro secondo tributo.
Non è riuscita a guardarmi in faccia per due giorni. Dopo quell’episodio non ne abbiamo più parlato, per questo il fatto che l’abbia menzionato nel biglietto mi ha colpito.
Probabilmente è per farmi sentire in colpa e costringermi ad andare a quello stupido pranzo.
Considero la possibilità di rimettermi a letto e fare finta di essermi alzato troppo tardi, so che quei pranzi non cominciano prima delle due del pomeriggio e che durano almeno due ore e mezza.
I vestiti che ha preparato Effie sono identici a quelli che ho indossato ieri, forse no… la giacca è nera. Probabilmente ho solo completi di quel tipo, non ne ho idea, è stata lei a farmi le valigie. Non sapevo nemmeno di avere questi vestiti.
Mi spoglio lasciando cadere canottiera e pantaloni sul pavimento, prendo in mano la camicia pulita quando ricordo le ultime parole del biglietto. Fatti una doccia. Riesco a immaginare la sua voce stridula con quell’accento ridicolo mentre le pronuncia e dalle labbra mi esce un rantolo strozzato.
Lascio scivolare la camicia sulla sedia e mi trascino in bagno; mentre sono sotto la doccia ripenso a ieri, a quello che mi ha detto Katniss su Snow e su Peeta. Deve decidere come e quando dire al ragazzo del matrimonio. Forse è meglio che lo faccia io… ma sarà meglio aspettare il momento giusto o rischieranno di combinare qualche altro disastro.
Nemmeno un’ora dopo sono già fuori dal treno e sto lasciando la stazione, camminando lungo la larga strada sterrata che mi porterà al Palazzo della Giustizia, dove spero di trovare gli altri visto che Effie non mi ha lasciato scritto un luogo di ritrovo, forse non si aspettava che li raggiungessi.
Il Distretto 10 è pieno di fattorie, l’odore non è dei migliori ma immagino che la cosa non mi dia fastidio perché sono abituato a peggio.
Mentre cammino mi guardo intorno; sicuramente questo è un distretto povero, ma non come l’11 o il 12.
Ci sono campi d’erba incolti ai lati della strada, diverse mucche pascolano libere. Il cielo è limpido e non fa troppo freddo, l’aria è leggermente più fresca di quella del Distretto 11.
Dopo dieci minuti di camminata finalmente raggiungo il Palazzo di Giustizia e mi accorgo che c’è ancora una grande folla radunata di fronte alla scalinata.
Riesco a vedere Katniss e Peeta in cima alle scale, si tengono per mano e stanno facendo il loro discorso leggendo dai cartoncini scritti da Effie.
Sono arrivati al momento di commemorazione dei tributi caduti. A quanto ne so la ragazza non ha superato il bagno di sangue mentre il ragazzo è riuscito a durare più di una settimana.
Grazie al discorso di Effie vengo a sapere che il ragazzo si chiamava Wade, e aveva diciotto anni mentre la ragazza, Dakota, ne aveva sedici.
Mi volto per vedere i loro volti sugli schermi, davanti ai quali sono in piedi le loro famiglie. La folla non è entusiasta, ma è in un rispettoso silenzio.
Il discorso è finito, se ne vanno. Non ci sono state agitazioni, almeno questo.
Lascio la piazza e mi faccio vedere dai Pacificatori, due di loro mi scortano dentro; non è difficile trovarli. Non si può dire che Effie passi inosservata.
Ha un vestito verde acido talmente stretto in vita che non capisco come faccia a respirare; il colore della parrucca a me sembra vomito di gatto ma immagino che sia in tinta con i tacchi da spogliarellista.
Cinna è accanto a lei, stanno parlando. Non vedo Portia e i preparatori e nemmeno i due ragazzi.
Mi faccio vedere e devo ammettere che l’espressione sul volto di Effie è impagabile.
“Che c’è, dolcezza?” Chiedo. “Sembra che tu abbia visto un fantasma.”
Mi dice che semplicemente non credeva che sarei venuto, senza togliersi quello sguardo stupito dalla faccia. “Non è educato fissare…” Le faccio notare con un ghigno e subito distoglie lo sguardo.
Vedo che Cinna nasconde un sorriso e non posso fare a meno di provare un moto di simpatia verso di lui; non c’è stata una volta in cui mi abbia guardato con negli occhi l’espressione di pena e superiorità con cui mi guardano tutti gli altri abitanti della Capitale.
No, non tutti. Negli occhi di Effie in genere c’è disgusto, rabbia, esasperazione, compassione ogni tanto. Superiorità? Forse quella qualche volta sì, ma pena mai…
Anche se mi è difficile ammetterlo, sa perché faccio quello che faccio e non ha mai tentato di fermarmi, non del tutto almeno.
Finalmente arrivano Katniss e Peeta, accompagnati da Portia, dai preparatori e un uomo che deve essere il sindaco.
I due ragazzi si tengono sottobraccio, si baciano. Katniss sembra aver capito bene il messaggio che ho cercato di farle arrivare ieri sera, il ragazzo mi fa un po’ pena, ma è per il suo bene.
Il sindaco mi stringe la mano, non sembra una cattiva persona. Ci accompagna fuori dal Palazzo della Giustizia e ci fa salire sul retro di un camion.
Katniss è seduta in braccio a Peeta, non sembra volersi staccare da lui neanche un attimo. Il sindaco ora sta parlando con gli stilisti.
Il camion parte, diretto a casa sua; la strada non è liscia e non facciamo altro che essere sballottolati su e giù.
Non riesco a non ridere guardando i due team di preparatori lamentarsi non troppo silenziosamente di come non sia elegante questo mezzo di trasporto e che viaggiare in questo modo sicuramente rovinerà le loro acconciature.
Dopo aver ricevuto un’occhiata agghiacciante da Effie si zittiscono ma anche se non dice niente riesco a leggerle in faccia che nemmeno a lei fa piacere viaggiare così.
A me sinceramente non dispiace, respiro un po’ di aria fresca e il paesaggio dei campi, delle fattorie e degli animali da allevamento non è male.
Dopo un po’ comincio a sentire il bisogno di bere, però, quindi spero di arrivare in fretta…
Neanche un quarto d’ora dopo siamo arrivati. Dopo un breve tour (assolutamente inutile) della casa, finalmente possiamo andare a pranzo.
Devo ammettere che la carne è deliziosa, anche meglio di quella che abbiamo mangiato sul treno e il vino non è da meno.
Non parlo molto, lascio agli altri il divertimento…
Katniss e Peeta ce la stanno mettendo veramente tutta per tenere in piedi la messa in scena, perfino lei è convincente.
Per osservare quei due non mi accorgo che un pezzo di bistecca mi è caduto dalla forchetta e adesso è sui miei pantaloni. Cerco di riprenderlo ma Effie è più veloce e con una mossa fulminea della mano nascosta sotto il tavolo fa cadere a terra il boccone.
Aggrotto le sopracciglia e le lancio uno sguardo confuso, lei mi risponde riservandomi un’occhiataccia, sgranando gli occhi e facendomi cenno con un veloce movimento della testa di riprendere a mangiare. Poi si affretta ad osservare un po’ allarmata gli altri commensali per accertarsi che nessuno abbia seguito lo nostra sequenza di movimenti.
Non capisco che problemi abbia, quel pezzo di carne non era nemmeno caduto per terra, era perfettamente commestibile.
Il pranzo è finito e noi ci spostiamo in salotto per fare conversazione. Katniss e Peeta continuano la loro farsa con una dedizione considerevole; si sono fatti addirittura beccare mentre cercavano di appartarsi… non mi aspettavo tanto impegno da parte della ragazza, probabilmente è un’idea di Peeta.
Finalmente usciamo dalla casa del sindaco e lungo la strada che ci separa da lì al camion che ci riporterà alla stazione c’è un discreto numero di persone che ci accoglie con applausi e fischi.
Cerco di ignorare le telecamere che mi sparano i loro dannati flash direttamente negli occhi e finalmente siamo di nuovo in viaggio.
La mia prima tappa una volta tornato sul treno e la carrozza-bar, il vino era ottimo ma non era sufficiente.
Sono decisamente ubriaco quando la cena è in tavola, ma non abbastanza da non capire quello che mi succede intorno. Katniss si è tolta la maschera da innamorata e ora riesco a vedere quanto sia stanca, probabilmente non ha dormito.
Durante la cena bevo altro vino e finalmente raggiungo lo stato ideale di torpore.
Riesco a lasciare la tavola da solo e mi stendo sul divano, gli altri continuano a parlare e a progettare le cose da fare domani.
Ad un certo punto, non so come, mi accorgo che gli altri se ne sono andati.
C’è solo Effie, si stringe al petto la cartellina con il suo prezioso programma mentre si china su di me e mi poggia una mano sulla spalla. “Andiamo, ti accompagno in camera.” Dice a bassa voce, probabilmente per non svegliare tutto il treno.
Mi aiuta a mettermi in piedi, la vista si sdoppia e barcollo in avanti ma la presa attorno al braccio di Effie è abbastanza salda da permettermi di raggiungere senza troppi intoppi la mia carrozza. Non sono così perso, riesco ancora a mettere un piede davanti all’altro, sono stato molto peggio.
Effie mi lascia alla porta, ricordandomi che dovremo alzarci presto domani, come se facesse qualche differenza…
Mi metto a letto anche se so che non mi addormenterò prima di qualche ora, forse non mi addormenterò affatto.
La luce sul mio comodino è accesa, guardo il soffitto aspettando il sonno quando lo sento: un grido.
Per un attimo mi spavento, penso possa essere Effie e mi tiro su. Era un grido terrorizzato, come quelli che probabilmente caccio io la notte quando gli incubi mi perseguitano. Sto per alzarmi quando ne arriva un altro e riconosco la voce, sospiro e mi ristendo perché so che non posso farci niente.
Non è Effie, è Katniss.

A/N: Yaiii finalmente un Distretto che ho dovuto scrivere dall’inizio alla fine! Ho preso qualche spunticino dal libro però, per renderlo un po’ più realistico. I nomi dei tributi non si conoscono quindi li ho dovuti inventare, spero vi sia piaciuto. Fatemi sapere, alla prossima. (:
x Lily
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Distretto 9 ***


Haymitch POV.
 
Le urla di Katniss mi hanno tenuto sveglio per tutta la notte.
Non devo nemmeno aspettare che Effie mi venga a chiamare questa mattina. Mi alzo dal letto e raggiungo gli altri, il non aver dormito affatto è utile, non ho i postumi della sbronza.
Katniss ha due borse viola sotto gli occhi che sembra abbia fatto a pugni con qualcuno. Nemmeno quelle di Peeta scherzano…
Al tavolo ci sono anche Portia, Cinna ed Effie. Lei sta leggendo il programma della giornata e so già che sarà un suicidio. Distretto 9: grano.
Passeremo la giornata a respirare i gas tossici di qualche schifosa fabbrica per la lavorazione del grano… rimpiango la puzza di sterco di ieri.
I due stilisti adesso prendono possesso dei ragazzi, portandoli dai rispettivi staff di preparatori, al tavolo restiamo io ed Effie.
“Pensavo di dare delle pillole per dormire ai bambini.” Dice lei, infilando il naso in una tazza da caffè, come se nascondersi servisse ad attutire il significato delle parole.
“Non sono bambini. E non hanno bisogno di droghe per dormire.” Non mi piace l'idea che quei due possano essere assuefatti da qualche sostanza, non ora. Sono troppo giovani per diventare come me.
Effie mi guarda e sospira. “Non si tratta di droghe, Haymitch… sono semplici sonniferi. Katniss e Peeta dormono male. Non possono essere così stanchi. Il Tour è appena cominciato.” Ha già preso la sua decisione, posso lamentarmi quanto voglio, i due ragazzi avranno la loro dose di pillole. “Le avrei date anche a te da molto tempo.” Continua, senza che io le avessi detto nulla per farla continuare a parlare. “Ma mischiato a tutto quello che bevi, un sonnifero potrebbe ucciderti.” La sua voce è accusatoria, troppo perché io possa limitarmi ad ignorarla.
Sogghigno agguantando un muffin e mi alzo. “Pensare che avresti potuto liberarti di me e farlo sembrare un incidente… attenta Principessa, potrei pensare che sotto sotto ci tieni a me.”
“E farmi tormentare per il resto dei miei giorni dal fantasma di un ubriaco, zotico e maleodorante? No grazie. Non voglio averti sulla coscienza.” Eccola lì. La Effie Trinket che si mostra solo quando non c'è nessun altro a vederla. Con un tono sarcastico, le mani sui fianchi e le labbra tirate.
Nascondo un mezzo sorriso soddisfatto sotto i baffi, so esattamente i bottoni da premere per farla innervosire e divertirmi un po'. Però non voglio continuare con questo argomento, so anche che la differenza fra innervosita e infuriata è questione di un attimo, quando si tratta di questi discorsi. Siamo all'inizio del viaggio, mi tengo lo spettacolo finale per la fine.
Prendo la mia fiaschetta di liquore e ne verso un po' nel succo d'arancia prima di portarmi via anche quella mentre lascio la carrozza.
Mentre torno in camera e porto la tazza alle labbra le sue parole mi tornano in mente. Ubriaco? Sì. Zotico? Probabilmente… Maleodorante? No, non in questi giorni. Dannazione, mi ha costretto a lavarmi una volta al giorno, è più di quanto le concedo di solito. Dovrebbe ringraziarmi.
Tre ore dopo, quando torno nella carrozza con la televisione, trovo Effie, Katniss e Peeta che stanno parlando seduti su uno dei divani.
“Il ragazzo ha cercato di rubarmi lo zaino alla Cornucopia; sì è preso un coltello nella schiena da Clove.” Sta dicendo Katniss, mentre Effie apporta le solite modifiche ai discorsi.
È concentrata, le labbra sono quasi una linea orizzontale. “Questo è meglio evitarlo. Limitati a fare il solito elogio.”
Mi avvicino e solo ora si accorgono della mia presenza, mi verso da bere e prendo posto vicino ad Effie, continuano a parlare come se non ci fossi.
Butto un occhio sui fogli che Effie tiene poggiati sulle ginocchia e allungo la mano per afferrarne un paio.
Sono le schede complete dei tributi del Distretto 9. Il nome del ragazzo era Kern, aveva quattrodici anni. Anche la ragazza ne aveva quattrodici ma ne dimostrava di più. Si chiamava Pomeline, che nome idiota.
Entrambi morti durante il primo giorno. Lui è stato il primo a morire nel bagno di sangue, lei l’ultima.
Guardo negli occhi il ragazzo e mi rendo conto di riconoscerlo, ricordo il momento in cui è stato colpito alla schiena dal coltello di quella Favorita, ricordo di aver pensato che il successivo sarebbe stato per Katniss.
Rimetto a posto i fogli, sulle ginocchia di Effie, come li avevo trovati e lei nemmeno se ne accorge; almeno così penso, ma poi senza nemmeno chinare lo sguardo, si mette a sistemarli perché evidentemente il mio “come li avevo trovati” non era esattamente il suo “come voglio che stiano”.
Mi sistemo comodo, cerco di portare i piedi sul tavolino di vetro che separa Effie e me da Katniss e Peeta, ma ricevo una pacca sul ginocchio che credo voglia dire: metti giù i piedi.
Sbuffo e obbedisco, perché non ho voglia di cominciare una discussione. Non che lei sembri disponibile.
Sia lei che i due ragazzi sono immersi nella conversazione, conversazione che non riesco nemmeno a seguire visto che il mio bicchiere è vuoto e ho voglia di svuotarne un altro.
“Versami un drink, Dolcezza.” La interrompo e lei sposta solo gli occhi verso di me, respirando rumorosamente attraverso le narici.
La parrucca di oggi è verde, ma non il verde dei prati, è un verde finto, abbagliante. Mi fanno quasi male gli occhi a guardarla.
Almeno una cosa l’ho ottenuta: ora stanno zitti. O meglio, Effie sta zitta. I due ragazzi la guardano, aspettando che riprenda a parlare ma lei mi fissa, come se stesse aspettando qualcosa.
“Effie?” La sento chiamare da Peeta, ma lei non si volta.
Che diavolo vuole? Perché continua a guardarmi come se avessi ucciso qualcuno?
Oh, sì certo… “Per piacere?” Chiude gli occhi, volta la testa di lato e riprende a parlare con Peeta, però si alza prendendomi il bicchiere vuoto di mano e tornando subito dopo con uno pieno.
Si siede e me lo porge, io chiudo le dita sopra le sue e provo a prenderlo, ma lei non molla la presa. E adesso che ho fatto?
Di fronte a me sento Katniss sopprimere una risata e alzo lo sguardo su di lei, si è sistemata comoda e lei e Peeta ci osservano come se fossimo un bello spettacolino divertente.
Effie non ha ancora lasciato il bicchiere, torno a guardarla. Le ho chiesto per piacere, ora che vuole?
Peeta tossicchia ma nella sua tosse colgo qualcosa e grugnisco un tiratissimo “Grazie.”
Finalmente ho il mio bicchiere, la prossima volta me lo verso da solo.
Ora che li guardo meglio, sghignazzanti e più sereni – spero non grazie alle pillole di Effie – noto che i due ragazzi sono vestiti in modo simile. Portia e Cinna devono darsi da fare per conciarli in quel modo.
Katniss non sembra più sul punto di svenire, anche il suo staff di preparatori si è dato da fare.
Finalmente Effie finisce di istruire i ragazzi e il treno si ferma quasi subito dopo; svuoto il bicchiere e mi assicuro che la mia fiaschetta sia nella tasca della giacca. Quando mi alzo la riempio, per sicurezza.
Appena usciamo l’aria fresca ci investe; non è come pensavo, l’aria non è cattiva. Non ancora almeno…
Le rotaie della stazione attraversano un enorme campo di grano, in lontananza vedo le fabbriche, ma per ora Effie dice che dobbiamo solo andare a incontrare il sindaco e a fare i discorsi.
Ci fanno salire in una macchina, a quanto pare ci vorrà un’ora per arrivare al luogo dei discorsi.
Attraversiamo i campi di grano, presto però lasciamo indietro la natura per addentrarci in una selva urbana, fatta di strade strette e palazzi grigi e sporchi.
Raggiungiamo la piazza principale, c’è meno gente di quanta non ce ne fosse al Distretto 10.
Quando scendiamo dall’auto una puzza di smog ci investe, eccola finalmente, la stavo quasi aspettando.
Effie si porta una mano davanti alla bocca, gli occhi quasi le lacrimano, il suo nasino da Capitolina evidentemente non riesce a sopportare i fumi tossici. In effetti però non si respira… glielo concedo.
I due ragazzi serrano labbra e occhi mentre l’autista si allontana regalandoci un’altra zaffata di fumo nero.
Una seconda auto si ferma a pochi metri da noi per poi ripartire dopo aver fatto scendere Cinna e Portia.
Il primo si avvicina ad Effie, le dice qualcosa all’orecchio, lei annuisce e si volta verso Katniss. Le riferisce qualsiasi cosa le abbia detto lo stilista e poi va da Portia, le parla e fa la stessa cosa con Peeta. Basta. Ottimo, nessuno si prende la briga di avvisare anche me… non che me ne importi, ma già che sono qui, che almeno facciano finta di notarmi.
Mentre ci avviciniamo alla piazza noto che oltre al microfono ci sono anche diverse sedie sistemate dietro, scopro che sono per noi, per il sindaco e per la sua famiglia. Ci accomodiamo e il discorso inizia.
Peeta parla tranquillamente, legge le sue carte, non fa commenti. È il turno di Katniss, la vedo che porta gli occhi direttamente alle famiglie del tributo maschio…
Non fare idiozie. Non fare idiozie. Non dire niente, leggi quei stramaledetti cartoncini e andiamocene di qui.
Si limita a leggere, tiro un sospiro di sollievo e riprendo a respirare, non mi ero nemmeno reso conto di aver trattenuto il fiato.
La folla borbotta, poi tace. Non sembrano esserci problemi. L’elogio ai caduti procede nel più totale dei silenzi, poi è il turno del sindaco. Saluti, ringraziamenti, complimenti, di nuovo saluti.
Siamo quasi liberi…
Il pranzo è a base dei piatti tipici, ci sono almeno trenta varietà di pane diverso, Peeta sembra veramente interessato, tanto per cambiare. Chiede che gli vengano consegnate le ricette e il sindaco è orgoglioso di farsele portare dalla cucina.
Lui e Katniss poi fanno le dovute smancerie, si tengono per mano, si baciano, si parlano sottovoce.
Dopo pranzo c’è la visita alle fabbriche, dopo mangiato ci voleva proprio…
Effie ha tenuto sotto controllo il mio bicchiere tutto il tempo, impedendomi di esagerare perché sapeva che avremmo camminato dopo, speravo di poter usare la scusa di essere ubriaco per evitarmi la visita, ma niente da fare.
Devo ammettere che però mi sono divertito, non me ne importa un fico secco delle fabbriche, ovviamente… ma vedere Effie camminare per un’ora e mezza su quei trampoli e soffrire ogni passo di più è stato un compenso sufficiente.
Il tempo di uscire e siamo di nuovo sul treno, ceniamo in silenzio, tranquillamente, poi ci trasferiamo nella carrozza con la televisione come ormai sta diventando un’abitudine dopo i pasti sul treno.
Mi lascio cadere su una poltrona, stanco e mezzo ubriaco grazie al fidato vino che mi hanno servito i senza-voce durante tutta la cena. Non ho voglia di alzarmi e non ho intenzione di ripetere la scenetta con Effie, quindi tiro fuori la mia fiaschetta dalla tasca, accuratamente riempita e lasciata intatta per quel momento e comincio a bere a piccoli sorsi.
Gli altri ascoltano Effie pianificare la giornata di domani, io sto già cominciando a cadere nell’oblio e non riesco a capirla… ma una cosa la capisco: Distretto 8. Ovviamente… cerco lo sguardo di Katniss e vedo che anche lei mi stava guardando. Pensiamo alla stessa cosa, le lancio uno sguardo che dovrebbe significare: “Non preoccuparti, ci penseremo domani.” E lei sembra capire.
Da la buonanotte a tutti e sparisce, poco dopo anche il ragazzo fila via.
Siamo di nuovo solo noi quattro; con la coda dell’occhio vedo Effie togliersi le scarpe e trattengo un sorriso divertito perché la sua espressione si rilassa tremendamente dopo aver liberato i piedi da quelle trappole.
“Cinna.” Le sento dire con la sua solita vocina. “Queste scarpe sono deliziose. Forse dovresti rendere la suola un po’ più morbida sul tallone e le stringhe dei lacci più doppie. Sono magnifiche e per una persona normale andrebbero benissimo, ma io ho le caviglie delicate e devo ammettere che verso la fine della giornata ho cominciato ad avvertire un piccolo fastidio.”
Traduco: Cinna, le tue scarpe sono bellissime ma mi sembra di avere ai piedi delle trappole per orsi. Dopo un’ora l’unica cosa che volevo fare era togliermele dai piedi e pugnalarti un occhio con il tacco.
Lo stilista le sorride e le dice che segnerà immediatamente le modifiche da apportare, poi si alza, le da un bacio sulla fronte e fa cenno a Portia di seguirlo.
Effie mi fa le sue solite raccomandazioni, poi si alza e lascia il vagone scalza, reggendo in mano le scarpe.
Io resto ancora un po’ a bere, dopo non so quanto mi raggiunge Peeta. Le pillole di Effie non devono funzionare. “Non le ho prese…” Mi dice, come se potesse leggermi nel pensiero.
“Non te l’ho chiesto.”
“No, ma lo pensavi.”
Che ha di sbagliato il ragazzo? Può davvero leggere nel pensiero? Forse ho bevuto troppo…
Ricade il silenzio. Mi guarda, lo guardo, non dice niente, non dico niente. Si siede di fronte a me, sembra che voglia iniziare a parlare ma l’urlo di Katniss glielo impedisce. Evidentemente anche con le pillole gli incubi continuano ad inseguirla.
“Dovresti andare da lei.” Gli dico, solo perché voglio restare da solo.
Lui annuisce, si alza e lo vedo sparire in direzione della camera di Katniss.
Le urla cessano, riprendo a bere in santa pace. Dopo un po’ mi accorgo che Peeta non è ancora tornato, lo avrei visto perché il suo vagone è nella direzione opposta. Mi alzo e mi reggo a malapena in piedi, ma riesco a raggiungere la porta di Katniss.
La apro appena, quanto basta per dare un’occhiata e assicurarmi che i due non si siano strangolati a vicenda per via degli incubi. Li ritrovo abbracciati, stanno dormendo in pace.
Ad Effie questa cosa non piacerà.
Decido di non svegliarli, meritano di dormire… affrontare il Distretto 8 sarà abbastanza complicato, anche con qualche ora di sonno alle spalle.

A/N: Un altro capitolo è andato. Un altro Distretto è stato visitato e come per quello precedente ho dovuto inventare i nomi dei tributi… so che non è necessario, ma credo che darò un nome ad ognuno di loro, non mi piace l’idea che restino solo numeri.
Il prossimo capitolo sarà scritto dal punto di vista di Effie, cercherò di farle capire o meglio di non farle capire che il Distretto è in rivolta. Ovviamente noterà qualcosa in quanto non è né cieca né sorda, però dovrò stare attenta a non farle capire troppo.
Grazie per aver letto e per i commenti, fatemi sapere cosa ne pensate e al prossimo capitolo. (:
 
x Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Distretto 8 ***


Effie POV.
 
Cinna mi sta sistemando alcune ciocche di capelli sotto la parrucca, fermandole con delle forcine. Non ho dormito bene questa notte e temo che preparandomi da sola potrei commettere qualche errore.
È il quarto giorno del Tour della Vittoria, mancano ancora dieci giorni prima della fine e Katniss e Peeta sono già stanchi; più la loro stanchezza aumenta e più devo impegnarmi affinché sia tutto perfetto. Nei minimi dettagli.
Non posso permettermi di sbagliare, non oggi, né domani, né dopodomani. Alla fine di questo tour mi prenderò un paio di giorni per rilassarmi.
Persa nei miei pensieri non mi accorgo che Cinna ha finito di sistemarmi i capelli, mi sta porgendo le scarpe e io le prendo ringraziandolo.
“Queste dovrebbero essere più comode rispetto a quelle di ieri.” Mi avverte, e anche se lo ringrazio semplicemente con un sorriso, in realtà mi sento incredibilmente sollevata. Un altro giorno con ai piedi quei mostri e mi sarei uccisa.
I tronchetti di ieri erano belli come il paradiso e dolorosi come l’inferno. Mi vergogno a pensarlo ma un paio di volte, durante la visita alla fabbrica di grano, avrei volentieri voluto togliermele e camminare scalza pur di non soffrire ancora.
Guardo l’ora, avevamo ancora qualche minuto prima che la colazione venisse servita, quindi vado a prendere il programma del giorno, dove conservo anche tutti i dati riferiti al Distretto in cui siamo diretti.
Entro poche ore saremmo arrivati al Distretto 8.
“Mentre siamo lì potresti chiedere qualche tessuto interessante… ho sentito dire che stanno sperimentando un nuovo materiale impermeabile e antimacchia.” Dico, mentre prendo i miei fogli e comincio a leggere, senza prestare particolare attenzione.
“Sì, è un’ottima idea.” Risponde, ma dal tono di voce capisco che non mi ha veramente ascoltata. Sollevo lo sguardo su di lui e vedo che effettivamente è distratto. Ha preso in mano il mio programma e lo sta sfogliando, non capisco per quale motivo visto che di lì a poco lo avrei letto a tutti.
“Cinna?” Lo chiamo e lui torna a guardarmi, corrugo le sopracciglia in una domanda muta e lui rimette a posto i fogli scusandosi.
“Sono rimasto sveglio fino a tardi per finire il vestito di Katniss e sto pensando a quello da farle indossare alla Capitale.” Dice, ma non sono una stupida. Conosco abbastanza bene Cinna per capire quando sta mentendo. Se c’è qualcosa che non vuole dirmi, però, non posso costringerlo a farlo.
“Perché non mi fai vedere questa sera? Posso provare a darti una mano, non sono un’esperta e ho buon gusto. Se sei indeciso su qualcosa posso consigliarti.”
Cinna mi sorride e mi dice che lo farà, poi si scusa dicendo che deve andare a sistemare le ultime cose per oggi assieme a Portia e esce dalla mia stanza.
Torno ai miei fogli, soffermandomi come sempre sulle schede dei tributi. I discorsi che consegno giornalmente ai bambini (no, ai ragazzi. Haymitch su una cosa aveva ragione ieri, non sono più bambini) sono sempre gli stessi, con poche modifiche e alcune delle quali devo apportarle quando si parla dei tributi.
Distretto 8.
Una ragazza di quindici anni e un ragazzo di quattordici. Persei e Fir. Il ragazzo è morto durante il bagno di sangue, continuo a leggere i dati della ragazza per rendermi conto che ad ucciderla è stato- i miei pensieri vengono interrotti da qualcuno che bussa alla porta.
“Avanti.” Dico, senza mettere via i fogli e nella stanza entra Peeta, avvolto in un accappatoio color panna e gli occhi meno stanchi rispetto a ieri. Deve aver dormito, finalmente.
“Peeta.” Lo saluto con un sorriso, facendogli cenno di accomodarsi. Lui chiude la porta alle spalle ma non si muove. “Come posso esserti d’aiuto?”
“La ragazza… sono stato io ad ucciderla.” Dice, e io annuisco. “Era ferita, gravemente ferita. Sarebbe morta comunque, ho solo cercato di farla andare via più velocemente.”
“Lo so.”
“Come si chiamava? Non voglio arrivare lì e non sapere nemmeno il suo nome.”
“Persei, Persei Edenthaw.” Temo di sapere quello che sta per chiedermi e le mie paure sono fondate. So che si sente in colpa ma lo ha fatto per salvare Katniss, lo sa bene quanto me e ora sono entrambi qui, deve esserne fiero.
“Hai scritto qualcosa di particolare su di lei?”
Sospiro e scuoto la testa. “Non ancora, ma stavo per cominciare a lavorare sulla fine dei vostri discorsi. Vuoi che aggiunga qualcosa di preciso o personalizzato?” Resta in silenzio, come se ci stesse pensando su.
Dopo un po’ china lo sguardo e fa cenno di no con la testa. “Non è necessario. No, lascia tutto come al solito, non aggiungere niente.”
Se ne va senza aspettare che io possa dire qualcosa, è strano. Non è da Peeta fare questo genere di richieste. Se non fosse venuto a parlarmi probabilmente avrei aggiunto qualche commento sulla ragazza ma ora mi trovo costretta a non farlo…
Ci metto poco a finire i discorsi e raggiungo gli altri per la colazione. Portia, Haymitch e Peeta sono già lì. Lei sta disegnando qualcosa su una tavoletta grafica, mentre gli altri due stanno parlando sottovoce.
Non appena mi avvicino al tavolo, tacciono e mi guardano. Anche Portia solleva lo sguardo per un secondo, mi sorride velocemente e poi riprende a lavorare.
Ma che cos’hanno tutti oggi?
Haymitch e Peeta mi salutano, poi arrivano Katniss e Cinna.
La colazione procede in silenzio e in fretta, tutti sembrano avere meglio da fare. Katniss sembra essere più riposata, la cosa mi rasserena. Ormai sono abituata al suo muso lungo, quindi non me ne preoccupo. Chi mi preoccupa di più è Peeta, ma immagino che il suo umore sia dovuto al discorso di prima.
I primi a lasciare la tavola sono i due stilisti, poi Peeta si ritira in camera sua e infine Katniss si alza, chiedendo ad Haymitch se può accompagnarla. Questa è nuova.
Scambio uno sguardo sorpreso con lui, che mi risponde stringendosi nelle spalle, poi se ne vanno e mi lasciano da sola al tavolo.
Avevo comunque finito di mangiare, quindi mi ritiro anche io e aspetto di arrivare al Distretto.
Il treno si ferma in stazione direttamente in città.
Non troppo diversamente da come è successo al Distretto 11, ad accoglierci c’è una squadra di Pacificatori che ci scorta a piedi fino alla piazza principale.
Ci sono molte più persone rispetto a quelle che ci aspettavano nei due giorni precedenti a questo; e così come gli spettatori sono molti di più, anche il numero dei Pacificatori è raddoppiato. Immagino sia una procedura di sicurezza.
Io, Haymitch, gli stilisti e lo staff di preparatori veniamo scortati all’interno del Palazzo di Giustizia, uno degli edifici adiacenti alla piazza. Haymitch prova a dire di voler restare a guardare dal vivo, ma uno dei Pacificatori gli afferra il braccio e lo costringe a proseguire.
È assurdo, non si trattano così le persone. Anche se i modi di Haymitch non erano stati i migliori…
Mi avvicino a lui per assicurarmi che non si sai fatto male, cerco di confortarlo dicendogli che non avevano nessun diritto di trattarlo così male, lui di tutta risposta mi tratta con sufficienza e mi dice di continuare a camminare.
Non è ubriaco, questo l’ho notato. La cosa è strana, a colazione non ha toccato un goccio di alcool. Forse ha finalmente deciso di smettere, almeno per questo viaggio.
Veniamo scortati in un salotto e ci fanno sedere di fronte ad un grande monitor.
Le immagini danno sulla piazza, Katniss e Peeta sono in piedi di fronte alla folla. Dietro di loro ci sono quattro sedie occupate dal sindaco e da altre tre persone che non riconosco.
Il sindaco si alza e si posiziona vicino ai ragazzi, non fa il solito discorso di ringraziamento ma uno un po’ diverso. Li elogia, cita fasi famose di filosofi.
Quando si siede e lascia il palco ai ragazzi, Peeta lo ringrazia, poi Katniss comincia a parlare.
Gli abitanti di questo Distretto, al contrario di quelli di ieri, non sono silenziosi. Gridano con gioia il nome di Katniss, le loro voci sovrastano quasi le parole della ragazza che continua a leggere senza battere ciglio.
Peeta fa lo stesso quando è il suo turno, si tengono stretti per mano. Mentre sta ancora parlando qualcuno urla qualcosa dalla folla, vedo la schiera di Pacificatori avanzare e sento Haymitch irrigidirsi accanto a me. Mi volto verso di lui confusa ma gli occhi di Haymitch sono sullo schermo.
Non appena gli abitanti che sono in prima fila cominciano ad avanzare, premendo contro i Pacificatori, la trasmissione viene interrotta.
Lui e Cinna si alzano immediatamente e fanno per lasciare la stanza, ma le porte si aprono prima che possano fare altro e due Pacificatori muniti di fucile ci dicono che la cerimonia è finita e che il sindaco ci aspetta a casa sua.
Il pranzo non è altro che un banchetto al quale il sindaco si fa a stento vedere, trovo che la cosa sia estremamente maleducata dopo quello che è successo in piazza.
Dopo nemmeno un’ora ci informano che dobbiamo andarcene senza spiegarci il motivo, in men che non si dica mi ritrovo in una macchina blindata con Haymitch e i ragazzi. Immagino che Cinna, Portia e i preparatori siano in una macchina simile da qualche parte dietro o davanti a noi.
Non capisco a cosa servano le macchine, visto che siamo arrivati a piedi nel giro di quindici minuti. Provo a far presente la domanda ad Haymitch, lui non mi risponde si limita a guardare fuori dal finestrino. I due ragazzi non parlano, sembrano aver perso l’uso della parola.
Dopo venti minuti siamo ancora in macchina, comincio a guardare fuori dal finestrino anche io, nella stessa direzione in cui guarda Haymitch e mi accorgo che ci stiamo allontanando dalla città. Le grosse ciminiere si fanno sempre più lontane e non capisco perché non ci hanno riportato immediatamente alla stazione.
“Dove ci stanno portando?” Chiedo stupita, ma ancora una volta nessuno mi risponde.
Ci vogliono altri dieci minuti prima che la macchina si fermi, scendiamo e mi rendo conto che siamo ad una vecchia stazione di rifornimento. Sembra inutilizzata da anni e il treno non è ancora arrivato.
“Perché portarci qui invece che direttamente alla stazione?” Chiedo indignata a Cinna quando la loro macchina si ferma facendoli scendere.
Lui mi guarda e scuote la testa. “Non ne ho idea, forse c’era un guasto al treno e hanno preferito non farci restare lì.”
“Ma non ha senso!”
Non ne ha, ma il fischio del treno in arrivo mi costringe a far cadere i miei discorsi.
Saliti sul treno tutti spariscono immediatamente, non vedo nessuno fino ad ora di cena. Katniss e Peeta si sono spogliati dei loro abiti da cerimonia e mangiano in silenzio. Cinna non si è presentato, Portia dice che si è rimesso a lavorare non appena siamo risaliti e che ha ordinato la cena in camera.
Haymitch è arrivato a tavola già ubriaco e ha continuato a bere durante tutta la durata del pasto.
I preparatori come al solito restano nel loro vagone per i mangiare.
Inutili sono i miei tentativi di fare conversazione, nessuno sembra intenzionato a parlare, nemmeno Portia.
Appena abbiamo finito di mangiare, Portia si alza e dice di raggiungere Cinna. Haymitch prova ad alzarsi ma quasi rivolta la tavola, sospiro e mi avvicino a lui, prendendolo per il braccio e accompagnandolo in camera. Do la buona notte ai due ragazzi mentre anche loro si alzano per andare a letto.
Mentre trascino Haymitch lungo il corridoio mi accorgo che Peeta segue Katniss nella sua carrozza, la cosa non mi piace per niente quindi provo a far poggiare Haymitch alla parete del treno per andare a controllare, ma lui mi trattiene.
“Lasciali in pace…” Dice, biascicando le parole talmente tanto che quasi non lo capisco. “Lasciali dormire.” Continua e mi volto per guardarlo.
“Li lascerò dormire in pace. Nei loro rispettivi scompartimenti.” Aggiungo, ma Haymitch non sembra intenzionato a lasciarmi andare.
Fa un passo avanti e mi rovina addosso, facendomi sbattere contro la parete opposta e non riesco a trattenere un lamento di dolore. “Haymitch Abernathy. Azzardati a vomitare adesso e giuro che-” Comincio, ma lo sento ridacchiare contro la mia spalla, dove si trova la sua testa in questo momento.
“Tu cosa? Mi colpisci a suon di parrucca?” Le sue parole sono molto meno biascicate di prima, mi libera dalla parete alla quale mi aveva inchiodata cadendomi addosso e mi trascina via lentamente tenendomi saldamente il polso. Il suo passo è molto più stabile di qualche attimo fa. “Vieni via, lasciali in pace.” Ripete. “Ieri sera sono riusciti a chiudere occhio, se lo meritano dopo questa giornata.”
“Ieri sera?” Chiedo indignata. “È un’abitudine?”
Haymitch non mi risponde, non finché non siamo di fronte alla porta del mio scompartimento. “Senti. Le tue pillole non servono a niente, se l’unica cosa che li fa dormire tranquilli è dormire insieme, non sei nessuno per impedirgli di farlo.”
“È inappropriato.” Cerco di ribattere, ma lui solleva una mano facendomi cenno di stare zitta, so che quelle parole per lui non hanno senso e sospiro. “Avresti dovuto dirmelo prima.” Non posso fare a meno di sentirmi alterata. “Non solo questo. Che sta succedendo? Perché oggi eravate tutti così- così- sospettosi?” Sospettosi è veramente l’unica parola che mi viene in mente per descrivere il loro atteggiamento di oggi.
Credono veramente che sia talmente stupida da non accorgermene?
“Prima Cinna, poi Peeta, poi tu e Katniss! Si può sapere che sta succedendo? Che altro mi state nascondendo?” Adesso la mia voce è leggermente più alta di quello che avrei voluto.
“Niente.” Dice semplicemente lui e si appoggia alla mia porta con la spalla, perché reggersi in piedi sembra essere di nuovo troppo difficile. “Sapevamo che non ti sarebbe piaciuta la cosa e avevamo deciso di tenertelo nascosto. Tutto qui.”
Sì, credono veramente che sia così stupida.
La cosa mi offende enormemente, ma cerco di non farlo notare e dal momento che è Haymitch che mi è di fronte, sono sicura di riuscire nel mio intento.
Annuisco, perché non voglio continuare ad essere presa in giro. Lui si volta e se ne va, io entro nella mia stanza e comincio a spogliarmi. Domani parlerò sicuramente con Katniss, e Haymitch non la passerà liscia. Sono sicura che qualsiasi cosa sia che mi tengono nascosta, l’idea di non coinvolgermi è sua.

A/N: Aiuto. Non so che cosa ho scritto, sono sincera. Sapevo che sarebbe stato difficile e quindi mi sono voluta togliere dalle scatole il Distretto 8 il prima possibile. Spero di essere riuscita a descrivere tutto senza sforare nell’OOC. Ora ho bisogno di una camomilla. ._.
 
x Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Distretto 7 ***


Haymitch POV
 
Effie mi sta riservando il trattamento del silenzio. È tutta la giornata che non fa altro che ignorarmi, sul treno a colazione si è alzata e ha fatto il giro del tavolo per prendersi da sola il succo d’arancia pur di non chiedermi di passarglielo.
Credo abbia a che fare sia con la storia di Katniss e Peeta, ma soprattutto per il fatto che ieri abbiamo cercato in tutti i modi di non farle notare niente a proposito della rivolta nel Distretto 8.
Io e Cinna ci siamo chiesti se dirle qualcosa, ma abbiamo preferito tenerla all’oscuro. Pensavamo non si sarebbe accorta di nulla, che avremmo potuto far passare tutto con un po’ di agitazione, come avevamo fatto per il Distretto 11, ma evidentemente non è stato così.
Entro venti minuti arriveremo a destinazione, è pomeriggio inoltrato. Effie non mi ha nemmeno detto quello che dovremo fare, quindi sono stato costretto a chiedere a Cinna.
Il programma della giornata prevede un breve discorso nella piazza centrale, come al solito; una passeggiata guidata attraverso i boschi attorno al distretto, la cena con il sindaco e il ritorno sul treno entro e non oltre la mezzanotte.
Dopo due giorni di ciminiere e fabbriche, il Distretto 7 sarà una boccata d’aria fresca.
Sono in camera mia quando sento bussare alla porta, do il permesso di entrare e Cinna si fa avanti, chiudendosi la porta alle spalle.
“Ci fermiamo a fare rifornimento. Avremo quindici minuti di ritardo.” Annuncia, e non posso fare a meno di pensare che sia stata Effie a mandarlo.
“Ancora arrabbiata?” Gli chiedo e lui annuisce, lanciandomi un’occhiata di compatimento. Evidentemente conosce abbastanza Effie da sapere quanto può essere irritante.
“Se ti scusassi con lei si sistemerebbe tutto, lo sai.” Dice, poi si siede sull’unica sedia che non è ricoperta da bottiglie vuote o vestiti sporchi.
Sbuffo e scuoto la testa. Non ho nessuna ragione per scusarmi. “Perché dovrei essere io a farlo? L’ultima volta che ho controllato l’idea di non dirle niente era anche tua…”
“Sì, ma lei non lo sa. È convinta che sia tutta opera tua, ovviamente non ha la più pallida idea di cosa si tratti…” Incrocia le gambe e mi fa cenno di sedermi, io mi sistemo sul letto.
Non so perché lo sto ascoltando, ma al momento è l’unica cosa che posso fare. Credo che Cinna sia l’unico abitante della Capitale che non disprezzo dal profondo del cuore, oltre ad Effie. Per quanto possa disprezzare il suo modo di fare, la conosco e so che non è cattiva. Ma la sua mente è chiusa, al contrario di quella dello stilista di fronte a me.
“Ascolta, Haymitch.” Continua, assumendo un tono pratico e sporgendosi appena in avanti, come se così potessi capirlo meglio. “Effie ha parlato con Katniss, lei le ha detto che cercherà di essere più discreta con Peeta. Ha capito che è per il loro bene, se ti scusi per non averglielo detto prima sono sicuro che riprenderà a parlarti.”
“Non mi dispiace il fatto che non stia sempre qui a tormentarmi.” Dico, poi prendo una bottiglia semivuota dal comodino e comincio a bere a grandi sorsi.
Cinna sospira, sembra divertito. “Fa come ti dico: lavati, preparati per la cerimonia, va da lei e scusati. Dille che lo hai fatto per non darle altre preoccupazioni… lo apprezzerà.”
Lascio la bottiglia a mezz’aria prima che possa raggiungere le mie labbra, ora sono confuso. “Non capisco perché ci tieni tanto. È stata lei a mandarti qui per convincermi di scusarmi?”
Fa cenno di no con la testa, poi si alza e si avvia alla porta. “No, anzi. Mi ha solo detto di venirti ad avvisare.” Con un cenno della testa indica la porta del bagno nella mia carrozza, incitandomi a darmi una mossa. “Non è arrabbiata ma è nervosa, se perde il controllo questo Tour finirebbe nel caos.”
Grugnisco sgraziatamente e svuoto la bottiglia, lasciandola cadere vuota sul letto. “Non vedo come un ‘mi dispiace’ possa cambiare la situazione.”
Cinna sorride sornione e si volta per uscire. “Ieri ti lamentavi della sua ingenuità, ma non sei tanto meglio di lei, sai?” Se ne va ridacchiando e comincio a pensare di dovermi ricredere su Cinna.
Rimango fermo per un po’, ripenso alle sue parole e mi decido ad alzarmi. Mi faccio una doccia, più che altro mi metto sotto il getto dell’acqua per cinque minuti.
Prendo un pantalone qualsiasi nero dall’armadio e una camicia bianca pulita. Una giacca blu elettrico, la più normale che riesco a trovare e apro un’altra bottiglia. Un po’ di coraggio liquido prima di affrontare faccia a faccia il mostro.
Comincio a credere che il futuro di questo Tour dipenda dalle mie scuse, almeno Cinna ne sembrava convinto.
Forse l’ultima mezza bottiglia è stata un’esagerazione, perché mentre mi avvio verso la porta di Effie comincio a sentire la testa appesantirsi.
Busso ed entro senza ricevere una risposta; lei è seduta su una poltrona, sta scribacchiando a penna qualcosa su dei fogli. Quando mi vede si alza in piedi, lamentandosi del fatto che non ho bussato.
Okay, questa storia delle scuse non è cominciata molto bene.
“Ti serve qualcosa?” Mi chiede, esibendosi nel più falso dei sorrisi.
La cosa non può non divertirmi e vado ad appoggiarmi alla parete. “Andiamo, puoi fare di meglio.”
“Haymitch sei ubriaco…”
“La cosa ti sorprende, Principessa?” Una mezza risata mi scappa dalle labbra, non posso farci niente. Forse ho usato un po’ troppo coraggio liquido. Ma ormai è tardi per pentirsene.
Effie sospira, torna a sedersi e fare quello che stava facendo prima che entrassi. “Che c’è Haymitch?” Chiede con voce rassegnata.
Resto fermo, penso a cosa dirle e soprattutto a come dirglielo. Non sono molto bravo con questo genere di cose, ma se devo farlo sarà meglio che lo faccia in fretta. Cinna ha ragione, questo viaggio è già abbastanza disastroso senza che ci si metta anche Effie.
Vado a sedermi su una poltrona accanto alla sua, lei solleva nuovamente gli occhi, sembra tentata di cacciarmi via, poi ci ripensa.
“Stai- stai scrivendo i discorsi?”
“No, l’ho già fatto ieri sera. Sto aggiungendo solo qualche parola per i tributi.” Concisa e fredda, di certo non mi da una mano.
Altri due minuti e ci rinuncio, se non è collaborativa non posso farci niente. “Posso?” Allungo una mano verso i fogli che ha già scritto e lei annuisce, chiedere il permesso è stato un tocco di classe, ora devo solo capire come infilare un ‘mi dispiace’ fra un ‘bel discorso’ e ‘arrivederci’.
Sono patetico, perfino Katniss è riuscita a scusarsi meglio con Effie il primo giorno. Forse dovrei andarmene, chiedere a lei e tornare… se sono disposto a questo, sono ridotto proprio male.
Prendo i fogli e butto un occhio, guardo in faccia i due ragazzi ma non li riconosco. Sono due sedicenni magrolini, Leigha e Spens, entrambi morti durante il bagno di sangue. Non capisco cosa ci sia da aggiungere su questi due, ma lei sembra molto concentrata.
“Cinna mi ha detto che hai parlato con Katniss…”
“Sì.”
Monosillabi, okay. Basta, non posso andare avanti così. Mi soffermo a guardarla e cerco di capire che diavolo le sta passando per la testa, è seduta rigida sulla sua bella poltrona, avvolta in un vestito rosa sgargiante che la strizza come se fosse un cotechino. La sola vista mi fa salire l’acido dallo stomaco. No, forse non è acido.
Nemmeno il tempo di riflettere che sono piegato in due contro il braccio della poltrona a vomitare tutto quello che avevo bevuto. Decisamente troppo coraggio liquido.
Non ho capito molto bene quello che è successo dopo, so solo che ho sentito un ultrasuono da parte di Effie, e che qualcosa di duro mi ha colpito la schiena e la testa ripetutamente. Credo di aver perso i sensi per qualche secondo.
Solo dopo, quando Cinna mi ha portato via, ho saputo che Effie aveva cominciato a strillarmi contro come un’ossessa e a colpirmi con tutto quello che le capitava sotto mano, inclusa una lampada che mi ha lasciato un bernoccolo dietro la nuca.
E io che mi sono anche voltato dall’altra parte per non sporcarla…
Sono nel mio scompartimento quando il treno si ferma, Cinna viene a controllare come sto e mi passa una sacca con del ghiaccio che porto immediatamente dietro la testa. “Ma che razza di lampade avete? Poteva uccidermi.”
“Avrebbe fatto bene…” Dice, però nasconde un sorriso. Quando vede che mi sono un po’ ripreso, mi guarda e scuote la testa. “Hai un modo veramente singolare di scusarti, lo sai?”
“Ci ho provato…” Non è una bugia, ci ho provato sul serio… se lei non coglie i segnali non è colpa mia.
“Per quello che mi ha detto lei, ti sei solo seduto sulla poltrona, hai messo due parole una dopo l’altra e poi le hai vomitato sul tappeto.”
“Non è il mio genere di cose.” Taglio corto e gli ripasso la sacca del ghiaccio, mi alzo e la testa mi gira. Se quella donna mi ha causato una commozione cerebrale giuro che l’ammazzo.
A quel punto Cinna tira fuori un paio di pillole e me le passa. “Sono per il dolore, non bere niente. Intesi?”
Annuisco e accetto le pillole, perché il dolore dietro la nuca si è sparso a tutta la testa e ora credo di avere un martello pneumatico che mi trapana direttamente dietro le orbite. In genere questo è lo stato in cui mi sveglio la mattina, ora non sono nemmeno le sei del pomeriggio.
Tutto grazie ad Effie Trinket. E poi sono io quello che si deve scusare…
Ora come ora le sue scuse può infilarsele dove so io, se questo è il ringraziamento per averci provato.
Seguo Cinna fuori dal treno, attraversiamo in macchina un percorso asfaltato. Effie è seduta fra Katniss e Peeta e non mi degna nemmeno di uno sguardo.
Ottimo, non dovrò sentirla lamentarsi.
Arrivati al distretto il sindaco introduce i due ragazzi, passiamo attraverso una folla che applaude, poi saliamo sul palco. Io, Effie e gli stilisti ci mettiamo da parte durante il discorso. Tutto fila liscio, dopo una giornata come ieri, almeno oggi potevamo respirare.
Durante la passeggiata le cose non cambiano, Effie cammina dietro Katniss e Peeta. Assomiglia pericolosamente ad un condor. Lascia che i due si tengano per mano e si scambino qualche bacio, ma appena provano ad allontanarsi, li segue e li fa tornare in fila.
Cinna e Portia sono dietro di loro, lei si tiene sottobraccio, a quanto pare Effie non è l’unica vittima sacrificale per le prove di nuovi modelli di scarpe.
Un paio di metri distanziano me dai due stilisti, ma non sono io a chiudere la fila, sono seguito dai preparatori dei due ragazzi, che mi sembrano tanti cagnolini spaesati.
Non ho mai sentito una persona lamentarsi tanto. Ma non è l’unica cosa che sento. Parlano come se nemmeno esistessi e fra i vari discorsi senza senso, spettegolano su Katniss e Peeta. Ottimo, forse se le voci continuano a girare arriveranno anche a Snow.
Il sindaco e un paio di persone sono davanti a tutti, chiacchierano con i ragazzi, poi si mette in mezzo Effie. Devo ammettere che non averla sempre fra i piedi a tormentarmi non è male, forse dovrei farla arrabbiare così più spesso.
La passeggiata finisce, arriviamo alla casa del sindaco. È una casa di montagna, non troppo diversa da quelle presenti nel Villaggio dei Vincitori.
Appena mettiamo piede dentro un’aria calda ci accoglie, con la coda dell’occhio vedo Effie strofinarsi le braccia. Doveva star congelando, fuori il clima era freddo e lei non indossa molto per coprirsi… non che la cosa mi importi, visto che ho deciso di far restare così la situazione.
A tavola Effie fa di tutto pur di non sedersi accanto a me, i posti in teoria sarebbero prestabiliti ma si siede al posto di Cinna, dicendo di non essersene resa conto, e gli chiede se gli dispiace cambiare posto visto che è difficile alzarsi e sedersi con quel vestito.
Cinna non batte ciglio, si siede accanto a lei, a quello che sarebbe dovuto essere il suo posto e io mi lascio cadere sulla sedia successiva.
Il resto della cena procede tranquillo, chiacchierano tutti allegramente e io faccio finta di non esistere, godendomi il cibo e bevendo solo acqua, visto che Cinna – che è diventato la mia nuova Effie – si assicura che io non mi uccida mischiando quegli antidolorifici all’alcool.
Katniss e Peeta sorridono, si complimentano per l’accoglienza e per il cibo. Si tengono per mano, si baciano, ormai è lo stesso in tutti i Distretti, recitano alla perfezione il loro copione.
Quando finiamo il sindaco ci riaccompagna personalmente alla stazione, faccio i miei complimenti ai due ragazzi perché credo che un po’ di incoraggiamento non possa fargli male e poi vanno a dormire.
Raggiungo Cinna, Effie e Portia, ma appena metto piede nella carrozza, Effie si alza e se ne va, dando la buonanotte ai due stilisti.
Portia mi guarda interrogativo, poi scambia uno sguardo con Cinna e sorride. Che ha da sorridere? Non ci faccio nemmeno caso, sto per sedermi quando lei mi ferma. “Come va la testa?”
Provo di nuovo a sedermi e lei mi colpisce piano la gamba destra con la scarpa. Respiro lentamente e mi volto a guardarla, ha ancora quel sorriso sulle labbra. “Andrebbe meglio se potessi sedermi.” Dico a denti stretti.
Portia inclina di lato la testa e poi scambia un altro sguardo con Cinna. “Effie mi ha detto che le dispiace di averti colpito.”
Rinuncio a sedermi su quella poltrona e mi volto per raggiungerne un’altra. “Effie poteva pensarci prima di tirarmi dietro mezzo arredamento.” Le rispondo usando il suo stesso tono di voce.
Adesso è Cinna a fermarmi, alzandosi e afferrandomi le spalle. No, a quanto pare non posso sedermi. “Adesso siete in due a dovervi scusare, fai la prima mossa e non vomitarle sulle scarpe. Sei capace di dire ‘mi dispiace’?”
Ora basta, non posso farmi prendere in giro da questi due, ma non posso nemmeno fargli credere di non essere capace di fare qualcosa di così semplice come scusarmi.
Che faccia potrebbe fare Effie quando vedrà che sarò stato io il primo a scusarmi, che sarò stato io per una volta ad avere più buone maniere di lei. Anche se le scuse non sono sincere, che me ne importa? È solo un altro modo per farla innervosire, non potrà rifiutare delle scuse, non dopo quello che ha fatto.
“E va bene, avete vinto. Se mi tira dietro un’altra lampada però poi ve la vedete voi.”
Ignorando le risatine di Portia e la pacca di incoraggiamento di Cinna, mi avvio verso lo scompartimento di Effie. Mi volto appena per controllare che quei due non mi stiano spiando e busso alla porta. Questa volta aspetto prima di entrare ed è la stessa Effie ad aprire la porta.
Sembra sorpresa di vedermi, ma non si sposta. Evidentemente non ho più il permesso di entrare. Forse ripensandoci non l’ho mai avuto.
“Haymitch, sono molto stanca-” Comincia, ma la interrompo prima che possa continuare.
“Senti. Il viaggio è ancora lungo, perché invece di continuare ad ignorarmi non riprendi ad essere una spina nel fianco? Avrai tempo di tormentare Katniss e Peeta quando saranno loro i mentori, per il momento limitati a me ok? Non fa niente per la lampada…”
Effie è rimasta in silenzio e mi ha fatto parlare, è una cosa insolita ma forse dovrei prenderla come un buon segno. Dopo un po’ però ancora non proferisce parola, il suo volto è una maschera inespressiva. Ha sentito qualcosa di quello che ho detto?
La cosa comincia ad infastidirmi. “Che altro c’è? Quei due lì dentro hanno detto che ti sentivi in colpa per la lampada, ti ho detto che non fa niente. Che altro vuo-”
Il resto della frase è stato troncato dalla porta che mi ha colpito dritto in faccia. Per un attimo non ci vedo più e mi ritrovo a sbattere con rabbia il pugno sul metallo. “Trinket!”
La mia mano è già sul pomello della porta quando sento due mani che mi afferrano le spalle. È Cinna, che come pensavo aveva assistito alla scena. “Okay, va bene così. Per stasera è sufficiente. Le parlerò io domani…”
Non c’è davvero bisogno che le parli, a me sembra abbastanza chiaro quello che aveva da dire, ma non posso obiettare, quindi mi limito a scrollarmi di dosso lo stilista e a seguirlo fino alla mia stanza, dove mi chiudo e comincio a subito a bere.
Sono passate ore da quando ho preso gli antidolorifici, so già che non mi addormenterò senza un aiuto, l’unica soluzione è lasciare che sia l’alcool a trascinarmi in un sonno profondo.

A/N: So many Hayffie feels. Okay, questo capitolo e quelli successivi serviranno a dare una svolta alla storia. So dove andare a parare alla fine e so più o meno come arrivarci.
L’idea di Cinna e Portia che fanno il tifo per Haymitch ed Effie è un’idea che ormai non riesco a togliermi dalla mente. Così come l’amicizia Effie/Cinna e Cinna/Haymitch. Comincio seriamente a credere che l’unico adulto effettivo sul treno sia proprio lo stilista.
Ho già pronto il capitolo successivo e credo che lo pubblicherò domani. Il Distretto 6 viene nominato in Strawberry Blonde, la one-shot ambientata fra il Distretto 5 e 4 che mi ha dato l’ispirazione per questa fanfiction. Se non lo avete fatto vi consiglio di leggerla anche solo per farvi un’idea di come finirà il prossimo capitolo. La one-shot è dal punto di vista di Haymitch e la potete trovare facilmente perché è il primo capitolo della raccolta “Il Leone e La Farfalla”.
Il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di Effie. Alla prossima e grazie per aver letto e per i commenti. (:
 
x Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Distretto 6 ***


Effie POV.
 
È insopportabile.
Insopportabile, ubriaco, maleducato, irrispettoso.
Okay, forse ho sbagliato a colpirlo con quella lampada, ma è stato istintivo. Come ha osato entrare nel mio vagone, senza permesso, completamente ubriaco, solo per vomitare sul mio tappeto?
Gli ho tirato addosso la prima cosa che mi è capitata fra le mani, e la seconda, e la terza… e la quarta.
È stato istintivo. Non volevo fargli male… e volevo scusarmi oggi. Ora la cosa è fuori discussione, dopo la sua uscita di ieri sera. Forse ho esagerato a sbattergli la porta in faccia, è stato estremamente maleducato… non so che cosa fare.
Sospiro e mi rigiro fra le coperte. Ho dormito malissimo anche stanotte e questa volta è stata tutta colpa di Haymitch. So perfettamente che dovrei scusarmi, che siamo tutti stressati e che… beh, devo essere onesta con me stessa, so perfettamente che Haymitch non mi sopporta e che passare queste due settimane con me per lui deve essere un vero inferno.
Ma questo non lo giustifica!
Tiro via il cuscino da sotto la mia testa e me lo premo sul viso, sopprimendo un mezzo grido frustrato. E Cinna e Portia? Oh, quei due non la passeranno liscia… dire ad Haymitch che mi sentivo in colpa per averlo colpito. Mi ero confidata con loro, quell’informazione doveva restare fra noi!
Che ore sono? Guardo l’orologio digitale sul mio comodino e mi accorgo che è ancora prestissimo. Non sono nemmeno lei sei del mattino. Ho ancora un’ora per dormire, poi dovrò cominciare a prepararmi… non arriveremo al Distretto 6 prima di mezzogiorno ma ho tantissime cose da fare.
Dopo quindici minuti mi rendo conto che non riuscirò mai ad addormentarmi, quindi mi siedo poggiando la schiena alla spalliera del letto e prendo la mia cartellina, mi allungo per accendere la lampada e mi accorgo che non l’ho ancora sistemata… sospiro e mi alzo per andare ad aprire le tendine.
Rabbrividisco per la perdita di calore ma infilo un accappatoio bianco che comincia subito a riscaldarmi. Il sole sta sorgendo immagino, perché la luce è ancora fioca.
Mi siedo sulla poltrona più illuminata, è quella dove ieri era seduto Haymitch. Al posto del tappeto ora c’è il pavimento di metallo.
Comincio a leggere i dati sui tributi, per assicurarmi che non debba aggiungere nulla di particolare.
Come molti altri entrambi sono morti durante il bagno di sangue, la ragazza aveva sedici anni, si chiamava Kara. Aveva un bel viso, è un vero peccato.
Il ragazzo, Ashton, era un suo coetaneo. Anche lui era un bel ragazzo. Immagino che la loro morte sia stata necessaria affinché i miei due ragazzi siano tornati sani e salvi a casa.
A quanto pare non devo aggiungere nulla di specifico per loro due, mi soffermo a guardare come e dove si svolgeranno il discorso e la cena.
Il Distretto 6 ha una piattaforma di lancio per hovercraft e sembra che il discorso si terrà lì, l’abitazione del sindaco è poco distante, ci arriveremo grazie ad un treno che taglia a metà il Distretto, una corsa di venti minuti circa.
L’orologio segna le sei quando sento bussare alla mia porta. È impossibile che sia Haymitch, probabilmente si è addormentato ora.
“Effie? Sei sveglia?”
È Cinna. Sospiro e gli do il permesso di entrare.
Una volta che si è richiuso la porta alle spalle indica la poltrona accanto alla mia, gli sorrido e lui prende posto accanto a me. “Non mi aspettavo di trovarti sveglia.”
E allora perché sei venuto a bussare?
“Non riuscivo a dormire.” Dico, sforzandomi di sorridere ancora.
Si sistema sulla poltrona, è in difficoltà, lo vedo. “Per quello che è successo ieri?”
Non posso non irrigidirmi e prendermi qualche secondo prima di rispondere, poi annuisco. Lui si sporge verso di me e poggia le mani sulle mie.
“Mi dispiace per averti messo in imbarazzo. Né io né Portia volevamo farlo, volevamo solo fare in modo che Haymitch si scusasse… per il bene dei ragazzi.”
In un lampo la mia mente cancella tutto quello che ha detto prima delle ultime parole. Ritiro le mani e lo guardo con fare interrogativo. “Cosa c’entrano Katniss e Peeta?”
“L’unica in grado di controllare Haymitch sei tu. Se non lo fai lui finirà per mettersi nei guai, guai a cui tu dovrai rimediare. E quando tu sarai dietro ad Haymitch, chi si assicurerà che Katniss e Peeta siano in orario? Che mangino come si deve? Che dormano bene… Haymitch ti fa perdere la concentrazione.”
Ora mi sento terribilmente offesa. Credo che la cosa si riesca a vedere perfettamente nei miei occhi, perché Cinna indietreggia. Oh, ma non può rimangiarsi le parole… “Haymitch non mi fa perdere proprio un bel niente! Se non la pazienza… è sempre stato così e sempre sarà. Sono perfettamente in grado di gestire la situazione.”
Lui annuisce, si alza e va alla porta. Quando parla lo fa senza voltarsi verso di me. “Hai ragione… tranne su una cosa: non sarà sempre così, no? Questo è l’ultimo viaggio che fate insieme… avete lavorato insieme per quanto? Dieci? Quindici anni? Non è proprio chiudere in bellezza questo.” Mi lascia sola.
Per qualche secondo fisso la porta chiusa, incapace di fare altro. La mia mente si è svuotata. Quando abbasso gli occhi sull’orologio mi accorgo che non ho fissato la porta per qualche secondo, l’ho fissata per quasi mezz’ora… devo prepararmi!
Quando sono pronta vado a svegliare tutti, tranne Haymitch, perché nonostante quello che ha detto Cinna, sono ancora convinta che se non mi presenterà delle scuse decenti non gli rivolgerò più la parola.
Non lo vedo fin dopo la colazione. Quando sono costretta a passargli vicino, mi rendo conto che è già ubriaco e che non si è fatto una doccia. Sono così tentata di dirgli qualcosa, ma l’ho promesso a me stessa, quindi lo ignoro e vado a controllare che Katniss sia pronta.
Lei e Peeta non hanno fatto proprio niente per essere più discreti, continuano a dormire insieme, ma li vedo più sereni da quando hanno cominciato a dividere il letto, quindi per quanto la cosa possa essere inappropriata, sono costretta a lasciarli fare.
Una volta arrivati al Distretto tutto procede bene.
Veniamo scortati fino al luogo del discorso, è incredibilmente interessante, due hovercraft sono posizionati dietro al palco costruito appositamente per l’occasione.
Fanno salire Katniss e Peeta, noi veniamo condotti all’interno, per avere una visuale completa su tutta la piazza e sui nostri ragazzi.
Haymitch ad un certo punto sparisce e sto quasi per alzarmi quando mi ricordo la promessa che mi sono fatta. Rispunta pochi minuti dopo accompagnato da due Pacificatori. Lo fanno sedere e mi dicono di controllarlo.
Perché tutti si aspettano da me la stessa cosa? Non sono la sua babysitter!
Lancio uno sguardo a Cinna e lui annuisce comprensivo, va a sedersi vicino ad Haymitch. È completamente ubriaco, ho paura di come possa comportarsi a cena.
Durante il discorso dei ragazzi la folla è silenziosa, ma quando usciamo per raggiungere la stazione del treno che ci porterà alla casa del sindaco, molti cominciano a fischiare ed applaudire, a chiamare il nome di Katniss. Lei non presta attenzione, guarda avanti a sé e si limita a stringere la mano di Peeta.
Mi avvicino e poggio una mano sulla spalla di entrambi, li spingo appena per fargli affrettare il passo. Conosco quello sguardo negli occhi di Katniss, se non arriviamo in fretta alla stazione rischio che abbia una crisi.
“Sorridete e camminate, forza, siamo quasi arrivati. Non possiamo fare tardi.”
Spingo ancora una volta Peeta che finalmente sembra aver colto l’indizio e prende a braccetto Katniss, accelerando il passo.
Tiro un sospiro di sollievo, ma appena mettiamo piede sul treno mi guardo intorno per cercare un senza-voce. Ne vedo due in piedi accanto ad una porta e sollevo una mano per attirare la loro attenzione. “Portatele dell’acqua!”
In men che non si dica Katniss è seduta su una poltrona, con Cinna alla sua destra e Peeta alla sinistra. Beve l’acqua a piccoli sorsi, ma dice di stare bene e si alza in fretta, allontanandosi.
Peeta la segue, Cinna dice di andare a vedere come sta.
Resto sola per un po’, poi mi raggiungono Portia e Octavia. Stanno bevendo un drink e si siedono accanto a me. Octavia comincia a parlare, cerco di ascoltarla e di seguire quello che dice, ma sono preoccupata per Katniss.
Portia dice qualcosa, non so come ma la conversazione è arrivata ad Haymitch. Mi rendo conto che da quando sono salita sul treno non ho idea di che fine abbia fatto.
“Sta svuotando il frigobar.” Dice Portia, come se potesse leggermi nel pensiero.
Sospiro, non devo farmi coinvolgere. L’ho promesso… non posso.
“Non capisco perché sia venuto con noi.” Commenta Octavia. “Potevamo lasciarlo sul treno.”
“Penso che lui l’avrebbe preferito.” Continua Portia.
Io non mi intrometto. Non voglio nemmeno parlare di lui.
È quando Octavia comincia a prendersi gioco di lui che devo intervenire. Beh, non devo, ma mi sento a disagio a non farlo. “Non essere così dura. Ha i suoi lati positivi.”
Portia sopprime una risatina. “Ad esempio?”
È strano, ma non devo pensarci per rispondere. “Ha un buon cuore. Per quanto possa essere insopportabile, vuole bene a quei ragazzi e farebbe di tutto per proteggerli. Ha anche smesso di bere quando erano nell’arena l’anno scorso.”
“Ma non ha smesso di bere ora…” Fa notare Octavia con tono accusatorio.
Non so per quale motivo ma mi metto sulla difensiva, non sono costretta a difenderlo, certo e sicuramente lui non ha fatto nulla per essere difeso, ma lo conosco e credo di sapere il motivo per cui affoga i dispiaceri nell’alcool tutte le sere, al contrario di Octavia, che si limita a criticare. “Questo Tour è molto stressante, siamo tutti molto provati.”
“Così provati da colpire qualcuno con una lampada?” Ora sulle labbra della ragazza c’è un sorrisetto divertito.
“Era una piccola abatjour!” Il tono di voce mi si alza istintivamente e non mi accorgo di essermi sporta in avanti verso Octavia finché non avverto la mano di Portia che mi trattiene.
La conversazione finisce lì perché il treno si ferma.
Quando scendiamo vedo che Cinna regge Haymitch per un braccio, è ubriaco perso. Non posso permettergli di venire così alla cena.
“Ho provato a fermarlo, non ha voluto sentire ragioni.” Mi spiega Cinna.
Io respiro profondamente, lo guardo per un attimo. La testa è piegata in avanti, si regge in piedi solo grazie alla presa salda di Cinna attorno alla sua vita e al braccio che lui deve avergli messo al collo. “Portalo al treno e resta con lui, per favore… devo restare con Katniss e Peeta.” Cinna annuisce comprensivo e poi prende ad allontanarsi.
Mi ricompongo, ora il mio pensiero principale sono i miei vincitori.
Dopo essermi assicurata che Katniss stia bene, li accompagno fino alla casa del sindaco. La cena si svolge tranquillamente, senza nessun evento particolare. Quando saliamo sul treno per tornare alla stazione che ci porterà al treno diretto al Distretto 5, mi accorgo che Cinna ed Haymitch non ci sono.
Mi dicono che i due sono già sull’altro treno e mi tranquillizzo. Venti minuti dopo, anche noi facciamo il cambio e appena saliamo mi scuso e mi ritiro nella mia stanza.
Non ho nemmeno la forza di spogliarmi, mi stendo sul letto con l’intenzione di chiudere gli occhi per cinque minuti, ma dopo quelli che sembrano pochi secondi sento bussare freneticamente alla mia porta.
Mi alzo, in realtà mi sono addormentata per quasi un’ora… è l’una di notte, non ho idea di chi possa essere. Vado ad aprire ed è Portia, sembra preoccupata.
“Ti prego Effie, devi intervenire… Haymitch sta litigando con Katniss.”
“Haymitch sta litigando con chi? Cosa?” Portia mi afferra un polso e mi trascina verso la carrozza dove ci riuniamo dopo i pasti.
A quanto mi dice Haymitch ha continuato a bere mentre noi cenavamo, e anche dopo. Era completamente fuori controllo e quando Katniss ha cercato di togliergli la bottiglia, lui ha cominciato a sbraitare. A quel punto hanno chiamato me.
Quando arrivo la scena è pietosa. Ci sono i preparatori seduti sul divano che se la ridono, osservando tutto come se fosse uno spettacolo.
Peeta è dietro Cinna, il quale sembra essersi messo a debita distanza da Katniss ed Haymitch.
“Dammi quella bottiglia, Haymitch!” Sta dicendo Katniss, è incredibile come stia cercando di mantenere il controllo.
“No!” Gli risponde lui, santo cielo ha veramente superato il limite. Quando Katniss si avvicina per togliergliela dalle mani, lui solleva il braccio per evitare che lei la raggiunga. Sembra un bambino. Un bambino ubriaco e potenzialmente molto pericoloso.
So perché Katniss sta facendo tutto quello, so perché sta cercando di mantenere il controllo. Sospiro, al suo posto dovrei esserci io.
Haymitch si volta e continua a bere, Peeta cerca di raggiungerlo, ma Cinna glielo impedisce. Forse ha paura che Haymitch possa colpire il ragazzo, Katniss sembra abbastanza certa che lui non le torcerà un capello. Il team dei preparatori continua a sghignazzare e Portia mi lancia un’occhiata supplichevole.
“Adesso basta!” Strillo, a nessuno in particolare, ma ottengo quello che voglio.
La scena s’immobilizza.
Katniss si volta verso di me e nei suoi occhi riesco quasi a percepire il sollievo. Il team dei preparatori si zittisce e si gira da un’altra parte.
Cinna e Peeta si fanno da parte mentre marcio verso Haymitch e gli prendo la bottiglia dalle mani, porgendola a Katniss.
Stringo la presa attorno al braccio di Haymitch e lo costringo a camminare, lui borbotta qualcosa che non riesco a capire, poi china la testa e ubbidisce; prima di lasciare la stanza mi volto verso Cinna e Peeta. “Prendete tutte le bottiglie che sono rimaste e svuotatele.”
“Non credo che gli farà piacere domani…” Commenta Cinna, ma non mi interessa.
“Non ricorderà nemmeno quello che è successo, gli diremo che ha svuotato la dispensa.”
Non voglio sentire obiezioni quindi mi allontano cercando di non cadere, trascinandomi dietro Haymitch. Una volta che siamo nella sua stanza lo costringo a sedersi sul letto.
Faccio un passo indietro e porto le mani sui fianchi. “Che cosa stavi pensando? Posso sapere? Perché non c’era nessun motivo, nessun motivo, per bere così tanto.”
Borbotta qualcos’altro, ma è talmente ubriaco che non lo capisco.
Ho paura che possa di nuovo vomitare tutto, quindi lo costringo a rimettersi in piedi e lo accompagno in bagno, apro il rubinetto e bagno un asciugamano.
“Non è passata nemmeno una settimana.” Comincio, tamponandogli la fronte con l’asciugamano bagnato. “Sei capace di controllarti per due settimane? Non ti chiedo di restare sobrio, ma almeno di non ridurti… così!”
Rinuncio a parlare quando mi rendo conto che non capisce quello che sto dicendo. Non posso fare a meno di sentirmi in colpa, se lo avessi controllato non sarebbe successo.
È così che si riduce quando non ci sono? Tutto il resto dell’anno?
Sembra non dover vomitare, quindi lo riporto in camera e lo faccio sedere di nuovo sul letto, non riesce a stare seduto e si lascia scivolare sul materasso. Mi siedo accanto a lui, non voglio che si senta male, quindi decido di restare finché non si addormenterà, o perderà i sensi…
Dopo un po’ cerca di tirarsi su e riesce a sedersi più o meno decentemente contro la spalliera. Sembra voler dire qualcosa, immagino sia di nuovo un borbottio incomprensibile, invece riesco chiaramente a cogliere un: “Mi dispiace.” In quello che dice.
Inclino la testa di un lato e cerco di capire quello che sta dicendo.
“Per cosa?” Gli chiedo gentilmente, lui chiude gli occhi e credo che si sia addormentato, quando parla di nuovo.
“Non- non dirtelo.”
Oh, quindi è questo quello che ci voleva per ottenere delle scuse? Bere fino a sentirsi male? Dire che la prima volta c’era quasi riuscito, prima di rovinarmi il tappeto…
Scuoto la testa e sorrido. “Non fa niente… ho già detto che li lascerò dormire insieme.”
“No…”
“No?”
“No…” Ripete e si porta una mano sugli occhi, respira faticosamente. Che si stia veramente sentendo male?
Mi preoccupo e mi avvicino per controllare che non sia nulla di grave, ma lui continua a parlare.
“Ka-Katniss…” Balbetta. “Katniss…”
Non capisco cosa voglia dirmi, quindi cerco di incitarlo. “Katniss cosa?”
“Katniss…” Ripete. “Non- non posso.”
“Cosa? Cosa non puoi?” Comincio a preoccuparmi, sono quasi tentata di chiamare Cinna, perché non l’ho mai visto in questo stato. Sembra che stia delirando. “No… è- è un segreto. Non posso- non posso dirtelo. Mi dispiace. Mi dispiace.” Continua a ripetere quelle due parole all’infinito e ora ho paura.
Mi alzo per andare a chiamare aiuto, ma mi ferma afferrandomi il polso.
È ubriaco ma ha ancora una forza spaventosa, mi costringe a tornare seduta. Continua a blaterare, a dire parole senza senso, a fare il nome di Katniss, a dire che è un segreto e che gli dispiace… la voce si affievolisce sempre di più, poi sembra riacquistare un briciolo di coscienza e continua a parlare, ma la voce è troppo bassa. Non lo sento.
Mi avvicino di più per cercare di capire che cosa mi stia cercando di dire, ma quando sono più vicina lui tace, si limita a portare la mano che prima mi stringeva il polso dietro la mia nuca e a spingermi in avanti per catturare le mie labbra in un bacio.
Sono scioccata, ho solo il tempo di chiudere automaticamente gli occhi che sento la presa della sua mano indebolirsi, finché non ricade con un tonfo accanto al suo corpo.
Riapro immediatamente gli occhi e mi accorgo che si è solo addormentato. Qualsiasi cosa avesse voluto dirmi, ormai non può più farlo, e dubito che lo farà domani… dubito che ricorderà qualcosa domani… probabilmente non riuscirà nemmeno ad alzarsi.
Porto istintivamente due dita a sfiorarmi le labbra, che lo abbia fatto di proposito per confondermi? Per non farmi chiedere ancora? Impossibile, era troppo ubriaco anche solo per percepire un’idea così complessa… allora perché? Forse la risposta alla domanda è la stessa per cui non poteva essere una mossa strategica: era ubriaco perso. Ecco perché.
Mi sistemo il vestito e la parrucca, che si era spostata e esco dalla sua stanza. In corridoio incontro Cinna.
“Come sta?”
“Bene.” Rispondo velocemente, non ho veramente voglia di mettermi a parlare. “Domani avrà un gran mal di testa, ma respira. Buonanotte.”
Dopo essermi ritirata in camera mia comincio a spogliarmi, guanti, scarpe, parrucca, vestito… improvvisamente mi sento soffocare. Anche se quel bacio non era stato dato per distrarmi, il risultato era comunque stato quello.
Che voleva dirmi prima di addormentarsi? Mi lavo il viso e guardo il mio riflesso nello specchio. Non posso fare a meno di avere un’espressione triste sul volto.
Cinna aveva ragione, sono quasi quindici anni che lavoriamo insieme io ed Haymitch, una vita che conosco Portia e quattro anni che conosco lo stesso Cinna… e a quanto pare nessuno di loro si fida abbastanza di me.

A/N: Okay, è più lungo del solito… dovevo far succedere un po’ di cose, scusate.
Allora, comincio col dire che non vedevo l’ora di arrivare a questo punto. Haymitch ubriaco che per poco non spiffera tutto ad Effie e sì, lo ammetto, non vedevo l’ora di inserirci un bacio rubato.
Mi dispiace di non inserire molte nozioni sui Distretti, ma a parte i Distretti in rivolta non c’è molto da dire, quindi la storia si svolge più sul treno che altro.
Il prossimo in rivolta è il 4, poi il 3… poi ci sono 2 e 1, che sono importantissimi e poi la Capitale, con Plutarch… quindi dei segni di rivolta tratterò sicuramente più avanti.
Per ora loro devono limitarsi a mantenere il segreto con Effie.
Il prossimo capitolo è di Haymitch e dovrà vedersela con un dopo-sbronza da paura… inoltre il prossimo capitolo si allaccia direttamente a Strawberry Blonde, che probabilmente inserirò all’interno del capitolo stesso per chi non lo ha letto.
Non so quando potrò pubblicarlo, però, perché dal 1 al 3 marzo non ci sarò, quindi se non lo posterò il 28, prima del 3-4 marzo non aggiornerò la fanfiction. Dipende da come si mettono le cose domani, se riuscirò a scrivere o meno.
Grazie per aver letto e per i commenti. Mi fanno sempre piacere. (:
 
x Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Distretto 5 ***


A/N: Questo capitolo è più lungo del solito per una ragione: alla fine ho incollato tutta la One Shot Strawberry Blonde, perché ovviamente non tutti l’avranno letta… quindi non mi sembrava sufficiente nominarla e dire “A questo punto si colloca la OS bla bla bla”. Se l’avete già letta, se la riconoscete, alla fine potete saltare quel pezzo (: scusate per la confusione, ma penso che sia meglio così. Buona lettura!

Haymitch POV.

Apro solo un occhio ma la luce è troppo forte, sono costretto a richiuderlo.
Forse sono in paradiso. Quando sono morto? Credo che la testa stia per esplodermi. Sul serio in paradiso? Credevo mi sarebbe toccato l’inferno.
Porto una mano sul viso e dopo qualche secondo riprovo ad aprire gli occhi, va meglio e riesco ad individuare una sagoma che prende forma e che mi osserva dall’alto.
Credo di stare ancora sognando.
Non appena i miei occhi si abituano alla luce e cominciano a funzionare, riconosco il volto che mi sta fissando, è Portia.
Portia?
Cerco di tirarmi su e dalle labbra mi esce un lamento di dolore; per qualche ragione che non conosco la donna sta sorridendo divertita.
“Buongiorno…” Dice, con il tono di voce troppo alto.
Strizzo gli occhi in un tentativo di contenere il dolore pulsante che mi sta facendo diventare matto. Quanto ho bevuto ieri sera?
“Che- che stai facendo?”
Il sorriso le si ingrandisce sul volto e diventa quasi un ghigno maniacale. “Stavi chiamando Effie.” Dice, poi inclina la testa da un lato e si porta un dito alle labbra. “Beh… non so se si possa dire chiamare, veramente. Comunque ti ha sentito tutto il treno e lei mi ha mandato a vedere che cosa vuoi… ma non credo di poter essere utile.”
A quel punto mi fa l’occhiolino ma sono troppo provato per poter reagire in alcun modo. Sto cercando di ricordare qualcosa di ieri sera, ma la mia mente è completamente vuota. Ricordo solo di aver bevuto molto, più del solito… sicuramente più di quanto avrei dovuto date le circostanze in cui mi trovo.
“Che cosa vuoi?” Sputo fuori, e non intendo che cosa voglia da me, ma che cosa voglia per tenere la bocca chiusa.
A quanto pare Portia è abbastanza perspicace da capirlo, perché mentre si allontana dal mio letto per andare all’armadio comincia a parlare in tono pratico. “Solo una cosa: non bere più così tanto. Ieri sera l’hai spaventata a morte.”
“Mh.” È l’unica cosa che riesco a dire, non comprendo a pieno cosa voglia dirmi, dal momento che non ricordo nulla.
Ricordo che Cinna ha cercato di non farmi bere tutto quel whiskey, poi le cose cominciano a confondersi, ricordo Katniss che mi urla contro, poi c’è Effie. E poi volti indistinti.
L’alcool non serve a non farmi sognare la notte, ma sicuramente serve a farmi dimenticare i sogni la mattina.
Sogni movimentati, se quello che dice Portia è vero.
“Mettiti questi e raggiungici, arriveremo al Distretto 5 fra quindici minuti.”
Per la prima volta da quando ho aperto gli occhi, lancio uno sguardo sulla sveglia e mi rendo conto che è quasi l’una di pomeriggio.
“E fatti una doccia… fredda magari.” Con quelle parole e una risatina, Portia finalmente mi lascia in pace ed esce dalla mia stanza.
Decido che appena ne avrò le forze la strozzerò con le mie mani, prima però devo alzarmi dal letto e trovo la cosa estremamente complicata.
Quando ci riesco non bado nemmeno ai vestiti che ha tirato fuori dal mio armadio e vado in bagno, mi metto sotto la doccia e la accendo.
Dubito che stesse facendo sul serio, ma l’idea di una doccia fredda non mi dispiace. L’acqua gelida mi sveglia completamente.
Non mi prendo la briga di usare del sapone, mi limito a restare fermo per qualche secondo, poi, quando non mi sento più le dita dei piedi chiudo la doccia ed esco.
Mi infilo distrattamente i vestiti e raggiungo gli altri nell’area salotto.
Sono tutti lì, faccio vagare lo sguardo nella stanza. Il fatto che sia sveglio non significa che sia ancora completamente reattivo, sento un indistinto vociare, non capisco che cosa stia dicendo la gente attorno a me.
Cinna sta sistemando una cintura alla vita di Katniss, la ragazza sembra più pallida del solito e il vestito le sta decisamente troppo grande. Dubito che Cinna abbia sbagliato le misure, però.
Peeta è accanto a lei e Portia ora gli sta sistemando la giacca, come al solito i due sono vestiti abbinati.
Il vestito di Katniss è lungo e le arriva ai piedi, quando Cinna la fa sedere per infilarle le scarpe, comincio a credere che non riuscirà nemmeno ad arrivare al palco.
Effie sta parlando ai preparatori di Katniss, quei tre pappagalli annuiscono eccitati, poi lei si volta e comincia a parlare con quelli di Peeta.
Quando ha finito china lo sguardo sulla sua cartellina e quando lo rialza, si accorge della mia presenza.
Mi si avvicina sorridente e quando è abbastanza vicina la sua espressione cambia in una smorfia scocciata.
Non ho ancora né fatto, né detto niente. Che può volere?
Si sposta alle mie spalle, cerco di voltarmi ma non me lo permette. Mi sfila la giacca e continuo a non capire che cosa voglia.
“Ci vuole veramente una certa abilità per infilarsi una giacca al contrario…” Dice, poi fa qualcosa alle maniche e mi aiuta a infilarla di nuovo. Torna di fronte a me e comincia ad abbottonarla senza sollevare lo sguardo, quando ha fatto si allontana sventolando una mano in direzione di Cinna. “Per favore controlla che il resto sia a posto.”
Non capisco se sia ancora arrabbiata con me o no, almeno adesso mi parla. Mi chiedo se mi permetterà di bere come ho fatto ieri.
Cinna mi si avvicina e comincia a controllarmi le scarpe, i pantaloni e il resto. “Stai bene?”
“Mh?” Non sono ancora in grado di formulare frasi di senso compiuto, credo che ci vorrà ancora un po’.
“Questa mattina Effie mi ha detto che ieri sera stavi per dirle qualcosa a proposito di Katniss… che sembravi preoccupato.” Non aggiunge altro, ma si mette a sistemarmi il colletto della camicia. Anche se sono in pieno dopo-sbronza, non sono un idiota, il colletto era a posto ed è la terza volta che se lo rigira fra le mani. Abbassa la voce. “Haymitch ancora una settimana, tieni la bocca chiusa per un’altra settimana.” Non so se mi stia chiedendo di non bere troppo o di non dire niente ad Effie, ma a quanto pare le due cose sono collegate, quindi mi limito ad annuire.
Quando ha finito di dirmi quello che voleva, lascia finalmente in pace il mio colletto e sono libero di potermi andare a sedere sul divano, accanto a Katniss.
Mi volto a guardarla e lei mi rivolge uno sguardo pietoso. È avvolta in un vestito blu scuro dalla testa ai piedi. Dalla vita in giù il vestito si allarga e diventa una specie di mongolfiera, dando l’impressione che Katniss sia un’enorme meringa.
Le scarpe sono terrificanti, hanno un tacco appuntito di almeno tredici centimetri. Cinna non si sta risparmiando in questo Tour, prima Effie, poi Portia, ora Katniss… mi chiedo se farà indossare dei tacchi anche a me e a Peeta.
“Smettila.” Mi sento dire all’improvviso, alzo lo sguardo e noto che Katniss mi sta uccidendo con gli occhi. Uccisa nel fisico ma non nello spirito, bene…
“Di fare cosa, dolcezza?” Riesco a chiederle, facendo ricadere la testa contro lo schienale del divano. Ho bisogno di un drink…
“Di fissarmi.” La sento muoversi accanto a me e abbasso lo sguardo di nuovo, si sta grattando un fianco, strizzo gli occhi e mi rendo conto che il vestito è fatto di tantissime piume.
Cerco di trattenere una risata mentre la ragazza continua a grattarsi. “Credo di essere allergica alle piume.” Dice, e io scuoto la testa, tornando a guardare il soffitto.
Prima che possa provare ad aggiungere altro la voce di Effie raggiunge le mie orecchie e chiudo gli occhi respirando piano, il suo tono di voce è ancora troppo squillante perché io lo possa sopportare. Già faccio fatica in condizioni normali, ora è decisamente fuori discussione.
“Va bene, il treno sta per fermarsi. Ricordatevi di sorridere mentre scendete e di tenervi per mano. Salutate e camminate, salutate e camminate.” Dice elettrizzata, il divano si alleggerisce e capisco che Katniss si è alzata.
Apro gli occhi e vedo che Peeta la sta reggendo per mano, il treno si ferma mentre i due staff di preparatori si assicurano che i due ragazzi siano perfetti.
Portia mi si avvicina e mi da un calcetto alla caviglia. “Vuoi una mano?” Mi chiede, ma scuoto la testa e con una spinta, facendo leva sulle braccia, riesco ad alzarmi.
Scendiamo dal treno e veniamo accolti da una folla esultante. Il sole mi fa male agli occhi, devo tenerli quasi chiusi, ma non è sufficiente. Fortunatamente entriamo subito in un’auto elettrica che ci porta nel Palazzo di Giustizia. Durante il tragitto una guida ci ha spiegato come funziona il Distretto.
Non ho ascoltato molto, ho solo afferrato parole a caso, come energia solare, industrie e energia elettrica. Quando scendiamo veniamo subito portati in una grossa sala.
Il discorso si terrà al chiuso, in una sala conferenze.
Grandi schermi trasmetteranno l’intera cerimonia nelle piazze. Le telecamere sono ovunque, ogni tanto colgo Effie lanciarmi occhiate di rimprovero. Evidentemente non sono abbastanza presentabile per i suoi gusti.
Quando Katniss e Peeta sono sul palco, cominciano a parlare. Procedono bene, i volti dei due tributi svolazzano dietro i loro familiari. Il ragazzo non lo ricordo, ma scopro che si chiamava Hans. La ragazza invece la riconosco, è stata una delle ultime a morire. È Faccia di Volpe, ma scopro che il suo vero nome è Finch. Sia Katniss che Peeta evitano volutamente di spostare gli occhi nella sua direzione. Immagino vogliano evitare di far succedere quello che è successo negli altri Distretti.
Prima che il discorso finisca, comunque, qualcuno nella folla comincia a gridare il nome di Katniss. La ragazza s’irrigidisce, ma non smette di parlare. Quando anche altri seguono il richiamo, lei solleva lo sguardo sulla folla. Si alza prima un braccio, poi due, poi tre, poi quattro… nel giro di una manciata di secondi almeno una ventina di braccia alzate, con tre dita sollevate, spuntano dalla folla.
I Pacificatori non perdono l’occasione di andare contro alle persone, fucili alla mano.
Katniss e Peeta vengono scortati dentro, i monitor si spengono. Poi uno, due spari. Se la doccia fredda non mi aveva svegliato del tutto, i colpi di pistola lo fanno perfettamente…
La voce di Effie risuona nella stanza, mi basta scambiare uno sguardo con Cinna e lui è subito al suo fianco, cercando di calmarla.
Portia fa lo stesso con i preparatori, ci scherza su, dice che deve essere esploso qualche fusibile.
Appena i due ragazzi sono nel salotto con noi, mi avvicino a loro e gli fermo una mano sulle spalle. Non c’è bisogno di parole nemmeno stavolta, mi assicuro che nessuno dei due sia ferito.
Peeta stringe la mano di Katniss, lei è catatonica. So come si sente, ma né io né lei possiamo farci nulla. “Continuate a recitare.” Dico alla fine, entrambi annuiscono e raggiungiamo gli altri.
La storia ufficiale è che la folla, troppo eccitata, ha calpestato dei cavi. Una telecamera si è rotta, e uno dei macchinisti è caduto dal suo trespolo.
Al pranzo con il sindaco c’è tensione, l’uomo chiacchiera animatamente con i due stilisti e con Effie, ma è rigido come un tronco.
Effie, che questa volta non si è rifiutata di sedersi accanto a me, impedisce ai senza voce di versarmi altro vino dopo il sesto bicchiere e questa brodaglia è talmente tanto diluita nell'acqua che quasi ha perso il sapore.
Quando faccio cadere per sbaglio una forchetta a terra e il rumore metallico risuona nell’aria, Effie riesce a stento a trattenere un grido per lo spavento.
Più tardi, mentre siamo in salotto con il sindaco e la sua famiglia, Cinna mi dice che quando ci sono stati i due colpi di pistola, Effie si è spaventata parecchio e che non è cascata di nuovo alla storia del camion, o del cavo. Non so per quanto tempo riusciremo a prenderla in giro. Purtroppo non è stupida quanto sembra.
Dopo un po’ di chiacchiere, smancerie, balli e festeggiamenti, finalmente possiamo tornarcene sul treno.
Usciamo dall’abitazione del sindaco e di nuovo una folla di persone ci acclama.
Katniss e Peeta camminano davanti a tutti, io ed Effie dietro di loro.
I due ragazzi si tengono per mano, sorridono e salutano tutti. Si stanno impegnando incredibilmente, sanno che sarà l’ultimo sforzo della giornata.
Mentre avanziamo verso la stazione, a un paio di metri dal treno, Katniss inciampa in quelle dannate scarpe e se non fosse stato per Peeta e per me, che mi sono sporto in avanti per afferrarla, sarebbe rovinata a terra.
La sento imprecare fra i denti mentre l’aiuto a tirarsi su. Appena è in piedi Effie s’infila fra di noi e afferra per le spalle Katniss, sta sorridendo a trecentocinquanta denti ma vedo il terrore nei suoi occhi. “Continua a salutare. Calcia il vestito e cammina; punta, tacco. Un bel sorriso e via…”  La volta di nuovo verso il treno e praticamente la spinge, tenendola saldamente fra le mani finché non siamo a bordo.
Una volta salvi, la prima cosa che fa Katniss è togliersi le scarpe, lanciarle lungo il corridoio e rifugiarsi nel suo scompartimento. Peeta la segue, io ho bisogno dannatamente di bere, ma Effie mi dice che a breve dovremo cenare.
Mi faccio convincere a resistere, raggiungo anche io il mio scompartimento finché lei non viene a chiamarmi per andare a tavola.

Il tragitto dal 5 al 4 è ancora lungo, secondo il programma di Effie dobbiamo passare la notte in treno e domani faremo colazione con il sindaco, poi i ragazzi faranno il loro solito discorso e alla fine dobbiamo partecipare a non so che festa. È riuscita a ripeterlo talmente tante volte da quando siamo risaliti sul treno che anche io l'ho imparato a memoria.
Ora però è in silenzio, seduta di fronte a me, accanto ad una Katniss immobile, intenta a fissare la sua cena come se da un momento all'altro potesse saltare giù dal piatto e farsi una camminata per i vagoni; pensandoci, la carne è talmente fresca che non mi stupirei se lo facesse.
Il pensiero mi fa sghignazzare e subito gli occhi della ragazza si alzano per incontrare i miei.
“Che c'è?” Sbotta sgraziatamente, senza preoccuparsi di suonare gentile.
Evidentemente sta pensando che ho bevuto abbastanza per cominciare a parlare da solo, la verità è che oggi non avrò tracannato nemmeno la metà dell'alcool che assumo in una giornata. Grazie ad Effie, poi, al pranzo ho bevuto poco e niente.
Come se non bastasse, tornato sul treno ho avuto la bella sorpresa di scoprire che la sera precedente avevo svuotato la carrozza-bar, che avevo dato spettacolo e che ora stavamo aspettando rifornimenti.
Comunque, dal momento che l'atmosfera che si respira è quella di un funerale e che ormai l'idea generale era quella, perché non continuare sulla mia strada?
Mi raddrizzo come posso sulla sedia e faccio cadere il mio sguardo su Effie che, di tutta risposta, ricambia il mio sguardo con un’espressione confusa. Solo quella vista quasi mi fa scoppiare a ridere di nuovo.
“Stavo pensando…” Dico, senza abbassare lo sguardo, ma portando un’abbondante cucchiaiata di piselli alla bocca e continuando a parlare con la bocca piena. “Pensavo a che cosa potrebbe nascondere la nostra adorabile accompagnatrice sotto quelle orrende parrucche.”
Non so cosa l’abbia infastidita di più, se la frase in sé, il mio pessimo tentativo di imitare il suo stupido accento o il fatto che il mio boccone masticato era stato messo in bella mostra agli occhi di tutti.
La vedo irrigidirsi sulla sedia e serrare le labbra mentre probabilmente tenta di reprimere una qualche risposta poco consona ad una cena, ma il far innervosire Effie non è il mio unico obiettivo raggiunto, perché adesso anche sulle labbra di Katniss c’è l’ombra di un sorriso e non devo voltarmi per vedere che anche Peeta, seduto accanto a me, sta nascondendo un ghigno sotto i baffi.
“Sul serio, principessa. Perché diavolo ti ostini a portarle? Che cosa hai lì sotto? Un paio di corna?” Porto un altro boccone alla bocca e, per evitare di scoppiare a ridere, anche Katniss fa lo stesso.
Mi volto verso Peeta, che cerca in tutti i modi di non alzare lo sguardo su Effie.
Lei scuote la testa, leggermente arrossita. “Posso assicurarti che non ho nulla che non va sotto le mie parrucche, le indosso per pura estetica. Posso cambiare colore di capelli ogni giorno e abbinarli con ciò che indosso.” Il suo tono comincia a scaldarsi, quindi continuo sulla mia strada perché evidentemente è quella giusta.
Batto la mano sul tavolo con un’espressione soddisfatta sul volto, gli altri tre sobbalzano per la sorpresa. “Allora è per questo. Devi avere un colore di capelli orrendo…” Sposto lo sguardo su Katniss, ignorando lo sguardo assassino di Effie. “Tu che ne dici?”
Katniss si stringe nelle spalle, voltando la testa verso Effie e poi torna a guardare me. “Secondo me ha i capelli rossi.” Poi si riempie la bocca e lancia uno sguardo a Peeta che nel frattempo aveva quasi finito di mangiare e annuisce. “Sì, anche secondo me.”
Io ci penso mentre la guardo, riesco a vedere che sotto al quintale di trucco che porta è diventata cremisi. “Effie pel di carota… può darsi.”
“Haymitch!”
“Nah, hai ragione. Secondo me sei bionda…”
“Adesso basta!”
Credo che quello dovesse essere un tono minaccioso, ma con quell’accento e con la faccia pittata come un clown non riesco davvero a prenderla sul serio; il risultato e che le scoppio a ridere in faccia e a quel punto anche i due ragazzi non riescono a trattenersi.
Quando penso che Effie stia per esplodere, invece si calma. Fa un respiro profondo e si ricompone. “Finite di mangiare e andate a letto. Tutti. Domani sarà un’altra giornata impegnativa.”
Mi schiarisco la gola, ma non aggiungo altro. Ho ottenuto quello che volevo e ho preso due piccioni con una fava: ho preso in giro Effie, ho sollevato l’umore ai due ragazzi anche se per poco e loro per tenere le bocche occupate e non ridere avevano anche svuotato i piatti. Posso ritenermi soddisfatto, quindi mi alzo senza aspettare gli altri e mi ritiro nella mia camera.
Rimpiango il fatto di non essermi portato più bottiglie da casa, per concludere la serata come si deve, ma a quanto sembra per poter rimettere le mani su qualcosa di forte dovrò aspettare di arrivare al Distretto 4.
Sto per stendermi sul letto quando sento bussare alla porta, non c’erano molte opzioni sul chi potesse essere; mi aspettavo Katniss o Peeta e invece quando apro la porta mi trovo di fronte Effie.
Forse ora che la cena è finita vuole lamentarsi per il mio comportamento, non sono veramente in vena di ascoltarla parlare, quindi cerco di richiuderle la porta in faccia ma lei è più veloce di quanto pensassi e riesce ad infilarsi e ad entrare.
Ci siamo, adesso dovrò rimanere qui almeno altri venti minuti a sorbirmi un monologo sulle buone maniere e sul come comportarsi in presenza di una signora.
Con mia grande sorpresa, invece, si scusa per essersi alterata poco prima. La guardo come se mi avesse appena detto che il fuoco è freddo.
Lei incrocia le braccia al petto e porta gli occhi al soffitto; evidentemente neanche lei crede a quello che sta facendo. “Katniss e Peeta sono molto provati. Farli ridere è stata una buona idea, ti chiedo scusa se non ho capito subito il tuo intento.”
Penso che farle sapere che uno dei miei punti era anche farle perdere la testa non sia una cosa intelligente da fare, perché Effie Trinket che mi dà ragione è una cosa talmente rara che preferisco mordermi la lingua piuttosto che rovinarla.
Sono stato in silenzio per troppo tempo, però, quindi apro la bocca e dico la prima cosa che mi viene in mente. “Nessun problema. Ora però voglio sapere di che colore sono i tuoi capelli.”
“Haymitch… ti ho appena dato credito, non farmene pentire.”
Sopprimo una risata ma non distolgo lo sguardo, perché adesso sono veramente curioso. Prima scherzavo, ma comincio a credere che nasconda sul serio qualcosa lì sotto. Nessun essere umano può essere così caparbio su una cosa così stupida senza un motivo ragionevole, poi mi ricordo da dove viene e ci ripenso, ma non demordo. “Non ti ho chiesto di farmi vedere, andiamo… non può essere così brutto.”
Effie sembra pensarci sul serio, riesco a sentire gli ingranaggi nel suo cervello muoversi anche sotto quella montagna di plastica. Le labbra le si stringono quasi fino a sparire, che problema ha? Sono solo capelli… e non mi sembra di averglielo chiesto in maniera scortese stavolta. “Non è educato non rispondere ad una domanda.” Cerco di incitarla e sembra funzionare.
Sospira, poi sembra decidersi. “E va bene. Sono biondo fragola.”
Resto fermo, sta scherzando o è seria? “Mi prendi in giro?” Lei mi guarda confusa e la cosa mi diverte. “Perfino il tuo colore naturale di capelli ha un nome sdolcinato, speravo in qualcosa di meglio.”
Effie inspira rumorosamente, poi scuote la testa indispettita. “Pensavo che un pomeriggio da sobrio ti avrebbe fatto bene e invece sei riuscito a peggiorare.”
“Una ragione in più per assicurarti che io abbia sempre una scorta di whiskey in camera.” La prendo in giro, sapendo che le avrebbe dato fastidio essere raggirata con le sue stesse parole.
A quel punto, però, fa una cosa che non mi aspetto: porta gli occhi al cielo e mi si avvicina, dandomi un bacio sulla guancia.
“Buonanotte Haymitch. Domani mattina dobbiamo essere giù dal treno per le otto in punto. Non fare tardi.” Con quelle parole, si allontana e lascia la mia stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Sono ancora sorpreso da quel gesto e non mi accorgo di essere rimasto fermo a fissare la porta per più del dovuto. Sì, decisamente ero sobrio da troppo tempo.

A/N2: Salve sono tornata! Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Siccome capita che il prossimo capitolo sia visto dal POV di Effie, e che il 4 è un altro Distretto in rivolta, ho pensato di far succedere qualcosa anche in questo, che è visto con gli occhi di Haymitch.
Finalmente ho collegato Strawberry Blonde a tutto il resto, e questi sono i motivi per cui durante la cena erano tutti così tesi…
Ho voluto fare un piccolo omaggio alla (seconda) caduta di Jen agli Oscar, ma il problema non è suo, il problema sono le altre che evidentemente hanno delle caviglie di piombo, perché non è possibile che solo lei perda l’equilibrio sui tacchi D:
Detto questo, un abbraccio a Leo Di Caprio e al prossimo capitolo! ;)
 
x Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Distretto 4 ***


Effie POV
 
Sono in piedi dalle 5:30 del mattino, non è una gran fatica per me. Ci sono abituata.
La vera fatica sarà preparare tutto in tempo. Dobbiamo scendere dal treno alle otto in punto, il che significa fra meno di un’ora.
Katniss è con i suoi preparatori da circa un’ora e mezza, dovrebbe essere quasi pronta. Peeta è sveglio da molto meno, ma non ci vorrà troppo tempo per lui.
Appena raggiungo gli altri mi rendo conto che siamo avanti con il programma, Katniss è già fra le mani di Cinna per gli ultimi ritocchi e Peeta è seduto su una poltrona in attesa.
Lo staff di preparatori di Katniss ora le sta sistemando il trucco. Mi avvicino per controllare che sia tutto in ordine e loro cominciano a lamentarsi.
“Non possiamo fare miracoli…” Commenta subito Flavius, appena nota la mia presenza.
Io annuisco, osservando il viso di Katniss. Nonostante il fondotinta e il correttore, le borse scure sotto gli occhi sono visibili.
“Dovrebbe dormire di più.” Dice Venia con fare apprensivo, le prende il viso fra le mani e se lo rigira per ispezionarlo.
Katniss è al limite della sopportazione, riesco a leggere una preghiera muta nei suoi occhi e so che quella preghiera, se non verrà soddisfatta in fretta, si trasformerà in qualcosa di molto peggio.
L’ultima cosa di cui ho bisogno ora è una scenata.
“Va bene così, non potete fare di meglio.” Dico e lei sembra esserne sollevata.
Flavius e Venia la lasciano andare e la indirizzano di nuovo verso Cinna, che a quanto pare deve di nuovo stringerle il vestito in vita.
“Se potessimo iniettarle-” La frase che cerca di pronunciare Octavia muore sul nascere, il mio sguardo la frena.
Non so quante volte abbiamo affrontato l’argomento, non avrebbero in nessun modo alterato chirurgicamente Katniss. È troppo giovane, forse in futuro, se sarà lei a volerlo…
“Non sarebbe nulla di irreversibile…” Tenta ancora di convincermi Flavius, cominciando a cercare qualcosa in un bauletto.
Sospiro, scocciata. “No. No, assolutamente no.”
“Ma-” Comincia di nuovo Octavia, ora però è Venia a metterle una mano sul braccio e a scuotere la testa, sconfitta. “Ha detto di no…”
“Ti ringrazio.” Con un cenno di capo li congedo e mi avvicino a Cinna, lui si toglie lo spillo che ha fra i denti e appunta accuratamente un lembo di stoffa sul vestito meraviglioso di Katniss.
È rosso, un vestito da cocktail, perfetto per la colazione col sindaco del Distretto 4. Le lascia scoperte le spalle, spero che il vestito includa anche un cardigan o la poverina congelerà.
Mi volto a guardare Portia, è seduta su una poltrona assieme a Peeta, stanno chiacchierando, probabilmente lei gli sta spiegando come camminare tranquillamente con quel completo senza avere fastidi alla gamba.
“Posso andare?” Chiede improvvisamente Katniss, quando l’ultimo punto è sistemato. Cinna le sorride e si volta verso di me, con uno sguardo interrogativo. Io annuisco e Katniss si allontana.
Non appena sparisce dietro una porta scorrevole, Cinna si volta verso di me e il suo sorriso si tramuta in un’espressione preoccupata. “Continua a perdere peso… è la seconda volta che devo stringerle i vestiti.”
Annuisco, consapevole. “Immagino sia lo stress. Il nutrimento non le manca, il sonno, invece…” Mi rivolgo a Peeta, lui si stringe nelle spalle.
“Continua ad avere gli incubi, ma ogni tanto va meglio.” Annuisco e mi sistemo distrattamente la parrucca, la cosa non mi sorprende affatto. Ci sono sere in cui le grida di Katniss mi tengono sveglia tutta la notte…
Osservo i preparatori che si ritirano. Avranno il resto della giornata libera, dal momento che mi è arrivato un comunicato che chiedeva espressamente la presenza solo dei collaboratori più stretti, il che include solo me, gli stilisti e… dove diavolo è Haymitch?
“Qualcuno ha svegliato Haymitch?” Chiedo, perché dopo ieri sera ho pensato che non fosse una buona idea restare sola con lui, non so nemmeno cosa mi abbia preso.
Cinna scuote la testa. “No, ora scusatemi. Raggiungo Katniss per finire di discutere sui nuovi abiti da caccia che sto progettando per lei.” Annuisco assente, ora Katniss non è più un problema.
Guardo l’orologio, in poco più di mezz’ora dobbiamo scendere dal treno, se Haymitch sta ancora dormendo non ce la faremo mai.
Mi rivolgo a Portia. “Puoi andare a vedere se è sveglio, per piacere?”
Portia mi guarda per un istante, sembra pensarci, poi indica con un cenno Peeta. “Devo finire di sistemare il suo completo, mi dispiace.”
Porto le mani ai fianchi e le lancio uno sguardo infastidito. “Sei stata seduta qui per venti minuti senza fare nulla! Credevo avessi finito.”
Lei si stringe nelle spalle con un mezzo sorriso mortificato. “Mi dispiace…”
Scuoto la testa e rilasso le braccia. Non ho tempo da perdere, giro sui tacchi e mi dirigo verso la camera di Haymitch. Spero sul serio che sia sveglio, altrimenti saranno guai per lui.
Prima di entrare busso, perché non vorrei incombere in spiacevoli incidenti. Contrariamente a quanto mi aspetto, ricevo il permesso di entrare.
Haymitch è sveglio e vestito. La cosa mi sorprende, ma non dico nulla. Sta cercando di fare il nodo alla cravatta. Non capisco per quale motivo, visto che non ne ha indossate fino ad adesso.
“Sono già in ritardo?”
Mi sento chiedere e scuoto la testa. “No, ma devi sbrigarti. Perché la cravatta?” Sono genuinamente curiosa. Noto che le sue mani tremano, probabilmente è per l’assenza di alcool nel suo sangue.
Immagino che per lui sia una cosa estremamente difficile da sopportare, quasi mi dispiace di aver eliminato ogni traccia di alcool dal treno, ma dopo l’incidente di due sere fa, non potevo rischiare che la cosa si ripetesse.
Un giorno da sobrio non ha comunque risolto nulla, quindi non appena arriveremo al Distretto mi assicurerò che il carico di liquori venga consegnato. Dovrò stare attenta a non farlo bere più così tanto, però.
Al suo ennesimo tentativo fallito, mi avvicino e comincio a sistemargliela come si deve.
“Non una mia idea…” Ammette, lievemente scocciato.
I miei occhi sono sul nodo, ma sollevo la testa per rivolgergli uno sguardo interrogativo.
“Portia.” Risponde semplicemente lui. “Quando mi ha svegliato mi ha messo questa roba sulla sedia. Sono stato qui dieci minuti a cercare di annodarla e non era nemmeno necessaria?”
“Ma-ma…” Chiudo gli occhi e cerco di allontanare i pensieri omicidi che spuntano nella mia testa rivolti a Portia, il lamento di Haymitch mi riporta sulla terra e subito lascio andare la cravatta.
“Stai cercando di strangolarmi, dolcezza?” Dice, mentre con due dita si allenta il nodo e riprende a respirare regolarmente.
Mi sistemo il vestito automaticamente e guardo di nuovo l’orologio. Ormai dovevamo essere quasi arrivati. “Infila la giacca e raggiungici. Infilala dritta…”
Lo lascio ai suoi vestiti e torno da Peeta e Portia, non appena entro le lancio uno sguardo infuocato e lei di tutta risposta solleva le sopracciglia in un’espressione accigliata.
Se non fossi una signora le avrei già detto due o tre cosette, ma non posso. Non ora, appena saremo sole mi sentirà.
Poco dopo ci raggiungono anche Haymitch, Katniss e Cinna. Insieme lasciamo il treno e veniamo scortati direttamente alla casa del sindaco.
Mentre attraversiamo i corridoi per raggiungere la sala da pranzo, non posso fare a meno di ripensare a quello che è successo ieri. Cinna non ha voluto dirmi niente, ma era chiaro come il sole che mi stava nascondendo qualcosa.
Le parole di Haymitch, prima che mi baciasse, mi hanno attivato un campanello d’allarme. Se Katniss e Peeta fossero in pericolo me lo avrebbero detto. Almeno credo…
Al tavolo con il sindaco e la sua famiglia non noto tensioni, la cosa mi rassicura visibilmente.
Il sindaco fa domande su domande ai due ragazzi, che rispondono con entusiasmo. Fa domande sul loro futuro e loro sono molto timidi al riguardo, Katniss arrossisce… non sono stata io ad insegnarglielo, mi domando se sia un talento naturale o se fosse una reazione spontanea.
Scambio un veloce sguardo con Haymitch e anche lui sembra sorpreso…
Finita la colazione c’è il discorso; saliamo su una macchina assieme al sindaco e veniamo scortati fino al palco.
È stato montato in spiaggia, dà le spalle all’oceano. Stiamo aspettando che ci diano l’okay per andare in onda.
Devo ammettere di essere impressionata, non avevo mai visto l’oceano prima d’ora. Non dal vivo… l’ho visto parecchie volte alla televisione ed è meraviglioso. Certo, l’aria di mare e la salsedine potrebbero rovinare tutto il lavoro dei preparatori…
Ma non è solo quello, c’è qualcos’altro.
“Una pozzanghera bella grossa…” Commenta Haymitch alle mie spalle e mi fa sobbalzare.
Mi volto per ritrovarmelo ad un passo da me, indietreggio appena e torno a guardare l’oceano. “È inquietante.” Dico, non so bene nemmeno il motivo, ma quell’immensa massa d’acqua, le onde che si infrangono sulla spiaggia, i riflessi del sole che mi abbagliano, mi danno i brividi.
“Non l’avevi mai visto prima?” Mi chiede confuso e io scuoto la testa.
“Non lascio spesso la Capitale, solo per venire alla mietitura e non avendo mai vinto prima…” Lascio in sospeso la frase, perché lui sa benissimo come continuerebbe. Sollevo lo sguardo su di lui, incrociando le braccia al petto. “Tu lo avevi già visto?” Non appena quella domanda lascia le mie labbra, mi accorgo di quanto sia stupida.
Haymitch mi rivolge uno sguardo rabbuiato. “Questo è il mio secondo Tour, Principessa…”
Annuisco, senza aggiungere altro. Non parliamo mai dei suoi Giochi, a lui crea disagio e io non voglio fargli riportare a galla vecchi ricordi.
Poco dopo ci dicono di metterci in posizione, i ragazzi vengono portati sul palco e una folla acclamante li accoglie.
Nella maggior parte dei Distretti il pubblico ha accolto Katniss e Peeta in rigoroso silenzio, al massimo con un applauso di circostanza. Qui la folla sembra aver preso vita alla vista dei due ragazzi. Gridano il nome di Katniss, fischiano, applaudono con entusiasmo.
La cosa dovrebbe farmi piacere e invece, date le ultime esperienze, mi agita. Non voglio che succeda di nuovo quello che è accaduto ieri.
Mi rendo conto di star trattenendo il respiro e cerco di calmarmi. Perché dovrebbe succedere qualcosa? Qualcosa… non so nemmeno cosa. Frustrata, mi volto verso Haymitch, solo per rendermi conto che Haymitch non c’è… e nemmeno Cinna.
Sento lo sguardo di Portia su di me e quando mi alzo per andare a cercarli, lei mi ferma, afferrandomi delicatamente il polso. “Aspetta, magari stanno organizzando qualcosa per dopo con il sindaco.” Dice e il mio sguardo si sposta sulla terza sedia vuota che prima non avevo nemmeno notato.
Il Discorso è arrivato all’elogio ai tributi. Un ragazzino ricciuto di dodici anni, Ethan, ucciso durante il bagno di sangue e una ragazza di sedici, Tara, morta per le punture velenose degli Aghi Inseguitori, durante il nono giorno.
Mi rendo conto che è tardi per andare a cercarli, il discorso è quasi finito e rischierei di sballare tutto il programma… mi rimetto seduta, ma la questione me la lego al dito.
Appena rivedrò Haymitch – o Cinna – vedrò di farmi spiegare che cosa sta succedendo, mi rifiuto di andare avanti in questa situazione. Chiederei a Portia, ma con lei ho altre questioni in sospeso…
Quando Katniss e Peeta abbandonano il palco, i cori e le grida non cessano. Veniamo scortati di nuovo a casa del sindaco, dove si terrà una festa in loro onore.
Saliamo in macchina e Cinna ed Haymitch ci raggiungono, distolgo lo sguardo quando mi rendo conto che mi osservano. Se sono così tanto d’intralcio potevano chiedermi di rimanere sul treno assieme ai preparatori… sarebbe stato meno umiliante da parte mia.
Non posso che non sentirmi offesa, perché credono che sia una stupida e perché credono che io non valga la loro fiducia. Da nessuno di loro mi aspettavo un atteggiamento simile.
Alla festa non riesco a rilassarmi, per quanto ci provi non riesco a non pensare agli spari di ieri, perché se anche il presidente Snow in persona mi venisse a dire che non erano spari, non ci crederei. Il che mi fa tornare alla mente quelli sentiti al Distretto 11. Dovevano essere spari anche quelli, senza dubbio.
Ma perché sparare sulla folla? Non aveva alcun senso, non avevano fatto nulla di male.
Cerco di individuare un motivo plausibile, ma non mi viene nulla in mente.
Mi metto a chiacchierare con la moglie del sindaco, è una donna simpatica, non faccio fatica ad essere cortese, nonostante la mia agitazione.
Quando dopo un po’ mi accorgo di nuovo che Haymitch e Cinna sono spariti, decido di andare a cercarli.
Vado verso la porta, ma Portia compare al mio fianco, chiedendomi se posso accompagnarla in bagno. La osservo per un istante, incredula. “Stai cercando di bloccarmi la strada?”
“No.” Risponde, ma la risposta è troppo veloce. “Devo solo andare in bagno e non voglio andarci da sola… mi accompagni?”
“Non è casa mia questa, dovresti chiedere alla moglie del sindaco di indicarti il bagno.” Non vorrei sembrare scortese, ma ho veramente fretta di liberarmi di lei.
Portia però non sembra volersene andare. “Oh, andiamo… so dov’è il bagno-”
“Allora puoi andarci da sola.” La interrompo, venendo meno ai miei principi, ma sono stanca di essere presa in giro.
La sorpasso e apro la porta che dà sul corridoio principale, non mi volto a vedere cosa ha deciso di fare Portia, ma sembra non volermi seguire.
Non so dove andare, il che mi porta a camminare senza meta, sperando di trovare qualcuno o qualcosa.
Dopo qualche minuto di vagabondaggio, mi sento afferrare per un polso e voltare di fretta. Una mano preme sulla mia bocca e impedisce ad un grido terrorizzato di uscire.
Non capisco che cosa stia succedendo, vengo voltata e la mia schiena finisce contro la parete più vicina. Solo allora mi rendo conto che il mio aggressore è Haymitch. Mi tiene ferma, inchiodata alla parete e mi fissa con occhi colmi di rabbia. No, non è rabbia. È paura.
Cerco di dirgli di lasciarmi andare, ma la mia bocca è ancora coperta dalla sua mano, quando se ne accorge la rimuove, ma non si sposta, continuando a tenermi al muro.
“Che stai facendo?” Sibilla fra i denti, senza smettere di fissarmi negli occhi.
Se nei suoi occhi c’è paura, sicuramente quella paura ora si riflette anche nei miei. “Stavo cercando te!” Gli rispondo, usando il suo stesso tono di voce.
A quel punto mi lascia andare e fa due passi indietro, si passa una mano sul volto e poi torna a guardarmi. “Che stavi pensando?” Non rispondo, perché non so cosa dire. Non ho torto e non riuscirà a convincermi di questo. “Io e Cinna siamo tornati… e Portia mi dice che tu te ne sei andata in giro.” Allarga le braccia e poi il suo sguardo torna duro. Con l’indice punta la porta dalla quale suppongo sia arrivato. “Con quello che è successo negli ultimi giorni te ne vai in giro? Da sola?”
Allora avevo ragione, sta succedendo qualcosa.
Appena le parole lasciano le sue labbra, se ne pente e il suo sguardo cambia di nuovo. Ora vedo anche la rabbia, ma dura un attimo, perché mi afferra sgraziatamente il polso e comincia a trascinami via. “Andiamocene di qua prima che qualcuno ci veda.” Dice in tono autoritario, ma io punto i piedi a terra.
Mi riprendo il mio polso e lui si volta con lo sguardo sbarrato. “Ora mi dici che sta succedendo, o io non torno proprio da nessuna parte!” La mia voce non è più bassa come prima, questo sembra allarmarlo e non poco; mi si avvicina.
La voce di Haymitch è poco più di un sussurro, non c’è più traccia di rabbia nei suoi occhi. È solo stanco e sobrio… lo capisco perché le sue mani tremano molto più di prima. “Ascoltami bene, perché non te lo ripeterò.” Comincia e io ormai non so più cosa aspettarmi. “Devi fidarti di me. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa dica o faccia. Devi solo fidarti di me. Non fare domande, non ficcare il naso. Non andare in giro da sola. Chiaro?”
Mi aspettavo di meglio, sinceramente. Non sono una ragazzina da proteggere, posso sopportare la verità, ma evidentemente Haymitch non la pensa così. Sono tentata di ribattere, ma nei suoi occhi leggo il ‘per favore’ che le sue labbra non pronunciano. Annuisco e getto la spugna.
Perché anche se lui non si fida di me, io mi fido di lui.
Il suo viso si rilassa, apre la bocca per dire qualcosa, ma non riesce a dire nulla perché i passi di qualcuno in avvicinamento lo distraggono.
In un battito di ciglia mi ritrovo di nuovo alla parete, cerco di spingerlo via ma non riesco a spostarlo. “Ma ch-” Cerco di protestare, ma la mia protesta viene spazzata via da un bacio improvviso.
Talmente improvviso che mi lascia immobile, non troppo diversamente da come mi ha colta la prima volta.
Chiudo gli occhi, e contrariamente a due giorni fa, ho il tempo di rispondere. È più automatico che intenzionale; le mani che prima cercavano di spingerlo via, ora si chiudono a pugno contro la sua giacca e schiudo appena le labbra per permettere alla sua lingua di entrare.
Non è ubriaco ora, è completamente sobrio… ma se non ero così sicura della natura del primo bacio, sono assolutamente certa della seconda. Un Pacificatore, con il fucile puntato, ci intima di andarcene.
Haymitch si separa da me, guarda il Pacificatore con aria confusa e poi si mette a sbraitare, dicendo che non gli è concessa nemmeno un po’ di privacy. Anni di vera ubriachezza gli permettono di fingerne una altrettanto credibile.
Il Pacificatore ci lancia uno sguardo disgustato e poi, sempre con il fucile, ci indica la via d’uscita. Haymitch non se lo fa ripetere due volte, mi mette una mano dietro la schiena e mi spinge via.
Quando il Pacificatore non è più nei paraggi riesco a ricompormi e lo spingo via. “Che stai facendo?” Gli chiedo a denti stretti.
“Creavo un diversivo…” Risponde tranquillamente, mentre cammina con fare sicuro fra i corridoi, allungando il collo prima di voltare l’angolo per assicurarsi che non ci sia nessuno.
“Un diversivo?” Ripeto, incredula e indignata. Come può permettersi di fare una cosa del genere?
“Un semplice ‘grazie’ basterebbe, dolcezza.”
Grazie?” Stento a credere alle mie orecchie, forse non si è reso conto delle sue azioni. Forse la sobrietà, paradossalmente, gli ha dato alla testa.
“Sei in grado di fare altro oltre a ripetere quello che dico?”
“Ripet-?” Mi fermo e inspiro profondamente. Sollevo il mento e comincio a camminare più velocemente, per stargli dietro. Faccio un altro respiro profondo, e poi ricomincio a parlare più tranquillamente. “Se ti azzardi a fare di nuovo una cosa simile-”
“Non mi è sembrato che ti dispiacesse tanto…” La mia testa si volta di scatto verso di lui e non posso fare a meno di notare un odioso ghigno soddisfatto.
Mi sento avvampare il volto e sono grata per il trucco pesante che porto. “Se lo dici a qualcuno, giuro che-”
“Principessa, tu e le minacce non andate d’accordo, sai?” Mi interrompe di nuovo. Ci rinuncio, non lo sopporto. Lo detesto.
Sto zitta mentre torniamo dagli altri e una volta raggiunti Katniss, Peeta, Cinna e Portia, incrocio le braccia al petto, indispettita.
“Trovata.” Dice semplicemente Haymitch, gli riservo uno sguardo furioso, ma lui lo ignora.
Non dico una parola finché non siamo di nuovo sul treno, seduta accanto a Cinna e Portia, su uno dei divani. “Questo Tour mi ucciderà.” Lo dico senza pensare al peso delle parole, ma la cosa non sembra sconvolgere troppo nessuno dei due.
Portia si limita a darmi un colpetto affettuoso sulla gamba. “Te lo avevo detto che dovevi restare… ma tu hai la testa dura.” Poi fa leva sul mio ginocchio per aiutarsi a mettersi in piedi e ci dà la buona notte.
Katniss e Peeta sono andati a letto da un pezzo, Haymitch si è ritirato con la sua nuova scorta di liquore e i preparatori si sono vaporizzati dopo cena.
Quindi restiamo solo io e Cinna, la rabbia di poche ore fa non mi è ancora del tutto passata, quindi quando lui mi chiede: “Posso sapere che è successo? Perché sei così tesa?” Io mi irrigidisco ancora di più, e arrossisco, ripensando al bacio e a quello che è successo dopo.
Cinna sembra accorgersene e solleva le mani in segno di resa, sulle sue labbra però balla un sorriso divertito. “Come vuoi, non chiedo altro.”
Ora mi viene in mente che con ‘Cosa è successo’ lui possa intendere – anzi – lui sicuramente intende per quale motivo ero sparita.
Schiarisco la voce e mi sistemo nervosamente la parrucca. “Beh, tu ed Haymitch eravate spariti e cominciavo a preoccuparmi. Sono venuta a cercarvi, ma Haymitch mi ha trovata prima… e siamo tornati indietro.”
“Okay.” Dice, e sul suo viso vedo solo un sorriso sincero ora.
La stanchezza arriva tutta insieme, improvvisamente tutti gli eventi della giornata mi gravano sulla testa e le palpebre diventano pesantissime. Respiro lentamente, Cinna mi fa spazio sul divano per farmi mettere più comoda e finisco per poggiargli la testa sulla spalla. “Manca poco.” Lo sento dire e annuisco.
Cinque giorni e sarebbe finito tutto… cinque giorni e Katniss e Peeta sarebbero diventati ufficialmente mentori, cinque giorni e sarei di nuovo tornata a casa, nel mio appartamento, cinque giorni e non avrei avuto più alcun motivo per parlare con Haymitch.
Certo, restava comunque un vincitore, anche se non più un mentore, quindi sarebbe dovuto venire a certi eventi alla Capitale… ma conoscendolo non mi sorprenderei se una volta finito il Tour non volesse avere più niente a che fare con i Giochi, con la Capitale… con me.
I miei pensieri su Haymitch vengono interrotti dal diretto interessato, che entra nella carrozza sbattendo contro la porta, finalmente ubriaco.
Prende il posto che era stato di Portia, accanto a me e mi punzecchia un fianco. Sollevo la testa per vedere che cosa voglia e mi accorgo che mi sta porgendo un orecchino. Automaticamente la mia mano sale fino a raggiungere l’orecchio, dove non mi ero resa conto che manca uno dei miei pendenti.
Deve essermi caduto mentre- basta. Impongo categoricamente alla mia mente di non pensare più a… quello.
Lo prendo con garbo e lo rimetto al suo posto, la mia mente sarà anche sveglia ma il mio corpo è stanco e dolente. Cinna si muove accanto a me e fa per alzarsi, mentre si alza mi spinge verso Haymitch e la mia testa, che prima era poggiata alla sua spalla, ora è poggiata sulla spalla dell’altro.
“Vado a dormire.” Dice, prima però si china davanti a me e mi toglie le scarpe.
Non so perché lo abbia fatto, ma sono immensamente grata, perché i miei piedi mi stavano uccidendo, letteralmente. Ed era colpa sua… “Odio le tue scarpe.” Mi ritrovo a dire in un momento di onestà dovuto alla sonnolenza, mi sarei scusata domani mattina.
Cinna mi sorride e portandosi via le scarpe, se ne va.
Mi volto appena verso Haymitch per vedere che è praticamente addormentato, sdraiato in malo modo su mezzo divano, con me che occupo l’altra metà. “Haymitch?” Lo chiamo, la mia voce è più una supplica.
“Che c’è?” Mi sorprendo che mi risponda, credevo stesse già dormendo, ma dal tono di voce, capisco che ci mancava veramente poco.
“Potresti-?”
“No.”
Non ho nemmeno la forza di lamentarmi o di ribattere. Non mi fanno male solo i piedi, mi fanno male anche gli occhi. E… tutto. Non dovrei addormentarmi sul divano, non dovrei addormentarmi vestita, non dovrei addormentarmi truccata… non dovrei addormentarmi accanto ad Haymitch. Non dovrei addormen…

A/N: Oddio. Non doveva essere così lungo. Non doveva esserci un secondo bacio… ma questo capitolo si è scritto da solo.
Ora, nel libro c’è scritto che nei Distretti 8, 4 e 3 (essendo in rivolta) Katniss veniva acclamata e festeggiata. Quindi, visto che già nella giornata precedente avevano subito parecchie scosse, ho pensato di lasciarli un po’ stare in questo capitolo. Almeno per quanto riguarda esecuzioni e robe varie.
Portia credo che sia la Hayffie shipper numero 1… e Cinna il numero 2. I loro giochetti sono la parte più facile e divertente da scrivere.
Effie per ora sta a posto, non credo farà altre domande per un po’, per il momento si accontenta… poveraccia, l’ho distrutta oggi. E dovete vedere che ho ancora in serbo… mi sento veramente perfida. Lo adoro. :3
Non sono per niente certa di come sia venuto fuori questo capitolo, però… in mente avevo una cosa completamente diversa… fatemi sapere. :S
 
x Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Distretto 3 ***


Haymitch POV
 
A svegliarmi sono le strilla eccitate dei preparatori, piano comincio a prendere coscienza di quello che mi circonda.
Sono sul divano, ho una coperta poggiata sulla schiena. Non ricordo come ci sono arrivato qui.
Mi tiro su a fatica, gli occhi vagano per la stanza.
C’è Cinna a pochi passi da me, sta imbacuccando Katniss in un cappotto fatto con un materiale strano. Non ci sono né Portia, né i preparatori di Peeta. In compenso quelli di Katniss stanno starnazzando come non mai.
Mi rendo conto che non sono eccitati, sono sconvolti.
Ci metto un po’ a capire per quale ragione stiano facendo tutto questo baccano; sta piovendo. Non una pioggerellina passeggera, a quanto pare è un temporale con i fiocchi.
Siamo praticamente arrivati al Distretto 3, non c’è speranza che la pioggia diminuisca per il nostro arrivo.
Torno in posizione supina, mi passo una mano sul volto e cerco di svegliarmi del tutto.
Non è difficile con tutti gli strilli che sento attorno a me, immagino non si siano nemmeno accorti della mia presenza.
La voce di Cinna risuona nella carrozza. “Dovevo farla cambiare, non potevo farle mettere quel vestito né quelle scarpe, o quando metterà piede fuori si prenderà un raffreddore.”
“Ma adesso dovremo rifare tutto!” Squittisce Octavia, la sento camminare velocemente accanto al divano, apro gli occhi e vedo che tutti e tre i preparatori prendono possesso del corpo di Katniss e ne studiano le fattezze.
Flavius, con un’espressione disgustata sul volto, scuote la testa. “No. No, no. Non potevi farle mettere qualcosa di blu? Adesso il trucco è da rifare completamente.” Annuisce a Octavia, mi concentro sull’espressione di Katniss e per poco non scoppio a ridere.
Non la invidio affatto, immagino che anche Peeta avrà problemi simili, ma non di questa portata.
“Non può portare i capelli sciolti, dobbiamo tirare su tutto o si bagneranno.” Venia comincia a tastarle la testa, intrecciando e spruzzandole roba sui capelli. La puzza che ne segue è talmente pungente che mi bruciano gli occhi.
Katniss tossisce, ma la tosse viene sovrastata da uno strillo ben più acuto. “Non qui!” Mi cominciavo a domandare dove fosse Effie e perché non si stava già strappando la parrucca per questo inconveniente.
Comincia a tossire anche Effie, sventola una mano davanti alla faccia e indirizza Katniss e i preparatori fuori dalla carrozza dove di solito ci riposiamo dopo i pasti. “Non potete farlo qui, portatela almeno nella sua stanza.” Quando si allontanano, va verso una finestra e pigia un bottone, subito dei bocchettoni sul soffitto del treno si azionano e risucchiano la puzza infernale che si era propagata quando Venia aveva cominciato a spruzzare.
Finalmente l’aria è di nuovo respirabile.
“Haymitch,” Mi sento chiamare e volto la testa nella sua direzione. Torreggia su di me avvolta in un vestito luccicante, non sembra impermeabile…
Prima che possa aggiungere altro sollevo una mano per indicarla. “Non dovresti indossare qualcosa di plastica per evitare che la pioggia rovini il tuo bel vestito?” Il mio tono di voce è palesemente sarcastico, ma lei sembra non cogliere.
“Non posso!” Sbuffa, esausta. Poi allarga le braccia reggendo in una mano la sua preziosa cartellina. “Questa pioggia sta rallentando tutto, dobbiamo sbrigarci. Va a vestirti, i vestiti sono nella tua stanza. Devi solo farti una doccia e indossarli.”
Mi alzo grugnendo e faccio per andare, prima di lasciare la stanza aggiungo: “Sta piovendo, non c’è bisogno che mi faccia una doccia.” Ma non credo che mi abbia sentito.
Mentre mi preparo, ripenso a ieri e a quello che è successo.
Io e Cinna avremmo dovuto fare più attenzione, avrei dovuto capire che piazzare Portia come cane da guardia di Effie non sarebbe stato sufficiente a fermarla, quando ci si mette quella donna sa essere cocciuta.
Comunque sia, abbiamo fatto quello che andava fatto, non posso dire che non siamo stati imprudenti, ma dovevamo capire quello che sta succedendo.
Dopo aver parlato con Katniss la prima notte sul treno, io e gli stilisti abbiamo deciso di sfruttare al meglio questo viaggio. Capire se anche gli altri Distretti, oltre all’8, al 4 e al 3, si sono ribellati.
Non siamo riusciti ad avere molte informazioni dal sindaco del Distretto 4, durante il discorso non c’era tempo e casa sua era controllata. A quanto pare, prima dell’arrivo di Katniss e Peeta anche il 5 era sul punto della rivolta, mi chiedo cosa sia successo quando ce ne siamo andati.
Cominciano ad arrivare voci anche sul 10, ma ormai è passato. Devo concentrarmi sui prossimi. Fortunatamente non c’è molto da pensare sul Distretto 3.
Può darsi che la pioggia distragga abbastanza Effie e che io abbia la possibilità di fare due chiacchiere in privato con il sindaco, ma ormai non so più cosa aspettarmi da lei.
Sapevo che si sarebbe infastidita e forse preoccupata a non vederci, ma che decidesse di venirci a cercare… poteva finire male, poteva finire molto male.
Se non l’avessi trovata io prima di quel Pacificatore non voglio nemmeno pensare alle conseguenze che ci sarebbero potuto essere.
Per fortuna si è bevuto la storia della sveltina, altrimenti non starei qui a cercare di capire come diavolo si infila questa giacca. Perché devono esserci cinture anche all’interno? E perché devono essercene tre?
Ripensandoci, per essere una Capitolina ne ha di fuoco dentro, e non solo dentro. Non mi aspettavo rispondesse così al bacio, ma non posso dire di lamentarmi. Se ripenso all’espressione ridicola che aveva in faccia dopo e a come sia arrossita, mi viene ancora da ridere.
Anche se mi ha intimato di non dire niente a nessuno, non potevo non condividere con Cinna la notizia di come la nostra accompagnatrice sia passata dall’avere guance bianco latte a rosso pomodoro. Ora che ci penso, non ho fatto colazione. Spero che il discorso al 3 non duri troppo.
Quando il treno si ferma, Katniss non è ancora pronta. Effie comincia a dare di matto, i preparatori di Peeta si rifiutano di mettere piede per terra.
Finalmente la ragazza ci raggiunge, anche i suoi preparatori non saltano di gioia all’idea di mettere il naso fuori dal treno.
Ci avvisano che delle auto ci stanno aspettando fuori la stazione.
Portia prende in mano la situazione, accompagna nelle loro stanze i preparatori, dicendo che se non vogliono possono restare qui. Vorrei avere anche io questo privilegio.
Anche Cinna sparisce, dopo poco torna con in mano tre ombrelli e ne passa uno a me e l’altro a Peeta.
Quando gli faccio notare che poteva prenderne uno a testa mi guarda con un’espressione criptica, indicando poi con un cenno di capo Effie, Katniss e Portia. “Secondo te riuscirebbero a fare due passi da sole sotto questa pioggia?” I miei occhi scendono automaticamente sui tacchi vertiginosi su cui tutte e tre stanno in piedi. “Sono riuscito ad impiantare della gomma antiscivolo sotto le suole di Katniss, ma ci voleva troppo tempo per fare lo stesso anche per le altre.” Continua, parlando sottovoce e sistemandosi il cappotto.
La pioggia è peggio di quanto mi aspettassi, o forse è peggio perché non mi aspettavo di avere Effie aggrappata al mio braccio come se fosse un’ancora di salvezza. La sento borbottare suppliche affinché la parrucca non voli via e cerco di ignorare le sue unghie finte piantate nella mia pelle.
Davanti a noi Katniss e Peeta se la stanno cavando piuttosto bene, le scarpe di Katniss non scivolano al contrario di quelle di Effie, posso solo sperare che non mi tiri giù assieme a lei.
Nonostante la tempesta, la stazione è piena di gente esultante. Temo che qualcuno possa approfittare della situazione per avvicinarsi a Katniss e non credo che sarebbe una buona cosa. La ragazza è abbastanza sotto pressione senza dover aggiungere anche qualche fanatico.
I miei pensieri vengono interrotti quando sento Effie tirarmi verso il basso, riesco a reagire in fretta e pianto i piedi per terra, evitando di far rovinare entrambi al suolo. La spingo in avanti poggiandole una mano dietro la schiena, ormai non può mancare molto.
“Non riesci a camminare senza cadere?” Le dico, quando inciampa per la seconda volta.
“Vuoi provare tu a camminare con queste scarpe?” Risponde a denti stretti, nascondendo le parole dietro un sorriso più finto delle sue parrucche. Gli occhi non hanno lasciato Katniss, che ora si tiene sottobraccio a Peeta.
Abbasso lo sguardo per vedere che sia le mie scarpe, che la parte inferiore dei miei pantaloni, sono fradici. Effie ha praticamente i piedi nell’acqua.
Katniss e Peeta sono già alle auto, due metri davanti a noi.
“Potresti reggere l’ombrello in maniera decente?”
“Se non ti sta bene come lo reggo, tienitelo da sola.”
Non avrei dovuto dirlo, perché il secondo dopo le sue mani cercavano invano di strappare il manico dell’ombrello dalle mie. Senza la presa salda attorno al braccio, Effie barcolla pericolosamente e per tenerla in piedi perdo la presa attorno all’ombrello.
In un attimo quest’ultimo vola via, trasportato da una potente folata di vento. Faccio appena in tempo a sentire l’ultrasuono proveniente da Effie che Cinna è già dietro di noi, proteggendoci – beh, proteggendo lei – con il suo ombrello. “Haymitch, vai.” Mi dice, e non me lo faccio ripetere due volte. Non saranno due gocce d’acqua ad uccidermi.
In due passi lunghi sono nell’auto, mi infilo dentro e mi piazzo accanto al finestrino. Di fronte a me Katniss e Peeta si stringono per provare a riacquistare un po’ di calore.
“Che è successo?” Chiede Katniss.
“Abbiamo sentito Effie gridare.” Le fa eco Peeta.
Mi stringo nelle spalle, guardando fuori dal finestrino, ma la pioggia non mi permette di vedere nulla. “Niente.” Rispondo.
“Niente?” La voce di Effie risuona nell’auto mentre entra, se fosse armata sarei preoccupato per la mia incolumità. “Niente?” Ripete, con uno sguardo inferocito.
Cinna e Portia entrano dopo di lei, lui si siede accanto ad Effie e Portia prende posto di fianco a Peeta.
“Sono completamente bagnata!” Strilla e giurerei che i vetri abbiano vibrato.
La guardo in faccia e in effetti non è ridotta troppo bene, le braccia e le gambe scoperte dal vestito grondano acqua, il vestito ha un’enorme chiazza scura sul davanti che copre dall’orlo fino all’addome.
La parte superiore va un po’ meglio, credo grazie al salvataggio di Cinna. Il trucco è intatto, immagino che sia fatto con qualche intruglio impossibile da sciogliere in acqua. Anche la parrucca non è ridotta malissimo, solo un po’ spettinata e decisamente spostata di lato. Quando mi allungo per aggiustargliela, mi schiaffeggia la mano. Poi dice che io ho cattive maniere…
La macchina ci porta nel cuore del Distretto. Il Distretto 3 credo abbia la popolazione più densa fra tutti i distretti, immagino che ci porteranno in una grossa piazza, e invece ci portano in una delle dodici enormi fabbriche in cui lavora metà della popolazione.
Suppongo che con la pioggia sia la cosa migliore da fare.
Scesi dall’auto, veniamo scortati in una saletta. Siamo solo noi sei, ma il mio istinto mi dice che solo i ragazzi saranno ammessi sul palco.
La stanza è piccola, ma provvista di un divano e di uno schermo, noi non andremo da nessuna parte, né potremo vedere il sindaco. Scambio uno sguardo con Cinna e Portia e mi rendo conto che anche loro stanno pensando la stessa cosa.
Effie si ricompone, porge due cartoncini ai ragazzi e si assicura che sia tutto perfetto. “Per i tributi del Distretto 3,” Commenta, tamburellando con il dito sul cartoncino di Peeta. “Abbiamo Kalia, di tredici anni e Chase, di quattordici. Volete che aggiunga qualcosa?” In genere queste domande le fa sul treno, ma immagino che questa mattina ci sia stata un po’ di confusione.
Anche se andranno in onda fra pochi minuti, i ‘discorsi personalizzati’ sui tributi di Effie sono sempre le solite parole di circostanza, solo con i nomi dei due ragazzi infilati dentro.
Sia Katniss che Peeta scuotono la testa, quindi ci sediamo e aspettiamo in silenzio.
Tre Pacificatori entrano senza bussare dopo nemmeno cinque minuti, i due ragazzi vengono scortati fuori e il monitor di fronte a noi si accende.
Il fiato mi si blocca in petto; non mi aspettavo una cosa del genere.
Centinaia di persone sono accalcate l’una sull’altra e si protendono verso il palco, gridando, più inferocite che altro. Su uno dei due piedistalli in mezzo alla folla c’è solo una donna, probabilmente la madre del ragazzo. Sull’altro ci sono tre ragazzini e un uomo adulto. Queste cinque persone sono le uniche ad essere in silenzio e composte.
Le squadre di Pacificatori contengono la massa, senza usare la forza, per adesso.
Il discorso comincia, i miei occhi però sono sulle altre persone presenti con me nella stanza.
Gli occhi di Cinna sono puntati sullo schermo, pronto a cogliere qualsiasi minaccia di pericolo; Portia è piegata in avanti, si sta mordendo le unghie, anche Effie sembra piuttosto concentrata a seguire quello che il viene proiettato sullo schermo. Nemmeno loro si aspettavano un’accoglienza simile.
Nel Distretto 8 hanno cominciato ad aggredire i Pacificatori, nel Distretto 4 si sono limitati ad acclamare i due vincitori, qui sembrano avercela con loro. Immagino sia perché non fanno altro che ripetere a pappagallo tutto quello che Effie – no, che la Capitale gli dice di ripetere.
I miei occhi si spostano di nuovo verso di lei mentre formulo questo pensiero e mi rendo conto che sta tremando come una foglia. Non dovrei (perché è stata assolutamente colpa sua se l’ombrello è volato via, togliendole il riparo dalla pioggia) ma mi sento in colpa.
Torno a guardare lo schermo, Katniss e Peeta stanno facendo un lavoro straordinario nell’ignorare tutto ciò che li circonda. So che per loro non è facile, ma non possono fare altro.
Il discorso finisce, i due ragazzi si siedono e il sindaco stringe la mano ad entrambi. Fa un piccolo inchino – cosa abbastanza singolare – e poi chiude la cerimonia con un breve discorso dove elogia il coraggio di Katniss e Peeta. Quel discorso sa molto poco di Hunger Games…
I ragazzi ci raggiungono subito dopo, tutti insieme veniamo scortati alla casa del sindaco. Forse finalmente avrò la possibilità di farci due chiacchiere.
La festa in onore dei ragazzi è estremamente semplice, ci vietano categoricamente di lasciare il salotto dov’è tenuto il buffet.
Quando Effie comincia a lamentarsi e a battere i denti, per evitare di sentirla mi sfilo la giacca e gliela porgo. Non riuscirò mai più a infilarla, lo so.
Evito di rispondere ai commenti di Portia sul ‘gentiluomo che si nasconde in me’ e cerco di identificare il sindaco all’interno della stanza. Non riesco a vederlo, né lui e nemmeno la sua famiglia.
Chiedo a Cinna e a Portia, ma nessuno dei due lo ha visto arrivare alla festa. Chiedo perfino ad Effie, che non si risparmia un commento sul quanto sia di poco gusto non presentarsi ad una festa in casa propria.
I suoi segretari mi dicono che probabilmente starà cambiando il vestito rovinato dalla pioggia.
La cosa mi piace sempre meno, secondo Katniss il sindaco si è allontanato dal palco subito dopo il discorso, Peeta non l’ha visto salire in auto.
Comincio a credere che quell’inchino e quegli elogi gli siano costati un po’ troppo. Voglio andarmene di qui al più presto.
Fortunatamente anche Effie la pensa come me, quindi non appena la pioggia si fa meno battente, si scusa con uno dei segretari del sindaco e ce ne andiamo.
Non appena mettiamo piede sul treno, Effie mi restituisce la giacca e dice di andare a scrivere i discorsi per l’indomani. Si ritira un po’ troppo velocemente per i miei gusti, non credo abbia capito quello che è successo, ma ormai non so più cosa credere. Chiedo a Portia di andare a controllare se sta bene e nel caso di inventarsi qualche bugia, come una telefonata dalla moglie del sindaco che si scusa per la loro assenza…
Io e Cinna ci assicuriamo che i due ragazzi vadano ad asciugarsi per bene, poi Portia ci raggiunge, informandoci che Effie sta bene, è solo stanca e che non sospetta nulla.
La cosa mi tranquillizza notevolmente.
“Se hanno fatto fuori il sindaco, dobbiamo stare molto attenti domani.” Dico, quando sono sicuro che nessuno oltre a Portia e Cinna mi stia ascoltando.
Portia versa da bere a tutti e tre, solo in quel momento mi rendo conto di non aver ancora toccato un goccio di alcool in tutta la giornata e la cosa comincia a farsi sentire. “Non credo che al Distretto 2 ci saranno problemi di questo tipo.” Commenta lei e forse non ha tutti i torti.
Cinna scuote la testa, lanciando occhiate furtive al corridoio per assicurarsi che non stia arrivando nessuno. “No, ma non significa che possiamo stare tranquilli.”
“Più ci avviciniamo alla Capitale, più dobbiamo tenere gli occhi aperti.” Dico, e di questo sono convinto. Ormai manca poco alla fine del tour, la cosa più sbagliata sarebbe abbassare la guardia ora.
La cena è tesa, Katniss e Peeta mangiano a malapena e Cinna e Portia non provano nemmeno a fare conversazione. Effie non si è presentata, la cosa non mi piace, non era mai successo prima.
Mi convinco a non preoccuparmene, Portia ha detto che era solo stanca, non vedo perché avrebbe dovuto mentire a lei.
Dopo cena faccio scorta di liquori e mi ritiro in camera mia, domani sarà una giornata lunga e stressante, ho bisogno di dormire e per dormire ho bisogno di bere.

A/N: Scusatemi per il ritardo, ma non sapevo veramente come riuscire a portare a casa questo capitolo. Spero che il risultato finale sia soddisfacente.
Con un po’ di fortuna il prossimo dovrebbe arrivare a breve, so già cosa scrivere, devo solo trovare il momento giusto per farlo.
Anche il prossimo sarà dal POV di Haymitch perché ho qualcosa in mente.
Grazie mille per aver letto. Commentate, fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio e alla prossima. (:
 
x Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Distretto 2 ***


Haymitch POV
 
La tazza di caffè fumante che mi ritrovo sotto il naso e il succo d’arancia che uno dei senza-voce mi ha versato in un bicchiere non sono sufficienti. Tiro fuori la mia fiaschetta di metallo e verso un po’ del suo contenuto nel succo d’arancia. I prossimi tre giorni saranno un inferno, ho bisogno di una spintarella.
Fra due ore arriveremo al Distretto 2, domani ci sarà l’1 e poi la Capitale. Non so quale sia peggio, almeno lì sono sicuro che Katniss e Peeta non avranno problemi a vendere la storia degli sfortunati amanti del distretto 12.
Sollevo gli occhi dal mio muffin mezzo mangiato e mi soffermo a guardare Katniss e Peeta.
Il ragazzo ha l’aria stanca, ma mai quanto Katniss; non ha nemmeno toccato cibo. Quando si accorge che la sto fissando, torno a studiare il mio muffin.
Vorrei finire di fare colazione in silenzio, ma evidentemente lei deve aver frainteso, perché ora si sente autorizzata a parlarmi. “Cato e Clove, i due tributi. Se non fosse stato per me e Peeta sarebbero potuti tornare a casa.”
Ne dubito. Se fossero arrivati alla fine loro due, all’ultimo cambio di regolamento si sarebbero scannati fino alla morte. Evito di riportare alla loro mente quei ricordi, però. Mi limito ad annuire e a dare un altro morso al muffin. “Non sono io quello a cui devi parlare di queste cose, dolcezza. Se vuoi consigli su cosa dire, dovresti chiedere a-” Mi volto solo per accorgermi che il posto alla mia destra è vuoto.
“Già…” Dice Katniss, e si alza.
Quando siamo rimasti solo io e Peeta, torno a guardare davanti a me. “Che fine ha fatto Effie?” È da ieri sera che non la vedo, non credo ci siano precedenti.
Il ragazzo si stringe nelle spalle. “Questa mattina ci ha svegliato Portia.” Eccone altri due di cui non c’è traccia a colazione. Cinna e Portia… che stanno tramando quei tre?
“Lei e Cinna stanno finendo di cucire i vestiti per me e per Katniss, ha detto che ieri sera non sono riusciti a finirli.” Mi informa, quando nota che li sto cercando con lo sguardo.
Non aggiungo altro, mi ritiro in camera e quando manca poco meno di mezz’ora all’arrivo, sento bussare alla porta. Finalmente Effie ha deciso di rifarsi viva.
La porta si apre e non entra Effie, ma Portia. Prende dei vestiti dall’armadio e me li porge; li prendo, ma prima che se ne vada la fermo. “Dov’è Effie?” A questo punto devo chiederlo, perché nessuno sembra preoccuparsi troppo del fatto che è sparita da quasi un giorno.
Portia non sembra preoccuparsene troppo. “Nella sua stanza, immagino.”  Effie Trinket in tutti gli anni che abbiamo lavorato insieme non ha mai perso nemmeno una colazione. È sempre stata maledettamente in orario e pronta prima di chiunque altro, ora sparisce nel nulla e nessuno si chiede che fine abbia fatto? Forse sono io che non dovrei farmi troppe domande. “Ieri sera era molto stanca, questa mattina ho bussato alla sua stanza ma non ha risposto. Probabilmente non ha sentito la sveglia.” Così dicendo, se ne va e si chiude la porta alle spalle.
Mi vesto e quando raggiungo tutti gli altri, mi fermo ad osservarli. Sembrano tutti molto indaffarati. Entrambi i team di preparatori svolazzano attorno a Katniss e Peeta, spruzzando e colorando. Portia e Cinna stanno letteralmente cucendogli i vestiti addosso.
Questa volta Cinna si è superato, devo ammettere che questo vestito cattura anche la mia di attenzione. È blu, senza spalline e completamente ricoperto di diamanti. Probabilmente è quello che doveva indossare ieri, se non fosse stato per la pioggia.
“Quando stringerai la mano al sindaco potresti prendere una leggera scossa, è normale. Il velluto è come la lana, si carica di elettricità.” Sta dicendo Cinna e Katniss annuisce.
Non ho nulla da fare qui, quindi decido di andare a controllare se Effie è ancora viva.
Arrivo alla sua porta ed evito di bussare, se non ha risposto a Portia, perché dovrebbe rispondere a me?
Quando entro mi guardo intorno. Il letto è sfatto, la tendina sulla finestra è ancora abbassata, la lampada – quella dannatissima lampada – è accesa.
Faccio un paio di passi, non mi sembra che sia in camera. “Dolcezza?” La chiamo.
Forse è in bagno, mi avvicino alla porta e la apro. La luce è spenta. Non può essere sparita nel nulla. “Effie?”
Sento un lamento provenire dalle mie spalle, mi volto velocemente per vedere che le coperte si muovono. “Vai via…” Non riesco a vederla, è completamente avvolta in un bozzolo di lenzuola. “Non hai bussato…” La voce è poco più di un sussurro, decisamente debole. La pioggia non deve averle fatto troppo bene.
“L’ho fatto.” Rimango dove sono, senza osare avvicinarmi. Non ancora, almeno. “Non hai risposto.”
“Non l’hai fatto…”
Mi domando quanto stia male. “Sì che l’ho fatto.”
“Non l’hai- l’hai fatto?” C’è un attimo di silenzio, vedo le coperte muoversi. La sento sospirare. “Scusami, non ti ho sentito.” Molto male.
Faccio qualche passo verso il letto, mi ritrovo accanto al comodino. Allungo una mano verso la coperta – dove credo si trovi la testa – e la abbasso appena, per scoprirle il volto.
Non so bene cosa mi aspettavo di vedere, ma non è quello che vedo. Il viso è rosso, la fronte è sudata e quando apre gli occhi, sono annebbiati. Respira a fatica attraverso la bocca.
“È-è colpa tua.” Biascica e io le ritiro la coperta sulla faccia. A quel punto faccio un passo indietro e lei si scopre di nuovo. Dubito che se non fosse malata l’avrebbe fatto, è completamente struccata e immagino sia in pigiama lì sotto, è veramente inappropriato. “Tu hai-” Ansima, cercando di mettere insieme una frase compiuta. “Hai fatto cadere l’ombrello.”
“No. Io ho fatto cadere l’ombrello che tu mi hai strappato dalle mani. Mi dispiace dolcezza, ma hai quello che ti meriti…”
Lascia cadere la testa all’indietro, guardando il soffitto, poi come se un fulmine l’avesse colpita, si volta verso di me con lo sguardo sbarrato. “Che ore sono?”
Con un cenno della testa indico la sveglia sul suo comodino. “Manca un quarto d’ora a mezzogiorno.”
Non credevo che le mie parole avrebbero avuto un peso tale, se prima mi sembrava che un fulmine l’avesse colpita, adesso sembra che abbia ricevuto direttamente una scarica elettrica. Scatta seduta sul letto, sposta le coperte e si mette in piedi, piagnucolando di quanto sia in ritardo.
Prova a fare qualche passo e mi faccio da parte per farla passare, ma è un istante prima che smetta di parlare, sembra che si sia ricordata improvvisamente di stare male, porta una mano alla fronte e poi le gambe cedono.
Riesco ad afferrarla al volo, in due giorni credo sia la centesima volta che evito che cada faccia a terra, solo che ora non stava tentando di camminare su tacchi esagerati.
Provo a rimetterla in piedi, ma la testa le cade all’indietro. “Non- non credo di poter…” Il resto della frase si perde in parole talmente biascicate da essere incomprensibili.
La trascino fino al letto e riesco a farla stendere, quando mi è caduta addosso mi sono reso conto di quanto sia bollente la sua pelle, mi stupisco anche solo del fatto che sia riuscita ad uscire dal letto. Perché deve essere sempre così testarda?
“La… cartellina.” Solleva un braccio ed indica una poltrona, sopra vi è poggiato il suo prezioso programma. Sta delirando o vuole veramente che gliela passi? Mi avvicino con cautela e la prendo in mano per esaminarla. I discorsi di oggi sono già pronti, anche gli elogi ai tributi. Sono entrambi personalizzati, uno per Katniss e uno per Peeta. È programmata tutta la giornata, deve averlo fatto ieri prima di cominciare a sentirsi male.
Quando mi volto per consegnargliela, mi accorgo che sta tremando. Non ha una bella cera, me ne accorgo anche se la luce è poca e fioca, non credo sia solo perché è la prima volta che la vedo senza trucco…
Ha ripreso ad ansimare e non la smette di battere i denti, forse dovrei fare qualcosa, ma non ho la minima idea di cosa. Chiamare qualcuno è la cosa migliore da fare, immagino.
Metto sottobraccio il programma ed esco dalla stanza, perché nelle condizioni in cui è, dubito riuscirebbe a capire una parola di quello che potrei dirle.
Dopo essere uscito dalla stanza di Effie, torno dagli altri reggendo in mano la sua cartellina.
Tutti si voltano verso di me, tutti quegli sguardi addosso riescono a farmi sentire a disagio. “Allora? Perché è in ritardo?” Chiede alla fine Portia, genuinamente confusa. Come fa ad essere così certa che sia stato da Effie è un mistero.
Gli occhi cadono sulla cartellina che ho in mano, deve essere per questo… la sollevo e mi stringo nelle spalle. “Sta male. Non è in condizioni di venire.” Poi lancio praticamente il programma a Cinna.
“Cinna, tu sei la nuova Effie. Segui quello che c’è scritto lì sopra e dovrebbe andare bene.”
Lui mi riserva uno sguardo agghiacciante. “Perché io? Non puoi farlo tu?”
Le mie labbra si increspano in un ghigno. “Vuoi veramente che sia io a organizzare la giornata?”
Con un respiro profondo e una mano sulla spalla da parte di Portia, Cinna annuisce e comincia a leggere gli appunti che Effie è riuscita a scrivere prima di ridursi nello stato in cui è ora.
Quando arriviamo al Distretto 2, io, i due ragazzi, Cinna e i preparatori scendiamo dal treno, accolti da un corridoio di persone che applaudono.
Ho chiesto a Portia di restare con Effie e lei non ha fatto obiezioni.
Ci fanno salire in macchina e ci portano fino al Palazzo di Giustizia, ci sono più Pacificatori che telecamere. Non me ne stupisco più di tanto.
Durante il tragitto ho avuto modo di riscaldarmi un po’ grazie alla mia fiaschetta, finché Cinna non me l’ha sequestrata, minacciando di svuotarla per strada se mi fossi ubriacato quando era l’unico a controllare la situazione. Devo ammettere che si sta impegnando per impersonare la nuova Effie alla perfezione.
Katniss e Peeta sono sul palco, leggono i discorsi di Effie, ogni tanto si scambiano sguardi confusi. Forse Effie non era proprio al pieno delle forze mentre scriveva…
Il pubblico è tranquillo, subisce passivamente la cerimonia. Né Katniss e né Peeta osano poggiare lo sguardo sui piedistalli con le famiglie dei tributi, nemmeno quando leggono i loro omaggi. Sono belle parole, ma lette da Katniss non sembrano essere molto sentite.
Per un soffio la ragazza non ha aperto in due la gola di Katniss, se non avesse perso tempo a vantarsi l’avrebbe fatto. Ricordo di aver perso qualche battito cardiaco.
Il ragazzo… forse ha fatto la morte peggiore di tutti lì in mezzo, il gran finale dei Giochi, beh non proprio gran finale. Gli strateghi di certo non si aspettavano la mossa delle bacche…
Dopo il discorso, Katniss esita a stringere la mano al sindaco, poi la vedo parlare e capisco che sta tentando una battuta. Il sindaco sorride, ma il sorriso non raggiunge gli occhi. I due ragazzi si allontanano insieme, mano nella mano e poi di nuovo compaiono i Pacificatori per portarci via.
Cinna è abbastanza in difficoltà, dobbiamo camminare scortati fino alla casa del sindaco e lui in teoria dovrebbe organizzare la processione.
In genere è Effie che dirige tutto, ogni tanto mette Katniss e Peeta dietro, ogni tanto davanti, non so bene se ci sia un ordine preciso o se si diverta semplicemente a cambiare le posizioni ogni volta per farci uscire tutti fuori di testa.
A quanto pare però un ordine c’è, e Cinna sta cercando di capirlo leggendo gli appunti di Effie. I Pacificatori cominciano a stancarsi, lui chiede solo qualche secondo.
Katniss mi si avvicina porgendomi il suo discorso, la guardo con fare interrogativo e lei di tutta risposta mi ficca il cartoncino in una mano. “C’è una nota di Effie, è per te.”
Incuriosito, faccio cadere gli occhi sul discorso, è stampato a macchina ma c’è una nota a penna. A quanto pare Effie aveva programmato anche la sua malattia, forse questa mattina non stava solo delirando. Ci sono poche parole scarabocchiate con una grafia inconfondibile, c’è scritto:
Non lasciate che Haymitch insulti Constantine.
Constantine. L’accompagnatore del Distretto 2. Solo a leggere quel nome mi si rizzano i peli dietro la nuca, come si fa a non insultare quell’essere? È un tira-insulti vagante. Vedo lui e mi rendo conto che Effie non è poi troppo male, soprattutto ora che non c’è.
Infilo il cartoncino in una tasca, promettendo a me stesso di cercare di evitare quell’uomo – a dire il vero mi riesce difficile immaginarlo come essere umano – per non prendermi gioco di lui. Saranno solo poche ore, se riesco a non vederlo, sarà meglio per tutti e due. Sono assolutamente convinto che il disprezzo sia reciproco.
Finalmente Cinna sembra aver capito come procedere. “Voi davanti a tutti.” Dice, rivolto ai preparatori, poi si piazza davanti alla porta. “Haymitch, tu dietro di me. Katniss e Peeta, chiudete la fila. Aspettate dieci secondi dopo che Haymitch è salito in macchina e poi uscite.”
Prima di dare l’okay ai preparatori si volta di nuovo verso Katniss e aggiunte: “Reggi con la mano destra lo strascico del vestito, tieni Peeta sottobraccio e quando cammini ricorda di stare perfettamente dritta o rischi di perdere l’equilibrio.”
Poi si rivolge a Peeta. “Poggia la mano su quella di Katniss e tienila salda al braccio, non mettere l’altra mano in tasca. Sono solo cucite… Portia non è riuscita a finire tutto.” A quel punto Peeta si controlla le tasche per accertarsi che quello che ha detto Cinna è vero, poi lui fa avvicinare i preparatori alla porta e si rivolge un’ultima volta ai due ragazzi. “Tutti e due, il primo passo con il piede destro. Sorridete alle telecamere e salutate a testa alta.”
Essere Cinna, Portia ed Effie insieme non deve essere facile, ma lo spettacolo è sicuramente divertente.
I Pacificatori aprono le porte, i preparatori escono seguiti da Cinna, dietro di lui mi do una mossa perché non vedo l’ora che questa cosa finisca. Salgo in macchina e mi volto a guardare la porta del Palazzo di Giustizia. “Sei sicuro sia una buona idea lasciarli soli?” Chiedo senza voltarmi verso Cinna.
Lui non mi risponde, mi volto e vedo che sta contando i secondi con gli occhi puntati al finestrino. Torno a guardare i due ragazzi, che ora stanno uscendo. Fanno entrambi come lo stilista gli ha indicato, Katniss non è il massimo sui tacchi, come al solito, ma Peeta la tiene in equilibrio. Sembra che abbiano una paresi alla faccia per quanto sorridono.
Appena salgono in macchina, i sorrisi spariscono. Katniss si china in avanti massaggiandosi le caviglie. “Il vestito è lungo, perché devo portare queste scarpe?”
Cinna la prende come una domanda retorica e le risponde semplicemente con un sorriso, a quel punto la macchina parte e noi veniamo portati alla casa del sindaco.
Una volta arrivati, scopriamo che pranzeremo privatamente con il sindaco e la sua famiglia e poi dovremo partecipare ad un rinfresco in onore dei vincitori.
Cinna fa di tutto per conversare amichevolmente, dopo un po’ anche Peeta si aggiunge a lui. I preparatori fortunatamente hanno la loro funzione di conversatori da tavola. Katniss ed io ci limitiamo a mangiare, lei ogni tanto fa qualche sorriso e prova a mettere insieme una frase coerente, si degna di rispondere se interpellata.
Durante il rinfresco evito di farmi vedere, mi metto in un angolo e mi verso da bere. Non so quanto tempo sia passato quando Cinna viene a chiamarmi, quando mi alzo in piedi la testa gira leggermente, ma nulla di eclatante.
Appena mettiamo piede sul treno, la prima cosa che fa Cinna e ripassarmi la cartellina di Effie. “Mai più.” Si assicura che tutti abbiano sentito, poi va a cercare Portia. È lei a trovare noi, ci avvisa che Effie sta meglio e che per domani mattina sarà come nuova. La cosa mi solleva, non credo che Cinna sarebbe in grado di sopportare un secondo giorno così.
A cena siamo comunque sempre noi cinque, Cinna dice di aver visto che sul programma c’è un appunto per domani. Dovremo fare colazione con il sindaco alle dieci di mattina, quindi mi chiede di riportare il programma ad Effie.
Mi alzo a fatica, ma obbedisco, perché non ho voglia di mettermi a discutere su chi deve andare; una volta davanti alla sua porta, entro senza bussare, come al solito.
È a letto, ma è seduta contro la spalliera. La stanza è ancora buia, fatta eccezione per la lampada. Appena mi vede solleva la testa e mi riserva un’occhiataccia. “Onestamente Haymitch, è così difficile bussare?”
Sorrido divertito, chiudendomi la porta alle spalle. “Vedo che stai meglio…”
Avvicinandomi al letto le porgo la sua cartellina e lei se la riprende, comincia a sfogliarla. “Come è andata?” Cerca di farla passare per una domanda buttata lì, ma non solleva gli occhi dai fogli ed è ancora malaticcia per fingere come si deve.
“Credo che Cinna si prenderà qualche settimana di ferie.”
La confusione sul suo volto è quasi comica, senza la maschera di trucco, le espressioni sono decisamente più evidenti. Il vino che ho bevuto a cena comincia a farsi sentire, ho bisogno di sedermi. “Giornata pesante.” Spiego e adocchio una delle poltrone accanto al letto, sono lontane e poi non credo che ad Effie farebbe piacere che io mi sieda di nuovo lì, quindi mi limito a sedermi accanto a lei, tirando i piedi sul letto per stare più comodo. Aspettando che mi faccia scendere.
“Haymitch!” Non mi sorprendo nemmeno, comincio ad alzarmi ma mi arriva un buffetto sul braccio. “Non puoi tenere le scarpe sul letto, hai camminato tutto il giorno, ho già abbastanza batteri in questa stanza per conto mio, grazie.”
Questa è nuova, forse non si è ancora ripresa del tutto… se non devo alzarmi, meglio per me. Mi limito a sfilare prima una scarpa e poi l’altra aiutandomi con i piedi.
“Non mi hai risposto… è andata tanto male?”
Scuoto la testa, poggiandomi alla spalliera e passandomi una mano sul viso. “Te l’ho detto, è stata una giornata pesante, ma rispetto ad altre è andata molto meglio. Dovresti ammalarti più spesso.” Questo mi fa guadagnare un altro colpo, e anche una piccola risata. Comincio a credere che Portia le abbia dato qualche droga per la febbre.
Dopo qualche attimo di silenzio, mi sistemo comodo e mi volto a guardarla. Questa mattina non ho avuto modo di osservarla come si deve, ora invece non ho nulla di meglio da fare. “I capelli sono rossi.”
La vedo irrigidirsi e portarsi automaticamente una mano alla testa, prende una ciocca fra le dita e se la rigira; immaginavo fossero più lunghi, invece le arrivano alle spalle. Sono leggermente mossi e decisamente rossi. “Sono biondo fragola.” Dice convinta.
“Sono rossi.”
“Non sono rossi. È la luce della lampada che li fa sembrare così. Ti assicuro che sono biondi, conoscerò il colore dei miei capelli, non ti pare?” Riesce anche a ritrovare un po’ di energia, quindi non devo preoccuparmi, Effie Trinket tornerà come nuova con qualche ora in più di riposo.
Parlando di riposo, ho bisogno di dormire e so che se mi addormenterò nel suo letto, con lei sotto il possibile effetto di qualche medicinale, finirà con me e un’altra lampada dietro la testa domani mattina, ma sono stanco e non ho la forza di alzarmi.
Se lampada deve essere, lampada sarà.

A/N: Un altro è andato. Ho una specie di blocco e non riesco a scrivere velocemente quanto vorrei.
La Capitale si avvicina sempre di più e Haymitch ed Effie non saranno da meno.
Ci si vede la prossima volta dal POV di Effie.
Grazie per aver letto, alla prossima!
 
x Lily

AGGIORNAMENTO: Alla raccolta di one-shot Il Leone e La Farfalla, ho aggiunto questa stessa giornata vista dagli occhi di Effie. Se volete sapere che cosa passava per la sua mente durante questo capitolo cliccate
qui! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Distretto 1 ***


A/N: Se avete perso l’aggiornamento del capitolo precedente, qui potete trovare il Distretto 2 visto dagli occhi di Effie. Non è necessario al fine di comprendere questo capitolo, ma è utile se volete avere una panoramica completa su tutta la giornata visto che i due si sono separati. :)
 
Effie POV
 
Il trillo della sveglia mi strappa via dal mondo dei sogni, allungo pigramente un braccio sulla spalliera e pigio tutto il palmo della mano su un interruttore; la sveglia tace.
Gli incubi di ieri causati dalla febbre alta non si sono ripresentati questa notte, quando mi sveglio mi rendo conto subito di sentirmi molto meglio.
Il dolore che mi stringeva il petto è sparito, non ho più le vertigini e mi è tornato l’appetito.
Non ho il tempo di stiracchiarmi che il mio cuscino si muove.
Eh?
Mi tiro su quanto basta per potermi rendere conto che il mio cuscino è il braccio di  Haymitch, che è ancora nel mio letto e si sta svegliando. Ricordo gli ultimi avvenimenti di ieri sera e ricostruisco quello che è successo.
Non so come prenderà il risveglio improvviso, gli occhi sono assonnati ma non sembrano assetati di sangue. Il suo sguardo più che irato è confuso, come se non mi riconoscesse.
Forse non mi riconosce… potrebbe attaccarmi in questo caso?
“Hai intenzione di tirarmi dietro una lampada?” Mi chiede e non so cosa rispondergli. Sarebbe il caso che lo facessi? Lui si è autoinvitato ieri sera, ma io non l’ho cacciato.
Certo, non sarebbe dovuto venire in primo luogo, ma dal momento che gli ho permesso di farlo, ho il diritto di lamentarmi ora? Mi da veramente fastidio la sua presenza qui? “No…” Rispondo alla fine, perché dopo averci riflettuto, se mi avesse dato così tanto fastidio dormire con lui, lo avrei svegliato e fatto scendere dal letto ieri sera.
Faccio spazio ad Haymitch, spostandomi sull’altro lato del letto. Comincio a pensare alla giornata che mi aspetta e solo il pensiero mi dà i brividi. Sono preoccupata per i ragazzi, soprattutto per Katniss…
So di non dovermi alzare subito. La prima sveglia è un avvertimento, la seconda, che suonerà fra mezz’ora, serve a farmi scendere dal letto.
Non è comunque sicuro che Haymitch resti qui, non voglio nemmeno sapere cosa potrebbero pensare Cinna o Portia se dovessero entrare e trovarlo qui.
Prima che possa dire qualsiasi cosa, la sua voce mi arriva di nuovo alle orecchie. “Molto gentile da parte tua.” Dice con ironia, vorrei ribattere ma non ho intenzione di mettermi a bisticciare di prima mattina. “Temevo di dovermi sorbire una ramanzina su quanto sia inappropriato addormentarsi nel letto di una signora senza il suo permesso.”
Porto gli occhi al cielo. “Se non avessi avuto il mio permesso non saresti qui, non preoccuparti.” Il che non significa che non sia inappropriato, ma questo preferisco tenermelo per me.
Per un po’ resta in silenzio, devo averlo colto di sorpresa, o forse si è riaddormentato.
Volto la testa per accertarmene e mi rendo conto che mi sta osservando, mi giro su un fianco e porto il braccio sotto la testa.
Haymitch allunga una mano verso di me e chiudo automaticamente gli occhi, perché non so cosa aspettarmi.
Prende una ciocca di capelli fra le dita e riapro gli occhi, portando lo sguardo al soffitto. Portia si è dimenticata di tirare giù la tendina sul finestrino ieri sera, quindi la stanza è illuminata a giorno.
Anche se può vedere bene il colore, non ho nessuna intenzione di rimettermi a discutere su quest’argomento. Ho ancora un po’ di tempo per dormire, poi dovrò occuparmi di centinaia di cose, non ho tempo per Haymitch e la sua nuova ossessione per il colore dei miei capelli. “Sono biondi.” Il mio tono di voce non ammette repliche.
Ovviamente Haymitch è Haymitch. “Sono strani. Non sono rossi, te lo concedo. Non sono nemmeno biondi…”
Chiudo gli occhi infastidita e respiro attraverso le narici, non ha smesso di giocare con i miei capelli e non so per quale ragione non gli ho ancora schiaffeggiato via la mano. “Una volta e per tutte, Haymitch. I miei capelli sono biondo fragola. È esattamente questo quello che vuol dire, né rossi, né biondi. Lo sono stati per parecchi anni e continueranno ad esserlo.”
Sono sicura che questa volta non ribatterà, non può farlo.
Sulle sue labbra si forma un sorriso strano, sono confusa – e leggermente preoccupata. “Quanti anni esattamente?”
Non può avermelo chiesto sul serio! Non così, non all’improvviso. Non si può…
Mi riprendo i miei capelli e mi volto di spalle prima che il rossore sul mio viso si noti. “Non sono cose che ti riguardano.” Rispondo secca, forse un po’ troppo brusca, ma lui non si è fatto problemi prima, quindi perché dovrei farmene io?
“Senza tutta quella roba sulla faccia sembri più giovane. Ti davo almeno cinquant’anni, ma credo di sbagliarmi adesso.”
Impongo a me stessa di non voltarmi verso di lui, devo lasciar correre. È l’unico modo per farlo smettere, se si accorge che parlare della mia età mi imbarazza più dei miei capelli, non mi darà pace. “Per favore, torna nella tua stanza. Se qualcuno dovesse venire a bussare, sarebbe estremamente-”
“Oh! Adesso sarebbe inappropriato. Cinque minuti fa no, ma ora che la chiacchierata si faceva interessante…” Mentre parla, si avvicina e mi poggia una mano sul fianco.
Sono fermamente convinta che questo gesto sia inopportuno, però non riesco a sopprimere un brivido. Non va bene, non va assolutamente bene. “Sono seria, Haymitch. Ho bisogno di riposare ancora prima di potermi alzare.” La voce mi esce meno autoritaria di quanto avrei voluto, ma ottengo quello che voglio. Ritira la mano e lascia il mio letto, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
Non mi ero resa conto di star trattenendo il respiro, quell’uomo sarà la mia rovina e la morte della mia professionalità.
Due ore dopo sono già pronta e sto dando le ultime direttive, prima di venir risucchiati nel vortice del Distretto 1.
A quanto mi dice Cinna, l’accoglienza non è molto differente da quella che hanno ricevuto ieri.
Prima della colazione con la famiglia del sindaco, i ragazzi dovranno tenere i loro discorsi. Veniamo scortati fino al Palazzo di Giustizia; l’edificio è uno dei più belli che abbia mai visto.
È enorme, imponente e altezzoso. Costruito interamente con quello che credo che sia marmo bianco, devo ricordarmi di chiedere informazioni appena possibile.
L’atmosfera che si respira all’interno è solenne. Il più totale dei silenzi ci accoglie, il suono dei miei tacchi echeggia all’interno dei corridoi che percorriamo. Il pavimento è talmente lucido da brillare.
Ci fanno aspettare tutti all’interno di un delizioso salotto, le pareti sono in pietra mentre il pavimento questa volta è un parquet.
Al centro del salotto ci sono tre divani di velluto rosso, sopra dei quali vi sono poggiati diversi cuscini di svariate misure.
Non mi aspettavo nulla di diverso da questo Distretto, è incredibilmente accogliente.
Mentre aspettiamo consegno i discorsi ai due ragazzi, faccio notare a Katniss che si sta mordendo le unghie e che sta rovinando tutto il lavoro di Octavia; per evitare un esaurimento nervoso da parte di quest’ultima, Katniss allontana le mani dalla bocca.
Poverina, posso capire che sia così agitata, ma se nessuno dei due fa passi falsi – e con nessuno dei due intendo solo Katniss – tutto dovrebbe andare per il meglio, almeno me lo auguro.
Portia e Cinna sono in piedi, accanto alla grande finestra che da sulla piazza e osservano le persone radunarsi. Stanno parlando fra di loro, quindi non mi avvicino.
Peeta, nervoso come poche altre volte l’ho visto, si sta facendo sistemare il trucco dai preparatori; Daphne gli sta riempiendo la faccia di cipria, il poverino sta sudando da morire… Carius gli sta spalmando della crema sulle mani e Giulius gli sta infilando qualcosa nel colletto, immagino per assorbire il sudore durante il discorso.
Finalmente i miei occhi raggiungono Haymitch, è indaffarato vicino al carrello con le bevande, ovviamente. Annusa diverse bottiglie, poi riempie un bicchiere di cristallo con un liquido ambrato che credo possa essere whiskey.
Ma perché c’è del whiskey sul carrello quando sono appena le nove del mattino?
Si stravacca su uno dei divani e comincia a sorseggiare il suo drink. Faremo colazione fra un’ora e lui comincia già a bere.
Raggiungo il carrello e prendo la bottiglia che ha appena rimesso al suo posto, sollevo il tappo e l’avvicino alla punta del mio naso. Non è molto educato, ma siamo solo noi qui e sono tutti troppo indaffarati da prestare attenzione a me.
Con mia enorme sorpresa mi rendo conto che non è whiskey, ma tè al limone. Non mi sorprende il fatto che sia tè – dopo tutto chi servirebbe dell’alcool a quest’ora? – la cosa che mi stupisce è che Haymitch non l’abbia snobbato.
Poco dopo ci chiamano e ci avvisano che la cerimonia sta per iniziare; ci scortano al palco, ma restiamo dietro le porte. C’è uno schermo dietro di noi per permetterci di vedere tutto.
Dopo un breve discorso del sindaco, la parola viene data a Peeta. Mentre parla tiene la mano di Katniss nella sua, quando è il suo turno Katniss non alza lo sguardo dai fogli. Evita in tutti i modi di sollevare lo sguardo sulle famiglie dei tributi, Marvel e Glimmer. Legge velocemente i due elogi, poi la fine del discorso, concludono il tutto con un leggero bacio sulle labbra a Peeta e una stretta di mano col sindaco.
È stato incredibilmente veloce, non che me ne lamenti, visti alcuni precedenti.
Ci sono due automobili decapottabili ad aspettarci all’uscita. Io, Katniss, Peeta, Haymitch e gli stilisti saliamo sulla prima, mentre la seconda è riservata ai preparatori.
Facciamo un giro per le strade del Distretto, passando attraverso i corridoi umani che si sono formati agli angoli delle strade. Gli abitanti del Distretto non sembrano molto festivi e i miei occhi sono fissi sui due ragazzi.
Sono seduti vicini e si tengono per mano, ma sembra si siano dimenticati delle telecamere. “Katniss, solleva la testa e sorridi. Peeta, sta dritto con la schiena.” Mi sono ritrovata più volte a doverli riprendere, non è ancora arrivato il momento di riposare!
Arriviamo alla casa del sindaco in perfetto orario, ci accomodiamo in salotto e subito veniamo serviti.
Chiedo conferma sul materiale in cui è costruito il Palazzo di Giustizia, converso con la moglie del sindaco e faccio i miei più sentiti complimenti per tutto.
La quantità di delizie che ci portano è incredibile, quasi ai livelli di Capitol City. Le posate sono di ottone, i fazzoletti di seta e i piatti di porcellana.
Non mi dispiacerebbe affatto restare qui un po’ più a lungo, ma c’è il programma da rispettare, quindi appena tutti finiamo di mangiare, facciamo gli ultimi saluti e poi dritti sul treno.
Non ho il tempo di controllare dove siano tutti, mi ritiro in camera mia e mi metto immediatamente a lavorare per domani. Arriveremo alla Capitale, le interviste da organizzare sono tantissime. Dovremo fare un po’ di pratica… e poi la festa al Palazzo Presidenziale… quasi non riesco a pensarci, è tutta la vita che la aspetto… deve essere tutto perfetto, nei minimi dettagli.
Dovrò assolutamente parlare con Katniss e Peeta, devono essere istruiti e- un pensiero mi assale. Come ho fatto a non pensarci fino ad ora? Dovranno ballare!
Durante le feste organizzate in loro onore nei Distretti non hanno avuto troppi problemi, erano festicciole più o meno grandi, ma quella che si terrà a Capitol City sarà tutta un’altra cosa.
Non ho altra scelta, c’è meno di un giorno di tempo e dovrò insegnargli almeno qualche ballo. Spero per Peeta che non abbia più problemi con la sua gamba, altrimenti sono nei guai…
Faccio presente la cosa a pranzo e nessuno dei due sembra particolarmente entusiasta, ma non possono evitarlo.
Una volta alzati da tavola, gli do il tempo di digerire. Ci sistemiamo in salotto e cominciamo a discutere delle interviste, quando Katniss decide di averne abbastanza, si alza e lascia la stanza.
Capisco che per lei deve essere uno stress, quindi le concedo qualche altra ora di riposo.
Durante il pomeriggio Cinna e Portia spariscono per completare i vestiti sui quali stanno lavorando da tempo ormai; io faccio due chiacchiere con i preparatori, raccomandandomi per il giorno dopo. Non voglio brutte sorprese.
Haymitch è sparito dopo pranzo ma torna in salotto, mezzo ubriaco, quando io vado a chiamare i ragazzi per la lezione di ballo, dichiarando di non volersi perdere lo spettacolo.
Ora che siamo tutti riuniti, mi rivolgo gentilmente a Cinna ed Haymitch. “Potreste spostare i divani? Così i ragazzi avranno lo spazio per muoversi.”
“Mi sto già pentendo di aver lasciato il mio letto.” Commenta Haymitch, ma poi, dopo un po’ di storie, aiuta Cinna a fare ciò che ho chiesto.
“Portia, per favore va a prendere un paio di tacchi per Katniss.”
“No, aspetta. Perché? Non posso farlo con queste?” Prova a lamentarsi lei, mentre Portia si allontana.
“Perché domani non avrai le pantofole ai piedi, Katniss…” Cerco di spiegarle in tono pratico, anche se mi sembra del tutto superfluo.
Preferisco mandare via i preparatori perché continuano a distrarmi con le loro conversazioni.
Quando finalmente è tutto pronto, Cinna, Portia ed Haymitch si sistemano su due dei divani che ora sono attaccati alle pareti.
Io sono in piedi accanto ai due ragazzi, li aiuto a mettersi in posizione, spiego i passi principali, poi raggiungo gli altri tre, mi siedo e faccio partire la musica.
Credevo di essere preparata ad un disastro, ma mi rendo conto di non esserlo affatto. Quello che mi ritrovo a guardare non so nemmeno descriverlo.
Scambio uno sguardo con Portia e poi torno a guardare Katniss e Peeta. “Tieni su il mento Katniss.”
“Come faccio a guardare dove metto i piedi se tengo su il mento?” Mi risponde, seccata.
“È questo il punto, non devi vedere dove metti i piedi. Devi solo muoverti.” Le rispondo, mantenendo la calma e sorridendole.
Lei fa come le ho detto e per un po’ va bene, finché il povero Peeta non si ritrova con il tacco di Katniss piantato sul piede. Digrigna appena i denti e soffre in silenzio. “Non è niente.” Si affretta a dire, prima di riprendere a ballare.
“Peeta, devi poggiarle la mano sulla vita, non tenerla sospesa a distanza.”
Katniss gli pesta di nuovo il piede e il viso del ragazzo si avvampa. Non so se per l’imbarazzo o il dolore…
Sono uno spettacolo pietoso.
“Katniss, la testa. Ti prego…”
“Katniss, sta dritta!”
“Peeta, Katniss non è un sacco di farina…”
“Dovete ascoltare la musica!”
Dopo altri venti minuti di strazio, Katniss esplode. “Okay. Basta. Se sei così brava perché non ci fai vedere tu come si fa?”
“Sì, Effie, perché non gli fai vedere come si fa?” Le fa eco Portia, accavallando le gambe e sporgendosi verso Cinna.
Non volevo arrivare a questo, però se è proprio necessario. Sposto lo sguardo su Cinna, aspettando che lui si muova. Dopo qualche secondo, si guarda intorno, poi scuote la testa. “Non posso, sono troppo stanco per ballare…”
Sospiro, mi alzo e vado verso Peeta, provo ad approcciarlo ma lui si allontana sollevando le mani. “No, per favore… credo che non potrò più camminare per un mese…” Nella sua voce non c’era rabbia, solo una puntina di disperazione.
“Mi dispiace.” Dice Katniss, andandosi a sedere e dando una gomitata ad Haymitch. “Sei tu il mentore. Insegnaci, no?”
“Ma che splendida idea!” Cinguetta subito Portia, battendo le mani, poi con il piede colpisce ripetutamente la caviglia di Haymitch per spronarlo.
“Se lo fai di nuovo-” La mette in guardia lui, prima che Peeta raggiunga gli altri, zoppicando leggermente.
Resto in piedi da sola, al centro della stanza. Non sono sicura di volerlo fare, ma i ragazzi devono capire come ballare o rischiano di fare figuracce domani. So per certo che Haymitch è in grado di ballare, non sarebbe la prima volta che balliamo insieme. Ci conosciamo da quindici anni… “Haymitch, per favore… non è una tragedia.” Cerco di convincerlo.
Dopo diversi tentativi, finalmente Cinna e Peeta riescono a convincerlo, con qualche altra speronata e risatina da parte di Portia. Quella donna certe volte non la capisco.
Decisamente contrariato, Haymitch si decide a cominciare a ballare. Mi prende una mano e la solleva, tenendola alta, parallela al suo viso. La mano che dovrebbe essere poggiata sulla vita è un po’ troppo in basso per i miei gusti, ma per il beneficio di tutti, resto in silenzio. Prima finiamo, prima potremo andare a cenare.
Nonostante il broncio, Haymitch non è un cattivo ballerino, esattamente come ricordavo. La postura è corretta, i nostri passi sono armoniosi e non stonano insieme. Ogni tanto faccio notare queste cose ai ragazzi mentre ci muoviamo; la maggior parte del tempo, però, resto in silenzio per evitare di sbagliare.
È inevitabile che i nostri occhi si incrocino, anche se dopo qualche minuto lo sguardo di Haymitch diventa incomprensibilmente più intenso, la cosa mi mette a disagio e mi trovo costretta a chinare appena la testa. È in quel momento che la voce di Katniss ci raggiunge. “Effie, solleva la testa. Non devi guardarti i piedi…” Mi prende in giro e la cosa sembra far divertire terribilmente Haymitch, che dopo una risata gutturale, mi pizzica un fianco, non abbastanza da farmi male, ma sufficiente da farmi il solletico.
Subito lo lascio andare e vado a spegnere la musica. “Va bene, basta.” Dico, poi faccio un cenno di capo ai due ragazzi. “Credo che abbiate capito a sufficienza, no?”
“Sì, decisamente.” Risponde Portia, anche se la mia domanda non era chiaramente rivolta a lei, poi si alza e aiuta anche Cinna a rimettersi in piedi.
“Credo sia quasi ora di cena, ci avviamo?” Chiede lui, voltandosi verso Katniss e Peeta, i due annuiscono e si alzano.
Felice di poter finalmente smettere di parlare di ballo – o di ballare – mi avvio con loro verso la carrozza-ristorante, Haymitch ci raggiunge pochi attimi dopo.
La cena è stranamente tranquilla e rilassata, quando abbiamo finito ci ritiriamo tutti nelle rispettive stanze, Katniss e Peeta devono riposare e Cinna e Portia devono finire di lavorare sui loro vestiti. Io devo completare il programma il prima possibile.
Non ci metto molto, così, dopo essermi assicurata di aver considerato ogni cosa, mi spoglio e vado a farmi una lunga doccia rigenerante.
Resto sotto l’acqua per più di un’ora e quando esco sono completamente rilassata. Sono riuscita a chiudere fuori la porta ogni pensiero negativo, è tutto pronto per domani, non c’è nulla più da pianificare. Posso andare a letto e dormire tranquillamente fino a domani.
Ovviamente, non appena ho infilato la camicia da notte, sento qualcuno bussare alla porta. Lancio un’occhiata all’orologio, sono le undici passate.
Dall’altra parte c’è Haymitch, più ubriaco di prima, ma ancora abbastanza sobrio da poter capire quello che gli succede intorno.
Questa volta ha bussato, incredibilmente. “Cosa posso fare per aiutarti, Haymitch?” Gli chiedo, restando sulla soglia.
“Farmi entrare sarebbe un buon inizio.” Dice, come faccia a non suonare scortese, non ne ho idea.
Quando mi faccio da parte entra e chiudo la porta alle spalle, poi torno a guardarlo. “È successo qualcosa?” Chiedo con fare preoccupato, ma lui scuote la testa. Rassicurata, vado verso il letto e mi siedo al bordo del materasso.
“Eri un po’ arrugginita prima, sai?” Sorride sotto i baffi e non mi degno di voltarmi a guardarlo. “Spero che Katniss non abbia preso troppi appunti.”
Verso una goccia di crema per le mani sul palmo e comincio a strofinarle. “Spero che Peeta non abbia imparato anche il tuo atteggiamento maleducato.” Ribatto.
“Effie… dove sono le tue buone maniere?” Mi fa il verso, fortunatamente sono di spalle, così posso nascondere un sorriso. “E poi non ho fatto nulla di male…”
“Mi hai pizzicata!”
“Era un pizzico affettuoso!”
Quando però sento il letto infossarsi dietro di me mi volto. “Che stai facendo?” Chiedo.
“Posso restare?”
La domanda mi prende del tutto impreparata, che cosa dovrei rispondergli adesso?
Se gli dicessi di sì potrebbe farsi idee sbagliate, ma non ho ragioni per dirgli di no. Non dopo ieri sera, almeno. “Perché?” È l’unica cosa che riesco a dire…  
Haymitch non mi risponde, resta in silenzio e sembra riflettere. Forse sta pensando che ha sbagliato a venire qui, probabilmente si è reso conto che è una cosa insensata da fare e che non ha nessun motivo per restare.
Dopo qualche momento capisco dal suo sguardo che ha cambiato idea, che si è deciso ad andarsene. Non so per quale ragione ma il solo pensiero mi fa stringere lo stomaco, quindi mi sposto e infilo le gambe sotto le coperte, lasciandole alzate per farlo entrare nel letto. “Okay, ma solo per stanotte…”
Annuisce in silenzio, e si infila sotto le lenzuola. Non sono per niente convinta di aver fatto la scelta giusta, ma per un momento mi è sembrato di non avere proprio nessuna scelta da fare.
Spero solo di non essermi sbagliata.
“La ragazza ha ragione.” Dice, una volta che siamo entrambi a letto.
Gli do le spalle, sistemandomi comoda ma un attimo dopo mi sta abbracciando, avvolgendomi un braccio attorno alla vita e poggiando la testa contro la mia schiena.
Dovrei dirgli di smetterla, ma glielo lascio fare perché la cosa non mi infastidisce, anzi, trovo rassicurante il suo abbraccio. “A proposito di cosa?” Gli chiedo dopo un po’.
Haymitch resta in silenzio a lungo prima di rispondere. “Non dormire da soli.” Dice e il suo respiro mi solletica la nuca, facendomi rabbrividire. “Niente incubi.”

A/N: Questo capitolo è stato un parto. Sul serio… È lunghissimo aiuto… ci tenevo ad aggiornare oggi (non è ancora mezzanotte, quindi è ancora il 19) perché oggi questa fanfiction fa un mese! Yeee auguriiii! Okay, la smetto.
Comunque, senza il mio angelo custode non ce l’avrei mai fatta a finire, ti ringrazio infinitamente!
Due giorni mancano alla fine del tour ma non disperate: ho una sorpresa per voi, vedrete il prossimo capitolo, sperando di fare una cosa buona…
Alla prossima, grazie per aver letto e commentate se vi va!
 
x
Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitol City pt. 1 ***


Haymitch POV.
 
Per la seconda volta in due giorni, a svegliarmi è il suono acuto di una sveglia.
Effie si stiracchia, poi allunga un braccio e pone fine alla tortura delle mie orecchie. Si tira su e si siede contro la spalliera, strofinandosi il viso.
Sto ancora tentando di svegliarmi quando scende dal letto e si infila una vestaglia. Dice qualcosa, ma non la ascolto, le mie orecchie non funzionano ancora così bene.
È strano non svegliarsi con il dopo-sbornia, ieri sera ho bevuto ma questa mattina sono abbastanza sicuro che l’intontimento sia dovuto al sonno e non ad altro.
Dopo un attimo il letto si abbassa e mi volto per vedere Effie chinata verso di me, mi poggia una mano sulla spalla e la stringe appena. “Haymitch, hai sentito quello che ho detto?” Chiede sottovoce. “Sono seria, non puoi restare.”
Annuisco debolmente, tento di alzarmi e mi da una mano. Per quanto sia difficile rimettersi in piedi, non ha tutti i torti. Farei meglio a tornare nella mia stanza.
Appena sono sicuro che i miei piedi mi reggano, faccio cenno ad Effie di potermi lasciar andare. Lei fa un passo indietro e ho la possibilità di guardarla come si deve.
La vestaglia non compre molto, non di meno dei suoi vestiti, però. È parecchio più bassa di quanto immaginassi, senza tacchi e parrucca. “Non sei male.”
Dal momento che è completamente priva di trucco, il rossore che le si espande dalle guance su tutto il viso è decisamente più visibile. “Lo prendo come un complimento.” Dice, però non si muove.
Restiamo entrambi fermi dove siamo, ad una distanza di sicurezza.
Data la situazione cerco un modo meno diretto di dirglielo, ma non trovandone nessuno, sono costretto a dire la mia nell’unico modo che conosco. “Senza tutta quella roba, almeno ti si vede la faccia.” E sono stato gentile a chiamarla roba. “Non sei male.” Ripeto, poi con un cenno della testa indico la scrivania attaccata alla parete, quella con lo specchio, e una quantità industriale di boccette e contenitori colorati. “Non capisco perché ti ostini a metterla.” E i vestiti da clown, ma questo evito di dirlo.
Effie sembra pensare se rispondermi o meno, incrocia le braccia al petto con fare protettivo e solleva il mento orgogliosa. Non è mai un buon segno, so che sta per dire qualcosa che le farà perdere quei pochi punti che è riuscita a guadagnare sembrando umana. “È una questione di moda.”
Appunto. “Non la capisco.” Dico onestamente.
Lei scuote la testa. “Non mi aspetto che tu capisca.”
Né voglio capire, quindi con un piccolo gesto di resa, mi volto e lascio la stanza.
Torno a dormire, perché mancano ancora tre ore prima della colazione e una volta che siamo tutti a tavola, mi rendo conto di quanto siano disperati i due ragazzi.
Effie si è di nuovo trasformata, ma dal suo volto capisco che anche lei ha la mia stessa sensazione riguardo Katniss e Peeta; uno sguardo ai due stilisti e siamo tutti al corrente della situazione.
Sono meno riposati e più taciturni del solito, soprattutto Katniss, che non fa nemmeno finta di toccare la sua colazione.
Peeta cerca di fare uno sforzo e di buttare giù qualcosa, ma dopo i primi tentativi si arrende e lascia tutto nel piatto.
A dire il vero nessuno è particolarmente loquace oggi, nemmeno Effie. Immagino che chi per un motivo, chi per un altro.
Katniss è la prima a lasciare la tavola, poco dopo Peeta si scusa e si allontana anche lui.
Cinque minuti più tardi, Effie dice di dover finire delle cose e mi lascia da solo con Cinna e Portia.
“Dovrebbero essere più rilassati.” Esordisce Portia, quando è sicura che nessun altro oltre a me e Cinna la stia ascoltando.
Scuoto la testa, riempiendo la bocca con del succo d’arancia non corretto. Mi sono imposto di aspettare almeno fino a dopo pranzo, altrimenti non arriverò a stasera. “Non è il momento di abbassare la guardia.”
“Ma qui non devono convincere nessuno.” Fa notare Cinna, anche Portia è della stessa opinione e a questo non posso ribattere.
Hanno ragione, qui la storia degli amanti sfortunati se la sono bevuta, ma alla Capitale ci saranno il triplo delle telecamere trovate fino ad ora. Saranno seguiti ovunque, senza troppi complimenti. Saranno visti ovunque. “Non è solo questo.” Più ci avviciniamo alla Capitale, più ci avviciniamo al Centro di Addestramento, più in loro si fanno vivi i ricordi dei Giochi.
Non solo in loro, ovviamente. Io ho imparato a conviverci, ci torno ogni anno e ormai ci ho fatto il callo, ma per loro è la prima volta. Posso capirli; dovranno farci l’abitudine presto, però. Ci torneranno fra qualche mese come mentori e faranno bene ad essere preparati.
Anche se non ho spiegato ai due stilisti cosa volevo dire, mi alzo e torno nella mia stanza. Due ore dopo Effie viene a chiamarmi e veniamo catapultati nella routine frenetica di Capitol City.
Alla stazione i due ragazzi vengono acclamati, amati e venerati. Le telecamere, come previsto, seguono ogni nostro movimento.
Katniss e Peeta danno libero sfogo al loro amore, si tengono per mano, sorridono e salutano mentre camminano attraverso folle adoranti.
Non è cambiato niente dall’ultima volta che ho messo piede qui.
Facciamo qualche altra apparizione, trasportati qua e là da auto scoperte; sempre più sorrisi per le telecamere, baci e saluti.
Sembra che tutti noi siamo d’accordo su una cosa: è Katniss l’anello debole, perché tutti i nostri occhi sono puntati su di lei, pronti a cogliere il minimo cenno di cedimento.
Fortunatamente, al contrario delle aspettative generali, tutto va per il meglio e ad ora di pranzo siamo di nuovo nei nostri appartamenti del Centro di Addestramento.
È un pranzo veloce, sapendo cosa ci aspetta questa sera, ma finalmente mi concedo il primo bicchiere di vino. A quanto pare Effie ha deciso di controllare le mie scorte di alcool oggi, dopo il secondo bicchiere fa portare via le bottiglie.
Finiamo di mangiare tutti e gli stilisti, assieme ai preparatori, si congedano per andare a preparare le ultime cose. A quanto dicono, Katniss e Peeta devono cambiare altri due vestiti per le interviste e per la festa.
Effie dice di andare a riposare, e questa volta resto da solo con i due ragazzi.
Sto per alzarmi quando Katniss lancia la bomba. “Penso che Peeta dovrebbe chiedere di sposarmi, stasera durante l’intervista.” E ricado a peso morto sulla sedia.
Due bicchieri di vino non sono assolutamente sufficienti per una notizia del genere.
Mi volto verso di lei per controllare se stia scherzando, ma nei suoi occhi non c’è traccia di nulla che non sia serietà. Quando le ho fatto capire cosa andava fatto, non credevo che avrebbe messo in pratica la cosa così presto…
Adesso i miei occhi sono sul ragazzo, ha lo sguardo fisso sul suo bicchiere d’acqua, il viso è talmente tirato da essere una maschera inespressiva.
In teoria, è una decisione che andrebbe presa in due, ma il tono di voce di Katniss non lasciava tante scelte. Peeta annuisce. “Okay.” Dice senza sollevare lo sguardo, poi si alza e se ne va.
È andata meglio di quanto mi aspettassi, sinceramente. Quando Katniss si alza per seguirlo, le metto una mano sul braccio e la costringo a rimanere dov’è. “Lascialo in pace.”
“Credevo che lo volesse comunque.”
Forse ho sopravvalutato la sua intelligenza, non può essere così ingenua. “Non così.” Le dico, poi la lascio andare. Ancora una volta i suoi occhi sono sinceri. “Lui voleva che fosse vero.”
Se ne va nella direzione opposta alla stanza di Peeta, e finalmente posso alzarmi da tavola.
Ho bisogno di bere, ma Effie ha fatto eliminare ogni traccia di alcool dal piano, quindi mi chiudo nella mia stanza e cerco di non pensarci.
Nel primo pomeriggio decido di andare a parlare con Effie, se scopre che c’è una proposta di matrimonio non inserita nel suo programma, temo possa interrompere tutto dicendo che non c’è tempo per una cosa del genere.
Dal momento che l’ultima volta non è andata troppo male, decido di bussare. Quando entro la trovo in piedi, davanti ad uno specchio che la riflette da capo a piedi. Si è cambiata e adesso sta tentando di infilarsi una parrucca rosa. “Saresti così gentile da darmi una mano?” Chiede e mi guarda attraverso lo specchio, si sta contorcendo come un serpente per far entrare i capelli lì sotto.
“Dovresti chiederlo a Cinna o a Portia, non a me.” Rispondo, ma mi avvicino comunque e cerco di capire come fare ad aiutarla.
“Sono entrambi concentrati sui ragazzi. Tutti sono concentrati sui ragazzi.” Sembra abbastanza disperata, forse non è il momento giusto… “Tieni solo fermo qui.” Dice, indicandomi una specie di treccia, faccio come mi dice e dopo aver fatto sparire i capelli, si riprende la treccia che sto tenendo, le fa fare un complicato giro attorno alla testa e la ferma con una forcina. Poi tira un sospiro di sollievo e va a sedersi sul letto. “Cosa volevi dirmi?”
Momento giusto o no, meglio che lo scopra ora che quando saremo in diretta. “Peeta farà la proposta di matrimonio a Katniss stasera, prima della festa.”
Stava infilando altre forcine nella parrucca quando si ferma a mezz’aria con uno sguardo inorridito. “Cosa?” Si alza in piedi e va subito a cercare il suo programma, mi porto una mano sul viso e respiro lentamente attraverso le narici. “Ma non può, come l’ha deciso? Quando?”
Vado verso di lei e le prendo il programma dalle mani, fa storie ma riesco a farla sedere. “Dopo pranzo, Katniss ha proposto la cosa e Peeta ha accettato.”
“Katniss ha proposto a Peeta di farle la proposta?” Mi chiede con fare stupito. “Ma… non è così che funziona.”
Perché c’è forse qualcosa che funziona con questi due?
“Sai come è fatta Katniss…” E non aggiungo altro, perché in verità ci sarebbero talmente tante cose da dire che preferisco che concluda la frase come preferisce.
Sembra calmarsi, annuisce e si sistema il vestito. “Andrò a parlare con Peeta, vedrò di ritagliare un po’ di spazio.”
Solo questo ci vuole a quel povero ragazzo, una visita di Effie per programmare la proposta di matrimonio che gli è appena stata imposta. “No, no. Non è una buona idea.” La fermo, perché se Katniss poteva essere il problema fino a poco fa, non sottovaluterei un crollo mentale da parte di Peeta.
“Ma…” Comincia, e non le do il tempo di continuare.
“Ascolta, questa proposta di matrimonio è più una strategia.” Mi stupisco che non me lo abbia fatto notare prima, ma forse era troppo sconvolta per il programma. Lo ha visto anche lei che quando sono sul treno i due ragazzi sono ben lontani dall’essere felici e innamorati, che quando scendono invece recitano alla perfezione una parte. Una parte che in verità ha aiutato anche lei a costruire, con i suoi discorsi sul coraggio e l’amore… “Te l’ho detto. Un’idea di Katniss.” Le spiego. Certo non posso dirle la verità, quindi devo inventare qualcosa in fretta. “Saranno mentori a breve, più persone alla Capitale amano loro…”
“E più ameranno i loro tributi.” Annuisce, poi le sue labbra si distorcono in una smorfia dispiaciuta. “Povero ragazzo…”
Evidentemente oggi è la giornata prova pena per Peeta. “Se l’è cercata. Non capisco cosa ci trovi in quella ragazza…”
“È una ragazza adorabile.” Si affretta subito a dire lei. Le lancio istintivamente un’occhiata poco convinta, Effie si sistema dritta e schiarisce la voce. “Qualche volta. Evidentemente Peeta vede in lei qualcosa che tu non riesci a vedere.”
“Io vedo solo un ragazzo molto stupido, che si è innamorato di quella che potrebbe essere la donna più insopportabile su questo pianeta.” Poi ci ripenso. “A parte te, ovviamente. Non vorrei mai toglierti il primato.”
Effie porta gli occhi al cielo, poi si stringe nelle spalle, ignorando le mie parole. “Katniss ha le sue qualità. Non è molto diversa da te.”
“Non sono sicuro che sia un complimento. Né per me, né per Katniss…” Le faccio notare, ma lei ancora una volta ignora le mie parole e si alza in piedi.
“Devo finire di prepararmi, ci saranno altre interviste prima di quella di stasera. Devi cambiarti anche tu.” Mi dice, e mi costringe a lasciare la stanza.
Queste altre interviste di cui parlava, sono almeno una decina di apparizioni televisive, i due ragazzi sono trasportati da uno studio all’altro, senza sosta.
Stilisti e preparatori non hanno tregua, ronzano intorno alla coppia come moscerini; Effie si sta facendo in quattro per rispettare ogni orario. Forse, alla fine quello che se la sta passando meglio sono io…
Quando finalmente veniamo condotti sul palco davanti al Centro di Addestramento, i due ragazzi sono tirati a lucido.
Caesar Flickerman fa le sue domande, molte erano state previste da Effie, per le altre è lui stesso a guidarli verso la risposta giusta.
Verso la fine arriva una domanda sul futuro, Peeta si inginocchia e comincia a fare la sua proposta.
Io non riesco a capire chi abbia appena ricevuto una proposta di matrimonio, se Katniss o Caesar.
Katniss accetta, i due ragazzi si abbracciano e si baciano e poi all’abbraccio si aggiunge anche l’intervistatore. La folla è impazzita, sullo schermo appaiono immagini di Capitol City che festeggia, e poi cominciano ad apparire anche immagini dei Distretti.
Continua così per un po’, Katniss è quasi in lacrime, Peeta sorride contento. Si stringono e continuano la loro intervista; la ragazza racconta di come non sospettasse assolutamente nulla. Comincio a credere che se la siano cavata, quando c’è un tumulto dietro le quinte, e sul palco fa la sua apparizione Snow.

A/N: Eccoci qui! Capitale… ci siamo arrivati. E non ce ne siamo ancora andati. La mia sorpresa (che poi tanto sorpresa non era) è che le ultime due giornate verranno spezzate a metà. Così avrò modo di farle vivere attraverso gli occhi di entrambi.
Questo capitolo non ha portato molto avanti la situazione fra Effie ed Haymitch, però ho in mente di far succedere un bel po’ di cose soprattutto durante l’ultima giornata. Aspettate e vedrete, sarò molto generosa!
Un'altra cosa, ogni tanto prendo spunto dai libri, ogni tanto dal film. Per questo capitolo ho usato il libro, per il prossimo poi vedrò, probabilmente farò un mix.
Chiedo scusa per avervi fatto aspettare così tanto per questo capitolo, non so esattamente quanto, ma credo almeno cinque o sei giorni... più vado avanti e più diventa difficile trattare gli argomenti.
Alla prossima e godetevi il mio cliffhanger. Steven Moffat sarà fiero di me. :3
 
x
Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitol City pt. 2 ***


Effie POV
 
Nessuno di noi si aspettava l’apparizione del Presidente Snow; lo capisco dai volti dei presenti.
Peeta è sorpreso, Katniss si è immobilizzata per qualche secondo. Anche Haymitch è fermo con lo sguardo fisso sul palco. Non è qualcosa che succede tutti i giorni, certo.
Nonostante tutto, ogni cosa continua a seguire il proprio corso. Rimango dietro le quinte e osservo tutto con attenzione, non so per quale motivo, ma sono agitata.
Il Presidente si congratula con loro, stringe la mano a Peeta e abbraccia Katniss; dopo i primi attimi di disorientamento, lei recupera il palcoscenico in maniera impeccabile. Immagino che tutte le nostre prove almeno siano servite a qualcosa…
Ammetto che il suo sorriso riesce a rassicurarmi e mi ritrovo a pensare che mi sono preoccupata inutilmente, devo smetterla di farmi prendere dal panico per ogni cosa che non ho previsto. Andrà tutto bene, è quasi finita.
E poi, come se mi avesse letto nel pensiero, il Presidente propone una cosa che riesce a farmi rabbrividire. Organizzare il matrimonio a Capitol City? Non sono cose che si organizzano dall’oggi al domani. Caesar peggiora le cose chiedendo se già ha in mente una data, non posso crederci. E io che speravo di prendermi una vacanza dopo questo Tour.
Fortunatamente sembrano tornare tutti ragionevoli, almeno so che non dovrò cominciare subito a lavorare…
Non appena torniamo ai nostri alloggi, faccio subito cambiare Katniss e Peeta, mi assicuro che Haymitch non stia bevendo, perché stasera sicuramente avrà con che rifocillarsi, sistemo le ultime cose da fare per la festa e poi vado a cambiarmi anche io.
Dal momento che ho indossato un altro vestito e un’altra parrucca, non posso tenere lo stesso trucco. Mi affretto a struccarmi nel più breve tempo possibile, poi mi siedo alla mia toletta e comincio a rifare tutto.
Mentre mi guardo allo specchio e comincio a picchiettare una spugna carica di fondotinta sulla fronte, mi tornano in mente le parole che Haymitch mi ha detto questa mattina. Haymitch è molte cose, ma di certo non è un bugiardo; non quando si tratta del mio aspetto.
Se non si fa troppi problemi a dirmi quanto – secondo lui – io sia ridicola, perché non dovrei credergli quando mi dice che – sempre secondo lui – senza trucco “non sia male”?
Forse, solo per una volta, potrei provare ad usare un tocco più leggero. Senza contare che meno trucco indosso, meno tempo ci impiegherò a finire di prepararmi. Sì, è soprattutto una questione di praticità.
Non appena finisco, raduno tutti e lasciamo il Centro di Addestramento, una limousine ci porta alla residenza presidenziale e veniamo scortati nella sala dei banchetti.
Credo che per un intero minuto io sia rimasta senza fiato, non ho mai visto niente di simile, nessuna delle feste a cui ho partecipato può essere paragonabile a questa.
Il soffitto è un cielo stellato, i musicisti sono sospesi in aria e fluttuano su soffici nuvole. Sono in paradiso.
Se lascio da soli i ragazzi per qualche minuto non succederà niente, mi dico.
Prima di allontanarmi, però, faccio le ultime raccomandazioni a Katniss. “Sta attenta mentre mangi, non sporcare il vestito.” Ma non credo mi abbia sentita, ha lo sguardo perso su quello che la circonda, come biasimarla?
Allora mi rivolgo a Peeta, anche se l’avvertimento è rivolto ad entrambi. “Dobbiamo essere sul treno all’una esatta.” Detto questo non credo ci sia altro, quindi mi allontano. Devo assolutamente vedere ogni cosa, non credo di essere stata così eccitata dalla mia prima festa in onore dei vincitori. Ora, però, è diverso; questa festa è per me. Beh, non proprio per me… ma volendo vedere le cose in maniera allargata, è anche un po’ per me. Ho il diritto di godermela.
Per prima cosa faccio un giro della sala, conosco la metà delle persone invitate. Soprattutto accompagnatori e sponsor. Ci sono anche alcuni dei precedenti vincitori. Saluto cordialmente i volti familiari e scambio giusto due parole con chi si prende la briga di fermarsi a parlare.
Seduta su un lussuoso divano, accanto ad uno dei caminetti, individuo l’accompagnatrice del Distretto 1: Leona. Ci conosciamo da molti anni, quando l’ho conosciuta, però, lavorava al Distretto 7.
Mi chiama, invitandomi ad unirmi a lei e al suo gruppo di amici. Accetto volentieri, mi siedo accanto a lei e cominciamo a chiacchierare. Fa le presentazioni e tutti, nessuno escluso, mi fanno i complimenti.
Veniamo serviti con pietanze prelibate e ci portano da bere in calici di cristallo.
Dopo qualche tempo, un po’ per lo champagne rosa che ho bevuto e un po’ per la vicinanza al caminetto, comincio ad avere caldo, quindi mi congedo e vado verso il centro della stanza.
Hanno allestito una magnifica pista da ballo e sono sorpresa di vedere che Katniss e Peeta sono fra le coppie che volteggiano a ritmo di musica.
Sono meravigliosi, Katniss è splendida, radiosa. Peeta è in perfetta forma, riesce a ballare senza avere problemi alla gamba. Non mi sembra che Katniss stia andando troppo male… anche la lezione di ballo ha fruttato, per fortuna.
Passo vicino ai tavoli imbanditi e se non fossi piena farei sicuramente il bis di qualche dessert, le fragole ricoperte di cioccolato sembrano chiamarmi; ma non voglio esagerare e sinceramente non mi sento a mio agio con l’idea di rimettere per poter mangiare di nuovo.
È una cosa che mia madre mi ha sempre costretto a fare, quando ero una ragazzina, l’apparenza prima di tutto; secondo lei non ero elegante come mia sorella, non potevo anche ingrassare. Adesso solo l’idea di rifarlo mi mette i brividi. Al posto delle fragole, prendo in mano un calice di champagne e comincio a sorseggiare mentre scruto la folla.
Da questa nuova posizione ho una visuale perfetta su tutta la stanza, anche se individuare qualcuno di preciso è veramente difficile. I due ragazzi non passano inosservati, ma non riesco a vedere né Cinna né Portia, i preparatori si sono volatilizzati…
Dopo diversi tentativi riconosco Venia, Daphne e Carius che chiacchierano animatamente, seduti su un divano posizionato accanto ad uno stagno illuminato. Octavia, Flavius e Giulius non riesco proprio a vederli.
Non riesco a vedere nemmeno Haymitch, lui mi preoccupa. Sono terrorizzata dall’idea che possa aver esagerato con l’alcool. Spero non combini nulla di inopportuno, non può farmi questo, non questa sera.
Finalmente lo trovo, è all’entrata e non è da solo. È in compagnia di Plutarch Heavensbee, il nuovo capo degli Strateghi.
Inevitabilmente i miei pensieri si rivolgono a Seneca. Ci conoscevamo, eravamo amici. È da poco che sono al corrente della situazione. Prima è sparito dalla circolazione, poi hanno assegnato il posto a Plutarch e alla fine hanno rilasciato la notizia del suicidio.
Anche se, il gossip è gossip, e sono girate le voci più svariate…
Impongo a me stessa di pensare ad altro; come ad esempio: perché Haymitch sta parlando con Plutarch? In tutti gli anni di feste a cui l’ho trascinato, posso contare sulle dita di una mano le volte in cui l’ho visto conversare con qualcuno che non fosse Chaff o qualche altro vincitore.
Mentre questo pensiero si forma nella mia mente, a loro due si avvicina Portia, si scambiano qualche ultima parola e poi lei e Plutarch si allontanano.
Quando i miei occhi si incontrano con quelli di Haymitch, mi fa cenno di raggiungerlo, poi si allontana. Io affretto il passo e mi metto al suo fianco mentre raggiungiamo il rinfresco. “Che cosa voleva Plutarch Heavensbee da te?” Chiedo, curiosa.
Lui si stringe nelle spalle e prende un bicchiere di vino, lo annusa e lo rimette al suo posto, ripete la procedura con altri due bicchieri prima di trovare qualcosa che lo soddisfi e comincia a bere. Nel frattempo io prendo un altro bicchiere di champagne. “Voleva incontrare Katniss e Peeta.” Risponde.
Mi volto automaticamente nella direzione in cui li avevo visti prima, ora il compagno di ballo di Katniss non è più Peeta, che sta conversando con la sua stilista a pochi metri dalla pista da ballo, ma Plutarch. “Che cosa vuole da loro?” Chiedo, con la testa ancora voltata nella loro direzione.
Haymitch ride e questo mi costringe a tornare a guardarlo. “Secondo te? La stessa cosa che vogliono tutti, principessa. Incontrare i due vincitori.”
Ma certo, che stupida. Annuisco e mi stupisco della mia ingenuità, poi Haymitch mette giù il bicchiere e mi porge una mano. Mi sta sul serio invitando a ballare o è un’impressione? Senza che io lo costringa?
“Non sono ancora completamente ubriaco, fossi in te approfitterei.” Non rispondo, però metto via il calice che sto reggendo, accetto la sua mano e insieme raggiungiamo il centro della stanza.
Come ieri sul treno, mi poggia una mano sul fianco e tiene l’altra sollevata; per un po’ restiamo in silenzio, poi prima che i miei pensieri prendano il sopravvento, la voce di Haymitch mi riporta alla realtà. “Scommetto,” comincia e la mano che era poggiata sul fianco ora mi cinge la vita. “Che riuscirò ad entrare nel tuo letto anche stanotte.”
Non posso fare a meno di cercare di trattenere una risatina; sul serio, non dovrei trovare la cosa così divertente, ma credo che lo champagne rosa non sia stato d’aiuto. E poi ho il sospetto che questo sia il suo modo gentile di chiedermi di non lasciarlo solo. “E cosa saresti disposto a scommettere?” Chiedo fra una risatina e l’altra, mentre azzero la distanza che c’è fra di noi e poggio la testa sulla sua spalla.
Continuando ad ondeggiare fra le coppie di ballerini, Haymitch sembra riflettere sulla posta che è disposto a mettere in gioco. “Se vinco io, domani non dovrai mettere nessuna parrucca, nemmeno alla Festa del Raccolto.” 
Dalle labbra mi esce un suono di disapprovazione, però non smetto di sorridere. L’alcool, la musica, l’atmosfera e l’abbraccio di Haymitch stanno avendo un effetto quasi inebriante e sento la testa girare leggermente, al momento ancora in maniera piacevole. “Se vinco io, invece?” La voce mi esce più rilassata di quanto voglia, le luci soffuse che sono calate sulla sala non sono d’aiuto.
“Visto che sono un gentiluomo… fai tu il prezzo, dolcezza.”
È ancora più difficile trattenere una risata a questo punto, e quando si tira indietro per lanciarmi un’occhiataccia, io scuoto la testa quasi impercettibilmente e gli faccio le mie scuse, senza riuscire a ritrovare la giusta serietà. “Vediamo…” Dico, dopo poco. Non riesco a pensare a molto, chiedergli di non bere sarebbe troppo cattivo, anche se lui non si è risparmiato con la posta in gioco. Io, però, mi sento generosa. “Se vinco io, domani dovrai indossare di nuovo il completo che portavi al Distretto 5.”
“Dolcezza, non ricordo nemmeno che cosa mi avete fatto mettere ieri…”
Porto gli occhi al cielo e torno a poggiare la testa sulla sua spalla, i movimenti ondeggianti non mi aiutano a concentrarmi. “Io lo ricordo perfettamente.” Dico, mentre la sua mano traccia disegni intricati dietro la mia schiena, scompigliando le piume morbide di cui è fatto il mio vestito. Rabbrividisco e mi contorco appena nel suo abbraccio, considerando se è il caso o meno di chiedergli di smettere.
Nessuno sembra particolarmente interessato a noi due, quindi lascio correre. “Il completo blu notte, quello che stavi per portare al contrario…” Cerco di fargli ricordare.
“La giacca infernale?” Mi chiede, stringendo appena la presa attorno ai miei fianchi. Il pensiero riporta il sorriso sulle mie labbra. Non conosco altre persone in grado di indossare una giacca alla rovescia.
Annuisco ed Haymitch sospira, chinando la testa in modo che il mento sia poggiato sulla mia spalla. Chiudo istintivamente gli occhi e rallento ulteriormente il passo; la musica è cambiata, e ora siamo quasi praticamente fermi. “Ti dona più degli altri.” Dico quasi in un sussurro, mi chiedo se ci si possa addormentare in piedi.
Fortunatamente la mano di Haymitch continua a tenermi sveglia tracciando i suoi disegni, risalendo la schiena. L’altra mano ha smesso di reggere la mia e ora è ferma appena sotto i miei fianchi. In questo modo posso facilmente far passare le mie braccia attorno al suo collo e i movimenti diventano più facili e naturali. “S’intona bene con i tuoi occhi.”
“Parlando di occhi.” Mi interrompe. “Da quanto i tuoi sono azzurri?”
La domanda mi lascia un po’ perplessa, non capisco se è serio o meno. Dal momento che non aggiunge altro, ma si limita a spostare la testa per potermi guardare, immagino lo sia. “Da quando ho memoria…” Scherzo, anche se evito il suo sguardo.
La musica cambia di nuovo, torna ad essere una specie di valzer e anche noi torniamo in una posizione più consona; riporta la mia mano contro la sua spalla e la tiene ferma lì coprendola con la sua. Quando poggia le labbra contro la mia tempia destra, mi rendo conto che sta sogghignando. “Con la plastica che metti di solito si fa fatica a notarli.”
Immagino che ‘la plastica’ siano le mie ciglia finte, che stasera ho evitato di indossare, limitandomi ad usare il mascara. “Non ho avuto il tempo di metterle.” Il che non è del tutto falso, cerco di convincermi. “E poi mi hai visto completamente struccata per due giorni di fila!”
“Mi hai cacciato fuori a calci prima ancora che potessi svegliarmi.”
Scuoto impercettibilmente la testa, costringendomi a non portare gli occhi al cielo e mormorando un appena udibile: insopportabile. Questo fa allargare ancora di più il suo ghigno.
Continuiamo a ballare finché non mi rendo conto che si sta facendo tardi, quindi ci separiamo, lui dice di andare a salutare Plutarch e mentre Haymitch si allontana per andare a cercare quello che sembra essere il suo nuovo migliore amico, io cerco di radunare gli altri.
Trovo facilmente Katniss e Peeta accanto ad un tavolo carico di biscotti, poi raggiungiamo Cinna e Portia. Mentre quest’ultima accompagna i ragazzi a fare gli ultimi saluti, io e Cinna andiamo a ripescare i sei preparatori.
Una volta trovati tutti, raggiungiamo la porta e mi metto a cercare Haymitch con lo sguardo, maledicendomi di averlo perso. “Dove sei sparito tutto il tempo?” Chiedo a Cinna, allungando il collo e sporgendomi un po’ sulle punte. “Non ti ho visto per tutta la serata.”
“Forse eri troppo distratta a ballare.” Mi fa notare lui, lì per lì non ci faccio caso, poi quando il peso delle parole mi colpisce, tossicchio imbarazzata e lascio cadere l’argomento.
Portia e i ragazzi ci raggiungono, sono sorpresi del fatto che ce ne andiamo senza salutare il Presidente. Gli spiego che è troppo impegnato per le feste e che ho già provveduto affinché tutti i doni e i biglietti di dovere gli vengano consegnati domani.
Due inservienti poi ci portano Haymitch e li ringrazio, non è possibile che si sia ridotto così in nemmeno venti minuti. Non ho tempo ora di capire il motivo, quindi mi limito a lasciarlo nelle loro mani.
Saliamo in due macchine con i vetri oscurati e partiamo, procediamo molto lentamente ma non me ne preoccupo, avevo previsto questo inconveniente e sono sicura che saremo sul treno in tempo.
All’una esatta, infatti, siamo tutti a bordo. Haymitch viene messo nella sua carrozza e noi restiamo alzati giusto il tempo di un tè, ricordo agli altri che il Tour non è ancora finito e poi ci ritiriamo.
Mi faccio una doccia veloce, per rinfrescarmi e struccarmi. Mentre sono sotto il getto caldo dell’acqua, mi rendo conto che ormai resta solo un giorno e poi questo viaggio, con i suoi alti e bassi, si concluderà.
Il pensiero che avevo avuto all’inizio mi riassale. Mi chiedo come farò a sopportare i bagni di sangue, anno dopo anno, senza Haymitch al mio fianco. Certo, non è mai stato di grande aiuto, ma ci facevamo compagnia.
Questo mi porta direttamente davanti alla sua camera da letto, una volta asciugata e dopo aver indossato la camicia da notte. Busso alla porta, ma entro senza aver ricevuto una risposta, sapendo che non sarebbe arrivata.
Sono ferma sulla soglia, Haymitch è già a letto ma è sveglio. “Cos’era quella scenetta, prima?” Chiedo chiudendo la porta ma senza avanzare.
“Ho una reputazione da mantenere…” Risponde con una scrollata di spalle, poi si sistema su un lato del letto, battendo con la mano sull’altro lato del materasso.
Prendo in considerazione l’idea di andarmene, ma dal momento che questa è l’ultima notte che passerò sul treno, non ci metto molto a decidere di restare. Mi arrampico sul letto e mi infilo sotto le coperte, senza pensarci due volte prima di rannicchiarmi contro di lui, chiudendo gli occhi.
Haymitch mi passa un braccio attorno alle spalle con fare protettivo e resta in silenzio per qualche minuto, la doccia mi ha risvegliata e non sono più stanca, ma cerco comunque di addormentarmi, perché devo ricaricare le energie per domani.
Dopo un po’ la sua voce mi arriva alle orecchie, molto più stanca di prima. “Ho vinto.”
Nella mia mente risuonano le parole della scommessa in cui mi ha incastrato solo poche ore fa.
Scommetto che riuscirò ad entrare nel tuo letto anche stanotte.
Sorrido contro la sua spalla e scuoto la testa, visibilmente divertita, poi mi sistemo più comoda fra le sue braccia. “No… mi dispiace, ma per quanto ne so, questo qui è il tuo letto.”

 A/N: Salve! Il primo capitolo ha raggiunto più di 500 visualizzazioni, è molto di più di quanto mi aspettavo all’inizio di questa fanfiction… e vi ringrazio veramente di cuore!
Okay, ci siamo quasi… un solo giorno, due capitoli. La cosa mi rattrista parecchio e allo stesso tempo non vedo l’ora di scrivere le ultime parole che sono nella mia mente da almeno metà fanfiction.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, io sono parecchio soddisfatta del risultato finale. Cercherò di aggiornare al più presto con la prossima metà giornata di Haymitch.
Non anticipo nulla, solo tanto, tanto Hayffie.
Alla prossima, lasciate un commento se vi va! :)
 
x
Lily

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Verso il Distretto 12 ***


A/N: Una piccola annotazione prima del capitolo… sono un geniaccio patentato! Non mi sono resa conto che non manca un giorno, ma due.
Direttamente da Catching Fire:
“Il programma per il Distretto 12 comprende una cena stasera a casa del sindaco Undersee e domani una manifestazione in piazza per la vittoria, in occasione della Festa del Raccolto.”
Quindi sì, me la vedo io magari. Scusate…


Haymitch POV.
 
Nonostante questa mattina non sia stata una sveglia a farmi aprire gli occhi, è almeno un’ora che non prendo sonno.
Il mio corpo non è più abituato a dormire per lunghi periodi senza l’aiuto di un po’ di alcool. Credo possa ritenermi soddisfatto di aver riposato il necessario per poter mettermi in piedi.
Anche se non posso mettermi in piedi.
Ogni volta che provo ad alzarmi, Effie me lo impedisce. Più mi muovo, più la sua presa si stringe, e non accenna a svegliarsi.
Non credevo che avesse il sonno così pesante, soprattutto viste le ultime due notti, evidentemente senza le sue sveglie non va da nessuna parte.
Sono le undici passate e nessuno è venuto a bussare alla mia porta, né sento voci in corridoio, quindi immagino che tutti abbiano avuto l’idea di restare a dormire un po’ più del dovuto.
Oggi possiamo, visto che la giornata la trascorreremo sul treno, peccato che io non possa più chiudere occhio, anche se non mi dispiacerebbe.
Lascio passare ancora un po’ di tempo, poi comincio a giocare con i suoi capelli, nella speranza che si svegli. Riesco a farla stiracchiare un paio di volte, finché alla terza, apre gli occhi e mi osserva uno sguardo assonnato e confuso.
“Finalmente.” La saluto con fare un po’ seccato.
Il suo stato di semi coscienza persiste, finché non si porta il dorso della mano alla bocca per coprire uno sbadiglio. “Che ore sono?” Chiede, quando si è ripresa.
Lancio una veloce occhiata all’orologio sul comodino, prima di tornare a guardarla. “Le undici e mezza.”
Effie borbotta qualcosa di incomprensibile, poi si mette a sedere, liberandomi dalla sua morsa e si strofina il viso. “Devo programmare tutta la giornata, ieri non ho avuto il tempo di fare nulla…”
Non ho il tempo di replicare che è già sgusciata fuori dal letto, continuando a parlare da sola.
Fa uscire solo la testa fuori la porta e dopo aver dato un’occhiata in corridoio sgattaiola fuori, lasciandomi solo.
Provo a riaddormentarmi, ma il sonno non arriva, quindi mi alzo, infilo una vestaglia e raggiungo il salotto.
Ad aspettarmi c’è una sorpresa non da poco.
Effie è seduta su uno dei divani, ancora completamente struccata e non molto più sveglia di prima. Di fronte a lei su un altro divano, sono seduti Cinna e Portia, anche loro al naturale…
I capelli veri di Portia sono scuri e ricci, ora che ci penso, è la prima volta che tutti e tre insieme mi sembrano effettivamente esseri umani. Oggi deve essere una giornata molto tranquilla.
Sul tavolino fra i due divani c’è una teiera fumante, Effie si versa una tazza di tè e comincia a soffiarci sopra; prova ad assaggiare, ma evidentemente è troppo calda, perché la rimette al suo posto. Cinna a quel punto riempie altre tazze, poi solleva lo sguardo e nota la mia presenza.
O almeno così credo, perché un secondo dopo arriva un lamento dietro le mie spalle e mi volto velocemente, facendomi da parte.
La persona che entra nella carrozza crederei sia una sconosciuta, se non fosse per il colore della pelle: verde.
Octavia non mi guarda nemmeno, striscia i piedi per terra finché non raggiunge il divano e si siede al mio posto, accanto ad Effie, praticamente stendendosi sulle sue ginocchia. Sembra stare male, anche se non riesco a capire se il suo colorito attuale sia dovuto ad un malessere o ad una tinta.
“Te l’avevo detto di non bere così tanto.” Le dice Portia, accavallando le gambe e sporgendosi verso Cinna fino ad appoggiargli la testa contro la spalla. “Niente scuse, si lavora anche oggi.”
Attraverso la stanza, mentre Effie comincia ad dare pacche affettuose sulla testa di Octavia, solo per rendermi conto che quello che cerco non c’è. “Dov’è il carrello dei liquori?” Chiedo, a nessuno in particolare.
“Via.” Risponde Effie. “Almeno fino a questo pomeriggio.”
Sta scherzando? Dal suo sguardo capisco che non è uno scherzo. Ieri sera non ho bevuto quasi per niente, mi merito un drink adesso. Non faccio nemmeno in tempo a lamentarmi che dalla porta arriva un altro lamento e due figure altrettanto sconosciute entrano nella stanza.
Prima che anche l’altro posto accanto ad Effie venga occupato, scuoto la testa infastidito, e vado a sedermi.
“Come fai a vivere così ogni giorno?” Non capisco che Octavia sta parlando con me finché Effie non mi da una piccola gomitata, indicandola con un cenno di capo e incitandomi a rispondere.
Non perdo tempo a farlo, comunque. Delle due creature appena entrate, una è spigolosa e l’altra invece è bassa e minuta. Dai tatuaggi su tutto il volto riconosco Venia, e quando l’altra solleva la testa, quegli orribili impianti sottocutanei simili a corna mi dicono che è Daphne. Si siedono accanto a Cinna e Portia e prendono in mano due tazze di tè.
“Dove sono i ragazzi?” Chiede Effie, aiutando Octavia ad alzarsi dalle sue gambe, poi si sporge in avanti per riprendere la sua tazza.
“Immagino in uno stato comatoso.” Risponde Portia divertita, non posso fare a meno di nascondere un sorriso.
In effetti anche queste tre sono in uno stato pietoso; guardandole bene in faccia, senza il solito trucco, mi rendo conto che sono tutte più giovani di quanto mi aspettassi. Octavia sembra poco più grande di Katniss…
A quanto dice Cinna, avrebbero fatto bene ad andarci più piano perché l’alcool che girava era roba particolarmente pregiata, non quello che riuscivano a reperire loro per le loro feste.
Credo che Effie ne sappia qualcosa, lei e il suo champagne rosa…
Dopo un bel po’ di incoraggiamenti da parte di Effie, Octavia, Venia e Daphne si rialzano e vanno a prepararsi per poter lavorare su Katniss e Peeta.
Effie ci ricorda che per le sette di stasera dobbiamo essere tutti pronti e giù dal treno, per il ritorno al Distretto 12 e per la cena con il sindaco.
Per qualche strano motivo che non ho capito, i due ragazzi dovranno indossare degli abiti per scendere dal treno e altri abiti per la cena. Dal momento che non ci sarà tempo per prepararli una seconda volta, dovranno farlo direttamente lì.
Domani ci sarà la Festa del Raccolto, ma non mi interessa.
Mi alzo, torno nella mia stanza e mi metto sul letto. Non cerco di addormentarmi, mi limito a fissare il soffitto aspettando che succeda qualcosa.
La chiacchierata fatta con Plutarch Heavensbee ieri sera è stata piuttosto interessante, non mi ha potuto dire nulla di preciso, sarebbe stata una follia dato il posto in cui ci trovavamo. Mi ha solo fatto capire che se ci dovessero essere problemi di qualsiasi genere, avrei dovuto informare lui prima di tutti.
All’inizio ero scettico, molto scettico, ma poi Cinna mi ha detto di stare tranquillo, che potevamo fidarci.
La cosa non mi entusiasma per niente, Katniss ha visto solo una piccola parte di quello che sta succedendo, per il momento è meglio che lei proprio non sappia nulla. Chissà che diavolo rischierebbe di combinare altrimenti.
I miei pensieri vengono interrotti da qualcuno che bussa alla mia porta, è Cinna che mi avvisa che stiamo per pranzare.
Mi alzo, perché solo così potrò mettere le mani su qualcosa di forte da bere. A tavola siamo solo noi tre, Katniss e Peeta stanno ancora dormendo.
Il pranzo dura poco ed è silenzioso, mi prendo quello che voglio e torno in camera. Svuoto due bottiglie e finalmente riesco a riprendere un po’ di sonno.
Quando mi sveglio, sono un bagno di sudore. Devo aver avuto un incubo, ma non riesco a ricordare. L’effetto dell’alcool è già svanito, mi serviva qualcosa di più forte del vino, ma ormai è tardi.
Quando guardo l’orologio, mi rendo conto che sono le sei del pomeriggio passate. Prima che qualcuno venga a ricordarmelo, faccio una breve visita alla doccia, per poi cominciare a prepararmi. In genere mi vesto all’ultimo minuto, ma ho perso una scommessa e devo pagare il mio debito. Non so quanto potrò impiegarci per infilarmi in quel vestito.
Non capisco che cosa ci trovi di tanto bello Effie in questo completo, io lo vedo esattamente identico agli altri, solo più scomodo da mettere.
Dov’è che ha detto che l’ho già messo? Distretto 4? Era il 6? O forse l’8? Ma che mi importa, poi?
Il Distretto 8… Prima di incontrare Plutarch, Portia mi ha detto che c’è stata un’altra rivolta. Questa volta le cose sono decisamente degenerate, in una settimana la situazione è precipitata. Mi ha anche detto che però per ora è del tutto inutile preoccuparsi, perché non c’è niente che si possa fare.
Riguardo l’orologio, mancano poco più di venti minuti alle sette.
Mentre continuo a provare a indossare la giacca, mi rendo conto di essere più nervoso ora di quanto non fossi ieri. Forse sono state le parole di Plutarch, o forse il fatto che stiamo tornando al 12.
Pensavo che la Capitale avrebbe risvegliato molto di più in me vecchi ricordi, e invece ora che siamo di ritorno, mi rendo conto che i ricordi sono molto più vivi.
Immagini del sogno appena fatto si ripresentano alla mia mente, credo di aver sognato il mio Tour della Vittoria. Avrei bisogno di bere… farei bene a distrarmi, visto che Effie non mi permetterà di toccare una goccia di alcool prima della cena.
Non so assolutamente come, ma sono riuscito ad infilare dritta la giacca. Credo. Quello che non riesco a fare, è il nodo alla cravatta. È necessaria? L’ultima volta che ho chiesto ad Effie di sistemarmela mi ha quasi strozzato… non ho altra scelta, però.
Raggiungo la sua stanza e busso, entrando senza aspettare. Effie è seduta alla sua scrivania piena di trucchi. È vestita, ma è ancora struccata e non porta ancora la parrucca. Quando sente la porta aprirsi si alza preoccupata, ma quando si rende conto che sono io, si rilassa. “In genere, dopo aver bussato, si aspetta il permesso per entrare…” Mi fa notare, ma le rispondo con una scrollata di spalle.
Mi avvicino a lei e indico questa specie di cappio che mi penzola dal collo; lei sorride divertita, poi nota che sono stato ai patti e il sorriso si allarga.
“Vedi?” Dice poggiandomi una mano sulla spalla e lisciandomi il colletto della camicia. “È stato tanto difficile non indossarla capovolta?”
“Sicuramente meno difficile di annodare quest’affare.”
Scuotendo appena la testa, Effie comincia ad annodare la cravatta attorno al mio collo, facendo fare alla stoffa risvolti complicati, che non riuscirò mai a replicare. Seguo i movimenti delle sue mani come se ne fossi ipnotizzato, per me sono solo nodi senza senso, ma quando tira un lembo della cravatta, questa si sistema alla perfezione. “Ecco fatto. Molto meglio.” Finisce, però non indietreggia.
Quando sollevo lo sguardo dalle sue mani, per capire che cosa voglia, mi rendo conto che è incredibilmente vicina. Non dice niente, nei suoi occhi però brilla una luce strana. Dagli occhi, il mio sguardo cade automaticamente sulle labbra, e prima che me ne possa rendere conto, la sto baciando.
Questo bacio non ha niente a che fare con quello che ci siamo scambiati per sfuggire al Pacificatore, lì lo avevo fatto perché dovevo agire in fretta. Ora non ho idea del motivo per cui io l’abbia fatto.
Mi sorprendo della rapidità con cui Effie risponde al bacio, un attimo prima le sue mani erano sulle mie spalle, l’attimo dopo sono attorno al mio collo, trattenendomi contro di lei. È sempre lei ad approfondire il bacio, mentre una delle mie mani finisce fra i suoi capelli e l’altra è dietro sua la schiena.
Sulla sua lingua si mischiano il sapore del vino e della musse di cioccolato che ha preso a pranzo; è strano ma non mi aspettavo un sapore diverso.
La mancanza d’aria nei polmoni ci costringe a separarci ma non la lascio andare; ha il respiro spezzato, le labbra arrosate e le pupille dilatate. Non credo sia mai stata così bella.
Sembra esserci un attimo di incertezza nei suoi occhi, poi si sporge in avanti e questa volta è lei a cominciare un nuovo bacio, io lo accetto più che volentieri.
Mi ritrovo a pensare che Effie Trinket è una distrazione ugualmente valida rispetto ad una bottiglia di whiskey.
Comincio ad avanzare, costringendola ad indietreggiare finché non finisce contro la sua scrivania; faccio scendere le mani e cerco disperatamente di sollevarle l’orlo del vestito. Perché diavolo devono essere sempre così stretti?
Senza mai rompere il bacio, riesco a guadagnare solo qualche centimetro, ma è sufficiente affinché possa passarle una mano sotto il ginocchio e farmi agganciare la sua gamba alla vita, spingendola ancora di più contro la scrivania.
Questo mi fa guadagnare un gemito strozzato da parte di Effie, che adesso sta cercando di sbottonare la giacca che ha insistito tanto per farmi mettere.
Non riesco a non sorridere e lascio libere le sue labbra, solo per qualche secondo. “Fammi indovinare, ti sei pentita della tua scelta.”
Sembra abbastanza confusa e senza fiato, resta in silenzio per un attimo, mentre cerca di respirare attraverso le narici. “Sta zitto.”
Ha tutta l’aria di essere un ordine e per volta, non mi dispiace darle ascolto.
Di tutta risposta, l’afferro per i fianchi e la sollevo, facendola sedere sulla scrivania.
Decide di lasciar perdere la giacca e di dedicarsi a questioni più importanti, come la cintura dei pantaloni.
È quasi riuscita a disfarla, quando per poco non mi accorgo della porta che si apre alle mie spalle e della voce di Cinna che risuona nelle mie orecchie. “Effie, abbiamo quindici minuti di rit- wow.”

A/N 2: Sì. Ok... mi sono lasciata un attimo prendere la mano. E vabbe, volevate un bacio e un bacio c'è stato... diciamo che doveva finire così, ma non dovevo soffermarmi così tanto. Queste parti si scrivono da sole. .-.
Comunque, il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Come il primo, tratterà della fine di una giornata e di tutta quella seguente, fino alla partenza. Non so quando lo pubblicherò, ma sicuramente entro il 9 aprile. Quindi fra massimo una settimana, questo viaggio finirà. Nel frattempo (poi vi lascio tornare alle vostre vite) se avete voglia, c'è una mia fanfiction che volevo proporvi. Si tratta di un'altra raccolta in realtà, questa volta dedicata solo ad Effie. Per ora è presente solo una one shot, ma al più presto ne scriverò un'altra. La prima si chiama Modeling e la potete trovare
qui.
Ho anche aggiornato Il Leone e La Farfalla,
qui.
Grazie mille a tutti per aver letto e commentato, fatemi sapere cosa ne pensate!

x
Lily

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Distretto 12 ***


Effie POV.
 
Non sono nemmeno sicura di aver sentito la voce di Cinna finché non parla di nuovo. “Oh, okay… scusate. Continuate pure.”
Spingo Haymitch quando Cinna si allontana, chiudendo la porta, ma lui resta dov’è. “Vai!” Gli dico, cercando di riprendere fiato. Deve fare qualcosa, non posso lasciare che Cinna vada via così.
“Ma…” Comincia a lamentarsi, sporgendosi verso di me e cercando di baciarmi di nuovo, ma stavolta volto la testa di lato. “Ha detto ‘continuate’.”
Vai!” Lo spingo di nuovo verso la porta, questa volta non ribatte. Si allontana ed esce dalla stanza, io mi affretto a chiudere la porta e vado a sedermi sulla sedia.
Devo metabolizzare quello che è appena successo, perché sembra assurdo.
Mi massaggio la fronte, la testa comincia a farmi male. Ho bisogno di un po’ d’acqua fresca. Vado in bagno e mi sciacquo il viso, appena mi sento meglio torno in stanza.
Ad aspettarmi c’è Portia, quando mi vede alza le mani, ne poggia una all’altezza del cuore mentre l’altra resta sospesa in aria. “Non dirò una parola.” Ma non ce n’è bisogno, il suo sguardo dice abbastanza.
Sbuffo e raggiungo la mia toletta, è tutto sottosopra! I trucchi sono per terra, le boccette di profumo sono capovolte…
“Credo che tu debba cambiarti.” Sento dirmi da Portia e mentre raccolgo le cose cadute, le rivolgo uno sguardo interrogativo.
Di tutta risposta Portia indica qualcosa dietro la mia schiena, mi alzo e vado allo specchio lungo; quando mi volto il cuore perde un battito: quando Haymitch mi ha sollevata per mettermi in equilibrio sulla toletta, devo essermi seduta su un tubetto aperto di fondotinta, perché ho un’orribile macchia sul posteriore.
Voglio solo sprofondare.
Torno a guardare Portia, rivolgendole uno sguardo di supplica. Lei si allontana dalla porta strofinandosi le mani e mi si avvicina, facendomi cenno di voltarmi. “Ti aiuto io.” Dice e in due riusciamo a sfilarmi il vestito facendolo scendere, perché insisto a mettere queste cose così strette? “Sei ingrassata.”
Ecco, oltre al danno anche la beffa.
“Ti prego…” La supplico, perché adesso voglio solo finire di prepararmi ed evitare di essere in ritardo.
“Non preoccuparti, Cinna era venuto a dirti che abbiamo quindici minuti di ritardo.” La cosa mi solleva almeno un po’.
Portia è già pronta, quindi continua a darmi una mano. Non ho molti altri vestiti adatti all’inverno del Distretto 12, quindi opta per un vestito corto ma con dei risvolti di pelliccia.
Mi aiuta ad infilarmi le scarpe e poi va a chiamare i preparatori di Peeta, che con lui avranno sicuramente finito, poi mi lascia da sola con loro.
Nonostante il ritardo del treno, il mio è molto maggiore. Non ce la farò mai ad essere pronta in tempo, quindi mi abbandono completamente alle loro mani.
Non dovendosi occupare dei capelli, Daphne comincia a ridisegnarmi le sopracciglia e Giulius comincia a darmi il fondotinta mentre Carius si occupa delle mani. “Non esagerate, per favore.” Chiedo gentilmente.
Daphne ride genuinamente. “Chi sei e cosa ne hai fatto della nostra Effie?”
Dovendo trovare una scusa velocemente, dico la prima cosa che mi passa per la mente. “Ultimamente i cosmetici mi creano un po’ di prurito, preferisco non abbondare.”
La ragazza annuisce e continua a lavorare; allungo un occhio sul lavoro di Carius e lo fermo prima che possa cominciare ad applicare le unghie finte. “Non c’è tempo!” Gli dico e indico un cassetto dell’armadio. “Metti solo una passata di smalto e passami un paio di guanti, sono nel secondo cassetto.”
Lui annuisce e fa come gli ho detto, poi si siede di nuovo e riprende possesso delle mie mani.
Quando hanno finito con il trucco, Giulius mi sistema i capelli in modo che poi Daphne possa farmi indossare la parrucca.
Guardo l’orologio; è un miracolo, siamo in orario.
Sventolo le mani in aria per cacciarli e loro si affrettano a sparire, così come sono arrivati. Aggiungo un tocco di profumo e lascio la stanza.
Quando arrivo da Katniss e Peeta, sono appena usciti dal loro scompartimento, non sospettano nulla. Devo ricordarmi di ringraziare quei tre in un modo o in un altro, senza di loro e senza Portia non ce l’avrei fatta a prepararmi in tempo.
Arriviamo e scendiamo dal treno, non abbiamo molto tempo per via del ritardo, quindi i ragazzi hanno appena il tempo di salutare la folla prima di infilarci tutti in macchina e di raggiungere la casa del sindaco Undersee.
Katniss ci tiene a voler salutare la figlia del sindaco, ma è meglio non aspettare oltre, quindi la spedisco in fretta e furia al terzo piano assieme ai suoi preparatori.
Finiscono con un’ora di anticipo e mi avvisano che Katniss è voluta andare a cercare la sua amica, non ho nulla in contrario e quindi non mi lamento.
Nel frattempo io ho finito di sistemare tutte le cose per oggi e per domani, è tutto pronto e non ho nient’altro da fare, quindi vado a cercare Haymitch.
Lo trovo in salotto, sta chiacchierando con il sindaco.
Mi faccio da parte finché Haymitch non si alza e va a prendersi qualcosa da bere, allora mi avvicino. “Hai parlato con Cinna?” Gli chiedo, cercando di restare il più composta possibile, nonostante sento che le guance si riscaldano.
Haymitch annuisce e comincia a sorseggiare il suo drink. “Aveva già parlato con Portia.”
“Lo so.” Rispondo in fretta, ma continuo a chiedermi come abbia fatto a parlarle così in fretta.
Haymitch è più scorbutico del solito, spero non sia per causa mia… non ho il tempo di indagare, perché arrivano le famiglie di Katniss e Peeta.
Dopo i dovuti saluti, ci mettiamo tutti a tavola e poi fanno entrare i ragazzi. Sono splendidi come al solito, Cinna ha preparato un vestito lungo e argentato per Katniss, Portia invece un completo grigio chiaro per Peeta.
Non posso evitare di far bere Haymitch e a metà serata è già ubriaco; la situazione precipita quando, a fine serata, ci raggiunge anche la moglie del sindaco.
Comincia a sbraitare, a fare discorsi senza senso e a inveire contro Capitale, contro Snow.
Cinna cerca di calmarlo, ma lui lo spinge via. Inutili sono anche i miei tentativi di farlo ragionare, anzi, peggioro solo la cosa.
Aiutato dal padre di Peeta, Cinna riesce a portarlo fuori. Li seguo per assicurarmi che stia bene; Haymitch continua a parlare, non riesce a connettere. Continua a insultare tutto e tutti, se qualcuno dovesse sentirlo…
In quel momento si piega in due e si sente male, poi perde i sensi e finalmente Cinna e il signor Mellark si fanno passare le sue braccia attorno alle spalle e lo riportano a casa sua.
Quando torno a casa del sindaco mi scuso con tutti, spiegando che sono stati giorni molto stancanti per tutti.
La signora Undersee si è rintanata di nuovo nella sua stanza, forse la scenata di Haymitch l’ha spaventata.
Ora che ci sono le loro famiglie, non devo essere io ad assicurarmi che i ragazzi tornino a casa.
Torno al treno con Portia e lei mi chiede se sto bene, in verità non ne sono sicura. Speravo di poter concludere il tour in maniera più rilassata, ma c’è ancora un giorno.
Dopo una doccia veloce mi metto a letto ma non riesco a dormire, le parole di Haymitch, le grida di Haymitch, continuano a ronzarmi in testa. Se le avesse pronunciate alla Capitale, sicuramente lo avrebbero accusato di tradimento. Qui però non siamo alla Capitale, continuo a dirmi.
Comunque non riesco a chiudere occhio.

Quando arriva il mattino seguente, mi sento particolarmente stanca, quindi sveglio un’ora prima i preparatori di Peeta e mi consegno di nuovo nelle loro mani.
Non appena siamo tutti pronti, raggiungiamo il Villaggio dei Vincitori per occuparci in tempo anche dei ragazzi. Seguo Portia a casa di Peeta e resto con loro finché non è pronto.
Prima di andare a controllare Katniss, vado a bussare alla porta di Haymitch, per assicurarmi che stia bene ma non risponde.
Immagino che stia ancora dormendo, quindi torno al mio lavoro.
Raggiungiamo la piazza per festeggiare la Festa del Raccolto, ma non riesco a levarmi di dosso l’ansia di ieri sera. Credo che non passerà finché non vedrò Haymitch, quindi mi metto l’anima in pace. Probabilmente arriverà in ritardo.
La giornata trascorre tranquilla, ma di Haymitch neanche l’ombra, comincio a preoccuparmi ma non posso allontanarmi dalla piazza.
Dopo qualche tempo riguardo l’orologio e mi rendo conto che è praticamente l’ora di andare; cerco Cinna e lo trovo a parlare con Katniss. Gli dico di cominciare a cercare tutti e ne approfitto per salutare la ragazza, con la promessa di rivederci per le prove dell’abito da sposa.
Saluto anche la sua famiglia e faccio lo stesso con quella di Peeta, poi saliamo in un’auto che ci porta direttamente alla stazione.
Durante tutto il tragitto resto in silenzio, avrei voluto salutare Haymitch, ma evidentemente lui aveva altri progetti.
In verità me lo sarei dovuta aspettare, dopo tutto quello che ha bevuto ieri sera, era difficile che si sarebbe riuscito ad alzare oggi.
Arriviamo un po’ in anticipo rispetto alla partenza, così, quando tutti salgono sul treno, io mi trattengo sulla banchina.
Dopo tutto quello che è successo, sarebbe veramente maleducato da parte sua non venire nemmeno a salutare.
Improvvisamente mi sento afferrare per i fianchi e trascinare all’indietro. Non è difficile capire chi è stato. “Haymitch!” Mi lamento quando mi volta fra le sue braccia in modo da farmi ritrovare di fronte a lui. “Il vestito! È di taffettà… si sgualcisce.” Protesto con poca convinzione.
Invece di rispondere, mi coinvolge in un bacio che riesce a zittirmi, non posso non sorridere contro le sue labbra prima che lui approfondisca il bacio e mi lascio andare fra le sue braccia, perché so che non lo rivedrò per parecchio tempo.
“Ti farò arrivare un telefono nuovo appena arriverò a casa.” Dico, e non è una richiesta. Non è solo una questione personale, dobbiamo anche organizzare il matrimonio di Katniss, ma preferisco non parlarne ora.
Haymitch si limita ad annuire prima di baciarmi di nuovo, con la stessa passione che ha caratterizzato il primo bacio. Avrei voluto che si fosse presentato prima, il treno ora partirà a momenti.
“Sembra che abbiamo un pubblico.” Mi dice fra due baci.
Con la coda dell’occhio vedo che non solo Cinna e Portia, ma anche Venia, Flavius, Octavia, Daphne, Carius e Giulius che ci stanno osservando da dietro i finestrini del treno, alcuni di loro con le mani poggiate sul vetro.
Mi si annoda lo stomaco e dalle labbra esce un lamento seccato. Non mi daranno pace sul treno, ne sono convinta. “Ho un viaggio di quasi ventiquattro ore davanti a me, mi tormenteranno.” Forse non i preparatori, loro si limiteranno a parlare alle mie spalle quando crederanno che io non possa sentirli, ma Cinna e Portia… sono sicura che non si faranno problemi a parlarne apertamente anche davanti a me.
Un sorriso compiaciuto si disegna sulle labbra di Haymitch, prima di stringermi ancora di più fra le sue braccia, poi avvicina la bocca al mio orecchio. “Potresti sempre chiuderti a chiave nel tuo scompartimento e pensare a me durante tutto i tragitto.”
Haymitch!” Non riesco ad evitare di rabbrividire per un istante, ma mi allontano appena, colpendogli la spalla con uno schiaffo leggero, questo fa solo allargare il suo sorriso e cerco di non fare altrettanto mordendomi l’interno delle guance.
Sono costretta a separarmi da lui dopo un ultimo, leggero, bacio.
Il treno riparte non appena io sono salita; appena mi vedono, i preparatori spariscono nelle loro stanze, adocchiandomi e bisbigliando fra loro. Molti mi guardano straniti e un po’ disgustati, non posso non notare il sorrisetto compiaciuto di Venia, però.
Resto sola con Cinna e Portia, cerco di raggiungere il salotto e loro due mi seguono. Cinna alla mia destra e Portia alla sinistra.
Come pensavo, cominciano a fare domande e insinuazioni, per un po’ li ignoro. È il mio lavoro dopo tutto, fare finta di niente e continuare a sorridere.
Vanno avanti anche quando non gli do corda; finché non siamo tutti e tre seduti su di un divano e Portia comincia ad esibirsi in una mia – pessima – imitazione, declamando a gran voce il mio amore per Haymitch e come sognassi questo momento fin dai tempi della seconda Edizione della Memoria.
Allora mi alzo in piedi sbuffando e punto un indice accusatorio in faccia ad entrambi. “Siete peggio di due bambini!” Comincio, ma questo non fa che suscitare una grande ilarità nei due.
Non so se sono più imbarazzata o infuriata. Devono trovare la mia espressione ancora più divertente, perché Portia continua a ridere, reggendosi l’addome e Cinna scuote la testa e coprendosi gli occhi con una mano.
Indispettita, porto le mani sui fianchi e passo lo sguardo da uno all’altra, respirando a narici strette.
“Dovresti vedere la tua faccia, Effie…” Ride Portia, senza smettere di massaggiarsi l’addome. Adesso non riesce quasi a respirare, sta piangendo dal ridere.
Non ne posso più, quindi gli do le spalle e mi rintano in camera mia, chiudo a chiave la porta e poggio la schiena contro il metallo.
Respiro piano, per cercare di mantenere il controllo, ma nonostante la distanza, contino a sentirli ridere, forse ancora più forte.
Chiudo gli occhi e chino la testa mentre un sorriso nasce anche sulle mie labbra, non ci vuole molto prima che il sorriso si trasformi in una risata.

A/N: Ce l’ho fatta. Ho portato a termine un lavoro di 41.568 parole!
Scusatemi se in questo capitolo non c’è molto Hayffie, almeno nella prima parte, ma volevo sembrare realistica e ho pensato che il ritorno al 12 per Haymitch non sarebbe stato semplice… soprattutto perché ha dovuto vedere la gemella di Maysilee e perché poi comunque sapeva che Effie sarebbe ripartita il giorno dopo. Ho immaginato che dopo una bevuta del genere, sicuramente sarà stato male tutto il giorno dopo, quindi l’unica cosa da fare era farlo sentire un po’ meglio prima della partenza del treno.

Spero che anche quest’ultimo capitolo vi sia piaciuto, almeno per me è stato un viaggio meraviglioso.
Ringrazio tutti quelli che l’hanno letta e mi hanno spronata a continuare, i vostri commenti mi hanno sul serio fatto troppo piacere!
Ho deciso che scriverò la long fic Post-Mockingjay, ma non comincerò prima di una decina di giorni, nel frattempo cercherò di aggiornare più o meno regolarmente le altre raccolte. Sicuramente quando pubblicherò il primo capitolo della PM (che ancora non ha un titolo) ve lo farò sapere tramite una nota nelle altre one shot.
L’idea è comunque quella di cominciare a raccontare (dal POV di Effie) cosa le è successo dopo che Haymitch è tornato al 12 con Katniss e Peeta e continuare poi andando avanti, per parecchio…
Ho già buttato giù una scaletta molto arrangiata giusto per capire che cosa dovrà succedere a grandi linee e dovrebbe comprendere un arco di 15 anni, se non di più.
Ho provato a scrivere una one shot Post-Mockingjay. Molto Post-Mockingjay e comunque non sono sicura che gli avvenimenti della one shot saranno poi ripresi ad un certo punto della long fic, ma mai dire mai. Se vi va di leggerla, la potete trovare qui.
Questa nota, come avevo previsto, è decisamente lunga. Ma ci tenevo a farvi sapere che cosa ho in mente per il futuro e soprattutto a ringraziarvi dal profondo del cuore.
A presto,
 
x
Lily

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2469103