Modern Times

di gendarmiaNY
(/viewuser.php?uid=51854)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Nuovo arrivo in paese ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Marzia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Serve Aiuto ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Preparativi ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Cambio d'aria ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Un diario... ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Nuovo arrivo in paese ***


Capitolo 1 – Nuovo arrivo in paese

“Non capisco cosa abbia di tanto speciale questa ragazza” pensavo mentre guidavo in autostrada.
“Di certo sarà una di quelle snob con il naso all’insù, che odiano i posti di campagna e colgono sempre l’occasione e il modo per lodare la città da cui vengono”.
Imbronciato, incrociai un cartello che indicava una stazione di servizio a qualche chilometro.
“Bà… Già mi sta sulle palle!” pensai mentre rallentavo ed entravo nella stazione di servizio.
Mi fermai a fare rifornimento, pagai e poi posteggiai davanti l’Autogrill per entrare e prendere qualcosa. Viaggiare in macchina da soli è sempre un po’ seccante e, anche se c’è la musica che ti fa compagnia, il viaggio procede anonimo e desolante. L’unica soddisfazione che hai è che puoi mettere la musica che vuoi e a volume sufficiente a farti sanguinare le orecchie.
Entrai nell’Autogrill e mi inserii nella fila alla cassa. Prima di me c’erano diversi camionisti e più indietro, proprio davanti a me, una ragazzina. Bassina e un po’ pienotta, ciondolava prima su un piede e poi sull’altro mentre guardava il tabellone dei menù. Aveva morbidi capelli bruni, lunghi e ben scalati. Mi veniva quasi voglia di toccarli per vedere se tutta quella morbidezza fosse naturale o effetto di qualche lacca.
Quando fu il suo turno scelse rapida coca cola e rustichella. Gusti semplici e stupidi… niente di particolare.
Pagò e, voltandosi, mi rovesciò la coca cola addosso.
“Cazzo!” gridai con forza in faccia alla ragazzina.
“Oddio scusa!” mi disse con occhi sinceramente dispiaciuti. Occhi neri profondi.
Aveva una voce per niente stridula. Anzi! Calda e bassa, anche se al momento era alterata per via della situazione.
Prese dei tovaglioli dal bancone e mi pulì la camicia.
“No!” dissi ancora arrabbiato ma con tono calmo, “non fa niente”.
Si arrestò e mi guardo di nuovo dispiaciuta, buttò i tovaglioli usati e mi chiese ancora scusa. Prese la sua rustichella e un nuovo bicchiere di coca cola offertole dal cassiere e uscì di corsa dall’Autogrill.
Sospirai e presi altri tovaglioli, strofinandoli sulla camicia mentre ordinavo il mio menù. Ritirai e uscii senza combinare danni.
Mentre tornavo alla macchina vidi che la ragazza era a pochi passi dalla mia macchina, poggiata con il sedere al cofano di un’altra auto, probabilmente la sua, e stava addentando senza troppa voglia il suo panino.
Mi vide e arrossì violentemente voltandosi a prendere la carta che prima avvolgeva il panino e la coca per infilarsi in macchina. Accese il motore e partì a tutta birra, entrando di corsa in autostrada.
La guardai allontanarsi, scuotendo la testa, ed entrai in macchina.
Il viaggio procedette senza intoppi, con un panino piccante, birra e musica spaccatimpani.
Quando rientrai in paese c’era fermento. Probabilmente la nuova ragazza, la cittadina confinata contro la sua volontà a un’estate di puro relax rustico, lontana dai servizi e dallo ‘shopping selvaggio’ che offriva la città, attesa con impazienza da tutte le anziane che ciarlavano puntualmente ogni pomeriggio sulle soglie delle case e dalle ragazzine, proprio detta ragazza dunque era arrivata in paese.
Non mi andava proprio di vederla né di scoprire cose raccapriccianti sui suoi piedi, come si era saputo di Marco Santarella appena arrivato in questo posto, perciò entrai in casa e mi chiusi lì fino a nuova giornata.
Il giorno dopo non tardai molto a svegliarmi, ma me la presi lo stesso comoda. Non dovevo andare a lavoro né a scuola. Era sabato! Potevo godermi la giornata. Così scesi di sotto a prepararmi la colazione.
“ ‘Giorno” dissi sbadigliando a mia madre che era sveglia già da un pezzo.
Non rispose; probabilmente aveva di nuovo le cuffie dell’mp3 e non si era accorta di me mentre preparava un suo progetto per l’università.
Feci colazione, mi vestii e uscii, lasciando mia madre ancora davanti al suo progetto.
Che fare? Non c’era la spesa da fare e non mi andava di stare con Gustav e Lillo. Magari avrei potuto fare un giro in auto! Perché no?
Entrai, accesi, partii.
Il paese era molto sveglio! Le strade pullulavano di gente a piedi, soprattutto nel lato ovest, in cui quella giornata c’era mercato.
No… non mi andava di vedere nessuno!
Svoltai un paio di volte a destra e mi ritrovai nella parte sud. Come avevo previsto, non c’era nessuno da quelle parti e potevo camminare tranquillamente a marcia indietro o salire sui marciapiedi… giusto qualcosa per passare il tempo!
“Arcangeloooo” mi sentii chiamare, “Arcangeloooo! Fermati! Un attimo per favore!”
Mi voltai e vidi la nonna di Concetta scendere le scale dell’ingresso di casa sua.
“Buon giorno signora Concetta!” dissi fermando l’auto proprio sotto le scale.
In paese era uso chiamare i nipoti con i nomi dei nonni quindi non c’era da stupirsi se grosse famiglie avessero orde di discendenti che si chiamassero tutti allo stesso modo.
“Arcangelo, hai visto Concetta mia? Oggi è uscita dicendo che doveva incontrare Marzia…”
“Marzia?” chiesi un po’ confuso.
“Si, Marzia. La nuova arrivata. La ragazza che è arrivata ieri sera. Lo sai chi è!”
“No, mi dispiace. Non so chi sia” dissi sincero aggrottando le sopracciglia.
“Come no? Cugina tua è! Oggi da te doveva venire!”
Situazione irritante dei paesi era sempre stata che tutti sapevano gli affari di tutti e i minimi spostamenti venivano registrati regolarmente come all’anagrafe.
“Andrò a vedere… se deve venire da me e Concetta dice che è andata con lei penso verranno tutte e due a casa mia no? Guardi… vado subito. E se Concetta è lì glielo faccio sapere”
Non ci sarebbe stato bisogno di telefonata… bastava che dicessi al mio vicino Ignazio che Concetta era dove aveva detto di essere e lui l’avrebbe fatto sapere a mezzo mondo.
Riaccesi il motore e andai.
E che palle! Meno avevo voglia di vedere gente più ne dovevo cercare. E poi… quella Marzia era mia cugina? Bà… peggio ancora!
Arrivai davanti casa. In effetti c’erano delle ragazze sulla soglia, ma non erano certo due!
“E che c’è qui? La festa di Sant’Antonio?” dissi ridacchiando irritato davanti a tutta quella moltitudine di ragazze.
“Arcangelo!” gridarono tra risolini alcune di loro.
Sorrisi e ammiccai a un paio di loro e cercai tra le tante teste quella di Concetta.
“Perdonatemi dame, cercavo Concetta” dissi a quelle che stavano sulla destra. Quelle si voltarono verso l’interno e incominciarono a chiamare ‘Concetta’.
Una ragazza dai capelli biondi e ricci sbucò tra loro, rossa ed evidentemente sorpresa: “Cercavi me?”
“Sì…” dissi mentre lei arrossiva di più, “tua nonna si chiedeva dove fossi finita e mi ha mandato a cercarti”.
Improvvisamente diventò rosso peperone e sul suo volto apparve delusione forse, o ingratitudine o non so che. Si sedette in silenzio fra le risatine delle altre.
Risi.
“Non te la prendere... sai come sono le nonne!”
Risi di nuovo.
Ma se Concetta era lì, allora anche quella presunta mia cugina doveva essere lì con lei.
“Dunque dunque…” mi schiarii la voce, incerto, “Marzia?”
La chiamai sperando che… esattamente non so cosa speravo. Magari che nessuno rispondesse e che quindi Marzia fosse solo uno scherzo architettato dagli abitanti del buco, ehm… del paese! Oppure che rispondesse una bella stangona bionda, cretina come una gallina, ma bella da guardare (e da spiare muahahah).
Una ragazza non troppo bassa e rotondetta si alzò. Aveva un nonsochè di familiare.
Non sapevo che dire mentre la studiavo per capire dove l’avevo vista già.
Fu lei a parlare per prima per fortuna: “Hey Kakà…”
Sì! Ricordavo! C’era una bambina nella mia infanzia che mi chiamava in quel modo. E lei doveva essere quella bambina, anche perché solo lei mi chiamava in quel modo.
“Marziana!” dissi entusiasta, ricordando improvvisamente il soprannome che le avevo dato da piccolo. Le andai incontro e l’abbracciai.
“Mi sei mancato cugino!” disse con voce dolce e sicura.
“Anche tu!” dissi io. Potevo sembrare un po’ contraddittorio, ma soltanto perché prima non ricordavo chi fosse.
Ed era vero che mi fosse mancata. E tanto! Anche perché lei era la mia compagna di giochi da sempre ed ero sempre andato d’accordo con lei. Non litigavamo quasi mai. Soltanto una volta mi ricordo… ci stavamo prendendo a pugni e morsi e ci tiravamo i capelli, sembrava un incontro di wrestling! E neanche le nostre mamme erano riuscite a dividerci. E fu lei invece a dividerci, proprio lei.
Che persona fantastica che era da piccola!
Chissà però com’era cambiata. Chissà se era ancora la mia Marziana.
La strinsi forte e le diedi un bacio sulla testa, senza badare ai capelli.
Tutte le ragazze lì presenti ci guardarono allibite, sorprese. Come dare loro torto? Ero un tipo difficile io! Neanche alle mie ragazze riservavo da subito un atteggiamento così.
E già! Capivo in quel momento perché Marzia attraesse tanto la gente e i commenti di quel posto. Era speciale davvero.
Mi staccai e la guardai in viso.
Non era cambiata molto. Semplicemente più matura e più cresciuta e con lineamenti più femminili di quelli che aveva da bambina.
Portava i capelli poco più lunghi rispetto alle spalle, mossi e che incorniciavano dolcemente il viso con un taglio scalato e un ciuffo a mò di frangetta.
I suoi occhi erano castano chiaro e resi intensi da lunghe e folte ciglia nere.
La bocca era carnosa e bella rosea.
L’unica cosa che stonava, cioè che non ricordavo avesse, erano le lentiggini marroncine, sebbene lei fosse castana e la sua pelle non fosse dello stesso rosa pallido delle rosse naturali.
“Come stai? Che cosa combinato senza di me in tutto questo tempo?” mi chiese mentre le mettevo un braccio attorno alle spalle e la invitavo a entrare a casa mia, senza badare a tutte le altre che ci seguivano curiose e, forse un po’, gelose.
“Niente di particolare. Solita vita qui in paese… si mangia, si beve, si dorme, si va a scuola, si muore…” sorrisi, “e tu?”
“La città è grande lo sai… nonostante questo niente di niente. Come se non lo fosse affatto. Preferisco di gran lunga i paesi come Castellana…”
“Scherzi vero?”
“Affatto!”
La guardai interessato. Magari a capire perché le piaceva quel posto che io non potevo soffrire.
“La gente qui è più calorosa…” continuò, “non ti fa sentire un’esclusa e, se hai bisogno, non ti fa mancare nulla. In città potresti morire! Tanto nessuno viene a salvarti…” disse divertita ma con un filo di serietà negli occhi.
“Così tu preferisci un posto dove manca l’aria e non puoi fare un passo senza che lo sappia mezzo paese?” chiesi incredulo, anche se mantenevo un certo sorriso.
“Non è poi così male se sei in pericolo di morte!” disse e questa volta scoppiò in una risata sonora.
Le ragazze, che ci avevano seguito e si erano intrufolate a casa mia sghignazzando e guardandosi intorno, risero con lei.
“Eh?” dissi io dubbioso.
“Scherzavo!”
“Ah… ok…”
Lei rise ancora più forte e con lei anche le pecore delle mie concittadine. Sembrava che la casa tremasse!
Mi grattai la testa un po’ intontito e la invitai a sedersi al tavolo della cucina offrendole da bere e, purtroppo, offrendolo anche alle altre.
Quando ciascuno ebbe finito il proprio bicchiere, che poteva essere succo di frutta alla pesca, alla pera, all’albicocca, aranciata, limonata o semplice acqua, invitai le altre ‘dame’ ad accomodarsi fuori di casa per rimanere a chiacchierare del più e del meno con la cugina che non vedevo da tanto.
Tutte, a malincuore, fecero come chiesi e andarono in piazza a raccontare a chi capitava il ritorno a casa di Marzia.
“E così… sei tornata!” dissi entusiasta, tornando in cucina e sfregandomi lentamente le mani.
“Già…” disse sorridendo e sparendo dietro il suo bicchiere di succo di frutta.
“Dove dormi? Voglio dire… quando sei andata via con tua madre avete venduto casa no?”
“Sì… adesso però sto dalla nonna. La famiglia si è ingrandita e sto un po’ stretta, ma, per fortuna per lei, non sto molto a casa così non le do impaccio. Ha così tanti bambini di cui prendersi cura! Ci manchiamo solo noi e in casa non ci entra niente e nessuno!” disse divertita alzando di nuovo il gomito.
“Non ricordavo che la nonna fosse così impegnata…” dissi io passando una mano tra i capelli, imbarazzato.
“Sì! Dove vivi Kakà?” ridacchiò, “con 4 figli e altrettanti nipoti per ognuno non pensare che sia una passeggiata! Penso abbia bisogno di una mano ogni tanto… tu? Perché non ci vai?”
“Come fai a sapere che non ci vado?”
“Secondo te? Me l’ha detto la nonna”
“Ah…” fu il massimo che riuscii a dire.
Non mi andava di andare dalla nonna, soprattutto da quando lei e mio padre avevano litigato e la mamma si era schierata con lui.
“Fa niente… magari un giorno…”
“Magari mai!”
“E dai Kakà! Non puoi dire sul serio!”
La guardai serio. Lei, in cambio, mi guardò con espressione indecifrabile.
Poi guardò il suo bicchiere e riprese a parlare.
“Come va a scuola?”
“Oh noiosa come sempre”
Ridacchiò. “Intendevo voti, promozioni, gite…”
“Ah! Ehm… bene bene… tu?”
“Mah… quest’anno ho rischiato di essere bocciata”
“Sul serio?”
Si limitò ad annuire mentre beveva l’ennesimo bicchiere di succo.
“E perché?”
“Niente testa!”
Aspettai che continuasse.
“È stato un anno difficile e ci sono stati problemi… tra me e papà, me e i compagni, me e i prof… sai com’è…”
“Eppure non è tutto qui, vero?”
Mi scrutò, poi riprese.
“Non so cosa mi sia preso… a settembre degli amici mi avevano chiesto di fondare una band e io dovevo fare la cantante, ma poi non abbiamo fatto nulla…”
“Ah… capisco…”
Scosse la testa e vuotò il bicchiere.
“Ti va di fare un giro?” proposi mentre lei buttava il bicchiere nella spazzatura.
“Ok” disse entusiasta e sollevata. Non aveva molta voglia di parlare di scuola… o almeno della sua.
Presi le chiavi e uscimmo di casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Marzia ***


Capitolo 2 - Marzia

Marzia non si era rivelata una gran chiacchierona, ma era piacevole passare del tempo con lei, soprattutto perché le piaceva ascoltare ed era di piacevole compagnia. Per chiunque. Le avevo fatto conoscere i miei amici e si era trovata bene con tutti, sebbene fosse timida.
E quel giorno dovevamo andare a mare tutti insieme. Eravamo una bella comitiva!
Le ragazze inoltre erano anche di più, perché Marzia aveva insistito per portare qualcuna delle sue amiche di paese. E così alle nostre 4 macchine piene fino a scoppiare se ne era aggiunta un’altra che non scherzava.
La giornata procedeva bene, senza intoppi e in grande allegria. Io poi avevo la solita corte spietata e spesso Marzia mi aiutava letteralmente a scappare. Sì… la nostra complicità sembrava quella di un tempo. Adoravo mia cugina! Per lei c’erano occhi e attenzioni, ma penso più che altro perché fosse nuova per le abitudini dei miei amici.
E infatti lei non era certo una persona troppo prevedibile.
Amava poco le scene smielate dei film e delle improbabili ma altrettanto reali storie d’amore che rendevano esageratamente zuccherato ogni giorno, come ad esempio quella tra Annalisa e Matteo, anche se si poteva riconoscere in lei la persona più dolce della terra. Le piacevano invece le emozioni forti, come una corsa o una gara o quanto potesse far scorrere adrenalina nelle vene, ma senza esagerare. Non la vedevo mai cedere, anche se le situazioni sembravano disperate, ed era sempre pronta a correre se gli amici, se di amici si poteva parlare dopo una settimana scarsa che abitava lì, ne avessero avuto bisogno, e anche se si fosse trattato mai di qualcuno che non conosceva completamente. Le bastava sapere che era un mio amico. Come quando per esempio eravamo andati tutti insieme alla fiera di San Marco in un paese lì vicino e Lia era scoppiata in lacrime alla vista di un pupazzo che le ricordava il suo migliore amico partito da poco, e mia cugina si era offerta di starle accanto mentre noi altri potevamo provare le giostre da paura o i dolci giganti che si attaccavano ai denti e non si scollavano più. Tutte cose che, mentre eravamo ancora in macchina, aveva confessato entusiasta avrebbe voluto fare lei non appena arrivata alla fiera. E, sebbene si vedesse nei suoi occhi che quella situazione non era proprio quello che aveva sperato per quella giornata di svago, era stata irremovibile e non aveva ammesso battibecchi e compagnia vari. E io sapevo quanto non le piacesse stare ad ascoltare piagnucolii simili, solo per la lontananza di un amico. E dall’esterno poi sembrava una ragazza che amasse parlare frivolamente in qualsiasi circostanza, anche se la sorprendevi da sola, pensierosa, assorta a guardare una foto, eppure lei metteva serietà in quasi tutti i discorsi che pronunciava. Dunque l’unica cosa però che potevi dire con certezza di mia cugina era che lei fosse imprevedibile e niente ti poteva sorprendere di più delle sue contraddittorietà e della sua fermezza su quanto ciò che faceva non era per niente contraddittorio.
Spesso mi accorgevo che la osservavo da lontano, sorprendevo me stesso a farlo, magari per capire cosa pensava, e non capivo perché lo facevo di nascosto.
Una volta di quelle in cui la spiavo attraverso una persiana abbassata, la guardavo mentre ascoltava musica dal suo mp3 seduta sugli scalini di casa mia. A un certo punto si era messa a guardare attorno, per vedere se era sola e non c’era nessuno per strada. Mi ritirai dalla finestra, ma subito mi riavvicinai e sbirciai di nuovo perché mi ricordai che ero invisibile per lei in quel momento dietro la persiana, e la sorpresi a piangere. Incredibile! Stava piangendo!
Cosa era successo? Sicuramente una canzone che le ricordava la città, che le facesse sentire la mancanza di qualcosa, di qualcuno…
E poi perché ero tanto sorpreso che piangesse? Tutti piangono!
E mentre pensavo a cosa potesse turbarla in quel momento di calma apparente, proprio quando i rapporti con la sua famiglia erano migliorati e quelli con i miei amici, ormai diventati anche suoi, erano consolidati e divenuti davvero ottimi, si asciugò le lacrime e prese le sembianze allegre di sempre. I suoi occhi però sembravano ancora malinconici. E capii che li asciugò così in fretta perché stava passando Gandolfo di là. Un saluto, un sorriso ed ecco che Gandolfo era sparito dietro la curva e lei aveva preso la sua testa fra le mani e aveva spento l’mp3 per alzarsi ed entrare in casa. E quando rientrò non mi resi conto che ero ancora attaccato alla persiana, lei mi fissò sbalordita, provò a parlare e poi corse in camera sua lasciandomi con uno ‘scusa’ incomprensibile. Era stato tremendo vederla piangere, soprattutto perché non l’avevo mai vista farlo, e neanche improvvisamente e senza sapere il perché come in quel momento. E anche se a casa era la più piagata, non si mostrava mai più che arrabbiata e tutti i suoi sforzi erano tesi a non piangere. Non davanti agli altri, almeno penso.
E questa volta che eravamo insieme a mare, con tanti amici da riempire una piscina comunale, perché lei aveva attaccato bottone con diversi vicini di ombrellone e aveva fatto presto amicizia con tanti altri ragazzi in spiaggia in tempo record, non potevo permettere che qualcosa andasse storto e che lei si offrisse di riparare i cocci, qualora ce ne fossero stati da riparare, perché aveva bisogno di divertirsi. Lia sembrava sul bordo della solita crisi, così mi avvicinai e provai a parlarle. Non avevo sicuramente lo stesso tatto di mia cugina e la risposta che ne ottenni fu un ‘grazie’ debole e un pianto improvviso, quasi isterico, da cui allontanai Marzia non appena si accorse di lei. Non riuscii però a trattenerla a lungo che, subito dopo essersi liberata della mia presa, era partita in direzione di Lia. Quando riuscì a calmarla era allegra come al solito, come lo era stata anche durante la conversazione con quella rovina-feste e come lo era anche prima. Sembrava che niente e nessuno le avesse rovinato la giornata e aveva così invitato la sua amica a unirsi a lei per una nuotata. Molti che avevano assistito alla patetica scena si erano uniti a loro entusiasti e ora in acqua sembrava che si agitasse una massa scomposta e abnorme per i miei semplici occhi. Ma come faceva? Io ero riuscito ad irritarmi dopo aver parlato con Lia e avevo rifiutato sgarbatamente un paio di inviti a giocare a beach volley! Che mia cugina fosse una santa? Un angelo caduto dal cielo? Dai! Adesso stavo esagerando. Anche lei era debole. E io lo sapevo. Quando tornò sulla spiaggia le porsi l’asciugamano per coprirsi e la presi da parte. Le volevo parlare! Sì… ma di che?
“C’è qualche problema?” mi disse guardandomi in viso mentre si asciugava i capelli.
“No! Ehm… nono… non penso”
Mi guardò perplessa: “e perché allora mi hai preso da parte?”
In effetti la tenevo ancora per un braccio.
“Allora?” mi incalzava.
“Non voglio… ehm… non vorrei che ti ehm… rovinassi la giornata, ecco”
“Rovinarmi la giornata? E come?” ridacchiò, “guarda quanti siamo! Sono tutti simpaticissimi e così calorosi… come potrei rovinarmi la giornata?”
Mi sorrideva.
“Bè… Lia è un po’…”
“Lia?” alzò un sopracciglio.
“Sì… Lia!”
“E perché Lia dovrebbe rovinarmi la giornata?”
“Perché lei la rovina sempre a tutti e tu sei triste…”
“Triste?? Dici sul serio? Guardami!”
In effetti sprizzava felicità da tutti i pori tranne che da due… i suoi occhi erano un po’ lontani, spenti, e non sembrava che avessero lo stesso grado di felicità del resto della sua persona.
“Sì che dico sul serio! E tu non sei felice!”
“Eh?? Questa battuta me la segno!” ridacchiò un po’ nervosa.
“Vedi?”
“Ma vedi cosa? O sei ubriaco o sei cieco! Fatti una bella nuotata cugino. L’acqua è bellissima oggi”
La guardai sbalordito e confuso e anche un po’ arrabbiato. Ma che potevo fare? Magari era vero che non fosse triste ma tutto il contrario. Lo speravo per lei! E poi io che potevo sapere? La conoscevo da poco potevo dire, perché non ero cresciuto insieme a lei e non l’avevo vista per parecchio tempo tanto da non riconoscerla quando l’avevo rivista.
Sorrisi incerto e la lasciai andare. Lei corse in mezzo agli altri e posò di corsa l’asciugamano per buttarsi di nuovo in acqua. Qualcuno aveva provato a raggiungerla, ma lei era scappata da una parte e poi dall’altra. Poi si era immersa nell’acqua per un po’, riaffiorando a intervalli regolari. Era evidente che volesse stare da sola. Durante tutto il resto della giornata cercai di non parlarle, solo il necessario. E lei non sembrò tanto irritata da questa situazione. Anzi! Sembrava piuttosto tranquilla. Quando finalmente fummo a casa mia, sfiniti ci lasciammo andare all’unisono sul divano del salotto, ancora pieni di salsedine.
“La mamma ci sgriderà” sussurrai quasi senza forze.
“Allora alziamoci!” disse con voce poco più convinta, ma, appena fu sul punto di alzarsi, la bloccai.
“Non ci fa niente per una volta”
“No. Non è giusto. Alziamoci”
“E siediti!” dissi energico mentre lei tentava di nuovo di alzarsi.
Cedette e sprofondò con la testa nello schienale.
Ma riprese: “Dobbiamo alzarci. Che ci vuole? Basta che arriviamo sopra, in camera e non ci può sgridare più. Non avrebbe niente di cui lamentarsi no?”
“No… ma si lamenterebbe lo stesso perché siamo pieni di sale e ci stiamo rilassando adesso mentre dovremmo fare una doccia prima”
“E andiamo a fare la doccia allora!” arrossì. “Cioè… ognuno con il suo turno… ma almeno non può arrabbiarsi. Vai prima tu… io perdo tempo sotto l’acqua… aspetto in corridoio”
Annuii, ma non mossi un muscolo.
“Vuoi che vada prima io?”
“No… vado io” dissi chiudendo gli occhi. Sentivo che mi stava osservando.
“E perché non vai?” disse con perplessità.
“Adesso non mi va…”
“Allora vado prima io”
Aprii gli occhi. “No!”, la fermai per un braccio e mi alzai. Lei mi seguì e si sedette su una panca in corridoio mentre io entravo in bagno.
Quando finii e uscii dal bagno, lei entrò quasi di corsa trascinando i piedi.
Entrai nella mia camera e mi buttai sul letto, senza neanche mettere una magliettina, e mi addormentai.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Serve Aiuto ***


Capitolo 3 – Serve aiuto

Quella stessa notte mi svegliai ancora avvolto nell’asciugamano sul mio letto. Erano le 2 e avevo freddo. Così mi alzai e cercai una maglietta e un paio di mutande a tentoni nei cassetti e scesi in cucina per bere. Mentre passavo accanto alla stanza di Marzia mi sembrò di sentire parlare qualcuno e anche di sentirlo piangere.
Spinsi leggermente la porta, cercando di non farmi sentire. Di colpo piombò il silenzio in quella stanza. Sicuramente mia cugina si era accorta che qualcuno stava spiando nella sua stanza.
Aprii del tutto la porta ed entrai cauto, avvicinandomi al letto. Marzia scattò a sedere.
“Arcangelo!” sussurrò.
“Che fai?” chiesi, “non dormi? È tardi”
“Nono… stavo dormendo… mi hai svegliata”
“Non pensavo di aver fatto tanto rumore”
“Sono io che ho l’udito fine”
“Se lo dici te…”
“Torna a letto”
“Mi pareva di aver sentito qualcuno parlare… e piangere”
Marzia rimase in silenzio.
“Che hai? Perché piangi?” chiesi cercando il suo viso nel buio.
“Non stavo piangendo… non ero io”
“Sicura? A me sembrava che i lamenti venissero dalla tua stanza… ma se non eri tu allora c’è qualcun altro…”
“Non c’è nessuno, vai a letto”
Trovai il suo viso e notai che era bagnato. Marzia si scansò subito.
“Dai! Perché non me lo dici?”
Mi sedetti accanto a lei sul letto.
“Che ti devo dire?”
“Perché piangi?”
“Io non piango”
“E perché avevi il viso bagnato allora?”
Rimase in silenzio, voltando il viso dall’altra parte.
Le cinsi le spalle con un braccio.
“Ti manca casa?” chiesi.
“No…”
“E cosa?”
“Non lo so…”
“Cosa non sai?”
“Perché piango… forse perché sono triste…”
“E perché sei triste?”
“Non lo so nemmeno io. Certe volte mi viene così, improvvisamente…”
La abbracciai.
“Sai che se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, di aiuto, di qualcuno con cui parlare… bè sì insomma… io ci sono, ok?”
“Ok” disse.
La lasciai andare e la guardai nel buio, o almeno ci provai.
“Allora… non piangere più. Non hai motivo di essere triste. Stai bene e stanno bene pure le persone che sono accanto a te, e tutti ti vogliono bene…”
“Ok…” non era molto loquace. Però si sentiva dalla voce che era più serena. Forse sorrise.
“E adesso… forse è meglio se torno a letto. Ci vediamo domani mattina”
Le diedi un bacio sulla guancia.
“Buona notte!” mi sussurrò mentre mi alzavo e uscivo dalla stanza chiudendo la porta.
Scesi a bere e poi risalii e tornai a letto tranquillo, sentendo che nella stanza di Marzia c’era silenzio.

Il giorno dopo mi svegliai tardi e scesi a colazione che era già ora di pranzo. Salutai mia madre con un bacio e notai che Marzia non era in casa.
“Dov’è Marzia?” chiesi.
Mia madre scosse la testa.
“Non lo so… è uscita stamattina molto presto” disse.
Salii a vestirmi e poi scesi in cucina.
“Non cucinare per me…” dissi a mia madre, “vado da Lillo a pranzo o da Gustav. Dobbiamo preparare una nuova macchina per San Bartolomeo”
“Ok” disse mia madre e mi salutò mentre aprivo la porta d’ingresso e uscivo di casa.
San Bartolomeo, il patrono del nostro paese. La festa a lui dedicata sarebbe stata 3 settimane dopo e di solito si organizzava una grande fiera che accoglieva, oltre che i soliti capannoni di dolciumi e giochi e pubblicità di aspirapolvere e oggetti vari, una grande corsa di auto ‘fatte in casa’.
Gustav, Lillo ed io partecipavamo insieme. Loro costruivano e mettevano a punto la macchina ed io fornivo materiale e correvo. Scambio equo.
L’anno precedente ero riuscito a qualificarmi terzo. Un vero peccato! E sì… perché ero primo e Antonio era riuscito a superarmi e a combinare un incidente tale che solo in 7 eravamo usciti interi dalla corsa. Per fortuna i feriti non erano gravi, solo qualche graffio, e la corsa poteva essere ripetuta anche l’anno successivo, cioè questo.
Questa volta non volevo perdere e Lillo e Gustav erano del mio stesso parere. Dopo tutto sono sempre stato il più veloce e il più spericolato in auto e una corsa del genere per me è sempre stata una scemenza.
Presi la bici e andai da Lillo. Quando arrivai era sulla soglia del garage a parlare al telefono. Era evidentemente adirato.
“Gustav ha detto che i pezzi di ricambio possiamo prenderli soltanto la settimana prossima”
“Cosa??” risposi, “cazzo! E noi che facciamo??”
Chiuse di scatto il telefono e si diede un colpo sulla gamba con una mano, mentre si passava l’altra fra i capelli.
“E io che cazzo ne so?? Adesso dove li andiamo a trovare i pezzi??” sospirò, “possiamo sempre andarli a comprare dal meccanico… tipo Antonio o Gaspare” continuò.
Mi appoggiai alla sua macchina.
“Seeee… quale Antonio? Io nella sua officina non ci metto piede! E poi dal meccanico costano i pezzi. Almeno alla discarica sono gratis!”
“Sì, ma la discarica è chiusa”
Sospirai.
In quel momento passò chi proprio non mi aspettavo passasse: Angela e Concetta con mia cugina Marzia.
Si fermarono dall’altra parte della strada e attraversarono, Marzia per ultima.
“Ciao cugino!” mi salutò per prima mentre stava ancora attraversando. Poi salutò gli altri con un semplice ‘ciao’ mentre Concetta e Angela sorridevano.
“Ciao ragazzi” esordì Angela. Baciò sulla guancia prima Lillo e poi me. Concetta fece lo stesso.
“Cosa stavate facendo?” disse Marzia appoggiandosi alla macchina di Lillo con una mano.
“Prima che arrivaste voi stavamo parlando con Gustav al telefono” disse Lillo.
“Gustav?? Viene?” disse curiosa Angela.
“Mah… veramente non lo so…” dissi io, “stavamo parlando di pezzi di ricambio per San Bartolomeo”
“Partecipate?” chiese Concetta. Lillo la guardò male e poi rispose brusco: “Certo!”
“Sì…” continuai io, “se troviamo i pezzi. Dice che la discarica è chiusa fino alla settimana prossima e a noi servono i pezzi già da adesso”
“E che pezzi?” chiese Marzia.
“Tutti!” rispose Lillo.
“E solo alla discarica li potevate prendere?”
“No… possiamo prenderli anche dal meccanico…” disse Lillo.
“Seeee… meccanici come Antonio? Io da lui non compro niente!”
“Ma non c’è solo Antonio come meccanico Arcà!”
“Ma tutti chiedono i pezzi ad Antonio. Quindi anche se li prendi da Totò o da Gaspare è come se li avessi presi da Antonio!”
“E vabbè… tu la fai grossa…”
“Corri tu alla prossima gara Lì! Io non partecipo se devo chiedere aiuto a quello là!”
“Arcà!”
“E senza Arcà!”
“Ragazzi!” ci interruppe Marzia, “non litigate! Chi è Antonio? Perché ce l’hai tanto con lui Kakà?”
Sospirai.
“L’anno scorso ha combinato un casino alla corsa di San Bartolomeo per vincere. Ce l’ha a morte con me! Io stavo vincendo e lui ha provocato un incidente enorme solo per vedermi sconfitto. E io adesso ce l’ho a morte con lui! Ecco!”
Si grattò un sopracciglio mentre tutti guardavano verso di me non troppo sorpresi dalla mia stizza.
“Vabbè Kakà… è storia passata. Lo puoi battere quest’anno, no?”
“Senza pezzi come faccio?”
“Davvero non li puoi prendere da qualche altra parte?”
“Dai meccanici!”
“E allora?? Perché non li prendi da loro?”
“Perché loro li prendono da lui”
“Ma Antonio è quello che ha la grossa officina accanto al supermercato?”
“Sì…”
“Ah! Allora ti possono aiutare i ragazzi di Alimena!”
“Chi?”
“I ragazzi di Alimena! Anche loro ce l’hanno a morte con lui”
“E chi li conosce i ragazzi di Alimena??” chiesi esasperato.
“Io!”
La guardai sorpreso. “Davvero??”
“Sì!” sorrideva ed era tranquillissima, “oggi devo incontrare un paio di amiche di Alimena e posso chiedere loro di aiutarci… che ne dici?”
Rimasi in silenzio, non sapevo che dire. Guardai Lillo, era sorpreso come me.
Anche Marzia guardò Lillo: “Che ne dite allora?”
Sorrisi a 32 denti e risposi ‘sì’ tutto d’un fiato.
“Certo che sì!” rispose Lillo e l’abbracciò. Marzia ridacchiava sorpresa e imbarazzata.
“Aspetta!” li interruppi, “chi ci dice che ci aiuteranno? Anche i ragazzi di Alimena partecipano alla gara”
“Intanto chiediamo” disse Marzia mentre Lillo le era ancora attaccato, “io però devo incontrarle fra poco… venite?”
“Ok!” disse subito Lillo ancora attaccato.
“E staccati Lillo!” dissi tirandolo via mentre Angela e Concetta ridevano, “Ok ok… ma noi ancora non abbiamo mangiato. Magari più tardi…”
“Oh neanche noi!” si intromise Concetta, “ci incontriamo davanti il bar di Ciccio fra 10 minuti… po-possiamo andare a mangiare insieme un gelato… no?”
Arrossì di colpo.
“Bella idea Concè!” disse Angela. Marzia ridacchiava e si stirava i vestiti.
“Andiamo allora?” disse Lillo.
“Sì dai!” disse Angela.
Lillo prese le chiavi mentre io entravo la bici nel suo garage e le ragazze uscivano. Chiuse il garage e insieme andammo al bar di Ciccio, dove ci aspettavano Anna, Linda e Maria Pia.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Preparativi ***


Capitolo 4 - Preparativi

Anna, Linda e Maria Pia ci aspettavano all’entrata. Erano sorprese di vedere allargata la compagnia che si erano aspettate. In effetti né Marzia né Concetta né Angela le avevano avvisate che si erano uniti anche due ragazzi. Ridacchiavano imbarazzate e parlottavano svelte tra di loro indicando con sguardi eloquenti me e Lillo.
Hey Anna! Linda! Maria Pia!” le salutò Marzia con una mano e poi baciandole sulle guance sorridente. Concetta e Angela la imitarono.
Buongiorno!” disse Anna.
Ciao” dissero all’unisono invece Linda e Maria Pia.
Io e Lillo ammiccammo alle ragazze di Alimena che ridacchiarono di nuovo.

Scusate se non vi abbiamo avvertito prima dei ragazzi. Li abbiamo incontrati poco fa e li abbiamo invitati a prendere un gelato con noi” disse Marzia rivolta alle tre.
Oh no! Non fa niente…” disse Linda, “anzi… più siamo meglio è!”
Sorrise e Marzia guardò verso di me. Sorrisi anch’io ed entrammo nel bar. Ci sedemmo a un tavolo e ordinammo.

Aspettate un attimo” dissi io mentre la ragazza che aveva preso le ordinazioni andava al bancone, “meglio chiamare Gustav. Anche lui dovrebbe essere qui, no?”
Lillo sembrò d’accordo. Marzia e Angela annuirono. Composi il numero e scoprii che Gustav era appena entrato quando sentii il trillo del suo cellulare provenire dalla porta. Mi voltai e lo vidi sulla soglia. Lillo lo chiamò precedendomi. Si voltò dalla nostra parte e ci salutò con la mano sorridente vedendoci in mezzo a tutte quelle ragazze. Si avvicinò.

Signore” salutò con un sorriso e un piccolo inchino le ragazze.
Ragazzi” salutò me e Lillo con un 5 e un abbraccio da maschi. Aveva un giubbotto di pelle nonostante il caldo. Evidentemente era in moto.
Hai preso la Ducati?” chiesi curioso.
Esattamente!”
Wow” esordì Lillo emozionato, “compare mi devi far fare un giro! Dov’è posteggiata? Dove sta?” disse guardando fuori dalla vetrata.
Hei hei Lillù! Calmati!” dissi io, “prima lo devo fare io il giro! Gustav me l’aveva promesso...”
Sì... ma prima deve passare almeno una settimana!” disse Gustav sorprendendoci.
Cosa??”
We Arcà, non credevi che ti avrei fatto fare il giro subito! Prima ci devo salire io!”
Ridacchiò e posò la giacca sulla spalliera di una sedia.

Giusto…” dissi sconfitto.
Allora… che ci fate con queste bellezze? Mi stavate chiamando per invitarmi vero?” disse strizzando l’occhio a Maria Pia.
Sì…” si intromise Marzia, “non era giusto lasciare solo a Lillo e Arcangelo un tal bottino!”
Ridemmo tutti.

Ora che siamo tutti…” continuò Marzia, “facciamo le presentazioni… Ragazze, loro sono Gustav, Lillo e Arcangelo” disse indicandoci ad uno ad uno mentre faceva i nomi.
Poi toccò alle ragazze. “Loro invece sono Anna, Linda e Maria Pia” disse indicando prima una ragazza bionda con i capelli a cespuglio, poi una ragazza alta e non troppo slanciata mora e infine una bassina, un po’ pienotta, con i capelli castani, lunghi e morbidi e occhi profondi neri. Adesso che ci pensavo, quest’ultima ragazza, questa Maria Pia l’avevo già vista da qualche parte. Lei sorrideva imbarazzata e visibilmente a disagio. Io, che ero seduto accanto a Marzia, le chiesi se l’avesse portata con sé altre volte e ottenni in risposta un sincero ‘no’. Gustav si sedette tra Anna e Maria Pia molto a suo agio.

Non c’è bisogno delle presentazioni per me” disse abbracciandole, “io le conosco… Anna è mia cugina! E Linda e Maria Pia le ho conosciute l’estate scorsa quando sono stato un mese ad Alimena”
Ah ecco” disse Lillo. Sul suo volto c’era un’espressione illeggibile.
Perfetto allora!” dicemmo all’unisono Marzia ed io. Ci guardammo e ridemmo toccandoci il naso. Gli altri risero con noi. Se Gustav era cugino di Anna non ci sarebbero stati troppi problemi a trovare dei pezzi di ricambio ad Alimena per la nostra auto.
Anna prese il discorso. “Gustav mi ha detto che avete bisogno di aiuto per la corsa di San Bartolomeo”

Ah… ehm… veramente sì…” disse Lillo.
Marzia ridacchiò per il suo balbuziare e Lillo non ne fu offeso, anzi! Sorrise abbassando lo sguardo e aspettò che qualcuno parlasse.

Sì…” iniziò Gustav, “Dopo aver chiamato Aldo della discarica, l’ho chiamata per… fatti personali… ed è uscito fuori il discorso”
Anna annuì.

Arcangelo” continuò Gustav, “ho parlato con Totò e Gaspare…”
Nono. Non ne voglio sapere niente di Totò e…” lo interruppi.
Lo so. Infatti li ho chiamati per sapere da chi prendessero i pezzi di ricambio” mi interruppe lui.
Da Antonio, da chi sennò?”
Sì, infatti. Li avevo chiamati per sapere questo. Così ho pensato a mia cugina…”
La nostra stessa idea!” disse Lillo entusiasta, “cioè… non che abbiamo pensato a tua cugina, neanche la conosciamo… cioè sì la conosciamo, ma adesso la conosciamo, prima no… abbiamo pensato alle ragazze di Alimena… cioè no, non alle ragazze di Alimena, ai ragazzi veramente… non che siamo dell’altra sponda, tu lo sai, noi ci conosciamo da una vita…”
Presi Lillo per le spalle: “Calmati Lillù! L’ha capito… forse!”
Ridemmo tutti quanti. La cameriera intanto portò i gelati ordinati da tutti e prese l’ordinazione dell’ultimo arrivato.

Più o meno” confessò Gustav, “ho capito che avete avuto un’idea simile alla mia”
Sì” dissi io, “Marzia ci ha detto che aveva degli amici ad Alimena che non possono vedere Antonio come noi e che forse ci avrebbero aiutato con i pezzi di ricambio. Ma non sapevamo se l’avrebbero fatto perché anche loro partecipano alla gara”
Ma non tutti” disse Anna.
Davvero? Chi?” dicemmo Lillo ed io in coro voltandoci verso di lei.
I Grullo non partecipano quest’anno” rispose Anna.
Perché?” aggrottai le sopracciglia.
Perché il loro pilota ha avuto un incidente il mese scorso e ancora non si è ripreso” disse Gustav assaggiando il gelato di sua cugina.
E quindi?” chiesi stupido.
E quindi i Grullo, essendo cugini di Anna e amici miei, ci aiuteranno. Non solo con i pezzi di ricambio! Ci aiuteranno anche con benzina, supporto, pubblicità… 2 squadre per un pilota, grande no??”
Sorrisi incredulo: “Eh?? Sì… Meraviglioso!”

Esatto!” si intromise Anna, “così adesso non vi dovete preoccupare dei preparativi”
E già. Adesso dovevamo solo divertirci. La giornata passò veloce tra risate generali, ammiccamenti, corteggiamenti e scherzi. Marzia ci aveva dato la soluzione, ma se non fosse stato per Gustav non avremmo avuto la stessa fortuna… o forse sì.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Cambio d'aria ***


Capitolo 5 – Cambio d’aria

Anna era una ragazza simpatica, Linda era petulante e Maria Pia era molto riservata. Ma erano una piacevole compagnia. O così mi sembrò solo insieme a mia cugina e ai miei amici.
In effetti quando uscimmo di nuovo insieme non avemmo lo stesso successo della prima volta. Lillo era in coppia con Maria Pia, Gustav con Linda ed io con Anna. Lillo poverino non riusciva a spiccicare una parola e Maria Pia la stessa cosa, Gustav invece era come sempre a suo agio, mentre Anna ed io parlottavamo qualche volta e poi rimanevamo in silenzio ad ascoltare Gustav o Linda. Quello che ci aveva divertito di più quella volta erano stati i continui battibecchi tra Linda e Gustav o le brutte figure di Lillo. E stop. Insomma… l’imbarazzo era generale e si percepiva soprattutto quando i più attivi, inutile ripetere i nomi, rimanevano in silenzio per sbaciucchiarsi. Per fortuna non ripetemmo l’esperienza, ma spesso ritrovai Maria Pia o Anna o Linda insieme a Marzia o Gustav nei giorni successivi. In certi momenti Linda sembrava proprio far parte del mio gruppo. Maria Pia e Anna invece rimanevano sempre in disparte nonostante conoscessero ormai quasi tutti.
La settimana dopo vidi che la macchina aveva già preso una mezza forma nei disegni preparatori di Lillo e che Gustav e la squadra di Alimena avevano recuperato già la maggior parte dei pezzi che servivano. Per cui invitai mia cugina Marzia a guardare Lillo e gli altri che lavoravano nel mio garage, dato che non aveva mai assistito alla preparazione di una macchina artigianale per San Bartolomeo a differenza delle sue amiche paesane. Era molto interessata e faceva domande sulla velocità, il motore, i cavalli e le ruote e i tubi di scappamento… insomma, sembrava intendersene più di ogni altra ragazza. E a me faceva piacere spiegarle diverse cose e i funzionamenti di alcuni parti. Ma dopo poco tempo mi salutò perché doveva vedere un paio di amici, di Blufi mi pareva, nuovi amici che aveva conosciuto nel week end alla festa di Sant’Antonio in paese grazie a Giusi, una ragazzina più piccola di me di due anni, bassina e molto vivace, un po’ minchia per certi versi. Era molto carina però.
Quando la prima giornata di lavoro alla mia auto finì invitai tutti ad uscire quella sera, magari a mangiare una pizza per festeggiare l’inizio dei preparativi. Non tutti però potevano trattenersi, così rimanemmo soltanto in quattro: Lillo, Gustav, Calogero di Alimena ed io. Insieme andammo subito a mangiare, senza neanche rientrare a cambiarci.

In pizzeria vidi Marzia con Giusi. Sembravano molto a loro agio insieme a tutte quelle ragazze appena conosciute. Incredibilmente con loro non c’erano ragazzi. Sembrava una situazione un po’ strana conoscendo proprio Marzia e Giusi di fama, eppure i miei occhi non mi ingannavano mica. Così convinsi Gustav ad avvicinarci al loro tavolo per salutarle, mentre Lillo e Calogero ci seguivano. Arrivati lì, tutte le ragazze smisero all’istante di parlare e si voltarono verso di noi. Erano emozionate? Eccitate? Non avrei saputo cosa esattamente, ma erano voltate verso di noi e rimanevano in silenzio e non accennavano a nessun commento o risolino vari. Sorridevano e basta. Salutai Marzia con disinvoltura con un bacio sulla guancia e lo stesso fece Gustav, Lillo invece quasi le si gettò addosso e Calogero si limitò a salutarla con la mano e lei ne fu piuttosto compiaciuta. Giusi ci guardava tutti come se fossimo quadri o vasi fragili e delicati. Rimanemmo cinque minuti a parlare con Marzia, dato che le altre sembravano troppo imbambolate per prendere parola, e ce ne andammo. Quando fummo ancora non troppo lontani i ragazzi ed io sentimmo un boato provenire proprio dal loro tavolo. Ci voltammo e vedemmo che tutte le ragazze erano quasi addosso a Marzia e le parlavano in fretta, emozionate, e lanciavano veloci occhiate dalla nostra parte mentre noi prendevamo posto ad un tavolo dall’altra parte del ristorante. Sorrisi compiaciuto e lanciai un’occhiata d’intesa a Gustav, che ricambiò, e ci sedemmo. Ordinammo e io rimasi ad osservare tutte quelle ragazze che non smettevano di stuzzicare Marzia. Cambiai visuale solo quando Lillo mi fece notare a forza che era appena entrata Elena, la mia ex, e che non era per niente sola. Avrei voluto alzarmi e andarmene o andare lì a fare una scenata, ma rimasi seduto al mio posto e strinsi i pugni e i denti nel tentativo di far sbollire la rabbia che mi accompagnava ogni volta che la vedevo. E quel che era peggio fu che non era passato molto da quando avevamo rotto e lei già era con un altro.
Non sapevo per quale disgrazia divina, ma Elena, vedendomi, venne dalla mia parte. Abbassai lo sguardo. Non volevo vederla per niente al mondo! Magari sarebbe passata oltre, avrebbe salutato con la mano passando di lì e avrebbe preso un tavolo vicino al nostro, avrebbe fatto qualsiasi cosa ma non sarebbe venuta a salutare me. Non doveva farlo! Alzai nervoso lo sguardo e lei era lì, davanti a me.

C-cosa vuoi?” chiesi sgarbato.
Che modi! Sono passata a salutare..”
Sì certo… l’hai fatto. Adesso puoi anche andare!”
Hei hei… perché sei sul piede di guerra? Non ti ho fatto niente”
No, certo che no… solo le corna!”
Corna? Che corna? Guarda che sei stato tu a farle a me. Io dovrei avercela a morte con te, carino!”
E lui come lo chiami?” dissi indicando il tipo con lei.
Chi? Gustav? Neanche il tuo amico riconosci?”
C-cosa?” lo guardai meglio e vidi che era appunto lui. Ma non era seduto con noi? Che avesse un fratello gemello? Guardai il suo posto ed era vuoto. Non era il suo fratello gemello, era proprio lui. “Che ci fai con le streghe tu?” chiesi.
E dai Arcangelo! Che ti ha fatto questa povera ragazza?”
Mi girai imbronciato. Non volevo vedere nessuno dei due. Traditore Gustav, ecco!

Scusate, io vado a sedermi con mia cugina” dissi col naso all’insù e, alzandomi, presi la mia giacca e mi diressi al tavolo delle ragazze. Quando giunsi ebbi una calorosa accoglienza. Mi voltai e vidi che Elena mi guardava con tanto d’occhi e Gustav e Lillo che ridevano a crepa pelle, mentre Calogero non si scomponeva molto.
Rimasi a quel tavolo quasi tutta la serata e, anche se ero molto tentato di guardare dalla parte di Elena, non lo feci quasi mai e invece delegai il compito ogni volta ad una ragazza diversa. Compiaciuto constatavo che il gruppo che avevo appena lasciato era voltato sempre dalla mia parte e la ragazza rodeva vedendomi tanto al centro delle attenzioni del tavolo 17.
Non erano moltissime le ragazze e non molto appariscenti, ma sicuramente ce n’erano di carine. Due si chiamavano Martina, una Lilla, una Anna, Carmen, Denise, Ilaria e Simona. E poi ovviamente c’erano Giusi e Marzia. Giusi era troppo simpatica, a differenza di quanto pensavo prima, e sicuramente con lei non ci si annoiava mai e insieme a Marzia costituiva l’animo della serata. Loro non erano certo qualcuno che preferisse assistere agli spettacoli più che costituirne uno. E in quell’occasione Marzia era lo spettacolo e Giusi le faceva da cornice o da braccio destro. Erano davvero scatenate.
Finita la pizza uscimmo insieme. Non so… ma quella compagnia mi piaceva. E tutta la serata passò come in pizzeria, con le pazze che gridavano e cantavano per strada e mettevano la musica dei loro cellulari a tutto volume. A dire la verità non sapevo nemmeno che cellulare avesse mia cugina, ma quello che le vidi in mano quella sera era nuovo nuovo e certamente l’aveva comprato da poco. Aveva un lavoro? Non gliel'avevo mai chiesto, ma non credo ne avesse uno e gli zii non erano venuti con lei per potergli dare dei soldi. E allora quei soldi da dove venivano? Vabbè… l’aveva comprato sicuramente qualche giorno prima di partire dalla città.
Non avevano musica eccezionale nei loro cellulari, qualche pezzo di Britney Spears e Jonas Brothers, gruppo per cui mia cugina andava pazza, poi Christina Aguilera, che lei diceva essere il suo più grande amore, più di questi fantomatici Jonas, qualche hit del momento e poi musica da discoteca in generale, come Yves La Rock e Enur e il “mitico” Gigi D’Agostino. Più o meno si poteva ascoltare, più o meno. Sì, dai… con mia cugina c’era da divertirsi in ogni momento. Chi se ne importava della musica nel cellulare?
Neanche più di Elena e Gustav e Lillo mi accorgevo quando passeggiavo per il corso e li incrociavo. Loro mi chiamavano ma io non li sentivo.
Avevo bisogno di cambiare aria. Solo questo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Un diario... ***


Capitolo 6 – Un diario segreto…

Marzia sembrava presa sempre più da Giusi e dalle nuove amicizie di Blufi.
Aveva quasi completamente abbandonato le altre ragazze e soprattutto Concetta e Angela, ma manteneva buoni rapporti con tutte. Strana cosa. Però ero felice per lei. In fondo quelle di prima erano più noiose delle ragazze di Blufi. Ma così facendo, Marzia non stava molto a casa né in paese e io mi annoiavo. A dire la verità passava quasi tutto il tempo a Blufi con loro e Giusi.
Io poi non avevo voglia di vedere Gustav e Lillo e i preparativi erano parecchio in ritardo. Così decisi di dare le chiavi del garage a Lillo. L’unica cosa che non volevo in quel momento era vedere qualcuno. E Lillo, avendo le chiavi del garage, poteva entrare dal retro e salire su in casa.
Così mi chiusi in camera e rimasi ad ascoltare musica a tutto volume con le cuffie. Quando mi annoiai anche della mia musica uscii per cercare dei dischi in camera di Marzia. Avevo voglia di House! Incredibile a dirsi, ma era così.
Entrai e mi misi a cercare i dischi. Non erano da nessuna parte… eppure dovevano esserci perché ogni tanto sentivo quella musica provenire dalla sua camera. Allora… se non c’erano dischi in giro, poteva essere solo sul suo pc.
Mi sedetti alla sua scrivania e lo accesi. Il tempo che si avviasse e poi si aprisse la schermata iniziale, andai nella mia camera e presi il mio mp3. Quando tornai il pc era avviato e aprii la cartella della musica. Accidenti quanta ne aveva! Sicuramente erano più di 1000 canzoni! E io come facevo a sapere quali erano quelle che mi interessavano? Ne misi in esecuzione un paio di cui non ero sicuro se fossero house o pop o rock che non conoscevo o rap o latina o hip hop o blues o classica o country o, eccezionale!, metallica o lirica… ma ascoltava davvero tutta questa musica? E davvero tutti questi generi? Ogni momento che passavo consideravo sempre più ‘eccezionale’ mia cugina. Quando ne trovai un paio che avevo ascoltato qualche giorno prima le misi in esecuzione e le copiai anche sul mio mp3 e mi misi a curiosare tra i suoi documenti. Le piaceva riempire cartelle di foto e immagini colorate, aveva un programma poi che le serviva per ritoccare le immagini e ne aveva fatto un paio davvero carine, entrambe su quei Jonas, e le piaceva anche scrivere. Sì… su word teneva un sacco di cartelle in cui salvava molti documenti. Testi di canzoni, storie che scriveva lei, interventi da inserire nel blog e… e c’era anche una cartella ‘diario’. Che fosse una sorta di sezione in cui si sfogava e scriveva i suoi pensieri e le idee e i segreti? Bè… anche nella sezione ‘blog’ scriveva idee e pensieri, ma non certo segreti. Volli curiosare in quella cartella, dato che delle altre conoscevo già qualche particolare.

Un primo intervento era datato 15 giugno, prima che si trasferisse, e recitava così:

Le cose qui non vanno proprio come mi aspettavo. La scuola ormai è finita ma di riposo mentale non c’è neanche l’ombra. Mamma dice che andare a Castellana mi farà bene, ma io non ho proprio voglia di andarci. Perderò tutti i contatti che ho cercato di tenermi stretti per un anno intero e, quel che è peggio, non potrò vedere Kevin. Lui è così tanto per me!
Ma questa è la mia solita fortuna.

Ne aprii uno datato qualche giorno dopo:

Le cose non sono cambiate e la paura di partire da qui è sempre più forte. Mamma mi ci sta mandando per forza in quello schifo di paese. Ma chi ci ha mai messo piede? Io non so nemmeno com’è stare in paese! Non c’è internet, il cellulare non prende, non c’è sky né il digitale terrestre, non c’è niente di interessante… Non c'è niente di niente! Mi venderei le palle, se le avessi, solo per non andarci! Mi secca, lo odio. Già lo odio. Che palle... E già ieri ho detto addio a Lucia e Carola. Non voglio illudermi di poter avere con loro lo stesso rapporto che abbiamo avuto finora. Ho pianto un sacco, mentre chattavamo su msn. Non le sentirò per un’estate intera. Che schifo. 
Domani parto… già mi mancano. Ma che posso farci? Mi sparo?
Sono sicura che stanotte non riuscirò a chiudere occhio.

Ne aprii un altro datato lo stesso giorno in cui era arrivata, 20 giugno:

Sono arrivata. C'era una marea di gente ad aspettarmi a casa di mia nonna. Dire che mi sono irritata è dire poco. Che seccatura -.-" Eccoti, cara Marzia, il paese in tutto il suo splendore, e già al primo mezzo secondo di permanenza -.-" Comunque credo che se non ci fossero state così tante persone mi sarei messa a piangere subito; e già ho faticato tanto a trattenermi.
La nonna è come me la ricordavo per fortuna. È dolce. Penso che sia come penso che siano tutte le nonne. Solo che al posto di sfornare biscotti felici per i suoi nipoti felici ha un sacco di problemi. Sembra che li risolva tutti lei, o almeno ci prova. Gli zii, d’altra parte, non possono aiutarla di più. Mi secca raccontarti, le sue storie sono già deprimenti da sentire, figurati da ricordare. Ci mancava solo che dalla mia casa deprimente approdassi a quest'altra deprimente casa. So solo che dopo averla 'conosciuta' ora, nell'età della coscienza, non so, penso che mi piacerebbe avere un minimo della sua forza, perché, ti assicuro, lei è forte davvero.
Il nonno era a casa per l'occasione, apposta per aiutarci a scaricare qualche valigia, perché mi ha raccontato la nonna che non ci sta quasi mai. Già mi ha promesso che mi porterà con lui qualche volta a guidare la mietitrebbia o il trattore. Ma tu mi ci vedi alla guida di un trattore? Non nascondo che non vedo l'ora, poi boh... Sarà una mezza schifezza pure quella, che tanto non cambia niente dalla macchina. 

Un altro:

La nonna mi ha detto che Arcangelo, un mio cugino, abita qui. Quando me l'ha detto era felice, vorrei sapere perché... La mamma m'ha preso per scema quando ha visto la mia faccia ignorante, e ha detto che da piccoli stavamo sempre insieme, ma boh, io non mi ricordo di lui... Poi sai, qui si conoscono tutti, ma credo seriamente che lo stiano scambiando con qualcun altro o che so io. Concetta, una tizia che ho conosciuto appena sono arrivata, m'ha promesso che domani mi porterà a ‘conoscere’ mio cugino. Non capisco perché tutti aspettino 'sta cosa. Che è, un divo del Grande Fratello? Un tronista?
Voglio tornare a casa mia. Menomale che ho portato il pc, almeno questo la mamma me l'ha lasciato. Solo che la stronza ha fatto la furba, perché qui non posso usare internet. Dalla nonna c’è un virus nella linea telefonica ed è bloccato tutto, e quindi patate. Chissà se troverò qualcuno a cui scroccare. 
Oh Lucia e Carola! Le ho sentite per sms per mezzo secondo, perché non prende qui. Per mandare messaggi ho dovuto fare il giro della casa e ho dovuto aspettare 10 minuti ad ogni invio. L’unica soluzione è tornare veramente a casa mia. Mi manca tutto! Me ne voglio scappare da questo posto!
Ma questo è solo il primo giorno e c'è ancora un'estate davanti...

Ed un altro, un paio di giorni dopo:

Soffoco. Sto iniziando a soffrire di claustrofobia. Me ne voglio tornare a casa mia.

Uno datato 25 giugno:

Prendimi per pazza o per voltagabbana, ma la vita di paese non è poi così male. Mi aspettavo sinceramente peggio. Molto peggio. Poi ho conosciuto Arcangelo… È troppo bono! Sembra un modello, un angelo! -feci un sorriso orgoglioso, e quasi imbarazzato che mia cugina mi descrivesse così- Alto, biondo, con gli occhi azzurri… Sai che io preferisco i mori, magari qualcuno come Kevin o Tom o Elijah, ma anche lui è un figaccione. E poi è simpatico. Le ragazze gli vanno dietro a decine e a lui le lusinghe gli entrano da un'orecchio e gli escono dall'altro. È indifferente a tutte. Almeno credo. Oddio, spero proprio che non sia gay; cè, è uno spreco -non mi scomposi-. Vabbè, non me lo posso fare, è sangue del mio sangue, però non sarebbe male... Boh, non lo conosco. È passato tantissimo tempo e, anche se adesso passiamo quasi tutto il tempo insieme, non so niente di quello che gli è capitato in questi anni. Mi racconta qualcosa ogni tanto, non so, come fossi sua amica. A me pure piacerebbe potermi ritenere tale, perché mi sembra una brava persona in fondo -'ah, grazie!' pensai ironicamente-. È l’unica persona che per ora si prende cura di me solo perché mi vuole bene. Proprio Concetta mi usa, anche se sembra dolce; infatti a lei piace mio cugino e non so se riuscirò a dirle che mi dà fastidio il fatto. Non che sia gelosa, ma usare una persona solo per avvicinarne un’altra è pesante. Ed è anche crudele. Ma per fortuna ho conosciuto un’altra ragazza: Giusi. Questa ha delle amiche di Blufi. Abitano fuori da questo paese, quindi non penso che possano essere mie amiche solo per mio cugino, perché manco lo conoscono. Sono simpatiche, e molto anche. Credo che passerò più tempo con loro. Ma non voglio litigare con Concetta e Angela... In realtà non so proprio che fare. Penso che la situazione del loro gruppo possa crollare dato che non c’è nessuno che consola 24h su 24 Lia. Certo, io sono l'ultima arrivata, ma con me è tutta un'altra storia, modestamente! Dio, quella ragazza mi dà proprio sui nervi certe volte! -'lo dicevo io!' pensai- Non capisco perché mi ostino a volerla aiutare sempre… boh! -'e neanche io' pensai di nuovo- Neanche uno psicanalista esperto potrebbe capirmi. Perché mi faccio male da sola? Dopo quello che ho perso per Kevin ho sempre cercato di tenermi lontana dalle storie d’amore o sdolcinate di ogni genere. Anche amicizia. Bà… vado a letto. Notte.

In fondo alla pagina c'era un altro intervento, senza data. Lo aprii curioso:

Non voglio vedere nessuno. Nessuno, proprio nessuno.
Devo piangere. E devo farlo subito.
La verità è sempre stata lì e io la conoscevo. Eppure continuavo ad illudermi che non tutto fosse come credevo che fosse. ‘Stupida’ è riduttivo.
Quanto sono rimasta incollata a questa speranza? Neanche Dio lo sa, se mai esiste un Dio. Ormai non credo più a niente. Tutto è crollato e io non ho più speranze. Sperare cosa poi? Che esista qualcosa di diverso? L’ho già fatto fino ad adesso ed ecco il risultato: un rifiuto totale di tutto ciò in cui credevo: Dio, l’amore, l’amicizia, la felicità, la speranza, la pace… quanti stupidi poeti si sono persi su certi temi. Stupidi! E stupidi continuo a ripetere. Perché adesso tutto quello che mi circonda non parla d’altro. Quanta fantasia eh? Ma perché? Perché a me? Non sono forse abbastanza buona? Devo migliorare? Devo fare qualcos’altro? Cosa posso fare?? Cosa???
Adesso mi viene solo da piangere e gridare. Voglio gridareeeee!! Ma come faccio? Non sono mica sola a casa. Stupida città!! Crollasse tutta quanta!
Sola… ecco quello che sono sempre stata e quello che voglio essere per mia scelta d’ora innanzi. E anche quando qualcuno mi chiedesse di cambiare testa, di nuovo, dopo questo… non la cambierei più. Neanche se fosse lui stesso in persona a chiedermelo, neanche se fosse sincero. Morisse! E con lui morissero tutti i maschi di questo mondo! Al diavolo!

'Bah, che esagerazione...' pensai. Chiusi le pagine di diario, che sinceramente mi avevano stancato. Mia cugina era forse più deprimente di quanto osassi immaginare. Di persona, in realtà, era diversa, totalmente. Però, boh... Era normale. Tutti avevano momenti di alti e bassi, no? Anche lei aveva i suoi. Era umana dopotutto. Stupido ero, che a volte avevo creduto di avere un alieno come cugina, perché sembrava soprannaturale il suo modo tranquillo e pacato di muoversi e parlare e anche di riuscire a risolvere quasi tutti i problemi che la circondavano. 
La musica del pc smise di suonare e io rimasi in silenzio davanti a quelle parole che mi frullavano nella testa, a rimuginare. Che razza di persona era una che aveva due facce come un foglio? Da un lato era puro sole, dall'altro oscurità più totale. Non avevo trovato un minimo pensiero positivo (a parte qualche apprezzamento piuttosto esplicito nei miei confronti). Ma tutte le ragazze erano così o lei aveva il primato? No, perché se fosse stato così avrei dovuto iscriverla al Guinness World Record...
In quel momento avevo bisogno di parlare con qualcuno: con mia mamma, per esempio, ma non era a casa. Con chi parlare allora? La mia fidanzata, ex veramente, beh… era ex ormai; non potevo chiedere a lei. Andai nella mia stanza e ritornai subito perché avevo dimenticato di spegnere il computer: lo spensi e presi l’mp3. Mi vestii di più, o almeno mi resi presentabile, e uscii di corsa da casa. 
In quel momento avevo bisogno di parlare con qualcuno: con mia mamma, per esempio, ma non era a casa. Con chi parlare allora? La mia fidanzata, ex veramente, beh… era ex ormai; non potevo chiedere a lei. Andai nella mia stanza e ritornai subito perché avevo dimenticato di spegnere il computer: lo spensi e presi l’mp3. Mi vestii di più, o almeno mi resi presentabile, e uscii di corsa da casa. 


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=254303