It's my life

di Eerin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un sabto di ottobre.. ***
Capitolo 2: *** Le sensazioni di Liz ***
Capitolo 3: *** Fine serata ***
Capitolo 4: *** Valentine e Brian ***



Capitolo 1
*** Un sabto di ottobre.. ***


salve! Due righe prima di cominciare: questa fic è un'esperimento. Non so come potrebbe venire, anche perchè non mi sono mai cimentata in fic lunghe di questo tipo. Perdonatemi in anticipo se sarà vomitevole.
Avevo già insrito su EFP i primi due capitoli ma ora ho cambiato categoria. Penso che sovrannaturale sia più appropriata visto che ci saranno demoni, vampiri, angeli e robaccia simile.
La fic è dedicata alla mia amica Elena, cui è ispirato il personaggio di Elizabeth. Tutti gli altri riferimenti a persone o cose realmente esistenti sono puramente casuali.
Questo chap in particolare è introduttivo, quindi scusate se è un po' corto e inconcludente...tenterò di rifarmi poi..
Detto questo spero di non annoiarvi troppo... aspetto critiche e/o suggerimenti quindi commentate!
Eerin
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It's my life
It's now or never
I ain't gonna live forever
I just want to live while I'm alive
My heart is like an open highway
Like Frankie said
I did it my way
I just wanna live while I'm alive...
It's my life ..
Bon Jovi- It's my life


Il sabato era un giorno bello ed insulso insieme, pensava Jennifer Silverleaf.
Insulso perché era l’ultimo giorno della settimana scolastica, quello a cui arrivava più stanca. Detestava l’idea di doversi alzare presto per andare a scuola anche il sabato mattina e svegliarsi era sempre un impresa. Il sabato era il giorno del caffè doppio, perché uno solo non le bastava.
D’altro canto, era un giorno bellissimo. Perché finite le consuete 5 ore di prigionia… via, liberi. Ci si imbarcava per gli attesissimi sacrosanti due giorni (insomma, uno e mezzo…) di libertà.
Quel particolare sabato di inizio ottobre, Jennifer aveva prolungato di qualche ora la sua agonia.
Volendo infatti tenersi la domenica libera, si era armata di santa sopportazione e aveva passato sui libri praticamente l’intero pomeriggio.
Ora, alle 6 e mezza, aveva memorizzato tutte le dimostrazioni di matematica necessarie, risistemato gli appunti sul 3° canto del Paradiso Dantesco e preparato l’interrogazione di filosofia che incombeva su di lei da già una settimana.
Soddisfatta, rimise a posto matita ed evidenziatore nell’astuccio, impilò ordinatamente i libri negli scaffali e si guardò intorno alla ricerca del telefono portatile. Se il pomeriggio era stato un vero mortorio, per la serata aveva ben altri programmi.
Compose a occhi chiusi un numero che conosceva a memoria da quando aveva imparato a usare il telefono.
_ Pronto? Chi parla?
_ Chi vuoi che parli Liz?
_ Jen, sei tu!
_ Proprio io, che onore eh? Che stavi facendo?
_ Niente di che.. cercavo un programma passabile alla TV.
_ E non mi ringrazi per averti distolto da una simile attività?
_ Grazie Jen.
_ Prego cara! Ma ora ascoltami, così poi dovrai ringraziarmi di nuovo. Ti ho trovato qualcosa da fare anche per stasera!
_ Stasera…?
_ Esatto! Non vorrai passare anche quella a guardare la TV spero!
_ Non ho alternative, mi è toccato un sabato tranquillo…
_ Errore! Questa sera c’è il diciottesimo di Margaret Meebs, quella di 4C.
_ Ma noi non conosciamo Margaret di 4C…
_ Come no? Capelli rossi, corti, sorriso facile…
_ Si, ce l’ho presente di vista ma…le avrò parlato si e no un paio di volte…
_ Anche io. Però… Questa sera, la festa l’ha organizzata proprio bene. Ha invitato anche una band a suonare… indovina un po’?
_ Sarà la stanchezza Jen ma giuro, non capisco…
_ Lee!!!!!! Ha invitato a suonare il gruppo di Lee! Quindi sono invitata come fidanzata del chitarrista!
_ Oh… wow! Ma cosa c’entro io?
_ Come cosa c’entri! Vieni anche tu!
_ Non posso! Non sono fidanzata né col chitarrista, né col batterista, né con nessuno io…
_ Ma sei la mia migliore amica. Dai, più o meno Margaret la conosci. Non ha nessun problema se vieni, è pure contenta. Non farti pregare!
_ Non lo so… sono stanca, te l’ho già detto.. e poi domani volevo alzarmi presto per studiare…
_ Liz! In 18 anni di vita non sono mai andata a una festa senza di te. Ti pare che comincio adesso? Ti farà bene, ti distrai un attimo! Lee mi ha detto che hanno un nuovo cantante, ce lo presenta. Ridiamo un po’, facciamo quattro salti, chiacchieriamo con qualcuno.. e ce ne torniamo a casa. Così tu puoi andare a dormire e svegliarti domattina quando ti pare. Eddai…
_ Va bene, va bene! Vengo!
_ Così si dice. Passo a prenderti alle 8.00. A dopo!
_ A dopo! Fatti bella, mi raccomando!
_ A che scopo? Tu sarai sempre più bella!
_ Ma piantala…
_ Di far cosa? A dopo scema!
_ A dopo!
Elizabeth Reeves mise giù la cornetta e andò a spegnere il televisore. Aveva un’ora e mezza per prepararsi! L’invito di Jen l’aveva colta proprio impreparata. D’altronde la sua amica era sempre stata imprevedibile…
Impiegò poco tempo per farsi una doccia, ma ne sprecò molto di più per sistemare i capelli. Li lisciò bene con la piastra, provò a legarli elegantemente con un nuovo fermaglio che aveva preso, insoddisfatta li sciolse, passò un’altra decina di minuti a pettinarli e cambiare la riga da un lato all’altro.
Su vestiti e gioielli non era stata molto indecisa: top nero, jeans larghi a vita bassa (in realtà aveva pensato di mettere quella minigonna che aveva preso con Jen qualche tempo prima… ma poi le era sembrato eccessivo) orecchini di perla (i più belli che aveva…), anelli vari.. e mezzora persa per truccarsi decentemente.
Jen citofonò alle 8 e dieci.
_ Scusa il ritardo Liz! La 71 ci ha messo un sacco di tempo ad arrivare… ah, quando avrò la macchina!
Disse mentre raggiungevano la fermata del metro. Liz rise:
_ A che punto stai con la scuola guida?
_ Guarda, sto impazzendo! L’esame di teoria ce l’avrò a febbraio, ma non sai quante accidenti di stupide regoline servono per guidare… Per fortuna c’è Lee che mi fa da autista per ora…
_ A proposito, come mai non ti porta lui alla festa?
_ Che c’è, non ti fa piacere che ci vengo con te? Comunque lui è già la dalle 6.00, dovevano sistemare gli strumenti da quel che ho capito…
_ Era solo per curiosità. Sai che hai sistemato proprio bene i capelli? Dovresti farlo più spesso!
_ Naaa, non ci ho perso molto tempo. Non avevo voglia di impegnarmi troppo coi preparativi…
Rispose Jennifer, anche se in realtà era orgogliosissima dei suoi lunghi, scuri capelli ricci. Probabilmente ci aveva messo un ora solo per sistemarli come le piaceva, e Liz lo sapeva benissimo.
Arrivarono al locale dove si teneva la festa. Non era la prima volta che ci andavano, era un posto molto “in” e ci si organizzavano un mucchio di feste.
Appena entrate si guardarono intorno cercando la festeggiata, ma nel mucchio di gente che si era già radunata non videro ne lei ne qualche altro loro conoscente, quindi si avvicinarono al palco dove la band stava già suonando. Attesero la fine della canzone, poi Jennifer corse a salutare con un bacio il suo fidanzato Lee.
_ Ehi tesoro, sei arrivata finalmente! C’è anche Liz?...
Chiese il ragazzo, individuando Elizabeth e salutandola con la mano.
_… Perfetto! Oh, vi presento William, il nuovo cantante. Stasera sentirete che voce!
Continuò, indicando il ragazzo che stava vicino al microfono. Aveva i capelli biondi platinati, abbastanza corti, i lineamenti del viso un po’ particolari, gli occhi grandi e azzurri come il cielo d’estate. Si schermì:
_ Una voce assolutamente normale, non dategli retta.. piacere di conoscervi. Chiamatemi pure Will.
Un ulteriore sviluppo della conversazione fu troncato, poiché la band doveva iniziare un'altra canzone.
Elizabeth e Jennifer scesero dal palco e si gettarono nelle danze che iniziavano a partire in pista.
Mentre ballava, Liz non potè fare a meno di notare che Lee non aveva affatto esagerato: William aveva davvero una bellissima voce…

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Capitolo 2
*** Le sensazioni di Liz ***


Jennifer si stancò presto di ballare. Iniziava ad esserci troppa gente in pista e non si sentiva libera di muoversi come voleva. Così si fece largo fra la folla (gomitata più, gomitata meno) e si allontanò dalla pista, recuperando un minimo di spazio vitale.
Elizabeth invece avrebbe potuto andare avanti a ballare tutta la notte. Amava la musica, muoversi a ritmo le veniva naturale fin da quando era piccola. Non faceva nessuno sforzo per muoversi in modo armonioso, semplicemente ascoltava la musica e si lasciava trasportare da essa. Ballando si sfogava e si rilassava insieme.
A un tratto si ritrovò a pensare a William. Al di là del fatto che la sua voce fosse meravigliosa c’era qualcosa in quel ragazzo che la colpiva. Non riusciva a identificare che cosa, né se fosse positiva o negativa. Sentiva che quel ragazzo aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri e lei aveva imparato a fidarsi ciecamente delle sue sensazioni.
Il fatto era che Elizabeth non era una persona come tutte le altre.
Lei avvertiva i sentimenti della gente.
Quando guardava attentamente una persona si sentiva per un attimo invasa dallo stesso sentimento che quella persona provava.
Se qualcuno era arrabbiato, per esempio, era inutile che si sforzasse con Liz di presentarsi rilassato. Lei avrebbe sentito subito la sua rabbia dietro alle parole controllate.
Era così da sempre, per quanto si ricordava. Sin da piccola, all’asilo. All’inizio la cosa le aveva creato un sacco di problemi, non riusciva più a capire cosa provava lei e cosa gli altri, visto che per forza doveva essere in contatto continuo con tantissime persone.
Col tempo aveva imparato a controllare il suo potere. Riusciva a limitarlo e a nasconderlo. Nessuno ne era al corrente.
Quello che Elizabeth non riusciva a spiegarsi era che la cosa funzionava con la maggior parte delle persone, ma non con tutte. Le era capitato di incontrare gente che, per quanto lei potesse sforzarsi, restava impenetrabile al suo sguardo.
Come Jennifer, per esempio.
O come William.
Per quanto Liz si ostinasse a fissarlo, non avvertiva nessuna emozione estranea.
Questo in parte la tranquillizzava, perchè mantenere buoni rapporti con persone di cui controvoglia conosci i sentimenti non era sempre facile. Dall’altro lato però era comunque inquietante.
Così, mentre ballava, Liz finì col porsi quelle domande che chissà quante altre volte si era trovata ad affrontare.
Perché mi succede questo? Perché con alcuni si e con altri no? Che senso ha tutto ciò?
Completamente ignara dei pensieri delle sua amica, Jennifer aveva finalmente trovato un gruppo di gente che conosceva.
_ Ma la festeggiata? Dov’è finita?
Disse finendo di bere il suo Bacardi. Forse più tardi si sarebbe concessa qualcosa di più pesante.
_ Margaret? L’ho vista prima insieme a due ragazzi!…
La ragazza con cui parlava Jen si guardò attorno:
_... Non la trovo più… Starà ballando!
_Già… proprio una bella festa, non c’è che dire!
_Davvero! Pensa, ho sentito dire che la organizza da più di un mese…
_Beh, diciott’anni vanno festeggiati bene!
_Non vedo l’ora di compierli Jen!
_Quanto ti manca? Due o tre mesi no..?
_Si! Sono di Gennaio. Sarà fantastico!
Jen rise:
_In realtà non cambia poi molto sai? Almeno… io ho diciotto anni e mi sento tale quale a prima.
_Dite tutti così, in realtà anche voi non vedevate l’ora!
_Hai ragione, hai ragione…
In quel momento la conversazione fu interrotta dall’arrivo di una ragazza alta, con lunghi capelli scuri legati a coda di cavallo e l’espressione un po’ assente. Teneva in mano un blocco grande per gli appunti.
_ Ehi Lilli! Ciao!
La salutò Jen, conosceva Lillian abbastanza bene perché abitava nella sua stessa via. La ragazza la guardò inespressiva:
_ Ciao… scusate ragazze, potete darmi i vostri nomi? Sto facendo l’inventario dei perseti alla festa..
Disse, e vedendo i loro sguardi un po’ stupiti aggiunse: “Margaret ci teneva molto a tenere l’elenco”.
Jennifer e la sua amica diedero i nomi e osservarono Lillian andare a chiedere a un altro gruppetto di gente.
_ Un inventario dei nomi? Che idea strana!
_Neanche troppo sai? Mi era già capitato a un'altra festa…
_Sarà una nuova moda allora. Mi raccomando, alla prossima festa non dimentichiamocene!
Le due ragazze risero e poi andarono a procurarsi qualcos’altro da bere.
Si sedettero a un tavolo ad osservare chiacchierando la gente che ballava. Ogni due secondi qualche loro conoscente si fermava a salutare, a parlare, a tentare di trascinarle nelle danze. Alla fine le due ragazze si lasciarono convincere e si ributtarono in pista.
Jennifer riuscì a ritrovare Liz in quella baraonda di gente.
_ Oh, rieccoti qui Jen!
_ Come va? Hai incontrato qualche tipo interessante?
_ Uhm.. no, però ho ballato un po’ con un tizio simpatico. E’ a scuola da noi, in 5E.
_ Wow! Poi me lo fai vedere eh!
_ Se ci tieni, ma non aspettarti nulla. Ci ho solo parlato!
_ Dicono tutti così…
Risero sulle note finali della canzone che la band stava suonando. Poi la musica cessò e William annunciò che avrebbero fatto una pausa di 10 minuti prima di ricominciare a suonare.
_ Guardali, pure le pause si prendono!
Scherzò Jennifer, non fece in tempo a finire la frase che Lee era già accanto a lei, con William e Simon, il batterista.
_ E’ meglio per voi se facciamo pause Jen, o rischiamo di stonarvi le canzoni!
_ Parla per te Lee! Io non stono mai!
Ribattè ironicamente William. Simon rise e Jen sorrise soddisfatte.
_Visto amore? Solo a te servono le pause…
_ Se se… Will, non ti azzardare a mettermi in cattiva luce con la mia ragazza!
_ Ma non ho fatto niente!
Lo canzonò William, facendo l’occhiolino a Jen. La ragazza strizzò l’occhio a sua volta e stampò un bacio a Lee :
_Lo sai che sei fantastico anche se stoni..
Gli sussurrò all’orecchio.
_ Grazie amore… se non ci fossi tu…
_ Ma che melensi!! Io me ne torno sul palco prima che mi venga un attacco di nausea…
Disse Simon, e si allontanò. William fece un cenno di saluto e lo segui.
Infine anche Lee dovette andare, perché i 10 minuti erano finiti.
_ Ah…’sti ragazzi, sempre a punzecchiarsi fra loro!
Constatò Jen. Liz annuì:
_ Già.. che facciamo? Balliamo ancora?
_ Che ore sono?
_ Undici e mezza.
_ Massì, è presto. Scateniamoci ancora un po’.
La musica riempì nuovamente il locale e le due amiche si trovarono trascinate a ballare.
Liz presentò a Jen la sua nuova conoscenza, il ragazzo di 5E. Appena si fu allontanato, Jennifer dichiarò che era già cotto perso di Elizabeth. Lei si schermì:
_ E allora tu e Will? Credi che non abbia notato il vostro occhiolino?
A Jen ci volle un attimo per capire a cosa si riferiva.
_ Ahh! Ma quello era solo uno scherzo…
_ Lo so scema! Ti prendevo solo in giro…
_ Stupida.. io invece dicevo sul serio. Quello ti guardava come un apparizione divina…
_ Tu sogni Jen. Sta zitta e balla!

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Capitolo 3
*** Fine serata ***


Come sempre due righe prima di iniziare... intanto grazie Cordelia per avermi segnalato gli errori di ortografia. Molto spesso pubblico la sera e mi sfuggono errori grammaticali o di battitura. Cercherò di stare più attenta!
Grazie anche a Mucchilla!

***************

Poco dopo mezzanotte Margaret Meebs fece un breve discorso, ringraziando tutti perché la festa era riuscita davvero bene. Probabilmente aveva un po’ esagerato con gli alcolici perché aveva il naso rosso e gli occhi un po’ lucidi, comunque nessuno lo fece notare. La musica riprese. La gente ballava, si sedeva ai tavoli a bere qualcosa. Varie coppiette, durature o appena formate si scambiavano baci in mezzo alla confusione. Margaret girava insieme a un drappello di amici, scherzava, ringraziava tutti e arrossiva ai complimenti. Era al settimo cielo.
Verso l’una la gente iniziò a diminuire, finchè alle due il locale fu nuovamente sgombro. Elizabeth se ne sarebbe andata volentieri anche prima, però non aveva trovato nessuno che andasse nella sua direzione e l’idea di farsi mezzora di tragitto da sola era troppo deprimente. Così era rimasta con Jennifer e pochi altri a vedere la festa piano piano spegnersi.
Le due ragazze raggiunsero ancora una volta il palco, dove la band aveva ormai finito di suonare. Lee stava amorevolmente passando uno straccio di flanella candida sulla chitarra elettrica, mentre Simon si affaccendava attorno alla batteria che, immaginava Jennifer, doveva essere piuttosto complicata da smontare. Howard, l’ultimo componente del gruppo, provava alcuni accordi alla testiera. William non c’era, l’avevano visto prima andare nel retrolocale.
_ Allora ragazze, com’è andata la festa?
Chiese Lee, appoggiando con cura la chitarra e sedendosi vicino a Jennifer.
_ Bene! Proprio un bel party!
Rispose Jen, portandosi dietro le orecchie i capelli ormai abbastanza in disordine. Liz annuì:
_Già… sono piuttosto stanca però ora…
Simon, da dietro la batteria, osservò Liz con attenzione:
_ In effetti hai l’aria di quella che sta sognando un letto e un cuscino… non vi conviene andare a casa? Qui non c’è più niente di interessante.
Elizabeth annuì stancamente, mentre Jen guardò Lee:
_ Pensavo di restare a farti compagnia…
Spiegò. Il ragazzo sorrise.
_ Amore… noi dobbiamo restare a sistemare gli strumenti almeno un'altra mezzora. E poi Margaret..
Indicò la festeggiata che stava ridendo con altre due ragazze dall’altra parte delle sala, ormai quasi vuota.
_...dobbiamo aiutarla a sistemare il locale e parlarle per il pagamento. Insomma… vi conviene andare. Non voglio avere sullo stomaco il peso delle tue occhiaie domattina Jen.
Jennifer acconsentì un po’ delusa.
_ Sarà meglio se andiamo e recuperare le giacche allora Liz…, ehi Liz, ci sei?
Elizabeth si era incantata per un secondo a guardare Lee.
Era davvero un bel ragazzo: occhi scuri ma grandi ed espressivi, capelli biondo oro un po’ spettinati, fisico invidiabile… secondo Liz sembrava un divo del cinema. Ovviamente erano considerazioni del tutto caste: a lei Lee non piaceva ed era felicissima che la sua storia con Jen, iniziata quattro mesi prima, andasse a gonfie vele. Eppure, quando prima l’aveva osservato parlare, le era sembrato di avvertire qualcosa di strano… un sentimento che non era proprio falsità, però ci somigliava. Decise di ignorare la questione, tanto più che era stanca e poteva essersi sbagliata.
_ Si Jen.. scusa.. andiamo allora!
In quel momento ricomparve William, con le custodie degli strumenti.
_ Ehi! Qualcuno se ne sta andando senza salutare!
Esclamò, vedendo le due ragazze scendere dal palco. Buttò le custodie a Howard e le raggiunse.
_ Ladies.. è stato un piacere conoscervi!
Improvvisò un buffo e scherzoso inchino. Le due amiche risero.
_ Piacere nostro! Meglio se andiamo ora, Liz non si regge più in piedi…
_ Già stanca? ..E’ ancora presto!
_ Non fateci caso!..
Urlò Lee dal palco.
_ … è un nottambulo lui! Buonanotte Liz! Notte amore!
I ragazzi si salutarono. Liz e Jen, dopo essere passate a fare ancora una volta gli auguri a Margaret, lasciarono finalmente il locale.
Rabbrividendo un po’ per il freddo raggiunsero la fermata del metro. C’era una ragazza che aspettava. Era sola. Lunghi capelli scuri, liscissimi, le incorniciavano il viso. L’espressione era assente, quasi innaturale. Aveva la giacca aperta, eppure sembrava indifferente al freddo. Non ebbe alcuna reazione quando le due ragazze si avvicinarono. Eppure si conoscevano, e anche bene.
_ Lilli?? Come mai qui da sola?
Chiese stupita Jennifer, quando fu abbastanza vicina per riconoscere Lillian Gres. Elizabeth a sua volta la fissò sorpresa.
Lillian le osservò per qualche secondo, come per capire chi fossero.
_ Jennifer…Elizabeth?
_ No, il lupo mangia frutta!
Disse Jen, forse con troppa enfasi. Liz le diede un colpetto sul braccio. Probabilmente Lillian aveva bevuto e non era molto in sé.
_ Siamo noi Lilli. Come mai sei da sola?
_ Nessuno veniva di qua.
Jennifer alzò gli occhi al cielo.
_ Potevi aspettare noi.
_ Pensavo foste già andate via.
La ragazza parlava senza nessuna sfumatura, in modo incolore. Anche Jen iniziò a pensare che non fosse molto in sé.
_ Sei riuscita a raccogliere tutti i nomi per Margaret?
Chiese Elizabeth, per rompere il silenzio che si stava creando.
_ Si… certo che sì!
Rispose in fretta Lillian. Nel frattempo il metro arrivò. Jen e Liz continuarono a chiacchierare durante il viaggio. All’inizio tentarono di coinvolgere l’altra ragazza, ma questa rispondeva a monosillabi e sembrava quasi infastidita, così rinunciarono. Non c’era bisogno di avere i poteri di Liz per accorgersi che più i minuti passavano, più Lillian sembrava inquieta, come se rimuginasse su qualche problema e non trovasse soluzione. Dopo una mezz’oretta arrivarono alla fermata di Liz.
_ Jen, ci sentiamo domani! Ciao Lillian!
Elizabeth scese. Lillian fissò Jen:
_ Ciao. Jennifer, tu non vai con lei?
La ragazza dai capelli ricci la guardò stranita.
_ Scusa, perché dovrei? Lo sai dove abito!
Anche Liz dalla banchina guardò strano Lillian finchè le porte del treno si richiusero e la metro ripartì.
Lillian battè nervosamente il piede per terra.
_ Pensavo solo…
_ Non importa, non importa. Ma si può sapere quanto hai bevuto?
Sbottò Jen. In realtà non voleva mettere la domanda in modo così diretto, le sembrava un po’ scortese, ma le era uscito di getto.
_ Non ho bevuto!
_ Ma ti sei vista? Non sei in te.
_ Sentimi bene Jennifer! Io sono PERFETTAMENTE in me! E’ chiaro??!
Urlò Lillian. Jen e le altre quattro persone sul metro la fissarono allibite.
_ Stavamo parlando tranquillamente.. che ti ha preso?
Lillian si guardò le scarpe e si morse il labbro.
_ Scusa…
_ Lo vedi? Non stai molto bene. Dai, due fermate e siamo a casa.
_ Non voglio che mi accompagni a casa!
_ Non ti sto accompagnando a casa. Abitiamo di fronte!
Lillian non rispose altro, serrò le labbra e si guardò in torno in preda a una forte agitazione. Nessuno parlò più finchè non scesero alla loro fermata. In religioso silenzio fecero cinque minuti fra le strade immerse nel buio, e stavano per girare l’angolo della loro via quando Lillian si fermò. Jen si voltò a guardarla.
_ Che succede adesso?
_ NIENTE! Devo.. devo fare una telefonata…
Disse Lillian in tono vagamente isterico, e iniziò a frugare nella borsa. Jen scosse la testa, anche perchè in metro l’aveva vista tirar fuori il cellulare e metterlo nella tasca della giacca.
_ Se cerchi il cellulare, l’hai messo in tasca prima.. comunque, a chi devi telefonare a quest’ora?
_ Non ti riguarda! Non devi impicciarti! La smetti di farti i cazzi miei??
Urlò Lillian, smettendo di frugare nella borsa ma senza recuperare il cellulare dalla tasca.
_ Abbassa la voce! Vuoi svegliare tutto il quartiere? Non mi sto facendo i cazzi tuoi! Tu non sei in te! Ora vieni, prima arrivi a casa e ti metti a dormire, meglio è!
Disse Jennifer, sconcertata perché Lillian di solito era una persona allegra e sempre gentile con cui andava molto d’accordo. Per dare più enfasi alla sua ultima frase la prese sottobraccio e fece per girare l’angolo insieme a lei.
_ LASCIAMI STARE!!!
Gridò Lillian, strattonò Jennifer e le tirò una forte spinta, facendola cadere per terra.
_ Ma che cazzo ti ha preso?? Si può sapere???
Disse Jen esasperata massaggiandosi la spalla.
Stava per rialzarsi quando qualcuno comparve da dietro l’angolo. Lillian lo fissò allucinata, era evidente che sapeva chi era, e allargò le braccia. Jennifer sbattè le palpebre e mise a fuoco la figura di un ragazzo che non aveva mai visto prima.
Doveva avere più o meno vent’anni. La sua figura era alta e snella, però aveva delle belle spalle. I capelli sembravano neri col buio, ma Jen immaginò che fossero di una qualche gradazione di castano. Gli occhi erano in ombra così che era impossibile identificare il colore, eppure in un certo senso brillavano. Il naso era dritto, il taglio delle sopracciglia deciso. Le labbra stirate in un piccolo sorriso, finchè non chiese cosa fosse successo.
_ Non volevo colpirla!
Disse semplicemente Lillian, senza smettere di fissare il ragazzo. Lui le passò oltre e porse la mano a Jennifer per aiutarla ad alzarsi. Lei la prese, si tirò su:
_ Grazie. Scusa…Chi sei?
_Un amico di Lillian. Cos’è successo?
Ripetè lui. Aveva una voce profonda, rassicurante e inquietante al tempo stesso.
_ Ah, vorrei saperlo! Mi ha tirato una spinta senza motivo! Si sfogò Jennifer guardando torva Lillian. Poi continuò:
_ …Vuoi spiegarmelo tu cos’ha stasera la tua amica? A proposito.. com'è che passavi di qui?
_ Abito nello stesso condominio di Lillian.
_ Ah… strano non averti mai incontrato prima. Io sto nel condominio di fronte.
Osservò Jennifer. Non che fosse molto interessata. Voleva solo andare a casa, fra l’altro si era accorta di una piccola abrasione alla mano destra. Ricordino della caduta. Quel tizio la stava fissando, come se stesse valutando qualcosa. Infine disse:
_ Mi sono trasferito da poco. Ero uscito a prendere una boccata d’aria. Comunque se è tutto a posto, riaccompagno Lillian a casa. Hai ragione, non mi sembra molto in sé.
Jennifer scrutò il ragazzo un po’ stranita. Ci mancava solo il nuovo vicino sbucato dal nulla. Ormai erano quasi le tre e lei voleva solo buttarsi sul letto e dormire.
_ Giriamo questo stupido angolo e andiamo a casa.
Disse massaggiandosi la testa. Lo sconosciuto annuì e Lillian si affrettò a fare lo stesso subito dopo di lui.
Un quarto d’ora più tardi Jennifer Silverleaf stava dormendo dolcemente.
Anche Lillian Gres andò a dormire presto.
Al contrario, il ragazzo dagli occhi brillanti era ben sveglio.
Nonostante quella fastidiosa complicazione ora ciò che gli serviva.
Ma quella notte aveva un sacco di altre cose da fare.

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Capitolo 4
*** Valentine e Brian ***


Il mattino dopo Jennifer si alzò verso le undici. Non aveva previsto di dormire così tanto, ma era tornata tardi e poi doveva smaltire la stanchezza della settimana di scuola.
Di solito la domenica mattina andava a correre con sua cugina Laura (N.d.A.ho controllato come tradurre il nome in inglese, ma si scrive uguale. Cambia soltanto la pronuncia.), ma era decisamente troppo tardi. Siccome aveva lo stesso voglia di sentire Laura, prese il suo amato cordless e le fece una lunga telefonata.
Laura aveva due anni in meno di Jennifer, che più che come una cugina l’aveva sempre vista come sorella minore. Scherzando, fra loro si chiamavano “sorelline”. Fin da quand’erano piccole le loro famiglie erano andate in vacanza insieme, e loro si ingegnavano sempre a combinarne di tutti i colori. Purtroppo i loro divertimenti estivi erano terminati tre anni prima, quando i genitori di Jennifer si erano separati. Nonostante non passassero più agosto insieme comunque, le due erano rimaste estremamente legate.
Verso l’una Lee passò a prendere Jennifer. Avevano deciso di andare a pranzare fuori e passare il resto della giornata assieme, approfittando del fatto che lei si era portata avanti con i compiti.
La ragazza si mise un velo di trucco e scese. Lee la aspettava in macchina.
_ Amore ciao! A che ora sei tornato a casa poi?
Chiese mentre andavano verso il bar dove mangiavano di solito.
_ Troppo tardi. Mi sono svegliato neanche un ora fa! Tu piuttosto? Quando sei arrivata?
_ Verso le tre… sai, mi è successa una cosa strana…
Jennifer si lanciò nel racconto degli ultimi avvenimenti della sera prima. Lee sembrava estremamente concentrato sulla guida, in realtà la ascoltava attentamente.
_ … La gente quando è ubriaca fa strane cose… Non ti sei fatta niente, vero?
Disse infine.
_ Solo questo..
Rispose lei, mostrandogli la leggera abrasione sulla mano. Lui la bacio e tornò a seguire la strada.
_ Niente di che allora. E quel ragazzo…
La voce di Lee si incrinò appena.
_ … non mi hai detto chi era.
_ Perché non lo so. Non ci siamo neanche presentati! Avevo sonno..
_ Certo, se fossi stata più sveglia gli avresti chiesto il nome vero? E magari anche il numero di telefono…
_ Cosa stai dicendo amore?
_ Sto dicendo che un bel ragazzo arriva e ti porge gentilmente la mano per aiutarti ad alzarti… non vorrai mica lasciarti scappare un damerino simile!
_ Ma non hai ancora smaltito l’alcool di ieri? Intanto che è un “bel” ragazzo l’hai aggiunto tu, visto che io non mi ricordo neanche la sua faccia. E poi che vuoi che mi importi di…
_ Ti ricordo che non ho bevuto ieri! E comunque se questo tizio abita di fronte a te, immagino che vi rivedrete…
_ Credo che non lo rivedrò più in vita mia!
Sbottò Jennifer, che iniziava a scocciarsi di quell’attacco ingiustificato. Che accidenti era preso a Lee? Andarono avanti a urlare per cinque minuti, poi lui si scusò. Jen gli tenne il broncio per un po’, infine la tensione si sciolse. Il resto della giornata per Jennifer trascorse piacevolmente.

Anche Elizabeth passò una domenica tutto sommato a posto. Nonostante l’ora tarda a cui era rientrata, aveva fatto lo sforzo di svegliarsi almeno alle 10.00, per poter iniziare a studiare qualcosa nella mattina.
Era rimasta a casa a studiare e sonnecchiare fino alle cinque, quando era suonato il citofono.
_ Lizzie! E’ una tua amica che chiede se scendi!
Gridò sua madre, distogliendola dagli appunti di matematica. In casa la chiamavano Lizzie. E lei lo detestava.
_ Chi è mamma?
_ Valentine! Cosa le dico?
_ Che scendo subito!
_ Hai finito tutti i compiti??
_ Si mamma, sì!
Liz chiuse con un colpo il quaderno di mate, con un equazione lasciata a metà, e uscì in balcone per dire a Valentine che si preparava e scendeva.
Valentine Mistress era una compagna di classe di Liz e Jennifer con cui andavano molto d’accordo. Esile, abbastanza bassa, i capelli biondi sempre raccolti a coda di cavallo, una spruzzata di lentiggini e grandi occhi verde chiaro. Era una persona mite, allegra, gentile, e sempre disponibile a dare una mano a tutti.
_ Ciao Vale!
La salutò Elizabeth poco dopo.
_ Ehilà! Come va Liz?
_ Non c’è male! Un po’ stanca, ieri sono rientrata tardi… _ La festa di Margareth? Io non sono andata.
_ Mi spiace… come mai?
_ Oh, litigio con mia madre…
La voce di Valentine si incrinò, ma solo un pochino.
_ Ti va di parlarne?
_ Certo. Per strada però. Pensavo di passare a prendere qualcun altro… Jen è libera?
_ Fammi pensare… mi pare che sia in giro con Lee…
_ Oh, il suo fidanzato vero?
Valentine arrossì al cenno d’assenso di Elizabeth.. Respirò profondamente prima di parlare, come se dovesse fare un annuncio importante:
_ Lo sai Liz che ho trovato un fidanzato anche io?
Disse tutto d’un fiato.
_ Cavolo Vale! Cosa aspettavi a dirmelo?? Sono contentissima! Raccontami tutto!
_ Beh.. non c’è tanto da raccontare.. ci siamo conosciuti circa un mese fa.. Sai il corso di yoga che faccio il mercoledì sera? Ecco, si è iscritto anche lui e l’ho conosciuto là. Mercoledì scorso mi ha accompagnata a casa dopo la lezione… al momento di salutarci mi ha baciata. Oh è stato troppo dolce! Ha detto che da quando mi ha vista non faceva altro che pensare a me e un sacco di altre cose carine. Insomma, sono contentissima!
Per un altro quarto d’ora, mentre si dirigevano verso il centro, Valentine parlò del suo nuovo ragazzo, Brian, di com’era stata fantastica già quella prima settimana in cui stavano insieme, delle bellissime cose che diceva…
_ … e quindi non vedo l’ora di rivederlo! Anzi…Non abita tanto lontano…. secondo te è assillante se lo passiamo a prendere? Te lo faccio conoscere!
Concluse Valentine. Elizabeth ridacchiò e disse che non aveva nulla in contrario, purché poi si facessero raggiungere anche da qualcun altro, altrimenti si sarebbe sentita terza incomoda. Così Valentine mandò un paio di messaggi, uno a Brian per avvisarlo che passavano a prenderlo, l’altro alla loro compagna Miriam perchè si aggregasse più tardi. Liz pensò di avvisare anche Jordan, il ragazzo di 5E che aveva conosciuto alla festa.
In realtà Brian risultò abitare abbastanza lontano da dove si trovavano. Dovettero cambiare mezzi due volte per arrivare in un quartiere periferico dove Liz non era mai stata, formato da villette a due piani, ognuna col suo giardinetto. Non tutte era ben curate.
Il giardino della casa di Brian era piccolo. L’erba non era tagliata. Tre grosse querce erano piantate a poca distanza fra loro, poiché lo spazio non era molto. Le radici affioravano dal terreno e sembravano competere fra loro per la supremazia di ogni centimetro di terra. I rami, ad ottobre praticamente spogli, si incrociavano in aria. Liz immaginò che d’estate la luce del sole dovesse fare parecchia fatica a oltrepassare la coltre di foglie. Brian Lexor, il ragazzo di Valentine, aprì la porta e sorrise trovandosi davanti le due ragazze.
_ Oh, ciao amore! Che bello vederti! Lei dev’essere l’amica a cui hai accennato nel messaggio. Piacere, Brian..
Disse il ragazzo, porgendo la mano a Liz. Lei la strinse e si presentò a sua volta.
Esauriti i convenevoli i tre ragazzi andarono a recuperare l’autobus per raggiunge il parco dove avevano appuntamento con Miriam e Jordan. Valentine camminava abbracciata a Brian, sembrava sentire il bisogno di essergli sempre a contatto, come se, allontanandosi, temesse di vederlo volare via. Il ragazzo sorrideva disinvolto e le teneva il braccio attorno alla vita. Era molto alto e magro, gli occhi erano dello stesso anonimo marrone dei capelli, eppure il suo sguardo era molto penetrante. Portava pantaloni scuri, a cavallo basso. Prima che si infilasse il giaccone di pelle, quando aveva aperto la porta, Elizabeth aveva notato che portava al collo una catenina di metallo chiaro, probabilmente argento. Più Liz guardava il ragazzo, più le pareva d’averlo già intravisto da qualche parte, finchè finalmente si ricordò dove.
_ Ma tu.. per caso… eri alla festa di Margareth ieri sera?
_ Si, ho fatto un salto! Dovevamo andarci insieme io e Vale ma sua madre ha fatto problemi…
_ Ah ecco! Devo averti visto di sfuggita.. ricordavo vagamente la tua faccia… ma Vale, perché tua madre non ti ha lasciata andare? E’ stata una splendida festa!!
_ Oh… ecco.. i miei non sono entusiasti di Brian.
Mormorò Valentine, come si sentisse tremendamente in colpa per il giudizio negativo dei suoi genitori. Brian la abbracciò e la rassicurò dicendo che prima o poi si sarebbero accorti che non era così male e nel frattempo non gli impedivano di vedersi.
Finalmente si trovarono con gli altri due, Miriam e Jordan, e si fecero un giro in centro. Mangiarono qualcosa fuori e cercarono un locale decente dove finire in allegria la giornata.

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