Insieme Siamo Più Forti

di Lallywhite_Lady Norris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Voglio Solo Te ***
Capitolo 2: *** 2. Ranma&Akane ***
Capitolo 3: *** 3. I Bracciali Del Destino Del Drago ***
Capitolo 4: *** 4. Incubi ***
Capitolo 5: *** 5. Confessioni e Chiarimenti ***
Capitolo 6: *** 6. Paure & Angosce ***
Capitolo 7: *** 7. L'incubo ***
Capitolo 8: *** 8. Il Piano Di Haikiri ***
Capitolo 9: *** 9. Insieme Siamo Più Forti ***
Capitolo 10: *** 10. Il Sogno Dell'Amore ***
Capitolo 11: *** 11. Argo ***
Capitolo 12: *** 12. Il Portale ***
Capitolo 13: *** 13. Accidia ***
Capitolo 14: *** 14. Superbia ***
Capitolo 15: *** 15. Lussuria ***
Capitolo 16: *** 16. Invidia ***
Capitolo 17: *** 17. Avarizia ***
Capitolo 18: *** 18. Gola ***
Capitolo 19: *** 19. Ira ***
Capitolo 20: *** L'Ira di Ranma ***
Capitolo 21: *** 21. Faccia a Faccia ***
Capitolo 22: *** Tempo Di Scontri ***
Capitolo 23: *** 23. Tutti I Nodi Vengono Al Pettine ***
Capitolo 24: *** 24. Kyoko e Haikiri. La Storia Di Un Amore Infelice ***
Capitolo 25: *** 25. Sogni Che Si Realizzano ***



Capitolo 1
*** 1. Voglio Solo Te ***


Rieccomi qui..come promesso…pronti per una nuova storia! Spero che vi piaccia la mia nuova idea!! Attendo come sempre i vostri pareri! Un bacio a tutti e buona lettura!! =)
 
Stava correndo a più non posso, quasi ignorava le proprie gambe che chiedevano un po’ di tregua. Era da circa dieci minuti che stava correndo con tutta la forza che aveva, con le lacrime agli occhi. Ancora una volta. Ancora per colpa sua.
Erano due mesi che non lo vedeva, l’aveva lasciata sola una mattina con l’intenzione di intraprendere uno dei suoi viaggi di addestramento, ma non si era accorto che aveva anche lasciato il suo cuore andare in mille pezzi.
Quella mattina di due mesi prima, il suo cuore si era fermato, quando andando in camera sua per svegliarlo, invece del suo fidanzato aveva trovato un biglietto nel suo futon che diceva:
Parto per il bene di entrambi. Spero che tu possa capire. Ti prometto che tornerò molto presto, ma prima devo risolvere delle cose che mi appartengono e non posso più aspettare! Spero che tu capisca e che al mio ritorno ci sarai ancora! Ranma
E così aveva fatto…anche se il suo cuore quella sera le aveva causato un suono sordo e doloroso, lei lo aveva atteso..fino a quel giorno…fino a quando i suoi occhi non si erano posati su una scena che mai avrebbe voluto vedere!
Arrivata in prossimità del fiume si era finalmente fermata cercando di riprendere fiato..le lacrime continuavano a scorrere su quelle guance ormai rosse sia per lo sforzo sia per la rabbia che stava provando, dopo aver visto con i suoi occhi Ranma baciare Shampoo!
Come aveva potuto essere così meschino? Lei lo aveva aspettato, nonostante dentro di se si sentisse morire per essere stata abbandonata e lui la ricambiava così..baciando un’altra!!
La rabbia la stava accecando! Se fosse dipeso da lei avrebbe spaccato tutto quello che si trovava nel raggio di dieci chilometri! Era furiosa! A dir poco!
« Stupido! Stupido! Stupido!!! Ti odio!! Sei un bastardo!! »
Dietro di sé qualcuno si stava avvicinando e lei si stava asciugando le lacrime per non far capire niente. Inutilmente.
«Akane..perché piangi?»
«Vattene, stupido! Non azzardarti a parlare con me! Ti odio!»
«Akane, guardami ti prego…hai frainteso..come al solito!»
«Osi anche cercare di farmi credere che quello che ho visto non corrisponde a verità? Tu e quella maledetta di Shampoo vi stavate baciando!»
Lui si era avvicinato a lei lentamente..si sentiva morire dentro..se non gli avrebbe creduto..questa volta sarebbe stata la fine…ma diamine..lui come al solito non aveva fatto niente..era stata quella piovra che, come sempre, si era avvinghiata a lui. Ma una cosa era cambiata questa volta..lui era cambiato!
«Akane ti scongiuro, girati e guardami! Posso spiegarti! Ti prego non negarmi questa possibilità!»
A quel punto lei si era girata e aveva incatenato i suoi bellissimi occhi nocciola, ora arrossati per il pianto, con quelle stupende pozze grigio/blu di lui. Occhi negli occhi..persi..
«Ti sei divertito a prendermi in giro? Nel tuo biglietto di ben due mesi fa mi hai detto di aspettarti che mi avresti spiegato un sacco di cose…beh? Era questo che dovevi spiegarmi?? Il fatto che ami Shampoo? Beh caro mio..potevi dirmelo anche prima senza illudermi ulteriormente!»
«Dannazione, Akane!! Giungi sempre alle conclusioni che ti fanno più comodo e lo sai perché? Perché così puoi fare la vittima e compiangerti addosso! Pur di non fidarti di me e di quello che dico sei disposta a credere a quello che ti pare..perchè se ammettessi una buona volta cosa si cela davvero nel tuo cuore allora si che saresti vulnerabile…e questo ti farebbe sentire una perdente! Beh sai qual è la novità? Io per una volta ho deciso di essere un perdente!!»
«Cosa vuol dire tutto ciò? Come faccio a credere che quello che ho visto non sia vero?»
Ranma lentamente si era avvicinato ancora a lei..ora distanziavano pochissimi centimetri e senza distogliere i suoi occhi da quelli di Akane, le aveva messo un dito sotto il mento, sollevandoglielo, e con delicatezza le disse le parole più dolci di questo mondo:
«Io voglio te! Non mi interessa quella squinternata di Shampoo, ne le altre pazze che si auto convincono di essere mie fidanzate! Per me esisti solo tu fin dall’inizio! Io mi sento me stesso solo con te al mio fianco! Non c’è nessun’altra che mi spinge a superare i miei limiti ogni volta che mi trovo in difficoltà. Non esiste persona migliore di te che sappia farmi ritrovare la fiducia in me stesso quando sento che sto per perderla e soprattutto..non esiste sguardo più bello e profondo di quello che mi dedichi tu ogni qualvolta i nostri occhi si incatenano! Ti amo Akane..sei solo tu quella che voglio!»
«R – R – Ran – n – ma…m – ma io…»
«Shhh…ti prego, piccola mia..fammi finire…sono stato molto stupido! Da quando ti conosco non ho fatto altro che deriderti e prenderti in giro, ma per me tutto questo era solo una difesa, non volevo che tu capissi quanto mi scombussolavi interiormente! Il solo averti vicino e sentire il tuo profumo, mi manda in tilt..non capisco più niente! Sono passati cinque anni da quando sono entrato in casa tua e credo che adesso sia  il caso di crescere e smetterla di nascondersi..io non voglio più farlo..voglio che tu sappia tutto ciò che provo nei tuoi confronti! Sei la cosa più bella e più importante che mi sia capitata in tutta la mia vita..da quando ci sei tutto è passato in secondo piano!»
Ora Akane era davvero un fiume in piena di lacrime..non riusciva più a smettere! Ranma si stava decisamente preoccupando!
«Scusami…forse non dovevo…»
«No,Ranma..hai frainteso..sto piangendo, ma di felicità! È tutto vero quello che stai dicendo?»
«Te lo giuro, Akane! È vero prima la mia bocca era attaccata a quella di Shampoo, ma solo perché ho finalmente messo le cose in chiaro e lei non ha voluto cedere ugualmente! E così si è sporta e mi ha baciato con l’inganno! Si è resa conto che ha perso, solo quando mi ha visto che ti rincorrevo! Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a quella scena, ma ti assicuro che nessuna delle mie ex presunte fidanzate oserà più infastidirci! Tutte sanno che sono perdutamente innamorato del mio maschiaccio privo di sex appeal..e nessuno riuscirà a farmi cambiare idea!»
«Io..io non so cosa dire…sono davvero felice per tutto questo!! Non mi sembra vero!! Anche io ti amo Ranma Saotome!! Con tutta me stessa, fin dal primo giorno che sei piombato in casa mia, sconvolgendomi l’esistenza!»
Ranma ora aveva posato una mano socchiusa su una guancia di Akane, mentre l’altra mano era sulla schiena e delicatamente la stava attirando a se, fino a quando con decisione le sue labbra erano andate a cercare quelle della sua ragazza per darsi quel tanto e sospirato primo bacio.
Quel contatto all’inizio era timido e incerto, poi era diventato più sicuro e rovente. Ranma con delicatezza aveva cercato la lingua di Akane con la sua per unirla in un vortice di emozioni che stavano aspettando da una vita.
 
Quel bacio li aveva finalmente uniti..ed ora erano pronti a cominciare una vita di nuovo insieme, ma questa volta come VERI fidanzati.
«Akane Tendo sposami!»
«Davvero vuoi che ti sposi?»
«Con tutto me stesso! Non c’è cosa che mi possa rendere più felice!»
«D’accordo allora! La mia risposta è si! Voglio diventare tua moglie…finalmente!»
 
Detto questo si erano abbracciati e si erano riuniti in un nuovo bacio. Ora Ranma e Akane poteva finalmente coronare il loro sogno: stare insieme per sempre!
 
 
 
Questo è il mio inizio…i primi capitoli saranno interamente dedicati alla coppia…ma comunque nel prossimo già anticiperò qual cosina…poi più avanti prenderà corpo la storia vera e propria!!! Ora voglio sapere cosa ne pensate!! Aloaaaaaa!!!
 

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Capitolo 2
*** 2. Ranma&Akane ***


Aloa ragazzi! Devo dire che sono stata letteralmente entusiasta per tutti i commenti che ho ricevuto…devo confessarvi che ero così: ^////^…bordeaux!!!! xD Sono molto felice che questa storia vi stia piacendo e spero che continuerete a seguirla e ad aiutarmi!! =) Un bacione a tutti!!
 
 
Al Neko Hanten, Shampoo ripensava a quello che era accaduto poco prima con Ranma e c’erano due cose che l’avevano lasciata di sasso: una era che il ragazzo per la prima volta in vita sua era stato deciso e risoluto e aveva detto chiaramente che il suo cuore apparteneva ad Akane e che, anche se lei avesse usato tutti i trucchetti di questo mondo, non gli avrebbe mai fatto cambiare idea. Era sbalordita! Ranma l’aveva rifiutata. Aveva rifiutato lei, una delle amazzoni più belle e seducenti che si potesse mai avere l’occasione di incontrare!
La cosa strana, però, non era questa, bensì un’altra; ciò che l’aveva mandata in uno stato di trance! Dopo aver udito quelle parole, lei si era sporta e, attendendo un passo falso del codinato, lo aveva baciato lasciandolo allibito dopo che si era accorto che Akane era presente alla scena! Subito le era corso dietro e lei, stranamente, non aveva nemmeno cercato di fermarlo! Il perché? Beh, lei lo sapeva, ma si rifiutava di ammetterlo anche a se stessa! Non voleva crederci! Non poteva essere vero quello che aveva creduto di provare dentro di se, quando le era tornato alla mente quel ricordo di sei mesi prima.
Si era ridestata dai suoi pensieri, quando aveva sentito la porta del ristorante aprirsi e si era girata verso l’uscio per vedere chi fosse. Davanti a lei si era presentata una figura maschile, alta e atletica e sembrava persino un bel ragazzo, ma il ristorante era ancora chiuso così con fare gentile si era rivolta verso quel giovane sconosciuto:
«Mi dispiace, ma siamo chiusi. Ritorni questa sera dopo le 18.00!»
«Accidenti Shampoo, adesso non si salutano più nemmeno gli amici?»
Sorpresa da quella risposta, si era avvicinata a quel ragazzo e quando capì chi fosse, per poco non svenne dallo stupore!
«Mousse?!?!?»
«Eh già, proprio io! Vedo che sei riuscita a riconoscermi finalmente! Eheheheh»
Shampoo era sbalordita! Di fronte a lei vi era un Mousse totalmente diverso da quello che aveva lasciato lei sei mesi prima, quando lui si era deciso a partire per la Cina, per effettuare un duro viaggio di allenamenti.
Era decisamente cambiato. Non indossava più i suoi abiti di taglio cinese, ma al loro posto vi erano un paio di jeans blu scuro che gli ricadevano sui fianchi in una maniera che a Shampoo fece decisamente effetto e inoltre indossava una maglietta a maniche corte, che evidenziava il corpo muscoloso e allenato del giovane. Anche in questo caso la cinesina era rimasta senza parole. Ma le cose che proprio l’avevano totalmente sconvolta erano due: la prima era che non portava più gli occhiali, e li Shampoo si domandava come potesse riconoscerla e seconda era la sua nuova acconciatura. Al posto dei lunghi capelli che era solito portare, ora  invece aveva i capelli corti,spettinati. Shampoo non aveva potuto evitare di pensare che era veramente uno spettacolo!
Chi l’avrebbe mai detto? Mousse, bello da far paura.
E insieme a quei pensieri, subito era sgusciato il ricordo di ciò che avvenne sei mesi prima tra di loro. Il motivo per cui non aveva provato niente quando aveva baciato Ranma.
Quel giorno Mousse, stanco di essere ignorato da lei, aveva deciso di partire da solo per un lungo viaggio di addestramento, con il tempo forse sarebbe riuscito a levarsela dalla testa una volta per tutte, ma prima di partire aveva colto Shampoo alla sprovvista e con fare deciso, mentre si stavano salutando, l’aveva attirata a se con forza e le aveva dato un bacio carico di tutto l’amore che provava per lei.
Shampoo era rimasta pietrificata per il gesto, ma quello che l’aveva sconvolta era stato l’immenso piacere che aveva provato con quel bacio. Fosse dipeso da lei non si sarebbe più staccata dalle labbra morbide di Mousse.
Ritornata al presente, Shampoo si era decisa a scusarsi con l’amico per non aver capito chi fosse:
«M – M – Mousse! Scusa, ma non ti avevo riconosciuto! Sei…sei completamente diverso da come ti ricordavo!»
«Beh..si! Ho apportato qualche cambiamento al mio look. Era ora di cambiare! Spero tu non sia delusa! Eheheheh!»
Shampoo era tutt’altro che delusa. Negli occhi verdi di quel ragazzo vi era qualcosa che lo rendeva decisamente diverso dal solito, e non solo per l’aspetto fisico, ma in quelle pupille brillava una luce nuova, forte e decisa.
Con gentilezza lo aveva fatto accomodare e aveva cominciato a chiedergli cosa avesse fatto in tutto quel tempo.
 
 
Ranma e Akane nel frattempo erano ritornati a casa e appena i famigliari lo avevano visto arrivare, subito gli erano corsi incontro per abbracciarlo e dargli un caldo bentornato. Il ragazzo era imbarazzato, ma sotto sotto era molto felice di tutto quel calore famigliare che gli veniva dedicato, visto che lui una vera famiglia, non l’aveva mai avuta. Con questa scusa aveva chiesto a tutti di sedersi in soggiorno perché aveva delle novità di cui voleva renderli partecipi.
«Innanzitutto vi ringrazio di cuore per il tutto il calore che mi avete dedicato all’entrata! Forse per voi è normale, ma io non sono abituato a ricevere simili gesti d’affetto, essendo cresciuto praticamente solo. Quindi grazie! Non riuscirò mai a sdebitarmi per tutto quello che avete fatto per me da quando sono entrato in questa casa. L’amore di una famiglia è migliore di qualsiasi allenamento o arte marziale. È insostituibile!
Ora passiamo al perché ho voluto riunirvi qui. Visto che vi reputo anche la mia famiglia, colgo l’occasione per dirvi che in quei due mesi che sono stato via, sono andato in Cina e sono riuscito finalmente a guarire dalla mia maledizione! Ora sono un uomo a tutti gli effetti!»
A quelle parole tutta la famiglia Tendo era rimasta senza parole. Finalmente Ranma aveva vinto anche questa battaglia. Era tornato normale! Così Soun voleva complimentarsi con lui e alzandosi si era avvicinato a quel ragazzo che ormai era diventato come il figlio maschio che non aveva avuto:
«Figliolo, sono molto orgoglioso di te! Hai vinto anche questa battaglia e ti meriti davvero di essere considerato uno degli uomini più forti del Giappone. Hai sfidato qualsiasi cosa pur di tornare te stesso! Complimenti!»
«Ti ringrazio, Soun! Ma non l’ho fatto solo per me. C’è un motivo ancora più valido: tua figlia! Due mesi fa sono partito con l’intenzione di guarire una volta per tutte, perché non potevo più nascondere i sentimenti che provavo per lei e volevo che fosse orgogliosa di me. Si meritava di avere un uomo normale al suo fianco! Certo non ero sicuro che lei mi ricambiasse, ma avevo sospettato qualcosa, così sono partito per risolvere alcuni dei miei problemi e una volta tornato a Nerima, ho chiarito anche con le altre presunte fidanzate. Non c’è niente e nessuno che adesso potrà impedire il matrimonio tra me e Akane, perché è per questo che ho voluto guarire dalla maledizione, per sposare Akane!»
Inutile dire che casa Tendo era diventato un vero e proprio manicomio! Tutti avevano cominciato a urlare come pazzi e a festeggiare la coppia che finalmente aveva trovato il coraggio di dichiararsi e di unirsi per la vita.
La ragazza aveva le lacrime agli occhi. Lei non sapeva che Ranma fosse guarito dalla maledizione e men che meno sapeva che avesse intrapreso un viaggio così rischioso solo per rendersi degno di lei.  Avvicinandosi a lui, si era fatta accogliere in quelle braccia forti e protettive e abbracciandolo forte si era avvicinata al suo orecchio:
«Non c’era bisogno di farlo per me. Io ti avrei accettato così com’eri, perché ti amo e l’unica cosa che mi importa è che tu sia qui al mio fianco! Ma sono ugualmente molto contenta che tu finalmente sia riuscito a vincere anche questa sfida!»
«E’ per quello che l’ho fatto! Tu non mi hai mai chiesto niente e non mi hai mai obbligato a fare niente che non volessi! Essere al tuo fianco come uomo intero era il minimo che potessi fare per sdebitarmi! Ti amo, Akane. Io sbaglierò ancora e purtroppo ci saranno incomprensioni, non sarò un fidanzato sdolcinato, ma ti chiedo solo di restare sempre con me!»
«Sei perfetto come sei, con i tuoi pregi e con i tuoi innumerevoli difetti! Non voglio che cambi, vai benissimo come sei, altrimenti non saresti tu! Ti amo anche io, Ranma e resterò sempre con te!»
 
 
Dalla “Piccola Ukyo” nel frattempo una ragazza con delle piccole spatole alle mani e un ragazzo con una curiosa bandana fra i capelli,stavano discutendo sulle ultime novità, ovvero sull’unione di Ranma e Akane. Ryoga si era ritrovato davanti al ristorante di okonomiyaki per puro caso e così aveva deciso di entrare e salutare la padrona, oltre che sfamarsi, e così era venuto a sapere che il suo eterno rivale era tornato e che aveva dichiarato i suoi sentimenti alla sua Akane. Era rimasto un po’ shockato, ma in fondo al suo cuore sapeva fin dall’inizio che per quella dolcissima ragazza, lui altri non era che il suo inseparabile P-Chan, quel maialino nero in cui era costretto a trasformarsi quando entrava in contatto con l’acqua fredda.
«Sai Ryoga, in fondo credo che mi aspettassi un finale così, Ranchan non mi ha mai fatto capire di tenere a me come ad una fidanzata. Certo mi vuole bene, ma per lui rimango la sua migliore amica e basta! Forse in fondo in fondo, nemmeno io ero così convinta di amarlo! Mi sono attaccata a quella promessa fatta a mio padre, forse per il semplice fatto che avevo paura di rimanere sola!»
«Beh, Ukyo, credimi, ti capisco perfettamente! Anche io mi sento un po’ amareggiato per Akane, ma sotto sotto credo che il mio cuore sapesse che per me non c’era posto accanto a lei, se ci penso bene, ha sempre voluto che fosse Ranma colui che la salvasse in ogni occasione! Hai ragione..forse anche io mi sono attaccato a lei per avere qualcuno a cui aggrapparmi! Siamo stati solo degli egoisti. Dovremmo congratularci con loro che invece hanno saputo credere nei loro sentimenti e alla fine sono riusciti a dichiararsi! Sono da ammirare!»
«Dovremmo mettere in piedi un club di cuori infranti io e te, altro che ristorante di okonomiyaki!! Ahahahah!»
«Vedrai che un giorno l’amore suonerà anche alle nostre porte! Evidentemente non è ancora ora per noi di dividere la vita con qualcun altro!»
«Credo che tu abbia ragione, Ryoga! Beh questo però potrebbe essere l’inizio di una bell’amicizia tra me e te! In fondo sappiamo essere una gran bella squadra insieme!»
«Hai proprio ragione! Eheheheh!»
Detto questo il ragazzo si concentrò sul pasto fumante che Ukyo gli aveva messo davanti agli occhi.
 
 
Ranma aveva notato che qualcuno all’interno della famiglia era contento per il suo ritorno, ma sembrava che qualcosa lo avesse disturbato parecchio. Quel qualcuno era suo padre Genma. Con fare deciso si era diretto all’interno della palestra per concretizzare che i suoi non fossero solo sospetti.
«Papà! Ho girato tutta la casa per trovarti! Si può sapere perché te ne stai qui in disparte? Non sei contento che io sia ritornato e che sposi Akane? Mi sembrava che fosse l’unico scopo della tua vita!»
«Certo che sono felice, Ranma! Ma non credevo di avere un figlio così ingrato! Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, mi hai escluso come se per te non contassi nulla!»
«E da cosa ti avrei escluso sentiamo! Ah, no aspetta! Lascia rispondere me, forse conosco la risposta! Ci sei rimasto male perché sono guarito dalla maledizione, mentre tu no! È per questo che ce l’hai con me?? RISPONDI!!»
«CERTO! CREDEVO CHE, NONOSTANTE LE NOSTRE INCOMPRENSIONI, IO CONTASSI QUALCOSA PER TE E CHE TUTTI GLI ALLENAMENTI CHE ABBIAMO FATTO INSIEME SIGNIFICASSERO UN RICORDO CHE TI PARLASSE DI TUO PADRE!! E INVECE TE NE SEI FREGATO! SEI UN PESSIMO FIGLIO!»
«Allora, tralasciamo quello che dovrei pensare io di mio padre, visto tutti i casini in cui è riuscito a ficcarmi!!! Comunque…i nostri allenamenti li ricorderò sempre e li porterò con me, perché è grazie a tutte quelle fatiche che sono l’artista marziale che sono! E per quanto riguarda la maledizione eccoti il rimedio!»
Aveva lanciato verso il padre una bottiglietta contenente del liquido e senza attendere ulteriori domande:
«E’ l’acqua della sorgente di Jusenkyo, quella che ti farà guarire per sempre dalla maledizione! Ne ho portate alcune bottigliette per aiutare anche gli altri che sono caduti nelle sorgenti! Come pessimo figlio, direi che è il massimo che potessi fare verso mio padre! Non ti pare?»
Genma stava allagando la palestra con le sue lacrime e si era fiondato contro Ranma abbracciandolo peggio di una morsa. Il ragazzo stava soffocando.
«P – p – pa – pà! M – m – mi st- stai str- strit - to – lando! La – lasci – ami!»
«Oooh, mio adorato Ranma!!! Ho sempre saputo che tu mi volessi bene!! Ritiro tutto ciò che ho detto prima!! Sei il figlio migliore che si possa desiderare!!!!»
«V – va b – beeene, ma mol –mollami ora!»
Una volta ripreso a respirare, Ranma aggiunse;
«Ti meriteresti di restare con la maledizione, visto tutto quello che ho dovuto passare a causa tua, ma in fondo sei mio padre e soprattutto non sopporto quando ti trasformi in quel dannato panda non facendoci capire nulla quando parli! È questo il motivo per cui l’ho fatto!»
«Grazie! Grazie!!»
Senza aggiungere altro Genma si era già dileguato con l’acqua delle sorgenti.
 
 
I giorni erano passati e finalmente le tanto attese nozze di Ranma e Akane erano arrivate. I due sposi avevano deciso di celebrarle nel Tendo – Dojo con una cerimonia molto semplice e molto intima, infatti erano presenti solo i parenti e gli amici più stretti. Gli unici assenti erano il maestro Happosai e Obaba, partiti per la Cina.
Akane era rimasta sorpresa quando Ranma le aveva raccontato che in quei due mesi di viaggio, aveva avuto un compagno di avventure e che quel compagno fosse Mousse. Il ragazzo inoltre le aveva spiegato che anche lui ora era guarito dalla sua maledizione e aveva anche cambiato totalmente aspetto. Ora aveva i capelli corti e non aveva più gli occhiali. Era guarito anche dalla sua miopia, grazie ad una pozione che un anziano cinese gli aveva regalato, dopo averlo ringraziato per avergli salvato la vita da un precipizio dove stava rischiando di cadere e di morire.
Grazie a questo viaggio i due ragazzi avevano legato parecchio e ora Mousse si ritrovava a fare il testimone dello sposo, e insieme all’amico, attendeva l’arrivo di Akane.
 
Appena partita la tradizionale marcia nuziale, subito Ranma aveva mostrato un certo nervosismo..finalmente Akane sarebbe diventata sua, era da quando aveva messo piede al Dojo che non aspettava altro che quel momento. Mousse accortosi del suo stato d’animo, gli si era avvicinato e poggiandogli una mano sulla spalla:
«Coraggio, amico. Rilassati! Finalmente è arrivato questo momento. Goditelo fino in fondo! Tu e Akane vi meritate di essere felici!»
«Grazie amico mio! È che aspetto questo giorno praticamente da sempre e adesso ho paura che vada a finire come la volta scorsa, facendoci saltare le nozze!»
«Beh, oggi non capiterà niente di tutto quello che è accaduto la volta scorsa! Ora siamo tutti qui più uniti che mai e finalmente tutti hanno capito che non c’è posto se non per Ranma con Akane! Quindi smettila con i pensieri negativi e attendi la tua sposa..che sta entrando adesso!»
Mousse infatti aveva ragione. Abbracciata  a suo padre, Akane stava avanzando verso l’altare e Ranma per poco non svenne dall’emozione quando vide il vestito che indossava! Era bianco, lungo e si allargava leggermente dai fianchi in giù, sottolineando le forme della ragazza che, secondo Ranma, erano a dir poco favolose! Il corpetto al centro era composto da una treccia grossa molto particolare e da sopra il seno partiva una striscia sottile di stoffa in modo che una sola spalla veniva fasciata dal tessuto del vestito, lasciando nuda l’altra. I capelli erano raccolti con tante mollettine. Vedendola, Ranma perse un colpo al cuore. Non respirava più.   
Appena si era avvicinata, il ragazzo prese la mano della fidanzata tra le sue e avvicinandosi all’orecchio:
«Sei semplicemente stupenda!»
Akane era arrossita e per mandare via quel lieve imbarazzo, aveva sorriso a colui che tra poco sarebbe diventato suo marito. Era felice, come non lo era mai stata.
 
Era arrivato il tanto atteso momento degli anelli e una volta scambiati, finalmente erano stati dichiarati marito e moglie! Ora la cerimonia era finita e si poteva passare a festeggiare i novelli sposi.
Le danze erano iniziate e Ranma e Akane erano al centro a ballare, circondati dai loro amici, che avevano preso ad imitarli.
Qualcuno però si stava mantenendo in disparte, perché ignorata. Quel qualcuno era Shampoo! Era tutto il giorno che cercava di mostrare interesse verso Mousse, ma questi sembrava ignorarla completamente. Certo era stato gentile ed educato, come sempre, ma si stava dedicando ad altre persone e a lei questo non era andato giù!
Il ragazzo infatti, quale testimone dello sposo, stava ora ballando con l’altra testimone, ovvero Kasumi, e sembravano divertirsi un mondo. Lei rideva per ogni cosa che diceva Mousse!
Akane, notando lo sguardo accigliato di Shampoo, aveva chiesto se fosse possibile avere un ballo con il testimone, così mentre Ranma ballava con la cognata, lei si stava facendo condurre da Mousse. Approfittando della situazione, Akane aveva iniziato a parlare con lui:
«Sai, Mousse..devo dire che stai proprio bene senza occhiali e con i capelli corti!»
«Grazie, Akane! Era tempo di cambiamenti! Comunque anche tu stai bene vestita da sposa, e soprattutto stai bene al fianco di Ranma!»
«Eheheheheh! Grazie! Sinceramente non ci speravo più in questo giorno! Comunque..approposito di cambiamenti..ho notato che non gironzoli più dietro a Shampoo! È acqua passata?»
«Credo di si! Vedi..lei rimane pur sempre una bella ragazza, e mi sento ancora attratto da lei, ma non ho più voglia di sprecare tempo dietro ad una che non mi vede nemmeno! Ora ho solo voglia di stare per conto mio e fare altre cose.»
«Beh, forse fai bene a pensare di più a te stesso! Se cambierà qualcosa in futuro, sarai solo tu a dover scegliere!»
«Già..ti ringrazio Akane!»
 
Un’altra coppia stava osservando i giovani sposi, ma senza invidia. Avevano capito perfettamente quanto fossero stati stupidi a mettersi in mezzo ad un amore così forte..e soprattutto a quanto tempo avevano sprecato inutilmente. Tempo che potevano dedicare a loro stessi. Ora stavano recuperando!
«Ehy Ryoga! Vacci piano con quel saké! Casa mia è lontana e non ho voglia di portarti sulle spalle per tutto il tragitto!»
«Eddai, Ukyio! Lasciati andare per una volta! Oggi bisogna festeggiare! A casa tua ci arrivo da solo, con le mie gambe!»
«Mah..speriamo!! Comunque hai ragione! Brindiamo allora!»
Detto questo avevano passato il resto della serata a brindare per ogni sciocchezza.
 
 
Era ormai notte fonda e Ranma e Akane erano stati chiamati all’attenzione da parte di Soun. Ancora dovevano ricevere il regalo da parte della famiglia Tendo/Saotome.
«Ragazzi, per augurarvi una felice unione, io, Genma, Nabiki, Kasumi, Nodoka e il maestro Happosai, abbiamo deciso di regalarvi una cosa molto particolare che spero accetterete con il cuore. Prendete questa scatolina!»
I due ragazzi, piuttosto confusi, avevano cominciato a scartare quel pacchettino e una volta aperta la scatola, vi avevano trovato un mazzo di chiavi.
«Che significa? Da dove arrivano queste chiavi?»
«Figlia mia, quello è il nostro regalo! Sono le chiavi del villino qui a fianco che confina con il Dojo. In questo modo sarete qui vicino a noi, ma con la vostra intimità!»
Ranma e Akane non credevano alle proprie orecchie! La loro famiglia gli aveva regalato una casa! Incredibile! Erano davvero sorprendenti certe volte!
«Soun, papà, mamma e mie care cognate..grazie di cuore! È il regalo più bello che potessimo ricevere!»
«Ci credo, caro cognatino! Adesso potrai spassartela a rendere felice la mia cara sorellina in tutta privacy! Ahahahahah!»
«Nabiki!!! Sei sempre la solita!!!»
Inutile dire che i due ragazzi erano viola per l’imbarazzo.
 
Aperta la porta di casa, Ranma voleva rispettare in pieno la tradizione e così aveva preso sua moglie in braccio. Ovviamente non poteva mancare una battutina “maligna” da parte sua:
«Uhm, mia cara…se cominci così diventerai altro che vita larga, hai decisamente mangiato troppo oggi!!! Ahahahah!»
«Ranma sei un idiota! Lasciami!! Non voglio essere portata da nessuna parte da te!»
«Uffa..sempre permalosa! Lo sai che scherzo!! E comunque non ho intenzione di lasciarti andare!»
Arrivati in camera da letto, subito era caduto il silenzio tra loro. Fino a quel momento non avevano pensato che quella era la famosa “prima notte di nozze” e ora Akane era decisamente nervosa. Accortosi che la ragazza era terrorizzata, Ranma si era avvicinato a lei e mettendole un dito sotto il mento, l’aveva costretta a guardarlo negli occhi. Voleva rassicurarla.
«Akane, senti..lo leggo nei tuoi occhi che hai paura e quindi io non voglio forzarti a fare niente! Anche se è la prima notte di nozze non voglio che tu ti senta in obbligo a fare qualcosa che non te la senti! Preferisco aspettare, piuttosto che rovinare un momento che deve essere bello e che debba unirci più di quanto già siamo!»
«Ranma…io vorrei lasciarmi andare..ma sinceramente non penso di essere pronta. Scusami. Sono un disastro, lo so.»
«Sshh! Non dire assurdità! Sei fantastica, non un disastro! Non azzardarti a dire mai più parole di questo genere! Non è importante se non accade stanotte, è importante che tu ti senta pronta..e poi anche io ho paura cosa credi?»
«D – d – davvero?»
«Si! L’unica cosa che ti chiedo è se però posso tenerti abbracciata…»
Mentre pronunciava queste parole, il suo viso aveva cominciato a colorarsi di tutte le varietà di rosso presenti sulla Terra e Akane, vedendo quel viso così imbarazzato, non poteva far altro che provare tenerezza verso il suo dolce marito e così abbracciandolo si era avvicinata a lui, cingendogli il bacino con le sue braccia:
«Certo che puoi tenermi stretta a te! Devi farlo!»
Compiaciuto per la risposta, le aveva riservato un sorriso carico d’amore e avvicinandosi a lei ulteriormente, le diede un dolcissimo bacio.
 
Era già da qualche ora che erano crollati in un sonno profondo, ma quello di Ranma era profondamente disturbato da qualcosa…un sogno. Le immagini che stava vivendo nel sonno erano raccapriccianti: stava sognando un pavimento che si sgretolava e Akane che precipitava, seguendo i pezzi di marmo che si perdevano nel vuoto. E lui che non riusciva a salvarla.
Stravolto da quell’incubo, si era svegliato di scatto con il fiatone e una volta capito che era stato solo un brutto sogno si era girato verso la moglie e cingendola da dietro, l’aveva accolta nelle sue braccia, tenendola stretta a sé più che poteva.
 
Quell’incubo lo aveva shockato.
 
 
 
 
Bene..anche questo capitolo è finito…spero di aver accontentato qualche richiesta che mi era stata fatta!! =) E spero di non avervi deluso!!! Ora attendo ancora i vostri pareri!! Un bacione!! Aloaaaaa  
 

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Capitolo 3
*** 3. I Bracciali Del Destino Del Drago ***


Appoggiato con i gomiti sulla ringhiera del balcone del Neko Hanten , Mousse stava contemplando il cielo stellato che rendeva quella notte decisamente silenziosa. Nerima non era mai stata tanto taciturna, eppure lui ora poteva prendersi la libertà di far uscire i suoi pensieri dalla mente.
Quella giornata era stata decisamente caotica. Era molto felice per Ranma, finalmente era riuscito ad affrontare una volta per tutte i suoi sentimenti ed era riuscito a portare Akane fino all’altare..il primo traguardo per un’unione felice.
Era molto contento di aver legato così tanto con il suo acerrimo nemico; in quei due mesi passati insieme ventiquattro ore su ventiquattro, aveva potuto conoscere un lato di Ranma che gli era sconosciuto. Non era il ragazzo egoista, arrogante e presuntuoso che dava a far vedere, anzi era l’esatto opposto..era timido, riservato e se poteva, dava una mano a chiunque ne avesse bisogno! Certo l’arroganza ce l’aveva comunque nelle vene, ma aveva capito che il più delle volte la tirava fuori quando si toccava il tasto “Akane”..e da li Mousse aveva capito quanto tenesse a lei, fino a quando  lo stesso Ranma non si era deciso a confidargli il vero motivo per cui si era ritrovato in Cina.
Era molto orgoglioso di lui, ma al tempo stesso provava anche una leggera invidia, almeno Ranma ora era felice visto che la donna che amava era al suo fianco, mentre lui….
Mentre lui aveva ancora in testa Shampoo! Dannazione era stato così difficile ignorarla quel giorno, ma lui se l’era imposto! Se voleva cominciare a vivere sul serio, doveva lasciarla perdere!
Immerso com’era nei suoi pensieri non si era accorto che l’oggetto dei suoi desideri era proprio dietro di lui.
Shampoo si era alzata per bere un bicchiere d’acqua e aveva visto che la finestra del balcone era aperta così incuriosita si era avvicinata e notando che ci fosse Mousse di fuori, si era apprestata a raggiungerlo:
«Mousse! Che fai qui fuori? Non riesci a dormire?»
Per lo spavento, il ragazzo era sobbalzato..ed il respiro gli era sobbalzato ancora di più quando i suoi occhi erano caduti addosso alla sua adorata, appena aveva notato la misera camicia da notte che la copriva a malapena! Cercando di respirare e riprendere padronanza di sé si era completamente girato verso di lei:
«Ehi Shampoo! Mi hai spaventato!! Non si arriva alle spalle della gente!»
«Scusami, non era certo mia intenzione spaventarti, solo che ho visto la finestra aperta e ho immaginato che fossi tu!»
«Comunque la risposta è si…non riesco a dormire! E tu? Perché sei in piedi a quest’ora di notte?»
«Mi sono svegliata e avevo sete così sono scesa a bere un bicchiere d’acqua! C’è qualcosa che ti turba per non riuscire a dormire?»
“Sei tu che mi impedisci di dormire dannazione!”, stava pensando tra se e se il ragazzo, ma poi cercando di riprendersi dai suoi pensieri, si era rigirato verso il paesaggio:
«No, non c’è assolutamente nulla che mi preoccupa! Fa solo tanto caldo e allora sono uscito per rinfrescarmi un po’!»
Shampoo aveva notato un leggero disagio negli occhi di quel ragazzo che per anni le aveva fatto una corte serrata e che adesso invece, sembrava quasi infastidito nell’averla li al suo fianco! Com’era possibile che Mousse non provasse più niente per lei? E poi era ancora piuttosto contrariata da come l’aveva ignorata al matrimonio, così, presa una dose di coraggio, aveva deciso di chiarire la situazione:
«Mousse, non credi che dovremmo parlare del tuo comportamento decisamente freddo nei miei confronti?»
Non si aspettava una domanda tanto diretta da lei, era spiazzato. Ma alla fine aveva centrato il problema: era decisamente distaccato con lei!
«A me sembra di trattarti normalmente! Cosa c’è che non va nel mio comportamento?»
«E me lo chiedi? Direi decisamente tutto! Non è “normale” che da parte tua tu ti comporta così distaccato nei miei confronti! Di solito mi sei sempre incollato e invece adesso sembra che nemmeno esista io per te!»
«Ah è solo questo il problema? Ti da semplicemente fastidio il fatto che non ti scodinzolo più dietro?
Shampoo era rimasta senza parole. Come poteva dirgli che, da quel giorno di sei mesi prima, non faceva altro che pensare a lui e a quel bacio e che adesso non sopportava di non essere più il centro del suo universo quando invece vorrebbe continuare ad esserlo?
Cercando di mantenere un tono tranquillo e disinvolto si era apprestata a rispondere alla domanda di Mousse:
«Ecco, vedi, quello che intendo è che tu stasera al matrimonio sei stato gentile e disponibile con tutti..tutti tranne me. Non mi hai degnata di un solo sguardo e credevo che almeno per un solo ballo mi avresti invitata, invece hai ballato con tutte le donne presenti, persino con la spatolona, con tutte  tranne che con me! E volevo sapere del perché questo tuo atteggiamento..si insomma..te lo ripeto..sei freddo.»
Mousse la guardava con uno sguardo intenso, ma al tempo stesso tagliente. Come osava parlargli in questo modo dopo tutto il tempo che lei lo aveva solo denigrato, offeso e preso in giro? No, tutto questo non poteva più accettarlo ed ora sentiva solo una grande rabbia fremere in corpo e senza più esitare aveva cominciato a scaricarsi contro di lei:
«Tu osi venirmi a dire queste cose? Proprio tu che per anni mi hai sempre ignorato, umiliato e messo in disparte come se io non fossi mai esistito? Che diritto hai di venirmi a dire ora che ti senti trascurata da me, quando tu lo hai fatto praticamente da sempre? Forse è ora che impari a crescere, Shampoo e che la smetti di pensare che tutto ti è dovuto!»
Era rimasta raggelata da quel tono di voce. Mousse era proprio cambiato. In passato non si sarebbe mai degnato di urlarle in faccia certe parole, anzi per dirla tutta, in passato non avrebbe nemmeno mai osato urlarle contro! Si, decisamente Mousse non era più quello che conosceva lei. Davanti ai suoi occhi c’era un ragazzo nuovo e sconosciuto che non riconosceva più come il suo migliore amico con la quale era cresciuta insieme in Cina. Al suo posto vi era un ragazzo bello, con due grandi occhi verdi limpidi e decisi, ma con uno sguardo decisamente glaciale. No, quello non era il suo Mousse!
Le lacrime stavano cercando in tutti i modi di fuoriuscire dai suoi occhi, ma lei era ancora un’amazzone e non avrebbe dato la soddisfazione di farsi vedere mentre piangeva. Soprattutto ad un uomo. Soprattutto a Mousse! Così cercando di mantenere il suo autocontrollo e guardando quel ragazzo negli occhi, disse delle semplici parole:
«Hai ragione. Io non sono nessuno per giudicare il tuo comportamento! Ammetto di essere stata crudele con te in passato e ti assicuro che ne sono molto dispiaciuta. Ero convinta che Ranma fosse perfetto per me, ma poi mi sono accorta che quello che provavo per lui altro non era che un’infatuazione! Mi dispiace davvero averti fatto soffrire, evidentemente mi merito questa tua freddezza e mi dispiace inoltre di averti disturbato a contemplare qua fuori. Scusami. Torno a dormire. Buonanotte.»
Senza dargli il tempo di replicare, era corsa in camera sua, dando libero sfogo a quelle lacrime che non poteva più trattenere.
Ancora sul balcone, Mousse era rimasto shockato dalle parole della ragazza e l’unica cosa che era riuscito a dire, sussurrandolo, era il suo nome.
 
 
Il giorno seguente in un altro locale di Nerima, dalla “Piccola Ukyo”, per essere precisi, Ryoga si stava svegliando. Si ricordava solamente che la sera prima aveva bevuto parecchio saké per festeggiare i novelli sposi, ma non si ricordava come avesse fatto a tornare a casa di Ucchan. Aveva un vuoto in testa. E poi era sul divano con addosso una coperta e solo i boxer! Il volto aveva cominciato a bruciare…dall’imbarazzo!
“Ma chi diamine mi avrà lasciato in queste condizioni???”
Aveva cominciato ad agitarsi e non si era reso conto che proprio Ucchan era li dietro al divano seduta su una sedia, aspettando il suo risveglio:
«Ehilà, bell’addormentato! Finalmente ti sei deciso a riprenderti! Stavo cominciando a preoccuparmi seriamente!»
«U – U – Ucchan…ma dove sono?»
«A casa mia, sul mio divano! Dio ma quanto hai bevuto ieri sera per non ricordarti niente? Te l’avevo detto di non esagerare con il saké, ma tu non mi hai voluto dare retta!»
Ryoga avrebbe voluto sprofondare! Era viola per l’imbarazzo e non sapeva come uscirne, così si fece coraggio e si era tirato su a sedere. Era logico che fosse stata lei a metterlo a dormire mezzo nudo! Che vergogna immensa!
«Scusami, Ucchan! Mi dispiace di essermi comportato così! Volevo solo festeggiare Ranma e Akane…e noi due..»
Ucchan aveva sgranato gli occhi, mai nessun ragazzo le aveva detto che volesse festeggiarla, e anche se lei aveva capito perfettamente il senso, lo sguardo che aveva Ryoga era decisamente dolce e tenero. Si capiva chiaramente che lo aveva fatto per cercare di tirare su il morale ad entrambi, così si era alzata dalla sedia e si era seduta al suo fianco sul divano:
«Non preoccuparti, Ryoga! Ho molto apprezzato il fatto che tu ti stessi divertendo e apprezzo il fatto che tu abbia pensato al mio morale! Ti assicuro che sto bene e ho intenzione di mantenere questo stato d’animo! Ora voglio solo pensare a me stessa e tu dovresti fare lo stesso!»
Ryoga la guardava ammirato, quella ragazza sapeva rendere tutto così semplice e facile, senza la minima esitazione. Ed era per quello, forse, che gli era sembrato tanto semplice fare quello che stava per fare.
Prendendole dolcemente una mano, aveva cominciato ad accarezzarle le nocche con le sue dita e lentamente aveva cominciato ad avvicinarsi sempre più al viso di Ucchan, rimasta immobile, e senza esitare in secondo di più aveva appoggiato le sue labbra su quelle della ragazza, lasciandoci sopra un bacio che sapeva di lui.
 
Quella mattina in casa Saotome il sole aveva cominciato a manifestarsi e si era introdotto furtivamente nella camera dei giovani sposi, cercando con insistenza il viso di Akane che si stava svegliando.
Ancora con gli occhi chiusi, Akane aveva capito che qualcosa attorno alla sua vita la stava stringendo e, piegando la sua bocca in un sorriso, era andata a raggiungere con la sua mano quella del marito che la teneva stretta a se. Era davvero molto felice, non solo perché era riuscita finalmente a sposarlo e coronare il suo sogno, ma anche perché aveva al suo fianco un uomo come Ranma: forte, deciso e fiero che l’amava come nessun altro!
Aprendo gli occhi aveva notato però che la mano del marito stava accarezzando la pelle nuda che era scappata dalla canottiera del suo pigiama e a contatto con quelle dita, dentro di se qualcosa si era mosso, facendole provare una sensazione di caldo mai provata prima. Improvvisamente però le erano venuti in mente i fatti della sera prima e si stava rattristando un pochino. “Chissà se ce la farò mai a superare tutte quelle paure! Io lo desidero con tutta me stessa, ma l’ansia mi attanaglia! Forse ha ragione lui, ancora non è il momento e sono molto felice che lui abbia accettato la situazione, in fondo mi ha confessato che lui stesso nutre le mie stesse paure! Quando accadrà sicuramente sarà speciale!”.
Ridestatasi dai suoi pensieri, stava cercando di girarsi verso Ranma, così da riservargli un dolce buongiorno, il primo di una lunga lista. Ma appena aveva posato gli occhi su di lui, subito si era accigliata.
Ranma dormiva ancora, ma Akane aveva notato che il suo sonno non doveva essere roseo, ma al contrario sembrava fosse stato molto tormentato, lo aveva capito dalle sopracciglia corrucciate e dalla bocca storta in una smorfia. Chissà cosa stava sognando di così terribile!
Con decisione si era sporta verso di lui e aveva cominciato a dargli diversi baci, prima sulla guancia e poi delicatamente sulle labbra. A quel contatto l’espressione di Ranma subito era cambiata, addolcendo i lineamenti e contorcendo la sua bocca in un dolce sorriso. Con lentezza aveva cominciato ad aprire gli occhi e appena aveva incrociato quelli della moglie aveva appoggiato la sua mano sinistra sulla sua guancia augurandogli un dolce risveglio.
«Mmmm…Akane, questo sono i migliori “buongiorno” che potresti mai darmi! Spero che la cosa si ripeta tutte le mattine e non solo oggi perché è il primo giorno da sposati!»
«Tu comportati bene e io vedrò cosa posso fare! Eheheheh!»
«Tsé..sempre da me devono dipendere i tuoi comportamenti!»
«Va bene, va bene! Diamocene un taglio se no cominciamo male la giornata! Piuttosto..cosa stavi sognando?»
A quella domanda Ranma trasalì. Come poteva rivelarle cosa avesse sognato? Non poteva dirle che l’aveva vista cadere nel vuoto e lui non era riuscita a salvarla. Sicuramente gli avrebbe risposto che era soltanto un brutto sogno e che non c’era da preoccuparsi, lei sapeva cavarsela da sola. Così evitando di iniziare una conversazione destinata sicuramente a finire male, aveva borbottato un “niente di particolare, non ricordo nulla.” E subito si era pentito di quella bugia! Non erano sposati da nemmeno ventiquattro ore che già le aveva mentito!
 
 
 
I giorni passavano in fretta, non era cambiato niente ad eccezione che Ranma era molto impegnato con gli allievi nella palestra, ma ne era molto contento, uno perché il Dojo aveva dei profitti e poi perché tenendo la testa occupata, poteva evitare di ripensare a quelle immagini che ogni notte solcavano i suoi sogni. Già…era passato un mese dal matrimonio e Ranma tutte le notti continuava a fare quell’incubo e ogni notte era sempre peggiore! Stava impazzendo!
Le ultime volte aveva visto sempre Akane che precipitava nel vuoto, seguita dalle rovine del pavimento e lui come al solito, la guardava precipitare, non potendo fare altro perché qualcosa lo bloccava da dietro. Inoltre si era aggiunta un particolare: un’ombra dietro Akane! Forse era quella che la risucchiava in un vortice.
Per adesso era riuscito a tenere nascosto a sua moglie tutto ciò e ne era contento! Non voleva che Akane sapesse che qualcosa che la riguardava lo stesse divorando sempre di più. Doveva proteggerla. Sempre!
 
Akane, intanto, aveva accompagnato sua sorella Kasumi a fare la spesa, approfittandone per restare un po’ con lei, visto che dal suo matrimonio si erano viste molto poco. Quel giorno entrambe avevano parlato molto di quello che succedeva a casa Tendo, di Ranma e anche di Tofu. Kasumi le aveva rivelato che il dottore forse aveva cominciato a prendere un po’ di coraggio, perché spesso e volentieri la chiamava per uscire insieme a fare due passi. Akane si era mostrata decisamente soddisfatta di tutto ciò. Era felice per la sorella.
 
Passando davanti ad una bancarella di bigiotterie, la giovane Tendo aveva notato due braccialetti bellissimi e volendo sapere il costo, si era avvicinata al suo gestore:
«Sono bellissimi questi due braccialetti! Quanto costano?»
«Complimenti, ragazza! Hai davvero un ottimo gusto! Quei due braccialetti sono davvero speciali!»
Akane aveva guardato incuriosita il venditore. Era un uomo anziano, sicuramente cinese, e dall’aspetto piuttosto simpatico. Presa dalla curiosità, aveva cominciato a rivolgere domande su quei bracciali.
«Speciali? Davvero e come mai?»
«Questi due gioielli sono di puro argento e sono chiamati i “Bracciali del Destino del Drago”, infatti come puoi vedere, all’estremità di entrambi vi sono due pietre, una blu e una verde, appunto gli occhi del drago. La leggenda narra che moltissimi anni fa una coppia era stata destinata a sposarsi dai loro genitori. Entrambi all’inizio avevano lottato contro questa volontà impostatagli dai loro padri, ma poi, essendo costretti a convivere sotto lo stesso tetto, i due giovani aveva scoperto di amarsi alla follia praticamente da sempre! Non esisteva l’uno senza l’altro!»
«Incredibile! Sembra proprio che parli di me e di Ranma!»
«Questo Ranma è il tuo fidanzato?»
«E’ mio marito! Anche noi siamo stati fidanzati dai nostri genitori, ma alla fine ci siamo scoperti innamorati per davvero!»
«Beh, mia cara! Allora siete proprio le persone giuste per questi bracciali! Dai al tuo sposo il bracciale con l’occhio verde e tu tieni quello blu! Se li terrete sempre al polso, nessuno potrà mai dividervi e vi ritroverete sempre, anche se siete in posti diversi!»
Sorpresa da quelle parole, Akane si era convinta ad acquistarli e, con un sorriso smagliante, stava ritornando a casa da suo marito.
 
Finiti gli allenamenti, Ranma si era diretto verso la cucina per preparare qualcosa per cena, non voleva assolutamente finire all’ospedale per qualche piatto strambo di Akane!
Mentre era ai fornelli aveva sentito sua moglie rientrare e le aveva detto di trovarsi in cucina.
«Ehi, come mai stai cucinando tu?»
«Ehm..ecco..beh non sapevo cosa fare e così…eheheheh…»
«Tanto lo so che ti sei messo a cucinare tu perché così io non potevo cucinare niente di velenoso!»
“Touché, direi che mi ha beccato! Speriamo non si arrabbi!” pensava il codinato in ansia per una possibile sfuriata da parte della moglie.
Akane aveva deciso di lasciar perdere, anche perché voleva dargli il suo regalo e se avessero cominciato a litigare era più che certa che non glielo avrebbe dato.
«Oggi sono stata a fare compere con Kasumi e mentre tornavamo a casa, ci siamo imbattute in un anziano signore cinese che vendeva collane, anelli e cose così..il mio sguardo è caduto su questi due bracciali. Ti piacciono?»
«Si, sono molto belli! Ma cosa sono quelle due pietre all’estremità?»
«Questi bracciali si chiamano “BRACCIALI DEL DESTINO DEL DRAGO” e l’anziano signore mi ha raccontato la leggenda che parla di loro. Praticamente questo racconto sembra la descrizione della nostra storia!»
«Cioè?»
«Tantissimi anni fa, in Cina, vi era una coppia di ragazzi che era stata costretta a fidanzarsi per mano dei loro padri e anche loro all’inizio non si sopportavano. Dopo una lunga convivenza i due alla fine si scoprono follemente innamorati!»
«Accidenti! Direi proprio che questi siamo noi!!»
«E’ la stessa cosa che ho pensato anche io! Così mi sono decisa ad acquistarli! Inoltre il vecchietto mi ha detto che una volta indossati, non vanno tolti in modo che i due innamorati possano trovarsi sempre, anche se si trovano in due posti diversi, questo grazie alle due piccole pietre preziose, che altro non sono che gli occhi del Drago! A te va quello con la pietra verde e a me l’altro. Ti va di indossarlo?»
Se Akane lo guardava con quegli occhi carichi d’amore, come poteva dirle di no??? Riusciva sempre ad incastrarlo e adesso doveva portare una patacca attaccata al polso! Ma se questo la rendeva felice, lui non si sarebbe sottratto, così aveva sporto il suo braccio verso di lei in modo che potesse allacciarglielo. Doveva ammettere però che quell’oggetto era decisamente bello! Finito con il suo, Ranma aveva fatto la medesima cosa con quello di Akane.
 
Una volta finita la cena, la ragazza aveva chiesto a suo marito se gli andava di allenarsi un po’ e questi aveva accettato.
Entrati in palestra, subito Akane aveva cominciato ad attaccare Ranma, ma il ragazzo non stava facendo grossi sforzi, si stava limitando semplicemente ad evitare gli attacchi e la ragazza se n’era accorta. Stufa di essere presa per i fondelli dal marito, aveva cominciato a correre verso di lui e una volta avergli fatto raggiungere una parete della palestra, lei era saltata su quella di lato e con un salto agile stava cercando di centrare Ranma con un calcio. Ma tutto questo non era servito a niente, visto che il codinato aveva intuito le sue mosse e l’aveva anticipata, bloccandole la gamba e trascinandola per terra sotto di lui.
Quella posizione aveva lasciato aprire leggermente il kimono della ragazza ed alcune delle sue forme erano leggermente in mostra. La situazione era un pochino imbarazzante, soprattutto per Ranma, che alla visione di quelle dolci rotondità, aveva sentito in lui ardere qualcosa. Colto alla sprovvista, aveva cercato di rimediare, tirandosi subito in piedi e dando alla moglie la sua mano per farla rialzare. Entrambi erano in imbarazzo!
«Forse è meglio che per stasera io finisca qui di allenarmi. Andrò a fare una doccia! Tu sei vuoi, Ranma, rimani pure ancora..»
«D – d – d’accordo. Nel frattempo tu fai la doccia, io continuerò ad allenarmi!»
Rossi in viso, si erano dati le spalle, andando ognuno nella direzione che si erano prefissati.
 
Era passata circa mezz’ora ed ora Ranma si sentiva in dovere di darsi una rinfrescata. Voleva sentire l’acqua sciogliergli la tensione accumulata in quelle ore, anche se una doccia gelata sarebbe stata più opportuna, visto il caldo che aveva provato quando si era ritrovato disteso sopra ad Akane.
Mentre entrava in casa però una visione aveva accecato i suoi occhi grigio/blu: la moglie con addosso un asciugamano che la copriva giusto a filo, stava salendo le scale, dirigendosi verso la loro camera per rivestirsi.
“Okay, decisamente opto per la doccia fredda. Se andiamo avanti così, questa sera il mio autocontrollo va decisamente a farsi benedire! Certo che pure lei, camminare per casa con solo l’asciugamano è una provocazione bella e buona! Pensa che sono di ferro per caso? Va beh, effettivamente non si è nemmeno accorta che io fossi entrato, evidentemente pensava che fossi ancora in palestra! Dannazione però…è desiderabile..troppo!”
 
Aveva impiegato dieci minuti per lavarsi e Ranma si era asciugato giusto un po’ per evitare di bagnare per terra, ma gocce d’acqua scendevano ancora copiosamente dai suoi capelli, infrangendosi sul suo torace scolpito. Visto il caldo che c’era fuori e soprattutto quello che aveva provato lui, aveva deciso di lasciare la pelle ancora inumidita e si era deciso a salire in camera.
La porta della loro camera era socchiusa e appena Ranma aveva posato i suoi occhi all’interno della stanza, il suo cuore aveva smesso di battere. La visione che aveva davanti gli aveva tolto il respiro. Con la bocca leggermente dischiusa per far passare quel poco d’aria che gli serviva, stava osservando Akane che gli dava le spalle, nuda, mentre cercava di infilarsi la camicia da notte.
Alzando le braccia in alto aveva lasciato che la sottile stoffa di seta le scivolasse lungo tutto il corpo e a quella visione, Ranma perse del tutto la razionalità. Con decisione aveva aperto la porta ed entrando nella loro camera si era avvicinato a lei, guardandola con intensità.
Akane era rimasta pietrificata. Davanti ai suoi occhi vi erano quelli di Ranma che la stavano guardando con una nuova luce. Lo sguardo era disarmante e intenso, causandogli forti brividi lungo tutta la schiena. E poi lui…Akane non aveva mai fatto caso quanto potesse essere sexy Ranma. Quelle braccia muscolose, quel torace scolpito da anni di allenamenti e quegli addominali, forti, marcati e decisi. Poi quelle mani..che più di ogni altra cosa in quel momento voleva sentire su di lei..e poi quel viso..ogni giorno che lo guardava non poteva evitare di pensare che fosse dannatamente bello, sottolineato da quei grandi occhi di un colore tanto speciale come a chi appartenevano. Si, Akane era indiscutibilmente attratta dal corpo di suo marito, sottolineato anche da quelle goccioline d’acqua che ancora cadevano dai suoi capelli.
Dal punto di vista del codinato le cose non erano di certo diverse. La moglie era la sensualità in persona e si domandava come avesse potuto dirle per anni che era priva di sex appeal! Decisamente era stato un idiota, perché quella davanti a lui era la donna che possedeva sicuramente il maggior sex appeal dell’intero pianeta! E lui la voleva. Dio se la voleva!
Sempre restando entrambi in silenzio, lui le si era avvicinato ancora di più e lentamente aveva alzato la sua mano per farla posare sulla guancia della moglie, accarezzandola dolcemente. Poi facendosi più coraggio aveva cominciato a farla scendere lungo collo e con delicatezza aveva premuto leggermente cercando di attirarla sempre di più contro se stesso. Avvicinando le sue labbra all’orecchio dell’amata aveva cominciato a sussurrarle delle parole che mai avrebbe pensato di poter dire:
«Akane, sei bellissima! Sei una dea..so che ti avevo detto che non ti avrei obbligata a fare niente, ma vederti così ha scatenato in me reazioni di cui ho perso il controllo. Ti desidero. Stanotte, voglio fare l’amore con te.»
Sentendo quelle parole, Akane lo aveva guardato fisso negli occhi e non accennava a muoversi. I loro occhi non volevano saperne di staccarsi. Aveva capito che lui stava aspettando solo un suo gesto.
Così, lentamente, si era avvicinata di più a lui e con molta paura ed esitazione aveva cominciato a stuzzicare le sue labbra con dei piccoli baci tremolanti, facendo capire così a suo marito che era finalmente pronta per concedersi a lui.
Felice e spiazzato al tempo stesso, Ranma aveva portato una mano tra i suoi capelli, mentre l’altra era scesa sulla schiena in modo da attirarla sempre di più contro di se e senza attendere ulteriore tempo aveva cominciato a baciarla, prima delicatamente e poi sempre con più foga.
Akane aveva cominciato a rispondere con la stessa passione ed ora era passata a baciare il suo collo, raccogliendo quelle gocce d’acqua che per tutto quel tempo non avevano fatto altro che distrarla. Scombussolati da tutte quelle emozioni si stavano dirigendo verso il letto e una volta accostato, Ranma con delicatezza l’aveva fatta sdraiare, sovrastandola poi con il proprio corpo, stando attendo a non schiacciarla.
 
Entrambi avevano paura, ma insieme si stavano guidando verso la scoperta di nuove sensazioni che li avrebbe uniti ancora di più.
Svestendosi completamente ora erano pronti per diventare una sola cosa e Ranma aveva letto paura negli occhi della sua Akane, ma anche voglia di diventare finalmente sua, così come lo voleva lui.
 
Mentre si stavano amando, Akane aveva cercato la mano destra di lui, quella dove vi era il braccialetto e l’aveva intrecciata con la sua sinistra, anche essa con il braccialetto, stringendola forte. Ranma aveva risposto a quella stretta con tutto l’amore che poteva darle e cercando di infonderle sicurezza.
Non si erano accorti che mentre il loro amore veniva finalmente vissuto, i due occhi del Drago si erano illuminati, come a sottolineare che anche loro, quella notte, si erano uniti. Proprio come Ranma e Akane.
 
 
 
 
Bene, finalmente questi due timidoni si sono decisi a fare il grande passo. Ma gli incubi di Ranma però sono un problema, soprattutto perché ne ha taciuto ad Akane! Beh..non resta che aspettare il prossimo capitolo! Ora voglio sapere cosa ne pensare di questo! Un caloroso abbraccio!!! Aloa!
 
 

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Capitolo 4
*** 4. Incubi ***


«Ranma, tu mi proteggerai sempre, non è vero?»
«Certo, Akane! Io sarò sempre al tuo fianco! Te lo prometto!»
Dal nulla una voce si fa sentire prepotente:
«AHAHAHAHAHAHAHAH!!! Caro ragazzo, non potrai fare nulla contro di me! La tua Akane presto sarà mia!!! Ahahahahahahah!!!!»
«No, questo mai! Io non la lascerò mai a nessuno!! Akane è mia!»
«RANMAAAAAAAAA AIUTOOOO!!!!»
«AKANEEEEEEEEEEEEEEE!!!!»
 
Tirandosi su di colpo, Ranma cercava di riprendere fiato. Ancora una volta quell’incubo! Non voleva saperne di smetterla di tormentarlo! Ancora una volta aveva sognato un pavimento grigio, sembrava quello di un palazzo antico, e si sgretolava proprio sotto ai piedi di Akane e lui….e lui non riusciva a salvarla! No. Non lo avrebbe mai permesso! Non avrebbe mai permesso a nessuno di portargli via l’unico amore della sua vita.
Giratosi proprio verso quest’ultima, aveva notato, con sguardo dolce, che la sua Akane stava dormendo profondamente, solo avvolta dal lenzuolo che quella notte li aveva visti protagonisti del loro amore. Non l’avrebbe svegliata per nulla al mondo e così, cercando di essere il più delicato possibile, aveva cercato i suoi boxer e una volta infilati, si era diretto verso il bagno per farne uno caldo e rilassante. Ne aveva decisamente bisogno.
 
A contatto con quell’acqua decisamente bollente, Ranma era seduto con le gambe rannicchiate contro di se, con la sua mano sinistra poggiata su un ginocchio e l’altro braccio era appoggiato di gomito sull’altra gamba, mentre osservava quel dolce regalo, quel braccialetto che parlava di Akane. Già, la sua Akane..quell’Akane che dal matrimonio non lo faceva più dormire.
Era preoccupato, teso e se andava avanti così, presto sua moglie si sarebbe accorta che qualcosa in lui non andava. No. Doveva cercare di risolvere la situazione, svelando il significato di quegli incubi.
Assorto com’era dai suoi pensieri non si era accorto che la sua dolce metà era entrata nel baglio, fasciata dall’accappatoio e con delicatezza si era avvicinata a lui:
«Ranma…»
Sentendosi chiamare, il ragazzo si era voltato verso di lei. Non l’aveva proprio sentita..
«Akane! Scusa, non ti avevo sentita entrare! Ti sei svegliata?»
«Si e vedendo che non c’eri ho pensato fossi in palestra, così sono venuta in bagno. Mi sono accorta dopo che c’eri già dentro tu! Posso…venire li con te?»
A quella richiesta, entrambi erano leggermente arrossati, ma in fondo, dopo la notte che avevano passato, era più che normale volersi sentire ancora vicini, così Ranma aveva acconsentito.
Con delicatezza Akane si era sfilata l’accappatoio e Ranma non poteva evitare di ammirare la sua estrema bellezza. La ragazza, molto contenta di quello che vedeva negli occhi del marito, si era accoccolata tra le sue gambe e si era lasciata andare contro di lui, appoggiando la testa al torace del ragazzo. Sarebbe rimasta in quella posizione per sempre. Lei e Ranma. Solo loro due nel silenzio.
Ranma aveva cinto la vita della ragazza con il suo braccio sinistro, mentre con l’altro aveva cominciato ad accarezzare i capelli della sua amata molto dolcemente. Grazie a quel contatto ora si sentiva leggermente meglio. Averla tra le proprie braccia lo faceva rilassare, così, memore di quello accaduto tra loro nella notte, aveva cominciato a sussurrarle delle dolcissime parole all’orecchio:
«E’ stato bellissimo, piccola! Non credevo che potessi farmi sentire così! Tutto quello che è successo questa notte è stato stupendo! Tu sei stupenda, amore!»
Akane si era girata verso di lui, colta totalmente alla sprovvista da quelle parole..soprattutto dall’ultima che il ragazzo aveva pronunciato.
Dal canto suo Ranma aveva inarcato un sopracciglio e le sue labbra si erano piegate in un sorriso disarmante, così riavvicinandosi al suo orecchio:
«Che c’è? Sei stupita perché Ranma Saotome ti ha chiamata “amore”?»
«Be –Beh..direi di si! Anche se sono tua moglie..ecco mi fa strano sentire quella parola dalla tua bocca!»
«Preferisci non sentirla?»
«NO!!!! L’esatto opposto! Voglio sentirla il più possibile, perché anche tu sei il mio amore!»
I loro cuori avevano cominciato a sussultare e Ranma aveva spostato la sua mano dalla vita di Akane al mento della ragazza, facendola voltare verso di lui e baciandola, approfondendo leggermente quel contatto.
Sciogliendo il bacio, Akane aveva guardato il marito dritto negli occhi e aveva notato che qualcosa in lui lo stava turbando, così con decisione aveva provato ad indagare:
«Ranma hai fatto ancora un brutto sogno?»
Preso alla sprovvista il ragazzo non sapeva cosa rispondere, così aveva deciso per una mezza verità, mettendola sul comico:
«Eheheheh..ehm..si..ho sognato….ecco…»
«Cosa?»
«Ho sognato…ecco…di trovarmi in mezzo ad un mucchio di gatti!!!»
Silenzio. Continuavano a guardarsi senza dire una sola parola, poi alla fine Akane era esplosa in una risata, lasciando Ranma di stucco!
«Cioè, io ti dico che sogno che sono circondato da una marea di gatti e tu ti metti a ridere? Gentile come sempre!»
«Ahahahahah..no scusa amore! È solo che è un po’ comico immaginare Ranma Saotome terrorizzato da un incubo felino! Ahahahahah!!»
“Amore”..a Ranma per poco non si era fermato il cuore a sentire quella parola, ed ora capiva del perché Akane fosse così tanto sorpresa nel sentirsela dire. L’amava più di se stesso e l’avrebbe protetta a costo della sua vita! Di questo ne era certo! Era molto contento di essere riuscito, ancora una volta, a nascondere la realtà del suo incubo e ora la stava abbracciando più forte che mai contro di se.
«Ehi..come siamo coccolosi questa sera!»
«Beh..è l’effetto che mi ha fatto quella parolina magica!»
Akane aveva sorriso compiaciuta. Era bellissimo stare abbracciati in quella maniera piena di dolcezza e soprattutto dopo aver passato la notte ad amarsi come era accaduto tra di loro. La ragazza però, a proposito di questo, voleva chiedere una cosa a suo marito, che notando lo sguardo perso della giovane, aveva capito che c’era qualcosa nell’aria.
«Ehi, piccola! Tutto bene? Mi sembri un po’ troppo pensierosa!»
«Sei geloso per caso?»
«Beh se i tuoi pensieri riguardano me, direi di no..ma in caso contrario..SI!!»
«Ahahahahah! Tranquillo..cioè riguardano una cosa che è nostra. E c’entra anche Tofu.»
«Tofu? Che c’entra tra di noi?»
Ranma si era allarmato, smettendo di accarezzarle i capelli. In fondo sapeva che il dottore, in passato, era stato una cotta di sua moglie ed ora lei gli aveva detto che c’era qualcosa che li riguardava e che Tofu c’entrava con questa storia. Akane, come se avesse intuito i pensieri del marito, subito gli aveva sorriso carica d’amore, capendo che lui si stava rodendo di gelosia!
«Ranma, non c’è bisogno di essere gelosi! Non è quello che intendi tu. Questa cosa riguarda me, te e il nostro futuro. Tofu c’entra solo in qualità di medico!»
«Mi stai tenendo sulle spine! Ti decidi a parlare?»
«Qualche giorno prima del matrimonio, il dottor Tofu mi ha chiamata nel suo studio perché voleva parlarmi, così sono andata da lui. Era leggermente imbarazzato ed io lo avevo interpretato come se dovesse chiedermi qualcosa su Kasumi. Invece voleva parlarmi di altro. Di me. Di noi.»
«Cioè?»
«Il dottor Tofu sapeva che…si insomma…che io mai con nessun ragazzo avevo….dai, hai capito!»
«Fatto l’amore. Ci mancava solo che fossi andata con qualcuno prima di me! A quest’ora sarebbe disteso al campo santo!!»
«Ahahahah! Scemo! Comunque…Tofu mi ha consigliato di prendere una cosa che per i primi momenti potesse proteggermi dall’avere figli e così da oltre un mese sto prendendo la pillola. Spero che a te non dispiaccia, solo che io per il momento vorrei stare da sola con te, perché ne abbiamo bisogno, poi con il tempo arriverà anche il tempo per fare un figlio. Tu che dici?»
Ranma era sorpreso. Non aveva pensato minimamente all’idea di avere figli. Cioè, sapeva che ne avrebbero avuti, e lui li desiderava tanto. ma non aveva pensato che forse ora non era il periodo migliore e visto gli incubi che faceva, non poteva evitare di dare ragione ad Akane, una volta tanto.
«Piccola, io sono con te. Sempre, qualsiasi cosa tu decida! Io sarò molto felice di diventare padre, qualsiasi giorno tu abbia deciso! Concordo con te sul fatto che forse per adesso sia meglio starcene un po’ io e te..in fondo ci siamo appena scoperti innamorati e forse ogni cosa ha bisogno del suo tempo!»
«Sei sempre splendido, amore! Io pensavo di deluderti!»
«Smettila di pensare continuamente che tu possa deludermi! Non potrà mai accadere! Ti amo, Akane! Ti amo più di ogni altra cosa su questo mondo e niente e nessuno potrà mai farmi cambiare idea!»
Dicendo queste poche parole incoraggianti, aveva preso sua moglie stringendosela ancora più forte contro il suo corpo.
«C’è un’altra cosa che dovrei chiederti!»
Guardandola dall’alto della sua posizione, incrociava quei bellissimi occhi nocciola che molto spesso gli avevano fatto perdere un colpo al cuore e così incoraggiandola, le disse di parlare.
«Io so che tu tendi sempre a proteggermi, si è visto in tutte le cose che abbiamo dovuto passare, ma c’è una cosa che non mi va giù!»
Allarmato, Ranma le aveva tirato su il mento con le sue dita, cercando di alimentare ancora di più quel contatto visivo.
«Prima che tu arrivassi in casa mia, io ero forte, coraggiosa e decisa. Niente e nessuno poteva mettermi in situazioni di difficoltà, marzialmente parlando. Poi però sei arrivato tu e con il tuo super istinto di protezione, mi hai lasciata “arrugginire”. Ecco, io volevo chiederti se ti andava di allenarci seriamente insieme, volevo partire con te e fare uno dei tuoi tanti viaggi di addestramento. Cosa ne dici?»
Come poteva Ranma non guardarla con amore? Era del tutto sorpreso da quella richiesta da parte della sua Akane, sapendo quanto potesse esserle costato mettere da parte l’orgoglio per dirgli quelle parole. Così senza attendere un secondo di più aveva sussurrato:
«D’accordo! Se questo ti renderà più sicura, sarò molto felice di allenarti! Ma sappi che sarò un maestro molto rigido! Ok?»
«Perfetto!! Non chiedo di meglio! Avrei un’idea su dove andare, anche perché con questa scusa, facciamo quella specie di “luna di miele” che ancora non abbiamo fatto!»
«Va bene! Per me ogni posto va benissimo! Conoscendoti, so che avrai scelto per il meglio! Partiamo domani ti va?»
«Perfetto!»
Ranma era molto contento di quello spirito che aleggiava negli occhi della sua donna. Non solo avrebbe reso Akane più forte e in grado di difendersi seriamente, ma avrebbe potuto restarle sempre accanto e farsi anche una piccola vacanza! Ora non rimaneva altro che cercare di non pensare a quei dannati incubi.
«Beh, io invece ora..avrei un’altra proposta. Giusto per riprendere da dove abbiamo finito prima!»
Senza darle il tempo di replicare, l’aveva fatta girare verso di se e tirandosela in braccio, aveva ricominciato ad amarla nella vasca.
 
Era già da quattro giorni che la coppia si trovava in quella baita in montagna, appartenente alla famiglia Tendo, e Ranma e Akane avevano passato quei giorni allenandosi a più non posso. La ragazza era fermamente decisa a migliorarsi!
Il giovane si era mostrato un degno insegnante, era molto bravo e severo, ma i risultati si vedevano.
C’era però una cosa che Akane aveva notato nello sguardo di Ranma. Quegli occhi pieni di vita, in quei giorni sembravano spenti e spaventati, e secondo la giovane Tendo, c’entravano gli incubi che Ranma faceva tutte le notti!
Eh già, lei aveva capito che il marito sognava qualcosa di terribile, perché in quelle tre notti lo aveva sentito rigirarsi continuamente, fino a sobbalzare dal letto quando apriva gli occhi, sentendolo con il respiro molto affannato. La prima sera aveva chiesto spiegazioni, ma il ragazzo continuava a dire che faceva solo dei sogni sempre sui gatti o su scherzi di Happosai.
Inutile dire che Akane ormai non gli credeva più, visto che i suoi occhi dicevano ben altro!
 
Quella mattina Ranma era ancora più nervoso del solito, l’incubo peggiorava di volta in volta e questo lo stava facendo impazzire. Era ogni giorno più in pensiero per Akane e ogni giorno che passava, aumentava l’allenamento alla giovane, come se questo potesse esserle d’aiuto in un futuro! Inoltre, Akane, qualche giorno prima lo aveva beccato mentre si agitava nel sonno e aveva chiesto qualche spiegazione. Si stava rendendo molto difficile, nasconderglielo ulteriormente.
Preso com’era dai suoi pensieri, non si era accorto che la moglie era dietro al bancone della cucina e gli dava le spalle, mentre preparava lo zaino per un’escursione. Con la testa piena di pensieri sugli incubi, aveva alzato distrattamente gli occhi e quando si erano posati di fronte a lui, una vampata di caldo gli aveva investito la pelle: Akane era di spalle con addosso solo degli shorts di jeans sfilacciati e con il pezzo sopra di un bikini, intenta a mettersi la canottiera dopo aver sistemato lo zaino. Sconvolto sia dagli incubi che dalla visione della moglie, si era alzato di scatto dallo sgabello e si era diretto deciso verso di lei, stringendo il suo braccio e facendola voltare verso di lui. Leggermente spaventata la ragazza lo aveva guardato negli occhi:
«Ehi..che succ..»
Senza darle il tempo di finire la frase, Ranma l’aveva baciata con vigore cercando subito di approfondire quel contatto, insinuandosi nelle sue labbra. Finito quel contatto, si era allontanato leggermente dal suo viso e guardandola dritto negli occhi le aveva sussurrato:
«Akane, ho bisogno di te! Ti prego! Ho bisogno di sentire le tue mani su di me, ho bisogno di sentirti vicina, che mi stringi! Ho bisogno di fare l’amore con te!»
«Ranma, ma cosa ti sta succedendo? Ti prego dimmelo!»
«Ti prego, Akane! Dimmi solo di si! Ho bisogno del tuo amore! Ti prego!»
Akane era decisamente sconvolta, ma aveva capito che suo marito stava soffrendo per qualcosa che lo stava divorando e così si era decisa a fargli sentire il suo amore. Ranma senza esitare un secondo, l’aveva presa in braccio, facendosi stringere il bacino dalle gambe della ragazza, e con passo deciso si era diretto verso la loro camera da letto.
 
Akane era sempre più incredula, Ranma la stava amando quasi con dolore e frustrazione, come se quella per lui fosse l’ultima volta e nei suoi occhi leggeva terrore. Si! Ora Akane ne era più che sicura! Qualcosa stava divorando Ranma, qualcosa che gli permetteva di amarla in maniera totalmente diversa da come sapeva fare lui, lui che in quei momenti era pieno di dolcezza e amore per lei. Ora, invece, la stava amando con un amore carico di tristezza e paura.
La conferma le era arrivata nel momento in cui il ragazzo, staccandosi da lei e sdraiandosi nella sua parte di letto, le aveva sussurrato con occhi spaventati:
«Akane, non posso perderti!»
Ora era tutto chiaro. Ranma era terrorizzato di perderla. Ma perché?
«Tesoro, non rischi di perdermi! Ti prego, guardami! Dimmi cos’hai!»
 La stava guardando, ma non aveva aperto bocca. Si era semplicemente limitato ad attirarla ancora a sé e a stringerla forte, cullandola, fino a che entrambi non erano crollati in un sonno profondo.
 
Qualche ora più tardi, Akane aveva aperto gli occhi e si era girata verso il marito con la testa che ancora era piena di domande senza risposte. Ma ora non aveva più intenzione di lasciare perdere e appena Ranma si sarebbe svegliato, avrebbe chiesto delle spiegazioni. Cercando di non svegliarlo di era alzata dal letto, dirigendosi verso il bagno per fare una doccia.
 
Ranma si stava agitando ancora. Quell’incubo si era ancora ripresentato davanti ai suoi occhi ed era ancora più sconvolgente delle volte precedenti. Lontano da se sentiva una voce, che diceva delle cose orribili:
«Presto la ragazza diverrà mia e io la possederò con tale vigore da generare i miei futuri eredi. E tu, mio caro, non potrai fare altro che guardare impotente! Niente potrai contro di me! Akane sarà mia!»
L’interpellata nel frattempo, crollava per l’ennesima volta da quel pavimento, urlando il suo nome. Ranma, bloccato da dietro, chiamava l’amata con tutta la voce che aveva.
«AKANEEEEEEEEEEEEE!!!!»
Ancora urlando, il ragazzo si era svegliato e appena capito che era nel letto della baita, aveva cominciato a riprendere fiato e a calmarsi. Non si era accorto, spaventato com’era, di quei due occhi nocciola, che lo fissavano. Akane era seduta di fronte a lui sul suo lato del letto e lo guardava seria. Con fermezza aveva detto:
«Ora tu, mi spieghi che diavolo ti sta succedendo! E voglio la verità!»
 
 
 
 
Eccoci qui…finito anche questo! Spero tanto di non avervi deluso!!! Un bacione!!!
 
 

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Capitolo 5
*** 5. Confessioni e Chiarimenti ***


Akane teneva gli occhi fissi in quelli di Ranma. Ora non si sarebbe più fatta raggirare con scuse patetiche. Voleva la verità.
«Allora? Ranma sto aspettando! Voglio sapere cos’hai sognato!»
Il ragazzo era decisamente in preda al panico.
“E ora? Che le dico?”
«Ehm..ma niente Akane. Ho sognato solo Happosai che dava fastidio!»
«Ah si? E Happosai dava così fastidio da urlare il mio nome a squarciagola?»
Ecco. Ora Ranma era davvero nel panico più assoluto. Akane aveva sentito che la stava chiamando urlando a più non posso.
“D’accordo. Forse è meglio che le racconti la verità. Oramai mi ha scoperto!”
«Va bene, Akane! Ti racconterò la verità!»
«Sarebbe ora, perché mi sto decisamente preoccupando! Cosa c’è che ti angoscia così tanto?»
«Tu! O meglio dire..un sogno che riguarda te!»
«Io? Vuoi dire che fai un brutto sogno su di me?»
Senza dire niente, Ranma si era limitato ad accennare con la testa, poi preso un grosso respiro, aveva cominciato a raccontarle tutto quanto.
«E’ iniziato tutto quanto la notte del nostro matrimonio. Tu ti eri già addormentata e io mi ero appena sdraiato. Appena ho chiuso gli occhi, sono caduto in un sonno profondo, fino a quando non sono stato disturbato da delle immagini raccapriccianti. Tu eri di fronte a me e ad un certo punto il pavimento sotto i tuoi piedi crollava e tu sprofondavi nel vuoto insieme.
Quella è stata solo la prima di una serie di notti che facevo quell’incubo. Ogni volta che chiudo gli occhi, quelle immagini si ripresentano davanti a me e ogni volta c’è un dettaglio in più. Nell’ultimo che ho visto poco fa, tu cadevi sempre nel vuoto, ma precipitavi verso un’ombra nera che diceva che prima o poi ti avrebbe fatta sua. Questo è tutto!»
 
Akane era sconvolta. Ora capiva il motivo di disperazione e frustrazione che aveva sentito mentre si amavano poche ore prima. La cosa che però l’amareggiava più di altre era che lui non si era confidato con lei.
«Perché non mi hai detto niente? Perché non ti sei confidato con me! Avrei potuto aiutarti a stare meglio non credi?»
«Non volevo farti preoccupare, tutto qui!»
«Non volevi farmi preoccupare?? Dannazione Ranma!! Io e te adesso siamo marito e moglie!! Sai cosa significa? Che dobbiamo sostenerci sempre, qualsiasi cosa accada. Lo abbiamo promesso! E tu invece fai tutto da solo? Possibile che per te il mio appoggio non conti mai nulla??»
Vedere quella tristezza negli occhi della sua adorata era stato peggio di un pugno nello stomaco. Aveva ragione lei, ora erano sposati e non poteva più evitare di parlarle di ciò che gli accadeva.
«Akane hai ragione, scusami! Non avrei dovuto tenerti all’oscuro di tutto! L’ho fatto solo per proteggerti, per non farti preoccupare!»
«Tutto ciò che preoccupa te, preoccupa anche me, ma insieme dobbiamo aiutarci a superare i momenti bui. Non lasciarmi in disparte, Ranma. Ti prego!»
«Scusami amore, davvero! Pensavo come sempre, che facendo tutto da solo, avrei evitato situazioni spiacevoli, ma come sempre ho sbagliato! Ho sbagliato perché io e te dobbiamo essere una cosa sola e invece io mi sono comportato male. Perdonami!»
«Ti perdono perché so che tutto quello che fai, lo fai con il cuore! Ti amo, Ranma! Sarò sempre qui per te!»
«Ti amo anche io, piccola!»
Senza darle il tempo, Ranma l’aveva attirata a se, facendola sedere su di lui e con un colpo di reni l’aveva portata sotto di se, amandola ancora una volta, decisamente con più serenità.
 
A Nerima nel frattempo, Ryoga e Ukyo erano seduti nel ristorante di quest’ultima a parlare di quello che diversi giorni prima era accaduto tra di loro. Dopo quel dolce bacio che li aveva uniti, Ryoga si era alzato e totalmente imbarazzato, se n’era andato, lasciando Ukyo sola con la testa piena di confusione.
Dopo tanto tempo, finalmente potevano chiarire quella situazione scomoda che si era venuta a creare tra di loro.
«Ucchan, sei arrabbiata con me?»
«Io non sono arrabbiata, Ryoga. Sono semplicemente delusa. Capisco che quello che è successo possa averti lasciato senza parole, ma era necessario scappare così?»
«Hai ragione, ma per me è stata una cosa del tutto inaspettata e mi ha lasciato del tutto sotto shock!»
«Beh, capisco di non essere la tua dolce Akane, ma non credevo di essere così pietosa!»
Togliendo lo sguardo da Ryoga, Ukyo si era voltata per non far vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime. L’eterno disperso allibito dal tono e soprattutto dalle parole dell’amica, aveva capito che forse non si era spiegato nel migliore dei modi, ma anche lui faceva molta fatica a controllare le sue emozioni.
Da quel giorno non aveva fatto altro che pensare a lei, al suo bacio e alle mani che delicatamente si erano posate sul suo viso per rispondere a quel contatto che lui stesso aveva iniziato.
Ucchan era riuscita a scalfire il suo cuore più di quanto avesse fatto Akane e sarebbe stato stupido da parte sua, rinunciare ad una persona così.
«Ucchan, girati ti prego! Hai frainteso le mie parole!»
«No, Ryoga! Ti sei spiegato benissimo! Sei pentito di quello che è successo tra noi! Tranquillo non fa niente va bene così!»
Senza attendere un secondo di più, Ryoga aveva fatto il giro del bancone e si era posizionato di fronte alla ragazza. Con decisione le aveva tolto le mani dal viso e prendendolo fra le sue aveva cominciato un discorso serio, che sperava convincesse la cuoca:
«Ucchan hai davvero frainteso tutto quanto! Perdonami se non sono riuscito a farti capire ciò che davvero pensavo, ma è molto complicato per me manifestare i miei sentimenti. In questo so di essere molto simile a Ranma! Ma ora voglio trovare il coraggio. Quello che c’è stato tra di noi è stato meraviglioso e mi è piaciuto un sacco. Non credevo di poter provare sensazioni simili con una ragazza che non fosse Akane! Invece mi è capitato addirittura di provare emozioni ancora più forti e di provarle con te! Io non so se sono innamorato oppure no, so solo che da quel giorno non riesco più a toglierti dalla testa!»
Ukyo era sbalordita. Ryoga le aveva detto delle parole talmente dolci che quasi stentava a credere che le avesse sentite davvero! Cercando di mantenere la calma si era decisa a rispondere:
«Ryoga, anche per me vale lo stesso! Io credevo di essere follemente innamorata di Ranma, ma da quel giorno nemmeno tu sei sparito dai miei pensieri. Ci sei sempre, come una variabile costante e non faccio altro che ripensare a quel bacio che ci siamo scambiati, ogni volta desiderandone un altro!»
Sentendo quelle parole, il cuore di Ryoga si era fermato dall’emozione. Forse aveva trovato quel poco di pace che andava sempre cercando e forse lo aveva trovato in Ukyo. Prendendo coraggio si era sporto ulteriormente verso di lei e questa volta aveva unito le sue labbra con decisione, approfondendo molto appassionatamente quel bacio tanto bramato.
 
Al Neko Hanten invece l’aria che si respirava era sempre più pessima. Mousse rivolgeva la parola a Shampoo solo se era strettamente necessario e solo per via del lavoro. Da quella sera che avevano litigato, il ragazzo cercava di evitarla più che poteva. Ripensava sempre a quelle parole che la cinesina gli aveva lanciato contro e non le accettava.
Arrivata l’orario di chiusura, Mousse aveva finito di mettere a posto il ristorante con l’aiuto di Shampoo, restando sempre in rigoroso silenzio, e una volta finite le pulizie si era accinto a parlare con lei, semplicemente per farle capire che andava a dormire:
«Buonanotte, Shampoo! A domani!»
Era salito su per le scale ed era sparito dalla vista della ragazza.
Shampoo era decisamente stanca di quell’atteggiamento freddo e scostante che aveva nei suoi confronti, soprattutto ora che aveva capito di amare quel ragazzo che ultimamente la ignorava con tutto se stesso. Già, alla fine Mousse ce l’aveva fatta a farla innamorare di lui!
Stufa di quella situazione che andava avanti da giorni, Shampoo aveva buttato a terra il manico dello spazzolone che stava usando per pulire in terra e a passi falcati si era diretta di sopra, nella stanza del giovane.
Arrivata davanti alla sua porta, l’aveva sbattuta violentemente facendo sobbalzare il povero Mousse, che preso alla sprovvista si era girato verso quella ragazza che stava dando in escandescenza.
«Shampoo ma che diavolo ti dice la testa?? Sei matta??»
«Sei tu che mi stai facendo diventare matta! Deve andare avanti ancora per molto questo tuo atteggiamento?»
«Smettila di fare l’isterica e la ragazzina viziata! Sarebbe ora!»
«E tu smettila di trattarmi come se fossi trasparente! Ma non capisci che ci sto male?»
«Ah davvero? Stai male? Beh mi dispiace per te ma a me non interessa!»
La ragazza era all’apice della sopportazione e senza più riuscire a trattenere le lacrime aveva cominciato a sbraitare contro colui che le stava di fronte:
«TRATTAMI PURE MALE, INFIERISCI E DIMMI CHE SONO UNA RAGAZZINA VIZIATA! MA QUESTA RAGAZZINA VIZIATA TI AMA DA STARE MALE E NON SOPPORTA CHE TU LA TRATTI COSI’!»
Lacrime copiose scendevano da quegli occhi tristi e carichi di delusione. Non avrebbe mai pensato di arrivare a strisciare ai piedi di Mousse, ma ora non ce la faceva proprio più!
Mousse era rimasto sbalordito da quelle parole. Non credeva alle sue orecchie: Shampoo le aveva detto di amarlo. La SUA Shampoo aveva detto ciò. Non riusciva a muovere un muscolo.
La ragazza, vedendo che il giovane non si accingeva a muoversi, aveva preso coraggio e si era lanciata tra le sue braccia, piangendo disperatamente.
«Ti prego, Mousse! Io non ce la faccio più a sostenere il tuo rancore! So di aver sbagliato, ma non sopporto più questo astio da parte tua! Me lo merito, sono d’accordo, ma possibile che tu per me non provi più niente se non solo odio?»
Sconvolto da quei singhiozzi, Mousse aveva alzato le braccia e le aveva portate verso il corpo della ragazza, cingendola dolcemente:
«Io non ti odio, Shampoo! Come puoi pensare ad una cosa simile?»
La cinesina allora aveva deciso di alzare il viso e guardare dritto negli occhi il suo amico di sempre. Poi con estremo coraggio, avendo paura di un rifiuto, si stava lentamente avvicinando a lui e con decisione si era sporta, catturando le labbra del giovane con le sue.
Facendosi guidare dall’istinto, Mousse aveva cominciato a rispondere a quel bacio con tutta la passione che era in grado di dare. Shampoo, vedendo che il giovane rispondeva a quel contatto, aveva cominciato a muoversi verso il letto del ragazzo e facendolo accomodare sul materasso, si era seduta su di lui. Senza esitazione i due ragazzi avevano cominciato ad approfondire sempre più il loro contatto e entrambi stavano scoprendo il corpo dell’altro. Con decisione Mousse l’aveva abbracciata e l’aveva portata sotto di se, volendo amarla con tutto se stesso, almeno per una volta.
 
 
In una zona remota della Cina, nel frattempo, due spiriti combattenti molto forti, Obaba e Happosai, erano venuti a conoscenza di fatti terribili che avrebbero portato conseguenze molto gravi.
«Happy, questa volta siamo in guai molto seri! Se questo male raggiunge Akane e arriva al suo scopo, è la fine per tutti quanti noi!»
«Hai ragione, Cologne! Dobbiamo tornare a Nerima il più presto possibile e avvisare Ranma di quello che potrebbe accadere se Akane non starà attenta!!»
Guardandosi negli occhi, entrambi si erano fatti dei cenni d’intesa.
 
 
Per adesso vi lascio così…nel prossimo ci saranno tanti colpi di scena!!! Dovrete aspettare però qualche giorno perché giovedì me ne vado a fare una bella vacanza a Roma!! Non vedo l’ora!!!! Un bacione a tuttiiiii e grazie di cuore come sempre!!!! =) =) =)

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Capitolo 6
*** 6. Paure & Angosce ***


Deboli raggi di sole stavano entrando in quella stanza, dove quella notte due corpi si erano amati: Mousse e Shampoo. Il giovane aveva aperto gli occhi e capendo dove si trovava e cosa fosse successo, si era girato verso quella parte di letto che era occupata dalla bella cinesina.
Un dolce sorriso si era impossessato delle sue labbra mentre ripensava a quello che era accaduto, ma dentro di se il ragazzo provava anche un forte senso di angoscia. Era molto contento di quello che Shampoo gli aveva detto la sera prima, ma lui stentava ancora a crederci.
Aveva bisogno di riflettere e di parlare con qualcuno, chi meglio di Ranma? Purtroppo il suo più caro amico era ancora in viaggio con la moglie e avrebbe dovuto aspettare ancora qualche giorno prima di parlarci. Aspettarlo però in quella casa con Shampoo davanti agli occhi non gli sembrava una grande idea, così aveva deciso che per un po’ si sarebbe trasferito da qualcun altro. Giusto il tempo di schiarirsi le idee e farsi consigliare.
Lentamente e senza fare il benché minimo rumore, aveva cominciato a raccattare le poche cose che aveva e a malincuore aveva lasciato il Neko Hanten, mentre Shampoo dormiva ancora profondamente, ignara di quello che aveva deciso.
“Sicuramente si arrabbierà molto appena si sarà resa conto che sono sparito, ma è meglio per entrambi che io mi allontani per cercare di capire cosa voglio realmente!”. Con questi ultimi pensieri, era uscito definitivamente dal ristorante, dirigendosi verso l’unico posto che gli sembrava appropriato.
 
Quella mattina Ryoga aveva deciso di alzarsi presto per preparare una buona colazione ad Ucchan. Voleva farle una sorpresa anche per ringraziarla dell’ospitalità che continuava a riservargli, oltre che per una questione personale. Inoltre aveva anche un’idea per la testa e sperava che Ukyo accettasse. Voleva passare una giornata indimenticabile proprio con quella cuoca che era riuscito a fargli togliere dalla testa Akane.
La ragazza in questione aveva appena aperto gli occhi nella sua grande stanza semi buia e appena si era ricordata che Ryoga era ancora suo ospite, un dolce sorriso le aveva invaso la faccia. Era inutile nascondersi, oramai teneva molto a quel ragazzo!
Alzandosi dal letto si era diretta verso il bagno per fare una doccia e una volta finita, si era vestita ed era scesa di sotto, pronta per affrontare una nuova giornata di lavoro, non senza però, aver preparato la colazione per entrambi.
Mentre camminava nel corridoio che conduceva in cucina, Ucchan aveva cominciato a sentire un certo profumino, così si era avvicinata ancora di più alla stanza e con molta sorpresa si era ritrovata Ryoga intento a preparare la colazione per entrambi:
«Buongiorno, Ryoga! Cosa stai facendo?»
«Oh buongiorno a te, Ucchan! Volevo farti una sorpresa, così ho pensato di preparare la colazione, anche per ringraziarti di tutta l’ospitalità che mi stai dando!»
«Figurati! Per così poco! Lo faccio volentieri!»
Leggermente imbarazzati, entrambi i giovani si erano avvicinati sempre di più fino a che Ryoga, decisamente tremante come una foglia, aveva raccattato quel poco coraggio che era riuscito a racimolare e con una leggera paura si era avvicinato di più alla ragazza, lasciando sopra le sue labbra un dolce bacio.
«Beh…volevo darti un buongiorno come si deve!»
«G – g – g – grazie…ho apprezzato m – m – molto!!»
Paonazzi in viso, non riuscivano comunque a distogliere lo sguardo l’uno dall’altra, poi Ryoga aveva deciso di farle quella tanto sospirata proposta per la giornata!
«Senti, Ucchan! Visto che oggi è il tuo giorno di chiusura..che ne dici di passare la giornata con me? Avevo intenzione di portarti in un posto particolare!»
«Giorno di chiusura? Guarda che ti sbagli! Oggi è giovedì, non venerdì!»
«Ehm…Ucchan…guarda che sei tu a sbagliare…oggi è già venerdì!»
Poco convinta delle parole del ragazzo, la cuoca si era avvicinata al calendario appeso sulla parete e incredula ai suoi occhi, aveva dovuto dare ragione a Ryoga: era venerdì!
«Ok..sto cominciando a perdere le rotelle! Adesso non mi ricordo nemmeno più che giorno è!»
«Ahahahah! Dai Ucchan, non sei ancora così grave!»
La ragazza aveva risposto al sorriso e poi, ripensando a quello che gli aveva detto poco prima, si era accinta a chiedere qualche delucidazione:
«Dunque..mi sembrava che avessi parlato di un programmino..beh..cos’avevi in mente?»
«Pensavo di passare la giornata al luna park della città. Ti va di venire con me?»
Molto sorpresa da quella richiesta, Ukyo aveva guardato quel ragazzo con uno sguardo dolcissimo rispondendo semplicemente:
«Si, mi farebbe molto piacere!»
Entusiasta per quella risposta, Ryoga aveva sentito il suo cuore fare una capriola. Finalmente avrebbe passato un’intera giornata in compagnia di quella ragazza che stava imparando ad apprezzare ogni giorno di più.
 
Nella baita in montagna, intanto, i giovani sposi si erano svegliati dopo le numerose volte che quella notte si era cercati. Quello che Ranma le aveva confidato era spaventoso e Akane aveva voluto fargli sentire che era vicina a lui, stringendolo forte a se. Ora il giovane si trovava con la schiena appoggiata alla testiera del letto, mentre teneva la moglie accoccolata tra le sue gambe con la schiena contro il suo torace, mentre l’accarezzava dolcemente.
«Sai, Akane..sono molto contento che tu abbia scoperto tutto quanto. Ora mi sento molto più leggero! Sono stato uno stupido!»
«Si! Sei stato stupido perché avresti dovuto parlarmene subito, invece di tenerti tutto quanto dentro! Sai bene che non serve a nulla! Due teste ragionano meglio di una sola, ricordatelo! E comunque stai tranquillo! Con te al mio fianco, io non ho paura!»
Sollevato da quella parole, aveva lentamente preso il volto della donna, voltandolo verso di se e ad un palmo dal naso le aveva sussurrato dolcemente:
«Tu sei la mia forza! Non so cosa farei se mai dovessi perderti!»
«Non accadrà mai! Io sarò sempre qui al tuo fianco!»
Ranma si era avvicinato a lei, lasciandole un dolce bacio su quelle labbra che tanto amava, poi aveva aggiunto:
«Piccola, ti va di tornare ad allenarci? Altrimenti se resto ancora in questo letto con te, va a finire che non ti faccio più alzare! Sei troppo invitante e tentatrice!! Non riesco a resisterti!»
«Ahahahahahah! Stupido! Comunque hai ragione! Torniamo ad allenarci, visto che io sono venuta qui con uno scopo ben preciso che non era quello di passare tutto il tempo a fare “determinati allenamenti” con te!»
«Beh…ma non mi è sembrato che ti fosse dispiaciuto..anzi…»
Tirandogli un leggero schiaffo sulla guancia, Akane continuava a ridere e poi con decisione si era alzata dal letto, con l’intenzione di continuare l’allenamento a cui aveva voluto sottoporsi!
 
Ranma aveva notato, molto compiaciuto, che sua moglie era nettamente migliorata nel combattimento. Per una difesa migliore le aveva insegnato a toccare determinati punti nevralgici in modo che, se in un futuro si fosse trovata in qualche situazione critica con un avversario decisamente troppo grosso per lei, sarebbe riuscita comunque ad averla vinta. Le avrebbe insegnato qualsiasi cosa era in grado di fare pur di saperla in pericolo il meno possibile!
 
Erano passate due settimane e i due giovani sposi erano pronti per tornare a casa. Una volta rientrati nell’abitazione dei Tendo, tutti erano corsi verso la coppia per salutarli, dopo quel periodo che avevano passato lontano da casa. C’era però una grossa novità.
«Mousse! Che piacere rivederti! Come mai sei qui?»
«Ciao, Ranma! Sono molto felice anche io di ritrovarti!! Ecco…sono qui..da due settimane!»
Ranma e Akane si erano guardati negli occhi confusi e poi insieme avevano aggiunto:
«Due settimane?»
«Ora spiegherò ogni cosa! Akane posso parlare un attimo con Ranma per cortesia?»
 
«…..E questo è tutto! Me ne sono andato dal ristorante la mattina seguente, lasciandole un biglietto con scritto che dovevo pensare e di non cercarmi!»
Ranma era leggermente sorpreso da quello che gli aveva raccontato l’amico. In cuor suo sapeva che era ancora innamorato di Shampoo, ma non credeva che, dopo quanto fosse accaduto e dopo quanto le avesse detto la ragazza, lui nutrisse ancora così tanto dubbi! Forse aveva solo paura di stare male ancora…e come dargli torto infondo?
«Mousse, forse hai fatto bene ad allontanarti, però potevi scegliere un’altra maniera non credi? Capisco che Shampoo non si sia mai fatta scrupoli con te, ma appunto perché sei diverso da lei, che forse potevi parlargli e dirgli quello che ti angoscia!»
«Lo so, Ranma! Ma in quel momento mi è sembrata la cosa più logica da fare! Se si fosse svegliata, di sicuro non avrei mai preso questa decisione, ma in quel momento ho voluto approfittarne, giusto per stare un attimo per conto mio!»
«D’accordo! Promettimi però che prima o poi ci parli e chiarisci!»
«Te lo prometto! Grazie amico mio! Tu piuttosto..che mi racconti? Andato bene l’addestramento?»
Visto che l’amico era stato sincero, Ranma aveva deciso di rendergli il favore e così con coraggio aveva iniziato a raccontargli dell’incubo che da due mesi lo tormentava e di come Akane lo avesse scoperto, fino ad aiutarlo moralmente! Ora stava leggermente meglio!
«Beh Ranma, capisco le tue preoccupazioni..infondo con tutta la gente spostata di testa che abbiamo incontrato, mi sembra il minimo..però cerca di non tormentarti inutilmente. Vivi solo male e basta!»
«Hai ragione! Cercherò di stare più rilassato!»
Akane nel frattempo si era avvicinata ai due con una lettera in mano:
«Ehi, Ranma! È arrivata questa per te!»
«Cos’è?»
«Non lo so! La busta è bianca. Nessun mittente!»
Incuriosito il giovane aveva aperto l’involucro di carta estraendo un cartoncino spesso. Era l’invito per un ballo ad una festa di beneficenza e la palestra “Saotome/Tendo” era stata invitata.
«Sarà meglio andarci, altrimenti il nome della palestra potrebbe risentirne! Uffa! Odio questi eventi!»
«Dai! Sarà divertente! Dice anche che possiamo portare chi vogliamo! Mousse sei dei nostri?»
«Va bene, Akane! Una serata diversa servirà a distrarmi! Grazie dell’invito!»
«Chiamiamo anche Ryoga e Ukyo!»
«D’accordo!»
 
La sera del ballo era arrivata. Ranma stava aspettando Akane che finisse di prepararsi. La ragazza non aveva voluto mostrargli il vestito, doveva essere una sorpresa e quando era apparsa davanti ai suoi, poco ci era mancato che al giovane non venisse un infarto! Era bella da mozzare il fiato!
Akane indossava un abito lungo viola acceso aderente sul bacino fino ai fianchi per poi allargarsi leggermente fino in fondo. Il corpetto si chiudeva sul collo da un nastro sottile che andava ad incrociarsi dietro alla schiena, lasciandola completamente scoperta, fino ad arrivare sul fondo dove vi era un grosso fiocco.
Ranma a quella visione stava sudando freddo!
“Ma è impazzita? Possibile che il suo sogno più segreto sia quello di farmi morire d’infarto a causa del suo abbigliamento?”, con questi pensieri il ragazzo continuava a fissare impassibile la moglie, che resasi conto di quello che aveva scatenato con la sua entrata, aveva cominciato a ridere decisamente compiaciuta!
«C’è poco da ridere!! Ti diverti a mettermi in imbarazzo in questa maniera?»
«Si! Non c’è niente di più bello che vedere mio marito che mi mangia con gli occhi appena mi metto qualcosa che faccia fuoriuscire il maschiaccio che è in me! Ahahahah!»   
«Si, si! Ridi pure! Questa notte poi, appena torniamo a casa, ti farò ridere io…maschiaccio!»
«Non vedo l’ora! E comunque…anche tu sei bellissimo con quel vestito scuro!»
Sorridendosi a vicenda erano usciti di casa, dirigendosi verso la festa.
 
«Akane, ma sei sicura che è in questa casa la festa?»
«Direi di si! Senti che confusione! E comunque l’indirizzo è giusto!»
«Ma chi diavolo abita in un posto del genere? Io non ho conoscenze così in alto!»
«Beh, per scoprirlo dobbiamo entrare, non credi?»
Una grande scalinata dava il benvenuto agli ospiti e Akane si era attaccata elegantemente al braccio del marito, per evitare di cadere a causa dei tacchi vertiginosi che aveva indossato quella sera. Al suo fianco, Ranma guardava la moglie sempre con estrema adorazione. Era fantastico avere al proprio fianco una donna così, e finalmente poteva urlare a tutti quanti che era solo sua!
Poi però, appena avevano messo piede nella sala di quella casa, il suo cuore si era fermato. Non credeva ai propri occhi!
Akane si era accorta che Ranma aveva qualcosa che non andava e così aveva cercato l’attenzione del marito con lo sguardo. Quando Ranma si era deciso a guardarla, nei suoi occhi aleggiava paura e terrore.
«Amore..ehi..cosa succede?»
Ma lui non riusciva a parlare.
«Ranma, mi stai facendo preoccupare! Mi dici che ti succede?»
Cercando di respirare, il ragazzo aveva stretto ancora più forte la mano della donna e lentamente si era deciso a parlare:
«Questa sala….è la stessa che mi appare nei miei incubi! Il pavimento è identico a quello che si sgretola sotto ai tuoi piedi!»
 
Silenzio. Semplicemente continuando a guardarsi negli occhi, entrambi cercavano di non mostrare all’altro quanto questa scoperta li avesse sconvolti!
 
 
Beh per adesso vi lascio così! So che vi avevo promesso un sacco di colpi di scena, ma poi questa sera mi è venuto in mente di mettere un po’ di suspence (non è proprio nel mio stile! NO! NO!! Ahahahahahah!!)
Spero che ciò non vi abbia deluso e spero che come sempre qualcuno mi dica cosa ne pensa! Un bacione a tutti!!!! =)

 

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Capitolo 7
*** 7. L'incubo ***


Ranma ancora non credeva ai suoi occhi. Non poteva essere vero!
Quella stanza era lo scenario del suo incubo ed ora lui vi era dentro.
Era teso e non sapeva come comportarsi, così quasi istintivamente aveva stretto la mano di Akane ancora più forte, in modo da essere sicuro che lei fosse ancora al suo fianco.
La ragazza intuito lo stato d’animo del marito, aveva stretto a sua volta la mano del giovane, così da infondergli coraggio:
«Amore..va tutto bene, io sono qui con te!»
Ma Ranma continuava a restare in silenzio. Per la prima volta in vita sua era decisamente spaventato.
«Ranma, guardami per favore!»
Ridestatosi dai suoi pensieri, il codinato si era voltato verso la moglie, incrociando il suo sguardo, leggermente terrorizzato.
«Amore se vuoi andare via, basta dirlo! Non mi importa che figura farà la palestra! L’importante è che tu ti senta meglio!»
«Akane, io…»
Non aveva fatto in tempo a finire la frase, perché Mousse, accortosi della loro presenza, aveva deciso di avvicinarsi ai suoi amici per salutarli:
«Ehi, ragazzi! Siete arrivati finalmente! Tutto bene?»
Ma a Mousse era bastato guardare Ranma negli occhi per capire che niente andava bene.
«Ehi..ma che succede?»
Silenzio. Nessuno dei due si accingeva a rispondergli, cosa che lo aveva innervosito parecchio!
«Insomma! Vi decidete a dirmi cosa succede??»
Così, Ranma, un po’ per esasperazione e un po’ perché voleva un conforto, si era deciso a spiegare il tutto all’amico:
«Questa è la stessa stanza con lo stesso pavimento che sogno tutte le notti!»
Dopo aver sentito quelle parole, a Mousse era gelato il sangue.
«Ma com’è possibile?»
«Non lo so, Mousse! So solo che un senso di angoscia mi sta uccidendo dentro! Akane…»
La ragazza sentendosi chiamare dal marito, si era voltata a guardarlo intensamente, cercando di infondergli coraggio:
«Amore, dimmi..»
«Per tutta la sera non voglio che ti allontani nemmeno un secondo da me! Intesi? Non andare da nessuna parte se non ci sono io! E nel caso mi assentassi un secondo, rimani con Mousse! Ti prego!»
Akane aveva capito che Ranma era decisamente teso, così aveva fatto un cenno con la testa, decidendo di rispettare le richieste del suo uomo. Era preoccupato. E non era da lui!
«D’accordo, tesoro! Te lo prometto!»
«Mousse, stai attento anche tu!»
«Va bene!»
Stringendo la moglie ancora di più contro di se, Ranma quella sera avrebbe tenuto tutti i suoi sensi all’erta. Perché era sicuro che il suo incubo sarebbe diventato realtà.
 
Alla festa erano giunti anche Ryoga e Ukyo. L’invito era arrivato anche alla cuoca di okonomyiaki e lei stessa era rimasta stupita di quel gesto, anche perché non sapeva chi ci fosse dietro a tutto ciò.
Entrando dentro alla sala, i due ragazzi si erano accorti dei loro amici e così si erano diretti verso di loro:
«Ciao, ragazzi! Anche voi qui? Che sorpresa!»
I terzetto si era girato e quando avevano capito che si trattava di Ucchan e Ryoga, tutti si erano voltati salutandoli con calore. Era dal matrimonio di Ranma e Akane che non si vedevano!
«Ucchan! Ryoga! Come state?»
Mousse era molto contento di vedere i suoi amici, in fondo erano un gruppo ben affiatato, e anche se molto spesso si erano affrontati, tutti si volevano un gran bene!
«Stiamo bene, Mousse! Anzi..direi che non siamo mai stati meglio!»
Quelle poche parole avevano avuto il potere di distogliere per cinque minuti la testa di Ranma dalle preoccupazioni! Non si era accorto, appena li avevano visti, che Ucchan e Ryoga si stavano tenendo per mano! Capite le parole che aveva pronunciato Ryoga, si era voltato completamente verso di loro e con un sorriso aveva iniziato a parlare:
«Beh, credo che le cose siano piuttosto chiare, visto che siete mano nella mano! Sono molto contento per voi!»
«Grazie, Ranchan! Io e Ryoga a furia di passare tanto tempo insieme, ci siamo accorti di amarci e qualche giorno fa al luna park, mi ha chiesto di diventare la sua ragazza! Sono molto felice ora!»
«Siamo molto felici per voi! State bene insieme!»
Sentire la voce di Akane era ancora un piccolo trauma per Ryoga, ma presto sarebbe rimasto solo un caro ricordo, visto che aveva capito di amare seriamente Ukyo.
 
D’un tratto tutti gli invitati presenti in quel salone erano stati richiamati all’attenzione. Entro qualche minuto il padrone di casa avrebbe fatto il suo ingresso.
Come promesso infatti, un uomo era in cima alle scale e stava scendendo. Appena la luce aveva illuminato il viso, tutti, specialmente il lato femminile, erano rimasti stupiti da tanta bellezza!
Davanti ai loro occhi vi era un giovane ragazzo sui venticinque anni, alto, muscoloso, con occhi grigi e capelli ramati spettinati. Era uno spettacolo. Eppure il suo sguardo era agghiacciante. Metteva i brividi. Questa era la sensazione che aveva sentito Akane, che si era stretta ancora di più al suo amore.
«Signori e signore..benvenuti! Vi ringrazio per aver partecipato a questa serata di beneficenza! Il mio nome e Haikiri.»
Il giovane aveva spostato lo sguardo su una giovane ragazza. Guardandola era rimasto folgorato da tanta bellezza. Era incantevole! I suoi occhi color nocciola erano bellissimi, si vedeva subito che emanavano sincerità, forza e determinazione. Era uno sguardo che in vita sua non aveva mai visto nelle altre ragazze che aveva avuto al suo fianco. Oltre a quegli occhi stupendi, la giovane vantava un corpo da fare invidia a chiunque! Quell’abito lungo di quel viola acceso le stava d’incanto e inoltre valorizzava a pieno tutte le sue forme. Era incantato da tanta bellezza! Finalmente aveva trovato la persona che stava cercando da secoli. L’unica cosa che in lei stonava era il giovane che teneva per mano.
Con un solo sguardo aveva capito che quel giovane ragazzo, dall’acconciatura piuttosto buffa, si sarebbe dimostrato un avversario piuttosto scomodo, ma lui era Haikiri, colui che presto si sarebbe impadronito del mondo intero e nessuno glielo avrebbe impedito. Nemmeno uno sciocco ragazzino.
Continuando a fissare Akane dritto negli occhi, il ragazzo dai capelli ramati si era avvicinato alla coppia e molto arrogantemente si era messo dinanzi a loro, prendendo la mano della ragazza e baciandola:
«Lasciami dire che non avevo mai incontrato tanta bellezza in tutta la mia vita!»
Piuttosto infastidita da quel modo di fare, la ragazza aveva risposto molto educatamente, ma con un tono decisamente glaciale:
«La ringrazio molto per i suoi complimenti, ma in questa sala, come può ben notare vi sono altrettante bellezze di cui poter godere la compagnia! Questo al mio fianco è mio marito!»
Un sorriso arrogante si era impadronito di quel ragazzo misterioso. Aveva capito fin da subito che quella ragazza era particolare. Aveva sostenuto il suo sguardo senza la benché minima esitazione. Si, era lei quella che stava cercando! Poi aveva deciso di rivolgersi anche a quello stupido ragazzo che le stava a fianco e che in quel momento, se avesse potuto, lo avrebbe preso volentieri a calci!
«Perdona la mia irruenza, ma tua moglie è decisamente molto bella!»
«Avendola sposata, direi proprio che lo sappia già non credi?»
Si vedeva lontano un miglio che quei due si detestavano, ma nessuno dei due sembrava voler cedere, così gli amici del codinato avevano deciso di intervenire, visto che l’atmosfera si stava decisamente surriscaldando! Il primo ad intervenire era stato Mousse:
« Ehi, visto che ci siamo anche noi, che ne diresti di presentarti e farci anche sapere il motivo del tuo invito, visto che nessuno di noi ti conosce? Io sono Mousse e loro Ryoga e Ukyo!»
«Mi chiamo Haikiri, questo ve l’ho già detto. Vi ho invitato qui perché questa è una festa di beneficenza e alle vostre palestre e ristoranti, un po’ di pubblicità potrebbe fare comodo!»
Ranma continuava a fissare il ragazzo senza battere ciglio, non si fidava di lui. Questo era chiaro. Per di più ci aveva provato con sua moglie e questo lo aveva reso ancora più nervoso di quanto già non fosse!
Ryoga e Ukyo avevano intuito che qualcosa stava attanagliando l’amico, ma quello non era decisamente il momento migliore per chiedere spiegazioni. Più tardi si sarebbero chiariti.
«Beh, ora vi auguro buona serata e spero che vi godiate questa festa!»
Con un sorriso tagliente aveva dato le spalle al gruppo di amici e se n’era andato verso gli altri ospiti.
 
Akane era rimasta piuttosto turbata da quell’incontro. Aveva sentito una strana sensazione quando le aveva baciato la mano e le aveva messo i brividi! Ne avrebbe parlato con Ranma appena sarebbero arrivati a casa, per il momento voleva solo riuscire a calmare il marito, visto che era teso come una corda di violino.
«Amore che ne dici? Balliamo?»
Ranma aveva acconsentito molto titubante. Fosse dipeso da lui se ne sarebbe tornato subito a casa, ma per il bene di Akane aveva voluto rimanere, così presa la sua mano l’aveva condotta verso il centro della sala, trasformato in pista da ballo.
Stringendosi fra le sue braccia, la ragazza aveva provato come sempre la solita scarica elettrica che investiva la sua schiena. Nonostante la tensione che era presente in quella stanza, il tocco di suo marito le faceva sempre quell’effetto.
«Sai, anche in momenti come questo…le tue mani su di me mi fanno sempre sentire emozioni incontrollabili!»
Ranma sentendo quelle parole, aveva sorriso compiaciuto e uno sguardo malizioso si era impossessato dei suoi occhi:
«Beh mia cara…lo stesso vale per me..non vedo l’ora del dopo festa!»
Entrambi si erano sorrisi compiaciuti, contenti che forse la tensione li stava leggermente abbandonando e cercando di godersi la serata.
 
Mousse quella sera stava all’erta e cercava di notare se qualcosa era poco convincente, finchè…qualcuno non era entrato nel salone…Shampoo!
Il suo cuore si era fermato di colpo alla vista della bella cinesina, che appena lo aveva notato, lo aveva incenerito con lo sguardo!
Shampoo era bellissima, come sempre del resto. Quella sera indossava un abito corto senza spalline di un verde acqua e ai piedi aveva dei sandali dello stesso colore. Era stupenda. Appena si era avvicinata, il respiro di Mousse aveva cominciato ad essere più veloce e più pesante e non era solo per la visione della sua bella. Ora erano guai seri.
«Ma tu guarda chi si vede! Mousse, il FUGGIASCO!»
«Che vuoi, Shampoo?»
La cinesina era rimasta a bocca aperta! Cioè..questo dopo essere stato con lei ed essere scappato, ora faceva finta di cascare dalle nuvole come se non si ricordasse che una notte di qualche settimana avevano fatto l’amore. Si stava innervosendo e stava facendo una fatica a trattenere le mani che in quel momento le bruciavano da matti.
«Sei solo un idiota, ecco quello che sei! Dovevi scappare in quella maniera?»
«Senti, non mi sembra proprio il caso di parlare di questo proprio in un luogo del genere! Soprattutto non dopo tutti i problemi che stanno venendo fuori! Perciò se hai voglia di stare a questa festa va bene, però non stressarmi con le tue angosce, perché ci sono cose ben più importanti a cui pensare di te che fai l’isterica!»
Raggelata da quelle parole, alla cinesina stavano cominciando a riempirsi gli occhi di lacrime, poi però Ranma si era accorta della presenza di Shampoo e memore di quello che gli aveva confidato l’amico, si era deciso ad agire.
«Akane, non vorrei mai farlo, ma ti dispiacerebbe ballare con Mousse, così io vedo se posso risolvere la situazione con Shampoo?»
La giovane Tendo era rimasta sorpresa da quelle parole e una piccolissima fitta di gelosia si era fatta spazio dentro di se. Ranma vedendo lo sguardo della sua amata rabbuiarsi, aveva intuito i suoi pensieri e si era ricordato che la moglie non sapeva assolutamente nulla di quanto accaduto tra i loro amici, così si era affrettato con le spiegazioni:
«Ehi, piccola! Non fraintendere! Non è perché Shampoo mi viene ancora dietro che devo chiarire!»
«E allora perché?»
Ranma aveva sorriso, compiaciuto della gelosia che l’aveva investita.
«Shampoo e Mousse hanno avuto una notte di…passione! Solo che poi il nostro ragazzo ha ben deciso di squagliarsela, perché non crede che lei lo ami davvero!»
Sorpresa da tutto ciò, Akane era rimasta senza parole! Guardandola divertito, Ranma si era avvicinato al suo orecchio:
«Adoro quando sei così gelosa! Mi fai impazzire!»
Leggermente rossa in viso, lei lo aveva guardato negli occhi e gli aveva sorriso, aggiungendo che gli avrebbe dato una mano.
Avvicinandosi alla coppia, Ranma aveva teso la mano a Shampoo, e questa, capendo che l’amico sapeva tutto, aveva deciso di accettare l’invito, perché altrimenti dalla rabbia che aveva in corpo, avrebbe scatenato un putiferio.
«Shampoo, capisco che Mousse non si sia comportato bene, però da una parte devi capirlo! Non è facile nemmeno per lui!»
«Lanma, non giustificarlo! È scappato come un ladro, come se essere stato con me fosse la cosa più sbagliata di questo mondo! Ma la cosa che mi fa stare più male è quello sguardo freddo e distaccato che mi riserva da quando è tornato! È cambiato! Non è più il mio Mousse!»
«Mousse ha solo più stima di se stesso! Lui ti vuole un gran bene, solo che non vuole più soffrire! E su questo non credo che tu possa dargli torto, visto che lo hai sempre e solo ricoperto di umiliazioni!»
«Si, lo so! Ma io gli ho confessato di amarlo! E sono sincera!»
«Shampoo mettiti nei suoi panni! Credi che sia facile per lui, nonostante ti ami con tutto se stesso?»
«Davvero mi ama?»
«Guarda che si vede lontano un chilometro! Solo che per adesso devi dargli i suoi tempi e non fargli pressione! Accetta la situazione per com’è e non deluderlo! Prima o poi riuscirai a riconquistarlo!»
«Forse hai ragione! In fondo l’ho fatto soffrire parecchio in passato! Senti, mi ha detto che ci sono dei problemi..che succede?»
«Ne parliamo più tardi va bene? Cerchiamo di goderci la serata, anche se è piuttosto difficile!»
 
La festa era proseguita senza intoppi e Ranma si era rilassato almeno un po’. Ora aveva preso sua moglie per la mano e l’aveva condotta verso la macchina. Salutando tutti erano entrati nell’abitacolo e si stavano dirigendo verso casa.
Un’ombra li stava inseguendo.
 
Arrivati all’entrata Akane si era voltata verso il marito e sensualmente gli si era avvicinata:
«Visto mio caro artista marziale? Non è successo niente di pericoloso! Sono sana e salva tra le tue braccia!»
Ranma sorrideva divertito! Quant’era bella la sua Akane! Era ogni giorno più felice di averla al suo fianco. Era follemente innamorato di quella donna!
«Beh..forse questa volta devo darti ragione..sono stato un po’ troppo ansioso!»
Delicatamente l’aveva attirata a se e la ragazza si era avvicinata di molto alle sue labbra:
«No..non mi dire…Ranma Saotome che ammette di aver sbagliato! Sono allibita!»
«Ridi pure…che adesso ti faccio ridere io…e come si deve! Ne hai parecchie di cose da scontare stasera!»
«E sarebbero?»
«Per primo la tua arroganza quando sei scesa dalle scale dopo che ho visto il tuo vestito..per secondo il fatto che mi hai detto che ogni volta che ti tocco ti emozioni…»
«Ma questo..dovrebbe solo farti piacere!»
«Infatti…è solo una scusa per darti delle motivazioni…eheheheheh..e terzo…eri gelosa di Shampoo, ma questo diciamo che mi ha fatto piacere..e quarto..il fatto che ti sei permessa di prendermi in giro perché stasera non è successo niente! beh..si..direi che adesso è tempo di vendicarmi!»
E senza attendere un minuto in più, l’aveva attirata a se baciandola voracemente e cominciando ad esplorare con le proprie mani quel corpo che per tutta la sera aveva bramato. Però Akane voleva farlo aspettare ancora..
«Ehi, mio angelo vendicatore…aspetta..ora devo andare un attimo in bagno!»
Staccatasi da lui gli aveva fatto un sorriso malizioso e si era diretta verso la toilette. Ranma sorrideva completamente compiaciuto! Non vedeva l’ora di passare una notte indimenticabile con la sua stella.
Poi era successo tutto in un secondo.
 
Dal bagno era arrivato l’urlo acuto e terrorizzato di Akane, così Ranma era corso verso di lei e quello che aveva visto con i suoi occhi lo aveva mandato in trance:
Haikiri era fuori dalla finestra, sospeso nel vuoto, con un’Akane priva di sensi tra le sue braccia. Con sguardo di sfida si era rivolto al codinato:
«Mio caro da adesso la tua giovane sposa è sotto la mia tutela! Diverrà la sposa del mio signore e presto una nuova era inizierà!»
«Bastardo, lasciala! AKANEEEE!!!»
Ranma si era fiondato verso quel ragazzo, ma un potente fascio di luce lo aveva investito, scaraventandolo contro la parete del bagno.
In un secondo Haikiri era sparito nel nulla.
 
All’esterno di casa Saotome quattro ragazzi stavano correndo verso l’entrata fino a quando non avevano sentito una voce disperata e rotta dal pianto gridare all’impazzata:
«AKANEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!»
Mousse, Shampoo, Ryoga e Ukyo si erano fiondati in quell’appartamento e appena avevano visto il loro amico accasciato per terra, ferito e disperato, un nodo alla gola si era presentato violento in ognuno di loro. Nessuno riusciva a muovere un muscolo.
 
Alle loro spalle due piccole figure erano arrivati nella casa, con il respiro piuttosto affannato, visto la lunga corsa che avevano fatto:
«Maledizione, Happy! Siamo arrivati troppo tardi! Akane è già stata rapita!!»
Sentendo quelle parole, tutti ad eccezione di Ranma si erano voltati verso i due vecchietti, con lo sguardo carico di terrore.
Obaba si era poi voltata a guardare Ranma, che ancora inerme per terra, aveva uno sguardo perso e fisso nel vuoto. Sembrava avesse smesso di vivere. Se fossero arrivati solo cinque minuti prima.
 

 

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Capitolo 8
*** 8. Il Piano Di Haikiri ***


In casa si respirava un’aria di tensione davvero molto elevata. Nessuno osava dire niente, tanto erano sconvolti.
Ranma era uscito senza guardare in faccia nessuno e se n’era andato, lasciando i suoi amici pietrificati.
Inutile erano stati i tentativi di Obaba e di Happosai nel cercare di fermarlo. L’unica cosa che avevano avuto in cambio da parte del giovane fu uno sguardo freddo e carico di disprezzo. Segno che doveva essere lasciato in pace.
Mousse voleva fare qualcosa per l’amico, ma capiva che lasciarlo per conto suo era la cosa migliore. Ormai lo conosceva piuttosto bene e quello sguardo che aveva negli occhi, lo aveva spaventato moltissimo.
Gli altri tre ragazzi erano rimasti nel completo silenzio, non sapendo che cosa dire tanto era lo shock che avevano provato, prima con la scomparsa di Akane e poi dopo aver visto Ranma in quello stato. Poi però Shampoo aveva deciso di chiedere spiegazioni:
«Bisnonna, insomma volete spiegarci cosa succede?»
La vecchietta si era girata verso Happosai e con un cenno d’intesa avevano deciso di raccontare tutto quello che sapevano:
«Vedete ragazzi, prima che si celebrasse il matrimonio di Ranma e Akane, io e Happy abbiamo avuto una stranissima sensazione. La cosa insolita e che entrambi abbiamo sentito un ente maligno che veniva da molto lontano, precisamente dalla Cina. Ecco del perché del nostro viaggio.»
Mousse aveva inarcato le sopracciglia:
«Un ente maligno? Volete dire un nuovo nemico?»
«Si, Mousse! Credo proprio che si tratti di questo! Mentre eravamo in viaggio io e Obaba ci siamo diretti verso il tempio del Drago per consultare dei libri antichi che parlano principalmente di spiriti millenari. Io avevo un sospetto che purtroppo si è rivelato fondato.»
 Ryoga e Ukyo erano molto scossi. Un nuovo nemico da affrontare.
«Cioè? Cosa sapete, insomma volete decidervi a parlare chiaramente?»
«Mille anni fa sulla Terra vi era un ragazzo che aveva tutto dalla vita. Faceva parte di una famiglia molto facoltosa ed era perdutamente innamorato di una ragazza che lo corrispondeva. Il ragazzo si chiamava Haikiri.»
«Ma è il ragazzo della festa!!»
I due anziani senza capire di cosa stessero parlando, avevano chiesto spiegazioni:
«Ma di quale festa state parlando?»
Mousse aveva preso in mano la situazione e si era deciso a dare le dovute spiegazioni:
«Qualche giorno fa è arrivato ad ognuno di noi, l’invito per partecipare ad una festa che si svolgeva in quella grande casa che si trova ad un chilometro dal fiume! Avete presente?»
Obaba e Happosai si limitarono ad annuire.
«A me e a Ranma era apparso tutto molto strano, perché nessuno dei due conosceva chi stava dietro a quell’invito, visto che non si era nemmeno firmato. Così questa sera vi abbiamo partecipato tutti! E il suo nome era proprio Haikiri!»
«Dannazione! Sicuramente sarà lui!! Dobbiamo ritrovare Akane prima che sia troppo tardi!!»
«Ma che intenzioni ha con lei?»
«Dovete sapere che la famiglia del ragazzo si era opposta al fidanzamento con la sua giovane innamorata e lui fu costretto a sposare un’altra. La giovane, però, era molto testarda e per amor suo aveva deciso di affrontare tutta la sua famiglia, restandone poi uccisa. Si narra che fu ritrovata sotto un ponte priva di vita, ma Haikiri sospetta da sempre che furono proprio i suo parenti ad eliminarla, mascherando alla perfezione l’atto! Da quel giorno lui aveva abbandonato la moglie ufficiale e cerca in altre ragazze la sua amata, costringendole ad avere dei rapporti con lui!»
«Ma è terribile! Dobbiamo fare subito qualcosa!»
Shampoo era pur sempre un’amazzone e non accettava il fatto che una donna dovesse subire certi soprusi da parte di un uomo. Anche se si trattava di Akane!
«La cosa purtroppo non è così semplice. Se la ragazza ha il cuore libero, può essere rilasciata solo se lo detesta con tutto il cuore, ma riempiendolo d’odio rimarrebbe per tutta la vita posseduta da quel sentimento e non sarebbe più in grado di amare nessuno. Se invece il suo cuore appartiene a qualcuno, chi potrà salvarla sarà solo colui che ama!»
«Allora Ranma potrà salvarla!»
«Si potrebbe! Ma dovrà passare delle prove molto ardue e con lo stato d’animo che si ritrova adesso non credo ne sia all’altezza! Inoltre bisogna trovarla entro una settimana, altrimenti sarà troppo tardi!»
«Tardi? Tardi per cosa??»
«Per evitare il trattamento, ossia la possessione del corpo di Akane, avendola con la forza!»
Con le bocche spalancate, nessuno aveva osato dire una sola parola.
 
In un luogo molto lontano, nel frattempo, Akane si stava cominciando a risvegliare e con alcuni lamenti, aveva aperto gli occhi. Una volta preso conoscenza, si era alzata e si era messa seduta sull’enorme letto che la sosteneva. Davanti ai suoi occhi vi era uno spettacolo: la stanza era stupenda!
Sulla sinistra vi era un enorme finestrone con delle tende azzurre che rendevano l’ambiente piuttosto luminoso e poco più in la vi era un comò con un enorme specchio. Sul piano del mobile erano presenti diverse fragranze di profumi e diversi cosmetici. Ai piedi del letto vi era un poggiapiedi rivestito in pelle lungo circa un metro, mentre a destra vi era un comodino con lampada annessa. Sembrava la stanza di una principessa, ma nonostante quest’aspetto, l’idea che aveva Akane era quella di ritrovarsi in una prigione.
Cercando di scendere dal letto senza cadere, la giovane era rimasta in piedi alcuni minuti, per cercare l’equilibrio che sembrava le mancasse, ma che poi era riuscita a mantenere e con parecchia titubanza, si stava dirigendo verso la porta, con l’intenzione di uscire.
Inutilmente. La porta si era aperta da sola.
Haikiri era sulla soglia e la stava guardando con troppo ardore, cosa che infastidì molto Akane. Disprezzava quegli occhi, quel posto e soprattutto disprezzava colui che ora gli stava di fronte! Non lo sopportava! Con uno sguardo orgoglioso e per niente intimorito si era rivolta al giovane in maniera alquanto sgarbata:
«Vorrei sapere dove diavolo ci troviamo e soprattutto che cosa vuoi da me! E pretendo una risposta!»
Compiaciuto di quell’atteggiamento scontroso, il giovane Haikiri era sempre più convinto di aver trovato finalmente quella ragazza che cercava da millenni!
«Ehi, calma gattina! Non c’è bisogno di scaldarsi tanto!»
«Calma un corno! E non chiamarmi gattina! Non ti sopporto! Voglio tornare da Ranma!»
Come aveva sentito quel nome, lo sguardo del ragazzo era diventato piuttosto tagliente:
«Dimenticati quel nome! Da adesso in poi tu sarai mia!»
«Questo non accadrà mai! Ranma riuscirà a trovarmi e allora te la farà pagare cara!»
«Ahahahahahahah!! Povera illusa! Beh..voglio proprio vedere se davvero il tuo Ranma ti troverà…ha tempo una settimana…e poi..»
Detto ciò aveva girato le spalle e se ne stava andando, ma Akane aveva chiesto alcune spiegazioni:
«Tempo una settimana?? Perché cos’accadrà tra una settimana? Dimmelo!!»
Ignorandola completamente, era uscito deciso da quella stanza chiudendosi la porta alle spalle.
 
Ranma nel frattempo si era fermato ansimando a più non posso. Aveva corso fino a che non aveva più fiato ed ora si ritrovava li. In prossimità di quel fiume, dove alcuni mesi prima si era dichiarato finalmente ad Akane. Ora invece la sua piccola non era li al suo fianco e lui era disperato.
“Piccola mia dove sei? Come farò a ritrovarti? Non so niente su quel maledetto che ti ha preso e ti ha portato via da me! Ti prego aiutami a trovarti! Senza di te sono il nulla.”
Alcune lacrime avevano cominciato a scendergli dagli occhi. Era arrabbiato, ferito, frustrato ed ora piangere gli sembrava la cosa più naturale di questo mondo. Avrebbe incendiato l’intero globo se avesse potuto, tanta era la rabbia che provava in quel momento. Poi ad un certo punto gli era venuta in mente l’unica persona che potesse essere in grado di aiutarlo. Correndo più veloce che poteva si era diretto verso casa sua.
 
Mousse continuava a guardare fuori dalla finestra, immerso nei suoi pensieri. Tutto quello che i due spiriti avevano raccontato li aveva del tutto lasciati senza parole, tanto che nessuno aveva osato più dire nulla. Lui si era diretto verso una finestra e dando le spalle all’intero gruppo continuava a pensare a Ranma. Già..il suo amico. Chissà dove diavolo si era cacciato. Non ne aveva idea!
Tanto immerso com’era nei suoi pensieri, non si era accorto dell’ombra che si stava avvicinando sempre di più, fino a quando questa non gli aveva messo una mano sulla spalla:
«Mousse, non credi che sia meglio andare a cercarlo? È forte, ma non ha mai dovuto subire la perdita più importante della sua vita e forse si è messo in qualche pasticcio!»
Girandosi lentamente verso di lei, Mousse aveva puntato gli occhi nei suoi, guardandola molto intensamente:
«Sono molto preoccupato anche io! Hai ragione, Shampoo! Forse è meglio andare a cercarlo! Magari riesco a farlo rinsavire! Chiederò a Ukyo di accompagnarmi!»
Shampoo a quelle parole era rimasta delusa. Inutile. A Mousse lei proprio non andava giù.
Non accortosi dello sguardo deluso che gli aveva riservato la cinesina, il ragazzo si era diretto verso la cuoca di okonomyiaki:
«Ucchan, forse è meglio andare a cercare Ranma! Vieni con me? In fondo sei pur sempre la sua migliore amica e magari hai idea di dove si possa trovare!»
«D’accordo! In effetti mi sto preoccupando non poco per la sua scomparsa! È talmente accecato dalla rabbia che ho paura che potrebbe commettere qualche sciocchezza!»
Ryoga era rimasto un po’ stranito da quelle parole. Ma aveva deciso di lasciare perdere. In fondo loro due ora stavano insieme e Ranma aveva bisogno dell’aiuto di tutti. Con un cenno di assenso aveva fatto capire alla propria ragazza che poteva andare.
 
Ranma era arrivato a destinazione. Quando aveva letto “Clinica di Ono Tofu” aveva tirato un sospiro e aveva incrociato le dita, sperando che il dottore potesse dargli una mano. Aveva suonato il campanello ininterrottamente, fino a quando i suoi occhi non avevano notato la luce che si era accesa in una stanza, facendo comparire la nota figura del medico.
«Ranma! Che ci fai qui a quest’ora? È successo qualcosa?»
«La prego dottore! Ho bisogno del suo aiuto! Mi lasci entrare!»
Del tutto sorpreso e preoccupato, il dottore aveva fatto scattare il cancello elettrico, permettendo al giovane Saotome di entrare.
«Ranma insomma che diavolo succede?»
«La prego dottore! Mi aiuti! Hanno rapito Akane!»
Sconvolto dalle parole del giovane, il medico aveva inarcato le sopracciglia sorpreso, poi cercando di mantenere la calma aveva invitato Ranma a sedersi e con molta pazienza si era fatto raccontare tutto quanto.
 
«…e questo è tutto! Ono..hai idea di chi sia quest’individuo?»
Il dottor Tofu aveva ascoltato tutta la storia con molta attenzione e nella sua mente si era già creata un’idea, così si era alzato dalla sedia e si era diretto verso la sua fedele libreria. Il libro che stava cercando doveva essere proprio li.
 
Mousse e Ukyo erano da più di due ore che stavano cercando Ranma, ma ancora nessun risultato:
«Ucchan, dove diavolo si sarà cacciato?»
«Non lo so, Mousse! Abbiamo praticamente setacciato tutta la città, ma niente! Non mi viene in mente nessun altro posto!!»
« Dai Tendo non c’è nessuno perché sono tutti alle terme per una settimana e non credo proprio che sia andato li!»
«A meno che….»
«Cosa? Ucchan ti è venuto in mente qualcosa?»
«Vieni con me! C’è ancora un posto dove non abbiamo controllato!»
«E dove?»
«Dal dottor Tofu!»
 
Il medico era tornato a sedersi sulla sedia con il libro che stava cercando. Una volta consultato l’indice, lo aveva aperto e aveva cercato la pagina che gli interessava e aveva iniziato a leggere. Come le frasi scorrevano sotto i suoi occhi, il suo viso aveva cominciato a sbiancare.
«Dottore cos’ha letto? Perché è diventato bianco tutto in un colpo?»
Ma non aveva ottenuto risposta.
«DOTTORE ALLORA? CHE DIAVOLO DICE QUEL MALEDETTO TESTO?»
Facendosi coraggio il dottor Tofu aveva iniziato a parlare:
«Dice che Akane diverrà la moglie di colui che l’ha rapita e con lui dovranno creare una nuova generazione! Se la ragazza si rifiuta, verrà posseduta con la forza.»
Ranma aveva spalancato gli occhi e si era lasciato andare sulla sedia. Incapace di esprimere parola.
 
Shampoo e Ryoga continuavano a camminare avanti e indietro per la sala della stanza, continuando ad essere immersi nei propri pensieri. Stavano cercando una soluzione a tutto quel pasticcio, ma inutilmente.
«Bisnonna, ma tu non hai proprio idea di dove possa trovarsi ora Akane?»
«No, Shampoo! Purtroppo questo essere è molto potente e sa nascondere molto bene il suo palazzo, così da evitare che i nemici riescano a trovarlo! Usa magia nera!»
All’improvviso una voce alle spalle di tutti si era fatta sentire:
«Non tutto è perduto! La ragazza si può ancora salvare!»
Sorpresi da quelle parole, i quattro si erano voltati verso quella voce sconosciuta, che altri non era un vecchietto cinese dall’aspetto strambo, ma  dall’aria piuttosto simpatica.
 
Mousse e Ukyo erano arrivati allo studio del dottore e quando avevano visto la luce accesa, avevano capito di aver fatto centro, visto l’ora tarda. Senza perdere ulteriore tempo erano entrati.
«C’è nessuno?»
La voce squillante della ragazza era stata sentita nell’altra stanza e il medico si era diretto verso quel dolce suono.
«Ragazzi siete voi! Siete qui per Ranma?»
I due si erano limitati ad accennare.
«E’ un bene che siete qui! Mi ha raccontato di quello che è accaduto ad Akane e purtroppo abbiamo scoperto delle cose poco piacevoli!»
«Le sappiamo! Siamo proprio qui per questo, per avvisare Ranma e per vedere come sta! Credo che sia stato un duro colpo per lui!»
«Adesso è di la! In effetti la situazione è piuttosto critica! Non ha più detto una sola parola da quando ha scoperto tutto! La cosa che mi spaventa è lo sguardo vuoto che ha!»
«Forse è meglio se ci parliamo! Che ne dici Ukyo?»
Ma la ragazza non aveva fatto in tempo a rispondere, perché la porta da dove era uscito il dottore si era spalancata, facendone uscire un Ranma completamente assente. Avvicinandosi ai suoi amici, aveva rivolto lo sguardo a Mousse:
«Io devo salvarla! Dovesse anche essere l’ultima cosa che faccio!»
Detto questo aveva cominciato a correre verso casa, seguito dai suoi due amici.
 
 
 
 
 
Beh eccoci anche qui alla fine…ora voglio sapere cosa ne pensate..la storia si sta facendo piuttosto complicata e mi piacerebbe sapere i vostri punti di vista!!!! Tante novità sono apparse ed ora vedremo cos’accadrà!! Grazie a chiunque passi di qui!! Un bacione!!

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Capitolo 9
*** 9. Insieme Siamo Più Forti ***


Obaba e gli altri stavano guardando ancora piuttosto incuriositi il vecchietto cinese che era davanti a loro. Era evidente che sapeva molte cose riguardo a quanto accaduto ad Akane e Ryoga ora era decisamente impaziente di sapere tutto quanto! In fondo avrebbe sempre voluto bene ad Akane, nonostante ora ci fosse Ukyo al suo fianco.
«Mi scusi, ma lei chi è? E come fa a sapere di Akane?»
«Avete ragione! Chiedo scusa! Il mio nome è Wang e vengo da un piccolo villaggio poco lontano dalle sorgenti di Jusenkio. Mesi fa ho avuto la stessa sensazione di Obaba e Happosai e allora mi sono recato nello stesso posto cercato da loro, per avere le conferme che già temevo! Ottenuta risposta positiva ai miei timori, mi sono informato sulle intenzioni di Haikiri e, quando avevo capito che si  sarebbe diretto qui, ho deciso di anticiparlo. Un giorno, per caso, ho incontrato la giovane Akane, e allora ho cercato di proteggerla!»
«E come?»
«Regalandole i Bracciali del Destino del Drago!»
«I Bracciali del Destino del Drago?»
La domanda era uscita dalle bocche di tutti in attesa di una spiegazione, ma purtroppo qualcuno aveva sentito la conversazione non facendosi notare dagli altri e ora era decisamente fuori di se dalla rabbia.
In un secondo tutti si erano pietrificati quando i loro occhi avevano visto una furia abbattersi contro l’anziano cinese.
 
«Maledetto bastardo! Hai dato ad Akane questi bracciali, ben sapendo a cosa andava incontro! Perché diavolo non l’hai avvisata di quello che rischiava?? »
Wang non riusciva a respirare a causa delle mani di Ranma che gli stavano stringendo il collo, soffocandolo. Ancora poco e sarebbe svenuto se non fosse stato per Mousse!
«Ranma, calmati! Non serve a niente fare così! Lascialo andare!»
«No! E’ colpa sua se Akane è scomparsa! Sapeva tutto e quando le ha venduto i bracciali se n’è stato zitto! È colpa sua!»
Mousse si era diretto deciso verso l’amico, e con tutta la forza che aveva in corpo, aveva cercato di staccare le mani dal collo dell’anziano e una volta riuscito, l’aveva strattonato per la casacca e l’aveva colpito in pieno viso con un pugno. Stava sorpassando ogni limite!
«Datti una calmata! Non risolvi niente prendendotela con lui!»
Ranma era rimasto sbigottito dal comportamento dell’amico! Non si sarebbe mai immaginato che prima o poi Mousse sarebbe riuscito a colpirlo, tanto meno in faccia! Ma era anche vero che lui non ci stava più con la testa!
«Ranma, ora cerca di calmarti, ci sediamo e ci facciamo raccontare bene tutto quanto!»
«D – d’accordo!»
Dirigendosi verso la sala, tutti si erano seduti intorno al tavolo, incluso il cinese che arrancava tossendo.
 
 
Akane era ancora in quella stanza, cercando di capire se ci fosse una qualche via di fuga, ma al momento non ne aveva ancora trovate! Si era diretta verso la finestra, quando un dolcissimo profumo le aveva pervaso le narici: Ranma!
L’odore del marito proveniva da quel vestito che lei ancora indossava e che lui aveva toccato per tutta la sera. Estasiata da quel profumo familiare, si era stretta le braccia intorno al corpo, cercando di inalare più che poteva quella fragranza, la sua preferita.
“Quanto mi manchi amore mio! Ti prego, fai presto! Vienimi a prendere!”
Immersa com’era nei suoi pensieri, non si era accorta delle porte che si aprivano, facendo entrare colui che non tollerava.
«Mia adorata..le mie serve ti condurranno nei bagni, così che tu possa lavarti e rilassarti all’interno di una comodissima vasca, piena di sali profumati, e inoltre, che possa anche cambiarti d’abito!»
«Il mio vestito è perfetto così e non si tocca! Non ho la minima intenzione di cambiarlo!»
«Non essere sciocca! Vedi bene che ha bisogno di una sistemata! Lascia che te lo lavino e poi te lo farò riportare, promesso! Nel frattempo ne ho fatto preparare un altro appositamente per te! Spero lo apprezzerai!»
«Non voglio niente da un essere spregevole come te! Non voglio nessun vestito e nessun altro regalo! Voglio solo andarmene!»
Le parole di Akane erano dure, fredde e piene di rancore e Haikiri si era decisamente innervosito. Ora stava letteralmente perdendo la pazienza. Avvicinandosi a lei in modo pericoloso, le era arrivato vicinissimo al viso, sfiorandole il naso e con un tono glaciale le aveva dato il suo parere:
«Tu ora farai quello che ti ho chiesto, perché altrimenti mi vedo costretto a toglierti con la forza quel dannato vestito e non è mia intenzione. Non per adesso, almeno! Anche se non sai cosa darei per poter far scivolare le mie mani lungo tutto quel corpo così bello e provocante e amarlo senza sosta!»
Allibita da quelle parole, Akane si era limitato a guardarlo dritto negli occhi, ma senza dire una sola parola! Il desiderio che gli aveva letto negli occhi era palese, ma lei si sentiva morire. Piuttosto che andare con lui, si sarebbe tolta la vita. Ma nessun altro che non sia Ranma avrebbe mai toccato il suo corpo! Questo era chiaro!
Cercando di ragionare con calma, la ragazza aveva deciso di stare un po’ al suo gioco e così si era limitata a dire il suo punto di vista:
«D’accordo..accetto il bagno e l’abito, ma il mio vestito non deve essere toccato per nessuna ragione! È l’unica cosa che ti chiedo!»
Haikiri non capiva perché quella ragazza fosse tanto ostinata su quel pezzo di stoffa, ma felice di aver ottenuto un compromesso, le aveva sorriso maliziosamente, accettando infine le sue condizioni.
Uscito dalla camera, Akane aveva tirato un sospiro di sollievo, per poi seguire le fantomatiche serve verso il bagno. Almeno era riuscita a salvare il vestito. Se lo avessero lavato, il profumo di Ranma sarebbe scomparso.
 
 
Seduti tutti quanti intorno al tavolo e in silenzio, Ranma e company stavano ascoltando il cinese, che finalmente si era deciso a dare le tanto e sospirate spiegazioni:
«Quando ho incontrato Akane ho subito capito che fosse lei la ragazza su cui Haikiri avrebbe potuto mettere gli occhi addosso! Semplicemente vedendola passare, ho percepito la sua forza e determinazione che la caratterizzano e se ci sono riuscito io, ne è in grado anche quel mascalzone! Notato tutto ciò avevo deciso di agire d’impulso, cosa che poi si è rivelata fondata, e così quel giorno quando tua moglie si è dedicata a quei due braccialetti, ho capito che non mi sbagliavo. Era lei che doveva comprarli!»
«E per quale motivo doveva comprarli per forza mia moglie?»
«Per il semplice motivo che le mie paure riguardo ad Haikiri erano ormai fondate! Era lei che stava cercando! Così ho cercato di convincere la tua sposa a comprarli. Questi due braccialetti hanno un potere molto speciale!»
«E sarebbe?»
«Sarebbe che ti permetteranno di rintracciare la tua Akane!»
A quelle parole, gli occhi di Ranma e di tutta la compagnia si erano illuminati!
«Davvero? Veramente posso rintracciare Akane?»
«Si! Devi sapere ragazzo che questi bracciali appartenevano ad una coppia che all’inizio non si amava, costretti a sposarsi dai loro genitori!»
Impaziente, Ranma lo aveva interrotto! Voleva andare subito al dunque!
«Conosco la storia! Akane me l’ha raccontata! Andiamo avanti!»
«Per andare avanti, devo sapere delle cose, solo così potrò risponderti!»
«Cosa vuoi sapere?»
«Perché i bracciali funzionino, la coppia deve aver avuto un rapporto d’amore completo e nel mentre, tenersi la mano per tutto il tempo, solo così i bracciali si fondono insieme, diventando una cosa sola!»
Ranma era diventato rosso dopo quelle parole. Aveva fatto l’amore con Akane più di una volta, ma parlarne davanti agli altri era ancora piuttosto imbarazzante, nonostante fossero sposati! Così, cercando di vincere la vergogna, si era limitato a confermare tutto quanto:
«Io e Akane abbiamo avuto un rapporto d’amore e durante la nostra prima volta, mi ricordo di averle tenuto la mano tutto il tempo! Credi che allora abbiano funzionato?»
Tutti lo avevano guardato con sguardi e sorrisi maliziosi e lui avrebbe tanto voluto seppellirsi per la vergogna, ma in quel momento Akane aveva la precedenza assoluta e così ignorando i compagni, aveva sollecitato il vecchietto.
«Ranma, credo di si..ma la conferma ti arriverà durante il sonno. Mentre dormi, se anche la tua amata è nel mondo dei sogni, allora vi incontrerete di sicuro e tu allora potrai farti spiegare dove si trova! Ricordati però, funziona solo se entrambi siete addormentati!»
«Ho capito! Spero vivamente che accada!»
«Hai una sola settimana di tempo per salvare la tua principessa, ricordatelo!»
«Lo so, altrimenti accadrà il peggio! Ce la farò! Ce la devo fare!»
 
Mousse, intanto, continuava ad osservare quello strano signore. Aveva un non so che di famigliare, eppure non riusciva a ricordare! Poi ad un tratto, come un fulmine a ciel sereno, gli era venuto tutto in mente!
«Ma io ti conosco!»
Sorpresi da quell’affermazione, tutti si erano girati verso il ragazzo cinese, che si era voltato deciso verso Ranma, con uno sguardo che il codinato non aveva colto. Wang nel frattempo aveva sorriso, felice che finalmente quel ragazzo si fosse rammentato di lui!
«Ranma, ma non ti ricordi chi è??»
Incuriosito da quelle parole, il ragazzo giapponese si era girato verso l’anziano e osservandolo meglio, aveva notato che aveva un’aria famigliare.
«Si, in effetti non mi sembra un viso nuovo, ma non riesco a ricordare!»
«E’ stato durante il nostro viaggio!»
A quelle parole, la mente di Ranma si era illuminata e aveva capito chi fosse lo strano cinese. Era il vecchietto che Mousse aveva salvato dal dirupo mesi prima!
«Incredibile! Sei proprio tu! Credevo non ti avremmo più rivisto!»
«Il mondo è piccolo, mio caro Mousse! Come vanno i tuoi occhi?»
Sentendo quella domanda, Shampoo aveva la bocca spalancata per lo stupore e avvicinandosi al suo amato, aveva chiesto conferme sui suoi sospetti:
«Mousse, non mi dire che questo signore è quello che ti ha guarito dalla miopia!»
«Esatto, Shampoo! E’ proprio lui! Non sai quanto ti sono grato!»
«Sciocchezze ragazzo! Sono io che devo ringraziarti! Se non fosse stato per te ora non sarei qui a parlare con tutti voi!»
 
 
Erano passate alcune ore e tutti erano in immersi nei loro pensieri. Ranma era sgattaiolato sul tetto, con l’intenzione di provare a dormire, sperando di incontrare Akane, Ryoga e Ukyo se ne stavano in cucina a parlare e a preparare qualche tazza di te, Obaba e Happosai, con l’uomo cinese, erano rimasti in sala a parlare di un eventuale contrattacco e infine vi erano Shampoo e Mousse, davanti alla palestra, che non proferivano una sola parola.
Silenziosamente la cinesina si era avvicinata al ragazzo; era teso e preoccupato, si vedeva lontano un miglio. Mousse e Ranma non erano mai andati d’accordo in passato, proprio a causa sua, e ora grazie ad un viaggio erano diventati amici per la pelle! Erano incredibili.
Poggiandogli una mano sulla spalla, si aspettava che Mousse si ritirasse dal contatto, invece l’aveva sorpresa!
Aveva portato la sua mano ad appoggiarsi alla sua e dolcemente le stava accarezzando le dita. Shampoo avrebbe voluto che il tempo si fermasse e non li staccasse più. Dopo diversi giorni di freddezza e scontrosità, quello era il primo atto dolce che le aveva dedicato. Ora doveva dosare bene le parole e sapeva cosa dire:
«Dobbiamo essere forti! Non possiamo mollare. Ranma e Akane hanno bisogno di noi!»
Mousse aveva sospirato e poi, lentamente, aveva cominciato a stringere con maggior vigore quelle dita lunghe e sottili, per poi intrecciarle con le sue.
«Lo so, Shampoo. Ma è comunque difficile. Ranma è a pezzi e Akane è chissà dove! Sono molto preoccupato! Questa situazione è terrificante!!»
«Ssshhh…non dire così! Ne usciremo anche questa volta! Dobbiamo essere fiduciosi e pensare bene a tutte le mosse da effettuare! Ce la faremo! Vedrai!»
Il ragazzo si era girato verso di lei e aveva incatenato i suoi occhi verdi in quelli violacei di lei, perdendosi per un lungo istante, il tempo necessario per farlo avvicinare sempre di più a quel bellissimo viso ed eliminare la distanza tra di loro, con un dolcissimo bacio, carico di quell’amore tanto desiderato quanto sofferto.
Felice per quel gesto, Shampoo aveva risposto con tutta se stessa a quel contatto, contenta di aver risentito le labbra del ragazzo sulle sue che desiderava da così tanto tempo!
 
Sul tetto, Ranma aveva cercato inutilmente di prendere sonno, ma senza riuscirci. Stanco di aspettare, aveva deciso di scendere e chiedere risposte ad alcune domande che aveva in testa.
Arrivato di fronte a Wang, il ragazzo aveva catturato la sua attenzione:
«Wang, devo sapere delle cose!»
«Sono qui, se posso esserti d’aiuto..volentieri!»
«Se dovessi mai capire dove si trova Akane, come faccio ad entrare nel palazzo?»
«Non ti mentirò ragazzo! Sarà molto difficile che tu riesca a superare tutte quante le prove! Nessuno c’è mai riuscito fino a d’ora, ma come si suol dire “nella vita, mai dire mai”, magari tu ce la potrai fare, visto ciò che ti lega ad Akane!»
«Cosa devo fare?»
«Una volta arrivato al palazzo, ci saranno sette livelli da superare, se non passi i livelli, non arriverai mai da Haikiri! Questi livelli sono protetti da guardiani! Sconfiggi i guardiani e otterrai l’accesso nell’appartamento del tuo nemico!»
A quelle parole, Ranma aveva ritrovato un po’ di se! Non chiedeva di meglio che avere qualcuno su cui sfogare tutta la rabbia che aveva dentro!
«Bene! Appena Akane mi comparirà in sogno, partirò subito e affronterò chiunque si sia messo tra me e lei!»
«Noi tutti verremo con te!»
Sorpreso da quell’affermazione, Ranma si era voltato verso i suoi amici, in piedi davanti a lui, ma era ben deciso a non farsi accompagnare. Era troppo rischioso.
«Mi dispiace ragazzi, ma questa è una faccenda che riguarda me! E poi è troppo pericoloso, non posso permettere che rischiate la vita!»
«Akane è anche nostra amica, esattamente come lo sei tu! Quindi verremo anche noi e senza obiettare, tanto sarebbe inutile. Devi capire che INSIEME SIAMO PIU’ FORTI!»
Le parole di Mousse lo avevano colpito e commosso da tutto quell’affetto si era limitato a sorridere ai suoi amici, che con uno sguardo fiero e sostenitore, gli stavano dedicando tutti quanti il loro appoggio!
«Grazie di cuore, ragazzi! Siete i migliori amici che si possa avere!»
Poi nella sua mente, un solo e unico pensiero.
“Ti prego amore mio, aiutami a trovarti! Ti giuro che arriverò presto e ti porterò via di li. Aspettami! Ti amo, piccola mia e non permetterò a nessuno di portarti via da me!”.
 
Con questi pensieri si era diretto verso la camera da letto, con la speranza di sognare la sua dolce Akane.
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** 10. Il Sogno Dell'Amore ***


Quella giornata era stata decisamente la più lunga delle loro vite ed ora sia Ranma che Akane, dovevano passare per la prima volta, da quando si erano conosciuti, la prima notte da soli, senza la persona amata.
La ragazza si trovava nella propria camera, sdraiata nel letto, con la testa occupata da mille pensieri, che però riguardavano sempre e solo suo marito.
“Amore, mi manchi terribilmente! Non sai cosa darei per poterti rivedere anche solo per un secondo! Ti amo. Ti prego, vieni presto da me!”
Con questi ultimi pensieri, finalmente la giovane si era addormentata, crollando in un profondo sonno.
 
Ranma era ancora nel salotto di casa sua insieme agli altri e insieme stavano decidendo sul da farsi.
«Ogni minuto è prezioso per Akane e non dobbiamo perdere nemmeno un solo istante! Dobbiamo partire subito e cercarla!»
La voce di Mousse però si era fatta sentire, rispondendo a ciò che il suo amico aveva appena detto.
«Ranma concordo con te sul fatto che ogni secondo sia importante, ma per dove vorresti partire, vuoi spiegarmelo? Non hai la minima idea di dove possa trovarsi Akane e non è mettendoci a cercare alla cieca che otterremo risultati!»
Il codinato sapeva che l’amico aveva ragione e la conferma gli era arrivata da tutte le persone presenti in quella stanza. Avevano ragione, in quel momento cercare Akane era come cercare un ago in un pagliaio.
«Ranma, forse è meglio che andiamo tutti quanti a riposare! Questa giornata è stata davvero pesante per tutti e forse, dopo qualche ora di sonno, domani saremo tutti più lucidi!»
Alle parole di Ryoga, tutti avevano acconsentito e Ranma si era lasciato convincere.
 
Salito nella sua stanza, subito al giovane ragazzo con codino, era venuto un enorme magone nel vedere quel letto che aveva visto lui e Akane, protagonisti delle loro notti d’amore e una piccola lacrima si era impossessata dei suoi occhi, scivolando lungo la sua guancia.
“Amore dolcissimo, ti prego resisti! Arriverò presto a prenderti e ti riporterò a casa, da me!”
Rimanendo con i soli boxer, si era infilato sotto le coperte e chiudendo gli occhi si era lasciato cullare dal sonno che lo aveva investito, causato dalla troppa stanchezza acquisita in quella giornata.
 
 
Akane aveva aperto gli occhi e uno strano tepore l’aveva investita, come se si sentisse a casa, ma sgranando gli occhi, aveva visto che il luogo che la circondava era diverso rispetto al luogo a lei famigliare.
Dinanzi ai suoi occhi c’era una lunga spiaggia bianca dove le onde la raggiungevano per poi ritirarsi e ricominciare tutto da capo, sotto un cielo interamente coperto di stelle e padroneggiato da una luna spettacolare.
La ragazza era rimasta sorpresa da tanta bellezza. La notte le era sempre piaciuta proprio per lo spettacolo che poteva regalare grazie a tutti quei puntini che invadevano il cielo.
Poi ad un certo punto, un profumo aveva catturato la sua attenzione. Un profumo che lei conosceva molto bene.
L’essenza che aveva sentito invadere il suo naso era sicuramente muschio bianco e lei conosceva una sola persona che mettesse quella fragranza: suo marito!
Guardandosi intorno ci era mancato davvero poco che il suo cuore non si era fermato. Davanti a lei una figura si stava avvicinando e lei non voleva credere a quello che i suoi occhi le stessero facendo vedere. Non voleva illudersi.
Ma quando la figura si era resa riconoscibile, allora tutte le paure erano sparite e un grano sorriso si era impadronito del suo volto. Davanti a lei vi era Ranma, che sorridendole, si stava avvicinando sempre di più.
Senza perdere un solo istante, gli era corso incontro.
«Amore!!!!»
Ranma aveva aperto le sue braccia per accoglierla e stringerla a se. quando Akane si era fiondata su di lui, subito l’aveva abbracciata molto forte.
«Piccola, quanto mi sei mancata!»
Akane aveva cominciato a piangere, ancora incredula che Ranma fosse proprio davanti a lei.
«Amore allora dei davvero tu, non sto sognando!! Anche tu mi sei mancato da morire! Ti prego, portami via di qui!»
«SShh..amore, ti prego non piangere! Ti prometto che ti tiro fuori da questa situazione, ma devi ascoltarmi bene, perché il tempo stringe! Ora stiamo sognando, ma è come se fossimo per davvero insieme!»
«Come stiamo sognando? Cosa vuol dire??»
«Ascoltami con molta attenzione, piccola. Sarò molto conciso. Ti spiego le cose più rilevanti e tu mi darai una mano per farmi capire dove ti trovi! Allora, i bracciali che hai comprato qualche mese fa, sono speciali. In poche parole se ora siamo qui insieme è proprio grazie a questi oggetti, perché ci permettono di ritrovarci sempre, ovunque siamo e questo perché l’amore che ci lega è molto profondo! Purtroppo possiamo incontrarci solo nei sogni, come sta accadendo ora, ma per far si che accada, entrambi dobbiamo dormire. Ora tu devi cercare di farmi capire da dove posso partire con le ricerche, perché altrimenti non so veramente che pesci prendere! Ti ricordi qualche cosa che possa aiutarmi?»
Akane era decisamente confusa dopo la storia che le aveva raccontato Ranma, ma non era quello il momento per pensarci! Così concentrandosi su quello che era avvenuto quella notte, aveva chiuso gli occhi, sforzandosi di ricordare qualcosa di rilevante.
«Mi ricordo che ci siamo diretti verso le Cascate delle Tre Rocce! Ci dev’essere un passaggio segreto o qualcosa del genere che porta al castello di Haikiri!»
«Sei stava bravissima, amore! Ora mi farò aiutare da Obaba e da Happosai! Ti prego, piccola, tieni duro! Sto arrivando!»
Poi lentamente si era avvicinato con le sue labbra a quelle della ragazza e trattenendo il suo viso fra le mani, aveva catturato quelle della moglie.
Desideroso di quel contatto che mancava ad entrambi da troppo tempo, sia Ranma che Akane si erano lasciati andare a quel bacio e le loro lingue si erano intrecciate sempre di più, non volendone proprio sapere di sciogliersi. Ranma aveva messo una mano sul fianco della moglie e l’altra dietro alla sua nuca, spingendola sempre di più verso se stesso, per impadronirsi più che poteva della sua bocca. Akane invece aveva stretto fra i suoi pugni, la casacca del marito, stringendolo a se più che poteva e baciandolo con tutta se stessa.
Staccandosi per riprendere fiato, il codinato aveva sussurrato sulle morbide labbra della moglie:
«Dio, amore quanto mi manchi! Ti giuro che faccio presto! Verrò a prenderti!»
«Amore anche tu mi manchi tantissimo! Vieni presto da me, ti prego! Haikiri mi da il volta stomaco e non credo abbia belle intenzioni!»
«Lo ammazzo con le mie mani, se solo osa sfiorarti un solo capello! Ti prego, piccola! Resisti!»
«Te lo prometto, Ranma!»
«Ora devo andare! Cercherò di partire subito!»
Detto questo, aveva baciato ancora una volta la sua donna e camminando all’indietro, aveva lasciato la sua mano, sussurrandole un dolcissimo “Ti amo” sottovoce. Gli occhi della sua piccola ancora una volta erano inondati di lacrime e le sue labbra avevano sussurrato le medesime parole che gli aveva dedicato lui.
 
Svegliatasi di colpo nella sua stanza buia, Akane aveva urlato il nome di Ranma, credendo che fosse stato tutto solamente un sogno, ma quando si era sentita il sapore di lui sulle labbra, la ragazza aveva sorriso dolcemente, ripensando a tutto quello che era accaduto tra di loro in quel piccolo momento che si erano visti. Poi il suo sguardo era caduto su quell’oggetto di metallo.
“Grazie a te braccialetto, ho potuto riavere l’amore della mia vita anche se per pochi istanti! Ti prego, aiutami anche tu e aiuta il mio Ranma a trovarmi!”
 
 
In un’altra casa e in un’altra stanza, un paio di occhi blu si erano spalancati e, alzandosi anch’esso di colpo, si era messo seduto su quel letto, che mai come in quel momento, gli era sembrato decisamente troppo grande.
Accarezzando il lato dove solitamente dormiva la sua amata, Ranma aveva tirato un sospiro, per poi far cadere lo sguardo sul braccialetto.
“Finalmente ho potuto riabbracciare la mia piccola! Il bracciale ha funzionato!!! Ora so cosa devo cercare!”
 
Alzandosi di scatto, si era infilato i vestiti e una volta uscito dalla propria stanza si era diretto a svegliare tutte le persone che quella notte erano rimaste da lui a dormire, per comunicare loro immediatamente tutte le novità. Non poteva più aspettare.
 
 
 

 

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Capitolo 11
*** 11. Argo ***


Ranma si era catapultato in ogni stanza della casa e svegliando tutti i suoi amici, li aveva costretti a ritrovarsi tutti in sala. Doveva parlare con loro immediatamente.
Decisamente assonnati e non capendo le intenzioni dell’amico, tutti i presenti lo guardavano piuttosto confusi, poi Mousse si era deciso a chiedere le tanto e sospirate spiegazioni.
«Allora, Ranma..si può sapere che diavolo succede?»
«So dove trovare Akane!!!»
Tutti erano rimasti a bocca aperta, completamente sbalorditi.
«Cosa????»
«Avete capito bene! So dove trovare mia moglie! Finalmente mi è apparsa in sogno e il bracciale ha fatto il suo dovere. Mi ha detto che Haikiri si è diretto verso la Cascata delle Tre Rocce!»
Ryoga aveva sbarrato gli occhi e Ukyo si era accorta immediatamente del cambiamento del suo viso.
L’eterno disperso conosceva molto bene quel posto a causa di uno dei suoi tanti viaggi e, ovviamente, era finito in quel luogo per puro caso, scoprendone il mistero che lo avvolgeva.
Vedendo il timore negli occhi del fidanzato, la cuoca di okonomiyaki si era sporta verso di lui e guardandolo fisso negli occhi, aveva sussurrato:
«Ehi, tesoro..tutto bene?»
Al suono di quelle parole, tutto il gruppo si era girato verso l’amico, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Ryoga, deglutendo, si era fatto coraggio e aveva iniziato il suo racconto.
«Dovete sapere che qualche anno fa, mi sono imbattuto nel luogo che ha menzionato Ranma. E non ne porto un bel ricordo.»
Il codinato lo aveva guardato decisamente sorpreso. Non era da Ryoga, essere così spaventato.
«Ryoga, che diavolo sai su quel posto! Avanti dimmelo! Ogni secondo che passa è solo tempo sprecato e io devo fare in fretta! Devo riprendermi Akane!»
Ranma non riusciva più a placare la rabbia che conteneva dentro di se. Era decisamente al limite e i temporeggiamenti dell’amico di certo non lo aiutavano.
«Il luogo che Akane ti ha nominato Ranma, è un luogo bellissimo e incontaminato. Un vero paradiso. Ma nasconde una terribile insidia.»
«Dannazione Ryoga! Ti decidi ad essere più chiaro e soprattutto ad evitare di perdere tempo prezioso temporeggiando inutilmente? Che diavolo nasconde la cascata di così terribile?»
«Un mostro a sei teste. Argo.»
«Eh beh? Cos’ha di particolare rispetto a quelli che abbiamo sconfitto in passato?»
«Ha di diverso che possiede cento occhi e non li chiude mai tutti insieme, perciò è sempre vigile. Inoltre nessuno l’ha mai sconfitto prima d’ora. Quel giorno che sono capitato li davanti, ho visto quello che è in grado di fare, e credimi Ranma se ti dico che fa venire i brividi. Gli uomini che l’hanno affrontato si sono ritrovati morti e fatti a pezzi. È una cosa disumana!»
Tutti erano rimasti sbigottiti dal racconto dell’eterno disperso e non sapevano cosa dire. Cercare Akane era la cosa fondamentale, ma rischiare la propria vita contro un mostro del genere, faceva venire decisamente la pelle d’oca.
Il gruppo si era voltato verso Ranma e tutti lo fissavano con uno sguardo truce e piuttosto serio. Quali erano le intenzioni del giovane giapponese?
Assottigliando gli occhi e guardando seriamente tutti quanti nelle loro pupille, aveva sussurrato semplicissime parole, così da far capire a chiunque la sua scelta.
«Io non ho tempo da perdere. Affronterò questo Argo e oltrepasserò la barriera che mi porterà da quel maledetto. Arriverò da Akane, costi quel che costi. Niente e nessuno mi fermerà.»
Ranma era deciso. Akane era in pericolo e Dio solo sa cosa sarebbe successo ad Haikiri se avesse avuto solamente l’intenzione di sfiorarla semplicemente con un dito. Il giovane ne era certo. Lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Poco ma sicuro.
Dietro alle sue spalle, Mousse aveva appoggiato su di lui una mano in senso di conforto e gli aveva sussurrato:
«Andiamo a riprenderci Akane, Ranma!»
Seguendo il giovane cinese, tutto il gruppo aveva guardato il ragazzo con il codino e tutti insieme avevano dato il loro appoggio. Senza più nessun dubbio, gli amici avevano dato a Ranma l’ennesima spinta, sostenendolo fino in fondo.
 
Nel palazzo di Haikiri, nel frattempo, il ragazzo dagli occhi grigi, si stava dirigendo verso la sala, dove stava aspettando impazientemente l’arrivo di Akane. Purtroppo una giovane serva, si era presentata al suo cospetto, facendogli presente che la piccola Tendo non sarebbe scesa per colazione.
Decisamente infuriato, Haikiri si era diretto a grandi falcate verso la stanza della ragazza e una volta arrivato di fronte, l’aveva spalancata furiosamente.
La giovane era sobbalzata per lo spavento e una volta messo a fuoco l’autore di quel gesto, subito il suo sguardo si era fatto totalmente malinconico e privo di qualsiasi emozione.
Dal canto suo, Haikiri voleva rimanere calmo e così cercando di essere il più gentile possibile aveva chiesto ad Akane spiegazioni.
«Perché non scendi a fare colazione?»
Akane lo stava guardando dritto negli occhi, in silenzio. Poi era scoppiata in una sonora risata.
«Ahahahahah…»
Haikiri si stava innervosendo. Decisamente. Ma ancora voleva controllarsi.
«Sono contento che tu sia allegra questa mattina. Se ti va di dirmi il motivo di tanta spensieratezza, magari rido anche io!»
Akane lo guardava sempre più divertita. Patetico. Ecco quello che era ai suoi occhi.
«Vuoi sapere cosa c’è di così divertente?»
«Si.»
«Tu. Tu e la tua arroganza. Sei qui a crederti il padrone dell’universo e speri di convincermi a concedermi a te, ma sai benissimo che non lo farò mai e poi mai! Dovrai passare sul mio cadavere e su quello di Ranma! Perché sai benissimo che presto sarà qui e allora si che ne vedremo delle belle! Ti prenderà a calci nel sedere e io sarò in prima fila a godermi lo spettacolo, gioendo come mai prima d’ora! Sei solo un meschino e un farabutto! Mi fai pena.»
Al sentire quelle parole, gli occhi del giovane si erano dilatati e ora erano accecati dalla rabbia.
Con un balzo si era fiondato su Akane, che sorpresa da quel gesto, non era riuscita a controbattere, finendo schiacciata contro la parete, con le mani di Haikiri che stringevano troppo forte contro le sue braccia, facendola gemere per il dolore. Ma la cosa che incuteva più timore era senza dubbio quello sguardo grigio e perverso che faceva venire i brividi.
«Che c’è Akane..ora non ridi più? Hai capito che forse hai scherzato un po’ troppo con il fuoco?»
Aveva sussurrato quelle parole con le sue labbra quasi attaccate a quelle della ragazza e, bloccandola con i fianchi contro il muro, riusciva a sentire il dolce profumo di vaniglia che emanava. Inalandolo a pieni polmoni, si era sporto verso di lei e le aveva lasciato un bacio sulla guancia, per poi dirle le ultime parole:
«Sarai mia, Akane! Che tu lo voglia o no, riuscirò a possederti! Vorrei tanto che tu la smettessi di pensare a quello stupido ragazzino e che ti concedessi spontaneamente a me, ma so che non lo farai. Ma ti assicuro che il tuo principe azzurro non riuscirà mai ad arrivare fin qui e io allora, avrò campo libero con te. Ancora sei giorni. Sei giorni solamente. Ricordatelo.»
Detto questo l’aveva liberata dalla sua stretta e con uno sguardo carico di malizia, si era voltato e se n’era andato.
Sbigottita per quanto era accaduto, Akane si era lasciata cadere sul pavimento, con la schiene che scivolava lungo la parete e poi calde lacrime avevano cominciato a rigargli il viso.
Mentalmente continuava a ripensare al suo adorato e poi aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai più permesso ad Haikiri di avvicinarsi a lei così tanto. Lo avrebbe aggredito se fosse successo ancora.
 
Il gruppo era arrivato nel famigerato luogo della cascata e ora restava da capire come riuscire ad aprire il varco che portava nella dimensione di Haikiri. Inoltre c’era anche il problema “Argo” che non andava sicuramente sottovalutato.
«Per adesso sembra tutto tranquillo. Tu che dici Ryoga?»
«Sembrerebbe anche a me, ma quel mostro, Ranma, ricordati che non dorme mai. È probabile che lui ci abbia già notati.»
E senza finire la frase, ecco che un rumore assordante e piuttosto acuto si era fatto sentire, rimbombando in tutta la vallata. Un ombra da dietro la cascata si stava avvicinando. Argo aveva fatto notare la sua presenza.
«Fantastico. Ora si che siamo fritti!»
Ma Ranma non aveva dato minimamente ascolto alle lamentele di Ryoga e voltandosi verso i due millenari, aveva chiesto:
«Obaba, Happosai, possibile che non ci sia un modo per eliminare questo dannato essere?»
I due anziani stavano pensando a come poter eliminare Argo, o per lo meno a come distrarlo per ottenere un tempo sufficiente per aprire il varco. Poi Happosai aveva avuto l’illuminazione.
«Ranma, se non ricordo male, gli esseri come questo, hanno un punto debole. Bisogna tagliare la testa centrale, quella che da il comando alle altre. Però non sono sicuro!»
«Beh, tanto vale tentare. Ci provo subito! Ho giusto voglia di sfogarmi contro qualcuno!»
«Ranma aspetta! Non puoi sgozzarlo a mani nude! Ti servirà qualcosa di tagliente. Usa una delle mie lame!»
Con una lunga spada sottile e piuttosto maneggevole, Mousse si era diretto verso l’amico, consegnandogli l’arma.
«Sapevo che prima o poi sarebbero tornati utili i tuoi “coltellini multiuso”.»
«Ahahahah..vedi? Tutto torna sempre utile! Ora, fallo fuori! Ma stai attento! Ricordati cos’ha detto Ryoga! Nessuno l’ha mai eliminato!»
«Tranquillo! Credo di poter radere una città al suolo con tutta la rabbia che ho in corpo e quel serpentone troppo cresciuto sarà la mia valvola di sfogo.»
 
Con un salto che solo Ranma poteva fare, si era diretto al cospetto del mostro. Il primo scontro aveva inizio.
 
La creatura piuttosto abominevole, stava guardando Ranma con estrema cattiveria. Cibo. Sarebbe stato un ottimo spuntino a quell’ora del mattino e il resto della compagnia avrebbe riempito quel vuoto che sentiva allo stomaco.
Ranma non era certo da meno, per quanto riguardava occhiatacce e con un tono di voce decisamente alto, avevo urlato:
«Ehi bestione! Io e te ora ci divertiremo un po’! Sei un ostacolo del tutto fastidioso che si pone tra me e Akane! Fatti sotto!»
E senza attendere un secondo di più di era fiondato su Argo, con la spada prontamente agguantata.
 
Lo scontro era piuttosto duro e sfiancante. Ranma cominciava a capire che Argo non era decisamente da sottovalutare e doveva trovare al più presto una strategia per riuscire a tagliare la testa principale che impartiva ordini a tutto il corpo. L’unico problema era che tra le sei teste che padroneggiavano, Ranma ancora non aveva capito qual era quella che doveva eliminare, visto che non c’era nessun segno particolare che la distinguesse.
Ancora una volta aveva cercato aiuto nei due anziani.
«Come dannazione faccio a capire qual è la testa che devo affettare? Datemi un aiuto!»
Invece dei due millenari, la voce che si era sentita era quella del cinese. Wang, che fino a quel momento era rimasto in silenzio per esaminare al meglio la situazione, ora aveva deciso di prendere parte a quel momento.
«Ranma, cerca qualcosa di diverso rispetto alle altre teste!»
«Bella novità! Secondo te non è quello che ho fatto finora?»
Quella distrazione gli era costata cara, perché semplicemente con la coda, Argo si era voltato su se stesso, colpendo in pieno Ranma che si era distratto a parlare con l’anziano cinese, ed ora era immerso nell’acqua.
«Maledetto lucertolone un po’ troppo cresciuto! Mi bevo tutta l’acqua della cascata se non riesco ad affettarti la testa come un melone entro un’ora! Ride bene chi ride ultimo. Ricordatelo!»
 
Poi Wang aveva notato qualcosa di insolito e subito l’aveva fatto notare al codinato:
«Ranma guarda la testa centrale! Ha gli occhi di un colore diverso rispetto alle altre! Forse è quella!»
Con uno scatto felino si era voltato e aveva appena fatto in tempo ad evitare l’ennesimo colpo che voleva infliggergli il mostro.
Guardando con attenzione, aveva notato che gli occhi di quella testa erano argentati, mentre gli altri erano neri come la pece. Sicuramente era quella la testa giusta da decapitare.
Mousse e company nel frattempo erano rimasti in disparte ad osservare l’amico e aspettando il momento giusto nel caso avessee avuto bisogno di loro. Nel momento in cui Ranma aveva capito qual era il giusto obiettivo, subito di era lanciato in un lungo salto con l’intenzione di atterrare direttamente sulla parte che gli interessava, ma non si era accorto dell’altra testa che lo stava raggiungendo.
A Mousse non era sfuggito quel dettaglio e così prontamente aveva cominciato a correre più forte che poteva e con una delle sue lame, si era diretto verso quei dentoni che stavano per aggredire l’amico.
Con un colpo netto, aveva sgozzato la gola.
Ranma rimasto colpito dal gesto dell’amico, gli aveva sorriso, ringraziandolo con gli occhi.
Purtroppo però non si erano accorti che il mostro aveva in serbo per loro una bella sorpresa e con un’altra delle sue teste si era diretto verso di loro, che continuando a combattere contro le altre non avevano notato.
Con una testata secca, aveva preso in pieno i due giovani, scaraventandoli violentemente.
Ranma era volato per l’ennesima volta in acqua e una volta riemerso, aveva respirato cercando di riprendere ossigeno, ma poi aveva sentito un urlo lancinante.
«MOUSSSEEEEEEE!!!!»
La voce terrorizzata e piangente apparteneva a Shampoo e quando si era voltato per vedere cosa fosse accaduto, per poco il cuore non gli si era fermato.
 
Mousse giaceva inerme per terra svenuto, con un ramo conficcato nel fianco.
“Non è possibile” pensava il giovane codinato.
 
 

 

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Capitolo 12
*** 12. Il Portale ***


Tutto il gruppo stava accerchiando Mousse che ancora giaceva per terra svenuto a causa del ramo che ancora era infilzato nel fianco.
Vicino a lui, Shampoo stava versando tutte le lacrime che possedeva e tentava di rianimarlo, ma inutilmente.
«Ti prego, Mousse! Non puoi lasciarmi, torna in te!»
Vedendo quella scena, Ranma si era mortificato ancora di più. Doveva fare qualcosa per il suo amico e alla svelta.
«Ucchan, Ryoga! Correte subito dal dottor Tofu e portatelo qui! Sono sicuro che potrà fare qualcosa per Mousse! La ferita è profonda, ma non mi sembra letale e forse lui potrà guarirlo!»
«D’accordo Ranchan! Io e Ryoga andiamo subito!»
Detto questo, avevano cominciato a correre più veloce che potevano.
Ranma nel frattempo si era avvicinato a Shampoo che stava cercando di sfilzare il ramo, ma il codinato l’aveva prontamente fermata:
«No, Shampoo, fermati! Lascialo conficcato, almeno evitiamo che perda ulteriore sangue! Appena arriverà Ono ci penserà lui!»
Nel momento in cui il ragazzo aveva finito la sua frase, ecco che Argo aveva richiamato l’attenzione con un urlo lancinante e stridulo.
«Devo eliminarlo, o sarà la fine per tutti quanti!»
Ma non aveva finito la frase, che subito il suo sguardo si era posato su Shampoo.
La ragazza stava emanando una stranissima aurea blu, tendente al nero, e con gli occhi gonfi di odio e di rabbia, stava osservando con estremo astio, il mostro che era nel fiume. Ranma capendo l’intenzione della cinesina, stava per intimarla di fermarsi, ma inutilmente.
«Shampoo, fermati! Non puoi batterti con lui!»
«Lanma, non ti intromettere! Ha fatto del male a Mousse e non posso tollerarlo. Resta al fianco del mio amato, mentre affetto questo lucertolone come un cocomero.»
«Shampoo smettila di dire idiozie! Torna qui!»
Ma le parole del ragazzo erano volate al vento. L’amazzone aveva impugnato l’arma di Mousse e si era diretta decisa verso il bestione.
Il giovane giapponese si era voltato allora verso Obaba, cercando di capire cosa avesse intenzione di fare Shampoo e la millenaria si era limitata a rispondere:
«Sa quello che fa! Lasciala fare. In questo momento il suo cuore le da tutta la forza necessaria.»
 
Uno di fronte all’altro, Shampoo e Argo si stavano guardando con estremo astio e la cinesina era ben decisa a vendicare il suo Mousse.
«Maledetto! Pagherai con la vita il ferimento che hai causato a Mousse!»
La risposta di Argo non si era fatta attendere e alzando la bocca verso il cielo aveva esternato un urlo sovraumano, tanto da far capire alla ragazza che accettava lo scontro.
Senza attendere ulteriore tempo, Shampoo aveva chiuso gli occhi in cerca di concentrazione e una volta riaperti, aveva cominciato a correre sempre più velocemente verso il mostro. Una volta arrivata al punto che si era prefissata di raggiungere, aveva spiccato un salto con tutta la forza che aveva e con estrema agilità era riuscita a salire su una delle teste di Argo.
«Ora io e te facciamo i conti, caro lucertolone.»
Decisa più che mai aveva cominciato ad attaccare l’orrenda creatura con la spada di Mousse, ma Argo riusciva a tenerle testa, anche se con qualche difficoltà, in fondo la mancanza di quella che il cinese gli aveva fatto saltare, gli aveva causato qualche inconveniente.
Questo però non gli evitava di essere comunque forte e agile e in un momento di distrazione, aveva issato la sua coda, centrando in pieno la povera cinesina che era finita scaraventata in acqua.
«SHAMPOOOOOOOOOO!»
Ranma aveva assistito alla scena e si era enormemente preoccupato per l’amica che era stata sbalzata nel fiume. Stava per intervenire, quando un debole tossicchio si era fatto sentire alle sue orecchie: Mousse!
«R – R – Ranm – a.»
«Ehi, Mousse! Va tutto bene, non preoccuparti! Ho mandato Ryoga e Ucchan a chiamare Tofu così ti potrà curare! Non fare nessun tipo di sforzo! Guarirai presto!»
Il ragazzo in risposta aveva fatto un sorriso, ma poi i suoi occhi si erano posati su una scena glaciale. Shampoo stava combattendo con Argo. La cinesina infatti si era subito rimessa in piedi e aveva ricominciato a combattere con il mostro.
Come aveva visto tutto ciò, subito stava cercando di alzarsi, ma Ranma prontamente l’aveva obbligato a stare immobile.
«Dove vorresti andare? Stai fermo, non devi muoverti, altrimenti peggiorerai la ferita!»
«Ran – nma, Shampoo st – sta combat – te – tendo. De – devo aiutarla!»
«Dove diavolo pensi di andare conciato così? Ho tentato di fermarla, ma non ci sono riuscito! Era decisamente fuori di se dalla rabbia per quello che ti ha fatto quel mostro! Ma tu ora stai qui immobile! Ci penso io ad aiutarla!»
Il codinato stava per raggiungere la sua amica, ma appena lei lo aveva visto avvicinarsi, aveva intimato al giovane giapponese di stare alla larga.
«Lanma non allontanarti da Mousse! Me la sbrigo io qui! Sono perfettamente in grado di sconfiggerlo. Intesi?»
Ranma stava guardando con molta preoccupazione, ma anche con grande ammirazione la sua amica. Era davvero cambiata e questo era accaduto solamente per Mousse e per quello che provava nei suoi confronti.
Guardandola mentre combatteva, si era deciso a stare in disparte, ma sarebbe intervenuto se qualcosa fosse andato storto. Obaba aveva ragione. Shampoo sapeva esattamente cosa faceva.
 
Al palazzo di Haikiri nel frattempo, il giovane stava meditando su ciò che Akane gli aveva detto e sorrideva fra sé e sé.
“Quella ragazza ha tenacia da vendere. Mi piace, davvero. È coraggiosa e non si lascia intimidire facilmente! Se solo non fosse così cocciuta e si concedesse a me di sua spontanea volontà! La renderei molto felice, farei qualsiasi cosa per lei! Credo che poco alla volta io mi stia innamorando di lei! Ma c’è quel dannato ragazzo in mezzo! Akane sembrava molto convinta che lui sia in grado di salvarla. Beh, Argo saprà tenergli decisamente testa! Nessuno è in grado di sconfiggerlo!”
Ma come aveva finito questi pensieri, un dolore fortissimo al cuore lo aveva investito, facendolo inginocchiare e urlare a pieni polmoni.
 
Ranma non credeva ai suoi occhi. La testa di Argo, quella centrale, era volata ai suoi piedi. Shampoo ce l’aveva fatta.
Nel cielo si sentiva un grido spaventoso. Era stridulo e assordante. Argo si stava accasciando a terra, ormai sconfitto dalla cinesina, che con molta furbizia era riuscita ad ingannare il mostro, facendogli credere che mirasse alla coda e lui girando su se stesso, non si era accorto della ragazza che nel frattempo aveva scavalcato a grandi falcate il suo corpo, dirigendosi proprio verso la parte che doveva eliminare. Quando gli occhi del mostro avevano capito le intenzioni della ragazza, era ormai troppo tardi.
 
All’improvviso la cascata si era spaccata in due, facendo capire ai giovani che il passaggio per la dimensione di Haikiri si era finalmente aperto.
 
Di ritorno al luogo magico vi erano Ukyo e Ryoga, accompagnati dal dottor Tofu, che appena visto Mousse che giaceva a terra, subito si era fiondato su di lui. Come aveva visto l’arrivo del medico, Shampoo si era subito diretta verso il suo amato, cominciando a supplicare Tofu.
«Dottore la prego! Lo salvi!»
Ranma si era immediatamente avvicinato, cercando di aiutare il più possibile il dottor Tofu, facendosi spiegare cosa dovesse fare.
«Ranma mettiti dietro Mousse e cerca di tenerlo seduto. Devo estrarre il ramo, ma ho bisogno di qualcuno che lo tenga immobile.»
«D’accordo!»
«Shampoo non preoccuparti! Ora vediamo cosa possiamo fare per il nostro caro Mousse!»
La ragazza si era limitata ad annuire silenziosamente. L’ansia la stava divorando.
Con un gesto semplice e deciso, il dottor Tofu aveva estratto il ramo dal fianco di Mousse, che sentendo un dolore atroce, aveva urlato dal dolore cercando di dimenarsi, ma inutilmente visto che il codinato lo stava stringendo forte contro di se.
Il fianco del cinese aveva cominciato a sgorgare sangue a più non posso e subito il medico si era dato da fare per tamponare al meglio la ferita, ma c’era bisogno di una trasfusione.
«Ragazzi qualcuno sa che gruppo sanguigno sia Mousse?»
Subito Obaba si era fatta sentire.
«AB Rh negativo.»
Shampoo e gli altri erano sorpresi che la millenaria sapesse una cosa tanto particolare.
«Se vi state chiedendo come mai lo so, è molto semplice. Quando eravate piccoli, Mousse era caduto e l’abbiamo portato all’ospedale perché aveva un taglio molto brutto sulla gamba sinistra. Così abbiamo scoperto il suo gruppo e da allora me lo ricordo.»
Tutti ringraziavano mentalmente Obaba. Era sempre così efficiente.
A quel punto il dottor Tofu aveva espresso il suo punto di vista:
«E’ un gruppo molto raro. Avrei bisogno di una persona con lo stesso sangue o di un’altra che sia 0 Rh positivo. È l’unico gruppo che può donare a chiunque!»
«Allora io vado bene dottore. Inoltre sono donatrice presso l’ospedale, sia di sangue che si midollo osseo.»
Tutto il gruppo era rimasto stupito. Nessuno si era aspettato una cosa del genere da parte di Shampoo.
La cinesina poi si era voltata verso il gruppo e guardando Ranma negli occhi:
«Lanma resterò io qui con Mousse. Tu ora devi andare a riprenderti Akane! Il tempo stringe e abbiamo solo cinque giorni visto che ormai è sera. Vai. E porta gli altri con te. Appena Mousse si riprenderà vi seguiremo!»
Guardandola con gli occhi colmi di ammirazione e di comprensione, il codinato si era limitato a sorridere sinceramente alla giovane amazzone. Poi si era voltato verso il resto della compagnia.
«Andiamo allora. Non c’è più tempo da perdere!»
Detto questo, si erano diretti verso il portale e con decisione lo avevano sorpassato.
 
 
Il dottor Tofu, nel frattempo, aveva istallato un piccolo ospedale da campo e aveva portato Mousse all’interno della tenda, stando molto attento a non far aprire ulteriormente la ferita.
Una volta sistemato per bene il ragazzo, si era occupato di preparare tutto il necessario per l’eventuale trasfusione che doveva effettuare sul cinese.
 
Nella sua stanza Akane continuava a ripensare a quanto accaduto con Haikiri e soprattutto la sua mente andava verso suo marito. Aveva fiducia in Ranma e sapeva che prima o poi l’avrebbe riportata a casa. Tuttavia, si domandava come un ragazzo così bello come il suo rapitore, potesse essere tanto spregevole e disgustoso. Era sicura che in passato non era così. L’aveva capito da quel poco di gentilezza che le aveva riservato.
“Forse è meno malvagio di quello che sembra, ma non riesco proprio a fidarmi di lui”.
Poi si era diretta verso il letto e ci si era sdraiata sopra, sperando con tutto il cuore si sognare ancora una volta il suo amore.
 
Il luogo dove Ranma e company erano finiti era decisamente sbalorditivo.
Davanti ai loro occhi vi era una distesa di lavanda e in fondo iniziava un bosco piuttosto fitto, interamente di betulle.
Era uno spettacolo che mozzava il fiato. Sarebbe stato bello vivere in un posto così, ma per loro era solo un luogo che teneva rinchiusa una persona a loro cara.
Ranma aveva cominciato ad incamminarsi verso l’interno del bosco e una volta sorpassato, tutto il gruppo si era bloccato. Finalmente erano arrivati ai tanto attesi livelli.
La cosa davvero insolita era che questi livelli portavano il nome dei sette peccati capitali.
Il primo che si era presentato al loro cospetto era: ACCIDIA
 
Ora Ranma poteva fare quello che sapeva fare meglio: combattere.
 

 
 

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Capitolo 13
*** 13. Accidia ***


Mousse stava aprendo gli occhi lentamente e sbattendoli più volte stava cercando di capire dove si trovasse. Sembrava una tenda.
Il dottor Tofu infatti aveva allestito una tenda da campo come ospedale, in modo che il ragazzo potesse stare tranquillamente sdraiato sulla brandina.
Le sue orecchie però avevano captato uno strano “bip”che continuava a ripetersi circa ogni secondo. Voltando leggermente la testa, aveva visto che era attaccato ad una macchina e che quel suono altro non era che il battito del suo cuore.
A lasciarlo completamente basito però, non era stata la macchina, ma bensì il sottile affare che era infilato nel suo braccio: un ago.
Mousse aveva seguito il filo che vi era attaccato e si era accorto che finiva in un altro braccio, quello di Shampoo.
Avendo capito cosa stesse facendo la ragazza e volendo attirare la sua attenzione aveva detto:
«Oh povero me! Sto morendo e sono all’inferno. Ora il diavoletto mi sta dando la sua pozione magica per accedervi!»
Shampoo si era girata di scatto non appena aveva udito quelle parole. Incredula a ciò che stava vedendo, aveva sbarrato gli occhi, sussurrando il suo nome dalla felicità.
«Mousse!»
In altri tempi, Shampoo si sarebbe sicuramente vendicata di una simile battuta, ma ora invece le veniva solamente da ridere.
«Cretino! Hai pure il coraggio di fare battute dopo l’enorme spavento che mi hai fatto prendere! Come stai?»
Il cinese aveva sorriso, ma poi la ferita al fianco si era fatta sentire, facendolo gemere per il dolore.
«Insomma, potrebbe andare meglio eh!»
«Ho creduto il peggio quando ti ho visto a terra svenuto.»
Mousse la stava guardando dritta negli occhi, quegli occhi che si erano riempiti di lacrime e che stavano scivolando su quel viso che lui adorava più di qualsiasi altra cosa. Con la mano libera si era accinto ad alzarla e a portare le sue dita su una delle guance della ragazza, asciugandole le lacrime con il pollice.
«Sshh, non piangere Shampoo! Dai. Vedi che sono ancora qui con te! Anzi è proprio grazie al tuo aiuto se sono ancora vivo!»
«Farei qualsiasi cosa per te, Mousse!»
Detto questo, aveva preso la mano del giovane con la sua, premendola sempre più contro la sua guancia, come a voler calcare quel gesto tanto dolce da parte dell’uomo che amava.
 
Il gruppo nel frattempo era dinanzi al primo cancello, Accidia. Nessuno di loro sapeva cosa fare, ma le intenzioni di un membro erano inequivocabili: Ranma voleva combattere.
Il giovane saggio, accortosi di questa foga che aveva il giovane giapponese, aveva cercato subito la sua attenzione. C’erano delle cose che ancora non sapevano.
«Aspetta ragazzo. Non è così semplice sconfiggere questi protettori!»
«Crede che non possa sconfiggerli? Non sa quanti nemici ho battuto nella mia vita e ne sono sempre uscito vincente!»
«Non ne ho il minimo dubbio. Il tuo animo parla da solo. Ma qui si sta parlando di guardiani che sono posseduti dai vizi capitali. Se non stiamo attenti, potrebbero possederci e allora sarebbe la fine!»
«E quindi cosa dobbiamo fare?»
«Essere prudenti e cercare di eliminarlo prima che lui tocchi noi. È così che si viene contagiati.»
Ranma e company avevano annuito. Era tutt’altro che semplice il viaggio che avevano intrapreso, ma per Akane bisognava affrontare qualsiasi nemico.
 
Nel frattempo Haikiri si era avvicinato alla stanza della ragazza con passo feroce e sbattendo la porta, si era avvicinato ad Akane e l’aveva strattonata violentemente, facendola svegliare di colpo.
«Il tuo dannato maritino ha ucciso il mio Argo!!»
Akane, ancora stordita per il brusco risveglio, aveva sbattuto gli occhi un paio di volte, cercando di capire cosa stesse accadendo. Una volta fatta mente locale, un sorriso ironico si era impossessato del suo viso.
«Lo sapevo che avrebbe sfidato qualsiasi cosa pur di riprendermi con sé! Ora ne vedremo delle belle mio caro. E tu…tu pagherai tutto quanto e non vedrò l’ora di vedere Ranma che te le suonerà di santa ragione.»
Stanco di quel tono, il ramato si era avvicinato ad Akane minacciosamente e l’aveva sovrastata con il proprio corpo. Ad un millimetro dalle sue labbra aveva detto:
«Mia cara, è quello che vedremo. Nel frattempo tu sei mia.»
Senza indugiare un istante in più, aveva cominciato a baciarla con foga e scendendo sempre più audacemente sul suo collo, le stava lasciando dei baci piuttosto roventi, ma che Akane non tollerava.
All’inizio era spaventata, credeva che Haikiri sarebbe arrivato al suo scopo, ma poi le erano venuti in mente gli allenamenti con il suo amato e con una leggera pressione era riuscita a liberare una delle sue gambe e con agilità era riuscita a colpire la schiena del giovane dagli occhi grigi.
Gemendo per quel colpo inaspettato, il ragazzo si era tirato su di colpo, senza però evitare di tirare un sonoro ceffone alla Tendo.
«Sei solo una piccola sgualdrina. Sarai mia Akane. E il tuo Ranma non potrà evitarlo.»
Detto questo si era alzato dirigendosi verso la porta e sbattendola dietro di sé.
Akane rimasta sola, aveva cominciato a piangere, lasciandosi andare completamente, dopo la paura che aveva provato.
 
 
Il gruppo stava avanzando verso il cancello e nel momento in cui stavano per oltrepassarlo ecco che il guardiano era comparso.
Davanti ai loro occhi vi era Accidia.
Era un ometto alto sul metro e trenta e cicciottello. Gli occhi erano quasi invisibili visto che erano stretti a fessura, sembrava si stesse addormentando da un momento all’altro.
«Dove credete di andare? Il padrone non vi vuole tra i piedi. Quindi il vostro viaggio finisce qui.»
«E’ quello che vedremo, buffone!»
Ranma stava cominciando seriamente a dare di matto. Non sopportava più tutti quegli ostacoli che si trovavano tra lui e Akane.
Stava per avanzare ed attaccare il guardiano, ma non si era accorto che questi nel frattempo aveva puntato il suo sguardo verso un membro particolare del gruppo.
Mentre Ranma correva verso di lui, un attimo prima di essere colpito, Accidia si era spostato e con un balzo si era fiondato dietro ad Ukyo, colpendola semplicemente con un dito.
La cuoca di okonomyiaki era caduta per terra, svenuta.
«Ucchan!!!!!»
La voce di Ryoga era arrivata alle orecchie di tutti i presenti, facendoli voltare per notare l’amica a terra priva di sensi.
Accidia rideva compiaciuto di quanto aveva ottenuto e poi rivolgendosi al gruppo aveva detto:
«State tranquilli, non è morta, si sta semplicemente trasformando!»
«Maledetto bastardo! Restituiscimi la mia Ucchan!»
Le parole di Ryoga erano cariche di odio e disprezzo. Si era alzato di scatto e stava correndo come un pazzo verso il guardiano e con il pugno in alto stava cercando di colpirlo, ma inutilmente. Accidia aveva spiccato un salto ed era volato all’interno del cancello, proteggendosi dagli eventuali attacchi.
«Se volete entrare, dovrete eliminare la vostra amica. Accidia ora è in lei. Io resterò qui a godermi lo spettacolo.»
 
Tutto il gruppo era rimasto basito dalle parole del guardiano. Ryoga era chinato sul corpo della sua giovane amata e stringendola forte a sé continuava a sussurrarle di non lasciarlo. Non si era accorto però che la cuoca aveva cominciato ad aprire gli occhi, ma uno sguardo freddo e assassino si era impossessato di loro.
Wang aveva notato tutto quanto e subito si era rivolto all’Eterno Disperso:
«Ryoga, allontanati immediatamente!!»
Grazie alla sua prontezza di riflessi, il giovane era riuscito ad evitare una graffiata che la sua Ucchan stava prontamente facendogli arrivare sul suo viso.
Sconvolto per quel gesto, Ryoga si era allontanato da lei, raggiungendo con un balzo il gruppo, ma subito aveva cercato gli occhi della sua amata.
«Ucchan! Ti prego, torna in te!»
«E’ inutile che ti disperi ragazzo. Ormai non è più Ukyo!»
L’autrice di quelle parole, altri non era che Obaba. Sapeva molte cose su quei cancelli e ora avrebbe dovuto spiegare tutto quanto agli altri.
«La tua Ucchan è stata posseduta da Accidia. Accidia altri non è che uno dei sette vizi capitali e comporta indolenza, indifferenza: l'accidioso indugia voluttuosamente nell'ozio e nell'errore. Sa quali siano i suoi impegni, ma pur di non assolverli, ne ridimensiona la portata, autoconvincendosi che si tratti di piccolezze e che rimandarle non comporti conseguenze gravi.
Il guardiano deve aver capito molto bene che tipo di persona fosse la nostra amica e cioè una gran lavoratrice, instancabile e perennemente attiva, ma soprattutto non è una che fa l’indifferente! Ecco del perché ha deciso di colpire lei!»
Tutti avevano ascoltato le parole della millenaria con estrema attenzione, poi il codinato aveva chiesto qualche chiarimento:
«Scusa Obaba, ma come facciamo a riportarla in se?»
«Bisognerebbe farle fare qualche sua focaccia, forse riacquisterebbe l’interesse per il suo lavoro e abbandonerebbe l’ozio!»
«Bene! Ryoga, credo che in questo caso sia tu che debba far ritrovare interesse a Ucchan, sei il più indicato!»
Nonostante la loro relazione fosse di dominio pubblico, l’Eterno Disperso era diventato bordeaux. Ancora si imbarazzava a mostrare i suoi sentimenti in pubblico e malediceva Ranma per aver detto quella cosa a voce alta. Purtroppo però sapeva che in quel momento era una cosa ridicola da pensare e si era limitato ad annuire al compagno.
«D’accordo!»
 
Ryoga si era messo di fronte alla sua ragazza che in quel momento sembrava si volesse addormentare da un momento all’altro.
«Ucchan, ascoltami..»
«Ryoga caro, tu lavori troppo, sei sempre in viaggio. Fatti coccolare così ti rilassi tra le mie braccia..su daii..»
A quelle parole così dolci, Ryoga non aveva saputo proprio resistere e si stava dirigendo verso la fidanzata, ma Ranma, intuito il gioco sporco dell’amica, aveva fatto un agile salto, strattonando l’amico che si stava dirigendo verso quella trappola mortale.
«Fermati idiota! Non capisci che è un tranello?»
«Lasciami! Devo andare da lei!»
Ranma stava spazientendosi ulteriormente, così aveva voltato il viso dell’amico e gli aveva assestato un destro, lasciando allibito il povero viaggiatore.
«Non è Ucchan a parlare, ma Accidia! Razza di tonto che non sei altro, ma quando imparerai ad usare la testa?»
«Saotome, non ti permetto di parlar…»
Ma il giovane non aveva fatto in tempo a finire la frase, che subito un altro pugno gli era arrivato a destinazione.
«Sei un asino! Non dobbiamo perdere ulteriore tempo e tu stai qui a litigare con me? Non ho un secondo da buttare imbecille!»
«ORA SMETTETELA TUTTI E DUE!»
La voce possente e autoritaria di Wang si era fatta sentire.
«Dobbiamo salvare la vostra amica e Akane e voi perdete tempo a litigare?»
Ranma e Ryoga avevano abbassato lo sguardo desolati, poi il cinese aveva ricominciato a parlare:
«Ditemi, Ukyo è una gran lavoratrice nella sua vita quotidiana?»
«Altrochè! Gestisce un ristorante di okonomyiaki.»
«Come faremo ad aiutarla?»
«Dovrebbe essere abbastanza semplice. Come ha già spiegato Obaba bisogna cercare di farle fare quello che ama e cioè cucinare le sue focacce.»
Ryoga aveva sentito abbastanza. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di aiutare la sua Ucchan!
Non aveva finito di pensare quella frase che una voce alle sue spalle aveva urlato:
«Tecnica del sacchetto di farina!!»
Tutto il gruppo aveva appena fatto in tempo a scansarsi dall’attacco della cuoca. Le sue tecniche erano davvero molto forti.
Ranma stava pensando ad un contrattacco, non aveva la benché minima idea di come far cucinare la sua amica in una situazione del genere.
Ad un tratto però ecco che Happosai aveva fatto notare la sua presenza e insieme a Wang e Obaba aveva unito le forze e avevano dato vita ad un fascio di luce enorme che si era innalzato molto in alto, facendo così da scudo all’intero gruppo.
Il cinese, poi, aveva fatto comparire dal nulla un tavolo con una piastra bollente e tutto il necessario per far preparare ad Ukyo una delle sue grandiose okonomiyaki.
Purtroppo però la ragazza aveva tutt’altre intenzioni e aveva scagliato uno dei suoi okonomigaeshi, il contrattacco degli okonomiyaki e l’aveva scagliato su Ryoga, che era rimasto al di fuori dello scudo protettivo.
Il giovane accortosi di ciò, l’aveva evitato per un soffio. Era deciso più che mai a salvare la sua Ucchan.
Con l’agilità che possedeva, il ragazzo era riuscito a tenere testa alla fidanzata che gli stava lanciando contro tutte le tecniche che conosceva.
Ad un certo punto però Ryoga, era riuscito a bloccarle i polsi e l’aveva costretta a guardarlo dritto negli occhi. La cuoca era rimasta sconcertata da quel gesto e si dimenava per liberarsi.
Tutto il resto del gruppo era sugli attenti e Ranma aveva intimato all’amico di stare attento.
«Ryoga sii prudente! Non è Ucchan quella che hai di fronte!»
«Lascia fare a me, Ranma!»
Continuando a guardarla dritta negli occhi, l’Eterno Disperso era deciso più che mai a far ritornare in se la sua Ucchan.
«Tesoro, guardami. Lo so che sei li da qualche parte. Ti prego non farti sconfiggere da questo essere che si è impossessato di te. Ha preso solo il tuo corpo non la tua mente! Ti prego, combatti e torna da me!»
E detto questo si era sporto e aveva catturato le sue labbra con le proprie, lasciandoci sopra un dolce bacio che parlava del suo amore.
La ragazza aveva sbarrato gli occhi e poi, come se si fosse risvegliata da una sorta di trance aveva sussurrato:
«R – Ry – Ryoga..»
«Si tesoro, sono qui! Ti prego, riprendi possesso del tuo corpo e cucina una tua pietanza. Solo così potrai sconfiggerlo.»
Come se avesse capito, Ukyo si era voltata e aveva visto la piastra che aspettava solo lei. Con molta titubanza vi si era avvicinata e aveva cominciato a prendere ad uno ad uno tutti gli ingredienti.
Il guardiano Accidia si era accorto di ciò che stava accadendo, ma non poteva fare nulla per evitarlo, perché aveva passato il suo vizio alla piccola cuoca ed ora non poteva fare più niente.
 
Ukyo aveva appena finito di sfornare la sua okonomiyaki e nel momento in cui dentro di sé aveva sentito quella soddisfazione che le riempiva il vuoto che l’aveva posseduta, aveva tirato un urlo e Accidia era uscito dal suo corpo, lasciandola cadere in terra. Ryoga era subito corso in suo soccorso.
Obaba aveva richiamato l’attenzione del codinato:
«Avanti Ranma. Ora tocca a te. Sconfiggilo!»
Senza farselo ripetere due volte, il ragazzo aveva sorriso compiaciuto all’amazzone e aveva cominciato a correre verso il guardiano.
«Ora tocca a te. Pagherai per quello che hai fatto ad Ucchan! Fatti sotto!»
Senza dargli il tempo di rispondergli, Ranma aveva cominciato a colpirlo a raffica con la sua Tecnica delle Castagne Modificata e una serie di pugni erano arrivati a segno. Come colpo di grazia gli aveva inferto un calcio roteante destinato alla testa, decapitandolo.
Davanti ai suoi occhi, Accidia stava scomparendo.
«Bene. Fuori uno! Andiamo avanti.»
Entrati tutti nel cancello, subito la costruzione davanti ai loro occhi si era sfumata, lasciando posto al secondo livello: SUPERBIA.
 
 
 
 

 

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Capitolo 14
*** 14. Superbia ***


Davanti ai loro occhi ora si estendeva un nuovo livello da superare: Superbia.
Ranma era molto impaziente di arrivare presto dalla sua Akane, ma doveva ammettere a sé stesso che questi scontri lo stavano decisamente entusiasmando. Per lo meno gli tenevano leggermente la mente occupata e riusciva a dedicarsi ai combattimenti in modo completo.
Arrivati di fronte al secondo cancello ecco che un centauro avanzava verso di loro. Aveva un aria sicura di sé e camminava con la testa in alto. Si. Decisamente era Superbia.
 
«Ecco qui i famosi guerrieri che hanno osato sfidare il mio signore! Cosa credete di fare? Siete solo un gruppetto di mocciosi! Non è necessario che affrontiate il mio padrone, basterò io a darvi una bella lezione!»
Obaba, Happosai e Wang eranno rimasti piuttosto contrariati dal “soprannome” che quella sottospecie di essere a quattro zampe aveva dato loro, soprattutto l’anziana amazzone. Era stata ferita nel suo orgoglio di combattente millenaria.
«Ehi, razza di screanzato! Come ti permetti di venire a dare a me della mocciosa? Hai idea di chi sono io?»
Il centauro incuriosito da quel tono di voce piuttosto adirato, aveva sorriso beffardo e si era rivolto all’anziana donna.
«Ahahahahah…beh forse hai ragione! Sembri più una vecchia nana mummificata! Come minimo avrai l’età della pietra!»
Obaba ora era veramente all’apice! L’avrebbe fatta pagare cara a quel quattro zampe per metà umano che si era preso la briga di offendere così spudoratamente il suo orgoglio di amazzone!
«Passi nana, ma vecchia e mummificata no! Ora te la vedrai con me razza di cafone maleducato! Fatti sotto!»
Il centauro aveva accettato la sfida senza battere ciglio. C’era una cosa che aveva capito perfettamente e cioè che la vecchietta era la persona ideale da colpire con il suo potere.
 
Il gruppo era un po’ preoccupato per la loro amica, ma in fondo Ranma sapeva quali erano le doti dell’anziana amazzone e da una lato era abbastanza tranquillo.
 
 
Nel frattempo nell’ospedale – tenda, Mousse si stava riprendendo sempre più velocemente. Era quasi completamente guarito e questo grazie alle cure del dottor Tofu e anche al grande aiuto che aveva dato la sua amata cinesina. Il fatto che lei gli avesse donato parte del suo sangue era stato importantissimo per accelerare la guarigione del giovane ragazzo.
«Dottore io la ringrazio vivamente di cuore per essersi preso cura di me! È stato davvero gentilissimo!»
«Devi ringraziare i tuoi amici, Mousse! Senza il loro tempestivo intervento a venirmi a chiamare, forse la situazione sarebbe stata peggiore! Inoltre se c’è qualcuno che devi ringraziare di tutto cuore, beh..quello non sono io…ma lei!»
Il cinese aveva deciso di provare ad alzarsi dal letto e raggiungerla all’esterno della tenda per ringraziarla.
Era ancora un po’ debole, ma con molta forza di volontà e coraggio, si era alzato e sotto lo sguardo attento di Tofu, aveva cominciato a muovere qualche passo, fino a raggiungere la ragazza che tanto amava.
Arrivato alle sue spalle, la cinesina si era voltata di scatto dopo che aveva percepito una presenza alle sue spalle.
«Mousse! Che diavolo fai in piedi! Devi riposarti!»
Ma il ragazzo non l’aveva minimamente ascoltata, perché con molta audacia si stava dirigendo verso di lei con gli occhi che brillavano.
Arrivato dinanzi ai suo cospetto, Mousse non le aveva dato il tempo di farle capire le sue intenzioni. Senza attendere un solo istante l’aveva attirata a sé e l’aveva stretta forte tra le sue braccia, avendo paura che potesse scappare da un momento all’altro.
Molto dolcemente, si era leggermente piegato e con le labbra sul suo orecchio le aveva sussurrato:
«Grazie per tutto quello che hai fatto per me! È stato molto importante e significativo! Ora ho finalmente capito tutto!»
Shampoo era rimasta interdetta sia per il gesto che per le parole del ragazzo che amava, perché non riusciva a capire cosa intendesse dirle.
«Che cosa hai capito?»
«Ho capito che ti amo e non ho mai smesso di farlo. Nemmeno per un solo istante.»
Colpita in pieno da quelle parole che si aspettava da tanto, troppo tempo, Shampoo non si era nemmeno accorta che i suoi occhi si erano riempiti di lacrime e che stavano già fuoriuscendo, rigando copiosamente le sue guance.
Mousse aveva preso il suo viso fra le mani e le aveva asciugato quelle stille che stavano rovinando quel bellissimo volto che lui tanto adorava e senza attendere un secondo in più aveva cercato le sue labbra con le proprie e con tutto l’amore che provava per la sua Shampoo, aveva iniziato a baciarla delicatamente, per poi approfondire maggiormente quel contatto.
Una volta staccatisi, la cinesina aveva incatenato i suoi occhi con quelli verdi di Mousse:
«Ti amo anche io paperotto!»
Al ricordo della sua maledizione ormai inesistente, il ragazzo era scoppiato a ridere, per poi riprendere a baciare la sua fidanzata con estrema passione, facendole capire tutto ciò che provava per lei.
«Ora posso dire che finalmente sei MIA!»
 
 
Il combattimento tra Obaba e Superbia era iniziato e l’anziana cinese riusciva perfettamente a tenergli testa. A guardarli dall’esterno si poteva benissimo affermare che fossero in perfetta parità.
Si scontravano in maniera impeccabile con colpi di arti marziali di grandi livelli, una cosa da nulla per l’amazzone, esperta com’era.
La sua esperienza parlava chiaro e Ranma e Ryoga lo sapevano molto bene visto tutto quello che aveva insegnato loro.
Obaba, nonostante la sua veneranda età, era molto abile e soprattutto grazie al bastone che l’accompagnava, riusciva a centrare in pieno il suo avversario.
Superbia si stava decisamente innervosendo. Aveva sottovalutato la vecchietta, doveva ammetterlo, ma ora avrebbe scagliato la sua arma segreta.
Dal nulla aveva estratto un arco e una freccia e cogliendo quell’unico attimo dove l’amazzone sembrava veramente distratta, ecco che il mostro aveva scagliato la sua freccia, andando a colpire la schiena dell’anziana cinese.
Come si era sentita colpita, Obaba era crollata a terra e tutto il gruppo aveva urlato per lo stupore. Sembrava davvero impossibile quello che era accaduto. Obaba era stata ferita.
 
 
Shampoo e Mousse si stavano ancora baciando appassionatamente, quando un fortissimo dolore al cuore era arrivato a colpire la cinesina.
Gemendo per quel male improvviso che l’aveva investita, Shampoo si era portata le mani al centro del petto, cercando di trovare un piccolo sollievo, ma inutilmente. Il ragazzo spaventato da quello che stava accadendo, si era subito prostrato verso la sua fidanzata, preoccupandosi come mai prima d’ora.
«Ehi, Shampoo! Che ti succede? Ti prego, rispondi!»
Molto affannata e faticando parecchio, la ragazza stava comunque cercando di esternare qualche parole per far capire al compagno cosa stesse accadendo.
«C – c – credo che la b- b- bisnonna sia..coff coff..sia stat c- c- colpita.»
A quelle parole il sangue di Mousse si era gelato all’istante. No. Obaba non poteva morire.
 
 
Il gruppo nel frattempo era decisamente in pensiero per l’anziana cinese e Ranma senza pensarci due volte era corso in soccorso di quella vecchina a cui voleva molto bene.
«Obaba, ti prego rispondimi!»
L’amazzone si stava riprendendo e aveva aperto gli occhi, ma come aveva emesso un ghigno, il codinato aveva sentito che l’aurea della sua amica era tutt’altro che positiva e così, prima che fosse troppo tardi, era riuscito a fare un salto mortale indietro, salvandosi in extremis dall’attacco di Cologne.
Prese le necessarie distante, Ranma e company aveva notato uno strano sguardo sul viso della millenaria e Happosai allora aveva intuito tutto quello che poteva essere accaduto.
«Le è successa la stessa cosa di Ukyo. È stata impossessata da Superbia.»
«No! Non è possibile!»
L’urlo di Ranma aveva spaventato i suoi amici. Ma in fondo lo capivano. Obaba era lo spirito positivo. Ora cosa sarebbe successo?
 
 
Il centauro si era riseduto alla sua posizione e con un sorriso beffardo aveva cominciato a spiegare tutto quello che sarebbe successo all’anziana amazzone.
«La Superbia è uno dei peggiori vizi capitali. Ora la vostra amica ne è in possesso e si crede superiore a qualsiasi altro essere sulla faccia della Terra. Se la volete come prima, dovrete cercare di salvarla, ma attenzione….troppa Superbia può danneggiare alla salute! Ahahahahah!!!»
«Maledetto bastardo!!!»
Ryoga si era fatto sentire e stava per fiondarsi contro il centauro, ma Ukyo lo aveva prontamente fermato.
«Fermati! Non serve a niente! Dobbiamo invece trovare il modo di salvare Obaba!»
«Ucchan ha ragione! Vecchio, tu non ci puoi dare una mano?»
Vista la situazione, Happosai aveva ignorato il “gentile” soprannome che Ranma gli aveva dedicato. Anche lui era molto preoccupato per Cologne.
«Siamo in un grosso pasticcio. La Superbia è uno dei più brutti vizi capitali. Affonda le sue radici nel profondo dell'uomo, che è sempre teso alla ricerca e all'affermazione della sua identità. L'identità non è qualche cosa che si elabora al proprio interno, ma è qualche cosa che ciascuno negozia nel rapporto con gli altri, da cui attende il riconoscimento.
Il bisogno di riconoscimento nell'essere umano è fortissimo: forte al pari di altri bisogni più esistenziali. Di solito la persona superba si conosce poco; é talmente infatuata di se stessa che ogni tentativo di renderla più consapevole si rivela inutile. Non vuole intendere ragione, non tollera alcuna contraddizione e gli piace la compagnia degli adulatori.
La superbia fa sì che l'uomo si opponga ad ogni trasformazione interiore; fa tutto il possibile perché l'uomo non veda ciò che c'è di buono nell'altro, non perdoni, non esprima i suoi sentimenti e le sue emozioni, non sia autentico, non cerchi di fare qualche cosa per la sua crescita personale.»

Ranma e compagnia erano sbalorditi dalle parole del vecchio Happosai, ma erano decisi più che mai a trovare una soluzione.
«Beh, ci sarà pur un modo per aiutarla!»
A rispondere al giovane, era intervenuto Wang:
«Un metodo c’è. Correttivo della superbia è l'umiltà, quell'umiltà che frena l'impulso ad ignorare i propri limiti e perseguire mete che non sono alla propria portata.
La consapevolezza dei propri limiti concede ad ognuno di essere orgoglioso di sé senza doversi sottomettere ad un altro per umiltà, perché in questo caso non di umiltà si tratterebbe, ma di umiliazione.»
L’anziano cinese parlava un po’ troppo complicato per il codinato, così, cercando di tradurre ciò che aveva sentito, aveva chiesto:
«Quindi per aiutare Obaba, dovremmo farle fare qualcosa che non sia alla sua portata, in modo che venga umiliata. Giusto?»
«Esattamente.»
«Dannazione. Questo è un enorme problema! Cosa c’è che Obaba non è in grado di fare? Sa fare qualsiasi cosa!»
 
Intenti com’erano a trovare una soluzione, non si erano accorti che l’anziana amazzone si era mossa e che si stava dirigendo verso di loro per colpirli a tradimento.
Un attimo prima che stava per sferrare il suo attacco, Ranma aveva intercettato la cinese e aveva sferrato il suo colpo del Dragone, scaraventando Obaba per qualche metro.
Alzandosi in piedi, aveva regalato al codinato uno sguardo carico di odio e disprezzo, segno che gliel’avrebbe fatta pagare cara.
«Happosai, Wang siete le uniche persone che possono trovare una soluzione! Mentre io cerco di tenerla occupata, voi pensate al da farsi! Ma sbrigatevi! Sto perdendo troppo tempo prezioso e devo trovare Akane!»
Una volta finite le sue disposizioni, il giovane ragazzo si era voltato verso la sua amica ormai impossessata dal male Superbia.
«E ora a noi due, pezzo di antiquariato!»
 
Shampoo nel frattempo si era ripresa e aveva chiesto aiuto a Mousse e al dottor Tofu.
«Devo andare da loro! Sicuramente è successo qualcosa alla mia bisnonna! Devo andare!»
«Shampoo aspetta. Io verrò con te!»
«No! Tu non sei ancora in perfetta forma! Non puoi venire!»
«Non dire sciocchezze! Io verrò con te. Non si discute.»
Il dottor Tofu intanto aveva ascoltato tutta la loro conversazione in silenzio. Capiva Mousse, ma aveva ragione Shampoo, ancora non era pienamente in forza.
«Mousse, ha ragione Shampoo. Ancora non sei completamente guarito! Andremo io e lei, così starai tranquillo, ma io ti chiedo di rimanere qui! Sei ancora convalescente!»
«Io non prendo ordini da nessuno! Non può impedirmelo!»
«Hai ragione, non posso! Ma faccio leva sul tuo buonsenso!»
A quelle parole, il ragazzo era ammutolito, poi la cinesina si era fatta avanti e gli aveva detto:
«Ti prego, Mousse! Fallo per me! Lo so che vuoi venire, ma per me è importante che tu guarisca! Non ti porterò con me così che rischi ancora una volta! Verrà Tofu così starai tranquillo, ma ti prego, rispetta l’idea del dottore. Voglio che tu guarisca il prima possibile!»
Come poteva non acconsentire a quegli occhi colmi d’amore che lo guardavano estasiati e pieni di speranza?
Sbuffando leggermente, aveva poi acconsentito alle richieste della sua amata.
«D’accordo! Ma sia chiaro che appena mi riprendo vi raggiungo!»
«Va bene!»
Lasciandosi con un sorriso e un abbraccio che parlava di loro, Mousse li aveva visti voltarsi e venire risucchiati dal portale.
 
 
Ranma stava davvero facendo un enorme sforzo a tenere testa a Obaba. Affrontare una persona con le capacità e le conoscenze che aveva l’amazzone era già di per sé difficile in condizioni normali, figurarsi impossessata da qualche spirito malvagio.
Dopo una lotta che durava da parecchio tempo, l’anziana cinese era riuscita a sferrare un duro colpo con il suo bastone, scaraventando Ranma per parecchi metri.
«Che ti serva di lezione razza di moccioso! Nessuno può battere la grande Obaba! L’universo dovrebbe prostrarsi ai miei piedi. Niente può superarmi!»
Tutto il gruppo era decisamente stanco di sentire quelle frasi senza senso uscire dalla bocca di Cologne.
Ranma si stava rialzando in piedi, pronto per affrontare ancora una volta l’amazzone, quando però Ryoga aveva avuto un’illuminazione.
«Ranma, forse c’è una cosa che Obaba non è mai riuscita a fare!»
«E sarebbe?»
«Sconfiggere Happosai! Entrambi sono sempre usciti in parità dai loro scontri! Se il vecchiaccio riuscisse a sconfiggerla, questa per lei sarebbe un’enorme umiliazione!»
«E’ vero! Non ci avevo pensato! Happosai, forza! Datti da fare!»
Se c’era una cosa che il vecchio giapponese avrebbe accettato senza indugio era un confronto con Cologne. Dimostrare che lui era il migliore, non aveva prezzo.
Senza attendere un istante in più, il vecchio depravato si era messo di fronte a quella che un tempo fu il suo grande amore e con estrema arroganza le aveva urlato:
«Avanti vecchia decrepita! Fammi vedere cosa sei in grado di fare!»
Ferita nell’orgoglio e dagli insulti gratuiti che lo spirito malvagio le aveva rivoto, l’anziana amazzone aveva cominciato ad incanalare un enorme quantitativo di energia che aveva causato un’esplosione, ingigantendosi sempre di più.
Per nulla intimorito, Happosai si era concentrato anch’egli ed era finito nella medesima posizione di Obaba. Ora due grandi spiriti padroneggiavano il cielo.
 
Il combattimento tra i due millenari era iniziato. Entrambi non si risparmiavano con i colpi, ma si lanciavano addosso tutte le tecniche di cui erano a conoscenza.
Obaba era riuscita a metterlo seriamente in difficoltà con la sua tecnica delle castagne, mossa che il vecchio Happosai era riuscito ad evitare grazie alla sua agilità, nonostante avesse faticato parecchio.
L’anziana cinese si era anche fatta valere con la tecnica dell’esplosione, ma anche in quel caso Happosai era riuscito a tenergli testa, grazie ai suoi Happo daikarin.
 
Lo scontro procedeva da diverse ore e nessuno dei due sembrava voler cedere. Ad un certo punto però, Happosai aveva notato un dettaglio molto importante e così aveva deciso di approfittare della situazione.
Concentrandosi come mai prima d’ora, il vecchio giapponese aveva chiuso gli occhi per incanalare maggiore concentrazione e una volta acquisita totalmente tutta l’energia necessaria, aveva inglobato tutta la sua forza in un’aurea nera e facendo ricorso alle sue ultime forze aveva concentrato tutto il suo potere in un enorme e potentissimo Happo Daikarin. Una volta capito che era della potenza giusta, aveva riaperto gli occhi e l’aveva scagliato con tutta la forza che aveva sulla spalla dell’amazzone che stava evidentemente perdendo sangue dopo un suo attacco.
Appena il colpo di Happosai era arrivato a destinazione, l’anziana cinese si era vista scaraventare per parecchi metri, per poi svenire.
«BISNONNAAAAAA!!!»
Tutto il gruppo si era girato verso quella voce, riconoscendo Shampoo. La cinesina si stava dirigendo verso la sua adorata nonnina, ma Ranma l’aveva prontamente fermata, trattenendola con forza.
«Ferma Shampoo! Obaba era stata impossessata da uno spirito! Forse Happosai è riuscito a sconfiggerlo!»
Appena aveva finito di dire quelle parole, il male era fuoriuscito dall’amazzone anziana, facendo ritorno verso il centauro.
«Maledetti! Ce l’avete fatta! Ora ve la vedrete con me! Peggio per voi!»
Ma ormai tutti erano all’erta e Ryoga, correndo a più non posso, era riuscito ad arrivare frontalmente al centauro e facendo un salto mortale in avanti gli era arrivato di spalle, urlando a più non posso:
«Tecnica dell’esplosione!»
In meno di mezzo secondo, il mostro si era visto frantumare davanti ai suoi occhi.
Superbia era stato eliminato.
 
Ranma aveva lasciato libera Shampoo e questa era subito corsa verso la sua adorata bisnonna, pronta a darle tutto il suo sostegno.
«Nonnina! Dotto Tofu presto, aiuti mia nonna!»
Il medico era corso verso le due amazzoni e prendendo il polso di quella più anziana aveva sentito il battito pulsare, così aveva cercato di calmare la nipote.
«Sta tranquilla Shampoo! Tua nonna è ancora viva! Si riprenderà presto..è solamente svenuta!»
Al suono di quelle parole tutto il gruppo aveva tirato un sospiro di sollievo e si erano accovacciati vicino all’anziana donna.
Però un rumore metallico aveva catturato la loro attenzione ancora una volta. Ecco che dal nulla era ricomparso un altro cancello, il terzo. Davanti a loro LUSSURIA.
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 15
*** 15. Lussuria ***


Akane stava passeggiando nervosamente avanti e indietro nella propria stanza. Non ce la faceva più. Era al limite della sopportazione. Voleva uscire a tutti i costi da quella stanza e da quel maledetto posto e ritornare dal suo adorato Ranma.
Ranma. Già. Chissà come se la stava cavando lì fuori. Non era più riuscita ad incontrarlo nei suoi sogni in quelle notti. Sembrava quasi che il suo adorato marito non avesse più chiuso occhio.
“Amore, dove sei? Stai bene vero? Non ti è successo niente di brutto? Mi manchi sempre di più. Non resisterò ancora per molto in questo postaccio.”
Leggermente presa dallo sconforto, la piccola Tendo si era accovacciata su se stessa, lasciando che calde lacrime amare le rigassero il volto, triste per il fatto che non ce la faceva più a stare senza suo marito.
 
 
Mousse, nel frattempo, era rientrato nell’ospedale – tenda, anche lui in pensiero per la sua Shampoo. Era molto felice che le cose sembrassero finalmente sistemate, ma avrebbe preferito di gran lunga essere al suo fianco, invece che starsene li immobile a riposare.
Andando di fronte allo specchio, aveva alzato la sua T – shirt e togliendo la benda, aveva cercato di vedere come stesse la sua ferita. Sembrava migliorata parecchio.
“Il dottor Tofu è proprio un mago della medicina! Mi sento molto meglio! Però sono estremamente preoccupato per Shampoo. Non posso lasciarla da sola! Devo guarire in fretta e raggiungerla appena mi è possibile.”
Con questi pensieri per la mente, il giovane si era poi guardato allo specchio, notando che era davvero cambiato in tutti i sensi e non solo nell’aspetto fisico.
Certo il suo corpo aveva subito dei cambiamenti, era decisamente più muscoloso e più tonico, per non parlare della sua acconciatura che sottolineava maggiormente i lineamenti del suo viso e soprattutto i suoi occhi verdi. Ma la cosa che lo aveva stupito maggiormente di sé stesso era la luce che li padroneggiava! Nonostante la situazione fosse critica e molto seria, non poteva evitare di notare che i suoi occhi brillavano di felicità. Quella felicità la cui autrice era la sua adorata amazzone.
Poi però dallo specchio aveva notato qualcosa che aveva attirato il suo interesse. Voltandosi verso il piccolo tavolino di fortuna che aveva costruito il dottor Tofu, i suoi occhi avevano puntato un libro rimasto aperto, segno che il medico lo stava consultando prima di scappare per seguire Shampoo.
Non sapendo cosa fare, il cinese aveva preso in mano il testo, cominciando a leggerne il contenuto.
Dopo circa un quarto d’ora di lettura, i suoi occhi si erano spalancati, increduli per quello che avevano letto.
“Non può essere, maledizione! Se davvero è così il tempo stringe maggiormente! Devo subito avvisare Ranma!”
Con questi ultimi pensieri, si era diretto verso il portale per raggiungere i suoi amici.
 
 
Il gruppo si trovava di fronte al terzo cancello, Lussuria.
Shampoo stava ancora soccorrendo la sua adorata bisnonna con l’aiuto del dottor Tofu, il quale era molto ottimista. Obaba aveva la pelle dura e lo dimostrava la sua età.
Ranma, nel frattempo, stava aspettando con trepida ansia che si facesse vedere il terzo protettore di quel livello. Era decisamente stufo di tutte queste complicazioni che gli impedivano di arrivare da Akane e voleva eliminarli tutti quanti, uno dietro l’altro, senza perdere ulteriore tempo.
“Amore mio, resisti! Sto arrivando! Non mollare, aspettami.”
Appena finiti questi pensieri, ecco che il terzo guardiano si stava presentando al loro cospetto. Anzi, guardiana, visto che era una donna. E che razza di donna!
 
Era alta, slanciata, con i capelli rosso fuoco, labbra estremamente carnose, con un seno prosperoso e due gambe chilometriche, il tutto fasciato da un lungo abito da sera blu elettrico con scollo a cuore e un lunghissimo spacco sul lato sinistro. Ricordava moltissimo Jessica Rabbit.
Inutile dire che a quella “magica” visione, qualcuno del gruppo era andato in estasi. E chi se non Happosai??
Come i suoi occhi si erano posati su quella creatura, il cervello del vecchietto era andato in escandescenza, non facendogli capire più niente.
Perdendo del tutto il controllo, l’anziano spirito si era fiondato sulla donna provocante con un balzo.
«Vieni da me, splendida visione! Lasciati toccare da mee!!»
Ranma e tutto il gruppo purtroppo non erano riusciti a bloccare Happosai, che piccolo com’era aveva un’agilità da fare invidia ad un acrobata, finendo così direttamente sul seno della guardiana, che estremamente compiaciuta si era dimostrata soddisfatta dell’effetto ottenuto.
«Mio caro, sei così dolce! Lascia che ti baci per ringraziarti della tua audacia!»
Sorprendendo Happosai e non solo, Lussuria aveva baciato il vecchietto.
Tutto il gruppo si era dimostrato ovviamente schifato per quel gesto, ma Ranma aveva intuito che c’era sotto qualcosa di strano e ben presto i suoi dubbi avevano trovato concretezza.
Attraverso quel bacio, Lussuria aveva passato il suo potere al centenario spirito, che ora ne era posseduto.
 
«Dannazione! Ora anche Happosai! Siamo davvero nei guai ora! Proprio lui doveva essere posseduto da uno spirito simile?»
Ranma aveva urlato quelle parole con estrema rabbia. Il nonnino non era certo da sottovalutare, visto tutta l’esperienza che aveva dalla sua. Si era dimostrato persino più in gamba di Obaba. No. Non poteva essere.
Happosai aveva uno sguardo strano, infuocato quasi. Era evidentemente posseduto dalla Lussuria. Guardandosi intorno, aveva cominciato a sghignazzare sotto i suoi piccoli baffetti e con un balzo, da fare invidia a chiunque, aveva cominciato a saltellare di qua e di là come un matto.
Agli occhi degli altri sembrava letteralmente impazzito. Se solo avessero capito le sue vere intenzioni!!
Veloce com’era nessuno di loro era riuscito a capire dove si stesse dirigendo, fino a quando Ukyo e Shampoo non avevano urlato a squarciagola, dopo essersi sentite palpeggiare morbosamente.
A quella visione il volto di Ryoga era diventato viola dalla rabbia.
«Fermati maledetto depravato! Se ti prendo ti stacco la testa con le mie mani! Fermatiiiiiiiiiiiiiii!!!!»
Ma le urla del ragazzo erano completamente inutili oramai il vecchietto era finito sul seno di Shampoo, la quale stava cercando di centrarlo con uno sganassone, ma inutile. Era già letteralmente saltato dalla parte opposta.
Ranma cominciava ad andare in escandescenza.
«Razza di vecchiaccio, malefico, depravato, pervertito, maniaco, porco, schifoso che non sei altro. Fatti sotto e combatti contro di me, invece di dare fastidio alle ragazze!»
Happosai, ferito nell’orgoglio, aveva lanciata un’occhiataccia a Ranma. Ora gliel’avrebbe fatta pagare molto cara.
«Come osi tu rivolgerti in questa maniera al tuo anziano maestro? Inginocchiati al mio cospetto e chiedi umilmente perdono.»
«Non ci penso minimamente a chiedere scusa ad una persona del genere! Fossi matto! Fatti sotto e combatti, invece di perderti in chiacchiere, per giunta patetiche. Sto sprecando un sacco di tempo prezioso a causa tua, vecchiaccio!»
Ora Happosai era veramente nervoso e avrebbe fatto pagare molto caro questo affronto al giovane codinato.
Wang era rimasto in silenzio fino a quel momento, ma ora doveva mettere in guardia il giapponese, visto la piega che stava prendendo la situazione.
«Ranma, stai molto attento! La Lussuria è un peccato che non va sottovalutato. È uno degli spiriti più potenti e non è facile da eliminare, soprattutto se si impossessa di persone con una personalità molto “facile” come Happosai! La Lussuriacoincide con la parola lusso - che indica una esagerazione - e quella della parola lussazione - che significa deformazione o divisione. Appare quindi chiaro il significato di lussuria, che designa qualche cosa di esagerato e di parziale. Il lussurioso cioè è portato a concentrarsi solo su alcuni aspetti del partner. Il corpo viene oggettivato e la persona spersonalizzata: le vesti, gli accessori, i gesti, la musica, le luci arrivano ad assumere un'importanza fondamentale poiché devono supplire alla mancanza di un altro tipo di seduzione che scaturisce da un'intesa psicologica e affettiva, oltre che fisica.
La lussuria è quindi una conseguenza di un certo tipo di paura: la paura del confronto con un altro essere umano nel quale è possibile rispecchiarsi. Il lussurioso non si vuole specchiare, non si vuole vedere, non si vuole confrontare. La lussuria è anche una delle manifestazioni più comuni del disagio proprio della nostra società, dove siamo alla continua ricerca di nuove esperienze e nuove emozioni che ci facciano sentire "vivi".

Per salvare Happosai, l’unico sistema è quello di scoprire se nel suo passato lui abbia avuto una profonda delusione in campo sentimentale e cercare di fargliela superare, facendogli capire che si può specchiare dentro di sé e può superare questo trauma!»
Il codinato però era ancora più nervoso.
«Wang, ma ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Come diavolo faccio a sapere una cosa del genere? E ti pare che abbia tempo per scoprire tutto ciò? Se ancora non l’avessi capito il tempo stringe e Akane è ancora nelle mani di quel maledetto! Non posso attendere un minuto di più. Affronterò Happosai e cercherò di vincere. È l’unico modo!»
«Non funzionerà Ranma! È quello che ti ho spiegato l’unico modo! Altrimenti andrà a finire che Happosai ci rimetterà la vita, rinascendo sotto Lussuria, per tutta la vita.»
«Dannazione! Dannazione! Dannazione!»
Ryoga era giunto alle spalle del moro, cercando di farlo calmare, visto che era una furia.
«Ranma calmati! Non è così che troverai la soluzione!»
«Ma Ryoga cosa dici anche tu? Ti rendi conto di quello che dovremmo scoprire? Come diavolo facciamo a sapere se Happosai è mai stato male per amore? Ti sembra che abbiamo tempo per scoprire queste cose?»
«Hai ragione! Non abbiamo tempo! Ma non è urlando e imprecando che risolviamo le cose! Cerchiamo di trovare una soluzione, invece di perdere tempo prezioso a fare discorsi senza senso! Non ti pare?»
Abbassando lo sguardo imbarazzato, Ranma si era limitato ad accennare al suo amico, che mettendogli una mano sulla spalla, aveva cercato di dargli un po’ di conforto.
«So benissimo quanto sia dura per te, ma non perdere le staffe almeno tu, altrimenti qui è la fine!»
«Hai ragione. Scusami. Troviamo una soluzione al più presto.»
Cercando di trovare un po’ di calma necessaria per ragionare, il giovane ragazzo con il codino aveva sospirato, in cerca di una soluzione, ma dovevano tenere sott’occhio l’anziano spirito, che continuava ad urlare a destra e a sinistra, cercando di toccare ancora Ukyo e Shampoo, le quali, capita la situazione, avevano unito le forze per difendersi da quel maniaco.
Questa volta il lampo di genio era venuto a Ranma stesso. Forse aveva trovato una soluzione e battendo un pugno sul palmo della mano aveva esclamato:
«Ma certo! È Obaba!»
Ryoga leggermente confuso dalle parole dell’amico, aveva cercato di vederci più chiaro.
«Che c’entra la vecchia ora?»
«Una volta ci ha raccontato la storia della sua gioventù, sai che si chiama Cologne no?»
«Si..e allora?»
«Cologne da giovane doveva essere davvero molto bella e se non ricordo male, Happosai e lei erano innamorati, ma poi era finita male!»
«Interessante! Chi l’avrebbe mai detto che le due mummie si amassero secoli fa!»
«La cosa difficile però è riportare la Cologne del passato qui, in modo che Happosai possa vederla e magari riaffiorerebbero i suoi ricordi che parlano dell’unico vero amore che ha mai provato in vita sua.»
«In questo forse posso aiutarti io, giovane Saotome!»
L’autore di quelle parole era Wang, deciso a dare una mano.
«Davvero? È possibile fare una cosa del genere?»
«Beh..ricordati che io sono sulla Terra da molto più tempo di te e qualche trucchetto lo conosco anche io! Devo solamente chiedere al dottor Tofu come sta Obaba. Mi serve il suo aiuto per poter ideare la mia opera, se così vogliamo chiamarla. Dottor Tofu??»
Il medico sentito chiamarsi in causa, si era diretto verso di loro.
«Si, mi dica..»
«In che condizioni è Obaba?»
«Sta ancora dormendo, ma è in ottima salute! Si sta riprendendo bene!»
«Perfetto! Quindi potrebbe, come dire, sostenere una prova spirituale?»
«Vale a dire?»
«Mi spiego meglio. Per ottenere la Cologne giovane, io potrei entrare nella mente di Obaba e farle rivivere la sua giovinezza, dal momento in cui è apparso Happosai nella sua vita e rendere la sua proiezione giovanile in carne ed ossa in modo che il vecchio la possa vedere davanti a sé!»
«Ma è grandioso! Che aspettiamo?»
Ranma era letteralmente entusiasta. Forse si poteva aggiustare tutto quanto!
«Calma ragazzo! Non è così semplice. Innanzitutto bisognerebbe tenere occupato Happosai, ed è questa la cosa più difficile visto le grandi doti che possiede!»
«Tranquillo! Ci pensiamo noi a questo! Tu prepara il resto Wang! Ryoga andiamo!»
Ma non aveva nemmeno finito la frase che alle sue spalle si erano uditi degli strilli femminili.
«Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!! Maledetto maniaco!!!! Questa me la paghi!!»
Non si sa come ci fosse riuscito, ma l’anziano maestro era riuscito a strappare la felpa di Shampoo e ora la ragazza si ritrovava la faccia del vecchietto direttamente sul suo seno ormai del tutto scoperto.
«Levatemelo di dosso! Non riesco a staccarlo!!!! E’ incollato peggio dell’attack!!»
I due ragazzi erano subito corsi in soccorso della loro amica, ma non sapevano come fare a toglierle di dosso quel vecchiaccio senza toccare quella parte del corpo.
«Ehm..Shampoo…come faccio a togliertelo di dosso?»
«Ranma, fai quello che devi, basta che me lo togli! È peggio di un polipo. E sono nauseata.»
«Ok. Togliti di lì maledetto depravato.»
Ma Happosai proprio non ne voleva sapere. La situazione era già di per sé imbarazzante e la rabbia di Ranma non faceva altro che aumentare.
Esplodendo del tutto, il ragazzo, anche grazie a Ryoga, aveva cercato di essere il più delicato possibile, uno per non farsi sentire dal vecchio e due per non creare disguidi con Shampoo, e prendendolo per le braccia, l’aveva strattonato con forza, dandoli un violentissimo calcio e scaraventandolo in cielo, facendolo diventare un puntino sperduto.
«Schifoso depravato. Sono stufo di te e delle tue manie. Ci mancava solo che fossi posseduto da una cosa del genere.»
Nel frattempo Wang, vedendo che i loro amici si stavano impegnando per fargli guadagnare tempo, era riuscito ad arrivare da Obaba e mettendole le mani sulle tempie e tenendo gli occhi chiusi per concentrarsi, aveva cominciato a recitare una formula magica.
«Nella mente di Obaba sono entrato, per incontrare la Cologne del passato. Mostrati a me!»
Wang continuava a ripetere queste parole, fino a quando lo spirito giovanile dell’anziana amazzone non si sarebbe mostrato al suo cospetto.
Nel frattempo Happosai era ritornato sulla Terra e ora si stava battendo con Ranma e Ryoga. Era molto contrariato per quello che gli avevano fatto.
«Stupidi ragazzini insolenti. Pagherete molto caro questo affronto!»
«Ma falla finita e combatti seriamente per una volta in vita tua, vecchiaccio!»
Ranma lo stava deliberatamente provocando, così da distrarlo e permettere al cinese di portare a termine il piano.
Il combattimento tra i ragazzi e Happosai era iniziato. Bisognava ammettere che tenere testa al vecchio era piuttosto difficile, dalla sua aveva anni di allenamento e conoscenza di tecniche particolari, inoltre vantava un agilità che era maggiormente sottolineata dalla sua bassa statura che gli permetteva di sfuggire un secondo prima di essere colpito e infilarsi in qualche buco trovato all’ultimo momento.
Nonostante questo però, i due ragazzi non si perdevano d’animo e continuavano a combattere contro il centenario.
Ranma aveva provato con la sua Tecnica delle Castagne Modificata e alla fine era riuscito a sferrare qualche pugno alla pancia del nonnino e subito dopo Ryoga si era presentato alle sue spalle, tirandogli un calcio alla schiena.
Happosai era volato qualche metro più distante.
 
Wang era riuscito finalmente ad entrare nella mente di Obaba e stava parlando mentalmente con la Cologne del passato, poi ad un certo punto un enorme fascio di luce era esploso intorno a loro, facendola comparire d’innanzi a tutto il gruppo. Bisognava proprio ammettere che Obaba era davvero molto bella da giovane.
Rialzatosi in piedi, Happosai stava ancora guardando per terra e quando il suo sguardo si era alzato, si era subito posato su quella creatura meravigliosa. Non credeva ai suoi stessi occhi.
«C – C – Cologne!!»
Wang accortosi che il vecchio giapponese era leggermente in trance aveva urlato:
«Avanti Cologne, recita la formula che ti ho detto mentalmente!!»
Senza attendere un secondo di più, Obaba giovane aveva inchiodato i suoi occhi con quelli di Happosai, per poi cominciare a recitare la formula magica:
«Per le stelle che lassù brillano serene,
per tutte le passioni e le bellezze terrene,
vi chiamo per un mio desiderio realizzare:
il suo amore e desiderio conquistare
del male mi ha procurato
ma da me sarà perdonato
se di passione e follia impazzirà
ogni volta che mi vedrà!"
»
Come la ragazza aveva finito di dire quelle parole, subito il vecchietto si era accasciato per terra, esternando un fortissimo urlo e in un attimo Lussuria era fuoriuscito dal suo corpo, impossessandosi ancora della sensuale donna che lo custodiva.
«Vai Ranma! E’ tutta tua!»
Ma qualcuno, anzi qualcuna, non aveva dato nemmeno il tempo all’amico di muoversi che con tutta la forza che possedeva, aveva scagliato la sua spatola gigante, indirizzandola direttamente al collo della donna, sgozzandola con un colpo secco.
«Ucchan…»
«Scusa Ranchan, ma mi aveva stancata!»
Tutti erano scoppiati a ridere sommessamente. Ukyo era sempre la solita, quando perdeva la pazienza.
 
Voltandosi verso Happosai, si erano diretti verso di lui e notando che era semplicemente svenuto, Ryoga lo aveva preso in braccio e lo aveva fatto aderire al fianco di Obaba, unendo così le loro mani.
Stavano osservando con estrema tenerezza quella coppia di nonnini, quando avevano sentito dei rumori provenire dalle loro spalle.
Mettendosi in posizione di difesa, tutto il gruppo stava aspettando che l’autore di quei fruscii uscisse allo scoperto e nel momento in cui una figura si era fatta avanti letteralmente agitata, tutti i ragazzi avevano esclamato stupefatti:
«Mousse! Che ci fai qui?»
«Ragazzi ho scoperto una cosa molto seria. Il tempo che ci rimane è veramente poco.»
Allarmato per quelle parole, Ranma aveva capito subito che l’amico si stesse riferendo ad Akane.
«Di che diavolo stai parlando Mousse?»
Ma il cinese continuava a fissarlo senza riuscire a dire una sola parola.
 
 

 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** 16. Invidia ***


Mousse continuava a fissare tutto il gruppo con gli occhi spalancati, senza dire una sola parola e inutile dire che Ranma, con la pazienza già al limite, era sbottato l’ennesima volta. Avvicinandosi all’amico con uno sguardo inequivocabile, gli aveva intimato di parlare.
«Mousse, dannazione! Ti decidi a parlare! Che diavolo devi dire?»
«Ecco…»
«ALLORA??»
Facendo sobbalzare tutti con il suo urlo, il codinato aveva inchiodato lo sguardo negli occhi verdi dell’amico, supplicandolo con le sue pozze cobalto di aprire quella maledetta bocca.
Mousse non sapeva proprio come fare, ma era lì per quella ragione. Schiarendosi la voce aveva cominciato a parlare:
«H – Ho scoperto che…ho scoperto che sono passate già tre notti, quindi rimangono solamente quattro giorni per salvare Akane.»
Tutti erano rimasti shockati dalle parole del cinese e Ranma, incredulo per quello che aveva sentito, subito aveva controbattuto.
«Ma che diavolo dici? Non è passata ancora nemmeno una sola notte.»
«Questo è quello che crediamo tutti. In realtà per ogni cancello che è stato eliminato, una notte è trascorsa, senza che ci si rendesse conto. Mi dispiace Ranma, ma è così!»
«Non ti credo! Non può essere vero! Chi te l’ha detto?»
Anche il dottor Tofu si era fatto sentire, basito come non mai da quella scoperta.
«Già, Mousse! Come fai ad essere così sicuro di ciò che hai appena detto?»
«Perché l’ho letto sul suo libro dottore. Ecco. Legga lei stesso se non mi crede!»
Passando il volume al medico, quest’ultimo lo aveva appena aperto sulla pagina che il cinesino aveva segnato e spalancando gli occhi per lo shock, aveva alzato lo sguardo verso Ranma.
«Ranma, purtroppo Mousse ha detto la verità.»
Spalancando gli occhi per la notizia sconvolgente che lo aveva investito, il moro si era lasciato cadere a terra, inginocchiandosi e tirando un pugno secco al suolo.
«Dannazione! Dannazione! Non può essere. Se le cose stanno così, allora non avrò speranze di salvare Akane! I cancelli che rimangono sono quattro e se per ognuno di loro corrisponde una notte, allora sarà tutto inutile, perché non riuscirò ad arrivare in tempo per il settimo! Non è giusto. Non può finire così.»
Continuando a tirare pugni per terra, Ranma stava dando sfogo a quella rabbia che era repressa in lui da tanto, troppo tempo. Il resto del gruppo era rimasto basito sia per la notizia sia per il dolore del ragazzo, incapaci di poter fare di più per aiutarlo.
 
Akane nel frattempo stava scendendo al piano inferiore, dirigendosi verso la sala dedicata ai pasti. Haikiri aveva supplicato la giovane Tendo ad unirsi a lui per la cena. Stava cercando di usare un’altra tattica per avvicinarsi alla ragazza, visto che con le cattive maniere non era riuscito ad ottenere granché.
Alzando i suoi occhi grigi, il suo sguardo, alla visione di Akane con un vestitino blu che le arrivava a metà coscia e con le spalline sottili, si era subito incendiato, provando un forte desiderio per quella creatura che, così semplice, era estremamente sensuale ai suoi occhi.
La ragazza accortasi di quello sguardo malizioso, si era subito sentita a disagio, pregando sempre di più che il suo Ranma arrivasse presto a toglierla da quella situazione.
Arrivata al tavolo, Haikiri subito si era alzato per andarle a spostare la sedia, ma la mora aveva fatto da sé.
«Non ce n’è bisogno. Grazie.»
«Volevo solo essere gentile.»
«Ironico sentire certe parole uscire dalla tua bocca, visto che mi hai rapita.»
«Akane, Akane..proprio non riesci ad abbassare la guardia, vero?»
«E secondo te dovrei? Non so se te lo ricordi, ma se sono qui è per un tuo piano ben preciso: ossia portarmi a letto contro la mia volontà.»
«Beh..io non vorrei costringerti. Basterebbe che tu ti concedessi a me di tua spontanea volontà.»
La Tendo era scoppiata in una grossa e amara risata.
«Questo non accadrà mai. Mettitelo in testa. Non riuscirai mai ad avermi, perché io sono e sarò sempre ed unicamente SOLO di Ranma. Potrai anche violentarmi, ma questo non servirà a niente. Non amerò mai nessun altro uomo che non sia mio marito. Mi è passato l’appetito. Buonanotte.»
Alzandosi di scatto, Akane stava per andarsene, quando Haikiri l’aveva raggiunta, trattenendola per un polso, ma lei non sembrava per niente intimorita.
«Credi forse di farmi paura? Mi fai solo ridere. Sei talmente frustrato di essere solo al mondo che per trovarti una donna arrivi a rapirla e a violentarla. Mi fai sempre più pena.»
Gli occhi di Haikiri orano si erano assottigliati, quasi paurosamente, ma invece che stringere maggiormente le dita contro l’esile polso della ragazza, aveva mollato la presa.
«Tu credi di aver capito tutto, vero Akane?»
«Io non credo un bel niente. Sono solo sconcertata da questo tuo atteggiamento. Ti porterà solo a rimanere più solo.»
«Ti prego, siediti e mangia con me. Forse è meglio che io cominci a parlare più chiaro.»
Akane era rimasta leggermente stupita da quella frase e dalla nuova luce che ora inondava i suoi occhi, però non accennava lo stesso a muoversi. Il ramato allora l’aveva sollecitata, ancora una volta.
«Ti prego.»
Molto riluttante, la ragazza si era seduta al tavolo e Haikiri, compiaciuto di quel piccolo progresso, aveva fatto il giro e si era risistemato al suo posto, esortandola a cominciare la cena.
 
 
Ranma si era finalmente calmato e sembrava avesse ritrovato la padronanza di sé.
«Io la rivoglio con me. Non mi interessa quello che dovrò affrontare. Vincerò anche contro il tempo.»
Con questa determinazione negli occhi aveva guardato uno ad uno i suoi compagni, che ora gli sorridevano compiaciuti, sostenendolo ancora una volta.
Facendosi un cenno d’intesa, tutto il gruppo aveva cominciato a correre, dirigendosi verso il quarto cancello.
 
Arrivati a destinazione, ecco che il quarto guardiano si era fatto vedere: INVIDIA.
«Ragazzi ormai sappiamo cosa accade. Quindi stiamo allerta.»
Con queste semplici parole, Ranma aveva parlato al gruppo, guardando con odio il protettore di quel livello.
Invidia si era presentato al loro cospetto. Era un ragazzo giovane, capelli biondi e occhi verdi, di bell’aspetto, ma con un sorriso e uno sguardo glaciali. Metteva a disagio.
«Ma tu guarda che bel gruppetto di pecorelle al mio cospetto!»
«Ehi, pecorelle a chi?»
Ryoga si era fatto subito sentire, punto nel suo orgoglio da ex porcellino.
«Ahahahahahah! Cosa credete di fare?»
«Quello che abbiamo già fatto con i tre guardiani precedenti. Eliminarli. E ora tocca a te.»
Ranma e Ryoga si erano scagliati contro di lui e colpo dopo colpo, stavano tendendo testa al ragazzo che sembrava in difficoltà, fino a quando da nulla aveva estratto un bastone e aveva colpito a tradimento prima Ranma e poi Ryoga.
Il guardiano aveva intenzioni più che eloquenti verso l’Eterno Disperso e così aveva scagliato il suo potere dalla sua mano sinistra, con l’intenzione di colpirlo, ma qualcuno all’ultimo aveva fatto da scudo al ragazzo. Mousse.
«Mousseee!!!»
Accortosi di quello che aveva fatto per lui, subito Ryoga si era alzato e l’aveva preso tra le sue braccia che, ancora inerme, giaceva con gli occhi chiusi.
Shampoo stava rivivendo ancora quella terribile esperienza. Ancora una volta il corpo del suo amato era per terra privo di sensi.
Si era subito avvicinata a lui, stringendolo contro di sé, quando il ragazzo aveva aperto gli occhi, ma il suo sguardo non era più carico dell’amore che provava per la sua cinesina, ma era invece cosparso di qualcosa di malefico. Senza che se ne rendessero conto, sia Shampoo che Ryoga si erano ritrovati sbattuti contro una parete di roccia, gemendo per il dolore accusato.
Ranma, insieme agli altri, era rimasto immobile davanti a quello spettacolo.
«Maledizione. È stato posseduto.»
Mousse si era alzato in piedi e un ghigno si era impossessato delle sue labbra, storcendole in un sorriso cinico.
Non si capiva cosa stesse guardando con precisione, sembrava perso nel vuoto.
Nel frattempo Wang, come sempre, aveva spiegato la situazione.
«Invidia, dopo ira è il peggior peccato capitale. Non sarà facile sconfiggerlo. L'invidia può essere definita come il rammarico e risentimento che si prova per la felicità, la prosperità e il benessere altrui, sia che l'interessato si consideri ingiustamente escluso da tali beni, sia che già possedendoli, ne pretenda l'esclusivo godimento... è il desiderio frustrato di ciò che non si è potuto raggiungere per difficoltà o ostacoli non facilmente superabili, ma che altri, nello stesso ambiente o in condizioni apparentemente analoghe, ha vinto o vince con manifesto successo.»
L’anziano cinese non aveva fatto in tempo a finire la frase, perché Mousse si era spostato dalla sua postazione e come una furia aveva cominciato a colpire il suo obiettivo: Ranma.
Il giapponese era rimasto sorpreso dall’attacco dell’amico, ma era riuscito a salvaguardarsi dai suoi attacchi, tenendogli testa, anche se con molta difficoltà, visto che a causa della sua possessione era molto più forte del solito.
Ranma stava cercando di far ragionare il suo amico, ma inutilmente.
«Mousse, sono io, Ranma.»
«Lo so che sei tu. Bastardo.»
Il codinato era rimasto sorpreso dalle parole del cinese. Gli aveva fatto capire chiaramente che ce l’aveva con lui e come se gli avesse letto nella mente, Mousse si era subito apprestato a dare spiegazioni, mentre con una serie di lame volanti, continuava a sferrare colpi al suo avversario.
«Maledetto. Ti odio con tutto il cuore. È a causa tua se sono sempre stato messo in disparte da Shampoo. Da quando sei comparso nella sua vita, lei non ha avuto occhi solo che per te, mentre io venivo ricoperto solamente da insulti. È solo colpa tua, Ranma. Causi solamente dolore a chi ti sta intorno. Devi morire per questo.»
Ranma sapeva che l’amico era posseduto dallo spirito, ma le sue parole l’avevano colpito in pieno. Che avesse ragione?
Obaba aveva notato immediatamente che il codinato aveva allentato un po’ la presa e si stava difendendo poco. Se avesse dato retta a Mousse sarebbe stata la fine. Doveva trovare immediatamente una soluzione.
«Wang, se non ricordo male, per sconfiggere l’Invidia, è necessario che la causa del dolore che si prova, venga affrontata non è vero?»
«Si, ricordi bene Obaba. È l’unico modo. Non vorrai per caso…»
«Si, esatto. Shampoo è l’unica che può sconfiggerlo. Shampoo!»
La ragazza avendo sentito il discorso della sua bisnonna e di Wang, e come aveva sentito chiamarsi, si era subito resa disponibile a salvare il suo Mousse.
«Devo salvarlo, nonna. Ditemi cosa devo fare.»
Wang si era però fatto sentire. Non era propriamente d’accordo con l’idea dell’anziana amazzone.
«E’ pericoloso, Shampoo. È meglio se non affronti Mousse!»
«Wang non riuscirai a dissuadermi. Dimmi. cosa. devo. fare.»
Scandendo una per una quelle parole, la ragazza aveva inchiodato i suoi occhi in quelli del cinese, forzandolo a dirle cosa doveva fare e senza voler sentire altre ragioni. Vedendola così determinata, l’anziano non aveva potuto fare altro che accettare.
«Dovrai combattere con lui, ma ricordati che è posseduto e quindi è dieci volte più forte del normale e per sconfiggerlo dovrai vincere contro di lui.»
«D’accordo. Ce la metterò tutta.»
«In bocca al lupo.»
«Crepi.»
Estraendo i suoi inseparabili bonbori, la cinesina aveva cominciato a correre e si era intromessa nel combattimento tra Ranma e Mousse, che ancora lottavano senza sosta.
Mettendosi tra loro sue, aveva dato le spalle a Ranma dicendogli:
«Lanma è una faccenda che riguarda me e Mousse. Fatti da parte.»
«Shampoo è molto pericoloso. È più forte del solito.»
«Fatti da parte, ho detto.»
Il codinato non voleva saperne di spostarsi, poi la vecchia Obaba gli aveva intimato di farlo, dicendogli che Shampoo sapeva esattamente quello che faceva.
Spostandosi al lato di quella specie di ring di combattimento, Ranma sospirava, in pena per i suoi amici.
 
Mousse guardava con disprezzo Shampoo, la quale non pareva minimamente intimorita dal suo ragazzo.
«Ma come siamo altruiste. Noto che come sempre per quello smidollato ti fai sempre in quattro. Eh già, Ranma viene sempre prima di tutto per te.»
«Non è con lui che ce l’hai. Prenditela con me.»
Il cinese aveva sorriso malignamente.
«Hai ragione. Io ce l’ho a morte con te. Sei solo un’ochetta, priva di qualsiasi sentimento, capace di calpestare con le tue belle scarpe quello che provano gli altri. Mi fai pena, Shampoo. Ti meriti di restare sola per il resto della tua vita e ti auguro inoltre che qualcuno faccia a te quello che tu sei stata in grado di fare a me.»
L’amazzone era rimasta basita dalle parole dure e fredde che Mousse le aveva riservato. Era davvero carico di odio e disprezzo, ma lei doveva salvarlo. Spettava unicamente a lei.
«Di tutto quello che ti pare e piace. Non sei Mousse e quindi quello che dici non mi tocca minimamente. Fatti sotto e combatti.»
«Ti fa comodo credere che non sono Mousse eh? Quanto ti sbagli. Non hai minimamente idea di tutto il rancore che questo ragazzo prova dentro di sé nei tuoi confronti.»
«Chiudi quel becco parlante e inizia a combattere. Mi stai stancando con le tue lagne greche.»
 Ecco che lo scontro era cominciato.
Shampoo e Mousse avevano iniziato a combattere e il ragazzo stava sferrando colpi netti con le sue lame, prontamente evitate dalla giovane che riusciva a tenergli perfettamente testa. Con un suo bonbori era riuscita ad arrivare alla mano del ragazzo, facendogli crollare una delle sue affilatissime lame, scaraventandola a più di cinquanta metri di distanza.
«Non male. Non sai solamente strusciarti contro i ragazzi allora.»
Non gliel’avesse mai detto. Shampoo ora era piena di rabbia e aveva iniziato a scagliare calci e pugni al cinese, che evitava tutti i suoi colpi con facilità e con un sorriso malefico sul volto.
L’amazzone continuava a riservare al giovane dei calci rotanti e l’ennesimo era arrivato dritto alla mascella di Mousse, lasciandolo un attimo inerme, poggiandosi una mano alla guancia.
Preso da un raptus di follia, si era scagliato senza pietà contro la ragazza, che presa in contropiede stava faticando parecchio a tenergli testa. Fino a quando il giovane cinese non era riuscito ad imprigionarle entrambi i polsi nelle sue mani e facendole uno sgambetto l’aveva stesa a terra, sovrastandola con il proprio corpo, stringendo sempre più forte le dita intorno agli esili polsi della giovane. Ranma stava per intervenire, ma si era fermato, appena la mano di Obaba gli si era posata sulla spalla e con un cenno della testa gli aveva fatto capire che non doveva intromettersi.
«Allora? Non fai più la spaccona ora, vero?»
Shampoo stava soffrendo, sia per il dolore che provava dalla stretta di Mousse, sia per lo sguardo glaciale e carico di odio che le stava riservando. Con le lacrime agli occhi aveva sussurrato:
«Ti amo, Mousse.»
Il giovane aveva allentato la presa, sorpreso dalle parole che erano uscite dalla bocca della sua Shampoo.
«Smettila di dire idiozie. Vergognati.»
Ma la cinesina non voleva arrendersi e ritrovatasi con le mani libere, aveva approfittato di un momento di distrazione di Mousse e prendendogli il viso tra le mani lo aveva guardato dritto negli occhi.
«Non sto dicendo idiozie e lo sai. Dentro di te sai bene che io ormai sono solamente tua. Ti amo, Mousse. Ti amo da impazzire. Credimi.»
E senza indugiare oltre, si era sporta, baciando dolcemente il suo ragazzo approfondendolo con la lingua e cercando la sua.
Mousse era immobile, non riusciva a muovere un muscolo, talmente esterrefatto da quello che Shampoo stava facendo. Poi come un fulmine a ciel sereno, sembrava avesse capito tutto quanto e lasciandosi andare, aveva abbracciato la sua ragazza, rispondendo con tutto se stesso a quel contatto.
Era da qualche minuto che i due erano teneramente abbracciati, mentre si stavano baciando, quando Ranma aveva attirato la loro attenzione.
«Ehm, ehm…direi che può bastare ora no? Abbiamo capito quanto vi amate, ma qui dobbiamo andare avanti.»
Un secondo dopo, Mousse guardava Shampoo negli occhi, sussurrandole:
«Anche io ti amo da impazzire.»
Al suono di quelle parole, lo spirito era fuoriuscito dal corpo del cinese, ritornando dal suo legittimo proprietario e Mousse si era accasciato sulla sua ragazza, con le forze allo stremo.
«Maledetti. Ce l’avete fatta. Ora mi vendicherò.»
«Ma falla finita. Hai già stressato abbastanza per oggi, moccioso.»
Obaba aveva fatto una giravolta su se stessa e con tutta la sua forza aveva scagliato il suo bastone, facendolo finire conficcato nel cuore del guardiano che urlava di dolore.
«Così impari a sfidarci.»
Tutti si erano voltati verso l’anziana amazzone, scoppiando a ridere per l’agilità che come sempre la caratterizzava, nonostante la sua veneranda età.
 
Ora all’elenco mancavano solo tre cancelli, ma soprattutto il vero ostacolo era il tempo.
“Ti salverò Akane. Niente potrà separarmi da te. Nemmeno i minuti che scorrono. Aspettami piccola, presto sarò lì, dovesse anche essere l’ultima cosa che faccio.”  
Con quest’ultimo pensiero, aveva teso una mano a Shampoo e Mousse per aiutarli a rialzarsi e tutti insieme si erano incamminati verso il quinto cancello, cercando di fare il più in fretta possibile.
 
 
 

 

 

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Capitolo 17
*** 17. Avarizia ***


Il gruppo stava correndo a più non posso verso il quinto cancello. Ranma era assalito da rabbia, ansia e paura. Paura che non sarebbe riuscito ad arrivare in tempo a salvare la sua Akane, visto che ne rimaneva pochissimo e mancavano ancora tre livelli da superare.
Avrebbe fatto di tutto pur di salvarla dall’atroce destino che le era stato riservato, ma soprattutto avrebbe lottato fino alla fine, pur di poter rivedere il dolcissimo sorriso che caratterizzava tanto la sua amata.
Altre persone correvano con la testa piena di pensieri: Mousse e Shampoo. Quello che era accaduto poco prima, aveva ferito entrambi e forse era necessario un chiarimento, che avrebbero sicuramente sostenuto alla fine di questa lunga battaglia.
 
Nel palazzo di Haikiri, nel frattempo, lui e la giovane Tendo stavano cenando, o per lo meno ci provavano, visto che Akane non aveva intenzione di abbassare la guardia. E come poteva? Davanti a sé aveva una persona orribile.
«Akane, ti ho chiesto per favore di cenare con me, ma tu continui a stare sulle difensive. Potresti cercare di rilassarti anche solo per cinque minuti? Non ti farò niente, non ancora almeno. Ci sono ancora tre giorni davanti!»
La ragazza continuava a tenere i suoi occhi fissi in quelli grigi di lui. Non si fidava. Non poteva fidarsi di uno come lui.
Haikiri vedendo che la mora non accennava a nessun movimento, aveva chiuso gli occhi, sospirando intensamente.
«Akane, ti prego. Te lo chiedo per favore.»
«Non voglio abbassare la guardia, perché non mi fido di te.»
«Questo lo so benissimo da solo. Ma vorrei che tu lo facessi. Voglio spiegarti tutto quanto.»
«E perché mai dovresti volere una cosa del genere?»
«Perché nei tuoi occhi c’è una luce particolare. Che mi ricorda una persona.»
Akane aveva spalancato gli occhi per la sorpresa. Di che diavolo stava parlando?
«Quale persona? Cosa ti stai inventando questa volta?»
«A parte che con te non ho mai inventato niente, ti ho sempre detto la verità, anche riguardo alle mie intenzioni nei tuoi confronti. Comunque, mi ricordi una donna. Una donna che ho amato con tutto me stesso.»
«Tu hai amato qualcuno? Ma per favore! E speri che io creda ad una cosa simile? Tu non sai nemmeno cosa sia l’amore. Non dovresti nemmeno nominarla una parola così.»
Haikiri era rimasto colpito dalla foga con cui Akane gli aveva rivolto quelle parole. Erano state dure, cariche di odio e disprezzo. Ma forse era del tutto normale che la ragazza provasse così tanto rancore nei suoi confronti. Eppure lui sapeva perfettamente cosa fosse l’amore. L’aveva provato sulla sua pelle.
Abbassando gli occhi verso il suo piatto, il ragazzo aveva assunto uno sguardo serio e triste. Le parole della giovane lo avevano profondamente colpito.
“Forse ho esagerato. Sembra davvero che abbia sofferto tanto per qualcosa. Ma come faccio a fidarmi di lui? Io proprio non ce la faccio.”
«Scusami. Non volevo ferirti.»
«Si che volevi. Ma credo sia normale in una situazione del genere.»
«E’ che mi sembra strano che uno che abbia mai amato, arrivi a fare tutto ciò. Insomma..se al mio posto ci fosse stata la ragazza che amavi, come ti sentiresti ora?»
«Lei non c’è più.»
A quella rivelazione, la giovane artista marziale, aveva spalancato gli occhi incredula.
 
Ranma e company erano arrivati finalmente davanti al quinto cancello, che altri non era che AVARIZIA.
Il guardiano era un omone calvo in giacca e cravatta, piuttosto sovrappeso e con due occhi grandi e neri. Se non fosse perché incarnava uno spirito, avrebbe potuto sembrare tranquillamente un uomo d’affari.
I ragazzi guardavano il protettore e il protettore guardava i ragazzi. In tutti gli occhi vi era una luce di sfida.
«Beh se siete riusciti ad arrivare fin qui, vorrà dire che non siete così dei buoni a nulla. Ci divertiremo insieme. Vedrete.»
Tutti erano veramente stufi di tutta questa situazione. Ok, i combattimenti facevano sfogare un po’ della rabbia e della frustrazione che ogni singola persona covava dentro di sé, però questi custodi erano veramente petulanti e poco creativi. Possibile che non riuscissero ad inventarsi frasi differenti?
«Io sono stanco di tutta questa storia. Ora lo elimino subito.»
Ranma stava seriamente perdendo la pazienza e così si era subito messo in posizione di attacco, pronto ad affrontare quel ciccione.
Ma il ciccione aveva in serbo ben altre sorprese per il gruppo. Individuando in Ukyo delle particolari doti per gli affari, il guardiano aveva fatto comparire dal nulla 50.000 yen sotto il naso della giovane cuoca, la quale a quella vista, le si erano subito illuminati gli occhi. Stava per raccoglierli, quando questa volta Shampoo era riuscita a batterla sul tempo, ipotizzando che fosse tutto un trucco, ma, ahimè, lei non era riuscita ad evitare il contagio, visto che involontariamente era scivolata proprio sul mazzo di banconote “avvelenate”.
«Shampoo! Allontanati immediatamente!»
Ma l’urlo di Mousse era arrivato troppo tardi, ormai era stata infettata dallo spirito.
 
Haikiri e Akane sedevano nel grande salotto del ragazzo. Il ramato era riuscito a convincere la giovane a finire la sua cena, promettendosi inoltre di ascoltare la storia che l’aveva sconvolta.
«Moltissimi anni fa, io vivevo in questo palazzo con la mia famiglia. Eravamo molto felici e andavamo molto d’accordo. Eravamo circondati da amore e ognuno poteva contare sul sostegno dell’altro. Almeno questo era quello che credevo io.»
«Perché? Cos’è successo?»
«Un giorno mentre girovagavo per casa, i miei occhi si erano posati sulla creatura più bella che avessi mai visto. Era bellissima, aveva lunghissimi capelli neri e due occhi che ti scaldavano, sembravano cioccolato fuso. Già da questo tu me la ricordi molto. Le assomigli un po’.»
Akane era rimasta molto sorpresa. Ecco perché l’aveva rapita.
«E’ per questo allora che sono qui? Perché somiglio a questa ragazza?»
«Diciamo di sì. Ma quello che mi ha colpito maggiormente in te è stato il fuoco che hai negli occhi. Sono posseduti da determinazione e forza interiore. Le stesse qualità che possedeva Nyoko.»
Nyoko. Ecco come si chiamava la fanciulla.
«Tra me e Nyoko le cose non erano cominciate nel migliore dei modi. Avevamo scoperto di essere stati promessi dai nostri genitori e per quanto io fossi sicuro di amarla già, entrambi non riuscivamo ad accettare il fatto che il nostro futuro venisse deciso da altri.»
Akane aveva spalancato gli occhi. Quella storia lei la conosceva molto bene.
«All’inizio continuavamo a litigare, ad insultarci pesantemente, facendo capire così ai nostri genitori che non ci sarebbe mai stato futuro per noi, che era un’inutile perdita di tempo sperare che potessimo andare d’accordo. Più che altro ci comportavamo così per orgoglio. Per non ammettere i nostri reali sentimenti, perché dopo un po’ di tempo, ci siamo scoperti innamorati persi l’uno per l’altra.»
«Ti prego, continua..»
Akane pendeva dalle labbra di Haikiri, voleva sapere tutta la storia, storia che le sembrava parlasse proprio di lei e di Ranma.
«Ci incontravamo in un posto che parlava solo di noi e del nostro amore clandestino. Ogni volta ci ritrovavamo lì e finivamo con l’amarci per tutto il tempo che avevamo a disposizione. Fino a quando..»
«Fino a quando?»
«Nyoko era rimasta incinta. Eravamo un po’ spaventati, ma molto felici per quanto accaduto e così avevamo preso coraggio a quattro mani, svelando tutto quanto ai nostri genitori.»
«Immagino che fossero felici!»
«Era la stessa cosa che avevo pensato anche io, ma purtroppo la realtà delle cose era ben diversa.»
Un lampo di angoscia e tristezza aveva investito gli occhi grigi del ragazzo.
«Nessuno di noi due sapeva che i nostri genitori avevano deciso di farci sposare solamente per aumentare il proprio patrimonio e quando vedevano noi litigare, la famiglia di entrambi si metteva in mezzo per difendere il proprio figlio, arrivando così ad una lite piuttosto brusca. I nostri genitori non si parlavano più da diverso tempo e noi ne eravamo all’oscuro. Appena avevamo detto loro quello che ci stava accadendo, sembrava fossero felici, ma appena ero rimasto solo con loro, ecco che la verità era venuta allo scoperto, arrivando così a vietarmi la storia che stavo vivendo con la mia Nyoko. Dopo una settimana che l’avevamo comunicato ai nostri famigliari, Nyoko era sparita nel nulla. Non riuscivo più a trovarla, fino a quando tre giorni dopo, mi era stata portata al palazzo, priva di vita. Ho sempre sospettato che dietro a tutto ciò ci fosse la mia famiglia, ma non sono mai riuscito a dimostrarlo. Tempo dopo mi hanno fatto sposare con una donna della quale non mi interessava minimamente. Infatti poi l’ho abbandonata.»
Akane non riusciva a credere alle sue orecchie dopo tutto quello che il giovane ramato le aveva confessato. Era rimasta molto turbata da tutte quelle novità ed in particolare, la cosa che l’aveva sconvolta maggiormente era la somiglianza con la storia sua e di Ranma. Certo a parte la storia dei genitori. I Saotome e i Tendo erano letteralmente impazziti di felicità appena avevano annunciato il matrimonio!
Avvicinandosi a lui, aveva stretto le sue mani, come segno di incoraggiamento.
«Mi dispiace molto.»
E un pesante silenzio era piombato in quella stanza.
 
 
Shampoo era stata posseduta da Avarizia e sul suo volto c’era uno sguardo perso e un sorriso maligno.
Ranma non riusciva a crederci. Anche l’amazzone era stata posseduta.
Inutile dire che i più tesi erano Obaba e poi Mousse, che aveva stretto i pugni, fino quasi a farsi sbiancare le nocche.
Con tutta la rabbia che aveva accumulato, aveva cominciato a correre, volendo farla pagare allo spirito che si era impossessato della sua Shampoo.
«Maledet..»
Ma non aveva finito la frase che qualcuno gli aveva fatto lo sgambetto, facendolo cadere a terra. Voltandosi verso l’autore di quel gesto, Mousse aveva spalancato gli occhi per la sorpresa.
«Shampoo..»
«Stupido paperotto. Fatti i fatti tuoi.»
«M – m – ma Shampoo..»
Ranma aveva osservato tutta la scena e ancora una volta non era riuscito a fermare in tempo il guardiano. Ora era andata di mezzo la cinesina.
Wang come sempre si era fatto sentire, delucidando la situazione.
«E’ un peccato forte, ma forse c’è la possibilità di salvare la ragazza. L'avarizia è la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede. Può essere ritenuta dannosa per la società, poiché appare ignorare il benessere degli altri a favore del proprio. Non vede nient’altro che guadagni e benessere personale, senza dover aiutare gente meno fortunata.»
Tutti avevano ascoltato il cinese esprimere come sempre la sua saggia opinione, pensando a come poter aiutare la ragazza, che in questo momento si era scagliata su Mousse.
Il cinese riusciva a tenerle testa, anche se con molta fatica. Vedere la sua lei impossessata da quello spirito, gli faceva provare una grande rabbia. Lui sapeva bene che la sua Shampoo era diventata una delle persone più generose e non esitava un solo istante a dare una mano al prossimo.
Si. La sua Shampoo era così.
Obaba continuava ad osservare i due ragazzi che si stavano scatenando. Shampoo si stava difendendo con i suoi bonbori, mentre Mousse era a mani nude, non volendo utilizzare le sue lame, perché magari avrebbero potuto ferirla e questa era l’ultima cosa che voleva.
Cercando di difendersi dagli attacchi della sua amazzone, il cinese aveva poi scagliato un calcio ad una mano della ragazza, facendole cadere l’arma. Rimasta un attimo spaesata, Shampoo si era poi ridestata in fretta, continuando a mantenere la concentrazione, per poi esternare frasi durissime contro il povero ragazzo.
«Ho sprecato gocce preziose del mio sangue, per salvare la vita ad un essere insulto e inutile come te. Dovevo essere proprio impazzita in quel momento.»
Mousse aveva spalancato gli occhi per lo shock. Sapeva che Shampoo era impossessata da uno spirito, ma si ricordava anche che quando era capitato a lui, una piccolissima parte delle cose che aveva detto, erano vere.
Happosai e Obaba osservavano in religioso silenzio tutta quanta la scena, cercando di pensare ad una via d’uscita veloce. Come un lampo a ciel sereno, al vecchio era venuta un’idea che poteva rivelarsi vincente.
«Cologne, forse un modo c’è per salvare tua nipote!»
«E sarebbe?»
«Farle rivivere i momenti di grande altruismo che ha generosamente donato!»
«Forse hai ragione. Potrebbe essere un’idea. Wang tu che ne dici?»
«Si, si potrebbe tentare! Dobbiamo usare Mousse però! È l’unico che può arrivare al suo cuore!»
Ranma aveva sentito tutto e allora si era deciso ad intervenire, mettendosi al fianco di Mousse, per aiutarlo.
«Ranma so cavarmela da solo. Devo salvarla io!»
«Lo so benissimo! Il problema è che devi rimanere in vita per poterlo fare!»
«Sono in grado di tenerle testa. Ti prego Ranma, dammi retta. Devo farlo io.»
Guardandolo negli occhi, il codinato aveva capito che doveva farsi da parte.
«D’accordo. Ma al minimo pericolo ti tiro fuori. Intesi?»
«D’accordo. Se proprio insisti con il farmi da angelo custode…nessuno te lo impedisce!»
Il moro aveva sorriso al suo amico cinese, aveva capito che gli voleva un mondo di bene, visto l’amicizia che li legava.
Spostandosi indietro, Ranma aveva lasciato spazio a Mousse, che aveva uno sguardo più deciso che mai.
Lo scontro era ricominciato e Mousse e Shampoo stavano combattendo con le unghie e con i denti. L’amazzone si scagliava su di lui con i suoi bonbori e calci rotanti, ma il ragazzo riusciva ad evitare tutti i suoi colpi, anche se un po’ con fatica.
Aveva poi adocchiato una parete di roccia alle spalle di Shampoo e anche se il cuore gli piangeva per quello che avrebbe dovuto fare, aveva colpito la ragazza con un manrovescio, lasciandola sconcertata.
“Perdonami amore mio, ma devo salvarti.”
Aveva iniziato così a scagliarsi sulla ragazza con estrema foga, facendola indietreggiare, accostandola così alla parete e imprigionandola con le sue mani, che poggiavano sulla roccia accanto al suo viso. Erano occhi negli occhi.
«Wang, ora!»
L’anziano cinese si era avvicinato immediatamente ai due ragazzi e mettendo due dita sulle tempie della giovane, aveva premuto leggermente, cercando di entrare così nella sua mente.
Mousse aveva portato una mano su quella di Wang, che gli avrebbe permesso di entrare verbalmente nella mente della sua ragazza.
Quando il cinese aveva dato l’ok, subito Mousse aveva iniziato a parlare dolcemente alla sua Shampoo.
«Amore tu non sei così crudele. Non sei avara, non tieni tutto per te, ma sei invece una persona generosissima, piena di grandi doti e di grande umanità. Pensa a tutte le persone che si salvano grazie al sangue che doni puntualmente ogni sei mesi, oppure pensa a quella vita che potrà continuare grazie al tuo midollo osseo..e poi pensa a me, che sono ancora qui con te e questo solamente grazie a tutto quello che hai fatto pur di aiutarmi! Ti amo, Shampoo. Ti prego, torna da me.»
Dopo aver sentito quelle parole, Wang aveva premuto ancora più forte contro le tempie della ragazza, facendole così vedere in prima visione, tutte le scene che il suo Mousse le aveva appena elencato, riempiendo così gli occhi di lacrime e urlando a più non posso, liberandosi così di quello spirito che la stava portando quasi alla follia con tutto quell’egoismo che l’aveva pervasa.
Accasciatasi a terra, provata per tutta la situazione, Shampoo aveva chiuso gli occhi, respirando molto lentamente e cercando di riprendersi con calma e tranquillità.
Mousse si era subito piegato per sorreggerla e stringerla contro di sé e appena aveva incrociato gli occhi con i suoi, un sorriso caldo e rassicurante aveva investito la sua Shampoo, facendola sentire protetta e amata.
 
Il guardiano era ritornato in possesso del suo spirito e stava già meditando una vendetta. Aveva cominciato a scagliare diverse sfere di energia, causando esplosioni tutte intorno ai ragazzi.
Tutti avevano prese direzioni diverse, cercando dei nascondigli che permettevano loro un po’ di riparo, poi, inaspettatamente, Mousse era uscito allo scoperto e con una giravolta su se stesso, aveva scagliato un pugnale contro lo spirito, trafiggendogli di netto la testa calva.
Anche il quinto guardiano era stato eliminato.
 
Tutti si erano accerchiati a Mousse e Shampoo per vedere come stavano, ma il cinese aveva sorpreso tutti:
«Ranma andate avanti. Saremmo solo d’intralcio ora se continueremmo in queste condizioni. Ti raggiungiamo appena Shampoo si sarà ripresa, ma tu devi continuare. Vai e riprenditi Akane!»
Il moro aveva sorriso al suo amico e con un cenno d’intesa si era girato insieme al resto del gruppo, pronto a sfidare il prossimo livello: GOLA.
 
 
Beh miei cari…visto che la mezzanotte è già scoccata ne ho approfittato per farmi un bel regalo di compleanno e per farne uno anche a voi. Visto che oggi tocco il quarto di secolo ecco un capitolo tutto quanto per voi…sperando che vi piaccia!!!!
Come sempre ringrazio di cuore tutte le persone che mi sostengono!!!! Un abbraccio forte forte!!! E grazie mille a tutti quelli che la leggeranno!! =)
 

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Capitolo 18
*** 18. Gola ***


Mousse era ancora seduto per terra e sorreggeva Shampoo che era ancora svenuta tra le sue braccia.
La ragazza era accovacciata tra le gambe del cinese e questi la teneva stretta a sé, sperando che aprisse gli occhi il prima possibile. La paura che aveva provato poco prima l’aveva stravolto. Non poteva perdere Shampoo, non ora che finalmente si erano dichiarati.
«Ti prego, amore. Torna da me. Ti prego!»
Ma Shampoo non dava segni e continuava indisturbata il suo sonno, non sentendo minimamente le parole che Mousse le stava sussurrando.
Il cinese, sconfortato come mai prima d’ora, aveva sentito le lacrime pungergli gli occhi e provato per la situazione, si era lasciato andare ad un pianto vero e proprio.
«Ti prego, Shampoo, non lasciarmi. Non puoi farlo. Non ora che finalmente posso urlare al mondo quanto stiamo bene insieme e soprattutto quanto ti amavo, ti amo e ti amerò per il resto della mia vita, perché è questa la verità: io non ho mai smesso di amarti, mai, nemmeno per un singolo istante e quando sono tornato mi sono comportato da stupido, perché ho fatto parlare l’orgoglio anziché il mio cuore. Ti prego, Shampoo. Torna da me, ti supplico!»
E finite quelle parole, un singhiozzo dietro l’altro avevano investito il povero Mousse, che si stava lasciando andare, abbracciando sempre più forte la sua amazzone.
Continuando a piangere, il cinese non si era accorto che la sua amata si era leggermente mossa, dopo aver sentito sul suo viso delle gocce salate.
Aprendo leggermente gli occhi, subito si erano posati sull’autore di quel pianto e con molta fatica era riuscita a portare una mano in alto, poggiandola delicatamente sulla guancia del suo Mousse, che come aveva sentito quel contatto, subito aveva incatenato i suoi occhi con quelli di lei.
«Sh – Sh – Shampoo..»
Stringendola maggiormente a sé per la felicità, non si era accorto che la cinesina stava facendo fatica a respirare.
«M – mi st – stai s- soffo – c – cando!»
Al suono di quelle deboli parole, subito il moro aveva allentato la presa, baciandola delicatamente sul viso.
 
Ranma e il resto del gruppo nel frattempo erano al cospetto di Gola, shockati per la vista di quello spirito. Non incuteva terrore, ma al contrario faceva piuttosto ridere, visto che assomigliava ad un enorme caramella gialla con le gambe, con due enormi occhi e una bocca rossa.
La vista di quell’enorme cerchio zuccheroso, aveva fatto sorridere l’intero gruppo, che sembrava per nulla intimorito dallo spirito.
«Non sapevo che ora anche le calorie avessero progetti di conquista della Terra! Pensavo pensassero a conquistare solamente la ciccia superflua!»
L’Eterno Disperso si era autentificato come autore di quelle parole e il guardiano aveva rifilato lui uno sguardo glaciale, visto il paragone che aveva osato rifilargli.
«Bada a come parli, ragazzino. Non accetto che mi si vengano dedicati simili battute!»
«Perché..altrimenti cosa fai?? Mi attacchi con i cioccolatini e le caramelle?»
Ranma si era avvicinato all’amico, intimandogli si smetterla di provocarlo così.
«Ryoga, se devi affrontarlo, fallo e muoviti, ma smettila di perdere tempo! Mi stai innervosendo parecchio!»
«Se hai fretta vai pure avanti! Ci vediamo dopo che avrò sistemato questo ammasso di zuccheri!»
«Dici davvero?»
«Si tranquillo! So cavarmela! Vai da Akane!»
«D’accordo! Grazie Ryoga!»
Il giovane aveva appena accennato con la testa, esortando così l’amico a proseguire il suo viaggio, mettendosi poi in posizione di attacco, pronto ad affrontare il nemico.
«Sei pronto ragazzino? Sto arrivando!»
Ranma nel frattempo stava per proseguire il suo viaggio, ma Ukyo lo aveva prontamente fermato.
«Ranchan, davvero prosegui da solo?»
«Beh, Ucchan..Ryoga mi ha detto di volersela cavare da solo!»
«Questo lo so..ma visto tutto quello che abbiamo dovuto passare, tu te la sentiresti di lasciarlo qui da solo ad affrontare questo guardiano? Sicuramente non farà paura, ma non credi che le apparenze possano ingannare a volte?»
Wang si era avvicinato ai due giovani, sostenendo la teoria della cuoca.
«Ukyo ha ragione! Non possiamo andarcene e lasciare Ryoga a combattere da solo!»
Il codinato si sentiva diviso in due. Non voleva lasciare i suoi amici, questo era ovvio, ma era altrettanto vero che aveva pochissimo tempo per raggiungere Akane e se Ryoga si fosse occupato del cancello attuale, lui avrebbe potuto occuparsi dell’ultimo, avvicinandosi così alla sua meta.
Non aveva fatto in tempo però a finire quei pensieri, che si era sentito un urlo dalla parte di Ryoga, che in quel momento era completamente sovrastato dal guardiano.
Con la mano aperta sul petto del giovane ragazzo, Gola aveva iniettato così il suo potere, infettando così il povero Ryoga.
«RYOGAAAAAAAAAA!!!»
La voce di Ucchan si era fatta sentire e Ranma era corso dietro all’amica che stava raggiungendo il suo fidanzato, fino a raggiungerla un attimo prima che arrivasse dall’amato.
«Ucchan fermati! Sai bene che ormai è stato contagiato e bisogna stargli alla larga. Dovremmo affrontarlo per farlo rinsavire.»
Ma Ukyo non l’aveva nemmeno ascoltato, bloccata tra le sue braccia continuava a fissare impotente il suo Ryoga.
Wang era accorso subito insieme a Obaba, Happosai e il dottor Tofu e come sempre si era distinto per la sua conoscenza su tutta la situazione.
«Ragazzi, Gola non è da sottovalutare. Non tanto come combattente, ma per il significato della parola stessa. Il peccato di gola coincide con un desiderio d'appagamento immediato del corpo per mezzo di qualche cosa di materiale che provoca compiacimento. É un'irrefrenabilità, un'incapacità di moderarsi nell'assunzione di cibo. Il rapporto col cibo è un problema serio che investe degli aspetti legati all'esistenza. Infatti, siccome il cibo è la prima condizione di esistenza, spetta al cibo e alla gola mettere in scena un tema che non è alimentare, ma profondamente esistenziale, perché va alla radice dell'accettazione o del rifiuto di sé.»
«Ma Ryoga non è un golosone per natura!»
«Eh invece ti sbagli Ranchan! Ryoga ama molto mangiare, solo che a causa del suo continuo viaggiare portava con sé determinati pasti che non gli pesavano molto, visto i lunghissimi periodi che stava via. Mi ha raccontato che portava solamente cibi dal peso leggero e soprattutto lui è uno che sta molto attento a cosa mangia, per evitare problemi con il fisico.»
«Ryoga problemi con il fisico?»
«Beh…si. Non sembrerebbe uno che si faccia questi problemi, eppure mi ha raccontato che non essendo mai stato fortunato con le ragazze, cercava almeno di avere un fisico asciutto, così da sentirsi appagato almeno in quello.»
«Chi l’avrebbe mai detto che il suino avesse di questi problemi!»
«NON CHIAMARLO COSI’!!!»
Ukyo si arrabbiava molto quando sentiva Ranma chiamare così il suo fidanzato. Sapeva bene quanto male era stato Ryoga quando si doveva trasformare in quel piccolo porcellino nero, e sentirlo chiamare in quel modo derisorio le dava particolarmente fastidio!
«Scusa, Ucchan! Perdonami!»
«Tranquillo! Però ora rivoglio il mio fidanzato com’era prima! Wang come possiamo fare?»
«La cura per i peccati di gola e per tutti i problemi relativi all'alimentazione sta non solo nella moderazione, ma anche nel fare una vita ricca e gratificante. In pratica bisognerebbe fargli capire che la sua vita non è vuota, ma al contrario ci sono un sacco di persone e cose che gliela riempiono. Tu e le arti marziali siete un chiaro esempio, Ukyo!»
La ragazza era leggermente arrossita a quell’affermazione. In fondo era bello sentirsi importante per qualcuno.
 
 
Akane nel frattempo era ritornata in camera sua. Dopo quanto gli aveva confidato Haikiri, si sentiva molto confusa nei suoi riguardi. Ce l’aveva ancora a morte con lui per tutto quello che aveva fatto e per quello che aveva intenzione di farle, ma sotto sotto non poteva evitare di provare compassione per lui e per la sua triste storia. In fondo aveva sofferto parecchio!
“Nonostante tutto la sua storia mi ha fatto venire un’enorme tristezza. Nessuno dovrebbe mai vedersi strappare la persona che si ama e lui purtroppo non ha avuto nemmeno la possibilità di salutarla, visto che i suoi famigliari gliel’hanno uccisa senza esitazione! Non dico che è giustificato per quello che ha in mente di fare, ma da una parte capisco tutto questo odio che ha nei confronti della vita. Chissà se magari facendogli capire che gli sono amica, non riesco a dissuaderlo dal suo orrendo piano! Oh Ranma, dove sei?”
 
Mentre stavano aspettando che Ryoga si riprendesse, Ranma aveva sentito una sensazione partire dentro di sè e portandosi una mano al cuore, aveva chiuso gli occhi e con il sorriso sulle labbra stava pensando una sola cosa.
“Akane..sento la tua presenza. Resisti piccola. Manca davvero poco e sarò da te!”
Con questo pensiero, aveva riaperto i suoi occhi, osservando poi il mutamento di Ryoga.
 
L’Eterno Disperso nel frattempo si era alzato in piedi ed ora si trovava di fronte a tutti i suoi compagni, ma rispetto a tutti coloro che erano stati posseduti non sembrava avesse lo sguardo perso, anzi, sembrava più vivo di prima.
Ranma non sapeva cos’aspettarsi e aveva intimato agli amici di stare attenti ad ogni singolo movimento del loro compagno, pronti per qualsiasi attacco da parte sua.
Ma l’atteggiamento di Ryoga li aveva totalmente spiazzati.
Il ragazzo invece di colpire loro, si era girato e aveva cominciato a correre a più non posso verso l’interno del bosco lì a fianco, non facendo capire a nessuno le sue reali intenzioni.
«Ryoga dove stai andando??»
Ukyo aveva cominciato ad inseguirlo, seguita da Ranma e gli altri, ma ad un certo punto si erano dovuto bloccare e poco ci voleva che tutti finissero a gambe all’aria dopo aver capito finalmente che diavolo passasse nella mente del giovane Hibiki.
Ryoga si era messo all’inseguimento di una povera lepre che, intuite le sue intenzioni “poco” amichevoli, aveva cominciato a scappare sempre più velocemente.
«Leprottina bella…vieni qui dal tuo caro amico Ryoga…sei proprio appetitosa sai???»
Ovviamente la lepre non dava di certo retta a quello che il giovane aveva detto, ma anzi aveva cominciato a scappare sempre più velocemente, fino a quando Ryoga aveva aumentato anche lui la velocità, ma non si era accorto di una radice che spuntava, finendo così ad inciampare, rotolando per la discesa che stava percorrendo e urtando da tutte le parti.
BOING, SDONK, TU – DUM.
BOING, SDONG, TU – DUM.
BOING, SDONG, TU – DUM.
Ranma era allibito di fronte a quella scena.
«Ucchan, ma sei proprio sicura che quel tapiro sia la persona per la quale hai perso la testa? No, perché ora come ora assomiglia più ad una carcassa che rotola senza controllo, più che ad un essere umano, esperto di arti marziali per giunta!»
«Ehm…scusiamolo perché è posseduto.»
Dopo un quarto d’ora di rotolamenti, il giovane Hibiki era riuscito a fermarsi e alzandosi in piedi aveva imprecato mentalmente, sia per la figura fatta, sia per la lepre che gli era scappata, ma come aveva girato gli occhi, qualcosa di ancora più interessante si era impadronito delle sue pupille.
Avvicinandosi lentamente aveva preso la sua bandana e aveva cominciato a farla volteggiare, facendola diventare una delle sue armi più pericolose. Lanciandola verso l’interno del bosco, l’aveva sapientemente indirizzata verso la sua vittima che altri non era che un povero e piccolo porcellino.
«Finalmente si mangia. Stasera il mio stomaco assaggerà la carne di maiale, fresca e appena affettata! Ci sarà da leccarsi i baffi! Vieni qui, squisitezza!»
Ranma e company erano rimasti allibiti di fronte a quella scena. Sapevano che il giovane, dopo la sua maledizione, non aveva più toccato carne di maiale, visto che lui doveva trasformarsi in uno di quelli, ma evidentemente lo spirito dentro di lui non gli faceva ricordare questo particolare.
«Ma tu guarda se questo suino ci deve far perdere tutto questo tempo!»
«Ranma! Ti ho già detto di non chiamarlo così!»
«Ucchan scusa eh, ma qui la pazienza ha un limite!»
Obaba, Happosai e Wang erano rimasti in disparte, volendo lasciare spazio ai due giovani, visto che erano gli unici che conoscevano bene l’Eterno Disperso, anche se l’anziana amazzone continuava a controllare per bene la situazione. In fondo anche lei si era affezionata molto al ragazzo.
 
Ukyo intanto aveva lanciato la sua spatola contro la bandana di Ryoga, salvando così la vita del povero porcellino che stava continuando a mangiare, ignaro di quanto stesse per accadergli.
Il fidanzato si era poi voltato verso di lei, riservandole uno sguardo duro.
«Come hai osato salvare la vita alla mia cena? E io ora cosa mangio?»
«Ma la smetti di fare l’idiota? Torna in te!»
Ma Ryoga non aveva fatto altro che dare le spalle ai suoi amici e si era rimesso a correre, cercando di raggiungere quel povero maialino che era scappato dal suo attacco.
Ranma stava cominciando ad andare in escandescenza.
«ADESSO BASTA! RAZZA DI EX PROSCIUTTO IN MINIATURA, TORNA SUBITO QUI E COMBATTI CON ME!»
Senza attendere niente e nessuno, il codinato aveva cominciato a correre sempre più veloce, deciso come non mai ad affrontare l’amico e a salvarlo da quella situazione.
Ryoga nel frattempo aveva ritrovato la sua preda e avvicinandosi lentamente aveva sussurrato:
«Vieni dallo zio, cucciolino. Su, dai..prometto di non farti soffrire, ti mangio in fretta!!»
Lanciando il suo pesante ombrello era riuscito a intrappolare il povero porcellino, che si dimenava a più non posso.
«WIIII!! WIIII!! WIIIIIIIIIII!!»
«Dai, stai immobile e ora ti affetto per bene come un salamino. Collabora su!»
«WIIIIIIIIIIIIIII!!!»
Ma il povero animale non faceva altro che dimenarsi a più non posso. Stava per essere centrato dall’ennesima bandana del ragazzo, quando ad un tratto si era sentito liberare e si era visto alzare dal suolo, stretto da un paio di braccia che gli avevano salvato la vita che appartenevano a Ranma.
Il maialino si era strusciato contro la casacca del giovane Saotome, come segno di ringraziamento.
«WII, WII!!»
«Va tutto bene piccolino, su da bravo..torna da mamma!»
Appoggiato a terra l’animale, Ranma si era poi messo in posizione di difesa, volendo affrontare Ryoga una volta per tutte.
«Combatti con me, invece di prendertela con dei poveri animali indifesi!»
«Ranma, pagherai caro questo affronto!»
E caricandosi di tutta l’energia negativa, aveva cominciato a circondare il proprio corpo di una potentissima aurea negativa. Sia Ukyo che Ranma avevano capito quale colpo volesse utilizzare
«Colpo del Leoneeeee!!!»
Ranma aveva fatto in tempo a scansarsi, ma doveva trovare un modo per contrastare quella tecnica. Cominciando a correre, cercava di evitare tutti i colpi inferti dal suo amico, poi finalmente un’idea gli era balzata in mente.
Concentrandosi con tutte le sue forze aveva cominciato ad acquisire tutta la sua energia positiva e appena era riuscito ad accumularne a sufficienza aveva urlato:
«Uragano della Tigreeeee!!»
Il moro era riuscito a portare a termine il suo attacco e Ryoga era stato colpito superficialmente, ma non si era accorto del codinato e della sorpresa che aveva in mente per lui.
Ranma approfittando del momento di distrazione del suo amico, aveva cominciato a disegnare una spirale con i suoi movimenti e cogliendolo alla sprovvista aveva sferrato lui il colpo di grazia.
«Uragano del Dragoneee!!»
E con un sonoro pugno aveva centrato in pieno il mento di Ryoga, per poi colpirlo senza sosta con la sua Tecnica delle Castagne Modificata.
Dandogli il colpo di grazia, Ranma era riuscita a scaraventare l’Eterno Disperso di una cinquantina di metri, facendolo svenire.
«Happosai, lancia uno dei tuoi Daikarin allo spirito! È il momento giusto!»
Senza farsi attendere, il vecchio aveva scagliato la sua arma contro il guardiano, facendolo esplodere in mille pezzettini.
 
«E anche questo è stato annientato. Ne manca uno e poi finalmente sarò da Akane!»
«Vai da lei Ranchan. Corri e riprenditi la tua sposa!»
«Abbi cura di Ryoga! Ci vediamo al nostro ritorno!»
E detto questo aveva alzato lo sguardo verso l’ultimo guardiano che era comparso d’innanzi a loro: IRA.
Una strana sensazione si era però impadronita del giovane codinato. Qualcosa lo angosciava terribilmente.
 
 
 
Ed eccoci qui..finalmente siamo arrivati quasi alla fine di questa lunga battaglia…volevo rendere questo capitolo un po’ divertente…spero di esserci riuscita almeno un pochino…grazie di cuore a tutti voi che come sempre mi dedicate le vostre recensioni, a chi ha messo la storia tra le seguite e tra le preferite e anche a chi passa semplicemente di qui, dedicando cinque minuti del suo tempo a questa folle idea!!! Un mega bacione a tuttiiiii!!!
 

 
 

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Capitolo 19
*** 19. Ira ***


Ranma stava correndo a perdifiato, seguito da Obaba, Wang e Happosai, verso l’ultimo cancello: Ira!
Dentro di sé continuava a ripensare ad una sola cosa: presto sarebbe riuscito a rivedere Akane, anche se si sentiva triste e arrabbiato.
“Resisti piccola! Ci sono quasi!”
D’un tratto tutti si erano fermati. Erano dinanzi all’ultimo cancello. Finalmente.
 
Shampoo e Mousse, nel frattempo, stavano cercando di riprendere le forze e approfittando di questa piccola pausa, avevano cominciato a parlare:
«Piccola, come ti senti?»
«Diciamo bene, anche se sono piuttosto frastornata!»
«A causa della possessione?»
«Ehm…ecco..non solo.»
Mousse aveva sbarrato gli occhi. Aveva perfettamente capito a cosa si riferisse la sua amazzone!
«Forse è meglio che chiariamo tutto, Shampoo!»
«Già, forse è ora!»
 
In un altro luogo, un’altra giovane coppia stava cercando di riprendersi, Ryoga e Ukyo.
La cuoca teneva saldamente tra le sue braccia il proprio fidanzato, che lentamente stava cominciando ad aprire gli occhi.
«Buongiorno! Ben svegliato!»
Ryoga aveva sbattuto più volte le palpebre e una volta messo a fuoco la sua amata, le aveva sorriso, posandole una mano sulla guancia:
«Ciao, Ucchan!»
«Tesoro, come stai?»
«Meglio dai. Mi sto riprendendo!»
«Per fortuna, perché mi sembravi un mangiatore di maiali impazzito!»
Ryoga era sbiancato di colpo. Improvvisamente gli era venuto in mente tutto quello che era successo, mentre era sotto l’effetto di Gola.
«Non l’ho ucciso quel povero porcellino, vero?»
«No, tranquillo! Fortunatamente è intervenuto Ranma e l’ha salvato, salvando anche te!»
L’Eterno Disperso aveva tirato un sospiro di sollievo e mentalmente aveva ringraziato l’ex rivale, che ancora una volta aveva salvato la vita di qualcuno.
«Ma dov’è andato ora?»
«E’ corso verso l’ultimo cancello. Solo quello ormai lo separa da Akane.»
«Che c’è Ucchan? Hai una voce!»
«Ecco…è che non sono tranquilla. Forse è meglio se ci riprendiamo in fretta e corriamo in suo aiuto.»
«Hai ragione!»
 
Il codinato era al cospetto dell’ultimo guardiano: Ira!
Il custode era un animale a quattro zampe, un incrocio tra un cane e una sciabola. Il corpo era forte, muscoloso e possente, con enormi zampe e lunghi artigli, ma ciò che inquietava maggiormente era la testa, o meglio, le teste. L’essere ne possedeva tre: le due laterali erano quelle di un rottweiler, mentre al centro padroneggiava una macairodonte, meglio conosciuta come “Tigre dai denti a sciabola”, infatti era quella che metteva maggiormente a disagio visto i suoi lunghi ed esagerati canini.
Ranma non era minimamente impressionato da quell’orrenda visione, al contrario non vedeva l’ora di affrontarlo ed eliminarlo, così da raggiungere in fretta la sua Akane!
«Ragazzo stai attento! Non lasciarti prendere dalla fretta e soprattutto non abbassare la guardia. Ira è il più pericoloso tra tutti questi nemici.»
«Wang, non sono di certo arrivato fin qui per farmi sconfiggere! Akane è dietro a questo cancello e nessuno potrà fermarmi. Nemmeno tu!»
«Desidero solo che tu faccia attenzione. L’Ira è una passione che fa parte di noi e che dovrebbe indurci a guardarci dentro con più attenzione. Se qualcuno ci fa arrabbiare, infatti, questo significa che in noi c’è qualche cosa di irrisolto, c’è una disarmonia. In caso contrario non ci arrabbieremmo, ma affronteremmo la difficoltà con calma, moderazione e logica.
Invece tutti abbiamo qualche cosa che ci fa arrabbiare perché tutti abbiamo delle intolleranze, delle debolezze o qualche vecchia ferita non completamente rimarginata. Spesso infatti quando ci arrabbiamo non è per il fatto contingente, ma per qualche cosa d’altro, di più “antico”, dimenticato forse. E così, la classica “goccia che fa traboccare il vaso” ci fa esplodere. E allora cosa fare? Reprimere la rabbia? No. La rabbia, come le altre passioni, è una dinamica del corpo che lo danneggia sia quando è eccessivamente compressa, sia quando è scatenata senza limiti.
La soluzione per vincere la nostra rabbia consiste nel farci carico delle nostre passioni. Invece di comprimerle!»
«D’accordo, farò attenzione! Ora però fate silenzio. Io e questo animale mal riuscito abbiamo un conto in sospeso!»
E detto questo avevano dato via allo scontro.
 
Shampoo stava osservando il suo Mousse. Da quando era tornato a casa, non aveva più avuto dubbi su quello che provava per lui, soprattutto dopo aver visto il suo notevole cambiamento estetico.
Prima di ciò lo aveva sempre trovato carino, ma mai ai livelli di Ranma, ma da quando era ricomparso ai suoi occhi, cambiato in quella maniera, non aveva potuto evitare di pensare che ora Mousse era il più bel ragazzo che lei avesse mai visto. Altro che Ranma!
Aveva un fisico slanciato e molto muscoloso, ancora di più di quanto ricordasse. Il suo stile nell’abbigliamento era decisamente migliorato, infatti ora indossava magliette un po’ aderenti e quasi sempre jeans scuri, per non parlare del suo taglio di capelli che lo rendevano decisamente più bello e dei suoi occhi, che ora potevano risplendere senza dover più usare quegli orribili occhiali che portava da sempre. Ma nonostante tutto, lui era rimasto sempre Mousse. Il “suo” Mousse.
«Mi dispiace..»
Al suono di quelle parole, il cinese l’aveva guardata dritta negli occhi, incapace di capire cosa significassero.
«Per cosa?»
«Per come ti tratto da sempre! Mi sono resa conto solamente dopo la tua partenza che eri più importante di qualsiasi cosa a questo mondo e che Ranma è sempre stato solo un capriccio.»
Mousse aveva spalancato gli occhi, sorpreso e incredulo delle parole che erano fuoriuscite dalla bocca di colei che amava da sempre. Stava per ribattere, ma l’amazzone aveva posato un dito sulle sue labbra, impedendogli così di interromperla.
«Perdonami. Perdonami per tutto quello che ti ho fatto passare e per come ti ho sempre trattato. Sono stata molto stupida. Ora però voglio solo sapere una cosa e ti prego di essere sincero.»
«Cosa?»
«So che eri sotto l’effetto d’Invidia, ma davvero pensi che l’unica cosa che so fare è strusciarmi contro i ragazzi e provarci con tutti?»
Mousse non sapeva cosa fare. Si sentiva così in colpa per le parole che le aveva scaricato addosso, ma era altrettanto vero che durante la sua possessione, il rancore che aveva provato era autentico.
Avvicinandosi a lei, aveva preso il suo mento tra le dita, facendole alzare i suoi occhi per incatenarli con i suoi.
«Io ti ho perdonata da quando mi hai detto che mi amavi. Finalmente tutto quello che volevo dalla vita si era realizzato, nonostante avessi sofferto moltissimo in passato a causa tua, ma quel “ti amo” che mi hai urlato e quella bellissima notte d’amore che abbiamo vissuto, sono state più che sufficienti per cancellare tutta la sofferenza che aveva provato!»
Shampoo gli aveva riservato un sorrido dolcissimo e uno sguardo carico d’amore, ma Mousse però non aveva finito di parlare.
«Tuttavia, c’è una cosa vera riguardo a ciò che mi hai detto prima. Mentre ero posseduto, ho detto cose che non dovevo dire.»
«Questo vuol dire che però hai esternato la tua verità? E cioè che io…»
Il cinese aveva posato le sue labbra su quelle di lei, impedendole così di continuare con le sue idee assurde. Finito il bacio le aveva sussurrato:
«Io parlo della mia invidia nei confronti di Ranma! Avrei dato qualsiasi cosa per farmi notare da te solamente un decimo di quanto notavi lui! Era a questo a cui mi riferivo quanto ti ho detto che c’è un po’ di vero!»
«Oh, Mousse! Perdonami!»
«Sshh..ormai è tutto passato! Ti chiedo solo una cosa: ricominciamo da qui, dal presente! Ricominciamo da noi.»
«Ti amo paperotto! D’accordo, ricominciamo.»
«Ti amo anche io, gattina..ahahahah»
E senza più paure, si erano avvicinati, stringendosi poi in un caloroso abbraccio e sigillando il tutto con un bacio che parlava di loro.
 
Ranma e Ira se le stavano dando di santa ragione. Il codinato riusciva però tranquillamente a tenere testa al guardiano, che con un’orripilante bava alla bocca, guardava in cagnesco il suo rivale.
«Devo dire ragazzino che ci sai proprio fare!»
«Ne dubitavi? Sono Ranma Saotome, quattro zampe! Non hai mai sentito parlare di me?»
L’arroganza del moro non aveva mai fine. Quella voglia irrefrenabile di sbattere sempre in faccia a tutti la propria bravura.
«Un moccioso presuntuoso! Notevole! Ma dimmi un po’, sei così sicuro di essere il migliore in tutto e per tutto?»
Ranma però era stufo di sentirlo parlare, anche perché una leggera rabbia si stava impossessando di lui e non riusciva a controllarla.
Senza rispondere alla domanda, si era messo a correre nella direzione del custode e arrivato a pochi centimetri da lui aveva spiccato un salto mortale all’indietro, destinando così i suoi piedi al muso centrale dell’animale, facendolo ribaltare con il corpo.
L’essere si era ritrovato scaraventato di diversi metri, rimanendo leggermente stordito per il colpo. Quel ragazzo era decisamente forte e abile. Un degno avversario, bisognava ammetterlo!
Alzandosi di scatto aveva cominciato a correre verso Ranma, ma in modo alquanto curioso, visto che stava effettuando una specie di slalom. Cogliendo alla sprovvista il bel moro, Ira aveva spiccato un salto molto in alto, fiondandosi così contro il giovane e atterrandolo sotto di sé, bloccandolo con tutte e quattro le sue zampe.
«Che c’è? Ora non fai più lo sbruffone eh?»
Stava per centrare il viso di Ranma con la sua zampa anteriore sinistra, provvista di artigli affilatissimi, ma fortunatamente il codinato era riuscito a spostare in tempo il viso, bloccando poi con la sua mano destra la zampa dell’animale e prendendolo per il pelo, lo aveva strattonato, togliendoselo così di dosso e facendo gemere Ira per il gran dolore provato.
Senza perdere un solo istante, Ranma si era inginocchiato e roteando sul tallone destro, aveva sferrato un calcio rotante al guardiano, colpendolo ancora una volta sul muso rottweiler. Il custode non ci vedeva più dalla rabbia e si stava scagliando nuovamente contro di lui, ma inutilmente, i suoi riflessi erano più lenti e il moro ne aveva approfittato per colpirlo con la sua tecnica delle castagne modificata. Infine, mentre Ira giaceva a terra stordito per i colpi, Ranma si era avvicinato a lui e prendendo una delle due sciabole tra le mani, aveva usato tutta la forza che aveva, strappandogliela con un colpo netto e deciso, causando le urla dell’animale, ormai sconfitto.
«Addio cagnaccio!»
«Non è ancora finita. Ricordati Ranma che le tue pene sono appena cominciate!»
E detto questo aveva chiuso gli occhi, morendo a causa della sciabola che gli era stata strappata.
 
Obaba, Happosai e Wang si erano avvicinati al codinato estremamente orgogliosi di lui, sia per aver sconfitto il guardiano, sia per aver dimostrato ancora una volta di essere il migliore.
Ma qualcosa però aveva attirato la loro attenzione e Wang subito si era allarmato.
«Ranma stai perdendo sangue dal braccio!»
Il giovane aveva arrotolato la manica fin sopra l’avanbraccio, mostrando così una ferita piccola, ma molto profonda e marcata.
«Tranquilli! È solo una ferita superficiale!»
«Si, vedrai ragazzo, si rimarginerà presto!»
Ma l’anziano cinese non era della medesima idea di Ranma e Obaba.
«Vi sbagliate. Quello è il morso che ti ha lasciato Ira! Ranma sei stato posseduto! Maledizione! Questa è veramente la fine! Non può essere!»
«Wang! Si può sapere che diavolo stai blaterando? Io mi sento benis…»
Ma non aveva finito di parlare che un enorme e acuto dolore al torace lo aveva fatto accasciare a terra, facendolo gemere e urlare per l’enorme bruciore che provava. Non riusciva più nemmeno a respirare.
 
 
Nella sua stanza, Akane improvvisamente aveva sentito un fortissimo dolore al cuore che le impediva qualsiasi movimento e alzandosi di scatto dal letto e portandosi le mani al centro del petto aveva sussurrato:
«R – R – Ran – ma!»
 
 
«Wang dobbiamo fare qualcosa! Aiutiamolo, presto!»
«Lo farei volentieri Obaba, ma è troppo tardi. Ranma è spacciato.»
«Cosa??? No. Non può essere!!! Ci dev’essere un modo, esattamente come per tutti noi!»
«Certo, ma purtroppo Ranma ha eliminato il guardiano e quindi Ira non può più tornare dal suo legittimo proprietario. Per ucciderlo, Ranma….deve morire.»
Spalancando occhi e bocca, l’amazzone e Happosai erano rimasti immobili, completamente shockati e incapaci di proferire alcuna parola.
Non poteva essere vero.
 
 
 

 

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Capitolo 20
*** L'Ira di Ranma ***


Ukyo e Ryoga erano riusciti a raggiungere Shampoo e Mousse. La cuoca di okonomiyaki aveva subito espresso la sua ansia, capendo così che anche i suoi amici sospettavano qualcosa che riguardasse Ranma.
«Anche voi avete una strana sensazione?»
«Si. È come se in un attimo mi fosse mancato il respiro. Spero non riguardi Ranma.»
Mousse era molto legato al suo amico e qualcosa dentro di lui gli diceva che era in grave pericolo.
«Forse è meglio se lo raggiungiamo. Questa storia non mi piace per niente.»
Alle parole di Ryoga, gli altri ragazzi avevano acconsentito e si erano subito messi a correre per raggiungere il combattente e il resto del gruppo.
 
 
Il moro, nel frattempo, si stava completamente trasformando in Ira e continuava a lanciare urli lancinanti contro il cielo, chiedendo aiuto, ma purtroppo nessuno era in grado di fare qualcosa.
Wang, Obaba e Happosai continuavano ad osservarlo con le lacrime agli occhi, impotenti davanti a quello che si stava compiendo.
 
 
Akane continuava a sentire un fortissimo dolore al cuore e piegata su sé stessa urlava incessantemente il nome del suo amato.
Haikiri aveva capito che il giovane Saotome era stato in grado di sconfiggere tutti i suoi guardiani, ma era anche consapevole di quanto accaduto al ragazzo e sorridendo beffardo si era diretto nella stanza della piccola Tendo e vendendola piegata su sé stessa in preda alla disperazione, si era limitato ad appoggiarsi allo stipite della porta ed incrociando le braccia si era accinto a dare le dovute spiegazioni alla bella mora.
«E’ inutile che ti disperi. Il tuo adorato Ranma è spacciato.»
Al suono di quelle parole, Akane si era tirata su di scatto e spalancando gli occhi, aveva guardato il suoi nemico nei suoi grigi, volendo sapere cosa intendesse.
«Ch – che significa che è spacciato? Non sarà morto, vero?»
«No. Ma lo sarà molto presto. Ha sconfitto tutti i miei guardiani, ma quando ha eliminato l’ultimo, non è stato molto prudente e il mio spirito è riuscito a ferirlo prima di morire e così ora è il tuo Ranma a possedere Ira e per liberarsene c’è solo un modo.»
«E quale sarebbe?»
«Morire. Non può più essere salvato.»
«NO. NON TI CREDO! Stai mentendo! Ranma sa cavarsela sempre. NON PUO’ LASCIARMI!!»
«Non questa volta. Credimi Akane! Se non avesse eliminato Ira, allora una speranza ci sarebbe ancora stata, ma in queste condizioni, non esiste via di fuga!»
«NO. NO. NON PUO’ ESSERE! RANMAAAAAA..»
La povera ragazza continuava ad urlare disperata, non poteva accettare una cosa del genere.
Haikiri si era avvicinato alla giovane, stringendola forte a sé per cercare di calmarla, ma Akane l’aveva respinto con tutta la forza che aveva.
«Non. Mi. Toccare.»
«Akane, volevo solo..»
«VOLEVI COSA?? Cercare di tranquillizzarmi dopo che hai deliberatamente mandato l’uomo che amo nelle braccia della morte?»
L’uomo aveva sospirato pesantemente. Akane diceva il vero, lui aveva spinto Ranma contro la morte, ma vedere lei cos’ disperata, lo avevo colpito profondamente. Bisognava anche ammettere che in un certo senso ora la strada per lui si era fatta in discesa e quindi, ritrovando il suo solito controllo, si era accinto a fare la domanda che gli ronzava per la testa da un po’.
«Con me saresti felice. Concediti a me e a quello che potrei darti. Non ti farò mancare mai nulla e insieme saremo i padroni dell’Universo. Con Ranma tutto ciò non potrà mai essere possibile! Ti amerò senza riserve!»
Shockata da quelle parole, la bella mora non aveva esitato un solo istante e avvicinandosi a lui velocemente, gli aveva tirato un sonoro ceffone con tutta la forza che aveva.
«Lurido schifoso! Forse non ti è chiaro che anche se dovessi perdere Ranma per sempre, io morirei insieme a lui. Preferisco crepare piuttosto che condividere il resto della mia vita con un essere depravato e bastardo come te. Con tutto il cuore, ti odio Haikiri. Hai rovinato la mia vita, quella di Ranma e il futuro nostro e delle nostre famiglie.»
Furente sia per lo schiaffo e soprattutto per il rifiuto, carico di disprezzo che Akane gli aveva urlato contro, il ramato l’aveva presa per le spalle, stringendola con forza.
«Ora mi hai veramente stancato. Non vuoi stare con me con le buone? Peggio per te. Ci starai con le cattive.»
 
 
Nel frattempo Ranma si era completamente trasformato e i suoi occhi, solitamente pieni di vita, ora erano assenti, ma incutevano timore. Si poteva percepire lontano un miglio tutta la rabbia che il giovane custodiva dentro di sé.
Con un ghigno malefico aveva guardato Happosai, Obaba e Wang dritto negli occhi.
«Bene, bene..ecco qui le mie prossime vittime, ottime come antipasto, anche se non siete propriamente carne fresca, visto che siete nella fase di mummificazione.»
Tutta questa situazione non piaceva a nessuno dei tre soggetti, ma Obaba non voleva darsi per vinta.
«Giovanotto, cerca di tornare in te. Possibile che tu voglia affrontare i tuoi amici?»
«Di quali amici stai parlando vecchia? Se ancora non l’hai capito, io ce l’ho con tutti voi!»
 
Shampoo e company, intanto, erano riusciti a raggiungerli, ma vedendo il codinato di fronte alla sua bisnonna e agli altri due, subito aveva capito che c’era qualcosa che non andava.
«Bisnonna, che succede?»
Al suono di quelle parole, sia Obaba che gli altri si erano voltato verso la cinesina, è l’anziana amazzone subito aveva messo in guardia i ragazzi.
«Fate attenzione. Ranma ha sconfitto Ira, ma purtroppo è stato ferito ed ora siamo nei guai fino al collo. Secondo Wang, il giovane è spacciato, perché per eliminare lo spirito malefico dal suo corpo, esso dovrebbe morire. Non c’è altra soluzione.»
Tutti erano rimasti senza parole al suono di quelle parole.
«CHE COSA????»
Tutti erano shockati, ma il più incredulo era Mousse. No. Non poteva accettare una cosa simile.
Negli occhi del codinato c’era qualcosa di perfido, che metteva terrore. Shampoo però aveva deciso di provare ugualmente a parlare con lui.
«Lanma siamo noi, siamo qui per aiutarti. Siamo i tuoi amici.»
Il giovane Saotome si era voltato verso di lei, aumentando il disprezzo nei suoi occhi.
«I “tuoi amici” hai detto? Ma di quali amici stai parlando, maledetta Shampoo? Tu che da quando sei piombata nella mia vita non hai fatto altro che crearmi problemi con il tuo modo di fare da gatta morta. Insieme a quella decrepita di tua nonna, ho sempre passato una serie di guai e sempre uno peggiore dell’altro. Sei una delle persone che odio di più al mondo.»
La cinesina sapeva che il moro era sotto l’effetto del potere di Ira, ma le parole che lui le aveva dedicato, l’avevano comunque molto ferita.
Mousse si era fatto avanti, cercando di trovare un modo per far ragionare l’amico, anche se non ci sperava molto.
«Ranma sei sotto l’effetto di quel potere. Devi trovare la forza dentro di te per cercare di sconfiggerlo. Io lo so che sei più forte. Non lasciarti influenzare da quei pensieri maligni che stanno cercando di impossessarsi nella tua mente.»
«Mousse..evita di fare l’amico. Proprio non ti si addice. Tutte le volte che mi hai attaccato ingiustamente a causa della tua dolce metà te le sei dimenticate? Beh, io no. E non parliamo di te, Ryoga. Ogni volta che tornavi da un viaggio eri sempre pronto a provocarmi e a sfidarmi, ma la cosa che ho odiato maggiormente in te è stato il fatto che ogni momento ti trasformavi in quel dannato prosciutto in miniatura, avendo così campo libero di dormire con Akane e strusciarti contro di lei. Ho una voglia malsana di massacrarti e farti pagare così ogni singola notte.»
L’Eterno Disperso era allibito di fronte a tanta cattiveria che il giovane Saotome gli aveva dedicato. È vero, in passato aveva approfittato del fatto di essere P – Chan per poter stare al fianco di Akane, ma non credeva che Ranma covasse dentro di sé così tanto odio nei suoi confronti.
Ukyo, ferita quanto il suo fidanzato, si era avvicinata a lui, cercando di consolarlo.
«Non te la prendere. Sai bene che non è lui a parlare.»
Ma Ryoga non era della sua stessa opinione.
«No, Ucchan. Purtroppo sta dicendo quello che pensa veramente. Hai visto anche tu che quando si è impossessati, la maggior parte di quello che si dice è vero.»
«Beh una parte certo, ma non tutto.»
Il codinato però aveva interrotto i due giovani.
«Vedi mia cara Ucchan, il tuo fidanzato dice il giusto. È esattamente quello che penso. E per quanto riguarda te, sono furioso per tutto quello che ho dovuto subire a causa di uno stupidissimo carretto di frittelle, rubato per giunta da mio padre. Ho sempre dovuto subire tutte le conseguenze delle vostre azioni. Vi odio. Vi odio tutti quanti.»
Tutti i presenti erano allibiti dal tono di voce e soprattutto dalle parole del moro. Era carico di rancore e di disprezzo.
Happosai però voleva cercare di rinsavire il ragazzo.
«Ranma non lasciarti sopraffare dallo spirito. Sei più forte. Cerca di reagire!»
«Maledetto vecchiaccio, non parliamo poi di te e delle tue perversioni. A causa tua e delle tue manie, ho sempre preso un sacco di pugni. Invece di parlare inutilmente, fatti sotto e combatti. E anche voi. Voglio chiudere i conti una volta per tutte.»
E senza esitare un solo istante in più, si era messo in posizione d’attacco, iniziando poi così il combattimento.
 
 
Akane intanto era riuscita a liberarsi dalla presa di Haikiri.
L’uomo aveva uno sguardo duro, ma allo stesso tempo molto intenso. Era molto sorpreso delle capacità della giovane. Doveva ammettere di averla sottovalutata.
La piccola Tendo aveva ricominciato ad attaccarlo con una serie di pugni e di calci rotanti, ma il ramato riusciva a tenerle testa. Bisognava però ammettere che si stava trovando un po’ in difficoltà, visto l’immensa agilità della ragazza.
 
 
Uno ad uno tutti i ragazzi, inclusi Obaba, Happosai e persino Wang, erano stati colpiti dal giovane Saotome.
«Wang ma com’è possibile che riesca a batterci così facilmente?»
«Cologne, Ranma è già forte di per sé ed essendo impossessato dello spirito più potente, la sua forza è aumentata di almeno mille volte. Mi dispiace ammetterlo, ma credo che nessuno di noi possa riuscire a batterlo!»
«E’ impossibile! Ci sarà pure un modo per fermarlo!»
«No Happosai. Non è possibile. Almeno per noi. L’unico che potrebbe è uno spirito ancora più potente e l’unico è Haikiri, visto che è stato lui a creare i guardiani, ma così Ranma morirebbe. Anche se non credo possa esserci alternativa.»
Intenti com’erano a parlare, non si erano accorti però che il codinato aveva raccolto le sue energie e cogliendo tutti di sorpresa, aveva sferrato a tradimento un micidiale Colpo del Leone, lasciando basito per primo proprio Ryoga, non sapendo che il ragazzo ce l’avesse fatta ad impararlo.
Nessuno di loro era riuscito a trovare un degno riparo ed erano così stati investiti dall’onda energetica, finendo a sbattere violentemente contro le pareti di roccia che li circondavano.
Soddisfatto del risultato ottenuto, Ranma stava cantando vittoria, ma un dolore lancinante alla testa lo aveva fatto accasciare al suolo, facendolo urlare con tutta la forza che aveva.
Il dolore alla testa però era niente paragonato a quello che sentiva al cuore.
La sua mente gli stava mostrando delle immagini raccapriccianti.
Akane, la sua Akane, stava facendo l’amore con un altro. Stava facendo l’amore con Haikiri ed era felice.
Esternando un urlo a pieni polmoni, si era poi alzato, cominciando a correre verso il castello di quel maledetto.

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Capitolo 21
*** 21. Faccia a Faccia ***


Ranma correva, inarrestabile e con la testa che gli scoppiava tanta era la rabbia che provava dentro di sé, dopo che nella sua mente si erano proiettate quelle immagini tanto shockanti.
Akane..la sua Akane che si stava concedendo ad un uomo. Un uomo che non era lui.
“Ma come hai potuto, Akane. Anche tu ti sei rivelata come tutti gli altri. Una delusione.”
Con questi pensieri tristi e amareggiati, aveva poi continuato la sua corsa verso il palazzo di Haikiri.
 
 
Nel frattempo il ramato e la giovane Tendo erano ancora alle prese con il loro combattimento. Haikiri doveva ammettere di aver sottovalutato di gran lunga la ragazza ed ora si ritrovava decisamente affaticato.
L’incontro si stava svolgendo in parità. Non c’era né un vincitore, né un vinto.
«Devo ammettere...che te la cavi davvero molto bene. Non credevo fossi così forte! Sono rimasto sorpreso, credevo davvero di chiudere la faccenda in maniera molto più semplice.»
Akane aveva incatenato i suoi occhi a quelli dell’uomo, senza mai distoglierli un solo istante e con i sensi tutti quanti all’erta. Sapeva bene che una minima distrazione e il suo avversario ne avrebbe approfittato.
«E’ tutto merito di Ranma. Mi ha allenata lui.»
«Decisamente notevole. In gamba il ragazzino.»
«Puoi dirlo forte. Nessuno è migliore di mio marito!»
«Ahahahahahahahah…questo lo vedremo.»
E senza attendere un solo istante in più, aveva ricominciato ad attaccarla con una serie di calci rotanti, ma che Akane riusciva a schivare senza la benchè minima fatica.
Non si era accorta però che Haikiri la stava attaccando di proposito, così che lei, stanca di scansare gli attacchi, si sarebbe decisa a controbattere, cosa che il ramato stava aspettando con trepida ansia.
E così era accaduto.
Akane ad un certo punto, aveva ruotato su sé stessa, volendo portare a termine, sul viso del suo avversario, un calcio, ma l’uomo era riuscito a schivarlo, poi la mora aveva optato per un pugno con la mano destra, ma Haikiri, con i riflessi estremamente allenati, si era aspettato un colpo del genere e si era fatto trovare pronto a riceverlo, riuscendo così a bloccarlo a mezz’aria con la sua mano sinistra. Akane aveva cercato di fare lo stesso con l’altra mano, ma anche in questo caso lui era riuscito a bloccarla. Ora era davvero nelle sue mani.
Compiaciuto per essere riuscita a averla in pugno, il ramato aveva portato le loro mani dietro la schiena della giovane Tendo, facendola così aderire al proprio corpo, tenendo i suoi occhi grigi incollati in quelli della ragazza, così come le sue labbra che distanziavano pochissimi millimetri.
Sorridendo beffardo, continuava a tenere lo sguardo fisso su di lei, che cercava di divincolarsi senza sosta.
«Sai, sei ancora più bella quando combatti.»
«Sai, non me ne frega proprio niente di quello che pensi.»
«Akane, Akane..possibile che non riesci a rilassarti neanche un istante? Lo so che sei attratta da me. Ti si legge in faccia.»
Shockata per quelle parole, la bella mora avrebbe voluto rigettargli in faccia, invece si era limitata a ridere sommessamente. La cosa si stava rendendo decisamente ridicola.
«Ahahahahah! È incredibile di quanto sia esagerata la tua presunzione! Non faccio fatica ad ammettere che tu possa essere un gran bell’uomo, ma ciò che non riesci a capire è che tu non sei Ranma. Potrai fare qualsiasi cosa tu sia in grado di fare per convincermi a seguirti o per sedurmi, ma ricordati che dentro di me, io sarò sempre e solo di mio marito. Non ci sarà mai niente di più forte dell’amore che provo per lui. E il fatto che ora io mi ritrovi qui avvinghiata a te, significa solo che mi ci stai trattenendo con la forza, perché non farei mai una cosa del genere di mia spontanea volontà!»
«Ah si, davvero? Pensi che io creda che stare qui stretta a me ti crei così tanto fastidio?»
«Puoi credere quello che ti pare. Sei liberissimo di pensare il contrario se ti fa felice.»
«Beh mia cara Akane, ora lo scopriamo subito.»
Senza darle il tempo di capire cosa avesse in mente, Haikiri aveva fatto maggiore presa con le sue mani, stringendola ancora più forte contro di sé, per poi sporsi in avanti e catturare le labbra della ragazza, colta completamente alla sprovvista.
Il ramato non si dava per vinto, aveva rubato un bacio ad Akane, ma voleva di più, così aveva cercato di inserirsi tra le sue labbra con la propria lingua, ma la mora era riuscita a rinsavire ed aveva serrato la bocca, impedendogli l’accesso.
Poi un boato. Una serie di esplosioni avevano disturbato il silenzio del castello.
Haikiri si era staccato immediatamente dalle labbra di Akane e quest’ultima, sentendo gli scoppi aveva semplicemente sussurrato:
«Ranma è qui.»
Staccandosi immediatamente da lei, lo spirito si era subito diretto verso la porta della camera, dirigendosi al piano inferiore.
 
Il codinato era riuscito finalmente ad arrivare alla sua meta e con la grande rabbia che lo sovrastava, aveva lanciato quelle cinque bombe che era riuscito a rubare ad Happosai, facendole esplodere nel giardino del castello e creando così delle piccole voragini del terreno.
“Ora faremo i conti”.
Lentamente si era avvicinato all’ingresso del palazzo.
 
 
Akane aveva seguito Haikiri al piano inferiore e quando si era ritrovata Ranma davanti, dopo una lunghissima settimana che li aveva tenuti separati, una grandissima emozione le aveva attraversato gli occhi, cosa che non era passata inosservata al ramato.
«Ranma!»
Il bel moro aveva alzato lo sguardo e lo aveva incrociato con quello della moglie. Una sensazione di calore si era impossessata del suo corpo. Il solo vederla aveva scaturito in lui un’emozione fortissima, ma poi ecco che le scene precedenti di lei e del bellimbusto che lo guardava con aria di sfida, gli si erano parate davanti e il suo sguardo si era subito ricaricato di odio e disprezzo.
«Eccoli qui i due piccioncini che si divertono alle mie spalle.»
Akane non credeva alle sue orecchie. Forse aveva capito male.
«Amore, sono io, sono Akane. Che succede?»
«Non. Chiamarmi. Amore. Mi viene il voltastomaco al solo sentirtelo pronunciare.»
La piccola Tendo era decisamente sotto shock. Il codinato aveva un ghigno strano sul viso, così guardandola ancora dritta negli occhi, aveva ripreso a parlare.
«Che c’è? Sei stupita delle mie parole? Vuoi forse dirmi che tra voi due non è successo niente poco fa?»
Akane era impallidita. Effettivamente Haikiri prima l’aveva baciata e quindi qualcosa tra di loro era successo, ma come poteva anche solamente pensare che lei si fosse dimenticata di lui, dell’unica sua ragione di vita?
«N – non è co co – come pensi.»
«SMETTILA DI PRENDERMI IN GIRO!»
Aveva urlato con una tale rabbia che Akane era sobbalzata per lo spavento. Era davvero senza parole.
Haikiri, nel frattempo, aveva osservato tutta la scena in silenzio. Il suo piano stava procedendo come previsto e questo lo soddisfava completamente.
Era lui l’artefice delle allucinazioni di Ranma. Era un piccolo trucchetto che aveva generato nel caso in cui il suo guardiano più fidato, prima o poi sarebbe stato sconfitto. E stava funzionando.
 
Il codinato si era poi diretto a lui con tono minaccioso.
«E ora a noi due, bastardo. Pagherai ogni singola cosa. Una per una. Ho intenzione di spezzarti un osso alla volta e di causarti un dolore allucinante per ognuno di loro. Senza poi contare quello che hai osato fare con Akane.»
«Sono impaziente di battermi con te. Non mi pare tu abbia molte vie di fuga mio caro Ranma. Se non sbaglio, sei stato contagiato da Ira e solo io posso salvarti.»
«Non mi interessano un fico secco queste stupidaggini. Battiti con me. Adesso.»
E senza esitare un solo istante, entrambi si erano messi in posizione di attacco, pronti per lo scontro.
 
Ranma aveva cominciato ad attaccare, piegandosi sulla gamba destra, aveva sferrato un calcio laterale con quella sinistra, destinato alla spalla del suo rivale, che non capendo subito le intenzioni del giovane Saotome, aveva accusato il colpo. Il codinato aveva poi colpito ancora una volta con il suo gomito la testa del ramato, facendolo accasciare a terra.
«E’ tutto qui quello che sai fare?»
Haikiri si era rialzato subito, guardando divertito il suo nemico. Poi aveva cominciato ad attaccare a sua volta.
Lo spirito aveva cominciato con dei calci rotanti uniti a dei pugni, evitati abilmente dal ragazzo, ma poi aveva usato uno dei suoi trucchetti. In un istante si era dissolto, lasciando Ranma a girare su sé stesso, per poi comparirgli alle spalle.
Il codinato si era accorto troppo tardi della sua presenza e una sonora gomitata alla sua nuca lo aveva centrato in pieno, facendolo accasciare per terra.
Haikiri non aveva esitato e approfittando della situazione, aveva preso di mira lo stomaco del moro, riempiendolo di calci dalla forza allucinante.
Akane urlava il nome di Ranma in preda alla disperazione. Stava per intervenire, ma il suo amato era riuscito a bloccare con le proprie mani la gamba dell’avversario.
Alzandosi in piedi e trattenendo ancora l’arto del nemico, l’aveva poi lanciato in alto con una forte spinta, facendo fare una capriola all’indietro ad Haikiri che si era ritrovato a sbattere la faccia contro il pavimento.
Accusato il colpo, il ramato si era subito rialzato, mettendosi immediatamente in posizione di attacco.
Stavano uno di fronte all’altro e continuavano a camminare, creando così una sorta di cerchio, senza mai smettere di guardarsi negli occhi.
Haikiri si era poi messo a correre verso Ranma, ma il codinato, capite le intenzioni del nemico, si era piegato su sé stesso, lasciando che la gamba del ramato sfiorasse la sua testa, per poi alzarsi un secondo dopo e destinare un pugno in pieno stomaco allo spirito che lo aveva accusato con particolare dolore.
Lo spirito era piegato su sé stesso e stava cercando di riprendere fiato, ma appena alzato lo sguardo, Ranma correva contro di lui e spiccando un salto in alto, il bel moro aveva poi chiuso tra le sue gambe il suo viso, poi con una rapida spinta all’indietro, il codinato era caduto di pancia, portandosi dietro Haikiri che crollava a terra svenuto a causa del colpo infertogli.
 
Akane aveva assistito a tutta la scena in religioso silenzio e con la gola serrata per l’ansia che covava dentro di sé. Appena aveva visto l’esito dello scontro subito si era diretta verso il marito.
«Ranma hai vinto! L’hai sconfitto! Sapevo che ce l’avresti fatta!»
Ma il ragazzo ancora le dava le spalle e non accennava a muoversi.
Akane aveva allora richiamato la sua attenzione, ma ancora niente. Poi a sorpresa, il giovane si era girato lentamente verso di lei e guardandola in modo decisamente diverso dal solito, le aveva semplicemente sussurrato:
«Ora tocca a te.»
E voltandosi completamente, aveva assunto la posizione di attacco.
Akane a quella visione aveva sbarrato occhi e bocca, rimanendo esterrefatta per quanto sentito uscire dalle labbra del suo amato.
Ranma, il suo Ranma, voleva combattere contro di lei.
 
 
 
 
 
Ed eccoci qui alla fine anche di questo! Visto come sono stata veloce questa volta?? E’ più corto rispetto agli altri, ma come avrete immaginato continuerà nel prossimo, così ho la scusa per aggiornare ancora più velocemente!! :D
Chissà come mi fischieranno le orecchie dopo questo finale!! Ahahahahahahahahah!!! :D
Ci sentiamo presto!! Un bacione a voi tutti che mi supportate in modo favoloso e a tutti voi che passate a leggere!!! Sono rimasta senza parole appena ho visto quante persone sono passate di qui!!! Grazie di cuore!! Un bacione!!

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Capitolo 22
*** Tempo Di Scontri ***


Ranma e Akane erano uno di fronte all’altro. Occhi negli occhi, ma con sguardi completamente diversi.
La giovane Tendo lo guardava impaurita e preoccupata, non credeva possibile che quello davanti a lui potesse essere il suo Ranma, quel ragazzo che amava più di sé stessa.
Lo sguardo del codinato invece, era freddo e distaccato. Incuteva parecchio terrore, tanto era tagliente.
«Ora mia cara Akane, fatti sotto. Voglio battermi con te.»
«Ranma..non puoi dire sul serio. Non puoi volerti scontrare con me.»
«Certo che voglio. Sono a dir poco furioso e sai benissimo che la lotta è il mio metodo migliore per sfogarmi. E voglio farlo con te. Perché è a causa tua che sono così estremamente arrabbiato.»
Akane era inorridita di fronte a quelle parole. Non poteva essere il suo Ranma quello che le era di fronte.
“Non posso battermi con lui e non solo perché lo amo, ma perché ne uscirei decisamente sconfitta. Non sono in grado di tenergli testa a lungo. Se fa sul serio, come farò a fermarlo e a fargli capire che per me esiste solo lui?”
La mora era decisamente preoccupata. Non aveva via di scampo contro il marito. E quindi cos’avrebbe fatto?
Ranma la guardava accigliato e con il sopracciglio destro alzato, si era messo in posizione, facendo capire alla moglie che era pronto per lo scontro e che niente gli avrebbe fatto cambiare idea, soprattutto lui.
Akane aveva deglutito e prendendo un grosso respiro, aveva deciso di provare a battersi contro di lui, nonostante il suo cuore piangesse di dolore per quanto stesse accadendo.
La ragazza partiva già in svantaggio, visto anche la mise che indossava. Portava il vestito che aveva il giorno del rapimento, volendo sentire su di sé il profumo del marito.
Si era però decisa che avrebbe combattuto contro il suo amato, cercando di mettercela tutta per riportarlo sulla retta via, nonostante sapesse che non era propriamente nelle sue facoltà, visto la possessione di Ira.
«D’accordo Ranma. Se è questo che vuoi, io sono pronta.»
E senza attendere la risposta del marito, si era messa in posizione, pronta ad iniziare lo scontro.
«Sei già impedita nella normalità, figuriamoci con addosso quello straccio lungo che ti impedisce di muoverti liberamente.»
Era ferita da quelle parole, ma era pur sempre Akane Tendo, la ragazza testarda, grintosa e che non si arrendeva tanto facilmente. E meglio di Ranma non lo sapeva nessuno.
“Povero idiota. Sa benissimo che più continua con gli insulti e più fa aumentare la mia aurea combattiva, visto l’enorme rabbia che mi fa provare!”
Decisa come non mai, aveva riservato un sorriso ironico al suo sposo. Ce l’avrebbe messa tutta.
«Invece di aprire inutilmente la tua bocca come fai sempre, combatti.»
Uno di fronte all’altra, occhi negli occhi, entrambi avevano un aurea combattiva molto elevata, ma quella di Ranma superava di gran lunga quella della moglie. Era decisamente nero di rabbia.
 
 
Il resto del gruppo nel frattempo si era ripreso ed ora erano tutti in cerchio, volendo fare il punto della situazione.
Mousse era quello più preoccupato di tutti per la sorte del giovane Saotome. Aveva imparato a volergli bene ed era molto affezionato a quell’ex rivale, diventato ormai il suo migliore amico.
«Cosa facciamo adesso? Come faremo a salvare Ranma? Non credo possibile che sia finita l’era di Ranma Saotome. Mi rifiuto di crederci.»
Tutti avevano rivolto uno sguardo di estremo appoggio al cinese. Ognuno di loro la pensava esattamente come lui. Ranma doveva salvarsi.
«Ragazzi c’è poco da fare, purtroppo. Ranma è nelle mani di Haikiri. Solamente lui potrebbe salvarlo.»
Alle parole di Obaba tutto il gruppo era rimasto in silenzio.
«No. Io non accetterò mai che qualcuno sconfigga Ranma al posto mio. Io e lui abbiamo un conto in sospeso da sempre. E se qualcuno dovrà sconfiggerlo, quel qualcuno sarò io.»
Un Ryoga determinato come mai prima d’ora, aveva esternato il suo pensiero, volendo a tutti costi farlo capire a tutto il resto della squadra.
«Io vado al castello di quel maledetto, sia per riprenderci Akane che per riportare Ranma sulla retta via, e se non avrà intenzione di farlo, beh allora mi vedrò costretto a fargliela ritrovare io. Chi la pensa come me, è ben accetto!»
Voltandosi verso di loro, l’Eterno Disperso aveva finito di parlare, aspettando di vedere chi l’avesse seguito in quel tragitto. Non era rimasto per niente sorpreso quando si era visto ogni singolo amico affiancarlo.
«Hibiki, andiamo a riprenderci Ranma e Akane e sconfiggiamo quel maledetto una volta per tutte!»
Sostenendo lo sguardo fiero di Mousse, il girovago aveva semplicemente annuito con la testa, seguito poi da Shampoo, Ukyo, Obaba, Happosai e Wang.
 
 
Akane aveva già il fiato grosso, mentre Ranma sembrava fresco come una rosa. Sapeva che sarebbe stata dura contro suo marito, ma non voleva mollare. Non poteva mollare.
Il codinato aveva ricominciato con una serie di calci roteanti, ma la giovane Tendo era riuscita ad evitarli tutti quanti. Era riuscita a scansare tutti i suoi attacchi, così da non essere colpita neanche una volta, ma stava cominciando ad essere seriamente stanca. Non sapeva quanto ancora avrebbe resistito.
Ranma aveva capito che la sua amata cominciava a cedere e sorridendo beffardo aveva allentato un po’ il ritmo, ma poi aveva colto alla sprovvista Akane.
Un manrovescio era arrivato a destinazione sulla guancia di Akane.
La mora era rimasta pietrificata di fronte a quel gesto, ma sapeva anche che si stavano scontrando e per quanto facesse male, Ranma non aveva fatto niente di strano.
Il giovane Saotome l’aveva colpita, ma bisognava ammettere che si era parecchio trattenuto. Le aveva riservato uno schiaffo deciso, ma non era stato forte. Stava pur sempre combattendo contro una donna!
Nello sguardo della moglie si poteva leggere chiaramente quanto fosse ferita da tutta la situazione, ma negli occhi aveva anche una grande determinazione, che per quanto apprezzasse, lo stava anche irritando.
Si era avvicinato a lei guardandola intensamente in quelle profonde pozze nocciola, perdendocisi dentro con i suoi blu cobalto.
Distanziavano pochissimi millimetri l’uno dall’altra e Akane sperava con tutta sé stessa che Ranma volesse baciarla, così da sentire ancora una volta il suo sapore. Ma purtroppo le intenzioni del marito erano decisamente diverse.
Allungando la mano destra, il codinato l’aveva indirizzata al collo della moglie, che sorpresa per il gesto e per il respiro che le mancava, era sobbalzata in aria.
Gli occhi le si erano riempiti di lacrime. Stava cercando di fare di tutto per evitare di piangere, ma la stretta di Ranma, il rancore e la freddezza che leggeva nei suoi occhi, la stavano annientando poco alla volta.
Vedendo quegli occhi bellissimi inumidirsi, il codinato aveva deciso di parlare, esternando tutto il dolore che stava covando dentro di sé.
«Come hai potuto tradirmi così? Sapevi bene quanto fossi importante per me, quanto ti amavo e tu..tu invece mi hai voltato le spalle, finendo tra le braccia di quel bastardo. Da te non me lo sarei mai aspettato.»
«Ran – Ranma n – non è c – co – come pe – pensi.»
«Non è come penso?? E cosa dovrei pensare visto che hai fatto l’amore con una persona che non ero io!! Come hai potuto finire a letto con lui??»
Akane aveva sbarrato gli occhi. Ma che diavolo stava dicendo? Lei non aveva mai fatto l’amore con Haikiri. Lei lo aveva fatto solo e unicamente con lui. Il suo Ranma.
«No – non è ve – vero!»
«NON MENTIRMI!»
La mora era sobbalzata all’urlo di quelle parole e non era più riuscita a trattenere le lacrime, che cominciavano a scendere copiosamente dai suoi bellissimi occhi.
 
Qualcuno però aveva assistito a tutta la scena ed ora era deciso ad intervenire. Alzandosi di scatto, aveva annullato il suo ki ed era giunto così alle spalle del codinato, strattonandolo con tutta la forza che aveva per liberare Akane.
La mora, stupita da quel gesto, aveva semplicemente sussurrato il suo nome.
«Ha – Haikiri!»
Il ramato e Ranma si stavano guardando in cagnesco. Lo spirito era decisamente pronto per affrontare ancora una volta il suo nemico, volendo soprattutto fargliela pagare per come si stava comportando con Akane.
Il giovane Saotome aveva un sorrido beffardo sul viso. Credeva forse che gli faceva paura?
«Ma si, affrontiamoci ancora! Infondo non ero molto soddisfatto dello scontro di prima. Sei una mozzarella, spirito dei miei stivali!»
«E così che dimostri il tuo amore ad Akane?»
«Questi non sono affari che ti riguardano. La colpa è solamente tua.»
E senza attendere risposta, aveva cominciato a scagliarsi contro il suo rivale.
 
Lo scontro andava avanti già da parecchio tempo. Entrambi erano piuttosto affannati e anche decisamente feriti.
Ranma aveva il labbro e il sopracciglio sinistro spaccato, infatti continuava a perdere sangue, che scendeva lungo il viso, mentre Haikiri aveva un profondo taglio sulla spalla destra e anche lui grondava sangue lungo tutto il braccio.
I due però non avevano la benché minima intenzione di smetterla, tanto che Ranma aveva ripreso a correre in direzione di Haikiri e saltando in alto aveva poi indirizzato un calcio roteante al viso dello spirito che si era accasciato a terra per poi rialzarsi immediatamente e piegandosi su se stesso aveva roteato, facendo lo sgambetto a Ranma, così da farlo cadere di schiena.
Mettendosi a cavalcioni su di lui, il ramato aveva cominciato a colpire con i pugni il viso del moro che al momento sembrava non riuscire a contrastarli.
Davanti a quella scena, Akane aveva urlato a pieni polmoni il nome del marito e stava per avvicinarsi per dividerli, quando qualcuno aveva attirato la sua attenzione.
Mousse e Ryoga.
«Akane siamo qui adesso. Ci pensiamo noi.»
La giovane Tendo vedendo i suoi amici di sempre, si era letteralmente fiondata tra le loro braccia, piangendo sommessamente.
Il cinese l’aveva stretta, facendole capire che da adesso tutto si sarebbe sistemato.
«Mo – Mousse, Ra – Ranma è..»
«Sappiamo già tutto Akane. Purtroppo ha affrontato anche noi e come sempre ci ha sconfitto, solo che questa volta ci è andato giù più pesante, a causa di Ira.»
«Co – cosa po – possiamo fare pe – per salvarlo?»
«Purtroppo c’è poco da fare. L’unico che potrebbe salvarlo è Haikiri, ma non credo proprio che abbia intenzione di farlo.»
Ad un certo punto però qualcuno aveva parlato. Qualcuno che non aveva più detto una sola parola. Wang.
«Un modo per salvare Ranma ci sarebbe.»
Tutti si erano girati verso il vecchio cinese, basiti per quanto avessero sentito.
«Cosa stai dicendo, Wang?»
«Obaba, sto dicendo che un modo per salvare il vostro amico esiste.»
«E perché diavolo ce lo dici solo adesso?»
Mousse era rimasto sconvolto da quella rivelazione. Perché Wang aveva taciuto se c’era un modo per salvare il suo amico?
«Perché non sapevo come stesse Akane. Solo lei potrebbe salvarlo.»
«Cosa? E come dovrei fare?»
«Con questo.»
Wang aveva estratto dalla sua manica un pugnale. Era particolare nella lavorazione, tipica degli elfi. Era una di quelle armi con la forma leggermente incurvata per garantire una presa migliore. Era munito di doppio filo nella lama principale e di una lama secondaria composta da un solo filo esterno per proteggere la mano che la impugnava. Il manico nero era decorato con pittura bianca rappresentanti disegni elfici che terminava con uno spuntone ad artiglio di drago.
«Con questo potrai salvare Ranma. Se riesci a bagnarlo del sangue di Haikiri e poi lo mescolerai con quello del tuo sposo, l’effetto di Ira svanirà e salverai così Ranma. Però..»
«Però??»
«Però se tuo marito dovesse uccidere Haikiri per primo, allora tu dovrai uccidere il tuo consorte. Avrai questa forza, Akane?»
Sconvolta come mai nella sua vita, la piccola Tendo era rimasta a bocca aperta, continuando a tenere gli occhi fissi sul pugnale che Wang le stava donando.
Cosa doveva fare?
 
 
 
 
Ed eccoci qui…ce l’ho fatta a finire questo capitolo!!! Dai nemmeno così eccessivamente in ritardo!! Chiedo davvero scusa, ma credo che d’ora in poi riuscirò a pubblicare almeno quasi ogni settimana..non mancano nemmeno tanti capitoli!!!
Spero di non avervi deluso con questo capitolo…mi convince si e mi convince no!!
 
 
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Questo è il pugnale che Wang mostra al gruppo.
Speriamo che riuscite a vederli, perché non sono capace!!! xD

 

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Capitolo 23
*** 23. Tutti I Nodi Vengono Al Pettine ***


Akane teneva in mano il pugnale che Wang le aveva mostrato, ma nei suoi occhi si leggeva chiaramente un’enorme tensione. Non sapeva davvero cosa fare.
Ad un tratto si era ritrovata una mano sulla spalla. Mousse.
«Akane, non avere fretta. Decidi con calma. Non è una cosa da prendere alla leggera.»
La giovane Tendo aveva fatto un respiro profondo e poi si era girata verso quel ragazzo che giorno dopo giorno aveva imparato ad apprezzare sempre di più.
«Lo so. Ma non c’è molto da scegliere. Mi sembra logico quello che devo fare e dovrò mettercela tutta per cercare di salvarlo. La sua vita dipende da me.»
Una tristezza enorme si era impadronita di quegli occhi castani che solitamente erano vivi e rassicuranti e Mousse, come il resto del gruppo, non sopportava vedere quella ragazza, tanto innamorata del marito, così sconsolata e infelice.
«Hai ragione. Noi tutti ti daremo una mano. Anzi, sarà meglio cominciare subito, visto che quei due continuano a darsele di santa ragione. Sarà meglio fermarli. E alla svelta.»
Alle parole del cinese, tutto il gruppo si era voltato verso Haikiri e Ranma.
 
Il codinato e il suo rivale continuavano la loro interminabile lotta. Entrambi erano affaticati, ma sembravano non voler cedere nemmeno per un solo istante.
Ranma guardava con estremo astio quell’uomo che aveva tutte le intenzioni di portargli via la sua Akane e questo era sufficiente come motivo per provare una rabbia immensa. Dentro di sé aveva la voglia malsana di colpirlo e ferirlo profondamente, così da fargli provare per ogni singolo taglio, un dolore atroce. Ma per adesso erano a pari livello.
«Ti farò pagare caro ogni singolo istante. Dal momento in cui hai osato posare i tuoi maledetti occhi su mia moglie. Voglio ucciderti, Haikiri.»
Al suono di quelle parole, Akane aveva sbarrato gli occhi. Se il suo amato avesse portato a termine il suo scopo, non si sarebbe più salvato e invece lei doveva fare di tutto per impedirgli di fare una sciocchezza del genere.
Voleva provare con il dialogo, anche se sapeva che sarebbe servito a poco.
«Ranma, ti prego ascoltami.»
Il bel moro non aveva fatto cenno di muoversi, ma continuava a fissare il suo nemico senza esitazione. Ma nei suoi occhi qualcosa si era mosso al solo sentire quella voce che apparteneva a colei che aveva amato tanto.
La giovane Tendo non aveva intenzione di mollare così facilmente e così aveva cercato di insistere, volendo provare a scuotere il cuore del suo amato.
«Ranma ti prego guardami. Voglio solo parlare con te.»
Il codinato aveva sospirato pesantemente. Akane proprio non voleva arrendersi. Continuando a darle le spalle, si era semplicemente limitato a risponderle freddamente.
«Non voglio ascoltarti e soprattutto non voglio guardarti. Mi fa male. Mi fa male ripensare al tuo tradimento e mi fa male vedere che lui cerca di proteggerti come se gli appartenessi.»
«Lo sai che l’unico a cui appartengo sei solo tu.»
«Non mi pare che quello che avete fatto insieme dica ciò.»
«Smettila! Come devo fare per convincerti che hai avuto solo delle allucinazioni?? Io e lui non abbiamo fatto niente di niente! Ti prego, credimi Ranma.»
Haikiri però aveva intenzione di approfittare di questa situazione.
«Akane dovresti essere più sincera con lui. In fondo sta dicendo solo la verità. Dovresti dirgli quanto è stato bello e intenso quello che c’è stato tra di noi!»
La povera Tendo aveva sbarrato gli occhi. Non credeva che Haikiri potesse essere così meschino e spietato. E Ranma?
Alla conferma dei suoi dubbi il giovane moro era rimasto allibito. Se prima sentiva dentro di sé una piccolissima voce che gli diceva di credere ad Akane, ora non più. E la sua rabbia era decisamente aumentata a dismisura.
Senza attendere più un solo istante si era nuovamente fiondato sul suo nemico e con il pugno destro teso, si era messo a correre nella sua direzione.
«Ti ammazzo misero bastardo.»
Stava per far arrivare a destinazione il suo pugno, quando qualcosa o meglio qualcuno si era messo in mezzo tra lui e il ramato. Mousse.
Il cinese appena aveva sentito quelle parole, non ci aveva pensato due volte e si era diretto verso l’amico per cercare di fermarlo, altrimenti i due avrebbero ricominciato a darsele di santa ragione.
«Haikiri è la tua unica possiblità di salvezza e io ho intenzione di fermarti.»
«Mousse, togliti dai piedi. Potrebbe finire veramente male e per adesso non sei tu il mio obiettivo.»
«Se uccidi me non importa Ranma, ma devo impedirti di uccidere lui.»
«Peggio per te. Non avrò scrupoli nemmeno nei tuoi confronti.»
E senza battere ciglio aveva cominciato ad affrontare il povero Mousse.
 
Akane fissava tutta quanta la scena terrorizzata. Se prima la cosa era difficile da sostenere, ora le sembrava di impazzire di dolore. Non poteva guardare Ranma e Mousse che si scontravano. 
Suo marito era incontrollabile, l’aveva capito mentre si erano affrontati, ma era anche vero che si era un po’ trattenuto. Chi le assicurava che lo avrebbe fatto anche con il loro amico?
Ranma aveva cominciato ad affrontare il cinese. I due si stavano affrontando senza esclusione di colpi. Mousse aveva portato a termine diversi pugni e teneva sempre alta la guardia. Si erano allenati insieme per due lunghi mesi e anche quando erano tornati a casa durante il pomeriggio si sfidavano, così da poter migliorare i loro attacchi, era per questo motivo che il ragazzo riusciva a tenere testa a Ranma. In fondo sapeva bene il modo di combattere del codinato, anche se la sua forza era inesorabilmente molto più elevata rispetto alla sua. Anche se sembrava non la stesse utilizzando tutta quanta.
Il bel moro aveva centrato lo stomaco dell’avversario con un pugno secco e senza attendere un solo istante aveva poi scagliato un calcio rotante, ma Mousse era riuscito a pararlo con il suo braccio sinistro, nonostante fosse piegato su se stesso, tenendosi la parte colpita.
Approfittando di ciò, aveva poi colpito il mento del codinato con il palmo della sua mano, facendolo indietreggiare di qualche metro, per poi saltare in alto con la gamba destra tesa e centrare il suo torace, facendolo accasciare a terra.
«Eh bravo il nostro Mousse. Allora non ti sei solamente dato da fare tra le gambe di Shampoo ultimamente.»
La cinesina al sentire quelle parole, stava prontamente ribattendo, ma Mousse le aveva fatto segno di non dire niente.
«A quanto pare. Continua a combattere invece di dire cose senza senso. Visto che è quello che vuoi.»
Ranma gli aveva sorriso ironicamente e tirandosi immediatamente in piedi, si era riposizionato di fronte al suo avversario, ricominciando così lo scontro.
 
Haikiri stava guardando incuriosito i due giovani che si stavano affrontando. Era molto divertito dalla situazione. Sperava che uno dei due uccidesse l’altro.
Se Mousse avesse ucciso Ranma, Akane sarebbe stata per sempre sua, ma se il codinato avesse ucciso l’amico, si sarebbe sentito in colpa per il resto della vita e magari avrebbe tentato il suicidio, visto la gravità di quanto commesso. Ai suoi occhi, la situazione era completamente sotto il suo controllo.
 
Il resto del gruppo invece stava in disparte. Shampoo fissava imperterrita il combattimento tra i due, con l’ansia che la divorava per paura che Mousse potesse farsi seriamente male, visto già i precedenti che aveva attraversato durante quel viaggio. Non riusciva a credere che il suo fidanzato avesse voluto sfidare così apertamente Ranma sapendo già in partenza di essere svantaggiato contro l’enorme forza che in quel momento possedeva il corpo del suo ex spasimante.
“Amore ma perché ti è saltato in mente di affrontarlo. Se ti dovesse succedere qualcosa non potrei farcela. Non ora che ho capito quanto ti amo.”
Akane, capendo la cinesina come nessun altro, si era avvicinata a lei e le aveva messo una mano sulla spalla, cercando di confortarla.
«Capisco le tue paure, Shampoo. Devo salvare entrambi. E ora più che mai sono decisa a farlo.»
Guardando uno ad uno tutti i membri del gruppo, la giovane Tendo aveva negli occhi uno sguardo carico di tenacia. Non si sarebbe di certo tirata indietro. Delle vite dipendevano unicamente da lei.
«Ascoltate ho un piano. Io affronterò Haikiri e cercherò di sporcare la lama del pugnale con il suo sangue. Una volta ottenuto questo, tutti quanti voi cercherete di distrarlo per un po’, in modo che io possa avere il tempo di combattere con Ranma e cercare di ferirlo con il pugnale, così da mischiare insieme i due liquidi. Ho bisogno soprattutto di voi tre nell’affronto con Haikiri.»
Aveva detto queste parole guardando Happosai, Obaba e soprattutto Wang, visto l’enorme potere che tutti e tre gli spiriti possedevano.
 
Haikiri stava facendo finta di osservare i due combattenti, ma in realtà aveva dedicato la sua attenzione al discorso di Akane. Lei credeva che visto la lontananza non potesse sentirlo, ma ciò che ignorava la bella mora era che lo spirito possedeva un udito fuori dal comune e quindi ora non si sarebbe di certo fatto cogliere di sorpresa.
Con un balzo era arrivato di fronte ad Akane e con un sorriso perverso, aveva incatenato i suoi occhi grigi con quelli nocciola di lei, che erano spalancati per la sorpresa di esserselo ritrovato a pochi centimetri dal suo viso.
Rimasta immobile, la giovane Tendo non riusciva a riflettere su quello che doveva fare e se non fosse intervenuto Ryoga a farle da scudo con il proprio corpo, sarebbe stata investita dal leggero raggio che il ramato aveva esternato dalle sue mani.
Crollando tra le sue braccia, l’Eterno Disperso si era lasciato cadere a terra.
«Ryoga!»
Akane aveva urlato il nome dell’amico, che in quel momento era svenuto addosso a lei.
A quella visione Ukyo aveva spalancato gli occhi e si era immediatamente diretta verso l’amica e il fidanzato, tremando di paura per quanto accaduto al suo Ryoga.
Vedendolo svenuto, la cuoca aveva iniziato a piangere disperata, urlando il nome del suo amato. Akane provava una gran pena verso quella ragazza. Era colpa sua se non si era accorta dell’arrivo di Haikiri ed era colpa sua se Ryoga ora giaceva a terra privo di sensi. Doveva vendicarlo. Ma il ramato stava per sferrare un secondo attacco. Quando..
Inaspettatamente qualcuno aveva bloccato il suo colpo. Qualcuno che sapeva bene come contrastare i suoi poteri. Qualcuno che aveva dimostrato di sapere su questa faccenda più cose che in realtà ammetteva di conoscere. Qualcuno il cui nome era Wang.
«Stupido vecchio. Prima o poi salderò i conti anche con te. E’ una vita che medito vendetta.»
Al suono di quelle parole, tutto il gruppo si era voltato verso l’anziano cinese che impassibile osservava il nemico.
Era chiaro a tutti che quei due avevano un passato in comune.
 
Mousse nel frattempo continuava la sua battaglia contro Ranma. Nonostante la sua superiorità, sembrava non essere così inferiore rispetto al suo amico. Ma era convinto che il codinato non stesse usando tutta la sua forza.
“Chissà perché, ma sono sicuro che Ranma stia trattenendo la sua vera potenza. Mi sembra troppo facile tenergli testa. Non vorrei che stesse aspettando il momento giusto per sferrare poi un attacco decisivo. Sarà meglio non abbassare la guardi nemmeno per un secondo.”
Il codinato osservava senza battere ciglio il suo avversario. Aveva capito che fosse pensieroso e forse aveva anche intuito le sue intenzioni, così da convincersi a non abbassare la guardia. In fondo dopo Akane era la persona che lo conosceva maggiormente e quindi poteva essere in grado di anticipare le sue mosse. Ma questa volta aveva in serbo ben altro per il suo amico. Doveva solo aspettare il momento giusto e poi glielo avrebbe fatto capire.
 
Haikiri e Wang continuavano a guardarsi freddamente, anche se nello sguardo del primo si poteva leggere dolore, Akane ne era sicura.
«Cosa pensi di fare, Wang? Eliminarmi? Non ti è bastato rovinarmi la vita?»
L’anziano cinese si era limitato a battere lentamente le palpebre, poi, sempre tenendo i suoi occhi inchiodati in quelli del ramato, aveva risposto all’accusa rivoltagli.
«In tutto questo tempo hai solamente covato odio dentro di te, dimenticandoti come sia amare qualcuno.»
«Io non ho dimenticato come si ama. Me lo ricordo perfettamente. Ma tutti voi siete causa del mio dolore.»
«Io non c’entro niente e tu lo sai benissimo. Non sono stato io ad uccidere Kyoko. Sai bene che non avrei potuto mai fare una cosa del genere.»
«Ma per favore. Speri che io ti creda? Tutti voi siete colpevoli per la sua morte. Soprattutto tu, che avresti dovuto amarla più degli altri.»
«Infatti io amavo Kyoko. Ecco perché non c’entro niente. Non avrei mai potuto uccidere mia figlia. E tu lo sai.»
A quella scoperta tutti erano rimasti senza parole, soprattutto Akane che conosceva tutta quanta la vicenda.
«Wang stai dicendo che tu sei il padre di Kyoko?»
«Si, Akane. E visto che sei rimasta così shockata, deduco che Haikiri ti abbia raccontato tutto quanto, anche se io con la morte della mia bambina non c’entro niente. Non avrei mai potuto uccidere Kyoko. Era l’unica mia ragione di vita e avevo accettato il fatto che amasse Haikiri, visto quanto fosse felice al suo fianco.»
«NON MENTIRE VECCHIO!»
«Sai benissimo che sto dicendo la verità. Io non ho ostacolato il vostro amore. Mi è bastato vedere la tristezza di mia figlia quando vi avevamo allontanati. Non potevo sopportare di vederla infelice per la vita e così quel famoso giorno che è stata uccisa le avevo detto che per quanto mi riguardasse poteva tornare da te, purché tornasse a sorridere. Poi però è accaduto quello che è accaduto.»
Haikiri aveva sbarrato gli occhi. Non credeva alle proprie orecchie.
«N – non è po – possibile.»
«E’ andata così, Haikiri. Te lo giuro sulla sua memoria.»
Il ramato continuava a fissare il vuoto con i suoi occhi magnetici completamente spalancati. Aveva passato una vita a meditare vendetta. Mancava solo Wang da punire e invece lui era stato l’unico a difendere il loro amore. Non poteva essere vero.
«Io. Non. Ti. Credo.»
Alzando lo sguardo verso l’anziano cinese, Haikiri aveva alzato le mani, concentrando la sua rabbia e frustrazione nel suo potere, pronto a colpirlo, ma poi era accaduto qualcosa di inaspettato.
 
 
Ranma aveva assistito a tutta quanta la scena, smettendo così di combattere contro Mousse, intuendo che era finalmente arrivato il momento che tanto stava aspettando.
Appena aveva visto che il suo nemico era in uno stato di trance si era avvicinato al gruppo senza farsi vedere da nessuno e appena Haikiri aveva alzato le mani con l’intenzione di colpire Wang, lui si era accostato ad Akane e prendendo con la sua destra, la mano sinistra della moglie, quella dove vi era il pugnale, aveva poi approfittato della situazione e aveva colpito il cuore del ramato, pugnalandolo con tutta la sua forza, facendolo poi accasciare a terra.
«NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!»
L’urlo di Akane era rimbombato in tutto quanto il castello.
Lei non era riuscita ad impedire che Ranma uccidesse Haikiri.
Lei non si era accorta delle intenzioni del marito.
Lei non era riuscita a salvare il suo amato.
Lei aveva fallito.
Con questi pensieri, aveva lasciato cadere il pugnale a terra e con gli occhi spalancati e colmi di lacrime, aveva poi posato il suo sguardo in quello di Ranma, che la guardava estremamente compiaciuta per il risultato ottenuto, con le loro mani ancora unite.
 
Nessuno osava più muovere un solo muscolo. Un pesante silenzio era piombato in quella stanza. L’unico rumore che si sentiva erano gli spasmi di Haikiri, che inginocchiato al suolo, cercava di riprendere fiato, ma sapeva benissimo di essere stato sconfitto.
 
Con le lacrime che continuavano a sgorgare dai suoi occhi, Akane era ancora immobile, con lo sguardo incrociato sempre in quello di Ranma e con la bocca spalancata.
«C – co –cosa hai fa – fatto..»
Il codinato però continuava a guardarla con uno sguardo deciso e intenso. Si vedeva chiaramente che era soddisfatto per il risultato ottenuto.
Continuava a tenere la mano della moglie nella sua. Non si decideva a mollare la presa. Anzi..
Akane non riusciva a muovere un solo muscolo. Credeva davvero che fosse la fine per tutti quanti, soprattutto per lei e Ranma.
Però qualcosa aveva avuto il potere di stordirla ancora di più. Ranma.
Attirandola a sé, si era impossessato delle sue labbra.
Sbalordita ancora di più, la povera Tendo non capiva più niente. L’unica cosa che le sembrava di capire era che suo marito la stesse baciando.
Ranma aveva intuito che la moglie fosse rimasta piuttosto spiazzata e portando la sua mano sinistra alla sua nuca, aveva attirato la giovane maggiormente a sé, cercando così di calcare e approfondire quel contatto.
Akane era sempre più shockata. Non sapeva come reagire. Ma dopo aver sentito la mano salda di lui dietro alla propria nuca, si era lasciata finalmente andare a quel bacio, rispondendo con tutta sé stessa, dopo un tempo lunghissimo che bramava quel contatto.
La lingua di Ranma si era fatta spazio tra le sue labbra, intrecciandosi passionalmente con la sua che non aveva fatto attendere la risposta. Stava concedendosi a quel bacio con tutta sé stessa, facendo capire al suo amato quanto le fosse mancato e quanto avesse bisogno di lui.
Cercando di riprendere fiato, si era lentamente staccata, guardandolo poi negli occhi.
«Ra – Ranma..s – sei..»
«Si amore..sono io. Sono tornato. Sono tornato da te.»
«M – ma co –come è possibile? Hai ucciso Haikiri prima di mischiare il vostro sangue!»
«Non esattamente. Mentre combattevamo lui ha toccato la ferita che mi aveva causato Ira con la sua mano sporca del suo sangue e così…si è mischiato con il mio.»
«Ve – veramente?»
«Si. Sono qui, piccola. Sono ancora qui con te.»
Piangendo disperatamente, Akane aveva buttato le braccia al collo del marito, felice che tutto si fosse finalmente sistemato nel migliore dei modi.
Tutto il resto del gruppo si era unito verso quella coppia, felice che finalmente si fossero ritrovati e che il loro amico fosse sano e salvo.
 
 
 
 
Ed eccoci qui…finalmente ce l’ho fatta a finire anche questo capitolo!!! :D Non so se il prossimo sarà l’ultimo..ci sto pensando perché devo scrivere un po’ di cose…forse saranno due…però siamo alla quasi alla fine..questo è certo!!
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo..veramente mi avete lasciato senza fiato!!!
Grazie di cuoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!
Vi adoro!!! Tanto tanto!!!!!! :D :D :D

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Capitolo 24
*** 24. Kyoko e Haikiri. La Storia Di Un Amore Infelice ***


Ranma teneva ancora stretta la mano di Akane nella sua. Avevano tantissime cose da dirsi dopo tutto quello che era accaduto, ma nessuno dei due riusciva a proferire una sola parola. Solo gli occhi parlavano e si cercavano continuamente, così come le loro dita.
«Akane..»
Sentirsi chiamare da lui, con la sua dolcezza e il suo amore, le aveva fatto perdere un colpo al cuore. Sorridendogli come solo lei sapeva fare, aveva incatenato per l’ennesima volta le sue pozze nocciola a quelle blu cobalto di lui, facendogli capire di avere la sua completa attenzione.
«Mi dispiace tanto. Per tutto. Non dovevo trattarti così.»
«Non eri tu, Ranma. Non ho mai creduto che tu potessi dirmi quelle cose.»
«Si, ma non sono giustificato. Avrei dovuto essere più bravo nel gestire la situazione. Ira è riuscito a plagiarmi completamente. Forse è meglio che mi alleni di più in futuro, magari proprio su quanto accaduto. Potrei chiedere alla mummia e al vecchiaccio di darmi una mano.»
Non aveva fatto in tempo a finire la frase che una sonora bastonata gli era arrivata dritta dritta sulla testa. Obaba.
«Porta rispetto ragazzo. Mummia a chi?»
Tutti quanti erano scoppiati a ridere. Era incredibile..Cologne rimaneva sempre Cologne!
Mousse, come gli altri, aveva sentito le parole del giovane Saotome, ma non era convinto che l’idea pensata dall’amico potesse dare i suoi frutti.
Stava per aprire bocca, quando qualcosa di luminoso aveva accecato tutti quanti: i braccialetti di Ranma e Akane.
«Ehi, ma che succede?»
Il codinato aveva espresso quella domanda guardando i loro polsi. Non si erano accorti che tenendosi per mano, i due occhi del drago si erano uniti ed ora stavano emanando un potente fascio luminoso.
 
Haikiri ancora ansimante e sul punto di morire, aveva guardato in direzione della luce e appena si era reso conto che si stava materializzando una figura, aveva spalancato ancora di più gli occhi, provando un’emozione fortissima al suo cuore, ormai quasi privo di vita.
Ranma aveva fatto indietreggiare tutto il gruppo e tenendo sempre salda la mano della sua amata, si era messa davanti a lei così da farle da scudo.
 
Davanti a loro, in piedi, vi era una persona, una donna con lunghissimi capelli mori con ciocche bluastre e occhi nocciola, di corporatura alta e esile. Il suo sguardo sembrava ferito e triste, ma pareva anche carico d’amore.
Due persone in particolare non credevano ai loro occhi.
«Kyoko!»
Alle parole di Wang, tutto il gruppo si era voltato verso l’anziano cinese, esterrefatto nel vedersi la figlia davanti.
Kyoko aveva fatto il medesimo gesto di tutti quanti e finalmente si ritrovava faccia a faccia con il padre, oltre che con il suo grande amore che ancora stentava a credere che fosse lei.
«Ky – Kyoko.»
Come aveva sentito il suo nome dalla bocca di Haikiri, subito la bella ragazza si era diretta verso di lui, incredula nel vederlo sconfitto, dopo che per tutti quegli anni, aveva sconfitto tutti i suoi nemici.
 
Anche un’altra persona era rimasta sconcertata nel vedersi quella donna davanti. Akane. Ora capiva perché il ramato avesse puntato proprio lei. La giovane Tendo e Kyoko si assomigliavano moltissimo, ad eccezione dell’altezza.
 
La figlia di Wang, nel frattempo, si era diretta immediatamente verso l’amato, chinandosi poi su di lui e abbracciandolo stretto a sé.
«Kyoko, amore mio..»
«Sshhh…siamo di nuovo insieme, ora. Non ti lascerò mai più.»
Al suono di quelle parole, Haikiri aveva cominciato a lasciare andare qualche lacrima dai suoi occhi. Stava morendo, ma essere tra le braccia della sua amata lo ripagava di tutto.
Quest’ultima aveva alzato lo sguardo, indirizzandolo poi verso il padre.
«Padre, ti prego fa qualcosa. Se muore, morirò anche io con lui.»
Wang aveva sbarrato gli occhi. Sia per le parole e sia perché aveva capito che la figlia era viva e vegeta e non uno spirito.
«Ky – Kyoko..ma tu sei viva!»
«Si padre! Ma ti spiegherò tutto quanto dopo. Ti prego ora. Salva Haikiri. So che tu puoi farlo! Se davvero sei realmente pentito di quanto accaduto tantissimo tempo fa, ora puoi rimediare all’errore e permetterci di vivere la nostra vita insieme finché potremo!»
«Non starai parlando per caso di “quella” magia?»
«Si padre. Ti prego. Fallo per me.»
«Potrebbe non funzionare.»
«Lo so. Ma voglio rischiare. Voglio dargli quest’ultima chance. Se la merita. Con me ha funzionato.»
Wang continuava a guardare sbalordito la figlia. Ecco cos’era accaduto alla sua Kyoko.
«Ti prego papà. Lo so che in fondo al cuore sai benissimo che è la cosa più giusta da fare, perché sai quanto tutti abbiamo sofferto a causa di questa faccenda.»
Il cinese non riusciva a muovere un muscolo. Sembrava che anche la sua saggia mente si rifiutasse di dare segni di vita. Ma ecco che poi come se si fosse accesa una lampadina, sembrava avesse compreso tutto quello che la sua adorata figlia gli stesse dicendo.
Con un sorriso compiaciuto verso la sua erede, aveva alzato poi la mano destra per iniziare il rito, ma qualcuno lo aveva prontamente bloccato.
«Credo che non sia la cosa più giusta da fare.»
Alle parole del codinato tutti quanti avevano spalancato la bocca.
Poi anche Mousse e Ryoga avevano detto la loro.
«Forse Ranma non ha tutti i torti. In fondo quest’uomo ha causato troppo dolore.»
Kyoko guardava uno per uno i ragazzi, soffermandosi poi su quel giovane con uno sguardo fiero, sottolineato dal blu particolare dei suoi occhi. E che sembrava iperprotettivo con la ragazza che era dietro di sé.
«Come ti chiami?»
«Sono Ranma. Ranma Saotome. Perché?»
«Dimmi Ranma, ci tieni molto a lei vero?»
Il codinato sapendo bene a chi si riferisse la stava guardando confuso, ma le aveva risposto deciso.
«Certo che ci tengo. È l’unica ragione della mia vita. Darei tutto per lei. Anche la vita. È per quello che sono qui.»
«Allora capisci perfettamente cosa sto provando.»
«Se permetti non è la stessa cosa. Lui ha creato problemi, sofferenze a persone che erano intorno alla mia Akane e soprattutto non si sarebbe fatto il minimo scrupolo a violentarla se non fossi arrivato in tempo.»
La figlia di Wang comprendeva molto bene lo stato d’animo del moro. Durante quel lunghissimo periodo non aveva fatto altro che osservare il suo Haikiri affidarsi solamente al rancore e alla rabbia e lei stessa era rimasta delusa del comportamento del suo amato. Ma sapeva anche che l’unico sentimento che ti porta a diventare così è l’amore quando ti viene brutalmente strappato, così com’era accaduto a loro. No. Avrebbe convinto Ranma e i suoi amici a dargli un’ultima occasione. Fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto in vita sua.
«Ranma io non ti chiedo di perdonare Haikiri. Forse non riusciresti mai a farlo, in fondo lui ha toccato l’unica cosa a cui tieni più di tutte. Ti chiedo però a nome mio e dell’amore che provo per quest’uomo, di darci un’ultima possibilità e di lasciarci vivere il nostro sentimento come non abbiamo potuto fare in passato, perché c’è stato negato. Haikiri non è come lo avete visto voi. Lui è un uomo di indole buona e generosa, solo che l’odio, la perdita e la solitudine lo hanno trasformato in quello che è oggi. Come ti sentiresti tu se ad un tratto ti strapperebbero via Akane?»
Il codinato aveva sbarrato gli occhi. Semplicemente pensando una cosa del genere, aveva sentito un forte dolore al petto. No. Akane non gliel’avrebbe mai portata via nessuno.
«Capisco cosa tu voglia dire, ma è proprio per questo che non posso accettare che Haikiri viva. Akane non sarebbe mai al sicuro. Avrei costantemente l’ansia che lui rifaccia tutto ciò. Per cui la mia decisione è presa.»
Kyoko aveva accusato il colpo. Sperava davvero che il giovane Saotome accettasse la sua proposta, ma non era riuscita a convincerlo. Gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime, ma cercava di trattenerle. Voltandosi poi verso l’amato, stava per ripiegarsi su di lui, quando..
«Ranma, credo che tu stia sbagliando.»
Il bel moro non poteva credere che la voce che avesse sentito fosse proprio “quella”. Si era voltato verso la proprietaria, appurando così che apparteneva alla sua Akane.
Sua moglie lo stava guardando con uno sguardo dolce e pieno d’amore, ma anche fiero e deciso. Dove voleva arrivare?
«Che cosa stai dicendo Akane? Sei forse impazzita per caso?»
«No. Non sono impazzita. Sto solo cercando di salvare la vita di due persone.»
«Pensi che Haikiri si meriti quest’opportunità dopo quanto ha combinato?»
«Penso che sia una persona molto diversa da quanto ha mostrato finora. Sa amare e ne abbiamo la prova proprio davanti.»
«No. Non posso accettare un simile accordo. Mi spiace.»
«Guardali Ranma. Sono come noi. Non ti accorgi che la loro storia, a parte per la separazione è molto simile alla nostra? Guardali negli occhi. Guarda quanto amore riescono a donarsi solamente con uno sguardo. Cosa faresti tu al loro posto se ti capitasse una nuova occasione per stare insieme a chi ami ancora una volta?»
«Lo sai che potrebbe essere pericoloso. Io non voglio rischiare.»
«E’ vero. Potrebbe essere pericoloso, ma potrebbe anche non esserlo. Io credo nelle parole di Kyoko e secondo me, nessuno meglio di lei può conoscere meglio Haikiri. Concordo con tutti che si è dimostrato un essere spregevole, ma durante la prigionia mi ha parlato di questo suo grande amore, facendomi capire che lui è in grado di amare. Penso che la miglior fonte di coraggio sia questa: dimostrargli fiducia. So che sei buono e so che la pensi come me, perciò l’unica cosa che ti chiedo è quella di lasciarti guidare dal cuore e non dal rancore.»
Come poteva Ranma non sorridere davanti alle parole di quella ragazza che giorno dopo giorno si dimostrava sempre più matura e più intelligente.
«Sei una sorpresa, piccola. Ogni giorno che passa. Sempre di più.»
Non dicendole più niente, si era limitato a lasciare sulle sue labbra un dolce bacio, che racchiudeva l’amore e la stima che provava per lei.
Una volta staccatosi dalla sua Akane, il bel moro si era poi voltato verso Wang e con sguardo deciso si era limitato a dare il suo consenso.
«Va bene. Puoi procedere Wang, ma prima voglio che Haikiri mi dia la sua parola d’onore che lascerà perdere Akane e tutte le donne della Terra. Non dovrai mai più dare alcun fastidio a nessuno e per nessun motivo. Siamo d’accordo?»
Il ramato ancora stentava a credere di essere riuscito ad ottenere la grazia da Ranma e dai suoi amici. Forse le cose si stavano mettendo a posto anche per lui e forse avrebbe avuto l’occasione di passare il resto della sua vita accanto alla donna che amava.
«Lo giuro solennemente. Ti do la mia parola che d’ora in poi non creerò più il più piccolo problema. Volevo solo vivere la mia vita con Kyoko e forse potrò averne l’occasione. Grazie di cuore a tutti voi, soprattutto a te, dolce Akane.»
Al suono di quelle parole, la giovane Tendo era leggermente arrossita, mentre Ranma aveva lanciato uno sguardo infuocato ad Haikiri. Kyoko visto l’espressione del codinato, aveva sorriso sommessamente.
«Ehi, basta anche con le smancerie rivolte a MIA moglie intesi? Se non ti è ancora chiaro, Akane è SOLO ed ESCLUSIVAMENTE MIA!!!!»
Tutti quanti erano scoppiati a ridere. Guai a toccare qualcosa che apparteneva a Ranma Saotome. Specialmente se portava il nome Akane.
 
 
L’anziano cinese nel frattempo aveva ripreso il suo sguardo serio e impassibile. Visto che tutti quanto avevano acconsentito a dare una seconda chance al suo quasi genero, ora aveva solamente bisogno di concentrazione per cercare di riuscire in quell’esperimento tanto difficile.
Guardando la figlia dritta negli occhi, l’aveva esortata ad allontanarsi dal suo amato e costretto poi quest’ultimo a sdraiarsi e a liberare la mente, così che lui avesse campo libero per impadronirsi del suo corpo.
Chiudendo le proprie palpebre, aveva issato le mani al cielo, cominciando così a recitare un’antica formula magica.
«Pulizia reddo
 Ennergo
 Cospicuum largior
 Impetum amoris renovo»
Concentrandosi su quella formula aveva richiesto che Haikiri fosse protetto dalla negatività, fosse energizzato e messo in evidenza positivamente e in un ultimo che l’amore suo e di Kyoko potesse rinascere più forte di prima.
Facendo affidamento su tutte le sue capacità e su tutte le sue conoscenze spiritiche, l’anziano Wang stava cercando con tutto sé stesso di salvare l’unica ragione di vita di sua figlia.
Intorno a lui una fortissima aurea violacea aveva circondato il suo corpo e Ranma e company si stavano proteggendo da quel violentissimo vento che il cinese aveva scatenato. Il bel moro continuava a stare davanti alla sua Akane, proteggendola con il proprio corpo. Era ossessionato dal fatto che potesse accaderle qualcosa.
Ma non era l’unico.
Ogni essere maschile del gruppo si era messo davanti alla propria compagna, persino Happosai si era messo a fare da scudo a Obaba.
 
Alzando le mani al cielo, Wang aveva ripetuto per l’ennesima volta la formula e quando aveva sentito tutta l’energia che gli serviva, aveva indirizzato l’indice destro verso Haikiri, esternando così un potente raggio violaceo in sua direzione, colpendolo in pieno e facendolo svenire.
«HAIKIRI!!»
Kyoko subito si era fiondata su di lui, abbracciandolo decisa e con tutta la forza che aveva. Era spaventata a dismisura. Forse il padre non era riuscito a salvarlo. Ma…
Una mano tremante, ma allo stesso tempo decisa si era fatta strada sulla sua guancia, raccogliendo così quelle lacrime che stavano sgorgando dagli occhi della donna.
«Kyoko non piangere. Sono qui. Sono di nuovo qui con te.»
Sentendo la sua voce carica di amore e dolcezza, gli occhi avevano fatto fuoriuscire ancora più lacrime e Kyoko aveva stretto ancora più forte il suo amato.
«S – sei di nu – nuovo con me!»
Abbracciandola stretta, il bel ramato l’aveva attirata a sé, sorridendo poi tra i suoi capelli, annusandone quel profumo che gli era mancato tanto.
 
Poco più distante, il povero Wang era piegato su sé stesso, provato dall’enorme sforzo che aveva fatto, ma estremamente soddisfatto per il risultato ottenuto.
Ranma si era immediatamente avvicinato all’uomo, aiutandolo poi a rialzarsi.
«Tutto bene Wang?»
«Si, grazie. Sono solo molto stanco. È stato veramente difficile, ma sono felice di esserci riuscito. Ora mia figlia e Haikiri potranno vivere finalmente il loro amore.»
«Già. Così come noi tutti possiamo viverci il nostro.»
E senza esitare, si era poi voltato verso Akane, raggiungendola e abbracciandola stretta.
 
 
Con un po’ di fatica tutti quanti erano riusciti ad attraversare la zona magica, ritornando così alla Cascata delle Tre Rocce.
Con un’ultima magia, questa volta aiutato da Obaba e Happosai, Wang aveva chiuso per sempre quel portale, facendolo finire in una zona sperduta, dove nessuno avrebbe più potuto riaprirlo.
Si era fatto decisamente tardi ed era meglio riposare un po’, visto che tutta la stanchezza accumulata cominciava a farsi sentire.
Con dei mezzi di fortuna, erano riusciti ad accendere un piccolo falò, grazie a della legna secca lì a fianco.
Seduti intorno al fuoco, Ranma aveva poi colto l’occasione per chiedere a Kyoko e ad Haikiri di raccontare la loro storia.
La prima a raccontare era stata proprio la donna.
«Io e Haikiri ci siamo conosciuti quando avevamo circa sedici anni. Entrambi all’inizio ci detestavamo, o almeno era quello che volevamo dar a vedere, perché i nostri genitori avevano deciso che dovevamo sposarci, ma a noi non andavano queste nozze. All’inizio ci siamo resi la vita un vero inferno, ci facevamo dispetti di ogni genere, ma sotto sotto ci amavamo. Nessuno dei due lo immaginava, ma dentro di noi sapevamo per certo di essere follemente innamorati del “nemico”.»
Ranma era sbiancato, stava guardando Akane con sguardo complice, volendo sapere se anche lei pensasse la stessa cosa, ma quello che aveva letto negli occhi della moglie l’aveva lasciato sorpreso. Era chiaro che la sua amata conosceva già quella storia.
Haikiri, notando lo sguardo del codinato, aveva deciso di intervenire, continuando così il racconto.
«Lo so a cosa pensi Ranma. Questa storia sembra proprio parlare di te e di Akane. Forse è proprio per quello che ho “puntato” lei. Evidentemente la nostra storia comune mi ha portato a voi. Comunque, Kyoko e io alla fine abbiamo ceduto ai nostri sentimenti e quando abbiamo confessato ai nostri genitori di amarci, sembrava che tutto fosse perfetto. Avevano accettato la cosa con estrema felicità e sembrava che non ci fosse cosa che li rallegrasse maggiormente. Ma..le cose belle, come sempre, sono destinate a finire.»
«Perché, cos’è accaduto?»
Ryoga, come gli altri, era molto attento a quella storia e voleva sapere cosa fosse successo a quei due innamorati.
«E’ successo che i miei genitori avevano appoggiato quest’unione, solamente per avidità, in quanto Wang e la moglie erano più benestanti di noi. Facendoci sposare, credevano che metà dei loro guadagni sarebbe andato a loro, invece era stato deciso che qualsiasi cosa sarebbe andata solamente a noi e ai nostri figli.
Fatto sta che un giorno Kyoko era uscita e non ha più fatto ritorno. L’ho cercata per tre giorni interi, fino a quando non mi è stato portato il suo cadavere al castello.»
Tutti quanti erano rimasti in silenzio. Un silenzio pesante ma, visto la storia triste e infelice che avevano avuto Haikiri e Kyoko, comprensibile.
Mancava però un pezzo del puzzle. E cioè come la donna fosse riuscita a salvarsi.
«Tesoro mio, io e tua madre credevamo che fossi morta. Chi ti ha salvato quindi?»
«Un mago di nome Ling. Dopo che mi aveva salvata, mi ha raccontato il motivo per cui lo aveva fatto. Mi aveva detto che aveva visto la sofferenza di Haikiri e che si stava lasciando andare verso la morte. Poi però con il tempo aveva visto che la rabbia e il rancore lo avevano trasformato, annullando così quella persona umana e dolce innamorato di colei che non c’era più. Avendo pena per noi, ha recitato la formula che hai citato tu prima, riportandomi poi in vita.
Purtroppo la mia riabilitazione è stata moto lunga in quanto io ero morta. E’ stato per questo che ho potuto intervenire solo ora e non prima.»
 
Tutto sembrava chiarito. Ora era tempo per tutti di tornare alla vita pacifica e tranquilla che ognuno di loro bramava, ma qualcuno voleva sapere un’ultima cosa. Akane.
«Scusate..ma questi braccialetti cosa c’entrano?»
Guardandoli con un sorriso complice, la donna mora aveva guardato prima Haikiri e poi la giovane Tendo.
«Quei bracciali erano il regalo di mio padre per le nostre nozze, come pegno d’amore.»
«Ah, ho capito! Ecco perché Wang li aveva con sé. Beh allora mi sembra doveroso restituirveli.»
«No, Akane! Teneteli pure. Hanno portato più fortuna a voi che a noi ed è giusto che li teniate voi, visto anche l’enorme aiuto che sono stati in grado di darvi! Evidentemente mio padre ha visto in te qualcosa di particolare ed è per quello che ha cercato di avvicinarvi. A quanto ho capito la vostra storia è molto simile alla nostra, per cui credo che siate le persone migliori per conservale. Vivetevi il vostro amore, senza pensieri e senza angoscia. Siate liberi di amarvi fino in fondo.»
Sia Ranma che Akane avevano sorriso e annuito a quella donna che ancora una volta aveva mostrato la sua immensa saggezza.
 
Il fuoco ormai si stava spegnendo e tutti quanti avevano deciso di andare a dormire, riposando un po’ dopo un’intera settimana passata a combattere.
 
 
 
 
Beh ed eccoci qui. Alla fine ho deciso che questo sarà il penultimo capitolo. Volevo concluderla con questo, ma poi mi è sembrato più giusto concentrarlo sulle spiegazioni che dovevano arrivare a tutto il gruppo!
Il prossimo però sarà sicuramente l’ultimo…nel frattempo..spero che questo vi piaccia e che non vi abbia deluso!!
Grazie come sempre a tutti quanti..soprattutto per il supporto enorme che mi date ogni volta!!! :D
 

 
 

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Capitolo 25
*** 25. Sogni Che Si Realizzano ***


Tutto il gruppo era finalmente ritornato a casa. Sulla soglia di casa Saotome dodici persone si stavano salutando.
Haikiri e Kyoko avevano deciso di ricominciare la loro vita, questa volta con l’appoggio completo di Wang che li avrebbe accompagnati per un lungo viaggio in Europa.
Ormai tutti gli attriti erano stati risolti e il bel ramato stava tendendo la mano al codinato, in senso di pace definitiva.
«Sei un avversario formidabile. È stato un onore battersi con te, Ranma.»
«Devo ammettere che è stato un onore anche per me. Nonostante tutto quello che è successo, mi è piaciuto battermi contro di te e i tuoi guardiani. È stata una bella sfida.»
Akane e gli altri ormai non si sorprendevano più di nulla. Ranma e i combattimenti non potevano vivere l’uno senza gli altri. Era ovvio a tutti.
Stringendo forte la mano di Haikiri, il bel moro li aveva salutati, così come il resto della compagnia, augurando loro tutta la felicità e la fortuna del mondo, visto che ora avevano l’occasione di poter ricominciare da capo.
Kyoko aveva poi dedicato un inchino rispettoso ai due ragazzi, in senso di gratitudine.
«Vi ringrazio davvero tanto per essere stati clementi e per permetterci di ricominciare. Non so davvero come sdebitarmi. Sappiate che qualsiasi cosa abbiate bisogno, noi ci saremo sempre per voi. Avete la mia parola.»
«Ti ringrazio, Kyoko. Sono contenta anche io che alla fine anche mio marito abbia saputo vedere oltre la rabbia e il rancore. È molto buono e sapevo che avrebbe fatto la scelta giusta. Vi auguro davvero solo cose belle e positive da adesso in avanti, perché ve le meritate.»
«Ti ringrazio Akane. Sei veramente una ragazza straordinaria, piena di ottimismo e fiducia nel prossimo. Dovrebbero esserci più persone come te.»
La giovane Tendo aveva sorriso estremamente compiaciuta verso quella ragazza che le assomigliava parecchio e avvicinandosi, l’aveva poi stretta in un forte abbraccio.
Mentre si allontanavano, Ranma si era poi avvicinato all’orecchio della sua amata, sussurrandole così i propri pensieri.
«Il più felice però sono io, perché sei di nuovo qui con me.»
Sorridendogli come solo lei sapeva fare, la giovane si era accoccolata al suo torace, facendosi stringere poi dal marito.
Era giunto il momento per tutti di tornare alle rispettive abitazioni, ma prima di lasciarli andare, il codinato aveva invitato gli amici a cena per la sera seguente, visto che Soun e il resto della famiglia sarebbero rientrati dalla loro vacanza.
«Abbiamo salvato Akane appena in tempo allora!»
Mousse aveva espresso il suo pensiero e Ranma lo aveva guardato dritto negli occhi, come a ringraziarlo per tutto quello che avevano fatto per lui e per la sua sposa.
«Già. Per fortuna è andato tutto bene! È stata una delle sfide più ardue che ho combattuto fino adesso.»
«Beh adesso non pensiamoci più. Riprendiamo in mano le nostre vite e andiamo avanti. Ci vediamo domani, Saotome.»
E detto questo, il cinese aveva preso la sua Shampoo e la vecchia Obaba, dirigendosi verso la loro abitazione. Stessa cosa avevano fatto Ukyo e Ryoga.
Il maestro Happosai invece, stava in silenzio, ma il codinato aveva ben percepito le sue intenzioni.
«Mi dispiace vecchio, ma non mi freghi. Stasera ti tocca stare a casa Tendo da SOLO. E per solo intendo il fatto che non proverai minimamente ad intrufolarti in casa nostra, perché sai bene che finirebbe male. Molto male. Voglio starmene tranquillo con mia moglie adesso, visto tutto quello che abbiamo dovuto passare.»
Facendo i suoi soliti occhioni languidi, Happosai cercava di far leva sul cuore tenero di Ranma, ma senza risultato.
«Uffa, ve ne approfittate solo perché sono un povero vecchio indifeso. Siete cattivi. Cosa faccio a casa tutto solo soletto, quando invece potrei bearmi della meravigliosa Akane?»
«Fidati vecchiaccio..o stai alla larga da casa mia o rivedrai Ira di persona!»
Con le orecchie abbassate e la schiena ricurva, Happosai si stava dirigendo verso l’ingesso di casa Tendo, quando all’improvviso un’idea geniale gli era balzata alla mente.
«Ma se sono a casa da solo…questo significa che ho libero accesso alle camere di Kasumi e di Nabiki! Evvai!!! Yuuuuuuu…aspettatemi zuccherini, il vostro adorato paparino sta arrivando da voi!!!»
Saltando come un canguro, l’anziano spirito si era letteralmente volato in casa.
«Ma Ranma..non credi sia meglio tenerlo a bada?»
Sorprendendo la moglie, il bel moro l’aveva attirata a sé e portando le sue mani sul fondoschiena di Akane, l’aveva poi presa in braccio, facendosi così circondare la vita dalle sue gambe, che grazie agli spacchi che aveva il vestito, le avevano facilitato la cosa. Dirigendosi verso la porta d’entrata, il codinato l’aveva guardata intensamente negli occhi.
«Non mi interessa un fico secco di cosa vuol fare il vecchiaccio. Per stasera può fare quello che vuole, basta che se ne stia alla larga da casa nostra, perché questa notte ho intenzione di fare l’amore con mia moglie per tutto il tempo. Siamo stati separati troppo tempo e ora voglio stare con te.»
Senza dare il tempo alla giovane Tendo di replicare, l’aveva baciata voracemente, insinuando da subito la sua lingua e cercando quella di lei.
Mentre si stavano baciando appassionatamente, il codinato era entrato in casa e si era immediatamente diretto verso la loro camera da letto senza mai smettere il contatto, dove finalmente, dopo sette lunghi giorni, quel letto poteva essere di nuovo protagonista del loro amore.
Arrivati dinanzi al mobile, Ranma aveva fatto appoggiare Akane per terra e senza staccare gli occhi da quelli di lei, aveva portato la sua mano destra a sfiorare la sua spalla.
«Se non ricordo male, prima che tu venissi rapita, avevi parecchi conti in sospeso.»
La mora aveva riso, estremamente compiaciuta per il tono malizioso che il marito le aveva riservato, così, cercando di essere il più sensuale possibile, si era avvicinata a lui, cingendo poi con le sue braccia il bacino del suo uomo, mostrandogli così l’ampia scollatura del vestito.
«Temo di avere una forte amnesia. Forse il rapimento mi ha davvero messa sotto shock. Aiutami a ricordare.»
E senza la minima esitazione, si era poi appropriata delle labbra di Ranma, baciandole con un’intensità di cui nemmeno lei si capacitava.
Il codinato stava rispondendo a quel bacio con tutto se stesso. Le sue mani, nel frattempo, stavano stringendo i fianchi della sua amata, ma piano piano le stava facendo risalire, arrivando al seno e racchiuderlo così nei suoi grandi palmi.
Dalla bocca di Akane era fuoriuscito un leggero gemito di piacere che aveva mandato il moro in ebollizione. Entrambi avevano una gran voglia di stare insieme e di amarsi come mai prima d’ora.
Ranma aveva cominciato a spogliarla lentamente, lasciando poi cadere il vestito della sua amata a terra, facendola restare mezza nuda davanti ai suoi occhi che a momenti bruciavano per l’emozione.
«Sei sempre più stupenda.»
Akane agli inizi si vergognava parecchio a stare davanti a lui in quella maniera, ma ora non più. Il solo sguardo che lui le stava dedicando, le bastava per farla sentire più sicura che mai e così, prendendo le mani del marito e portandosele dietro alla schiena, l’aveva poi fatto indietreggiare, facendolo così sedere sul letto e sedendosi poi su di lui.
 
 
In un’altra zona di Nerima, due giovani dopo aver fatto per la prima volta l’amore come veri fidanzati, si stavano coccolando dolcemente, guardandosi negli occhi, forse come mai prima d’ora, forse anche in questo caso per la prima volta.
«Sono così felice..»
«Anche io. Finalmente mi sento completa.»
«Partiamo..»
«Cosa?»
«Si, dai. Partiamo io e te per un po’. Stiamo insieme solamente noi due, così da poter cominciare davvero insieme. Staccare da Nerima non può farci altro che bene. Poi ritorniamo.»
«Mousse..sei sicuro? Davvero vorresti partire solamente con me?»
«Si, Shampoo. Ho bisogno di questo distacco e ho bisogno di stare solo con te per capire se stiamo facendo la cosa giusta.»
«Ah. Ancora non ne sei convinto quindi..»
La cinesina era rimasta un po’ delusa dalle parole del suo ragazzo e subito Mousse si era accorto di essere stato frainteso. Prendendole il mento tra le sue dita, l’aveva costretto a guardarlo dritto negli occhi.
«Io sono convinto. Non devi dubitare di questo. Voglio solo passare un po’ di tempo solo con te per capire se siamo davvero pronti per stare definitivamente insieme come ho sempre sognato. Parti con me. Voglio che mi accompagni e desidero come nient’altro al mondo che tu sia il mio futuro.»
Rincuorata da quelle parole, l’amazzone gli aveva riservato uno sguardo dolce e abbracciandolo forte gli aveva sussurrato la sua risposta positiva, per poi baciarlo nuovamente e fare ancora l’amore con lui.
 
Ranma e Akane intanto si stavano decisamente lasciando andare. Il codinato non aveva mai visto sua moglie così decisa e passionale, ma del resto era anche ovvio che lei volesse sentirlo così vicino, visto tutto quello che avevano dovuto subire.
Era ancora seduto con lei in braccio che gemeva sommessamente, mentre lui le stava concedendo tutto se stesso.
«Ti amo, Akane. Ti amerò sempre!»
«Anche io, amore! Anch’io!»
Appoggiando le loro fronti, l’una contro l’altra, avevano continuato ad amarsi incessantemente per il resto della notte.
 
 
La sera seguente era arrivata e tutto il gruppo, come d’accordo, si era ritrovato a casa Saotome.
Erano arrivati anche Soun, Genma, Nodoka e le altre due figlie Tendo, reduci dalla loro vacanza, ormai finita.
I tempi in cui il dottor Tofu andava in tilt alla visione della bella Kasumi erano finiti. Quella sera il medico era stato seduto tutto il tempo vicino alla maggiore delle Tendo, facendole intuire finalmente le sue vere intenzioni, ossia fidanzarsi ufficialmente.
Era venuto poi il turno di Ukyo e Ryoga. L’Eterno Disperso era decisamente nervoso quella sera, ma nessuno capiva il perché. Inutile dire che la più preoccupata era proprio la cuoca, facendosi chissà quali film sui pensieri del suo fidanzato.
“Chissà cosa gli prende. E’ freddo e scostante. È decisamente strano questa sera. Non è che per caso ci ha ripensato su noi due?”
«Ryoga..tutto bene?»
Sentendo quella domanda, il girovago si era voltato verso la sua fidanzata e guardandola intensamente negli occhi, l’aveva fissata per un buon minuto in silenzio, senza spiccicare una parola. Poi, come se fosse tornato con i piedi sulla Terra, aveva sbattuto le palpebre, rispondendo così alla domanda della ragazza.
«Eh? Ah, sì tutto bene. Scusami vado un attimo di là.»
Senza aggiungere una sola parola, si era alzato, dirigendosi verso l’esterno dell’abitazione.
A qualcuno non era sfuggita la scena e così si era subito diretta verso il giardino, raggiungendo un Ryoga più in crisi che mai.
 
Dopo un po’ si era sentito suonare il campanello e decisamente incuriosito, Ranma era andato ad aprire la porta.
Era rimasto di sasso nel trovarsi Kyoko, Haikiri e Wang davanti.
«Ma che ci fate qui? Ormai vi credevo in Europa da diverse ore!»
«Beh, abbiamo deciso di partire tra due giorni, così da potervi salutare come si deve.»
Haikiri aveva sorriso compiaciuto al codinato, contento di aver trovato dei nuovi amici, nonostante tutto quello che fosse accaduto tra di loro.
 
 
In giardino, Ryoga era stato raggiunto da Akane. Quest’ultima aveva assistito alla scena tra lui e Ukyo e voleva sapere cosa passava nella testa dell’amico.
«Ehi Ryoga..tutto bene?»
Al sentire la voce della giovane ragazza, l’Eterno Disperso era sobbalzato per lo spavento.
«A – Akane!!»
«Scusa, non volevo spaventarti! Ti ho raggiunto perché pensavo non stessi bene!»
«In effetti..sono un po’ nervoso!»
«E come mai? Sempre se posso saperlo..»
«E’…E’ per Ucchan.»
«Problemi?»
«Si! No! Cioè..diciamo che devo affrontare una cosa e non so come la prenderà!»
«Se posso darti una mano..»
«Ecco..non so se sei la persona più indicata..sai..»
Akane non capiva dove il suo amico volesse andare a parare e Ryoga l’aveva capito.
«Scusa Akane, so che ti sto confondendo, ma il fatto è che..vedi…in passato io ho amato una sola persona e penso tu sappia a chi mi sto riferendo..poi..vabbè..tu hai scelto Ranma e questo bisogna ammettere che in fondo lo sapevo, l’ho sempre saputo.»
La giovane Tendo non sapeva come rispondere. Era imbarazzata e soprattutto sperava che la discussione non prendesse una piega sbagliata. Lui ora aveva Ukyo, quindi perché doveva tirar fuori ancora il passato?
«Quello che sto cercando di dirti è che…si insomma..nella mia vita solo una persona è stata così importante da farmi sentire bene..e quella persona..»
Non aveva fatto in tempo a finire la frase che un fruscio dietro ad una siepe l’aveva distratto.
Un Ukyo in lacrime stava cercando di scappare.
Accortosi della ragazza, Ryoga si era messa al suo inseguimento, riuscendo a prenderla in tempo per un polso.
«LASCIAMI!»
«Ma che ti prende? Perché stai scappando?»
«Lasciami ho detto!!»
«Non prima di avermi spiegato!»
«E cosa dovrei spiegarti? Mi sembra che hai detto già tutto tu.»
«Potresti venire con me?»
Senza più lottare, la bella cuoca si era lasciata trascinare in casa, con Ryoga che la teneva saldamente per mano e Akane che ne capiva meno di lei.
«Scusate un attimo per favore. Ho bisogno dell’attenzione di tutti quanti.»
A nessuno era sfuggito lo strano terzetto. Soprattutto ad un certo combattente con il codino che, guardando incuriosito Ryoga, si era poi accorto dello sguardo smarrito della moglie e delle lacrime che scendevano dal viso della sua migliore amica.
«Che diavolo sta succedendo?»
Il suo tono era tagliente e freddo. Sperava davvero che la sua immaginazione avesse preso un grosso abbaglio.
«C’è qualcosa che devo dire a tutti voi. Non posso più aspettare e soprattutto non posso più nascondere i miei reali sentimenti.»
Le speranze del codinato si stavano esaurendo. Serrando i pugni, aveva riservato al suo ex rivale (sempre se ancora si poteva chiamare così!) uno sguardo duro.
Ryoga però aveva ignorato gli occhi dell’amico, per rivolgerli invece ad Ukyo.
«E’ giunta l’ora che io ti sveli qualcosa di molto importante. Spero che tu la prenderai bene!»
In casa c’era un silenzio estremamente pesante. Nessuno osava fare anche il minimo movimento.
L’unico che aveva deciso di muoversi era proprio l’Eterno Disperso, sorprendendo tutti quanti, soprattutto la sua Ucchan.
Inginocchiandosi davanti a lei e tenendo sempre stretta la sua mano fra le sue, il girovago aveva iniziato così a parlare.
«Prima non mi hai dato il tempo di finire. È vero..io ho amato una sola ragazza e me ne sono accorto solo ora che non avevo mai amato nessuno così. E non sto parlando di Akane, ma bensì di te mia dolce Ucchan!»
Il silenzio continuava a fare da testimone, ma la bocca della ragazza si era spalancata per lo stupore.
«Mi sono accorto che quello che mi lega a te mi consuma fino a perdere la ragione. Voglio solo te e voglio stare con te. Quindi..è davanti ai nostri amici che ti chiedo..vuoi sposarmi Ukyo?»
La giovane aveva ricominciato a piangere, per poi riuscire a staccare la sua mano da quella di lui e abbracciarlo con tutta la forza che aveva, urlandogli a perdifiato il suo sì.
Tutti il resto del gruppo aveva poi applaudito, festeggiando la nuova coppia che presto sarebbe diventata più unita che mai.
Mousse aveva deciso di parlare anche del progetto suo e di Shampoo, visto che erano in tema di confidenze.
«Ragazzi..ho chiesto a Shampoo di seguirmi per un lungo viaggio. Voglio stare un po’ di tempo solo con lei per vedere se possiamo andare avanti seriamente.»
«Ma come? Te ne vai?»
«Solo per un po’, Saotome. Ma tornerò vedrai! Ormai senza di me non puoi più stare!!»
Abbracciandosi fraternamente, Ranma e Mousse avevano consolidato così quel forte legame che li aveva uniti e li aveva fatti diventare grandi amici.
«Mi mancherai tanto amico mio!»
«Anche tu. Beh..nel frattempo potresti consolarti con Akane! Sarebbe ora che allargaste la famiglia! Ahahahahahah!!»
«MOUSSE!!!»
Imbarazzati fino al midollo, Ranma e Akane stavano incenerendo con lo sguardo il loro amico che se la rideva di gusto insieme al resto degli amici.
 
Si erano poi seduti tutti al tavolo, cominciando così finalmente a mangiare, quando ad un certo punto Soun aveva posto una domanda che aveva causato un silenzio da cimitero.
«Allora ragazzi..cos’è successo questa settimana, mentre noi eravamo in vacanza?»
Tutti si erano guardati, non sapendo cosa rispondere e Soun, sorpreso da quella reazione, continuava a sbattere le palpebre, così come il resto della famiglia, non capendo il motivo di tale silenzio.
«Ho detto qualcosa di strano per caso?»
Mousse aveva dedicato uno sguardo complice a Ranma e così, avevano iniziato il racconto.
«Ah niente di che Soun. In parole povere, Akane è stata rapita da uno spirito millenario.»
«Eh già. Io continuavo a fare un incubo che poi si è avverato. Domenica notte la tua bambina mi è stata strappata dalle braccia e sono rimasto sotto shock.»
«Poi è entrato un vecchio cinese e ci ha spiegato le intenzioni di quest’uomo. Ossia, senza tanti giri di parole, voleva violentare Akane così da concepire un sacco di eredi e vendicarsi anche di un torto subito per il suo amore passato.»
«I braccialetti che abbiamo al polso ci hanno aiutato e così ho potuto capire dove rintracciare la mia amata, così tutta la combriccola è partita con me e siamo andati a riprenderla.»
«Esatto. Mousse è stato poi ferito pericolosamente da una creatura di nome Argo che aveva sei teste, e Tofu e Shampoo lo hanno curato, nel frattempo io, Ukyo, Ranma, Obaba e Happosai, insieme all’anziano cinese, ci siamo introdotti in un’area magica, cominciando così una serie di combattimenti. Solo che..»
«Ognuno di noi è stato impossessato da uno spirito diverso, ma siamo riusciti a sconfiggerli, fino a quando non è stato il turno di Ranma che si credeva dovesse morire per salvarsi.»
«L’unico metodo per curarlo era il sangue del nemico e così, dopo essere arrivato al suo palazzo, lo ha affrontato senza esitazione, ma doveva stare attento a non ucciderlo prima di unire i loro sangui.»
«Ranma ci ha fatto credere di averlo ucciso prima, ma in realtà nel momento in cui lo ha pugnalato, era già completamente guarito, perché nel precedente combattimento era riuscito a mischiare i due liquidi.»
«Poi è comparsa l’antico amore di questo spirito, salvandolo e ricominciando così la loro vita finalmente insieme.»
«Ed ora eccoci a casa.»
Soun era rimasto imbambolato e a bocca aperta, così come Genma, Nodoka, Nabiki e Kasumi. Nessuno di loro riusciva a esprimere una sola parola, poi però il padrone di casa Tendo aveva espresso la sia titubanza.
«St – State scherzando vero? Andiamo..non può essere successo tutto questo in una sola settimana! Siamo a Nerima, non alla CIA!»
Tutti si erano allora guardati e ricominciando a mangiare avevano semplicemente risposto a Soun.
«Naaa. Hai ragione suocero. Ti stiamo prendendo in giro. Per questi lunghi sette giorni ci siamo annoiati tutto il tempo.»
«Si, esatto. L’unica cosa che abbiamo fatto è stata combattere tra di noi, come sempre.»
Convinto dal tono di Mousse, Tendo era di nuovo rincuorato, fiducioso che quei ragazzi non gli avevano mentito.
Ranma e i compagni si erano lanciati diverse occhiate, consolidando così la complicità su quella piccola bugia, detta a fin di bene.
C’era qualcuno però che non aveva tanto creduto alla seconda versione, ma era più propensa alla prima, visto che non le erano sfuggiti gli sguardi che i loro amici si erano lanciati, ma aveva deciso che per questa volta non avrebbe chiesto yen in cambio del silenzio. Negli occhi della sua cara sorella minore e del suo caro cognato si leggeva chiaramente un’enorme sollievo legato sicuramente ad un’esperienza al quanto negativa. Se c’erano persone che Nabiki conosceva bene erano proprio Ranma e Akane.
 
 
La serata era finita e tutti si erano ritirati verso le proprie dimore.
Nella propria stanza, Ranma era sdraiato supino nel suo letto, in attesa che la sua amata lo raggiungesse per dormire, ma la sua mente stava navigando. Dopo le parole di Mousse alcuni pensieri lo avevano invaso e un piccolo sorriso si era formato sulle sue labbra.
Accortasi che il suo uomo stava vagando con la fantasia, appena entrata in stanza, Akane aveva subito chiesto il motivo di tanta felicità.
«A cosa stai pensando di tanto divertente?»
Incrociando gli occhi con quelli della sua lei, il codinato si era alzato su un gomito e aveva sorriso ancora più intensamente.
«Stavo ripensando alle parole di Mousse.»
«A quali parole ti riferisci?»
«A quelle in cui diceva che dovremmo allargare la nostra famiglia.»
«Stai dicendo che vuoi un figlio?»
«Beh se devo essere sincero non mi dispiacerebbe…anche perché credo che potrebbe esserci l’occasione…che lo aspettiamo già.»
«Eh? Che intendi dire?»
«Intendo dire..che stanotte io e te abbiamo fatto l’amore e se non ricordo male non hai preso nessuna protezione, anche perché è da quando sei stata rapita che non hai preso più niente!»
Akane era rimasta immobile. Non aveva pensato a questa eventualità. Si era completamente dimenticata di prendere precauzioni la notte prima ed ora era molto probabile che potesse essere incinta. D’istinto era andata verso il comodino, trovando così la confezione del contraccettivo e appurando così che suo marito ci aveva visto giusto.
«E – e ora?»
Il suo tono era molto teso e serio e Ranma se n’era accorto. Gattonando verso di lei, le si era messo di fronte, restano in ginocchio sul loro letto e prendendole il viso tra le mani, aveva poi cominciato a far parlare il suo cuore.
«E ora, per prima cosa appuriamo se è vero e se davvero dovessimo aspettare un figlio..beh sappi che sono la persona più felice di questo mondo. Non ho dubbi sul fatto che saprai essere un’ottima madre, perché so come sei e so benissimo che cuore grande, immenso e sincero mia moglie possiede. Quindi…io sono pronto per diventare padre, perché ho una donna fantastica al mio fianco.»
Senza più dire niente, l’aveva attirata a sé, abbracciandola stretta contro di sé.
 
 
Il momento fatidico della verità era arrivato e ora i due si ritrovavano dal dottor Tofu, pronti per sapere se i sospetti di Ranma erano fondati.
Dopo circa tre quarti d’ora, la visita era terminata e entrambi erano abbastanza sconvolti. Non credevano fosse possibile una cosa del genere.
 
Arrivati a casa, si erano diretti verso casa Tendo, accolti da Kasumi che come sempre era ospitale. Vedendo però le facce serie dei due ragazzi, subito era andata a chiamare, sotto richiesta della sorella, Soun e il resto della famiglia.
Tutti ora circondavano il tavolo della sala, ogni membro della famiglia era serio e curioso di sapere che cosa avessero da dire.
«Ranma, Akane, per favore non teneteci sulle spine. Diteci cosa sta succedendo. Sta male qualcuno per caso?»
«Ecco….vedi….Soun…no, Akane..non ce la faccio..diglielo tu.»
«D – d’accordo. Vedi..papà..io e Ranma…»
«Tu e Ranma? Insomma..vi muovete? Mi sta prendendo un accidenti!»
Tirando un respiro profondo, la giovane Tendo aveva cercato quel poco coraggio che le serviva per dare quella notizia tanto sconvolgente.
«S – sono i – incinta.»
Silenzio. Nessuno osava dire niente.
Ad un certo punto però, entrambi i capofamiglia erano esplosi in grida di gioia, Nabiki aveva sorriso, Kasumi aveva applaudito le mani e Nodoka aveva abbracciato i ragazzi, mentre Happosai piangeva perché ormai la sua Akanuccia non avrebbe più avuto tempo da dedicare a lui.
«Akane non ha finito. O meglio..non ha detto tutto.»
«Eh? Cosa intendi dire figliolo?»
«Ecco..vedi papà…sarete nonni..di ben due bambini. Aspettiamo una coppia di gemellini.»
Se prima regnava il caos, ora in casa Tendo vi era il delirio vero e proprio. Quella notte i festeggiamenti erano andati per le lunghe e chi aveva festeggiato maggiormente erano Soun e Genma, accompagnati da un’insolita Nodoka che aveva deciso di brindare con qualche bicchiere di troppo.
 
Dopo essersi nuovamente amati, Ranma e Akane erano sdraiati una sull’altro, occhi negli occhi.
«Sei felice, Ranma?»
«Felice è dire poco. Non riesco nemmeno esprimere tutta l’emozione che ho dentro!! È il regalo più bello che potessi farmi!»
«Posso farti un’altra domanda?»
«Certo! Puoi chiedermi tutto quello che vuoi, lo sai.»
«Hai pensato che nomi dargli?»
«A dire il vero non sappiamo nemmeno che sesso sono. Come facciamo a decidere i nomi?»
«Beh ma se fossero per esempio una coppia, come ti piacerebbe chiamarli?»
«Akane..io ti conosco bene. Quando fai un ragionamento del genere, è perché nella tua testolina gironzola qualcosa. Dai..dimmi cosa stai pensando!»
La bella mora aveva sorriso dolcemente. Era vero. Ranma la conosceva meglio di chiunque altro.
«Si, effettivamente ho in mente qualcosa. Ecco…se fossero una coppia..mi piacerebbe chiamarli…Haikiri e Kyoko.»
«Lo sai, avevo immaginato che i nomi che volessi dargli sarebbero stati quelli. Sei rimasta talmente tanto colpita dalla loro storia che era naturale che avessi pensato una cosa del genere. Va bene..per me non ci sono problemi.»
«Dici davvero?»
«Si, piccola. Qualsiasi desiderio tuo..è anche mio!»
Si era sporto verso di lei, lasciandole un dolce bacio sulle labbra.
 
Tre mesi dopo, il desiderio di Akane era stato realizzato, avevano scoperto di aspettare una coppia e a quella notizia, tutti i loro amici avevano fatto loro le congratulazioni, soprattutto Haikiri e Kyoko, che, nonostante fossero dall’altra parte del globo, erano riusciti a far arrivare ai due giovani i loro migliori auguri, sottolineati dalla loro felicità per quanto riguardasse i nomi.
Akane e Ranma non potevano chiedere null’altro dalla vita.
Hanno iniziato come due persone che si detestavano, hanno poi cominciato ad avere un dialogo civile e a cominciare ad essere amici, per poi scoprirsi innamorati e sugellare così il loro amore e iniziare una vita insieme, così come una famiglia. La famiglia di Ranma e Akane.
 
 
 
 
Ed ecco che dopo 12 mesi e 4 giorni “Insieme Siamo Più Forti” è giunta alla conclusione!!
Quando ho pubblicato il primo capitolo, le mie intenzioni erano quelle di finirla entro qualche mese, esattamente come avevo fatto con le altre, ma purtroppo non è andata così. Ho fatto l’errore di iniziare un’altra storia in un altro fandom, così da incasinarmi maggiormente e altri motivi sono stati il lavoro che (per fortuna!!!) pare sia aumentato e il mio maledetto mal di schiena che mi ha impedito qualsiasi tipo di movimento!!! (Chi conosce tutta la storia, sa bene di cosa parlo!!! Ahahahahahah!! xD)
Vorrei quindi ringraziare tutte quante le persone, che nonostante tutti questi impedimenti, hanno continuato a seguirmi e a darmi supporto…vedere che il numero delle persone che la seguivano continuava ad aumentare, non poteva farmi altro che piacere e a stimolarmi a continuare!!!!
Un grazie caloroso va anche a tutte le persone che l’hanno messa tra le preferite!! Anche io che l’ho scritta..la reputo la mia storia preferita tra quelle che ho pubblicato!! xD
Poi..un ringraziamento doveroso e particolare va ad ognuna delle persone che mi ha lasciato la sua recensione..e ho intenzione di ringraziarle una per una:
  • Il primo grazie va a XINGCHAN, la mia veterana, come l’ho affettuosamente soprannominata, visto che è con me sin dal primo capitolo della mia prima storia, senza mai abbandonarmi!! Grazie davvero!! Non lo dico per farti piacere, ma perché è quello che penso!! Ogni volta aspetto le tue recensioni con estrema ansia, proprio per questo motivo, perché sei con me praticamente da sempre!!!! :D
  • Grazie a STELLINA_CHAN che ha seguito con tanto affetto questa storia, rimanendo sconvolta alcune volte e facendomi sempre una delle sue faccine!! Ahahaha..erano la parte preferita delle tue recensioni!!! xD
  • Grazie a MELINDA2606 e JULIUS CX che, nonostante entrambi siano molto impegnati con le loro università, hanno trovato sempre il tempo di lasciarmi un loro pensiero!!! Di Melinda ho molto apprezzato anche i nostri caffè!!! xD
  • Grazie anche ad ALILE e ERI_KA che mi hanno lasciato i loro punti di vista dicendomi che questa storia è piaciuta loro molto.
  • Grazie e RACHEL868, la mia teso, che nonostante i suoi impegni, è riuscita a raggiungermi e a stare al passo!!! <3
  • Grazie poi a SPIRIT99 che è stata quella che sicuramente mi ha lasciata di sasso con la sua comparsa! xD Penso che mi ricorderò per sempre quella notte in cui alle 3.00, dopo un colpo d’insonnia, sono entrata in EFP, trovando così del tutto inaspettata la sua recensione!! Davvero grazie!!! P.S. Arrivo anche a risponderti di la!!! Perdona il ritardo!!
  • Grazie poi ad ANTONELLA84, VIOLETARMOSTRONG2013 e GRETEL85..le mie affettuose stalker di Facebook che appena ci sentivamo, la prima cosa che mi chiedevano è “ma quando pubblichi??”…ahahahahahah…grazie davvero di cuore ragazze, soprattutto per le vostre megarecensioni e per la mega maratona che avete fatto all’inizio per raggiungermi!! Poi Violet è stata mitica con il suo toto – peccato che ha azzeccato al primo colpo!!! xD Grazie a questa storia e alle vostre ho potuto conoscervi anche sul social network, iniziando così una bell’amicizia che spero continuerà!!! P.S. Anto forza Juve!!! :D
  • Grazie  a KRYS, FAITH84, MYUCCIA99, PUPETTA89 e BERENICE07 che in pochi giorni sono messe a leggere questo polpettone, raggiungendomi a tempo record con i miei aggiornamenti!!! Vedere persone nuove ogni volta è stata un’immensa sorpresa!! :D
  • Poi un doveroso grazie è per una persona che è diventata davvero tanto speciale…ossia sto parlando di RAN_KO. Questo ringraziamento è speciale per il semplice fatto che anche lei è stata una delle primissime lettrici che ha seguito sempre le mie storie, ma dopo un periodo di silenzio, sono felicissima di averla ritrovata grazie a questa ff, dove poi abbiamo sugellato una splendida amicizia su Face, dove pettegoliamo all’inverosimile appena ci becchiamo!!! xD
 
Grazie davvero di cuore a tutti quanti!!! Credo che non ci sono parole per dire quanto sono felice di aver avuto tutte queste persone che mi hanno lasciata un loro pensiero e soprattutto per il modo in cui mi avete sempre supportata, specialmente dopo questo periodo no!!
Come ho già detto a qualcuno, per la mente ho già un’altra idea, ma questa volta ho intenzione di scriverla tutta prima, in modo da evitare di postare in ritardo. Per adesso mi sentirete quindi attraverso le recensioni, che, lo sottolineo, devo assolutamente recuperare!!!!!!
Un bacione enorme e un mega abbraccio!!! Ci sentiamo presto!!
Lally  

 

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