Stand by me

di jeanny991
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo primo ***
Capitolo 2: *** capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** capitolo settimo ***
Capitolo 9: *** capitolo nono ***



Capitolo 1
*** capitolo primo ***


STAND BY ME

Stava calando la sera quando la metropolitana di Tokyo raggiunse la stazione di Nerima decretando la fine della vacanza che Akane Tendo aveva trascorso con le sue compagne di scuola Yuka e Sayuri. Più che una vacanza, la settimana appena trascorsa, per la sedicenne aveva costituito un periodo di riposo e tranquillità che le aveva permesso di lasciarsi alle spalle, anche se solo temporaneamente, gli eventi del mese precedente: i fatti del monte Hooh e il matrimonio fallito. Quest’ultimo aveva influito piuttosto negativamente sulla ragazza, così, quando le sue amiche avevano offerto la possibilità di allontanarsi da casa in occasione della Golden Week*, aveva accettato immediatamente. La permanenza nella stazione termale, dove le tre ragazze avevano alloggiato, era riuscita a calmare la rabbia che la giovane Tendo nutriva verso tutte le persone, compreso il fidanzato Ranma, che avevano impedito il matrimonio. Tuttavia quel pomeriggio, quando era salita sul treno che l’avrebbe riportata a casa, la rabbia era riaffiorata, accompagnata da un forte senso d’oppressione. Ritornava alla solita vita turbolenta, nella quale doveva fare attenzione ai continui attentati delle altre fidanzate di Ranma Saotome, agli agguati da parte del vecchio maniaco Happosai e al continuo tentativo di Kuno di strapparle un appuntamento. Senza contare che avrebbe dovuto sopportare le fastidiose battute del suo ragazzo sul proprio aspetto fisico e sulla presunta mancanza di fascino. Ma ciò che faceva maggiormente angosciare Akane era che, da quel momento, avrebbe pure dovuto sopportare l’umiliazione di quel matrimonio andato in pezzi. Si immaginava come, il giorno successivo, l’inizio del suo secondo anno al Furinkan, gli studenti avrebbero spettegolato alle sue spalle guardandola con commiserazione e sapeva che da Ranma non avrebbe ricevuto il mimino conforto. Dopotutto lui aveva negato di amarla quando lei glielo aveva chiesto esplicitamente**. Rovinando tutto.
Akane, sul monte Hooh, stretta tra le braccia del suo fidanzato, l’aveva sentito urlare disperatamente il suo nome e aveva creduto di avere finalmente una prova tangibile dei sentimenti che lui provava per lei. Per questo aveva accettato di partecipare all’inganno paterno, rendendosi disponibile al matrimonio in modo da aiutare il ragazzo di cui era innamorata ad avere l’acqua della fonte dell’uomo affogato, nella consapevolezza che tanto il suo sentimento sarebbe stato ricambiato.  Ma Ranma aveva nuovamente anteposto il suo orgoglio, negando l’evidenza e distruggendo tutta la sicurezza della ragazza. Si sentiva stanca di quella vita. Dall’arrivo di Ranma il suo mondo era stato stravolto e spesso si chiedeva se fosse stato meglio non aver mai incontrato quello strano ragazzo col codino, che era il più grande maestro di arti marziali del Giappone però in fatto di sentimenti era una frana.
Tali pensieri avevano tormentato la mente della sedicenne durante il tragitto verso casa. Arrivata al viale che l’avrebbe condotta alla palestra Tendo, improvvisamente avvertì un certo torpore alle gambe, sembrava quasi che una forza la trattenesse dal ritornare in famiglia. Non si sentiva ancora pronta per rivedere tutti coloro che abitavano con lei, in particolare non era pronta a rivedere Ranma. Così fece retro-front e si diresse verso il parco del quartiere. 
Il buio era ormai giunto e il giardino sembrava essere deserto ad eccezione della figura di una persona seduta su una delle varie panchine. Avvicinandosi cautamente, Akane riconobbe che il ragazzo lì seduto non era altri se non Mouss. Lui probabilmente non l’aveva notata poiché in quel momento non portava gli occhiali però Akane si rese conto, dall’espressione assorta del cinese, che anche lui era tormentato da qualcosa, così si decise a salutarlo.
- Ehi! Ciao Mouss, cosa ci fai qui a quest’ora? –
- Oh, sei Akane Tendo, ho finito da poco le consegne di ramen e mi sono fermato a riflettere qualche minuto… Potrei farti la stessa domanda, sapevo che eri partita per le terme. –
- Infatti… Domani comincia la scuola quindi oggi sono dovuta tornare… -
Entrambi i ragazzi avvertivano rispettivamente nelle loro voci un velo di tristezza. Akane si chiese se lo stato d’animo del suo amico fosse dovuto a qualche recente maltrattamento subito da Shan-pu.
- Però è strano vederti qui al parco a quest’ora, non dovresti essere a casa a cenare con la tua famiglia? – indagò il cinese.
A quel punto la ragazza sospirò pesantemente. Mouss era una di quelle persone strambe che Ranma aveva attirato, anche se indirettamente, dalla Cina e che avevano sconvolto la vita della Tendo. Tuttavia, nei suoi confronti Akane aveva provato, da sempre, una certa empatia. Le spiaceva il modo con cui Shan-pu e calpestava i sentimenti del ragazzo. In più di un’occasione aveva cercato di aiutarlo e lui era stato uno dei pochi che aveva sostenuto il suo fidanzamento con Ranma. Dunque decise di sfogare le preoccupazioni che la tartassavano.
- Dovrei effettivamente, solo che non riesco a tornare… perché l’idea di rincontralo… mi… mi manda in bestia!! –
Stava riuscendo ad esprimere tutta l’ira causata dall’esasperazione per il mancato matrimonio.
- Come al solito, per merito suo, tutte le mie speranze e i miei sogni si sono infranti!! Io mi sono messa in gioco, ho rinunciato al mio orgoglio ed ero pronta a sposarlo! Lui invece è scappato ed è coso dietro a quell’acqua maledetta, infischiandosene dei miei sentimenti! Dandomi pure la colpa!–
A quel punto, avvertì gli occhi pizzicare e non ci volle molto prima che le lacrime iniziassero a scendere.
- Mi piacerebbe odiarlo per questo! Invece non ci riesco e mi sento una stupida… -
Mouss non disse niente e la lasciò piangere sulla sua spalla ben consapevole che dopo essersi sfogati ci si sente un po’ meglio. Gradualmente la minore delle Tendo ridusse i singulti e rincominciò a respirare normalmente.
- Perdonami Mouss, non volevo annoiarti con le mie lamentele… e cavolo! Ti ho infradiciato la tunica… mi spiace tantissimo… se posso… -
Ma il ragazzo scuotendo la testa rifiutò le sue scuse.
- Non preoccuparti Akane Tendo, posso capire quello che stai passando… e poi tu sei stata una delle poche persone gentili con me. Mi hai aiutato in alcune occasioni quindi, ascoltandoti, ti ho reso il favore. –
- Ti ringrazio. – sorrise debolmente Akane, ricordandosi che anche il cinese doveva avere qualche cruccio.
- Anche tu prima mi sembravi pensieroso, se hai bisogno di parlarne io ti ascolto volentieri! –
- E’ la solita storia. Vengo trattato come uno schiavo dalla vecchia arpia e dalla ragazza che amo sin dall’infanzia. Però sono abbastanza stufo dunque stavo pensando di tornare in Cina. Allo stesso tempo non voglio ritornare nel mio villaggio dove sarei nuovamente sbeffeggiato. -
- Mouss… effettivamente Shan-pu non ti merita. Dovresti trovare una ragazza che sia capace di accettarti per quello che sei… capisco bene cosa provi, tutti e due proviamo forti sentimenti per persone che non ci ricambiano. –
Stava per aggiungere altro ma venne fermata.
- Ti sbagli Akane Tendo. Ranma Saotome ti ricambia. Io l’ho visto sul monte Hooh piangere per te! E quella è stata una dichiarazione palese del suo sentimento! –
- E’ capace di dichiararsi solo quando mi crede morta, quel baka! Quando sono viva e vegeta invece non fa che prendermi in giro e che farmi infuriare! Alle volte vorrei davvero che non fosse entrato a far parte della mia vita!! – Akane aveva trasformato in parole i pensieri elaborati precedentemente, lasciando Mouss stupito.
- Sul serio avresti preferito non incontrarlo mai? –
- Forse sì! Magari adesso non mi sentirei così umiliata, insicura e debole! Avrei ancora la mia bella chioma di capelli lunghi e non rischierei di essere aggredita dalle sue fidanzate, anzi magari sarei amica di Ukyo e Shan-pu! –
Mouss era rimasto basito da quella confessione. Poco prima era certo dell’amore della piccola Tendo verso Saotoma ma ora si chiedeva se quella dichiarazione fosse stata prodotta solo dalla collera o se ci fosse un fondo di verità. Poi si rese conto dell’ora tarda e fu costretto a troncare la conversazione se non voleva beccarsi una sgridata dalla vecchia mummia Obaba.
- Ti ringrazio di avermi ascoltato e scusami ancora per averti lavato la maglia con le lacrime. –
Lo salutò Akane facendo un piccolo inchino col capo.
- Non fa niente, Akane Tendo, mi fa piacere di essere stato utile per qualcuno. Ci si vede in giro. –
La ricambiò mestamente, salendo sulla bicicletta.
A quel punto Akane si decise ad entrare in casa. Appena annunciò il suo ingresso la raggiunse un’ affannata Kasumi.
- Mi stavo spaventando Akane! Non vedendoti rincasare temevo ti fosse successo qualcosa, stavo giusto per mandare Ranma a cercarti! –
Sentendo nominare quel nome, Akane si irrigidì e mentì alla sorella maggiore.
- Il treno ha fatto ritardo, scusa. –
- Non fa niente l’importante è averti qui. – sorrise e poi continuò come se la sua preoccupazione si fosse immediatamente dissolta.
- Papà e il maestro Happosai sono andati in montagna ad allenarsi. Mentre la signora Saotome e il signor Saotome sono andati alla commemorazione di un lontano parente deceduto qualche giorno fa. Ranma avrebbe voluto seguirli ma Nodaka non ha voluto perché domani inizia il nuovo anno scolastico…-
Ma a quel punto Akane aveva già smesso di seguire il discorso di Kasumi, concentrandosi sul fatto che Ranma avrebbe voluto lasciare la casa proprio in concomitanza del suo ritorno. Questo le fece ricrescere quel senso di rabbia mista a delusione. Si sentiva molto stanca, un po’ per quei sentimenti, un po’ per il viaggio, dunque decise di andare subito a letto, ignorando il richiamo della sorella sulla cena già pronta. L’ultima cosa che voleva era cenare seduta accanto al suo fidanzato.
Entrata nella sua camera si buttò sul letto e spense la luce aspettando che la stanchezza si tramutasse in sonno. Tuttavia, attese in vano perché non riusciva ad assopirsi. Più volte le era sembrato di addormentarsi poi però al minimo pensiero di come sarebbe potuta essere la giornata successiva tornava vigile. Accadde verso mezzanotte, sentì un leggero colpo alla porta e una presenza entrare nella stanza. Riconobbe immediatamente essere Ranma: l’energia emanata dal suo ragazzo era inconfondibile. Lei fece finta di dormire.
- Sei tornata e non mi hai neanche salutato…- lo sentì mormorare.
- Non sei per niente carina…- ecco che aveva iniziato a rinfacciarle la sua mancanza di fascino. Akane strinse forte le coperte però poi lo udì flebilmente sussurrare ciò che non avrebbe mai immaginato.
- Scusami per il matrimonio…- e se andò silenziosamente.
Quell’ammissione di colpa fece sussultare il cuore della ragazza, forse l’aveva immaginato o forse   Ranma nutriva veramente dei sentimenti profondi per lei. Con la mente e il cuore più leggeri Akane Tendo riuscì finalmente a cadere tra le braccia di Morfeo.

La mattina successiva Akane si svegliò di buon ora e anche se avrebbe preferito rimandare di qualche altro giorno il ritorno a scuola, le scuse che Ranma se aveva rivolto, silenziosamente, la notte precedente, le avevano restituito un po’ di speranza in un evoluzione positiva del loro rapporto.
Quindi si recò allegra in cucina dove trovò la solita Kasumi intenta a preparare la colazione.
- Oh Akane! Ti vedo di buon umore! Sono contenta che ti sia ripresa. Ieri sera quando sei tornata non sembravi molto in forma. Temevo ti fosse venuta l’influenza! – cinguettò la maggiore
- No era solo stanchezza per il viaggio. Comunque vedo che quel baka del mio fidanzato non si è ancora alzato. Non voglio fare tardi il primo giorno di scuola. Mi toccherà svegliarlo alla solita maniera! –
 Akane prese un secchio e iniziò a riempirlo d’acqua fredda. A quel punto si accorse che Kasumi aveva smesso di riempire le ciotole di riso e la fissava attonita.
- Non guardarmi male sorellona, lo sai che Ranma non si sveglia se non gli getto l’acqua fredda addosso! –
- Fidanzato? Ranma? Di chi stai parlando, Akane? –
- Come di chi sto parlando? Il mio fidanzato, quello che papà mi vuole costringere a sposare per dare un erede alla nostra scuola… Ranma Saotome! Vive da più di un anno con la sua famiglia nella stanza degli ospiti! – rispose allarmata Akane.
- La stanza degli ospiti è vuota. Qui non vive nessun Ranma Saotome. – riprese seria la Tendo più grande.








*Golden Week: l’anno scolastico giapponese si conclude in Marzo e inizia ad Aprile, tra l’inizio e la fine dell’anno gli studenti hanno due settimane di vacanza chiamate Golden Week.
**Nell’ultimo volume di Ranma, quando quest’ultimo chiede ad Akane il motivo per cui lei si è decisa a sposarlo, lei risponde:<< Ranma… tu mi ami non è vero?>>

Angolo autrice
E’ da diverso tempo che volevo scrivere una fanfiction ma idee serie non mi erano mai venute e abbandonavo sempre il progetto. Qualche giorno fa invece, ho avuto l’ispirazione: mi sono immaginata come potrebbe reagire Akane nel ritrovarsi in una realtà dove lei e Ranma non si sono mai incontrati. La storia è già tutta sviluppata nella mia testa, compreso il finale devo solo scrivere il tutto e questo potrebbe richiedermi molto tempo perché sono in un periodo un po’ caldo… però è un’impresa in cui ci terrei a lanciarmi sempre che la storia possa interessare a qualche lettore. Detto questo spero davvero che qualcuno possa apprezzare l’idea e commentare sia in positivo sia in negativo. Essendo la prima fic potrei aver commesso qualche errore, in quel caso sono ben contenta che mi venga segnalato. Proverò a rendere il più possibile i personaggi IC e se non sembrano tali fatemelo sapere. Con ciò concludo augurando buona lettura a chi deciderà di farlo! Sayonara!

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Capitolo 2
*** capitolo secondo ***


~~Capitolo 2

- La stanza degli ospiti è vuota. Qui non vive nessun Ranma Saotome. –

Ascoltando quelle parole Akane aveva sentito un brivido percorrerle la schiena. D’impulso corse su per le scale, raggiungendo la camera di Ranma. Spinse con forza il fusuma*, rischiando quasi di romperlo e la scena che si ritrovò davanti incarnava perfettamente ciò che Kasumi aveva affermato: il vuoto. Non c’era alcun segno che dimostrasse la presenza di una persona. Sui mobili c’era un sottile strato di polvere e l’ambiente sapeva di chiuso. Nell’armadio non c’era traccia di futon. Quella stanza non era mai stata abitata. Quando, nella mente della sedicenne si affermò questa consapevolezza una strana inquietudine la colse: che fine aveva fatto il suo ragazzo?
- Akane, che stai facendo qui? – la voce di Nabiki arrivava lontana alle orecchie della ragazza.
Nel momento in cui la Tendo mezzana le toccò una spalla per ridestarla da quello stato di shock, un pensiero la scosse. Se fosse stato un trucco escogitato dalla sua famiglia per obbligarla a far pace con Ranma e per farle ammettere i suoi sentimenti? Di scherzi del genere suo padre, con la complicità di tutti gli abitanti di casa Tendo, gliene aveva già fatti. Così si voltò con sguardo truce verso la sorella e con tono duro le rispose:
- Non so come ci siate riusciti in una sola notte ad organizzare tutta questa messa in scena, sappiate che questa volta non ci casco! –
- Akane, non ho idea di cosa tu stia parlando. –
-  Dimmi immediatamente dove si è cacciato quel baka del mio fidanzato o giuro che non risponderò di me stessa!!!-
Nbiki si rese conto che la sorella stava facendo sul serio e la minaccia la fece vacillare, ma solo per un attimo.  Poi riprese il suo atteggiamento distaccato, decidendo di ricambiare l’aggressività con l’arma migliore che Nabiki Tendo possiedeva: il ricatto.
- Se ho ben capito, hai detto… fidanzato! Questa mi è nuova! Da quando tu, che dici di odiare tutti i ragazzi, ne hai trovato uno?! È proprio una bella notizia, se non vuoi che tutti i tuoi spasimanti lo vengano a sapere dovresti pagarmi un indennizzo per la maniera sgarbata con la quale mi hai appena trattata. - 
- Cos… -
- Sono 1000 yen, - con un sorrisetto ironico la Tendo mezzana allungò la mano per ottenere i soldi.
La furia di Akane si bloccò immediatamente. Prima che potesse ribattere, vide Kasumi, con aria spaventata, raggiungerle.
- Sorellina mi stai davvero preoccupando… stai dicendo cose senza senso… non è che ieri hai sbattuto la testa da qualche parte e hai la memoria un po’ confusa?  Forse dovresti far visita al dottor Tofu. – disse con tono grave.
La minore delle sorelle non sapeva più come reagire. Poteva aspettarsi una recita perfetta da Nabiki, ma che Kasumi, la persona più pura del Giappone, arrivasse a mentirle fino a quel punto, non se lo sarebbe mai aspettato. I suoi ragionamenti furono interrotti dalla voce contrariata di Nabiki.
- E no! Oggi inizia il mio ultimo anno di liceo e tutto deve filare liscio. Se voglio ottenere dal Furinkan un’ottima lettera di presentazione per entrare alla Todai**, Akane deve fare la sua parte. Oggi non può essere assente, quindi verrà a scuola e si comporterà normalmente. Alla fine delle lezioni l’accompagnerò da Tofu. Intesi? E sorellina datti una sistemata a quei capelli, sembri una pazza! –
Akane si portò istintivamente una mano sulla nuca e si accorse di qualcosa che le era totalmente sfuggita: i capelli le erano ricresciuti. Arrivavano nuovamente alle scapole. Corse immediatamente in bagno per specchiarsi e la sua immagine riflessa confermava la lunghezza dei suoi capelli. Come diavolo era stato possibile? In una notte, non avrebbero potuto crescere così rapidamente, inoltre da quando a causa di Ranma e Ryoga era stata costretta a tagliarli, aveva deciso di mantenerli corti. Qualcosa non quadrava. Sicuramente la crescita dei capelli era legata alla scomparsa di Ranma e l’atteggiamento delle sue sorelle le faceva presumere che non fossero responsabili di tutto ciò. Allora chi poteva esserci dietro a quella situazione? Un nome si affermò con forza nella mente: Shan-pu. L’inganno e la manipolazione erano la specialità dell’amazzone cinese. Già una volta le aveva fatto perdere la memoria sull’esistenza di Ranma. Poteva aver usato un trucco simile nei confronti dei Kasumi e Nabiki, al fine di farla sembrare matta. Magari aveva drogato Ranma e l’aveva portato via con sé, cancellando ogni traccia della sua residenza in casa Tendo. Quella le sembrava la spiegazione più plausibile. Si ripropose di far visita al Neko Haten e di far emergere la verità a suon di pugni. Ma prima avrebbe assecondato le sorelle per non turbarle ulteriormente. Dopo essersi scusata con entrambe per lo strano comportamento, si recò a scuola in silenzio, elaborando mentalmente un piano per convincere la cinese a parlare.

Arrivata a scuola l’attesero altre sorprese. Non appena mise piede nel cortile del Furinkan, un orda di ragazzi, provenienti dai diversi club sportivi, l’assalirono con lo scopo di ottenere un appuntamento. Akane li sconfisse in poco tempo come accadeva prima dell’arrivo di Ranma. Si chiese se anche quella sceneggiata facesse parte del piano di Shan-pu per disorientarla. L’ultimo ragazzo che le si parò davanti fu Kuno.
- Dolce Akane Tendo, un nuovo anno scolastico è iniziato. Tu, splendente come sempre, illumini il mio cammino, come potrò vivere senza di te il prossimo anno?! Il destino crudele vuole impedire al nostro sogno d’amore di continuare a fiorire, per questo mia cara Akane, permettimi di sconfiggerti al fine di uscire con te e di regalarti quel bacio che tanto desideri! –
La ragazza era più disgustata che mai da quel melenso monologo ma aveva poca voglia di impegnarsi in un altro scontro con quello svitato, così pensò di sviare il discorso.
- Non è proprio il momento Sempai. Perché non rivolgi tutte queste belle parole alla ragazza col codino, scommetto che sarebbe felicissima. – replicò ironicamente. Tuttavia, la risposta di Kuno la lasciò interdetta.
- Ragazza con il codino? Akane Tendo, stai insinuando che il mio cuore palpiti per un’altra?! Sicuramente tutte le ragazze della scuola vorrebbero occupare un posto speciale nel mio cuore ma per me esisti solo…-
Tatewaki Kuno non poté finire perché venne mandato in orbita dalla minore delle Tendo. Anche al sempai era stata cancellata la memoria circa l’esistenza di Ranma. E non solo lui, tutti i compagni di scuola non sembravano ricordarsi di Saotome Ranma. Quella situazione stava facendo impazzire Akane, era arrivata addirittura a pensare che fosse lei nel torto.
Ovviamente non riuscì a seguire minimamente le lezioni e appena la campanella suonò, annunciando la pausa pranzo, decise di non poter più aspettare. Uscì di nascosto dal Furinkan e si diresse verso il ristorante cinese.

Entrata nel locale venne accolta cordialmente da una Shan-pu intenta a servire ai tavoli.
- Buon giolno Akane-chan! Se vuoi accomodalti a quel tavolo laggiù ti polto subito il menù! –
Akane-chan?! Da quando Shan-pu le dava così tanta confidenza? Inoltre non sembrava neanche un po’ intimorita dal suo arrivo. Continuava a comportarsi naturalmente, come se non avesse nulla da nascondere. Certo, Shan-pu era sempre stata molto brava a fingere. Quindi, Akane decise di stare al gioco. Si accomodò al tavolo come le aveva suggerito. Quando la cinese appoggiò il menù, la giapponese le bloccò velocemente il polso.
- Che cosa stai tramando?!- le si rivolse collerica.
- Eh? – lo sguardo dell’amazzone era confuso. 
- Non fare la finta tonta! Ci siete sicuramente voi dietro la scomparsa di Ranma! Dimmi dove l’avete nascosto e come avete fatto a cancellare la memoria a tutti gli altri!!-
Akane non si accorse di stare urlando e di aver attirato l’attenzione di tutti i clienti del ristorante.
- Non capisco davvelo. Chi è Lanma? E pelché dovlei nascondele qualcuno che non conosco. Ti plego di smettela altlimenti la bisnonna ti caccelà a bastonate! –
- Non la smetto assolutamente e sono disposta a combattere se non mi dite la verità! – dicendo questo Akane si alzò e si mise in posizione di guardia. Sentiva la rabbia rifluire in tutto il corpo. Non solo quella gatta morta aveva architettato tutta quella farsa per rubarle il suo Ranma, stava pure continuando a prenderla in giro. Senza pensarci due volte scagliò un pugno in direzione di Shan-pu che lo schivò abilmente. Tentò poi di colpirla con un calcio, anche quello non andò a segno. Stava per attaccarla nuovamente quando venne bastonata sulla schiena.
Obaba era entrata in scena, seguita da un titubante Mouss.
- Ora basta! Questo è un ristorante e una zuffa all’ora di apertura non è consentita! – tuonò l’amazzone centenaria con voce gracchiante.
- Allora ditemi dov’è Ranma! Voi siete le uniche a tentare inganni miserevoli, come cancellare la memoria, per costringerlo a diventare il consorte di Shan-pu! – ribatté la Tendo.
- Io non ho un consolte! Nessun uomo ha mai battuto Shan-pu! – disse trionfante l’amazzone giovane.

Akane era allibita, neanche loro conoscevano Ranma. All’inizio era convinta che le stessero mentendo spudoratamente ma il tono tronfio col quale Shan-pu aveva dichiarato di non essere mai stata battuta da un uomo, la stava facendo ricredere. Alla domanda del perché pensasse che un certo Ranma Saotome dovesse sposare Shan-pu, Akane decise di raccontare la sua versione dei fatti. Obaba, al termine della storia, scoppiò in una fragorosa risata.
- Sembra che tu sappia molte cose sulle nostre leggi, ragazzina. Comunque niente di quello che hai detto rispecchia il motivo della nostra permanenza in Giappone. Shan-pu è candidata a diventare un membro del consiglio delle amazzoni del villaggio per le sue ottime abilità di combattente. Prima di ottenere la carica, le nostre leggi prevedono che si trattenga per un periodo all’estero per dimostrare la sua capacità di sopravvivenza al di fuori del villaggio. Qualità fondamentale per un’ amazzone di grande prestigio. Io sto supervisionando il suo lavoro mentre questo qui- indicò Mouss col bastone – ha seguito mia nipote perché è ossessionato da lei. –
- Non sono ossessionato io la…- il cinese non finì la frase perché ricevette una bastonata da Obaba.
- Taci. Mia nipote non ti sposerà mai, ti ha sconfitto a tre anni. Non sei degno. Per concludere, Tendo, ci siamo trasferite a Nerima per le ragioni sopracitate e il fatto che la tua famiglia sia nostra cliente abituale ti evita di dover ripagare i danni subiti. Adesso vattene! –

Akane si sentiva tremendamente confusa. Non capiva se stesse vivendo nella realtà o in un sogno. Era tutto sbagliato. Eppure le persone reagivano alle sue accuse con sincero stupore. Avrebbe tanto voluto che quello fosse un brutto sogno da cui svegliarsi e ritornare alla sua vita. La sua vita turbolenta e movimentata accanto a Ranma. Improvvisamente un flash le attraverso la mente:

“Sul serio avresti preferito non incontrarlo mai? “
“Forse sì! Magari adesso non mi sentirei così umiliata, insicura e debole! Avrei ancora la mia bella chioma di capelli lunghi e non rischierei di essere aggredita dalle sue fidanzate, anzi magari sarei amica di Ukyo e Shan-pu!”


Il discorso che lei e Mouss avevano fatto il giorno precedente al parco. Se lui l’avesse presa in parola? Il cinese aveva accesso agli strumenti magici di Obaba, poteva averli usati per cambiare la realtà. Doveva assolutamente parlare con lui da sola.
Fortunatamente il ragazzo la accompagnò fuori dal locale e lei colse l’occasione per lasciargli un biglietto nel quale lo invitava ad incontrarla quella sera stessa nel parco del quartiere. Mouss chiese delle spiegazioni ma Akane gli rispose che era meglio affrontare la questione lontano da orecchie indiscrete. Dopo lo scompiglio creato, la ragazza avrebbe fatto meglio a tenersi lontana dal Neko Haten. Per il momento. 

 

*fusuma=porta scorrevole fatta di una base di legno ricoperta di carta di riso e di un secondo strato di carta decorata.
*Todai= Università Imperiale di Tokyo. È una delle più prestigiose università del Giappone.
 

Angolo autrice:
Anche il secondo capitolo è andato. Spero che non ci siano errori se ne trovate ditemelo che correggo subito! Se c’è qualche parte della storia che non convince sono aperta a qualsiasi tipo di critica. Il pezzo sulla motivazione per la quale Shan-pu, Mouss e Obaba sono in Giappone è ovviamente una mia invenzione. Dovevo giustificare la loro presenza a Nerima senza che vi fosse Ranma di mezzo e l’unica idea che ho avuto è stata quella. Questa tattica dovrò utilizzarla anche con tutti gli altri personaggi spero che le prossime motivazioni risulteranno il più credibili possibile.  Ringrazio tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e che decideranno di seguire la storia, in particolare faith84 che è stata così gentile da recensire. Buona lettura e alla prossima! Sayonara!

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


~~Capitolo terzo

 

Alla fine delle lezioni Akane si fece accompagnare da Nabiki, come stabilito, dal dottor Tofu. Avrebbe preferito evitare quella visita, anche perché confermava l’idea che le sorelle non credevano minimamente in lei ed erano in pena per la sua salute mentale. Inoltre temeva che se avesse raccontato tutta la situazione al dottore, lui non le avrebbe creduto. Di confusione ne aveva creata parecchia, quel giorno. Così decise che, se non fosse stato strettamente necessario, non avrebbe parlato direttamente della scomparsa di Ranma, piuttosto avrebbe chiesto a Tofu, vista la notevole conoscenza delle pratiche cinesi, se esistesse un modo per cancellare dalle memoria di parecchie persone, l’esistenza di un individuo.
Arrivata allo studio, Tofu Ono la accolse con il solito sorriso gentile, nella sua espressione non vi era ombra di preoccupazione. Nabiki si congedò in fretta lasciando la sorella minore nelle mani del medico, amico di famiglia.

- Akane-chan, è un po’ di tempo che non ci si vede. Come stai? –
- Dottore, non c’è bisogno di tutti questi convenevoli. Cosa le hanno detto le mie sorelle sul motivo di questa visita? –
- Dritta al sodo! Beh, a dir la verità, non ho capito molto il problema espostomi al telefono da Kasumi questa mattina…- nel nominare la sorella maggiore il viso di Tofu era arrossito e i suoi occhiali si erano appannati. Akane immaginò che quella stessa reazione si fosse verificata al sentire la voce della sorella maggiore attraverso la cornetta, dunque non doveva aver colto niente del discorso. Perché si sapeva: il dottor Tofu Ono era stracotto di Kasumi Tendo e quando aveva a che fare con lei perdeva letteralmente la ragione. La minore delle Tendo si sentì sollevata poiché avrebbe potuto attuare il suo piano senza accennare alla scomparsa di Ranma.
- Innanzitutto, mi promette che quello di cui le parlerò non verrà comunicato alla mia famiglia? –
- Certo, sono un medico e sono obbligato a rispettare la privacy di un mio paziente. –
- Neanche se fosse Kasumi a chiederglielo! – lo mise alla prova. Sentendo quel nome Tofu si irrigidì nuovamente. Ma promise non avrebbe parlato ad anima viva quello di cui si sarebbe discusso nello studio.
La serietà del dottore, rassicurarono Akane, la quale iniziò a raccontare della strana esperienza vissuta in quella giornata, modificando leggermente i fatti. Invece di parlare esplicitamente della scomparsa del suo fidanzato, disse di star percependo gli eventi come se fossero diversi dal solito, come se mancasse qualcosa. La percezione della realtà le appariva distorta, soprattutto nelle relazioni con gli altri. Rivelò come, il giorno precedente avesse espresso un desiderio, prodotto da uno stato di insofferenza, che non rispecchiava assolutamente la sua volontà. Tuttavia, la persona con la quale si era confidata, poteva averla presa sul serio e con un trucco magico cinese, aver fatto diventare realtà quel desiderio. Finito di esporre le sue supposizioni, Akane attese una reazione da parte dell’uomo di cui tempo addietro si era infatuata. Tofu Ono era pensieroso e sembrava star rielaborando le parole della ragazza, la quale sperava, con tutto il cuore, di non essere presa per folle.
- È una storia abbastanza strana però dalla luce nei tuoi occhi, percepisco che non stai inventando e non c’è traccia di delirio. Ti conosco da anni Akane-chan, so che stai dicendo la verità. Per questo proverò ad aiutarti. – a quelle parole Akane tirò un sospiro di sollievo. In tutta Nerima, almeno una persona le credeva.

Dopo essersi recato nella stanza annessa allo studio, il medico tornò con un volume spesso e impolverato. Parlava di leggende e strumenti magici cinesi. Sfogliando l’indice del manuale, Tofu individuò la pagina nella quale ci sarebbero potute essere informazioni interessanti per la Tendo.
- Ecco! Qui si parla di un metodo per manipolare la realtà. Però la trattazione è esposta in maniera teorica. Non c’è alcuna esempio che indichi l’esecuzione di tale procedura. –
Ad Akane non interessava se non v’era nulla di concreto. Per lei era importante l’esistenza di qualcosa che supportasse la sua tesi.
Prese in mano il libro e lesse avidamente ciò che c’era scritto. Perché una persona potesse realizzare un desiderio, occorreva, per prima cosa, avere un veicolo che accogliesse il desiderio. Una sorta di pozzo dei desideri. Poi la persona, interessata a modificare la realtà, doveva mettere nel veicolo l’oggetto espressione della sua volontà. A quel punto, il mondo sarebbe cambiato nel passaggio dal giorno nel quale era stato espresso il desiderio, a quello successivo, quindi allo scoccare della mezzanotte. La nuova realtà sarebbe diventata permanente nel caso in cui la persona si fosse lasciata definitivamente alle spalle la vecchia esistenza, perdendo ogni cognizione di essa.

La spiegazione si concludeva in quel modo, senza specificare cosa potesse svolgere la funzione di pozzo dei desideri e non indicava alcun modo per tornare indietro, nella convinzione che, realizzatosi un desiderio, nessuno avrebbe voluto annullarlo. Il problema era che la minore delle Tendo non aveva mai voluto vivere in un mondo senza Ranma. Quando si era sfogata con Mouss, le sue parole erano state dettate dall’orgoglio ferito. Mouss doveva aver travisato i suoi sentimenti e aver modificato il corso degli eventi durante la notte. Rimaneva solo da capire quale oggetto, appartenente alla Tendo avesse utilizzato. Lei non gli aveva mai ceduto o regalato niente. Dunque la cosa migliore da fare era obbligare il cinese a confessare e fargli sistemare quel pasticcio.
 
Dopo aver ringraziato Tofu, si diresse verso casa. Passò le ore che precedevano l’appuntamento col ragazzo cinese ad allenarsi nel dojo, nell’eventualità di dover usare la forza per far emergere la verità. Poi si fece un bel bagno rilassante e si preparò per uscire. Alle rimostranze di Kasumi, si giustificò alludendo ad una cena organizzata con alcune sue compagne di scuola. Sebbene non fosse totalmente convinta la maggiore delle Tendo, acconsentì a lasciarla andare, a patto che tornasse presto.

Quando Akane giunse al parco, trovò Muoss seduto nella stessa panchina della sera precedente. A causa degli spessi occhiali per la miopia, la sua espressione era indecifrabile. La ragazza palesò la propria presenza schiarendosi la voce, al che Mouss le fece segno di accomodarsi accanto a lui. Akane, invece, rimase in piedi preferendo studiarne frontalmente l’atteggiamento.
- Akane Tendo, perché mi hai convocato qui a quest’ora? –
- Dovresti dirmelo tu il motivo. – lo sfidò con tono gelido.
- Dovrei sapere cosa ti passa per la testa? – la rimbeccò il cinese con ironia.
- Smettila di fare il finto tonto! Ho scoperto tutto, è inutile continuare a fingere! – ma il cinese non smetteva di guardarla con perplessità provocando nella ragazza una crisi di nervi.
- So che hai usato una specie di pozzo dei desideri per trasformare la realtà, realizzando un mondo senza Ranma. Forse pensavi che il discorso di ieri sera fosse serio, non è così! Voglio tornare a casa mia, una casa nella quale Ranma esiste! – nel pronunciare quella frase il cuore aveva iniziato a batterle furiosamente e gli occhi le pizzicavano, annunciando un’imminente pianto. In Mouss permaneva un certo stupore.
- Senti Akane, non conosco questo Ranma di cui parli costantemente, tanto meno capisco a quale desiderio tu ti riferisca. L’altra sera abbiamo solo parlato delle tue preoccupazioni circa il nuovo anno scolastico e della mia situazione con Shan-pu. Conosco  la leggenda di un mezzo che può soddisfare i desideri ma non ho mai sentito di casi nei quali se ne sia fatto un uso pratico. Non ho idea di dove poter trovare una cosa del genere! –
Akane era rimasta spiazzata dalla reazione del cinese perché sembrava essere sincero. Tuttavia non doveva demordere, poteva benissimo aver appreso l’arte dell’inganno dalla sua amata Shan-pu.
- Uno strumento del genere potrebbe averlo la vecchia Cologne. Nei suoi magazzini c’è di tutto. Tu sei l’addetto alle pulizie, potresti averlo benissimo utilizzato. Avanti sputa il rospo altrimenti sarò costretta ad usare la forza! – si mise in posizione di guardia, la sua pazienza aveva raggiunto un limite.
- Calmati. Non ho intenzione di combattere con te. Ti posso rivelare una cosa: anche io avverto che c’è qualcosa di strano nell’aria. Al mio risveglio, questa mattina, mi sembrava di aver dimenticato un evento importante. Più provo a ricordare, più mi sento confuso. Le nostre situazioni potrebbero essere connesse. Cercherò di fare il possibile per farmi tornare la memoria. E se quello che ho dimenticato ti riguardasse, ti prometto che sarai avvertita immediatamente. –
La ragazza, a quel punto, non sapeva più come comportarsi. La confessione di Mouss, non era esattamente quel che si aspettava. Sempre meglio che niente. Però aveva ancora dei dubbi. Decise di sottoporlo ad un ulteriore prova: per i combattenti l’onere è tutto.
- Giurami sul tuo onore che le tue parole sono vere e dillo guardandomi negli occhi. – Mouss non si agitò e levandosi gli occhiali, si girò e con tono solenne promise di non aver mentito. Tuttavia lo disse rivolgendosi ad un albero. Akane non se ne stupì molto, era abituata ormai. Accettò per buono il suo giuramento. Era l’unica risorsa a cui appellarsi.
- Un ultimo avvertimento prima di congedarmi. Io farò il possibile per ricordare. Anche tu, comunque, ripensa bene alle affermazioni fatte. Perché da esse potresti ottenere un indizio importante. – detto questo, il cinese non permise alla piccola Tendo di controbattere, salì rapidamente sulla bicicletta, appoggiata alla panchina e pedalò via.

Sulla strada vero il dojo, Akane continuava a ripetersi mentalmente l’ultima frase di Mouss. Ripensare alle sue affermazioni? Il cinese si riferiva al discorso della sera scorsa? Aveva già capito di aver pronunciato delle frasi errate, quali informazioni avrebbe potuto ricavarne? Poi, l’illuminazione!

Alle volte vorrei davvero che non fosse entrato a far parte della mia vita

Akane, non aveva desiderato la fine dell’esistenza di Ranma. Semplicemente aveva espresso l’assenza del ragazzo dalla sua vita. Dunque, lui esisteva da qualche parte. Doveva capire dove. Improvvisamente un nome le si materializzò in testa. Il giorno successivo si sarebbe recata dalla persona che aveva conosciuto il suo fidanzato durante l’infanzia. Ukyo Kuonji.  Chissà che non sapesse quale fosse il luogo di residenza di Ranma.





Angolo autrice
Scritto e pubblicato anche il terzo capitolo! Volevo già postarlo ieri ma non ne ho avuto il tempo. Non è stato facile scrivere la parte del dialogo tra Akane e Mouss, infatti non ne sono molto soddisfatta. L’ho rielaborato diverse volte e questa versione è quella che mi ha convinta più delle altre però ripeto che non ne vado molto fiera. Come sempre se ci sono critiche o qualcosa risulta poco chiaro fatemelo notare, così come eventuali errori, sfuggiti al mio controllo. Ringrazio tutti coloro che leggono la storia in particolare faith84, memole82, ran_ko, Jiulius CX e Gretel85 che hanno recensito. Ringrazio tanto VioletArmstrong2013 per aver messo la storia tra le preferite e berenice07 e Icy_Londoner per aver aggiunto la storia tra le seguite. Anche se in ritardo auguro a tutti una Buona Pasqua e Pasquetta! Alla prossima, sayonara!!
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


~~Capitolo quarto

 
Akane Tendo passò la notte in bianco. L’ansia, generata dalla necessità di dover incontrare Ukyo, il prima possibile, l’aveva fatta risvegliare più volte. Verso le cinque del mattino si era alzata ed era andata ad allenarsi in palestra. La ragazza sperava di allentare un po’ la tensione con l’esercizio fisico ma l’irrequietezza non la lasciò nemmeno per un’istante. Così, quel nuovo giorno nel mondo senza Ranma, era iniziato nel peggiore dei modi.
Durante il tragitto verso l’istituto Furinkan la sua mente continuava ad elaborare un possibile approccio, con il quale raccontare tutta la faccenda alla cuoca di okonomiyaki, senza risultare strana. Probabilmente Nabiki aveva diffuso in tutta la scuola la notizia che sua sorella andava alla ricerca di un fantomatico fidanzato immaginario e non si sarebbe stupita se anche Ukyo non le avesse creduto. Mentre faceva tale ragionamento un pensiero le balenò nella testa: il giorno precedente non aveva notato la presenza della sua rivale in classe. Non ricordava proprio di averla vista. Un brivido le percosse la schiena. Era strano che il primo giorno di scuola uno studente non si presentasse. La domanda sorse spontanea: la fidanzata carina di Ranma era coinvolta nella vicenda? Sebbene avesse usato metodi meno drastici di Shan-pu, anche Ukyo Kuonji aveva cercato di sottrarle il fidanzato più volte. Ecco che un altro timore emerse dal suo inconscio: Ranma e Ukyo, in quell’universo parallelo, potevano essere fidanzati seriamente? Magari Genma Saotome aveva davvero portato con sé la piccola cuoca e adesso i due erano in procinto di accasarsi. In quel caso per Akane Tendo non ci sarebbe stata più alcuna speranza.
Con il morale sottoterra la ragazza entrò nell’istituto e si sbarazzò facilmente dei suoi ammiratori, Kuno compreso. Raggiunse lentamente l’aula e vi entrò. Il vociare delle sue compagne le arrivava lontano, le vedeva strette intorno ad un banco, chiacchierare allegramente con il ragazzo che lo occupava. Un ragazzo con viso femmineo, in uniforme scura, i lunghi cappelli legati in una coda di cavallo e un’enorme spatola sulla schiena. Akane riconobbe immediatamente che il ragazzo, in realtà era proprio la ragazza che stava cercando. Un sospiro di sollievo nel constatare che l’ipotesi di Ukyo e Ranma fidanzati ufficialmente stava sfumando, altrimenti la cuoca non avrebbe avuto motivo di vestirsi da uomo. A quel punto la Tendo doveva cercare di carpire informazioni sulla causa della sua assenza il giorno anteriore. Si avvicinò cautamente al gruppetto origliando la conversazione.
- Ucchan, che fortuna esserti assentata ieri! Sei riuscita ad evitare il discorso insensato di quel matto del preside! – Aveva esclamato Sayuri.
- Già! Poi la professoressa Hinako, nel bel mezzo della lezione si è appisolata sulla cattedra, per un’ora intera non si è fatto nulla! – rideva con gusto Yuka.
- Beh mi sarebbe piaciuto esserci! Dopotutto la mia giornata è stata molto stressante. Sicuramente mi sarei rilassata maggiormente venendo a scuola! – sospirò la cuoca. Sentendo queste parole Akane non riuscì a trattenersi e le chiese apertamente cosa avesse fatto di tanto stancante. Ukyo sembrò leggermente in difficoltà, prese tempo nel rispondere e vedendo tutti gli sguardi puntati su di lei, disse vaga di aver avuto problemi con il ristorante. Le altre ragazze presero per buono ciò che aveva affermato, la Tendo, invece, non ci credeva affatto. L’arrivo della professoressa le impedì di approfondire il discorso, si propose di continuarlo nella pausa pranzo tuttavia Ukyo la anticipò.
- Dopo le lezioni vieni al ristorante ti devo parlare. -  le sussurrò prima dell’inizio della lezione.

Anche quel giorno Akane non riuscì a concentrarsi sulle spiegazioni dei professori. Continuava a chiedersi cosa Ukyo volesse dirle. Terminato l’orario scolastico, avvisò Nabiki che sarebbe andata da Ukyo, dopodiché raggiunse la sua rivale e si incamminarono verso il locale di Okonomiyaki. Lungo la strada rimasero per la maggior parte del tempo in silenzio. Osservando Ukyo, Akane non poteva fare a meno di notare il suo nervosismo. Qualcosa la tormentava. Era piuttosto sospetta. In cuor suo la Tendo sperava di aver trovato finalmente la responsabile di tutto quel caos che, pentita, le chiedeva aiuto per risolvere il problema.

Giunte alla meta, le due ragazze si accomodarono entrambe al bancone, pareva che Ukyo non sapesse come intavolare la conversazione. Akane, stufa dell’attesa, prese l’iniziativa.
- Cosa devi dirmi di tanto importante? –
- Beh… ecco… la questione riguarda il motivo per il quale ieri sono stata assente. –
- Ti ascolto. – la esortò la ragazza.
La cuoca, però, non riuscì a proferire parola che si avvertì un gran frastuono provenire dal piano superiore. Akane non trattenendo ulteriormente la pazienza, corse su per le scale, incurante delle urla che la pregavano di non andare. La scena che si trovò davanti, la lasciò senza parole. Un ragazzo seminudo era lungo disteso sul tatami. A giudicare dalle goccioline che scendevano sul corpo, doveva aver appena concluso di fare il bagno. Il suo volto era coperto dalla maglia che stava cercando di infilarsi quando doveva essere scivolato e, battendo la testa sul tavolino basso che adornava la camera di Ukyo, aveva perso i sensi. Fosse stata in un’altra situazione Akane si sarebbe scandalizzata nel vedere un ragazzo, le cui parti intime erano coperte solo da uno striminzito asciugamano e avrebbe urlato dandogli del maniaco. Tuttavia il fisico di quell’individuo assomigliava incredibilmente a Ranma. Pettorali scolpiti, braccia e gambe muscolose. Gli corse incontro e liberò il viso dall’ingombro della maglia. Aveva quasi le lacrime agli occhi perché credeva di aver trovato il suo fidanzato. Quando gli scoprì il volto, fu l’ennesima doccia gelata. Il ragazzo in questione era Ryoga Ibiki. 
- Era proprio questo che volevo evitare! Per ciò ero imbarazzata a parlarne, accidenti a quello scemo ne combina sempre una! – sospirava Ukyo scuotendo la testa. - Akane, senti, tra me e lui non c’è stato niente questa notte, l’ho solo ospitato perché era mezzo mor… - la cuoca si interruppe e arrossì come un pomodoro nel notare le condizioni nelle quali si trovava Ryoga. Prese la sua spatola, iniziando a sbatterla in testa al ragazzo privo di orientamento, Akane dovette fare un enorme balzo per non essere colpita. 
- MANIACOOOO CHE CI FAI SVESTITO!!! TI HO DETTO STA MATTINA DI FARTI IL BAGNO PROPRIO PER EVITARE UNA CONCLUSIONE DEL GENERE!!!! – il poveretto ritornò cosciente a furia di spatolate e si mise ad urlare per sovrastare colei che gli aveva dato ospitalità.
- SCUSAAAA!!! QUESTA MATTINA MI SONO PERSO NEL CERCARE IL BAGNO! SOLO POCO FA SONO RIUSCITO A RITROVARE IL RISTORANTE!!. –
A quell’affermazione le due ragazze rimasero basite. Il suo senso dell’orientamento non sarebbe mai migliorato. Non c’erano speranze. Le due compagne di scuola tornarono al piano terra e Ukyo decise di mettersi a cuocere okonomiyaki per sciogliere i nervi, approfittandone per mettere le cose in chiaro sulla sua relazione con Ryoga. 
- Tra me e lui non c’è stato assolutamente niente questa notte. Ieri mattina si è presentato qui disidratato e febbricitante, non potevo lasciarlo solo. Sono stata costretta a saltare la scuola. -   Akane, sinceramente non capiva perché la sua rivale le stesse raccontando quelle cose. Probabilmente il suo sguardo perplesso indussero la ragazza dai capelli lunghi a dargli una spiegazione.
- Tu e Ryoga non uscite insieme? –
- COSAAAA?!?!- il thè andò di traverso alla Tendo. – Ukyo, che dici?! –
- Beh, lui ti porta i souvenir di ogni posto che visita, tu lo ospiti a casa tua al suo ritorno dai viaggi, pensavo che vi frequentaste. –
- E’ solo una gentilezza, siamo amici! Nulla più! – negò fermamente.
- Meglio così! – sorrise Ukyo. Akane si chiese se per caso non fosse infatuata dell’eterno disperso. Il modo col quale aveva reagito nel vederlo svestito dava quest’idea. Però, se a Ukyo piaceva Ryoga, questo significava che poteva non aver mai conosciuto Ranma. Doveva assolutamente indagare. Quando il ragazzo, ancora rosso di vergogna, si unì a loro, iniziò con il porre la domanda fondamentale. Conoscevano Ranma Saotome? Entrambi diedero prova di non aver sentito mai quel nome, demolendo ulteriormente le poche speranze rimaste alla ragazza. Allora chiese loro la ragione per la quale si trovassero a Nerima.
- Akane! Che domande, te ne avevo già parlato… comunque… quand’ero piccola un maledetto furfante, chiamato King, dedito a prendersi gioco dei bambini, mi sottrasse il carretto di okonomiyaki con il quale io e mio padre campavamo. Da quel momento mi sono allenata per diventare la migliore cuoca del mondo, rinunciando persino alla mia femminilità!!- scese addirittura una lacrima sulla guancia dell’esperta di okonomiyaki – l’anno scorso ho scoperto quel maledetto truffatore si trovava da queste parti e alla fine l’ho costretto, a suon di spatolate, a ridarmi ciò che mi aveva preso barando. Con il risarcimento ottenuto ho aperto questo locale che va a gonfie vele! Ho anche iniziato a riacquistare la mia femminilità da quando io e te siamo diventate amiche e mi hai fatto conoscere…- la ragazza lanciò un’occhiata eloquente a Ryoga, il quale non la seppe interpretare minimante. Akane non percepiva menzogna nel racconto di Ukyo. Si rivolse anche al ragazzo, che aveva occhi solo per lei. Accidenti! Forse Ryoga provava veramente qualcosa nei suoi confronti.
- Akane-san, io… sono qui… grazie a te! Tu mi hai salvato!! – a quelle parole Akane era più che imbarazzata.
- Ryoga, non esagerare…-
- Dico davvero! Se tu un anno fa non mi avessi soccorso, probabilmente sarei morto disidratato! Erano mesi che vagavo per allenarmi e alla fine ero rimasto senza soldi, acqua e cibo! Nella mia sfortuna sono stato fortunato a svenire davanti al dojo Tendo. Tu mi hai portato a casa e per un mese intero mi hai curato. Ti sono infinitamente grato per questo! – i suoi occhi luccicavano ed era sul punto di piangere dalla commozione.

Akane, invece era completamente frastornata. Era tutto diverso, non c’era neanche una persona tra coloro che conosceva che avesse incontrato Ranma. Una stanchezza immensa la travolse, forse per la mancanza di sonno, forse perché aveva subito l’ennesima delusione. Decise che era il momento di tornare a casa. Si congedò velocemente dai due alludendo ai compiti da sbrigare. Ryoga si propose di accompagnarla a casa ma venne rifiutato sia perché almeno in quella realtà Akane non voleva fare un torto alla sua amica Ukyo, sia perché aveva un enorme bisogno di rimanere sola. Le persone intorno a lei non mentivano. La loro voce era sincera nel raccontare le vicende vissute. Eppure per la ragazza, quelle erano tutte menzogne, quello non era il suo mondo! Doveva andarsene da lì! Ma come fare se non riusciva a trovare un colpevole? Poi si disse che l’unica vera responsabile era lei insieme al suo stupido orgoglio che l’avevano indotta ad esprimere quel falso desiderio. Arrivata a casa, si chiuse in camera e si guardò allo specchio. I capelli lunghi le incorniciavano il viso. Le salì una forte rabbia e automaticamente tirò un forte pugno all’immagine riflessa, incrinando il vetro. Poi si buttò sul letto e calde lacrime iniziarono a solcarle le guance. Non riusciva a riconoscere nemmeno se stessa.

- Ranma dove ti trovi in questo momento… – mormorò prima di cadere in un sonno senza sogni.


 

Angolo autrice
Chiedo scusa per l’enorme ritardo ma si stanno avvicinando gli esami all’università che per altro sono gli ultimi quindi ho poco tempo di scrivere! In ogni caso la storia continua e arriverò fino in fondo di questo ne sono più che certa! Altro capitolo triste per la nostra Akane che non riesce proprio ad ottenere informazioni su dove sia Ranma. Questo è soprattutto un capitolo di transizione. Da prossimo le cose si faranno più interessanti. Come al solito se ci sono errori di qualsiasi tipo non esitate a farmeli notare. Ringrazio tanto faith84, memole82, ran_ko, Gretel85 e Italy_loves_Japan per aver recensito il capitolo precedente, VioletArmstrong2013 e Alex15 per aver aggiunto la storia tra le preferite e berenice07, Icy_Londoner  Italy_loves_Japan, maymell e Saiyanprincess2013 per averla aggiunta tra le seguite. Un grazie anche a tutti coloro che leggono semplicemente. Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


~~Capitolo quinto

 

Erano passate quasi due settimane da quando Akane era finita in quel maledetto mondo alternativo e niente di nuovo era accaduto. Nella settimana precedente aveva rimuginato più volte sul luogo nel quale Ranma avrebbe potuto trovarsi. Poteva benissimo essere in un qualsiasi posto del Giappone o del pianeta. Conoscendo quello scriteriato del padre di Ranma, potevano essere finiti ad allenarsi in Amazzonia! Aveva provato a contattare Mouss, nel nome della promessa da lui fatta, tuttavia al Neko Haten rispondevano sempre Shan-pu o sua nonna, quest’ultima poi le sbatteva il telefono in faccia, segno che era ancora arrabbiata per la scenata fatta dalla Tendo al suo ristorante.

Alla fine Akane Tendo si arrese. Smise di pensare e di agire. Si disse, forse il destino, che l’aveva condotta lì, l’avrebbe riportata a casa o almeno ci sperava. Iniziò a comportarsi come se nulla fosse successo. Conduceva una tranquilla vita da studentessa delle superiori: studiava, usciva con le amiche e ogni tanto si allenava in palestra senza particolare interesse, tanto non aveva più nessuno che l’avrebbe presa in giro per il suo aspetto fisico. Aveva approfondito l’amicizia con Ukyo, accompagnandola a far shopping, poiché la cuoca voleva farsi bella per l’eterno disperso che continuava a dimorare nel suo locale. Soddisfacendo le richieste della cuoca, aveva perfino accettato di uscire con Ryoga per spronarlo a comprendere i sentimenti dell’esperta di okonomiyaki. Non era stato facile convincere il ragazzo, il quale provava verso Akane una certa devozione, però la ragazza era riuscita a fargli capire che con lei non aveva possibilità. Doveva rivolgere le sue attenzioni a chi le meritava veramente.

La normalizzazione del suo atteggiamento aveva fatto tirare un sospiro di sollievo alle sorelle, in particolare Kasumi, la quale, data l’assenza del padre, sentiva una forte responsabilità sulle sue spalle.
Nonostante fosse stata Akane a scegliere la quiete, non si sentiva affatto a suo agio. Ogni volta che si specchiava nello specchio da lei scheggiato, i tanti frammenti, ritraenti il suo viso, le ricordavano che quello non era il suo posto. La persona riflessa con i lunghi capelli raccolti in una coda bassa non era la vera Akane Tendo, semplicemente una copia sbiadita di se stessa. Perché in quell’esistenza alternativa, la mancanza del ragazzo, che da tempo occupava un posto speciale nel suo cuore, la rendeva vuota. Una simile sensazione l’aveva provata quando sua madre era morta. Per un lungo periodo si era sentita completamente svuotata. All’epoca era troppo piccola per esprimere a parole quel sentimento, così piangeva in continuazione. Adesso, da adulta riusciva a dare un nome a quello stato: nostalgia. Le mancava vedere il sorriso trionfante del suo baka quando vinceva uno scontro. Le mancava sentire la sua voce profonda, sia quando la prendeva in giro, sia quando le sussurrava qualche complimento stiracchiato. Le mancava guardare i combattimenti tra lui e il padre, nei quali immancabilmente i due finivano nel laghetto del giardino. Le mancava persino la versione femminile del suo fidanzato. Soprattutto avvertiva la mancanza del calore che irradiava il suo corpo nelle rare volte in cui si erano stretti l’uno all’altra. Nella maggior parte dei casi, lui l’aveva stretta a sé durante un salvataggio, tuttavia, lei stava così bene tra le sue braccia muscolose. Provava un senso di protezione e di sicurezza che mai nessuno le aveva trasmesso. Voleva avvertire nuovamente tutte quelle emozioni che solo Ranma sapeva suscitarle. Il problema era non saper assolutamente come fare. Dunque aveva lasciato trascorrere i giorni limitandosi a vegetare. Arrivando persino a pensare che la realtà con Ranma fosse stato un sogno bellissimo. Dopotutto, i sogni non sono l’espressione dei desideri?

Ed era arrivata la domenica della seconda settimana. Akane si era prefissa che quel giorno lo avrebbe passato a poltrire nel letto. Se proprio doveva vegetare da qualche parte, tanto valeva farlo comodamente. Eppure le divinità dovevano avercela con lei perché dal piano inferiore avvertì le voci concitate delle sorelle e poi due voci maschili. Una roca, profonda e… commossa. Suo padre. L’altra vecchia e gracchiante. Il maestro Happosai. La ragazza maledisse il ritorno dei due uomini, non avrebbe voluto mostrarsi in quello stato. Tanto più che le sorelle avrebbero spifferato a Soun il suo comportamento strano, generando nell’uomo una preoccupazione esagerata.

Con enorme sforzo si impose di scendere per salutare ed impedire a Kasumi e Nabiki di spettegolare.
Indossò il primo abito a portata di mano e legò i capelli nella solita coda, lasciando che due ciocche le incorniciassero il volto.
Giunta nella sala da pranzo, fu subito travolta dall’abbraccio del padre in lacrime. Straparlava su quanto le fosse mancata la sua bambina più piccola. Happosai il maniaco, invece, stringeva la sua collezione di intimo femminile, straparlando di quanto gli fossero mancati i suoi zuccherini.

Quando la situazione si fu acquietata, la famigliola si sedette attorno al tavolino basso pronta per fare colazione e chiacchierare sulle attività svoltesi in quei giorni.
- Allora, bambine mie, avete sentito l’assenza del vostro papà? –
- Certo! –
- Per niente. – risposero in sincrono Kasumi e Nabiki. Alla risposta di quest’ultima, Soun si disperò circa la freddezza della sua secondogenita.
- A te sono mancato Akane? –
- Akane era impegnata a pensare a qualcun altro… – ghignò la Tendo mezzana. L’interpellata sapeva che sarebbe finita in quel modo. Soun si alterò a dismisura.
- Che cosa??? Chi ha osato importunare mia figlia?! –
- Non ho detto che l’hanno importunata. Per quello, Akane è capacissima a difendersi. Piuttosto è lei che ha cercato, per tutta la settimana, un ragazzo che definisce il suo fidanzato. – Nabiki marcò volutamente la parola, guadagnandosi un’occhiataccia dalla sorella.
- FIDANZATO!?!? Chi, senza il mio consenso, ha osato fidanzarsi con Akane!!! – l’uomo stava assumendo l’aspetto di un oni.
- Un certo Ranma Saotome… -
- ADESSO BASTA NABIKI, SMETTILA DI FARTI GLI AFFARI MIEI!! – Akane aveva perso la pazienza, si era alzata e stava per andarsene quando vide suo padre calmarsi improvvisamente.
- Conosci Ranma Saotome? – chiese Soun perplesso. Alla ragazza mancò un battito. Che la svolta tanto attesa fosse finalmente arrivata?!
- Si… ecco tu e Genma, il padre di Ranma, avete organizzato un matrimonio combinato coinvolgendoci a nostra insaputa, per garantire la continuità delle scuole di arti marziali Saotome-Tendo – la ragazza riassunse brevemente. Soun era sempre più stupito.
- Chi ti ha parlato del matrimonio combinato? Ha mica chiamato Genma per cambiare nuovamente idea? – Adesso era Akane quella perplessa.
- No, lo so e basta. Che significa cambiare idea? –
- Va bene vi racconterò tutta la storia. –

Soun Tendo e Genma Saotome, in quanto allievi dello stesso maestro si erano accordati, in caso avessero avuto figli di sesso opposto, di organizzare un matrimonio combinato per unire le due scuole di arti marziali. L’incontro con l’erede di Saotome sarebbe dovuto avvenire un anno prima, tuttavia, Genma aveva telefonato a Soun per rompere il patto, non spiegando i motivi. Poi aveva chiesto all’amico di non cercarlo e da quel momento si erano perse le sue tracce. Tendo non aveva la minima idea di dove fosse il suo amico.
Akane, non riusciva a crederci. Finalmente aveva delle notizie concrete sull’esistenza del fidanzato. Peccato che continuasse a non essere chiaro il luogo nel quale trovarlo.
- Papà, ti prego è importante. Sei sicuro di non sapere dove viva il tuo amico? –
- No mi spiace. Lui non ha mai avuto una dimora fissa. Ha sempre girato per allenare il figlio. Infatti, mi stupì notevolmente la sua decisione di annullare l’accordo matrimoniale. Saotome è un arraffone, l’idea di stabilirsi qui e far ereditare al figlio la nostra palestra avrebbe dovuto allettarlo non poco. – concluse il capofamiglia Tendo, grattandosi il mento.
- Io so dove quel ragazzo abita. – il vecchio Happosai che fino a quel momento aveva fumato la pipa in silenzio, prese la parola attirando su di sé, l’attenzione di tutta la famiglia.
- Maestro, la prego, mi dica dove! – Akane gli si inginocchio davanti.
- Beh… si sa che io non faccio mai nulla per niente…. Cosa mi daresti in cambio Akane-chan? – la ragazza impallidì. Il vecchio era malvagio, non poteva certo aspettarsi che la aiutasse gratuitamente.
- Potrei regalarle della mia biancheria…-
- Naa, di quella ne ho già. Perché non mi tieni stretto tra le tue braccia? Un povero vecchietto come me ha bisogno di calore umano… - un sorriso malefico gli si dipinse sul viso.
Akane rabbrividì al solo pensiero che quel pervertito avrebbe potuto palparla.
- Aspetta un attimo, vecchio! Come facciamo a sapere che non menti? – Era stata Nabiki a parlare. La Tendo minore si sorprese dell’ardore di sua sorella. Che la stesse aiutando?
- Se non vi fidate di me, non parlerò! – decretò Happosai offeso.
- Maestro fatelo per mia figlia…- Soun cercò di intenerirlo senza risultati.
- Vecchio, stringiamo un accordo! – propose Nabiki.
- Sentiamo…-
- Se riveli a mia sorella il posto che cerca, io ti regalo un set di dieci fotografie osé di Akane. Ci stai? –
- CHEEEE!!!!-
- Avanti sorellina, preferisci abbracciarlo? – Nabiki strizzò l’occhio e in quel momento la minore comprese che Nabiki Tendo, la iena, stava cercando di aiutarla davvero e che quelle foto la ritraevano durante gli allenamenti in palestra. La Tendo mezzana, per quanto affarista fosse, non era spietata al punto da lasciare una persona a lei cara nelle grinfie di un porco qual era Happosai.
- Va bene, accetto! Il ragazzo, che Akane-chan desidera incontrare, vive con sua madre a due isolati di distanza. Lo so perché prima di recarmi alla palestra Tendo, volevo vendicarmi su Saotome. Ho raccolto informazioni e sono andato a trovarlo ma quel buono a nulla ha lasciato moglie e figlio oppure è stato cacciato. Non ho ben capito, sta di fatto che non c’era quindi me ne sono venuto qui. Ora dammi le foto! –

Akane, non attese neanche la fine del discorso. Si alzò e uscì di casa, non sentendo minimamente i richiami dei suoi famigliari. Iniziò a correre. Si diede mentalmente della stupida. Come poteva non aver mai pensato alla signora Saotome? Aveva interpellato tutte le persone con le quali Ranma era entrato in contatto, anche Kodachi Kuno. E nemmeno una volta aveva pensato a Nodoka Saotome. La risposta più ovvia.
Akane corse come non aveva mai fatto. Corse con rabbia, per essere stata superficiale. Corse con gioia perché presto avrebbe rivisto il suo fidanzato, il suo amore. Non si curò delle persone che guardavano straniti quella ragazza che sembrava una furia. Non si curò della gonna che svolazzava da tutte le parti. Non si curò della coda che si allentava e dei capelli che le finivano davanti agli occhi. In mente aveva solo un obiettivo: raggiugere Ranma.
Arrivò di fronte alla casetta del fidanzato con il fiatone. Era piegata in due dallo sforzo. Dovette fare profondi respiri per recuperare un po’ di autocontrollo. Quando riacquisì la calma, iniziò a scrutare la targa sul muretto di cinta: faglia Saotome, inidicavano gli ideogrammi. Era giunta alla sua meta. E ora? Il panico la assalì. In quella realtà, Ranma non la conosceva. Come avrebbe potuto spiegargli una storia talmente intricata di cui lei stessa capiva poco? Se lui avesse rifiutato di crederle? Le tremavano le mani. Un rifiuto sarebbe stato ancora più doloroso di tutto il resto. Però aveva fatto tutta quella strada per vederlo, non poteva tirarsi indietro proprio ora. Era sul punto di entrare nel cortiletto, quando la porta d’ingresso si spalancò, lasciandola senza parole.


Angolo autrice

Eccoci finalmente al capitolo di svolta. Non resistevo più avevo una voglia matta di scriverlo! E’ risultato un po’ lungo, spero non vi annoi troppo leggerlo. All’inizio volevo aggiungere ancora una parte ma poi ho pensato che sarebbe stato eccessivo. Ho preferito interrompere lasciando un po’ di attesa.  Come sempre ringrazio tutti coloro che leggono semplicemente ed in particolare chi recensisce, mette la storia tra le ricordate e le preferite, mi rende veramente felice sapere che la mia storia viene apprezzata! Infine, come al solito se notate errori o incongruenze comunicatemelo e provvederò a sistemare! A presto. Sayonara!
 

 

      

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


Capitolo sesto

La porta di ingresso si spalancò, lasciando Akane senza parole.
Una signora, dall'aspetto cordiale e giovanile, si stava dirigendo verso la ragazza. In mano aveva un cesto di frutta e canticchiava a bocca chiusa il motivetto di una canzone popolare. Sembrava di ottimo umore. 
Akane riconobbe subito Nodoka Saotome. La madre di Ranma.
Aveva dato per scontato, di trovare solamente Ranma in casa. Si diede di nuovo della stupida, Ranma viveva con sua mamma, era alquanto probabile che finisse per incontrarla. 
Sarebbe già stato complicato spiegare al suo fidanzato la situazione, come si doveva comportare con Nodoka?
Akane avvertì la gola farsi secca e la tensione crescere, man mano che la signora si avvicinava.
Quando le si piazzò di fronte, prima che la Tendo riuscisse ad articolare alcun suono, Nodoka la anticipò, rivolgendole un dolce sorriso:

- Posso  fare qualcosa per te? -
- Ecco... Io... - 
- Sei un'amica di mio figlio?-

Akane rimase di sasso. Così, su due piedi, non poteva spiattellare che lei in realtà era la fidanzata di suo figlio. Decise comunque di approfittare della supposizione della donna.

- Si... Una specie di amica... Ecco Ranma è in casa?-

Lo sguardo della signora per un attimo si perse nel vuoto. Sembrava stesse cercando di cogliere il significato delle parole della ragazza. Poi improvvisamente gli occhi presero a brillarle e con la mano libera afferrò quella di Akane, in un gesto di gioia.

- Sei la sua fidanzata vero?! Hai detto una specie di amica, significa qualcosa di diverso dalla semplice amicizia! Inoltre chiami mio figlio per nome, senza nessuna onorificenza*! Devi essere per forza in rapporti intimi con lui! -

Akane era nuovamente senza parole. Da una semplice frase buttata lì sul momento, la signora Saotome aveva creato un enorme castello in aria, che era anche piuttosto vicino alla realtà della ragazza. La quale, prima che le cose degenerassero, bloccò lo sproloquio. 

- Ehm, no... Sono una semplice... Conoscente...-
- Oh... Scusami! È che mi piacerebbe tanto vedere mio figlio legato ad una ragazza... E tu sei così carina...- 
- Quindi Ranma non ha una fidanzata?- Akane si informò curiosa, arrossendo leggermente.
- No purtroppo. Lui è bello e virile! Tutte le ragazze della scuola gli corrono dietro eppure niente. Ranma dice, in questo momento, gli interessano solo gli allenamenti, facendomi preoccupare. È nel pieno dell'adolescenza, dovrebbe iniziare ad interessarsi alle donne per diventare un vero uomo...-
Nel sentire quelle constatazioni, Akane sorrise inconsciamente. Anche in quel mondo Nodoka Saotome desiderava che il figlio sprizzasse mascolinità da tutti i pori! Mentre Ranma era pur sempre Ranma. Oggetto delle fantasie delle sue coetanee. Caratteristica che mandava Akane fuori dai gangheri. Tuttavia, la mancanza di una fidanzata dimostrava come continuasse ad essere dedito alle arti marziali.

- Mi avevi detto che cercavi Ranma giusto? - riprese la signora.
- Si dovrei parlargli di una questione molto importante.-
- In questo momento non è in casa. È ad allenarsi. Non dovrebbe star via ancora molto. Vuoi aspettarlo dentro? Mi sembri avere l'aria un po' affaticata. -
Presa alla sprovvista, Akane non sapeva se accettare l'invito. Effettivamente la corsa e la tensione l'avevano distrutta. Inoltre doveva assolutamente incontrare il ragazzo con il codino quel giorno. Non poteva più rimandare.
- Va bene... Se per Lei non è un disturbo...-
- Nessun disturbo! Puoi solo dirmi il tuo nome?-
- Akane Tendo! Molto piacere!-
- Io sono Nodoka Saotome- 
Le due si inchinarono in segno di saluto. Sentire la madre di Ranma che si presentava come un' estranea le strinse il cuore. Per la Tendo più piccola, quella signora dai modi gentili, era stata una sorta di mamma.

Dopo averla fatta accomodare nel soggiorno, Nodoka servì ad Akane il tè con dei sakura mochi. La ragazza non poté fare a meno di ricordare il giorno in cui preparò gli stessi dolcetti che avevano il potere di rivelare l'uomo del destino. Sorrise al pensiero di un Ranma con il volto pieno di segni che sembravano petali di ciliegio. In un secondo tempo, il fidanzato le aveva confidato che erano le impronte degli zoccoli di P-chan. Nonostante tutto era stata contenta di quell'esperienza perché Ranma, sebbene dicesse di non credere in quelle cose, aveva mangiato quel mochi schifoso, pur di soddisfare la sua richiesta, dimostrando una certa gelosia nei confronti del suo rivale Ryoga. 
A ridestarla da quei ricordi nostalgici fu la signora Saotome che annunciava di dover consegnare il cesto di frutta ad una sua vicina di casa. La ragazza inizialmente protestò, non le sembrava il caso di rimanere lì senza i padroni di casa. Tuttavia la donna liquidò le sue proteste sorridendo.

- Sei una brava ragazza. Me lo dice l'istinto. Inoltre il tuo nome è famigliare... Torno subito.- detto ciò uscì.

Akane, seduta attorno al tavolino basso sentiva che l'adrenalina, che l'aveva accompagnata fino a quel momento, stava scemando. Cominciava a rilassarsi, cullata dal tepore primaverile e dal profumo dei fiori di ciliegio dell'albero presente nel giardino. Chinò la testa sul tavolo e si appisolò. Da troppi giorni non raggiungeva uno stato di tranquillità tale da permetterle di dormire serenamente. Sognò lei e Ranma che tornavano da scuola. Lei sul marciapiede, lui sul reticolato lungo il canale. Giunti alla palestra entrambi entravano levandosi le scarpe, urlando:

- Sono a casa.- 

Akane si ridestò. Una voce maschile. Profonda. Leggermente roca, forse per gli sforzi dell'allenamento. Soprattutto una voce fiera e orgogliosa. La voce di Ranma.
Il cervello della Tendo fece appena in tempo ad elaborare quelle informazioni, che il ragazzo era entrato nella stanza e la guardava attonito.

- tu chi sei?- 

Per un attimo, Akane credette di stare ancora sognando. Era davvero lui? Il fisico prestante e muscoloso avvolto in una tuta da ginnastica rossa e nera. I capelli neri lucidi, raccolti in una piccola coda, come era solito portarli prima del viaggio in Cina. Gli occhi di un blu profondo. Era decisamente reale. La ragazza si alzò d'impeto e tralasciando tutti i freni inibitori gli si scagliò contro, schiaffeggiandolo. Il ragazzo non si era minimamente accorto del pericolo quindi non si era scostato. La cinquina gli si era stampata sulla faccia stordendolo.

- Sei pazza?! Mi hai fatto male!!!- 
- Questo era per essere il solito farfallone, a cui tutte fanno la corte! - 
Akane lo guardò dritto negli occhi e Ranma fu costretto a deglutire notando che quella stramba e violenta ragazza stava per agire nuovamente.
- E questo è perché mi sei mancato da morire.- 
Il ragazzo fu stretto in un caldo abbraccio. Non se lo aspettava. Si rese conto di come in quel gesto, la sconosciuta si fosse completamente abbandonata tra le sue braccia. Il profumo di lei lo inebriava creandogli un senso di vertigine. Mosse qualche passo, inciampando nei suoi stessi piedi e scivolando a terra con lei distesa sopra.
Akane continuava a stringerlo. Le scappò un risolino per la posizione in cui si trovavano.

- Ranma Saotome, il più grande maestro di arti marziali del mondo che, anche qui, non riesce a reagire quando una ragazza gli salta al collo! -
- Tu sei completamente fuori di testa. Non ci conosciamo e prima mi schiaffeggi, dopo mi salti addosso! - aveva ribattuto il ragazzo continuando a rimanere avvinghiato a lei. - Inoltre, non so per chi tu mi abbia scambiato, io non sono il più grande maestro di arti marziali del mondo. Non le pratico. Seppur mi piacciano, non ho mai avuto l'abilità per apprenderle.- l'ultima frase fu enunciata in un sussurro quasi colpevole all'orecchio di Akane.



* in Giappone le persone hanno dei rapporti formali o superficiali si chiamano per cognome spesso accompagnato da suffissi come san o  kun  che sono una sorta di onorificenza con la quale si mostra rispetto. 


Angolo autrice:

Oggi ho passato il primo esame della sessione di appelli così mi sono concessa un po' di tempo per aggiornare! Con il sesto capitolo entra finalmente in scena il nostro Ranma! Anche lui presenta caratteristiche differenti da quello originale la cui più importante è l'incapacità di praticare arti marziali. Nel prossimo capitolo verrà un po' meglio. Di più non posso dire però! Ringrazio sempre tutti coloro che leggono, recensiscono, inseriscono la storia tra le preferite e ricordate. Vorrei potervi citare tutti ma sono veramente esausta adesso. Grazie a tutti davvero!
A presto!

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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo ***


~~Capitolo ottavo

 

Finito di raccontare la storia sua e del suo Ranma, Akane si sentiva la gola rovente. Così si decise a bere un sorso del tè che Nodoka le aveva servito dopo il pranzo e che ormai era diventato freddo. Si chiese per quanto tempo avesse parlato ininterrottamente. La luce, filtrante dalla veranda, le faceva supporre che fosse passato da un po’ il primo pomeriggio.
Sebbene la Tendo fosse riuscita a parlare con disinvoltura per alcune ore, adesso che aveva terminato, non aveva la forza di guardare in faccia i suoi interlocutori. I suoi occhi si limitavano a fissare un punto imprecisato del tavolo. Attendeva che madre e figlio emettessero un verdetto ma il silenzio era calato nella sala da pranzo. Poi lo strusciare della stoffa dei pantaloni del ragazzo sul tatami attirò la sua attenzione, giusto in tempo per rendersi conto che Ranma si era alzato e si stava dirigendo verso la propria stanza.
Akane avvertì una stretta allo stomaco. Andandosene in quel modo Ranma la stava rifiutando? Non le credeva? Forse aveva giudicato tutto quel racconto una strategia per conquistarlo, dopotutto anche in quel mondo il giovane Saotome era piuttosto popolare tra la popolazione femminile…
Da un momento all’altro, Nodoka le avrebbe intimato di andarsene, era quello che sentiva, così, nell’orientare lo sguardo verso la donna, si sorprese nel vederla sorridere. Un sorriso gentile, non di scherno.
- Certo, è qualcosa di… magico quello che ci hai appena riferito. – espresse con aria meditabonda - potrebbe risultare difficile crederti… tuttavia, ho la certezza che tu non stia mentendo. – concluse con serietà la madre di Ranma.
- Dice sul serio?! Eppure suo figlio non sembra del suo stesso parere…- rispose la ragazza alludendo al modo distaccato con il quale Ranma si era congedato.
- No. Sono sicura che mio figlio sia della mia stessa opinione. C’è una prova concreta che dimostra la veridicità delle tue parole: mio marito da un anno a questa parte si trasforma in un panda gigante al contatto con l’acqua fredda. –

Akane rimase letteralmente a bocca aperta. In quella realtà, Happosai e Genma, due personaggi che nel mondo originale generavano problemi e vivevano alle spalle degli altri, le stavano fornendo un aiuto enorme.

- Circa un anno e mezzo fa, mio marito si è recato in Cina per allenarsi e probabilmente per cercare una cura per Ranma. Durante un allenamento presso delle fonti chiamate Jus-qualcosa, è caduto dentro una di queste e da allora si tramuta nel panda gigante che anche tu hai accennato. - spiegò con non curanza la signora Saotome. – La trasformazione del padre è un segreto, abbiamo giurato di non parlarne con anima viva! Dunque è difficile che qualcuno possa avertelo comunicato e Ranma non ha alcun motivo per ritenerti un’approfittatrice! Inoltre conosci pure la sua fobia dei gatti causata da un altro tentativo di guarigione sperimentato da mio marito. Sono troppe le coincidenze…  -
- Allora perché se ne è andato in quella maniera! – esclamò con impeto la ragazza.
- Penso che mio figlio sia rimasto molto colpito dalla tua narrazione. Anche se sono sempre stata fiera di lui, Ranma ha sofferto molto impossibilità di ereditare il titolo di maestro d’arti marziali, in una famiglia che da generazioni pratica lo possiede. È come se gli mancasse un pezzo che lo completasse. Poi, nella realtà che tu definisci vera, vive una vita piena d’avventura, circondato da persone bizzarre che hanno contribuito a renderlo forte e sicuro di sé. Cosa che qui gli manca. Infine ci sei tu. Mentre parlavi del vostro rapporto ho visto i suoi occhi illuminarsi. L’interesse racchiuso in quello sguardo non è mai stato rivolto a nessuna ragazza di questo mondo. – a quest’ultima affermazione le guance di Akane si imporporarono.
- Come fa ad essere tanto sicura di quello che dice? –
Sono sua madre, lo conosco bene. –

Akane rincuorata da queste parole, si alzò e, senza aspettare che Nodoka le desse il permesso, si recò verso la stanza del ragazzo con il codino. Fece scorrere piano la porta della camera in stile giapponese. Una volta entrata dentro, la ragazza si inginocchiò alle spalle di Ranma che stava disteso sul tatami, intento a sfogliare un manga. Poiché si sentiva ignorata Akane schiarì la gola per palesare la propria presenza.
- Ti ho sentita arrivare. – il tono del ragazzo sembrava un po’ scocciato, fatto provocò un certo fastidio alla Tendo. Se la signora Saotome si fosse sbagliata? Tuttavia Ranma aveva chiuso il manga e si era seduto a gambe incrociate voltandosi nella direzione di Akane.
- Ti stavo aspettando. – enunciò quasi come la stesse rimproverando.
- Come?!-
- Credevo mi avresti seguito subito! –
- Come facevo a sapere che avrei dovuto seguirti se tu non mi hai fatto nemmeno un cenno! –
- Beh mi sembrava una cosa ovvia! Forse non sei tanto sveglia in questo tipo di situazioni! –
    In questo atteggiamento la corvina, riconosceva Ranma, il suo fidanzato. Quel atteggiamento arrogante che spesso la faceva andare fuori dai gangheri, in quel momento, le dava un senso di famigliarità e la voglia di stare al gioco.
- Ha parlato colui i cui occhi hanno brillato solo per la sottoscritta che in teoria neanche conosce! – buttò lì, ripensando al discorso che le aveva appena fatto Nodoka. L’effetto di zittirlo riuscì, ma il colore magenta assunto dal ragazzo suscitò in lei un fortissimo imbarazzo generando nuovo silenzio tra i due. Fu Ranma a riprendere per primo la parola, non senza sforzo.
-  Senti… ehm… la storia che hai raccontato è… pazzesca. Davvero ho fatto tutte quelle cose? –
- Sì. –
- Davvero sono il più grande maestro di arti marziali del Giappone?-
- Sì. –
- E ho tutte quelle spasimanti? –
- Sì… mi pare che pure qui tu le abbia. – rispose seccata Akane, al sorriso compiaciuto del ragazzo.
- Davvero tu sei la mia vera fidanzata ufficiale? – 
Dopo un attimo di esitazione, più per l’emozione che per altro, la giovane rispose con decisione:
- Sì. –
- Bene. Cosa aspetti che faccia? Perché sei venuta fin qui? –
- Ecco… io sento di aver bisogno del tuo aiuto per poter tornare a casa. –
- In che modo? Come sai, non pratico le arti marziali. –
- No quelle non servono. Penso che la cosa necessaria sia presentarci insieme dalla persona che mi ha fatto finire in questo universo per dimostrargli quanto io tenga a te, a noi. –
-  Avevi detto di non conoscere chi ha creato tutto questo caos. –
- È così infatti tuttavia c’è una persona che aveva promesso di trasmettermi informazioni importanti se mi avessero riguardato e non si è fatto più sentire. Certamente potrebbe non avere niente da dirmi. Ripensando al suo comportamento mi stanno sorgendo dei dubbi e voglio potergli parlare di nuovo. –
- Va bene, cercherò di aiutarti per quanto mi è possibile. –
La velocità con la quale Ranma aveva accettato fece accelerare i battiti cardiaci della giovane Tendo, la quale volle accertarsi con un’ultima domanda di star agendo nel modo corretto.
- Ranma Saotome, se io riuscissi a tornare indietro, questo mondo svanirebbe e ritorneresti ad essere un artista marziale marchiato da una maledizione che ti trasforma in ragazza. Sei veramente sicuro di volermi dare una mano? –
In tutta risposta il giovane allungo la propria mano destra e strinse quella di Akane.
- Se significa essere felici, sì voglio tornare nel tuo universo perché, da ciò che hai raccontato, io lì sono felice. –la Tendo ricambiò calorosamente il sorriso sghembo del ragazzo e gli strinse ulteriormente la mano. Sì, nel mondo originale erano, in modo tutto loro, felici e questa felicità Akane non se la sarebbe più fatta sfuggire.

 


Angolo autrice:
Scusate il ritardo ma tra gli esami e diversi impegni che si sono susseguiti in queste settimane, tempo e voglia di scrivere si erano ridotti. Oggi finalmente ho ritrovato l’ispirazione e sono riuscita ad aggiornare. Non sono propriamente soddisfatta di questo capitolo ma meglio di così non sono riuscita a fare. Come sempre se notate incongruenze o errori segnalatemeli senza problemi. Ringrazio tutti coloro che leggono, c che mettono la storia tra le seguite e tra le preferite e soprattutto coloro che recensiscono. Alla prossima!!

 

 

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Capitolo 9
*** capitolo settimo ***


~~Capito settimo
 

Io non sono il più grande maestro di arti marziali del mondo. Non le pratico. Seppur mi piacciano, non ho mai avuto l’abilità per apprenderle.

Quelle parole continuavano a vorticare nel cervello di Akane, la quale cercava di assimilarle, comprenderle e dargli un senso compiuto. Ranma Saotome non aveva l’abilità di apprendere le arti marziali?! Non riusciva a crederci. Continuava a rimanere inerme, appoggiata al petto del ragazzo, il quale aveva smesso di stringerla, adagiando le braccia lungo il proprio corpo. Sembrava che quell’ammissione fosse stata, per lui, qualcosa di doloroso. Nessuno dei due mostrava la volontà di scansarsi, stesi sul tatami, erano persi nei meandri delle loro menti, non accorgendosi neppure del ritorno di Nodoka Saotome.
- Oh! – fu l’esclamazione della donna che riscosse i due giovani. Subito presero le distanze, rossi come pomodori.
- Scusatemi cari, non volevo interrompervi. – continuò la madre di Ranma, compiaciuta.
- Mamma che dici?! Non c’era niente da interrompere! Non la conosco e mi si è buttata addosso dopo avermi dato un sonoro schiaffo! Sei tu ad aver fatto entrare questa pazza?! –
- Ehi non chiamarmi pazza maleducato! – Akane rispose all’offesa più per riflesso condizionato che per reale irritazione. Ranma, non aveva tutti i torti. In quel mondo non si conoscevano. Era normale che il ragazzo l’avesse presa per una fuori di testa.
- Sarei io il maleducato?! Ti ricordo che la cinquina rifilatami un attimo prima è stata opera tua! Non sei per niente carina!! – quell’ultima esclamazione fece sussultare la Tendo. Un’onda nostalgica la investì. Da quanto non gliela sentiva pronunciare? Troppo tempo. Sebbene non fosse un complimento, quella frase era diventata una delle colonne portanti della relazione dei due fidanzati.
Baka e non sei per niente carina. Akane e Ranma.

- Suvvia Ranma, non essere così adirato. Lei è Akane Tendo. Sarebbe dovuta essere la tua fidanzata. -Nodoka rivolse un ampio sorriso ai ragazzi che la guardarono con non poca sorpresa.

Akane fu gentilmente invitata dalla madre di Ranma a fermarsi per pranzo e mentre veniva consumato il pasto, la signora spiegò come, andando dalla vicina di casa, le fosse venuto in mente che il cognome Tendo era stato pronunciato diverse volte dal marito. Si ricordava che Genma aveva preso accordi matrimoniali con il suo amico, nonché compagno d’allenamento negli anni giovanili. Siccome Soun Tendo non aveva avuto eredi maschi che potessero dirigere la palestra di arti marziali, era stato deciso che una delle sue figlie sarebbe andata in sposa a Ranma, assicurando alla palestra un ottimo futuro. Con tale scopo, il signor Saotome cercò di insegnare le arti marziali al proprio figliolo. Tuttavia Ranma si rivelò immediatamente incapace di praticarle.
Mentre Nodoka raccontava, Akane osservava come lo sguardo di Ranma si rabbuiasse progressivamente.
- C’è qualcosa di strano nell’inabilità di Ranma. In tutti gli altri sport, è sempre stato un fenomeno. Adesso, per esempio, è il capitano della squadra di atletica del suo liceo. Nelle arti marziali, invece, è come se ci fosse un blocco interiore che gli impedisce di coordinarsi… - 
A quel punto Akane capì. Non si trattava di un blocco interiore. Era l’incantesimo che aveva fatto nascere tutto quell’universo alternativo. Se Ranma non era un mastro d’arti marziali, il matrimonio e l’unione tra la scuola Tendo e la scuola Saotome non poteva avvenire. Così i due giovani non si erano mai incontrati e lo stesso discorso era valso anche per tutti gli altri conoscenti di Ranma. Ryoga, Shan-pu, Mouss, Obaba, Ukyo erano connessi al ragazzo col codino dalle arti marziali. Senza di esse, non si era instaurato nessun rapporto. Tuttavia, quelle persone erano presenti a Nerima e la Tendo li conosceva, esattamente come aveva espresso quella sera di due settimane prima. Quella realtà era stata creata appositamente per lei.

Un altro pensiero le sorse spontaneo. Non avendo praticato alcun tipo di allenamento marziale, Ranma non era mai stato in Cina. Ciò significava che non era maledetto, era un uomo completo. Eppure, osservandolo, la ragazza poteva scorgere l’ombra dell’infelicità.
- Mio marito, non ha accettato questa situazione e se ne è andato di casa. Ogni tanto torna, poi riparte per allenarsi. Per me non ci sono problemi, al contrario. Mio figlio è virile, forte e bello. Tanto mi basta! – concluse soddisfatta la signora Saotome.

Akane si sentiva ancora una volta frastornata. Non sapeva se fosse meglio raccontare la verità e le ragioni per le quali era piombata lì oppure lasciare perdere, inventare una scusa e tornarsene a casa.  Sul suo fidanzato non gravava il peso di alcuna maledizione, aveva potuto vivere un’infanzia tranquilla accanto a sua mamma senza rischiare la sua vita in continuazione a causa delle assurde situazioni in cui lo invischiava Genma Saotome e tra queste vi era anche l’accordo matrimoniale. In una parola, Ranma era libero.
Akane, dal canto suo, in quelle due settimane aveva dovuto ammettere quanto sola si fosse sentita. La sua vita era diventata tranquilla e terribilmente vuota. Aveva vissuto nell’apatia, quei giorni. Perciò, egoisticamente sentiva l’esigenza di dovergli parlare onestamente, di chiedergli aiuto per uscire da quella realtà e ritornare in quella originale dove lui era il baka e lei la ragazza per niente carina.
Nella lotta interiore che la Tendo stava sopportando prevalse la parte egoista. Tuttavia, il suo egoismo non era fine a se stesso, era dettato dal sentimento ormai innegabile che Akane provava per Ranma: l’amore.
Alla domanda del giovane circa il suo arrivo a casa Saotome, quel giorno, Akane decise di dire la verità.
 Rivelò la falsità di quel mondo, costruito per soddisfare lo sciocco orgoglio di una ragazzina e per spiegarsi meglio, evitando nuovamente di essere additata come pazza, decise di esporre la loro storia, così com’era iniziata.

Ripercorse tutti i momenti salienti del loro rapporto. Il primo incontro, nel quale Akane aveva dato fiducia ad una Ranma ragazza scoprendo poi nel bagno che si trattava di un uomo con una maledizione fastidiosa e utile, al medesimo tempo, da sopportare. Elencò tutte le persone bizzarre che con Ranma erano giunte a Nerima. Raccontò di Shan-pu, sua pretendente, che aveva cercato di cancellarle la memoria e lui si era prodigato per impedire che lei non lo dimenticasse mai più. Poi fu il momento di parlargli di come ad una sfida di pattinaggio artistico Ranma l’avesse difesa dalle molestie di Sezenin. Riassunse come entrambi si fossero aiutati a vicenda nell’uscire indenni da casa Kuno nonostante le follie di Kodachi e Tatewaki e di come il giovane Saotome avesse assaggiato il suoi venefici biscotti per di farla sorridere. Ricordò che, quando lei aveva ingerito al mare una di quelle perle che facevano innamorare una persona del sesso opposto a prima vista, lui accettò di farsi guardare da Akane pur di evitare che fosse Happosai a farla innamorare. Parlò della recita scolastica, nella quale Akane impersonava Giulietta e Ranma che, inizialmente aveva acconsentito al ruolo di Romeo solo per tornare in Cina, alla fine aveva ammesso di essersi preoccupato tutto il tempo per lei. Raccontò di quella volta in cui il ragazzo aveva perso la forza e Akane si era gettata nel Hiryu Shoten Ha per recuperare il foglio con l’immagine del corpo umano. Fu la volta di ricordare il rapimento di Collantaro e del soccorso immediato di Ranma pronto a rischiò anche la vita. Non poteva non menzionare la vicenda di Ryugenzawa, la grande svolta del loro rapporto. Era stata palese la sofferenza di entrambi nel pensare di essere prossimi alla rottura. Al contrario, si era trattato tutto di un fraintendimento, avevano lottato insieme contro il mostro a otto teste ed insieme erano tornati a casa, tenendosi per mano.

Le parole, per descrivere tutte le avventure che avevano vissuto assieme, uscivano come un fiume in piena. Allo stesso tempo Akane si sentiva “sdoppiata”. Una parte di lei era seduta a pronunciare quel lungo monologo di fronte a madre e figlio, rimasti incantati da tutti quei racconti straordinari; l’altra parte stava osservando dall’esterno la scena e ascoltava attenta. A quest’ultima venne da paragonare tutta quella storia infinita ad una musica classica occidentale che le era capitato di udire, passando di fronte al club di musica, in un pomeriggio scolastico. La melodia aveva subito attirato la sua attenzione quindi aveva chiesto ai compagni il nome della composizione: il Bolero di Ravel. Il presidente le aveva spiegato che si trattava di una successione di ripetizioni di due temi principali A e B, disposta in un graduale e continuo crescendo, dal pianissimo iniziale fino al maestoso finale, per un totale di diciotto sequenze musicali*. Adesso aveva inteso la ragione per la quale quel brano musicale l’aveva tanto affascinata. Ripercorreva il dispiegarsi della loro relazione, la quale era una sequenza di due momenti principali: i litigi, spesso dettati dalla gelosia, e la fiducia incondizionata di essere completi stando insieme. Quest’ultima componente li induceva ad abbandonarsi completamente l’una nelle mani dell’altro in caso di pericolo. Ed era stato un continuo crescendo quel rapporto, dai primi attimi nei quali cominciavano a dimostrare un reciproco interesse, per salire sempre più fino a raggiungere il gran finale: gli avvenimenti sul monte Hooh. Ranma e Akane avevano messo completamente a repentaglio le proprie vite per salvarsi a vicenda.

Mentre la ragazza ripercorreva i fatti quel senso di “sdoppiamento” scomparve. L’Akane che parlava e l’Akane che guardava dall’esterno si erano riunite e nell’attimo in cui nella mente le si componevano le frasi, si riproducevano le sensazioni, le emozioni, le paure e tutti i sentimenti provati. Lei aveva protetto il fidanzato dall’assorbimento di Safulan, disidratandosi, rischiando di non riaprire più gli occhi. Ugualmente, Ranma si era battuto sino alla stregua delle forze per riportarla alla sua forma originale. A scontro concluso, quando il ragazzo non aveva visto la sua fidanzata riprendere coscienza, l’aveva stretta a sé e aveva ammesso di non essere stato capace dirle cosa sentiva per lei. Perché Ranma Saotome poteva essere un grande lottatore però con i discorsi non se la cavava proprio. Infine, aveva urlato il suo nome. Se il corpo di Akane era intorpidito, non consentendole alcun movimento, il cervello era ben vigile, in grado di percepire la sofferenza del giovane insita in quel grido.
Lacrime calde avevano rigato le guance dei due giovani appena i loro occhi si erano rincontrati. Lacrime di felicità. Akane, allora, aveva avuto la consapevolezza di essere amata dal ragazzo con il codino.
Tuttavia il fallimento del matrimonio aveva offuscato la presa di coscienza della Tendo minore. Si era sentita rifiutata e credeva di aver frainteso i sentimenti del fidanzato. Ripensandoci ora, Ranma, il giorno del matrimonio, non scappava da lei, quanto dalla celebrazione delle nozze. Effettivamente per due sedicenni, poco più che adolescenti, era troppo. Non erano abbastanza maturi per affrontare un impegno simile. Dovevano innanzitutto sistemare le proprie vite e dichiararsi esplicitamente.

 Ranma, timido e orgoglioso com’era, non avrebbe compiuto il primo passo. Akane si rendeva conto di dover essere la prima a reagire se non voleva perdere definitivamente l’unica persona che avrebbe potuto amarla per davvero. Perché, a differenza di tutti gli altri spasimanti della ragazza, Ranma la vedeva per quello che era: semplice e onesta, pronta a farsi in quattro per aiutare qualcuno. Non l’aveva idealizzata in base alla forza e alla bellezza. Era vero che spesso la scherniva, facendola andare in bestia, ma quello era un modo tutto suo per attirare l’attenzione della fidanzata. Dopotutto era cresciuto senza una figura materna che gli spiegasse come ci si comporta con il gentil sesso. Certo, non era totalmente giustificabile e Akane non avrebbe smesso di fargli pagare le conseguenze per ogni battuta sciocca. Loro erano Ranma, il mezz’uomo, e Akane, il maschiaccio. Solo così si completavano.

La Tendo sarebbe potuta rimanere in quella realtà dove Saotome era un normalissimo sedicenne, magari gentile e rispettoso. Magari si sarebbero conosciuti per bene e si sarebbero comunque innamorati. Magari avrebbe condotto un’esistenza tranquilla, dove tutti sono amici.
Eppure Akane Tendo preferiva di gran lunga il vero mondo perché era lì che, tra maledizioni, magie, divinità, intrugli cinesi, sfide di arti marziali o di altri sport, aveva potuto conoscere Ranma Saotome, imparare a fidarsi del ragazzo, a trovare in lui un appoggio irrinunciabile e ad innamorarsi concretamente di qualcuno. Non aveva senso essere la più forte del quartiere se non vi era nessuno pronto a stimolarti (anche se in modo stupido) per migliorare.
Era nella realtà in cui erano fidanzati che Akane si sentiva veramente se stessa ed era in quel luogo che voleva assolutamente tornare.



*non essendo un’esperta di musica la descrizione del Bolero l’ho presa da Wikipedia


Angolo autrice:
Questo capito è stato un parto! Tutta l’introspezione e il sentimentalismo che ho indicato nelle note è racchiuso qui. Spero non risulti troppo pesante ma era necessario per esprimere le motivazioni che inducono Akane a tornare a casa. L’interpretazione che Akane da della sua storia con Ranma è il mio punto di vista, costruitosi attraverso la lettura del manga e sulla base di alcune esperienze personali che mi hanno fatto in parte immedesimare in Akane. Siete liberissimi di con condividerlo e anzi mi piacerebbe molto sapere quali sono i vostri pareri. Poiché non è stato semplice mettere per iscritto certi concetti ci potrebbero essere delle ripetizioni o degli errori. In tal caso comunicatemeli così provvedo subito a sistemare. Ringrazio sempre tutti coloro che leggono, mettono la storia tra le seguite, le preferite e che recensiscono!! Grazie mille!!! Sayonara a tutti!
 

 

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Capitolo 9
*** capitolo nono ***


~~Capitolo nono
 

La stretta di mano tra i due giovani sugellava un patto: Ranma avrebbe aiutato Akane senza esitazione. Il problema era dove cominciare. La ragazza aveva espresso il bisogno di far nuovamente visita a Mouss, l’unica persona che sembrava aver percepito il cambiamento di realtà e che aveva promesso di aiutarla. Tuttavia non si era più fatto vivo e Akane aveva iniziato a sospettare che nascondesse qualcosa. Dopotutto aveva riversato le proprie frustrazioni legate al fallimento del matrimonio alla sola presenza del ragazzo cinese. Dunque una vocina nella testa della bella mora suggeriva che fosse proprio Mouss costituiva la chiave per ritornare alla normalità.
Per poter far visita al cinese, Akane avrebbe dovuto affrontare nuovamente le amazzoni cinesi proprietarie del Neko Haten. Grosso ostacolo. Sicuramente Obaba non era ancora ben disposta nei confronti della Tendo vista la confusione creatasi la volta nella quale si era recata al locale. Era necessario un diversivo e Ranma poteva costituirne uno.
- Ranma… avrei bisogno di verificare una cosa. –
- Cioè? – il giovane Saotome aveva un’espressione alquanto dubbiosa sul volto, come se stesse per percepire la stranezza della richiesta.
- Fammi vedere il modo in cui combatti. –
- Che?! Ti ho ripetuto diverse volte che non pratico le arti marziali!! –
- Questo l’ho capito! Però saprai fare a botte no?! Tutti sanno più o meno tirare qualche pugno o qualche calcio! – Akane doveva assolutamente capire se il moro era in grado di attirare un minimo l’attenzione di Shan-pu e della sua bisnonna. Nonostante alcune rimostranze alla fine Ranma accettò e condusse la ragazza nel piccolo cortile sul retro della casa. Akane giunga a fronteggiarsi nuovamente con Ranma, provò un brivido d’emozione, le mancava tanto anche quell’aspetto del loro rapporto. Tuttavia, diversamente dal Ranma originale, il Saotome che la si era posizionato di fronte aveva modi goffi nel mettersi in guardia.
- Prova ad attaccarmi. – propose la giovane.
Ranma lanciò un pugno che fu molto prevedibile per Akane, la quale lo schivò abilmente. Poi fu la volta di provare un calcio che ovviamente non andò a segno. Effettivamente quel Ranma Saotome non era in grado di coordinarsi. Di certo non avrebbe attirato l’attenzione di Shan-pu visto che la cinesina tendeva ad innamorarsi solo di ragazzi più forti di lei. Akane cambiò tattica, cercò di testare la capacità di schivare i colpi ma anche quella faceva piuttosto cilecca.
- Io mi sono proposto di aiutarti e tu vuoi mettermi in ridicolo? -  sbottò il ragazzo, stufo di essere messo K.O.
- No! Scusami adesso ti spiego il piano…-
Ranma avrebbe dovuto catturare l’attenzione delle amazzoni, sfidando Shan-pu al fine di ottenerla in sposa. Soltanto in questo modo, la Tendo era sicura che anche la vecchia Cologne si sarebbe distratta, permettendole di raggiungere le cucine dove, in genere, veniva confinato Mouss.
- Beh sono un artista marziale e non posso lottare ma posso sempre affascinare la cinese in un’altra maniera. – sorrise divertito il moro.
- Sarebbe? – lo squadrò Akane con aria interrogativa. Il coetaneo in risposta si sfilò la maglietta e la canottiera rimanendo a petto nudo e mostrando il fisico scolpito, una sua caratteristica universale in qualsiasi dimensione si trovasse. La Tendo non riuscì a non arrossire.
- Inoltre sono pur sempre un atleta, corro molto velocemente, posso scappare! –
Akane non sapeva se la strategia avrebbe funzionato, però era la sola speranza rimastale, doveva fidarsi di lui esattamente come il moro aveva creduto in lei. Decisero che si sarebbero recati al Neko Haten, all’orario di chiusura, dopo le undici di sera.
  
Al tramonto Akane, Ranma e Nodoka fecero una rapida cena durante la quale nessuno osò aprir bocca, tutti persi nei propri pensieri. Successivamente le due donne si occuparono di rassettare la cucina, Akane si sentiva in debito con la signora Saotome, le sarebbe piaciuto poter contribuire alla preparazione delle vivande, tuttavia aveva preferito evitare brutte figure. Non fu facile per i due ragazzi attendere l’ora cruciale, aleggiava una certa tensione in tutta la casa. Dopo un periodo che parve interminabile, finalmente arrivò il momento di mettersi in marcia, Ranma e Akane uscirono dalla villettina spinti dall’adrenalina pulsante in tutto il corpo. Meccanicamente si misero a correre e in breve tempo sparirono dalla vista di Nodoka Saotome che sulla soglia di casa li aveva salutati calorosamente, conscia del fatto che il mattino seguente si sarebbe risvegliata una universo nuovo, una realtà dove il luccichio negli occhi del figlio sarebbe rimasto permanentemente.

Ranma era effettivamente un ottimo corridore. Akane aveva qualche difficoltà a reggere il suo ritmo e se avesse conosciuto la strada per il ristorante cinese, probabilmente il ragazzo l’avrebbe lasciata indietro. Raggiunta la meta, perfezionarono gli ultimi dettagli e misero in atto il piano. Ranma entrò nel locale, ormai vuoto, con spavalderia ed annunciò di essersi innamorato della bella cinesina e di volerla sposare. Ovviamente non fu un’impresa semplice per il giovane che assunse un colorito porpora. Inoltre Akane, nel sentire quelle parole che lei stessa aveva studiato, avvertì un moto di stizza e nascosta dietro la porta dovette reprimere la propria gelosia.
Shan-pu e Obaba, intente a sparecchiare gli ultimi tavoli, guardarono stranite lo sconosciuto. La vecchia analizzò la muscolatura del ragazzo e con voce gracchiante lo informò che se proprio voleva prendere in sposa la sua bisnipote doveva batterla in uno scontro di arti marziali. Seguendo il copione, Ranma accettò. La vecchia, non volendo creare disastri all’interno del ristorante, suggerì di spostarsi nel cortiletto sul retro. Akane attese che la sala rimanesse vuota per entrare facendo meno rumore possibile. Si diresse verso la cucina, aspettandosi di trovare Mouss impegnato a lavare i piatti ma non c’era. Allora provò a guardare nel magazzino, ancora nessuno. Decise, dunque, di salire al piano superiore. Non era mai stata al secondo piano del Neko Haten e non aveva idea di quale potesse essere la stanza del cinese. Tuttavia un particolare colpì la ragazza: tutte le porte erano chiuse tranne una al fondo del corridoio. Attirata da ciò, si intrufolò nell’unica camera accessibile, scoprendo poi di ritrovarsi in un terrazzino che dava proprio sul cortile dove stavano combattendo. Al centro vi era una giara cinese di medie dimensioni che non aveva alcuna decorazione a parte degli ideogrammi cinesi:祝愿瓶. Era chiusa da un coperchio tenuto legato da alcune corde. Mouss era voltato di spalle e guardava ciò che stava accadendo al piano inferiore. Non era un bello spettacolo, Ranma le stava prendendo, anche se riusciva a schivare qualche colpo. In cuor suo Akane chiedeva scusa al ragazzo. Per velocizzare le cose e porre fine alla lotta, si rivolse direttamente al cinese.
- Ti aspettavo da un po’ di giorni Akane Tendo. – la anticipò lui, avendo avvertito la sua presenza. Si voltò, gli occhiali spessi calati sul naso non nascondevano l’espressione seria.
- Avevi detto che ti saresti fatto sentire se avessi avuto notizie importanti per me! –
- È vero. Tuttavia, avevo un ruolo da svolgere e non potevo aiutarti. Dovevi essere tu ad arrivare alla soluzione del problema, impiegando le tue sole forze. –
Nel sentire quelle parole, la mora rimase impietrita. Allora era stato veramente Mouss ad organizzare tutto quello e le aveva mentito? Eppure quando si erano parlati la prima volta le era sembrato sincero! Mossa da un impeto di rabbia, lo afferrò per la casacca e lo strattonò, urlando talmente forte da farsi sentire da Shan-pu, Obaba e Ranma, i quali sospesero il combattimento e guardarono stupefatti la scena.
- SEI STATO TU A CREARE QUESTO CAOS E MI HAI MENTITO!!! MALEDETTO BUGIARDO!!! –
Stava per sferrargli un pugno quando il ragazzo le bloccò la mano. Il suo sguardo rimaneva impassibile.
- Prima di saltare alle conclusioni, leggi questo. – disse porgendole un quaderno. Akane lo prese e iniziò la lettura. Gli ideogrammi della prima pagina erano in cinese per lei incomprensibili. Dalla seconda pagina invece era tutto scritto in giapponese.

“ Akane Tendo se stai leggendo, significa che sei riuscita a ricongiungerti con il Ranma di questo mondo e che ti sei recata dal mio omologo per ripristinare la normalità. Ti spiegherò brevemente quello che è successo. La sera della nostra chiacchierata al parco, ti ho visto molto confusa e agitata. Ho architettato questo piano per permetterti di chiarire i tuoi sentimenti verso quell’ottuso di Saotome. Tempo fa trovai nel magazzino del Neko Haten la giara che ti è stata mostrata dall’altro Mouss. Gli ideogrammi significano Giara dei Desideri. In Cina ne avevo sentito parlare ma non credevo esistesse veramente. Subito pensai di utilizzarla per far innamorare Shan-pu di me. Poi mi sono reso conto che non avrei voluto un amore fasullo senza essere ricambiato veramente. Questo l’ho capito guardando te e Saotome. Ho sempre sostenuto la vostra relazione per il mio interesse, tuttavia con i fatti del monte Hooh ho visto quello che avrei voluto avere io: un amore sincero da parte di entrambi, disposti addirittura a sacrificare voi stessi per salvarvi. Lì vi ho ammirati davvero. Tu non hai potuto vedere lo sguardo di puro dolore di Saotome quando pensava di averti perso per sempre. Io invece l’ho osservato bene. Sentire la tua mancanza di fiducia verso Ranma, quella sera al parco, mi ha dato fastidio, sebbene abbia capito la tua frustrazione. Ranma Saotome è uno stupido ma tiene a te più che a chiunque altro. Nel udire pronunciare quel desiderio di non averlo mai incontrato, ho deciso di metterti alla prova, dandoti la possibilità di scegliere a quale dimensione appartenere. Per realizzare la tua richiesta era necessario possedere un oggetto che la rappresentasse. Quella sera avevi pianto sulla mia casacca, lacrime di rabbia. Niente di più appropriato. Ho buttato il mio vestito nel vaso però ho espresso a mia volta un desiderio: Ranma Saotome non doveva essere capace di praticare le arti marziali. Era l’unico modo per impedire che noi tutti l’avessimo conosciuto. Ho desiderato, inoltre, che io stesso perdessi la memoria per evitare di influenzare la tua scelta. Tu saresti stata l’unica a conservare i ricordi. Per rappresentare il mio desiderio mi sono strappato una penna della mia trasformazione in papera. Ho preparato questo quaderno, lasciando al mio omologo le indicazioni su come comportarsi se gli avessi chiesto aiuto. Infine a ridosso della mezzanotte ho agito, così come prevede la leggenda. Questa è la verità, ti prego di non prendertela. Spero che tale esperienza sia riuscita a renderti chiari i sentimenti che provi per Ranma. A presto. Mouss”

Ad Akane veniva da piangere. Come era riuscito il ragazzo cinese a comprenderla nel profondo? In quei giorni aveva potuto riflettere veramente in profondità sui propri sentimenti ed era giunta alla conclusione che per poter essere felice necessitava di avere il suo Ranma, con pregi e difetti inclusi, accanto a sé. Non aveva più dubbi. Il mondo che sceglieva era quello originario.
- Mouss ho fatto la mia scelta. Voglio tornare indietro. Dimmi solo una cosa: il giorno in cui ci incontrammo e tu mi offristi la tua collaborazione stavi già recitando il tuo ruolo? –
- No. Il lunedì di due settimane fa, mi sveglia nel magazzino tenendo in mano il quaderno. Lessi la prima pagina, nella quale veniva annunciato un tuo possibile arrivo al Neko Haten, chiedendo di un certo Ranma. La cosa mi parve strana, eppure quelle parole erano state scritte da me, ne ero certo. Tu sei arrivata veramente, allora lì ho capito che qualcosa di importante stava per accadere e ho deciso di seguire il copione. Mi spiace di non averti più contattata. -  Akane abbozzò un sorriso e le sorse spontaneo abbracciarlo come segno di gratitudine. Mouss ricambiò per poco, infine, con aria solenne annunciò:
- È giunto per te il momento di tornare a casa. La mezzanotte si avvicina. –
- Sì.-
- Devi offrire un pegno che realizzi il desiderio. - 

Akane pensò quale oggetto potesse rappresentare il suo amore per Ranma. Poi un flashback le attraversò la mente.
Il complimento che Ranma le aveva fatto quando era stata costretta a tagliarsi i capelli. Lo aveva apprezzato ed era stata veramente contenta. Con il taglio di capelli, la sua infatuazione per Tofu era finita e aveva iniziato a provare dell’affetto per quello strambo ragazzo con il codino.
- Mouss hai delle forbici? O qualcosa di simile? –
Il cinese frugò nelle maniche ed estrasse un piccolo pugnale. Akane lo prese e con gesto sicuro lo posiziono sotto la coda di cavallo. Un taglio netto e i capelli ancora legati nel nastro giallo caddero a terra, esattamente come quella volta.
Nel frattempo Ranma e le due amazzoni cinesi li avevano raggiunti sul terrazzo, assistendo attoniti alla scena. Akane raccolse i suoi capelli e fece segno a Mouss di togliere il coperchio alla giara. La ragazza si avvicinò per un ultima volta al Ranma non praticante arti marziali e accarezzandogli la guancia, arrossata per un pugno, gli sussurrò:
- Grazie di tutto. – poi si diresse verso la giara. Il fondo non si riusciva ad intravvedere. Era proprio un pozzo dei desideri. Vi buttò con sicurezza i capelli.
Immediatamente lo spazio intorno alla ragazza prese a dissolversi in un vortice. L’ultima cosa che guardo furono gli occhi blu del suo fidanzato, sicura che li avrebbe presto rivisti dall’altra parte del vortice. Infine chiuse i propri e attese che quella sensazione di inconsistenza cessasse.

 

Angolo autrice:
Eccoci al penultimo capitolo della storia. Ci tenevo tanto a postarlo prima di andare in vacanza perché dopo sarò impegnata con la preparazione della tesi e  non avrò più molto tempo libero. Siccome parto proprio tra qualche ora, non ho fatto in tempo a rileggerlo bene come avrei voluto quindi è possibilissimo che ci siano degli errori. Appena torno oltre che scrivere l’ultimo capitolo revisionerò anche questo. Grazie di cuore a tutti coloro che seguono la mia storia e soprattutto a chi mi fa sapere il proprio parere con una recensione! Buone vacanze a tutti!
 

 

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