Sorridendo nel buio

di ChibiKagura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kunoichi in cucina ***
Capitolo 2: *** Bikini ***



Capitolo 1
*** Kunoichi in cucina ***


Kunoichi in cucina


C’era qualcosa che non andava.

Takumi lanciò un veloce sguardo in giro per l’appartamento, controllando se ci fosse qualcosa fuori posto, ma niente colse la sua attenzione.
Riprese quindi a sfogliare le pagine del voluminoso libro di cucina che sua sorella aveva regalato a lui ed ad Akira per il loro matrimonio, anche se la sensazione di irrequietezza non se ne andò minimamente.
L’attenzione fu difficile da mantenere, mentre i suoi occhi scorrevano le pagine dinanzi a lui, quando, improvvisamente, l’acre odore di bacon bruciato gli riempì le narici. Chiuse il libro con violenza, precipitandosi in cucina dove una confusa Akira stava, tossendo e borbottando, davanti ai resti carbonizzati della loro colazione.
“Merda!” lui urlò, con gli occhi che bruciavano per il fumo che si alzava dalla padella posta sui fornelli.
Azionò la ventola della cucina e, silenziosamente, pregò che il fumo svanisse prima che il sistema antincendio entrasse in funzione.
Come poteva una ragazza così fantastica e talentuosa come Akira fallire tanto miseramente in semplici lavori di casa? Era un ninja, per Dio!
Mordicchiandosi il labbro inferiore, buttò il bacon bruciacchiato nella spazzatura, e cercò di sopprimere la rabbia montate dentro di lui. I dottori gli avevano costantemente detto che non avrebbe dovuto arrabbiarsi e affaticare il suo cuore con troppo stress, e siccome la sua natura era quella di un ragazzo amichevole e rilassato, quello non era stato un problema. Velocemente come era insorta, l’irritazione decrebbe e le sue pulsazioni decelerarono.
Guardò Akira che fissava, con occhi che mandavano lampi, il secchio della spazzatura, brandendo una spatola nella mano destra come se fosse un kunai. Era assolutamente ridicola, e gli strappò un sorriso. “Ti assicuro che quel maiale è piuttosto morto, e non ti attaccherà nell’immediato futuro.” “Pensavo che questo l’avrebbe cotto più in fretta” Akira mormorò seccata incrociando le braccia. “Non prendermi in giro. Avevo ragione.”
“Ma è stato troppo veloce. Ti avevo detto di usare la temperatura media” gemette Takumi. “Ma non ti preoccupare. Non è colpa tua se diventerai un’orribile casalinga.”
“Bastardo!” sibilò la ninja, battendogli sulla schiena la spatola sporca di grasso. “Perché dovrei, quando ho te?”
Takumi sghignazzò. “Ti verrà fame una volta che avrò cominciato la specialità, soprattutto durante le lunghe notti quando sarò di turno in ospedale. Chi si prenderà cura di te?”
“Non sai neppure se sarai ammesso alla scuola di medicina, idiota” sbuffò la ninja.
“Ma tu dovresti imparare nel caso lo fossi!”
Akira prese un lungo respiro, cercando di non pensare, in quel momento, alla sua vita senza di lui. Il suo stomaco borbottante era già un problema. “Bene, insegnami a cucinare, allora. Cominceremo con la colazione” annunciò, arrotolandosi le maniche.
Prendendo il suo grembiule, rosa e ornato di trine, dal gancio sulla porta, Takumi aprì il frigorifero. Stavano ancora vivendo con il budget da studenti, quindi i ripiani erano più vuoti di quello che lui avrebbe voluto. Durante la loro permanenza in America Takumi aveva sviluppato il gusto per le stravaganti colazioni occidentali, e fortunatamente avevano abbastanza ingredienti per preparare una delle ricette dal gigantesco libro di cucina che aveva attratto la sua attenzione. Sperò che sua moglie, più legata alle tradizioni, questa volta non avrebbe protestato. “Pancake alle mele ti sembra possano andare bene, Akira?”
“Sicuro. Cosa devo fare?” chiese la ninja, afferrando il libro di ricette che Takumi aveva incurantemente gettato da parte in preda alla furia.
Lui fece una pausa, ricordando tutti i passaggi implicati nella preparazione dei pancake. “Uhm, sei brava con i coltelli, quindi puoi affettare le mele! Io lavorerò gli ingredienti.”
Akira annuì, e schizzò per la cucina in cerca di un coltello e di un tagliere. Takumi cominciò a misurare la quantità degli ingredienti, casualmente osservando la performance di sua moglie. Sembrava si stesse abituando in fretta, nonostante la disavventura di prima, e la sua velocità e precisione con il coltello erano così intriganti che quasi si versò il latte sulla mano, invece che nel dosatore. Tuttavia, c’era qualcosa in quella situazione che ancora non gli sembrava giusto.
Poi, la consapevolezza lo colpì. Sogghignando, si tolse il grembiule rosa e disse: “Vuoi metterlo, Akira?”
“NEANCHE MORTA!” ringhiò lei, scagliando un pezzo di mela verso la testa del marito. La sua mira era senza pecche, e il frutto gettato via rimbalzò sul bersaglio prima di finire sulle piastrelle del pavimento. Con un sonoro “hmph”, la ragazza riprese il lavoro al tagliere.

Massaggiandosi la tempia sinistra, Takumi decise che, forse, ogni cosa era perfetta.

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Capitolo 2
*** Bikini ***


Nota del traduttore (Atlantislux): sono contenta che vi piacciano queste deliziose shot! Per il resto, se avete suggerimenti sulla traduzione inviatemeli pure. Ho scelto un metodo abbastanza letterale per non stravolgere lo stile di ChibiKagura, ciò non toglie che, purtroppo, certe espressioni inglesi rimangano intraducibili, e invito quindi quelli che masticano un po' questa lingua ad andare a leggersi l'originale, e magari lasciare a questa bravissima autrice qualche commento nel suo profilo. Ne sarà felicissima ^_^
Edit: grazie a Gufo_Tave per il suggerimento. Così suona davvero meglio!


Bikini


Akira depennò i nomi delle opzioni mano a mano che le venivano in mente. Mai e Akane erano impegnate con il lavoro, Yukino era occupata con il consiglio studentesco, la professoressa Sugiura era in Egitto a fare Dio-solo-sa-cosa, Mikoto era ignara di tutto, come al solito, e Akira avrebbe preferito morire piuttosto che chiedere aiuto a Shizuru o Shiho.
Natsuki si era offerta di prestargliene uno, ma tutti i suoi erano troppo grossi. C'era solo un'altra persona alla quale lei potesse chiedere. Mentre digitava il numero della ragazza, Akira prese un respiro profondo e ricordò a sé stessa che Takumi era da moltissimo tempo che voleva andare in spiaggia. Lo stava facendo per lui.
Oltretutto, lei aveva già domato la paura per la temuta divisa scolastica alla marinaretta. Questo era solo il passo successivo sulla strada per diventare una vera donna. Non aveva nulla da temere, vero?

Eppure, la ragazza al telefono era sembrata fin troppo pronta ad essere d'aiuto, Akira pensò, chiudendo la comunicazione.

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“Whoa, stai bene? Quella era grossa!” le gridò Takumi esaltato, dopo che un'onda particolarmente potente aveva sbilanciato Akira. Lui e Mikoto avevano deciso di rimanere sulla terraferma a costruire un castello di sabbia, mentre Akira dichiarava guerra ai marosi. Era la sua prima volta nell'oceano, il quale stava però già vincendo. Tossendo e sputacchiando, la ninja tornò in superficie.

“Facile parlare, per te! Che non vai più in là di dove l'acqua ti arriva alle ginocchia!” scattò lei, togliendosi delle alghe dai capelli. Poi, le sovvenne un’orripilante constatazione. Qualcosa... mancava.
Nel panico si immerse fino a che solo i suoi occhi furono visibili, e scrutò la superficie in cerca del pezzo superiore del suo bikini. Ottimisticamente sarebbe dovuto rimanere a galla, considerata la quantità di imbottitura usata per dargli forma. Con la coda dell'occhio colse il movimento di pois bianchi che vorticavano nella marea che si ritirava.
Fortunatamente, gli altri due erano così impegnati nelle loro attività che entrambi non ci fecero caso. Bene. Lanciando furtive occhiate su entrambi i lati, la ninja scivolò cautamente, attraverso l'acqua, in direzione della spiaggia.
“Hey, Mikoto, puoi portare dell'altra acqua? La sabbia sta diventando troppo asciutta.”

Akira si immerse giusto in tempo per vedere la sua compagna di scuola, tanto simile ad una bambina, scoprire quel bizzarro pezzo di stoffa scagliato fin sulla spiaggia, ed ebbe quasi un attacco di cuore quando la ragazza lo raccolse e cominciò a sventolarlo a mo' di bandiera perché tutti lo vedessero. Morbosamente incuriosita, Akira sporse la testa fuori dall'acqua, pur mantenendo il resto del corpo ben nascosto. Doveva pur non farsi notare.

“Guarda! Ho trovato un reggiseno! Ed è più piccolo di quelli di Mai e Natsuki, ma troppo grande per me! Lo so! È di Akira, non è vero, Takumi? Gliele hai viste, non è vero, Takumi?”

In quel momento una grossa onda sorprese la ninja con la guardia abbassata. Istintivamente agitò le braccia per tentare di non cadere di faccia ed affondare. Poi, ricordò il suo altro problema, e lottò per coprirsi.
Takumi arrivò sulla scena giusto in tempo per cogliere l’intera figura di Akira in tutta la gloria del topless. Si era quasi aspettata di vederlo piegarsi all’indietro in preda all’emorragia nasale, come il capitano della squadra di kendo, ma il ragazzo stette solo a fissarla, apparentemente troppo sorpreso per parlare. Poi, qualcosa in lui scattò.

“A-Aki… Mikoto, ridaglielo! Adesso!” balbettò Takumi, inciampando nei suoi stessi piedi mentre si girava per darle le spalle, nel tentativo di garantirle un po’ di privacy.
Mikoto inclinò la testa da un lato, confusa. Lanciando il bikini alla ninja disse, in completa innocenza: “Mi domando perché lui abbia così paura di vederti nuda, considerato che vivete insieme. Io e Mai abitiamo insieme, quindi la vedo nuda quando facciamo il bagno ed altre cose... mi piace fare il bagno con Mai!”
“Io e Takumi siamo… differenti” disse Akira, esasperata.
“Vuoi dire che non fate il bagno?”
“Lascia perdere, Mikoto.” Akira non aveva voglia di essere interrogata, al momento. In ogni caso, un granchio che si trascinava sulla sabbia aveva già distolto l’attenzione della ragazza più grande.

“Oi, Takumi! Tu non hai sentito nulla di quello che ha detto, non è vero?” ringhiò sulla difensiva, mentre si avvicinava al punto dove Takumi era seduto. Lui stava ridendo così forte che le lacrime gli rigavano le guance.
“Tutto” il ragazzo rispose con difficoltà tra gli incontrollabili spasmi delle risate. “Mi dispiace! Solo il pensare alla tua espressione quando...! Ahahahaha!”
“Oh, quindi era la mia faccia che guardavi? Bugiardo. Dammi la mia maglietta.”
Domati gli spasmi, Takumi rimosse una maglietta spiegazzata dalla borsa di lei e gliela allungò. Le sorrise.
“I bikini sono sopravvalutati. Sono sorpreso che mia sorella non esploda mai fuori dai suoi. Almeno tu non hai niente di cui preoccuparti.”
“Taci.”

Senza aggiungere altro, Akira si infilò la maglietta lasciandosi cadere supina sulla sabbia.

In nessun caso avrebbe chiesto ancora a Nao consigli sulla moda. Ma per quanto odiasse la piccola demone dai capelli rosa, poteva anche riderci sopra.
La scaltra puttanella, probabilmente, aveva sempre saputo quello che sarebbe successo.

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