Random Shots

di koopafreak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sfortunati malintesi ***
Capitolo 2: *** Give me a ''meow'' ***
Capitolo 3: *** L'importante non è vincere [MKW] ***
Capitolo 4: *** Il bello della compagnia [SSBB] ***
Capitolo 5: *** Imprevisti di famiglia ***
Capitolo 6: *** 15 Fufi per un Fido [M&L:VCB] ***
Capitolo 7: *** L'altra faccia della medaglia [SSBB] ***
Capitolo 8: *** Rapimento d'Oro ***
Capitolo 9: *** Nerd in pausa (forzata) ***
Capitolo 10: *** Tranelli natalizi ***
Capitolo 11: *** Un sorriso nuovo ***
Capitolo 12: *** Fuori dal ghiaccio [M&L:VCB] ***
Capitolo 13: *** Compromessi a tavola ***
Capitolo 14: *** Armistizi musicali ***
Capitolo 15: *** Coraggio da saper vendere ***
Capitolo 16: *** Adieu à un ami [M&L:VCB] ***
Capitolo 17: *** Yellow Submarine [SMB3] ***
Capitolo 18: *** Ciò che non viene detto [SMG/SPP] ***
Capitolo 19: *** Problemi di linea ***
Capitolo 20: *** For science! ***
Capitolo 21: *** Semplici soluzioni [PM:PM] ***
Capitolo 22: *** Utile e dilettevole ***
Capitolo 23: *** Bagno fuoriprogramma [MKW] ***
Capitolo 24: *** Cose da proteggere ***
Capitolo 25: *** Nuvole dispettose [MKW] ***
Capitolo 26: *** Il primo rapimento ***
Capitolo 27: *** Oh my friend [SPM] ***
Capitolo 28: *** Tattica vincente ***
Capitolo 29: *** Guardia del corpo [SSBB] ***
Capitolo 30: *** Meowlings ***
Capitolo 31: *** La scommessa [SPM] ***
Capitolo 32: *** Oltre lo specchio ***
Capitolo 33: *** Beata ignoranza ***



Capitolo 1
*** Sfortunati malintesi ***


t

Bowser stava in piedi davanti la porta della stanza di Peach, mantenendo gli occhi cremisi incollati sul legno scuro e ponderando da più di un minuto sul dubbio amletico che lo divideva in due: bussare o non bussare? Quello era il momento in cui di solito la Principessa si godeva il suo tè e, da quando era riuscito a mettere le grinfie sul segreto del suo gusto preferito, puntualmente le faceva mandare in camera una teiera fumante del servizio che le aveva regalato ed un vassoio di dolcetti e cioccolatini importati nel regno esclusivamente per la fanciulla. Nemmeno lui aveva mai osato rubarne uno dalle confezioni imbellite con nastrini e fiori che le venivano consegnate direttamente tutti i pomeriggi e che, con soddisfazione di Bowser, non restavano integre per molto.

Tuttavia covava il serio sospetto che Peach offrisse i suoi dolci alla servitù, considerato la velocità con cui essi scomparivano ed il fatto che lei rimanesse comunque l'esile figurina rosa che era sempre. Prendendo il coraggio a due mani, il temibile koopa batté il dorso dell'indice sulla porta pensando a qualche buon argomento di conversazione da intavolare per, se non evitare, almeno ritardare il fatale momento in cui lei avrebbe cominciato a dissentire dal suo punto di vista e mandare all'aria ogni discorso finendo per litigare, come sempre succedeva.

« Avanti. »

Bowser entrò passandosi gli artigli sulla criniera focosa mentre l'odore dolce del tè e dei pasticcini cremosi gli riempiva l'olfatto. Peach sedeva al suo posto preferito davanti la finestra e si copriva educatamente la bocca con le dita avvolte nel guanto candido. Una confezione di cioccolatini giaceva scoperchiata accanto alla tazza ancora piena. Chiudendo la porta con un movimento della coda, si schiarì la gola ed abbassò la mandibola per dire qualcosa quando la voce della Principessa, lievemente appesantita dal boccone nelle guance, lo interruppe con una domanda che quasi lo ribaltò sul guscio.

« Ti va un bacio? »

« ...Ah... » Le pupille del koopa si dilatarono e di tutti gli avvincenti discorsi che si era preparato restò solo quella misera sillaba.

Il Re inclinò un poco la testa mentre il suddetto quesito continuava a rimbalzargli per le pareti del cranio senza che i suoi neuroni riuscissero ad elaborare la magnitudo del messaggio, paralizzati dalla sorpresa. Lo voleva un bacio? Gli occhi azzurri di Peach lo fissavano impassibili mentre la manina guantata continuava a celarvi dietro le labbra. Bowser cominciò a fare di sì con la testa avendo perso la capacità di parola. Prima molto lentamente, poi con sempre più convinzione. Eh sì, lo voleva proprio un bacio.

« Ti dispiace avvicinarti? » gli chiese allora la Principessa imperscrutabile.

Bowser si mosse automaticamente verso di lei. No, non gli dispiaceva.

Per un momento credette di star sognando tutto e invece Peach era davvero lì di fronte a lui, ad un passo dal donargli il suo primo vero gesto d'amore che per così tanto tempo aveva perseguitato le sue fantasie. Forse la fanciulla era finalmente riuscita a capire i suoi sentimenti? Poteva essere quello l'inizio di qualcosa di speciale tra loro du...

« Ecco qui. » Peach pescò dalla scatolina e gentilmente gli porse sul palmo dell'altra mano il rinomato cioccolatino.

Bowser restò un attimo interdetto mentre veniva pervaso dalla sensazione di aver appena ricevuto addosso una secchiata d'acqua fredda, secchio compreso. Afferrò con delicatezza il dolciume tra gli artigli, confuso adesso su chi veramente fosse quello crudele tra i presenti nella stanza.

« Grazie. »

« Prego. » La Principessa si portò la tazza alla bocca e sorseggiò il suo tè gustandosi il sapore del cacao che si sposava armoniosamente con l'essenza della bevanda.


Nota d'autrice:

Ovviamente Peach non lo ha fatto di proposito. Bowser era talmente distratto dalla domanda da non aver fatto caso al nome dei cioccolatini sulla scatola.
Sorry Bowsy :]

Grazie di aver letto la primissima shot!


Koopafreak

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Capitolo 2
*** Give me a ''meow'' ***


t

Purrrrrr purr purr purrrr purr purr purrr purr purr purr purrrrrrrr purr purr purr purrrrr purrrrrrrrrr purrrrr purr purr purr purr purrrrrr purrr purrr purrr purrr purr purr purr purr purrrrrrrrr purrrrrrr purr purr...

« Ve lo giuro sul mio cappello, Principessa. Non è una farsa: crede davvero di esserlo. »

Purr purr purr purr purrrrrrrrrrrrrrrrr purrr purr purr purr purrrrr purrr purrr purr purr purr purr purr purr purr purr purr purr purrrrrrrrrrrrrr purrrrrrrrrr purrrrrr purrr purr purr purr purr purrr purrr purrr purrr...

« Come si è ridotto in questo stato? »

Purr purr purr purr purr purr purr purr purrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr purr purr purr purr purr purr purr purr purrrrrr purrrrrrr purrrrrrr purrrrrrr purrr purrr purr purr purrrr purrr purrr purrr purr purr purr....

« Un trauma al capo dovuto al malfunzionamento di uno degli attrezzi nella sala degli allenamenti, presumiamo. »

Purr purrr purr purrr purr purrr purr purrr purrr purrrrrr purrrrrr purr purr purr purrrrrrr purrrrrrr purrrrrr purrrrrr purrrrrr purrrrrr purr purr purr purr purr purrrr purrr purrr purrr purrrrrrrrr purrrr purrrr purr...

Peach aveva visto con che razza di pericolosi macchinari Bowser usasse far pratica e considerò la spiegazione del mago fondata. Fortunatamente il koopa aveva la testa dura e non aveva corso grandi rischi per la sua incolumità fisica, ma la botta lo aveva lasciato parecchio scombussolato. « Come possiamo aiutarlo? »

Purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrr purrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr purr purr purr purrr purrr purr purr...

Kamek fu felice che la principessa avesse esplicitato il proprio appoggio nella delicata faccenda. « Se voi poteste, ecco, tenerlo d'occhio mentre io e Kameka cerchiamo un rimedio tra i nostri manuali, ve ne saremmo immensamente grati. » Inoltre il magikoopa era sicuro che non ci sarebbe stato verso di smuovere il suo confuso sovrano dal posto che aveva appena scelto, visto che ci aveva già provato e l'altro irritato gli aveva “soffiato” contro in tutta risposta.

Purr purr purr purr purr ronn ronn ronn ronn ron ron ron ron purrrrr purrrrr purrrrrrrrrrrrr ron ron ron rononn ronn ronn ronn ronn purrrrrr ron ron ron ron ron purr purr purr purr purr purr purr ron ronn...

Peach sentiva le gambe formicolarle a causa del peso della testa del re beatamente abbandonata sopra di esse, bloccandola involontariamente sulla sua poltroncina dove fino a qualche minuto fa stava leggendo un libro nella quiete del salone prima che il koopa reale entrasse camminando a quattro zampe. La principessa aveva scoperto che, grattando la zona tenera sotto la potente mandibola, le “fusa” di Bowser assumevano una nota più morbida ed arrotondata.

Ron ron ron ron ron ron ron ron purr purr ron ron ron ronn ronn ronn ronn ron rononn rononn rononn ronn ronn ronn purrr purrr purrrrr purrr purrr ron ron ron ron ron ron ronn rononn rononn ronn ...

« Col vostro permesso, Altezza. Vedremo di far ritorno il più presto possibile con la soluzione » Kamek si congedò con un cenno del capo ed un occhio cremisi si schiuse di una fessura osservando con disinteresse lo stregone lasciare la stanza, per poi abbassare di nuovo la palpebra mentre il grande muso si spingeva nel tocco gentile della principessa. Accidentalmente urtò con un corno il libro in bilico sul bracciolo spedendolo per terra e Peach non poteva nemmeno piegarsi per raccoglierlo, pressata sulla poltrona dal koopa in piena crisi d'identità e d'affetto.

Purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr purrr ron ron ron ron ron ron ron purrrrrr purrrrrrr purrrrrrr purr purr ronn ronn ronn ronn ron ron ron ron ron ron ron ronn ronn....

« Bowser, ti prego, potresti spostarti un attimo? » gli domandò dolcemente Peach interrompendo i grattini per stendere il braccio verso l'oggetto.

« Mrowrrr? » Il koopa aprì gli occhi fissandola adorante per un secondo, vagliando scrupolosamente la richiesta, reputò che il libro non meritava alcuna attenzione e le premette il muso tra le braccia con più insistenza, gorgogliando esigente e ributtando la principessa con le spalle attaccate allo schienale. Peach arrossì d'imbarazzo e fu quasi sul punto di assestargli un pugno sul naso, ma si ricordò che Bowser non era se stesso al momento e si trattenne. Anche se quell'atteggiamento non sviava così tanto dal suo tipico egocentrismo, solo in una maniera più innocente. La principessa si guardò intorno pensando ad un modo per distrarlo mentre gli carezzava di nuovo i capelli e quel rumoroso rombo gutturale riprendeva più appagato di prima. Forse qualcosa di batuffoloso... o un'asticella... uno specchio... una lucetta da puntare sulla parete sarebbe stata il massimo... Dato che non c'era nulla di simile alla sua portata, Peach sospirò e si rilassò controvoglia con un gigantesco koopa felice sul punto di addormentarglisi in grembo. Il suo libro stava lì per terra, più inutile che mai.

Purr purr purr purr purrrr purrrr purrrr purrrrr purrrrr purrrr purr purr purr purr purrrrrrrr purr purr purr purr ron ron ronn ron ron ronn ronn ronn purr purr purr purr purrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr purr purr purr...


Nota d'autrice:

Ok, questo capitolo è praticamente campato per aria e di senso non ne ha tanto, eccetto quello di avermi tirato su di morale e mi sono presa dieci minuti per buttarlo giù. Spero che abbia avuto lo stesso esito anche con voi.
Il titolo si rifà ad un verso de "The cat came back" di Fred Penner: una di quelle canzoni che una volta entrata nel cervello resta lì per sempre a martellarti. Tutti l'avrete sentita almeno una volta. :]
Adesso, vogliate scusarmi, devo correre a pagare una multa per abuso maniacale di figure onomatopeiche. Ciao!


Koopafreak

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Capitolo 3
*** L'importante non è vincere [MKW] ***


t

I Kong si azzuffavano allegramente senza alcuna preoccupazione del proprio decoro e di dove si trovassero al momento, sghignazzando e blaterando nel loro primitivo linguaggio mentre si rotolavano beatamente nella polvere. Bowser si chiese quale improbabile ragione avesse dovuto esserci dietro per estendere l'invito anche ad uno di loro e godere così di tale irrinunciabile presenza con tutta la rumorosa comitiva. Senza preavviso Funky mollò un poderoso gancio destro in faccia a Donkey e lo scimmione più grande, spiazzando di nuovo il re, non solo non si scompose di una virgola, ma si mise addirittura a ridere rinvigorendo poi la loro amichevole baruffa che si stava facendo deliberatamente più violenta. Eppure nessuno dei due Kong sembrava farci caso, persi nel loro infantile divertimento con Diddy saldamente attaccato alla schiena di Donkey incitandoli ed agitando la coda. Stupefacente che fossero addirittura in grado di pilotare una moto, ma Bowser aveva appreso con l'esperienza che i Kong non erano così sempliciotti come potevano far credere e non andavano presi sottogamba. Li osservò un momento scambiarsi altri pugni affettuosi e preferì spostare la sua attenzione da un'altra parte, ignorando le urla euforiche dietro di lui. In pista si sarebbe premurato di mantenersi a debita distanza, scommettendo qualsiasi cifra che si erano portati una scorta di bucce di banana da casa.

Poco lontano alla sua destra scorse Yoshi e Strutzi indaffarati in una inintelligibile conversazione da parte del dinosauro mentre l'altra, o l'altro, gli rispondeva amabile muovendo vezzosamente il muso e le spalle. Non gli era ancora chiara la natura del rapporto che correva tra i due, o quale fosse precisamente quella di Strutzi d'altronde, ma non aveva voglia di soffermarsi a riflettere né sull'una né sull'altra cosa. Inoltre conservava ancora vivido in testa il ricordo del terribile episodio che gli era capitato durante la premiazione al termine del campionato di tennis, avuta l'accortezza di schiudere un occhio un secondo prima che fosse troppo tardi e trovarsi quello strano, inquietante muso a imbuto a scarsi millimetri dal toccare la sua regale guancia. Un brivido risalì la spina dorsale del koopa mentre la sua faccia non poteva esprimere più repulsione. L'effetto che gli faceva Strutzi sommato alla lunga carriera di Yoshi nel collaborare attivamente a rovinargli i piani era una pericolosa miscela che non gli andava per niente a genio e covava il serio sospetto che quei due si sarebbero alleati per ridurre la concorrenza: ciò avrebbe potuto essere una bella complicazione tra lui e la linea della vittoria. Strutzi si accorse che stava guardando nella loro direzione ed ammiccò battendo le lunghe ciglia e inclinando la testa di lato. Il re dovette voltarsi avvertendo il principio di un altro tremito freddo sotto il guscio chiedendosi se il suo fascino avesse fatto presa sul soggetto più sbagliato.

Cosa c'era invece di quasi più irritante di un idraulico in salopette con un odioso accento italiano, l'altezza sotto la media ed i baffi? La sua brutta copia obesa e con le orecchie a punta. Wario era intento a sbranare con la costumatezza di un orso i resti della sua seconda colazione, piegato sopra la sua preda come se avesse potuto spuntare all'improvviso un altro cavernicolo pronto a sottrargliela. Il suo compare invece stava in piedi accanto a lui a studiare gli altri concorrenti col suo ghigno affilato, muovendo lentamente lo sguardo rapace dall'uno all'altro e già selezionando i primi bersagli di cui sbarazzarsi tra i più deboli in pista. Si chinò ridacchiando e bisbigliò qualcosa al grassone che venne contagiato a sua volta da quell'ilarità, strappando un altro morso dal panino e rispondendo a bocca piena mentre gli occhi si illuminavano di una luce diabolica. Bowser era certo che qualcuno sarebbe finito all'ospedale entro la fine del primo circuito e non ne sarebbe stato il solo responsabile. Wario era pesante ma la sua moto mangiava asfalto con la stessa voracità ed il koopa sapeva bene di dover costantemente rammentarsi di quei due durante l'intera gara, pause comprese, se non voleva che gli avrebbero giocato un brutto scherzo al più breve attimo di svista. Spostò la sua attenzione su un'altra coppia di gareggianti. Ma com'era che ovunque si girasse c'era questo stomachevole spirito di cameratismo?

Tò, proprio quello che serviva per ravvivare questa già allegra combriccola: quel piagnucoloso di Toad e la sua sorellina. Entrambi intenti a salutare con un sorriso ingenuo un gruppetto di funghetti in particolare tra il pubblico. Si tenevano anche per mano, che carini. Erano spacciati. Bowser preferì non soffermarsi un secondo di più su di loro.

I suoi occhi si posarono su altri due rivali ed un ringhio sommesso gli rombò lugubre in gola mentre le pupille si assottigliavano come aghi al centro dell'iride luminosa che ardeva di furia repressa. Il suo arcinemico a pochi metri da lui rideva e scherzava insieme al fratello senza un problema al mondo, comportandosi come se quella fosse stata una giornata uguale a tutte le altre, imperturbato ed ignaro di ciò che lo aspettava appena avrebbero dato loro il segnale di partenza. L'obiettivo del Gran Premio per Bowser non era tanto vincere e far abbuffare tutti gli altri sfidanti della sua polvere, quanto piuttosto abbattere un idraulico o due alla prima occasione. E vederli lì a ridere spensierati gli faceva ribollire il sangue e venir voglia di spostare la seconda priorità in cima alla lista, stringendo le manopole della sua Flame Runner mentre si sforzava di dominare la smania feroce di pareggiare subito qualche conto in sospeso. Tuttavia, se non voleva tradirsi e finire squalificato per atteggiamento antisportivo ancora prima dell'inizio della gara, avrebbe fatto bene a contenersi ed aspettare il momento giusto. I nervi...

« Tutti i concorrenti in pista prendano il proprio posto, prego. La prima prova del campionato della classe 100cc sta per avere inizio! » annunciò la voce nasale di Toadoberto con grande emozione al pubblico che rispose alla notizia con un fervido boato di letizia, agitando le braccia al cielo, tifando a pieni polmoni per i propri gareggianti e sincronizzandosi in una ola che attraversò tutta la fascia dei tifosi intorno al circuito. Bowser storse la bocca mordendosi la guancia: tra le migliaia di vocine lagnose e stridule dei toad che aveva sentito nella sua intera esistenza, quella del fungo quattrocchi era in assoluto la più irritante e gli andava dritta al cervello come il ronzio di una zanzara. Voleva proprio sapere chi diavolo ce lo aveva potuto piazzare un elemento del genere, sicuramente mai salito nemmeno su un triciclo in vita sua, a fare il telecronista in una competizione motociclistica di alto livello. Vide il suddetto toad alzare un braccino striminzito e fare un cenno d'omaggio rivolto a Mastro Toad tra le fila privilegiate del pubblico: eccolo lì, il colpevole.

« Mario! »

Bowser si girò di scatto, riconoscendo ovunque il suono angelico di quella voce. Si pietrificò.

Daisy e Peach, sfoggiando i loro completini da centauri della strada, corsero a salutare i propri beniamini ed augurare loro buona fortuna, la principessa di Sarasaland saltando al collo al suo fidanzato e quasi ribaltandolo tra risa imbarazzate. Qualche fangirl mimetizzata fra i tifosi notò il dolce approccio e si levarono squittii deliziati qua e là. Comunque il re non stava prestando attenzione alla scena smielata, né teneva più il mirino omicida puntato verso un certo inconsapevole idraulico. Tutta la sua considerazione era concentrata sulla sublime figurina bianca di fronte a quest'ultimo, intenta a rivolgergli parole che Bowser non poté carpire perché i suoi sensi sembravano essere conversi unicamente sulla vista. E non aveva mai ammirato la sua principessa così prima d'ora, le cui delicate fattezze erano avvolte nel tessuto aderente ma robusto della tuta che ne risaltava con disinvoltura tutta la sua femminilità. Ad ammorbidire quel tocco sportivo stavano il suo gioiello cucito sul fronte del completo e la sciarpina rosa legata intorno al collo altrimenti indifeso contro le correnti fredde, coi capelli tirati su in una morbida coda di cavallo. Immediatamente una terza idea si inserì di prepotenza nel preciso programma mentale del koopa, facendo a spintoni con la prima voce per reclamarne la precedenza: non staccare gli occhi di dosso da Peach per un solo secondo dall'inizio alla fine del campionato. Ovviamente ciò non gli avrebbe impedito di far saltare in aria qualche idraulico qualora la possibilità si fosse presentata e si ripromise che avrebbe al più presto inaugurato il proprio Koopa Kart , riservando il primo invito esclusivamente a lei.

Quando venne dato il segnale di allinearsi ed il cupo rombo dei motori riempì l'aria insieme alle grida giubilose del pubblico, Bowser, avendo già ringraziato qualsiasi entità ultraterrena che lo avesse preso sotto la sua buona stella per quella speratissima fortuna, sbirciò furtivamente la principessa proprio una postazione accanto sulla sua Moto Mach in impeccabile pendant con la tuta ed i loro sguardi per un momento si incontrarono. Poi il countdown scattò.


Nota d'autrice:

Questa in teoria avrebbe dovuto essere la mia prima one shot perché l'avevo iniziata già da un po' e non mi ero mai decisa a finirla fino ad oggi. Avrei voluto inserire anche altri personaggi di Mario Kart Wii ma me ne servivano al massimo dodici per simulare la competizione nel gioco e poi sarebbe venuta troppo lunga. Con alcuni invece sarebbe stato complicato riferendomi a tutti i baby: non avevo idea di come spiegare la loro partecipazione nella gara e ho preferito lasciar perdere...
Il Circuito di Luigi era la pista in cui stava per svolgersi la prima sfida del Gran Premio e ho regalato un ruolo a Toadoberto solo per menzionarlo una volta tanto nelle mie fiction.
Per vedere il traumatico scherzetto tra Strutzi e Bowser vi lascio qui il link (http://www.youtube.com/watch?v=70xFTWguDOc, a 3:04). Poverino, mai una soddisfazione^^

Grazie di aver letto questa one shot :]


Koopafreak

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Capitolo 4
*** Il bello della compagnia [SSBB] ***


t

Solitamente il cavaliere prediligeva starsene sulle sue ed impiegare il proprio tempo meditando, esercitandosi in beneamata solitudine o ancora meglio addestrando il suo pupillo a tirar fuori il suo latente istinto di guerriero. Tuttavia la breve spanna d'attenzione di Kirby era già totalmente impegnata coi suoi nuovi amici ed il giovane apprendista aveva ricevuto il consenso del suo maestro, il quale aveva ceduto un po' malvolentieri, per poter essere esonerato quel pomeriggio dall'allenamento ed andare invece a trastullarsi liberamente insieme a Mario e Link. Un ulteriore imprevisto subito dopo era stato l'arrivo dei due spadaccini che aveva già incontrato nel deserto ed insieme a cui aveva stretto temporanea alleanza combattendo contro Galleom, perciò aveva creduto che fossero tornati a regolare quel piccolo conto rimasto in sospeso tra loro ed aveva accolto con una certa letizia la prospettiva di una sfida.

Eppure, non appena aveva estratto la sua Galaxia, il duo aveva manifestato solo sorpresa anziché ostilità ed aveva scoperto che il loro intento era invece tutt'altro che massacrarsi. Coi suoi modi composti Marth aveva avanzato l'invito, Ike aveva insistito, poi aveva insistito ancora e, intuendo che non se ne sarebbero andati con un “no, grazie”, Meta Knight si era infine ritrovato piuttosto scettico ad accettare di visitare questa fantomatica Isola Delfina di cui entrambi avevano raccolto opinioni tanto entusiaste dagli altri gareggianti. Non propendendo per natura all'espansività, durante il viaggio il cavaliere aveva occupato il ruolo più di ascoltatore che di attivo partecipe alla conversazione ma Marth e Ike sembrarono accontentarsi anche solo della sua compagnia, senza trarre offesa dalle risposte secche e bruschi monosillabi che erano riusciti a strappargli di tanto in tanto.

Un paio di cose aveva dovuto concederle però una volta giunti a Delfinia: il posto era incantevole e gli abitanti ospitali, fin troppo forse. All'ennesima collana di fiori posatagli in testa dovette fare uno sforzo per ringraziare velando la sua esasperazione, prima di farla sparire sotto il suo mantello anziché rifiutarla o buttarla in giro per riguardo verso i loro sentimenti. Il giovane Lord ed il liberatore di Crimea non mostravano il benché minimo disagio ad indossare i floreali ornamenti di benvenuto, sfoggiandone disinvoltamente cinque o sei al collo così da spostare tutta l'attenzione dei Palmensi su di lui che, raccapriccio, non ne aveva addosso nemmeno una. Seduti allo stesso tavolo del bar ed in pausa dalla furia combattiva che lasciavano esplodere negli stadi, gli spadaccini si gustavano quell'idilliaco momento di relax e scambiavano amichevolmente due chiacchiere sui match della mattinata in attesa dei loro drink, le lame divine di Ragnell e Falchion nascoste alla vista nei rispettivi foderi sotto le loro cappe. Ike condivideva con un sorriso il proprio compiacimento raccontando le sue ultime sfide da cui era uscito a testa alta, mentre il Principe di Altea gli prestava cordialmente attenzione con la schiena rilassata sulla sua sedia e le braccia conserte. Nonostante il grande divario sociale che li divideva, tra i due era evidente un rapporto di reciproco rispetto forgiato col ferro delle loro armi ed anche Meta Knight aveva apprezzato il loro valore combattivo nelle battaglie vinte insieme nelle lande deserte. Ed era certo che il desiderio di misurarsi in un vero scontro non avesse abbandonato nemmeno loro dal primo confronto, anche se al momento pareva proprio che le quisquilie sociali si fossero conquistate il primo posto nell'elenco delle priorità.

I modi schivi del cavaliere si ammorbidirono sensibilmente quando vennero serviti loro dei raffinatissimi cocktail di frutta in grandi coppe di vetro ed il suo punto di vista fu un piacevole contributo alla discussione. Gli occhi dei suoi compagni brillarono d'interesse al racconto di qualche esperienza nel suo lungo cammino verso l'eccellenza nell'arte della spada e, dopo un silenzio di completa attenzione, gli scambi di pareri si rinvigorirono con maggior scioltezza e Meta Knight ammise a se stesso che la scampagnata fuori programma non si era rivelata una cattiva idea in fondo. Tuttavia non avrebbe mai esternato quella riconsiderazione. La cameriera con delle perline ad abbellire il fogliame che aveva per capelli notò con disappunto che il terzo cliente non aveva ancora ricevuto una collana di benvenuto e premurosa pose immediatamente rimedio: Meta Knight vide affranto la palmense ritornare fuori dal locale dopo un secondo con ben due omaggi floreali e porgerglieli coi complimenti della casa. Prontamente vennero nascosti sotto il mantello con un sospiro.

« Se posso permettermi, non fareste meglio ad accettare di portarne almeno una? » domandò discretamente Marth sorridendo per la scomoda situazione in cui il cavaliere si stava mettendo da solo. « Di questo passo potrete aprire un negozio. »

« No ad entrambe » fu la pacata risposta. Si mosse un poco sulla sedia, sentendo che non gli era rimasto molto spazio per le prossime collane che sicuramente gli sarebbero arrivate. Spostò la maschera il giusto per prendere un sorso dal suo drink. All'improvviso qualcosa catturò l'attenzione di Ike che si sporse in avanti coi palmi sul tavolo, accidentalmente intingendo qualche fiore nella sua coppa.

« Questa è una cosa che non si vede tutti i giorni » commentò il giovane guerriero con lo sguardo oltre il cavaliere alzando le sopracciglia. Il Principe di Altea e Meta Knight si girarono e di fronte a quello spettacolo afferrarono d'istinto l'elsa delle loro spade.

Parzialmente immersa nell'acqua che rifletteva il principio del tramonto, la mastodontica presenza incedeva lenta spostando flutti spumosi che ne annunciavano ogni passo e la sua ombra si estendeva minacciosa inquinando lo specchio di luce come una macchia di petrolio. Giga Bowser camminava placido seguendo la linea della costa all'apparenza con atteggiamento più da turista che aggressore, la sua coda spinosa affiorava ondulando pigramente e gli aculei affilati sul guscio frastagliavano la sua sagoma che attraversava il mare con calma innaturale. La testa del drago ornata dalle lunghe corna taurine puntava dinnanzi a sé e non indirizzava alcun interesse alla città terribilmente vicina alla portata delle sue vampe infuocate e delle sue zanne, ignorando che altri tre opponenti della Brawl erano nei paraggi.

Scorgendo meravigliati una figura minuta tra gli artigli letali del mostro, Meta Knight e Marth abbassarono la guardia quando si resero conto di cosa stesse veramente accadendo.

Peach, seduta sul possente avambraccio ricoperto di squame lisce e resistenti come scudi, si reggeva tranquilla alla fascia irta di punte intorno al bicipite del koopa e la grande mano al termine del titanico arto stava semichiusa intorno a lei con fare protettivo, quasi celando la delicata formina rosa dietro una corazzata impenetrabile di muscoli e picche acuminate come se non avesse voluto mostrarla a nessuno. La principessa sorrideva spensierata sull'insolito seggio e rigirava distrattamente il suo parasole su una spalla, perdendosi con lo sguardo nel panorama offerto dall'isola e godendosi l'odore salino del mare che apriva i polmoni. Poi fece una carezza al gigantesco torace ed un occhio dall'iride rovente si abbassò su di lei. Bowser si arrestò di colpo mentre un braccino coperto da un guanto color neve indicava chissà cosa nell'acqua davanti a loro. La belva colossale si chinò a quella silenziosa richiesta ed una zampa scattò per ghermire qualsiasi regalo del mare gli occhi limpidi della fanciulla avessero individuato sotto i riflessi del tramonto. Rialzando la mano grondante, Bowser le avvicinò il palmo e le minuscole dita bianche passarono con naturalezza tra le sue, tra le grinfie ricurve come sciabole, per raggiungere l'oggetto rivelato alla luce vespertina.

Che fosse stato un sassolino levigato, o una conchiglia, o un ricordo appartenuto una volta a qualcuno e trascinato dalle correnti non si poté dirlo con certezza perché da quella distanza fu impossibile distinguerlo, ma a nessuno dei testimoni importò granché.

Mentre Peach ispezionava inclinando la testa il suo piccolo premio, gli occhi cremisi del drago la osservarono con un fascino tale come se non ci fosse stato altro al mondo che fosse valso la pena guardare, bevendo dal suo sorriso e traendone una felicità dieci volte superiore. Anche se il muso sauresco di Bowser non imitava la stessa espressione della principessa, le sue iridi in quella forma ancora più feroce riflettevano così intensamente i tenui raggi del tramonto da poter pensare che crepitassero, magnetizzate sulla creatura che con un solo movimento incauto avrebbe potuto ferire tra quelle punte taglienti che invece sembravano star lì apposta per difenderla da qualunque cosa avesse potuto portarle via quel sorriso. Nonostante tale scena addirittura sfiorasse l'assurdo ricordando la bestialità senza controllo in cui il drago cadeva in quell'aspetto, c'era tuttavia un'armonia tanto fragile in essa che una sola parola avrebbe potuto intaccare ed i tre guerrieri si limitarono a restare in reverenziale silenzio seguendo la sagoma scura del koopa continuare il proprio percorso lungo il lido, lasciandosi dietro una scia irregolare di onde che si ampliava fino ad annullarsi pian piano nell'immensa distesa d'acqua.

« Vengono qui spesso di sera a fare una passeggiata. »

Il trio si voltò allibito verso la cameriera che fissava il mare con sguardo nostalgico. Con un gesto fluido appioppò un'altra collana in testa ad un rassegnato Meta Knight e se ne andò ancheggiando a servire altri clienti ad un tavolo vicino.


Nota d'autrice:

Avevo lasciato scritto l'avvertimento che sarebbe capitato un po' di BowserxPeach, sono con la coscienza a posto. Bwahahah!!

Grazie di aver letto anche la quarta one shot :]


Koopafreak

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Capitolo 5
*** Imprevisti di famiglia ***


t

Lo spirito d'adattamento di Wendy era stupefacente. Nemmeno il tempo di lasciare che fossero gli altri ad abituarsi alla sua indiscreta presenza che già gironzolava perfettamente a suo agio per i corridoi ad ispezionare con aria critica la mobilia e la tappezzeria ed impartire ordini a qualsiasi sfortunato tra la servitù che le capitava a tiro. A vederla sembrava che si trovasse veramente a casa sua.

« Mama Peach, andiamo a fare compere insieme?! » L'unica forma di vita che rivestiva una qualche importanza ai suoi occhi era la sua “mamma”, mentre la cosa noiosa e rumorosa che si portava sempre appresso e che pretendeva di essere chiamata Mastro Toad, senza ammissione di soggettive varianti, riceveva la considerazione dovuta al ronzio di una mosca. « Voglio prendere altri fermagli con fiocchetti e perline! E anche mollette coi fiori! E un centiliardo di elastici colorati! » Due manine morbide e prive di artigli smaltati strinsero la sua e la tirarono delicatamente mentre la voce da iena si addolciva al tono di un cucciolo di iena.

« Sua Altezza ha altri impegni a cui dedicarsi questa mattina » si oppose il consigliere squadrando austero la bambina pretenziosa e Wendy come al solito finse che si fosse trattato di uno spiffero di corrente.

« Ci andiamo, Mama Peach? Ci andiamo? Per favore? » Wendy saltellò eccitata facendo tintinnare i suoi bracciali. Nemmeno un'ora prima la Principessa aveva tenuto un colloquio in videoconferenza col Re dei Koopa in persona, il quale le aveva raccontato la parte della storia che le mancava prima che Wendy si fosse schiantata con un mezzo di fortuna sulla parete del suo castello e se ne fosse uscita con nulla di più di: « Non sono stupendi?! ».

Ecco, tutta la vicenda era partita dall'inaccettabile verità che tra gli otto pargoli della casata reale Wendy e Roy erano i soli ad aver manifestato nei loro geni la caratteristica comune tra i koopa dell'assenza di capelli. Il fratello non aveva mai considerato quello un difetto che aveva anzi giocato a proprio vantaggio per il suo look, ma purtroppo per Wendy, l'unica femmina in perenne competizione per affermarsi tra i bowserotti, le cose stavano esattamente dal verso opposto. La delusione provata dopo aver infine compreso che anche Morton Jr. sarebbe stato per sempre in vantaggio su di lei di tre a zero era stata bruciante e la principessina aveva rafforzato altri fronti per poter per aggraziare il proprio aspetto e compensare tale mancanza. L'argomento “chioma” era divenuto talmente rischioso da venire considerato quasi proibito e non se ne faceva parola nemmeno quando Wendy non era presente, per timore che col suo udito da pipistrello avesse potuto sentire lo stesso e far scontare le conseguenze ai colpevoli. Roy aveva addirittura osato provocarla usando quel pretesto in un'occasione. Una. Da allora il senso dell'autoconservazione aveva giocato un ruolo più significante anche nella vita del bullo di famiglia.

Eppure, nonostante tutti facessero in modo che lei non ci tornasse sopra, Wendy in cuor suo conservava tenacemente vivo quel dispiacere che la maggior parte delle volte era causa del suo malumore e non riusciva a rassegnarcisi. Numerose erano state le richieste al padre di porre rimedio con la magia ed altrettanti i dinieghi, sostenuti dalla ragionevole obiezione che un intervento magico avrebbe comportato certi rischi che il sottoscritto non desiderava affatto correre per l'incolumità della figlia e che, se ci si fosse impuntata di nuovo in futuro, quest'ultima avrebbe dovuto aspettare di essere abbastanza grande così da prendersi da sola tutte le sue responsabilità: fino a quel giorno non se ne parlava, punto e stop. In risposta all'ennesima litigata al riguardo, Wendy aveva astutamente sottratto la bacchetta a Kameka ed aveva lanciato contro se stessa una fattura di metamorfosi presa da un manuale nel laboratorio della strega, decidendo di risolvere il problema una volta per tutte con le sue stesse mani e sperando che la magia le avrebbe dato dei capelli tanto belli e lunghi come quelli di Mama Peach.

Guardando il lato positivo di quell'alzata d'ingegno, alla fine la testa di Wendy era coperta di folte ciocche morbide color crema che le arrivavano fin giù i fianchi. Osservando invece quello negativo, la principessina non era più una koopa ma un'umana: niente più guscio puntuto, artigli, squame, zanne, coda e soprattutto niente più abilità di sputare fuoco. Eppure la felicità di potersi finalmente concedere il lusso di un pettine non venne sminuita di una virgola e fu pari alla sorpresa, susseguita poi da orrore, che evolse immediatamente in rabbia da parte del Re appena spuntò fuori cosa fosse accaduto ad insaputa di tutti, specie di Kameka. Ebbe luogo un altro animato battibecco per tanto sfacciata disubbidienza e dell'eclatante risultato, ne seguì un secondo nel momento in cui Wendy si rifiutò di collaborare per annullare gli effetti dell'incantesimo ed il terzo fu trasmesso sullo schermo in tempo reale con Peach come spettatrice quando la piccola fuggitiva non volle saperne nemmeno di tornare a casa, dichiarando un vero e proprio asilo politico nel Regno dei Funghi.

« Mastro Toad... » Peach aveva promesso a Bowser che le avrebbe parlato e tenuto lui aggiornato sulle condizioni della figlia durante il suo soggiorno come ospite importante. « Possiamo far scorrere i miei impegni di qualche oretta sull'agenda? Sono certa che non accadrà nulla se oggi mi dedicherò di più a migliorare le nostre relazioni politiche. » Ignorando le proteste del consigliere, lasciò che Wendy la conducesse per mano trillando estasiata per tutto il tragitto mentre si attorcigliava una ciocca intorno al dito: un movimento inconsapevole che stava rapidamente diventando un tic.


Nota d'autrice:

Rendendomi conto di quello che ho scritto, questa shot si incentra più su un personaggio secondario che sulle mie star ma vabbè...

Grazie a chiunque l'abbia letta comunque! :]


Koopafreak

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Capitolo 6
*** 15 Fufi per un Fido [M&L:VCB] ***


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Finalmente aveva trovato tutti e quindici i ricercatissimi Fufi Blocchi. Benché non fosse stata un'impresa semplice e soprattutto breve, Bowser l'aveva portata a termine senza grandi difficoltà durante suoi continui spostamenti tra i due regni e da una zuffa all'altra, aumentando regolarmente la fila di cubetti miagolanti che lo seguivano fedeli ovunque come un'ordinata truppa di soldatini. O meglio come pulcini innamorati.

Monsieur Luc Bloque gli aveva esposto una dettagliatissima descrizione dei bizzarri felini di due sole parole: absolument adorables. Forse aveva sbagliato Bowser a non aver chiesto ulteriori approfondimenti, ma nella foto che il collezionista gli aveva mostrato avevano tutto l'aspetto di innocui animaletti con occhioni espressivi e vispi ed era bastato a non sollevare altri dubbi sulla faccenda.

-Che saranno mai?- aveva pensato soppesando i pro e i contro nell'accontentare le suppliche di Monsieur Bloque sotto la promessa della ricompensa, che alla fine si era rivelata la molla giusta per stuzzicare l'interesse e motivare il buon animo assai latente del koopa. La risposta gli divenne più chiara dal suo primo Fufi Blocco in poi.

L'arguta mente del Re aveva iniziato a covare qualche minuto sospetto che la loro natura fosse più complessa del profilo fornitogli e che non fossero poi così paciosi come l'immagine nell'istantanea poteva far credere, eppure realizzò solo alla settima bestiolina recuperata che Monsieur Bloque doveva avergli omesso qualche parte della descrizione, volutamente o meno era tardi per chiedere come lo era per fermarsi trovandosi ormai praticamente a metà dell'opera. Il termine adorables riassumeva il 3% circa della loro personalità. Erano rumorosi, iperattivi, invadenti, capricciosi e con un'eterna quanto asfissiante pretesa di attenzioni: un atteggiamento che gli ricordava con una certa nostalgia i suoi bambini a studiare in collegio nella parte più protetta del regno.

Sedendosi su una roccia per riposare un momento, ancora al confine ovest della Foresta Selvafosca, Bowser scacciò una mosca fastidiosa con uno sbuffetto infuocato ed osservò il suo temibile battaglione di Fufi Blocchi zampettargli davanti studiando ogni movimento intorno a loro ed oscillando la coda in un misto di agitazione e curiosità. E ne aveva guidati di battaglioni in vita sua: goomba, koopa, bob-omba, magikoopa, tipi timidi... ma uno di quel genere mai nelle sue più sfrenate fantasie gli era capitato. La sua mente bellicosa aveva cercato di elaborare un modo affinché avessero potuto tornargli utili nei suoi scontri se doveva comunque scarrozzarseli dietro, ma non c'era stato verso di ottenere la minima collaborazione da chi vi anteponeva l'igiene personale o il riposino. Poteva anche sgolarsi e pestare i piedi per terra, l'unica cosa che otteneva in risposta era indifferenza e forse pietà. Ecco perché gli piacevano molto di più i cani: loro agli ordini obbedivano, i gatti invece erano spiriti anarchici ed era una qualità che proprio stonava sia col suo carattere sia con la sua posizione gerarchica.

Neanche si arrabbiò più come aveva fatto le prime venti volte quando qualcuno si arrampicò sul suo guscio, lasciò stare rassegnato avvertendo una zampina scompigliargli i capelli e non si smosse di un millimetro perfino quando un altro reclamò il posto d'onore sul suo grembo. Si levò un coro di fusa da tutti i lati mentre i blocchi dai tratti felini si mettevano a loro agio sull'erba o gli si disponevano addosso. Si domandò se a quegli occhioni tiranneggianti lui assumesse una qualsiasi autorità oppure lo seguivano dappertutto solo perché lo considerassero il loro distributore ambulante di cibo. Sobbalzò quando dei dentini affilati incontrarono la sua coda e, facendo scattare un braccio alle sue spalle senza nemmeno girarsi, acciuffò per la collottola e portò davanti al muso il colpevole: il primo Fufi Blocco che aveva recuperato, che oltretutto era anche il più scorbutico ed aveva saputo metterlo in chiaro da subito con un graffio sul naso come segno di gratitudine appena risputato. Il cubico micio lo scrutò alterato e cominciò a divincolarsi protestando indignato, scodando ed abbassando le orecchiette scure. Bowser si limitò ad aprire le dita e sorridere al soffio collerico della piccola belva che ricadde a terra sulle zampine, strappando poi uno stelo di gramigna tra gli artigli per distrarlo e mantenere la sua coda in salvo.

-È meglio per quel Luc e la sua faccia perfettamente quadrata che il suo cane sia così bravo come promesso, dopo essermi scomodato tanto per voialtri, altrimenti lo butto in pasto ai coccodrilli del lago e vi lascio al primo gattile per strada.- in realtà il koopa avrebbe mantenuto con gioia solo la prima delle due minacce, immaginando l'espressione estasiata di Peach nel trovarsi la sua camera piena di Fufi Blocchi ronfanti e giocosi non appena se la fosse ripresa e portata al sicuro nel suo castello una volta alleggerito l'universo della fastidiosa presenza di Sogghigno. Forse alla fine non erano così inutili come sembravano. 

-In marcia, truppa!- Bowser balzò in piedi provocando una serie di miagolii infastiditi mentre i gatti saltavano al suolo o si scansavano, procedendo a passo deciso e con la solita, ordinata fila indiana alle sue spalle nella direzione del negozio dove il collezionista di blocchi lo stava ansiosamente attendendo per ricevere i preziosissimi gattini che da sempre aveva agognato possedere.


Nota d'autrice:

Questa drabble l'ho scritta per sdrammatizzare dopo la precedente e in onore di tutti i Fufi Blocchi introdotti ne “Mario & Luigi: Viaggio al Centro di Bowser”, per me i personaggi più belli dopo Doat e Midbus (ossia Grugnosauro, ma proprio non lo sopporto il nome italiano, scusatemi).
È dalla prima volta che ci ho giocato che la scena di Bowsy a spasso con dietro tutti i Fufini saltellanti non mi si leva più dalla testa. Ho pensato che magari scrivendo questa shot sarei riuscita anche a sfogare questa fantasia e liberarmene, invece adesso è ancora peggio...

Grazie di averla letta. :]


Koopafreak


"Un gatto è bellissimo da una certa distanza: visto da vicino è un'inesauribile fonte di meraviglia" -Pam Brown

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Capitolo 7
*** L'altra faccia della medaglia [SSBB] ***


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Tutti tra i partecipanti erano a conoscenza del lato nascosto della Brawl che trovava la sua libera manifestazione solamente nell'appartata riservatezza delle ore scure, al di fuori degli obbiettivi lucenti delle spie televisive e degli stadi generalmente destinati ad ospitare le lotte secondo il rigido codice d'onore. Chiunque poco a poco ne aveva appreso l'illecita esistenza, o direttamente da coloro che ne erano stati gli artefici ai suoi primordi oppure avendone carpito per caso in un secondo momento gli sfuggenti sussurri tra un match e l'altro.

È uno spettacolo indegno, non c'è motivo di restare a guardare. Saresti l'ultima persona che vorrebbe averci qualcosa a che fare.

Si mormorava ultimamente che quella fosse la vera Brawl: quella che non si dava in pasto al pubblico capriccioso perché creata dai Brawlers per i Brawlers; quella dove non vigevano leggi ed etiche a tutela degli sconfitti ed a freno dei vincitori; quella in cui si potevano regolare a proprio piacimento i conti in sospeso covati dopo gli scontri mattutini e nella quale non si negava a nessuno il piacere di sfogare la furia che non si aveva trovato modo di sedare nella giornata.

Non ne vale la pena, ma se è ciò che vogliono che continuino pure. Non dargli la soddisfazione di vedere anche te là in mezzo.

Altri al contrario affermavano con amarezza che fosse invece la vergogna della tradizione della Brawl e che ad ogni incontro, nella debole luce dei sotterranei, la sua essenza si annullasse e venisse denigrata al livello di una volgare quanto spietata scazzottata senza prestigio né controllo. Eppure nessuno si era mai fatto avanti per denunciare la cosa, lasciando che la frequenza degli scontri clandestini aumentasse inesorabile nel tempo e nel silenzio fino a consolidarsi ad un raduno quasi ogni notte, mentre alcuni dei veterani tra i diffidenti parevano intanto aver trovato un qualche compromesso nella loro inflessibile morale per acconsentire ad offrire anche il proprio di contributo in più di un duello, quando altri invece si limitavano per lo meno ad assistervi. Qualunque ragione ognuno avesse per entrarvi, la Brawl notturna lo accoglieva a braccia aperte come un figliol prodigo ed il numero degli incontri cresceva di pari passo con la loro brutalità.

Se questa cosa trapelasse in giro, la Brawl sarebbe cancellata definitivamente. Possibile che non gliene importi nulla in fondo?

Nonostante la condivisa consapevolezza tra i ligi al costume di stare infrangendo un antico tabù, c'era un fascino tanto insidioso in quell'illegittima Brawl da riuscir ad evocare su di sé sia il giudizio che allo stesso tempo l'interesse dei concorrenti soggetti all'attrazione di una nuova sfida, al brivido del vero rischio e, segretamente, alla possibilità di sfiorare un limite proibito dove qualsivoglia colpo, scorrettezza e vendetta erano tacitamente consentiti. E ad ogni calar delle tenebre quel richiamo diveniva ancora più insistente mentre urla esultanti e ruggiti bestiali dal sottosuolo fendevano l'aria.

Cos'è che li ha cambiati? O forse è solo una parte di loro che è finalmente uscita alla luce... Abbiamo tutti un volto nascosto che magari nemmeno conosciamo.

Ganondorf e Wolf O'Donnell ne erano stati gli orgogliosi fondatori e non mancavano di presiedere ad una sola lotta immobili ai loro posti come sfingi, quando non era il loro turno a combattere, osservando compiaciuti la loro creazione crescere e brulicare di vita dentro ed intorno al ring. Al loro seguito si erano aggregati Wario, Donkey, Diddy Kong e Bowser: prevedibili seguaci mossi dalla voglia di menare le mani più del concesso, o di sfogare il loro rancore nel caso dell'ultimo dei quattro che ancora ne serbava in abbondanza verso il Re delle Gerudo dopo il suo tradimento.

E basta premere il grilletto giusto per lasciare che emerga. Anche i più insospettabili finiscono per sorprenderci...

Samus era stata un gradito acquisto e diventata una dei frequentanti più assidui che non aveva mai declinato uno scontro. Unica esponente del gentil sesso nel giro, l'orgogliosa cacciatrice di taglie si era da subito conquistata la sua posizione con uno dei numeri di vittorie più alti e si contavano sulle dita di una mano quelli che avevano ancora il coraggio di competere con lei. Seguendo il suo esempio si era aggiunto Meta Knight, anch'egli costruitosi in breve la sua fama nel circolo clandestino, la cui sagoma pipistrellesca sorvegliava sinistra il ring dagli angoli scuri dell'improvvisata arena ed il lato selvaggio del cavaliere che nessun codice era riuscito a domare gridava implacabile dietro la maschera di ferro. La sua lama aveva lasciato il segno su tutti i partecipanti ed attendeva impaziente la sua prossima offerta.

Credono più nella Brawl che ci aveva tenuti uniti da sempre? O è diventata solo una copertura di quel nuovo gioco?

Del team Star Fox, Falco Lombardi raramente giocava un ruolo negli scontri ma sovente si potevano scorgere le sue penne blu nei pressi del ring, osservando i duelli con vivido interesse e lanciando occhiate di sfida verso Wolf. Re Dedede al contrario non aveva manifestato alcuna volontà di partecipare ai match di persona, ma era ormai divenuto un elemento costante tra gli spettatori insieme alla nota conosciuta della sua voce nella cacofonia del tifo. Eppure tutti continuavano a chiedersi quando il pesante martello del pinguino si sarebbe finalmente abbattuto su qualcuno, fremente nell'attesa sulla spalla del suo proprietario.

Siamo ancora così uniti come lo eravamo al principio? O abbiamo già cominciato a guardarci con diffidenza senza rendercene conto? C'è una quiete che si rompe solo di notte ultimamente.

Anche tra i pokémon si era sparsa presto la voce e quella del silenzioso Lucario era diventata una presenza consueta sia tra il pubblico che nei combattimenti, distinta nella massa dal luccichio minaccioso dei suoi occhi affilati, accompagnato dall'imponente figura di Charizard il cui allenatore si era categoricamente rifiutato di esporre la sua squadra nelle lotte illecite e non era all'oscuro di tale diserzione. Tuttavia non possedeva ancora abbastanza medaglie per ottenere il completo rispetto del drago, al quale non riusciva ad impedire di fare di testa propria quando voleva. Curiosamente anche Jigglypuff si era fatta avanti una notte e contro ogni aspettativa aveva anche dato un discreto spettacolo nell'arena, ma il morale del pubblico aveva subito un repentino rovesciamento quando il pokémon aveva deciso di coronare la sua vincita deliziandoli col suo canto. Il disappunto dovuto allo svenimento di massa protratto per l'intera notte, mandando a monte tutti gli incontri seguenti, unito poi alla stizza di essersi ritrovati pure la faccia piena di scarabocchi, avevano condotto alla decisione unanime di bandire definitivamente Jigglypuff dai sotterranei: quella era stata la prima ed era anche l'unica regola che vigeva nella nuova Brawl.

Può darsi che presto si stancheranno e tutto ritornerà come prima. O forse siamo solo agli inizi...

Quando non c'era la luna ad illuminare le ore buie ed esalando energia negativa al suo passaggio, la scura silhouette del Link Ombra si infiltrava come un gatto nero tra i presenti e, né un respiro né uno sguardo intorno, saliva lesta sul ring puntando la sua spada indiscriminatamente contro chiunque avesse avuto davanti, reclamando avida una sfida dopo l'altra fino ai primi sprazzi di alba e l'inizio dell'altra Brawl che si avvicinava.

Anche se fosse non lasciarti immischiare. Non dare loro corda, sarebbe ancora peggio.

Captain Falcon, Solid Snake, Marth ed Ike erano stati tra gli ultimi Brawlers ad aver deciso di presenziare agli incontri e mentre i primi due parevano aver superato l'iniziale cautela e si lanciavano nella mischia qualora gli aggradasse, illuminando i sotterranei coi bagliori di esplosivi e fenici di fuoco, gli spadaccini erano ancora titubanti e seguivano l'esempio di Dedede, probabilmente attendendo anch'essi l'ora inevitabile in cui non avrebbero più resistito al tonante richiamo dell'arena.

I loro occhi sono diversi quando guardano nel ring. Le loro voci sono diverse. Non sembrano più gli stessi...

Pochi insomma erano rimasti coloro che desideravano non averci nulla a che fare e non vi si erano mai avvicinati dietro la spinta di quella malsana curiosità a cui gli altri avevano infine ceduto, almeno per il momento.

Non andare laggiù.

Peach scacciò le parole di Sheik e Mario con un movimento della mano. Sarebbero stati contrariati di saper che non aveva dato loro retta, forse più delusi in realtà, ma loro avevano visto e voleva vedere anche lei. Doveva farlo. Guardò i battenti di ferro rosi dalla ruggine, dando l'apparenza di vecchie ossa spolpate, spalancati ed abbandonati storti sulla parete in pietra, lanciò un'occhiata interrogativa sul pezzo di carta appiccicato sopra l'entrata con la sagoma rudimentalmente disegnata di Jigglypuff marcata da una retta rossa e si addentrò nel tunnel buio. L'odore di roccia e polvere era ancora molto forte dalla prima volta che quella zona era stata aperta e l'aria aveva cominciato a circolarvi insieme agli inattesi frequentanti, la cui rumorosa presenza si auto-annunciava con boati e grida furiose i cui echi si canalizzavano nel passaggio. Mano a mano che si avvicinava alla flebile luce in fondo e le pareti si mostravano agli occhi, Peach vi notò dei graffi all'altezza delle spalle e li sfiorò con la punta delle dita: li avrebbe riconosciuti ovunque. Bowser era passato di lì. E diverse volte, a giudicare dal numero delle scalfitture. Anche se già lo sapeva benissimo, quella conferma le diede un vago senso di amarezza. Non c'era da aspettarsi di meglio da lui. E a lei cosa gliene importava? Proprio niente! Esattamente, niente...

« Peach. »

La principessa si girò e si ritrovò di fronte a Samus in una di quelle rarissime occasioni in cui non indossava la sua armatura. Non l'aveva nemmeno sentita avvicinarsi. Si chiese quanti criminali aveva abbattuto in passato nella stessa maniera.

La cacciatrice la osservava con apparente calma e le iridi cristalline brillavano di una luce tutta loro col sangue Chozo che le scorreva nelle vene. Dal loro primo incontro nella Brawl ufficiale le due avevano stretto amicizia e Samus si era già dimostrata una gradita ospite nel Regno dei Funghi, ma negli ultimi tempi Peach non aveva più avuto modo di parlare con lei. « Sei qui per assistere all'incontro di questa notte? »

« Sono qui solo per curiosità » le rispose cordiale sotto il suo sguardo imperscrutabile.

« Forse non dovresti restare. » La durezza nella voce di quella replica confuse Peach.

« Non voglio disturbare. »

« Non è questo che intendo. Vedi... » Un fragore assordante interruppe Samus e le pareti tremarono mentre rumori violenti di colpi e crolli sovrastavano il tifo dei Brawlers.

La principessa ricondusse immediatamente a chi quell'inconfondibile ruggito appartenesse.

« Peach! » Samus le afferrò il braccio tentando di fermare la sua corsa ma la giovane monarca si liberò con forza, precipitandosi nel caos della Brawl sotterranea dove solo una regola che neanche sfiorava i match esisteva. Tenendo sollevato con entrambe le mani il suo vestito per non inciamparvi, Peach non dovette nemmeno avvicinarsi al ring per riuscire a vedere quando i due sfidanti erano talmente grandi da gettare ombre che si estendevano come vele scure sugli spettatori e sui muri freddi.

La forma mostruosa mezzo verro dalle zanne ricurve e mezzo lupo di Ganondorf latrò e si avventò di nuovo contro il suo avversario guidato unicamente dalla furia bestiale, sbavando e sbuffando carico di odio quando due mani artigliate lo afferrarono brutalmente per le affilate sporgenze ossee, bloccandole in tempo prima che affondassero nell'addome coperto di squame. Bowser ringhiò piegando il collo in avanti e Ganon avanzò facendo forza sui quarti posteriori e spingendo indietro il rivale che lasciava solchi nel suolo cercando di contrastarlo. La bocca del mostro dalla pelliccia scura si deformò in una smorfia che ricordava a malapena un sorriso nell'attimo in cui la resistenza di Bowser terminò con lo schianto del guscio contro la parete alle sue spalle, riversando una pioggia di polvere su entrambi. Un boato si alzò tra il pubblico insoddisfatto che l'incontro si sarebbe presto concluso. Cercando di portare a termine il proprio affondo, Ganon piantò gli artigli in una zampa del koopa che soffiò tra i denti strozzando un lamento. Peach sussultò sentendo lo stomaco stringersi mentre le prime lacrime per tanta brutalità minacciavano di scendere. Un ruggito sofferente risuonò nei sotterranei quando le unghie di Ganon aprirono uno squarcio lungo il quadricipite. Bowser stava per cedere, la zampa dilaniata non riusciva quasi più a sorreggerlo e le possenti braccia fremevano nel tentativo di impedire che le lunghe zanne del grottesco ibrido lo infilzassero. Gli artigli di Ganon colpirono ancora ed il koopa fu sul punto di soccombere.

Peach si sentì mancare e dovette poggiare una mano sulla parete macchiata di muffa per stabilizzarsi coprendosi la bocca. Lesse la rabbia velenosa negli occhi del drago, il suo odio, la follia che lo avevano condotto lì e soprattutto vi vide il bianco della paura, il dolore, il brivido che precedeva l'imminente sconfitta. Urlò così forte il suo nome che la gola le bruciò, ma tanto era intensa la confusione nell'arena da essere sicura che la sua voce non lo avesse raggiunto. Bowser invece la sentì. E reagì.

Sollevando le braccia con un immenso sforzo arrestò la carica di Ganondorf e quasi lo staccò da terra, mollando la presa su una delle zanne per poi assestargli un pugno sul ventre dove la vistosa cicatrice inferta dagli Antichi Saggi era esposta alla feroce controffensiva. Un secondo pugno cozzò contro il fianco del quadrupede, poi un terzo ed un quarto ancora più violento, buttandolo malamente a terra con un mugghio di dolore. Peach rimase pietrificata ed osservò il mostro corazzato di aculei avanzare zoppicando verso la fiera che riusciva a malapena a rimettersi sulle zampe esalando un rantolo cavernoso. Tossendo senza staccare gli occhi da quelli dell'avversario, Ganondorf si alzò sui gomiti e si preparò a difendersi con le poche forze che gli restavano nonostante l'affaticamento e l'evidente sofferenza. Era chiaro che l'esito dell'incontro si fosse ribaltato e che la vittoria se la fosse conquistata il koopa, ma nessuno lì dentro pareva intenzionato a dichiarare terminato il match allo stesso modo in cui il drago dal canto suo non manifestava alcuna volontà di fermarsi: proprio come aveva fatto Ganon. Il koopa si scagliò sull'avversario reclamando la sua vendetta mentre l'altro crollava pezzo per volta sotto i suoi colpi.

La principessa fece guizzare disperata lo sguardo da uno all'altro su tutti i presenti, non ritrovando nemmeno un volto amico tra coloro che incitavano senza pietà coi pugni in alto o che sorvegliavano in silenzio il massacro. E in quell'oscuro guazzabuglio di emozioni che provava non c'era alcuna traccia di sollievo, avendo sì pregato per la sorte del koopa ma non avendo potuto impedire che quell'indegna esibizione di barbarie si concludesse comunque in un modo tanto orribile. Mario e Sheik avevano avuto ragione e lei non poteva che rendersene conto solamente in quel momento. Si girò ritrovandosi faccia a faccia con Samus. Non dissero nulla mentre la tensione nei loro sguardi mostrava in essi la frattura che si spaccò tra le due donne, distanziandole per sempre su due frangenti opposti. Poi Peach se ne andò. La cacciatrice non si guardò indietro.

Bowser sollevò la forma inerte di Ganon per il collo e si apprestò ad infliggere il colpo definitivo alzando l'altro braccio incoraggiato dalle grida dei Brawlers, ora acclamandolo e pretendendo la giusta fine di quell'incontro. Altri erano ansiosi di prendere il posto suo e del Signore del Male sul ring. Gettò un'occhiata sul pubblico in cerca di colei che credeva di aver udito un minuto prima nel chiasso assordante dei sotterranei, sperando di trovarla, sperando che avesse davvero gridato il suo nome e che non fosse stata una voce nella sua testa. Quella di Samus era la sola solita presenza femminile che scovò nel caos della Brawl. La delusione divenne tristezza e la tristezza divenne nuova rabbia. Ganondorf gorgogliò soffocando nella sua stretta e muovendosi debolmente, ghermendo l'avambraccio squamoso cogli artigli. Altre urla compiaciute annunciarono la conclusione del match quando la sua mano calò.

Wolf O'Donnell saltò nel ring e dichiarò Bowser ufficialmente vincitore passando sopra la figura esanime dello sfidante caduto ormai tornato alla sua forma originale, restando indifferente di fronte allo stato dell'altro cofondatore che venne trascinato fuori dallo spazio di gioco da Diddy Kong senza tante cerimonie. « I prossimi duellanti: il fiore della Brawl, la nostra femme fatale, Samus Aran! Ed il misterioso pilota di F-zero, secondo solo al riccio corridore Sonic in velocità, Captain Douglas Jay Falcon! »

Le labbra di Falcon si storsero in una smorfia rancorosa venendogli ricordato ancora una volta che qualcuno lo superava nella sola cosa per cui lui viveva sulle piste da corsa.

« Questa è l'unica vera Brawl » mormorò la cacciatrice innestando il suo cannone sul braccio destro. L'arma scattò saldandosi all'arto e cominciò a scaldarsi con un ronzio cupo. « Presto o tardi tutti lo accetteranno. »

Wolf riprese il proprio posto più in alto tra gli altri Brawlers e sorrise esponendo i canini affilati. « Cominciate. »


Nota d'autrice:

Nessun Brawler è deceduto durante la stesura di questa fan fiction! Ganondorf ha solo perso i sensi dopo averle prese di santa ragione e Diddy in questo momento gli sta somministrando un fungo curativo dalle scorte in comune per i feriti.

Ohhh, era da più di un mese che avevo quasi ultimato e lasciato in sospeso questo episodio e finalmente ce l'ho fatta! E' la prima one shot a sfondo dark che scrivo, senza dettagli scabrosi superflui: è già abbastanza deprimente così.
Forse un po' OOC? Mah, credete di conoscere i vostri personaggi preferiti così bene? Sicuri sicuri? No, non sto insinuando nulla.
Il vizio di Jigglypuff di scarabocchiare la faccia di chiunque osasse addormentarsi durante il suo canto, cioè tutti, mi ha sempre fatto ridere e la sua fama non è sicuramente migliorata nemmeno tra i Brawlers. Molti artisti restano per tutta la vita incompresi.

Grazie di aver letto questa shot :]



Koopafreak

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Capitolo 8
*** Rapimento d'Oro ***


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-Oh Peachy~.- il Re dei Koopa fece il suo ingresso trionfale nella sala trillando il nome della sua dolce Principessa. 

Le pupille saettarono avide da un lato all'altro e localizzarono il loro oggetto del desiderio serenamente assopito sulla grande poltrona dove di solito sedeva lui, davanti all'elegante camino in pietra lavica che era stato rimesso in funzione considerando il repentino abbassamento di temperatura in quei giorni. Bowser si avvicinò ed osservò Peach dormire con il viso leggermente inclinato, appoggiato all'imbottitura morbida dello schienale progettato con un materiale comodo e resistente affinché non si logorasse nel tempo a causa del guscio puntuto del legittimo proprietario. La fanciulla si era concessa un piccolo strappo al contegno regale che era costantemente obbligata ad immortalare, avendo lasciato le scarpette col tacco di fronte al sofà per poter tirare un sospiro di sollievo davanti ad un buon libro ed il piacevole tepore del fuoco. 

Certo non doveva essere stata una lettura entusiasmante constatando quanto se la dormiva magnificamente, con le gambe raccolte sotto il vestito e le punte dei piedini che facevano capolino da sotto l'orlo rifinito. Sembrava una bambina che era crollata mentre stava studiando per il giorno dopo. Bowser ridacchiò a quel pensiero e stabilì che aveva riposato anche troppo. Voleva mostrarle una cosa importante e come poteva farlo se stava nel mondo dei sogni? 

La guardò meglio, indugiando un momento nel dubbio se fosse stato più giusto invece non disturbarla, tanto tranquilla e graziosa lì davanti al camino col libro ancora in grembo. Magari avrebbe davvero fatto meglio a passare più tardi, ma come al solito la sua congenita impazienza ebbe il sopravvento e le tappò il naso fra le dita. Peach si mosse d'istinto brontolando e corrugando le sopracciglia infastidita finché non si svegliò, scrutandolo tra le punte metalliche della fascia al polso. 

-Dormito bene, principessina?- le rivolse un sorriso a trentadue denti.

-Fino ad un secondo fa, grazie.- rispose lei scacciando la sua mano. 

Bowser rise al broncio indirizzatogli e in tutta risposta le sfiorò con gli artigli le punte dei piedi scoperte. Peach saltò con uno squittio e si ritirò di più contro l'imbottitura dello schienale.

-Bowser smettila!- lo riprese coprendosi completamente le gambe col vestito. 

Ciò non fece che ampliare ulteriormente il sorriso del koopa, il quale non resisteva dal punzecchiare la Principessa quando poteva sia perché ne traeva un divertimento quasi infantile sia per avere la sua attenzione tutta per sé.

-Che leggevi? Deve proprio essere una storia mozzafiato se ci sei addirittura svenuta.- disse afferrando il libro e sfogliandolo casualmente. Impressionato dal numero delle pagine e dalla minuta dimensione del testo, senza nemmeno una figura tra l'altro, lo richiuse scettico e lesse il titolo sulla copertina. -“Ragione e Sentimento” di Jane Toadsten. Cos'è? Un romanzo per casalinghe annoiate?-

-No. Ridammelo.- fu la glaciale richiesta.

-Non vorrei mica che ti addormentassi di nuovo.-

Peach arrossì fino alle orecchie per l'imbarazzo di essere stata pizzicata in fallo. -Ero solo un po' stanca. Smettila di fare l'immaturo e ridammi il mio libro!-

-Potrei farlo, certo. Ma anche no.- replicò soddisfatto sventolando il suddetto oggetto ad un paio di centimetri al di fuori del raggio d'azione della Principessa che cominciava ad innervosirsi.

-Bowser smettila!- ripeté con una nota di irritazione.

-Sai che c'è? Oggi non sei per niente carina.- il koopa si finse ferito incrociando le braccia col libro ancora tra gli artigli.

-Prego?- la Principessa lo squadrò impassibile.

-Non hai fatto altro che dire di no a tutto da quando ci siamo visti.- Bowser alzò il mento recitando la parte dell'offeso. -Bowser, non toccare il mio diario! Bowser, non toccare la mia biancheria! Bowser, non mi toccare!- la imitò impostando una vocina stridula e muovendo la testa con fare altezzoso.

-Perché quando sei spuntato all'improvviso nella mia stanza hai cercato di ficcare il naso nel mio diario, curiosare nei miei cassetti personali e poi mi hai rapita per l'ennesima volta.-

-Non l'ennesima volta, mia cara.- replicò il Re come se le parole della fanciulla gli fossero scivolate addosso. -Ma la cinquantesima volta.- la corresse con solennità alzando l'indice della mano che stringeva il libro mentre la sua espressione ritornava allegra e sfrontata. 

Peach continuò a guardarlo senza dir nulla in attesa di capire cosa gli stesse girando per la testa. Con un movimento fluido del braccio, Bowser fece scomparire il classico della letteratura ed al suo posto mostrò quello che aveva tutto l'aspetto di un album fotografico e che la Principessa era sicura di non aver mai visto prima. Mettendosi accanto al lei col poggiolo della poltrona tra loro, Bowser le porse il raccoglitore con un sorriso affabile. Molto tempo fa Peach non avrebbe tollerato la sua presenza a così poca distanza, anzi non sarebbe riuscita a sopportarlo nemmeno tra le stesse pareti indifferentemente se un salone o uno sgabuzzino, ma i giorni passati insieme volontariamente e meno avevano permesso a quella piccola radice di confidenza nel suo animo di fortificarsi pian piano finché l'originario timore nei confronti del Re non era andato estinguendosi incontro dopo incontro. 

-Dai, aprilo.- la incoraggiò al suo sguardo interrogativo. 

La Principessa strinse incerta l'album ed inclinandolo lasciò che la copertina lucida si spalancasse ricadendole sul palmo. Una vecchia foto stava incollata e protetta da una sottile pellicola al centro della prima pagina.

-Ma è...- Peach era senza parole.

-Il nostro primo rapimento.- concluse raggiante il koopa agitando inconsciamente la coda. Il tono che aveva usato faceva terribilmente suonare l'ultima parola come “appuntamento”. 

I due soggetti ritratti nella vecchia istantanea non avevano nemmeno otto anni: il dispotico principino che aveva già iniziato a cimentarsi nel suo passatempo preferito di sequestratore celebrava la sua prima impresa facendo smorfie verso i toad in basso che assistevano sconvolti alla scena senza poter far nulla, mentre la bambina al suo fianco gridava e tendeva loro un braccino oltre il bordo della piccola Clown Car esattamente con la faccia di chi non voleva stare lì. Peach sfogliò l'album pagina dopo pagina e in ogni fotografia che le si presentava davanti c'erano sempre lei e Bowser, a volte scattate da uno dei suoi sottoposti, in altre era il rapitore stesso a puntarsi addosso l'obbiettivo con un gran sorriso. Peach in tutte le immagini era sempre spaventata, affranta, infastidita, esasperata, in un paio anche rassegnata ed il suo sguardo era sempre rivolto altrove, lontano dal re e dalla lente della macchina fotografica: per questo infatti non aveva mai fatto caso di aver preso parte nel ritratto del momento con ben altre preoccupazioni a distrarla.

-Non vedi nulla di sbagliato in queste foto?- gli si rivolse distante anni luce dal condividere lo stato d'animo del koopa. 

Bowser batté le palpebre confuso, spostò lo sguardo sulle foto, poi su di lei e poi di nuovo sull'album mentre la Principessa si arrendeva di fronte all'evidenza che l'altro non aveva proprio idea di cosa ci fosse di anomalo tra tutti quei bei ricordi. Scorrendo in fondo all'album mentre una per una rammentava le occasioni in cui era stata rapita dal Re Koopa, Peach arrivò all'ultima pagina che era stata lasciata appositamente vuota. Sopra lo spazio riservato alla foto c'era un numero molto appariscente in carattere elegante oro e rosso.

-Cinquanta.- ribadì il drago. -È un numero importante, per questo dobbiamo festeggiarlo.- 

Peach alzò lo sguardo.

-Così per questa sera ho richiesto un menu speciale e alla fine ci sarà una sorpresa.- disse cercando di allettarla, ma non ottenne l'effetto che aveva sperato dall'inizio. Tuttavia non si scoraggiò e riassunse la sua tipica baldanza, gonfiando il petto e rivolgendole un sorriso entusiasta. -Prima però vorrei sistemare una piccola faccenda, se sei d'accordo.- le disse tirando fuori l'incriminata macchinetta.

-Perché non ti sei mantenuto sul tuo solito stile anche questa volta? Ti riusciva bene catturare tutta la magia del momento.- il sarcasmo di Peach non lo scalfì.

-Questa volta volevo che fosse speciale.- le rispose con disarmante sincerità.

-E ti aspetti che io partecipi anche a quest'ennesima prova di egoismo, autoglorificazione e distacco dall'effettiva realtà?-

Bowser arricciò il naso. -Non capisco tanta negatività. E per l'esattezza sarebbe la cinquantesima prova di egoismo, realtà, eccetera.-

-Ma insomma, è mai possibile che tu continui imperterrito a comportarti da...non puntarmi addosso quello sguardo speranzoso. Non attacca.-

-Solo una foto.- gli occhi cremisi del koopa erano incollati sui suoi.

-Non si può andare avanti così.-

-Una sola.-

-Mi sembra di parlare col muro.-

-Solo una foto piccina.-

-Ma mi ascolti?-

-Ci vorrà un secondo.-

-Bowser, ti avverto.-

-Foto.- il koopa agitò la macchina fotografica come fosse stata l'osso per un cane.

-Giuro che...-

-Per favore?- il temibile monarca stava astutamente appellandosi al lato tenero della Principessa sfruttando la tecnica degli occhi da cucciolo che aveva già avuto modo di affinare nei loro precedenti incontri.

Peach sospirò cingendosi le tempie tra le dita. Se avesse declinato avrebbe finito per ferire i sentimenti di Bowser, se avesse acconsentito sarebbe stato come incoraggiarlo nel suo modo di fare e certo lei non voleva questo. Eppure, se si auspicava davvero che, in un futuro non molto lontano, sarebbero finalmente riusciti a trovare un equilibrio tra i loro regni tanto vicini geograficamente e tanto distanti nei rapporti e lasciarsi alle spalle tutti gli episodi spiacevoli che avevano segnato la complicata convivenza, cinquanta sequestri compresi, sentiva di non poter rifiutarsi di fronte a quell'assurda richiesta e deludere quel koopa lunatico che però aveva imparato a conoscere a piccole dosi. Inoltre, segretamente, la Principessa non provava un risentimento incurabile verso Bowser e, come aveva avuto l'occasione di scoprire il lato peggiore del suo carattere in passato, aveva però visto anche quello più accettabile nelle loro precedenti alleanze e tutte le volte in cui si era ritrovata ospite nel suo grande castello. Si volse verso il muso del drago e si sentì schiacciata dall'intensità dello sguardo piantato addosso.

-Quando vorresti scattarla?- domandò sconfitta.

-Adesso!- senza preavviso Bowser le avvolse un braccio intorno al torace e la sollevò senza il minimo sforzo avvicinando i loro visi così in fretta che Peach non ebbe nemmeno il tempo di reagire e premette il pulsante di scatto, accecandola col flash. 

Appena la macchina sputò l'istantanea il Re ripose con cura la sua principessina ancora stordita sulla poltrona evitando di un soffio la sberla, leggermente deviata a causa della mira imprecisa, che aveva cercato di raggiungere la guancia dove quella della fanciulla un momento prima si era posata.

-La prossima volta avverti!- protestò Peach rossa d'imbarazzo per quell'improvviso contatto. 

Bowser non le rispose, completamente assorto nell'immagine nella fotografia e rimirandola come se fosse stata un'opera d'arte. 

-Fa' vedere.- la Principessa tese una mano mentre con l'altra si sistemava la frangetta scomposta.

-No.- il koopa non si voltò nemmeno e puntò dritto verso l'uscita della sala. Peach non ne era sicura, ma intuì dalla sua voce che stesse sorridendo.

-Fammi vedere quella foto.- insistette osservandolo interdetta defilarsi senza un motivo preciso.

-No!- il guscio di Bowser sparì nel corridoio tetro con l'eco della sua risata malvagia. 

Sarebbe andato subito a consegnare quell'immagine al cuoco per poterla riprodurre venti volte più grande sulla torta cucinata apposta per Peach, con pezzi di frutta fresca e al gusto preferito della sua Principessa: sarebbe stata la sua sorpresa che le avrebbe offerto al termine della cena. Avrebbe reso quel “rapimento d'oro” indimenticabile, il più bello, il più importante di tutti e aveva progettato quella serata da diverse settimane per curare anche il più insignificante dei dettagli. Si sarebbe fatto in quattro per conquistare la fiducia della sua Principessa e poter stare vicino a lei il più a lungo possibile. Prima che Mario si fosse fatto vivo di nuovo.

-Ehi, il mio libro!- Peach rimase di stucco sulla poltrona con ancora l'album tra le braccia ma il koopa era ormai scomparso insieme a romanzo e fotografia.

Benissimo. Grazie tante, Bowser.

Non sapendo che altro fare Peach ricominciò a sfogliare il raccoglitore per guardare meglio altre nostalgiche testimonianze dei rapimenti passati e un foglietto ripiegato le ricadde lieve come una piuma sul vestito. La Principessa appoggiò l'album sul cuscino e lo aprì delicatamente, leggendovi le due righe incise con l'inchiostro.


Questo è un regalo per te con le copie delle foto originali, mi sembrava giusto che le avessi.

L'ultima fotografia te la renderò questa sera a cena. Felice Rapimento d'Oro, mia carissima Peach.



Nota d'autrice:

Un po' di fluff perché il mio umore lo necessitava questa sera.

Grazie di aver letto la qui presente shot :]


Koopafreak

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Capitolo 9
*** Nerd in pausa (forzata) ***


l

Peach era assai abituata a calarsi nei panni di mediatrice avendo accumulato una sostanziosa esperienza sin da piccola coi frequenti bisticci tra le guardie ed i domestici del castello, per cui aveva avuto maniera di impostarsi un breve e pratico schema da seguire ogni volta che la sua natura pacifista la spingeva a lanciarsi sulla linea di fuoco:

  1. Pararsi tra i due litiganti, meglio a braccia aperte in caso le parti siano più numerose ed assumere un'aria seria.

  2. Attendere che gli animi si plachino affinché si possa installare un piano di conversazione.

  3. Discutere sul problema e cercare al contempo un compromesso.

Ecco la ragione per cui la Principessa del Regno dei Funghi stava diritta a testa alta, anche perché non poteva essere diversamente per mantenere fisso il contatto visivo, di fronte al Re della Terra Oscura in persona a sovrastarla di un paio di spanne incarnando l'essenza stessa della collera con la criniera focosa sparata tra le corna appuntite e le pupille ridotte a due fessure verticali. La fanciulla sosteneva impassibile il suo sguardo mentre alle sue spalle una terza figura vi aveva trovato asilo, sbirciando con assoluto terrore il grande koopa da dietro la sagoma sottile della Principessa.

-Non metterti in mezzo, Peach.- la ammonì Bowser con due coni di fumo agli angoli della bocca.

-Non l'ha fatto apposta. Non puoi reagire in questo modo.- gli rispose perentoria incrociando le braccia.

-Non ho nemmeno cominciato ancora. E tu!- si rivolse al fuggiasco che si rattrappì ulteriormente dietro la sua benefattrice. -Vieni subito qui così t'insegno cosa capita a far svampare l'intero reparto di chimica! Mi hanno mandato una lettera con la quantifica dei danni, sai a quanto ammontano?!- 

Iggy si fece più piccolo desiderando che il pavimento lo inghiottisse sotto lo sguardo inceneritore del padre i cui ruggiti rimbombavano per tutta l'ala del castello.

Ed il risarcimento preteso dalla scuola non si fermava solamente all'attrezzatura ed i materiali saltati in aria a causa dell'irrefrenabile curiosità scientifica dell'imprudente bowserotto, avendo di nuovo infranto il regolamento sul divieto di maneggiare sostanze pericolose e terminato questa volta con un esito esplosivo, ma ovviamente comprendevano anche i costi necessari a ricostruire le pareti ed i soffitti aggiungendovi inoltre gli ulteriori danni provocati dalle esalazioni tossiche per cui l'intero istituto era stato rapidamente evacuato. Non era la prima volta che capitavano incidenti simili, ma questa li superava tutti quanti sommati insieme. Era materia di leggenda nelle aule che l'aspirante scienziato pazzo fosse capace di far esplodere qualsiasi cosa semplicemente toccandola ed era invece un fatto della vita che, ogni qual volta fosse stato visto allontanarsi di tutta fretta nella direzione opposta ai laboratori, l'unica alternativa al peggio era riuscire a stargli dietro. Iggy aveva saputo costruirsi la sua invidiabile fama avendo messo a repentaglio dal suo primo giorno di scuola l'incolumità sia dei compagni di classe che dei professori. L'ultima devastante bravata era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Il potenziale terrorista era stato sospeso per due settimane in seguito al disastro e solo grazie all'influenza del genitore con la sottintesa promessa di rimpinguare la già cospicua cifra dovuta alla scuola aveva evitato l'espulsione. Nessun biasimo verso Bowser dunque per essere di umore più nero della pece. 

Quando Iggy era tornato a casa per scontare il periodo di sospensione aveva trovato suo padre pronto ad accoglierlo e lo sfiancante inseguimento per i corridoi si era concluso quando, come la più provvidenziale delle apparizioni celesti, Peach si era frapposta tra le grinfie di Bowser ed il loro obiettivo essendo già stata minuziosamente informata dai domestici sull'incresciosa situazione.

-Non risolvi nulla mettendogli le mani addosso. Guardalo, ha capito di aver sbagliato.- cercò di calmarlo voltandosi verso un avvilitissimo Iggy ed appoggiandogli una mano sulla testa.

-Risolvo col formicolio che mi sta dando al cervello.- ringhiò l'altro mordendosi le labbra e flettendo nervosamente le dita tanto bramose di avvolgersi intorno al collo di un certo koopa.

-Bowser, ti prego. Una punizione può bastare.- Peach lo guardò negli occhi con compassione ed il cuore di Re si sciolse in un secondo, ma si sforzò di non esternarlo. Non poteva contrastare l'effetto che la fanciulla aveva su di lui. Si ricompose e drizzò le spalle passandosi una mano tra i capelli arruffati.

-Ringrazia la Principessa se ti permetto di spuntarla per questa volta. Ma solo per questa, la prossima la sconterai il doppio e con gli interessi. Chiaro?- 

Iggy annuì convinto e consapevole della fortuna sfacciata che non sarebbe più tornata in futuro. 

-Ringraziala!- tuonò il Re.

-Grazie, Mama Peach.- 

Peach preferì rimandare la questione “mamma” ad un momento più tranquillo e si astenne dall'aprire una diatriba.

-E niente diavolerie scientifiche per un mese.- fu il verdetto finale.

-Come?!- era come togliere ad un eroinomane la sua dose quotidiana.

-Due mesi.-

-Ma...-

-TRE MESI.-

Iggy non fiatò più. 

Bowser grugnì soddisfatto e girò sui tacchi per andare a firmare i generosi assegni per la scuola e per i lavori di ristrutturazione, non prima di essersi cordialmente congedato con Peach come se non fosse successo niente.

-Tre mesi...- mormorò abbattuto il giovane koopa col lungo ciuffo verde in testa che pendeva leggermente sbilenco, assumendo la postura di un vecchietto piegato dall'età. 

Peach gli pose comprensiva una mano sulla spalla e si allontanarono insieme con Iggy che si trascinava dietro la coda.

-Vedrai, se non ci pensi passeranno in fretta.- tentò di consolarlo ma il bowserotto non riusciva a non rimuginare sopra la pena che gli era stata imposta. -Puoi dedicarti ad altri hobby.- suggerì. Iggy sollevò lo sguardo dalla pavimentazione e si evinceva che non fosse molto convinto. -E tuo padre a suo tempo si calmerà, non resterà arrabbiato con te per due settimane.-

-Tredici giorni e mezzo gliene serviranno di sicuro.- fu la triste replica. Lui era bloccato a casa con suo genitore ben lungi dal perdonarlo mentre i suoi fratelli, nemmeno loro al settimo cielo per il suo lampo di genio avendo buttato tutti giù dal letto a notte fonda, erano rimasti in collegio. Avrebbe dato via le sue polsiere per avere lì almeno Lemmy, così convivere col pensiero costante di essere stato bandito dal suo regno di scienza ed ingegneria sarebbe stato meno schiacciante, ma anche il suo fratello preferito l'aveva guardato storto mentre stava facendo i bagagli per tornare a casa. Almeno una persona effettivamente contenta di vederlo c'era si rincuorò seguendo Peach come un cucciolo sperduto. Sarebbero state due lunghissime settimane.


Nota d'autrice:

L'idea di scrivere una breve one shot per ogni bowserotto mi alletta da quando ho iniziato la raccolta e voglio provare a realizzarla. Lemmy è il mio preferito fra gli otto cucciolotti seguito da Bowser Jr. ed Iggy in terza posizione. Mi è venuta in mente una fiction a più capitoli che forse in futuro, terminata quella su cui sto già lavorando, avrò modo di postare. Trovo che Lemmy abbia molto potenziale ma resta sempre in ombra rispetto ai suoi fratelli che già non godono di così tanto spazio sul palco della Nintendo, inoltre percepisco una certa svalutazione nei suoi confronti ascoltando anche pareri altrui. Ludwig mi sembra il più apprezzato invece, non mi è molto chiaro il perché.

Grazie di aver letto anche la Iggy-shot! :]


Koopafreak

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Capitolo 10
*** Tranelli natalizi ***


l

Peach se n'era resa conto troppo tardi. Era circondata. Li vide dappertutto: sui lampadari, sugli stipiti delle porte, sulle finestre, sulle picche delle armature... Ovunque si girasse non riusciva nemmeno a contarli. Si pentì di essere uscita dalla sua stanza per quel bicchiere d'acqua. Era caduta in trappola ed il peggio era che fosse stata scoperta. La Principessa si guardò intorno tentando di localizzare movimenti loschi. L'immobilità più assoluta la scrutava a sua volta. Tese l'orecchio ed un silenzio di caccia smosse i suoi sospetti come un tornado.

Sta aspettando il primo passo falso, rifletté la fanciulla scorgendo un'ombra tradita dalla luce delle torce guizzare sulla parete. Se riuscissi a chiudermi in camera mia sarei in salvo.

Peach sentiva addosso quello sguardo famelico e, puntando tutte le sue chance sullo scatto di partenza, bevve stoicamente il suo bicchier d'acqua fino all'ultima goccia, ostentò un sospiro appagato e delicatamente l'appoggiò sul davanzale vicino. Poi, manifestando tutta la calma di cui era capace, mandò indietro i capelli con un buffetto, sollevò dolcemente l'orlo del vestito e, fingendo un secondo di controllarsi le caviglie, si precipitò in direzione dei suoi alloggi come fa una volpe braccata che cerca di raggiungere la sua tana. Scansando con la destrezza di un ninja tutte le insidie sistemate sul soffitto e sui lampadari del lungo corridoio Peach lo percorse fino alla fine mentre il rumore delle scarpette echeggiava rivelando l'immenso desiderio di non aver mai lasciato la sicurezza del suo letto e, con un esaltante senso di vittoria, la principessa svoltò l'angolo sicura di averla passata liscia. 

Il ghigno da stregatto stampato sul muso di Bowser che si ritrovò davanti dimostrò quanto vuote fossero state le sue certezze. La fanciulla evitò per un soffio di schiantarglisi sul grande torace facendo stridere i tacchi sul pavimento e la sua sorpresa fece aumentare, se ancora fosse stato possibile, la spavalderia scritta sui lineamenti del koopa.

« Siamo di fretta? » le chiese con nonshalance con una mano poggiata sulla parete. L'altra teneva sollevato tra gli artigli il centesimo di quegli infidi rametti di vischio e lei, non avendo avuto modo di schivarlo, ci era finita proprio sotto.

Peach lasciò andare il suo vestito ormai spacciata ed incrociò le braccia guardandolo storto. « Sei indefinibile. »

« Non l'ho mica inventata io questa tradizione » le rispose amabile.

« Te ne stai approfittando. »

« Come puoi dire una cosa simile? » Il suo sorriso non diminuì di un millimetro.

« E adesso cosa ti aspetti? »

« Secondo te? »

« Non sono obbligata a farlo. »

« Non sta bene che una principessa si rifiuti di rispettare le tradizioni. »

« Non sta neanche bene che un re le sfrutti per i suoi comodi. »

« Ho solo portato un po' di spirito natalizio nel mio castello. »

« Dove sono tutti gli addobbi? »

« Ho mandato qualcuno a prenderli in cantina. »

« Però il vischio è ovunque, intanto. »

« È la prima cosa che hanno tirato fuori » rispose rigirando il rametto tra le grinfie.

« Bowser, è soltanto uno dei tuoi escamotage. Ammettilo almeno. »

« No, sono solo un amante nostalgico delle tradizioni. Di questa in particolare che potrei dire sia l'unica ad avere un senso. » Seguì un momento di religioso silenzio in cui il re ricambiava il nervosismo della fanciulla con altrettanta gaiezza. 

« Poi mi lascerai in pace? » Alla fine il subdolo profittatore l'aveva avuta vinta. Peach covava il serio sospetto che il koopa avrebbe fatto tappezzare della romantica piantina l'intero castello pur di chiamarla in causa. Tanto valeva dargli un contentino ora e fermarlo prima di peggiorare la situazione.

« Okay » concesse magnanimo la sua parola. 

« Non pretenderai chissà cosa. »

« Quello che vuoi, per me va bene. »

Peach si rilassò. « Puoi smettere pure di puntarmi addosso quel vischio. »

Il koopa gettò via il micidiale rametto e chinò il capo attendendo il suo premio. Le iridi rosse bruciavano selvagge per la trepidazione. 

Peach, preferendo mantenere un po' di distanza, si limitò ad alzarsi sulle punte e dargli un bacino delicato come un battito d'ali di una farfalla sul naso inaspettatamente morbido. Appena la principessa si ricompose cercando di mascherare il leggero rossore sulle guance, Bowser drizzò fiero le spalle sfoggiando come un trofeo la timida traccia del rossetto lasciata per caso e Peach fu incapace di trattenere un risolino coprendosi la bocca con le dita.

« Ci vediamo dopo, mia bella principessa! » si congedò compiaciuto il re ghermendole con dolcezza una mano tra gli artigli e posandovi leggero le labbra, poi le passò impettito accanto senza mostrare alcuna intenzione di pulirsi la punta del muso. Aveva avuto quello che voleva dopo tanto tempo, ora poteva mantenere la sua parola e provvedere sul serio a renderere il suo il castello talmente bello ed addobbato da lasciare Peach senza fiato invece di dover correrle dietro per i corridoi e tenderle altre imboscate. 

E sarebbe comunque stato generoso con le dosi di vischio da distribuire in giro, aspettando paziente la sua prossima occasione.


Nota d'autrice:

È un periodo prolifico per one shots questo. Mai mi era successo di scrivere così tanto in poco tempo.
Finalmente Bowsy è stato ripagato in parte del trauma vissuto ai campionati di tennis (per capire la citazione trovate la spiegazione nelle note in fondo della terza drabble) e Peach non ha potuto dirgli di no questa volta. Mwahahah!
È interessante la tradizione del vischio e naturalmente come non avrebbe potuto approfittarsene il nostro koopa. C'è una storia particolare dietro risalente ai miti anglo-scandinavi: il vischio era la pianta sacra di 
Frigg (o Freya), dea dell’amore, e dopo che suo figlio Balder fu ucciso in un complotto da una freccia di vischio, Frigg pianse sul suo corpo e mentre le sue lacrime si trasformavano nelle perle bianche del vischio, egli riaprì gli occhi di nuovo pieni di vita; per la felicità Frigg cominciò a baciare chiunque passasse sotto la sua pianta facendo sì che non potesse capitare mai nulla di male a tutti coloro che vi si fossero scambiati quel sacro gesto d'amore.

Grazie di aver letto la prima shot a due cifre :]


Koopafreak

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Capitolo 11
*** Un sorriso nuovo ***


l

-B6. Larry, per caso è passata la fata dei dentini di recente?- finalmente la Principessa aveva capito cosa trovava di nuovo nel bowserotto dal crestino azzurro: gli incisivi laterali prima esposti insieme ai canini erano spariti.

-Acqua. Eh?- il giovane koopa seduto accanto alzò gli occhioni limpidi dalla sua metà della griglia, scrutando quelli di Peach da dietro la barriera del gioco che proteggeva le disposizioni segrete delle loro navi. Il musetto da cucciolo assunse una sfumatura rosata. -L8. Si nota tanto?- chiese intimidito.

-In vista. No, ci ho fatto caso solo adesso guardandoti bene.- lo rassicurò preparandosi a dover dire presto addio al suo ultimo incrociatore. Larry era un drago, metaforicamente parlando, a quel gioco e nonostante fosse così giovane era anche molto sveglio ed un promettente stratega. -A10. Anche i koopa cambiano i denti raggiunta una certa età?- non aveva idea che alcuni rettili avessero questa caratteristica in comune coi mammiferi, ma la specie a cui apparteneva Bowser era evidentemente ben più complessa di quanto aveva mai creduto.

Larry arricciò le labbra imbarazzato. -Acqua. Noi li cambiamo periodicamente fino ai primi anni di vecchiaia, non abbiamo i “denti da latte” come li avevi tu da piccola.- mormorò agitando lentamente la punta della coda. -L7. Ne cade uno per volta ed in pochi giorni viene sostituito da uno nuovo.-

-Colpito. Adesso ho compreso.- gli rivolse un sorriso di simpatia che fece salire altro calore nelle guance del bowserotto. -D2. Quindi ti sono caduti insieme?-

-Acqua. Sì, insieme...- sembrava che il piccolo koopa non volesse dirla tutta e Peach lo guardò interrogativa nascondersi dietro la barriera di plastica. -L6. Non per scelta loro.- aggiunse con una nota di...malinconia? O forse era stizza?

Adesso la Principessa era confusa. -Colpito e affondato. Scusa, non credo di seguirti.- le restavano solo un paio di sottomarini ed in pratica le sorti della partita erano già decise. -H3. C'entra il dentista?- vide il principino muoversi nervosamente sulla sedia con la cresta azzurrina oscillargli in testa.

-In vista. Non proprio.- Larry era visibilmente a disagio. -C9. È capitato per sbaglio.- non offrì ulteriori spiegazioni e Peach era sempre più curiosa su quella storia prestando meno attenzione al gioco.

-In vista. Com'è successo?- e lì la stabile armonia nell'alternanza tra bombardamenti e conversazione si interruppe bruscamente. Alla domanda tanto temuta Larry si zittì arrossendo del tutto ed intrecciando timidamente gli artiglietti. 

Il destino volle che proprio in quel momento Roy stesse passando davanti la camera del fratellino e, gettando un'occhiata oltre la soglia, che avesse capito a cosa si stava riferendo Mama Peach constatando lo stato di palese imbarazzo dell'altro. Ovviamente era un'occasione troppo succosa per farsela sfuggire. Ed era anche il modo più comodo per far scontare a Larry la sonora batosta che gli aveva inferto a scacchi due giorni fa.

-Il genietto di casa è inciampato sulla sua racchetta e ha sbattuto il muso per terra. Strike one.- annunciò infilando la testa nella stanza, sorprendendo i due giocatori ed alzando un dito per essere sicuro che il messaggio fosse chiaro.

-Questa zona è off limits!!- Larry sgranò gli occhioni indignato.

-Poi è andato di corsa a frignare da papà Re e si è schiantato contro la porta quando papà Re l'ha aperta per primo. Strike two.- continuò Roy impietoso alzando il secondo dito. 

Detto ciò poteva anche andarsene con orgoglio: il suo dovere di fratello maggiore era stato splendidamente ottemperato osservando compiaciuto la sua vittima troppo umiliata per reagire. Ahhh, perfidia e vendetta erano un mix gustoso. Accorgendosi di aver dimenticato un'ultima cosa, le lenti scure dei suoi occhiali fecero nuovamente capolino da dietro lo stipite. -Buongiorno, Mama Peach.- e ripartì in cerca del prossimo sfortunato da colpire.

Alla fanciulla non restò altro da fare che placare il penultimo offesissimo pupillo della casata reale per l'oltraggio ricevuto con la promessa di un dolcetto dopo altre tre partite consecutive e la rassicurazione che, anche con due denti in meno, nulla del suo temibile aspetto malvagio era stato sfigurato.


Nota d'autrice:

Anche voi avete notato che il look di Larry ha subito una leggera modifica ultimamente? Piccole sorprese by Nintendo. Questa mini fetta di storia è nata con l'intenzione di offrire una plausibile ipotesi sul perché oggi il sorriso del bowserotto sia leggermente diverso dalle origini.

Grazie di aver letto questa brevissima Larry-shot :]


Koopafreak

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Capitolo 12
*** Fuori dal ghiaccio [M&L:VCB] ***


Fuori dal ghiaccio

« E lui cosa ci fa qui? » Bowser si era recato al Castello della Principessa per il solito rapimento di cortesia e adesso aveva scoperto adirato che quella che prima, sorvolando i giardini reali, credeva fosse stata un'allucinazione era invece una beffa della realtà.

« È stata un'idea di Peach, non mia. »

« Ripeto. E lui cosa ci fa qui? »

« La stessa cosa che ci fai tu: l'abusivo ingombrante » gli rispose nuovamente a tono Mario con le braccia conserte.

« È un tuo modo aristocratico per darmi del grassone, soldo di cacio? Non osare paragonarmi a quello scherzo della natura se non vuoi vedere i tuoi denti che volano » ringhiò il drago abbassando gli occhi all'altezza del suo opponente.

« È il mio nuovo giardiniere » rispose calma Peach sovrastando le voci dell'idraulico ed il Re Oscuro al principio del loro battibecco.

« Peach, ma ne sei veramente convinta? » Si girò verso di lei il fratello del suo paladino, seduto sulla spessa ringhiera della terrazza del castello, il quale aveva passato tutto il tempo quieto a sorvegliare la strana creatura in basso spostarsi lenta col suo passo vacillante tra le siepi e gli eleganti roseti. Dotty stava appollaiata sul suo berretto a godersi i raggi del sole sulle piume candide, anche lei osservando curiosa il nuovo residente al castello di cui si discuteva tanto ultimamente.

« Affatto. » La fanciulla annuì decisa.

« Ma, Peach, non mi fa stare tranquillo il pensiero che ti stia così vicino. Fino a poco tempo fa stava aiutando quel folle di Sogghigno a stravolgere l'equilibrio del mondo e adesso lo tieni addirittura nella tua stessa casa. Non capisco perché meriti tanta compassione. Lui di certo non l'ha avuta per nessuno quando Sogghigno era ancora vivo. » Mario era sicuro che presto o tardi avrebbe finito per rivoltarsi contro di loro appena si fossero distratti, una volta che si fossero azzardati a dimenticare a chi avessero permesso di varcare le loro difese sotto i propri sguardi. Non era da lui conservare tanta ostilità verso qualcuno come di fatto non ne nutriva per il suo vecchio nemico in fondo, abituato a gestire con pazienza le sue sistematiche intromissioni nell'armonia del Regno dei Funghi sin da quando erano bambini. Tuttavia, la ragione per cui l'idraulico tollerasse l'atteggiamento di Bowser alla fine consisteva nel fatto che il drago presuntuoso fosse sì un'autentica fonte di guai ed incomodi, ma era pur vero che non avrebbe osato torcere un capello a Peach e non avrebbe mai permesso a nessun altro di farlo.

Invece con l'ex sgherro di Sogghigno nei paraggi come poteva pensare che l'incolumità di Peach non fosse a rischio? Non dimenticò mai tutta la disperazione che lo aveva travolto quando l'ingegnere psicotico era riuscito a portargliela via, restando nell'inquietudine più profonda per ore non sapendo cosa ne sarebbe stato di lei se non fosse riuscito a raggiungerla in tempo: quella era stata l'unica occasione in cui era stato costretto ad affidarsi al koopa per salvare Peach, rimasto intrappolato nell'organismo di quest'ultimo.

« Lo so, ma non è stato così alla fine. Sogghigno è solo un ricordo adesso e lui non ha più nessuno, né una casa dove tornare. » Peach ripensò alle parole che lei e l'ex accolito si erano scambiati da soli. Lui nella mira delle lance dei suoi soldati e lei di fronte a mascherare la sua inquietudine mentre i ricordi di essere trascinata stordita e semisvenuta nella gabbia di vetro, dove le scariche elettriche le avrebbero ghermito il cranio in una morsa pungente, riemergevano vividi nella sua mente. Ripensò anche a quello sguardo di pietà che vide oltre la barriera, nascosto dietro un angolo, lontano dal ghigno malato dell'ingegnere, mentre cercava di non cedere e liberare la sua magia per sguinzagliare la Stella Oscura stringendosi le mani finché non era sopraggiunto l'intorpidimento al dolore.

« Quasi mi commuovo » commentò freddo Bowser incrociando le braccia. « Considerato che non ha ricevuto neanche un millesimo di ciò che si merita, mi viene una gran voglia di cogliere l'attimo e scendere giù a riprendere da dove avevo lasciato. »

« Per me basterebbe mandarlo esattamente dove dovrebbe stare. Sono sicuro che in carcere hanno un ottimo programma di riabilitazione » borbottò Mario mettendosi le mani in tasca e scrutando cinico oltre la ringhiera.

« Né l'una né l'altra cosa » replicò severa Peach girandosi verso di loro.

L'idraulico non controbatté ma era evidente che non approvasse minimamente quell'irragionevole presa di posizione, scambiandosi un'occhiata con Luigi che sembrava perplesso piuttosto che disturbato al riguardo.

« Hai idea di come aveva ridotto il mio castello? Mi ci sono volute settimane per rimetterlo in piedi! » Bowser invece non aveva alcuna intenzione di placarsi.

« Così come è stato col mio. E non siamo riusciti a rimuovere lo scheletro in titanio che Sogghigno ha innestato nelle pareti » rispose la Principessa.

Gli operai avevano “svuotato” gli interni del robot di tutti i circuiti ed i cavi che attraversavano i muri ed i soffitti, come la caricatura di un sistema nervoso che correva sulle ossa fredde e prive di vita, in modo tale che il rischio che si attivasse di nuovo non angustiasse mai più un solo suddito del suo reame. Ma per l'infrastruttura metallica non c'era stato nulla da fare a meno che non si avesse deciso di smantellare l'intero castello pezzo per pezzo. Gli architetti alla fine avevano espresso la loro approvazione sul non rimuoverla, asserendo che non vi fosse fondamentalmente bisogno in quanto al massimo avrebbe solamente reso la dimora più robusta e quindi la si poteva considerare addirittura un vantaggio. La consapevolezza comunque di vivere dentro un gigantesco scheletro ripiegato su se stesso dava una sensazione a dir poco inquietante, considerando anche che tutti lo avevano visto all'opera ancora attivo e che mantenessero ben chiara in testa l'immagine del suo castello trasformato in un grottesco mostro ambulante. Tutti tranne lei per fortuna, altrimenti le sarebbero venuti gli incubi.

Il koopa avvertì un vago senso di colpa essendo lui effettivamente il responsabile dello sfacelo alla casa di Peach, ma era anche vero che fosse stato il castello ad attaccarlo per primo. « Appunto. Allora non sprecare energie inutili e buttalo fuori a calci come avresti dovuto fare dall'inizio » le suggerì caldamente.

« Nessuno è mai stato buttato fuori a calci da qui. Non intendo cominciare. » Peach era serena ed irremovibile al tempo stesso.

« Ti ritroverai una brutta sorpresa, secondo me. Credi che ti sarà riconoscente? Che un giorno si sveglierà e farà voto di buona condotta a vita? Non l'hai guardato bene in faccia allora. Io sono sicuro di quello che dico perché l'ho presa a pugni per ben tre volte ed una quarta non stroppierebbe. » Il koopa fletté le dita controllandosi gli artigli della mano sinistra, rivivendo quei bei momenti. « Giardiniere? Non credo proprio. Il mio è un consiglio basato sui fatti: sbarazzatene prima che combini altri danni. Ma se vuoi aspettare finché non accada, la scelta è tua. »

« Allora aspetterò e, se succederà, ammetterò davanti a voi di aver sbagliato. Comunque sì, è un bravissimo giardiniere. Riconosce tutte le piante solo dall'odore e ha capito che due alberi del giardino fossero malati senza nemmeno guardarli. Sapete che l'olfatto di un cinghiale è tra i più acuti al mondo? »

« Sono così impressionato da soffocare » commentò ironico il koopa che evidentemente non apprezzava le meraviglie della zoologia quanto lei. « Ad ogni modo, da dove è spuntato Grugnostrano? Non l'avevo visto in circolazione da un pezzo altrimenti gli avrei fatto passare io la voglia di rifarsi vivo da queste parti. »

« Grugnosauro » lo corresse Peach. « E anche quello non è il suo nome. Sogghigno lo chiamava così perché secondo lui era più... » la Principessa fece un gesto vago con la mano. « Più “spaventevole” di Midbus. »

« Midbus? Che nome è? » Bowser batté gli occhi.

« Il suo. Me l'ha detto lui. »

Peach riferì esattamente ciò che aveva già raccontato ai fratelli Mario che anche loro si erano accorti quella mattina stessa dell'ultimo arrivato trovandoselo praticamente davanti: « L'abbiamo scoperto tre giorni fa a vagare nei sotterranei di Fungopoli. Era da tempo ormai che si vociferava di una presenza sinistra che si aggirasse laggiù. C'era addirittura chi affermava che fosse un fantasma perché nessuno lo aveva mai visto, si sentivano solo dei rumori sospetti e tutti i cestini del pranzo delle guardie nei paraggi continuavano a sparire. Alla fine un bambino per curiosità si è avventurato sottoterra ed è riuscito a fotografarlo prima di fuggire, allora lo abbiamo riconosciuto e sono scattate immediatamente le ricerche. Quando è stato circondato non ha opposto resistenza, nemmeno dopo essere stato scortato in superficie e così abbiamo parlato ».

Mai parole furono più sprecate con un ceffo di quella sottocategoria, pensò tra sé Mario ricordando lo sguardo spaccone e la pronuncia sgangherata dello scorbutico ex sgherro in quell'unica occasione quando lui e suo fratello avevano avuto il piacere di incontrarlo nel retro del giardino trasformato in discarica, quando il suo padrone era ancora vivo e barricato nel castello. Poi però si pentì di una considerazione tanto meschina, sebbene non potesse neppure vederlo.

« Okay, avete parlato. E con questo? Scommetto che ti ha raccontato una storiella strappalacrime su come lui non avesse mai voluto fare del male a nessuno, che lui in fondo è un bravo ragazzo, che da piccolo andava agli Scout tutti i giorni, che Sogghigno lo aveva costretto o magari gli aveva fatto il lavaggio del cervello e gne gne gni. Manfrine varie e scontate » replicò Bowser infastidito, anche lui profondamente turbato dall'esagerata vicinanza del suo vecchio nemico alla Principessa. E lo alterava inoltre il fatto che lei indirizzasse tanta attenzione a quel perdente che non se la meritava ed invece poteva benissimo dedicarla a lui. Questa ragione aveva contribuito ulteriormente alla mole di animosità che il koopa riservava per Midbus, insieme a tutte le altre.

« No, era pienamente consapevole di ciò che stava facendo e nessuno lo ha obbligato. » Peach non si scompose.

« Un motivo valido per scendere giù e dargli quello che si è cercato da solo, mi pare. » Il drago si chiese cosa mai passasse per la testa della fanciulla. Avrebbe pagato in oro per scoprirlo perché in quel momento si comportava come se fosse stata fuori di senno.

« Lo hai già punito abbastanza, Bowser. Non serve continuare. »

« Lo decido io quando è abbastanza e siamo parecchio lontani dalla quota minima. » Questi aveva già cominciato ad agitarsi ed i fratelli tesero i muscoli tenendolo d'occhio, pronti ad intervenire al primo segno di belligeranza.

« Per favore, non arrabbiarti e lasciami fare, va bene? Se mi sarò sbagliata, allora non interferirò più e potrai farti giustizia a modo tuo » propose la Principessa senza vacillare nella sua sicurezza, continuando a fomentare i dubbi dei presenti sull'intera faccenda. Contro ogni statistica, Bowser ritrovò la calma e la guardò attentamente per un lungo momento.

« Farò come vuoi tu, per questa volta. Ma è meglio che tu abbia ragione perché se mai si azzarderà a giocarti un brutto scherzo, ovunque si nasconda, ovunque si illuda di averla fatta franca, lo stanerò come un coniglio e mi assicurerò personalmente che di lui non resterà più nulla. Hai la mia parola su questo. »

Peach annuì e dopo un attimo di incertezza, sapendo che il drago avrebbe mantenuto fino in fondo quella promessa con tutta la sua ferocia, gli tese la mano. Bowser la cinse delicatamente tra i suoi artigli, suggellando quel patto ed assicurandole che se non gli avesse dato un'ultima buona ragione, Midbus non sarebbe incorso nella sua vendetta. Anche Mario e Luigi avevano dovuto prendervi parte e garantire che il nuovo ospite non li avrebbe avuti come nemici a meno che non ci fosse stata la giusta provocazione.

« Ma perché lo fai? » le chiese Bowser non senza un'ombra di scetticismo, pronto a puntare qualsiasi cifra sull'esito opposto a quello auspicato dalla fanciulla, qualunque esso fosse.

« Voglio solo dargli una possibilità » fu la risposta accompagnata da un sorriso.

In basso, tra le aiuole colorate e le siepi perfettamente potate, ignaro di essere diventato l'oggetto di una scommessa, la figura possente per metà sauresca e per metà suina dell'ex braccio destro di Sogghigno si spostava da un angolo fiorito del prato all'altro più lenta e ciondolante del solito, a causa di una zampa malconcia che non aveva ancora finito di ristabilirsi dopo l'ultima pesante sconfitta col Re Koopa. La Principessa gli aveva offerto un fungo risanante per le ferite che aveva sparse su tutto il corpo, ma Midbus aveva rifiutato considerandolo come un gesto di pietà e lui non voleva la pietà di nessuno. Tanto per lui il dolore non costituiva un problema. Però aveva permesso che venissero medicate e fasciate, solo perché la Principessa aveva continuato ad insistere. Perché lei non lo avesse buttato a marcire in una cella distruggendo poi la chiave appena si erano rivisti proprio non era riuscito a capirlo. Quello che aveva fatto a lei, al suo castello e che stava per fare al suo regno era imperdonabile. Nessun altro al mondo si sarebbe comportato come la Principessa che non lo aveva giudicato, punito o per lo meno insultato. Niente di niente.

Quando era riuscito a liberarsi dal robusto involucro di ghiaccio, i suoi poteri erano completamente prosciugati e non poteva neanche alzarsi in piedi. Udendo le grida di giubilo provenire da fuori la carcassa malandata del castello aveva capito che Sogghigno era stato sconfitto. Solo in seguito aveva appreso che era morto. Non gli restavano altro che freddo, dolore e le forze sufficienti per zoppicare verso la via di fuga più vicina possibile prima che venissero a prendere anche lui. Con l'olfatto aveva individuato il condotto che esalava l'aria stantia e umida dei sotterranei e senza pensarci due volte aveva tagliato la corda da quella parte, rifugiandosi nell'ala dimenticata del sottosuolo dove nessuno osava circolarvi da decenni. Lì aveva aspettato, aspettato e aspettato, mangiando quello che poteva rubare in giro e sperando in un segno di vita da parte del suo padrone che sarebbe venuto a cercarlo per reclamare insieme la loro vendetta. Poi si era arreso all'evidenza che Sogghigno lo avesse abbandonato oppure non poteva raggiungerlo, ma era troppo malmesso ancora per uscire alla luce del sole ed imbattersi nei soldati del castello o peggio in Bowser, che avrebbero sicuramente smaniato di fargli la pelle per festeggiare il suo ritorno. Così si era rassegnato a restare laggiù, in attesa di nemmeno lui sapeva cosa visto che il mondo di sopra gli era categoricamente precluso.

Un bel giorno però uno di quei funghetti del posto si era calato nel suo nascondiglio ed era riuscito a sorprenderlo nel sonno, scattando una foto ed accecandolo col flash prima che potesse acciuffarlo. La sera stessa, anche se dopo uscendo si era accorto che era mattina, nei sotterranei si finiva ineluttabilmente per smarrire la concezione temporale, scesero a prenderlo con la delicatezza persuasiva delle picche e non si difese. Non ne vedeva il motivo dato che non aveva più nulla. Invece di essere portato direttamente in carcere o nelle segrete del castello, che poi scoprì non fossero comprese nella pianta della costruzione, fu scortato di fronte alla Principessa che aveva espresso l'ordine preciso di poterlo vedere subito. Fu lei a comunicargli del destino di Sogghigno e che fosse avvenuto per sua stessa mano. Midbus non aveva detto niente alla notizia perché in fondo se lo era sentito. Ed anche perché aveva tante di quelle picche puntate addosso da toad tremanti e talmente impauriti di lui che, se gli fosse sfuggito un solo starnuto, la loro paranoia avrebbe finito per farlo infilzare come un puntaspilli.

Poi la Principessa gli aveva chiesto per quali ragioni avesse appoggiato Sogghigno nel suo progetto di distruzione, se fosse stato consapevole delle conseguenze delle sue azioni e se gli fosse importato qualcosa di tutti quelli che ci sarebbero andati di mezzo. La sincerità di Midbus era stata quasi da ammirare: non era un progetto di distruzione ma di conquista e lui voleva prendersi potere e terra finché c'era da arraffare per sistemarsi come un pascià sino alla fine dei suoi giorni; sapeva benissimo cosa stava facendo e non gli era chiaro il senso di una domanda tanto stupida (e lì le lance erano avanzate verso di lui di qualche centimetro) e no, non gli importava un accidente di chiunque si fosse parato sulla sua strada per ostacolarlo (altri pochi ma preziosi centimetri in meno tra lui e le punte affilate).

Sebbene il dolore prolungato e l'ombra malinconica nei sotterranei avessero reso quel periodo di esilio forzato un'eternità, si ricordava perfettamente il viso della Principessa dal loro ultimo incontro dopo che Sogghigno l'aveva chiusa nella sfera di assorbimento per sottrarle l'energia necessaria a liberare la Stella Oscura. Era stata sfortunata a riprendere i sensi esattamente un attimo prima che Sogghigno attivasse il marchingegno e le scariche partissero, perché da addormentata non avrebbe fatto resistenza e non avrebbe sentito nulla, invece non era andata come previsto e l'ingegnere non aveva avuto intenzione di fermare tutto proprio ad un passo dal realizzare il suo progetto. Lei lo aveva guardato da dietro il vetro mentre combatteva e soffriva ed era stato un valoroso tentativo di rimandare l'inevitabile, Midbus gliene aveva dato atto. E assieme ad un barlume di ammirazione per quella creatura tanto fragile ma tenace era sorta inaspettatamente la compassione: una scoperta completamente nuova per lui. Aveva sperato in quel momento che la macchina si sbrigasse e che lei non avesse dovuto penare lì dentro ancora a lungo, mentre Sogghigno la scherniva e rideva dei suoi patetici sforzi. Poi era arrivato Bowser e non aveva avuto più tempo di pensare alla sua rivoluzione emotiva, perché gli riusciva più facile concentrarsi su una cosa alla volta.

Tornando al suo colloquio straordinario ed alle picche, la Principessa aveva dato il comando di abbassare le armi ed i toad confusi, dopo averselo fatto ripetere ancora, obbedirono arretrando e sistemarono le lance al loro fianco in posa vigile, guardandolo timorosi e ancora più tremanti. Anche Midbus l'aveva fissata basito. Allora lei gli aveva chiesto cosa intendeva fare ora che Sogghigno non esisteva più e la Stella Oscura era svanita in chissà quali meandri della galassia. Lui ci aveva pensato su ed aveva concluso con un'alzata di spalle: nemmeno lui lo sapeva. Tutto era andato perso assieme a Sogghigno: le sue speranze, le sue aspirazioni, i suoi mezzi per raggiungere ciò che aveva da sempre desiderato. Sapeva solo picchiare duro, per questo l'ingegnere lo aveva voluto con sé con la promessa di avverare i suoi sogni di potere e lusso. Non aveva niente prima, non aveva niente adesso e non vedeva prospettive diverse per il futuro specialmente se circondato da soldati armati e scattosi. Così, quando lei di punto in bianco gli aveva offerto una chance per redimersi, non gli era parsa una cattiva idea accettare.

Ecco dunque come era arrivato lì, nei giardini della reggia reale, ad annaffiare fiori, potare piante, spostare carichi di terriccio e svolgere tutti i compiti di un giardiniere professionista. Per non averlo mai fatto prima gli riusciva bene. Forse perché la sua parte di cinghiale era immersa nel proprio elemento ed era un mondo di tracce invisibili a qualunque altro olfatto che lui invece conosceva a memoria e sapeva interpretare con l'aiuto dell'istinto. L'ispirazione per assegnargli quell'incarico era nata quando, passeggiando per i fatti suoi a sgraffignare i frutti dai rami, aveva individuato per caso la traccia sospetta dei due alberi malati e si era involontariamente conquistato un posto di lavoro. Realizzò in poco tempo che la cosa non gli spiaceva: gli odori vivi e armoniosi del giardino gli svuotavano i polmoni del tanfo indimenticabile dei sotterranei; sapeva da solo cosa doveva fare senza dover ricevere ordini da nessuno; poteva prendere tutta la frutta che voleva e aveva vitto e alloggio assicurati. Non gli importava un fico secco se gli abitanti lo evitassero come la peste, eccetto una giovane toad con le trecce rosa che aveva il coraggio di salutarlo quando si incrociavano e ogni tanto osava addirittura rivolgergli la parola. D'altro canto la Principessa gli faceva visita spesso, fermandosi pure a chiacchierare ed osservarlo lavorare. Una volta gli aveva anche portato una torta. Nonostante la sua vita avesse subito una svolta radicale dal programma di conquista originario e non avesse portato a termine la sua corsa al potere, forse le cose avrebbero potuto funzionare lo stesso.

Sussultò udendo degli strepiti adirati provenire dalla terrazza del castello ed alzò il grugno perplesso aguzzando la vista per capire cosa stesse accadendo oltre la ringhiera, ma il sole gli impediva di localizzare i responsabili della confusione. Riconobbe la voce di Peach colma di indignazione e un'inconfondibile risata gutturale che ricordava di aver sentito nei momenti peggiori della sua vita. Una sagoma tondeggiante si allontanò rapidamente dal tetto e Midbus scrutò Bowser al comando di un velivolo dall'aspetto improbabile, indirizzando versacci e beffe a qualcuno che gli stava tuttora urlando dietro dal balcone agitando il pugno in aria. Peach stava comoda nella presa del drago con le braccia conserte ed un broncio di disappunto tracciato sul viso. Lo scorse assistere allibito allo spettacolo tra le aiuole, gli sorrise e lo salutò con la mano mentre si faceva sempre più piccola in lontananza e l'allarme dilagava per il castello.

« Non impressionarti » lo rassicurò una vocina accanto a lui. Midbus abbassò gli occhi e vide la piccola toad con le trecce fissare la medesima scena con la massima tranquillità per poi incontrare il suo sguardo. « Ordinaria amministrazione. »


Nota d'autrice:

One shot corposa questa, pardon.
Non mi piace lasciare le cose in sospeso e ho voluto trovare una soluzione per Midbus, dimenticato a fare la bella statuina di ghiaccio al Castello di Peach, così da togliermi il pensiero che mi è rimasto fisso in testa da quando ho completato il gioco. E visto che adoro questo personaggio ho optato per una fine più allegra di Sogghigno.
Lo avevo già detto ma lo ripeto anche qui: “Grugnosauro” non lo sopporto come nome. Preferisco la variante inglese perché trovo gli stia meglio, è una mia fissazione.

Grazie di aver letto il seguito della sua storia. :]



Koopafreak

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Capitolo 13
*** Compromessi a tavola ***


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Bowser ricordava benissimo la sera in cui lui e la Principessa avevano inaugurato la loro prima cena insieme: era stata un disastro da segnare negli annali. Lei non poteva vederlo, figurarsi mangiarci assieme e lui era ancora troppo immaturo ed inesperto su come relazionarsi correttamente con la fanciulla, per cui non avrebbe mai potuto concludersi diversamente: una sedia vuota davanti a lui, la porzione di Peach praticamente intatta al contrario del bicchiere poggiato accanto mentre il suo muso grondava vino. Dopo tutto si imparava sbagliando ed infatti, errore dopo errore, le cose erano andate lentamente migliorando al punto tale che la Principessa fosse arrivata ad accettare finalmente di sedere a tavola senza dover esservi fisicamente costretta.

La presenza della deliziosissima convitata aveva inevitabilmente comportato l'ampliamento della varietà del menu reale integrandovi nuovi e sconosciuti alimenti che mai nella storia avevano ricevuto l'onore di farvi parte, alcuni assai meno graditi di altri. Infatti nonostante gli strenui tentativi dello chef di mascherarne il sapore con aromi e salse, Bowser era ancora ben lontano dall'iniziare a familiarizzare con le verdure che purtroppo erano invece tanto apprezzate dalla Principessa ed il koopa aveva accettato di sopportarne l'odore solamente quando c'era il profumo della sua ospite preferita a distrarlo. In cambio Peach aveva avuto modo di espandere i propri orizzonti culinari assaggiando ogni volta pietanze sempre nuove della cucina tradizionale pepata e ricca di spezie della Terra Oscura. Dalla loro prima cena in reciproca compagnia, Bowser aveva scoperto con una certa meraviglia che la soglia di percezione del gusto degli umani e dei koopa non coincidevano esattamente alla perfezione e dunque si era visto costretto a far diminuire notevolmente le quantità di peperoncino nelle vivande, il quale costituiva un elemento praticamente onnipresente sia nelle ricette più popolari che nelle più sofisticate, affinché Peach avesse potuto consumare un pasto indolore senza dover bere le sue stesse lacrime. Eppure qualche inconveniente poteva ancora capitare.

« Queste patate sono dei kamikaze » commentò la fanciulla con un fil di voce accingendosi ad afferrare il proprio bicchiere, nascondendo a malapena l'urgenza nel gesto. Bowser inarcò un sopracciglio ed assaggiò la sua porzione.

« Per me non hanno sapore » constatò perplesso. Il Re aveva dato ordine anche che gli fossero servite ogni volta le medesime pietanze di Peach, al momento troppo impegnata a bere per parlare, solo in quantità nettamente superiori per ovvie questioni di proporzione. « Colpa vostra che vi siete abituati male con quella cucina insipida che avete e basta un granello di pepe a farvi fischiare » la punzecchiò mettendosi in bocca un'altra forchettata di quei tuberi scipiti a suo gusto.

« La nostra cucina mira a mantenere il sapore autentico degli alimenti freschi. E comunque anche noi usiamo il peperoncino, ma non fino all'autocombustione. » La fanciulla provò a mediare l'effetto piccante mangiandovi insieme dei pezzetti di pane. Dovette riempirsi di nuovo il bicchiere cogli occhi lucidi. Bowser ridacchiò divertito spolverando il suo piatto mentre Peach gettò uno sguardo desolato sul proprio.

« Puoi benissimo saltarle e passare direttamente al dolce » propose il koopa ipotizzando che si sarebbe fatta mattina prima che Peach fosse riuscita ad imporsi anche sull'ultimo bellicoso pezzetto di cena.

« Ma non mi va di farle avanzare » replicò ostinata racimolando tutta la sua forza di volontà e mandando giù un altro pungente boccone.

Bowser non fece commenti sulla stravagante fissa della fanciulla di non permettersi in alcun caso gli sprechi, nemmeno con le papille gustative in agonia, grazie alle solite tiritere degli educatori riusciti nel loro intento di inculcargliele in testa sin da piccola. La contemplò per un momento mentre portava avanti con dignità la sua faticosa missione, quasi strozzandosi a causa di un colpo di tosse grazie al peperoncino andato di traverso, arrossendo e coprendosi la bocca coi ciuffi biondi che le ricaddero sul viso: anche quando faceva la sciocchina non smetteva mai di essere la cosa più interessante su cui posare gli occhi. Intanto che Peach tossiva e non poteva guardare, Bowser le prese lesto il piatto e senza tanti complimenti rovesciò ogni singola briciola nelle sue fauci rimettendolo poi al suo posto. Quando se ne accorse, la Principessa si girò verso di lui ed il koopa bevve dal suo calice tre volte le dimensioni di uno umanamente idealizzato, impersonando l'essenza dell'innocenza.

« Adesso si può portar via. » Le fece l'occhiolino e schioccò le dita affinché si facesse spazio per il dolce.

« Grazie » sussurrò la fanciulla con la voce incrinata bevendo un altro sorso d'acqua per spegnere le papille gustative in fiamme. Dei parakoopa in guanti bianchi e papillon sgombrarono la tovaglia dalle stoviglie usate e servirono il dessert su un elegante piatto da portata di cristallo finemente intagliato.

« Cosa sono? » A Peach si illuminarono gli occhi intrigata dall'aspetto delizioso ed al contempo buffo di quei dolcetti ricoperti di zucchero a velo.

« Poffy Shell » rispose il Re osservando compiaciuto la sua ospite interessata come una bambina davanti ad una nuova scoperta. « Sono una pietanza tradizionale delle nostre parti, ma dal momento che il liquore usato per insaporire il ripieno è molto costoso dati i lunghi tempi di invecchiamento, la ricetta è stata modificata con varianti più semplici per accontentare tutti. Questi però sono Poffy Shell secondo la ricetta originale. »

Peach non resistette e delicatamente prese tra le dita uno di quei bomboloni colorati e grandi come mandarini che imitavano perfettamente la forma del guscio puntuto di Bowser, talmente simpatici e precisi nei dettagli che mangiarli sarebbe stato quasi un peccato. Si accorse che il koopa la stesse scrutando divertito dietro gli artigli intrecciati sopra la tavola, in attesa del primo morso e del verdetto senza dimostrare però alcuna intenzione di anticiparla. Appena assaggiato il pasticcino, l'incidente col peperoncino venne immediatamente rimosso dal nuovo sapore meraviglioso, con una cadenza leggermente fruttata nascosta dietro la crema calda nel nucleo e seguita dal retrogusto amarognolo del liquore che scaldava la gola. Spiazzata in principio Peach non realizzò subito che le andasse veramente a genio, ma appena si abituò finì il primo Poffy Shell con entusiasmo e passò al secondo. Il koopa agitò lieto la coda e mentalmente emise un sospiro di sollievo al risultato auspicato.

« Sono squisiti! » cinguettò estasiata. Bowser rise con l'aria di chi la sapeva lunga e si servì, afferrando un pasticcino tra le dita e lanciandolo in bocca con uno scatto preciso del pollice.

« Sono i miei dolci preferiti » le confidò mentre gli si scioglieva sulla lingua. Rifiutandosi di perdere un'occasione per mettersi in mostra, cominciò a spiegarle il lungo e complesso procedimento per ottenere il sapore perfetto del liquore, detto Zanna di Drago, attraverso l'infusione dell'essenza pura di un'erba rara che cresceva solamente sulle pendici delle cime vulcaniche. Peach lo ascoltava con cortesia, o per lo meno quella era l'impressione che riusciva a rendere perché gradualmente, in silenzio, un pasticcino dopo l'altro, la concentrazione della Principessa andò lentamente scemando e non proprio a causa dell'argomento di conversazione.

A metà del suo monologo Bowser notò che gli occhi della fanciulla erano diventati più luminosi e, se possibile, ancora più belli da guardare e si sentì grato che i rettili non fossero dotati del lusso di arrossire. Mentre la bocca andava da sola esponendo i principi di conservazione dell'essenza della Zanna di Drago, la mente del koopa cominciò ad interrogarsi su cosa avesse provocato quel minuscolo seppur interessante mutamento. All'inizio attribuì che fosse dovuto in qualche modo alla luce delle candele ma, quando la più fragile e persistente delle speranze si fece timidamente avanti come un debole sussurro, cominciò a pensare che la causa di quello scintillio fosse proprio lui. Facendo uno sforzo sovrumano cercò di non esternare la propria emozione e proseguì impassibile col suo discorso mentre sotto le squame l'agitazione turbinava come un nugolo di farfalle, senza riuscire a staccare lo sguardo dalle iridi cristalline che non lo mollavano un secondo e per le quali pregava che non lo avessero mai fatto. Ad un certo punto si accorse che le guance della Principessa si erano leggermente tinte di rosso e quasi temette di iniziare a balbettare impaperandosi con le parole. Poi Peach cominciò a ridacchiare.

Bowser avvertì il muso bollirgli e si interruppe imbarazzato, temendo di aver detto una baggianata dato che nemmeno lui aveva più idea di cosa stesse parlando fino ad un secondo prima. La Principessa non sembrava incline a ricomporsi e si coprì le labbra con la mano abbassando la testa così al koopa non restò altro da fare che testimoniare in diretta la picchiata della sua ospite verso uno stato di inspiegabile, irrefrenabile ilarità. Osservandola basito per un lungo momento, Bowser non era ancora riuscito a comprendere se il responsabile di quell'inaspettato sviluppo fosse stato lui o meno e, gettando una casuale occhiata sul piatto, constatò che i Poffy Shell erano stati quasi completamente sterminati. Un minuscolo sospetto si insinuò allora nella mente del Re. Non poteva essere.

« Peach. » La squadrò serio avvicinandole il grande muso.

« Mmmmhhh? » La Principessa alzò la testa verso di lui con le guance fucsia e gli occhioni azzurri più spiritati che mai, tentando inutilmente di soffocare le risa che le facevano tremare le spalle come in preda ai brividi. Era lampante. Provò a calcolare la quantità di alcol che Peach potesse effettivamente aver ingerito e concluse che nemmeno uno dei suoi bowserotti ci avrebbe battuto ciglio. Lo Zanna di Drago era realmente potente di per sé, ma non ce n'era che la metà di un ditale in ogni porzione e per di più anche diluito. Scuotendo la testa e realizzando appieno in quali strambe circostanze fossero incappati, Bowser venne inevitabilmente contagiato dalla comicità dell'intera faccenda. Cos'altro poteva fare ormai? Le passò la parola. E scoprì che nemmeno Peach sfuggiva alla legge universale secondo cui l'alcol donasse a chiunque la parlantina.

« Poi dobbiamo ancora organizzare il buffet per il ricevimento e sono settimane che lotto col pensiero costante che i sovrani di Fagiolandia siano entrambi rigorosamente vegetariani e che solo la vista della carne li offenda. Ma devo dunque monopolizzare l'intero menu per tutti i restanti 158 invitati? » proferì con la gravità che si doveva ai problemi di entità catastrofica, guardando il suo ascoltatore alla disperata ricerca di solidarietà.

Bowser stava lì ad ammirarla con un gomito sul tavolo ed il palmo a sollevare il mento, manifestando grande partecipazione con un'espressione tra il divertito ed il compassionevole. L'attimo di passaggio dalla filippica contro il maltrattamento dei libri al dilemma culinario doveva esserselo perso per strada ma non importava. Anche se stava prestando più attenzione alla serie di emozioni che si alternavano sul viso dolce della sua Principessa invece che alle sue parole in verità, sarebbe rimasto felice piantato di fronte a lei ad assecondarla per tutta la sera.

« Invece di un buffet allora ricadi sulla classica cena da seduti e a loro farai portare altra roba. » Strinse le spalle proponendo una soluzione ragionevole.

« Ma sono gli unici vegetariani nella lista e le tavolate si dispongono tutte da otto posti. Io e Mastro Toad possiamo benissimo adattarci per una sera, ma per gli altri quattro convitati al nostro tavolo come faccio?! Posso chiedere a Daisy di abbozzare ma resterebbero comunque tre posti e salterebbe tutto! » replicò Peach inconsolabile, tenendo tra le dita uno dei restanti Poffy Shell già addentato.

« Allora sai che ti dico? Una bella flebo di glucosio a testa. Così ognuno può andare in giro contento dove vuole, a chiacchierare con chi vuole, e sui sacchetti ci scrivi "Buffet". Nessun tipo di discriminazione, nessuna scomodità, pratico ed economico. » Il koopa osservò con una certa soddisfazione gli occhi della fanciulla riempirsi di comico sgomento fissarlo a loro volta. Poi, non appena fu riuscita ad immaginarsi la scena coi neuroni leggermente rallentati dall'influenza dell'alcol, collassò sullo schienale della sedia in preda a convulsi di risa talmente forti da tenersi la pancia e raggomitolarsi annientata sotto lo sguardo intenerito del Re.

La sua voce continuò a risuonare diamantina per le pareti del lugubre castello anche durante il tragitto verso la sua camera, sollevata dalla sfida di doverci arrivare da sola in tali condizioni.


Nota d'autrice:

Ispirata ad una storia vera. Non dico altro.

Grazie di aver letto fin qui :]



Koopafreak

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Capitolo 14
*** Armistizi musicali ***


t

Ludwig nel suo profondo aveva sempre sperato che tra i suoi irritanti, chiassosi, immaturi fratelli ve ne fosse almeno uno con cui condividere il suo amore assoluto per l'arte della musica. Purtroppo il destino aveva voluto diversamente: Larry era troppo iperattivo ed impaziente per restarsene buono un momento a contemplare i meravigliosi intrecci sinfonici che lui invece tanto decantava; con Morton e la sua spanna d'attenzione degna di un furetto era stato abbastanza realista da non nutrirvi illusioni sin dall'inizio, appena preso nota della rispettiva totale incapacità di stare zitto per trenta secondi filati e quindi anche di ascoltare, a meno che non fosse piantato davanti ad un televisore; Iggy aveva ben altri grilli per la testa, tra esperimenti potenzialmente calamitosi e strambe invenzioni, così la musica era l'ultima delle ultime nella lista delle sue priorità; Lemmy era un altro della stirpe che delle raffinate melodie non sapeva cosa farsene, preso dalla sua passione per le acrobazie e l'equilibrismo, con una tendenza a perdersi molto spesso tra le nuvole; Wendy al contrario l'apprezzava e le dedicava anche un certo spazio nelle sue giornate, ma la concezione di musica della sorellina non aveva nulla a che spartire con le note suadenti sui dolci pentagrammi di un Ludwig ancora più disilluso, andando dietro alle stelle del pop di turno per chissà quale mistica ragione come buona parte delle giovani teenager frivole e innamorate...

In compenso il terzo fratello più anziano era l'unico che non si limitasse all'ascolto e che facesse pratica addirittura diverse volte la settimana. Di fatto era qui che l'amara delusione del maggiore sfociava a intervalli regolari nell'esasperazione, tanto da preferire infinitamente il caso irrecuperabile della sorella. Roy suonava la batteria e, a tempo perso, la chitarra elettrica. Morale per Ludwig: doppia la fregatura, doppie le rogne da combatterci.

Il castello era grande, ma di sale per la musica si disponeva di una sola e dunque fieramente contesa ogni giorno tra due fuochi. Bowser ne aveva avuto abbastanza da un pezzo ormai di lamentele al riguardo e, siccome il Re non andava pazzo dei gusti musicali né dell'uno né dell'altro e la stanza era il solo spazio adatto a confinare il rumore dove non avrebbe afflitto nessuno, aveva sentenziato che fissassero un calendario in cui si accordassero sulle ore per usufruirne. Quando constatò che i litigi per la precedenza sulla stanza, lungi dallo spegnersi, si erano allora semplicemente focalizzati sulla preferenza dei turni e sul maggior numero di ore a proprio vantaggio, Bowser si era chiamato fuori alzando gli occhi al cielo.

Ludwig aveva reclamato più diritti e quindi molte più ore rispetto a suo fratello in nome della sua posizione nella gerarchia della progenie e della sua rispettabile esperienza, la quale meritava imprescindibilmente di più il lusso di poter affinarsi e toccare la perfezione che già sfiorava magnificamente. Roy, lontano dall'accettare a testa bassa di stare a quelle ostentate pretese, aveva ovviamente controbattuto facendo forza sul suo futuro progetto di fondare una band e che la sala gli servisse assolutamente per le prove. Il nuovo battibecco non era durato a lungo prima che entrambi fossero giunti a scrutarsi in cagnesco da due centimetri di distanza pronti a scatenare una rissa, allora fu il turno di Peach di scendere in campo in veste di arbitro. Grazie alla fermezza e la pazienza della Principessa, unica autorità vivente oltre a loro padre che nessun bowserotto avrebbe mai osato mettere in dubbio, fu così che tutti e due i litiganti avevano avuto infine un orario soddisfacente per dare sfogo alla propria passione senza causare feriti nel mezzo.

Durante i suoi soggiorni saltuari al castello, Peach si ricordava sempre di controllare che il patto faticosamente stipulato tra Roy e Ludwig continuasse a resistere. Le sue visite ispettive alla sala della musica erano molto apprezzate e sia il primo sia il terzogenito Koopa avevano finalmente trovato qualcuno che considerasse i frutti del loro impegno in qualcosa che amavano. Non che mancasse loro chi lo facesse al collegio o altrove, specie per Ludwig che aveva già ricevuto numerosi riconoscimenti e dirigeva da solo l'orchestra scolastica, ma il fatto che questo qualcuno gli fosse tanto vicino personalmente e che godesse di una stima diversa rispetto a qualunque altro estraneo rendeva quel piccolo spicchio di confidenza speciale e tutti gli elogi appaganti in una maniera molto più intima. Inoltre Peach aveva involontariamente trovato il modo di fare breccia nella scorza dura di entrambi i bowserotti, di natura molto più complicata e diffidente in confronto ai loro turbolenti fratelli, così la lotta per le attenzioni della Principessa dopo ogni rapimento si era estesa ad altri due contendenti.

« Tempo scaduto, Roy. Cessa immantinente l'inquinamento acustico che regna qui dentro e sgombra il tuo ferrame. » Ludwig entrò nella sala vuota ad eccezione del fratello e Peach, con in mano gli spartiti delle sue ultime creazioni che era impaziente di mostrarle.

« Sei tu che inquini ogni volta che apri bocca » ribatté il minore indispettito per essere stato interrotto mentre sistemava gli ultimi accordi. « E non ho ancora finito, sei sordo per caso? »

« Sono addolorato di non esserlo tutte le volte che occupi questa stanza » rispose atono poggiando i fogli sul suo leggio.

« Ragazzi » cercò di chetarli Peach mentre l'atmosfera si stava già riscaldando.

« Va' a suonare negli ospizi, Lud. »

« E tu sui marciapiedi, Roy. »

« Ragazzi. »

« Almeno la mia è musica attuale, fossile. La tua si acoltava quando la gente cadeva ancora dai dinosauri. »

« Data la tua fenomenale ignoranza in materia, non considero nemmeno il tuo parere. Adesso puoi anche andartene dalla finestra, è una scelta a me indifferente. »

« Ragazzi! »

« Ti va di sentire un pezzo che ho modernizzato apposta per te? » Roy era ormai innescato.

« No. Perché sei ancora qui? » Adesso Ludwig era visibilmente seccato dall'ostruzionismo dell'altro. Di questo passo la lite era inevitabile e Peach non riuscì ad imporsi prima che il suono squillante della chitarra elettrica le coprisse la voce, riproponendo una delle melodie preferite del fratello maggiore rivisitata sotto una chiave metal. E quindi atroce alle orecchie di Ludwig inorridendo in ogni fibra del suo essere coi capelli dritti in testa e smarrendo il suo stoico contegno.

« Metti subito fine a questa dissacrazione!! » ululò flettendo gli artigli punto sul vivo e pronto a sputare fuoco e ingiurie tutti insieme.

Roy rise muovendosi sulle punte e strimpellando allegramente ma il suo sadico divertimento si concluse non appena Peach ebbe staccato il filo dagli amplificatori, rivolgendogli poi uno sguardo severo.

« È stato lui a cominciare » si giustificò dopo un momento di silenzio a disagio indicando la sagoma del fratello tremante di rabbia. Alla fine Roy si congedò educatamente con qualche consiglio sulle parti da rivedere dei suoi ultimi pezzi, portandosi via la chitarra che altrimenti sarebbe stata ridotta volentieri in schegge e scambiandosi un'occhiataccia con Ludwig prima di chiudersi la porta alle spalle. Peach rimase impressionata dalla sensibilità di quest'ultimo che ebbe bisogno di un attimo di pausa ed un bicchiere d'acqua per ricomporsi dopo un tale personalissimo affronto a livello artistico, apparentemente proprio dove il sofisticato koopa accusasse di più. Le sue ultime speranze in un fratello decente non potevano che risiedere a quel punto unicamente su Bowser Jr., il solo che non considerasse attualmente una causa persa o che non avesse ancora trovato il modo di usare la sua amata musica contro di lui.


Nota d'autrice:

Anche se Roy ha condiviso molto spazio in questa one shot, il prosecutore di Beethoven ne è il vero protagonista. Non è stato facile dedicare un frammento di storia solo per lui quando non si sa praticamente nulla della sua sfera privata al di là che sia complice nei rapimenti, così mi sono buttata a pesce sul tratto più risaputo della sua natura, ovvero la passione per la musica classica.
Questa è la canzone che ha finito per far imbestialire Ludwig: http://www.youtube.com/watch?v=PN-w_CxpDmg. Enjoy!

Grazie di aver letto la sua shot :]


Koopafreak

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Capitolo 15
*** Coraggio da saper vendere ***


i

Peach si sistemò contro il cuscinone soffice del divano mentre Bowser impugnava il telecomando per mandare avanti i noiosi spot pubblicitari preinstallati nel dvd ed arrivare direttamente al sodo, borbottando infastidito su come fossero riusciti a renderlo un lavoro impegnativo per le povere anime che aspirassero solo a guardarsi un film in pace. Arrivati finalmente alle sigle degli studi di produzione, la Principessa si rilassò godendosi il dolce motivetto di uno dei più rinomati che conosceva da quando era bambina, col logo di un piccolo lakitu felice intento a pescare seduto su una nuvoletta argentata davanti la luna crescente: un'immagine che trovava assolutamente adorabile nella sua semplice poeticità. Quando la sagoma candida del tenero ed indifeso lakitu venne sbalzata in avanti con improvvisa violenza e trascinata giù verso la sua terribile fine al di fuori dell'inquadratura, lì un po' meno. La deliziosa canzoncina si era interrotta ed un motivo ben più cupo ne aveva preso il posto, suggerendo ad entrambi che le cose non sarebbero andate migliorando da lì in poi.

-Questo non fa ridere...- commentò perplessa mentre tutta la sua predisposizione psicologia per una commedia comica era precipitata insieme al lakitu ed i muscoli si erano tesi in allerta. Bowser agguantò svelto la custodia del film per controllare meglio e constatò che i dischi fossero stati scambiati. Merito di uno dei suoi cuccioli senz'altro.

-E glielo ripeto in continuazione di rimettere tutto a posto.- mugugnò quasi convinto che lo avessero fatto apposta. Sul menu principale risaltavano vistose macchie di sangue sulle pareti ed uncini arrugginiti affissi in giro sullo sfondo a confermare di nuovo l'irrefutabile verità.

-Okay, è chiaro che qui ci sia un errore. Possiamo anche toglierlo adesso.- propose la Principessa impostando un tono di voce neutro che potrebbe aver ingannato chiunque, ma non Bowser. Il koopa la osservò per un momento con sospetto muovendo pigramente la punta della coda, poi espose le zanne in un sorriso sornione e Peach soffocò l'impulso di affondare il viso tra le mani.

-Non avrai mica fifa.- non era una domanda.

-Certo che no!- replicò tentanto di far passare l'imbarazzo per indignazione. Non amava gli horror e non aveva problemi a dirlo, ma confessare che le facessero ancora una certa impressione alla sua età era un'altra faccenda. Specialmente se doveva ammetterlo proprio a Bowser che non avrebbe mancato di gongolarci sopra per tutta la sera.

-Provalo allora. Avevi detto che avremmo visto un film? Rispetto i tuoi desideri.- premette play e si accomodò accanto a lei stiracchiando le zampe per mettere in chiaro che non si sarebbe più rialzato fino ai titoli di coda. Fu in quel momento che Peach, incrociando le braccia e nascondendo la sua preoccupazione, si pentì solennemente di aver dato la sua parola sulle condizioni di quella partita a carte.

La posta in gioco era stata fissata dal koopa alla perenne ricerca di ogni pretesto per accaparrarsi attenzioni: un bacio in caso di vittoria, un film insieme come premio di consolazione. Peach aveva accettato la sfida solamente per la soddisfazione di godersi l'espressione impagabile del Re dopo essere stato stracciato in poche mosse, dato che quest'ultimo non aveva sospettato minimamente della lunga esperienza che la sua ospite vantasse grazie ai regolari tornei clandestini tra le guardie del castello. E poi aveva scelto lei cosa vedere per garantirsi almeno un paio d'ore in tranquillità, evitando accuratamente qualsiasi alternativa che avesse solo un'ombra di romanticismo nella trama. Per lo meno quel dettaglio era rimasto immutato, lontani anni luce da qualsivoglia sentimentalismo tra urla di agonia e stridii da far accapponare la pelle, ma Peach era troppo distratta dal macabro show per pensarci mentre Bowser aveva trovato il modo di estorcere la sua piccola vendetta senza rompere il patto e lei non voleva che lui non la ritenesse all'altezza di sostenere un banale horror.

-Pensa, la critica ha definito questo come uno dei film più violenti degli ultimi anni. Sarà interessante.- il Re si premurò di informarla con un vago compiacimento. Okay, non era solo un “banale” horror, ma quanto poteva essere drammatica la questione?... Peach riuscì a definire meglio la sua opinione ad ogni spargimento di sangue che le passò davanti ed il suo autocontrollo aveva già iniziato a mettersi in discussione alla prima goccia scarlatta versata. Inoltre il drago non l'aiutava, sciorinando commenti a cui dalla T.V. giungevano puntualmente in risposta grida di agonia.

-Ma dico io, come verrebbe in mente a uno di cercare la salvezza nel seminterrato? Poi è ovvio che ti becca subito. Ecco, vedi? Vedi?-

-Come faceva ad avere dentro così tanto sangue? Esagerati.-

-Quello sì che deve far male. Begli effetti però, le punte affilate sembrano uscire dallo schermo.-

-Uncinata in arrivo tra tre, due, uno.-

-Questa corre più svelta, forse ce la fa, forse ce la fa... Peccato. Su chi puntiamo adesso?-

-Aah, l'ha centrato al volo. Che roba! Hai visto la sua faccia?-

-Personalmente mi dissocio dall'aprire porte con le maniglie sporche di sangue.-

-Già al quinto smembramento e non siamo neanche a metà. Questi film diventano subito ripetitivi.-

-Sei un po' pallida, lo sai?-

-È solo una tua impressione.- Peach si sforzò di non manifestare la sua irritazione alla totale spensieratezza dell'altro che sembrava non avere un problema al mondo nemmeno dinnanzi alle scene più angoscianti, continuando a fissare stoicamente lo scempio consumarsi con la consapevolezza granitica che avrebbe scontato tutto quella notte stessa e probabilmente qualche altra a venire.

-Vuoi che lo tolga?- Bowser non glielo chiese per punzecchiarla, ma perché aveva preso nota del disagio che la fanciulla credeva di saper camuffare stringendo morbosamente al petto un cuscino che sembrava sul punto di esplodere. Sinceramente non aveva creduto all'inizio che il film avesse potuto farle quell'effetto, altrimenti avrebbe evitato di farglielo guardare. L'avrebbe comunque presa un po' in giro così per ridere, tutto qui.

-No!- a giudicare dal tono di guerra Peach l'aveva intesa nel modo sbagliato.

-Sicura? Potrei mandare qualcuno a prendere l'altro dvd.- ritentò senza l'esito di occultare un sorriso di fronte a quell'ostinazione autodistruttiva quasi da ammirare.

-No. Voglio finire di vedere questo.-

-Seriamente, Peach, non...-

-E fammi sentire!-

Bowser ributtò la testa sullo schienale dichiarandosi sconfitto. Era come sentirsi rispondere da una mosca che preferisse sbattere contro il vetro quando ci si è offerti di aprirle la finestra. Restando zitto sino alla fine, una delle più tragiche nella tradizione horror, fingendo di non accorgersi di tutti i movimenti nervosi ed un paio di sporadici sbalzi al suo fianco, il Re spense il televisore e si domandò se il cuscino avrebbe mai più riacquistato la sua forma originale notando che Peach non avesse ancora alcuna intenzione di mollarlo.

-Cosa ne pensi?- non si trattenne dal chiederlo con una punta di malizia. La Principessa necessitò del suo tempo per rispondere, mosse la testa in un gesto vago mascherando i brividi e finalmente allentò un po' la morsa sul suo prigioniero.

-Decente.- decretò imperscrutabile nonostante i suoi occhi, attenti a non incrociare quelli del drago, rivelassero tutta la verità dissimulata dietro quella faticosissima sentenza. Bowser arricciò le labbra e sbuffò divertito, combattendo con tutta la sua volontà contro l'impulso di raccogliere la sua adorata ospite tra le braccia e liberarsi delle rombanti risate che spingevano insistentemente nella sua gola. Non per beffa, ma per simpatia.

-Sei un tipo tosto, non era poi un filmetto da niente.- le concesse la sua sofferta vittoria all'apparenza impressionato.

-Mi sottovaluti.- Peach si alzò e, senza scambiare un solo sguardo, si avviò in religioso silenzio verso la sua stanza preparandosi ad una notte difficile con le immagini più brutte che sarebbero riaffiorate nel buio. E quindi a lunghe ore di contemplazione della parete. Comunque aveva dimostrato a quel provocatore di Bowser di non essere una codarda e poteva ormai lasciare il campo a testa alta, ignara che dall'altra parte della porta il massiccio koopa stesse rischiando il soffocamento premendosi il secondo cuscino sul muso, visto che lei era partita portandosi dietro l'altro, tentando disperatamente di ovattare il boato delle sue risa.


Nota d'autrice:

In onore a quelli come me che preferiscono fare lo stesso cavolate e non ammetterlo, pur di non dare soddisfazione agli altri.
Fonte d'ispirazione:
http://www.youtube.com/watch?v=jyl77NjhqiM. L'ho visto per la prima volta da bambina su un gioco per la playstation e ne sono rimasta spiazzata quanto Peach. D'altro canto era l'introduzione di Jurassic Park...

Grazie di aver letto questa shot :]


Koopafreak

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Capitolo 16
*** Adieu à un ami [M&L:VCB] ***


a

Peach aveva continuato a scrutarlo truce mentre il Re gettava un occhio sul fascicolo che lei gli aveva messo in mano con la quantifica dei danni arrecati al suo castello dalla sua penultima incursione per rapirla, solo per “fargli riflettere sul suo modo di fare” aveva detto gelida. Lui non aveva battuto ciglio asserendo che buona parte della colpa non fosse stata sua, ma di Mario e Luigi che come al solito non avevano saputo trattenersi dall'impicciarsi ed aggredirlo come due barbari con le clave e che inoltre le proporzioni dell'avvenuto erano state ovviamente gonfiate. Allora la Principessa si era indignata di fronte ad una tale giustificazione accoppiata anche ad una simile insinuazione ed il koopa si era lamentato dichiarandosi offeso perché lei si fosse rifiutata di credergli. Alla risposta della fanciulla, secondo cui lei credeva solamente a ciò che stava riportato in quei fogli, prima di riconsegnarglieli il Re si era dunque visto autorizzato a scriverci sopra Bowser ha sempre ragione. Peach non aveva apprezzato e tantomeno assentito.

Un attimo prima che la bufera tra i due avesse inizio, un elemento dell'unità goomba fece il suo ingresso nella stanza. -Signore, uno straniero coi baffi e la faccia perfettamente quadrata chiede di essere ricevuto.-

Bowser associò subito quell'inconfondibile descrizione e diede il suo permesso affinché Monsieur Bloque potesse raggiungerli, curioso sulla ragione per cui il collezionista avesse deciso di presentarsi per la prima volta al suo castello. Appena il bizzarro personaggio entrò, si evinse che il soldato era stato piuttosto impreciso sul numero di ospiti previsti ed il Re fu il primo ad appurarsene, ritrovandosi improvvisamente catapultato sul suo guscio dalla mole elefantiaca di Fido Blocco. Al seguito del grosso segugio esordì l'immancabile fila indiana di micetti cubici che come il cane riconobbero il loro ex cat-sitter e gli si affollarono intorno annusandolo e sfiorandogli i capelli e la coda con le zampine, mentre il capo della banda era impegnato a rivestirgli il muso di un discreto strato di bava.

Alle rumorose proteste cariche di sdegno giunse in soccorso il padrone dell'allegra comitiva e Fido Blocco si spostò controvoglia, indirizzando il suo interesse sul nuovo ambiente e gironzolando per la stanza con qualche gattino ancora dietro mentre gli altri si sparpagliavano in armoniosa autogestione.

-Sono désolé pour le raptus affettuoso de mon Fido, Monsieur. È ancora un cucciolo très vif et appena vi ha riconosciuto non sono stato capable de fermarlo.- si scusò offrendo al drago un fazzoletto per pulirsi il muso umidiccio.

-Che affari ti portano qui, esattamente?- domandò il Re senza tanti giri di parole, capendo con sicurezza solo un terzo di ciò che l'altro gli dicesse. Osservò con la coda dell'occhio Peach prendere in braccio il gatto più vicino alla portata delle sue coccole e sorridere al suono delle fusa a corrispondere le sue attenzioni.

-Vous êtes très occupé, je comprends. Sono ici seulement per ringrassiarvi, Monsieur.-

-Ringraziarmi?- Bowser batté gli occhi confuso, poi si rammentò del motivo. -Ah, già. E perché ti saresti scomodato così tanto per questa sciocchezza? Bastava una telefonata.- almeno avrebbe evitato di essere letteralmente travolto.

-Parce que cette potrebbe essere ma dernière chance di vedervi en personne et non potevo ceirtanement partir sans salutarvi comme si deve.-

-Stai per lasciare il regno?-

-Oui, mi sono femato in questa zona plus del dovuto malgré avessi già trovato tutti les blocs que stavo chercando. Aujourd'hui est mon dernier jour ici.-

-Capisco.- rispose il koopa stranamente mite nonostante il recente assalto affettuoso alla sua reale persona. -Dove te ne vai?-

-Ma première meta est una isola pas trop lontano, à l'est. Donc farò un tour del archipelago, poi attraverserò la mer et esplorerò la terra de mons et de pyramides, Sarasaland. Poi mi muoverò encore plus loin et ainsi de suite.-

-E tutto questo per dei blocchi?- il tono scettico non ferì il collezionista che alzò l'indice con orgoglio.

-C'est une passion, Monsieur. Catalogare tous les blocs existantes n'est pas uno scherzo, badi.- si interruppe scorgendo finalmente la figura di Peach parzialmente nascosta dal guscio spinoso del drago. -Sono un affronto à les bonnes manières. Pardonnez-moi, Mademoiselle.-

-Stare a sentire la tua parlata assurda mi ha distratto. Lei è la Principessa Peach del Regno dei Funghi.- anche Bowser si riscosse spostandosi ed accingendosi a fare le presentazioni. -Al momento ospite al mio castello.- aggiunse con un sorriso e Peach incontrò per un secondo il suo sguardo avvicinandosi. Il Fufi Blocco tra le sue braccia arricciò le punta della coda e trillò in estasi, struffando la testa sulla stoffa del vestito.

-Les animaux ont un sesto senso avec les personnes de bon cœur. Si può ver dal muso de ce Fufi.-

-Très heureuse de faire votre connaissaince, Monsieur Bloque. Comment allez-vous?- si fece avanti Peach sorprendendo entrambi i suoi interlocutori. Il primo ne restò assolutamente deliziato.

-Parbleu, quelle surprise! Une demoiselle si jolie qui parle français! Je n'ai pas eu l'occasion de écouter le doux accent de ma langue maternelle depuis siècles. Jamais été si bien, ma chère, merci beaucoup. Monsieur Koopa ici n'a jamais rien dit de vous, sinon j'aurais aimé avoir bien avant le plaisir de vous connaître. En tous cas, votre prononciation est parfaite.-

-Vous êtes trop bon, Monsieur Bloque.-

-Mais non, mais non. Je ne suis pas le type de bloc prodigue de compliments, Mademoiselle, à moins qu'ils ne soient absolument mérités.-

-Je vous remercie.- Peach chinò leggermente il capo.

-C'est moi qui vous remercie de m'avoir soulagé un peu de la nostalgie de ma terre natale. Ahh, c'est le fardeaux d'un véritable collectionneur de blocs, vivre loin de la maison et de ses racines pour réaliser ses rêves.- disse con un sospiro nostalgico.

-Depuis combien de temps êtes-vous ici, si je peux demander?-

-Pas longtemps. J'ai fait beaucoup d'affaires ici et c'est le moment de commencer à chercher ailleurs. Je suis désolé, je ne peux pas rester plus longtemps autrement je risquerais de m'habituer et il serait encore plus tragique quand je devrai partir.- spiegò vagamente malinconico.

-Je comprends. J'espère que vous reviendrez bientôt nous rendre visite, Monsieur Bloque. Ce sera pour moi un plaisir de parler encore en français avec vous.- a quelle parole gli occhi del collezionista brillarono di commozione.

-Je pourrais vous parler toute la journée, mais j'ai déjà perdu trop de temps en ma programme, malheureusement. Je reconnais que ce n'est pas facil, surtout quand il n'y a personne avec qui échanger quelques mots dans ta langue et quelquefois j'ai regretté de avoir entrepris ce voyage. Et pourtant, si j'avais décidé de renoncer je n'aurais pas connu mon cher ami. Je lui dois beaucoup.- fu la rivelazione che suonò incredibile come l'undicesimo comandamento alle orecchie di Peach.

-Sérieusement?- non poté trattenersi dal chiederlo scorgendo Bowser fissarli perplesso e moderatamente seccato per essere stato tagliato fuori dalle barriere linguistiche.

-Mais oui, il est une personne d'une grande générosité et d'altruisme. Il m'a fait le plus beau cadeau de ma vie: mes merveilleuses Fufis. Ils me font sentir motivé plus que jamais à poursuivre mes recherches. Fido les aime aussi, comme s'ils étaient ses frères. Et dorénavant la solitude ne sera pas un problème pour moi.- replicò Bloque con innegabile letizia, risvegliando un barlume di tenerezza nella Principessa ancora in seria difficoltà a concepire l'idea che Bowser, lo scontroso, arrogante ed indisponente Bowser fosse stato capace di fare un'azione eccezionalmente buona per qualcun altro.

-Je suis ravie pour vous, Monsieur.-

-Vous êtes très chanceuse d'avoir quelqu'un d'aussi fiable à vos côtés, Mademoiselle.- sentito ciò il viso della fanciulla avvampò.

-Ne vous méprenez pas! Nous sommes juste amis.- precisò in estremo imbarazzo, sventolando una mano per sdrammatizzare mentre il koopa la guardava interrogativo.

-Ohoh, pardonnez-moi, s'il vous plaît. Je ne voulais pas vous mettre dans l'embarras, ma chère.- il collezionista chiese venia con l'aria di chi non sembrasse assolutamente convinto, ma non avrebbe mai osato commentare oltre. Bastava far caso al modo in cui il sovrano la guardasse ogni volta che i suoi occhi si posavano su di lei per intuire perfettamente che la realtà fosse ben più intricata, almeno da una delle due parti.

-Voi sì che sapete come riuscire a farmi sentire un turista a casa mia.- si intromise il koopa in tono pacato, stanco di essere considerato superfluo là in mezzo mentre gli altri due facevano comunella sotto il suo naso. E poi non gli andava a genio tutta quella confidenza.

-Désolé, Monsieur.- si scusò Bloque sorridendo sotto i baffi.

-Sarà sempre il benvenuto da queste parti, Monsieur Bloque. Vi auguro buona fortuna, a Lei e ai suoi compagni di viaggio. Fate una visita al mio regno quando ne avrete l'occasione.- Peach fece due ultime carezze al curioso felino e poi lo porse tra le braccia del suo padrone.

-Sans aucun doute, Mademoiselle.- e sollevò gli occhi verso il drago. -Monsieur Koopa, vi ringrassio de votre générosité. Non lo dimenticherò jamais.-

-Stammi bene. E bada a tutti i tuoi gatti.- era la cosa più gentile che Bowser avrebbe potuto dire.

-Oui Monsieur, siamo comme una famillia. Staremo très bien, non si preoccupi. Au revoir!- chinò la testa perfettamente quadrata in una piccola riverenza ed uscì dalla stanza insieme all'ordinata comitiva di quadrupedi con Fido Blocco sempre in testa.

-Ma che vi siete detti, è lecito saperlo?- si voltò verso la Principessa con le narici dilatate.

-Non hai capito nulla?-

-Una parola sì e tre no, ad alternanze più o meno regolari.-

Peach sorrise, abbandonando per sempre la questione ancora in sospeso della scritta sui suoi fogli. -Mi ha raccontato dei Fufi Blocchi, tutto qui.-

Bowser distolse lo sguardo nascondendo il suo disagio. Voleva evitare che si sapesse in giro di aver concesso un atto di generosità, anche se dietro ricompensa. -Non è come credi. Me li sono trovati praticamente davanti e non l'ho fatto gratis, tanto per precisare.- borbottò guardandosi gli artigli. -E tu saresti diventata viola per questo?- si volse poi studiandola attentamente.

La Principessa arrossì per la seconda volta. -No, Monsieur Bloque aveva frainteso e allora gli ho spiegato.- ammise percependo con un certo fastidio il calore espandersi fino alle orecchie.

-Frainteso cosa?- Bowser si alterò all'istante augurandosi per il bene del collezionista di non aver fatto qualche mossa fuori posto proprio davanti a lui solo perché non avesse avuto idea di cosa si stessero cinguettando in francese. Quando Peach mosse ripetutamente l'indice sottile della mano destra tra loro due, un largo ghigno furbetto si tracciò sul muso del drago.

-E cosa c'era da spiegare?-

-Non ricominciare!-


Nota d'autrice:

Chi ha maggior familiarità col personaggio di Luc Bloque avrà notato l'influenza francese più marcata nel suo modo di esprimersi, ma è una caratteristica che ho preferito mettere maggiormente in luce per renderlo più particolare di quanto già non fosse nel gioco (Mario & Luigi: Viaggio al Centro di Bowser).
Per realizzare questa one shot plurilingue ho attinto dal mio arrugginitissimo francese delle medie, spero di non aver lasciato errori nelle battute e per coloro che hanno condiviso la stessa esperienza di Bowser leggendo la parte più intensa dello scambio colloquiale inserisco qui la traduzione:

-Molto lieta di fare la sua conoscenza, Monsieur Bloque. Come sta?
-Oh, cielo. Che sorpresa! Una signorina così graziosa che parla francese! Non ho avuto l'occasione di ascoltare il dolce accento della mia lingua natia da secoli. Mai stato meglio, mia cara, molte grazie. Monsieur Koopa non mi ha mai detto nulla di Voi, altrimenti mi sarebbe piaciuto avere molto prima il piacere di conoscervi. Ad ogni modo, la vostra pronuncia è perfetta.
-Lei è troppo gentile, Monsieur Bloque.
-Ma no, ma no. Non sono il tipo di blocco prodigo di complimenti, Signorina, a meno che non siano assolutamente meritati.
-La ringrazio.
-Sono io a ringraziarvi per avermi alleviato un po' della nostalgia della mia amata terra. Ahh, questo è il fardello di un vero collezionista di blocchi, vivere lontano da casa e dalle proprie radici per realizzare i propri sogni.
-Da quanto tempo si trova qui, se posso chiedere?
-Non molto. Ho fatto discreti affari qui ed è il momento di cominciare a cercare altrove. Sono dispiaciuto di non poter trattenermi più a lungo, altrimenti rischierei di abituarmi e sarebbe ancora più tragico quando dovrò partire.
-Capisco. Spero che tornerà presto a renderci visita, Monsieur Bloque. Sarà per me un piacere parlare ancora in francese con Lei.
-Potrei parlare con Voi tutto il giorno, ma ho già perso troppo tempo nel mio programma, purtroppo. Non è facile, lo riconosco, soprattutto quando non c'è nessuno con cui scambiare due parole nella propria lingua e qualche volta mi sono pentito di aver intrapreso questo viaggio. Eppure, se avessi deciso di rinunciare non avrei mai conosciuto il mio caro amico. Gli devo molto.
-Sul serio?
-Assolutamente, è una persona di grande generosità e altruismo. Mi ha fatto il più bel regalo della mia vita: i miei meravigliosi Fufi. Mi fanno sentire più motivato che mai a perseguire le mie ricerche. Anche Fido li adora, come fossero suoi fratelli. E d'ora in poi la solitudine non sarà più un problema per me.
-Ne sono lieta.
-Siete molto fortunata ad avere qualcuno così affidabile al vostro fianco, Signorina.
-Non fraintendete! Siamo solo amici.
-Ohoh, vi chiedo scusa. Non volevo mettervi in imbarazzo, mia cara.

Merci beaucoup de votre patience et pour avoir lu cette fanfic :]


Koopafreak

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Capitolo 17
*** Yellow Submarine [SMB3] ***


Yellow Submarine

Il popolo subacqueo di Mertropolis era estremamente sfuggente verso gli abitanti della terra ferma e ci erano voluti anni di tentativi prima che le fosse stato finalmente concesso di mettersi in contatto col più importante tra tutti. Al termine di uno spossante negoziato, Re Sgombro aveva acconsentito affinché la Principessa del Regno dei Funghi potesse scendere nel suo per incontrarsi di persona e discutere faccia a faccia, ad un'infrangibile condizione: siccome nella terra di Mertropolis era vietato per le donne di alto rango spostarsi da sole, secondo il costume Peach avrebbe dovuto essere scortata da un esponente maschio esclusivamente di sangue reale durante l'intero viaggio nei fondali marini. In caso contrario, il monarca si sarebbe categoricamente rifiutato di consentire ad un'ospite tanto sfacciata di mettere piede nel suo palazzo.

L'incontro era stato fissato da Re Sgombro stesso per il giorno seguente e c'era un solo papabile candidato nei paraggi che avrebbe risposto in tempo alla chiamata d'aiuto di Peach... Non presentarsi all'appuntamento sarebbe stato considerato un grave affronto dall'inflessibile sovrano degli abissi e vi sarebbe stato il rischio tangibile del rifiuto di qualsiasi riavvicinamento in futuro.

-E suppongo che ti trascinerai dietro anche quell'idraulico, dico bene?- aveva chiesto burbero il koopa dall'altra parte dello schermo.

Peach aveva sospirato. -Dici male.- e gli aveva spiegato i criteri selettivi fissati dall'esigente Re Sgombro. Bowser non lo aveva mai sentito nominare prima di allora, ma aveva già cominciato a nutrire una qualche simpatia nei suoi confronti.

-Stupendo, Peachy! Allora ci vediamo domani mattina alla Spiaggia Scogliocanino, alle otto in punto.- il suo umore era tornato istantaneamente giulivo alla notizia.

Tuttavia, il giorno seguente all'ora e luogo stabiliti, del koopa ancora nemmeno l'ombra. La Principessa ed i soldati scrutavano il cielo in attesa di veder spuntare la Clown Car da un momento all'altro a disturbare il volo dei gabbiani ma nulla.

-Bowser, ti prego. Non puoi fare tardi proprio oggi!- Peach si augurò che il Re fosse nei paraggi perché permettersi di tardare ad un incontro diplomatico col sovrano di una popolazione che aveva rigettato da secoli ogni contatto col mondo emerso non era un inizio alquanto vincente. All'improvviso una sagoma gigantesca squarciò le acque gettando tutti i presenti nel panico, ma gli animi si calmarono marginalmente non appena da uno degli oblò che la creatura aveva per occhi si affacciò il Re Koopa in persona sbracciando compiaciuto ed invitando la Principessa a salire. Come al solito la tentazione di un'entrata in scena degna del suo ego era stata troppo forte.

-Bowser, ce l'abbiamo già un mezzo di trasporto.- ribatté Peach indicando il suo sottomarino giallo e grande meno di un decimo dello spaventoso, dinosauresco Doomsub.

-Quella caffettiera? E che figura ci facciamo a presentarci con quella?!- obiettò il drago sporgendosi per indirizzare uno sguardo carico di disprezzo alla modesta alternativa.

-È perfetto per l'occasione.- replicò Peach difendendo la dignità del suo affezionato sommergibile. -Se ci proponessimo davanti ai loro cancelli con quel mostro, come minimo penserebbero ad un assalto. Dobbiamo mostrarci pacifici e bendisposti in tutti i modi, emozioni che è difficile rispecchiare così!- disse aprendo le braccia verso la figura minacciosa del Doomsub, il cui nome era già inadatto alla delicata faccenda.

-Secondo me nemmeno c'entriamo in quel giocattolo...-

-Smettila e scendi, rischiamo di fare tardi.- rispose perentoria con la sensazione di stare a discutere con un bambino. Dopo che il koopa ebbe parcheggiato il sottomarino sulla battigia, borbottando ne uscì insieme alla seconda sorpresa di quella particolare mattina.

-Buongiorno, Mama Peach.-

-Ludwig! Cosa ci fai qui?-

-Ieri ero casualmente presente alla vostra conversazione e, siccome la questione della società dimenticata di Mertropolis ha suscitato in me un certo fascino, ho chiesto a papà Re di poter assistere all'incontro insieme a voi.- rispose con estremo garbo il bowserotto, omettendo convenientemente di aver ricattato il padre di spifferare ai suoi fratelli che se ne sarebbe andato da solo con Mama Peach a vedere una vera città sommersa e mettere così a repentaglio la già fragile quiete che regnava nel castello. La fanciulla non era sicura di come avrebbe reagito il monarca di Mertropolis ad una terza presenza non prevista, ma non se la sentiva di negare a Ludwig quella chance visto che ormai erano lì ed inoltre sapeva di poter fare affidamento sul suo spiccato senso di responsabilità, qualità che la Principessa aveva saputo apprezzare quando non era impiegata nei suoi rapimenti. Senza perdere altro tempo prezioso salutò i toad ed esortò i suoi cavalieri ad entrare nel sottomarino prescelto.

-Va a batterie?- Bowser infierì nuovamente sfiorando con le corna il soffitto dell'abitacolo. Peach lo ignorò prendendo il posto di guida. I due koopa restarono semplicemente lì dietro di lei, a sbirciare dagli unici due oblò laterali mentre la Principessa effettuava la manovra di immersione.

-Vi sono davvero grata per aver accettato di accompagnarmi. Re Sgombro sarà molto guardingo nei nostri confronti e dovremo essere i più accomodanti possibile visto che per secoli sono rimasti chiusi nel loro mondo. Oggi potrebbe essere il giorno che tutto questo cambi, ma ho bisogno anche della vostra collaborazione oltre che della vostra presenza.- spiegò loro mentre si spingevano mano a mano in profondità e meno luce filtrava tra le acque.

-Quindi cosa vuoi che facciamo?- chiese il koopa inarcando un sopracciglio.

-Solo che vi comportiate bene, specialmente tu.-

-Io? Io so comportarmi benissimo, se voglio.- si finse ferito portandosi una mano al petto.

-Volevi presentarti ad un incontro di pace con un sottomarino da guerra.- gli fece discretamente notare Peach senza staccare l'attenzione dai comandi.

-Sempre meglio di questo barattolo. Neanche ci prenderanno sul serio.- brontolò incrociando le braccia. Peach era di ben differente opinione, certa che insieme ad un accompagnatore con un aspetto tanto intimidatorio come quello del koopa sarebbero stati presi fin troppo sul serio, perciò avrebbero dovuto dimostrarsi ancora più cauti nei confronti dei mertropoliani. Forse portarsi dietro Ludwig non era stata affatto una cattiva idea.

Il bowserotto comprese appieno la situazione e annuì alle sue raccomandazioni, deciso più che mai a fare bella figura col sovrano del regno subacqueo e di fronte ai suoi genitori.

Nascosta in una conca tra i cupi fondali taglienti e protetta dalle creste rocciose, la città di Mertropolis sorse ricca di luce e colori ed i tre diplomatici si premettero contro il vetro degli oblò divorando con lo sguardo un paesaggio urbano che ricordava straordinariamente una sgargiante barriera corallina. Una truppa di soldati in attesa ai cancelli nuotò loro incontro e li scortò ai loro lati sino al grande castello ambrato e dalle sommità dentate come gli antichi complessi architettonici superati da epoche or sono. I mertropoliani rompevano qualsiasi stereotipo sull'immagine del mitico popolo marino: con la testa interamente di pesce ed un paio di arti pinnati all'estremità opposta, il loro corpo era ricoperto di squame dalle più variegate tonalità ed una lunga pinna caudale consentiva loro di spostarsi in acqua molto più velocemente che col solo aiuto delle mani e piedi palmati.

Sia Bowser che Ludwig ne rimasero piuttosto scoraggiati, avendo definitivamente cestinato l'emblema della tipica sirena sorridente e sensuale mentre gli occhi tondi dei mertropoliani li scrutavano interessati da oltre il vetro. Lasciandosi la folla di curiosi alle spalle, il piccolo sottomarino superò le porte del castello e, una volta chiuse, l'acqua all'interno del complesso venne espulsa grazie ad un ingegnoso sistema di valvole e condutture nella pavimentazione. Una delle guardie fece loro un segnale ed i tre ospiti uscirono dalla capsula, accolti immediatamente da un aleggiante lezzo di pesce e Re Sgombro in persona.

A Peach fu chiara una volta per tutte la ragione di tanta rigidezza a certi cerimoniali ormai superflui e con un fondo di sessismo: il sovrano di Mertropolis era molto vecchio. Avendo avuto la possibilità di comunicare con lui esclusivamente tramite ambasciatori del suo popolo, solo in quel momento anche lei poté conoscerne l'aspetto oltre che la suprema diffidenza. La schiena del mertropoliano era piegata dall'età e le sue scaglie, all'origine probabilmente di un viola intenso, erano opache e consumate dal tempo mentre tutta l'energia di quelle fragili membra sembrava rimasta conservata nei grandi occhi, squadrandoli vigili e con un ombra di cinismo. I due lunghi barbigli maxillari oscillavano pigramente ai lati della bocca tracciando delle continue sinuose spirali e sfiorando il pavimento.

-Aspettavo due ospiti e ne conto tre. Principessa, spero non abbiate frainteso questo incontro per una gita di piacere.- quel tono stizzito subito innervosì Bowser che inspirò ossigeno impuzzolentito per rimostrare, ma toccandolo sul petto Peach lo fermò giusto in tempo e prese lei la parola.

-Il Principe Ludwig von Koopa, primogenito del mio accompagnatore, Re Bowser Koopa, ha espresso il desiderio di poter beneficiare anch'egli di questo memorabile incontro per testimoniare le meraviglie della vostra città, Sire. E quale occasione migliore se non questa per mostrare lui le dinamiche diplomatiche per costruire un rapporto di vicendevole amicizia tra due regni che hanno finalmente deciso di conciliarsi.-

-Ah.- i tratti del Re marino sorprendentemente si ammorbidirono mentre le lusinghe facevano il loro effetto. -Esperienza sul campo, condivido pienamente.- e con un elegante gesto della mano presentò la mertropoliana al suo fianco. -Lei è la mia unica figlia ed erede al trono, la Principessa Titania Sgombro.- annunciò con una malcelata nota di orgoglio.

Quella che per gli standard marini sarebbe stata una graziosa ragazza, dalle scaglie color del tramonto e pietre preziose al collo e ai polsi, si fece avanti stirando le labbra da pesce in un sorriso vezzoso e tese il dorso della mano pinnata verso gli ospiti del sesso opposto, precisamente verso il Principe Koopa, manifestando tutte le aspettative nell'inviolabile gesto di galanteria a corrispondere il saluto. Ludwig guardò quel braccio come se fosse stato la canna di un fucile: scaglioso, umido, viscido.

-Titty per gli amici.- trillò la giovane assolutamente entusiasta della presenza degli ospiti del mondo emerso. E che tra loro vi fosse addirittura un principe era una sublime coincidenza, perché aveva sempre desiderato sin da piccola incontrarne uno come nelle favole che conosceva.

A Ludwig ricorse un discreto pestone sulla coda da parte del padre per spronarlo a fare contenta la mertropoliana e, soffocando il mix di dolore ed epico ribrezzo, raccolse la mano molliccia nella sua e la sfiorò con le labbra cominciando a nutrire le prime riserve sulla decisione di aver preso parte all'incontro. Gli sembrò di baciare un pesce crudo appena pescato.

-Molto lieto.- sussurrò avvertendo il musetto unto ed evitando con tutta la buona volontà di strofinarselo col braccio, almeno finché fosse al centro dell'attenzione. Peach gli strinse affettuosamente la spalla apprezzando il suo sacrificio. Bowser si avvicinò di più alla sua fanciulla augurandosi che non sarebbe toccato anche a lui onorare l'etichetta, ma ciò non gli impediva di trarre un vago compiacimento dalla cattiva sorte di Ludwig per il ricatto del giorno prima.

-Signori, abbiamo molto di cui discutere. Se volete seguirmi, conferiremo di sopra dove potrò mostrarvi una vista incantevole della città.- Re Sgombro fece loro strada coi soldati in coda e Titty appiccicata al bowserotto, avida di risposte sulle sue infinite curiosità verso il mondo emerso che tanto sognava di vedere ma che il padre le aveva sempre proibito per proteggerla dai barbari che lo infestavano. Lui li aveva mai visti questi barbari? No? Strano, suo padre le aveva sempre ripetuto che zampettassero praticamente ovunque sulla terra... Due li conosceva? E com'erano fatti? Volgari, coi baffi e che si divertivano a saltare addosso agli altri e prendere a martellate tutto quello che si muoveva. Dovevano essere proprio orribili. No, non ce l'aveva un fazzoletto. Cos'era un fazzoletto?

Ludwig non poté offrire la sua partecipazione alle trattative come aveva sperato dal momento che l'implacabile metropoliana, presa unicamente dalla sua personale sete di sapere che dal negoziato in corso tra i rispettivi regni, aveva reclamato con zuccherosa prepotenza la sua intera attenzione per tutto il tempo della discussione bombardandolo di domande che, una volta pazientemente soddisfatte, portavano inevitabilmente altre domande ed il ciclo non si interrompeva mai. Lanciando ogni tanto un'occhiata esasperata all'altro capo della stanza dove gli adulti erano impegnati in un intenso scambio di idee davanti alla vetrata che dava sulla città, scorgeva Mama Peach a rispondergli con lo sguardo implorandogli di abbozzare mentre suo padre gli rivolgeva sorrisetti eloquenti che non finivano di irritarlo.

Dopo quella che all'aristocratico bowserotto parve un'eternità a sorbirsi l'insistenza, la voce e soprattutto l'odore della Principessa Titty, Re Sgombro annuì soddisfatto e finalmente concesse un sorriso ai suoi ospiti. -Signori, abbiamo raggiunto un accordo. Mertropolis ed il Regno dei Funghi da oggi in poi potranno contare sul reciproco sostegno.- quelle parole servirono a chiudere una volta per tutte la bocca della figlia che si voltò verso di lui battendo le mani emozionata e facendo tintinnare i bracciali.

-Papà, sapessi le cose meravigliose che mi ha raccontato Ludwig del suo mondo! Non ci crederesti! E poi è così gentile, mi piacerebbe tanto salire con lui a vederlo coi miei occhi.- cinguettò indirizzando al giovane koopa un'espressione adorante. Ludwig cominciò a sudare freddo, realizzando che le cose stavano tragicamente peggiorando per lui.

-È ancora troppo presto per te il mondo all'asciutto, mia preziosa.- rispose severo il Re agitando concitatamente i barbigli che Bowser non riusciva a smettere di fissare con disgustata ostinazione, finché Peach non gli assestò una gomitata. Titty mise il broncio stizzita sbattendo la lunga coda per terra.

-La vostra fiducia mi onora, Re Sgombro.- Peach si sentiva già da un po' mezza stordita a causa dell'aroma da mercato del pesce sotto il sole delle dieci che partiva proprio dal suo interlocutore di fronte, ma riuscì comunque a mascherare il disagio col più radioso dei sorrisi.

-E voi onorate la mia dimora, Principessa. Insisto affinché vi uniate al nostro tavolo per oggi. È nostra gioia e dovere ricambiare la vostra amicizia con la nostra migliore ospitalità.- nonostante il pacifico messaggio, il tono usato da Re Sgombro lasciava sottintendere chiaramente che un no sarebbe stato incassato come un'offesa.

-Ma sì! Restate con noi un altro po'! C'è ancora così tanto che desidero chiedere al caro Ludwig della vostra terra.- Titty giunse le mani palmate deliziata. Fortunatamente solo Bowser e Peach fecero caso all'espressione affranta che il Principe per un secondo aveva tradito.

Il tavolo era massiccio e rettangolare, piazzato apposta al centro della stanza per fare la sua figura, con la superficie di corallo finemente intagliata ed intarsiata di cristalli, ma Peach dal canto suo trovava che una forma circolare fosse sempre più appropriata in tali occasioni, in modo che tutti gli ospiti avessero potuto colloquiare comodamente l'uno con l'altro indifferentemente da dove sedessero ed evitando di creare un qualche dislivello. La disposizione aveva finito naturalmente per formare due frangenti: gli ambasciatori del mondo emerso da un lato e gli anfitrioni del regno subacqueo dall'altro. Era un forte elemento rivelatore che a palazzo non avevano mai ricevuto prima ospiti riguardosi né d'acqua né di terra.

Ma trascurando tale pecca, nel complesso rendeva un'immagine accogliente con quelli che erano utensili e stoviglie di elegante manifattura sicuramente recuperati da qualche vascello reclamato dal mare. Titty ci tenne a precisare che la brocca in bella vista era stata una sua idea, perché se il caro Ludwig non le avesse detto che loro non ci vivevano ma che comunque bevessero acqua, non le sarebbe mai passato per la testa. Stentava ancora a credere ad una cosa così bizzarra.

Appena i vassoi ad ogni posto furono scoperchiati, l'entusiasmo già scarso si spense e divenne palese che i padroni di casa non avessero contemplato nemmeno per un secondo la possibile incompatibilità dei convitati ai gusti casarecci: molluschi e alghe. I due koopa lanciarono uno sguardo disperato a Peach che incoraggiò loro a fare ciò che potevano. In fondo se si era abbastanza abili da scartare la roba verde nel complesso si riusciva a rendere l'illusione di aver apprezzato e Peach, Bowser e Ludwig ne divennero dei veri maestri.

Quando il Re Koopa si riempì il bicchiere e lo bevve d'un sorso per cancellare il sapore di un pezzetto d'alga accidentalmente fagocitato quasi si strozzò, ma per amore della sua Principessa evitò di fare un gavettone generale inghiottendo quella boccata d'acqua salata. Il caro Ludwig avrebbe dovuto essere stato più preciso nei dettagli.

Ma il momento clou del pranzo fu quando venne servita loro la seconda portata. Seguì un lungo silenzio di riflessione sul proprio piatto mentre i regnanti di casa consumavano tranquillamente la loro parte. Re Sgombro fiutò l'incertezza dei suoi ospiti e domandò quale fosse il problema, visto che aveva ordinato di portare loro una delle pietanze più prelibate del regno.

-Soffro di una tremenda allergia ai millepiedi, caro Sgombro. Sia marini che di terra, insieme a qualunque altro tipo di miriapode, aracnide e insetto di qualsivoglia natura e provenienza. Mi duole dover essere veramente costretta a saltare questa deliziosa portata, perché garantisco che in tutta la mia vita non ho mai visto dei millepiedi così grandi. Mai prima di oggi. E posso solo immaginare quanto siano squisiti, l'aspetto non lascia dubbio, ma vi prego di considerare lo stesso gradita la vostra lodevole ospitalità.- rispose Peach combattendo l'ardua impresa di incatenare le parole giuste cogli occhi sul piatto brulicante.

-E purtroppo, miei Signori, anche io mi trovo costretto a saltare quest'ultima prelibatezza. Essendo vegetariano, non posso permettermi di infrangere un'inflessibile filosofia di vita che ho abbracciato sin da quando ho memoria per preservare la mia sensibilità verso le creature meno fortunate nella catena alimentare. Ma accetto questo gesto di generosa accoglienza a livello simbolico.- Ludwig si aggregò in seconda posizione perdendo rapidamente colore dal viso.

-Eppure hai mangiato le vongole.- constatò Titty inclinando la testa perplessa.

-Sì.- mormorò Ludwig con voce strozzata soffocando un conato. -Quei piccoli molluschi avevano dato la loro vita per finire nei nostri piatti. Sarebbe stato un vilipendio al loro sacrificio sprecarli e ho fatto questo sforzo. Ne sono ancora provato.- il giovane Principe aveva uno sguardo talmente sofferente pronunciando quella confessione cha la mertropoliana non poté evitare di restarne profondamente colpita. L'attenzione di Re Sgombro calò sull'ultimo ma non meno importante dei suoi convitati, oscillando i lunghi barbigli in attesa.

Bowser non possedeva una parlantina altrettanto elaborata ed efficace come gli altri due che avevano provveduto a tirare fuori se stessi dalla vasca degli squali e lasciare lui ad annaspare solo soletto. -Ho il colesterolo alto.- fu tutto ciò con cui se ne uscì.

-Suvvia, Bowser, non fate complimenti. Uno strappo alla regola di tanto in tanto non vi ucciderà.- disse Re Sgombro con un gran sorriso. -Ne vale sicuramente la pena, credetemi.-

-Già...- il koopa si scervellò per scodellare un alibi incontestabile ma trovare l'ispirazione, mentre tutto ciò che vedeva erano minuscole zampette ticchettanti, era praticamente impossibile. Si accorse che Ludwig lo stesse fissando in un misto di fascino e disgusto, aspettando con morbosa curiosità se avesse veramente avuto il coraggio di osare. Di mangiarli non se ne parlava proprio, specialmente se avesse voluto continuare a sperare di riuscire a strappare un bacio a Peach in futuro senza che lei si ritraesse dallo schifo, ma non aveva modo di sbarazzarsene non dando nell'occhio.

La Principessa del Regno dei Funghi ricominciò a conversare coi due sovrani impegnando la loro spanna d'attenzione su di lei, assicurando che non vi fosse assolutamente bisogno di far portare altro per lei e Ludwig in quanto erano già sazi. Il giovane koopa indietreggiò lentamente con la sedia di qualche centimetro mentre un paio di fuggitivi cercavano la salvezza sul bordo del suo piatto. Bowser approfittò di quel momento libero da sguardi indiscreti per inquadrare una statuina di corallo su un ripiano dall'altra parte della stanza. Scommettendo tutte le sue speranze su quella mossa, prese la mira e sputò una pallina di fuoco grande come un proiettile che centrò in pieno il bersaglio, facendolo volare a terra e schiantare in diversi pezzi. Come gli Sgombro si girarono sorpresi, afferrò la sua portata all'urgente ricerca di un nascondiglio e si disperò nell'appurare che non ci fosse nemmeno un buco mentre la sua Principessa e Ludwig lo fissavano ammutoliti.

Il koopa soffermò sconfitto gli occhi sul suo primogenito, il quale gli restituì lo sguardo confuso, fece appena in tempo a sussurrare le sue scuse e gli infilò l'intero contenuto del piatto sotto il guscio. Da lì fino al momento dei saluti non ci volle molto, Bowser e Peach affrettarono le cose come poterono, sia considerando l'incresciosa situazione del bowserotto sia per risparmiarsi qualsiasi altra sorpresa in stile mertropoliano, ma comunque per Ludwig il tempo non passò mai.

-Spero che tornerai presto a farmi visita.- cinguettò Titty increspando le labbra da pesce in un sorriso tutto miele. La replica del bowserotto seppur gentile fu piuttosto atona e forzata ma lei non parve farci minimamente caso e vide col cuore infranto il suo principe tornare al mondo lontano da cui era venuto per lei.

La prima parte del viaggio di ritorno fu spesa godendosi le numerose lagnanze di Ludwig per essere stato declassato prima a babysitter e poi a pattumiera, ma piano piano Peach riuscì a calmarlo per l'onta subita ed il bowserotto si limitò a chiudersi imbronciato in un silenzio carico di rimprovero mentre la mano della Principessa continuava a passargli amorevolmente tra i capelli e lui faceva finta di non apprezzare. I millepiedi erano stati raccattati e chiusi in un fagotto candido, ottenuto con fazzoletto di tessuto col nome della proprietaria ricamato in rosa su un angolo, lasciato a contorcersi per conto proprio il più lontano possibile dai passeggeri. Bowser era alla guida del sottomarino sentendosi troppo in colpa per consolare suo figlio e ricordare a Peach che con quello che aveva rischiato gli dovesse minimo una cena insieme.

Per quel giorno sarebbe stato meglio rimandare il rapimento che aveva segretamente programmato dalla mattina stessa appena rimesso piede sulla terra ferma, essendo tutti psicologicamente stremati, nauseati ed appestati dal tanfo di pesce per affrontare adesso un simile impegno. Magari domani.


Nota d'autrice:

Re Sgombro e Titty sono personaggi realmente esistenti nella serie e li ho presi in prestito dal cartone animato per questa drabble sulle barriere culturali scomode. Chi ricorda di averli incontrati avrà notato che ho rivisto il loro aspetto fisico sotto una lente personale. Anche la descrizione di Mertropolis non corrisponde al 100% all'originale poiché ho voluto valorizzarne l'influenza dell'ambiente marino e soprattutto ho rimosso il dettaglio della bolla gigante che la conteneva, ma semplicemente perché l'idea che gli abitanti vivessero in una bolla d'aria e poi dovessero sempre portare una specie di elmo da palombaro pieno d'acqua per sopravvivere non aveva senso per me.
Un altro dettaglio ispirato al cartone ma che ho cambiato ed usato già in altre shot è il modo in cui i bowserotti chiamano loro padre, per l'appunto ho preferito “papà Re” al famoso “Papà Reale” per gusti personali.
Anche i sottomarini non sono stati dettagli scelti a caso: il sottomarino giallo di Peach (da qui il titolo della storia in onore alla canzone) è stato uno strumento ricorrente ne “Super Princess Peach” in cui era proprio lei a manovrarlo, mentre il Doomsub è apparso un paio di volte nella serie animata e una esattamente nell'episodio di Mertropolis.

Grazie di aver letto questa one shot :]


Koopafreak

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Capitolo 18
*** Ciò che non viene detto [SMG/SPP] ***


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Il film era finito da qualche minuto ormai. Una bella storia dopo tutto, non c'era che dire, abbastanza sopportabile, nonostante fosse piuttosto datato. Da solo non lo avrebbe mai visto, non era il suo genere, forse più adatto ai gusti di Wendy, però Peach glielo aveva chiesto per favore e allora non c'era stato nulla da ribattere. Mentre i titoli di coda finivano di scorrere sullo schermo, le dita del drago continuavano a carezzare delicatamente i capelli della Principessa assopita al suo fianco con le gambe raccolte sul grande divano formato koopa. Non era riuscita ad arrivare alla resa dei conti finale, anzi era collassata esattamente da mezz'ora ma Bowser l'aveva lasciata così com'era, accoccolata contro le sue squame avendo ceduto al sonno ed al tocco gentile degli artigli tra le ciocche morbide, così come non aveva spento la televisione per sapere come si sarebbe concluso tra la ragazza mortale e il Re dei Goblin.

How you turned my world,
you precious thing

Le parole di quel malinconico canto continuavano a ronzargli in testa smuovendo quell'imprevista sensazione di malessere che lo aveva aggredito la prima volta che le aveva ascoltate. Parole che avevano immediatamente graffiato sopra una ferita aperta da anni e richiamato una storia che conosceva fin troppo bene nel loro sospirato aleggiare. Come una canzone di un film irreale, di una fiaba innocente, poteva contenere una verità tanto grande nei pochi versi di cui era composta?

You starve and near exhaust me

Ogni tocco gentile, ogni sua carezza che così di rado gli concedeva quando era davvero di buon umore erano un premio e al tempo stesso una tortura perché non poteva chiederne nemmeno un'altra, ma restare sempre in paziente attesa che fosse lei a fargliene di nuovo dono spontaneamente.

Everything I've done, I've done for you
I move the stars for no one

Quante stelle aveva rubato per creare il suo mondo perfetto di cui avrebbe reso lei l'assoluta sovrana? Quanti sogni di un futuro meraviglioso da lui plasmato per entrambi, senza ostacoli e pregiudizi, lo avevano spinto con le sue navi sino ai confini del cosmo conosciuto? Quanti sforzi aveva fatto avendo lei negli occhi come unica ragione di ogni sua mossa? Quanti fallimenti erano seguiti e poi quanti altri tentativi ancora... per finire esattamente lì come erano sempre stati dall'inizio, né più né meno.

You've run so long
You've run so far

Quella bimba dagli occhi grandi e la risata contagiosa era cresciuta e sbocciata nella donna che stava stringendo al suo fianco, ma che non era sua. A breve avrebbe raggiunto l'età per essere chiamata Regina e la minaccia di sciami di pretendenti da ogni dove per la sua mano ed il suo regno si faceva sempre più reale giorno dopo giorno.

Your eyes can be so cruel
Just as I can be so cruel

Nonostante gli assidui rapimenti lei non lo detestava perché era consapevole che mai fossero avvenuti e avvenissero con l'intento di nuocerle. Sapeva perché la cercava così tanto, ma credeva che fosse nulla più di un banale invaghimento, un capriccio egoista magari, per cui non lo aveva preso sul serio ad ogni suo tentativo di avvicinarla. Anzi, troppo spesso c'era stato anche del timore a corrispondere il suo affetto, costringendolo ad arretrare prima di perderla. 

Though I do believe in you

Eppure le sue speranze erano ancora lungi dal morire. Era convinto che prima o poi le sue parole sarebbero state veramente ascoltate e quella possibilità così remota e agognata finalmente concessa. Non chiedeva altro. Lei era l'unica per lui. Dal primo, lontanissimo giorno in cui l'aveva vista quando era ancora un principino in cerca di un compagno di giochi contro la solitudine ed aveva trovato lei, troppo piccola e fragile per impersonare un generale avversario ma abbastanza grande da aiutarlo a radere al suolo palazzi di costruzioni che con la magia avevano eretto e poi rismantellato decine di volte. Peccato che lei fosse stata tanto giovane da averlo dimenticato.

Yes I do

Doveva continuare a provare. Anche dopo tutti i fallimenti vissuti, non aveva accettato di arrendersi e diventare per lei solamente un ricordo.

Live without the sunlight
Love without your heartbeat

Lasciarla andare. Poter vederla solo da lontano. Non averla mai più accanto come era in quel momento, proprio lì, coi capelli tra le sue dita. Privarsi per sempre del calore e del suono della voce di lei che pronunciava il suo nome, a volte esasperata, altre quasi lieta. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a fare a meno di tutto ciò.

I, I can't live within you

L'idea di essere obliterato dalla sua vita lo spaventava, perché lei occupava una parte insostituibile nella sua. Il dubbio però che lui non sarebbe mai riuscito ad aiutarla a comprendere, o peggio che sarebbe stato ugualmente rifiutato viveva costantemente, vigile e atroce, dove cercava di isolarlo da se stesso e tutte le volte che gliela portavano via si trasformava in un rovo gelido che si infiltrava tra quelle che erano state le sue sicurezze e le stritolava.

I can't live within you

Quando lei lo guardava, non c'era ciò che lui sperava da sempre nei suoi occhi: familiarità, amicizia nella sua forma più delicata e forse fiducia, poca. Doveva ancora perdonarlo per il suo ultimo gesto di aver tentato di creare una nuova galassia “perfetta” cancellando quella in cui vivevano. Ma confidava che il perdono sarebbe presto arrivato, poiché era una delle migliori qualità che lei aveva. C'erano giorni in cui si smarriva nella rassegnazione che lei non gli avrebbe concesso nient'altro. E quel vuoto freddo sembrava non lasciarlo un secondo finché non aveva fatto di tutto per riaverla vicino, a protestare, a rimproverarlo, a ribattergli ed infine a sorridergli. 

I, I can't live within you

Aver voluto regalarle quello che nessun'altra principessa al mondo avrebbe mai osato sognare: un impero senza confini tangibli, per loro due da regnare. Era stato il suo modo di farle capire quanto lei valesse per lui, ma di quell'utopia non restavano che schegge sparse per il cosmo ed una delusione feroce che apparteneva a lui solo.

« La mia volontà è forte come la tua e il mio regno altrettanto grande... »

Gli tornarono in mente le parole di quell'attrice che di fronte a Peach era solo una ragazza fra tante, la sua voce arrogante che rispondeva all'offerta del Re dei Goblin. Contemplò attento la sua orgogliosa Principessa dormire col viso sulle tiepide squame ramate, permettendo a quella minuscola scintilla di calore nel petto di espandersi per tutto il torace mentre lui si augurava che sarebbe rimasta così ancora per un po', prima che si fosse inevitabilmente ridestata e poi allontanata con le guance fucsia d'imbarazzo.

« Non hai alcun potere su di me. »

Lei non lo temeva, non per se stessa. In passato si erano addirittura affrontati (nonostante lui non avesse certo combattuto con l'impegno riservato al suo solito opponente, più sorpreso che arrabbiato di quell'inaspettata forza di volontà) e lei aveva vinto il suo rispetto assieme al suo cuore che già da tempo le apparteneva.

Nessuno sapeva che i draghi, creature straordinarie quali erano, si innamorassero una sola volta nella loro vita. Nemmeno lo stesso Bowser, se non che dal primo giorno in cui si erano incontrati aveva capito che con lei ognuno era improvvisamente diventato più interessante e l'avrebbe voluta con sé finché ne avevano.


Nota d'autrice:

Primissimo tentativo di una song-fic. La canzone che ho scelto come avrete notato è molto breve, ma ho trovato che racchiudesse perfettamente in sé il messaggio che volevo lasciare in questa ficlet. Spero che qualcuno l'abbia immediatamente riconosciuta~
Le citazioni di chiusura sono state un bonus del film da cui l'ho presa che ho voluto aggiungere in memoria di tutte le volte che le ho riascoltate fin da piccolissima e, perché no, per quel pizzico di dramma in più.

Grazie di aver letto anche la ventesima shot :]


Canzone: Within you – (meravigliosamente) interpretata da David Bowie
Tratta da:
Labyrinth - Dove tutto è possibile


Koopafreak

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Capitolo 19
*** Problemi di linea ***


k

-Andiamo Peach, smetti di smettere di parlarmi.-

La Principessa si ostinava lo stesso a rifuggirlo senza rivolgergli una sillaba.

-Lo sai che non è successo di proposito. Perché vuoi castigarmi così?-

Peach girò la testa dall'altra parte con le braccia incrociate, manifestando ancora tutta la sua indignazione per quello che era avvenuto poco fa.

-Non me n'ero reso conto, non l'ho fatto apposta.-

La fanciulla lo fulminò con lo sguardo e tornò a far finta di ignorare la sua esistenza serrando ulteriormente le spalle ed alzando il mento.

-Dai, non puoi credere sul serio che lo abbia premeditato.- il tono del koopa si fece più implorante mentre si sforzava di convincerla della verità, ovvero che nell'averla raccolta tra le sue braccia per scendere dalla Clown Car di ritorno dal rapimento di routine, la sua mano si era inavvertitamente posata in eccessiva prossimità del fondoschiena della Principessa che non l'aveva presa affatto con leggerezza e dopo la sequela di reclami sdegnati era sopravvenuto un gelo punitivo pieno di giudizi.

-Peach.-

La fanciulla non mostrò alcun segno di cedimento.

-Peachy.-

-...-

-Peachy~...- il trattamento del silenzio era esattamente ciò che il koopa non sopportava, l'unica arma che lei aveva a disposizione per confonderlo più che con le parole e ristabilire le distanze. Di certo lui non voleva passare quel poco tempo che avevano a tenersi il broncio e, deciso più che mai a rompere una volta per tutte quella barriera intangibile, si inumidì la punta di un artiglio con la lingua e le toccò l'orecchio. Peach sobbalzò con uno squittio infossando il collo tra le spalle e scossa da brividi.

Immediatamente si girò coi capelli dritti e le dita piegate ad uncini. -BOWSER!! Perché devi sempre essere così immaturo?! E disgustoso!! Possibile che tu non riesca a comportarti in maniera decente nemmeno per un minuto?!?- il koopa reagì sorridendo soddisfatto allo scoppio d'ira della fanciulla preferendo mille volte quei dolci ruggiti alla totale mancanza della sua voce. Inoltre era brillantemente riuscito nel suo intento di farla parlare di nuovo.

-Questo l'ho fatto apposta e sono disposto a prendermici una sfuriata.- disse alzando l'indice colpevole. -Ma quello che è successo prima è stato un incidente e non ricapiterà più, promesso. Quanto a questo, chissà...-

-Sei proprio un bambinone.- la fanciulla si struffò l'orecchio col polso.

Il koopa alzò le spalle immune a tale commento. Peach era così divertente da stuzzicare, peccato che lei non amasse stare al gioco. -È un trucco utile per spronare i miei ragazzi la mattina.-

-Non li invidio.-

-Suvvia, è solo uno scherzo. Ma dovresti vedere come sgambettano appena intuiscono l'andazzo.- ridacchiò tra sé rivivendo la solita nostalgia dei suoi cuccioli in collegio. Senza che se ne fosse reso conto erano diventati già abbastanza grandi sotto il suo naso da cominciare a rifiutarsi di passare il tempo con lui come invece solevano fare prima che fossero nell'età giusta per andare a scuola ed avviarsi nel lungo cammino della maturazione. Junior, Larry e a volte Morton erano ancora quelli che lo cercassero come compagno di giochi mentre gli altri erano impegnati ad affermare la rispettiva personalità ed indipendenza, disdegnando le coccole e i vecchi svaghi col loro papà. Bowser era orgoglioso dei suoi pargoli, ma a volte avrebbe desiderato rimandare indietro le lancette dell'orologio finché non avesse avuto di nuovo i suoi bambini corrergli incontro adoranti e reclamare con affettuosa prepotenza ogni briciolo della sua attenzione...

-Mi sorprende che fino ad oggi non abbiano tentato una rappresaglia.- non le riusciva difficile immaginare quali reazioni a catena sarebbero state innescate dalle burle del padre istigatore, considerata la genetica propensione alla vendetta che non aveva saltato una sola generazione nella famigliola.

-Ohh, ma ti sbagli Peachy. Hanno provato a mettermi nel sacco tante e tante volte.-

-E non hanno ancora avuto fortuna?-

-Col sottoscritto? Bwa ah ah ah ah! Hanno ancora cumuli di polvere da mangiare prima di arrivare a sfiorare il mio livello.- per quanto i bowserotti si fossero scervellati nell'ideare lo scherzo perfetto con cui superare finalmente il loro genitore e maestro, anche unendo le forze, non erano ancora usciti vincitori dalla guerra che aveva modo di riprendere ad ogni rientro a casa.

-Parlando di mangiare.- decisa a reclamare una piccolo rivincita e distogliere il drago dalle sue vanaglorie, Peach spostò l'argomento su un tasto più sensibile. -Non ti sembra di aver messo su qualche chiletto?- aveva già notato dagli ultimi rapimenti che il koopa si fosse fatto mano a mano più pasciuto.

Come previsto Bowser cadde come un'ancora dalle nuvole e le rivolse subito un'espressione piccata. -No. Sono in forma come sempre e anche di più.- non sarebbe suonato convincente nemmeno a se stesso ma avrebbe fatto carte false pur di non ammetterlo.

-Ti sei sbafato di nascosto tre merendine al viaggio di ritorno, ti ho sentito.- insistette la Principessa divertita al pensiero che se al posto delle squame avesse avuto le piume, avrebbero finito per arruffarsi tutte per la stizza di averglielo fatto presente.

-Avevo un languorino ed erano quasi due ore che aspettavo prima di scendere a prenderti.- si difese il Re incrociando le braccia e voltando di lato il grosso muso.

-Di questo passo, caro Signor Koopa, rischierai di diventare tondo come un melone.- Peach puntualizzò quella considerazione pungolando con l'indice l'ampio addome del drago. Sorrise quando il polpastrello affondò nella liscia pelle squamosa a dimostrare che sotto non vi fossero solo muscoli.

-Tieni le mani a posto, Principessa.- Bowser si coprì la pancia con ostentato pudore esibendosi in una vaga imitazione della fanciulla poco prima. -E non sono ingrassato. È il guscio che fa quest'effetto.-

-Quegli snack non sono certo finiti nel guscio.-

-Ehi, io sono un panzer di furia demolitrice, un'autentica banca dati di piani malvagi e devo essere alimentato per continuare a funzionare al meglio. Non vado certo avanti a tè e tisane come fai tu.-

-Bowser, devi starci più attento col tuo peso. Lo dico per la tua salute.-

-Hai dei riguardi per me, Peachy?- il tono del drago si ammorbidì lievemente. -Comunque ti preoccupi a vuoto. Io sono il ritratto della salute, sano come un pesce e più robusto di un muro in cemento armato.- si batté un pugno possente sul torace e a causa della propagazione dell'urto anche l'addome reagì purtroppo in maniera decisamente meno ferma dei pettorali sviluppati. Il koopa abbassò gli occhi tradito non riuscendo a camuffare il suo imbarazzo e rivolgendo alla suddetta scomoda parte del suo corpo uno sguardo che avrebbe incenerito qualunque cosa, dimenticando che in tal caso avrebbe concluso solamente con l'autolesionarsi.

-Con quel colpo è deciso che da oggi tu sia ufficialmente a dieta, vero?- Peach lo squadrò con le mani ai fianchi, sforzandosi di restare seria.

Bowser alzò la testa di scatto rivolgendole una delle espressioni più solenni che le avesse mai visto sul muso. -Calma.- alzò le mani invitandola a non ricorrere immediatamente a misure così estreme. -Magari mi sono lasciato un po' andare in questi ultimi giorni e vedrò di darmi una regolata coi dolci...-

-Sicuro, quelli per un pezzo te li scordi.-

Il koopa irrigidì di nuovo i muscoli guardandola come se avesse appena ricevuto uno schiaffo. -Adesso fermiamoci un secondo e ragioniamo. Non...-

-Via dolci di qualsiasi tipo, cibo spazzatura e soprattutto snack. Quando i tuoi figli torneranno a casa dovranno trovare loro padre felice e in forma smagliante. Devi dare loro esempio su come prendersi cura di se stessi, Bowser. E non passare il tempo a rimpinzarti tra un impegno e l'altro.- la Principessa parlò come un generale al più lavativo dei soldatini della truppa ed il koopa la fissava in un misto di timore reverenziale ed incredulità.

-Io direi che una piccola riduzione degli spuntini basta e avanza.- intervenne il drago cercando di bloccare l'uragano che si stava per avventare sul suo amato sostentamento.

-No, non basta affatto. Andrò subito a dare istruzioni a cuochi sul nuovo menu light per questo mese e fornirò loro una lista dettagliata degli alimenti banditi dalle dispense.- la Principessa partì a passo spedito a mantenere la sua parola, lasciando dietro di sé un koopa allibito che riguadagnò terreno indeciso se fermarla tentando ancora di dissuaderla con la diplomazia o placcandola fisicamente come un giocatore di football.

-Banditi?! Mi sembra di essere finito contro la mia volontà in un campo di addestramento. O meglio, in un incubo. Peachy, stai reagendo in maniera esagerata...-

-E dirò loro anche di avvisare direttamente me ogniqualvolta vorrai costringerli, minacciarli o corromperli per non rispettare la dieta.- la Principessa si voltò sventolandogli l'indice accusatore sotto il naso senza interrompere il suo inesorabile incedere verso le cucine reali. La servitù e le guardie li osservavano curiosi passare per le stanze della grande fortezza, l'uno inseguire affannosamente l'altra seppur essendo il drago a sembrare quello spaventato tra i due.

-CHE?!- il Re non riusciva a credere alle proprie orecchie: era davvero scivolato in un incubo. Aveva assistito alla trasformazione della sua deliziosa Principessa in un despota privo di scrupoli con manie di onnipotenza...una descrizione fin troppo familiare e nel suo castello c'era posto per un solo tiranno.

-Seguendo le mie indicazioni, i tuoi figli ti troveranno un figurino appena saranno di ritorno.- cinguettò Peach implacabile.

Forse non poteva più fermarla nella sua autoimposta missione, ma per lo meno avrebbe fatto in modo di non scontarsi quel purgatorio da solo. -Bene. Già che ci sei, di' agli chef di cucinare leggero per due questa sera.- a quelle parole la Principessa inchiodò i tacchi sul posto.

-Cosa vai insinuando, Bowser?- la sua voce lo raggiunse con un velo di casualità, troppa casualità. Naturalmente non gli stava chiedendo di parlare chiaro, ma di cambiare completamente domanda prima che fosse troppo tardi.

-Sai, quando ti ho presa in braccio oggi, ho notato di non essere l'unico ad aver guadagnato qualche chiletto di recente.-

Peach si volse lentamente e lui le indirizzò il più candido dei sorrisi zannuti.


Nota d'autrice:

Della serie “se io affondo, tu vieni con me”.
Grazie di aver letto codesta piccola shot :]


Koopafreak

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Capitolo 20
*** For science! ***


t

Peach e Bowser non si erano visti da quasi un mese e, dopo il solito rapimento di routine, quella mattina l'esigente monarca della Terra Oscura era particolarmente appiccicoso per i gusti della fanciulla che si era affidata al suo sviluppatissimo senso dell'orientamento nella vasta dimora Koopa per evadere la sua persistente smania di attenzioni, dovuta alla sofferta mancanza della sua Principessa. Fortunatamente la sottoscritta possedeva ormai una familiarità eccellente con l'area del castello ed aveva scoperto alcuni dei trucchetti per tagliare i percorsi più lunghi grazie alle ore sottratte all'inerzia nella sua stanza e dedicate alle esplorazioni, per cui era sicura di essere riuscita a fargli momentaneamente perdere le sue tracce e poter quindi godersi un po' di meritata pace, fuori dalla portata dei suoi abbracci da orso. Non che Bowser non avesse rispetto del suo spazio vitale, semplicemente si trovava in una di quelle occasioni in cui non sapeva più resistere dopo tanto tempo lontani l'una dall'altro e diventava così insistente... Ovviamente nella Clown Car era stato impossibile schivarlo ed il viaggio era stato di conseguenza a dir poco soffocante, tanto che Peach aveva addirittura provato un vago senso di sollievo quando aveva scorto la sagoma lugubre del castello oltre le pendici vulcaniche.

Si fermò un momento davanti una finestra ad osservare il panorama magmatico e fare due calcoli su quanta strada all'incirca avesse accumulato tra loro e quanto tempo dunque avrebbe impiegato il koopa a recuperare. Si permise di allentare il passo.

« Mi fai schifo! »

Si arrestò impietrita dall'improvvisa ed ignota esplosione di aggressività. Dopo un attimo di smarrimento si guardò intorno cercandone la fonte ed altre espressioni di disprezzo si susseguirono rapidamente, spingendola ad avvicinarsi a una porta non troppo lontana da lei lungo il corridoio.

« Non sei niente, non conti, non fai neanche pena! Sei così repellente da farmi venire la nausea! Il solo vederti mi dà il voltastomaco. Che ti credi di essere? Speri di diventare qualcosa di meglio un giorno?! Dovrei fare un favore al mondo e cancellarti! Sei inutile, perché ti ostini a continuare?! Cessa di esistere! » Ci fu una breve pausa di riflessione... « Desisti! »

« Roy? » La Principessa bussò prima di entrare allarmata nella camera del bowserotto, preparandosi ad incontrare nemmeno lei sapeva quale improbabile scena e invece scorse il giovane koopa tranquillamente seduto sulla sua scrivania. Peach rimase sulla soglia accertandosi che nulla fosse fuori posto nel classico disordine che regnava nella stanza, cosparsa di cd musicali, poster e oggetti da palestra e che solo il padroncino vi fosse presente.

« Ciao, Mama Peach. Ti serve qualcosa? » le chiese alzando le lenti scure dei suoi occhiali, la ferocia precedente nel suo tono completamente svanita.

Peach guardò meglio ma non c'era proprio nessun altro. « A chi stavi urlando? »

Roy puntò un dito contro il vasetto al centro del tavolo con dentro un misero ciuffetto verde. La fanciulla non si sentì affatto più saggia di prima e continuò a fissarlo in silenzio.

« Per un progetto di scienze » specificò il bowserotto.

Peach batté gli occhi ancora più confusa.

« Sai di quella teoria che le piante crescono meglio se gli parli? Voglio provare il contrario » fu la risposta accompagnata da un ghigno tutto zanne. Il bowserotto riportò gli occhi carichi di sprezzo sul minuscolo frammento di flora e si esibì in un'altra ruggente dimostrazione del suo test scientifico, agitando il pugno stretto ad un paio di centimetri dalle foglie tremolanti per lo spostamento d'aria. « Se mi accorgo che hai preso un solo millimetro ti strappo quelle micragnose foglioline una ad una. Chiaro il concetto, brutto sputo di clorofilla?! »

Peach non riusciva a trovare le parole di fronte ad un episodio tanto singolare di bullismo botanico. Certo che soltanto un tipo come Roy avrebbe potuto concepire un'idea del genere e doveva averci anche preso gusto.

« Hai già registrato qualche risultato? » chiese mentre il bowserotto si beveva un bicchiere d'acqua, più per avvilire ulteriormente il soggetto dell'esperimento che per sete, e lo sbatté accanto al vasetto.

« Non ancora, ho appena cominciato » rispose sicuro di sé tracciando un segnetto con l'artiglio sulla sua agenda. « Vuoi provare? »

Peach rifiutò con molta cortesia, asserendo che da solo stava già eseguendo un lavoro degno di nota. Solo una cosa le premette domandargli prima di lasciarlo alla sua indagine empirica: « Quando avrai finito con la tua ricerca, che fine farà quella piantina? ».

« Me l'ha già chiesta Morton per la sua serra » disse sbrigativo scrocchiandosi il collo.

Appena le urla ripresero, la fanciulla chiuse la porta e solo allora si accorse dell'ombra aveva inghiottito la propria sul legno scuro. Era rimasta troppo a lungo distratta.

« Tana per Peachy! »


Nota d'autrice:

Perché una piccola dose di fluff al giorno toglie il medico di torno. Bowser you big tsundere, you!
Anche Roy può agire in nome della scienza a modo suo. Ma non penso che ci prenderà un bel voto a quel progetto...

Grazie di aver letto questa brevissima sperimentale shot :]


Koopafreak

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Capitolo 21
*** Semplici soluzioni [PM:PM] ***


o

Per quanto intensi, per quanto atroci, o spaventosi, o tristi, anche tutti gli incubi peggiori erano destinati a deteriorarsi nella memoria. Spesso le tracce del loro passaggio venivano automaticamente espunte al primo battito di ciglia nel ritorno alla consapevolezza del distacco dalla labile illusione subconscia dove si erano manifestati, altre volte l'inquietudine che avevano lasciato addietro poteva perdurare più a lungo dissipandosi mano a mano in una nebbia confusa di immagini evanescenti ed emozioni sfocate che avrebbero concluso per smarrire ordine e senso sino ad estinguersi. Il tempo dunque era la chiave per liberarsi dell'impressione negativa subita e poter infine dimenticare. Eppure, nonostante fosse passato più di un anno, nonostante gli sforzi e le speranze dedicati nel superarli, Peach riviveva ancora fin troppo vividi quelli che erano ben più che meri incubi ereditati dalla Regina delle Tenebre dal giorno in cui la morsa del demone millenario le aveva strangolato l'anima per reclamare un corpo tangibile con cui concretizzare le sue aspirazioni di devastazione.

Nel breve periodo, interminabile per la fanciulla, durante il quale non era stata padrona di se stessa ed era un mostro invece a comandare i suoi passi, non solo era stata costretta a condividere anche la propria coscienza, costantemente vigile e incapace di affiorare, ma quella della Regina si era addirittura fusa con la sua mostrandole nei singoli dettagli quali progetti avrebbe poi testimoniato dal vivo non appena ogni ostacolo sulla strada fosse stato gioiosamente smembrato, a partire da coloro che amava per godere del suo dolore come celebrazione dell'inizio della fine. Le cicatrici di quella possessione erano scavate talmente nel profondo sotto la sua pelle che obliterare ciò che aveva sperimentato come se lo avesse davvero vissuto era stato praticamente impossibile, perché quello in cui si era ritrovata a vagare ancora nei confini della sua mente non era stata solo un'astratta utopia, ma un autentico inferno in attesa di strisciare nella realtà ed inghiottire fino ai restanti deboli sprazzi di luce.

La Regina le aveva esposto con perverso e sadico compiacimento una vorticosa sequenza di visioni seguendo un cupo crescendo di come ogni forma di vita, dalla più maestosa alla più insignificante ed innocente, avrebbe riportato pari gioia nella propria completa e meticolosa estirpazione dalla faccia dell'universo e culminando col desolante spettacolo di una Terra ormai morta su cui Peach sarebbe rimasta l'unica superstite. Solo allora, dopo averle fatto assistere impotente alla totale rovina intorno a lei, la Regina si sarebbe sbarazzata dell'ultimo agonizzante barlume di coscienza della fanciulla per muoversi altrove nell'involucro di carne ormai suo soltanto a continuare l'opera, sazia del suo orrore e della sua disperazione che l'avevano sollazzata fino al sommo annientamento del primo mondo.

Peach aveva tenuto tutto questo per sé e nessuno ne era consapevole perché non c'erano abbastanza parole per aiutare a comprenderne il peso se non averlo provato sulla propria pelle. Era un fardello che avrebbe dovuto sopportare da sola e da sola avrebbe dovuto farvi i conti per il resto della vita. Quando le sue barriere si abbassavano e la parte dormiente della sua mente prendeva il sopravvento, il trauma delle visioni che la Regina aveva tanto amato e che le aveva donato per tormentarla in una subdola vendetta tornava per ripetersi con la stessa originaria veemenza. All'inizio gli incubi erano stati ricorrenti perseguitandola per mesi, ma col tempo e coi bei ricordi a sostenerla si erano fatti sempre più sporadici fino a permetterle di riprendersi dai disturbi del sonno e risanare la sua deturpata armonia. Eppure, nulla era ancora riuscito a lenire l'impatto delle immagini marchiate a fuoco nella sua memoria.

Quella al castello di Bowser fu una delle notti in cui le tenebre l'aggredirono nuovamente nei sogni e Peach non aveva avuto modo di sfuggirvi, trovandosi ancora una volta sperduta nel panorama di roghi e polvere agognato dalla crudele, defunta Regina le cui stridenti risa le attraversavano il corpo come scosse schernendola della sua afflizione e promettendole una morte meno dolorosa, ma che le avrebbe fatto desiderare. Si svegliò con un macigno sul torace, temendo di soffocare mentre le lacrime scorrevano liberamente inzuppandole i capelli ed il guanciale. Alzò di scatto la schiena per riprendere fiato e cingersi la testa mentre il silenzio assordante di quel funereo spettacolo continuava a rimbombarle nei timpani, coprendole i singhiozzi ed i gemiti che le sfuggivano senza nemmeno rendersene conto. Allungando disperatamente una mano per accendere la luce e cercare scampo dalla sua maledizione, urtò per sbaglio la campanella di ottone per chiamare la servitù e la mandò in terra tra sonori tintinnii sgraziati rimbalzando accanto al suo letto.

Il rumore dell'oggetto la fece sobbalzare spaventata e d'istinto ritrasse il braccio come se avesse sfiorato un serpente, ancora disorientata dal violento risveglio. Portandosi le ginocchia al petto si cullò dolcemente tentando di calmarsi e staccarsi dai ricordi della sua aguzzina, affondando il viso umido tra le braccia e la stoffa morbida delle coperte. Non seppe per quanto tempo restò così nell'ingannevole quiete notturna del castello in cui un attimo poteva spacciarsi per un'eternità, ma fu il rumore di un'andatura pesante approssimarsi affrettata a riscuoterla una volta per tutte. Domando gli ultimi intermittenti singhiozzi bloccati in gola si girò di scatto su un fianco e rimase immobile, rifiutandosi di dare mostra di sé in tali condizioni e dover poi rispondere agli interrogativi che inevitabilmente sarebbero sorti. L'ultima cosa che desiderava al momento era parlarne quando invece non chiedeva altro che essere lasciata in pace e poter dormire senza aver paura di chiudere gli occhi. L'uscio si aprì discretamente con un debole cigolio e la luce delle torce proiettò sulla parete la sagoma spinosa del Re che, destato allarmato dallo scampanio insolito nel cuore della notte, si era preso la libertà di fare uno strappo all'etichetta e controllare direttamente che lei fosse al sicuro, cioè che nessun idraulico fosse spuntato in largo anticipo per un salvataggio indesiderato. Peach pregò di sentire al più presto i suoi passi che tornavano da dove erano venuti, ma il koopa continuava ad indugiare sulla soglia avendo captato qualcosa.

« Stai bene? » le chiese infatti per nulla scoraggiato dal suo silenzio refrattario.

« Ho fatto cadere quell'inutile campana. Tutto qui. » L'affanno del pianto trapelò dalla sua voce ed il drago drizzò le orecchie.

« Già che sei sveglia, stavo per fare un salto in cucina. Ti va di accompagnarmi? » la tentò sperando di risollevarla di morale.

La prima reazione di Peach sarebbe stata rifiutare, tuttavia il pensiero di una tazza calda di tè per distrarsi ed aiutarla a riordinare i pensieri le fece cambiare idea. Scivolò nelle sue pantofole e mascherò il gesto di pulirsi dalle tracce delle lacrime stropicciandosi gli occhi. Quando gli passò accanto, Bowser ne colse comunque l'odore sui capelli e notò l'espressione provata arrovellandosi su quali possibili ragioni avessero potuto esserci dietro quel profondo turbamento.

Dopo essere sgattaiolati nelle cucine il koopa mise il bollitore sul fuoco per dedicarsi alla ricerca dei suoi cereali nelle credenze gremite di cianfrusaglie ed emise un grugnito contrariato quando un colino gli piombò sul muso. La Principessa lo osservò seduta a uno dei tavoli dei cuochi tirare fuori la sua ciotola da colazione grande come un'insalatiera e riempirla oltre il bordo prima di tornare con la tazza di tè già pronta come piaceva a lei. Intuì che, a giudicare dalla confidenza che il koopa dimostrasse con l'ambiente circostante, le scappatelle notturne in cucina non fossero una novità per lui come invece lo erano per lei che ricordava di non aver avuto uno spuntino di mezzanotte da anni. Appena Bowser si sedette di fronte alla sua abbondante razione, le labbra di Peach si arricciarono in un sorriso delicato.

« Che c'è? » le domandò prendendo nota incoraggiato che sembrasse già stare un po' meglio. Eppure continuava ad ignorare cosa avesse potuto farla star male a tal punto, perché era certo di non averla mai vista piangere prima di allora. Nemmeno nelle circostanze più disperate che avevano superato Peach si era lasciata sfuggire una sola lacrima e sul viso pallido che l'attento Re aveva imparato a leggere come un libro aperto non c'erano le tracce di un misero piagnucolio da film struggente, ma qualcosa di veramente più grave.

« Cereali a forma di alfabeto, alla tua età? » La fanciulla nascose la sua espressione divertita dietro la tazzina, ma gli occhi ancora lucidi brillavano vivaci scorgendolo mettersi in bocca una cucchiaiata e masticare con ostentato gusto. Pescando con un artiglio alcune lettere in cima al cumulo, le dispose sul tavolo scandendo un'unica parola .

« Bacchettona » lesse la Principessa afferrando l'ultima vocale tra le dita e mangiandosela. « Quando ero piccola ci giocavo sempre di nascosto mentre facevo colazione. Ne mettevo da parte una manciata e componevo la parola più lunga che mi veniva in mente. »

« E perché dovevi farlo di nascosto? I tuoi toad si sconvolgevano se la loro principessina perfettina si prendeva un secondo di pausa dal bon ton?- Bowser spostò il boccone in una guancia alzando cinico un sopracciglio.

« Una principessa non si permette certi atteggiamenti » Peach recitò meccanicamente quella frase che si era sentita ripetere innumerevoli volte da quando aveva memoria come un mantra.

Il koopa batté gli occhi e sbuffò. « Ti hanno fatto il lavaggio del cervello, te lo dico io. » Prese un pugno di cereali dalla sua ciotola e li rovesciò al centro del tavolo, facendone impassibilmente cadere qualcuno a terra sotto lo sguardo confuso della fanciulla. « Facciamo una scommessa: vediamo chi compone la parola con più lettere da questo mucchio. Se vinco io, mi dici il motivo per cui stavi piangendo prima_sì, ce l'hai scritto in faccia, non negarlo. Se invece vinci tu, farò finta di non essermene mai accorto e non te lo chiederò più. »

« E se invece non mi andasse di parlarne affatto? » Vide il suo bellissimo sorriso sparire sotto il solito broncio ostinato. Sapeva che avrebbe dovuto conquistarsele le sue risposte, altrimenti glielo avrebbe chiesto senza obbligo.

« Vorrà dire che resteremo entrambi piantati su queste sedie, ad ingozzarci di cereali e tracannare litri di tè, finché non spunterà il tuo idraulico, Principessa. Vuoi davvero che Mario si spezzi la schiena per dover arrivare sin qui e trovarti poi in camicia da notte e pantofole? » ghignò suonando comunque terribilmente serio. Sapeva anche quali corde tirare per smuoverla.

Dopo averlo scrutato storto per un momento, Peach si accinse malvolentieri a pescare le prime lettere dal mucchio. Bowser oscillò la coda soddisfatto ed allungò il collo per fare un sopralluogo delle possibili combinazioni e darsi anche lui da fare, considerando che la fanciulla avesse già cominciato ad allineare alcune consonanti. Scorse un sorrisetto beffardo fare capolino sotto la frangetta quando l'ultima L disponibile gli venne abilmente soffiata via con uno scatto del dito prima che fosse stato abbastanza veloce da trascinarla dalla sua parte.

« Implacabilmente » lesse infine non senza una nota di baldanza, soddisfatto del proprio risultato.

« Sesquipedalofobia » contrattaccò Peach svelando la sua schiera di lettere bene in fila.

« E che roba è? » il koopa la fissò allibito rabbrividendo al suono di quel termine arcano di cui nemmeno aveva sospettato l'esistenza e che gli era costato la sua vincita.

« La paura incontrollabile delle parole lunghe » spiegò la Principessa incrociando le braccia e sollevando appena un angolo delle labbra.

« Mai sentita prima. Chi mi dice che non te la sia inventata? »

« Non ci provare. » Gli occhi di Peach si assottigliarono. « E quella lì non è una L, ma una T rovesciata. Hai solo morso la parte in eccesso e questo si chiama barare. »

« È un paradosso. Potevano chiamarla in un altro modo. Lo dico per i fortunati a cui hanno diagnosticato una cosa simile, tanto per non raddoppiargli il trauma. »

« Quella che ho usato è solo un'abbreviazione. Il nome ufficiale è Hippopotomonstrosequipedaliofobia. »

« Mi immagino la gioia del paziente mentre il dottore gli comunica la notizia... » mugugnò raccogliendo i cereali per rimetterli nella tazza e dare loro la giusta fine. Si pentì di aver sfidato la fanciulla con le parole visto che lei era una sorta di intellettuale e avrebbe fatto meglio ad optare piuttosto per un match a braccio di ferro o qualcosa di simile, ma ormai la scommessa si era conclusa e non gli restava che rispettare le condizioni da lui stesso imposte.

« Perché ti interessa tanto saperlo? » fu la domanda inattesa. Riportò la sua attenzione sulla Principessa intenta ad osservare con apparente interesse le foglie di tè sul fondo della sua tazzina e sfuggendo al suo sguardo.

« Non sono bravo a fare i discorsetti di conforto. Così speravo di capire cos'è che ti fa soffrire e fare quello che so fare meglio: eliminarlo » rispose prima di mandar giù un altro boccone, studiandola sfiorare il contorno del bordo in ceramica col polpastrello. Le iridi limpide si alzarono su di lui e tremarono per un secondo mentre un'inquietudine si agitava dietro di esse.

« Alcune cose sono solo nella testa e non si possono eliminare, per quanto provandoci » gli confidò Peach. I suoi occhi si rabbuiarono come se fosse diventata stanca all'improvviso e chinò il capo sulla tazza vuota nelle sue mani. « E continuano a ritornare quando non puoi difenderti. » Sentì l'ultima promessa carica di veleno che la Regina le aveva sussurrato prima di dissolversi nella luce e scagionarla dalla sua prigionia, giurandole che mai sarebbe riuscita a liberarsi di lei, di ciò che le aveva lasciato per impedirle di dimenticare. In qualsiasi notte le spire crudeli si sarebbero insinuate nei suoi sogni per ghermirla un'altra volta, costringendola a rivivere la tremenda esperienza con la stessa nitidezza ed il dolore della prima. Non c'erano rimedi, eccetto che il tempo e l'abitudine.

Bowser si limitò a guardarla imperscrutabibile per un momento senza replicare, le versò altro tè ed entrambi finirono il loro spuntino in silenzio prima che la riaccompagnasse alla sua stanza e le augurasse la buona notte, come faceva sempre.

« Spero che questa volta sia buona » commentò tra sé la fanciulla distendendosi con la luce sul comodino accesa. Riaddormentarsi non fu semplice e veniva ancora colta dai brividi di tanto in tanto se si soffermava a fissare le ombre distorte dalla luce sulla parete, ma alla fine la stanchezza ed il tè caldo ad intiepidirle le membra la vinsero e si assopì stringendo l'orlo delle lenzuola.

Fu diverse ore dopo, col vento mattutino entrando dalla finestra insieme ai raggi rassicuranti del sole, che riaprì gli occhi ed ebbe un tuffo al cuore. Bowser giaceva con la testa abbandonata sul bordo del letto di fronte a lei, braccia piegate sul materasso infossato dalla sua mole e posteriore sul freddo pavimento, riscaldando le coperte col proprio respiro ed occupandole quasi tutta la visuale. Peach stentò a credere in principio all'iniziativa del drago e, se le circostanze fossero state differenti, la prima reazione a tale indiscreta invasione sarebbe stata una sonora cuscinata sul muso, ma sorprendentemente il desiderio di colpire morì così come era affiorato osservando i lineamenti contratti a causa della scomoda posizione che non l'aveva però dissuaso dal proseguire irremovibilmente con la sua veglia fino a crollare esattamente lì dov'era. La premura nei suoi riguardi aveva spinto il koopa ad entrare di nascosto nella sua stanza, mentre lei stava dormendo, ed un polso sottile era involontariamente scivolato via tra muscoli sciolti della mano artigliata restando semplicemente a sfiorarsi con la punta delle dita sul tessuto soffice. Nella stanza regnava il suono del respiro pesante del Re, tuttavia non era sgradevole ma in qualche modo confortante, come quello delle onde sulla battigia: lento, cadenzato e forte.

Peach non lo svegliò e rimase distesa a riflettere sulla sua situazione e cosa avrebbe dovuto pensare per trovare la maniera di odiare il suo rapitore cronico in quel momento quando invece le riusciva così difficile, anzi impossibile. Ogni tanto gli grattava il naso morbido e liscio per osservare le rughette che si formavano mentre il drago lo arricciava di riflesso, scoprendo poco di più le zanne acuminate per poi ripiombare nella sua vigile immobilità. Un soffio di corrente improvviso scosse le tende rompendo la quiete della stanza e Bowser cominciò a muoversi gorgogliando irritato, così Peach preferì ricorrere ancora alla tattica del fingersi addormentata per evitare l'imbarazzo. Sentì il materasso alzarsi con un cupo lamento quando il drago sollevò la testa e si soffermò a guardarla, combattendo col calore che minacciava di salirle sul viso, poi i passi pesanti avvicinarsi alla finestra per richiuderla ed infine il cigolio della maniglia che si abbassava. La porta non si chiuse subito ed altri secondi di denso silenzio restarono sospesi sopra il suo volto. Quando finalmente il koopa se ne andò, Peach tirò un sospiro di sollievo e lasciò che il sangue affluisse liberamente nelle guance incandescenti.

Mario si presentò al castello poco dopo a salvarla e Peach non ebbe modo di rivederlo quel giorno. La mattina seguente nella sua dimora, la Principessa ricevette un pacco inaspettato che Koopostino le consegnò con una certa fretta librando sopra la terrazza della sua camera. Al posto del mittente vi era il timbro del sigillo reale della Terra Oscura. Si riscoprì studiare tra le mani un peluche della taglia di uno sfavillotto: una perfetta riproduzione in miniatura di Bowser in persona, ma decisamente più abbracciabile. Ispezionandolo per sicurezza Peach non poté fare a meno di sorridere notando che avevano prestato attenzione anche ai dettagli più minuti come i cuscinetti chiari sotto le piante dei piedi. Il pupazzo le restituiva lo sguardo coi bottoncini neri che aveva per occhi sopra il sorrisetto astuto cucito sul muso pienotto, mimando la precisa espressione che Bowser si dilettava a sfoggiare la maggior parte del tempo. Non c'erano biglietti o messaggi nella scatola, ma solo quel dono curioso che profumava di nuovo.

A breve distanza da quella notte le visioni della Regina delle Tenebre naturalmente tornarono ad angustiarla, tuttavia stringere il mini-koopa o anche solo guardarlo sorriderle l'aiutavano a ritrovare rifugio nella realtà ed uscire dagli echi oscuri che cercavano ancora di inghiottirla, rievocandole il consolante e bizzarro ricordo di un guscio spinoso al suo fianco a farle scudo da qualunque ombra affilata protendersi verso di lei. La servitù si accorse perplessa del piccolo abusivo fisso sul comodino della Principessa, ma nessuno si prese mai la briga di porre domande in proposito fintanto che la loro giovane sovrana si svegliava tutte le mattine così di buon umore.


Nota d'autrice:

Il mio pensiero ronzava da un pezzo intorno a questa one shot, ma non ero ancora riuscita a finirla sebbene l'avessi concepita tra le prime dieci nella raccolta. Avevo pianificato uno stile costante sull'angst, ma appena finito di rileggerla ho realizzato di aver di nuovo deragliato nel fluff. Oh well...

Grazie di aver letto la prima shot ispirata a Paper Mario. :]


Koopafreak

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Capitolo 22
*** Utile e dilettevole ***


o

« Ti prego, Bowser. » La Principessa sporse lievemente il labbro inferiore scorgendolo adorante.

« No. »

« Per favore? »

« No. »

« Sii buono » ritentò ancora giungendo le mani ed alzandosi sulle punte per portare i loro nasi quasi a sfiorarsi.

« No. » Respirò il suo profumo sforzandosi di restare impassibile.

« Andiamo. Per farmi piacere. »

« No. »

« Un'ultima volta? Ti prego, Bowsy... » Gli occhi di Peach non potevano diventare più grandi, luccicando di speranza e un pizzico di venerazione.

Ecco. Quando lo chiamava così, modulando in quel modo la voce e guardandolo con tanto desiderio, trapassava inesorabile ogni sua barriera e lui poteva anche smettere di recitare la parte del difficile solo per farsi pregare profusamente. « Va bene. »

Peach squittì saltellando con un sorriso di pura gioia stampato sul viso mentre il Re estraeva una Super Campanella dalle sue scorte personali segretamente conservate apposta per questo gioco che si stava ripetendo molto spesso di recente. Non che a lui dispiaceva.

Immediatamente il power-up sortì il suo effetto e la nuvoletta che lo aveva ricoperto per un secondo si diradò mostrando il suo nuovo aspetto. Peach non resistette oltre e si tuffò a braccia aperte sprofondando nel pelo morbido e cingendogli i fianchi fin dove poteva arrivare.

Bowser all'inizio rimase immobile lasciandola fare, godendosi le risa e le moine della fanciulla assolutamente deliziata, per poi ritrarsi un poco quando i polpastrelli cominciarono a setacciare allegramente dietro le orecchie che avevano preso il posto delle corna ricurve, sfiorando le vibrisse sulla punta del muso, arruffandogli i capelli molto più folti rispetto alla sua solita criniera e grattando sotto il mento per invitarlo a produrre quel suono che lei amava troppo ascoltare. Il koopa sollevò la testa lasciandosi placidamente cercare dalle mani avide di contatto e avvolse le possenti zampe anteriori attorno alla sua Principessa, badando a non ferirla con gli artigli affilati e facendola ridere di più mentre si beava nell'abbraccio soffice ed affondava il volto nel pelo candido del petto ora più confortevole di un cuscino.

Avvertì le dita birichine risalire lungo il ventre per giocherellare sotto il collare borchiato ed emise quello che prima sarebbe stato il suo tipico gorgoglio gutturale di apprezzamento, adesso invece sostituito dal ronfare rombante ed inequivocabile di fusa che gli facevano vibrare gola e torace come un motore dormiente. Chiuse lentamente gli occhi cremisi e le permise di coccolarlo senza vergogna, percependo le mani sottili scorrere sui muscoli cancellando con poche carezze la frustrazione ed il dolore provato nelle sconfitte sofferte in passato per averla lì vicino.

Con un sorriso sornione riaprì le palpebre di uno spiraglio per sbirciare l'espressione giuliva della fanciulla, per metà nascosta nella pelliccia bianca, e un guanto minuto scivolare sopra le striature del bicipite che lo riconducevano vagamente ad una grossa tigre. La coda longilinea e morbida come il resto si dispose intorno a loro per completare quella stretta affettuosa ed il sospiro appagato della Principessa sul collo parve scatenargli un nugolo di farfalle nello stomaco.

Non nutriva alcuna predilezione per quel potenziamento in particolare da usare in battaglia, le unghie erano utili per scalare e gli conferiva un'agilità decisamente maggiore, ma il vero vantaggio lo stava esplorando proprio in quel momento: Peach lo adorava.


Nota d'autrice:

Say aww to Meowser!
http://www.mariowiki.com/Meowser [spoiler]
Ho buttato giù qualche riga in onore della nuova forma miciosa che apparirà ne “Super Mario 3D World”. Appena l'ho vista mi sono sciolta e ho voluto celebrargli una piccola one shot.

Grrrrazie di averla letta :]


Koopafreak

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Capitolo 23
*** Bagno fuoriprogramma [MKW] ***


o

« Non è stato carino, Peachy » disse il Re issandosi dal fiume di lava e scrollandosi di dosso i resti di roccia fusa con la grazia di un cane bagnato prima di rimettersi in piedi. Anche la sua voce era mutata, acquisendo un'impronta più cavernosa come se le stesse parlando da sotto terra.

« Scusa. Non l'ho fatto apposta. » La fanciulla scese dal suo Bolide Retrò quando gli schizzi incandescenti cessarono di volare in giro.

In attesa del fatidico arrivo di Mario, il koopa le aveva proposto una sfida amichevole coi loro kart nel suo castello e la Principessa aveva accettato ben volentieri, sotto sotto ansiosa di riscattarsi dalla sua ultima sconfitta del rapimento precedente. Purtroppo a metà del percorso Bowser era riuscito ad assicurarsi un discreto stacco, conoscendo ogni angolo della pista su cui tra l'altro ci regnava sovrano, girando il muso di tanto in tanto per punzecchiarla come solo lui era capace per farla innervosire fino a lasciare i segni delle dita sul volante. Giunti al ponte stretto che li separava da una ripida salita a chiocciola, il mini-turbo si era attivato e la macchinina graziosa ma battagliera della Principessa si era lanciata in avanti con una spinta tanto poderosa che, urtando il mezzo assai più pesante di Bowser, riuscì comunque a farlo sbalzare di lato con sorprendente violenza da mandarlo fuori strada, ossia nella lava. Okay che Peach aveva avuto tutta l'intenzione di assestargli una batosta per insegnargli un atteggiamento più sportivo, ma quello era stato un vero attacco non previsto e nemmeno lei aveva fatto una bella figura...

Osservò il drago battere sul lato del cranio per espellere qualche goccia di magma fastidiosa dal foro dell'orecchio, scuotendo poi la testa e sbatacchiando il codino focoso che era tutto ciò che restava della sua chioma fluente.

« Ti ha fatto male? » Peach si sentì in dovere di chiedere.

« Naah. Ci sono abituato » la mise tranquilla Skelobowser con un gesto della mano scarnificata. « Tra poco passerà l'effetto e tornerò come nuovo. »

« Come fai a ridurti così? » Si mosse ulteriormente verso di lui per studiare meglio la forma più lugubre che sapeva assumere dopo un bagno rovente.

« Merito della mia magia che rende il mio scheletro indistruttibile » rispose fiero colpendosi la cassa toracica con un pugno forzuto. « Quando finisco nella lava, cosa che capita piuttosto spesso come ben sai, mi permette di uscirne illeso ma in cambio consuma il mio corpo fino alle ossa. » E si mise a ridere per quella che Peach non seppe decidere se fosse stata una freddura o meno.

La Principessa esitò un secondo e tese un braccio curiosa in uno degli spazi vuoti tra le placche spesse del busto.

« Senti qualcosa? » domandò affascinata avvicinando le sopracciglia sottili.

Oltre ai boo che infestavano la zona, i tartossi erano le creature che aveva considerato da sempre le più singolari in assoluto e in questa forma il drago ne condivideva la stessa natura strabiliante che stravolgeva le leggi naturali. Sebbene fossero generalmente schivi e preferivano stare sulle loro, ne conosceva ormai diversi tra le truppe e la servitù ed aveva avuto l'occasione di instaurarvi rapporti amichevoli tra una permanenza e l'altra presso la fortezza reale, ma non aveva mai avuto il coraggio di fare un esperimento simile per timore di mettere in imbarazzo prima loro e poi se stessa. Con Bowser invece era diverso.

« Eheh, no » rispose allegro il koopa al gesto forse un po' indelicato, magari invadente visto che aveva la mano completamente dentro lo sterno.

Il ghigno naturale del teschio non forniva alcun suggerimento sull'espressione che avrebbe potuto mostrare al momento, ma lo sfavillio fioco delle sue orbite che si ravvivò come un fiammifero acceso lasciò intuire la Principessa che le stava sorridendo.

O almeno quello avrebbe fatto se avesse avuto ancora i muscoli del viso. Immaginò distintamente un angolo delle labbra arricciarsi mentre restava immobile studiandola a sua volta divertito.

« Però questo lo senti? » Fece scorrere la punta dell'indice lungo una delle costole.

Gli anfratti bui sul volto cadaverico sopra di lei si illuminarono nuovamente di giocosa ilarità accompagnata da una risatina rauca. Peach percepì le ossa vibrare al tatto, come se fosse uscita direttamente da esse in assenza delle corde vocali. Trascinata dalla bizzarra comicità della faccenda, portò la mano vicino alle fauci affilate e strofinò i polpastrelli sul punto speciale, sotto il lato della mandibola robusta, sapendo bene che lo mandava tutte le volte in solluchero e chiedendosi se l'effetto sarebbe stato comunque lo stesso senza squame e il resto. Toccare direttamente le ossa scoperte dava quasi i brividi, lisce come metallo ma calde di vita.

Le pupille luminose al centro delle cavità vuote si affievolirono fino ad estinguersi e Bowser inclinò la testa con un gorgoglio appagato, reagendo come sempre e poggiandole il muso aquilino sul palmo morbido. La coda appuntita nascosta dalla sagoma spigolosa del guscio si agitò leggermente e uno sbuffo d'aria le mosse i capelli, come se il drago avesse svuotato i polmoni che più non possedeva in un sospiro rilassato.

« È la cosa più strana che abbia mai visto » affermò Peach con un sorriso ritraendo la mano.

« Lo prendo come un complimento. » I pozzi di pece si rianimarono ricambiando l'espressione a modo loro. « Finiamo la nostra corsa? »

« Aspettavo te. » Peach salì di nuovo a bordo della sua vettura vecchio stile, somigliante più a una slitta finemente dipinta che una macchina da corsa e per questo capace di trarre chiunque in inganno sulla sua vera potenza sull'asfalto: una delle qualità per cui la preferiva.

Accese il motore e si girò adocchiando Bowser dirigersi tranquillo verso la sua Fiamma Volante che aveva ributtato sul ponte prima di tirarsi fuori dalla lava, preservata illesa e scintillante grazie al sortilegio di impermeabilità obbligatorio per tutti i kart. Saltò agilmente a bordo e, non appena le grinfie scheletriche si avvinghiarono al volante, il colore della carrozzeria iniziò a mutare per adeguarsi istantaneamente allo stile del gigantesco koopa tutt'ossa come un destriero obbediente: l'eccentrico verde smeraldino sparì divorato dal grigio smorto che assorbiva la luce del magma intorno senza più restituirla allo sguardo e caratteristico del nuovo guidatore; gli eleganti motivi a fiamma dai toni solari parvero consumarsi pian piano nella ruggine fino a spegnersi simili a braci morenti e persino l'effige sugli sportelli si annullò alla maniera di un foglio di carta bruciato, lasciando il posto al simbolo dai colori complementari come se fosse sempre rimasto sotto in agguato.

I sei tubi di scappamento ai lati del veicolo vomitarono lingue di fuoco bluastre uguali alle stesse del padrone che divampavano dal nulla al centro del torace per poi risalire la spina dorsale e filtrare tra le zanne perennemente esposte, fuoriuscendo insieme a un riso cupo mentre il motore sporgente dal cofano tornò in vita con un ruggito, pronto a rifarsi dell'ultimo fuoripista.

L'incidente della lava sarebbe stato decisamente meglio da evitare, ma Peach non era intimorita dal suo nuovo aspetto che avrebbe fatto tremare le gambe ai più spavaldi. Dietro quella facciata inquietante oltre nuovi standard c'era sempre il solito Bowser che stava già progettando quale premio estorcerle se fosse arrivato primo alla fine del percorso: un bacio, una passeggiata insieme, un picnic o tutte e tre le cose...

Ripresero la sfida da dove avevano interrotto e, quando venne superata senza sforzo una seconda volta, scorse una delle pupille del koopa spegnersi un secondo per rivolgerle un occhiolino furbetto prima di lasciare sulla strada la scia infuocata dei pneumatici a marcare la distanza che li separava.


Nota d'autrice:

Guardando Ghost Rider.
Meowser è l'ottava meraviglia del mondo dei Mario Bros, mentre Skelobowser è l'emblema del vero badass. Il mio preferito su "Mario Kart Wii" :]

Grazie di aver letto questa skeloshot!


Koopafreak

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Capitolo 24
*** Cose da proteggere ***


o

Nuovo giorno, stessa storia, pensò la Principessa, camminando per la fortezza reale della Terra Oscura.

Grazie a un certo drago guastafeste, quella mattina non era nemmeno riuscita a inaugurare il nuovo parco per i bambini accanto ad una scuola che aveva fatto ristrutturare tempo addietro, con giochi di ultima progettazione e artistiche fontane sincronizzate per allietare sia grandi che piccini, disegnate da lei stessa. Bowser aveva scelto di colpire proprio nell'istante preciso in cui Mastro Toad le aveva dato discretamente le spalle per prendere le forbici d'oro per il taglio del nastro e aprire finalmente il parco al pubblico trepidante, spuntando da non si sa dove e calandosi dall'alto con un braccio pronto ad agguantarla. Peach aveva capito cosa stava per succedere non appena aveva scorto un lampo di panico attraversare simultaneamente i volti degli astanti tra i suoi sudditi e, prima di poter abbassarsi o saltare via, si era già ritrovata coi piedi staccati da terra a concludere la fluida risalita in volo nella presa di un koopa più lieto fra il pubblico, il quale aveva decretato la sua vittoria con una sola sillaba: « Mia! ».

E se l'erano filata in barba a tutto e tutti, lui gongolante e lei nolente, sull'eccentrico mezzo di trasporto che pareva sogghignare con scherno alle urla sconvolte dei toad trasportate dal vento.

La cosa che la lasciava sempre interdetta era il comportamento di Bowser dopo, come se fossero stati vecchi amici che si erano incontrati per puro caso durante una bella scampagnata, senza un bel rapimento invece nel mezzo, cianciando del più e del meno ed esponendole affabile il ventaglio di opzioni a disposizione per passare la giornata insieme: una partitella amichevole per sciogliersi i muscoli, giacché aveva fatto rivestire il suo campo da tennis con una terra più lenta per lavorare sullo scambio da fondo; un film rilassante con la discreta scelta tra le ultime commedie appena debuttate nelle sale cinematografiche e di cui aveva preso le pellicole solo per lei; una gita in barca sui fiumi di magma ad ammirare i giochi acrobatici dei fiammetti e le lava piranha in fiore... E poi ci restava anche male quando lei non era in vena di collaborare.

Alla fine avevano giocato a tennis (si era aggiudicata cinque set su sei), cenato in barca insieme alla fragranza delle gemme sbocciate dai colori infuocati mentre i fiammetti si esibivano danzando intorno a loro, poi avevano guardato un film che aveva fatto piegare entrambi dalle risate e Bowser le aveva finalmente confessato di essere passato a prenderla per fare una sorpresa ai suoi cuccioli che sarebbero tornati a casa il giorno dopo. Peach si sentì tremendamente in torto per essersi addirittura divertita mentre, molto lontano, i toad sospiravano per la sua mancanza e Mario si stava dando da fare per riportarla a casa, ma starsene chiusa in camera sua non avrebbe cambiato la situazione in alcun modo e doveva dare atto che Bowser aveva sempre idee carine per coinvolgerla...

Tuttavia, la fanciulla era ben consapevole che comportarsi così non avrebbe sortito altro effetto che incoraggiare il Re col suo modo di fare sbagliato e la mattina seguente, dopo essere praticamente crollata al termine della serata di svago, aveva deciso di scambiarci due paroline nella speranza di mettere in chiaro la situazione e magari installare un negoziato già che c'erano. E sapeva anche che Bowser finiva fin troppo spesso per fare le orecchie da mercante su ciò che non lo interessava: un vizio che lei conosceva meglio di chiunque altro, con la sola e unica eccezione di Kamek o Kameka.

Comunque il primo ostacolo ora stava nello scovare il koopa che pareva essersi volatilizzato. Per cui eccola qui, a vagare per i lugubri passaggi del castello in cerca del drago che doveva aver trovato il momento meno adatto per far perdere le sue tracce.

« Bowser? » chiamò la Principessa ottenendo la sua eco in risposta. « Insomma, quando servi non ci sei e quando non è il caso sei già arrivato » borbottò continuando a camminare mentre la luce del cielo terso filtrava dalle finestre che davano sul cortile interno.

Fu proprio posando accidentalmente lo sguardo su una di queste che Peach si arrestò all'istante con la gamba tesa in avanti per il passo successivo.

Inquadrò Bowser procedere acquattato tra i cespugli del giardino di sotto, spostando la testa rasente gli steli d'erba come se stesse cercando qualcosa. Forse gli erano caduti degli spiccioli, ma l'ipotesi venne immediatamente scartata non appena il koopa si fermò girando di scatto il grosso muso quando qualche foglia alle sue spalle si mosse flebilmente. Le iridi di fuoco si fissarono nella direzione sospetta per un lungo momento, restando immobile coi muscoli visibilmente tesi come fosse stato pronto a balzare. Le rievocò l'immagine di un predatore a caccia.

Peach avvicinò il viso al vetro fino a sfiorarne il riflesso come in procinto di un bacio, osservando perplessa il drago assorto in una delle sue stranezze. Una di quelle che le erano nuove.

L'enigmatico Re parve aver localizzato il suo ancor più enigmatico obiettivo in un quel cespuglio preciso che aveva appena tremato per un attimo tradendo una presenza. Bowser scosse la coda puntuta con interesse e si avvicinò a passo felpato su tutte e quattro le zampe, una postura che non gli risultava scomoda considerata la sua natura nonostante non ne avesse mai dato prova così apertamente. Sembrava davvero che si stesse preparando a stanare qualcosa, o qualcuno.

La fanciulla abbandonò la discrezione e pigiò la punta del naso sul vetro freddo, schermandosi con le mani dalla luce del sole unendole a mo' di visiera mentre il drago incedeva con un sorriso sicuro affondando tutti gli artigli nella terra.

E quel qualcuno era nascosto esattamente dietro il cespuglio puntato dal koopa, ne era certa anche lei ma non si trovava nell'angolazione giusta per sbirciarvi meglio.

Il Re ridusse la sua distanza dal bersaglio con poche falcate e, lanciando un grido di battaglia che le suonò senza dubbio impostato, si avventò sopra lo sfortunato cespite che praticamente si disintegrò sotto la sua mole draconica spargendo dappertutto foglioline orfane. Il crestino azzurro di Larry fece capolino tra le zampe posteriori del padre ed il bowserotto sgusciò via con uno squittio mentre le risate vivaci di Junior, coperto alla vista della Principessa dalla sagoma mastodontica del koopa, confermarono che almeno una preda era finita tra le sue grinfie.

Ormai tutto era chiaro: Bowser stava giocando.

Morton saltò fuori da dietro un altro cespuglio poco lontano ed insieme a Larry unirono le forze per cercare in qualche modo di sopraffare l'assalitore. Di fatto un paio di bowserotti da soli potevano combinare ben poco per costituire un valido avversario contro un drago adulto e della stazza del genitore, il quale non sembrava nemmeno far caso a loro due mentre fingeva di “sbranare” il più piccolo emettendo dei ringhi scherzosi ogni volta che le manine di Junior gli premevano sul naso per allontanare il suo muso, ma ciò non impediva loro di provarci lo stesso.

Tuttavia non optarono per una strategia effettivamente vincente e cercarono di fargli perdere l'equilibrio spingendolo di lato, cosa che sarebbe stata loro possibile se come minimo fossero stati tutti e otto a compiere lo sforzo. Bowser ovviamente non si mosse di un millimetro e, non appena si fu stancato del bowserotto più giovane reso ormai inoffensivo, passò direttamente alla seconda vittima che si rivelò essere Morton agguantandolo per un piede e precludendogli ogni scappatoia nella sua morsa affettuosa. Sebbene le sorti del gioco fossero praticamente segnate a quel punto, l'ultimo fratellino invece pareva fermamente deciso a non concedere la vittoria fino all'ultimo sprazzo di resistenza ed i suoi futili tentativi per riuscire quantomeno a distrarre Bowser e liberare così l'altro facevano sorridere con un pizzico di solidarietà per la sua tenacia, saltellando tra gli spini sul guscio del padre per non farsi acchiappare quando questi spostò infine la sua attenzione su di lui.

Peach si godeva quella piccola scenetta familiare dall'alto coprendosi la bocca con la punta delle dita. Tutti insieme formavano il gruppo più combinaguai e problematico (per gli altri) che le fosse mai capitato di incontrare, ma quando volevano sapevano veramente dare l'impressione di una normale famigliola che non si sarebbe mai e poi mai confermata come l'autrice di rapimenti, incursioni armate e prepotenze incomparabili. A volte la Principessa si fermava a chiedersi come sarebbero andate le cose se tutto fosse partito in maniera diversa tra loro, se Bowser avesse davvero conosciuto il significato della convivenza civile, se la sua sete di potere avesse trovato gli argini dell'assennatezza... Sarebbero potuti essere buoni vicini e lei non si sarebbe sentita colpevole di riscoprirsi ad apprezzare scene come quella e persino a riconoscere che si fossero conquistati una fetta della sua tenerezza con le loro stramberie e la loro bisognosa insistenza nel cercarla.

Prima o poi la fanciulla avrebbe dovuto fare una scelta e smettere di ostinarsi a restare in quel precario equilibrio sulla linea sottile che divideva le due facce del koopa. Avrebbe dovuto decidersi a quale essere coerente una volta per tutte e prendere una posizione definitiva verso quel drago troppo concentrato su se stesso e sulla sua visione del mondo soltanto. Eppure, ad ogni rapimento, ad ogni spiraglio di quella vita segreta che le passava davanti ed in cui l'avevano inclusa a braccia aperte, concepire il pensiero di distanziarsene era diventato mano a mano più amaro. Non sarebbe mai riuscita a tornare indietro e fingere che tutto fosse rimasto come prima, quando ancora non aveva imparato a conoscerli uno per uno. Non solo perché era consapevole che sarebbe stato doloroso per loro, ma anche perché lo sarebbe stato altrettanto per lei. Tuttavia nutriva la certezza che non potevano continuare quella bizzarra coesistenza con i soliti mezzi come invece Bowser era deciso a fare.

Giù in basso Lemmy e Iggy erano stati attratti dalle risate dei fratellini e anche loro si erano maldestramente buttati nella zuffa caricando il genitore ancora occupato col piccolo Larry che aveva già dichiarato la sua disfatta. Evidentemente non c'era uno schema d'attacco preciso e ognuno si dava all'improvvisazione, per quanto comico fosse il risultato. Ma l'unica cosa che contava era divertirsi a modo loro. Iggy cadde tra gli artigli di Bowser dopo nemmeno un minuto e Lemmy, giocherellone come sempre benché fosse il secondo più anziano, gli saltellava davanti come un grillo creando sue copie per invitarlo ad acciuffarlo. Probabilmente grazie alla conoscenza delle tecniche del figlio ed in parte all'olfatto nemmeno l'ultimo dei bowserotti sfidanti durò a lungo.

Il sorriso sulle labbra di Peach si ampliò quando gli altri cuccioli, una volta riprese le energie, si allearono balzando addosso al drago che lasciò andare la sua preda ancora fresca e rise con genuina allegria poggiandosi nuovamente su tutti e quattro gli arti per tenersi in equilibrio. Un suono forte e privo di qualsiasi teatralità, che non aveva nulla a che vedere con la sua solita risata malvagia o derisoria. Un riso che si permetteva di liberare solo quando non vi era nessuno da spaventare e che era destinato anche a lei senza toad o idraulici nei paraggi.

« Se solo la finissi di essere così ottuso, forse potresti anche accorgerti di quanto sarebbe tutto più facile specialmente per coloro a cui tieni » pensò con una punta di malinconia stringendosi un polso.

Gli occhietti di Junior la localizzarono da dietro il vetro ed il bowserotto la chiamò a gran voce dalla spalla del padre con una letizia che involontariamente le riscaldò il cuore. Le voci di Larry e Morton si levarono insieme a quella del minore a festeggiare il suo ritorno a “casa”, saltando giù dal pesante guscio spinoso per correrle incontro facendo a gara a chi l'avrebbe raggiunta per primo. Anche il più minuto con la cresta ed il codino si unì a loro guadagnando rapidamente terreno, mentre Iggy restò aggrappato al carapace del genitore che si rimise in piedi grattandosi dietro il collo in un gesto di leggero imbarazzo per essere stato pizzicato in uno dei suoi rari momenti di spensieratezza. Loro due l'avrebbero raggiunta con più calma, non prima di aver avvisato anche gli altri a bighellonare in giro per il castello.

« Potresti anche accorgerti di quanto tu già abbia e stia costantemente scommettendo. »

Larry fu il primo ad affondare il musetto nella stoffa della sua gonna, respirando il suo odore e lasciandosi accarezzare. Junior volle reclamare il posto d'onore in braccio e Morton aveva così tante cose da raccontarle che continuava ad impaperarsi provando a dirle tutto in una volta. Lemmy invece, che delle parole non faceva grande uso per abitudine, era stato abbastanza veloce da fermarsi a coglierle un fiore prima di salire le scale.

Non avrebbe mai trovato il coraggio di annullare quello strano legame che si era creato tra loro, ma presto o tardi delle decisioni avrebbero dovuto essere prese e l'eterna questione dei rapimenti risolta. Tuttavia Peach era certa su una cosa: non li avrebbe mai abbandonati.


Nota d'autrice:

Lascio a qualcun altro il compito di postare le solite smielatezze sanvalentiniane.
Ho tentato di dedicare una breve shot al curioso rapporto tra la Principessa e i bowserotti. Lei non è la loro madre e, almeno nella storia originale, non accetterà in futuro di ricoprire tale ruolo, ma nulla le impedisce di volergli bene dopo tutti questi anni che si conoscono. E trovo che in fondo, sotto una luce più personale, possa addirittura provare un istinto di protezione verso di loro che non sono altro che bambini riflettendoci.

Grazie di aver letto questa one shot introspettiva :]


Koopafreak

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Capitolo 25
*** Nuvole dispettose [MKW] ***


o

Tutto era filato liscio finché qualcuno dietro di lui non gli aveva appioppato una Nuvola Grigia con un colpo di paraurti: una delle trappole tra le più malefiche della gara, aggiunta apposta per aizzare i concorrenti gli uni contro gli altri e fomentare ulteriormente lo spirito di competizione fino a sfiorare il limite dell'aggressività. Di fatto vi era un solo modo per liberarsi dello spettro di una Nuvola Grigia ed era sbattere di proposito contro il primo sciagurato a tiro, scaricandogli dunque la patata bollente per diretto contatto e poi procedere per la propria strada senza dimenticarsi di deriderlo per la cortesia.

Bowser era stato il disgraziato di turno questa volta e purtroppo nessuno degli eventi successivi aveva giocato a suo favore. Gli altri ovviamente lo avevano emarginato in mezzo alla pista nemmeno fosse stato portatore di qualche orrendo morbo e la nuvoletta funesta proprio sopra la sua testa aveva già cominciato a fremere minacciosa col conto alla rovescia agli sgoccioli. Senza perdere altro tempo prezioso aveva sterzato bruscamente individuando Waluigi sogghignare a debita distanza sulla sua Motorazzo blu e gialla. Con tutta probabilità era proprio lui il responsabile e Bowser era stato più che deciso a restituirgli il favore, a costo di buttare entrambi fuori percorso. Il ceffo se lo era visto piombargli addosso come un bolide tutto spini ed aveva impennato la motocicletta scattando in avanti e svelando all'ultimo istante chi aveva tenuto nascosto dal suo campo visivo dietro la propria sagoma.

Gli occhi azzurri di Peach lo avevano individuato a loro volta, sgranati dallo stupore.

Bowser aveva urlato in allarme prima di sbandare violentemente nella direzione opposta ed evitare per un soffio di travolgerla. Allora la Nuvola Grigia aveva fatto il suo dovere e per qualche secondo era stato costretto a tenere le palpebre serrate mentre quel conosciuto pizzicore gli aveva ghermito ogni fibra del suo corpo riducendolo di parecchie taglie. Quando il suo kart aveva finalmente smesso di girare come una trottola e tutti, ma proprio tutti, lo avevano superato sballottandolo da una parte all'altra e facendogli letteralmente mangiare la propria polvere, aveva concluso da solo la gara superando la linea del traguardo dodicesimo su dodici partecipanti.

Era stato esattamente in quel momento che la conoscenza del suo problema si era estesa al resto del gruppo: l'effetto del maleficio restringente doveva essere svanito già da un pezzo, eppure lui era ancora rimasto della stazza di un nano da giardino.

Gli sghignazzi sgradevoli di Wario e Waluigi che avevano spiccato con eccellenza nella cacofonia dell'ilarità collettiva ancora gli risuonavano nelle orecchie.

« I tecnici hanno sospeso le batterie successive finché non troveranno una soluzione. » Peach gli si sedette accanto sull'erba unendo compostamente le gambe. La Principessa mossa dal senso di riconoscenza era stata la sola che aveva avuto l'ardire di non rispettare l'auto-esilio in cui il drago si era ritirato, lontano dalle zone relax solitamente frequentate dagli altri gareggianti, e probabilmente l'unica che lui avrebbe tollerato vicino in quelle umilianti circostanze.

Bowser non ruppe il proprio silenzio, non soltanto a causa del suo malcontento, e si limitò ad annuire storcendo le labbra. Una seconda reazione indesiderata della Nuvola Grigia consisteva nella percepibile alterazione della voce, comunemente nota come 'effetto Paperino'. Il drago era sempre andato fiero della sua risata gagliarda che faceva tremare i più impavidi come foglie al vento e dei suoi ruggiti potenti che non avevano nulla da invidiare ai boati dei terremoti. Ora tutto ciò che gli restava era una vocina ridicola che aveva fatto piegare in due dalle risa mezza concorrenza quando aveva aperto bocca per protestare energicamente davanti agli altri senza rifletterci troppo.

Peach aveva già tentato di tirarlo su di morale, ma il Re nella sua ostinata mutezza non aveva staccato gli occhi dal terreno nemmeno una volta da quando era stato apertamente irriso. Osservò l'espressione pensosa del koopa ed immaginò quali future, strazianti vendette stesse tramando nella sua mente per cancellare l'onta subita una volta ripristinata la sua stazza originaria.

« Dai, smettila con quel muso lungo. Non è da te. »

Uno sbuffo di fumo gli uscì dalle narici.

« Sono sicura che ci vorrà poco prima che sistemino tutto, non temere. »

Bowser chinò nuovamente il capo tanto per farla contenta. Il livello di ottimismo si mantenne raso terra.

« Questa situazione lo sta mettendo più a disagio di quanto credevo possibile persino per lui » pensò Peach consapevole che il drago fosse incredibilmente affezionato alla propria immagine e che era tutta un'altra cosa girare in tale stato al di fuori delle corse coi kart, sebbene fosse una scomodità temporanea. Tuttavia non era certo una ragione per isolarsi dal mondo. Se Bowser non avesse deciso all'ultimo di tenersi la Nuvola Grigia piuttosto che disfarsene quando ne aveva avuto l'occasione, adesso vi sarebbe stata lei al suo posto dopo un bel capitombolo e vederlo così mogio...

Gli propose nell'attesa di fare un break ad un bar vicino e dovette insistere un po' per ottenere infine un cenno di assenso. Non che il koopa avesse potuto tentare di rapirla o cosa. Non era nemmeno nelle condizioni di riuscire a sollevarla per portarsela via e sarebbe stato più plausibile il caso contrario invece, l'unico nella storia documentata del Regno dei Funghi in cui lei avrebbe avuto l'occasione di provare l'ebbrezza di occupare il ruolo solitamente destinato al Re della Terra Oscura. E probabilmente Bowser si sarebbe addirittura prestato al gioco se soltanto fosse stato di umore migliore.

Il suddetto monarca ci aveva ragionato su e aveva concluso che l'offerta della Principessa non andava sprecata. In fondo quante altre volte avrebbe potuto capitargli di ricevere un invito proprio da parte sua di sedersi insieme ad un tavolo solo loro due? Un buon stratega sapeva bene che ogni chance andava colta e Bowser non era da meno, anche se adesso le arrivava a malapena all'altezza del ginocchio.

Lasciarono le loro vetture parcheggiate poco distanti, lo Scooter Filante dai toni confetto accanto alla Piranha Turbo ormai grande come un modellino radiocomandato, e si incamminarono sulla stradina mattonata e fiancheggiata dalle aiuole che conduceva direttamente ad uno dei punti di ritrovo preferiti da Peach, al centro di un percorso verde nei pressi della Pista di Mario in cui si era svolta la prima parte della competizione.

La Principessa in tuta da motociclista riferì qualche pettegolezzo divertente degli ultimi mesi per strappargli una risata e recuperare un pizzico del suo buonumore ormai andato, attenta ad omettere termini sul genere di piccolo, basso, ridotto e diminutivi come ino o etto. Il drago non alzava gli occhi dal selciato forse a causa dell'eccessiva differenza d'altezza che lo metteva in imbarazzo e Peach sostenne lo sguardo fisso avanti mentre continuava la chiacchierata.

Bowser procedeva accanto, troppo distratto dal suo recente grattacapo per apprezzare i sinceri tentativi di rallegrarlo che gli scivolarono addosso uno dopo l'altro mentre era costretto ad impiegare più energie del solito per mantenere il passo.

Forse chiedergli di tornare a sorridere era troppo al momento, ma Peach non demordette e tentò con la mirabolante storiella di Mastro Toad e l'incidente con l'idromele durante una serata particolarmente vivace di qualche settimana prima. Era consapevole che l'anziano tutore non sarebbe stato certamente lieto che anche il koopa sapesse della sua accidentale caduta di stile, ma lo stava raccontando a fin di bene d'altronde e con questa chicca il successo era assicurato.

« ...abbiamo passato ore a setacciare ogni angolo del castello, il giardino, e persino lo scantinato e la lavanderia. Alla fine abbiamo scoperto che era rimasto tutto il tempo sul tetto a guardarci. » Scoppiò in una risata travolgente al ricordo e dovette fermarsi un momento per calmarsi, piegandosi leggermente in avanti con la coda di cavallo che le ricadde sul viso.

Si rese conto di essere stata la sola ad aver trovato la cosa esilarante considerato l'immutato silenzio intorno e, notando che non c'era ormai nessuno al suo fianco, realizzò in secondo luogo di aver parlato al vento. Si guardò alle spalle ed individuò il koopa arrancare sulla salita parecchi metri più dietro.

« Arrivo... dammi un minuto » la rassicurò alzando una mano mentre procedeva visibilmente annaspando. Ora un passo di Peach corrispondevano a circa sette per Bowser e la strada in pendenza aveva messo ulteriormente alla prova la resistenza del 'draghetto' che era stato troppo orgoglioso per interromperla e supplicarla di rallentare, perdendo costantemente terreno fino ad essersi staccato come l'ultimo vagoncino smarrito sui binari.

La fanciulla lo aspettò studiandosi gli stivaletti e il Re le fu segretamente grato di aver poi fatto finta di nulla fino a destinazione, occupando uno dei tavolini sotto un grande gazebo ottagonale con spire di edera rampicante intrecciate sulle travi. Peach vi era già stata in precedenza a condividere qualche minuto di relax con i compagni di gara, a differenza di Bowser che lo stava scoprendo in quel momento e che aveva sempre preferito restarsene per conto suo piuttosto che unirsi al gruppo nel tempo libero. Era un posticino appartato e di poche pretese ma ben studiato per creare un'atmosfera rilassante e intima, che sarebbe stato a dir poco perfetto per un tête-à-tête se solo lui non fosse stato nelle condizioni di far pena se non morir dal ridere... Persino sussurrarle un complimento avrebbe avuto un effetto devastante con quella vocina assurda, nemmeno avesse inalato una bombola intera di elio. Per questa volta doveva lasciar perdere le vecchie tecniche di approccio e gradire la sua compagnia in silenzio, ma avrebbe conservato nella memoria l'esistenza di quel luogo da sfruttare meglio in una prossima occasione.

Peach si accomodò sulla seggiolina in ferro battuto ed accavallò le gambe in una maniera che il koopa trovò inconsciamente seducente ora che sembravano lunghe come non mai, avvolte nel tessuto chiaro della tuta che le calzava come un guanto. Sorrise tra sé ripescando un po' della sua baldanza. Magari non avrebbe potuto esprimersi a parole, ma vi erano comunque altri modi meno diretti per dare prova del suo innegabile charme che, a differenza della sua statura, non si era sicuramente ridimensionato; casomai concentrato, se si voleva vederla da questa prospettiva.

Ora però si poneva un altro problema. Bowser avrebbe dovuto salire sul tavolo per mantenere il contatto visivo e consumare più comodamente, realizzando che sarebbe arrivato a malapena col mento sopra il bordo anche stando sulle punte. Senza concederle il tempo di chiedergli di se gli servisse aiuto, fletté le ginocchia per darsi la spinta giusta e saltò affondando gli artigli nel rivestimento del cuscino e tracciando dei tagli evidenti da cui spuntarono pezzi di imbottitura quando il suo stesso peso corporeo cominciò a trascinarlo verso il basso. Dopo una strenua lotta contro il volere della gravità si fermò un attimo per riprendere fiato ancora lì a penzolare, fumante di rabbia e digrignando le zanne per essersi tradito proprio di fronte alla sua damigella. Forse lo sforzo di prima lo aveva veramente fiaccato più del previsto.

Peach rimase ad osservarlo in disparte mentre tentava di issarsi sulla sedia barcollante, praticamente dilaniando il lato della fodera a cui si era agganciato. Come minimo avrebbero dovuto risarcire il proprietario.

« Permettimi. » Consapevole che non avrebbe giovato all'amor proprio del koopa, la fanciulla preferì intervenire prima che si ribaltasse insieme alla seggiola (che indubbiamente sarebbe stato peggio) e si alzò in suo soccorso sollevandolo per i fianchi ed appoggiandolo poi sulla superficie liscia del tavolo. Sebbene fosse stato rimpicciolito, Bowser non si poteva esattamente definire un carico leggero ma non era proprio il momento adatto per farglielo presente ed aggiungere anche questo a rincarare la dose.

Il toad adibito alla mansione di ordinazione che aveva assistito all'insolita scena dall'entrata del bar si fece vivo per esporre loro la scelta dei dessert disponibili, lanciando un'occhiata insicura al Re e parandosi dietro il suo taccuino su cui appuntò un milkshake alla fragola per la Principessa ed uno al cioccolato per il suo insolito convitato che non aveva aperto bocca e si era limitato ad indicare la foto sul menu.

« Piccolo, immagino...? » domandò il cameriere con troppa confidenza per i gusti del koopa che lo fulminò con lo sguardo al suono della parola proibita.

Il toad optò per la decisione più saggia e filò via irrigidito senza fiatare.

« Non era il caso di prenderla sul personale » lo ammonì Peach seppur con un sorrisetto a fior di labbra.

Bowser si rimirò gli artigli con fare innocente.

« E non importa se la tua voce è cambiata, non c'è nessun altro qui e potresti pure parlare tranquillamente. »

Il drago non parve comunque convinto ed incrociò le braccia arricciando il naso. C'erano loro due a sentirla e tanto gli bastava. La invitò con un cenno a prendere la parola, lasciandole campo libero su qualsiasi argomento. Lui non poteva fare diversamente che ascoltare per quel giorno.

Peach lo accontentò e riprese il filo dall'episodio di Mastro Toad, raccontandoglielo nuovamente da capo e questa volta il tiro andò a segno. Bowser quasi si cappottò sul guscio e non dovette nemmeno sforzarsi di non vocalizzare le sue sghignazzate, visto che erano così intense da restargli bloccate nel torace rischiando di farlo soffocare. Non sarebbe più riuscito a guardare il vecchio bacchettone con gli stessi occhi.

La fanciulla lo osservò compiaciuta poggiando la guancia sul dorso della mano mentre il koopa finiva di sganasciarsi dalle risate. Preferiva di gran lunga vederlo così.

Il cameriere servì loro le bevande fredde dal vassoio rivolgendo una sbirciata fugace al lunatico energumeno che un momento prima sembrava pronto a vaporizzarlo e quello dopo a malapena si reggeva in piedi da cotanta allegria, dileguandosi svelto come se i frullati fossero arrivati lì da soli davanti all'espressione divertita della Principessa.

Bowser riacquistò il suo autocontrollo asciugandosi una lacrima e si ritrovò faccia a faccia col suo gargantuesco milkshake alto quasi quanto lui. Ricordò di aver fatto un sogno vagamente simile tempo addietro.

« Scommetto che non ce la fai a finirlo » disse Peach portandosi alle labbra un cucchiaino di panna montata.

Il Re si voltò e le indirizzò un ghigno spavaldo alzando il pollice: sfida accettata.

Toccò alla fanciulla ridere fino allo spasmo quando si concluse col bicchiere pieno a metà e lui piegato su se stesso a stringersi il cranio tra le mani con le meningi congelate. Incredibile ma vero, quando il koopa non era dedito alle sue bieche macchinazioni sapeva essere addirittura comico.

Dopo aver ripreso fiato, Peach raccolse infine il coraggio di esprimere la propria riconoscenza del favore per cui lui stava scontando una pena più lunga del previsto. « Mi dispiace per quello che è successo. »

Bowser levò il capo ancora mezzo stordito e la fissò a sua volta recuperando rapidamente lucidità.

« Voglio che tu sappia che apprezzo ciò che hai fatto e che non ti avrei serbato rancore se avessi scelto altrimenti. »

Bowser era combattuto. Sapeva già che Peach non gliene avrebbe avuto a male se avesse semplicemente seguito la logica della gara, ma non era solo per quello che aveva deciso in quella critica frazione di secondo di tenersi la Nuvola. Aveva così tanto da dirle, troppo che teneva represso da sempre e che agognava dichiararle quando lei avesse finalmente accettato di ascoltarlo... ma non avrebbe mai avuto il fegato di farlo con quella stupida voce! Non voleva che lei ricordasse le sue parole con quella stupida, orrenda vocina a rovinare un momento storico tra loro due!

Maledicendo copiosamente nella sua testa la cattiva sorte che doveva avergli riservato una considerazione speciale quel giorno, annuì accettando la gratitudine della Principessa che gli rivolse un sorriso così dolce da fargli dimenticare tutto per un istante e rischiare di vuotare il sacco lì su quel tavolo.

Il rombo di un motore in avvicinamento catturò l'attenzione di entrambi e scorsero la Moto Stella di un inconfondibile turchese fare capolino da lontano.

Bowser corrugò le sopracciglia seccato. Ci mancava proprio una terza presenza indesiderata a negargli l'unica consolazione rimastagli che era la riservatezza.

La conducente li individuò seduti sotto il gazebo ed agitò una mano in un saluto che Peach ricambiò lieta, segno che sarebbero stati raggiunti visto che là non c'era nessun altro a cui aggregarsi. Dopo aver parcheggiato il motociclo su un angolo del vialetto dove non avrebbe intralciato il passaggio, la figura calò giù e si diresse verso di loro con un'espressione cordiale sui lineamenti pallidi. In realtà li aveva volutamente cercati e l'atto altruista del Re non le era sfuggito ancor prima che fosse sorto l'inconveniente della nuvola fallace. Lo sfavillotto le fluttuava intorno attratto dai riflessi della spilla preziosa sul fronte del completo e sprizzante di energia sotto i raggi del sole che il suo corpicino paffuto assorbiva traendone vigore.

La sola fiera esponente del gentil sesso a bordo dei veicoli di classe pesante, Rosalinda spiccava non soltanto per la sua avvenenza tra i gareggianti appartenenti a quella categoria per tradizione riservata ai meno raccomandabili nel giro. La sua stupefacente destrezza alla guida di bestioni metallici di grossa cilindrata che nessun'altra donzella avrebbe saputo domare anche sui percorsi più estremi le aveva permesso di mettere da subito in chiaro che il suo posto in mezzo alla schiera di bruti e colossi, dei quali aveva vinto l'imperituro rispetto dal primo giorno di competizione su ruote, non era stato un banale errore di assegnamento e di fatto lei vi si trovava perfettamente a suo agio. Questo inoltre aveva contribuito non poco ad accrescere quell'aura di soggezione che il resto dei concorrenti tacitamente palesava al suo cospetto.

E sebbene Peach e Daisy l'avessero accolta con entusiasmo ed era poi germogliata una vicendevole complicità anche al di fuori delle gare, nemmeno loro ne erano completamente immuni. Come gli altri avvertivano che qualcosa in Rosalinda andava oltre la soglia dell'umanità e nel suo sguardo si intravedeva l'ombra di un vissuto che cozzava con la bellezza nel fiore dell'età ritratta intorno e conservata immutata per secoli, come se il tempo l'avesse graziata dalla propria influenza in cambio della sua dedizione materna verso quelle fragili creature che sarebbero divenute nuovi tasselli dello spazio infinito.

Forse era stata anche lei principessa una volta, prima di lasciarsi alle spalle la sua vecchia esistenza per assolvere un compito più grande, ma non aveva mai mostrato intenzione di aprirvi una parentesi ed era felice di farsi chiamare solamente col suo nome. Non era chiaro se aveva deciso di tagliare i ponti col passato o semplicemente non voleva riviverlo per ragioni che senza dubbio racchiudevano un fondo di malinconia, ciononostante nessuno avrebbe osato chiedere e Rosalinda, anche dopo mesi dal suo arrivo nella combriccola, era rimasta un mistero ancora insondabile.

« È stato un gesto molto galante, il tuo » si rivolse a Bowser non appena gli fu davanti. Come quando si sentiva tra amici, la sua voce solitamente monotona si tingeva di emozioni e suonava più naturale mantenendo tuttavia una traccia di quel timbro profondo che dava la sensazione di sporgersi dentro un pozzo di acqua limpida senza vederne la fine.

Il Re la degnò di un grugnito diffidente volgendole il guscio.

Peach gli indirizzò uno sguardo severo per tanta scortesia e il koopa ignorò anche lei. « È di cattivo umore » le disse in tono di scusa.

Il drago emise uno sbuffo fumoso dalle narici incrociando le braccia ed attivando la modalità broncio.

« Lo sarei anch'io al suo posto. » Le labbra di Rosalinda si arricciarono in un sorriso comprensivo. Quell'atteggiamento non sviava troppo dalla reazione dei suoi bimbi dopo un bisticcio o quando facevano i capricci.

Il piccolo sfavillotto volteggiò curioso intorno al koopa ridimensionato e squittì intimidito ristabilendo le distanze non appena Bowser, stanco di essere ritenuto oggetto di studio, lo spaventò con uno spiro infuocato di avvertimento. La creaturina astrale cercò riparo dietro la sua madre adottiva, sbirciando dalla spalla l'essere scontroso vicino alla Principessa.

« Prego, siedi con noi » Peach tentò di riparare alla maleducazione del suo sequestratore incallito sperando di poter offrire qualcosa alla gentildonna che tuttavia non si scompose e declinò con un leggero inchino del capo facendo dondolare lievemente gli orecchini eleganti.

« Invero sono qui perché hanno appena comunicato che si tratta di un caso isolato. Hanno testato altri cubi oggetto e non hanno riscontrato nulla di anomalo, nemmeno con l'effetto della Nuvola Grigia. Pare che solo il cubo da cui hai attinto fosse difettoso » spiegò al diretto interessato.

« Il cubo da cui 'qualcun altro' ha attinto, ma so già chi. » Bowser aveva parecchio da esternare in quel momento, ma si sentì obbligato ancora una volta a tenere il becco chiuso.

« E quanto ancora dovrà abbozzare in questo stato prima che si decidano a farlo tornare normale? » fortunatamente Peach condivideva le medesime perplessità e la premura nelle sue parole non passò inosservata.

« Hanno detto che gli serve più tempo. »

« Cioè non sanno dove sbattere la testa » il koopa interpretò il messaggio.

« Sospenderanno la corsa? » chiese la Principessa temendo invece che avrebbero adottato un provvedimento diverso. La sua intuizione si rivelò corretta.

« Gli altri concorrenti stanno diventando impazienti. Se entro breve non avranno trovato il modo di risolvere la questione, Bowser verrà squalificato e la gara riprenderà senza di lui. Mi dispiace. »

« Ma non è giusto! » Un pugno non pacifista si abbatté sul tavolino facendo tremare bicchieri e occupante che sollevò il muso sbalordito verso il cipiglio alterato della Principessa.

« Non lo è » convenne Rosalinda osservando come colei che le piaceva considerare sua amica si stesse rapidamente scaldando in difesa del koopa. « Tuttavia vi ho cercati perché credo che forse abbiamo una soluzione a portata di mano e potremmo fare un tentativo almeno, se tu sei d'accordo. » L'occhio visibile sotto la lunga frangetta si posò sulla vittima della sventura.

I due ascoltatori drizzarono le orecchie.

« Se ricordate, la reazione della Nuvola Grigia può essere annullata in gara usufruendo del potenziamento del Mega Fungo, del Pallottolo Bill o della Stella. » E dalle loro espressioni folgorate concluse che non serviva aggiungere altro.

Una volta saldato il conto di due milkshake e una sedia ed approfittato poi di uno strappo sulla moto spaziosa e personalizzata per l'unico centauro donna abbastanza tosta da pilotarla, fecero ritorno alla Pista di Mario completamente deserta e Bowser cominciò a ripercorrerla ad oltranza per tentare la sorte ad ogni fila di cubi oggetto sul tracciato. Purtroppo l'assegnazione dei potenziamenti seguiva il criterio di una roulette russa e dovette fare il giro per ben quindici volte prima di incappare finalmente in quello giusto. Quando la sagoma del pallottolo bill si smaterializzò e le ruote del suo kart toccarono nuovamente il cemento del circuito, il koopa esultante del successo lanciò un ruggito di vittoria che rimbombò oltre le nuvole più basse e le piante piranha intorno alla strada si richiusero dietro le loro foglie dallo spavento.

Rosalinda vide con la coda dell'occhio Peach al suo fianco emettere un sospiro lieto che aveva trattenuto in sé un risolino. Eppure, nel momento in cui il drago si voltò verso di lei con un'espressione a dir poco festosa la Principessa distolse lo sguardo quasi vi avesse letto qualcosa di sbagliato e risalì sul suo scooter per allontanarsi e tornare al luogo di ritrovo, dopo averla ringraziata come si doveva per il suo consiglio ed averle chiesto gentilmente di farle compagnia.

Prima di seguirla lesse la delusione negli occhi cremisi del Re che la fissarono andar via con evidente desiderio, come se avesse voluto dirle qualcosa ma non gliene aveva dato il tempo. Un barlume di quella tristezza contagiò anche lei per empatia, non poté impedirlo: era la sua natura. Ed era anche per questo che aveva scelto la vita che ora conduceva. Ciò che la stupì, e poco era rimasto al mondo ad avere tale potere su di lei, fu avvertirla proprio da un tipo simile che avrebbe potuto cancellare galassie intere per estendere il suo regno oscuro se solo ne avesse avuto la possibilità. E tuttavia era stato capace di quel piccolo gesto di generosità verso qualcun altro che l'aveva spinta a proporre la sua idea.

Quando Bowser raggiunse gli altri in trepidante attesa nei pressi dell'Outlet Cocco per l'annuncio dai megafoni che li avrebbe invitati a prendere i propri posti sulla linea di inizio, qualcuno si voltò verso di lui e il resto lo ignorò come al solito. Nessuno sembrava euforico del suo rientro in gara e la cosa non lo sfiorava. Individuò Peach intrattenere una conversazione con Rosalinda che l'ascoltava annuendo interessata col suo inseparabile sfavillotto accoccolato in grembo, sedute su una delle panchine disponibili in mezzo alle fioriere rigogliose. Il koopa preferì non insistere.

Si accorse poi dei compari W intenti a parlottare per i fatti loro non troppo lontano. Waluigi si esibì in quella che senza dubbio era un'imitazione della sua voce distorta dall'effetto della Nuvola e il grassone parve gradire così tanto la parodia che per poco non si strozzò. Curiosamente, tutta l'ilarità della faccenda si dissipò in un soffio non appena il più alto lo vide per primo e il viso affilato sbiancò visibilmente in una maschera di paura.

Bowser gli rivolse un sorrisetto zannuto, lasciandogli presagire quanto ci sarebbe stato da divertirsi invece nella prossima corsa.


Nota d'autrice:

Ricordandomi delle mie lettrici e compagne fanwriter più care che la apprezzano particolarmente, ho voluto dedicare uno spazietto alla celeste Rosalinda. Ogni volta che penso a lei mi viene in mente 'Stars' dei Lacuna Coil.
Riguardo “Mario Kart Wii” su cui la storia si basa, chiunque ci abbia fatto almeno una partita sa che tali romanticismi siano solo un'utopia e che invece è guerra aperta con tutti nella bolgia della gara. In questo gioco la pietà è per i deboli :]

Grazie di aver letto la shot!


Koopafreak

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Capitolo 26
*** Il primo rapimento ***


t

~Dedicata a Bambolina Blackmetal 94

Peach sollevò la testa e batté le palpebre osservando quella buffa creatura al centro della stanza che doveva essersi introdotta dalla finestra della sua cameretta mentre lei stava dormendo. Lo strano essere bitorzoluto gracchiò una seconda volta mostrando gli sporadici dentini affilati.

« Mi hai sentito, Principessa? Sono Bowser il Terribile e sono qui per rapirti! » ribadì il concetto rialzando i braccini e flettendo gli artiglietti senza ottenere per la seconda volta la reazione sperata. E ci si era anche allenato per tutto il tragitto per azzeccare il tono di voce perfetto, invece quella poppante stava lì stesa sul suo lettino limitandosi ostinatamente a fissarlo; né un gridolino né un qualunque segno di paura o spavento a ricompensarlo per la sua entrata in scena impeccabilmente malvagia. Il dramma dell'attore incompreso.

Poi l'intuizione lo folgorò: quella marmocchia non aveva alcun timore di lui. O era incredibilmente coraggiosa oppure era incredibilmente stupida.

La bimba si stropicciò gli occhi ancora confusa per essere stata ridestata così bruscamente dal suo sonnellino pomeridiano e si rizzò a sedere sul pannolino per risistemarsi la sua coroncina sopra i boccoli morbidi.

« Hai fegato per non tremare di terrore di fronte al signore supremo dei malfattori, te lo concedo. » Un ego già così grande in un corpo così piccolo insomma.

Peach emise un pigolio disinteressato nella sua totale inconsapevolezza di lattante spalancando la bocca in uno sbadiglio liberatorio, poi cominciò a setacciare con le manine dietro il cuscino e tra le copertine con nuvolette e sfavillotti colorati. Dov'era finito il suo ciuccio?

« Adesso però tu devi venire via con me. Sei mia prigioniera! »

Ah, eccolo qui.

Il giovane koopa si arrampicò lesto sulle sbarre del lettino dando prova di un'agilità insospettabile sotto quell'aspetto goffo col carapace puntuto e rimase appollaiato sulla sponda, l'originaria spavalderia trattenuta da un filo di incertezza, prendendosi qualche secondo per ragionare su come cacciarla fuori di lì. Solo quando la vide meglio da vicino realizzò quanto sembrasse fragile con addosso solo un vestitino di tessuto sottile e pizzi inutili che non l'avrebbe protetta nemmeno dalle zanzare o dal vento: una scoperta quasi sconvolgente per lui che Madre Natura aveva già provveduto a rifornire di tutte le armi naturali necessarie appena uscito dall'uovo. Ignorava a quale specie appartenesse perché aveva visto che i toad avevano il cappello di un fungo in testa e questa qui, a dispetto delle sue previsioni, non era affatto una principessa-fungo ma restava comunque patetica e debole. D'altro canto era la prima che aveva incontrato in vita sua, ma se erano tutte così allora non c'era da sorprendersi che nelle storie che gli leggeva Kamek fosse così semplice rapirle.

Il lettino tremò bruscamente e Peach si girò curiosa trovandosi a pochi centimetri dal muso dello strano essere intento a studiarla circospetto con le folte sopracciglia che quasi nascondevano gli occhietti neri sotto un piglio indagatore. Benché quel buffo ciuffetto rosso sul capo non c'entrasse nulla, le squame, il guscio ed il nasone le ricordavano vagamente uno yoshi perché non sapeva proprio a quale altra creatura paragonarlo, ma ne aveva visti parecchi di quei dinosauretti simpatici e quest'altro non aveva la più pallida idea di cosa fosse. Se era anche lui uno yoshi, era certamente il più brutto che le si fosse mai presentato davanti.

Entrambi si scrutarono per un lungo momento con pari perplessità.

Una domestica del castello infilò la testa bulbosa oltre l'uscio per una controllatina di routine localizzando all'istante l'intruso in bilico sul bordo della culla, gli artigli del mostriciattolo così orrendamente vicini alla pelle delicata della piccina. La porta di spalancò con un grido d'allarme e la toad fece per entrare mitragliandolo di domande: Chi era? Che voleva? Come era entrato? Cosa credeva di fare? Perché dava tutte queste confidenze alla loro Principessa? Non era mica un delinquente?

Bowser le sputò una pallottola incendiaria sulla cuffietta della divisa e quella fuggì via urlando e lasciandosi alle spalle un serpentone di fumo per il corridoio.

Il koopa emise una risatina intrisa di perfidia e decise di darsi una mossa con questo sequestro considerato che aveva ormai perso l'effetto sorpresa a restarsene lì imbambolato. Prese l'orlo della copertina colorata, la gettò addosso alla bimba per afferrarla senza che le unghie facessero danni e saltellò compiaciuto sulla sua mini Clown Car fuori dalla finestra col bottino tra le zampe. Quando il clamore si sparse per le stanze della reggia reale loro due erano già lontani, sorvolando le lande erbose tra le nuvole più basse.

« Bwahahahah! Mi riescono bene i rapimenti » si autoglorificò il principino con un sorrisone da tagliargli il musetto a metà.

La bambina si mosse ancora nella sua presa e spinse il viso fuori dal bozzolo di stoffa guardandosi intorno. A dispetto della situazione Peach, troppo piccola per comprendere effettivamente cosa stava accadendo, era rimasta piuttosto tranquilla e reagiva per empatia alla presenza più vicina al momento: se lui era calmo allora nemmeno lei aveva motivo di agitarsi.

Bowser avvertì la testolina della principessa premere sotto il mento e sciolse quell'abbraccio non inteso come tale, permettendole di muovere qualche passo incerto poggiando le mani sulle pareti del velivolo. In confronto al giovane drago lo svantaggio fisico era evidentissimo. Il principino era più grande non solo per età (sebbene con un leggero scarto), ma era anche molto più intraprendente rispetto ad un cucciolo umano che avrebbe avuto i suoi stessi anni poiché i koopa per ovvie questioni di specie erano assai più precoci nel loro percorso di crescita psicofisica. Intraprendente non era sinonimo di riflessivo infatti e Bowser si ritrovò a chiedersi cosa farsene ora della sua preda, dato che si era dimenticato di considerare precedentemente questa seconda parte del piano.

Il rapimento era stato portato a termine con successo e poteva reputarsi alla stregua dei malvagi nelle fiabe malvagie con un malvagio lieto fine che amava ascoltare prima di fare sogni malvagi e dopo essersi abbuffato di biscotti e latte di mucca malvagia. Solo che adesso lo aveva fatto per davvero e c'era per davvero una principessa da sbarbarsi.

Osservò il valido esemplare di sangue reale in questione sporgersi precariamente oltre il bordo della mini Clown Car con metà del corpo già penzolante nel vuoto ed il posteriore per aria... Anche quella poteva essere una soluzione.

Bowser la riagguantò per una caviglia prima che la potenziale suicida precipitasse beatamente di sotto. Alla fine restava sempre il suo trofeo di caccia.

« Ti sfarfalla il cervello? Guarda che non rimbalzi se vai giù. »

La pargola alzò il viso e non fece altro che fissarlo dietro il suo silenzio lasciandolo nel dubbio se avesse recepito o meno il messaggio.

Bowser non ricordava di aver mai visto degli occhi tanto... grandi. E la cosa che gli creava ancora un segreto disagio era come colei che era la sua prigioniera continuasse a non mostrare il ben che minimo accenno di paura per lui, nemmeno un pochino.

Fece rotta verso casa senza perderla di vista onde evitare un alleggerimento imprevisto della zavorra. Al suo rientro Kamek gli corse incontro anelante e con gli occhiali di sghimbescio sul becco.

« Principe Bowser! Vi abbiamo cercato in lungo e in largo fino ad ora. Perché non avete lasciato detto dove vi eravate cacciato?! » lo rimproverò lo stregone e suo tutore con le mani sulle ginocchia a riprendere fiato.

« Perché io sono il Principe e posso fare quel che voglio! » sbottò il koopa con una strafottenza da ceffoni che nessuno avrebbe mai osato elargirgli. Un errore che tutti, Kamek al primo posto, scontavano ogni giorno.

« Questo non vi esime dall'andarvene per i fatti vostri senza avvertire. Non potete sparire così quando vi pare. » Un occasionale barlume di fermezza dava al magikoopa la forza di volontà per non farsi bisfrattare come d'abitudine dopo aver perso la pazienza per l'ennesima delle sue bravate.

Tuttavia Bowser aveva già finito di concedergli la cortesia di ascoltarlo, si chinò dietro il bordo della sua vettura e balzò fuori stringendo tra le zampe il risultato della più recente.

Kamek trasalì nel vedersi un secondo paio di pupille puntato addosso. « Dove l'avete raccattata? »

« L'ho rapita » rispose con una nota di orgoglio mettendo giù la sua preda per farne mostra di fronte ai suoi sottoposti.

Peach sgusciò fuori dalla copertina e si guardò intorno per le mura pietrose e tetre del castello, respirando quel sottile odore di zolfo e ricambiando le occhiate sbigottite dei soldati.

Nonostante le apparenze iniziali che potevano ingannare, lo stregone era il secondo al comando in quanto mentore del futuro re e dotato di una mente astuta che lo distanziava di gran lunga dai suoi colleghi a corte. Diverse delle sue fonti d'informazione personali erano installate in segreto nei reami circostanti affinché persino i piccoli sviluppi che potevano essere trascurati all'occhio onnisciente della sua sfera non restassero nell'ombra. Con l'unico che toccava i confini della Terra Oscura invece non vi era sorta la necessità perché la notizia di una nuova erede al trono ancora riecheggiava da un estremo all'altro delle terre conosciute.

« Avete rapito la Principessa Peach del Regno dei Funghi. » Ogni dettaglio del suo aspetto corrispondeva alla descrizione e, se vi fossero stati ancora dubbi, il diadema sui boccoli biondi ne era la prova inconfutabile.

« Ah, allora è così che ti chiami. » Il koopa abbassò il muso sull'infante che si ritrasse intimidita dal volto occhialuto di Kamek e gli si premette contro per essere rassicurata. Si trattenne a stento dal mostrare la sua sorpresa quando sentì le piccole dita calde chiudersi intorno alle sue. Del resto lui era l'unico con cui aveva passato più tempo in quell'ambiente tutto nuovo in mezzo a quelle facce tutte nuove.

« Ora che l'avete portata nella vostra dimora, cosa volete dettare nella richiesta di riscatto da inviare a Fungopoli? » Che il suo padroncino avesse cominciato a salire i suoi primi gradini nel glorioso percorso del Male era una buona notizia, ma attualmente sorgeva un notevole inconveniente: il frutto del sequestro era solo una lattante, non una principessa già cresciuta e fisicamente autonoma. Ergo più problemi a cui loro non potevano far fronte, né tantomeno vi era la voglia, essendo già impegnati con un terremoto di koopa. Meglio levarsela di torno il prima possibile.

« Riscatto? Cioè gliela restituiamo in cambio di qualcos'altro? »

« Vil denaro, preziosi, dolciumi... Tutto quello che stuzzica la vostra avidità. Di norma dopo un rapimento si pretende un riscatto » Kamek si sentì in dovere di precisare.

« Sono andato lì apposta per prenderla. Perché dovrei riportargliela indietro? » Una logica che evidentemente Bowser non condivideva.

« Ma... cosa vorreste farne dunque? Non possiamo certo tenercela. »

« E perché no? L'ho rapita io. Adesso è mia. » Il senso di possesso del principino prepotente e viziato aveva già affondato le grinfie sul bottino della sua ultima bricconata ed era ben deciso a non mollarlo, specialmente se questi percepiva l'intenzione altrui di sottrarglielo.

« Altezza, i cuccioli umani, o bambini se preferite, sono estremamente delicati. La Principessa necessita di cure a cui noi non siamo in grado di provvedere. Temo che non ci siano alternative migliori questa volta. » Kamek non si stupì affatto del baluardo di monumentale cocciutaggine che gli era appena stato eretto davanti ed il suo tono si era già colorito di una nota di rassegnazione. A parole non c'era verso di far ragionare il sovrano in erba e come al solito sarebbe servita l'esperienza per consentire ad una stilla di buonsenso di entrare in quella testa dura.

« Be', io sono il Principe e decido io se e quando sarà il momento di ridargliela. E non è ora! » Bowser era irremovibile. Il fatto che la piccina gli avesse tenuto stretta la mano per tutto il tempo aveva in qualche modo fomentato subconsciamente la sua contrarietà alla riconsegna. « Voglio andare a giocare! » decretò autoritario marciando dritto verso i suoi alloggi e costringendo il magikoopa a scansarsi.

Peach si lasciò condurre obbediente procedendo incerta sulle scarpine rosa poiché le sue competenze deambulatorie erano ancora alquanto scarse, ma la presa che l'aiutava a reggersi in piedi era salda e riusciva a star dietro allo yoshi bruttino con un po' di impegno. Tuttavia i primi sentori di disagio avevano già iniziato a rosicchiare i confini della sua coscienza ed il repentino distacco dal contesto familiare stava per essere pian piano accusato. Anche se il contatto col principino le trasmetteva una sorta di conforto essendo l'unico appiglio emotivo che aveva al momento e per istinto vi si affidava ciecamente, molto presto la bimba avrebbe reclamato il bisogno di avere il calore di casa sua intorno a lei e, in completa sincerità, aveva pure iniziato ad avvertire un buco nello stomaco dopo essere stata svegliata ed inconsapevolmente sballottata da un regno all'altro.

Tutto ciò Kamek se lo immaginava nitidamente e non aspettava altro che la sua reazione naturale a dissuadere il giovane monarca dal proprio capriccio. Ovviamente li avrebbe tenuti d'occhio per assicurarsi che non sarebbero incorsi in incidenti spiacevoli, perché solo un lunatico avrebbe potuto affidare una bambina così piccola ad un tipino del tatto di un panzer come il suo padroncino senza almeno sorvegliarlo. Anche se ora sembrava così inspiegabilmente mansueto rispetto al suo solito.

Il mago e le reclute presenti osservarono muti il Principe congedarsi assieme alla nuova ospite per mano.

« Okay, non avete più scuse per poltrire. Filate alle vostre postazioni! » scattò prima di affrettarsi all'inseguimento del dinamico duo. Certamente questo incontro avrebbe comportato un interessante diversivo dal solito trantran al castello.

Delle possibili ripercussioni da parte del Regno dei Funghi, una volta che avessero intuito chi vi era dietro il sequestro, nemmeno un'anima lì vedeva la ragione di preoccuparsene: i toad erano un popolo che aveva profonde radici nell'ottusità di un'esistenza pacifica, tanto che le forze belliche di cui disponevano sembravano una barzelletta in confronto alle risorse della Terra Oscura che non erano nemmeno a metà strada dal finire di perfezionarsi. Piuttosto avrebbero pagato qualsiasi riscatto loro imposto se avessero fiutato il rischio di sacrificare una sola vita nel riprendersi la Principessa Peach.


Gli occhioni limpidi si spalancarono al loro massimo dalla meraviglia ritrovandosi in una stanza assortita di così tanti balocchi che era impossibile contarli. La tappezzeria allegra delle pareti era abbondantemente decorata da centinaia di scarabocchi fatti con pastelli a cera che continuavano il loro intricato percorso fin sopra l'arredamento come se tutto fosse stato un gigantesco quadro da colorare. I giocattoli erano disseminati ovunque; quelli che non erano sparsi sul pavimento spuntavano da sotto i mobili, da cassetti e bauli. Moltissimi formavano dei cumuli disordinati agli angoli della camera e parecchi erano rotti mentre altri dall'aspetto praticamente nuovo, dando l'impressione che non fossero mai stati toccati. Eppure là in mezzo a quella baraonda la sensazione di vuoto non poteva essere più acuta: tante cose e tanto spazio per un bambino soltanto?

« Allora, a cosa mi va di giocare? » Bowser la lasciò andare e scostò qualche gingillo sulla strada con una pedata guardandosi intorno per trovare ispirazione.

Era la prima volta che aveva un vero compagno di svago e non qualcuno costretto da Kamek per fargli sfogare la sua carica distruttiva, nessuno dei quali poi aveva più avuto il coraggio di ripetere l'esperienza e lui si ritrovava di nuovo a giocare per conto suo...

Si voltò verso la sua principessa, cioè Peach, per pianificare meglio qualcosa anche alla sua portata ma realizzò con una certa delusione che la bambina poteva prestarsi a ben poco. Oltre a convertire ossigeno in anidride carbonica e reggersi a malapena in piedi non sembrava neanche lontanamente capace di fingersi un avversario accettabile per le sue simulazioni di battaglia. L'unica principessa da rapire praticamente inutile nel raggio di miglia e miglia se l'era presa lui.

Peach si chinò rischiando di sbattere la fronte per terra col suo equilibrio barcollante e raccolse il pupazzetto di un calamako con grandi pupille tonde e tentacoli ciondolanti. Lo studiò per un secondo intrigata dall'aspetto di quell'animaletto singolare e gli angoli delle labbra si mostrarono in un sorriso di simpatia dietro il ciuccio.

Bowser avrà dedicato a quel peluche non più di tre secondi della sua attenzione prima di dimenticarselo completamente nel suo deposito di cianfrusaglie, e non era neanche lontanamente tra i più belli che aveva. Eppure osservando come Peach sembrava goderselo, stringendolo forte tra le braccia come se fosse stata la cosa più preziosa al mondo, tutti gli altri giochi avevano inspiegabilmente perso qualsiasi importanza agli occhi del principe mentre un impeto di velenosa invidia lo assaliva.

« Ehi, questo è mio! » esclamò strappandoglielo dalle mani.

Innescò un meccanismo di difesa che mai avrebbe potuto prevedere.

Dopo un attimo di attonita sorpresa per quel gesto violento, Peach alzò lo sguardo sul suo muso con un'espressione profondamente tradita per la sua cattiveria. A quella vista il koopa avvertì lo stomaco accartocciarsi e per la prima volta in vita sua provò un disagio che non seppe descrivere. Poi la bimba esternò a pieni polmoni il proprio dispiacere costringendolo ad arretrare spaventato dal volume del suo lamento e schermandosi col pupazzetto.

« Smettila! » fu la reazione più spontanea e più sbagliata cercando di sovrastare le urla che avrebbero suscitato l'ammirazione di un mega boo.

La principessina pianse più forte mentre altre lacrime rigavano le guance arrossate e lasciavano il loro segno sul colletto del vestitino.

Bowser messo alle strette provò a restituirle l'oggetto ma fu inutile. Peach non volle saperne ormai e pareva che nulla l'avrebbe calmata a quel punto. Il koopa constatò amareggiato che esisteva effettivamente un essere vivente che non sottostava al suo volere e andò nel panico.

« Agh! Fatela stare zitta, non la sopporto più! » si spazientì coprendosi le orecchie e digrignando i denti sotto i lineamenti corrucciati per l'esasperazione. Individuò sopra uno dei giochini disseminati sul pavimento quella specie di tappo col manico che sino ad allora aveva egregiamente ottemperato al suo compito e, in un ultimo tentativo disperato, lo rimise al suo posto in bocca alla bambina.

I vagiti si attenuarono in singhiozzanti sussulti e poco a poco anche gli occhi smisero di gocciolare. Peach si strofinò le gote accaldate e appiccicose a causa delle lacrime salate e se ne rimase lì a riprendere fiato, provata dallo sfogo, tenendo il capo chino come se la coroncina fosse diventata pesante tutto d'un tratto e tirando su col naso.

Bowser la fissò ancora incredulo di un contraccolpo così potente, ma non era stato solo quello ad avergli portato via la parola. Nessuno si era mai preso la briga di avergli insegnato l'obbligo morale di porre rimedio ad un torto verso il prossimo in quanto, come futuro dominatore incontrastato delle tenebre, tali inezie sentimentali non erano comprese nella sua formazione personale; né lui da parte sua era mai giunto ad avvertirne la necessità quando malefatte e dispetti erano la sua forma di intrattenimento preferita. Questa volta però il principino stava sperimentando lo sconcerto dell'insoddisfazione derivata da una sua villania tra le più elementari e per la quale si era invece ritrovato all'improvviso a dubitare delle sue giuste e malvagie ragioni.

Se a Bowser fosse stato perlomeno spiegato il concetto del pentimento, avrebbe saputo dare un nome a quella sensazione sgradevole che gli premeva sul torace e che non sapeva placare. Era come se un po' della tristezza di Peach gli fosse rimbalzata addosso e gli fosse rimasta appiccicata. E non se ne voleva andare.

La bambina alzò gli occhi umidi su di lui, forse in attesa della sua prossima mossa.

Pensandoci meglio, la questione del pupazzo sembrava così sciocca adesso.

Prendendosi qualche secondo per sincerarsi che nessun'altra entità senziente avrebbe assistito a quell'aberrante manifestazione di generosità che mai prima di allora le pareti del castello avevano testimoniato, le porse il calamako girando il muso di lato con fare vago.

« To', tanto ne ho di meglio. »

Dopo qualche attimo di incertezza le manine di Peach accettarono timidamente il regalo. Quando gli scivolò via dalle grinfie senza opporre resistenza, Bowser si sentì inspiegabilmente più leggero mentre buona parte di quel senso di oppressione se ne era andata insieme al peso irrilevante del peluche.

La principessina guardò il piccolo dono e poi lui. Pace era fatta, ma non era certa di poter ricominciare a fidarsi. Per di più il dispendio di energie a causa del pianto aveva contribuito ad acuire il languore in fondo allo stomaco che, data la sua giovanissima età, non era propensa a tollerare tanto a lungo e adesso le scorte della sua sopportazione erano prossime dall'estinguersi.

Bowser, dopo un tale gesto di magnanimità, si era aspettato come minimo che ogni cosa sarebbe tornata allo stato precedente, tutti felici e contenti a decidere quale gioco fare, invece Peach non sembrava così risollevata quanto lui aveva sperato. Anzi, aveva l'aria di una che a breve avrebbe ricominciato a frignare.

Il principino fece la cosa più logica: « Kamek! ».

Il desiderato magikoopa saltò fuori da dietro lo stipite della porta dove li aveva tenuti d'occhio per tutto il tempo. « Sì, Altezza? » Il suo stupore per il gesto a cui aveva appena assistito lo aveva distratto dal realizzare che l'insolità rapidità con cui aveva risposto al richiamo avrebbe potuto insospettire Bowser.

Fortunatamente questi parve non farci caso, più interessato ad altro al momento. « Ha qualcosa che non va. Aggiustala » gli disse indicandola con un artiglietto.

A Kamek non servivano capacità di legilimanzia per capire quale fosse il problema. Anche il suo padroncino quando era più piccolo ed aveva orari biologici rigidissimi per allora doveva già aver consumato il suo spuntino, o i vetri del castello si sarebbero crepati sotto la pressione dei suoi strilli. Diede istruzioni alla prima recluta a tiro sull'indispensabile da portargli quanto prima ed il paragoomba restò a fissarlo ammutolito per un paio di secondi processando il messaggio.

« E dove lo rimedio un biberon qui intorno? » domandò corrugando le spesse sopracciglia con un'espressione vagamente basita.

Mai prima di quell'occasione tale oggetto era stato nominato, figurarsi visto al castello della Terra Oscura. Bowser era in grado di sbranare una bistecca già dal suo primo giorno dopo la schiusa ed il latte era uno sfizio che si concedeva di tanto in tanto, solo dopo essere stato assicurato che la mucca da cui era stato munto era feroce. Non un alimento estraneo dunque, ma di cose simili giammai se ne era parlato.

« Fatti venire in fretta un'idea » lo congedò lo stregone con indifferenza. « Ma tu prova a tornare senza... »

Non dovette attendere molto per fortuna grazie ai consigli di qualche anonimo tra le fila dei tipi timidi che avevano saputo indirizzare il soldatino ignaro.

Quando Kamek afferrò il contenitore cilindrico sbuffò imbronciato. Ti pareva se non gli veniva pensato da solo di scaldarlo... Mormorò qualche parola poco lusinghiera mischiata ad un leggero incantesimo per portare il latte ad una temperatura accettabile per la bimba che aveva localizzato il biberon e lo puntava fisso ai suoi piedi.

Una volta pronto lo consegnò a Peach che si servì da sola, lasciandosi cadere sul posteriore col pupazzetto in grembo.

Bowser la osservava scettico. « Non mangiano altro le principesse? »

« Non finché sono in così tenera età. » Poi gli avrebbe anche spiegato che le principesse non costituivano una specie a sé stante. Almeno non in pratica.

« E quando gli spuntano le zanne? » Aveva appurato che Peach possedeva dei dentini a malapena visibili che non avrebbero impressionato una mosca.

« Gli essere umani non posseggono zanne, Sire. E nemmeno gli artigli, o gli aculei. »

Il giovane sovrano divenne curioso. « Sono tutti così deboli? »

« Gli umani crescono molto più lentamente rispetto ad un koopa, Altezza, ma anche da adulti non saranno mai lontanamente degni di confrontarsi con voi. »

Bowser annuì dondolandosi sui piedi compiaciuto a quella rivelazione. Nulla di cui meravigliarsi quindi se i toad, gli individui più smidollati e pusillanimi tra i regni vicini, avevano scelto proprio un umano per guidarli. Vi era però qualcosa in Peach che continuava ad attirare il suo interesse nonostante la sua patetica condizione, una sorta di sottile simpatia difficile da spiegare sotto quell'altezzoso disprezzo per la sua fragilità.

La principessina si staccò dal biberon ormai vuoto con un 'pop', lo lasciò a terra e si rimise a posto il ciuccio, palesemente più vivace e allegra rispetto a qualche minuto fa strizzando il buffo calamaretto tra le braccia.

« Perché si tiene quel tappo in bocca per tutto il tempo? » chiese ancora Bowser che non coglieva il senso di tale bislacca abitudine. Per un momento il cervello gli proiettò l'immagine di un centro abitato dove tutti gli umani giravano alla luce del sole con quell'aggeggio in faccia.

« Aiuta i bambini a restare tranquilli, Vostra Tempestosità. Un po' come voi coi lecca-lecca, per quel poco che durano. »

Il magikoopa pronunciò le ultime parole con una nota di rammarico che al giovane monarca non sfuggì. Storse il naso e poi gli fece un versaccio molto simile alla smorfia di un boo mentre l'altro era uscito un attimo per appioppare il biberon vuoto a qualcuno.

Peach lo vide e ridacchiò.

Bowser lo rifece.

Peach rise più forte.

Si installò un'immediata complicità e lo scherzo divenne rapidamente un gioco. Il principino era bravissimo a fare le smorfie, già gli venivano naturali e in più ci si era allenato parecchio per deridere le vittime dei suoi misfatti e sembrava che la bambina ne trovasse una più spassosa dell'altra. Si stupì di quanto poteva essere effettivamente divertente far ridere qualcuno. Vi era un che di appagante in quel suono che contagiava anche lui facendolo sentire apprezzato mentre il vuoto della stanza si riempiva dell'ilarità della principessina. Quando finì di esibire tutto il suo repertorio massaggiandosi le guance intorpidite a furia di tirarle, Peach batté le manine entusiasta come se avesse assistito ad uno spettacolo di cabaret.

Curiosamente tutto divenne più facile da lì in poi. Lui aveva un'idea, Peach lo seguiva imitandolo, dal rotolarsi dalle cataste di giocattoli al demolire costruzioni intere di mattoncini che riergevano istantaneamente con l'ausilio della magia. Se il marasma era già stata in partenza la condizione assoluta di quella stanza, i due compagni di svago avevano saputo addirittura fare di meglio. In realtà era Bowser a fare gran parte del lavoro, ma era particolarmente motivato dalla collaborazione della bambina le cui risa ritempravano la sua smania devastatrice e lo caricavano di una gagliardia tutta nuova.

Lo stregone si mantenne discreto in disparte, osservando interessato come la principessina si fosse incredibilmente adattata al nuovo ambiente e quella sorta di alchimia che si era creata tra lei ed il padroncino. In genere era abituato a udire soltanto le risate di quest'ultimo durante le attività ricreative, in forte contrasto con le grida di terrore dei soldati sorteggiati per trastullarlo finché riuscivano a resistere. Si domandò se i toad si fossero effettivamente accorti della grinta che quella piccoletta conciata come una bambolina da esposizione aveva tenuto nascosta in sé per tutto il tempo sotto il loro stesso naso. Si trattava per caso di un inganno ben studiato oppure erano così svampiti, come lui era convinto, da non aver mai neanche vagamente ventilato il sospetto che la mocciosa avesse molta più sostanza di quanto mostrava a prima vista dietro orpelli e pizzetti?

Quando Bowser ebbe l'alzata d'ingegno di andarsene a scorrazzare per il castello a bordo del suo slittino che aveva efficacemente agganciato alla coda anellata di uno dei categnacci da guardia, Kamek finì col perdere di vista entrambi. Ma a giudicare dal volume delle loro risa e gli strilli dei passanti che si diffondevano sfrecciando per i corridoi, non avevano smesso di spassarsela neanche per un secondo.

Li ritrovò più tardi, seguendo le indicazioni dei testimoni che avevano rischiato per un pelo di venire travolti, ad oziare nelle stanze private del sovrano dopo aver speso gran parte delle energie a seminare il panico per la fortezza reale.

Kamek si fermò sulla soglia alzando appena il mento con sorpresa. I due principini sedevano sul divano a guardare uno dei cartoni preferiti del koopa, la piccolina accomodata con la schiena contro il pancino liscio e la testa sotto il musetto, mentre questi puntava un artiglio su un punto preciso dello schermo spiegandole con tono da intenditore qualche passaggio della storia che doveva essere essenziale o perché quel personaggio era più interessante degli altri, oltre al fatto che fosse Il Malvagio. Peach doveva essersi appisolata già da un po' abbracciando il calamako ora suo, ma il koopa parve non avervi fatto caso.

Bowser si accorse di avere compagnia ed interruppe il suo monologo. « Che c'è? » domandò inaridendosi all'istante del suo buon umore per quell'indesiderata intromissione.

« È ora di prendere accordi col Regno dei Funghi, Vostra Malevolenza. Non possiamo procrastinare oltre. » Fuori il sole aveva quasi terminato di ritirarsi lentamente nel suo crepuscolo. « Qual è il vostro prezzo per la Principessa Peach? »

L'espressione del koopa si indurì e proferì una cifra che ottenne in risposta il ticchettio degli occhiali del suo tutore finiti per terra.

Nessun reame avrebbe mai potuto permettersi di sborsare tanto.

« Siate ragionevole » insistette risistemandoseli sul becco. Sapeva che lo stava facendo apposta.

Bowser tornò a fissare lo schermo coi lineamenti contratti in un broncio testardo. Non gliela avrebbe ridata in alcun caso.

« Altezza, i bambini piccoli come la Principessa non possono restare troppo tempo separati dal loro nucleo d'origine da cui dipendono completamente e nessuno qui può sostituire chi se ne è preso cura fino ad oggi. Più a lungo si protrarrà l'allontanamento più soffrirà e sarà lei infine ad implorarvi di farla tornare a casa sua. Non potete impedire che accada, è fondamentale che comprendiate. La cosa più saggia adesso è stabilire contatti col castello di Fungopoli e dettare le vostre condizioni che i toad accetteranno senza un secondo pensiero. Condizioni esaudibili, Sire » ribadì il magikoopa con una punta di benevola severità. Kamek non agiva solo su fredda logica, ma considerava con grande riguardo i sentimenti del suo padroncino e protetto che era intenzionato a tutelare da un'amara delusione.

Contro ogni iniziale previsione era nato un legame tra l'inesperto sovrano e quella marmocchia, purtroppo non destinato a durare ed era meglio evitare che Bowser le si affezionasse troppo. D'altronde avrebbe finito per dimenticarsela nel giro di qualche dì, quando avrebbe trovato un altro passatempo per colmare i suoi momenti di noia. Peach invece era troppo giovane per poter preservare i ricordi di quella giornata impressi nella memoria e si sarebbe lasciata tutto addietro nell'attimo in cui l'avrebbero restituita alla sua famiglia. Che avessero potuto continuare a vedersi liberamente era impossibile, di certo non dopo questo esordio coi vicini e neanche in un contesto più roseo la distanza tra loro si sarebbe ridotta.

Il Principe sarebbe diventato ogni giorno più forte, più temerario, inarrestabile al comando delle truppe che avrebbe radunato e addestrato per espandere il suo dominio fin dove posava lo sguardo, mentre lei sarebbe stata preparata a dovere per fiorire nella creatura graziosa che prometteva e per regnare su un popolo di pacifisti senza spina dorsale che non sapevano nemmeno come si imbracciava una picca. I punti che li accomunavano si potevano elencare su di un pugno chiuso. Erano l'incarnazione di due ideologie che non potevano coesistere se non nel caso in cui una sarebbe inevitabilmente caduta sotto il peso dell'altra.

Bowser teneva le labbra serrate insistendo imperterrito col suo sciopero del silenzio e Kamek comprensivo gli concesse del tempo per riflettere e passare gli ultimi momenti con lei. Frattanto sarebbe andato a stendere la bozza della richiesta di riscatto.


Le immagini continuavano a scorrere sullo schermo, ma la mente del koopa era altrove. Era stata la giornata più divertente della sua vita ed era passata così in fretta che già bramava quella ventura per ricominciare. Se Peach non gli fosse praticamente crollata dal sonno tra le braccia, avrebbe continuato volentieri anche tutta la notte. Per quale ragione avrebbe dovuto rendergliela? Non avevano nulla che lui già non possedeva e se non erano stati capaci di tenersela stretta allora non la meritavano. Di sicuro nascondevano una principessa di scorta da qualche parte, visto come era stato oscenamente facile soffiargliela. E se poi, una volta restituita, gliela avesse rubata qualcun altro? Nemmeno a parlarne. Per quanto lo riguardava, potevano pure stare freschi che l'avrebbero rivista.

Però...

Le parole di Kamek tornarono a galla. Naturalmente il mago non rivestiva alcuna autorità agli occhi di Bowser, ma almeno ogni tanto questi si degnava di ascoltare ciò che aveva da dirgli e dovette arrendersi all'evidenza che esse sottolineavano: Peach era troppo piccola. Sapeva a malapena rimanere in piedi da sola, figurarsi badare a se stessa. Se trattenerla lontano dai suoi insostituibili toad le avesse fatto davvero male, tutte le belle prospettive dei giorni a seguire che avrebbero trascorso insieme si annullavano lasciando il posto a quell'odiosa sensazione al torace che si rifaceva viva una seconda volta a tormentarlo. E l'idea di trovarsi nuovamente i timpani massacrati dalla veemenza del suo pianto non lo allettava affatto.

Ma perché doveva essere così complicato? Lui non aveva mai avuto mica tutti questi problemi, nemmeno quando era appena uscito dall'uovo. Abbassò gli occhi sulla forma della principessina accoccolata contro il suo ventre col calamako perennemente stretto tra le braccia e si sentì come quando anche l'ultimo soldato si rifiutava di giocare ancora con lui. Comparò una manina della bimba con la propria, studiandone le evidenti differenze mentre le due parti in cui la sua volontà si era divisa consumavano un aspro conflitto alienandolo dal chiasso del televisore.

Alla fine maturò la sua decisone.

Non avvertì nessuno come di suo solito. Le sentinelle disposte per i corridoi e lungo le merlature lo osservarono mute e impettite camminargli di fronte con la prigioniera in braccio, scambiandosi qualche occhiata incerta dopo averlo visto sparire nel buio della notte verso la linea scura dell'orizzonte.

Lui l'aveva presa e solo lui l'avrebbe rimessa a posto. Non lo avrebbe permesso a nessun altro.

La luna era già alta quando aveva oltrepassato i confini della Terra Oscura e la temperatura era lievemente scesa. Peach d'istinto gli si strinse addosso in cerca di calore corrucciando il nasino e facendogli involontariamente dono di un abbraccio. Bowser ricordava a malapena l'ultima volta che ne aveva ricevuto uno, prima che suo padre sparisse dalla sua vita.

Sporse il musetto paffuto oltre il bordo ed osservò sprezzante plotoni di toad armati di stupidità e torce affannarsi a perlustrare ogni pertugio, ogni nascondiglio, ogni anfratto nel territorio alla disperata ricerca della loro amata bambina, troppo stolti per immaginare che il responsabile era venuto dall'alto e allo stesso modo stava facendo ritorno sulla scena del crimine. A nemmeno uno passò di mente di alzare per un secondo lo sguardo ed il koopa raggiunse imperturbato la finestra della cameretta rosa con la stessa spudorata facilità della prima volta. La peculiare abilità dei toad del non apprendere dai propri errori era sbalorditiva.

Peach si movicchiò leggermente quando il suo portatore atterrò sul pavimento della stanza con un salto, strofinando il viso sulle squame tiepide, ma dopo un pomeriggio di intensa attività il suo sonno era così profondo che non si ridestò.

La calò piano nella sua culla, inconsciamente rimandando finché gli era possibile il momento della separazione. Lo colse il desiderio improvviso di portarsi via qualcosa in ricordo di quella giornata, una sorta di scambio equivalente per il peluche che le aveva lasciato, ma in quella cameretta arredata con stomachevole sdolcinatezza non vi era nulla che trovasse per lo meno accettabile ai suoi gusti. Il suo sguardo cadde infine sul lenzuolino bianco in fondo al lettino. Ne strappò un lembo e se lo legò al collo a mo' di fazzolettone suggellando una promessa silente prima di sgattaiolare via ed impostare la rotta di casa.

Quello che aveva fatto ai toad non era un favore; aveva magnanimamente concesso loro soltanto di tenergliela un altro po', finché non fosse diventata più grande e più forte (si fa per dire, in quanto umana) in modo da poter tornare una volta per tutte al suo castello. Allora sarebbe venuto a rivendicarla.

Anzi, si sarebbe preso anche il suo regno, già che c'era, pensò convinto con un ghigno che prometteva una montagna di guai. Perché no? E il prossimo rapimento sarebbe stato spettacolare e in grande stile, così chiunque sulla faccia del Regno dei Funghi avrebbe saputo chi era Bowser, il Principe Koopa e prossimo Signore indiscusso e incontrastato delle Tenebre Eterne. E magari dopo lui e Peach avrebbero giocato a battaglia navale con vascelli veri devastando le aiuole dei giardini reali mentre banchettavano del gelato che avevano sgraffignato agli altri bambini e canzonavano tutti quelli che fuggivano terrorizzati dinnanzi a loro... Nel frattempo avrebbe ingannato l'attesa affinando la sua cattiveria ed avrebbe elaborato in segreto una lista intera di svaghi malvagi da attuare insieme, quando lei fosse stata finalmente pronta per raggiungerlo e riprendere a giocare da dove avevano interrotto.


Nota d'autrice:

Ne “Yoshi's Island DS”, che personalmente adoro con Baby Bowser bisbetico e linguacciuto come al solito, la storia del loro primo incontro è molto diversa sebbene a loro due non venga dedicata alcuna attenzione in particolare e questa si può considerare solo come una versione dei fatti puramente fan-made.
Ho voluto inserirvi un piccolo omaggio a “Mario & Luigi: Fratelli nel Tempo”, in cui Kamek convince Bowser a bere il suo bicchiere di latte dicendogli è latte di mucca feroce. Più ci penso e più mi viene da ridere. Lui sì che sa sempre come prenderlo per il verso giusto :]

Questa è stata senza dubbio la one shot più lunga della raccolta finora, per cui un grazie speciale a chiunque abbia avuto l'ardire e la pazienza di leggerla tutta.


Koopafreak

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Capitolo 27
*** Oh my friend [SPM] ***


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Un giorno come un altro la Principessa del Regno dei Funghi aveva ricevuto una lettera scritta da una vecchia conoscenza e vi lesse una storia che la commosse, piena di speranze che lei aveva il potere di avverare e perciò era stata indirizzata proprio alla sua persona. In allegato a quella stessa busta vi era anche chi del suo aiuto aveva bisogno per ricominciare.

Esattamente quel dì a Peach fu confidato dell'esistenza di un altro pixl, riscoperto per puro caso in un'antica biblioteca abbandonata all'incuria dopo i duri anni di storia accusati dalla città, nel cuore del quartiere caduto in rovina che gli abitanti avevano lentamente sgombrato ed obliatone le mura cadenti dietro le ombre compatte dei nuovi borghi fondati intorno. Per puro caso ci si accorse che al suo interno, dove la natura si era ormai intromessa con sottile prepotenza per reclamarne la custodia, il patrimonio cartaceo dimenticato nella fretta di levare le tende si era miracolosamente conservato in buone condizioni contro le cicatrici del tempo, difeso gelosamente dalla polvere ostinata e dalla voracità dei topi da uno spiritello solitario che aveva scelto di restare fedele al luogo che era stato la propria casa ed alla sua essenza che ognuno di quei libri maltrattati rappresentava.

Costruire una nuova biblioteca certamente non sarebbe stato abbastanza per porre rimedio al torto commesso dagli avi sprovveduti, perciò era stato deciso di rivolgersi alla persona giusta che avesse avuto il potere di rendere davvero felice il pixl. Non servì scervellarsi a lungo per pronunciare infine il nome della gentile Principessa che non avrebbe potuto mostrarsi più degna di tale delicata responsabilità.

Peach amava i libri e comprendeva il ruolo fondamentale che la lettura rivestiva nella formazione personale ed intellettuale di ogni individuo nel regno e così aveva aperto al pubblico l'immensa biblioteca del castello per condividerne il tesoro coi suoi sudditi che ora potevano accedervi liberamente. Tuttavia non era solo un luogo da cui attingere conoscenza persino da testi introvabili altrove tanto erano antichi e preziosi, ma un angolino di pace dove poter dedicarsi alla lettura per il puro piacere di farlo, studiare o semplicemente riflettere giovando della quiete accogliente che offriva. Inoltre la Principessa incoraggiava i cittadini volenterosi a contribuire all'ampliamento della biblioteca affidando qualsiasi libro che potesse tornare utile o di cui si volevano disfare. In breve tempo il progetto di Peach aveva dato i suoi frutti e la biblioteca aveva prosperato riconquistando un lustro addirittura maggiore.

Alla piccola Plumina, questo era il nome del pixl, ne era stata affidata la diretta gestione grazie alla sua peculiare abilità che differiva intrinsecamente da quella dei suoi pari ancora al mondo e il suo dono era vincolato infatti dal contatto coi libri, assorbendone tutte le informazioni che le servivano al momento per riferirle con la stessa minuzia dello scrittore, da brevi estrapolazioni a capitoli interi se voleva, ed individuando un testo preciso anche tra diverse migliaia: una capacità decisamente affine all'incarico assegnatole.

L'anatomia di Plumina condivideva una formidabile somiglianza con una penna d'oca di quelle una volta usate come calamo, desueti seppur raffinati strumenti scrittorii che sapevano tuttora suscitare un fascino romantico persino in mano al più mediocre dei letterati. Quattro elitre delicate alla base del vessillo violetto che si apriva intorno al fusto sottile del suo corpicino e un paio di occhietti vispi che celavano sotto l'istintiva dolcezza un animo spiccatamente analitico erano i dettagli fisici che contraddistinguevano la sua natura di spiritello da una piuma qualsiasi.

Il cambiamento dopo secoli di isolamento nell'antica biblioteca era stato senza dubbio una rivoluzione radicale e per i primi tempi il pixl aveva faticato per superare la sua timidezza ed inserirsi nel nuovo ambiente, nascondendosi dietro le librerie quando avvertiva il peso di troppi sguardi e soffiando irritata se qualcuno tentava di toccarla o afferrarla (cosa che detestava), ma alla fine la soddisfazione e i sorrisi che riceveva ogni giorno l'avevano ammorbidita e la nostalgia della sua vecchia casa stava andando via via estinguendosi mentre l'affiatamento coi frequentatori del posto parallelamente si rafforzava.

Mario non si poteva definire un gran lettore, diciamo che era un tipo più pratico e amante delle attività all'aria aperta. Luigi invece era un visitatore abituale della biblioteca e la sua presenza era sempre gradita al pixl che non nascondeva la sua considerevole simpatia per il fratello più timido, avendo velocemente acquisito il vizio di appollaiarglisi sul cappello e di chiamarlo “Gigio”. Non che a lui dispiaceva. A volte capitava da quelle parti anche solo per farle un saluto e Plumina restava carica di buon umore per tutta la giornata.

Soltanto un altro personaggio che colorava la routine del Regno dei Funghi era rimasto ancora da aggiungere al lungo elenco di conoscenze del pixl, ma non tardò molto a proporsi col suo tipico entusiasmo.

« Bwahahahah! Peach, mia adorata, indovina che ore sono? Ė ora di salpare alla volta della Terra Oscura col tuo koopa preferito. »

« Ssssshh!! » una fauna di lettori intransigenti, da bambini amanti del fantasy e studenti in crisi nel critico periodo degli esami fino ad anziani appassionati dei cruciverba, lo azzittì con l'indice teso davanti la bocca sibilandogli ferocemente contro come un covo di serpi.

Il temibile sovrano ammutolì colto alla sprovvista.

Tutti gli sguardi torvi si riabbassarono sui rispettivi testi liquidandolo nella massima indifferenza una volta ristabilita la quiete originaria. Se era venuto a prendersi la Principessa anche oggi, sarebbe stato pur capace di farlo in silenzio e in rispetto di chi stava leggendo, no?

« Bowser, ti faccio notare che sei appena entrato in una biblioteca » gli sussurrò Peach avvicinandosi con in mano uno degli ultimi libri che stava aiutando a sistemare.

La giovane manifestava quella tranquillità di chi si era già rassegnato da tempo a certe abitudini e non sembrava neanche stupita o minimamente turbata dall'apparizione del suo molesto vicino di casa. Inoltre non aveva alcun senso opporre resistenza e avrebbe concluso soltanto con l'arrecare ulteriore disturbo.

« E allora? » sbottò indignato il koopa per essere stato trattato alla stregua di un seccatore qualunque, pronto a ruggire fino a divellere tavoli e scaffalature per rinfrescare la memoria ai presenti.

« E allora tieni il volume basso, per favore. » La Principessa aggrottò le sopracciglia e gli poggiò il polpastrello dell'indice sopra le labbra. Come se avesse premuto un interruttore invisibile, il drago si ammansì all'istante e abbassò le pupille su di lei.

Qualche altra occhiataccia restò ancora sospesa nella loro direzione e Peach agganciò il rumoroso ospite per un braccio, spostandosi più in là dove avrebbero potuto parlare normalmente senza infastidire la concentrazione altrui.

« L'ultimo rapimento è stato appena tre giorni fa. Perché saresti tornato alla carica così presto? » gli domandò riponendo il libro su una mensola vicino.

« Ho bisogno di portarmi la giustificazione firmata da casa per vederti quando mi va? » controbatté burbero il koopa, in realtà leggermente ferito dal tono irritato della Principessa che lo scrutava severa, in attesa della sua risposta. Alla fine si decise a sputare il rospo: « Ultimamente le cose sono piuttosto piatte al castello. I miei ragazzi sono tornati a scuola, Kamek starà fuori qualche giorno al raduno annuale dei maghi oscuri, Kameka vaneggia come di suo solito e mi narra cose dei suoi primi ottant'anni che non ci tengo sapere... ».

Se l'intento nel suo tono vago era stato quello di mascherare la solitudine con la noia, di certo non aveva abbindolato Peach. Il drago era un tipo con cui non era semplice instaurare qualcosa che per lo meno somigliasse ad un'amicizia con quel suo caratteraccio che non aveva intenzione alcuna di smussare, ed era dunque inevitabile che finisse per ritrovarsi da solo più sovente di quanto gli piaceva stare. La Principessa provò un briciolo di pena per lui. Inoltre un Bowser soletto e tediato era la combinazione giusta per portare una buona dose di guai.

Il pixl che si era nascosto a causa del trambusto precedente (non amava i rumori forti) rispuntò mosso dalla curiosità e svolazzò accanto alla Principessa per studiare da vicino l'intruso indiscreto che l'adocchiò per nulla impressionato.

« E questo chi è? » inquisì costui con la sua voce cavernosa inarcando un sopracciglio.

« Lei è Plumina, la responsabile della biblioteca di palazzo » spiegò Peach prima di fare le dovute presentazioni.

« Non è uno di quei cosi... » Bowser rammentava di quegli esserini logorroici che costituivano l'anello mancante tra delle fatine e dei bizzarri insetti.

« Un pixl. »

« E che sa fare? Le pulizie? » rammemorava anche che l'abilità distintiva di ogni spiritello era rappresentata dalla sua morfologia e che le uniche piume utili che aveva visto di recente erano quelle attaccate agli scopini delle domestiche del suo castello.

Plumina non parve offesa dall'atteggiamento privo di tatto del drago ed era invece assorta nell'osservarlo con molta attenzione.

« Che hai tanto da guardare, spolverino? » domandò brusco il koopa, per nulla intenerito dall'aspetto innocente del pixl.

La creaturina si librò immobile sulle elitre sottili che producevano un suono lieve invece di un fastidioso ronzio, più simile al frusciare di fogli in realtà, quasi stesse cercando di dire qualcosa non riuscendo tuttavia a trovare le parole.

« Immagino che sia rimasto ammutolito dinnanzi l'imponenza del Signore del Male in carne e ossa » gongolò incrociando le braccia ed emettendo un riso cupo.

« Ti ricordo che è femmina » lo corresse Peach ricevendo una scrollatina di spalle.

Gli occhietti dell'esserino si illuminarono di vittoria non appena udì quel suono una seconda volta da quando il koopa era entrato. « La tua risata mi ricorda il rumore dello sciacquone » lo informò vagamente divertita da quella buffa coincidenza.

A Bowser per poco non rotolarono i bulbi oculari per terra, oltraggio e sorpresa stupendamente sposati sui suoi lineamenti.

Altri rumori e schiamazzi indesiderati catturatono l'attenzione dei lettori in prossimità che distolsero per un momento lo sguardo dalle proprie letture sospirando spazientiti verso l'origine dello scompiglio. Individuarono il famigerato Re Koopa fare la conoscenza della loro piccola beneamina, attaccato ad una libreria mentre cercava di raggiungerla con gli artigli oltre l'ultimo scaffale e Peach occupata come sempre a rimproverarlo: nulla di eccezionale per cui valeva la pena interrompere l'attività.

« Ammazza, quanto sei alto » si complimentò il pixl.

« Sgrumf. » Il drago si protese ulteriormente sulle punte dei piedi esigendo la sua vendetta.

« Bowser, controllati » lo redarguì nuovamente la Principessa. « Lei è fatta così, dice semplicemente cosa pensa. Non lo fa con l'intento di offendere. » In verità sospettava che fosse germogliata una leggera antipatia anche da parte di Plumina.

« Ma lo sai chi hai davanti, pennaccia?! »

« Bowser Attila Koopa, interessante esemplare di Lóng Guī, più appropriatamente denominato Bà Xià secondo la leggenda dei nove discendenti del re e volgarmente noto come drago tartaruga nella cultura orientale: ibrido del grande dragone celeste dotato anche della resistenza e della fermezza della longeva testuggine e simbolo mitologico di determinazione, fierezza e potenza » rispose meccanicamente lo spiritello sbirciando indifferente i suoi tentativi di cattura dalla cima della libreria. « Unico monarca assoluto della Terra Oscura ed autoproclamatosi ipso facto portavoce del male e delle tenebre dominatore, condottiero feroce e temuto da tutti, conquistatore avido spintosi oltre le galassie esplorate, bellicista di fama universale e, last but not least, detentore del primato storico del numero più elevato di sequestri della stessa persona che, a quanto pare, subirà un aggiornamento pure oggi... »

Immediatamente la lunga serie di paroloni inondò quella piccola parte di memoria libera che Bowser destinava alla giornata. « Che? » domandò in tilt col braccio ancora teso per stritolarla lentamente.

« Plumina assorbe tutte le informazioni che le servono dai libri situati nei suoi paraggi » spiegò Peach con un cenno alla moltitudine di volumi ordinatamente disposti sulle scaffalature gremite tutt'intorno.

Il pixl si sporse un pochino oltre il bordo per concludere il suo esaustivo resoconto: « Prepotente, egoista, cocciuto, astioso, indisponente, rude, impulsivo, capriccioso, chiassoso e invadente nel senso stretto della parola ».

« E sa inoltre compensare ciò che i libri non riferiscono con un eccellente spirito d'osservazione » aggiunse la fanciulla nascondendo a malapena un sorrisino al profilo preciso del koopa appena delineato.

« Ma tu guarda, e io che avevo davvero pensato per un secondo di risparmiarti » ringhiò scontroso Bowser riprendendosi dal colpo e agitando un pugno verso la sua potenziale vittima per farglielo osservare meglio.

« E borbottone » gli giunse ancora dall'alto. Il quadro si poté definire dunque completo.

Il soggetto dell'analisi mugugnò immensamente piccato intensificando i suoi goffi tentativi di cattura mentre la fragile creaturina volteggiava allegra a scarsi centimetri dalle sue grinfie.

« Lasciala stare » lo richiamò all'ordine la Principessa. « Invece di fare il bullo potresti anche riconoscere che non ha tutti i torti. Magari se ogni tanto ti sforzassi di essere più... anzi, meno il te stesso di sempre, avresti anche tu qualche amico con cui passare il tempo e perfino coltivare degli interessi in comune » come lei aveva Daisy e tutti gli altri rappresentanti dei regni circostanti coi quali aveva saputo mantenere ottimi rapporti. Peccato che il koopa fosse orgogliosamente intrattabile con chiunque non era alle sue dipendenze, lei come unica e miracolata eccezione.

La replica del sottoscritto fu noiosamente prevedibile insieme al tono insofferente con cui la convogliò. « Non so che farmene di amici o chiccessia quando ho un regno intero al mio comando. » E tutti eseguivano scattanti i suoi ordini senza osar discutere con lui, su qualsiasi argomento.

Anche Bowser era amato dal suo popolo, ma allo stesso modo vi era un timore reverenziale verso la sua figura autorevole (e piuttosto minacciosa, persino senza farlo apposta) che inevitabilmente poneva una linea divisoria tra sé e i suoi sottoposti, i quali non si sognavano nemmeno di metterci un piedino sopra. Lo rispettavano e gli erano leali, ma di trattarlo come un amicone proprio non veniva spontaneo neppure ai più indisciplinati e comunque lui stesso non si sarebbe mai piegato a mostrarsi per primo accondiscendente verso un tale atteggiamento. Per la dolce e benevola Peach la solitudine non aveva mai costituito un problema ed aveva più compagni e compagne affezionati tra i toad di quanti riusciva a tenerne il conto mentre lui invece, era triste ammetterlo, non ne aveva neanche mezzo.

La Principessa si chiese se potesse veramente esistere qualcuno simile a Bowser che aveva almeno una chance di diventare qualcosa come suo amico, prima che questi concludesse la sua lenta ed inesorabile discesa sui binari della misantropia. Pose lo stesso quesito a Plumina che ignorò lo sguardo inceneritore dal basso per soffermarsi un secondo a riflettere, per poi scattare in una direzione precisa tracciando una linea retta in aria e fare ritorno a tempo di record con un libretto sottile.

« Guida di Dream Land » vi lesse Peach non appena l'esserino efficente glielo lasciò cadere tra le mani in attesa.

« Pagina ventisette » specificò il pixl agitando le alucce per mantenersi all'altezza della spallina rosa.

La Principessa analizzò la didascalia sotto la foto del tizio che sorprendentemente le era già familiare e ne rimase folgorata. Dall'immagine poteva definirlo solo come abbracciabile, ma se la descrizione corrispondeva esattamente al carattere allora questa missione di salvataggio avrebbe potuto funzionare. Doveva assolutamente prendere contatti con lui il prima possibile e convincerlo a recarsi nel suo regno con una scusa.

« È ora di andare » tagliò corto Bowser ricordandosi all'improvviso della ragione della sua visita. Raccolse tra le braccia in stile sposa la sua preda, soffiò via il pixl spedendolo diversi metri più in là roteando sopra le teste dei lettori e ripiegò spedito verso l'uscita scodando seccato per il ritardo non previsto sulla sua tabella di marcia. Il tutto avvenne nell'imperturbabilità più totale dei presenti che si limitarono a porgere con educazione i loro saluti alla Principessa. Più tardi qualcuno si sarebbe scomodato affinché Mario ne fosse messo al corrente, giusto un momento prima della sua partenza per una giornata di relax in spiaggia.


« Vostra Pomposità, avete appena ricevuto una lettera! » Il fedele Escargoon, braccio destro del sovrano di Dream Land, si affannava per i corridoi drappeggiati della dimora reale con l'obiettivo pressante di raggiungere quanto prima gli alloggi privati nell'ala più protetta, dove il padrone si era dignitosamente ritirato per trastullarsi coi suoi videogame. In circostanze ordinarie non si sarebbe mai permesso di interferire con gli svaghi del suo signore, il quale detestava incommensurabilmente essere disturbato mentre cercava di stabilire un nuovo record, ma questa volta vi era una ragione più che fondata per osare tanto. Con la posa di uno staffettista in piena competizione e stringendo nella mano palmata l'oggetto alieno, il tirapiedi per eccellenza di Dedede dava il meglio di sé per affrettarsi nelle sue modeste possibilità se solo la conchiglia a spirale sul dorso non fosse stata così pesante.

« Ah, davvero? » La notizia era così strabiliante che Dedede medesimo aveva sospeso la sua attività ricreativa preferita per sporgere la testa imbacuccata fuori dalla porta della sua stanza. Scorgendo coi suoi stessi occhi la bustarella miracolosa nella presa di Escargoon, il pinguino pasciuto si precipitò incontro al suo sottoposto in uno sventolio di vesti regali per reclamarla col suo solito garbo. « Da' qua, limaccia. »

« Il termine più appropriato sarebbe chiocciola, Sire. »

« Come ti pare. » Dedede nemmeno lo ascoltava più, studiando morbosamente la calligrafia elaborata sul fronte portante un sigillo in ceralacca. « Alla cortese attenzione di Sua Altezza Reale Dedede, Illustre Amministratore e Reggente Indiscusso di Dream Land. » Peach ci aveva visto giusto ad abbondare con gli appellativi altisonanti che sortirono all'istante il loro effetto mellifluo. « E dov'è il nome del mittente? »

« Sul retro della busta, Vostra Lungimiranza. »

Dedede la voltò sulla mano guantata. « Dalla Principessa Peach Toadstool del Regno dei Funghi. » Il pinguino batté le palpebre con un cipiglio indeciso. « Non mi suona nuovo. »

« L'avete già incontrata, Maestà, nel corso delle edizioni del Super Smash Bros » gli rammentò Escargoon mentre si arrovellava il cervello su cosa una giovine così carina cercasse plausibilmente dal suo problematico padrone.

« Ah, già! » Dedede si ringalluzzì al ricordo dei lunghi capelli biondi e del profumo di fiori. « Personcina adorabile, nevvéro? » Non che avessero mai legato molto ad ogni torneo in quanto lei aveva il vizio di frequentare quella seccatura di Kirby (e aveva giurato di aver visto lo scostante Meta Knight berci una tazza di tè insieme qualche volta), ma la scaltra Peach era appena entrata nelle sue grazie con l'ausilio delle belle parole.

Escargoon annuì divorato dalla curiosità mentre il Re si accingeva a stracciare la busta come un bambino avido di stringere tra le mani il contenuto del suo regalo. Quando provò a sbirciare un pochino, Dedede ringhiò con fare territoriale e gli coprì la visuale con un braccio possente prima di tornare a leggere ingobbito la sua lettera.

Dopo qualche secondo di attesa snervante staccò gli occhi dalla scrittura impeccabile. « Mi ha invitato al suo castello per discutere su possibili rapporti commerciali tra i nostri regni, mollusco. »

« Preferirei comunque chiocciola. »

Dedede lo ignorò come d'abitudine, ponderando sull'inaspettata proposta della Principessa. Non aveva alcun bisogno di stringere accordi con altri reami quando il suo era perfettamente autonomo e della questione fondamentalmente non gli importava un fico secco, ma d'altro canto capitava così di rado che qualcuno gli scrivesse e soprattutto con tanti riguardi.

« Invertebrato » gracchiò infine apostrofando ancora il suo aiutante.

« Molto obbligato, Altezza. Ma trovo che chiocciola mi si addica meglio. »

« Fila a prendermi carta e penna. » Il sovrano tornò a mostrare la sua congenita impazienza dietro la quale si nascondevano solo calci e porte sbattute in faccia se ci si metteva troppo ad accontentarlo.

« Intendete accettare? » Escargoon non si meravigliò conoscendolo meglio di chiunque altro sulla faccia della loro stella.

Il pinguino gli sorrise con cattiveria. « Di che t'impicci? Tanto tu resti qui a prescindere. »

Escargoon si imbronciò indispettito serrando i pugni e fece dietrofront per rispondere all'ordine.

« E, lumacone... »

« Chiocciola. »

« Piantala di correggermi! »

« Come Sua Ignoranza desidera. »


Nota d'autrice:

Grazie alla saggia Plumina, un dubbio che irretisce le menti di molti giocatori e fan è stato finalmente soppiantato in questa one shot. Chi avrebbe mai detto che la specie di Bowsy fosse così speciale? Ora ha una scusa in più per tirarsela. [breve ed interessante articolo in inglese qui]
Dedede e Bowser sono praticamente due anime gemelle, squame e piume a parte: stessa personalità, stessa testa calda, stessa abbracciabilità. Forse fargli stringere i rapporti non condurrà affatto a buoni traguardi per il Regno dei Funghi, ma almeno i due casi patologici di “Forever alone” della Nintendo hanno finalmente trovato un compromesso.
Anche con Kamek e Escargoon (apparso principalmente nella serie televisiva) ci vedo allo stesso modo una grandissima affinità. Credo che in un mondo perfetto anche loro sarebbero ottimi amici.

Vi ringrazio di aver letto la shot e buone vacanze/in bocca al lupo per gli esami a tutti :]


Bowser, Peach, pixl & Co. (Mario Bros.) © Nintendo
Re Dedede, Meta Knight & Co. (Kirby) © Nintendo
Escargoon (Hoshi no Kābī) © Warpstar, Inc.
Plumina © koopafreak

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Capitolo 28
*** Tattica vincente ***


lo

Peach immaginò che i pettegolezzi sarebbero stati sulla bocca delle allegre comari tra i regni vicini per settimane. Udì un altro sfarfallio di risolini levarsi qualche fila più in fondo e si lisciò delicatamente il vestito mascherando la sua insicurezza sotto un velo di stoico contegno.

Bowser le sedeva di fianco su una poltroncina su misura per lui completamente a suo agio, del tutto ignaro o probabilmente disinteressato del cicaleccio che si era scatenato dietro di loro nell'attimo in cui si erano accomodati. Il koopa aveva deciso di far sfoggio del suo guardaroba indossando un panciotto nero impreziosito da bottoni d'oro, su ognuno dei quali vi era impresso l'emblema del suo ghigno, abbinato ad una camicia rossa con le maniche arrotolate all'altezza del gomito. Sotto il colletto inamidato era visibile la fascia di cuoio priva delle borchie puntute, allo stesso modo delle sue polsiere che stavano al loro posto solo come innocui accessori anziché simboli di ferocia per quella sera.

Tra una manciata di minuti si sarebbe tenuta una recita degli alunni del primo anno presso il collegio in cui Bowser aveva iscritto i suoi figli ed inoltre, al termine dello spettacolo, i bambini avrebbero esposto uno alla volta una loro poesia preferita davanti a tutti i genitori. La Principessa aveva compreso lo scopo del rapimento del giorno precedente non appena Bowser si era premurato di informarla dell'evento, per poi averle prontamente chiesto di accompagnarlo. E lo aveva fatto in una maniera così dannatamente gentile, potenziata inoltre da un'espressione letalmente speranzosa legata all'immagine del sorriso di un Junior lietissimo di avere anche lei tra il pubblico, che Peach non aveva saputo in cuor suo come declinare: ormai il drago si era fatto più scaltro e aveva imparato che riusciva a trascinarla più facilmente dalla sua sponda disarmandola con le buone maniere, ma solo se ne fosse davvero valsa la pena per ricorrere ad un tale sforzo.

La Principessa si guardò discretamente intorno notando che tutte le mamme erano presenti, scalpitanti accanto ai rispettivi mariti e fastosamente agghindate ad esaltare la prosperosa origine dei pargoli ammessi secondo i canoni rigorosi dell'istituto. Peach aveva ricevuto un'istruzione privata dai suoi esigenti precettori ed aveva sempre covato il rimpianto di non aver frequentato una scuola e nemmeno aver potuto socializzare con altri suoi coetanei: una rinuncia impostale di cui aveva avvertito il vuoto in particolar modo nel periodo della sua adolescenza. I toad del castello erano stati i suoi amici d'infanzia, poi aveva finalmente avuto la fortuna di conoscere Daisy e qualcosa della vita semplice che sbirciava fuori dalla finestra della biblioteca durante le intense ore di lezione le era stato restituito. Approvava dunque che Bowser (anche lui debitore alla perseveranza di Kamek e dei maestri più impavidi per quel poco erano riusciti a seminare nel suo cervello impermeabile al 98% verso ciò che non catturava il suo interesse battagliero), avesse scelto di farli crescere in un ambiente più stimolante dove trovare anche le proprie amicizie.

E inoltre contenere quegli otto cicloni sotto lo stesso tetto sarebbe stato indubbiamente deleterio per la salutare armonia di tutti quanti presso la fortezza reale. Era altresì consapevole che il Re si mantenesse costantemente in contatto con loro e che li sentisse uno per uno tutti i giorni.

Le luci della sala si attenuarono gradualmente fino a spegnersi ed il sipario venne alzato per dare inizio al piccolo show: una replica riadattata ai giovani attori e con una vena di umorismo de Il Fantasma dell'Opera di Gaston Koopoux. Junior, ovviamente, aveva rivendicato la parte del losco figuro mascherato che infestava il teatro secondo la storia. Sembrava veramente che si stesse divertendo mentre saltava da una parte all'altra della scena e molto spesso si accompagnava a scoppi di fumo per un effetto più sinistro, sfoderando la sua migliore risata malvagia.

« Ecco la mia pulcina! » trillò una signora ingioiellata puntando un dito con tre anelli vistosi.

« Il mio dolciotto è un oratore portento » si sperticò una più in fondo con un accento altezzoso brandendo una macchina fotografica, il cui esempio venne immediatamente emulato da molte altre mentre i commenti più svariati si susseguivano sino a sovrapporsi in una nube di ciarle.

« La prima parola della mia stellina conteneva ben nove lettere. »

« Hai visto com'è fotogenico il mio ometto? »

« Il sorriso della mia colombella è il più grazioso, ha già messo quasi tutti i dentini. »

« Il mio tesoro da grande sarà un'attrice meravigliosa. Guarda com'è disinvolta sotto le luci della ribalta! »

« La mia pasticcina stenderà tutte le altre debuttanti al suo primo ballo, ha il portamento di una reginetta. »

Le madri tronfie della propria prole passarono in fretta dal tesserne le lodi a spararne una più grossa dell'altra mentre la rappresentazione si svolgeva sul palcoscenico. Peach venne inspiegabilmente colta dall'impulso di mettersi a ridere ma si trattenne.

« È sempre così ad ogni spettacolo del primo anno » le sussurrò Bowser che l'aveva scorta coprirsi le labbra con una mano, inclinando lievemente il muso verso di lei.

« Anche Ludwig e gli altri hanno recitato? » chiese sorpresa, riflettendo poi sulla risposta scontata dato che frequentavano tutti lo stesso collegio.

« Solo Wendy e Larry. Gli altri o non hanno voluto partecipare oppure ne hanno combinata una delle loro. Tipo Roy, che ha avuto la bella idea di improvvisare un incontro di wrestling nel bel mezzo dello spettacolo, terrorizzando il resto della compagnia. “Tanto per rendere le cose più interessanti” ha detto dopo davanti al preside. »

Il brillio divertito negli occhi del drago si trasmise immediatamente in quelli di Peach che, contagiata, si coprì nuovamente le labbra per celare una risatina poco regale.

« O Iggy, che ha messo le mani sugli effetti sonori e ha sostituito il cinguettare della foresta incantata con colpi di artiglieria. Ricordo che c'è stato un certo fuggifuggi quel giorno » aggiunse senza sforzarsi di suonare lontanamente dispiaciuto.

« Ma così non rischiano seri provvedimenti da parte dell'istituto? » fu la domanda legittima.

« E osare mettersi contro di me? » questa volta stentò lui a trattenersi. « Sai, ogni tanto torna utile essere il sovrano più temuto al mondo. E oltre qualche settimanella di sospensione al massimo non si sono mai spinti. » Drizzò nuovamente la schiena col suo solito cipiglio fiero e alla Principessa giunse un'altra folata del profumo che portava addosso. Era per caso... Eros di Versace?

Uno scroscio di applausi la distolse dall'imbarazzo di tale realizzazione mentre la recita procedeva lentamente sulla via del suo lieto fine. Peach si unì spontaneamente alle risa deliziate degli altri genitori a ricompensare l'impegno giocoso dei bambini, battendo le mani con piena partecipazione e maturando pian piano la certezza in lei che sarebbe stato oltremodo un peccato se si fosse persa, allo stesso modo degli altri passati, anche quel tenero scorcio di familiarità in cui stavolta era stata inclusa.

Il drappo rosso del sipario calò di fronte ai giovanissimi attori disposti in fila a ricevere le ovazioni del loro pubblico adorante con un inchino sincronizzato e, sbucando poi a turno dalle quinte al lato del palco, i pargoli cominciarono a declamare ognuno la sua poesiola, rinvigorendo la superbia delle madri perse in visioni di avvenire sempre più mirabili per la propria discendenza.

Il musetto tondo di Junior fece infine capolino sul ripiano della scena e timidamente il koopolotto avanzò al centro per fare la sua piccola esibizione. Istintivamente cercò suo padre tra la folla e gli occhietti neri si illuminarono di contentezza individuandolo proprio accanto alla Principessa Mama Peach, non essendo riuscito a scorgerla prima a causa della maschera ingombrante che aveva indossato per tutto lo spettacolo.

Entrambi lo salutarono agitando una mano ed il cucciolo mosse la coda un po' nervoso.

Si portò al centro del cono di luce sul palco e diede una fugace occhiata tutt'intorno. « Quanta gente... » pensò impressionato. Solo in quell'attimo senza alcuna distrazione ad occupargli la mente si rese effettivamente conto del numero di sguardi che aveva fissi addosso, in attesa, colmi di aspettative, giudicandolo.

Junior scrutò il pubblico.

Il pubblico scrutò Junior a sua volta.

Il koopetto deglutì e si schiarì la voce, emozionatissimo.

Un lungo momento di silenzio circospetto si snodò nella sala. Gli occhi inclementi degli spettatori restavano puntati sul bowserotto aspettando la sua performance.

Troppo emozionato.

Junior avvertì improvvisamente le gambe tremargli ed i battiti accellerare fino a provocargli una sgradevole sensazione di paralisi. Era come se qualcuno gli avesse buttato dei sacchi di sabbia sulle spalle, percependo in maniera tangibile il peso di tutti quegli sguardi magnetizzati su di lui. Nel giro di un nanosecondo della sua poesia non rimase più nulla nella testolina annebbiata dal panico.

Qualcosa stava andando storto. Sia Peach che Bowser lo avevano intuito dal primo istante di incertezza del piccolo e si erano irrigiditi sulle loro poltroncine coi sorrisi plastificati in faccia per incoraggiarlo a non cedere a quella che, senza dubbio alcuno, era la sua prima crisi da palcoscenico.

Il koopolotto aprì finalmente la bocca per inspirare e i presenti si sporsero un poco in avanti impazienti, ma tutto quello che gli uscì fu: « Papaah! ».

Il drago partì prontamente al recupero, calpestando più di uno spettatore lungo il tragitto dell'andata e del ritorno senza scusarsi. Come Junior si ritrovò nel rifugio del suo abbraccio premette il volto contro la stoffa del panciotto per la vergogna, fermamente deciso a non rimostrarlo finché fossero rimasti lì dentro.

Suo figlio aveva indirizzato a lui il proprio SOS, ma tornando indietro si accorse che anche Peach di riflesso era balzata in piedi al richiamo d'allarme e leggere sul suo viso la preoccupazione per il cucciolo che teneva stretto al petto riempì il Re d'orgoglio per lei. Appena si fu di nuovo accomodato al suo posto come se nulla fosse accaduto, drizzò un secondo la testa ed emise uno sbuffo fumoso per invitare implicitamente il resto della platea a badare al prossimo marmocchio sulla lista. Nessuno si azzardò più a guardare indietro e Bowser poté concentrarsi sulla fanciulla intenta a sussurrare parole di conforto al koopetto avvilito, carezzandogli dolcemente la testolina con l'accenno di crine raccolto nel codino morbido: quello era il vero spettacolo degno di tutta la sera.

Non fu semplice consolare Junior che temeva di aver deluso entrambi con quell'indecorosa dimostrazione di debolezza, ma Peach gli aveva assicurato che questo minuscolo intoppo non avrebbe macchiato l'onore del miglior impersonatore del Fantasma dell'Opera di tutte le recite scolastiche e, in quanto a Bowser, uno strappo alla regola si poteva fare una volta tanto e lasciare che il suo erede più giovane ricevesse quella tenerezza che a lui era mancata.

Quando la serata ufficialmente si concluse, ai bambini fu posticipata l'ora della buonanotte per poter trascorrere un altro po' di tempo assieme ai propri genitori. Peach e Bowser uscirono dalla sala del teatro col koopolotto praticamente avvinghiato alla “mamma”, avendo rapidamente riacquistato la sua grinta una volta libero dalla morsa critica di tutta quell'attenzione e crogiolandosi nella letizia di trovarsi con lei dopo settimane di lontananza.

« Tra poco non riuscirò più a tenerti in braccio » affermò la fanciulla mentre sentiva i muscoli delle braccia protestare per reggere il carico non indifferente. Sicuramente il cucciolo era sulla buona strada per diventare della medesima stazza del padre.

« Il mese prossimo c'è la mostra dei disegni più belli » la informò sollevando il musetto da sotto il suo mento per guardarla negli occhi. « Verrai a vedere i miei? »

Peach ricordò di aver già vissuto una scena simile non troppo addietro. Messa alle strette si girò verso Bowser solo per accorgersi che le stava rivolgendo quello stesso identico sguardo che adesso stava stampato pure sul faccino innocente di Junior...

Durante il viaggio di ritorno sulla Clown Car il drago non si sognò nemmeno di nascondere il sorriso assolutamente compiaciuto ad ornargli le labbra. La Principessa stava con le braccia conserte sul bordo a fissare il panorama, riflettendo quasi rassegnata che i Koopa avessero ormai architettato su misura per lei una strategia incontrastabile per piegare la sua volontà ed estorcerle promesse con una facilità così sfacciata che persino ella stessa faticava a spiegarsi.

« Comunque », disse Bowser col tono di chi amava vincere, « se ti va di dare un'occhiata anche alle altre recite, ho tutto registrato su dvd. Comprese le gesta gloriose di Iggy e Roy. »


Nota d'autrice:

Ringrazio doverosamente la gentilissima Lulumiao che si è prestata come beta per questa one shot. Fortuna che dove finiscono le mie certezze iniziano le sue :]

Grazie di averla letta!


Koopafreak

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Capitolo 29
*** Guardia del corpo [SSBB] ***


t

« È già la quarta volta che capita. Così rischi di farci cacciare entrambi! » asserì una Peach molto contrariata battendo il piede a terra.

Un mugolio lievemente compunto seguì al rimbrotto, dovuto più al tono scontento della sua voce che a genuino pentimento in realtà.

« Eravamo d'accordo che avresti provato a controllarti, o in caso contrario che te ne saresti andato a fare una partitella a ping pong, o a bere una gazzosa ridolina, qualsiasi altra cosa pur di evitare che ci ricascassi. Avevamo stretto un patto, ti ricordo! » Puntò il temibilissimo indice accusatore verso il drago accucciato dinnanzi che chinò il muso mastodontico tra i possenti arti anteriori, come un cagnone appena sorpreso a fare strage dei cuscini di casa.

Giga Bowser la fissava solenne in silenzio, incassando la sua ramanzina con inaudita mansuetudine.

« Ad ogni modo avevo la situazione perfettamente sotto controllo » più o meno. « Buttandoti di nuovo in mezzo mi hai fatto sfigurare davanti a tutti gli altri brawlers. » Zelda le aveva detto che in fin dei conti fosse una cosa molto dolce, ma Peach non poteva più permettersi di passarci sopra quando ciò stava per divenire un vizio. E uno di quelli ardui da debellare.

Le iridi ribollenti dei colori più intensi della lava liquida e le lunghe corna taurine che si ergevano ai lati dell'irta criniera, dominando il capo con fierezza, conferivano al koopazilla un fascino plutonico degno di un guardiano mitologico; senza contare la considerevole cifra di spuntoni acuminati equamente distribuiti sulla superficie corporea tra guscio, borchie e artigli. Al cospetto di un personaggio simile, risultava pressoché strabiliante la tranquillità con cui la fanciulla gli si rivolgeva se si era ignari dell'antica confidenza tra i due. Il drago smosse la polvere con un sibilo cupo, manifestando pacificamente la sua opinione non proprio concorde almeno con la prima parte del discorso.

« E non è stato per niente carino quello che hai fatto a Lucario » continuò Peach sostenendo imperturbabile lo sguardo grifagno e con un velo di scetticismo. « Esigo che ti scusi con lui non appena sarà dimesso dall'infermeria. » E per carino intendeva essere schiacciati al suolo.

Giga Bowser mugolò con una nota di indignazione inarcando il collo ed affondando le unghie nella terra mentre si impuntava sulle sue valide ragioni.

« Non fare quella faccia » lo ammonì severa con le mani sui fianchi.

Un ruglio di protesta vibrò nella gola del bestione, rassomigliante al rombo sommesso di un temporale.

« Non ce l'ho con te, okay? Ma al prossimo sgarro ci radiano dal torneo. » Ormai la Principessa aveva acquisito una discreta naturalezza nell'interpretare il grezzo linguaggio animalesco e la loro si poteva quasi definire una conversazione ordinaria.

Tutti i partecipanti erano stati messi al corrente che gli sponsor del Super Smash Bros. avevano adottato all'unanimità il regime di tolleranza zero dopo l'inconveniente dell'Emissario del Subspazio, essendosi trovati costretti a far fronte alle ingenti opere di restauro delle arene ridotte praticamente in macerie dopo aver evitato per un soffio di vedersi l'intero evento mandato a monte. In poche parole non vi sarebbero stati sconti per chiunque si fosse concesso il lusso di non rigare dritto e creare ulteriori grattacapi: chi rompeva pagava e, se ciò non fosse bastato a stroncare l'indisciplina, si optava direttamente per la squalifica sia dei colpevoli che dei complici. E la Principessa, unico motivo delle violente intromissioni del koopa, rischiava di fargli compagnia nel viaggio di ritorno a casa. Certamente ingiusto, ma il tempo di fare distinzioni si era esaurito insieme alla pazienza degli organizzatori.

Il drago esternò il proprio disinteresse alla minaccia con uno sbuffo annoiato, esalando una nuvoletta sulfurea tra le zanne e girando il muso con quella tipica alterigia che non aveva smarrito nemmeno nel suo stato ferino. Lo Smash Bros. non rappresentava alcunché per Bowser e se uscendo si fosse trascinato appresso anche la sua Peachy, tanto di guadagnato.

« È importante invece! È importante per me! E tu lo sai » cominciò a scaldarsi la fanciulla a cui pareva di ostinarsi a pretendere giudizio da un muro di mattoni.

La coda spinosa guizzò nell'aria oscillando pigramente mentre la belva più terrificante della Brawl (sebbene Ganondorf avesse avuto da ridire in proposito) sembrò onorarla di nuovo della sua attenzione.

« Finalmente ho l'occasione di dimostrare agli altri di sapermela cavare, che devono prendermi sul serio... » si interruppe con un sussulto non appena le tenebre calarono improvvisamente su di lei. « Bowser, non è il momento di scherzare » si indispettì agitando i pugni contro la pelle squamata delle grinfie chiuse a cupola per acciuffarla come quando si sfidavano a nascondino.

Il koopa le restituì la libertà e distese le braccia guarnite di punte aguzze ai lati della giovane, sollevandosi lievemente sui quarti posteriori e rinvigorendo il ritmo del buffo scodinzolio; la questione di Lucario già scivolata in secondo piano nella lista delle priorità mentre i denti si scoprivano in una smorfia che tentava di imitare un sorriso spiritoso sui lineamenti saureschi, chiedendo la sua partecipazione al gioco.

« Dopo » promise Peach cercando senza grande successo di non lasciarsi contagiare da quello sguardo. « Non provare a raddolcirmi, sono ancora in collera con te. » Tuttavia il drago non aveva più intenzione di prestare ascolto alle sue prediche soporifere e le strofinò contro il naso rischiando goffamente di farla cadere e gorgogliando possessivo per sovrastare le lamentele.

Dal giorno in cui il sovrano della Terra Oscura aveva appreso da Ganon come rievocare l'incarnazione del suo lato primordiale senza la carica della sfera smash, allo stesso modo in cui il Re del popolo Gerudo poteva mutare nella sua forma bestiale a proprio piacimento, le visite di Giga Bowser nel corso della Brawl avevano subito un aumento di frequenza negli ultimi tempi; in particolar modo quando era il turno della Principessa a fronteggiarsi nell'arena e non si rivelava uno di quei match a suo favore. Il drago diventava già estremamente suscettibile alla prospettiva di vedere qualcuno alzare le mani su di lei ma, se le sorti dello scontro prendevano effettivamente una brutta piega per Peach, la rabbia incontrollata innescava una scintilla di magia oscura pari all'energia contenuta nella sfera smash e Giga Bowser aveva il sopravvento, con l'unico obiettivo ancora nitido nel suo cieco furore di fare terra bruciata intorno alla fanciulla e poi portarsela al sicuro altrove (preferibilmente nel proprio castello, ma siccome non si trovavano più nella loro dimora si doveva arrangiare lì nei paraggi).

Quando tali intrusioni avvenivano sotto il naso di tutti, in genere si era abbastanza accorti da non pararsi sulla sua strada se non si aspirava ad una fine simile a quella di Lucario che per ultimo aveva dato del filo da torcere alla Principessa, limitandosi semplicemente ad attendere che Bowser si fosse calmato per conto proprio prima di ricomparire con la refurtiva. Era impossibile negare che il drago impulsivo stesse complicando la vita al resto della Brawl col suo atteggiamento terroristico e protettivo, non solo grazie ai suoi interventi irrichiesti. Magari non era il detentore del maggior numero di incontri vinti, ma qualunque altro brawler sapeva bene che i suoi erano certamente i più brutali ed il koopa riservava un trattamento speciale a coloro che avevano avuto la meglio su Peach in precedenza.

« Che cosa devo fare con te? » sospirò la “vittima” in questione stuzzicando con le dita le squame più tenere sotto la mandibola potente. Non le era ancora chiaro se Bowser si lasciasse condurre principalmente dall'istinto oppure riusciva a mantenere vigile una parte della sua coscienza anche in tale aspetto, comportandosi solo come più gli faceva comodo.

Il drago emise un verso soddisfatto socchiudendo gli occhi ed inclinando la testa per agevolare le carezze.

« Adesso goditi pure questi minuti di beata ingenuità, ma aspetta di leggere il conto dei danni da risarcire quando tornerai normale. »


Nota d'autrice:

Peach, la principessa che sussurrava ai draghi.
La gazzosa ridolina è un piccolo omaggio a “Mario&Luigi: Superstar Saga”, non uno dei miei preferiti per via di Ghigno Bowser (la mutazione più orripilante di tutta la storia di Super Mario), ma comunque tra quelli con cui ho giocato più volentieri. E i titoli di coda sono stupendi con lui dentro il pacco regalo.

Grazie di aver letto anche la trentunesima one shot :]


Koopafreak

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Capitolo 30
*** Meowlings ***


t

« Mama Peach, perché sei triste? » domandò una voce giovane che troppo spesso negava il suo suono perché gli occhi bastavano ad esprimere tutto ciò che era importante.

Il richiamo del bowserotto distrasse la principessa dai propri pensieri ed allontanò il viso dal vetro della finestra offuscato da un alone umido. « Non preoccuparti. » L'istinto di rassicurarlo ebbe la priorità sulla malinconia. « Oggi è l'anniversario della scomparsa di una persona a me cara che è venuta a mancare tempo fa. Adesso mi passerà. » La giornata così grigia e uggiosa aveva permesso al persistente sconforto del lutto ancora irrisolto di riaffiorare, portando con sé vecchi ricordi che custodivano tanto amore e al contempo altrettanti rimpianti.

L'aspetto poteva trarre in inganno, tuttavia il più taciturno tra gli eredi Koopa era abbastanza maturo emotivamente per comprendere il dolore di una perdita. Aveva solo un anno in meno di Ludwig, nonostante la corporatura mingherlina in raffronto persino ai fratellini più piccoli costituisse un tranello nel quale moltissimi cadevano, ma ciò che lo svantaggiava in forza lo ripagava in agilità e Lemmy, sebbene preferisse di gran lunga le sue attività funamboliche alla lotta, era un avversario che non andava affatto sottovalutato ed era inoltre la prova vivente che i koopa della varietà di Bowser potevano presentare notevoli differenze di costituzione fisica. Era pur vero che il suo modo di fare estremamente giocoso suggerisse comunque di rado (per non dire mai) l'età che il principino aveva di fatto.

E, ultimo dettaglio ma non meno rilevante, tra tutti i bowserotti era addirittura uno dei più affettuosi perseverando in un'assidua competizione con Larry e Junior.

Stavolta però Lemmy non parve optare per la reazione più spontanea da parte sua, cioè offrirle uno dei suoi abbracci o mostrarle qualche nuova piroetta o ambedue le alternative. « Torno tra poco » si congedò inespressivo dopo alcuni secondi di intensa riflessione.

Peach restò lì muta a fissarlo girare i tacchi e andarsene dalla sua camera, confusa e piuttosto intimidita dal distacco inspiegabile del koopetto solitamente di carattere tutt'altro che schivo. Forse ho detto qualcosa che lo ha turbato, ipotizzò cominciando a darsi pensiero.

Quando Lemmy mantenne la parola e sbucò di nuovo da dietro la porta, tutte le incertezze svanirono di colpo nel medesimo istante in cui la fanciulla cedette all'impulso irrefrenabile di stringerlo tra le braccia: esattamente il piano escogitato dalla giovane mente macchinatrice.

La cresta variopinta era diventata così folta e vaporosa che pendeva leggermente da un lato, con l'attaccatura candida come il pelo del ventre e delle zampe, ergendosi perfettamente al centro del capo ora dotato di due orecchiette feline al posto delle corna che non erano ancora cresciute. A differenza del padre quando assumeva tale forma, le striature sul manto color sabbia del bowserotto erano di un bel fulvo che si diramava sui fianchi e sugli arti ed il triangolino sulla punta del muso invece di un rosa delicato, attorniato da lunghe vibrisse solleticose. La coda longilinea si arricciò in segno di approvazione mentre la principessa lo avvolgeva nella sua morsa amorevole, poggiando la guancia sulla testolina calda esprimendo così un silente ringraziamento per quel piccolo gesto che le aveva restituito il buon umore.

Il ronfare calmante delle fusa cancellò il ticchettio cupo della pioggia contro le finestre e la tristezza annegò in un mare di pelo soffice che aveva l'odore delle caramelle preferite di Lemmy.

Immediatamente l'immaginazione della principessa prese il volo ed iniziò a visualizzare uno per uno il resto della progenie Koopa nelle stesse condizioni: Larry, il tigrotto dai dentini sporgenti che avrebbe giunto le zampe sotto il mento per guadagnarci qualche leccornia, scrutandola coi suoi scaltri occhioni azzurri; o Iggy, dalla pelliccia di un verdognolo che ricordava sostanze chimiche sospette ed i baffi bruciacchiati o elettrizzati a causa della sua mania per gli esperimenti calamitosi; Junior, una mini riproduzione fedele e sputata di Meowser, col codino ancora più voluminoso ed il suo inseparabile bavaglio a coprire il musetto troppo dolce per incutere terrore; Ludwig, effettivamente più somigliante ad un leoncino con la criniera bianca e blu, intento ad osservarsi con un'espressione vagamente stizzita perché gli artigli gli impedivano di afferrare i suoi spartiti senza sforacchiarli; oppure Roy, un gattone rosa dalla testa ai piedi che sembrava uscito da una fiaba per bambini...

Peach dedusse che il bowserotto più attaccabrighe non fosse un fan di questo potenziamento e che probabilmente se ne guardasse pure bene dall'usarlo. « Azzardati ancora a dirmi che sono adorabile se hai coraggio. Tu provaci soltanto... » le parve di sentirlo distintamente ringhiare il suo odio da dietro gli occhiali mentre sfoderava le grinfie affilate contro chiunque fosse stato abbastanza stolto da provocarlo, pronto ad affettare facce per difendere il suo orgoglio di macho.

Peccato.

Nemmeno una valanga di Fufi Blocchi poteva competere con tale splendore.

« Ho chiuso tutti gli altri di sotto in salone insieme ad una bomba di super campanelle » la informò al momento giusto Lemmy.

Peach si precipitò fuori dalla stanza, col meowserotto sempre allegramente intrappolato nel suo abbraccio, scapicollandosi giù per le scale nell'urgenza di assistere all'ottava meraviglia dei power-up esistenti.


Nota d'autrice:

It's so fluffy I'm gonna die! [cit. Agnes – Despicable me]
Ogni volta che guardo un'immagine di Meowser sento già che il fluff potrebbe annientarmi, ma quando ho fantasticato sulla famiglia Koopa al completo (considerando i bowserotti ancora suoi cuccioli) con una spolverata di Super Campanella a testa ho creduto davvero di andare in combustione spontanea.
Purtroppo non si sa ancora quale aspetto effettivamente avranno i bowserotti sotto l'effetto di questo power-up e non ci resta che continuare ad attendere con pazienza che la big N si decida ad ufficializzare la loro meowmorfosi (e sarà quello un giorno gioiglorioso, siore e siori).
Un nuovo dettaglio interessante riscontrato ne “Mario Kart 8” sull'aspetto di Lemmy è che ora non abbia più le pupille disallineate.

Grazie di aver letto questa breve e letale Lemmy-shot!


Koopafreak

Meowser, meowserotti, Peach © Nintendo
Agnes (Cattivissimo Me) © Illumination Entertainment/Universal Pictures

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Capitolo 31
*** La scommessa [SPM] ***


t

Die, die, we all pass away
But don't wear a frown cuz it's really okay
And you might try 'n' hide
And you might try 'n' pray
But we all end up the remains of the day.
Bonejangles [Tim Burton's Corpse Bride]



Le luci elettriche continuavano a sfarfallare sinistramente mentre ogni singola torcia si era estinta nel medesimo istante, come annullate da un unico spiro di vento che non si era mai alzato, le piante piranha di guardia si erano rintanate nei propri tubi con un sibilo di assoluto timore, i feroci categnacci si erano rannicchiati sul posto avvolgendosi intorno la lunga coda anellata con un guaito infelice e tutti gli occupanti della fortezza erano stati improvvisamente assaliti dai ricordi luttuosi dei loro cari che avevano perduto: tale era l'effetto che la presenza dell'immortale Infernia, Regina risoluta ed inflessibile sugli ingiusti caduti nell'abbraccio del Game Over, non poteva sottrarsi dall'arrecare nella dimensione dove le anime raccolte in terra erano preservate nel loro involucro fisico dalla linfa vitale ancora palpitante. Lei era un'intrusa in quel mondo, e come tale veniva avvertita.

Gli unici che parevano sfuggire alla sua aura funesta, protetti da un velo di magia benefica grazie al contatto coi cuori puri, erano i due sovrani che le stavano in piedi dinnanzi a contemplare perplessi la richiesta avanzata qualche secondo fa lì sulla terrazza principale.

« E com'è che non ti sei rivolta al disponibile Mario per quest'incombenza ricreativa? Ci hai forse presi per degli animatori turistici? » replicò sardonico un Bowser non esattamente propenso a prestarsi ad esaudire desideri altrui, nemmeno quelli di un'autorità ben al di sopra della propria.

Gli occhi corvini della Maestà Infernale si assottigliarono sino a divenire affilati. « Perché non è colui che potrebbe giovare a sua volta di tale favore, tanto da convincermi a depennare qualche appunto nella sua biografia di ragioni per un posto in platea nel mio Mondodigiù. » E inoltre la giudiziosa Principessa Peach, presente anch'ella quella mattina presso il castello del koopa dopo il millantesimo rapimento in lista, sarebbe stata un'ulteriore garanzia che la delicata missione loro affidata venisse assolta con la massima diligenza.

Né la regina né il suo consorte potevano concedersi il lusso di assentarsi dal rispettivo trono per più di qualche misera ora, rischiando di far precipitare i regni dell'aldilà nel caos senza la propria guida ad amministrare il costante flusso di nuovi arrivi ai loro cancelli. Confidare negli unici punti di riferimento che possedevano nella dimensione dei vivi era stata dunque l'alternativa accettabile per far contenta la loro bambina.

Il drago si impose sull'impulso di deglutire, aggrappandosi all'ultimo briciolo della sua cocciutaggine. « ...e se avessi di meglio da fare? » Tipo portare Peach a teatro a vedere quel famoso Lago dei Cingoli-o-come-si-chiama ché ha detto di piacerle tanto...

Una folgore spuntò dal nulla nel cielo terso e centrò come una freccia sibilante lo stendardo più in prossimità del Re Koopa in sciopero, incenerendolo all'istante insieme all'alabarda su cui era affisso: segno che anche il venerabile Granbì aveva drizzato le orecchie. Fu allora che si convenne un volta per tutte che nella vita fosse cosa saggia tenersi stretti gli amici, ma ancora più stretti quelli che ti avrebbero sistemato alla resa dei conti finale nell'eterno Game Over.

« Quanto tempo resterà sotto la nostra custodia? » domandò discretamente Peach che dal canto suo non aveva nulla in contrario ad ospitare la piccola nimbi, ma il pensiero che il cammino di Bowser nel corso del tempo lo avrebbe veramente condotto alle fosche lande dominate da Infernia l'aveva spaventata. Sapeva che il koopa era stato ed era attualmente una canaglia di tutto rispetto, ma non aveva mai creduto che si meritasse una sorte simile... Se l'intransigente Regina del Mondodigiù gli stava offrendo davvero una chance per alleggerire il suo fardello di colpe, andava presa al volo.

« Solo per questa giornata. Allo scoccare della mezzanotte tornerà a casa. » Il viso cereo dai tratti cesellati si inclinò lievemente per adocchiare la fragile figura angelica librarsi accanto, sfiorando appena il pavimento. Mentre lo sguardo della madre non sprizzava affatto faville all'idea della breve gita oltre i confini sicuri della sua dimora, quello di Farfabì non poteva riflettere più entusiasmo. Era chiaro che dietro vi era stato un incessante assillamento per aver convinto i due reggenti ultraterreni a piegarsi infine al suo volere.

La giovane turista si mosse verso la sua temporanea scorta in quel mondo che tanto l'aveva affascinata e che aveva sempre sognato di esplorare, arrestandosi dopo aver percorso qualche metro per rivolgersi alla genitrice con la sua vocina altezzosa: « Madre, avrò bisogno di confondermi con gli abitanti di questa terra se voglio passare inosservata ».

Infernia assentì con un impercettibile cenno del capo, increspando appena le labbra nere mentre le modellava addosso il camuffamento perfetto affinché la figlia avesse potuto bighellonare indisturbata tra i vivi senza destare sospetti sulla sua identità.

« Allo scoccare della mezzanotte vi farete ritrovare qua » ribadì ferma trapassando Peach e Bowser col tono gelido di una mamma apprensiva che faceva apparire le punte sulla corona e sulle spalline della sua veste ancora più acuminate. « Non un minuto più tardi. » E svanì in un battito di ciglia tra lingue di fuoco avernale, allo stesso modo in cui si era materializzata sotto la luce del sole che non era abituata a tollerare tanto a lungo.

« Ma grazie mille della vostra cortesia » mugugnò Bowser a denti stretti quelle parole che la regina si era dimenticata di proferire.

L'attenzione converse dunque sul prezioso carico che gli era stato lasciato tra le mani.

Farfabì indossava una mantella vezzosa intorno alle spalle che ricordava le sue ali di nimbi quando si gonfiava al vento; sotto un semplice abitino bianco ed un paio di talari adornati da due piccole alucce piumate ciascuno e con eleganti lacci di cuoio che le avvolgevano i piedi. I capelli di un biondo aureo erano ordinatamente raccolti in un chignon laterale, scoprendo il viso delicato di una bimba appena agli albori dell'adolescenza. Aveva tutto l'aspetto di un angioletto caduto dal cielo: un'immagine mentale che non sopravvisse agli iniziali cinque minuti di reciproca coesistenza.

« Portatemi fuori da questa spelonca, non intendo restare rinchiusa qui tutto il giorno ad appestarmi con questa graveolenza solforea » espresse con cotal garbo la prima di un cospicuo elenco di pretese che avrebbero caratterizzato quel dì in allegra compagnia.

« Hai qualche suggerimento per alleviare il fiuto aristocratico della nostra ospite? » domandò asciutto il koopa girandosi verso la principessa, già consapevole che il conto alla rovescia per le scorte quotidiane della sua pazienza fosse ufficialmente scattato.

Peach si soffermò un momento a riflettere, passando in rapida rassegna le mete papabili più azzeccate per garantire a Farfabì una gradevole esperienza dalle loro parti, cioè nel mondo materiale, con un solo giorno a disposizione. « Il parco divertimenti di Girasolandia » propose schioccando le dita. L'Isola Delfina era un luogo incantevole in mezzo al mare e ricco di attrazioni, musica e colori; non vi era posto migliore sulla faccia del globo di quell'angolo di paradiso terrestre dove si conciliavano meraviglie naturali e svaghi: un tipino avido di novità come l'annoiata signorinetta lo avrebbe certamente apprezzato.

« E scomodarci fin lì per lei? » Sempre se Bowser era in vena di collaborare, visto che doveva essere lui il primo a sforzarsi di fare una bella figura.

La principessa lo squadrò arcigna.

« Va bene, va bene! Do l'ordine di preparare una fregata a levare gli ormeggi e partiamo... »

Oltre ad un mezzo abbastanza veloce per raggiungere più agevolmente la loro meta, Peach reputò necessario adottare gli stessi accorgimenti di Farfabì e mettersi in borghese per portare a termine l'impresa senza attirare troppa attenzione. Con l'approvazione del Re Koopa, propendé quindi per un vestito da spiaggia che le sfiorava dolcemente le ginocchia, assai meno vistoso del suo abito regale, e un cappello a tesa larga per proteggersi dai raggi solari mentre Bowser la seguì, come sempre, in tenuta da Bowser.

Prevedibilmente, per non dire in maniera scontata, Farfabì non si rivelò un passeggero docile o che aveva familiarità alcuna con la virtù della pazienza, anzi si poteva paragonare ad un picchietto pestifero che si divertiva a piantonare il malcapitato di turno e tamburellargli il cervello con domande semplici e fastidiose, precisamente mirate per vedere fino a che punto la vittima avrebbe retto prima di perdere la calma. Era un gioco che evidentemente doveva piacerle parecchio, forte della sua immunità in quanto figlia dei sovrani e giudici delle anime e pertanto intoccabile. Analogamente prevedibile fu dunque la scelta con chi dei suoi due custodi fosse più appagante prendersela.

« Siamo arrivati? » la domanda ripetuta praticamente dall'inizio del viaggio.

« No » la puntuale risposta, accompagnata dal rumore lamentoso del legno stretto tra le grinfie.

« Siamo arrivati? »

« Per l'ennesima volta: no! »

« Tra quanto arriviamo? »

« Tra poco. »

« Poco quanto? » insistette Farfabì pestando stizzita un piede sulle assi.

« Il tempo di essermi già pentito di questa cosa. »

« Ah, capito. » Studiò attentamente l'esasperazione impressa nei lineamenti imbronciati del koopa, il quale si ostinava a mantenere lo sguardo fisso oltre la prua, assicurandosi che ciò si avverasse molto presto. « Adesso siamo arrivati? »

« Non ancora... » ringhiò Bowser, immensamente frustrato nel sentirsi “indifeso” di fronte ad una spocchiosetta impertinente ancora alle prese con la pubertà. « Perché non vai a fare qualcos'altro, intanto? »

« Non c'è nulla da fare qui. Ehi, questo a cosa serve? »

Una palla di cannone sparata con un gran fragore da una delle bocche di fuoco laterali sfrecciò sopra le onde e mancò di un pelo un innocente peschereccio, schiantandosi in mare e provocando un geyser di acqua spumeggiante che innaffiò abbondantemente l'equipaggio a bordo. I pescatori rimasero impietriti a beccarsi in faccia gli spruzzi di quell'attentato senza ragione, ancora restii a credere di averla scampata.

« Se non hai altro da fare allora vedi di startene ferma! » sbraitò il drago tirandola via dal pannello dei pulsanti, furioso e allibito da quella totale mancanza di criterio.

« Come una statua? » Farfabì era inesorabile.

« Sì, come una statua... » Un cadavere sarebbe meglio. « E non toccare niente. »

La ragazzina gli indirizzò un sorrisetto volpino, per nulla impressionata se non divertita dall'espressione truce del bestione palesemente irritato. « Posso toccare il ponte? »

« Sì, puoi toccare il ponte... »

« Posso toccare l'aria? »

« Tocca quello che ti pare eccetto i comandi » tagliò corto lui con quella pagliacciata prima di soccombere all'istinto.

« Okay! » E si mise a punzecchiargli il braccio con un dito.

Vi erano state occasioni in passato, e non poche, in cui Bowser si era costretto a compiere un supremo sforzo di volontà onde evitare di cedere alla tentazione della violenza e fare tabula rasa tutt'intorno finché i pugni non avessero smesso di formicolargli per il nervoso. Questa davvero le passava tutte quante.

Peach decise di intervenire prima che il koopa, letteralmente fumante di rabbia, sradicasse la ruota del timone dalla poppa in un impeto di follia e li condannasse a far naufragio: « Farfabì, cara, perché non vieni con me a guardare i delfini che giocano sotto la nave? ».

Fortunatamente l'esca parve catturare l'interesse della piccola istigatrice: « Cosa sono i delfini? ».

La scoperta fu commemorata da battiti di mani e gridolini deliziati nell'ammirare dall'alto quelle buffe creature dalla forma affusolata che, per motivi sfuggenti al comprendonio, indossavano un paio di occhialini sul muso naturalmente arcuato in un sorriso mentre cantavano ed emettevano i caratteristici scricchiolii articolati, guizzando e piroettando tra le increspature marine proprio sotto l'ombra rapace della fregata che fendeva il vento di ponente. Farfabì si sporgeva dal parapetto estasiata tendendo una mano verso di loro, come in un bramoso tentativo di accarezzarli. Osservandola sbracciarsi e ridere liberamente senza quella palpabile arroganza che si portava sempre appresso, suscitava finalmente la tenerezza di una bambina della sua età che si commuoveva per qualcosa di bello.

Che l'isola dove erano diretti avesse in comune la sua morfologia coi simpatici cetacei, oltre al proprio nome, fu dunque una peculiarità che Farfabì si rese conto di amare già scorgendola da lontano. Peach le spiegò che anche le coste delle altre componenti dell'arcipelago condividevano ognuna la sagoma di un differente animale marino, molti dei quali purtroppo completamente estranei alla ragazzina che le confessò pacata di non aver mai visto prima di allora distese liquide più vaste dell'infido Ztige, il fiume di lacrime nel Mondodigiù, la cui fauna era vivacemente costituita da grinfie scheletriche di indole tutto fuorché amichevole: un'ingrata alternativa a pescetti, granchi, tartarughe o qualsivoglia innoffensivo esempio di creatura acquatica.

Con una certa perplessità Peach individuò un solo palmense a riceverli sulla pista del modesto aeroporto costruito su tre atolli poco distanti da Delfina, munito di giubbotto riflettente da marshaller mentre gesticolava energicamente indicando loro di atterrare e/o attraccare lì e non sulle sponde dell'isola. Per non terrorizzare gli altri turisti, intuì senza sforzo grazie all'immagine della vistosa polena sulla prua a rappresentare il ghigno minaccioso del proprietario.

Il nativo dalla chioma fogliosa aveva la pelle di un grazioso azzurrino sotto lo sgargiante gilet d'ordinanza e si appropinquò cautamente osservandoli timoroso sbarcare. Non appena riconobbe il volto di colei che da anni era ospite graditissima dell'isola (tanto che uno dei lidi portava il suo nome in segno di amicizia), la fanciulla lo vide risalire di qualche tono sulla scala del blu e realizzò che prima il palmense fosse semplicemente impallidito di paura.

« È sempre un piacere riavervi qui, Principessa Peach » le porse i suoi omaggi con una riverenza adocchiando dubbioso il grosso koopa alle spalle della giovane, fautore confermato di precedenti malefatte che non avevano risparmiato persino quell'idilliaca oasi tropicale in mezzo al mare.

Una volta che la principessa lo ebbe tranquillizzato sulle intenzioni prive di malizia del famigerato Re Koopa e messo poi al corrente del motivo della loro visita (omettendo che la loro piccola ospite fosse legata nientepopodimeno che ai giudici eterni dell'oltretomba), gli altri membri dello staff aeroportuale spuntarono fuori come funghi a dar loro il lieto benvenuto con la tipica esuberanza palmense, cioè sommergendoli di variopinte ghirlande floreali. Siccome nessuno si arrischiò comunque a ridurre troppo la distanza dal drago ma allo stesso modo si voleva evitare di escluderlo per non alterarlo, qualche improvvisato stratega risolse da sé e Bowser si ritrovò con una manciata di coroncine letteralmente piovute in testa, altrettante a penzolare dalle corna a mo' di festoni ed una discreta cifra anche sugli spuntoni del carapace nell'imitazione di una sorta di lancio degli anelli. Il re tirò un lungo respiro prima di concedere un asciutto ringraziamento, incitato dalla punta di uno dei sandali di Peach.

Fu allora che Farfabì realizzò di non apprezzare il polline, tornando alla sua solita giovialità nemmeno al terzo starnuto. « Cosa aspettate, un segno dal cielo? Mio padre ha di meglio da fare. Orsù, scortateci sull'isola! » dispose autoritaria come era abituata a fare a casa propria.

Nel terrore di scontentare il koopa che già non pareva in partenza di umore eccelso, i palmensi li accompagnarono in barca sino alla sponda opposta con la tempestività di vogatori olimpionici.

Un secondo comitato di benvenuto stava sull'attenti davanti al molo, pronto a riceverli in teoria, ma non appena gli ignari isolani si resero conto di chi costituisse un terzo abbondante degli arrivi freschi si gelarono sul posto, parandosi dietro le stesse ghirlande che avrebbero dovuto porgere intonando il canto rituale di buon auspicio. Farfabì non vi fece proprio caso, più interessata a guardarsi intorno come un uccellino al suo primo volo fuori dal nido, mentre Peach avvertì le gote bollire cogliendo le occhiate sbigottite che si spostavano rapide tra lei e Bowser per soffermarsi sulla bambina che li precedeva, nella morbosa ricerca di somiglianze fisiche, costruendosi inevitabilmente un'idea sbagliata sull'intera faccenda...

« Fuori dai piedi! » li mise in fuga il drago, inorridito alla vista di altri fiori da usare contro di lui.

Questa volta non gli giunse obiezione.

Il grande parco dei divertimenti si trovava dall'altra parte di Delfina, esattamente sul triangolo della pinna caudale, raggiungibile solo per mezzo di un traghetto sbuffante che doveva aggirare il dorso curvo dell'isola, ma consentiva di godere di una prospettiva mozzafiato del Vulcano Corona fortunatamente assopito ed ammirare i lidi lussureggianti ancora incontaminati dalle tracce dei turisti, la foresta frondosa che rappresentava la dimora ancestrale dei palmensi e la tranquilla baia dove i noki (un popolo originario del luogo che di rado si mostrava in superficie e discendente non troppo lontano dei molluschi) conducevano in completa serenità la loro esistenza sott'acqua mentre non erano impegnati ad aiutare con l'organizzazione dell'isola.

Approdarono finalmente sulle rive dell'atollo su cui Girasolandia stava annidata e fu allora che la trepidante Farfabì poté scatenarsi, tanto che sia Bowser sia Peach faticarono a starle dietro e rischiarono di perderla di vista svariate volte in mezzo al flusso di visitatori, costantemente all'ombra della spada di Damocle di incorrere entrambi nell'ira di Infernia se le fosse accaduto qualche incidente in tali vulnerabili sembianze.

« Perché siete così lenti? » si lamentò sdegnata la nimbi che coi suoi talari non aveva problemi a coprire lunghe distanze senza nemmeno toccare il terreno, mentre loro due non potevano fare altro che arrangiarsi con le proprie gambe; e sotto i raggi del sole tropicale non era decisamente il massimo.

« Abbiamo tutto il tempo per fare il giro completo » le garantì la principessa asciugandosi il sudore dalla fronte. « Resta vicino a noi, altrimenti non ti permetteranno di salire sulle giostre da sola. » Questa non si poteva definire esattamente una regola generale, ma preferì mentirle per porre fine a quell'estenuante gincana. Al suo fianco Bowser anfanava come un mantice e col mal di milza, troppo impegnato ad inspirare grosse boccate d'ossigeno per aggiungere la sua e, a giudicare dalle folate di fumo scuro che gli uscivano dalle fauci insieme al fiato, era meglio così.

L'affluenza di turisti era stata talmente fitta negli ultimi tempi che le vecchie attrazioni avevano necessitato di notevoli miglioramenti e nuove erano state addirittura costruite da zero per ampliare il luna park ed accogliere tutte le comitive e le famiglie che desideravano trascorrere qualche oretta di trastullo prima di andare a crogiolarsi in spiaggia. Una comodità indiscussa per gli ultimi tre arrivati consistette nel non essere costretti a sorbirsi la lunga coda per il biglietto, siccome la gente si scansava istantaneamente al loro passaggio neanche fossero ricoperti di filo spinato. Il piano di partenza, ossia agire senza clamore, mostrava effettivamente qualche falla se già si teneva in conto della presenza del Re Koopa in persona e poi di una singolare ragazzina che poteva tranquillamente svolazzare sopra le teste altrui, come se fosse stata la cosa più normale del mondo. Peach le chiese di limitare tale lusso finché non fossero tornati sulla nave, almeno per mantenere l'ultimo straccio di discrezione che gli restava. Farfabì sbuffò con sufficienza ma si abbassò magnanima a concederle l'onore di calpestare nella loro stessa polvere.

Una ad una le fecero provare le giostre che Girasolandia vantava e quel sorriso gioioso fece di nuovo ritorno sul faccino perennemente malcontento: le Navi Pirata, la Ruota Panoramica, la Casa degli Specchi, i Tappeti Elastici, il Tagadà, il Viaggio del Torcibruco (una variante non troppo dissimile del Brucomela che noi tutti ben conosciamo), la Medusa Ballerina... I due sovrani accordarono sui turni nel caso in cui era richiesta la compagnia di un adulto, sebbene il Re Koopa si rifiutò categoricamente di salire su quelle troppo infantili e rise di gusto quando la signorinetta dell'aldilà sbatté il naso correndo contro una delle false pareti nel labirinto di specchi deformanti: cosa che Farfabì, con la vista offuscata da un velo di lacrime trattenute per orgoglio, non mancò di legarsi al dito.

Per le montagne russe invece se la giocarono a morra cinese. Peach si aggiudicò il diritto di restare al sicuro coi piedi a terra ad ammirare lo spettacolo, armata di macchinina fotografica usa e getta, mentre Bowser trascorreva i suoi peggiori cinque minuti della giornata a più di centotrenta chilometri orari tra giri della morte, discese ripidissime e curve a cavatappi. Non contribuì in positivo il fatto che una vendicativa Farfabì avesse preteso pure il bis.

Al termine della corsa la bambina salto giù dal vagoncino, pimpante e fresca come una rosa. « Tutto okay? » chiese non senza una punta di malizia alzando il mento per incontrare lo sguardo annientato del drago.

« Sì » fu la dignitosa bugia.

Farfabì trotterellò verso la giostra successiva e Peach gli si avvicinò con discrezione. « Tutto okay? »

« No, mi devo sedere un attimo » mugolò ancora nauseato, accasciandosi sulla panchina più vicina.

« Dai, pensa che stai facendo tutto questo per un buon fine. » La principessa gli diede qualche solidale pacca sulla spalla mentre lui si riprendeva con calma.

« Ti preoccupi per me, Peachy? »

« Se non lo faccio io, allora chi? » sospirò la fanciulla. « Considerando in che situazione ti sei messo da solo con la tua infallibile dote di combinare guai... »

« Sono fatto così. » Il drago fece un gesto di indifferenza, all'apparenza neanche minimamente scalfito dalla previsione di Infernia.

« Possibile che non ti importa davvero se finirai laggiù?! Noi abbiamo avuto persino il privilegio di conoscere come sia e tu fai finta di niente. Tanti avrebbero tentato di riparare se solo avessero saputo prima a cosa sarebbero andati incontro. » Peach si alterò di fronte a quella spavalderia troppo spericolata.

Avevano testimoniato entrambi cos'era l'ade riservato alle anime imbrattate da colpe mortali: un limbo triste e spento dove la luce del sole era destinata a divenire un ricordo indistinto, dove andava scontata un'eternità di espiazione in mezzo al nulla; solo nebbia, angoscia e solitudine. Convivere con la consapevolezza opprimente che un posto simile sarebbe toccato a lui...

« Io non sono uno fra tanti » la corresse con disarmante serietà. « Sono fedele alla mia natura e non cambierò certo per codardia. Quando giungerà il mio momento affronterò a testa alta ciò che mi attende, come il Re più grande della Terra Oscura che sempre sono stato e che sarò sino all'ultimo dei miei giorni. »

Peach lo fissò muta per qualche secondo, come se le avessero proposto un gioco di parole di cui non riusciva ad afferrare il senso. « Accidenti a te! » sbottò poi a due centimetri dal muso paffuto. « Se non vuoi farlo per te stesso, come ti pare. Ma questa sera dimostreremo a Infernia che commetterà un grosso sbaglio ad assegnarti al suo Mondodigiù, cascasse pure il cielo! » E marciò via a passo battagliero, sbattendo le infradito sul pavimento e col viso contratto in un'espressione più furiosa che risoluta.

Bowser la seguì con lo sguardo dalla sicurezza della sua panca, meravigliandosi non poco di come Peach fosse perfettamente capace di mettersi in gioco a testa bassa per aiutarlo e al contempo avercela con lui.

Fu il turno dei Gusci Rotanti, ossia una riproposizione noki della classica giostra delle tazze, con la sola differenza di essere un'esperienza esattamente tre volte più vorticosa poiché le conchiglie colorate non erano collocate soltanto sulla tipica piattaforma girevole, ma anche su dei dischi all'interno che ruotavano fluidi su loro stessi ed inoltre dentro ai gusci era presente un volante che permetteva di farli mulinare a piacimento sul posto. Nulla di cui sorprendersi dunque se la principessa, vittima sacrificale di turno, rischiò a giro concluso di ruzzolare giù dall'attrazione tanto il senso di sbandamento.

« È stato uno spasso! » sentenziò soddisfatta Farfabì che aveva abusato per tutto il tempo del volante della loro conchiglia.

« Possiamo fermarci un momento? Non mi sento tanto bene » chiese debolmente Peach cingendosi la fronte con una mano e tastando l'aria con l'altra.

« Neanche per sogno! Voglio vedere l'Antro dello Spauracchio » l'inclemente risposta.

Nessuno dei due tutori temporanei palesò grande entusiasmo per la prossima tappa in programma: la principessa si vergognava ad ammettere di provare una certa impressione per quel genere di giostre alla sua età, mentre Bowser le trovava mortalmente barbose.

« Appena Peachy si sarà riposata un minuto... » Il re aiutò la fanciulla a sedersi su una panchina, ancora mezza stordita dalla danza turbinosa dei gusci.

« No, voglio andarci adesso! » lo interruppe seccata la giovane nimbi infischiandosene altamente delle condizioni di quest'ultima.

C'era un limite a tutto. Il drago scattò punto sul vivo: « Sono stanco di queste lagne continue, signorinella. Noi ti stiamo facendo un favore e non siamo al tuo servizio, perciò comincia a tenere un comportamento accettabile se non vuoi che concludiamo seduta stante questa giornata di svaghi e ce ne torniamo dritti alla mia noiosa spelonca puzzolente! ».

« Mia madre ti punirà se ti rifiuti di obbedire » ribatté svelta Farfabì, fin troppo fiduciosa.

« E che farà? Mi spedirà nel suo Mondodigiù? Notiziona: tanto ci finirei comunque. Quindi per quale motivo dovrei pure disturbarmi per te che non hai fatto altro che tirare troppo la corda da quando questa seccatura ha avuto inizio? E non hai ancora capito che né Peach né io, specialmente io, siamo agli ordini di chicchessia, ma siamo qui per nostra scelta e perché i tuoi hanno insistito. Per quanto mi riguarda, se godere di un misero sconticino sulla mia fedina penale vuol dire dover reggere oltre una ragazzina ingrata e insoffribile come te, preferisco portarmi tutte le colpe che ho commesso nella tomba. Una in più o in meno non mi cambia certo l'esistenza. »

Le guance sul visino angelico si erano imporporate. Mai prima di allora qualcuno aveva osato rivolgersi a lei in quei termini, nemmeno i suoi genitori che non sapevano sottrarsi dall'accondiscendere ad ogni suo capriccio per renderla felice, unica figlia diletta e luce dei loro occhi, nei rispettivi regni di nuvole e tenebre. Bruscamente come le erano arrivate assieme al loro giudizio, le parole di Bowser l'avevano costretta a prendere coscienza della sua condotta e dell'effetto che aveva sugli altri, poiché Farfabì non era affatto ottusa pur restando molto viziata e tendenzialmente egocentrica: un'ulteriore caratteristica che solitamente si manifestava a braccetto con la prima.

Il drago sembrava veramente ad un passo dal caricarsi in spalla la principessa stordita e puntare senza remore verso il molo per dirottare il primo traghetto a tiro e tornarsene alla sua nave.

« Scusatemi... » fu l'inattesa risposta che lo bloccò un attimo prima che agguantasse Peach per levare finalmente le tende. « È solo che questo è l'unico giorno che potrò trascorrere qui nel vostro mondo, perché ai nimbi non è concesso farvi ritorno una volta accolti nel Regno dei Cieli, altrimenti l'ordine della vita verrebbe stravolto. Però io non sono mai stata da questa parte e volevo vedere e provare più cose possibile prima di dover già separarmene per sempre. Restiamo ancora un altro po', vi prego... »

Bowser non si lasciò intenerire. « La pianterai di fare l'odiosa e vedrai invece di rigare dritto fino alla fine di questa giornata? »

Farfabì annuì.

« E vedrai anche di essere sempre rispettosa con noi e di tenere a freno la lingua? »

Farfabì annuì.

« Bada di comportarti bene, dunque. Al primo verso che non mi piace ce ne andiamo di corsa. Ci siamo intesi? »

Farfabì annuì di nuovo senza azzardarsi ad incontrare lo sguardo severo che incombeva sopra di lei.

« Ecco, così va meglio » commentò il koopa placandosi. « Siamo pronti per proseguire, Peachy? » Si voltò ad accertarsi premuroso che la sua principessa avesse recuperato le forze.

La fanciulla mostrava l'espressione di chi aveva appena testimoniato un'apparizione divina. « Certo » rispose con una nota di rispetto tutta nuova.

Lo sfogo parve aver sortito la giusta reazione, perché da lì in poi ogni cosa divenne più facile e Farfabì decisamente più trattabile, anzi sembrava quasi che si fosse trasformata in un'altra ragazzina e le due guide riconquistarono con sollievo il controllo totale della situazione. Fu Bowser infine ad offrirsi volontario per accompagnarla nella casa degli orrori e, quando il vagone raffigurante la testa di un idolo spaventoso fece capolino all'uscita della giostra, condividevano per giunta il medesimo sguardo impassibile e vagamente annoiato.

« Che ne pensi? » Il koopa abbassò gli occhi su di lei in attesa del verdetto.

« Come fissare la vernice che si asciuga. » Farfabì, avvezza a vedere ben di peggio nella sua seconda dimora del Mondodigiù, alzò la testa verso il suo muso e per un momento si stabilì una sottile intesa tra i due. Quello fu straordinariamente il loro primo punto d'incontro su qualcosa.

Peach ebbe poi l'idea di proporle altro da sperimentare oltre al divertimento approfittando di una pausa tra i vari chioschi di ghiottonerie, sebbene i nimbi fossero immuni allo stimolo della fame in quanto composti ormai di solo spirito e svincolati dalle materiali necessità delle vestigia mortali. Tuttavia non poteva affermare di aver vissuto almeno per un giorno senza aver prima provato un assaggio di quelle delizie che i bambini amavano infinitamente.

« Cos'è? »

« Zucchero filato alla fragola. » La principessa le porse su di un bastoncino quel curioso sbuffo di nembo dall'odore allettante. Era come se qualcuno lo avesse strappato dal cielo ai primi raggi dell'alba.

« È soffice come una nuvola ma ha un buon sapore! » osservò estasiata leccandosi i polpastrelli appiccicosi. L'idea folle che tutti i nimbi del Mondodisu avessero cominciato all'improvviso a fare scorpacciate delle cortine candide su cui l'intero Regno Celeste sorgeva, ritrovandosi in breve tempo senza pavimento, la fece scoppiare a ridere immaginando la scena e la faccia di suo padre.

Quel riso sincero mandò definitivamente in frantumi la maschera di egoismo e antipatia che si era creata nei lunghi anni incolori di immobilità, nascosta e controllata a vista ogni secondo nel tetro Mondodigiù per tutelare il cuore puro che aveva custodito nel suo petto, agognando di scorgere la fine di quella cupa detenzione e riavere la libertà del paradiso sconfinato a cui apparteneva e che le era stato negato per proteggerla, assieme all'intero creato per cui aveva poi accettato di sacrificarsi.

Bowser era abbastanza risollevato d'umore da lasciare che gli si arrampicasse in cima al guscio, postazione di norma riservata esclusivamente ai suoi cuccioli che potevano osar tanto, accomodandosi nello spazio sicuro tra il bordo liscio e gli spini sugli scuti robusti e godendo così di una prospettiva privilegiata su tutti mentre lentamente si apprestavano a terminare il giro del parco.

« Vorrei che questo giorno non finisse mai » sospirò Farfabì cingendo il grande peluche a forma di delfino che il drago aveva vinto al tiro a segno, demolendo la pesante piramide di lattine in un sol colpo.

« Mi sono divertita anch'io » convenne Peach, anche lei lieta detentrice di un calamako di pezza di pari dimensioni (il bonus per aver pure sfondato la parete). Decise che lo avrebbe sistemato in camera sua, accanto a quello più piccino che teneva con sé da quando era troppo piccola per ricordare come lo aveva avuto: sicuramente uno dei vari balocchi che le avevano donato i suoi sudditi.

« Il sole è già calato, dobbiamo partire se vogliamo rispettare gli accordi. » Il tono di Bowser non lasciava spazio a repliche, ma non vi era traccia di malanimo; semplicemente non potevano protrarre oltre la loro sosta. Nemmeno a lui in fondo sarebbe dispiaciuto trattenersi qualche oretta in più insieme alla sua principessa e tutto sommato aveva avuto modo di rivalutare quella giornata. Si convinse che sarebbero tornati più spesso a Girasolandia in futuro, ma sull'ottovolante Peach ci sarebbe andata da sola.

Il traghetto di ritorno tracciò il percorso più breve, passando vicino alla natatoia pettorale di Delfina dove era fiorito il prosperoso Porto Giocondo, frequentato da un flusso costante di navi mercantili e anche qualche yacht passeggero. Al momento dell'addio verso quel luogo che in un giorno soltanto le aveva offerto emozioni forse irripetibili, in un mondo da cui era giunto troppo in fretta il tempo di distaccarsi, a Farfabì si riempirono gli occhi di lacrime e Peach comprensiva le avvolse un braccio intorno alle spalle stringendola a sé mentre risalivano in silenzio a bordo della nave e Bowser ghermiva il timone tra le grinfie per salpare, fingendo che la malinconia della bambina non lo avesse coinvolto almeno un po'; proprio lui che oltre ad essere un re era anche un padre che non avrebbe esitato a battersi sino alla fine e portarseli al sicuro in capo al cosmo, i suoi figli, piuttosto che rassegnarsi alla pena atroce di vederseli sottrarre come invece avevano fatto Infernia e Granbì, perfino se ne fosse dipesa la sorte del mondo intero.

Il koopa fu distratto dal suono consolante della voce di Peach, intenta a narrarle leggende di figure gloriose stendendo un braccio verso la volta notturna per indicare gli astri ed i pianeti a rappresentarle. Molti di quei racconti li conosceva già, perché aveva origliato dietro l'angolo quando i bowserotti più piccoli le si accoccolavano intorno di sera sul divano, mentre altri la principessa previdente li teneva ancora in serbo per le prossime occasioni in cui si sarebbero riuniti. Erano le stesse storie che i toad le avevano letto da bambina e che lei stava a propria volta tramandando ai suoi cuccioli, storie di virtù e giustizia che avrebbero potuto ficcar loro in testa qualche balzana idea poco malvagia, ma che lui tollerava con indulgenza. Probabilmente Peach non si rendeva conto della sua predisposizione materna in tutte le premure che gli riservava, ma le venivano semplicemente spontanee; addirittura con Farfabì, la quale vi aveva trovato rifugio dalla tristezza e l'ascoltava rapita seguendo con gli occhi la direzione della mano delicata che scorreva sul firmamento.

Giunti alla lugubre fortezza tra i fiumi di lava con un leggero anticipo, la nimbi non fece più menzione dell'odore di zolfo e trotterellò curiosa verso un grosso cespuglio di piante piranha in cortile, recependo le raccomandazioni della principessa sul non provare ad accarezzarle.

Bowser dettò disposizioni sui turni di guardia per Mario e quando si girò la scorse puntare l'indice su un bulbo alla volta blaterando allegra chissà cosa. Il koopa si appropinquò osservandola scettico. « Che combini? »

« La recluta che mi ha regalato queste mi ha risposto che non hanno nomi, così glieli sto mettendo io » spiegò Farfabì raggiante, lanciando altre striscioline di carne essiccata alle bocche dentate che scattarono sibilando per azzannarle al volo.

« Ah, sì? » Giammai a qualcuno era frullato per la testa di battezzare un groviglio di piante piranha. In genere si dava maggiore priorità a mantenerglisi alla larga.

« Sì, lui è Uriele, lui Nataniele, Raziele, Aniele, Iezalele, quello là sotto Castiele, poi Enediele, Remiele, Amitiele, Muriele e a sinistra Ituriele, Zutiele, Mitzraele, Ofaniele, Sachiele e quello lì più piccino Tamiele. E di' ciao anche a Iliele, Esediele, Tagriele, Seheliele, Fanuele, Ataliele... »

E certamente non con nomi di angeli.

Mentre lui era impegnato ad assecondare quell'assurda volontà dando ordine di inciderli tutti su di una targhetta da affiggere accanto alla famelica pianta da guardia, perfettamente consapevole ed incapace di biasimare l'occhiata incredula che il tipo timido gli stava indirizzando da dietro la sua maschera (sì, era serissimo e, sì, mai stato meglio, grazie; poche chiacchiere e marsc'!), Peach e Farfabì salirono in terrazza ad attendere il ritorno della regina l'una amorevolmente stretta all'altra. Conoscendo la sua dolce principessa, Bowser non ne fu sorpreso e le seguì preferendo restare in disparte nella sala comunicante, ascoltando la ragazzina parlarle ininterrottamente di tutte le meraviglie del mondo sopra le nuvole, degli amici che aveva tra gli altri nimbi ed i servizievoli i D-moni alle dipendenze della madre, di quanto aveva dovuto insistere ed impuntarsi per aver infine convinto i suoi genitori ad acconsentire a lasciarle visitare almeno una volta la terra dei vivi e della loro tendenza all'iperprotettività ancora dura a morire...

Sebbene fosse ormai notte fonda, uno spiraglio di luce si insinuò timidamente da uno dei finestroni della stanza e Granbì in persona si manifestò a recuperare la discendenza. Il vetusto guardiano delle anime pure agitò appena le ali portanti tutte le sfumature del cielo e coloro che avevano rimembrato con amarezza la sofferta separazione dai loro cari, grazie ai tragici influssi della presenza di Infernia, trassero infine conforto nella certezza che qualsiasi rimpianto era stato scacciato dall'amore di ogni lieto momento assaporato e che un giorno vi sarebbe stato il fatidico ricongiungimento con la medesima serenità.

« Mi aspettavo la tua signora » osservò Bowser. La presenza di una delle più eminenti e temibili sovranità del Game Over come al solito gli faceva un baffo.

« C'è stata un po' di ressa nel Mondodigiù ed è stata trattenuta » si limitò a rispondere Granbì, quasi si trattasse di una banale conversazione di ordinaria amministrazione.

« Suppongo che manterrà comunque la sua parola. »

« Avete fatto un buon lavoro » assentì la Maestà Celestiale avviandosi verso il balcone. Aveva buttato un occhio ogni tanto per sincerarsene.

« Aspetta un attimo... »

Lo spirito si voltò.

« Per Peach c'è il tuo Mondodisu, dico bene? »

« La Principessa Toadstool è destinata al mio dominio di pace eterna, grazie alla sua bontà d'animo e alla sua determinazione nel prodigarsi per gli altri » Granbì riferì ciò che era praticamente scontato.

« Quindi non potrò rivederla mai più? » era questa la vera domanda che premeva di farsi sentire.

La spiegazione del guardiano celeste fu breve e coincisa: « Tra le anime del Mondodigiù e del Mondodisu è impossibile che avvengano contatti. Una volta assegnate al proprio regno, sia esso dei Cieli o delle Ombre, a tale apparterranno per sempre e mai potranno valicarne i confini ».

« E immagino che non sia prevista un'eccezione nemmeno per chi ha salvato il mondo da distruzione certa, giusto? »

Granbì non parve gradire affatto tanta sfrontatezza. « Credo che la mia consorte l'abbia già concessa ammonendoti sulla tua condotta, un gesto che puoi star certo non si ripeterà per nessun altro, siccome anche il tuo aiuto è stato prezioso per scongiurare la profezia nefasta. Tuttavia, per quanto determinante il tuo contributo si sia dimostrato, al giudizio finale non si glissa sul percorso di una vita intera ed entrambi sappiamo che non avresti mai accettato di offrire la tua forza e il tuo fuoco se non fosse stata lei a chiedertelo. »

Bowser non replicò.

« "Sei ancora in tempo per correggere qualcosa se credi che vi sia una ragione per cui ne valga la pena, se non per te stesso". Questo era il messaggio che mia moglie intendeva lasciarti, in cambio di un giorno in terra per nostra figlia. »

« Non bastava metterlo in chiaro dall'inizio? »

Granbì fu abbastanza saggio da ignorarlo. « Come usate accomiatarvi tra voi perituri, ti direi arrivederci, ma questo dipende unicamente da te. Infernia ed io siamo i giudici di ciò di cui vi siete già resi artefici, il vostro futuro sta a voi da definire e noi possiamo solo cercare di indovinare in base alla nostra vasta esperienza, finché non ci avrete confermato la direzione che avete alfine scelto. A tal proposito, abbiamo fatto una scommessa su di te se ti interessa saperlo. »

Il koopa lo guardò storto. « Scommettete sulle anime dei vivi? »

« Siamo immortali e costantemente oberati di lavoro. Qualche piccolo svago ce lo possiamo permettere. » Granbì chiuse lì il discorso corrugando le folte sopracciglia e passando oltre. Non restava loro più altro da dirsi.

Durante i lacrimevoli saluti Farfabì esigette un abbraccio pure da lui ed il drago chinò restio il grosso muso per ritrovarselo strizzato tra due ali di nimbi ed un delfino di peluche. « Nemmeno a me piace quel tizio baffuto col cappello rosso » gli confessò in un sussurro prima di ascendere al cielo, circondata dai lembi candidi delle vesti del padre. La giovane guardiana di anime si sentiva triste, ma la consapevolezza che si sarebbero comunque rivisti un giorno la consolò e si avvinghiò al suo regalo a simboleggiare quell'esperienza indimenticabile che l'aveva anche aiutata ad aprire gli occhi su se stessa. La prossima volta sarebbe toccato a lei fare loro da guida per ricambiare il favore.

Granbì gettò un ultimo sguardo sull'insolita coppia prima di scivolare nel portale di luce eterea e rientrare nel suo regno bianco: la principessa sorrideva agitando una mano e sporgendosi appena oltre il balcone ed il drago era invece intento a rimirarla, probabilmente assorto su ciò che Infernia gli aveva lasciato da meditare.

Persino loro, amministratori eterni del Game Over, avevano compreso sulla propria pelle quanto prezioso fosse il valore di una singola vita ed intenso il tormento della sua perdita. Per gioconda ironia della sorte, avevano condiviso una delle pene più crudeli che insidiavano la dimensione dei vivi e si erano scontrati col cordoglio di un lutto, cullati nell’illusione che la morte con cui avevano convissuto fianco a fianco da millenni, taciturna compagna di esistenza dalla quale il loro antico compito aveva origine, non gli si sarebbe mai rivoltata contro riducendoli alla stregua degli inermi in balia dei suoi imprevedibili capricci. La sofferenza patita quando avevano creduto che colei che erano giunti ad amare veramente come la loro bambina fosse svanita per sempre (un concetto del quale nessun altro meglio dei due spiriti guardiani conosceva il peso), aveva provato ad entrambi il contrario.

Tuttavia la loro piccola gioia aveva fatto ritorno a casa, poiché l'anima di Farfabì non era andata distrutta ma sorprendentemente si era scissa dall'energia del manufatto sacro, essendo una nimbi a tutti gli effetti con la sua personalità e le sue emozioni, e la felicità più grande era germogliata sulle ceneri del dolore.

Era stata forse tale rivelazione personale a spingere la sua oscura consorte a fare un passo verso quella testa calda di un koopa, o forse un barlume di umana compassione aveva aperto una breccia nel suo cuore di madre? Infernia sapeva ancora costituire un mistero se lo desiderava e nemmeno lui era capace di scrutare oltre il suo bellissimo volto diafano.

Non ci resta che aspettare per decidere chi avrà ragione e chi torto, concluse Granbì ripensando alla scommessa attualmente in vigore. Certo è che stare a contatto con quella brava fanciulla non può fargli altro che bene.


Nota d'autrice:

Non è stato facile stabilire quanti anni potesse effettivamente dimostrare Farfabì, essendo una creatura dell'aldilà che non ha affrontato il consueto percorso vitale prima di divenire un nimbi, ma quella fissazione di incontrare il suo principe azzurro mi ha suggerito che fosse in verde età. Il particolare dei calzari alati e caratteristici del dio Mercurio l'ho voluto aggiungere al suo look poiché, tra tutti gli oneri cui doveva adempiere il messaggero dell'Olimpo, era inoltre colui che aveva l'incarico di condurre le anime dei defunti negli inferi e ho pensato che in futuro anche Farfabì avrebbe dato il proprio contributo nell'attività dei genitori.
Il parco divertimenti di Girasolandia non è inventato da me, ma si tratta di un'area di gioco presente ne “Super Mario Sunshine” e leggermente modificata dalla sottoscritta per questa fanfiction. Tutti i luoghi e i personaggi citati nella storia non sono di mia proprietà *sigh*, ma appartengono alla Nintendo Company Ltd.

Grazie per aver letto la XXXIII shot :]


Koopafreak

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Capitolo 32
*** Oltre lo specchio ***


Oltre lo specchio

« Allarme, allarme! Il Principe Peach è stato rapito! »

« Anche oggi? » Una recluta ricacciò indietro uno sbadiglio mentre si accertava che l'impugnatura della sua picca non le avesse scheggiato lo smalto.

« Giuro di non aver mai conosciuto in vita mia un tipino tanto ostinato come quella koopa forastica » osservò col suo accento snob un maggiordomo intento a spolverare delicatamente sopra una mensola.

L'arzilla governante scalpitava per i corridoi reali in un turbinio di sottane, smentendo chiunque avesse avuto da ridire sulla sua rispettabile età, mentre diffondeva a gran voce la tragica notizia ed agitava il bastone che usava puntar contro le soldatesse pizzicate a poltrire o divagarsi in pettegolezzi durante i turni di guardia.

« Avvertite subito le sorelle Mario! » strepitò di nuovo colei che esigeva essere chiamata signorina Toad, in quanto mai maritata e per scelta indissolubilmente devota anima e corpo al benessere della famiglia reale, al momento sull'orlo di un'altra crisi isterica immaginando il suo adorato protetto nelle grinfie di quel mostro rozzo e brutale.


« Luigina, dobbiamo correre a salvare il Principe Peach! »

« Anche oggi? » La più alta delle due sollevò gli occhi dal vaso di narcisi bianchi accanto alla finestra e dei quali aveva cura con zelo quasi materno.

L'eroina del Regno dei Funghi, come di suo solito, era carica di energia alla prospettiva di un'altra sfida con cui mettersi alla prova e soprattutto sfuggire alla monotonia della loro attività di idrauliche. Inoltre sua sorella era un po' sottotono negli ultimi giorni a causa della partenza dell'affezionato Daffodil, costretto dagli improrogabili doveri reali ad aver fatto ritorno al proprio castello nel cuore della sabbiosa Sarasaland, ed era dunque convinta che un diversivo dalla morsa della nostalgia non le avrebbe fatto altro che bene.

« Let's-a go! » intonò allegra Mariuccia col pugno in aria, lanciandosi fuori dalla porta verso l'ebbrezza di una nuova avventura.

Luigina inciampicò all'inseguimento, si bloccò a metà del vialetto di casa e fece dietro front per chiudere a chiave, essendo una sorellina molto scrupolosa. « E aspettami! » richiamò poi l'altra reggendosi il cappello in testa con una mano e sbrigandosi a recuperare terreno.

Le due idrauliche sfrecciarono per la strada maestra puntando spedite in direzione della Terra Oscura dove i tranelli più subdoli e le insidie più pericolose le attendevano, e al sol pensiero Mariuccia non riuscì a trattenere un sorriso avvertendo l’adrenalina scorrere veloce nelle vene. E con la sorella al proprio fianco sapeva già che avrebbe prevalso su qualunque avversità posta ad ostacolarle il percorso.

Un toad impegnato a stendere il bucato al sole si asciugò le mani sul grembiule per rivolgere un cenno di saluto ed augurare loro buona fortuna per l‘ennesima impresa, non meno mortale di tutte le precedenti, quando passarono davanti all’ultima manciata di casette della periferia di Fungopoli prima che la strada sfociasse in erbose piane sterminate oltre le quali la tana del nemico si nascondeva, al centro di un intrico di baratri oscuri, ponti cadenti e colate laviche. « Hanno sempre un gran daffare quelle due » mormorò tra sé il micete casalingo osservandole incamminarsi leste incontro alla prossima battaglia in difesa del Principe Peach e del quieto vivere del regno.

Mariuccia era mingherlina e formosa, sempre pronta a mettersi all’opera nell’attimo in cui sorgeva un problema e col sorriso a fior di labbra che trasmetteva positività a chiunque incontrasse il suo sguardo. Certamente era proprio quell’espressione così paciosa a trarre in inganno, dando a primo acchito l’idea di una personcina adorabile e inoffensiva, ma dietro quegli occhi privi di qualsiasi ombra di malizia si celava un tornado di vitalità capace di contrastare la furia dominatrice della Regina Koopa stessa. La dolce Luigina era invece più slanciata, seppur molto simile alla sorella per altri tratti, e di natura talmente gentile che ogni tanto la si scorgeva saltellare o compiere un passo più lungo onde evitare di schiacciare qualche fiorellino imprudente con gli scarponi della tenuta.

Nessuna delle due badava troppo ad imbellettarsi con cosmetici o gingilli, restando fedeli ad uno stile acqua e sapone e girando per la maggior parte del tempo in salopette e guanti da lavoro. Ogni tanto era la più timida sorprendentemente a rompere la regola, mostrando qualche lieve traccia di trucco quando era possibile udire la risata contagiosa del gaio Daffodil nei paraggi.


« Kameka, da' l'ordine di mettere a bollire l'acqua per il tè. Ho rapito il Principe Peach. »

« Anche oggi? » La fida fattucchiera raddrizzò gli occhiali sul becco affilato assegnando l’incarico ad una martelkoopa (più correttamente una Hammer Sis.) in mezzo alla schiera impettita ad accogliere il rientro della loro sovrana.

Bowser fece il suo ingresso trionfale nella sala del trono con la preda ancora adagiata a mo' di sposa tra i suoi fasci di muscoli e borchie. « Dove si è ficcato quel rintronato di Kamek? Esigo un operato impeccabile stavolta con le fosse dei categnacci e la disposizione dei twomp! » La criniera focosa della draghessa si gonfiò per il nervoso dovuto all’ultimo di una lunga sfilza di errori del magikoopa, oramai in preda alla senilità e non più affidabile come un tempo, mandando la messa in piega di quella mattina a farsi benedire.

« Riferirò, Maestà » rispose Kameka con un leggero inchino, incapace di occultare nella voce l'insofferenza verso il venerando collega per il quale si rendeva grazie alla divina provvidenza se ne combinava una giusta su tre. Probabilmente, se non fosse stato proprio lui ad aver accudito la regina quando era ancora una cucciolotta sdentata appena uscita dall’uovo, questa avrebbe preteso il suo ritiro dalla carica già da un bel pezzo.

Tutta l'attenzione della koopa nerboruta si concentrò infine sull'ospite nolente che non aveva aperto bocca da quando era stato rudemente interrotto durante un colloquio dall'altra parte dello schermo col reggente di Fagiolandia. « Lasciateci » comandò imperiosa sciogliendo un po' malvolentieri quell'abbraccio per restituirgli libertà di movimento.

Le truppe di soldatesse si levarono in fretta di torno con Kameka in testa, accompagnate dai pochi membri della servitù e svuotando così la stanza da ulteriori presenze eccetto quella del principe dignitosamente intento a ricomporsi.

« Bowser, avevo seri impegni nella mia agenda » disse il giovane in tono di rimprovero una volta che le suole dei suoi stivali avevano ritrovato contatto con la stabilità del pavimento.

« Ma, Peachy caro, pensavo che un pomeriggio lontano dallo stress del lavoro potesse farti piacere... » La draghessa si prosciugò all'istante del suo caratteristico mordente e, come gli occhi fiammeggianti di lei calarono su quelli del suo adorato, si fece innaturalmente mansueta come un agnellino. « Potremmo trastullarci fuori coi kart sui percorsi di roccia magmatica, se ti va ovviamente, oppure organizzare un'altra battuta di caccia al goomba giracoda. O una caccia al goomba giracoda coi kart. » Persino la sua voce cavernosa si era intenerita.

Inutile precisare che il bottino della competizione non avrebbe riportato alcun danno alla fine, poiché si usavano soltanto dei banali retini come arnesi di cattura, in rispetto delle premure esagerate per il goomba da parte di Peach che dovette compiere uno sforzo per non lasciar trapelare il suo tentennamento alla proposta allettante. D'altronde aveva così poco tempo da dedicare a se stesso e allo svago personale che la regina sapeva esattamente dove colpire per risvegliare il suo interesse.

« Credo che questa possa essere una buona occasione per discutere sugli attuali rapporti tra i nostri ream... » tentò ancora una volta di intavolare qualche ragionevole trattativa, ma la voce di Bowser lo interruppe come se nemmeno lo avesse sentito.

« Allora con questo tè?! » tuonò la koopa spazientita tornando a manifestare il vigore delle sue corde vocali.

« Eccolo, Vostra Irascibilità. » Una recluta della divisione tipi timidi si affrettò a portare il vassoio con tazza fumante e biscottini dinnanzi al principe che si risistemò la corona sbilenca sul capo, dopo essere trasalito a causa dell'impeto dell'intervento. Dall'aspetto esteriore non vi era modo di intuire l'identità del soldato, ma dal timbro cristallino si evinse che si trattasse di una tipa timida.

« Niente discorsi di politica per oggi, Peachy caro » proferì la draghessa con un morbido rombo gutturale una volta placatasi, sfiorandogli con un artiglio ricurvo lo zaffiro montato sulla fibula del mantello rosa prima di avvicinargli lei stessa le vivande.

Il giovane monarca del Regno dei Funghi indugiò per un momento valutando le parole dell'irruenta padrona di casa di fronte al profumo inebriante del suo tè preferito.

Nonostante la corazza di squame e spuntoni, l'inguaribile tendenza ad infrangere senza modestia sia protocolli che leggi ed i modi assai grezzi, restava pur sempre una creatura col cuore di una donna che nutriva un affetto per lui e che non aveva mai mostrato intenzione alcuna di torcergli un solo capello. E le donne, si sapeva, persino le più intrattabili, non andavano toccate neanche con un fiore. Non che lui avesse mai preso seriamente in considerazione l'idea di provare ad opporsi fisicamente, una volta tanto perlomeno, agli agguati tesi dalla regina. Secondo il costume un principe doveva spostarsi sempre con lo spadino alla cintola, ma per Peach fungeva praticamente da appoggio per la mano che da arma di difesa.

Inoltre le figlie di Bowser avevano trovato in lui quella figura paterna di cui avevano tanto bisogno: Reina, attaccabrighe come poche mai viste e sempre incline allo scontro diretto per prevalere nelle dispute ed affermare la sua superiorità sulle sorelle; l'analitica Morticia, desiderosa di tenerlo al corrente persino dei momenti più noiosi della sua giornata e alla continua ricerca di approvazione e sicurezze; Luise, tanto arguta quanto taciturna, che custodiva gelosamente i suoi componimenti musicali per farglieli ascoltare quando si rivedevano; la piccola e vivace Lara, sempre pronta a chiedergli di inventare qualche nuovo gioco insieme a lei e Bowsy Lou, la più giovane di tutte e già così simile alla madre... E come dimenticare Warley, l'unico koopolotto della fresca stirpe, che aveva individuato in lui un punto di riferimento maschile in mezzo a quella famiglia di femmine scalmanate.

Presunse che le proprie paladine fossero state prontamente informate del sequestro e già in marcia al tempestivo recupero ed immaginò la valorosa Mariuccia affrontare le peripezie più rischiose in suo nome, con quell'incrollabile forza d'animo nella quale il regno intero confidava ciecamente e che non finiva mai di stupirlo. Si sarebbe premurato in seguito di cucinarle una delle sue torte preferite per dimostrarle personalmente la propria riconoscenza per cotanto altruismo. Certo, sarebbe stato altresì magnanimo da parte sua evitare di gravarla ogni volta di tale difficoltosa faccenda ed imporsi definitivamente sulla sua situazione, anche se ciò significava irrimediabilmente lacerare i sentimenti di Bowser...

Alla fine la contemplazione silente di Peach parve averlo condotto ad una decisione per quel dì.

Afferrò col mignolo alzato il manico della tazzina per portarsela alle labbra e soffiarvi delicatamente per poi trarvi un sorso. Preparato esattamente come piaceva a lui: un goccio di latte versato prima dell'infuso ed un pizzico di zucchero candito bianco. « Quanto vantaggio vogliamo concedere al goomba? »


« Bowser ha rapito il Principe Peach. »

« Anche oggi? » Nerello non si scompose di una virgola.

Dall'alto degli astri fulgidi incastonati nella sfera celeste, Florindo, guardiano delle galassie e padre amorevole degli sfavillotti, sbirciava pensieroso dal telescopio del suo osservatorio il solito trantran fra la Terra Oscura ed il Regno dei Funghi. « Dobbiamo chiedere a Peach di organizzare una competizione simile la prossima volta che scendiamo, sembra divertente » considerò con un sorriso scostandosi un poco il ciuffo che gli copriva un lato del pallido volto.


Nota d'autrice:

Domanda: Sarebbe cambiato qualcosina se Peach fosse stata un principe e Bowser una koopa?
Risposta
: Nisba.

Grazie per aver letto la stessa solfa in un universo alternativo :]
E un grazie in particolare all’utente
bulmasanzo, le cui storie sono per me fonte costante di ispirazione e passione per la serie dei Mario Bros., per la sua inventiva nella scelta degli appellativi per i toad e dalla quale mi sono permessa di trarre spunto.


Koopafreak

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Capitolo 33
*** Beata ignoranza ***


Beata ignoranza

« Mama Peach, da dove vengono i bambini? »

La principessa trasalì sulla poltroncina, abbandonò la sua lettura ed individuò il koopolotto fissarla immobile davanti la porta della camera coi suoi occhietti vispi in famelica attesa del responso.

« Be', tutti i koopetti escono dall'uovo che la mamma ha deposto... »

« Sì sì, questo me l'hanno già spiegato » la interruppe Junior con una nota d'impazienza. « Ma perché crescono nella pancia della mamma? E poi come fanno a uscire? Anche i bambini come lo eri tu escono da un uovo? Lud mi ha risposto di rivolgermi a qualcun altro e dopo è filato via dicendo che aveva un impegno improcrastri... improcastr... stinibile. »

Accidenti, Ludwig!

« Allora ho provato a chiederlo a Ig, visto che sa sempre un sacco di cose, ma mi ha risposto che aveva da fare anche lui. Strano, due secondi prima diceva di annoiarsi a morte. »

Accidenti, Iggy!

« Allora prova a domandarlo a tuo padre, tesoro. » Peach tentò abilmente di deviare il colpo. « Sono sicura che meglio di lui non te lo saprà chiarire nessuno. »

« Mi ha detto di chiederlo a te. »

Accidenti anche a te, Bowser!

La fanciulla trasse un profondo respiro alzandosi in piedi, pronta a fare del suo meglio per fornire una delucidazione accettabile alle orecchie del più giovane della famiglia Koopa e al contempo preservare tutta la purezza e l'innocenza delle quali lei non aveva il coraggio di derubarlo così presto. Gli si chinò di fronte poggiando le mani sulle ginocchia e rivolgendogli il sorriso più dolce e affidabile possibile. « Sai Junior, quando un papà e una mamma desiderano con tutto il loro cuore di avere un bambino, devono aspettare... »

« Niente cavoli e cicogne » la anticipò il cucciolo con uno sguardo terribilmente giudicante, tanto da farla sentire sul banco dei testimoni a prestare giuramento di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità.

Peach si morse le labbra. « No? »

« No » ribadì Junior implacabile.



La porta dell'ufficio dove il monarca della Terra Oscura si rintanava a tessere le sue trame malvagie si spalancò all'improvviso e la principessa fece il proprio ingresso con un'espressione tagliente in volto, una di quelle rare di cui soltanto lui sapeva rendersi responsabile. Il koopa sollevò il muso dalla pesante scrivania e, come se avesse già previsto il suo arrivo da un bel po', l'accolse con uno sguardo più rassegnato che mite.

« Ecco dove ti eri imboscato, vigliacco! » Peach non era sufficientemente arrabbiata da dimenticare di chiudersi la porta alle spalle: segno che Junior anelava ancora la sua risposta. « Non c'è verso di riuscire a distrarlo per cambiare argomento! Non fa altro che piantonarmi e ripetermi le stesse parole. È come un avvoltoio! » esclamò esasperata cingendosi le tempie con le dita sottili.

« Benvenuta nel mio mondo » si limitò a borbottare il grosso koopa, per nulla impressionato.

« Con che coraggio scarichi su di me una responsabilità simile?! Tu sei il padre e tuo è il compito di rispondere alle sue domande! Specie di questa portata. »

« Non è colpa mia se per voi  e per “voi” si riferiva al genere umano  è più complicata la faccenda! E raccapricciante... » I lineamenti di Bowser si incresparono in una smorfia visualizzando l'immagine mentale alquanto sgradevole di un servizio girato in una sala parto. Per sua sfortuna era capitato esattamente nel momento clou del programma mentre faceva zapping e l'incidente l'aveva reso ancor meno predisposto a combattere con la curiosità di Junior. « Avete pure la mania di fare delle trasmissioni che ruotano esclusivamente intorno a questa roba, e il discutibile vizio di mandarle in onda proprio quando la gente sta mangiando » si lamentò e non in torto.

« Non cercare scuse, signor Koopa. Esci dalla trincea e fai il tuo dovere di padre. » Peach indicò l'uscio.

« A te riesce meglio spiegare le cose. Va' tu! » Bowser non mostrò alcuna intenzione di schiodarsi dalla sua sedia.

« Mi dici come hai fatto con altri sette figli? »

« O ci sono arrivati da soli o ci ha pensato Kamek. Coi mezzi d'informazione di oggi non gli si può tener nascosto niente. »

« E dov'è Kamek adesso? »

« Non ne ho idea. »

« Mama Peach? » La coppia di fuggiaschi si paralizzò all'istante cogliendo il rumore dei passettini minatori di Junior lungo il corridoio. « Papà Re? »

I due sovrani si scambiarono un'occhiata, ma nessuno mosse un muscolo, né spinse l'altro a rispondere nel timore di venir stanato a sua volta.

« Mama Peach, allora? Da dove arrivano i bambini? » Il bowserotto sapeva che si erano rifugiati entrambi nella stanza che aveva superato qualche metro più indietro, ma si finse inconsapevole giocando con la loro paura.

Come per volere della provvidenza, si imbatté proprio nel desideratissimo magikoopa che aveva udito il suo quesito. « Principino Junior, credevo che avessimo già affrontato ieri questo discorso. » Il cucciolo era grande abbastanza per apprendere, seppur non nei dettagli, anche di certi eventi fondamentali della vita senza dover sminuire la sua capacità cognitiva con favolette ormai prive di credibilità.

« Lo so » fece allegro il koopolotto. « Ma mi diverte da matti quando tutti scappano via. »


Nota d'autrice:

Mio padre mi racconta ancora di quanto lo facevo sudare freddo durante la mia fase dei perché. E no, nemmeno io sono una fan di programmi tipo “24 ore in sala parto” et similia.

Grazie per aver letto questa brevissima one shot :]



Koopafreak

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