50 anni in attesa del tuo ritorno

di Death_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** buon compleanno Rin! ***
Capitolo 2: *** Al chiaro di luna. ***
Capitolo 3: *** Ho paura di te. Ho paura di perderti ***
Capitolo 4: *** Ricordi lontani di un vestito dorato. ***
Capitolo 5: *** Lacerazione al cuore. ***
Capitolo 6: *** Ritorno dalla morte. ***
Capitolo 7: *** Strane visite. ***
Capitolo 8: *** Il duello e un nuovo amore. ***
Capitolo 9: *** La voce della mezzodemone ***
Capitolo 10: *** La battaglia ***
Capitolo 11: *** L'inizio di un viaggio. ***
Capitolo 12: *** Inuyasha, a cuccia. ***
Capitolo 13: *** Tempo. ***
Capitolo 14: *** Mio principe! ***
Capitolo 15: *** Notte di luna piena ***
Capitolo 16: *** Verso il monte Hakurei ***
Capitolo 17: *** Tanto spesso, troppo bene uguale al male è. ***
Capitolo 18: *** Dolce amore proibito. ***
Capitolo 19: *** Rivelazioni. ***
Capitolo 20: *** Inuyasha, non Inuyasha. ***
Capitolo 21: *** Finalmente, Kikyou. ***
Capitolo 22: *** Il cuore e l'anima. ***



Capitolo 1
*** buon compleanno Rin! ***


CAPITOLO 1: Buon compleanno Rin!

RIN: Signor Sesshomaru! Signor Sesshomaru!
SESSHOMARU: Cosa c'è, Rin?
RIN: Sapete che giorno è domani?!
SESSHOMARU: Uhm?
RIN: Oh, andiamo! E' il mio compleanno! Compio finalmente 18 anni!
Sesshomaru inarcò il sopracciglio, poi le fece una smorfia che doveva essere un sorriso. Rin che compiva 18 anni...Come era volato il tempo. Ormai erano passati 9 anni da quando Naraku scomparve da quel mondo, Kagome alla fine si stabilì nell'epoca Sen-Goku sposando Inuyasha e la pace era tornata tra gli uomini. Ma nel suo cuore, nel gelido cuore del principe dei demoni, non regnava affatto la pace. Erano in viaggio da giorni e Rin era ormai stanca di dormire all'aperto. Jacken trovò un villaggio di umani abbastanza accogliente e riuscì a rimediare un alloggio confortevole. Il piccolo demone si addormentò subito e Rin lo seguì a ruota. Sesshomaru, invece, aveva un importante compito da svolgere. E doveva sbrigarsi. 
La mattina seguente, Rin si svegliò sorridente e piena di vita. Era cresciuta certo, ma il suo spirito da bambina spensierata non era affatto mutato. Jacken farfugliava qualcosa nel sonno scatenando la risata di Rin. Il suono cristallino arrivò all'orecchio del piccolo demone verde, che si svegliò. Guardò Rin con espressione annoiata.
JACKEN: Possibile che tu non faccia altro che ridere?
RIN: Possibile che tu non faccia altro che lamentarti!?
JACKEN: Piccolo mostricciattolo che non sei altro!
RIN: Eh, no! Mio caro... Sono cresciuta!
JACKEN: Si... di aspetto forse! 
SESSHOMARU: Jacken!
RIN: Sesshomaru-Sama!
JACKEN: Ordinate padrone!
SESSHOMARU: Procurati qualche cosa da mangiare.
JACKEN: Come volete padrone!
Jacken uscì impacciato dalla capanna. Rin si voltò verso la figura slanciata che la sovrastava. Poi gli dedicò il sorriso più bello che aveva. A quella vista il grande demone cane arrossì impercettibilmente. Solo che Rin se ne accorse e ne rimase non poco sorpresa. Il suo glaciale Sesshomaru che arrossiva?!
RIN: Signor Sesshomaru...
SESSHOMARU: Tieni. Buon complenanno.
La ragazza si trovò davanti un pacco. Lo prese delicatamente e lo aprì con altrettanta cura. Un kimono bianco come la neve con delicate rifiniture d'oro scivolò sotto lo sguardo meravigliato di Rin. Sesshomaru restò inflessibile come sempre, ma il suo cuore era colmo di gioia. Adorava veder sorridere la sua Rin. Era come una droga per lui. Non poteva farne a meno. Ad un certo punto, Rin si alzò di scatto e andò nell'altra stanza.
RIN: Signor Sesshomaru potrebbe attendermi fino a stasera?
SESSHOMARU: Se è quello che desideri. Ci vediamo stasera.
RIN: Grazie! 

 

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Capitolo 2
*** Al chiaro di luna. ***


CAPITOLO 2: Al chiaro di luna.
Sesshomaru e Jacken vagarono nei dintorni della foresta vicino al villaggio, cercando di perdere tempo.
JACKEN: Ma, Padron Sesshomaru, perché mai Rin ha chiesto così tanto tempo?
SESSHOMARU: Lo scopriremo stasera.
Rin intanto si era lavata con sali profumati, aveva applicato un velo di trucco e aveva indossato il kimono bianco regalatole da Sesshomaru. Le stava d’incanto, come una seconda pelle. Il suo volto dai delicati e perfetti lineamenti era incorniciato da una massa di splendidi capelli corvini, lunghi fino alla vita e appena mossi sulle punte. La sua carnagione chiara risaltava ancora di più grazie al rossetto color pesca che le aveva prestato una vecchina del villaggio. Era una dea. Prese un laccio di stoffa d’oro e si legò i capelli in un codino laterale. Era la sua solita pettinatura. Quella tanto criticata da Jacken, ma tanto amata da Sesshomaru. I due demoni l’attendevano vicino ad una cascata dove gli abitanti di quel paesello si recavano per pulire abiti e piatti, ma anche per prendere dell’acqua potabile. Il panorama era incredibile. La luna ormai prossima al plenilunio faceva risplendere l’acqua del laghetto, rendendo l’atmosfera argentea e cristallina. Le lucciole danzavano in quel luogo incontaminato creando traiettorie ipnotizzanti. Ad un certo punto, sia Jacken che Sesshomaru si voltarono verso l’entrata di quel boschetto poiché avevano sentito dei leggeri passi che si avvicinavano. Una vista idilliaca si aprì al glaciale Sesshomaru, che per poco non apriva la bocca dallo stupore. Poi però si diede un po’ di contegno e ritrovò il suo fermo controllo. Tuttavia, quella donna che aveva davanti era…bellissima. La sua Rin… si, perché era solo sua. Il tessuto morbido di quel vestito le accarezzava le morbide forme e le accentuava ed ad ogni suo movimento, lo strascico la seguiva fedele rendendo i suoi passi più aggraziati. Lo spacco al centro rendeva sensuale il suo abbigliamento. Sesshomaru non sapeva cosa fare. Per la prima volta, le sue abilità con le spade o la sua freddezza non gli erano per niente d’aiuto. Era una creatura meravigliosa, inafferrabile quella che si era trovato davanti. Anche Jacken era rimasto affascinato da quella umana, anche se non riusciva a vederla una donna. Per il piccolo esserino verde, Rin rimarrà sempre una bambina spensierata e pasticciona, una simpatica combinaguai. Lei si avvicinò a Sesshomaru porgendogli un altro dei suoi sorrisi mozzafiato.
SESSHOMARU: Rin… Sei incantevole…
RIN: Grazie. Oh, Sesshomaru-Sama è un regalo fantastico! Adoro questo vestito…
JACKEN: Rin! Sei veramente bellissima!
RIN: Grazie Jacken!
SESSHOMARU: Ho ancora una cosa per te.
Rin si voltò sorpresa, ma Sesshomaru la girò delicatamente e le mise al collo un ciondolo argenteo raffigurante una mezzaluna calante intarsiata di piccoli e fini diamanti che brillavano al chiaro di luna.
RIN: E’ la stessa che avete sulla fronte. E’…E’ perfetta…
Si voltò e gli saltò al collo, abbracciandolo con affetto e amore. Sesshomaru non sapeva che fare, non era abituato a dimostrazioni di affetto come quello. Poi però seguì l’istinto e posò le sue braccia sulla schiena di quella dea. Lacrime di gioia solcavano le guance di porcellana di Rin. Jacken capì che ra il momento di lasciarli soli. Cos’ si addentrò nella foresta e sparì.
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Bhe, insomma chiamarmi autrice è un po’ esagerato, visto che non è che la storia sia una dei capolavori d’arte contemporanea… Però a me piace molto e spero che  piaccia anche a voi…
E’ da un po’ di tempo che mi aggiro furtiva su questo sito leggendo di volta in volta storie che mi sembravano appassionanti. E vi dico che ci ho perso le notti. Per adesso mi sono disperatamente innamorata della storia di Selenite. Quella che parla dell’avventura di Mahel su Gaia. Forse perché mi chiamo anche io così….BHA! Comunque ci sono moltissime altre storie che mi sono piaciute molto, e che ho aggiunto tra i miei preferiti e che continuo, inesorabilmente, a leggere e rileggere. Sto impazzendo me lo sento. Comunque, bando alle ciance! Spero tanto che qualcuno legga la mia storia (anche se è solo all’inizio) e mi dia un suo parere personale. Accetto le critiche positive di buon grado ma anche quelle negative mi saranno utili quindi… dateci dentro!! (Senza fare a pezzi tuttavia la mia delicata autostima che di questi tempi preferisce abbassarsi sempre di più!)

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Capitolo 3
*** Ho paura di te. Ho paura di perderti ***


CAPITOLO 3: Ho paura di te. E ho paura di perderti.
 
 
SESSHOMARU: Io ho paura. Ho paura di te.
RIN: Paura? Tranquillo non ti farò del male!
Sesshomaru rise dentro di sé. Gli piaceva il lato spiritoso di Rin, anche perché non è che lui ridesse tanto.
RIN: Sesshomaru…Io…Io ti amo…
SESSHOMARU: Rin, non essere sciocca. Io sono un mostro. Ovunque io vada semino morte, panico e              distruzione…
RIN: Ma io non vedo un mostro quando ti guardo. Io vedo un guerriero forte e temibile. E vedo anche una creatura senza eguali. Sei unico, Sesshomaru. Non sei affatto un mostro.
Detto ciò la ragazza si scostò lentamente da quel corpo perfetto e si avvicinò al viso, altrettanto perfetto. Tuttavia si fermò, prima che le sue labbra avessero sfiorato quelle proibite di lui. Indietreggiò a testa bassa.
RIN: Perdonatemi, Signor-Sesshomaru…
Il principe dei demoni vide quella dea allontanarsi. Mise da parte l’orgoglio e fece un balzo in avanti, superando Rin e parandosi davanti. La prese tra le braccia e si impossessò delle sue labbra. Rin era la settimo cielo. Finalmente aveva il suo principe. Quella notte fu la più bella della sua intera esistenza.
50 ANNI DOPO.
GAYA: Padre! I demoni che infestavano la parte est del regno sono stati sconfitti.
SESSHOMARU: Perfetto. Ottimo lavoro Gaya. Come sta tuo fratello?
GAYA: Homura dite? Si sta allenando con Tenseiga…
SESSHOMARU: Già, quasi dimenticavo…Il tuo allenamento con Tessaiga come procede?
GAYA: Sono riuscita a lanciare un Meidou Zangetsuha completo.
SESSHOMARU: Molto bene. Domani ho intenzione di portarti in un luogo speciale, è finalmente giunto il momento che tu la veda. Fatti trovare pronta per l’alba.
GAYA: Come desiderate padre.
Quando la ragazza fu uscita, Sesshoamru rimase solo con i suoi pensieri. Era orgoglioso dei suoi figli. Gaya era diventata una donna perfetta. I capelli argentati con le orecchie tipiche da mezzodemone cane nere. Una mezzaluna calante nera occupava il centro della sua liscia fronte. Aveva preso la bellezza di sua madre. Alta, magra e con le gambe snelle e affusolate. Il suo volto era a dir poco perfetto. Le labbra di un rosso infuocato e la pelle candida e marmorea. Bellissima e irraggiungibile. Molto aggraziata nei movimenti. Ma in quanto al combattimento, era sangue del suo sangue. Lo stile elegante e fiero, lo spirito indomito e battagliero, un glaciale sguardo ambrato che ti tagliava. Invece il fratello Homura aveva preso tutto da Rin e da Inuyasha. Era impulsivo e impacciato e sembrava che fosse nato per mettersi sempre nei guai. Però la sua goffaggine era compensata dalla bellezza. Eterea come quella della sorella. I lineamenti delicati ma al contempo marcati. I capelli portati fino al bacino, neri come la notte da cui sbucavano due simpatiche orecchie bianche. Gaya aveva ereditato la mezzaluna, mentre lui aveva le due strisce per guancia. Erano azzurre e lo rendevano ancora più bello di quello che già era. Era comunque buffo nei movimenti. Infatti, ogni due per tre inciampava nei suoi stessi piedi, suscitando sonore risate a chi gli stava intorno. Tuttavia il suo cuore puro conquistava tutti. E tutti, alla fine, gli volevano molto bene. Sesshomaru era molto orgoglioso della sua prole. Gaya rappresentava la figlia che aveva sempre desiderato, mentre Homura aveva quell’ingenuità che gli ricordava tanto…una persona speciale…Rin…sua madre. A quel pensiero, la ferita nel cuore di Sesshomaru che si era aperta 6 anni orsono e che con fatica aveva tentato di cicatrizzare, si era riaperta. Un dolore lancinante pervase il suo corpo, tanto che si accasciò a terra e cominciò silenziosamente a piangere lacrime di sangue.
 

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Capitolo 4
*** Ricordi lontani di un vestito dorato. ***


CAPITOLO 4: Ricordi lontani di un vestito dorato
 
 
La mattina seguente, Gaya era pronta sulla soglia. Indossava un kimono celeste con ricami bianchi. Era funzionale, perfetto per un eventuale scontro ma aveva tuttavia lasciato i lunghi capelli argentei sciolti.
GAYA: Padre, sono pronta…
SESSHMARU: No, mettiti questo kimono.
GAYA: Ma, veramente…Si padre.
Dopo essere andata nelle sue stanze e dopo aver finito di cambiarsi, si guardò allo specchio. Era un kimono lungo e bianco, forse un po’ troppo lungo e un po’ troppo bianco per i suoi gusti. Ma doveva ammettere che era davvero meraviglioso. Sui bordi splendevano delicati ricami color oro e al centro prorompeva uno spacco vertiginoso. Si trovava bene dopotutto con quel vestito, anche se non aveva capito perché suo padre glielo avesse fatto mettere. Per la verità era da un po’ di tempo che suo padre Sesshomaru si comportava i modo strano. Da quando aveva compiuto 58 anni (che per un mezzodemone era come se ne avesse 18) aveva un comportamento assente ed enigmatico, come se stesse progettando qualcosa di molto importante ma che non poteva rivelare. Sperò con tutto il cuore che suo padre non volesse darla in sposa a qualche principe ricco e lontano. No, suo padre non era il tipo da fare certe cose. O almeno, lo sperava con tutta se stessa. Immersa come era nei suoi pensieri, un delicato odore di muschio bianco e lavanda arrivò al suo sensibile nasino. Era un odore familiare…lo aveva sicuramente già sentito…Ma certo! Era l’odore di sua madre. Già, una donna bellissima umana che restò con lei per 20 anni… Così poco… Per quello che ricordava, era morta perché una strega, invidiosa della sua giovane ed eterea bellezza, la fece invecchiare di colpo portandola alla morte. Poi la sigillò nell’aldilà. Ma non ricordava molti dettagli. Sesshomaru non amava soffermarsi sull’argomento. Ma lei ricordava perfettamente che voleva un bene dell’anima a sua madre. Per questo, dopo aver capito che effettivamente quel vestito era appartenuto a sua madre, una malinconica lacrima solitaria lasciò una salata scia sulla guancia di Gaya. Si decise finalmente di scendere le scale e trovò  suo padre e Homura ad attenderla. Quando Sesshomaru rivide quel vestito indosso ad una persona molto cara, mutò il suo animo così freddo in uno triste e solo. Partirono per un viaggio che durò per circa 2/3 ore. Atterrarono in fine in un vasto campo di fiori arancioni. Al centro, una collinetta teneva su di sé una statua, lucida e bianca, come se fosse stata appena realizzata. Una statua di una donna, una donna dalla familiare bellezza. La collina nascondeva una piccola entrata sul retro. Sesshomaru fece strada. Gaya entrò da quella fessura, mentre Homura inciampò a cadde rovinosamente a terra. All’interno si estendeva un prato di altri fiori arancioni, ma più belli di quelli in superficie. Al centro, una luce blu creava una sorta di barriera a qualcosa che effettivamente sembrava essere un corpo. Si avvicinarono e notarono che era davvero un corpo. La salma era coperta con un sottile telo color oro dalla mirabile fattura. Sesshomaru lo scostò facendolo cadere a terra e rivelò il volto di una donna. La stessa della statua.
HOMURA: Non sarà per caso…!?
SESSHOMARU: Si, è Rin…
GAYA: E’ la mamma!!?
HOMURA: Ma ci avevi detto che era morta di vecchiaia. Ma qui è ancora giovane…
SESSHOMARU: E’ la barriera di Tenseiga quella che avvolge vostra madre. E come ben saprete, questa spada ha poteri curativi ridonando a Rin la sua giovinezza. Qui giace l’unica donna che io abbia mai amato…
Homura si avvicinò al padre e gli mise una mano sulla spalla destra mentre Gaya sulla spalla sinistra. Per la prima volta, Gaya e Homura videro il loro padre piangere.
 

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Capitolo 5
*** Lacerazione al cuore. ***


CAPITOLO 5: Lacerazione al cuore.
 
58 anni prima, quando Rin era ancora con Sesshomaru…
 
RIN: Oh Sesshomaru…è bellissima
SESSHOMARU: Si.. ha preso tutto dalla madre. E’ da due anni che me lo chiedo, perché l’hai chiamata Gaya?
RIN: Perché era il nome di mia madre…E lei era una donna meravigliosa.
SESSHOMARU: Capisco.
GAYA: mama…falfalla! falfalla!
RIN: Hai visto tesoro? Non sono dei colori incantevoli Gaya?
GAYA: Cololi incatevoli! Ahahahahahhaha
Quella bambina che non riusciva bene a parlare era una furia. Correva ovunque, curiosa di scoprire qual mondo immensamente più grande di lei. Rin e Sesshomaru camminavano dietro di lei mano nella mano. Rin teneva inoltre l’altra mano sul grembo, che accennava un lieve rigonfiamento. Mai si vide una famiglia più felice di quella. Il principe dei demoni non era mai stato così felice. Combattere era la sua passione, un’arte che lo appagava. Ma Rin e Gaya… Niente aveva più valore della sua donna e della sua amatissima figlia. Rin aveva 23 anni ora e, come sempre, la sua bellezza superava di gran lunga la luna piena riflessa nel mare, o l’alba che tinge di rosei colori il cielo. Forse è per questo che Minikui, una potente strega conosciuta più per il suo orribile aspetto che per la sua magia, aveva subito provato un profondo odio per quella ragazza che aveva avuto un dono così grande da Madre Natura. Tirò fuori una fiala, contenete un veleno magico assorbibile attraverso la pelle. Sesshomaru sentì il suo odore mischiarsi con quello del bosco. E subito avvertì l’imminente pericolo.
SESSHOMARU: RIN! SCAPPA PRESTO! NASCONDITI CON LA BAMBINA!!
RIN: Ma che cosa sta succedendo?! Gaya! Forza bambina mia vieni qui!!
MINIKUI: Ahahahahahahahahah scappare non ti servirà a nulla ragazza! Il mio obiettivo sei tu! Farò in modo che la tua bellezza scompaia per sempre!
SESSHOMARU: NON TI AVVICNARE A LEI BRUTTA STREGA!
MINIKUI: Ho qualcosina anche per te, stupido cagnolino! Ora dormi!!
Dette queste parole, la strega Minikui lanciò del fumo in faccia a Sesshomaru che, nonostante la sua potenza, rimase paralizzato. Ora quella orribile vecchiaccia si avvicinava pericolosamente alla sua famiglia.
RIN: Gaya! Scappa da qui tesoro! Corri!
GAYA: Mamma! Mamma io ho paula!
RIN: CORRI TI HO DETTO!
Gaya rimase spaventata dalla reazione di sua madre, che tentava di proteggerla. Così la piccola scappò, rifugiandosi nella foresta.
MINIKUI: Ora veniamo a te, sgualdrina! Il tuo bel demone è forte sai? Qual veleno avrebbe dovuto farlo svenire e invece gli ha solo bloccato i movimenti. Bhe meglio così. Vedrà con i suoi occhi la fine della sua amata! Ahahahahahahah
Tirò fuori la fiala e, prima che Rin potesse girarsi e mettersi a correre verso Sesshomaru, Minikui gliela frantumò sul viso. Sotto lo sguardo inorridito e impotente di Sesshomaru, Rin cominciò ad invecchiare per poi venir sigillata in un varco per l’aldilà. Una risata di maligno trionfo riecheggiò nell’aria. Sesshomaru, in preda al più forte rancore e alla più incontrollata furia, scattò in avanti nonostante l’effetto ancora attivo del veleno. Prese la strega per i capelli e la uccise, facendo particolare attenzione a farla soffrire il più possibile. Quando Minikui fu in un lago di sangue, Sesshomaru urlò il suo dolore al vento. Tanta era la sua sofferenza in quel momento che gli animali si zittirono e il sole si oscurò. Arrivò la sera e il demone era ancora lì in piedi, fermo a guardare i fiori bianchi macchiati di sangue. Non sapeva che cosa fare. Era completamente spaesato [perfino io, che narro questa storia, non so descrivere questo momento triste e agonizzante. Quindi perdonatemi fanciulle e cavalieri, ma non so che cosa dirvi]. Estrasse Bakusaiga e puntò la lama alla gola, deciso a seguire Rin nell’aldilà. Era deciso a uccidersi per amore. Ormai niente lo legava a questo mondo. Giusto un po’ di pressione e tutto sarebbe finito. Ma il destino decise diversamente per lui.
GAYA: Papaaaa! NON FALLO PAPAAA!
Sesshomaru sentì che un esserino gli stringeva forte la gamba, arrivando a malapena al ginocchio. Abbassò lo sguardo e vide la sua bambina. Poi rammentò il fatto che Rin era incinta. Aveva perso la sua vita, e il suo terzo figlio.
GAYA: Papa, la mamma è andata in un posto migliole! Se ola tu andassi là, lei ti sglidelebbe pelchè hai lasciato me e Homula da soli!
SESSHOMARU: Hai ragione bambina mia. Torniamo da Homura. Portiamo brutte notizie con noi.
GAYA: Si! Pelò non piangele più eh!
SESSHOMARU: Te lo prometto, Gaya. Non piangerò mai più.

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Capitolo 6
*** Ritorno dalla morte. ***


 
CAPITOLO 6:  Ritorno dalla morte.
 
 
 
 
Sesshomaru, ripensando a quel giorno, si sentì un debole. Nonostante fosse un demone maggiore e probabilmente il più forte sulla terra, non era riuscito a proteggere la cosa che amava di più al mondo. Guardò prima a destra dove c’era Homura, e poi Gaya che era alla sua sinistra. Rin giaceva invece di fronte a lui. Ricordò che aveva dovuto chiedere al fratello di aprire con il Meidou Zangetsuha un varco per l’aldilà. E trovò Rin stesa a terra, ormai con la maledizione della vecchiaia addosso. Aveva estratto Tenseiga, anche se sapeva benissimo che non era con il taglio curativo che poteva portarla alla vita per la 3 volta. Tentò comunque, ma Rin non si svegliò. Purtuttavia qualcosa accadde. I lunghi capelli bianchi e sciupati tornarono forti e corvini, dalla radice alle punte. Le rughe marcate che aveva in volto si erano diradate per lasciare spazio alla liscia pelle giovane di Rin. Tenseiga aveva perlomeno ridato a Rin la giovinezza. Un rumore distolse Sesshomaru da dolorosi ricordi. Era stata Tenseiga che iniziò a vibrare nel fodero, attaccato alla fascia che Homura portava sul fianco. Estrasse la spada non capendo bene la situazione. Dal corpo esamine di Rin uscì una luce. Era calda e bianca e trasmetteva pace e serenità. Dopo un po’ la luce si plasmò fino a prendere le sembianze di Rin.
SESSHOMARU: Rin?!
RIN: Ciao amore mio. Ho poco tempo. Mi sei mancato così tanto.
SESSHOMARU: Anche tu….moltissimo
GAYA: Madre…
RIN: Come sei diventata grande figlia mia. Ma… quel vestito! Quanti bei ricordi è, Sesshomaru… Sei bellissima…
HOMURA: Salve madre!
RIN: Ahahahah, ciao figliolo! Sii sempre così allegro e solare. Sono fiera di voi figli miei. Siete perfetti.
SESSHOMARU: Rin…resta con me…non andartene ancora.
RIN: Sesshomaru…Non sai quanto io brami a stare accanto a te, ancora una volta e per sempre. Ma purtroppo non posso. Ma ti amo, ti amo, ti amo…
SESSHOMARU: Io morirò senza di te…Io ti amo più della mia stessa vita…
L’anima di Rin si avvicinò e baciò Sesshomaru che tentò a sua volta si stringerla a sé, ma invano. Dopo un po’ l’anima di Rin cominciò inesorabilmente e lentamente a farsi sempre più chiara, sempre più trasparente, ormai prossima a dissolversi completamente.
RIN: Ora devo andare. Mi mancherete tanto.
GAYA: Addio…madre. Ti voglio bene, e te ne vorrò per sempre.
HOMURA: Arrivederci mammina!
SESSHOMARU: Il mio cuore ti appartiene, e ti apparterrà per l’eternità
RIN: Vi voglio molto bene…
Poi si dissolse completamente lasciando che i tre demoni versassero lacrime per la persona più importante della loro vita. Sesshomaru maledisse ancora una volta quella strega.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Scusatemi infinitamente se il capitolo è breve, ma dopo aver aggiunto il capitolo 5, che inizialmente non c’era, ho dovuto cambiare le impostazioni dei capitoli. Premettendo che la storia non è molto lunga di per se. Sto lavorando per un’altra storia, che non centra tuttavia niente con Inuyasha. Ringrazio di cuore Heart (ahahahahha capita il gioco di parole? Ok, Ok sono una psicopatica lo so, lo so). No, davvero sei la primissima persona che ha recensito e non ti ringrazierò mai abbastanza. Mi fai sentire importante! Auguro buona lettura a chiunque clicchi, anche se per errore, sulla mia fanfiction!
Che la forza sia con voi! Perché da una grande fanfiction, derivano grandi responsabilità u.u

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Capitolo 7
*** Strane visite. ***


CAPITOLO 7: Strane visite.
 
 
 
Il ritorno fu straziante. Sesshomaru non parlò per tutto il tempo. Gaya controllava le retrovie mentre Homura stava al centro, con un sorriso malinconico e gli occhi gonfi e rossi per le lacrime versate. Appena tornati al castello, i tre demoni cercarono subito qualcosa per distrarsi. Homura tornò ad allenarsi con la spada e Sesshomaru continuò a pianificare attacchi per conquistare nuovi territori ed espandere il suo potere. Solo Gaya non sapeva cosa fare. Si sentiva terribilmente in colpa per essere scappata quel giorno, e non essere rimasta per dare un qualche aiuto a sua madre. Aveva inoltre condannato suo fratello o sorella ancora in grembo, solo per salvarsi la pelle. Odiava quella sensazione. Un groviglio di nervi che non accennano a rilassarsi che pulsano nelle tempie e nella pancia, provocando un senso di vuoto che mozzava il respiro. Aveva assolutamente bisogno di prendere un po’ d’aria. Così si arrampicò agilmente fino ad arrivare sul tetto e rimase lì seduta a guardare l’orizzonte, mente qualche lacrima solitaria le rigava il grazioso volto. Non si era nemmeno tolta il kimono della madre. Forse perché la sentiva più vicina in quel modo, forse perché quel vestito, in fin dei conti, era l’unico ricordo materiale che aveva di sua madre. Si cingeva le spalle da sola, accarezzandosi i capelli, come una bambina spaesata e senza un perché. Alla fine non ne poteva più di quella sensazione, doveva assolutamente muoversi. Decise dunque di fare una passeggiata per schiarirsi le idee. Scese dal tetto per cambiarsi il kimono. Dopotutto non voleva sporcarlo. Scelse un vestito molto lungo che non aveva mai usato. Era nero, con un drago color rame che si sviluppava su tutta la schiena. Era un kimono che non aveva mai messo. Lo aveva sempre ritenuto un vestito triste e per nulla di buon gusto. In questo momento tuttavia, era l’abbigliamento che rifletteva più il suo stato d’animo. Scese le scale con incredibile lentezza, trascinandosi ogni gradino. Arrivò davanti alle stanze in cui suo padre di solito si rintanava per pianificare e programmare attacchi su vasta scala. Bussò e, senza attendere una risposta di assenso, entrò. Quando Sesshomaru le vide addosso quel vestito nero, che tanto contrastava con i suoi capelli, la sua pelle, e il suo carattere, capì che era distrutta per quello che era accaduto.
GAYA: Padre…
SESSHOMARU: Dimmi.
GAYA: Vorrei poter uscire per camminare un po’. Ho bisogno di stare sola con i miei pensieri.
SESSHOMARU: Come vuoi. Portati Tessaiga però.
GAYA: Certo padre, ci vediamo più tardi.
Così la mezzodemone uscì senza dimenticarsi la spada demoniaca. Camminando per il sentiero, si ritrovò vicino ad una cascata. Con la mano sfiorò l’acqua e ne scoprì la tiepida temperatura. Si guardò in giro, poi si spogliò ed entrò nel laghetto godendosi quel tepore. Si sentiva bene, anche se il suo cuore era distrutto per il dolore e il rimorso. Guardò la cascata e il sole che vi si rifletteva facendo sembrare delle goccioline cristalline, dei piccoli diamanti che zampillavano dalla roccia. Gaya pensò che con tutta probabilità quel posto sarebbe piaciuto molto a sua madre. E la sua espressione divenne di nuovo triste. Intanto, dall’altra parte della foresta, qualcuno bussò al castello del grande demone cane. Era il re di un regno vicino, anch’esso demone maggiore e vecchia conoscenza di Sesshomaru.
SESSHOMARU: Qual buon vento ti porta qui, vecchio pazzo?
TAKISHIMA: Sesshomaru, cane spelacchiato! Sono passato per una visita, e per farti conoscere l’erede del mio vasto impero!
SESSHOMARU: Fatti dunque avanti, giovane principe. Qual è il tuo nome?
???: Re Sesshomaru. Sono onorato di fare la sua conoscenza. Il mio nome, è Nathan.
Il principe era molto bello. Aveva gli occhi che sembravano due zaffiri, tanto erano azzurri e luminosi. Erano in tinta con i capelli, che avevano la strana particolarità di essere color del cielo. Il viso era perfetto e fanciullesco, il naso dritto e grazioso e le labbra talmente pallide da sembrare finte. Aveva un portamento fiero, tipico della nobile stirpe e dei valorosi guerrieri. Aveva inoltre una massa muscolare ben sviluppata e un modo di fare regale ed educato. Era perfetto insomma.
HOMURA: Padre! Abbiamo ospiti?
SESSHOMARU: Ti presento il re del Nord Takishima e il principe erede al trono Nathan.
HOMURA: Benvenuti nella nostra umile dimora.
SESSHOMARU: Spero che vi fermerete per qualche giorno.
TAKISHIMA: Credo che usufruiremo della vostra ospitalità.
SESSHOMARU: Certo, ma prima, propongo una sfida. Il mio primogenito sfiderà il tuo.
TAKISHIMA: Per me va bene, ma non credevo che avessi due figli…
SESSHOMARU: A breve sarà qui.
NATHAN: Per me sarà un privilegio.
HOMURA: Sta attento però…Non è un avversario da sottovalutare.
Sesshomaru, come al solito, aveva in mente qualche cosa di grande. [Ma per ora, mio caro pubblico, non potrò dirvi nulla! Siate pazienti e verrete ricompensati!].
Gaya era ormai sulla strada di ritorno, ancora immersa nei suoi pensieri e con la testa tra le nuvole. Riuscì comunque a sentire dei passi che si avvicinavano, così estrasse Tessaiga e si preparò all’attacco. Poi però annusò bene l’aria e captò l’odore di suo padre. Mise nel fodero la spada e gli andò incontro.
GAYA: Padre, che cosa ci fate qui?
SESSHOMARU: Mettiti questo mantello e nascondi il viso. Un vecchio amico è venuto a trovarci con suo figlio. Tu dovrai batterti con lui. Ah, un’altra cosa…Lui non sa che sei una donna.
GAYA: Il solito enigmatico è! State tranquillo, anche se sono donna e mezzodemone, lo batterò
SESSHOMARU: Non ne dubito.
Nathan si stava preparando per il duello. Raccolse i capelli in una coda alta e prese la sua spada. Sesshomaru entrò e la figura incappucciata lo seguì. Gaya cercò di nascondere meglio ceh poteva la sua femminilità. Poi però si ricordò che il kimono nero che indossava era troppo lungo per il combattimento. Non poteva cambiarsi, non ne avrebbe avuto il tempo.
SESSHOMARU: Bene che inizi il duello!
NATHAN: Qual è il vostro nome, principe.
GAYA: …
NATHAN: Perché non rispondete?
Gaya sfoderò Tessaiga e con un gesto elegante si tolse il mantello. La sua immagine idilliaca apparve al principe che rimase meravigliato. Sempre con Tessaiga, Gaya taglio il vestito in modo da accorciarlo e rendere il suoi movimenti più agili. La bellezza della principessa era ineguagliabile.

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Capitolo 8
*** Il duello e un nuovo amore. ***


CAPITOLO 8: Il duello e un nuovo amore.
 
TAKISHIMA: Oh!! Ma il vostro primogenito è una donna! E che donna. E’ di una bellezza rara, una rosa… Mi chiedo chi sia la madre.
SESSHOMARU: Già, una rosa. Ma ricorda bene che le rose hanno le spine. In quanto alla madre…è una lunga storia.
TAKISHIMA: E qualcosa mi dice che non la sentirò mai…
Sesshomaru fece la tipica espressione da persona scoperta con le mani nel sacco. Gli piaceva quel lato di Takishima. Era molto astuto e non aveva peli sulla lingua. C’erano molti “nobili” che non facevano altro che lodare la grandezza della stirpe dei demoni cane. Erano come tanti piccoli leccapiedi in cerca di un osso da rosicchiare per ricompensa alle loro lodi. Piccoli stolti parassiti. Distratto da quei pensieri, Sesshomaru si perse l’inizio del duello.
NATHAN: Ma che bella sorpresa! Siete una principessa incantevole. Forse solo un po’ strana…
GAYA: Strana? Che cosa intendete dire?
NATHAN: Oh nulla, davvero. Ma ora combattiamo.
I due guerrieri si sfidarono senza esclusioni di colpi. Nathan se la cavava bene ed era in vantaggio essendo un demone completo, ma Gaya non aveva eguali. Era elegante e fatale. Nonostante fosse solo un mezzodemone, troppo umana per essere demone e troppo demone per essere umana, aveva un carattere tutto suo, che incantava chiunque la conoscesse. Nathan infatti, trovava difficile stare dietro ai movimenti di Gaya. Continuava a rimanere rapito dalla sua bellezza e questa distrazione gli costò caro.
GAYA: CICATRICE DEL VENTO.
Nathan riuscì miracolosamente a schivare il fendente grazie alla sua innata velocità ma Gaya gli fu comunque addosso e lo immobilizzò. Aveva senza ombra di dubbio vinto lei. Nathan sorrise  e Gaya arrossì. Lo trovava bello. Molto bello.
TAKISHIMA: Bhe, complimenti amico mio. Tua figlia è proprio sangue del tuo sangue.
SESSHOMARU: *sorridendo* Ne dubitavi forse?
NATHAN: Wow, siete davvero forte! Ammetto la sconfitta. Mi avete battuto!
GAYA: Anche voi non siete male. Sono felice di essermi potuta misurare con un tale avversario come voi.
Sesshomaru guardò sua figlia orgoglioso come non mai e, per un breve istante, gli parve di sentire il delicato e caldo tocco della mano di Rin che gli accarezzava la guancia sinistra. Homura accompagnò Takishima e Nathan nelle loro stanze, mentre Gaya andò nella sua a cambiarsi per la cena.
SESSHOMARU: Posso entrare?
GAYA: Ma certo! A cosa devo la tua visita?
SESSHOMARU: Niente di particolare… Volevo solo farti i complimenti. Sei stata davvero brava oggi.
GAYA: Grazie padre! Detto da voi è un gran complimento.
La figlia gli sorrise, come solo Rin sapeva fare. Sesshomaru voleva anche chiederle se stava bene, se era turbata o voleva riposarsi invece di cenare con gli ospiti. Poi però cambiò idea e si limitò a ricambiarli il sorriso. Gaya, rimasta sola, scelse che per l’occasione avrebbe indossato un kimono elegante e particolare, adatto ad una cena sontuosa. Gliel’aveva regalato sua nonna, quella che tutti chiamava “la terribile signora madre di Sesshomaru”. Lei però provò solo tanta pena per lei. La prima volta che la vide aveva si e no 24 anni, anche se ne mostrava 9. Lei sorrideva glaciale, ma Gaya riuscì solo a vedere sconforto e solitudine in lei. Indossò il kimono lungo, dello stesso colore dei capelli di Nathan. Appena i suoi pensieri sfiorarono il principe, arrossì di colpo. “Oh dai, Gaya! Non ti sarai mica innamorata di lui spero? Lo conosci si e no  da due ore!”.
[Madame e Monsieur, perdonatemi se interrompo la vostra lettura. Vorrei illuminarvi solo su alcuni punti poco chiari. In 50 anni di tempo, alcuni umani di nostra conoscenza sono andati purtroppo in un posto migliore. Ma non vi disperate! Alla fine tutto si aggiusterà. La spada demoniaca Tessaiga è in mano a Gaya perché Inuyasha gliela donò in seguito ad un determinato evento. Jacken non compare più poiché troppo impegnato a fare il gran vassallo dell’impero di Sesshomaru. E insomma, per le altre informazioni non vi resta che continuare a leggere capitolo per capitolo. Non uccidetemi se questo capitolo è così breve, ma ci sarebbero tante cose da raccontare in così poco tempo disponibile! Spero che continuerete comunque a seguire la storia. Non ho intenzione di farvi degli spoiler, perché voglio tenervi un po’ sulle spine. Abiantò! ]

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Capitolo 9
*** La voce della mezzodemone ***


CAPITOLO 9: La voce della mezzodomone
 
 
Mentre Gaya non faceva altro che borbottare tra sé e sé arrossendo ogni dieci secondi, nella stanza degli ospiti il re Takishima ha strani pensieri.
NATHAN: Padre! State fermo! Mi posso vestire da solo sai?! No, no quello non me lo metto! Papà questa gonna è per signore!
TAKISHIMA: Devi essere perfetto! P.E.R.F.E.T.T.O. Ora smetti di lamentarti e fai l’uomo!
NATHAN: Come faccio a fare l’uomo se mi state mettendo con la forza una sottana?? E poi perché mai dovrei essere così “perfetto”?!
TAKISHIMA: Se riesci a fare colpo…Chissà, magari assisterò ad un matrimonio!
NATHAN: La vostra mente bacata produce pensieri del tutto inetti, padre.
TAKISHIMA: Oh, figliolo! Non dirmi che la principessa Gaya non è di tuo gradimento!
NATHAN: Non ho detto questo. Comunque sia mi vestirò da solo.
TAKISHIMA: Allora un po’ di sale in zucca ce l’hai!
NATHAN: Sei un caso perso papà…
Alla fine della discussione Nathan scelse un kimono tradizionale nero, semplice ma comunque elegante. Sesshomaru e Homura indossavano dei kimono bianchi con decorazioni rossi e blu. Quando Gaya scese le scale, Nathan la fissò mangiandola con lo sguardo. Era bellissima… Durante la cena i principini si sedettero di fronte, lanciandosi occhiate che li facevano arrossire. Sesshomaru si accorse che la figlia si stava comportando in modo strano. Molto strano. Troppo strano. A pensarci bene sembrava proprio sua madre, quando arrossiva senza motivo, i primi tempi che la riprese con sé. L’aveva lasciata nel villaggio della divina Kaede per darle un po’ di cultura. Poi, quando Rin ebbe compiuto 16 anni, era tornato a prenderla. Quando tutti i tasselli furono riordinati, Sesshomaru capì che la figlia aveva i tipici sintomi di chi si innamorava. Ne fu subito geloso. D’altronde era la sua bambina, la sua preziosissima figlia. Ma soprattutto, non voleva che provasse amore. Perché non voleva che affrontasse il dolore della perdita. Non avrebbe permesso a nessuno di lacerare il cuore di sua figlia. A nessuno. Fece scorrere lo sguardo su Nathan e li vide. I suoi occhi che brillavano come due soli. Due stelle che illuminavano la figlia come se solo lei fosse degna di quella luce. Tipico sguardo da innamorato. Chi era lui per poter oscurare quel sentimento. Aveva forse il diritto di togliere la felicità alla figlia? Erano entrambi dei guerrieri, ed entrambi avevano sangue demoniaco, anche se in parti diverse. Finita la cena decisero tutti quanti di andare subito a riposare. Sesshomaru non aveva per niente sonno tanto era tormentato dal pensiero che potesse perdere quella donna così vitale e solare, ma anche così simile a lui. Si ritrovò a camminare per i corridoi del suo enorme palazzo. Passò davanti alla camera di Homura e sorrise delicatamente. Arrivò davanti alla camera di Gaya ed entrò. Lei dormiva proprio come Rin. Non composta o comunque in modo ordinato, no. Lei dormiva con le gambe e le braccia messe dove capitavano, le lenzuola non erano accatastate con delicatezza sul fondo, ma sparse sul pavimento, buttate per terra dai continui giri e rigiri di quella piccola, grande peste. Si sedette sul bordo del letto, cercando di non svegliarla con la pressione del suo corpo. Le carezzò il viso con il dorso della mano, come era solito fare con Rin. Gaya, nel sonno, sorrise. Mai si era visto un demone così felice e in pace. Il giorno seguente , Gaya si svegliò sbadigliando rumorosamente. Si vestì con un tipico vestito estivo. Bianco, leggero, quasi invisibile. Fece colazione velocemente e uscì di corsa andando alla cascata del giorno prima. Salì su una roccia che si trovava praticamente in mezzo alla fonte. I suoi pensieri sorvolarono molti argomenti. Il suo sorriso divenne malinconico appena pensò a sua madre e a quanto il padre dovesse aver sofferto. Sapeva che il re dei demoni cane odiava i ningen, come odiava i mezzodemoni. Ma sapeva che aveva tre eccezioni. Homura, lei e Rin. Quanto aveva dovuto sacrificare per poter stare con la persona che gli aveva scongelato il cuore. Era davvero capace un misero essere umano, con un’aspettativa di vita così breve, provare un amore assoluto capace di portare luce nei posti più oscuri? Mentre stava seduta su quel masso scivoloso, cominciò a cantare. Una canzone molto triste, ma allo stesso tempo carica di speranze. L’aveva sentita quando aveva incontrato sua zia, quella del futuro, che le aveva regalato una scatolina verde prato. Se previ uno strano interruttore, magicamente partivano delle canzoni. La sua voce era una delle tante eredità della madre. Talmente cristallina e leggera che faceva venire i brividi a chiunque l’ascoltasse.
 
 
{I HAVE DIED EVERYDAY
WAITING FOR YOU
DARLING DON’T BE AFRAID
I HAVE LOVED YOU
FOR A THOUSAND YEARS
I’LL LOVE YOU FOR A THOUSAND MORE}
 
NATHAN: Che bella voce che hai…
GAYA: Ciao Nathan. Mi hai spaventata.
NATHAN: Perdonami, non era nelle mie intenzioni. Che cosa fai qui tutta sola?
GAYA: Contemplavo…ahahahahaha credo.
NATHAN: Wow…posso…contemplare insieme…a te?
GAYA: Uhm? Certo…
Nathan con un salto degno di essere chiamato tale si sedette accanto a Gaya che, inevitabilmente, arrossì.
NATHAN: Corri il rischio di ripetermi ma canti davvero bene.
GAYA: Credo che tu me l’abbia già detto. Comunque ti ringrazio.
NATHAN: Ti andrebbe di cantare per me?
Gaya non rispose, ma si limitò ad annuire con il capo.
 
 
{CAMBIERA’, CON L’AMORE RIUSCIRO’
A SPEGNERE IL MALE CHE C’E’ QUI
CHE NON PUO’ DIVIDERCI
E LE BUGIE CHE QUALCHE VOLTE SENTIRO’
LE TRASFORMERO’ IN GIOELLI
DI PUREZZA E FEDELTA’
MARE CHE MINCANTI COME IL CIELO BLU
FA PLACARE L’URAGANO
CHE IMPERVERSA DENTRO ME
L’ASSOLUTO DI UN AMORE PUO’
RENDERE CALDO UN VENTO FREDDO
VINCENDO LE DIFFICOLTA’ CHE NELLA VITA INCONTRERAI
RIACCENDE OGNI CUORE CHE
DA TROPPO TEMPO ORMAI SI ERA SPENTO}
 
NATHAN: Che canzone bellissima. Ha un significato davvero profondo…
GAYA: L’ho sentita cantare da una ninfa delle acque e dall’ora non l’ho più dimenticata. E’ stato prima che mia madre morisse…
NATHAN: Mi dispia….Che cosa è stato?!?
GAYA: Odore di demoni….
NATHAN: E sono molti! Forse duemila o duemilacinquecento!
GAYA: Dobbiamo avvertire il castello!
NATHAN: Forza andiamo!
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Ora, non picchiatemi per il ritardo, ma sapete le vacanze…Impigriscono tutti. Da oggi comunque continuerò ad aggiungere un capitolo al giorno promesso! Parlando della storia, ho voluto mettere una canzone di Twilight, “Thousand years”. Non fraintendete non mi piace neanche un po’ quel film, ma la canzona è davvero bella. La seconda arriva direttamente da Mermaid Melody. Può sembrare infantile, ma mi sembrava che ci stesse bene con il capitolo. Ovviamente è leggermente modificata, no! Spero che questo capitolo vi soddisfi, anche se devo ammettere che, anche se so il finale, mi sta venendo ansia anche a me quando lo rileggo! Ma non disperate, vi attendono amori, matrimoni e colpi di scena!
(Ops vi ho spoilerato un po’ forse! ) Vi auguro buone vacanze! :3

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Capitolo 10
*** La battaglia ***


CAPITOLO 10: La battaglia
 
 
Dopo aver sentito odore di demoni, Nathan e Gaya si fiondarono a palazzo, sperando di arrivare in tempo per dare l’allarme. Sfrecciavano veloci nella foresta, saltando radici, evitando buche nel terreno. Arrivarono giusto in tempo per permettere a tutti di prepararsi. Homura e Gaya presero Tenseiga e Tessaiga, mentre Sesshomaru tirò fuori la sua tanto amata Bakusaiga, che gli aveva gentilmente ridato il  braccio. Dalle schiere dei soldati si udivano lamentele, gridolini di terrore, chi si chiedeva se sarebbe tornato a casa dalla sua famiglia e i più coraggiosi, che si domandavano solo se il loro avversario sarebbe stato degno di essere chiamato nemico. L’odore di demoni si stava avvicinando sempre di più fino a quando una massa informe violacea spuntò da dietro la montagna. Erano avvolti da una nube verdognola, che probabilmente era miasma. L’esercito di Sesshomaru sfoderò simultaneamente la spada, dando prova di grande coordinazione. Homura aveva creato una barriera intorno al castello, per evitare danni materiali. Il puzzo del veleno del miasma arrivò al naso dei nostri combattenti. Lo scontro ebbe inizio. Molti soldati vennero brutalmente uccisi e divorati dai demoni. Ma in confronto alle vittime che le tre spade mietevano, non era nulla. Tessaiga con un colpo poteva spazzare cento demoni, Tenseiga alternava il Meidou Zangetsuha al taglio curativo per riportare in vita alcuni elementi fondamentali per l’esercito. Bakusaiga con un colpo dimezzava la quantità di demoni, dato che distruggeva ogni cosa fosse stata a contatto con il fendente inflitto. Takishima e Nathan, non avendo spade demoniache particolari, uccidevano senza sosta a destra e a manca. Gaya si ritrovò circondata e la quantità di miasma le impediva di respirare. Ai demoni completi non faceva nulla respirare quel veleno e Homura lo purificava con Tenseiga ma lei, essendo una semplice mezzodemone, risentiva del miasma. Riuscì a crearsi uno spazio con una Cicatrice del vento, ma non servì a molto. Provò con il Bakuriuha ma niente da fare. Congo-soha sembrò aver fatto il solletico ai demoni. Ormai non riusciva più a tenersi in piedi e i suoi sensi si affievolirono tanto che non sentì un demone che, da dietro, la trapassò da parte a parte nel petto con un tentacolo. Gaya si accasciò a terra, riuscendo a sentire le urla dei soldati, l’odore di morte e il sangue che colava sulla sua armatura. Quel particolare odore dolciastro e metallico arrivò al naso di Sesshomaru, che sgranò gli occhi. Lasciò il combattimento seguendo quella traccia, sperando con tutto il cuore che fosse solo un taglio su un braccio o sulla gamba. Quando arrivò però, la figlia giaceva esamine a terra, un rivolo rosso che usciva dalla bocca, gli occhi spalancati e il petto completamente squarciato. Il demone cane si trasformò immediatamente, lanciando un latrato di dolore e di rabbia che riecheggiò in quello scenario di morte. Tutti i soldati si voltarono verso il loro re, persino Takishima e Nathan si resero conto che qualcosa di terribile era accaduto. In preda al dolore più assoluto, Sesshomaru sconfisse tutti i demoni, uno a uno, facendoli soffrire, dilaniando i loro corpi e maledicendoli mentalmente. Alla fine, dei demoni, rimasero solo le chiazze violacee dei loro corpi straziati. Ritornò nella sua forma per così dire umana, inginocchiandosi davanti al corpo freddo e gelido della figlia. Lanciò un urlo gridando il suo nome e piangendo. Si, per la prima volta Sesshomaru lasciò che le abbondati lacrime che aveva sempre trattenuto rigassero le sue guance, mostrando ai soldati e al Re del Nord e figlio la sua debolezza. Prese delicatamente in braccio Gaya e cominciò a camminare. I soldati ammutoliti dalla sorpresa di aver visto così tanto dolore negli occhi del loro re, si scansarono rispettosamente, creando un corridoio. Homura appena vide sua sorella, la sua amata sorella, ormai bagnata completamente del suo stesso sangue, si lasciò cadere a terra con gli occhi vuoti e spenti. Nathan vide quella mezzodemone, di cui si stava gradualmente e inesorabilmente innamorando, esamine. Chiamò disperatamente il suo nome, mentre il padre cercava di trattenerlo. La fissava per vedere il suo petto sollevarsi, per riuscire a vedere che respirava ancora e che era viva. Ma vedeva solo le sua rosee guance diventare sempre più marmoree e senza vita. Entrarono nel palazzo e misero Gaya sdraiata al centro della sala. Homura si avvicinò e diede Tenseiga al padre. Sesshomaru fissò il copro della figlia e vide gli emissari degl’ inferi che venivano per portare la sua anime nell’alidilà.
SESSHOMARU:…Taglio…Curativo…
Una luce blu avvolse il corpo di Gaya. Il sangue sull’armatura stava tornando lentamente nelle sua vene, per tornare a scorrere e ridare la vita. Il buco in mezzo al petto si richiuse e il miasma nel corpo in circolo, purificato. Homura, Sesshomaru, Nathan, Takishima guardavano ansiosi la mezzodemone. Gaya riaprì lentamente gli occhi ambrati.
GAYA: Porca miseria, che botta…
SESSHOMARU: Gaya! Quante volte ti ho detto di non usare un linguaggio così scurrile!
GAYA: Ciao papà, mi sei mancato.
Gaya si mise a sedere e sorrise al padre. Anche Rin gli aveva sorriso, quando l’aveva riportata indietro dopo essere stata sbranata dai lupi, quando aveva compiuto a mala pena 9 anni. Sesshomaru l’abbraccio forte, lasciando che la figlia sentisse il calore provocato dall’immenso affetto che provava nei suoi confronti. Homura rise di gioia, ma nello stesso tempo si mise a piangere. Nathan sospirò sollevato di non aver perduto la sua amata. Takishima si limitò a sorridere. Gaya si alzò a fatica ma Nathan offrì la sua spalla per accompagnarla nelle sue stanze.
GAYA: Grazie Nathan.
NATHAN: Avevo…avevo paura…paura di averti perso per sempre.
GAYA: Nathan…
I due si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra. Gaya si avvicinò ancora un po’ e Nathan sentì il suo respiro delicato sulle sue labbra. Si unirono in un bacio, lasciando che tutto il resto uscisse dalla loro vita. Con il desiderio che quel momento non finisse mai. Senza preoccuparsi per dopo, senza domandarsi se o ma. Solo loro due, solo quel bacio. Solo quel loro immenso amore.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
 
Oddio ora piango. Spero che vi piaccia questo capitolo, l’ho scritto con amore e affetto solo per voi! Miraccomando continuate a recensire la storia! Sono ben accetti i consigli, i pareri positivi e anche negativi! Non abbandonatemi proprio sul più bello! Buona lettura!

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Capitolo 11
*** L'inizio di un viaggio. ***


CAPITOLO 11: L'inizio di un viaggio.
 
 
Gaya si fasciò il petto, per precauzione, nel caso in cui la ferita si riaprisse. Se ne stava seduta in disparte, guardando nel vuoto. Suo padre la vide, vide il suo sguardo che lentamente si perdeva nei meandri dei pensieri e che difficilmente poteva trovare la strada del ritorno.
SESSHOMARU: A cosa pensi?
GAYA: Per quanto tempo sono morta?
SESSHOMARU:…Per 4 ore…
GAYA: Ho visto l’aldilà.
SESSHOMARU: Si, lo so.
GAYA: Ho visto la mamma, mi sorrideva e mi diceva di tornare, di tornare da te.
SESSHOMARU: ….
GAYA: Ma non è l’unica persona che ho visto.
SESSHOMARU: Chi hai visto?
GAYA: Non so chi fosse, ma ti assomigliava. Aveva lunghi capelli argentati legati in una coda alta. Due segni laterali sulle guance e la mezzaluna calante. Indossava anche un’armatura simile alla tua, con tanto di coda.
Sesshomaru non sapeva cosa dire. Aveva capito chi aveva visto la figlia, ma non voleva crederci.
GAYA: Mi ha detto si salutarti e che si stava prendendo lui cura della mamma. Ha detto che era fiero di te e che ti voleva molto bene. Chi era padre? Chi era il demone che ti somigliava tanto?
SESSHOMARU: Era tuo nonno, mio padre…
GAYA: Allora avevo visto giusto. Mi è piaciuto molto sai. Mi ha tenuto compagnia e mi ha raccontato di te e della madre di Inuyasha. Mi è sembrata una persona molto socievole e buona. Anche se la sua aura demoniaca era una delle più forti che io avessi mai percepito.
SESSHOMARU: Sono felice che tu l’abbia incontrato, ma che cosa c’è che non va? Perché sei così triste e vuota?
GAYA: Perché mi è sembrato molto solo. Non mi piace l’aldilà, ti trasmette un senso di angoscia che ti arpiona il cuore e te lo strappa. E lui, il nonno, mi è sembrato molto, ma molto solo. Mi ha chiesto di trovare Izayoi e di toglierle il sigillo.
SESSHOMARU: Come di toglierle il sigillo? Lei è morta molto tempo fa…
GAYA: Era così triste…
Una lacrima scese sul viso di Gaya, anche se non capiva perché le veniva da piangere. Ma quel demone, quel demone così potente e fiero, era così…così stanco… vuoto… solo. Doveva aiutarlo a qualunque costo.
GAYA: Padre, io voglio aiutarlo. Andrò a cercare la tomba di Izayoi e vedrò di capirci qualcosa.
SESSHOMARU: Ma no sai nulla su come fare! Sai almeno come togliere un sigillo?
GAYA: Vedrò di scoprirlo.
Si alzò e andò a prepararsi. Si mise un kimono leggero, funzionale e adatto per un lungo viaggio. Prese una sacca con delle provviste e delle medicine utili per qualunque evenienza. Afferrò Tessaiga e attaccò il fodero alla cintura del kimono. Poi si recò nelle stalle a prendere la sua fidata cavalcatura nera Arashi. Era una cavalla demoniaca che suo padre le regalò quando aveva 32 anni (aveva 10 anni per noi comuni mortali) ed erano cresciute insieme. Era la sorella di Entei il cavallo demoniaco di fuoco. Solo i Kami sanno come suo padre Sesshomaru riuscì a trovare Arashi e a condurla con sé. Ormai era tutto pronto per la partenza, aveva sellato la sua compagna, pettinato la criniera color indaco e spazzolato il manto corvino. Fece qualche calcolo. Non sapeva dove si trovasse la tomba della madre di Inuyasha e ciò non era un problema da poco. Doveva per forza trovare suo zio. Non le era mai piaciuto Inuyasha. Non perché fosse un mezzodemone, lo era anche lei sarebbe stato un controsenso. Odiava il suo carattere saccente e arrogante. Non come suo padre, freddo all’esterno ma molto dolce all’intero con le persone che ama. Suo zio invece era antipatico e infantile. Però, se voleva davvero aiutare suo nonno, doveva chiedergli aiuto. Solo al pensarci fece una smorfia di disapprovazione. Immersa nei suoi pensieri (tanto per cambiare) non si accorse della presenza di Nathan.
NATHAN: Dove vai di bello?
GAYA: O ma insomma! Devi finirla di comparirmi alle spalle! Vuoi che muoia di infarto!?
NATHAN: Ahahahahah si, scusami. Ma prenderti alle spalle è troppo facile. Comunque ripeto la domanda. Vai da qualche parte?
GAYA: Quando sono stata nell’aldilà ho visto mio nonno e ho deciso di aiutarlo. La donna che ama e che è morta è stata sigillata e non possono stare insieme neanche dall’altra parte.
NATHAN: Questo è veramente triste. Deve sentirsi molto solo, tuo nonno. Ma anche la donna deve soffrire molto ad essere sigillata e non poter stare con l’uomo che ama.
GAYA: E’ quello che penso anche io. Devo fare assolutamente qualcosa. Così ho deciso di partire.
NATHAN: Vengo con te.
GAYA: Cosa? Davvero? Sarebbe bellissimo! Ehm… cioè…sarebbe utile avere…un aiuto in più, credo…
NATHAN: Si penso anche io. Avverto gli altri e mi preparo, non te ne andare eh!
GAYA: Non me ne andrei mai senza di te!
NATHAN:…Bene!
Dopo essersi preparato e dopo aver preso spada e armatura, finalmente anche Nathan era pronto per partire. Sesshomaru e Takishima erano un po’ molto contrari a questa “missione”, ma sapevano entrambi che non sarebbero stati in grado di fermarli. Troppo cocciuti. Homura si sentiva un po’ escluso, ma capiva perfettamente come doveva sentirsi il nonno e aveva un mezzo sospetto sul perché a sua sorella stava così a cuore quella storia. Pericolose sono le donne innamorate, aveva sempre detto. Aveva capito subito che a Nathan piaceva la sorella e alla sorella piaceva Nathan. Tuttavia non voleva dirlo a nessuno, non aveva nessun diritto a immischiarsi in faccende private. E poi al solo pensiero di suo padre che scopriva che la sua adorata figlia si era innamorata di un uomo e che avrebbe potuto farci chissà che cosa lo faceva rabbrividire. Già se lo immaginava nella sua forma demoniaca che artigliava tutto e tutti. No grazie. Gaya e Nathan salutarono tutti un’ultima volta e, salendo sui loro corrispettivi destrieri, partirono galoppando per quella avventura. Il palazzo scomparve mano a mano che si allontanavano, lasciandolo alle loro spalle.
NATHAN: Ti sembrerà una domanda scema, ma dove stiamo andando di preciso?
GAYA: Ahahahahhahaahaha sempre il solito! La donna che stiamo cercando si chiamava Izayoi ed era la madre umana di Inuyasha, mio zio e mezzodemone. Ti avverto, non sprigiona simpatia.
NATHAN: Capito! Ma perché andiamo da lui?
GAYA: Perché non ho la minima idea di dove sia la tomba di Izayoi…
NATHAN: Ammettilo, non hai la più pallida idea di cosa fare poi!
GAYA: Qualcosa ci inventeremo no?
NATHAN: Ahahahahhahahahah sei irrecuperabile!
GAYA: Posso farti una domanda?
NATHAN: Certo!
GAYA: A te non dà il minimo fastidio che io sia un mezzodemone?
NATHAN: Perché dovrebbe? Io non ritengo i mezzodemoni degli errori, anzi. Credo siano esseri speciali, sia umani che demoni. Hanno la forza e la freddezza di un demone ma anche sentimenti come gli umani. Sono più completi di quanto pensino gli altri.
GAYA: S..Sei la prima persona…che non mi vede ….come un abominio… Tutti mi rispettano perché sanno chi è mio padre, ma mi accorgo dell’aria di sufficienza con cui mi guardano, o del senso di superiorità nei loro toni quando mi rivolgono la parola. Ti ringrazio.
NATHAN: O su dai! Ora voglio un sorriso, non mi piace vederti triste
GAYA: Come vuoi!
Quell’avventura sarebbe stata magnifica. Era accompagnata da un demone che non disprezzava la sua natura e che, in segreto, amava con tutta sé stessa. 

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Capitolo 12
*** Inuyasha, a cuccia. ***


CAPITOLO 12: Inuyasha, a cuccia.
Il viaggio durò si e no 4 giorni e 4 notti. Essendo dei demoni non avevano bisogno di molto riposo, ma quando arrivarono al villaggio dell’ormai defunta Kaede erano veramente stravolti. Rimediarono una capanna al confine del villaggio e si riposarono. La mattina seguente Gaya e Nathan si prepararono e cercarono Inuyasha. Bussarono alla sua capanna, ma uscirono solo 3 marmocchi che si inseguivano e litigavano.
GAYA: Ma che diavolo?
RAGAZZA DEL VILLAGGIO: Mi dispiace sono delle bestioline, comunque salve che cosa cercate?
GAYA: Stiamo cercando il mezzodemone Inuyasha.
RAGAZZA DEL VILLAGGIO: Oh… Bhe ora si è trasferito.
GAYA: E dove si è trasferito?
RAGAZZA: Al limitare del bosco a ovest. Si è trasferito lì con la sua famiglia…
GAYA: Grazie per l’informazione.
Camminarono fino al bosco, cercando un odore simile a quello di Inuyasha. Alla fine lo trovarono e arrivarono davanti a una casetta, diversa dalle altre. Quasi futuristica. Gaya e Nathan si scambiarono un’occhiata come per dire “Che è sta roba”. Si avvicinarono e bussarono. Fu una ragazza ad aprire. Aveva all’incirca 16 anni, i capelli corti a caschetto neri con alcune ciocche argentee. Emanava un’aura demoniaca molto debole, quasi inesistente.
GAYA: Ciao, mi chiamo Gaya e sto cercando Inuyasha. Sono la figlia di Sesshomaru, fratellastro di Inuyasha.
KARIN: Ciao, mi chiamo Karin e sono la figlia di Inuyasha. Prego entrate.
GAYA: Piacere di conoscerti, sei molto gentile.
KARIN: Sedetevi pure qui, Vado a chiamare mio padre.
Nathan stava guardando incuriosito l’interno della casa. Aveva degli strani utensili e degli strani mobili. Non aveva mai visto nulla del genere e si continuava a chiedere da dove provenisse tutta quella roba.
INUYASHA: Oh, santi Kami! Chi è che disturba! Sempre a rompere, sempre!!
GAYA: Ciao, zietto.
INUYASHA: O no, di tutte le persone che potevano venire proprio tu! Che cosa vuoi, nipote?!
GAYA: Simpatico come il sale negli occhi, come sempre vero?
INUYASHA: Gne gne
GAYA: Comunque, sono venuta a chiederti un’informazione…
INUYASHA: Forza! Muoviti. Non ho tutto il giorno!
GAYA: Mi serve sapere dove si trova la tomba di tua madre Izayoi.
INUYASHA: CHE COSA?!?!? CHE CAVOLO TI SERVE SAPERE DOVE E’ SEPOLTA MIA MADRE?!!
GAYA: Prima di tutto, calmati. Secondo, tua madre è stata sigillata e non può “vivere” per così dire nell’aldilà con il nonno. Io voglio trovarla e toglierle il sigillo, così che possano tornare a stare insieme.
INUYASHA: E perché mai lo fai?
GAYA: Questi non sono affari che ti riguardano!
INUYASHA: Si, si… E chi sarebbe il tuo amichetto? Un demone completo eh?
NATHAN: Mi chiamo Nathan, signore e si sono un demone completo.
INUYASHA: Un principe scommetto, tutto carino e pettinato.
GAYA: Senti zio scorbutico e megalomane che non sei altro, vuoi dirmi dove si trova questa benedetta tomba o devo trovarla da sola?!?
INUYASHA: Oh che fai? Tiri fuori gli artigli? Ebbene si, trovatela da sola la tomba di mia madre! Buona fortuna!!
GAYA: Quanto mi fai salire il crimine Inuyasha! Ora capisco perché mio padre non ti sopporta!
INUYASHA: Sei solo una ragazzina viziata.
GAYA: E tu un inutile vecchietto. Detto questo me ne vado. Ciao Karin, è stato un piacere conoscerti cugina!
KARIN: Ciao! E buona fortuna!
INUYASHA: Ma tu da che parte stai?
KARIN: Da nessuna! Semplicemente mi sta simpatica!
INUYASHA: Tze, ma come fa a starti simpatica? Capirle le ragazze!
KARIN: Forza papà è ora di tornare al lavoro!
INUYASHA: Si, arrivo.
Intanto dall’altra parte del bosco.
GAYA: Io non lo sopporto quello! E ora come facciamo a trovare quella tomba!
NATHAN: Su calmati, ci sarà sicuramente un altro modo e noi lo troveremo!
GAYA: Se non ci fossi tu! La tua diplomazia spiazza tutti. Comunque hai ragione, proveremo in un altro modo.
NATHAN: Forza, allora! Non c’è tempo da perdere!
I due montarono sui loro cavalli demoniaci e partirono alla ricerca di qualche altra persona che sapesse dove si trovava quella stramaledetta tomba.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE!
 
Evvai, ecco un altro capitolo! E’ un po’ noioso perché non accade nulla di importate, ma comprendetemi, alcuni passaggi devi per forza farveli capire. Comunque volevo solo augurarvi buona pasqua e ringraziare:
 
bettyc
Bita 
FairyQueen78
hikaru83
Nana_94_sdb
Sir Guy 
Zonami84
Che seguono la mia storia
 
bells86
Bita
sweet sunshine
Yami16
Che hanno aggiunto ai preferiti la mia storia
 
Heart
Zonami84
bells86
naocrijo
Sir Guy
Yami16
sweet  sunshine
Che hanno recensito i miei capitoli
 
Grazie a tutti e tutte voi! Un bacio  <3
Death_thekid99

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Capitolo 13
*** Tempo. ***


CAPITOLO  13:  Tempo.
 
NATHAN: Stiamo girando in questa foresta da ore ma ancora non abbiamo trovato niente! Siamo sicuri che la tomba si trovi qui?
GAYA: Sinceramente non ne ho idea, senza l’aiuto di qualcuno che sappia dove si trova la tomba sarà molto difficile trovarla.
?????: Quale tomba state cercando?
Una voce, roca come segnata dal tempo che passa, interruppe il discorso di Gaya e Nathan.
NATHAN: Chi sei? Fatti vedere!!
GAYA: Hai un odore familiare, sacerdotessa.
?????: Hai sentito il mio potere spirituale eh? Sei proprio figlia di Sesshomaru…
GAYA: Come conosci mio padre? E perché hai un vago odore di Inuyasha addosso?
?????: Quando ti tenni in braccio la prima volta eri solo una creaturina piccola e indifesa e ora guardati. Sei una donna forte e una guerriera infallibile. Forse tu non ti ricordi, ma abbiamo passato molto tempo insieme. Ero molto amica di tua madre, Rin, e l’aiutavo a crescere te e Homura.
NATHAN: Sei un essere umano, come ti chiami?
?????: Non mi riconosci, Gaya?
Dette queste parole, l’ombra che fino a quel punto si nascondeva tra i rami e i cespugli, uscì allo scoperto. Era anziana, ma si reggeva in piedi come un adolescente. Aveva lungi capelli grigi, sciupati dal tempo, ma sempre molto belli. Aveva una frangia lunga, con un ciuffetto ribelle che non voleva stare al suo posto. Aveva tipici vestiti da sacerdotessa, bianco e rosso. Teneva stretto sulla schiena un arco, che dava l’idea di pesare molto, anche se lei lo portava come si porta una piuma. Il viso solcato dalle rughe, aveva in sé qualcosa di bellissimo, tanto che si poteva facilmente immaginare che, da giovane, era una bellissima ragazza. Una bellezza rara, come sua madre.
GAYA: Ka…Kago…Kagome?!?
KAGOME: Si, sono io. Ne è passato di tempo eh?
GAYA: Ma quanti anni hai?
KAGOME: Ben 77 piccola mia, ben 77…
GAYA: Ma come mai sei qui? Perché non sei con Inuyasha?
KAGOME: Davvero non riesci a capirlo? Lui è un mezzodemone, quindi la sua vita è infinitamente più lunga della mia e si mantiene inesorabilmente più giovane di me. Io essendo umana, invecchio e prima e poi, più prima che poi, dovrò andarmene. Ho lasciato Inuyasha quando avevo 53 anni, quando le prime rughe cominciarono a sfregiarmi il volto. Non volevo che mi vedesse invecchiare. Non volevo dargli il dolore di vedermi lentamente morire. Purtroppo, il tempo ci è stato nemico. Non mi lamento tuttavia della mia breve esistenza. Sono orgogliosa di me, dei miei figli e di mio marito. Da lontano, ho sempre vegliato su di loro.
GAYA: Mi dispiace molto, zia…Io non immaginavo che provassi queste cose…
NATHAN: Sei una donna molto forte Kagome, poche avrebbero fatto quello che hai fatto tu.
KAGOME: Vi ringrazio. Ma ora, venendo a voi, perché cercate la tomba di Izayoi?
GAYA: Ho visto il padre di Sesshomaru che provava un dolore immenso perché la sua amata Izayoi era stata sigillata e non poteva stare con lui neanche nell’aldilà. Noi vogliamo cercarla e toglierle il sigillo…
KAGOME: Capisco, ma state cercando le suo spoglie nel posto sbagliato. Inuyasha ha spostato la tomba dove un tempo stava il monte Hakurei.
GAYA: Il monte Hakurei ha detto?
KAGOME: Si, si trova più a nord rispetto a noi. Ci vogliono più o meno 2 giorni di marcia. Quando arriverete però, non troverete una montagna, bensì macerie, residui di una battaglia con un antico nemico molto potente chiamato Naraku. Ormai questa minaccia è stata debellata da molti anni, ma comunque vi prego di fare attenzione. La sua aura oscura aleggia ancora tra quei massi.
GAYA: Grazie mille Kagome.
KAGOME: Di…null…
GAYA: KAGOME!!
NATHAN: Il suo battito sta rallentando, dobbiamo portarla subito da Inuyasha.
GAYA: Si, dobbiamo fare in fretta!
Gaya prese in braccio Kagome e si stupì di quanto fosse leggera, forse non mangiava da qualche giorno. Cominciarono a sfrecciare in direzione della capanna di Inuyasha. Arrivarti alla soglia, bissarono con insistenza.
INUYASHA: Che avete ancora da romp…KAGOME?!?!
GAYA: Presto Inuyasha! Sta morendo!
INUYASHA: Posatela sul letto nell’altra stanza, vado a chiamare Jinenji
Dopo una manciata di minuti, Inuyasha portava con se un altro mezzodemone con grandi occhi azzurri. Era un guaritore molto bravo e poteva salvare Kagome.
JINENJI: Possiamo salvarla ma mi serve del potere demoniaco. Possiamo renderla immortale facendola diventare un mezzodemone ma qualcuno deve rinunciare ai suoi poteri.
INUYASHA: Lo faccio io, diventerò io umano.
NATHAN: NO!
Tutti si girarono verso Nathan, che in fin dei conti non centrava molto in quella storia.
GAYA: Nathan…Che cosa c’è?
NATHAN: Se Inuyasha cede la sua parte demoniaca diventerà umano e siamo punto a capo! Invecchierà e Kagome ne soffrirà dandosi la colpa di aver posto fine alla lunga vita del suo amato! Cederò io una parte demoniaca, così diventerò mezzodemone e non morirò di vecchiaia prima del tempo.
GAYA: Ma ne sei sicuro? Insomma nessun demone vorrebbe diventare mezzodemone!
NATHAN: Te l’ho già detto, preferisco essere mezzodemone, in modo da provare sentimenti umani e avere comunque la forza di un demone!
JINENJI: E sia! Quando ti sveglierai ti sentirai un po’ debole ma questa sensazione scomparirà dopo qualche ora.
INUYASHA: Grazie Nathan, non lo dimenticherò.
NATHAN: Tranquillo, se posso salvarla lo farò.
Jinenji fece bere a Nathan uno strano infuso che lo fece addormentare. Recitò qualche parola di cui ci sfugge il significato e il corpo quasi senza via di Kagome e quello addormentato di Nathan, cominciarono a fluttuare e illuminarsi di una luce arancione. Fu questione di minuti, poi i due corpi smisero di volare e pian piano la luce arancione di dissolse. Kagome non era più pallida e vecchia, ma rosea e dai lineamenti di nuovo giovani. Era tornata la rara bellezza che era un tempo. I lunghi capelli grigi erano tornati corvini, ma ora aveva le punte celesti, chiaro segno della parte demoniaca donatagli da Nathan. Quest’ultimo era uguale a prima, solo il suo odore era cambiato. In effetti anche qualcosa d’altro era cambiato. Aveva delle buffe orecchie bianche, simili a quelle di Inuyasha sulla testa. Erano morbide e molto carine. E Gaya dovette ammettere che ora, il suo bel principe, era ancora più bello.
 
 
ANGOLO AUTRICE
 
Woooow! Che colpo di scena eh? Ok Ok, un po’ molto inverosimile, ma mi sono immaginata cose ben peggiori! Continuate a seguire la storia! Il prossimo capitolo lo posterò quasi sicuramente domani e cono tutte le idee che mi vengono credo che la mia storia diventerà molto lunga, ehhhh già! Un bacio a tutte/i quelle/i che recensiscono, mi seguono o mi hanno aggiunto nei preferiti! Buona lettura!!
 death_thekid99

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Capitolo 14
*** Mio principe! ***



CAPITOLO 14: Mio principe!
 
POV NATHAN
 
Quando riaprii gli occhi vidi il volto perfetto di Gaya fin troppo vicino al mio. Sentivo le guance pizzicare e sentivo anche di avere molto caldo. Mi alzai appoggiandomi allo schienale in legno del letto. Mi sentivo molto debole ma nel mio cuore regnava un calore che mai avevo provato prima. Erano forse questi i famosi sentimenti di cui tanto parlavano gli umani? E come mai mi sentivo così strano stando vicino a Gaya? Prima avevo un freddo controllo. Certo, mi piaceva come donna, mi piaceva il suo profumo, il suo spirito battagliero e fiero. Insomma mi piaceva tutto di lei. Ma riuscivo a controllare i miei impulsi. Invece ora sento il mio cuore perdere dei battiti non appena lo sguardo ambrato di Gaya si posa su di me. Sento di essere più vicino a lei perché ora sono come lei. Un mezzodemone. Non mi sono mai sentito così vivo in vita mia. Avrei voglia di abbracciarla, baciarla e farla mia, ma qualcosa me lo impedisce. Forse provo imbarazzo? O forse ho paura di un suo rifiuto? Per il momento vedremo come si sviluppano le cose. Gaya continua a fissarmi. Amo il suo sguardo, ma mi sento fin troppo a disagio…
GAYA: Stai arrossendo. Ti faccio arrossire?
IO: Ma che stai dicendo? Solo ho caldo e mi sento più debole del solito.
GAYA: Ne sei sicuro?
Il suo slancio verso di me mi lasciò spiazzato e rimasi immobile, arrossendo ancora di più. Sentivo i miei muscoli che incitavano le mie braccia a stringerla a me. Poi però accadde qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Fu lei a precedermi e ad abbracciarmi. I strinse forte, come se avesse paura di perdermi.
GAYA: Grazie per quello che hai fatto. Sei stato grande a fare quello che hai fatto.
Non gli risposi, semplicemente mi limitai a stringerla a mia volta, nascondendo il mio volto nell’incavo del suo collo e ispirai profondamente per bearmi del suo dolce profumo di muschio bianco. Delicato ma allo stesso tempo deciso. Non volevo che quel momento finisse, il mio cuore gridava “ancora, ancora, ancora, non lasciarla andare, è lei la tua metà. Fammi assaggiare ancora il dolce sapore della sua pelle e fammi annusare il suo profumo così bello”. Ma non potevo buttarmi alla cieca in questo modo. Dopotutto avevamo una missione da compiere. Mi alzai dal letto, sentendo le mie forze tornare e cercai Kagome. Volevo vedere come stava e che fine aveva fatto metà della mia parte demoniaca. La vidi nel salotto abbracciata a Inuyasha, con calde lacrime di gioia che solcavano le sue rosse guance.
KAGOME: Nathan! Come ti senti, caro?
IO: Sto bene, grazie signora Tashio.
KAGOME: Ahahahahahahah, per favore, non chiamarmi mai più signora Tashio. Mi fai sentire di nuovo vecchia. Chiamami semplicemente Kagome.
IO: Come vuoi Kagome.
INUYASHA: Grazie mille Nathan, non mi dimenticherò mai di quello che hai fatto. Ti sono debitore.
GAYA: Oh zietto! Suppongo tu sia molto felice di aver avuto indietro la tua amata. Quindi ora comprenderai il perché dobbiamo assolutamente togliere il sigillo a Izayoi. Tuo padre proverà la tua stessa immensa felicità.
INUYASHA: Si, ora capisco. Per questo vi dirò l’ubicazione esatta della tomba di mia madre.
GAYA: Finalmente ti sei deciso!
INUYASHA: Non farmi cambiare idea nipotina cara!
GAYA: Dopo tutta la fatica fatta…
IO: Ora che sono mezzodemone avrò anche io un giorno al mese in cui perderò i miei poteri, giusto?
GAYA: Si, Nathan. Questa è l’unica fregatura di essere mezzodemone. Io perderò i miei poteri stanotte, quando ci sarà il plenilunio. Inuyasha per esempio perde i suoi quando c’è la luna nuova. Quando perderai i tuoi poteri e diventerai umano lo scopriremo.
IO: Sono proprio curioso di vedere il tuo aspetto da umana…
GAYA: Si, bhe non è un bello spettacolo. Quando divento umana sono strana. Il mio aspetto è strano. Per gli umani, sono una specie di strega.
INUYASHA: Ecco che la mette sul drammatico!
GAYA: Zio, non vorrei far soffrire Kagome, ma se continui così ti ucciderò con le mie stesse mani!
KAGOME: Su, su ora finitela. Starete qui per stanotte, visto la perdita della parte demoniaca che dovrà subire Gaya. Sarebbe rischioso incamminarvi proprio ora. Qui sarete più al sicuro.
KARIN: Papà sono tornata! MAMMA?!?!
KAGOME: Oh, la mia bambina…come sei bella…sei una donna meravigliosa Karin!
KARIN: Ma…come…cosa…quando…EH?!?!?
KAGOME: E’ una lunga storia, bambina mia. Una lunga storia. Ma ora, credo che abbiate fame tutti dopo quello che è successo. Jinenji ti fermi anche tu?
JINENJI: No, grazie Kagome. Devo tornare a casa da mia madre, si è fatto tardi. Se ci sono problemi, non esitate a chiamarmi!
KAGOME: Grazie di tutto Jinenji!
INUYASHA: Grazie amico!
GAYA: Buon ritorno!
KARIN: Vado a preparare la cena…
KAGOME: Aspetta, ti accompagno!
INUYASHA: Io preparerò il tavolo…
GAYA: Io e Nathan andiamo a prendere la legna per il fuoco!
IO: Si!
Gaya mi afferrò il braccio e mi trascinò letteralmente fuori casa. Non capivo perché lo facesse ma aveva un sorriso strano in volto. Quasi malizioso.
GAYA: Stanotte ci converrà dormire qui fuori…
IO: Perché scusa?
GAYA: Oh, insomma! Due amanti si incontrano dopo tanto tempo e hanno l’occasione di stare di nuovo insieme! Cosa credo che faranno stanotte!!
IO: Credo di aver capito…
GAYA: Ahahahahahhahahah! Ti vedo scandalizzato, mio principe!
IO: Voi non sapete quanto, mia principessa!
Ci addentrammo nel bosco e cominciammo a prendere la legna. Mi ha chiamato, mio principe?
 
 
ANGOLO AUTRICE:
In questo capitolo ho raccontato la storia impersonando Nathan. Mi è piaciuto molto questo capitolo anche perché Nathan si comporta come  un adolescente innamorato! Ahahahhahahahah Buona lettura!!
 death_thekid99

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Capitolo 15
*** Notte di luna piena ***


CAPITOLO 15: Notte di luna piena.
 
 
POV Gaya
 
Ormai la Luna stava facendo capolinea nel cielo notturno. Mancava davvero poco e sarei diventata umana. Quando ero al castello e mia madre era morta da poco, quella notte mi piaceva perché mi faceva sentire uguale a lei, la donna che ho sempre sognato di diventare. Poi, col tempo, ho odiato con tutta me stessa quel momento. Ogni volta che c’era la Luna piena, sentivo altre principesse che si vantavano di essere demoni completi, prendersi gioco di me e di mio padre, affidandogli il soprannome di smidollato demone innamorato di un essere inferiore. E io ero al prova di questo tanto proibito amore. Mi sentivo come Inuyasha, uno scarto che non dovrebbe esistere e la causa della vergogna di mio padre. Così decisi che sarei diventata fortissima, la più forte guerriera del mondo, per riscattare il mio onore e il buon nome di mio padre. Mi allenai giorno e notte con la spada, con i migliori maestri di tutto il mondo. Un giorno sfidai mio padre. Volevo dimostrargli di essere alla sua altezza. Lo scontro finì a pari merito, dopo 4 estenuanti ore di combattimento. Nessuno aveva mai sconfitto Sesshomaru, tantomeno pareggiato. L’avevo ottenuto. Quello sguardo pieno di orgoglio, pieno di fierezza che mai aveva riservato a nessuno, se non a Rin. E a me. Sesshomaru era orgoglioso di me. Da quello scontro, la Luna piena e la perdita momentanea dei miei poteri demoniaci non mi pesarono più. Anche da umana tenevo testa ai demoni. E a me bastava questo. Bastava sapere che, anche da umana, meritavo quell’ambrato sguardo di orgoglio. Finalmente, la Luna nel pieno del suo splendore, aveva raggiunto l’apice e il mio momento era arrivato. Lentamente, i miei capelli cambiarono colore, diventando rossi ramati e ricadendo morbidi sulle spalle. Gli artigli divennero normali unghie da essere umano, i miei occhi ambrati divennero marroni ma senza perdere la loro effettiva bellezza. Dopo la trasformazione, tornai nel piccolo accampamento che io e Nathan avevamo costruito proprio fuori dalla capanna di Inuyasha, sul retro, per lasciare ai piccioncini appena ritrovati un po’ di intimità. Quando Nathan mi vide arrivare sotto quelle sembianze, quasi non svenne. Evidentemente faceva un certo effetto vedermi così.
NATHAN: Bhe, che gran cambiamento per la miseria! Quasi non ti riconoscevo!
GAYA: Già, anche io ancora non sono abituata a questa forma umana…
NATHAN: Anche da umana…sei sempre…bellissima.
Mi voltai si scatto, afferrando solo dopo un paio di secondi quello che mi aveva detto. Aveva detto che ero bellissima. Forse provava per me gli stessi sentimenti che io provavo per lui? Basta. Era il momento di scoprirlo.
GAYA: Nathan?
NATHAN: Si?
GAYA: Se io ti dicessi….che, ecco…tu mi piaci, che cosa mi risponderesti?
NATHAN: Come scusa?
GAYA: Si bhe, mettiamo il caso che io mi sia innamorata di te, tu ricambieresti i miei sentimenti?
Guardai in faccia Nathan e lo vidi arrossire violentemente. Aveva gli occhi spalancati dallo stupore e non riusciva a trovare le parole. Forse, avevo sbagliato a dichiararmi?
NATHAN: Bhe, mi sembra ovvio che ricambierei! Chi se la fa scappare una come te!
Stavo per svenire. Mi sentivo quasi male dalla felicità, sentivo il cuore battere fortissimo, il sangue pulsarmi nelle vene, le guance che man mano si arrossivano sempre di più, i muscoli rigidi dall’emozione. Sollevai lo sguardo e incontrai il suo. Il suo sguardo così bello, due occhi così azzurri, così profondi. Contemplando quelle meraviglie non mi resi conto che lui si stava avvicinando a me e che ormai era a pochi centimetri da me. Poi eccola. Quella sensazione di freddo sulle labbra. Sentivo le mie molto calde, ero umana d’altronde. Era un bacio leggero, delicato, puro. Ma non mi bastava. Non avevo fatto tutto quel casino per così poco. Gettai le mie braccia intorno al collo di lui, cercando un contatto più ravvicinato. Lo sentii sorridere per poi cingermi i fianchi con forza, stando attento però a non farmi male. Aprii le labbra un po’ di più e le nostre lingue si scontrarono con travolgente passione. Eccolo il fuoco che cercavo. Sentivo un tale calore, una tale voglia salirmi in corpo, che ci mancava poco che gli saltassi addosso. Ma lui mi precedette. Mi prese in braccio a mi adagiò a terra con lentezza, senza interrompere il bacio. Ogni tanto la mia lingua si pungeva con le zanne di lui, ma questo non faceva altro che aumentare il mio desiderio.
NATHAN: Io ti voglio Gaya. Dal primo momento che ti ho vista, al castello, ti ho desiderato che tutto me stesso.
GAYA: Allora prendimi, anche io ti voglio…
Non mi lasciò finire la frase che mi baciò di nuovo, scendendo verso l’incavo del mio collo e baciandolo, a volte mordendolo. Mai mi sentii così viva. Mai fui così felice come quella notte.
Ora, avevo un motivo in più per non odiarla.
 

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Capitolo 16
*** Verso il monte Hakurei ***


CAPITOLO 16: Verso il monte Hakurei
 
 
Quando si svegliò, Gaya aveva di nuovo la sua forma demoniaca. I suoi capelli argentei, le unghie affilate e taglienti come lame e gli occhi color miele. La mezzaluna nera fece di nuovo capolinea in mezzo alla sua fronte. Nathan stava ancora riposando e, non volendo svegliarlo, Gaya si accucciò di fianco a lui, appoggiando la testa sul suo petto. La sua pelle era fredda, ma lei sentiva calore. Quella splendida sensazione che ti pervade quando ti ripari sotto le coperte in una gelida notte di inverno. Quel tepore così soporifero che non ti viene voglia di fare niente se non sdraiarti e addormentarti. Passarono una decina di minuti e i due mezzodemoni vennero svegliati da un improvviso urlo di donna, proveniente dalla capanna, seguito da un tonfo sordo. Date le loro capacità uditive, poterono chiaramente distinguere un “a cuccia” e la voce di Kagome ad urlarlo.
Si vestirono in gran fretta ed entrarono in casa, quasi sfondando la porta. Videro Inuyasha praticamente spalmato e spiaccicato sul pavimento, Kagome con un’aria assassina che avrebbe fatto gara con quello di Sesshomaru e Karin in un angolo che se la rideva di gusto.
KAGOME: A CUCCIA! BRUTTO SCREANZATO, MEGALOMANE CHE NON SEI ALTRO! Perché NEL SONNO MI HAI CHIAMATO LISA?!? CHI E’ QUESTA LISA!?!?
INUYASHA: Kagome, te l’ho detto si tratta della guaritrice che ha sostituito Kaede!
KAGOME: E COME MAI LA STAVI SOGNANDO?
INUYASHA: Ma che ne so! Non posso decidere cosa sognare!
KAGOME: Inuyasha…
INUYASHA: No, no, tesoro, non farlo, non lo farò mai più perdonami, sono stato un’idiota ma non farlo, ti prego…
KAGOME: A CUCCIA, A CUCCIA, A CUCCIA, A CUCCIA, A CUCCIAAAA!!
Nathan e Gaya si guardarono per un istante per poi scoppiare a ridere e unirsi a Karin. Erano tornati insieme da una notte o poco più e già bisticciavano.
KARIN: Ah, sono tornati i vecchi tempi!
GAYA: Bhe, gran bei tempi devono essere stati per Inuyasha!
NATHAN: Poi, ora che Kagome è diventata mezzodemone, potrà tenergli testa in altri modi oltre che al rosario…
GAYA: Dovrei procurarmelo anche io un rosario del genere…
NATHAN: Ehi, un momento, cosa?!
GAYA: Tranquillo, scherzavo.
KARIN: A proposito, visto che tra poco partirete per il monte Hakurei, vi ho preparato alcune medicine e il pranzo. I vostri cavalli sono fuori che vi aspettano.
GAYA: Grazie mille cugina, non dimenticherò mai quanto sei stata gentile!
KARIN: Ma figurati! Sei la cosa più emozionante che è accaduta in questi ultimi vent’anni!
GAYA: A proposito, tu sei un demone per un terzo?
KARIN: Si, non ho ereditato grandi poteri, ma in compenso ho ottenuto la longevità!
GAYA: Ora è tutto più chiaro.
NATHAN: Quando pensi che smetteranno di litigare quei due?
GAYA: Non saprei dire…
KARIN: Ora ci penso io…
La dolce ragazza che conoscevano si avvicinò ai due litiganti, ispirò una gran quantità d’aria e poi fece una cosa che lasciò Gaya e Nathan a bocca aperta.
KARIN: ORA PIANTATELA DI FARE I BAMBINI E TORNATE IMMEDIATAMENTE AL LAVORO O GIURO SU I KAMI CHE VI PRENDO A SCHIAFFI!
Subito Kagome e Inuyasha si fermarono restando immobili. Poi si allontanarono l’uno dall’altra e si pulirono i vestiti dalla polvere. Si guardarono per un attimo e si fecero a vicenda la linguaccia.
GAYA: Ricordami di non far arrabbiare mai Karin.
NATHAN: Concordo e sottoscrivo. Non vorrei mai trovarmi contro Karin.
INUYASHA: Ti ho già chiesto scusa! Ti posso assicurare che non ci ho provato con nessun’altra! Non sono come Miroku io!
KAGOME: E va bene! Ti credo. Ma sta ben attento! Io ti tengo d’occhio! Comunque parlando d’altro…Nipote cara, Nathan siete pronti per partire?
NATHAN: Si volevamo solo salutarvi.
GAYA: Potrebbe volerci molto tempo prima di fare ritorno, quindi volevamo sapere se dopo il monte Hakurei ci fosse un villaggio vicino dove passare la notte.
INUYASHA: Si, se non sbaglio a poche ore dal monte dovrebbe esserci un villaggio abbastanza grande e accogliente. Ma fate attenzione, ricordatevi che siete comunque dei mezzodemoni!
GAYA: Grazie, ce ne ricorderemo!
NATHAN: Allora andiamo, si prospetta un lungo viaggio!
Uscirono tutti e cinque dalla capanna. Gaya e Nathan presero le borse di pelle che Karin aveva accuratamente preparato e montarono a cavallo. Kagome e Inuyasha, che un attimo prima si azzannavano, ora si tenevano dolcemente per mano e si abbracciavano. Salutarono un’ultima volta Kagome, Inuyasha e Karin per poi partire al galoppo. Si addentrarono nella foresta per poi sparire dietro agli alberi.
NATHAN: Quindi il monte Hakurei dista un paio di giorni di cammino?
GAYA: Si, ma se continuiamo a cavallo arriveremo tra sette, massimo otto ore.
NATHAN: Allora forza, andiamo!
Dopo neanche due ore di cavalcata, i due mezzodemoni dovettero fermarsi. Una strana lucina parlante stava scappando da un demone toro, che aveva l’aria di voler faro uno spuntino. La lucina corse verso la direzione dei due mezzodemoni e si riparò dietro a Nathan.
?????: Vi scongiuro, aiutatemi! Quel coso vuole mangiarmi!
GAYA: Va bene, non ti preoccupare ci penso io.
Gaya saltò giù da cavallo con un agile movimento e sguainò la spada parandosi di fronte al demone. Quest’ultimo non fece neanche in tempo a fare un passo, che la Tessaiga scaglie di drago gli trapassò il ventre, tagliandolo a metà di netto. Gaya rinfoderò la spada dopo averla pulita dal sangue immondo di quel demone che di demoniaco aveva solo l’aspetto. Poi si mise a fissare la lucina fluttuante ancora nascosta tra le pieghe del kimono di Nathan.
GAYA: Piccolina, ora sei al sicuro.
?????: Grazie per avermi salvato! Mi chiamo Arcadia e sono una fata guaritrice!
NATHAN: Non credevo ne esistessero ancora!
GAYA: Anche per me è la prima volta che ne vedo una!
ARCADIA: Come vi chiamate, principessa?
GAYA: Mi chiamo Gaya, ma come fai a sapere che sono una principessa?
ARCADIA: L’ho intuito dal portamento. Anche voi siete un principe?
NATHAN: Esatto, il mio nome è Nathan.
ARCADIA: Vedo che i vostri cuori sono legati, siete forse innamorati?
I due principi arrossirono contemporaneamente e la fatina non poté fare altro che scoppiare a ridere.
ARCADIA: Non volevo mettervi a disagio, era una semplice domanda e, visto il modo in cui siete arrossiti, ne deduco che la risposta sia affermativa!
GAYA: Sei molto intelligente Arcadia…
NATHAN: Già…
ARCADIA: Dove siete diretti dunque, miei principi?
GAYA: Non c’è alcun bisogno di essere così formali! Chiamaci semplicemente Gaya e Nathan!
NATHAN: Si, ha ragione. Venir chiamati “principi” è alquanto imbarazzante!
ARCADIA: Come volete amici.
NATHAN: Comunque siamo diretti al monte Hakurei. Dobbiamo fare in modo che due innamorati possano stare insieme almeno nell’aldilà.
ARCADIA: Che cosa valorosa! Posso accompagnarvi? Sono un’esperta guaritrice, potrei aiutarvi in caso di pericolo!
GAYA: Ma si, perché no! D’altronde ci servirebbe proprio una persona in grado di maneggiare erbe medicinali!
NATHAN: Si, nel caso venissimo feriti possiamo contare su di te allora?
ARCADIA: Certo! Non vi deluderò! E poi vi devo restituire il favore di avermi salvato la vita! Quindi, tutti verso il monte Hakurei!

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Capitolo 17
*** Tanto spesso, troppo bene uguale al male è. ***


CAPITOLO 17: Tanto spesso, troppo bene uguale al male è.
 
 
La giornata proseguì senza interessanti sviluppi e arrivarono alla base delle rovine del monte Hakurei al tramonto. Decisero di accamparsi e di proseguire il giorno successivo, quando la luce permetteva di vedere dove mettevano i piedi. Accesero un fuoco e distesero due futon vicino al calore. Prepararono qualcosa da mangiare che fosse commestibile anche per la piccola fata.
ARCADIA: Grazie mille! Non avevo mai assaggiato questo…riso?
GAYA: Si, si chiama riso ahahahahahahhah!
NATHAN: Allora, piccola Arcadia, come sei finita inseguita da quel demone?
ARCADIA: Volete sapere la mia storia, dunque.
GAYA: Non sei obbligata a raccontarcela…
ARCADIA: No, anzi, però devo avvertirvi che non è una bella storia. Noi fate guaritrici un tempo vivevamo sulla sommità del monte Hakurei. Era un posto talmente puro, che nessuno poteva metterci piede. Noi eravamo al sicuro e ogni tanto scendevamo nei villaggi umani per curare i bisognosi e avevamo una vita pacifica. Ma un giorno arrivò un mezzodemone. I venti gridavano il loro nome e apprendemmo che lo chiamavano Naraku, che era un umano, il bandito Onigumo, che per un desiderio carnale aveva offerto la sua anima ai demoni. Si nascose all’interno della montagna portando con se un buddha vivente che erse una barriera molto potente. Fummo costrette a nasconderci per evitare di morire, e mano a mano ci disperdemmo. Alcune di noi furono uccise, altre scapparono nei villaggi che avevano aiutato. Altre ancora decisero di combattere. Che cosa divertente vero? Esserini piccoli come noi, votate alle arti curative, che si mettono a combattere. Ovviamente le mie sorelle furono sconfitte. Arrivarono poi un gruppo di amici, che aveva l’intenzione di sconfiggere Naraku. Un mezzodemone chiamato Inuyasha, una sacerdotessa chiamata Kagome, un monaco chiamato Miroku e una sterminatrice di demoni chiamata Sango. Poi c’era anche un buffo cucciolo di demone volte chiamato Shippou. Loro riuscirono a scacciare Naraku, ma il monte Hakurei fu distrutto. Le poche di noi rimaste, da allora vagano nella foresta. Io sono l’ultima rimasta.
GAYA: Mi dispiace molto…
NATHAN: E’ una storia davvero orribile.
GAYA: Noi conosciamo quel gruppo di amici che dicevi. Inuyasha e Kagome sono i miei zii.
ARCADIA: Sei dunque la figlia di Sesshomaru?
GAYA: Si, ma come fai a conoscerlo?
ARCADIA: No, io conoscevo tua madre. Rin.
Un sorriso malinconico prese posto sul volto di Gaya. Gli faceva ancora male pensare alla madre, nonostante tutto questo tempo. Il discorso finì lì, senza ulteriori spiegazioni. I tre compagni si addormentarono, un po’ ansiosi per quello che l’indomani li aspettava. Il sole stava sorgendo e un raggio colpì in faccia Nathan, destandolo. Era il primo che si era svegliato e stava ammirando il volto della sua amata. Dopo un po’ anche Arcadia si svegliò.
ARCADIA: E’ molto bella, vero?
NATHAN: La più bella che io abbia mai visto…
ARCADIA: La ami molto, non è vero?
NATHAN: Darei la mia stessa vita per lei.
ARCADIA: Sai, oltre ai poteri curativi, io posso vedere dentro l’anima di una persona. E posso dirti che il suo cuore batte solo per te. Anche lei ti ama molto…
NATHAN: Niente può rendermi più felice…
GAYA: Avete finito di confabulare tra di voi?
ARCADIA: Gaya-chan! Ti sei svegliata!
NATHAN: Alla buon’ora, dormigliona.
GAYA: Tu non voi vivere a lungo vero?
Detto questo la mezzodemone gli diede un bacio a fior di labbra, lasciando di sasso Nathan e facendo arrossire Arcadia.
GAYA: Forza! Dobbiamo trovare la tomba di Izayoi prima di sera!
ARCADIA: Oh! Io so dove si trova! Seguitemi!
NATHAN: Finalmente la fortuna è dalla nostra parte!
I due compagni cominciarono ad arrampicarsi agilmente, saltando tra un masso e l’altro, mentre Arcadia si era appollaiata sulla testa di Gaya. Li stava guidando verso il centro di quelle macerie e ogni tanto il suo tono diventava triste e malinconico. Sicuramente rammentava quando lei e la sua stirpe giocavano felici tra le pareti scoscese di quella che un tempo era una montagna veramente maestosa. Ad un certo punto Gaya e Nathan si bloccarono tesero le orecchio in ascolto e annusarono l’aria.
GAYA: Demoni…
Sia Gaya che Nathan sfoderarono le loro spade, preparandosi al combattimento. Dopo un po’, un enorme ammasso di miasma si alzò, costringendo i due ad indietreggiare per evitare di respirare il veleno. La nuvola nera piano piano si diradò, mostrando un demone deforme con gli occhi rosso sangue e dall’aria poco pacifica.
GAYA: Finalmente un po’ di allenamento! KONGOSOHA!
ARCADIA: Ma quella spada…
NATHAN: Si, non dirlo. Ti assicuro che averla puntata contro di sé non è una bella esperienza! Tu ora però vai a nasconderti dietro qualche roccia, altrimenti rischi di essere coinvolta nello scontro.
Poi anche il principe si buttò nella mischia. Non sembravano neanche combattere. Sembrava che danzassero intorno al demone. Erano perfettamente coordinati, ed evitavano i colpi di quel mostro con tale maestria…Era ovvia che erano guerrieri con un livello di combattimento avanzato. Ebbero qualche difficoltà con il miasma, ma alla fine riuscirono a sconfiggere il demone.
ARCADIA: Ora tocca a me! Vi rigenerò la forza e guarirò le vostre ferite.
GAYA: Grazie mille, piccola Arcadia…
NATHAN: Ehi, ragazzi… quella a voi non sembra una lapide?
GAYA: Si! Hai ragione! Forse è quella di Izayoi!
ARCADIA: Si, il posto è questo! Siamo arrivati!
I tre corsero verso la lapide. Arrivati davanti, Gaya si inginocchiò e accarezzò la scritta incisa sulla tomba. Era quasi fatta, ora dovevano solo togliere il sigillo.
GAYA: Ehm, qualcuno ha la più pallida idea di come si toglie un sigillo?
ARCADIA: Possiamo chiederlo direttamente a Izayoi! Se come dite è stata sigillata, la sua anima deve essere ancora sulla Terra!
NATHAN: Si ma non possiamo metterci a urlare il suo nome per chiamarla!
GAYA: Bhe, perché no? Magari funziona! IZAYOIIII! Izayoi vorremmo parlarti! Vogliamo aiutarti a togliere il sigillo!
IZAYOI: Davvero fareste questo per me?
La voce ovatta proveniva da dietro di loro. Contemporaneamente si voltarono e si ritrovarono davanti una bellissima donna, vestita con abiti regali e con lunghi capelli neri. Aveva i lineamenti delicati del volto rilassati, ma aveva uno sguardo vuoto e assente. Era semitrasparente, evidente segno che era solo un’anima e non un corpo fatto di carne e ossa. Gaya annuì con il capo.
IZAYOI: Tanto spesso, troppo bene uguale al male è…
Dopo aver detto quelle parole, Nathan, Gaya e Arcadia giurarono di aver visto l’anima di Izayoi piangere lacrime nere. 

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Capitolo 18
*** Dolce amore proibito. ***


CAPITOLO 18: Dolce amore proibito.
 
 
 
IZAYOI: Voi non potete salvarmi. Non potete, non avete il potere spirituale necessario per togliere il sigillo…
GAYA: Allora scopriremo che ti ha sigillato. Quella persona saprà sicuramente come togliere il sigillo.
IZAYOI: E se non volesse toglierlo?
NATHAN: Abbiamo tecniche di persuasione infallibili.
GAYA: Ora ci serve solo un nome. Dicci chi ti ha fatto questo. Dicci chi ti ha sigillato!
IZAYOI: E’ morta ormai…
NATHAN: Troveremo un modo se ci dici il nome!
IZAYOI: Ma, lei non lo ha fatto per cattiveria! Io non…
GAYA: Izayoi, io posso capire che sei spaventata e che ormai hai perso le speranze. Io sono morta e nell’aldilà ho visto il tuo amato Inu no Tashio…
IZAYOI: Lo hai visto? Gli hai parlato? Come lo hai trovato? Sta bene vero?
GAYA: Il vostro amore è molto forte e siete legati indissolubilmente. Si, lui sta bene ma si sente solo, terribilmente solo. Aveva gli occhi spenti, la sua anima chiedeva disperatamente aiuto… Lui vuole stare con te, l’unica donna che abbia mai amato…
IZAYOI: …
NATHAN: Se solo ci dicessi il nome della donna che ti ha sigillato…Voi due potreste tornare a stare insieme!
IZAYOI: Di nuovo…insieme…Il mio dolce amore….proibito…
GAYA: Izayoi…
ARCADIA: Vedo il suo cuore…è così triste e desolato, così solo, così tremendamente solo…
IZAYOI: Se io vi dico il nome che tanto bramate, voi potreste giurarmi che io potrò finalmente stare con lui, almeno nella morte?
GAYA: Lo giuro.
NATHAN: Lo giuro.
IZAYOI: Kikyo…la sacerdotessa che mi ha sigillata si chiamava Kikyo…
GAYA: Cosa?! Ancora lei?!
NATHAN: La conoscevi?
GAYA: No, o almeno non di persona. Ma mio padre mi ha raccontato che quando stavano combattendo contro Naraku, c’era una donna, che era stata riportata in vita da una strega, che era una sacerdotessa molto forte nonché vecchia fiamma di Inuyasha. Poi però è stata uccisa dallo stesso Naraku….
IZAYOI: Lei mi sigillò molti anni prima di Naraku. Non so perché lo fece, forse per Inuyasha…
NATHAN: Non riesco a vedere un fine al tuo sigillo. Non capisco come possa averlo fatto per il bene di Inuyasha…
GAYA: Si, anche a me sfugge il senso…Potremmo chiedere ad Inuyasha stesso!
NATHAN: Si, ma poi che facciamo? Avanti e indietro all’infinito? Sono otto ore di cavalcata!
GAYA: Si, non hai tutti i torti, ma come facciamo?
ARCADIA: Penso di avere la soluzione ai nostri problemi! Possiamo prendere le ceneri di Izayoi e portarcele dietro, così anche la sua anima sarà costretta a seguirci!
NATHAN: Arcadia, sei un piccolo genio!
GAYA: Ok, faremo così allora. Forza aiutatemi a recuperare le ceneri.
IZAYOI: Non funzionerà, non senza la sacerdotessa che ha apposto il sigillo!
GAYA: Kagome. Lei è la reincarnazione di Kikyo. Lei saprà sicuramente come togliere un sigillo. D’altronde anche lei è una sacerdotessa molto potente!
NATHAN: Bene, allora muoviamoci.
Gaya e Nathan si misero a scavare, mentre Izayoi e Arcadia discutevano amichevolmente. Le fate avevano un certo ascendente per le anime, soprattutto se pure come quella della madre di Inuyasha! Dopo una manciata di decine di minuti, Gaya teneva in mano un’urna, contenente le ceneri di Izayoi. Ora non dovevano fare altro che tornare indietro. Montarono a cavallo e cominciarono a dirigersi verso la capanna di Kagome. Se la presero con calma, non volendo affaticare troppo i destrieri demoniaci.
IZAYOI: Gaya, hai un aspetto familiare…per caso ci conosciamo?
GAYA: No, io non ti ho mai vista ma probabilmente conosci mio padre.
IZAYOI: Ah si? E chi è tuo padre?
GAYA: Si chiama Sesshomaru no Tashio…
IZAYOI: Quel Sesshomaru?! Il primo figlio di Inu no Tashio?
GAYA: Già, proprio lui…
IZAYOI: Ma… tu sei una mezzodemone, vuol dire che tua madre era…
GAYA: Umana? Si, mia madre era una donna umana. Mio padre la conobbe quando era una bambina e le salvò la vita. Da allora non si separarono mai più e lui gradualmente si innamorò di lei…
IZAYOI:  Deve essere una donna bellissima e speciale, il Sesshomaru che conobbi io deve essere molto diverso da quello che è ora.
GAYA: Si, lui è molto cambiato, ma mia madre è morta molto tempo fa. Per la precisione 50 anni orsono…
IZAYOI: Mi dispiace molto…
GAYA: Ma ora parlami di te, come hai conosciuto il nonno?
IZAYOI: Bhe, è stato una mattina di primavera di molto, moltissimo tempo fa…
 
 
POV IZAYOI.
 
 Stavo camminando per il bosco, ero una ragazza giovane, avevo all’incirca 24 anni. Ero una principessa di un regno che orami non esiste più, e raccoglievo fiori qua e là. Odiavo il mio ruolo di principessa. Ero sempre riverita, sempre assecondata. Ogni mio desiderio era un ordine e subito si avverava. Non avevo neanche la possibilità si passeggiare da sola, ero sempre seguita da ancelle o dalla scorta. Si, proprio non mi andava giù il fatto di essere così poco autonoma. Così quel giorno, uscii presto la mattina cercando di non farmi vedere da nessuno e me ne andai in giro per la foresta. Ero circondata da maestosi alberi, fiori di ogni genere e il vento portava con sé il dolce profumo di muschio bianco. Camminai spensierata sentendomi libera come non mai e mi ritrovai in una radura. Era bellissima. Grande, spaziosa, che quasi ti invitava a correre come se non ci fosse un domani, sentendoti leggera e libera. Era invasa da piccole margherite candide come la neve, che formavano un tappeto morbido e soffice. Mi sedetti proprio al centro e iniziai a raccogliere fiori e a canticchiare. Poi sentii un tonfo non poco lontano da me. Era come se qualcuno fosse caduto da cielo. Mi avvicinai e mi trovai davanti ad una voragine gigantesca. Sul fondo un demone enorme viola, grondante di sangue e decisamente vicino alla sua fine. Sopra di lui un uomo o meglio un demone, con sembianze umane, con in mano una spada che stava lentamente affondando nel torace del demone viola. Quest’ultimo spirò tra atroci sofferenze maledicendo il suo assassino. Dopo che ebbe esalato il suo ultimo respiro, il demone che stava sopra a quel cadavere rinfoderò la spada e saltò agilmente fuori dalla buca. Atterrò proprio di fronte a me ed io ebbi il tempo di guardarlo in tutta la sua magnificenza. I lineamenti duri ma non troppo, le labbra contratte in un dolce sorriso, due segni demoniaci sui lati delle guance e una mezzaluna calante in mezzo alla fronte. Aveva lunghi capelli argentei legati in una coda alta e fermata da un nastro rosso sangue.
Il suo corpo muscoloso era coperto da un’armatura da samurai che aveva l’aria di essere molto pesante. Aveva anche una pelliccia che fungeva da mantello. Era bello, molto bello. Ed era un demone. Provavo un senso di inferiorità enorme, ma ero attratta da quella perfezione, da quegli occhi ambrati. Così restai lì a fissarlo, imbambolata. Poi, con mia grande sorpresa, fu lui a parlare per primo.
INU NO TASHIO: Mi dispiace avervi fatto assistere ad una scena così violenta, principessa.
La sua voce era calda e suadente, dolce come il miele tuttavia capace di essere fredda e distaccata.
IZAYOI: Come fate a sapere che sono una principessa?
INU NO TASHIO: Dal vostro profumo, mia signora.
IZAYOI: No, per favore, chiamatemi solo Izayoi. Mi da fastidio essere chiamata mia signora, quando effettivamente non sono signora di un bel niente.
INU NO TASHIO: Siete il primo essere umano, e la prima donna che rifiuta il titolo di signora. Di solito tutti cercano le lusinghe e i complimenti…
IZAYOI: Io, invece, lo ritengo inutile. Certo, è bene rispettare le buone maniere, ma non da diventare dei leccapiedi.
INU NO TASHIO: Sono perfettamente d’accordo con voi, Izayoi.
IZAYOI: Posso sapere il vostro nome, demone?
INU NO TASHIO: Il mio nome è Inu no Tashio, re dei demoni.
IZAYOI: Re dei demoni? Bhe, allora dovrei essere io ad inchinarmi a voi.
INU NO TASHIO: Non avete paura di me? Sono un demone, potrei aggredirvi in qualsiasi momento!
IZAYOI: Non penso siate quel genere di demone. Vedo bontà e onore nei vostri occhi, non malvagità.
INU NO TASHIO: Vi ammiro molto. Siete il primo essere umano che non fugge da me impaurito.
IZAYOI: Non vedo il motivo per cui dovrei avere paura di voi.
INU NO TASHIO: Vi andrebbe di passeggiare con me? E’ una così bella giornata!
IZAYOI: Ne sarei oltremodo onorata!
Passai un pomeriggio stupendo, finalmente avevo incontrato un uomo che non mi vedeva come una bambolina principesca da trattare con i guanti. O meglio, avevo incontrato un demone. Ne rimasi affascinata, non lo nego. Me ne ero follemente innamorata. Con lui ridevo, scherzavo, giocavo e mi sfogavo in un modo che non era neanche lontanamente paragonabile a quello con cui facevo con mia madre. E lui mi ascoltava come nessuno aveva mai fatto. Scherzava con me, rideva alle mie battute e se ne fregava della regalità. Ormai era arrivato il tramonto e dovemmo separarci. A malincuore ci salutammo e tornammo tutte e due ai nostri castelli. Ma non prima di esserci dati appuntamento in quella radura nascosta verso mattina inoltrata. Ovviamente non riuscii a dormire quella notte. Il sole non si fece comunque attendere molto e, finalmente mi preparai per uscire. Pettinai i miei chilometrici capelli corvini e li legai in una coda alta come la sua e fermai il tutto con un nastro verde prato. Adoravo il verde. Era così naturale e allegro! Tutto ciò che io non potevo essere. Presi un kimono dall’armadio bianco con dei petali verdi che sbrilluccicavano qua e là tra le pieghe del vestito. Non era pregiato, non volevo passare per una spocchiosa che deve sempre essere vestita bene. Infatti era molto semplice e funzionale ma che mi stava d’incanto. Passai un velo di trucco sul viso e mi diressi all’uscita del palazzo. Cercai di non farmi vedere dalle guardie né dalle sentinelle e ci riuscii egregiamente. Cominciai ad addentrarmi nella foresta facendo attenzione alle grandi radici sporgenti e ai cespugli spinati ed arrivai alla radura. Lui non era ancora arrivato così mi tolsi i sandali e rimasi a piedi nudi. Se la corte del palazzo l’avesse vista avrebbe cominciato a gridare come un’ossessa e a maledire il mio comportamento scellerato. Ma nulla era paragonabile alla sensazione dell’erba sotto i piedi. Delle goccioline fresche di rugiada che solleticano le delicate piante dei piedi. Mi ritrovai a danzare come mi aveva insegnato mia madre. Sii leggera come il vento, segui i movimenti di una foglia che cade, eguaglia la continuità dell’acqua e sii decisa come l’impeto del fuoco. Ecco cosa mi diceva sempre mia madre quando era il momento delle lezioni di danza. Il mio fisico esile e slanciato mi permetteva di seguire le quattro regole alla perfezione. Ero così presa dalla danza che non mi accorsi della presenza del mio demone. Appena mi resi conto che lui era arrivato, persi l’equilibrio e caddi a terra. Mi preparai all’impatti imminente, ma non ci fu. Sentii il suo profumo di muschio bianco e il suo calore vicino a me, molto vicino a me. Infatti lui mi aveva afferrata prima che io cadessi al suolo e mi ritrovai in braccio a lui. Ero completamente arrossita e lui sembrò notare quanto fossi imbarazzata infatti mi sorrise dolcemente.
INU NO TASHIO: Sei veramente brava a danzare, ma resti comunque un’imbranata!
IZAYOI: Lo prenderò come un complimento.
INU NO TASHIO: Oh, ma lo era…
Non so perché ma sentivo le sue possenti braccia che mi stringevano a sé, come se non volesse che io mi allontanassi. Sentivo il ritmo del suo cuore farsi più veloce e allora capii. Anche lui era innamorato di me. Mi rimise a terra delicatamente tenendomi comunque vicino a lui e mettendomi una mano sul fianco.
INU NO TASHIO: Se ti dicessi di fidarti di me, tu lo faresti?
IZAYOI: Fidarmi di te? Ad occhi chiusi.
Gli sorrisi con la massima energia che avevo in corpo. Fu allora che mi ritrovai di nuovo tra le sue braccia. Poi mi sentii tutto a un tratto più leggera e l’aria si era fatta più fredda. Aprii gli occhi e stavo volando. Ero tra le sue braccia e stavo volando. Non potevo chiedere di meglio, come si poteva essere più felici di così? Quando atterrammo eravamo sempre nella radura ma più al centro rispetto a prima. Ero ancora molto emozionata, quindi appena mi mise a terra mi sedetti immediatamente. Lui fece lo stesso, mettendosi il più vicino possibile a me.
IZAYOI: Non credevo che tu potessi volare! E’ stato…meraviglioso, spettacolare, emozionante…Grazie…
INU NO TASHIO: Figurati! Secondo me, è l’aspetto più bello dell’essere demoni. Poter volare, sentirsi liberi, andare dove si vuole quando si vuole.
IZAYOI: Già…sarebbe magnifico!
INU NO TASHIO: Sai, non credevo di…no, niente, lascia stare.
IZAYOI: No, dimmi! Avanti…Non avere paura, non mordo mica sai!
INU NO TASHIO: Ahahahaha, si, questo lo so. Vedi io sono un demone e tutti quelli come me si ritengono superiori agli esseri umani. Ma superiori in che cosa, ancora non l’ho capito. Sono tutti orgogliosi, tutto muscoli e niente cervello e non hanno idea di cosa sia l’amore e la compassione… Ed io, mia cara Izayoi, penso si essermi perdutamente innamorato di te.
Innamorato, perdutamente, di me? Ero scioccata, meravigliata e felice. Le parole mi morivano in gola ma sapevo ciò che dovevo fare. E, a dirla tutta, per farlo non servivano certo le parole. Mi misi in piedi, invitando anche lui a fare lo stesso. Ora eravamo l’uno di fronte all’altra e ci guardavamo negli occhi. Nei suoi potevo vedere la luce dell’amore ma anche l’ombra del timore di un rifiuto. Così presi il suo viso tra le mani e mi avvicinai, mi avvicinai quel tanto da poter sentire di nuovo il suo profumo e il suo calore, ma soprattutto il suo respiro sulla pelle e le sue labbra così vicine alle mie. Dopo un tempo che mi sembrò interminabile arrivai a destinazione. Posai le mie labbra sulle sue e sentii i suoi muscoli rilassarsi e il suo cuore gioire per non aver dovuto affrontare la sofferenza di un addio.
 
 
ARCADIA: Che cosa romantica…
GAYA: Già….
NATHAN: Deve essere stato un rande demone questo Inu no Tashio. Mi sarebbe molto piaciuto poterlo conoscere…
IZAYOI: Oh, si, era davvero un grande demone. Il più grande che io abbia mai visto.
 
 
ANGOLO AUTRICE
Questo capitolo è stato in assoluto il più bello da scrivere. Mi ero bloccata quando Heart mi ha chiesto chi aveva sigillato Izayoi (lo ammetto, mi hai preso alla sprovvista!) Poi però ho cominciato a collegare e tutto alla fine è tornato al suo posto. Spero che vi piaccia questo capitolo!
Ringrazio come sempre tutti coloro che recensiscono, aggiungono ai preferiti o semplicemente leggono la mia storia! Buona lettura!
death_thekid99

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Capitolo 19
*** Rivelazioni. ***


CAPITOLO 19: Rivelazioni.
 
 
 
Stavano ancora galoppando trasportando le ceneri di Izayoi. Ormai eravamo talmente vicini che potevamo vedere la capanna. Tutti erano divorati dalla curiosità. Molte domande ronzavano nella testa di Gaya come in quella di Nathan e Arcadia. Perché Kikyo aveva sigillato Izayoi? Come potevano togliere il sigillo? Potevano sfruttare il fatto che Kagome fosse la reincarnazione di Kikyo? Qualcosa comunque non quadrava. E poi c’era un altro problema. “Ciao Inuyasha, abbiamo qui le ceneri di tua madre che non vedi da tipo 120 anni ma tranquillo, sta bene, è stata solo sigillata in modo che non potesse stare almeno nell’aldilà con il suo amato. Ah, la persona che ha privato dell’amore tua madre non era altro che la donna di cui ti eri follemente innamorato. Comunque è pronta la cena?”. Divertente, molto divertente. Scesero da cavallo e presero le loro borse.
NATHAN: Forse è meglio, Izayoi, se vi nascondete dentro l’urna finché non saremmo riusciti a capirci qualcosa. Non sarebbe molto saggio fare in modo che Inuyasha vi veda…
IZAYOI: Capisco la tua preoccupazione. Se mi cercate, sapete dove trovarmi.
GAYA: Dobbiamo cercare di essere il più delicati possibili. Inuyasha non ama molto che si cerchi nel suo passato. E’ molto suscettibile…
ARCADIA: Chissà quale sarà la sua reazione…
NATHAN: Non ci resta che scoprirlo…
Arrivarono davanti alla porta. Tentennando, Gaya alzò la mano per bussare. Batté delicatamente le nocche sulla porta per tre volte. Poi arrivò Karin ad aprire. Appena vide i due amici sorrise felice e quando notò anche la fatina rimase affascinata. I compagni di viaggio entrarono e si accomodarono. Poco dopo arrivarono anche Kagome abbracciata amorevolmente a Inuyasha. Vedendo quella scena romantica, Gaya si voltò per istinto verso Nathan. Anche lui si voltò incrociando lo sguardo ambrato della ragazza. Entrambi arrossirono vistosamente, ripensando alla notte che avevano passato insieme. Dopo essersi salutati e dopo aver raccontato a tutti che fosse Arcadia e come l’avevano trovata, era il momento di vuotare il sacco. Gaya guardò prima Arcadia e poi Nathan. La fatina e il mezzodemone annuirono per darle la giusta carica. Ispirò profondamente e cominciò a parlare.
GAYA: Inuyasha, ora dovrai ascoltarmi con particolare attenzione. Dovrai però promettermi di non agitarti ne di arrabbiarti. La cosa è molto importante e non possiamo sprecare il tempo a litigare.
INUYASHA: Ok, ma che è tutta questa serietà? Quando fai quella faccia sei una copia spiccicata di tuo padre!
GAYA: Abbiamo trovato le ceneri di Izayoi.
INUYASHA: Bene, le avete tolto il sigillo? Perfetto! Ora è tutto sistemato.
GAYA: No, Inuyasha. La situazione è tutto tranne che sistemata. Non sappiamo come toglierle il sigillo. Inoltre, abbiamo scoperto che è stata….a sigillarla.
INUYASHA: Chi è stata? Non ho capito nulla di quello che hai detto! Vuoi parlare più ad alta voce senza mangiarti le parole?!
GAYA: E’ stata Kikyo…
INUYASHA: C-cosa? S…s-stai scherzando vero? Che centra l-lei adesso?
GAYA: Mi dispiace ma è la verità. Kikyo ha sigillato tua madre anche se ancora ci sfugge il motivo. Crediamo che solo Kagome, essendo la reincarnazione di Kikyo, possa liberarla.
INUYASHA: No, non può essere. NON VI CREDO!
NATHAN: Credo sia il suo momento Izayoi…
INUYASHA: Che cosa significa…Mia madre è…
L’urna fu deposta delicatamente in terra da Nathan. Poi Arcadia si avvicinò e ne sollevò il coperchio. Una luce abbagliante uscì dall’urna e la cenere prese le sembianze dell’anima di Izayoi. Come, sempre, era bellissima. Inutile dire che Inuyasha la fissò imbambolato come una statua.
IZAYOI: Ciao, figlio mio…
INUYASHA: M-madre?
IZAYOI: Si, sono io. Devi credere a tua nipote, è stata Kikyo a sigillarmi. Mi dispiace molto, ma è la pura verità.
Dopo di che rientrò nell’urna e con lei svanì anche la luce.
KAGOME: Ok, sono successo un sacco di cose. Perché non vi fermate qui? Almeno fino a domani mattina quando faremo il punto della situazione…
GAYA: Ci sarebbe di immenso aiuto, è da un po’ che non riposiamo…
KARIN: Vado a preparare la stanza degli ospiti!
GAYA: Credo che andò a fare un bagno. Ho visto che qui vicino c’è una cascata.
KAGOME: Ma guarda che noi abbiamo una vasca!
GAYA: Lo so, ma mi piace sentirmi in mezzo alla natura. Mi rilassa.
KARIN: Ma come hai detto tu stessa sei stanca! E se ti capitasse qualcosa?
GAYA: Tranquilla cugina! Io vado!
Così si incamminò verso la cascata. Sinceramente parlando aveva  cercato solo un po’ di pace e di silenzio, ma doveva ammettere che appena lo scrosciare dell’acqua arrivò alle sue orecchie, si sentì veramente in pace e rilassata. Si spogliò ed entrò nell’acqua. Era tiepida ed era un vero toccasana per i suoi muscoli fin troppo tesi. Ad un tratto, mentre aveva chiuso gli occhi abbandonandosi al tepore di quel posto, sentì che un latro corpo si stava immergendo e si avvicinava a lei. Aprì gli occhi e si ritrovò di fianco a Nathan. Già, Nathan. Senza vestiti però. Lo aveva già visto nudo, ma quella era un’altra situazione, un altro momento, un’altra atmosfera… Così si voltò di scatto diventando rossa come la lava incandescente e creando con in lunghi capelli una sorta di “tendina” divisoria.
NATHAN: Per tutti i kami! Che cosa fai, ti nascondi?
GAYA: I-io n-non m-mi sto n-nascondendo
NATHAN: D’accordo ma stai b-balbettando! Oh, sei forse in imbarazzo?
GAYA: Oh no bhe, vedi un po’ tu! Sei nudo e decisamente troppo vicino a me.
NATHAN: E pensare che ero venuto a salvarti. Ma poi, come fai ad imbarazzarti in questo modo? Santo cielo sei una guerriera o una donnina sprovveduta?
GAYA: Sono una g-guerriera!
NATHAN: Scappa, scappa coniglietta che se no ti prendo.
Ok, era troppo. Mise il pudore da parte e si scagliò su Nathan. Cominciarono a lottare amichevolmente senza accorgersi del fatto che erano senza veli. Si ritrovarono fuori dall’acqua e se ne accorsero solo dopo che cominciarono a sentire la temperatura abbassarsi. Si fermarono per riprendere fiato Nathan stava disteso sull’erba e Gaya era praticamente sopra di lui. Quando si accorse della situazione era troppo tardi. Nathan l’aveva stretta a sé, facendo aderire i loro corpi l’uno all’altro. Poi si mise seduto e prese Gaya in braccio, facendola sedere sulle sue gambe. Inutile dire che lei stava letteralmente per esplodere. Si baciarono con passione. Uno due baci, annaspando per cercare ossigeno, riprendendo il loro scontro con le lingue. Lei che mordicchiava il labbro a lui, e lui che passava le sue mani sulla sua schiena nuda. Si alzò in piedi sempre tenendola in braccio e rientrarono in acqua. E lì si consumò ancora una volta il loro incredibile amore.
NATHAN: Non sai quanto ti abbia desiderata…
GAYA: Sono così irresistibile?
NATHAN: Ogni volta che ti addormentavi, che ti toccavi i capelli o che ti sistemavi i vestiti volevo saltarti addosso…
GAYA: Ahia amico mio, sei messo male!
NATHAN: Io sono più di un amico.
GAYA: Questo lo so perfettamente.
Lo disse sussurrando vicino all’orecchio di Nathan, che ormai era carico di desiderio. Lei lo sentiva. Sentiva che le sue mani viaggiavano sul suo corpo, sentiva il suo cuore accelerare e gli ormoni che impazzivano.
NATHAN: Tu sei mia.
Lo disse amorevolmente, ma anche con tono deciso, con il tono di una persona che avrebbe lottato pur di strati accanto. E lei, bhe lei era semplicemente felice. Niente emozioni complicate, niente mezzi termini. Semplicemente ed eternamente felice.


ANGOLO AUTRICE:
Sono in ritardo lo so, ma uno sfortunato susseguirsi di eventi mi ha tenuto lonatno dalla mia stanza. Non volendovi annoiare, colgo lo'ccasione di ringraziare Heart, che riesce sempre a farsi talemente tante domande che sarebbe davvero bellissimo poterle parlare di persona. Davvero, quando recensisci o semplicemente leggi una storia hai un modo di vederla tutto tuo. La interpreti in modo diverso ed è davvero ammirevole. Ok forse troverai le mie idee contorte ma non ti preoccupare! Sintetizzerò dicendoti solo un gande GRAZIE! Poi anche Yami16 che anche lei è sempre presente e devo dire che mi hai aiutata molte volte facendomi notare particolari importanti che avevo tralasciato! Ma che ci vuoi fare?! Sono un'imbranata ahahahahahahahaha :D E anche bells86! Tranquilla non importa se in ritardo le tue recensioni le aspetto sempre e comunque! E ovviamente un grande bacio a tutte le altre/i che hanno recensito altri capitoli. Non dimentichiamoci dei lettori che scelgono l'anonimato! Ringrazio anche voi! Davvero mi sento molto realizzata! Sono molto felice che vi piaccia la mia storia! A breve ne comincerò una anche su Inazuma Eleven e anche una su Diabolik lovers. Non so come farò a starci dietro ma proverò! Buona lettura e ancora grazie!!
<3
death_thekid99 

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Capitolo 20
*** Inuyasha, non Inuyasha. ***


CAPITOLO 20: Inuyasha, non Inuyasha.
 
Tornarono sui loro passi per cenare. Si vedeva lontano un miglio che avevano fatto l’amore. Avevano tutti e due un sorriso da ebete stampato in faccia. Per tutta la cena, i due si scambiarono fugaci occhiate, arrossendo violentemente. Ovviamente se ne accorsero tutti. Kagome era molto felice per lei, Karin forse un po’ invidiosa e Inuyasha completamente furioso. Infatti, in uno dei suoi momenti di assoluta genialità, disse una frase che non avrebbe mai dovuto dire.
INUYASHA: Nathan, lo sai che se Sesshomaru lo viene a sapere, tu sei morto vero?
KAGOME: INUYASHAAAAA! A CUCCIAAA, A CUCCIA, A CUCCIA, A CUCCIA, A CUCCIA!
Nathan e Gaya si guardarono. Lui ferito nell’orgoglio, lei quasi in lacrime dall’offesa. A pensarci bene, Gaya non aveva mai pianto. Neanche appena nata. Uscita dal grembo di sua madre, aveva tranquillamente aperto i bellissimi occhi ambrati e aveva squadrato dalla testa ai piedi il padre che la teneva in braccio. Non un gemito, non un lamento. All’inizio Rin pensava fosse muta. E ora, stava per piangere! E chi se non Inuyasha poteva prendersi la colpa. Inuyasha si alzò in piedi e si pulì il kimono dalla polvere. Si era appena ripreso dalle ripetute cadute che gli aveva fatto fare Kagome, quando Gaya gli si avvicinò e gli tirò un sonoro schiaffo. Lo prese in pieno. Con tutta la mano. Sentiva il palmo pulsare, la rabbia scorrere inesorabilmente nelle sue vene. Inuyasha con il volto girato dall’altra parte, gli occhi spalancati in una espressione di stupore e il segno di una cinquina rossa che riempiva tutta la guancia.
GAYA: Come osi? Insinui forse che mio padre non possa capirmi? Insinui forse che il più grande demone che io abbia mai conosciuto e che si è innamorato di un’umana non possa concepire il fatto che io abbia trovato la felicità? Che abbia finalmente trovato qualcuno che mi completi? Stai forse dicendo che Nathan non sarebbe degno della mia fiducia o di quella di mio padre? Sei un idiota Inuyasha! Sesshomaru sarà pur freddo, calcolatore e orgoglioso, ma almeno riflette prima di parlare! Hai la mente completamente vuota, mi tratti male, anzi CI tratti male e ti dimentichi che non puoi definirti superiore perché siamo tutti mezzodemoni qui! Sarebbe forse il caso di dire che Nathan è superiore a te, perché lui era un demone completo! E poi ha un cuore e un cervello almeno?! Sai che ti dico? Va a farti fottere Inuyasha. Noi ora ce ne andremo e porteremo tua madre con noi. Cercheremo le sacerdotesse più potenti del mondo e i monaci più esperti. Ma tu non saprai mai se tua madre alla fine verrà liberata o no. Non saprai dove saremo, ne cosa faremo. Ma sta pur certo che quando questa storia sarà finita, sia in bene che in male, io tornerò qui a prenderti a calci nel culo. Ora, se vuoi scusarci, io e Nathan dormiremo fuori. Karin il cibo era delizioso grazie. Kagome…non so come tu faccia a sopportarlo. Quasi ti compatisco.
Tutti rimasero ammutoliti dalle sue parole. Nessuno aveva mai fatto perdere le staffe a Gaya no Tashio, figlia del grande imperatore dei demoni Sesshomaru no Tashio. Nathan si alzò e la seguì fuori, ma prima lanciò uno sguardo a Inuyasha. Era carico di odio, di risentimento. Praticamente i suoi occhi trasmettevano una scritta gigante a intermittenza che diceva: “SEI UN IDIOTA. IO TI AMMAZZO”. Kagome guardava anch’essa furibonda Inuyasha e Karin non fece da meno.
KAGOME: Gran bel lavoro Inuyasha, gran bel lavoro!
KARIN: Potevi risparmiartela questa sai?!
INUYASHA: E’ solo una mocciosa che gioca a fare la guerriera! E lui è solo un manichino che fa tutto quello che le dice Gaya.
Quelle parole arrivarono nelle orecchie di Gaya. Ora basta. Non ne poteva più. Senza volerlo aveva assunto la sua forma demoniaca. Gli occhi rossi come il sangue, le pupille minuscole e azzurre, la mezzaluna frontale che pulsava richiamando sangue fresco. Le sua zanne si allungarono e così pure gli artigli. Neanche Sesshomaru era così inquietante. Karin e Kagome assistettero alla trasformazione spaventate a morte. Corsero verso il bosco nascondendosi il più lontano possibile. Inuyasha era uscito dalla capanna e guardava con aria di sfida la mezzodemone del tutto fuori controllo. Nathan si parò davanti alla sua amata.
NATHAN: Ferma Gaya, calmati!
?????: Che sta succedendo qui?
INUYASHA: S-sesshomar-ru?
SESSHOMARU: Si può sapere perché sento odore di…
Il suo sguardo volò sulla figlia totalmente fuori controllo. Continuava a lanciare occhiate di fuoco ricolme di odio verso Inuyasha che aveva impugnato una spada forgiata da Totosai e si era messo in posizione di attacco. Il grande demone tirò le somme e capì che il fratellastro idiota aveva in qualche modo offeso sua figlia.
SESSHOMARU: Brutto idiota bastardo, SI PUO’ SAPERE CHE COSA HAI FATTO A MIA FIGLIA!
INUYASHA: Nulla! E’ lei che fa la presa a male!
GAYA: IO….TI….AMMAZZO!
 
[Qualche ora prima]
 
SESSHOMARU: Non va bene. Sento che l’odore di Gaya è cambiato. Homura!
HOMURA: Si, padre?
SESSHOMARU: Devo controllare una cosa. Ti affido il regno.
HOMURA: Non temete, non vi deluderò!
SESSHOMARU: Non ne dubito…Vado.
 
 
[Ora]
 
POV GAYA
 
Basta, io lo strangolo. Voglio vederlo soffrire. Non lo sopporto più. Ma…ma che diavolo mi è preso? Non riesco più a muovermi come vorrei! Questa voce….è di mio padre! Ma che ci fa qu lui? Nathan…dove sei? Aiutami! Improvvisamente una voce ovatta mi raggiunse. Era quella di Nathan ne sono sicura…Ma non riesco a capirti. Non ti sento! NATHAN! Provai ad urlare. Ma nulla. Non ci riuscivo! Vedevo il volto di Inuyasha che aveva assunto un’aria di sfida. Patetico. Davvero pensava di potermi battere? Siamo su due livelli di combattimento del tutto diversi. Il mio maestro, o meglio i miei maestri, erano gli spadaccini più bravi del mondo. Senza contare che avevo quasi battuto mio padre. E ora lui con quello stuzzicadenti in mano pensa davvero di potermi battere? Povero illuso. Non so come ma mi ritrovai più vicino ad Inuyasha. L’avevo afferrato per il collo e lo vedevo annaspare il cerca di ossigeno. Era…divertente! NO! NO! Gaya riprenditi! Smettila basta! Lascialo andare!! Ma niente. Le mie dite continuavano a stringere la morsa sul collo di Inuyasha che stava lentamente socchiudendo gli occhi. Poi non sentii più nulla. Bhe, in effetti sentii un dolore lancinante proprio alla base del collo, poi svenni.
 
 
SESSHOMARU: Brutto idiota, guarda come l’hai ridotta!
NATHAN: Inuyasha! Sei completamente impazzito?
INUYASHA: Se tu non avessi fatto quello che hai fatto forse ora non ci ritroveremmo in questo pasticcio!
NATHAN: Ma si può sapere che problemi hai?
SESSHOMARU: Inuyasha, che intendi per “se non avessi fatto quello che hai fatto”?!
INUYASHA: Ok, ora te lo spiego. Nathan, il principino, si è divertito non poco con tua figlia.
Sesshomaru aveva un’espressione indecifrabile. Non si capiva se era arrabbiato, scioccato, felice, geloso…Insomma non aveva una descrizione precisa.
NATHAN: Inuyasha…sei un baka…
SESSHOMARU: Inuyasha.
INUYASHA: Si, fratellino?
SESSHOMARU: Hai insultato mia figlia. L’hai ferita nell’orgoglio solo perché ha fatto l’amore con Nathan?
INUYASHA: C-come scusa?
SESSHOMARU: Parlando sinceramente, sono contento che mia figlia abbia trovato qualcuno che l’ami, anche se il fatto che abbia fatto l’amore con te Nathan, non mi va a genio. Infatti, faremo i conti più tardi. Ma tu Inuyasha, hai veramente superato il limite. Come ti sei permesso di….Un momento….Inuyasha, il tuo odore….TU NON SEI INUYASHA!
?????: Si, esatto! Ecco vedete mi stavo godendo la scena e proprio non ce la facevo a non intervenire! HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH

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Capitolo 21
*** Finalmente, Kikyou. ***


CAPITOLO 21: Finalmente, Kikyou!
 
SESSHOMARU: Tu, sei la donna di Inuyasha…Quella che è stata uccisa da Naraku!
KIKYOU: Indovinato, caro il mio Sesshomaru. E pensa un po’, ancora una volta sono tornata su questo mondo. Ah, ti saluta tanto Rin…
SESSHOMARU: Non azzardarti a pronunciare il suo nome, lurida sgualdrinella!
KIKYOU: HAHAHAHAHAHAHAH, Forza torna da me Inuyasha….Vedi Sesshomaru, lui è il vero Inuyasha, solo che è sotto il mio assoluto controllo e…
KAGOME: INUYASHA A CUCCIA!
INUYASHA: Kagome! Piantala una buona volta di strillare quella parola!!
KIKYOU: C-cosa? NON E’ POSSIBILE! NO! Kagome….quanto di odio….non ne hai idea!
KAGOME: Veramente dispiaciuta Kikyou, ma Inuyasha è mio e di nessun altro!
INUYASHA: Oh bhe, così mi metti in imbarazzo!
SESSHOMARU: Finitela, ora.
NATHAN: Kikyou! Togli il sigillo di Izayoi! Ti prego!
KIKYOU: AHAHAHAHAHAHAH non ci penso neanche! Anche quella sgualdrinella aveva cercato di portarmi via Inuyasha! Lei era il primo dei suoi pensieri! Se pensava ad una umana pensava a Izayoi e non a me! Non potevo certo permetterlo! Lui è destinato a stare con me, solo con me! E giuro su tutti i kami che ucciderò chiunque cerchi di portarmelo via!
GAYA: Ahi, porca miseria che botta!
SESSHOMARU: Gaya! Quante volte ti ho detto che…
GAYA: Si, si che non devo parlare con questi termini osceni...
NATHAN: Ah, ben tornata Gaya!
GAYA: Dove ero andata scusa?!
SESSHOMARU: Il sangue demoniaco ha avuto il sopravvento su di te. Eri diventata un demone completo. Presumo sia stato un piano di Kikyou….
KIKYOU: Si, peccato che sia andato male. Vedete nel mio piano Gaya perdeva il controllo completamente per poi essere uccisa da Nathan, che sarebbe stato costretto a farlo poiché era l’unico modo per impedirle di distruggere tutto…Ma a quanto pare…
GAYA: Brutta sgualdrinella! Sei solo un inutile spreco di ossigeno! Ora libera Izayoi o ti prendo a calci in culo!
SESSHOMARU: Gaya!
GAYA: Papà, giuro ti voglio un bene dell’anima ma quando è troppo è troppo!
SESSHOMARU: In effetti…
INUYASHA: Come cavolo ho fatto ad innamorarmi di te! Sei un mostro!
KIKYOU: NOOO! TU MI AMI ANCORA! TU DEVI AMARMI ANCORA! E’ COLPA TUA KAGOME E ANCHE TUA GAYA! MA ORA HO INTENZIONE DI VENDICARMI! UCCIDERO’ IL FRUTTO DEL VOSTRO PATETICO AMORE!
GAYA: Karin! Padre, Nathan dobbiamo trovarla prima che le faccia del male!!
KAGOME: Non ti devi permettere di toccare la mia bambina hai capito?
INUYASHA: Giuro che ti staccherò la testa dal collo!
SESSHOMARU: Inuyasha, Kagome, Nathan andate a cercare Karin. Io e Gaya resteremo qui a far fuori Kikyou!
GAYA: Forza padre! Facciamogli vedere cosa vuol dire combattere!
KIKYOU: Se ora combatti contro di me, o osi solo alzare un dito per farmi del male, non libererò mai Izayoi dal suo sigillo e farò in modo che nessuno possa farlo!
GAYA: C-come?!
KIKYOU: Ma se proprio ci tieni a liberare quell’umana inutile e piagnucolona, allora dovrai darmi ciò che hai di più prezioso.
GAYA: Che cosa vuoi?
KIKYOU: Il tuo cuore, Gaya….il tuo cuore.
SESSHOMARU: Non ti azzardare a toccare mia figlia lurida ningen!
KIKYOU: Come volete, dite addio ad Izayoi!
GAYA: FERMA! Accetto. Ma devi promettermi che se ti darò il mio cuore allora libererai Izayoi. In caso contrario mio padre di farà pagare tutti i tuoi debiti.
SESSHOMARU: GAYA! NON DIRE SCIOCCHEZZE! GIA’ HO PERSO TUA MADRE VUOI ANDARTENE ANCHE TU?!?!
KIKYOU: Che scenetta commuovente! Ho le lacrime agli occhi! Comunque si, prometto di liberare Izayoi, solo se mi darai il tuo cuore si intende!
Izayoi uscì dalla sua urna con un’aria sconvolta. Sesshomaru si voltò stupito. Dovette ammettere che era una bella donna. Anche se nessuna era bella quanto Rin.
IZAYOI: Non lo fare! Non puoi darle il tuo cuore! Tu cosa farai? E Nathan? Tu devi vivere, amare e fare mille altre cose! Non devi preoccuparti per me…
GAYA: No! Ho guardato negli occhi il padre di mio padre e in quel momento gli ho dato la mia parola che avrei fatto tutto ciò che era in mio potere per riportarti da lui. Quando la figlia di Sesshomaru fa una promessa, niente, e dico, niente, mi ostacolerà dal mantenerla. E ora muoviti Kikyou prendimi il cuore e libera Izayoi.
Sesshomaru non sapeva se essere orgoglioso di sua figlia per il suo coraggio e per la sua fierezza o prenderla a schiaffi per il modo in cui gettava via la vita. Intanto Nathan stava tornando sui suoi passi dopo aver fatto nascondere Kagome e Karin in un luogo sicuro.
NATHAN: Resisti Gaya, vengo a salvarti!
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ci avviciniamo alla fine! Wow che lavoraccio eh? Bhe che dire, Nathan arriverà in tempo per fermare la pazzia di Gaya? E Kikyou manterrà la sua promessa se riuscirà ad ottenere il cuore di Gaya? Come la prenderà Sesshomaru? Il destino davvero vuole che Gaya e Nathan non possano stare insieme?
Ahahahhahahaha come sono cattiva! Ho liberato la pulce della curiosità, e ora dovrete aspettare ancora un po’! Ma vi assicuro, ne vale la pena!
Death_thekid99
 

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Capitolo 22
*** Il cuore e l'anima. ***


CAPITOLO 22: Il cuore e l’anima.
 
 
KIKYOU: Allora, cosa hai deciso?
GAYA: Prendi il mio cuore e libera Izayoi!
SESSHOMARU: No! Gaya non puoi farlo!
GAYA: Papà….ti voglio bene…
No, non doveva piangere. Voleva trattenere le lacrime, far vedere a suo padre che era una guerriera forte e temeraria. Ma fu tutto inutile. Pensò al fratello Homura e al fatto di non poter più scherzare con lui, pensò a Nathan e alle notti di passioni che non poteva più avere e pensò al padre, che aveva già perso la sua amata e ora anche lei lo abbandonava. Si avvicinò a Sesshomaru lasciandosi sfuggire una lacrima, e poi lo strinse forte, come faceva da bambina quando c’erano i tuoni, Lui ricambiò l’abbraccio con tutto l’amore che si poteva dare ad un figlio.
Dopo aver interrotto quel contatto, Gaya prese lentamente ad avvicinarsi a Kikyou che la guardava con uno sguardo trionfante e un sorriso a dir poco inquietante. Un passo, un altro passo. Tutta la sua vita le passò davanti e una forte malinconia prese possesso di lei. Si ritrovò a pochi centimetri da Kikyou che alzò una mano e la mise sul suo petto. Dolore. Un forte dolore. Sentiva che una forza sconosciuta era entrata in lei e le stava cavando il cuore. Si lasciò scappare un urlo e Sesshomaru sfoderò la spada. Come poteva lui, padre di una donna così fiera e temeraria, non intervenire quando il suo urlo lacerò il silenzio di quel posto?
GAYA: AAAAHHHH
SESSHOMARU: LASCIALA IMMEDIATAMENTE, SGUALDRINA! METTI GIU’ LE MANI DA MIA FIGLIA!!!
GAYA: Noo! Padre….non ti preoccupare…
Kikyou tirò fuori da corpo di Gaya una luce argentata.
KIKYOU: Guarda, il tuo cuore…Così pieno di purezza, amore e gioia….Farò come mi hai chiesto, libererò Izayoi, tanto non mi serve più.
Recitando qualche strano fuda, l’urna di Izayoi si ruppe e la sua anima, felice come non mai, poté finalmente essere libera. Si avvicinò al corpo senza vita di Gaya. Gli occhi spenti, l’ambra non più scintillante, un rivolo di sangue che usciva dal lato destro della sua pallida bocca. Nathan riuscì finalmente ad arrivare. Era troppo tardi. Vide l’anima di Izayoi libera, Sesshomaru in ginocchio disperato, Kikyou con il cuore di Gaya in mano. Gaya…fece scorrere lo sguardo e la vide. Accasciata a terra, spenta. Si avvicinò prendendola tra le braccia.
NATHAN: Gaya…Forza Gaya apri gli occhi. Sei al sicuro adesso, ci sono io. Andrà tutto bene…G-Gaya non lasciarmi….Svegliati…GAYAAAAAAAAAA!
Nathan impugnò Tessaiga, che era al fianco di Gaya, e si mise in posizione di attacco davanti a Kikyou. Non sapeva usare quella spada, ma la sentiva pulsare e una voce maschile molto profonda gli suggerì le parole.
NATHAN:  FIAMMA DELLA VITA!
Si aprì il varco dell’aldilà e ne uscì niente meno che Inu no Tashio. Al suo fianco, Izayoi. Entrambi tenevano in braccio due anime. Appena le appoggiarono a terra, divennero dei corpi in carne e ossa. Poi si voltarono verso Kikyou. Izayoi la guardava con uno sguardo assassino. Inu no Tashio poi prese parola.
INI NO TASHIO: Kikyou, ora tu verrai con noi e pagherai per quello che hai fatto. Hai sigillato la mia amata e hai ucciso mia nipote. Non ti perdonerò mai. Ora, segugio infernale, fai il tuo lavoro.
Un grosso cane nero uscì dal varco e divorò Kikyou, le quali urla riecheggiarono per tutto il bosco. Inu no Tashio si voltò prima verso Nathan, sorridendogli, poi verso Sesshomaru. Gli tese una mano e lo aiutò ad alzarsi.
INU NO TASHIO: Per le tue pene, sarai ricompensato.
Detto questo scomparve. Dopo una dozzina di minuti, i due corpi che Inu no Tashio e Izayoi avevano portato si mossero. Il primo aveva i capelli argentati con due buffe orecchie nere, l’altro aveva lunghi capelli corvini. Si voltarono entrambe. Gaya e Rin. Nathan e Sesshomaru si guardarono scioccati.
SESSHOMARU: Nathan, dici che qui intorno ci sono funghi allucinogeni?
NATHAN: Magari Kikyou ha sparo intorno qualche veleno…
RIN e GAYA: AHAHAHAHAHAHAHAHAHA Funghi allucinogeni e veleni?! HAHAHAHAAHAHHAHAHA
NATHAN: Gaya…se davvero tu? S-sei tornata?
GAYA: Si, amore mio.
Gaya si fiondò tra le braccia del suo amato, facendolo cadere a terra e baciandolo come se non ci fosse un domani. Poi si rialzò e abbracciò anche Sesshomaru, sorridendogli. Poi sia Nathan che Gaya scomparvero tra gli alberi. Rimasero solo Rin e Sesshomaru.
SESSHOMARU: R-Rin?
RIN: Ciao, Sesshomaru…
SESSHOMARU: Quanto tempo….è passato?
RIN: 58 anni, 6 mesi, 2 settimane, 3 giorni, 9 ore e 47 minuti.
SESSHOMARU: Tutto questo tempo, sprecato…
RIN: Ora ho la longevità, me l’ha donata tuo padre. Sono sempre umana, ma invecchierò come un demone. Così non ti lascerò mai più, amore mio.
Si abbracciarono teneramente. Lei stringeva forte il kimono di Sesshomaru mentre lui le mise una mano dietri la testa e una sulla vita. Anche loro si baciarono con passione.
RIN: C’è un’altra bella notizia. Non ho perso il bambino. Quando sono stata nell’aldilà, il mio tempo si è come congelato e sono ancora incinta.
SESSHOMARU: Penso che prima o poi mi ucciderai di felicità, sai?
RIN: Mi ami ancora?
SESSHOMARU: Kamisama, direi proprio di si.
Dopo quel giorno, Rin e Sesshomaru si risposarono e dopo qualche mese, Rin partorì un maschietto, praticamente identico al padre. Aveva anche lui le orecchie da cane, ma ne aveva una nera e una bianca. Lo chiamarono Inu, in onore del padre di Sesshomaru. Anche Gaya e Nathan si sposarono ed ebbero due gemelle. Una aveva gli occhi ambrati e i capelli celesti e la chiamarono Izayoi, l’altra aveva i capelli argentati e gli occhi color mare che chiamarono Arcadia. La nostra fatina, se ne era andata insieme all’anima di Izayoi. Non era morta, ma aveva preferito stare nell’aldilà con le sue simili. Dopo che tutti si erano ritrovati, fecero una grande festa dove tutti furono invitati. Sango e Miroku, ormai due vecchietti, erano accompagnati dalla loro figlia Rin-Rey che fece subito amicizia con Homura. Kagome e Inuyasha, fecero un altro bambino che aveva preso tutto dalla madre e lo chiamarono Tomoe. Insomma, da allora, vissero tutti molto, felice e contenti.
 
 
ANGOLO AUTRICE
E qui, ci separiamo miei cari lettori. Questa storia e le vostre recensioni mi rimarranno sempre nel cuore. E’ stato meraviglioso scrivere questa storia e spero che vi sia piaciuta. Ma non vi preoccupate non è un addio! Mi ritroverete a scrivere una fanfiction anche per Diabolik Lovers e anche per Inazuma Eleven! Per ora però, questo è un arrivederci!
Vi voglio bene…
death_thekid99

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