θάνατος-Thanatos

di Akira Yuki
(/viewuser.php?uid=641227)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un tragico suicidio. ***
Capitolo 2: *** La sposa insanguinata. ***
Capitolo 3: *** La catastrofe. ***



Capitolo 1
*** Un tragico suicidio. ***


''In principio, il Caos riempiva il mondo.
Poco tempo dopo, si risvegliò la madre di ogni forma di vita, Gea(Terra).
Creando dei figli da questo mondo di Caos.
Loro sono la Genesi: divinità che vanno col nome di Muse.
Caos generò Heos(Alba) e Nyx(Notte).
La stessa Madre diede vita a Urano.
Infine naque Thanatos, ultimo fra tutti.

Cronos, il verticale portatore del Tempo..
Bios, la fiamma orizzontale del Tempo..
Il tessitore dell'universo usa entrambi questi fili..
E quando uno di essi è la causa di qualcosa, noi lo chiamiamo destino.
Oh Dea, che genere mondo hai in serbo per noi?''

New York, Stazione Centrale. Ore 23:30.
Una ragazza, giovane, alta, bella, aspettava il treno. Aveva lunghi pantaloni di jeans, scarpe da ginnastica. Fuori nevicava, mentre lei si stringeva infreddolita nella sua felpa. Quando era arrivata alla stazione aveva un caldo cappotto lungo, ma non potè far a meno di darlo a un bambino. Una madre e un figlio, poveri senza tetto si stringevano tra loro in cerca di un po' di calore e lei dovette aiutarli, dandogli il suo cappotto.
Nessun biglietto in tasca. Non voleva spendere soldi.
La sua famiglia era una famiglia normale. Un fratello grande e una piccola. I genitori tuttavia si trovavano in difficoltà economica da un po'. Da tempo questa ragazza non mangiava per dar alla sorellina il cibo. I soldi che restavano dalle tasse li usavano per le tasse scolastiche, ma era lei quella a cui costavano di più. Suo fratello aveva fatto una scuola pubblica, mentre lei, molto intelligente e dotata, l'avevano portata ad una scuola privata molto in vista. Ma non c'era solo questo a turbarla.
Si toccò leggermente il ventre con una mano.. Era in cinta. Uno sbaglio, un errore. In quella scuola, da quasi un mese, ella era stata violentata da una banda di teppistelli. E ora di ritrovava così. Non avrebbe mai potuto dirlo ai genitori. Un'altra bocca da sfamare, e la fiducia dei genitori in fumo.
Il treno stava arrivano, a gran velocità, e puntuale come al solito.
A pochi metri di vicinanza, lei fece un passo. Buttandosi.
Tutto si bloccò. La gente si era fermata improvvisamente e così anche lei. Ma lei aprì gli occhi e vide tutto: era tutto immobile. Ad un bambino stava cadendo un panino bello caldo, tutti gli altri erano immobili mentre dovevano camminare. Lei era in aria, il treno fermo, ma a pochi centimetri dal suo volto.
Un uomo, nero, incappicciato e con gli occhi coperti la guardava. Lui si mosse verso di lei.
Lei lo guardava, impaurita. Questo le si fermò davanti e alzò il viso per guardarla,; lei vide i suoi occhi: neri. Occhi neri, come la pece, come ciò che resta dopo un incendio: nero. Desolazione. Morte.
Lui si alzò in aria di poco e le toccò la fronte.
Il treno la investì. Macchie di sangue ovunque e urla di quei pochi che avevano viso la scena. I più vicini si erano macchiati di sangue. Tutto tornò a scorrere, mentre tutti si bloccarono a guardare il treno, col muso insanguinato, lentamente fermarsi. Tra le urla generali molti chiamarono subito la polizia. Mentre altri correvano via cercando di dimenticare.
-Ma cosa...?-. La ragazza era in piedi tra la folla. Tutti la ignoravano, la gente gli passava attraverso. Dopo poco vide davanti a se' l'uomo di prima. Lei tremava, ma lo guardava. -Chi...Chi sei..?-.
L'uomo rimase in silenzio. Poi tornò a guardarla con quegli occhi neri. Alzò una mano e con forza si tolse la tunica nera. Lei spalancò gli occhi.
Lunghi capelli neri e lisci, legati solo da una coda. Alcune ciocche uscevano da quel lego che aveva dietro la schiena. La carnagione pallida. Un viso bellissimo. Aveva in dosso un vestito nero, con una colorazione viola scuro la dove la luce lo illuminava. Le maniche lunghe. Attorno al collo una grande pelliccia, che incoronava la sua figura con piume viola scuro che uscivano dalla pelliccia.
Lei non riusciva a proferire parola, mentre lui la guardava indifferente.
-La Moira è stata ingiusta con te. Ma non sta a me giudicare.-. Quelle erano le uniche parole da lui riferite. Una voce profonda come l'inferno, ma allo stesso tempo magnetica.
Mentre la gente accorreva con la polizia, passando attraverso a queste due figure invisibili, l'anima della ragazza svanì. Destinazione: luogo del giudizio.
Ormai erano arrivati giornalisti, squadre speciali e quant'altro.
Una ragazzina, capelli neri e occhi viola, apparse e lasciò un biglietto la dove la ragazza si era buttata. I capelli legati in due codine alte e un vestito nero con decori viola. Questa poi si avvicinò all'uomo.
-Non le avete risposto..-.
-Tanto lo avrà sicuramente capito-.
Una squadra di poliziotti prese il biglietto e lo lessero.-Si è suicidata..Venite a vedere..-. Chiamarono gli altri per poi metterlo in una busta per le prove.
-Perchè quel biglietto?-. L'uomo la guardava. Non c'era espressione alcuna nel suo volto.
-Come avete detto, Moira è stata crudele con quella ragazza. Ho voluto darle un po' di dignità alla morte..-.
L'uomo l'ascoltò, ma poi sparì nel nulla. Lei poi sparì.

Egli riapparse in una casa. In una stanza vuota con una sola finestra nel lato destro. Tra lui, e una donna dall'altra parte della stanza vi era una grande tenda semi strasparente. Lei stava lavorando a maglia.
-Buon lavoro-. Disse lei. La voce era bella, ma non aveva niente di umano.
-Moira, se continuerai a generare vita, e a infliggere dolore a quele povere creature spaventate, allora io continuerò a portare via gli uomini e donerò loro salvezza, uccidendoli tutti!-.
-Allora continua. Thanatos-.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La sposa insanguinata. ***


Giappone. Tardo pomeriggio.
Yuki, una giovane donna, stava correndo a casa con diverse buste tra le mani. Oggi si sarebbe sposata. Era anziosissima, tanto che la notte non aveva praticamente dormito, ma la mattina si era svegliata tardissimo.
Con fretta arrivò a casa, dove suo padre e sua madre la stavano aspettando. Una volta entrata corse in camera per cambiarsi.
-Forza, forza Yuki!-. Gridava la madre. -Ci saranno già tutti! Ahh.. Io vado, vi aspetto là!-. Detto questo la madre se ne andò.
-Ahh.. Non cambierà mai.. Dovevi vedere al nostro matrimonio com'era agitata..-. Disse il padre guardano la madre di Yuki andarsene con la macchina.
-A quanto pare ho preso da lei! Maledizione!-. Yuki faceva più in fretta che poteva.
Il padre di Yuki era un famoso e ricco politico, mentre la madre era una scrittrice che aveva ricevuto moltissimi premi.

In chiesa tutto era pronto. Lo sposo ancora non era arrivato, ma era di strada. La chiesa bianca, ricoperta da fiori dalle tonalità blu, decoravano la maggior parte degli spazzi. Alle pareti erano appesi fasci blu e azzurri, bellissimi. Gli invitati stavano parlando tranquilli, ma un po' emozionati. Erano tutti vestiti bene. Vi erano anche dei bambini, figli degli amici degli sposi.
La madre arrivò e, dopo aver parghegiato, andò a parlare con le amiche in chiesa.
La chiesa era situata su una verde collina, la quale aveva una foresta li dietro e un lago. L'inverno era quasi arrivato, ma gia aveva nevicato e il lago era molto gelido.
Lo sposo finalmente arrivò. Era alto e moro, capeli non molto lunghi e mossi, gli occhi nocciola. Era vestito di nero, con un fiore blu nel taschino. Una volta arrivato, non parlò con nessuno, dirigendosi all'altare e attendendo la sposa, mentre il prete si stava preparando.
Tutti gli invitati, in pochi, secondi si misero a sedere, attendendo.
Dopo pochi minuti finalmente la macchina arrivò. Yuki scese dopo il padre, era bellissima. Il vestito tutto bianco e riempito di pizzetti e decorazioni floreali azzurrine. I capelli neri raccolti in una crocchia con qualche ciocca ribelle fuori. Aveva una collana di perle e degli orecchini semplici.
Il padre la accompagnò all'altrare, mentre suonava la marcia nuziale. Era evidentemente emozionata, rossina in viso. Tutti si alzarono, ammirandola.
In breve tempo arrivò all'altare e lei raggiunge il suo sposo. Il padre la lasciò e andò a sedersi accanto alla madre, che si era rovinata il trucco, piangendo di felicità.
-Siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio fra Yuki Yamashiba e Kira Kurosaki..-.
Il matrimonio era finalmente iniziato. Yuki ancora non ci credeva, mentre Kira sorrideva dolcemente per lei.
Dopo poco si scambiarono le fedi. Infine si baciarono, con passione, abbracciandosi.
Tutti si alzarono in piedi, applaudendo, qualcuno urlando, tutti felici.
Gli sposi uscirono, sorridenti, tenendosi per mano, mentre tutti gli buttavano chicchi di riso.
Quando uscirono, una bellissima limousine gli stava aspettando, mentre gli faceva da sfondo un bellissimo tramonto. Yuki si fermò, prima di entrarvi.
-E' la prima volta che vedo un tramonto così bello..-. Yuki ne era veramente attratta.
-Già.. Ammiralo bene..-. Kira sorrise e dopo poco la convinse ad entrare in macchina.
La macchina partì mentre alle loro spalle tutti li salutavano agitando le mani.
-Oh..Mi sono dimenticata i fiori!-. Divertita si sporse dal finestrino e lanciò il mazzo di fiori, che presero i suoi due cuginetti piccoli.
-Ahahahaha..-. Tornò dentro e strinse il braccio del suo sposo.-Son così felice.. Siamo finalmente sposati!-. Era felicissima, a stento trattenenva le lacrime.
-Già...-. Lui, dallo specchietto restovisore, guardò chi guidava: un suo complice. Questo, continuò per la strada, mentre Kira e Yuki si baciavano o si accarezzavano, prendendo la strada inversa. Tornarono indietro per un'altra strada. Era notte ora. La macchina si fermò dentro la foresta, avendo seguito un sentiero.
-Siamo arrivati..-. Disse.
-Mh? Sicuro?-. Lei cercava di vedere, ma dai vestri scuri e di notte, non si vedeva molto bene fuori. -Non sembra l'albergo..-.
-Usciamo, Yuki..-. Kira sorrise e uscì dalla macchina, lei lo seguì.
-Ma questo..Non è l'albergo.. E' la foresta dietro la chiesina.. Che ci facciamo qui, Kira??-. Lo guardò, un po' preoccupata. Lui, divertito, le stava puntando una pistola addosso.
-Kira.. Perchè quella pistola..?-. Era spaventata, ma cercava di tenere il suo contegno.
-Davvero non lo capisci? Ahahaha.. Su.. Cammina ora-. Lui si mise a camminare, tenendola davanti a se' e con la pistola contro la sua testa. In breve tempo arrivarono davanti al laghetto, lei arrivò fino alla riva, lui si fermò poco prima.
-Kira..Davvero.. Cosa vuoi fare.?!-. Tremava, non dal freddo, ma dalla paura.
-Beh.. Voglio i tuoi soldi, tutti i tuoi averi. Semplice.-. Lui sorrideva, divertito, sfacciatamente.
-Quindi..Non..Non volevi me..?-. Lei era sbiancata.
-No. Ahahhaha! In effetti.. Sei molto bella..Ma nient'altro! Ahahah! ..Addio, amore mio-. Lui sorrise e sparò. La colpì al ventre, poi la sfiorò sul lato destro, infine al cuore. Il suo bel vestito bianco era ormai macchiato di rosso. Lei sembrava ancora viva, mentre lo guardava con le lacrime agli occhi e con un rivolo di sangue che sgorgava dalle labbra socchiuse. Lei cadde in acqua, affondando piano piano e chiudendo i suoi bellissimi occhi per sempre.
Kira, divertito, lanciò in acqua la pistola e poi se ne andò con la macchina, ancora giudata dal complice.
Poco prima di morire, di chiudere i suoi occhi mentre affondava nell'acqua gelida, lei vide un ombra affacciarsi alla riva e guardarla. Chi poteva essere? Questa ombra si chinò e la prese per un braccio. Lei chiuse i suoi occhi.
L'uomo la tirò fuori dall'acqua. Lei aprì gli occhi di scatto. Aveva ancora le lacrime agli occhi e il sangue dappertutto. Lei guardò il punto in cui era caduta e vide il suo corpo, morto. Terrorizzata guardò l'ombra. -Quella..Sono io..? E tu..Chi sei..?...Non sarai..-.
L'ombra in fretta mosse il braccio, liberandosi dalle ombre e mostrandosi. Gli occhi neri, come la Morte, i lunghi capelli neri legati da un codino e un enorme vestito nero.-Si, sono la Morte in persona-. Era serio.
Lei lo guardò, aveva paura, ma non riusciva a dimostrarla, era morta, difficilmente poteva riconoscere ora le sue emozioni. Guardò il suo corpo.-Io...Sono morta ingiustamente..!-.
-Non tocca a noi decidere, ma per quello, non devi temere-. Lui la guardava. Infine lei scomparve.
Thanatos tornò a guardare il suo cadavere. Vista dalla riva era ancor più bella: le labbra erano ormai azzurrine a causa del freddo e la carnagione era già pallidissima, il vestito bellissimo macchiato dal sangue vivo creava un effetto bellissimo, mentre i suoi capelli neri ondeggiavano liberi attorno alla sua figura.
Accanto a lui apparve la ragazzina. Pallida come lui e con gli occhi viola. Lei si chinò a guardarla.-Com'è bella...-.
-La morte fa diventare le cose ancor più belle, sai?-. Detto ciò scomparve tra le ombre.
La ragazzina continuò invece a guardarla.-Si..Lo so..-. Vide la pistola, in bilico tra il cadere in acqua e la riva. Così, fece il giro e la prese. Poi tornò davanti la figura della sposa e la poggiò davanti a lei, sulla riva. In questo modo, avrebbero subito scoperto il colpevole, grazie alle impronte digitali lasciate. Infine anche la ragazzina scomparve.

Thanatos, tornò nell'Ade. Camminò tra le ombre, sue serve, e si avviò in una stanza. Quando vi entrò, questa era ricoperta da cuscini di ogni tipo e colore. Da una parte vi era un uomo, alto, capelli biondi e con due alette dietro le orecchie.
-Hypnos-. Lo chiamò Thanatos.
-Mh?-. Hypnos si voltò a guardarlo. Aveva degli occhi bellissimi: il destro azzurro-indaco e il sinistro rossino.-Ah.. Ho visto di quella sposa. Lascerò che il ghiaccio la lasci dormire in un sonno eterno, in modo che il suo corpo non verrà mai corrotto-.
Thanatos annuì poi ne se andò.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La catastrofe. ***


11 Settembre 2001.
La vita nel mondo scorreva tranquilla. Quel giorno Thanatos aveva portato con se' solo qualche anziano, troppo debole per continuare a vivere.
Una volta tornato nell'Ade però si andò a sedere sul suo trono per cercare di trovare, in quell'inferno, un po' di pace.
La ragazza che delle volte lo accompagnava li apparì accanto e lo fissava mentre lui però riposava gli occhi.
-Moira, ha detto di tenerti pronto-. Disse la ragazza, ma da Thanatos nessuna risposta.
-Presto avrai molto lavoro-. Ancora nessuna risposta dal dio della Morte.
Dopo poco arrivò un ombra, uno spirito nero dalle sembianze umane con un piatto in mano che si avvicinava a Thanatos. Sopra il piatto una tazza di thè caldo.
-Ti rilasserai con questo-.
Thanatos sbattè violentemente il braccio, facendo rovesciare il piatto e il bicchiere e facendo scomparire l'ombra. Si alzò di scatto.
-Quella donna mi ha stufato!-. Urlò, in preda ad una rabbia repressa da tanto. Stringeva i denti in un piccola speranza di calmarsi. La ragazzina rimase in silenzio, osservandolo.
-Tsk.. Questi umani.. Non capiscono! Nemmeno quella stupida dea!-. D'un tratto la guardò con i suoi occhi neri, fiammeggianti. -Chiama tua sorella! Ci vedremo lì!-.
Lei annuì e sparì.
Lui si rimise a sedere e chiuse gli occhi.

''Il silenzio eterno di Thanatos...
...Il suo sguardo trasmette morte..''.
La voce di una donna risuonava nell'aria. -Ricordi questa frase, Thanatos?-.
Lui continuava a tenere gli occhi chiusi, persi però nei ricordi.

Gli dèi popolavano il mondo. Esistevano già il giorno e la notte, ma nessuno sognava, nessuno dormiva, nessuno moriva.
Un giorno, Notte, bellissima dea dal mantello blu ricamato di stelle e costellazioni, incontrò Erebo, un dio misterioso che incuteva paura, e qualcos'altro, qualcosa che al mondo mancava.
-Chi sei..?-. Nyx, Notte, era affascinata dall'aura che questo dio aveva: un aura nera ma piena di qualcosa... Desideri.. No.. Sogni.
-Erebo-. La sua voce era profonda e buia.
Quella notte stessa, dopo essersi conosciuti, i due giacerono insieme.
Dalla loro unione vennero fuori piccole creature, piccoli dèi, pieni delle diverse parti dell'aura del padre: Hypnos, il sonno, e suo gemello Thanatos, la morte.
Hypnos, ragazzo bellissimo, giacette con la madre e così diedero via a coloro che ci acompagnano sempre: i Sogni.
I Sogni, come loro padre, Hypnos, erano destinati a girare per il mondo, portano felicità o paure, ma cominque per far riposare gli dei e gli umani.
Ma Thanatos... Da quando era nato andava e veniva dall'Ade. Era il suo compito. Senza di lui l'equilibrio si sarebbe spezzato.
Un giorno andò dalla madre e le chiese: -Madre...Perchè tutti mi temono?-. Al tempo era ancora molto giovane.
Nyx lo guardò, ma poi sorrise, avvicinandosi a lui dolcemente.
-Perchè non ti conoscono.. Tutti hanno paura di ciò che non conoscono-. Li accarezzò i capelli e lo spinse a tornare al suo compito. Ma una notte, volle tornare dalla madre, ma la sentì parlare col padre, quindi restò nascosto. Ma la curiosità lo spinse ad ascoltare il loro discorso.
-Il silenzio eterno di Thanatos... Il suo sguardo trasmette morte-. Disse il padre. La madre restò in silenzio per un po' prima di riprendere parola.
-Thanatos è Thanatos, non importa cosa dicono gli altri-.
-Questo, Nyx, me lo disse l'Oracolo quando eri incinta-.
-... Non importa.. Lui deve vivere quindi lascialo stare..-.
-Ma io lo lascerò stare.. Volevo solo fartelo capire-. Il padre poi sparì nel nulla.
Anche Thanatos se ne andò.

Thanatos aprì di scatto gli occhi. Presto sarebbe successo qualcosa di grosso.
Stava succendendo qualcosa di grosso.
Tutto d'un tratto sentiva la chiamata di centinaia di anime che lo invocavano, così sparì, recandosi in quel luogo.
Manhatthan. Era appena mattina in questa parte di mondo.
Era una giornata luminosa, eppure così buia...
Una torre era appena stata attaccata e molti al suo interno dovevano essere salvati da un dolore straziante. Thanatos si diresse da questi. Erano in molti anche solo in una stanza. Appena lo vederono altri urlarono spaventati ancor più.
Thanatos teneva il suo sguardo spento, ma qualcosa si poteva intravedere nei suoi occhi: forse stupore?
Thanatos gli portò con se' tutti quanti, ma non molto dopo altre centinaia di anime lo chiamavano. Tornò lì: la torre accanto era stata attaccata.
Mentre dava la morte a così tanta gente sentiva il tumilto dei cuori della gente a terra, della gente viva che tremava dalla paura e che sveniva per il troppo carico di emozioni. Troppe emozioni stavano colpendo anche lui. Portò tutti con se', ma poco dopo tornò: vendetta.
Gli umani non possono vendicarsi di chi è morto. Ma lui sì.
I responzabili non gli aveva ancora portati con se', erano rimasti agonizzanti, bruciati e senza arti nelle rovine delle torri. Lui andò lì e li guardò tutti. Questi tremavano di paura, mentre pregavano il loro dio inutilmente.
Lui sorrise. Sorrise e accanto a lui apparirono due gemelle pallide di carnagione e dagli occhi viola.
-Ahahahahhaha!!-. La risata profonda e maligna di Thanatos risuonava in tutti: morti e vivi nelle vicinanze.
D'un trato si calmò, ma tornò a guardare i responsabili con occhi folli. Si alzò in volo di pochi metri, sotto di lui tenebra.
-Un giorno imparerete anche voi che in questo mondo, non vi è alcuna giustizia!-.
-Tranne che nel suo caso-. Sussurrarono le ragazze.
-In questo mondo governato da dèi senza pietà, non vi è alcuna giustizia!-.
Le ragazze ripeterono la frase di prima e le anime dei responzabili bruciarono letteralmente. Thanatos si alzò ancor di più in volo, trapassando i muri e arrivando in alto, nessuno poteva vederlo, ma tutti sentivano la sua presenza.
-Prima o poi giungerà l'inevitabile separazione!-. Guardava tutti gli umani a terra, vivi eppure nessuno di loro si era mai sentito così vicino alla Morte.
Thanatos guardò poi il cielo. -Moira se continuerai a generare vita e a infliggere pene a queste povere creature spaventate allora.. Io continuerò a portar via gli uomini!-. Ci fu un esplosione di tenebre. Gli umani che non potevano vederle, le sentivano, e a tutti venne la pelle d'oca.
Thanatos sparì, seguito dalle ragazze.

Spazio dell'autore: Spero di non aver osato troppo ma volevo mettere qualcosa di realmente accaduto, in modo da far un po' coinvolgere tutti e per far cambiare Thanatos a causa di un avvento drastico. Penso di mettere anche altre morti di personaggi famonsi.. Beh, fatemi sapere^^

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2541860