Storm... Shadow... Life.

di Emma Fantasy Wilkerson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Storm pt. 1 ***
Capitolo 3: *** Storm pt. 2 ***
Capitolo 4: *** Storm pt. 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao gente di EFP, permettetimi di presentarmi velocemente prima di iniziare con questa storia. Sono Emma Fantasy Wilkerson e questa è la mia prima Fan Fiction che decido di pubblicare qui, quindi abbiate pazienza se non è il massimo spero di migliorare con il tempo.  Ho deciso di iniziare con un Crossover tra le mie due saghe preferite: per prima cosa perché era da un po' che ne volevo scrivere uno, in secondo luogo perché quest'idea mi ronzava in testa da qualche giorno e volevo condividerla con voi. 
Un'ultima cosa, per questa FF ho deciso di rimandare di qualche mese i fatti accaduti nella serie Eroi dell'Olimpo, ma in ogni caso non lì ho omessi. 
Buona lettura!

 
PROLOGO
 
Percy e Annabeth passeggiavano mano nella mano tra le strade di Londra. Erano stati chiamati in soccorso ad alcuni semidei incappati in diverse dracene ed empuse che stavano per sopraffarli, ma ora che la minaccia era stata sventata avevano deciso di passare un po’ di tempo insieme, prima di tornare al Campo Mezzosangue.  Era passato un anno dalla sconfitta di Crono a Manhattan, ma i guai non erano finiti e c’erano ancora una marea di cose da sistemare, a cominciare dalla lenta ricostruzione dell’Olimpo. Fra poco sarebbe riiniziato l’anno scolastico e sapevano che, oltre ai mostri, presto avrebbero dovuto combattere contro la possibilità di venire espulsi da un’altra scuola. Era inevitabile, sono dei mezzosangue, progenie degli dei (più precisamente greci), iperattivi e dislessici… diciamo che non andavano d’amore e d’accordo con i banchi di scuola.
Percy Jackson è l’unico figlio di Poseidone, dio dei mari, se non si conta il fratellone ciclopico Tyson, innumerevoli cavalli e pesci e creature varie. Annabeth Chase invece è figlia della dea della saggezza e della strategia militare, Atena.
La loro storia è complicata e lunga, ti basti sapere che negli ultimi anni dovettero recuperare la folgore di Zeus e l’elmo di Ade, il prezioso Vello d’oro dalla grinfie del ciclope Polifemo nel mare dei mostri, salvare la divina Artemide dal titano Atlante,  esplorare il labirinto di Dedalo e sconfiggere un titano alquanto pericoloso di nome Crono. Una passeggiata insomma!
-Tutto bene, Testa d’alghe?- chiese la ragazza facendo tornare Percy alla realtà. Testa d’alghe è il soprannome che gli appioppò quando si conobbero, da allora non ha più smesso di usarlo. Lui annuì e le diede un bacio sulla guancia, ma lei sapeva che c’era qualcosa che lo turbava, perciò continuo a fissarlo intensamente con i suoi occhi grigi.
-Ho una brutta sensazione.- spiegò
Lei si guardò in giro, per assicurarsi che non ci fosse alcun mostro nelle vicinanze, ma nei paraggi c’erano solo i mortali.
-E’ da qualche giorno che mi si presentano in sogno immagini sconnesse di strani uomini con il cappuccio e di un castello  circondato da un lago, ma non ho idea di cosa possa significare.-
Aggrottò la fronte e fece per dire la sua ma l’attenzione dei due ragazzi venne attirata da una motocicletta con tanto di sidecar, che atterrò (sì, nel vero senso del termine!) pesantemente sulla strada, sfrecciando ad una velocità pazzesca. Percy trasalì quando vide gli uomini che la stavano inseguendo, tra l’altro volando a bordo di semplici scope (il che lasciò perplesso il figlio di Poseidone): avevano una maschera ed un cappuccio calato sul volto, proprio come nei suoi sogni. A Percy sembrò che il tempo rallentasse e per un attimo incrociò lo sguardo del ragazzo seduto sul sidecar, gli occhi del color del mare dell’uno incontrarono quelli verde smeraldo dell’altro e, da quel momento, seppero che si sarebbero rincontrati.  Poi la motocicletta sfrecciò via, lasciando i due spettatori stupefatti. Si guardarono intorno: la gente non sembrava essersi accorta che qualche attimo prima alcuni strani individui stavano cercando di uccidersi, ma ormai Percy e Annabeth erano abituati ai mortali ormai, sapevano che la foschia faceva veder loro cose normali, se le si può definire così.
-Chi erano quei tizi? Che cosa stavano facendo? E per gli dei, stavano volando! Li hai visti Per…? Percy mi stai ascoltando?-  Il ragazzo si riscosse e guardò Annabeth sconsolato, neanche lui sapeva cosa stava succedendo, ma non riusciva a togliersi dalla testa quegli occhi verdi che lasciavano trasparire un certo turbamento: un piano o qualcosa del genere doveva essere andato storto.
-Dobbiamo riferire a Chirone quello che abbiamo visto.-  La ragazza tirò Percy per una manica e tornarono nel vicolo dove avevano lasciato Balckjack qualche ora prima. Il viaggio verso Long Island sarebbe stato lungo, ma Percy era talmente assorto nei suoi pensieri che non se ne curò: non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine della cicatrice a forma di saetta disegnata sulla fronte di quel misterioso ragazzo.

 
Quel che successe a Harry Potter lo sapete già, ma anche lui rimase piuttosto sorpreso nel vedere che due ragazzi della sua età riuscivano a vedere quel che era in corso. In quel momento non ebbe il tempo di rifletterci sopra, ma tempo dopo, mentre faceva il turno di guardia fuori dalla tenda, si sorprese a ripensare a quel ragazzo con i capelli neri e gli occhi del color del mare che lo aveva guardato con interesse e al contempo con diffidenza.
Si chiese chi fosse e se fosse un mago.
Ma in cuor suo sapeva che un giorno, forse non molto lontano, questi quesiti avrebbero avuto una risposta, perché, ne era certo,  lo avrebbe rivisto. 

 
 

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Capitolo 2
*** Storm pt. 1 ***


CAPITOLO 1
 
-Ancora non capisco che diavolo ci facciamo di nuovo qui.- si lamentò Ron –Non fraintendete, è bellissimo essere a Hogwarts, ma il lavoro ce l’abbiamo, che senso ha tornare a studiare?-
-Non hai idea di quante porte potrebbe aprire la licenza di M.A.G.O. Ronald, perché fermarci a un solo lavoro quando possiamo averne di più?-
-Perché non siamo te, Hermione.- sbottò Harry - Essere degli Auror basta e avanza.-
La ragazza fece finta di non averlo sentito e si accoccolò tra le braccia del rosso, inspirando l’aria dell’espresso per Hogwarts che tanto le era mancata. Immagino che tutti conosciate la storia del trio, quindi non starò a spiegarvela nei minimi particolari, ciò che ci interessa è quel che avvenne dopo: in seguito alla battaglia contro Voldemort, Kingsley Shacklebolt, il nuovo Ministro della Magia, aveva offerto a tutti gli studenti dell’ultimo anno il lavoro di Auror. Molti avevano accettato senza fare storie, altri invece avevano deciso di continuare gli studi e recuperare l’anno dei M.A.G.O. per diventare qualcos’altro. Se non fosse stato per Hermione, a quest’ora Harry e Ron sarebbero già da qualche parte a dare la caccia a dei Mangiamorte ribelli piuttosto che stare di nuovo chini sui libri.
Con loro c’erano Luna, Neville, Malfoy (con sommo stupore di tutti), Hannah Abbot, Ernie McMillan, Padma e Calì Patil, Dean Thomas, Seamus Finnigan,  Lavanda Brown e ovviamente Ginny, che avendo un anno in meno di tutti loro era obbligata a tornare.
-E poi – continuò quest’ultima –farete compagnia a me! Chi lo sa, magari avremo un anno normale finalmente: Voldemort non c’è più, i Mangiamorte sono tenuti a bada dagli Auror e la maggior parte di loro è ad Azkaban… quello di cui dovremmo preoccuparci a questo punto è Rita Skeeter.- scoppiarono tutti a ridere, poi Harry tornò serio e si sfiorò la cicatrice a forma di saetta che aveva sulla fronte,  non gli faceva male ma aveva la bruttissima sensazione che dovesse accadere qualcosa. Hermione lo guardò di sottecchi, conosceva abbastanza bene il suo migliore amico da capire che qualcosa non andava, però non  volle turbare gli altri e decise che gli avrebbe parlato in privato una volta a scuola.
In quel momento entrò Luna nello scompartimento: -Il Cavillo?- chiese. Sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, ma tutti sapevano che non era così: forse il mondo non era cambiato, ma la loro visione delle cose sì. Erano tutti più maturi, più consapevoli di quello che li circondava e del fatto che ognuno di loro sarebbe potuto morire da un momento all’altro.  Avevano visto i corpi inermi di molti loro amici e famigliari, ed è una cosa che ti resta dentro, impossibile da dimenticare. Di questo i ragazzi se ne resero conto proprio quando, una volta a Hogwarts, riuscirono finalmente a vedere ciò che trainava le carrozze.
 
La professoressa McGranitt richiamò l’attenzione di tutti gli studenti. La cerimonia dello smistamento dei nuovi arrivati era appena finita e tutti si aspettavano che la preside desse il via al banchetto, ma sorprese tutti quando disse che c’erano delle novità. D’un tratto la porta della Sala Grande si aprì e Gazza entrò zoppicando, disse qualcosa all’orecchio della McGranitt e uscì di nuovo.
-Diamo il benvenuto alla Squadra del Campo Mezzosangue.-  annunciò lei e nella sala fecero il loro ingresso dodici ragazzi: otto di loro indossavano delle magliette arancioni, con un pegaso disegnato al centro e la scritta “Camp Half Blood”, due ne indossavano una viola con un una corona di alloro e la scritta “Camp Jupiter”, uno era vestito completamente di nero e infine uno camminava con delle stampelle.
-Perché ci fissano tutti?-
-Si stanno chiedendo se non li ucciderai, Clarisse-
-Chiudi il becco Jackson!-
Giunsero davanti alla preside che sorrise e chiese loro di voltarsi verso gli studenti, poi li presentò:
-Questi ragazzi sono qui per una missione, perciò non voglio che nessuno di voi li ostacoli in alcun modo, ci siamo intesi? Finché alloggeranno ad Hogwarts desidero che facciate amicizia e li trattiate come vostri pari.-
-Perché, cos’hanno che non va?- una voce si alzò dal tavolo dei Tassorosso.
-Beh, ecco, loro non sono maghi.-
Molti Serpeverde protestarono e cominciarono a mormorare diffidenti.
-Come fate ad essere dei Mezzosangue, se non siete dei maghi?- chiese uno di loro.
-Siamo semidei, figli di un dio o di una dea e di un mortale.- quando Harry si accorse chi era stato a rispondere, il suo cuore perse un battito: era lui, il ragazzo che lo aveva visto sul sidecar.
-E perché siete qui?- questa volta fu Hermione a domandare.
-Per chiedere il vostro aiuto. Stanno succedendo cose strane al Campo, da qualche giorno le barriere continuano a venire forzate da diversi mostri, mitologici si intende, ma anche da strani uomini con il cappuccio e creature mai viste. Un anno fa, io e Percy li vedemmo a Londra mentre inseguivano due tizi su una motocicletta. Così abbiamo pensato, dopo aver scoperto della vostra esistenza, che fossero collegati a voi,  che poteste darci una mano a sconfiggerli e soprattutto a far luce sugli strani avvenimenti che si stanno verificando a New York.-
Ma nessuno ascoltava più Annabeth, ormai erano tutti a conoscenza di ciò che accadde quella notte, dei sette Potter e della morte di Malocchio Moody, per questo ora fissavano tutti Harry.
-E’ vero.- disse allora alzandosi in piedi –i mangiamorte sono legati al nostro mondo, mentre per quanto riguarda le “strane creature” immagino siano per lo più lupi mannari, dissennatori e mollicci. Ora, la domanda che dovremmo porci è: da chi sono comandati? Non agirebbero mai da soli, non sapendo che un esercito di Auror potrebbe intercettarli subito.- incrociò lo sguardo con Percy, che fece per rispondere ma la preside lo bloccò: -Avremo modo di parlarne con più calma nei prossimi giorni, ora pensiamo a rifocillarci e a riposare, abbiamo tutti affrontato un lungo viaggio quest’oggi.-
I semidei si divisero in tre gruppi da quattro e si sedettero ai tavoli di Grifondoro, Corvonero e Tassorosso. La McGranitt aveva loro proibito di sedersi con i Serpeverde, sostenendo che di loro non ci si poteva ancora fidare del tutto.
Percy, Annabeth, Nico e Grover fecero la conoscenza del trio e il figlio di Poseidone poté finalmente scambiare quattro chiacchiere con Harry. La figlia di Atena e Hermione divennero da subito inseparabili: la semidea si mostrò immediatamente interessata alla struttura e alla storia di Hogwarts, e Percy giurò di non aver mai visto i suoi occhi brillare tanto.
-Ti prego smettila Sapientona! Non potete parlarne più tardi?-
-Zitto un po’, Testa d’Alghe-  rispose lei scoccandogli un’occhiataccia.
Di rimando, lui sollevo una bolla d’acqua dal calice della ragazza e gliela fece esplodere in faccia, beccandosi però un pugno sulla spalla.
-Miseriaccia! Come hai fatto?- chiese Ron fissando il calice.
-Lui è figlio del dio del Mare, amico. Controllare l’acqua è una delle sue doti, insieme al saper parlare con i cavalli-
-…o con i pesci-
-…o l’essere un incredibile spadaccino.- concluse Annabeth dandogli un leggero bacio sulle labbra.
-Parlateci un po’ dei vostri amici.- li esortò allora Ginny.
-Dunque… lui è Grover, il mio migliore amico, ed è un satiro. L’asociale in parte a Ron invece è Nico, figlio di Ade, lui… beh, è una lunga storia.- iniziò Percy che ad un occhiata dell’amico capì di non rivelare nulla sul suo conto, a meno che non decidesse di farlo lui –Poi c’è Clarisse, figlia di Ares, di cui dovete stare molto attenti se non volete che vi infili la testa nel gabinetto. Jason Grace, figlio di Giove, la controparte romana di Zeus. Hazel figlia di Plutone e sorella di Nico, lei e Frank figlio di Marte sono del Campo Giove, ovvero il campo romano, ma hanno deciso di venire con noi in quest’impresa poiché sono dei nostri cari amici. Anche Jason dovrebbe far parte dell’altro Campo, ma siccome Piper che è figlia di Afrodite è greca ha deciso di stare vicino a lei.-
-Poi c’è il focoso Leo.- continuò Annabeth –figlio di Efesto ed inarrestabile rubacuori. Infine, Travis e Connor Stoll, i gemelli della Casa di Ermes, di loro vi possiamo dire solo una cosa: occhio al portafogli.-
-Mi ricordano tanto Fred e George- osservò sorridendo Ginny, sorriso che si spense subito e fece posto alle lacrime –Quando Fred… insomma, lo sapete.-
Nico guardò Ron che abbracciava la ragazza con compassione, sapeva fin troppo bene com’era perdere un fratello.
Alla fine della cena tutti si diressero verso le proprie Sale Comuni. Annabeth rimase sbalordita quando vide le scale muoversi “un lavoro di architettura spettacolare” pensò tra se.
Una volta che tutti furono a letto, Hermione prese carta, penna e inchiostro e incominciò ad appuntare tutte le informazioni sugli strani avvenimenti che avevano al momento.  Alla fine giunse ad una conclusione: i mangiamorte agiscono solo se sono sicuri che il loro signore è ancora in circolazione, quindi le possibilità sono due, o c’è un nuovo Mago Oscuro, oppure Voldemort è tornato…
Fu a quel punto che Hermione si ricordò di Harry e di quando si era toccato la fronte, qualche ora prima. Sgranò gli occhi: -Oh no!-
Spazio autrice

Eccomi con il primo capitolo, l'ho pubblicato oggi poiché ce l'avevo già pronto e fremevo dalla voglia di pubblicarlo. Grazie a tutti quelli che hanno letto spero che continuerete a seguire la mia storia!


 

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Capitolo 3
*** Storm pt. 2 ***


CAPITOLO 2
 
Doveva svegliarlo, non c’era altra scelta, doveva sapere se i suoi sospetti erano fondati. Si precipitò su per la scala a chiocciola ma prima che potesse entrare nel dormitorio dei ragazzi sentì qualcuno urlare. Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata: “di nuovo i sogni, allora avevo ragione!” corse a più non posso e spalancò la porta della stanza di Harry, Ron, Seamus, Dean, Neville e momentaneamente di Percy.
-Miseriaccia, Hermione! Che ci fai qui?- chiese Ron.
-Ho sentito urlare, pensavo…- ma poi vide che Harry stava benissimo –che è successo?-
-Niente- rispose Percy sbucando da dietro la tenda rossa del letto, era madido di sudore –I soliti incubi che vengono a trovarmi ogni notte dal mio viaggio nel Tartaro.-
Hermione sgranò gli occhi: -Sei stato nel Tartaro?-
Il semidio non rispose,  non voleva riportare a galla i ricordi.
-Beh, io… se è tutto a posto…- Hermione fece per andarsene ma si bloccò alla porta, voltandosi per guardare Harry –Fareste meglio a dormire, perché non so se dopo quello che ho da dirvi avrete più voglia di chiudere occhio. A domani.-
E sparì, lasciando i ragazzi da soli.
-Per gli dei, assomiglia davvero tanto ad Annabeth.- osservò Percy, ancora scosso per l’incubo.
-Harry, che cosa credi che intendesse?-
Il mago scosse la testa, conosceva Hermione tanto da sapere che aveva fatto delle ricerche, ma non riusciva ad immaginare cosa la turbasse. Si toccò la cicatrice e fu allora che capì: aveva ricominciato a formicolare.
 
Hermione guardò Ron mentre faceva sparire dal piatto tutto ciò che aveva in pochi minuti.
-Ma tu non la smetti mai di mangiare?-
-Che c’è? Ho fame!-
Percy arrivò al tavolo insieme ad Annabeth, Nico e Grover, ma non si sedettero subito, presero invece del cibo, lo misero nei piatti e si avvicinarono al focolare magico che, gli altri notarono solo ora, era stato acceso al centro della Sala. Uno ad uno fecero cadere nel fuoco metà delle loro porzioni, anche gli altri amici dei semidei li imitarono.
-Dovresti prendere esempio da loro, Ronald- commentò Hermione alzando gli occhi al cielo.
Quando tornarono, gli amici chiesero spiegazioni.
-Offerta agli dei.-
-Non mi pare di avervelo visto fare ieri sera.- constatò Ginny.
-Questo perché abbiamo espresso stamattina il desiderio che venisse acceso un focolare, per le nostre usanze. Speriamo solo che gli dei non se la prendano troppo per la nostra dimenticanza-
Nessuno incrociò lo sguardo di Harry quando, poco dopo, i gufi consegnarono la posta, sapevano cosa provava al solo pensiero.
-Ve l’avevo detto!- esordì Ginny d’un tratto mettendo in mezzo al tavolo la Gazzetta del Profeta -Io me lo sentivo che quella ne avrebbe combinata un’altra delle sue.-
In prima pagina v’era il titolo del nuovo libro di Rita Skeeter: “Severus Piton: Santo o Scellerato?”, a nessuno sembrava possibile, prima Harry, poi il “triangolo amoroso Harry/Hermione/Krum”, poi Hagrid, Silente ed infine questo!
-Chi è?- chiesero in coro i semidei e Grover.
-Una giornalista a cui avremmo dovuto chiudere il becco da un po’ di tempo.- rispose Harry, rosso in viso –Ha divulgato parecchie notizie false riguardo a diverse persone.-
-Beh, alla fine la storia di Silente non era poi così falsa…-  ribatté Ron.
-E lui?- chiese Annabeth indicando l’immagine di Piton –non sembra un tipo molto simpatico… aspetta, ma questa foto si muove?-
-Come ogni altra cosa qui, se non l’hai notato Sapientona. Persino i quadri!-
Harry non avrebbe voluto raccontare la storia di quello che per lui era ormai diventato l’uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto, ma spiegò tutto ciò che aveva visto nel Pensatoio, un anno prima, aggiungendo anche la loro esperienza personale con il professore.
-Non era mai stato molto gentile con me, ma alla fine mi ha sempre protetto.-
-Ancora a raccontare questa storia ragazzo?- una testa sbucò dal portafrutta in mezzo al tavolo, facendo spaventare i semidei e Grover (Tranne Nico, ovviamente) –Ormai la sa tutto il mondo.-
-Buon giorno Sir Nicholas, è un piacere rivederti.- salutò cordialmente Hermione –Ragazzi, lui è Nick Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro.-
-Nick Quasi-Senza-Testa? Come puoi essere quasi senza testa?- domandò inorridito Grover, che non sopportava per niente i fantasmi.
Glielo mostrò, ignorando le facce disgustate che fecero i malcapitati.
-Allora Harry, mi hanno detto che sarai di nuovo il Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, quest’anno!- Harry annuì, emozionato al solo pensiero di ritornare sulla scopa, gli era mancato.
-A questo proposito, quando sono le selezioni?-  chiese Ginny nuovamente interessata alla conversazione. La ragazza voleva entrare nella squadra delle Holyhead Harpies una volta finiti gli studi e non vedeva l’ora di ritornare a volare.
-Che gioco è il Quidditch?- chiese Nico a nome di tutti, che sembravano un po’ spiazzati dalle tante cose che non sapevano, così i maghi dovettero spiegare loro come funzionava e quali erano le regole.
Piper e Hazel raggiunsero il tavolo dicendo che dovevano andare ad allenarsi, ma Hermione li bloccò: -Vediamoci al Cerchio di Pietra alle quattro e mezza, oggi pomeriggio. Ho una mia teoria su… ehm, ve lo dico dopo.-
Quando se ne furono andati, Harry prese il braccio della ragazza e la guardò negli occhi: -Tu non pensi davvero che…-
-Non lo so, solo tu puoi dirmelo.-
Le lasciò il braccio, no, non era possibile.
 
I semidei si allenarono tutto il giorno nei pressi del Lago Nero, Grover si era finalmente tolto stampelle, scarpe finte, pantaloni e berretto, mostrando la sua vera natura di Satiro.
-L’avete sentita l’ultima? Valdez è interessato alla tizia stramba dei Corvonero.- lo canzonò Clarisse.
-Ehi! Luna non è stramba.-
-Per gli dei, Leo! Datti un contegno.- commentò Hazel e tutti scoppiarono a ridere, come non facevano da molto tempo. In effetti era da un anno che non stavano così bene, senza troppe preoccupazioni, se non si contano i problemi al Campo:  la guerra contro Gea era stata spietata, aveva portato via molte vite, tra cui quella di Tyson, di Chris Rodriguez, Will Solace, parecchi figli di Ares e di Ermes e persino qualche cacciatrice, compresa Phoebe. 
Arrivate le quattro, si sedettero al Cerchio di Pietre in attesa degli altri. Percy non sapeva che cosa aspettarsi da Hermione, la trovava una ragazza parecchio strana, ancora più strana della sua Sapientona, ma di sicuro sapeva il fatto suo.
Quando arrivarono erano presenti anche Seamus, Dean, Neville, Calì e Padma, Luna (Per la gioia di Leo), Lavanda, Ernie e Hannah, poiché come spiegarono facevano parte dell’Esercito di Silente, ed anche loro avevano diritto di sapere.
I semidei non sapevano che cosa fosse quell’associazione, ma non c’era tempo per altre risposte, Hermione andò dritta al punto:
-Io e Harry abbiamo un’idea su chi ci sia dietro agli attacchi dei nostri nemici. Odiamo doverlo dire, ma sospettiamo che Voldemort non sia del tutto morto.-
I maghi sgranarono gli occhi e impallidirono all’istante, sembrava che le vecchie paure fossero tornate ad assalirli.
-Ma non l’avevate sconfitto?- chiese Jason.
-Sì, è quello che credevamo, ma poi ad Harry ha ricominciato a bruciare la cicatrice e… pensavo che fosse tornata la connessione tra la sua mente e quella di Voldemort, per questo sta notte mi sono precipitata nella vostra stanza quando ho sentito le urla.-
-Ma com’è possibile? Gli Horcrux sono stati distrutti, ce l’avete assicurato voi.- ribatté Neville, visibilmente scosso.
-Lo so io.- rispose Nico, che essendo figlio di Ade di entrate e uscite dagli inferi ormai se ne intendeva –Qualcuno deve aver spiegato ai vostri come riportare indietro i morti, o forse hanno usato l’anima di questo… Voldemort, per risvegliare uno dei nostri.-
-Chi credi che abbiano deciso di svegliare stavolta?-
Il ragazzo scosse la testa, neanche lui poteva saperlo –speriamo solo che non sia una persona troppo forte, altrimenti siamo spacciati.-
-Dov’è finito il tuo coraggio di Angelo? Non mi dire che hai paura.- lo sfotté Clarisse, e lui le lanciò un’occhiataccia che farebbe scappare qualsiasi persona… che non sia la figlia di Ares.
-Beh, chiunque sia…- cominciò Piper, ma un colpo di tosse richiamò l’attenzione di tutti. Da dietro una roccia sbucò Malfoy. I maghi sfoderarono velocemente le bacchette ma lui alzò le mani in segno di pace: -Non ho cattive intenzioni, ve lo giuro.-
-Che vuoi?- chiese Ron con un tono così minaccioso che i semidei si spaventarono, non capendo quale fosse il problema.
-Passavo di qua e non ho potuto fare a meno di sentire la vostra conversazione. Dovreste scegliere meglio i posti dove parlare di cose così delicate.-
-E quindi che farai, andrai a dirlo a Voldy?-
Draco lo fulminò con lo sguardo e fu Luna a scogliere la tensione: -Calmati, Ron, lascialo parlare!-
Per qualche minuto rimasero in silenzio, in attesa che il loro nemico si esprimesse, e quando lo fece lasciò tutti di stucco: -Pensavo… non è che c’è un posto libero nel vostro Esercito?-

Spazio Autrice 

Ecco il terzo capitolo della storia, spero che continui a piacervi. 
Non uccidetemi per aver ammazzato Tyson e Chris, non volevo farlo ma mi sono fatta prendere dall'entusiasmo e quando me ne sono accorta... puf! Era fatta...
Recensite se vi va! ^^

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Capitolo 4
*** Storm pt. 3 ***


CAPITOLO 3
 
-Non guardatemi così, sono cambiato.-
-Chi ci dice che possiamo fidarci? Che una volta scoperti i nostri piani non li andrai a riferire al tuo “Signore”?-  chiese Ron, che ancora non aveva abbassato la guardia e non aveva intenzione di farlo.
-Nessuno. E Voldemort non è più il mio Signore, io e la mia famiglia abbiamo chiuso.-
-Ragazzi- s’intromise Piper –più persone si uniscono a noi, meglio è. Non mi pare che stia mentendo.-
Draco guardò la ragazza con gratitudine e spiegò le ragioni per cui, d’un tratto, aveva deciso di passare dall’altra parte: lui e la sua famiglia ormai erano diventati dei reietti, dei falliti, tra gli altri Mangiamorte e per questo si erano a poco a poco allontanati dal lato oscuro, avevano iniziato a condurre una vita più tranquilla. Anche Draco non era più il benvenuto tra i Serpeverde, certo, anche loro avevano cominciato a vedere le cose da un’altra prospettiva, ma ora che avevano il sentore del ritorno di Voldemort avevano ricominciato a disprezzare tutti.
-Quello che dite è vero.- mostrò il Marchio Nero –è tornato.-
Annabeth si alzò e si diresse a grandi passi verso il Lago Nero, seguita a ruota dagli altri semidei. I maghi non avevano idea di quello che volessero fare, ma corsero loro incontro, in tempo per vedere la figlia di Atena che armeggiava con un prisma per far apparire un arcobaleno.
-Oh dea Iride, accetta la mia offerta.- disse lanciando una dracma all’interno di esso e poi pronunciando il nome di Chirone. I semidei e Grover furono contenti di vedere il centauro e di appurare che al Campo stava andando tutto bene. Quando gli spiegarono con chi avevano a che fare e gli chiesero se avevano un’idea su chi i nemici volessero riportare in vita, il suo volto si rabbuiò: -Ancora non sappiamo nulla, ma abbiamo posizionato alcuni ragazzi vicino all’accampamento dei nemici per spiarli mentre non ci attaccano ed ascoltare le loro conversazioni. Però è in corso qualcosa di grande, persino gli dei sono inquieti.-
Le uniche volte in cui gli dei avevano avuto, per così dire, paura, erano state il risveglio di Tifone e la guerra contro Gea, quindi non prometteva nulla di buono.
-Appena sapremo qualcosa non esiteremo a chiamarvi, intanto scoprite ed imparate tutto il necessario per far fronte ai problemi che si stanno riscontrando in città.-
I ragazzi annuirono ed Annabeth passò una mano sulla figura di Chirone, che si dissolse.
-La tempesta.- una voce profonda alle loro spalle li fece sobbalzare, era Hagrid, il quale probabilmente aveva ascoltato tutta la conversazione.
-Che intendi dire?- chiese Neville, non capendo a che si riferisse.
I semidei si guardarono con aria grave. Fu Clarisse a rispondere alla domanda: -E’ da un mese che su New York e Long Island piove incessantemente, dapprima abbiamo pensato che qualche dio fosse in conflitto ma poi, quando il Signor D. non ha saputo darci una risposta, ci siamo preoccupati. Non è un buon segno, se continua così le città verranno distrutte e dovremo far evacuare i cittadini. Neanche la Foschia sarebbe in grado di nascondere un disastro del genere.-
-Fammi indovinare Hermione… dobbiamo andare in biblioteca.- la canzonò Ron.
-Sai, Ronald, non è che tu sia allergico ai libri- alzò gli occhi al cielo –Comunque no, se mai potremmo farci un salto io e Annabeth, ma non credo che troveremmo qualcosa in più di quello che non sanno già.-
Hagrid si schiarì la voce: -Per prima cosa, credo che fareste meglio a dirlo alla McGranitt, sul fatto di Voi-Sapete-Chi. Secondo, non è che mi aiutereste con… beh, lo sapete. È da un bel pezzo che non vi vede, poi potremmo andare a prendere un tè alla mia capanna se vi va.-
I maghi annuirono capendo al volo a che si riferiva, ma gli altri fissarono con aria interrogativa il mezzogigante, il quale si guardò intorno e fece segno di seguirlo. Lì condusse all’interno della foresta proibita, tra sentieri impossibili da ricordare se non si conosce il posto,  dove incontrarono diversi centauri che squadrarono i semidei diffidenti. 
-Gropi! Guarda un po’ chi ti ho portato.- chiamò Hagrid ad un certo punto, e dagli alberi spuntò un gigante dall’aria un po’ tonta. D’istinto, i semidei sfoderarono le armi essendo abituati agli iperborei (quelli che con un tocco ti fanno diventare una bella statuina di ghiaccio), e ai giganti contro cui avevano dovuto combattere durante la guerra contro Gea.
-Hermi- chiamò sorridendo Grop, senza accorgersi delle lame che aveva puntate addosso. Le porse il solito manubrio invitandola a suonare il campanello e si sedette, facendo tremare il terreno.
I maghi dovettero spiegare che il gigante era il fratellastro di Hagrid e l’unico alleato, della sua specie, che avevano avuto durante la battaglia di Hogwarts.
-La professoressa McGranitt mi ha chiesto di andare in avanscoperta a Manhattan, per controllare se effettivamente la tempesta è collegata a noi.- disse d’un tratto Hagrid lasciando di stucco tutti –non temete, non sarò da solo, verrà anche Fiorenzo. Ed inoltre, se anche i giganti sono coinvolti potrei cercare di convincerli a passare dalla nostra parte.-
-Questo è impossibile.- esordì Connor –I giganti non servono Voldemort ma il nostro nemico, chiunque egli sia. Comunque non penso che siano riusciti a riportarli in vita, è passato troppo poco tempo da quando li abbiamo sconfitti.- finì Travis. I maghi li fissarono ricordandosi dei tempi in cui Fred e George finivano le frasi a vicenda.
Rimasero in silenzio per un po’, un silenzio durante il quale la Foresta Proibita mostrò la sua natura: l’eco di grida e lo scalpiccio di zoccoli proveniente da chissà dove, rumori sospetti tra gli alberi, il fruscio delle foglie…
Hermione si alzò: –Dobbiamo tornare al castello, si sta facendo buio.-
 
-D’ora in poi dovreste venire con noi alle lezioni. Non potrete usare la magia ma almeno saprete come funziona ed eventualmente come difendervi. In cambio voi potreste insegnarci come combattere.- questa idea le era venuta in mente non appena aveva saputo della tempesta. Loro non sapevano assolutamente nulla dei mostri mitologici, inoltre in battaglia non potevano certo fare affidamento sui semidei per ogni singola cosa, e viceversa.
Il castello era quasi deserto, a parte qualche ritardatario erano tutti andati nelle proprie Sale Comuni. I ragazzi non avevano parlato molto durante la cena, erano tutti soprappensiero: i semidei pensavano al Campo, i maghi erano preoccupati per Hagrid, mentre Draco, dal canto suo, stava cercando in tutti i modi di non incrociare lo sguardo di nessuno dei serpeverde.
Quella notte gli incubi disturbarono nuovamente il sonno di Percy, ma non erano i soliti ricordi del viaggio nel Tartaro, bensì immagini sconnesse di mostri e mangiamorte che si davano un gran da fare per risvegliare… chi? Ancora non si riusciva a capire.
Settembre passò velocemente: la mattina i semidei seguivano le lezioni insieme ai Grifondoro, il pomeriggio insegnavano all’ES come combattere. Con il tempo cominciarono a fidarsi sempre di più di Draco, ed anche lui cancellò gli ultimi dubbi. Hermione e Annabeth passavano la maggior parte del tempo libero in biblioteca, per scoprire qualcosa in più sulla tempesta. Hagrid e Fiorenzo erano partiti ma ancora non avevano mandato nessun messaggio, quindi tutti i professori erano molto preoccupati. La cicatrice aveva iniziato a bruciare sempre di più, ma il contatto tra le menti Harry e Voldemort non si era ancora riaperto, segno che il Signore Oscuro non era del tutto sveglio. Nico era diventato taciturno, il più delle volte se ne stava in disparte: i maghi non sapevano il perché di questo suo comportamento, ma pareva che tutti i semidei, tranne Travis, Connor e Grover fossero al corrente di ciò che lo turbava.
Ad aggravare la situazione, gli incubi di Percy si erano fatti più frequenti e nitidi: ora riusciva chiaramente a vedere il luogo dove si erano stabiliti i nemici, anche se non sapeva dire dove si trovasse: era una specie di caverna situata su una spiaggia,  quindi il figlio di Poseidone dedusse che stessero cercando di svegliare qualcuno collegato al mare, ma non capì chi fosse prima di quella notte: si sveglio di soprassalto gridando, con un solo nome impresso nella mente.
Hermione ed Annabeth fecero capolino nella stanza, svegliate da quell’urlo così diverso dal solito, così disumano...
-Ho sentito la sua voce. Proveniva dal mare, o dal fiume, o qualunque cosa sia.- sussurrò con voce strozzata –poi ho sentito il suo nome.- aveva gli occhi sbarrati dal terrore.
Annabeth gli asciugò la fronte e lo abbracciò per consolarlo.
-Di chi si tratta?- chiese Hermione –Percy…-
Il ragazzo la guardò, non seppe neanche lui come riuscì a formulare quel nome: -Oceano.-

Spazio Autrice

Eccomi tornata con un nuovo capitolo della storia! E' un po' più corto degli altri, ma spero che vi piaccia allo stesso modo ^^ 
Grazie di nuovo a chi ha recensito gli altri Capitoli, fatemi sapere che ne pensate di questo :)

 

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