Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushidō

di KyubiKonanOfAkatsuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Matrimonio ***
Capitolo 2: *** Indebolimento del sigillo ***
Capitolo 3: *** Incubo o Realtà? ***
Capitolo 4: *** Rosso il sangue, rosso il chakra della Volpe ***
Capitolo 5: *** Arrivederci, figlio mio... ***
Capitolo 6: *** Yondaime e futuro Rokudaime Hokage ***
Capitolo 7: *** Missione di spionaggio ***
Capitolo 8: *** Ci prenderemo Konoha con la forza! ***
Capitolo 9: *** Salvezza ***
Capitolo 10: *** Moegami ***
Capitolo 11: *** Questa è la nostra storia! ***
Capitolo 12: *** Addio Kitsune ***
Capitolo 13: *** [Special] Il ritorno di una vecchia conoscenza... ***
Capitolo 14: *** Nuregami ***
Capitolo 15: *** Il palazzo reale e il tuffo nel passato ***
Capitolo 16: *** L'incubo di Naruto ***
Capitolo 17: *** Il Re dei Draghi ***
Capitolo 18: *** Il samurai ***
Capitolo 19: *** Yomigami ***
Capitolo 20: *** Naruto&Hinata VS Daigorou&DarkTsuruzarao ***
Capitolo 21: *** Daigorou-sama ***
Capitolo 22: *** Il nuovo Re e il nuovo Hokage ***



Capitolo 1
*** Il Matrimonio ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Hinata era così stressata.

In quei giorni, la sua vita era così, come dire… Agitata. Finalmente, dopo tutti quegli anni, si era dichiarata a Naruto. Ed entrambi avevano deciso di sposarsi. La Hyuga era al settimo cielo, specie quando scoprì… Di aspettare un figlio da Naruto. Sojobo e Masamune passavano spesso a trovarla, anche loro erano molto contenti… Almeno dopo il primo impatto…

 

“Hey, Masamune! Perché non andiamo a vedere come sta Hinata?”

“Va bene! E’ da un po’ che non la troviamo!”

 

Masamune e Sojobo arrivarono in casa di Hinata, bussarono alla sua stanza ed entrarono. C’erano anche Tsuruzarao e Naruto, ormai cresciuto, assomigliava proprio al samurai. Si presentarono. La Hyuga si massaggiava la pancia, seduta su una sedia.

 

“Hinata cara… Ti sei ingoiata un melone intero?!”

“Ma no, tengu…”

“E allora cos’ha, Masamune? Suppongo che tu sappia cos’ha la mia piccola e dolce nipotina…”

 

La Hyuga considerava il Re come un padre, dato che il suo vero la trascurava e la maltrattava. Non doveva aver mai visto una donna incinta oppure, se l’aveva vista, non ricordava. Masamune sudava freddo. Naruto lo osservava molto attentamente, avvicinandosi a lui.

 

“Ci siamo già visti?”

“Sì…”

“Dove? Non ricordo!”

“Vuol dire che te lo dirò… A tempo debito”

 

Sojobo si avvicinò a Hinata, abbassandosi lentamente, in modo da osservare bene la donna. Tsuruzarao disse, sospirando:

 

“Non è meraviglioso?”

“C-cosa?”

“Ma come cosa? Il bambino che Hinata aspetta!”

“HINATA… COSA?”

“Aspetta un bambino! Da Naruto!”

 

Subito dopo, un tonfo. Il re e il samurai erano svenuti. Quando si ripresero, si congratularono con Hinata e Naruto. Poi Masamune disse:

 

“Sojobo… Quasi mi dispiace dirglielo…”

“Dirci cosa?”

“Beh, Hinata… Gli dei hanno ancora bisogno di noi!”

“Sono pronta!”

“Non dirlo nemmeno per scherzo. Aspetti un bambino, non mi pare il caso che tu rischi la vita!”

“Ma… Io…!”

“Niente ma, Hinata! Non puoi venire! E’ pericoloso!”

 

Aggiunse secco Sojobo. Sembrava irremovibile. Ma dopo tutto, stava solo cercando di proteggerla, come fa ogni genitore con i figli.

 

“Rao… Saluta Hinata e Naruto. Vorremo che tu venissi con noi”

“Certo. Il team torna in azione”

Se ne andarono tutti e tre con assoluta serietà e silenzio, lasciando Hinata e Naruto da soli. Ma loro non erano certo tipi da fermarsi ad un no…

Il gruppo era pronto al viaggio, con tutto il necessario. Il viaggio li avrebbe portati lontano, in terre di nessuno. Tutti e tre uscirono dal villaggio, girandosi, lo osservarono un po’ con un velo di tristezza. Dopotutto erano originari di lì…

 

“Shhh Naruto! Non dobbiamo farci scoprire!”

“Va bene, Hinata chan!”

 

Questi erano Hinata e Naruto che seguivano di soppiatto il gruppo. All’inizio, era la Hyuga che aveva avuto l’idea della partenza, poi l’Uzumaki si era associato. Era molto rischioso, ma ormai erano decisi a seguirli…

 

 

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Capitolo 2
*** Indebolimento del sigillo ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

La notte sopraggiunse presto. La luna, da sola, non riusciva a illuminare tutto il cielo. A quanto pare, Hinata e Naruto erano stati abbastanza bravi da evitare di farsi scoprire. O avevano solo fatto finta di non accorgersi di loro? Che stavolta il leggendario team aveva deciso di dargli una lezione? In ogni caso, non erano intenzionati a fermarsi ed accamparsi, camminavano senza sosta. L’Uzumaki portava in braccio la Hyuga, per evitare che si stancasse. Dopo altri minuti di viaggio, però, i due rimasero indietro. Da soli, in una strada di terra battuta. Potevano esserci ladri, briganti, bestie feroci…

 

“Naruto… Dove sono finiti gli altri?”

“Non lo so… Saranno più avanti di noi… Oppure hanno accelerato il passo… Coraggio, li raggiungeremo!”

 

Intanto, più avanti, il Team OkamiKitsuneInu…

 

“Sojobo…”

“Lasciami stare, Tsuruzarao…”

“Che hai, vecchio tengu?”

“Sono deluso… Perchè non mi ha ascoltato?”


Il re si era evidentemente accorto che li stavano seguendo. E aveva accelerato l’andatura apposta. Era la seconda volta che Hinata l’aveva deluso. Che questa volta non volesse assumersi responsabilità? Ormai la Hyuga era cresciuta, non poteva continuare a farle da balia per sempre. Questa volta l’avrebbe lasciata al suo destino…

Però, Naruto e Hinata non se la stavano passando bene. Dei banditi li avevano attaccati. L’Uzumaki usò la sua tecnica migliore, la moltiplicazione superiore del corpo, per proteggere la sua promessa sposa. Ma mentre picchiava i malviventi, i segni sulle sue guance si espandevano. Il chakra rosso fuoriusciva, prendendo la forma di una volpe. In men che non si dica, uccise senza pietà gli assalitori. Non sembrava controllarsi, e guardava Hinata, feroce.

 

“Nar-Naruto… Sono io… Hinata!”

 

Ma l’Uzumaki non sembrava ascoltarla, anzi, si avvicinava alla Hyuga come un leone pronto ad assalire la sua futura preda, e come tale, non perdeva di vista la sua gola. Mentre si preparava a  saltarle addosso, dai cespugli, volarono tre ombre. Una di esse si avvicinò a Naruto che venne scaraventato diversi metri a terra, sulla fronte, una specie di foglietto. Un’altra si precipitò su di lui, alzandogli la maglietta dove c’era il Sigillo del Diavolo. La terza ombra afferrò il braccio di Hinata, trascinandola a forza tra la boscaglia. Hinata ebbe modo di vedere due scintillanti occhi rossi e fessurati.

 

“Sojobo!”

“Shhh!”

 

La donna abbassò lo sguardo a terra, umilmente. Questa era la seconda volta in tutta la vita che lo vedeva arrabbiato. Intanto, le altre due figure, che non erano che Masamune e Tsuruzarao, stavano eseguendo numerosi sigilli per cercare di tenere a bada la Volpe. Il povero Naruto doveva essere svenuto. Poi, il gruppo, Hyuga e Uzumaki compresi, si allontanarono da quella strage. Sojobo non degnava nemmeno di uno sguardo la sua nipote, mentre il samurai e la sacerdotessa la guardavano con aria di rimprovero. Poi si fermarono sulla cima di una collina, dove avrebbero potuto vedere tutto. Avrebbero dormito sotto il cielo, questa volta, senza una tenda. Il re si era appollaiato sulla cima dell’albero a strapiombo della collina. Gambe incrociate, ali richiuse, braccia conserte, osservava il panorama. Naruto era disteso vicino al padre e alla sacerdotessa, che dormivano. Hinata decise di avvicinarsi un po’ al Re, che continuava a rimanere indifferente. Sembrava ferito nell’orgoglio. Lei si arrampicava a fatica, scivolando lentamente dopo ogni passo. Ma non mollava. Si arrampicò fino ad arrivare vicino a Sojobo, che si era girato verso di lei, allungandole un braccio.

 

“Sali. Dobbiamo parlare”

“S-sì…”

 

Lei arrivò in cima. Si sedette a cavallo del grosso ramo, guardando in silenzio il tengu. Quello sospira, carezzandole i capelli.

 

“Hinata… Perché non mi ascolti?”

“…”

“Non voglio che ti succeda nulla, non ti vieto di seguirci perché non ti voglio, ma solo perché ho paura che ti possa succedere qualcosa…”

“… Ma io non sono più una bambina! Sono responsabile delle mie scelte! So quello che faccio!”

“Ma le tue scelte possono mettervi in pericolo! Non pensare solo a te stessa, pensa anche agli altri…”

“…”

“Non ti sto rimproverando, Hinata, ma mi hai deluso. Mi aspettavo che tu capissi quel che volevo dirti… Ma mi sbagliavo, forse?”

“No. Ti posso dimostrare… Che sono responsabile!”

“Allora dovrai faticare un po’. Non è una scelta molto responsabile partire per un viaggio mentre si aspetta un bambino”

“Scusa…”

“Non chieder perdono. Solo che non voglio che succeda qualcosa alla mia nipotina preferita!”

 

Disse il re, con un sorriso. Prese delicatamente Hinata e l’aiutò a scendere. Masamune era sveglio.

 

“Meiyo”

“Eh?”

“E’ uno dei comandamenti del samurai, Bushido, il codice d’onore… Significa ‘Onore’…”

“Spiegami…”

“Vi è un solo giudice dell'onore di noi samurai: noi stessi. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso”

“Ah…”

 

Fece sistemare Hinata vicino a Naruto, e lei si addormentò immediatamente. Sojobo continuava a osservare il panorama, fin quando Masamune non gli disse:

 

“E’ il mio turno di guardia. Riposati pure”

 

  

 

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Capitolo 3
*** Incubo o Realtà? ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Intanto, in delle terre sconosciute, o forse dimenticate, il team Hebi riposava. Terre senza erba, fiori, sole. Il terreno pieno di geyser da cui fuoriusciva fumo, delle crepe nella terra da cui filtrava una luce rossa. Il terreno era cosparso di scheletri e ossa varie, ma i quattro traditori non sembravano curarsene. Anzi, ci giocavano con noncuranza. Un’enorme vulcano alle loro spalle lasciava uscire dalla sua bocca del fumo nero.

 

“Secondo te dov’è finito Sasuke, Suigetsu?”

“Mah, non so Juugo. Sarà andato ancora a spiare quel gruppetto là… Quello dove c’è quel suo parente…”

“Non capisco ancora perché si ostina tanto a seguirli…”

“Vi sono mancato?”

 

Disse una voce, proveniva da quell’enorme vulcano. Sasuke era seduto in cima, poggiandosi una mano sulla guancia, annoiato.

 

“Oh, sei tornato!”

“Sì… Finalmente sta per iniziare il mio glorioso regno!”

“Che vuoi dire, capo?”

“In questi giorni, in tutti questi anni, ho spiato di nascosto quei cinque… Compreso il mio vecchio rivale Naruto! C’è anche Sojobo, il fondatore del mio clan… Se lo uccidessi, prenderei il potere! Sarei io il più forte! SAREI IO L’UCHIHA PIU’ POTENTE!”

 

La terra tremò. Suigetsu, Juugo e Karin, che era appena tornata da un viaggio di ricognizione dei territori, sobbalzarono.

 

“Ma per farlo, prima ucciderò uno ad uno i suoi amici… Poi…”

“Allora dovremmo uccidere Sojobo!”

“Esattamente!”

 

L’Uchiha balzò giù dal vulcano, i geyser sbuffarono il bollente vapore al passaggio del traditore della Foglia.

 

“Parliamo di re e successioni… Il mio sogno si sta realizzando! E’ la cosa che bramo di più! Finalmente è giunto il momento di salire al trono!

“E noi che faremo?”

“Seguitemi, voi smidollati verrete premiati! Sarò re! Preparatevi!”

“Sì, saremo pronti, saremo pronti! Ma per cosa?”

“Per la morte del re!”

“Sì! Lunga vita al nostro re!”

 

Il Marchio Stregato si era attivato. Sasuke prendeva lentamente le sembianze di un tengu dalle ali da pipistrello, mentre le crepe sul pavimento si ingrandivano, e da esse uscivano fiamme…

 

“E sarà un gran colpo di stato! Per me, Konoha tremerà! Decenni di attesa, vedrai che sorpresa!”

“Piano perfetto capo! Ci prenderemo Konoha con la forza!”

“ Sarò stimato, temuto e amato, nessuno è meglio di me! Sarò re!”

“Prepariamoci perché…”

 

Dicevano in coro Suigetsu, Karin e Juugo…

 

“Sarò re! Preparatevi!”

 

La trasformazione era completa. Il vulcano si crepava, e dalle fenditure colava della lava. Il vapore dei geyser sembrava deformare i contorni dei tre assistenti dell’Uchiha, rendendoli simili a tre demoni.

 

“Preparatevi…!”

 

Disse quasi in un sussurro, Sasuke. Nella fresca aria della notte si estendeva bollente fumo nero, il cielo arrossato. Poi, si allontanarono quasi teletrasportandosi.

 

 Il mattino dopo, Hinata e il suo gruppo ripresero il viaggio. Avevano fatto parecchia strada da quando erano partiti. Una gola li separava dall’altra parte di strada.

 

“Io andrò a controllare l’altra parte della strada, oltre la gola. Rao, seguimi anche tu, in caso di attacco ci difenderemo. Masamune, Hinata e Naruto, aspettateci qui!”

 

Detto questo, il Re si alzò in volo, mentre la sacerdotessa balzava senza difficoltà dall’altra parte.

 

“Deve essere forte se salta tanto in alto!”

“Sì, Naruto! Ah… Vorrei… Poterti dire una cosa…”

“Sì? Dai dimmi! E’ una tecnica da imparare?”

“No… Ecco… Sai il demone volpe che ti fu imprigionato nel corpo?”

“… Sì?”

“E’ stata colpa mia. Io…”

“Tu?”

“Sono tuo padre”

“…”

“Volevo solo che ti vedessero come un eroe, non come mostro…”

“Papà…”

“Però, tu sei il NOSTRO eroe…”

“PAPA’!”

 

I due si abbracciarono, Naruto lacrimava. Hinata li guardava. Anche lei avrebbe voluto un padre che la confortasse nei momenti del bisogno, non uno che ti obbliga ad allenarti anche quando non stai bene e non smette mai di sminuirti di fronte al cugino che è sempre migliore. Lei era lei.

 

“Aspetta… Non siamo soli…”

“Papà?”

“C’è qualcuno nei paraggi…”

“Vado a vedere io!”

“No Naruto! Devi stare con Hinata!”

“Uffa!”

 

Il samurai saltò in fondo alla gola. Osservava attorno, per controllare se c’era qualcuno nascosto. In alto, più in alto di dove si trovavano Naruto e Hinata, delle rocce erano pericolosamente in equilibrio. Karin, Juugo e Suigetsu aspettavano, là sopra.

 

“Dobbiamo far precipitare ora ste’ cose?”

“Ora!”

 

Era la voce di Sasuke. Con pochi, potenti colpi, buttarono giù i massi. Masamune era girato, non vedeva la frana. I sassolini cominciarono a tremare, e si girò: mezzo monte gli stava per crollare addosso. I macigni arrivarono giù svelti, rischiando di far rimanere schiacciato il samurai.

 

“PAPA’!”

“NARUTO… GUAI A TE SE LASCI HINAT…”

 

Un macigno l’aveva colpito alla testa. Cade a terra, sanguinante. Si rialza subito, guardandosi velocemente attorno per trovare una via di fuga. Schiva qualche sasso, mentre Naruto si sporge per cercarlo. Un altro masso colpisce Masamune alla schiena, buttandolo a terra, inchiodandolo a terra per qualche secondo. La polvere aveva ridotto la visibilità, e l’Uzumaki muoveva velocemente lo sguardo per cercare il genitore. Niente. All’improvviso, il samurai, ormai ridotto allo stremo, pieno di sangue, saltò sulla rocciosa parete. Cercava di arrampicarsi. Naruto si sporse ulteriormente, allungando il braccio quanto più poteva…

 

“PADRE!”

 

Masamune si fermò, allungando anche lui quanto più poteva il braccio. Qualcosa afferrò le spalle del Jinchuuriki, una figura dagli occhi rossi e i capelli lunghissimi e scompigliati…

 

“TI HO PRESO!”

“Sojobo…?”

“Fidati di me!”

“NARUTO…!!”

 

Non resistendo più, il samurai lascia la presa, cadendo in fondo alla gola, il fiume di pietre non si era ancora fermato…

 

“NOOOOOO…! TU!”

“AHAHAHA!”

 

La figura, in ombra, in realtà, non era che Sasuke. Lanciò, con una sola spinta, Naruto.

 

“Muori!”

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Rosso il sangue, rosso il chakra della Volpe ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Naruto precipita giù, il corpo sbatte contro la terra dura. Mezzo stordito dall’impatto, senza quasi riuscire a respirare, osserva qualcosa di rosso avvicinarsi a lui, mentre schivava le rocce. Sente qualcosa afferrarlo, qualcuno l’aveva preso in braccio. L’Uzumaki vedeva suo padre, il volto dalla pelle quasi totalmente lacerata, gli occhi arrossati dalla polvere, le iridi del loro colore azzurrissimo. Sente una specie di rimbalzo. Masamune gli stava facendo scudo con il proprio corpo. Veniva colpito numerose volte, ma ormai, non provava più dolore. Naruto chiuse quasi ermeticamente gli occhi, non tanto per il polverone e la terra che si era sollevata, ma per non vedere ridotto in quello stato il padre, dal volto e i vestiti impregnati di sangue. Quello iniziò a correre, o meglio, a strascicarsi verso una sporgenza rocciosa riparata abbastanza bassa da permettere al Jinchuuriki di salirvi senza difficoltà. Lo poggiò a malapena, per poi venire trascinato via dall’ultima roccia rimasta. La più grande. Naruto aveva pieni i polmoni di quella polvere urticante, che lo faceva tossire convulsamente.

 

“PAPA’??”

 

Era macchiato del sangue del padre. Del padre che aveva sacrificato se stesso, i suoi sogni, le sue speranze, la sua vita, per lui. Poco più in fondo, tutte le rocce franate si erano raccolte. L’Uzumaki si lanciò immediatamente alla ricerca del samurai tra le macerie. Gli occhi rossi e i grossi segni marchiati della Volpe. Il masso gigante che per ultimo aveva preso Masamune era fermo. Sotto di esso, il samurai apparentemente mezzo schiacciato, dallo stomaco in poi. Sotto il corpo fuoriusciva una pozza di sangue che gli aveva macchiato anche i capelli. Persino dalla bocca, semi aperta, fuoriusciva il liquido caldo e scarlatto. Naruto, nonostante il sigillo fosse stato rinforzato, si coprì di chakra rosso, colpendo con numerosi pugni e con la forza della disperazione, il masso. Andò in frantumi.

 

“PAPA’ SVEGLIO!”

“…”

“Riprenditi… Torniamo a casa…”

“…”

“Papà… Rispondimi…”

“… Ormai per me è giunta… La fine…”

“Cosa dici? Nemmeno dieci minuti che scopro che sei il padre che non ho mai conosciuto… E già devi andare… No non voglio!”

“… Non piangere. La mia morte è stata la tua vita!”

“A questo punto voglio solo morire… Non è giusto!”

“…”

 

Il Jinchuuriki assestò un pugno al terreno, facendolo crepare. Per fortuna, Sasuke se ne era andato, credendoli morti. Non doveva essersi accorto di Hinata, che si era nascosta.

 

“AIUTO!”   

“NARUTO KUN!”

 

Questa, era la voce della Hyuga, che si precipitò in fondo alla gola. Fortunatamente, conosceva qualche jutsu medico. Ma non sarebbe servito a molto. Probabilmente, nemmeno le più avanzate cure avrebbero salvato il samurai dal suo destino. Intanto, Hinata stava cercando di rimarginare la pelle sul volto di Masamune…

 

“Hai sentito nulla Rao? In lontananza…”

“Delle pietre sono franate. Tante, sembrerebbe. Spero che gli altri stiano bene”

“Non mi sento molto tranquillo… Andiamo forza!”

“Va bene!”

 

I due si diressero veloci al punto di partenza, scesero al luogo della frana e rimasero paralizzati alla scena: il migliore amico del re che aspettava la morte in un lago di sangue, agonizzante, il figlio del samurai imbrattato di rosso, il chakra del medesimo colore dalla forma di volpe, la Hyuga che aveva a stento curato delle ferite sul volto. Tsuruzarao si avventò sulla ‘vittima’, facendo ricorso a tutte le sue conoscenze mediche. Non bastavano.

 

“BISOGNA ANDARE SUBITO AD UN OSPEDALE! TRA POCO SARA’ TROPPO TARDI!”

 

Il gruppo, veloce come non mai, correva con tutta la sua energia, portando Masamune, che doveva essere trasportato da due persone, aveva la maggior parte delle ossa rotte, nella migliore ipotesi. Arrivati immediatamente all’ospedale del Villaggio della Foglia, lo ricoverarono immediatamente d’urgenza. Persino Tsunade era stata chiamata.

 

“Non ci siamo proprio… Assolutamente… La colonna vertebrale è in frantumi! Le ossa delle gambe sono letteralmente a pezzi… E’ già un miracolo che gli organi interni non abbiano subito danni e che lei sia ancora vivo, signor Hokage!”

 

Masamune fece un gesto di ringraziamento, ma si portò frettolosamente la mano alla bocca, poco prima di vomitare sangue, macchiando il candido e disinfettato lenzuolo del letto…

 

“Un’emorragia?”

 

 

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Capitolo 5
*** Arrivederci, figlio mio... ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Masamune venne ricoverato d’urgenza. Inutile dire che il gruppo stette in ospedale per cinque giorni ininterrotti, sperando per il meglio. Osservavano l’andirivieni delle infermiere e dei dottori, ma due giorni dopo, Tsunade tornò con in mano delle radiografie, osservandole in silenzio…

 

“Ragazzi…”

“Allora nonna? Come sta papà? L’hai curato?”

“…”

“Possiamo andare a vederlo? Dai, nonna!”

 

 

Il povero Naruto, tesissimo, guardava con insistenza il volto della donna, sperando in una risposta affermativa. Lei restava muta, osservando con un velo di tristezza gli occhi dell’Uzumaki.

 

“Naruto…”

“Sì… Nonna?”

“L’Hokage è morto”

 

Quelle parole risuonarono nella testa dei quattro come una martellata…

 

“Emorragia cerebrale. Guarda queste radiografie: sul cranio, puoi vedere chiaramente delle crepe… Qualcosa deve averlo colpito alla testa. Molto forte… La colonna vertebrale era quasi frantumata… Aveva perso troppo sangue e le trasfusioni non sono state sufficienti… Mi dispiace… Non abbiamo potuto fare nulla”

 

Naruto sapeva che avrebbe dovuto trattenere le lacrime. Era forte, lui… La perdita di una persona cara non doveva toccarlo più di tanto, per un ninja rischiare la vita era all’ordine del giorno… Ma al pensiero di non aver potuto fare nulla, di essere rimasto tra le braccia del padre morente che, allo stremo, l’aveva salvato… In un certo senso, si sentiva lui responsabile…

 

“Non è giusto… Se per salvare la mia vita qualcuno… Anzi, un eroe…  E’ dovuto morire... Non è giusto…”

“So cosa provi, Naruto…”

 

Disse Hinata, abbracciando forte Naruto. Anche lei, dieci anni fa, aveva provato lo stesso dolore. Ma era riuscita a vincerlo… Nello stesso modo che avrebbe fatto l’Uzumaki tra qualche istante.

 

“Ma Masamune è vivo…”

 

Tsuruzarao sorrise. Era stata lei ad aiutare la Hyuga. Era contenta che la donna avesse ascoltato e conservato le sue parole.

 

“… E io te lo mostrerò! Seguimi!”

 

Hinata e l’alquanto sconcertato Naruto si dileguarono. Sojobo e Rao si guardarono per qualche istante…

 

“Li seguiamo?”

“E me lo chiedi? Forza!”

“Sojobo…”

“Sì?”

“Tua nipote è molto forte. Non solo in battaglia, ma anche nello spirito. Nonostante sia in dolce attesa, non ha esitato a seguirci. Lei, pur avendo un padre, non ha mai conosciuto l’affetto. Come Naruto, ha trovato la forza per andare avanti da sola”

 

I due se ne andarono. I funerali si sarebbero svolti la sera. Intanto, Naruto e Hinata erano arrivati nello stesso luogo dove, dieci anni fa, la sacerdotessa aveva mostrato alla donna il luogo in cui i cari defunti vivono.

 

“Vedi quella fonte, Naruto kun?”

“Sì…”

“Avvicinati… E guarda attentamente!”

“Sì…”

 

L’Uzumaki si avvicinò riluttante all’acqua. Anche lui, vide solamente il suo riflesso…

 

“Ma quello non è mio padre… E’ solo il mio viso che si riflette…”

“No… Anche io feci questo errore… Guarda bene!”

 

Ecco che il volto di Naruto cambiava… Di poco, ma cambiava: un volto saggio ma sereno e un sorriso sulle labbra. Sulla superficie dell’acqua, al centro della fonte, un fantasma sembrava levitare. Era Masamune.

 

“Naruto… Ti ho detto di non piangere!”

“PADRE!”

 

Il corpo evanescente si avvicinava a passo normale, come se stesse camminando su una strada, fino ad arrivare a pochi centimetri dal figlio.

 

“Perché sei così triste?”

“Come puoi chiedermelo… Sei morto… E io non ho potuto fare nulla per impedirlo… E mentre ti saresti potuto salvare, hai preferito la mia vita alla tua…”

“Naruto… Come avrei potuto lasciare un nipote senza padre? Tu non hai più bisogno di me…”

“E invece sì… In tutti questi anni, sono cresciuto senza nessuno accanto…”

“Nessuno accanto? E i tuoi amici?”

“…”

“Loro non sono nessuno. Loro tengono a te, come tu tieni a loro. Anche io e Kushina ti volevamo bene… Un bene che nemmeno immagini… Invece, è stata colpa mia se non hai avuto molti amici… Mi dispiace… Volevo solo che ti vedessero come loro salvatore…”

“…”

“Ricordati Naruto… Io vivo in te. Vivo nel ricordo del Villaggio della Foglia, vivo nel ricordo dei miei amici, ma soprattutto, vivo in te. Tu sei mio figlio, il futuro Hokage. Ricordati!”

“PAPA’!”

 

Il corpo del samurai scompariva in tante piccole sfere di luce, mentre si allontanava… Naruto corse per abbracciarlo, ma cadde nell’acqua, trapassando il corpo.

 

“Io vivo in te”

 

Appena l’Uzumaki riemerse, era fradicio. L’acqua nascondeva le lacrime, rinfrescando il volto arrossato. Ormai, dell’eroe di Konoha erano rimaste quelle piccole, luminose sfere che andavano verso il cielo, scomparendo. Hinata si avvicinò alla riva, aiutando Naruto a uscire, stringendosi a lui per riscaldarlo dall’acqua gelata.

 

“Hai capito, Naruto kun? Lui è vivo…”

“S-sì…”

 

 

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Capitolo 6
*** Yondaime e futuro Rokudaime Hokage ***


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月夜見の尊 月齢3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

 

Il team Hebi era ritornato sui suoi passi, nello stesso luogo in cui Masamune si era sacrificato per la vita di suo figlio. I suoi assistenti canticchiavano in coro una macabra canzoncina, che faceva pressappoco ‘Lui vi dimostrerà che non scherza… Assassinerà un parente… Non verserà una lacrima per quel che farà…’ e Sasuke sembrava anche gradirla, dato che teneva il tempo, continuandola: ‘Affilate i kunai, preparatevi alla battaglia, tenetevi pronti perché sarò re! Il mio piano è preciso, così perfetto e coinciso…’

 

“Vi dimostrerà di essere uno splendido assassino… Affiliamo le armi, prepariamoci a macchiare le nostre mani di sangue perché…”

“…Sarò re! Guardate a terra!”

 

Dove il macigno gigante aveva schiacciato il samurai, c’era ancora un’enorme pozza di sangue, che aveva colorato il terreno di un tetro rosso. Il traditore lasciò scorrere sulle sue labbra un sorriso beffardo, osando anche dire:

 

“Non è stato poi così difficile… Due piccioni con una fava! Ora ci rimangono la sacerdotessa e la Hyuga, poi ci prepareremo per la morte del re!”

“Ma perché, è malato?”

“No sciocco, lo uccideremo noi… E Hinata con lui…!”

“Grande Sasuke-kun! Sei proprio uno stupido, Suigetsu!”

“Zitta Karin! E poi, a chi serve un re? Niente re, niente re…”

“Idiota! Un re ci sarà! Sarò io!”

“…”

“Chi vi ha detto di smettere di cantare? Forza, continuate… Questa volta qualcosa un po’ più brillante, che ne dite?”

 

Conoscendo i gusti dell’Uchiha, avrebbero dovuto cantargli qualcosa sulla sua vittoria contro il fratello…

Intanto, il funerale a Konoha era appena finito. Hinata stringeva la mano a Naruto, consolandolo.

 

“Sai Naruto-kun? Yondaime è vivo… Qui”

 

Diceva, battendo delicatamente la mano sul petto dell’Uzumaki, in corrispondenza del cuore. Era la reincarnazione della Volpe a Nove Code, ma era anche l’Eroe di Konoha ora… O almeno credeva lui. La verità è che lo è sempre stato. Mentre Tsuruzarao benediceva il sarcofago di lucido legno nero di Masamune, Sojobo posava una piccola pergamena con il Sigillo Reale e una piuma presa dalle sue stesse ali. Diceva che era un’onorificenza riservata solo a pochi. Poi si avvicinò a Naruto e Hinata…

 

“Naruto… Cos’è successo? Perché Masamune è morto?”

“C’è stata una frana… Lui era sceso in fondo alla gola, e venne preso in pieno dai massi… Poi, quasi morente, salta sulle rocce per cercare di salvarsi… Io mi sporgo e gli allungo il braccio per aiutarlo, qualcosa mi artiglia la schiena… Mi giro, ma non distinguo bene la figura… Ricordo gli occhi rossi e i capelli come i tuoi… La sagoma era quasi la tua… E poi mi ha buttato giù…”

“Simile a me? Che sia Sasuke?”

“No… Sono da dieci anni che non abbiamo notizie di lui! E poi… Che verrebbe a fare?”

“Ah non lo so… Anche se siamo parenti non vuol dire che io lo debba conoscere per forza… Da quando Daigorou se ne è andato, non ho più un messaggero…”

“Non ne potevi prendere un altro?”

“Ti pare sia facile fidarsi dopo che uno che conosci e ti serve da mille anni ti tradisce e cerca di assassinarti per salire al trono?”

“Oh, scusa! Non c’è bisogno di alterarsi tanto!”

“In ogni caso, dobbiamo re-iniziare il viaggio… Alla ricerca dei dodici figli di Amaterasu! A proposito… Come va, Hinata?”

“Sto benissimo… Davvero!”

“Ancora niente, eh? Io non vedo l’ora di conoscere il mio nipotino!”

“Anche io eh! Io e Hinata stiamo aspettando con impazienza! Vero?”

“S-sì…”

 

Il funerale era finito. Aveva partecipato tutto il villaggio, dopo che Tsunade disse che quello non era che lo Yondaime. Naruto però continuava a sentirsi triste, per poi cadere a terra, senza sensi.

 

Quando si risvegliò, si trovò davanti al cancello della Volpe a Nove Code. Era semi aperto, e attraverso le sbarre, usciva chakra rosso. Una zampa gigante si allungò verso di lui, velocemente, come per trascinarlo con sé, ma si bloccò improvvisamente, tornando nella sua prigione. C’era silenzio, interrotto solo dai caldi respiri della Volpe e da… Passi. L’Uzumaki sentiva chiaramente dei passi dietro di sé. Si girò, vedendo il padre che gli veniva incontro.

 

“Naruto”

“Papà?”

“Eccoci davanti a Kyuubi. Il flagello che distrusse Konoha tanti anni fa…”

“…”

“Naruto…”

“S-sì?”

“Devi sapere che, oltre a poter sfruttare il chakra della Volpe… Adesso puoi anche combinare le mie abilità a quelle del demone. Io non le permetterò di possederti”

“Ma… Non so come fare…”

“Credi in te stesso, Naruto. Controlla le tue emozioni e controlla il tuo chakra. Penso che quando farai esperienza diretta capirai meglio… Ora devo andare, ma ricordati che io sarò sempre con te”

“Papà…”

“Sì?”

“Ciao. Non è un addio”

“Ciao… Rokudaime Hokage”

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Missione di spionaggio ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Naruto si riprese stranamente presto. Infatti Hinata, Tsuruzarao e Sojobo non erano particolarmente preoccupati. Decise di non dire nulla ai suoi amici, non voleva farli preoccupare. Ripresero a malincuore il viaggio, dovevano terminare la loro ricerca il prima possibile, per Hinata era troppo pericoloso. Si fermarono al villaggio sul Monte Kurama, regno di Sojobo. I tengu e le donne Hyuga si inchinarono al passaggio del loro re  e della loro salvatrice. Osservarono invece curiosi Naruto, borbottando sottovoce...

 

“Ma non è il leggendario Masamune?”

“No, non può essere… Non vedo la katana divina e poi lui è morto!”

 

Procedettero fino al punto più alto del monte, dove sorgeva la casa di Sojobo, dove vi era nascosta una botola che conduceva ai sotterranei. Dove Sojobo era morto già una volta per salvare Hinata e il suo popolo. Fino al pomeriggio, si rilassarono passeggiando per il villaggio, a caccia di informazioni, osservando il bellissimo panorama. Poi il re chiamò la Hyuga e l’Uzumaki, facendoli sedere accanto a sé, dietro casa sua.

 

“Hinata, Naruto, Masamune… Siamo tutti collegati in quel grande cerchio… Il cerchio della vita…”

“Il cerchio della vita?”

“Sì Hinata. Come, per esempio, arriverà il giorno in cui il sole tramonterà su di me. Il futuro re è quindi tuo figlio, con il quale il sole sorgerà. E così via. Tu invece, Naruto…”

“S-sì?”

“Il sole su tuo padre è già tramontato. E sarà con te che lui continuerà a vivere. Tu sei il futuro Hokage. E tu Hinata, guarda… Tutto quel che vedi illuminato dal sole è il nostro regno, e quando io me ne andrò sarà tutto tuo”

“E… Quei posti oscurati…?”

 

Disse la Hyuga, indicando terre lontane. Erano nere, vulcaniche. Proprio dove si nascondeva il team Hebi.

 

“Quelle sono oltre i nostri confini, non devi mai andarci! Intesi questa volta?”

“Sì…”

“Quanto a te, Naruto, so che la perdita di un padre è molto difficile da accettare. Quindi… Se vuoi, mi occuperò io di te. Ti va?”

“Grazie… Signore…”

“Chiamami papà! Non sarò la stessa cosa, è vero, ma vorrei assisterti dopo quel difficile momento invece che lasciarti da solo”

“Allora grazie… Papà!”

“Se volete, prima di partire andiamo a prenderci tutti una ciotola di ramen al ristorante qui al villaggio!”

“EVVAI!”

 

Esclamò Naruto. Intanto Rao, che era partita fuori dal villaggio, tornò agitatissima:

“TEAM HEBI! VOGLIONO… UCCIDERCI!”

“Calma Rao! Che succede?”

“Sasuke… Sta tornando! Vuole ucciderci tutti! Vuole prendere il potere al trono!”

“Pare che ‘assassina il re per salire al potere’ sia diventato un gioco abbastanza comune…”

 

Disse ironicamente Sojobo.

 

“Dove hai scoperto tutto ciò?”

“Hinata… Le terre di nessuno… Arriveranno con un esercito di esiliati!”

“Esiliati?”

“Sì Naruto. Coloro che sono stati allontanati dai propri villaggi e che ora desiderano solo vendetta”

 

Aggiunse Sojobo. Urgeva un piano. Andare alle armi per combattere, rischiando di morire nel tentativo di fermarli, oppure ritirarsi in vista di un attacco?

 

“Ci trasformeremo e andremo a spiarli. Ho sentito dire che in quelle terre c’è il tempio di uno dei figli di Amaterasu, la bianca fenice* dalle ali, coda e cresta di rosse fiamme”

 

Disse il re, mentre una coda leonina prendeva il posto di quella piumata. Il pelo marrone e la criniera nera. Gli occhi del loro bel verde non più obliqui, le ali nere scomparse insieme agli artigli di rapace. Era diventato un leone. Dopotutto, il leone non era il re degli animali?

 

“Ok ragazzi. Trasformatevi anche voi e partiamo, non possiamo rischiare di farci scoprire”

“D’accordo papà!”

 

Naruto fece lo stesso, ma aveva la pelliccia dai riflessi dorati. Hinata una leonessa bianca e Rao anche, ma dall’aspetto più trasandato: un orecchio monco e la coda spezzata. Uscirono dal villaggio.

 

“Così ci scambieranno per un branco di leoni e non ci torceranno un capello”

“Ok Sojobo… Ma… Se le cose si complicano?”
”Hinata, non sperare il peggio! Riusciremo a spiarli senza problemi!”
”Per me saranno le ultime parole famose…”

 

Sospirò infine la Hyuga, che ancora cercava di abituarsi all’essere leone…  

 

 

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Capitolo 8
*** Ci prenderemo Konoha con la forza! ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Tutti e quattro si muovevano agilmente nella fitta vegetazione. Camminarono fino a sera, benché il cielo fosse coperto dalle fronde degli alberi. Si riposarono infine in una radura da dove era possibile osservare il cielo. Una stella brillava. Una sola. Sojobo correva, inseguito da Naruto. Hinata e Tsuruzarao li guardavano divertite. Stavano fingendo un combattimento?

 

“TI HO ATTERRATO SOJOBO!”

“Eheh… Sì… Sto diventando vecchio per questi giochi movimentati…!”

 

Hinata si alzò, avvicinandosi a loro. Si sedette vicino al re e al futuro sposo, chiedendo:

 

“Sojobo… Noi siamo amici?”

“Sì!”

“E resteremo sempre insieme, vero?”

 

L’espressione di Sojobo cambiò, diventando seria.

 

“Lasciate che vi dica una cosa che mio padre disse a me… Guardate le stelle: I grandi Re e gli Hokage del passato ci guardano da quelle stelle… Perciò, quando vi sentite soli, guardatele, ricordatevi che quei re saranno sempre lì per guidarvi. E ci sarò anch’io. Ecco, la vedete quella stella lassù?”

“E’ l’unica che brilla!”
”Sì, Naruto. Quello è Masamune che veglia su di noi. Non ti abbandonerà mai. Forza ora, riprendiamo il cammino”

 

In poco tempo arrivarono nelle terre di nessuno. In giro, delle persone dall’aria poco rassicurante, li guardavano. Le loro zampe toccavano la terra, dura e secca, e le varie ossa sparpagliate in giro. I geyser sbuffavano il vapore bollente. Sasuke stava parlando con i suoi scagnozzi, ma si distrasse vedendo i quattro leoni passare…

 

“Quel leone è molto familiare…”
”Quale, Sasuke-kun?”

“Quello dalla pelliccia scura e la criniera nera… Mi ricorda molto qualcosa…”

“Quel leone pelle e ossa?“

“Non solo lui… Anche l’altro con la criniera dorata… Mah. Sarà impressione…”

 

Sojobo camminava a testa alta, ma osservava di nascosto il nipote. Si assicurava che gli altri gli stessero vicini, dovevano restare uniti. Per fortuna, gli esiliati non si curavano più di tanto di loro. Sasuke, all’improvviso, tuonò:

 

“Seguitemi! Ci prenderemo il regno di Sojobo e Konoha, con la forza!”

 

Il vero re trasalì. Le urla di approvazione si levarono in aria, mentre Karin porgeva al suo re una specie di corona, un teschio con legate dietro delle piume nere. Una roccia, scolpita in modo da somigliare al viso del re, si crepò andando in mille pezzi, mentre la terra tremava sotto i loro piedi. La sua espressione era sorpresa, ma non si lasciò impressionare troppo.

 

“Hinata…”

 

Sussurrò lui sotto voce…

 

“Sì?”

“Appena se ne andranno, usa quel che resta dei tuoi poteri divini per rallentare la loro avanzata”

“Va bene…”

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Salvezza ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Dopo un ordine di Sasuke, tutti partirono all’attacco. Hinata si sedette, cercando di formare dei sigilli con le zampe per evocare il potere che le era rimasto.

 

“Hinata… Non posso lasciare che attacchino il villaggio! Non riusciremmo a fermarli in tempo!”

“Sojobo… Lo so, ma… Ci sto provando!”

“Tu prova, io vado a fermarli!”

“Sei pazzo?!”

“No, sono realista!”

 

Detto questo, il tengu corse davanti all’Uchiha che guidava il gruppo. Lo guardava dritto negli occhi, sbarrandogli la strada. Hinata stava per lanciarsi all’attacco, ma Naruto e Tsuruzarao la fermarono. Lei continuava a evocare i poteri, cercando di fare in fretta.

 

“Levati dalla strada, vecchio leone”

“Sasuke… Ti rivolgi così a uno degli Uchiha più potenti della storia?”

“Mhm, sei Madara?”

“No… Sono…”

“SOJOBO!”

 

Disse il traditore, che estrasse la katana, trafiggendo a una spalla il re. Con una zampa, lui gli graffiò il viso, facendogli mollare la presa dall’arma. L’afferrò e se la sfilò con noncuranza dalla spalla, mentre tutti gli altri assistevano, non sapendo cosa fare. Naruto, all’improvviso, esclamò:

 

“Rao, porta via Hinata! PRESTO!”

“Naruto… Che vuoi fare?!”

“HO DETTO VAI!”

 

Ruggì. Le due donne si nascosero dietro delle rocce, mentre l’Uzumaki tornava umano. Chiuse gli occhi, inspirò profondamente…

 

“Ricordati Naruto. Tu sei mio figlio, il futuro Hokage. Ricordati, che io ci sarò sempre per guidarti”

 

Appena riaprì gli occhi, non erano più umani. Ma di volpe. Uno strato di chakra rosso lo avvolge immediatamente, le unghie si allungano, ma affianco a lui c’è Masamune. Impugna stretta la sua katana, lo sguardo deciso. Il padre comincia a concatenare chakra nella mano del figlio, mentre si lancia contro l’ex-compagno.

 

“RASENGAN!”

 

Lo prende in pieno. Sasuke vola a parecchi metri di distanza, mentre Karin, Juugo e Suigetsu corrono a soccorrerlo. Si rialza a fatica, mugolando…

 

“Masamune? No, tu… Tu sei morto! Perché…?!”

 

“Tu hai ucciso mio padre… Tu sei solo un maledetto traditore!”

“Naruto?! Naruto… Sono sorpreso… Sei ancora vivo?”

“Io sì, tu no…”

“S-stai lo-lontana da Sasuke-kun, bestiaccia dalle sembianze di volpe!”

 

Karin cercava disperatamente di allontanare Naruto dall’Uchiha traditore. Gli lanciava pietre, ma esse tornavano indietro, respinte dal chakra. Si avvicinava a lei lentamente, che tremava, abbracciando il suo capo, che sembrava alquanto intontito. L’Uzumaki punta la lama della katana alla gola della rossa, intimandole:

 

“Nessuno dà della bestiaccia a mio figlio”

 

E, con un movimento, l’allontanò. Dopotutto, ‘rei’ era uno dei comandamenti del samurai, ‘gentile cortesia’. I samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un samurai è gentile anche con i nemici, e viene rispettato anche per come interagisce con gli altri.

 

“Ti ho avvertita”

 

Disse, commettendo un errore fatale: dare le spalle al nemico. Sasuke ne approfitta, alzandosi di scatto e trafiggendo al cuore Naruto, oltrepassando lo strato di chakra che aveva reso rovente la lama della katana. Cade a terra, e anche Masamune cade a terra. Si porta una mano al cuore, mentre il sangue esce copioso anche dalla bocca. Sojobo, tornato tengu, si carica l’Uzumaki sulle spalle.

Corse via, sapendo di attirare le ire del samurai verso di sé, dato che stava violando uno dei codici del Bushido che, al posto della fuga, imponeva il suicidio. Ma i comandamenti del samurai li avrebbe ignorati, questa volta, dato che era in ballo la vita del figlio, e poi, lui non era un samurai!

Rao e Hinata, vedendoli, li inseguono, alle costole Sasuke e i suoi aiutanti, dietro di loro i rinnegati.

Percorrono quelle terre desertiche fino a che non si trovano davanti ad una ripidissima discesa. Sembrava essere il letto di un fiume che ormai non scorreva più. La discesa piena di pietre che sembravano pronte a staccarsi da un momento all’altro.

 

“Rao, io porto Naruto giù, tu pensa ad Hinata!”

“Va bene!”

 

Rao poggia un sigillo a terra, dal quale esce una grossa volpe di luce. Si carica Hinata e la sacerdotessa sulla groppa e scende giù. Sasuke però non si ferma, e decide di scendere dalla via più difficile. Karin lo sorpassa, ormai non doveva ragionare più…

 

“Guardami Sasuke-kun! Lo faccio per te, e anche per me!”

“KARIN! CHE FAI?!”

 

Lei si lancia con un salto sulla volpe di luce, che era ancora a portata, afferrando Hinata ad una caviglia. Incurante dell’altezza, cerca di buttare giù la Hyuga

 

“SI’! QUESTO E’ IL MIO MOMENTO DI GLORIA!”

“Beccati questo!”

 

Rao tirò un pugno in faccia a Karin, che lasciò la presa, cadendo sulle pietre che franarono su di lei. Cadde in fondo all’ex-fiume, mentre le rocce la seppellivano pian piano. Solo il viso e un braccio si vedevano ancora. Sasuke si avvicinò a lei…

 

“KARIN!”

“Scusa, Sasuke-kun, ci ho provato…”

“Sssshhh! Non parlare!”

“Bene… Ho avuto la tua attenzione, finalmente?”

 

Sasuke rimane a guardarla, impassibile, mentre lei chiude gli occhi. Intanto, Sojobo, Naruto, Hinata e Tsuruzarao avevano trovato rifugio in una grotta. Avevano bloccato l’entrata con un masso.

 

“Speriamo che ci sia la via di uscita…”

“Vuoi dire che c’è la possibilità che non ci sia uscita?! SOJOBO!”

“Che c’è? Io ho solo provato a salvarvi! Ora Rao, cura la ferita di Naruto, presto!”

“Va bene… La Volpe deve aver già fatto gran parte del lavoro…"

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Capitolo 10
*** Moegami ***


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月夜見の尊 月齢3: 武士道

 

                              (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

 

Una luce scaturì dalla ferita di Naruto, quando la sacerdotessa lo toccò. La Volpe aveva già fermato la perdita di sangue, ora toccava a Rao far ricrescere la pelle. In pochi minuti finì, e l’Uzumaki si sentiva come se non gli fosse successo niente. Sojobo invece non aveva voluto essere curato e si era fasciato alla spalla colpita. Poi si assicurò che Hinata stesse bene, mentre camminavano per cercare una possibile via di uscita…

 

“Ok… Ragazzi, proseguiamo sempre dritti, un’uscita ci sarà… Da qualche parte…”

“Fermi tutti! Un attimo, per favore!”

“Sì, Hinata?”

“Avverto un chakra immenso davanti a noi!”

“Io non vedo nulla Hinata… Solo un tempietto con una statua di gallo!”

“Possibile sia uno di quei templi maledetti!”

“Allora prepariamoci, qualunque roba sia, dobbiamo batterla!”

“Se posso…”

“Dicci, Rao…”

 

Tsuruzarao estrasse dal nulla un foglio da esorcismo, si avvicinò alla statua e lo sistemò sul petto di essa. In lontananza, si sentì un forte rumore. Corsero a vedere di che si trattasse. Dei tronchi erano appena caduti, ostruendo l’unica uscita. All’improvviso, si trovarono tutti fuori dalla caverna. Che stava succedendo…?  

Poi, in un attimo, nello stesso luogo in cui Hinata aveva visto per la prima volta Amaterasu, sospesi in cielo, le nuvole tanto vicine da poterle toccare con mano. Da una di esse saltò fuori un uomo. Fumava una classica pipa giapponese, apparentemente giovane, vestito interamente di bianco ma con gli stessi segni rossi che aveva la Dea, i capelli erano di fiamme, come la lunga coda. Prima di parlare, inspirò profondamente, facendo uscire dalla sua bocca una notevole quantità di fumo.

 

“Io sono Moegami. Il dio delle fiamme. Desiderate?”

“Ecco… Noi siamo stati mandati qui da Amaterasu…”

“Da Madre Amaterasu? Tu sei Hinata?”

“Em… Sì! L’abbiamo liberata…”

“Grazie! Grazie per avermi salvato, me e la Madre! Posso sdebitarmi?”

“Sì… Tornando in cielo e facendo comparire le stelle!”

“Va bene, ma consentimi di farti un dono… Il potere di controllare il fuoco”

 

E sparì. Loro si trovarono di nuovo dentro la grotta, davanti ai tronchi. La Hyuga inspirò profondamente e soffiò verso di essi, incendiandoli all’istante. Poi, con la mano, fece tornare il fuoco a sé, che sparì. Uscirono, scalarono la parete terrosa del letto del fiume e si nascosero nella vegetazione, in modo da non essere visti.

 

 

Note:

Moegami: Significa "dio delle fiamme"

 

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Capitolo 11
*** Questa è la nostra storia! ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Mentre si rifugiarono nella boscaglia, Hinata vide chiaramente negli sguardi di Naruto e Sojobo rabbia. Sembravano pronti al combattimento, ma avevano paura di mettere la sua vita in pericolo. Era stanca. Era arrabbiata anche lei, ma con se stessa. Gli altri si preoccupavano troppo di lei, rischiavano la vita, facendola sentire inutile.

 

“Basta fuggire”

 

Esclamò la Hyuga, decisa. Guardando oltre la boscaglia, vide che i Rinnegati capeggiati da Sasuke li stavano venendo a cercare. Lei si incamminò per uscire dalla vegetazione che la proteggeva, quando una mano le si poggiò sulla spalla destra e un’altra sulla sinistra. Uno era Sojobo, che però non la rimproverò, l’altra era Naruto, che guardava nella stessa direzione di Hinata. Il re sfilò dal fodero la katana, mentre attorno all’Uzumaki si sentiva chiaramente una strana energia. La voce della sacerdotessa interruppe il silenzio.

 

“Coraggio. E’ il momento di scegliere: fuggire per vivere nel dolore, o combattere e rischiare di morire con onore. Questa è la nostra storia!”

“Va bene! Conteremo sull’effetto sorpresa!”

 

Disse decisa la Hyuga. Era il momento di attaccare, nessuna ritirata. Sojobo, ali richiuse e katana in mano, con il suo portamento elegante e lo sguardo fiero. Naruto, la determinazione e il coraggio in persona, la potenza del Quarto Hokage combinata a quella di Kyuubi. Loro si fecero avanti per primi, andando allo scoperto, senza paura. Il tengu aprì le immense ali, mentre l’Uzumaki stringeva anche lui una katana, non una qualsiasi, ma la katana divina. Si lanciarono all’attacco insieme, entrambi pervasi da adrenalina pura. Sasuke, preso appunto di sorpresa, si immobilizzò, ma Juugo e Suigetsu si pararono davanti a loro, che li trafissero senza tanti ripensamenti. Il sangue schizzò da tutte le parti quando levarono le katane dai loro corpi, che si accasciarono a terra. Questa volta i due non si sarebbero fermati finché Sasuke non sarebbe caduto, agonizzante, sul polveroso terreno. Entrambi erano desiderosi di vendicare la morte di Masamune. Il re, poi, si alzò in volo, in modo da essere fuori dalla portata di eventuali attacchi. Con una picchiata, cercò di artigliare le spalle di Sasuke, che però non si fece prendere. Poi ci riprovò, riuscendo con le sue zampe di rapace a cavargli un occhio. Hinata e Rao si erano lanciate all’attacco, desiderose anche loro di menar un po’ le mani, per dare una mano.

 

“TI VENDICHEREMO MASAMUNEEEEE!!!”

 

Fu il loro grido di battaglia, assalendo i rinnegati che intralciavano Naruto. Rao e i suoi colpi di karate, Hinata e lo stile Hyuga. L’Uzumaki, affianco lo spettro del padre, caricarono quello che probabilmente era il Rasengan più potente mai creato: mischiato tra chakra rosso e azzurro, ma non grande come un palloncino, sembrava più una sfera gigante dalla quale uscivano nove code e orecchie, sempre di chakra. Caricato al massimo, Masamune scomparve, mentre Naruto si lanciò verso Sasuke. Sojobo si scansò, mentre Hinata e Rao uccisero gli ultimi nemici.

 

“RASENGAN DELLA VOLPE!”

 

Il nome che l’Uzumaki aveva dato alla tecnica. Colpì in pieno l’Uchiha, poi, una luce fortissima che non consentì di vedere la scena. Si sentì come un ruggito, e poi silenzio. La luce svanì. Naruto si trovava al centro di un cratere fumante di dimensioni incredibili. Non vedeva più i suoi amici, né Sasuke… Dov’erano? Possibile l’impatto fosse stato tanto forte da…? No, non poteva essere… Scalò il profondo buco, guardando i dintorni carbonizzati. Era stremato, quella tecnica gli aveva prosciugato tutte le forze… Era come se avesse evocato Kyuubi, che aveva liberato parte della sua potenza.

“RAGAZZIIIII…! DOVE SIETE FINITI…????”

 

Inspirò profondamente, in fretta. Era stanchissimo, ma qualcosa lo colpì violentemente alla schiena, facendolo arrivare al bordo del cratere fumante. Era Sasuke, il Marchio al massimo livello, ma era evidentemente distrutto anche lui: le ali mozzate, praticamente inesistenti ormai, il corpo interamente coperto di sangue. Ed in più, gli mancava appunto un occhio, che Sojobo gli aveva cavato. Naruto chiamò a sé tutta la potenza della Volpe e del Samurai, dandogli un calcio in pieno stomaco che gli mozzò il respiro per dieci secondi buoni.

 

“Nar… Naruto… Sono stati Juugo e Suigetsu, loro… loro hanno avuto l’idea… Di uccidere…!”

 

Juugo e Suigetsu, al bordo del buco, lo guardarono con puro odio negli occhi. Poi l’Uzumaki, non resistendo più, cominciò a menargli una serie di pugni in faccia, per poi buttarlo in fondo al cratere. Ormai era morente, quando vide i suoi due assistenti, affianco a loro, almeno cinque rinnegati miracolosamente sopravvissuti.

 

“Aaahh… Amici miei…”

 

Disse lamentoso Sasuke…

 

“Ah ah, amici? Io pensavo ci avesse chiamato NEMICI, non è così, Suigetsu?”

“Già! Anch’io ho sentito così!”

 

L’espressione dell’Uchiha era la rappresentazione della paura…

 

“No, no, aspettate… Avete capito male… Non volevo dire…”

 

Ma non lo lasciarono parlare, che i suoi ex-collaboratori gli saltarono addosso, mazze e kunai alla mano, lo massacrarono fino a che non morì.

Naruto evocava i nomi dei suoi amici, che non rispondevano. Stava cominciando a preoccuparsi seriamente, quando, in lontananza, vide Rao che usava i suoi Jutsu curativi su Hinata, mentre Sojobo la assisteva. Sembravano tutti e due illesi, l’Uzumaki si precipitò verso di loro, quanto più velocemente gli consentivano le gambe.

 

“NARUTO! MA TU… COME SEI RIDOTTO!”

 

Rao gli si avventò addosso, cercando di curarlo, ma lui le disse:

 

“CHE E’ SUCCESSO A HINATA?!”

“Nulla di grave. E’ solo svenuta, non si è fatta nulla”

 

Disse il re, per rassicurare Naruto. Ora, dovevano solo aspettare che Hinata si riprendesse per proseguire il viaggio.      

 

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Capitolo 12
*** Addio Kitsune ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

 

Naruto svenne di nuovo, all’improvviso. Ecco che si trova di nuovo davanti al cancello di Kyuubi, aperto completamente. Masamune osservava il buio della prigione della Volpe, dalla quale provenivano ringhi rabbiosi. Non si azzardava a uscire, e il samurai non l’avrebbe certo lasciata andare. L’Uzumaki si avvicinò al padre, che lo guardò.

 

“Naruto… Il nostro Rasengan… Ha distrutto il sigillo”

“C… C… COME?!”

“E’ così! Guarda tu stesso!”

 

Naruto si alzò la maglietta. Il sigillo era sparito.

 

“PAPA’… COME FACCIO ORA?!”

“Niente panico!”

 

Disse Masamune, mentre una zampa gigante si allungava decisa verso di loro. Con un colpo di katana, essa tornò frettolosamente indietro.

 

“Devi… Devi permettere a Rao di farti il sigillo del Diavolo”

“Ma così… Lei morrà! Non voglio che succeda! Tu sei già morto per colpa mia…”

“Ma se non te lo farà moriranno molte più persone che vedranno l’ira della Volpe!”

“Non può andare così… Sono capace di tenere a bada quella bestiaccia!”

“Naruto… Non disobbedire a tuo padre!”

 

Naruto abbassò lo sguardo. L’Hokage aveva ragione. Ma l’ultima cosa che voleva era far morire un’altra persona… Ma conoscendo la sacerdotessa, si sarebbe sacrificata. Salutò il padre, senza proferir parola mentre andava. Il team OkamiKitsuneInu era ormai disgregato. Appena si riprese, raccontò tutto. Rao sospirò, abbracciando Naruto.

 

“Ti voglio bene…”

“Anche io… Senti… Non sei costretta a…”

“Tranquillo. Un ninja è pronto a tutto”

 

Lei abbracciò Sojobo, e, in seguito, la povera Hinata ancora svenuta. Tolse la giacca e la maglietta all’Uzumaki, mentre dietro di lei comparve lo Shinigami che prelevava lentamente la sua anima. Lei stava dicendo una preghiera…

 

“Shinigami, ti offro la mia anima, ti offro me stessa. Ma in cambio, ti chiedo un favore: sigilla il diavolo a nove code”

“Accetto la tua proposta”

 

Rispose il dio della Morte. Il sigillo ricomparse sulla pancia di Naruto, Rao si accasciò lentamente a terra, occhi spalancati, pieni di terrore. Sussurrò le sue ultime parole, appena udibili:

 

“Ciao ciao… Bambino mio…”

“C-COSA?!”

 

La donna morì. Chiuse le palpebre, aveva un sorriso così… Sereno. L’Uzumaki la fissò, e Sojobo sospirò.

 

“Non te l’aveva detto il vecchio Masamune, vero?”

“COSA?”

“Rao era l’incarnazione di tua madre”

 

 

 

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Capitolo 13
*** [Special] Il ritorno di una vecchia conoscenza... ***


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月夜見の尊 月齢 3: 武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

 

[Plic. Cade una goccia di sangue. Plic plic, ne cadono due…]

 

Rao, anzi, la reincarnazione di Kushina, aprì gli occhi. Bianco, bianco e bianco attorno a lei. I suoi piedi affondarono in quella che sembrava neve. Freddo. La neve attorno a lei rossa di sangue.

 

“D-d-d-dove sono?”

“Avvicinati, Tsuruzarao”


Una luce dall’alto, una luce calda.

 

[Colei che illumina i Cieli]

 

La sacerdotessa alzò lo sguardo, alzò le braccia al cielo, cadde in ginocchio.

 

[La mia preghiera è stata accolta]

 

Una dea scese dal cielo, le vesti strisciavano a terra.

 

[Amaterasu…]

 

Appena le si avvicinò, la neve si sciolse. La sacerdotessa le si avvicinò tremante, la dea l’avvolse nelle sue vesti, mentre salivano nel cielo. La Kushina dai corti capelli corvini guardò negli occhi color nocciola di Amaterasu, che sorrise dolcemente.

 

“Ti ho portata via da Yomi. Verrai nel Takamagahara con me, sai?”

“S-sì…”

“Ti stava aspettando…”

“Chi?”

 

Distolse lo sguardo dagli occhi della dea, guardando su: Masamune, il Quarto Hokage, la aspettava. La sacerdotessa si agitò, le lacrime scendevano lentamente sulle guance. Appena arrivò da lui, lo abbracciò e i due si baciarono.

 

“Mi sei mancato…”

“Anche tu…”

“Il nostro Naruto…”

“Non preoccuparti. Adesso sa  dove trovarci…”

“… Sì…”

 

Intanto, Naruto sembrava essere ancora stupefatto. Sojobo lo osservava attento, Hinata si stava riprendendo un po’.

 

“Anche chi non c’è più ci protegge da lassù…”

 

Disse l’Uzumaki, osservando due piccole stelle in cielo, piccole, ma luminosissime.

 

“Ricordo le tue parole, Sojobo… I grandi Hokage e i Re del passato ci guardano da lassù. Quindi, saranno sempre lì per guidarci…”

“Esatto. Non essere triste…”

“…Perché questo è il cerchio della vita… Ora tocca a me diventare Hokage. Ora sarà in me che vivrà mio padre”

 

Intanto, in un luogo sconosciuto…

 

“E così… Naruto è sopravvissuto…”

“Purtroppo, Orochimaru-sama…”

“E a quanto pare, è morto anche Sasuke…”

“Purtroppo, Orochimaru-sama…”

“E TU? TU PERCHE’ NON MI HAI DETTO NULLA?!”

“Non volevo farla arrabbiare maestr…”

 

Una frusta si abbatté sulla schiena del servo di Orochimaru, che guaì, cadendo a terra. Lo colpì numerose volte finché, stanco di quello sfogo crudele, non lo lasciò in pace, tornando davanti a una specie di sfera di cristallo, poggiata su un tavolino.

 

“E’ tutto…”

“Se-se vuole, potrò rimediare…”

“E allora vai, sottospecie di iena! Renditi utile!”

“Va bene, Orochimaru-sama…”

“Puoi andare, Daigorou…”   

 

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Capitolo 14
*** Nuregami ***


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月夜見の尊 月齢 3:武士道

 

                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Il guhin correva veloce, come una bestia che insegue la sua preda, ignara. Ansimava pesantemente, e la peluria color arancione, come i capelli d'altronde, non lo mimetizzavano molto bene nel verde della foresta che stava percorrendo. Orochimaru gli aveva dato solo dei pantaloni, piuttosto malridotti, per coprirsi. Lui doveva solo seguire di nascosto quei tre, nient’altro. Beh, facile più a dirsi che a farsi. Intanto Hinata si era ripresa. Chiese cosa fosse successo e Naruto spiegò lei la vicenda. Ormai del team OkamiKitsuneInu restava solo il Re…

 

“Aspettate…”

“Che c’è, Sojobo?”

“Ho una brutta sensazione…”

“Che intendi?”
”Come se stesse per succedere qualcosa, Hinata… Mah… Sarà solo impressione…”

 

Sojobo sbatté nervoso le ali, alzandosi in volo. Girò in cerchio numerose volte, sorvolando il territorio. Appena però arrivò alla boscaglia, una freccia lo colpì al cuore, trapassando le vesti regali in seta. Il kimono maschile blu dai ricami di corvi argentati si macchiò di sangue. Il re tolse la freccia dalla pelle senza difficoltà, ma dopo richiuse su di sé le ali, come uno scudo, prima di cadere rovinosamente tra la vegetazione, con un tonfo. Naruto e Hinata corsero in suo aiuto, trovandolo disteso a terra, che si contorceva orribilmente. Dai cespugli davanti a loro, sbucò fuori Daigorou, ghignante. L’Uzumaki chiese chi fosse, e la Hyuga spiegò in breve che non era che il pericoloso traditore del Villaggio dei Tengu.

 

“Mhmhmhmhm…”

“Che ridi… Tu… Bestiaccia?”

“Sapete, Vostra Maestà… Vi ho preparato una sorpresa che penso che le piacerà… Da morire! Mhmhm…”

“Di che… Parli?”

“Sapete, quella freccia non vi avrebbe fatto nulla… Se non l’avessi avvelenata io stesso! Chi l’avrebbe detto che per ucciderla sarebbe bastata una buona mira e una buona dose di stricnina, con un pizzico di arsenico, per sicurezza!”

“… Tu…”

“Le consiglio di non parlare molto, sa? La stricnina ha già fatto effetto, vedo: si contorce proprio come un verme! Se non erro, tra poco morirà di esaurimento fisico o blocco respiratorio!”

 

Naruto serrò i pugni, fino a farsi male. Hinata si slanciò in avanti, dando una gomitata tanto forte al Guhin che lo scaraventò a terra. Lui si massaggiò la mascella, dove era stato colpito.

 

“E’ tutto inutile, piccola noiosa bamboccia… Non c’è niente che tu possa fare per quel tengu!”

 

Disse, ridendo sguaiatamente, come una iena, prima di scomparire nello stesso modo in cui era comparso. Naruto accorse dal Re, che stava lentamente morendo, agonizzando.

 

“Naruto… Hinata…”

“Non parlare! Risparmia le for…”

“Non… C’è più niente che si possa fare… Per me”

“!”

“Ascoltatemi… Ricordatevi…”

“Cosa devo ricordare…? Che dobbiamo…?”

“Siamo un'unica realtà. Che continui…”

“Sojobo!”

“… Il cerchio della vita”

Si convulse orribilmente, un colpo di tosse, e chiuse gli occhi. Di colpo, le ali che prima sbattevano nervose caddero a terra. I muscoli tesi si rilassarono. Era morto.

 

“No… Non è vero…”

 

Hinata si accasciò vicino al Re, abbracciandolo.

 

“Va bene… Tu non morrai mai, vivrai sempre nel ricordo… Così come Masamune e Rao…”

 

La Hyuga non trattenne una lacrima, alzandosi. All’improvviso, il cielo si oscurò. Un attimo dopo, si trovarono di nuovo nel cielo. In una ampolla gigante, nella quale c’era dell’acqua, una ragazza li salutò. Gli occhi turchesi cerchiati di rosso, i capelli lisci e bianchi, una lunga coda squamata lungo la quale correva una striscia rossa. Dal suo naso partiva un’altra striscia rossa, che alla fronte diventava un cerchio. Come Amaterasu.

 

“Salve! Io sono Nuregami* la dea dell’acqua!”

“Ciao…?”

“Sapete… Qualcuno ha distrutto i templi di noi divinità…”

“Che vuoi dire?”
”Siamo costretti a vagare senza meta… Nella foresta si ergeva il mio tempio… Mi avete trovata… Ed eccomi! Ora potrò tornare nel cielo, dalla Madre!”

“E’ Amaterasu?”

“Sì sì! La conosci allora! Comunque… Ti farò un dono… A te e al tuo amico!”

“Grazie…!”

“Il potere di controllare l’acqua, e, in più, un trucchetto molto utile: crea un gorgo ovunque ci sia dell’acqua o qualcosa di simile, desidera ardentemente un luogo in cui vorresti essere e buttati dentro!”

“Allora la ringraziamo!”

“Di nulla!”

 

Si ritrovarono nella foresta. Ora sarebbe stato più difficile, senza vedere i templi… Naruto prese in spalla il tengu a fatica. Hinata fece strada, e dopo non molta camminata, si trovarono di fronte un laghetto. Alzando la mano al cielo, la roteò. Nell’acqua si formò un gorgo.

 

“Speriamo che la Dea abbia ragione…”

 

E si tuffarono, venendo risucchiati nel gorgo, desiderando di arrivare al villaggio dei Tengu…

 

Note:

 

Nuregami: vuol dire “Dio dell’acqua” e rappresenta il segno del Serpente.    

 

 

  

 

 

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Capitolo 15
*** Il palazzo reale e il tuffo nel passato ***


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                                                                  (Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Alla fine, purtroppo. Il desiderio di Sasuke e Daigorou si era avverato. La morte del re. La morte meno degna per un sovrano, una morte atroce, per mano di un traditore. Hinata e Naruto avevano liberato Nuregami, che aveva dato loro il potere del controllo delle acque, e avevano seguito il consiglio di buttarsi nel vortice che avevano creato. Si trovarono, bagnati fradici, in una fontana proprio nel villaggio dei Tengu. Una donna urlò, vedendo l’Uzumaki che portava il corpo senza vita del Re sulle spalle, con fatica. I due spiegarono tutto il fatto, e il villaggio diede l’allarme. Chi sarebbe stato il re, ora? Arrivarono quattro tengu che reggevano un baldacchino. Li fecero accomodare dentro, chiudendo le tende in stoffa, e spiccarono il volo. Hinata aprì piano le tendine, per vedere dove stessero volando: davanti a sé vide una grossa nuvola, nient’altro. Naruto, evidentemente non abituato all’idea di volare, cominciava a sentirsi male. I sudditi di Sojobo, e ora anche di Hinata e Naruto, la oltrepassarono, e si trovarono in un salone grandissimo, pieno di stendardi e arazzi rossi e dorati. Atterrarono sul pavimento, in modo da far scendere i due. Due dei servi del Re se ne andarono, dopo essersi inchinati alla Hyuga.

 

“Questo è il palazzo di Sua Maestà”

“E’ un castello invisibile dall’esterno”

 

Dissero i tengu, dopo essersi inchinati anche loro.

 

“Sì, ma… E se qualcuno, mentre vola, ci va incontro?”

“Ci passerà attraverso come se nulla fosse. Non vedrà nulla, né noi, né le stanze. Non si tratta che di un Genjutsu di Sua Maestà, Principessa Hinata. Bene. Ci aspetti qui”

 

E andarono anche loro. Hinata e Naruto si guardavano stupiti intorno: il soffitto a cupola, altissimo, era affrescato con quelle che dovevano essere scene famose nella storia dei tengu. Tantissimi quadri alle pareti, ma uno colpì l’attenzione di Naruto: uno in cui Sojobo sembrava parlare a Kyuubi. La Hyuga gli spiegò allora che una volta la Volpe era buona, ma per via del figlio Madara, era diventata maligna. Poi c’erano ventagli dai colori e le grandezze più maestose, tutti in piume. Non ebbero tempo di continuare ad ammirare il palazzo, che uno dei tengu di prima tornò, dicendo loro di seguirlo. Arrivarono poi in quella che doveva essere la stanza del Re: alla parete davanti a loro, una foto enorme, incorniciata, che raffigurava Sojobo in un abito molto formale, nero, un monocolo di vetro risaltava gli occhi, questa volta… Strani: la pupilla era a forma di stella a sei punte e le iridi rosse. Doveva essere lo Sharingan. I capelli, come quelli della maggior parte degli Uchiha, neri e scombinati, lunghi come al solito, sistemati attorno al collo. Ci somigliava veramente a un leone. Solo che sulla testa portava una corona d’oro,  con al centro un rubino. Dietro di lui, uno specchio… E osservando con occhio attento, si poteva scorgere Madara che guardava con odio il padre. Poi, nella stanza, al posto del letto c’erano cuscini dai colori sgargianti, rossi, viola, d’oro. Un tengu si avvicinò a loro, tenendo tra le mani una scatola, che aprì, rivelandone il contenuto: una pergamena. La porse a Hinata, che lesse:

 

“Se state leggendo questa pergamena, vuol dire che sono morto.

Questo è il mio testamento.

Lascio il mio regno e il trono a Hinata, la mia nipote preferita nonché la più degna, e al suo sposo.

 Lascio, al mio fidato consigliere Daigorou, il regno e il trono in caso di imprevisti…”

 

Doveva essere davvero vecchia, la pergamena, se recava la scritta ‘mio fidato consigliere Daigorou’.

 

“Ecco perché ce l’aveva tanto con me e Sojobo”

 

Esclamò Hinata.

 

“Guadagnandosi la sua fiducia, quando lo avrebbe ucciso, nessuno avrebbe sospettato di lui! Poi, però, quando sono nata io, non avrebbe potuto salire al trono!”

“Sì, Hinata chan… Ma come faceva Sojobo a scrivere di assegnarti il suo regno se ancora non eri nata?”

“Sharingan. Prevede il futuro”

 

Continuarono a leggere:

 

“… A Minato, il mio più caro amico, lascio le mie conoscenze sui sigilli e sui Bijuu.

A Kushina, le mie ricchezze, in modo che viva al meglio.

E infine, a Madara, lascio le mie conoscenze sullo Sharingan.

Sojobo”

 

Arrotolarono la pergamena e la posarono nella scatola, mentre un tengu la incoronava. Lei lo fermò.

 

“Non sono pronta… Per una simile responsabilità. Ne ho gia troppe…”

“La incoroneremo quando sarà pronta, allora. Lei è lo sposo della principessa?”

 

Disse il servitore, rivolgendosi a Naruto.

 

“Futuro sposo. E magari… Beh… Hokage”

“E’ lei il figlio di Minato Namikaze?”

“Sì…”

“Allora lei è l’Hokage della Foglia? Lo Yondaime aveva confidato a Sua Maestà che lei era suo erede. Come Hinata è l’erede di Sojobo-sama. E dato che la sua sposa aspetta un figlio, è lui il futuro re”

 

Poi se ne andò, lasciando la Hyuga e l’Uzumaki da soli. Si lasciarono sprofondare nei cuscini, chiudendo gli occhi. Avevano bisogno di riposarsi.

 

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“Ero io il primo della fila finché non è arrivata quella mocciosa…!”    

“… Quella mocciosa è mia nipote, e la tua futura regina, Daigorou”

“Ooohh, Sojobo-sama, allora penso che andrò a provare la riverenza…”

 

Disse il guhin, voltando le spalle a Sojobo, mentre se ne andava…

 

“Non voltarmi le spalle, Daigorou!”

“Oh no Sojobo, sei tu che non dovresti voltarle a me…!”

“MI STAI SFIDANDO?”

 

Disse il Re, passandogli davanti, guardandolo dritto negli occhi.

 

“Si calmi, si calmi… Non mi sognerei nemmeno lontanamente di sfidarla, no… Per quanto riguarda di materia grigia, però, io ne ho a sufficienza…”

 

Disse, allontanandosi in una delle stanze del castello…

Hinata si svegliò, respirando pesantemente, guardandosi velocemente attorno. Era stato solo un sogno… O una visione nel passato?!

 

 

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Capitolo 16
*** L'incubo di Naruto ***


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(Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Anche Naruto stava sognando. Sogni inquietanti, un incubo che si nascondeva nel profondo del suo animo e nella sua mente…

 

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“Naruto! Naruto! Ti prego, aiutami!”

“PADRE!”

 

E continuava a ricordare, a vedere, quel cielo rosso di sangue, Masamune aggrappato agli speroni di roccia che gli allungava il braccio. E anche lui, si sporgeva quanto più riusciva per afferrargli la mano, ma sentiva quella presenza dietro di sé, che gli metteva paura, che rideva maligna.

 

“Coraggio… Ancora un ultimo sforzo…”

 

E poi sentiva quelle mani, fredde come il ghiaccio, soffermarsi sulla sua che si reggeva per non cadere. E quella voce che gli aveva tenuto compagnia nei primi dei suoi anni nella carriera di ninja…

 

“Ti ho preso!”

“No…!”

“NARUTO…!!”

“NOOOOOO!”

 

E poi l’Hokage lasciava la presa, veniva inghiottito nel nulla. E poi la misteriosa figura si rivelava essere Sasuke, l’amico\nemico che lui stesso aveva ucciso, in balia della volontà di Kyuubi. E il viso poi variava, i tratti dell’Uchiha diventavano più simili… A quelli di Tsuruzarao.

 

“E’ tutta colpa tua se sono morta”

 

In lei, sentiva una voce piena di rabbia e tristezza, e con una mano gli diede uno schiaffo, le dita affusolate gli facevano male. Poi lei lo buttò nell’abisso, dove era caduto il padre. In tutto quel nero, c’era un cancello che conosceva molto bene. E da esso usciva del chakra spaventoso.

 

“Hai visto? Ho rotto il sigillo… E quella donna, la povera Tsuruzarao, si è sacrificata per il bene della gente… Povera, la tua mammina, morta per la seconda volta… Ma questa volta, a causa del figlioletto…”

 

Il chakra lo ricoprì completamente, come un getto di vapore rovente. Sentiva una stretta attorno al suo collo, ma non come se lo stessero soffocando. Anzi. Delle braccia bianche, candide, unghie affilate. Sul collo avvertiva… Un respiro. Il viso di una donna dagli occhi dorati, circondati di nero, i capelli arancioni e ciocche nere.

 

“Tu non puoi competere con la mia forza… Perché io sono il Bijuu che nemmeno Masamune riesce a domare…”

“Kyuubi?!”

“Mhmhm…”

 

Ghignò il demone. Non sentì più il corpo caldo della Volpe dietro di sé. In compenso, avvertì una fitta dietro la schiena. Poi, qualcosa di raccapricciante: dietro la sua testa, i capelli diventavano rossi, vicino alle orecchie ne comparirono altre più lunghe… Dietro le sue spalle, crescevano altre due braccia coperte da pelliccia…

 

“Sono sempre qui… Che tu lo voglia o no…”

 

Ora la voce era quella a cui era sempre stato abituato. Dietro di sé, dal busto in su, c’era Kyuubi. Un altro corpo quasi a sé stante. Solo una Volpe decisamente più piccola, grossa quanto un uomo, quasi umana. Naruto era quasi tramortito dal dolore, Kyuubi invece rideva di gusto…

 

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“Naruto! Naruto! Sveglia!”

 

Era Hinata.

 

“Chissà che incubo orribile…”

“HINATA!”

 

Naruto la abbracciò, stringendola a sé. Anche la Hyuga fece lo stesso. L’Uzumaki era in lacrime, la donna lo capiva. Lei pensava ancora alla sua visione... Ne avrebbe avute altre?

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Capitolo 17
*** Il Re dei Draghi ***


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(Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

“Naruto… Che è successo?”

“Un incubo orribile… Assurdo… Raccapricciante…”

“Coraggio…”

“E lui rideva… Rideva come un diavolo…”

“…”

“Poi si è messa in mezzo anche lei… E’ stato terribile…”

“Ora è tutto passato… Io invece… Ho visto qualcosa di strano…”

“Cosa, Hinata?”

 

Hinata si sedette e cominciò a raccontare della sua visione. Di Daigorou e del suo odio per lei e per il Re. Aveva tentato l’omicidio di Masamune, la Hyuga e Sojobo solo per salire al potere. Ma lui non era che la pedina di persone ben più importanti e pericolose: Sasuke Uchiha, anche lui intenzionato al possesso del trono, e il suo team. Vennero interrotti da un grido quasi disumano.

 

“UN MOSTRO! SA DOVE SIAMO! IL PALAZZO REALE E’ IN PERICOLO! SIAMO CONDANNATI!”

Naruto e Hinata, allarmati, corsero alla fonte delle grida. Uno dei tengu che li aveva accompagnati era buttato a terra, arti mutilati, morto. Il portone dal quale erano entrati era distrutto, e dal gigantesco buco sbucava un collo grosso e muscoloso, al quale era attaccata la testa di un dragone. Completamente nera, ai lati del muso c’erano delle linee argentate che incrociavano gli occhi, rossi come tizzoni ardenti, le pupille e le iridi bianche. Il muso terminava in una specie di becco, la bocca semi aperta dalla quale si intravedevano anche a distanza tre denti affilati. Sulla nuca cinque corni, anch’essi nero-pece. Da dietro di essi, una criniera ispida e grigia che percorreva tutto il collo. Il resto del corpo era ancora fuori, per fortuna.

 

“COS… COS’E’ QUELLO?!”

 

Disse Naruto. Il dragone faceva tremare tutto, cercando di entrare. Riuscì a distruggere l’intero muro, entrando. Era quasi umano, spalle anch’esse muscolose e braccia conserte. Le ali enormi, piumate, dal colore che andava dal nero, all’azzurro e infine dalle punte argentate. Al centro del petto, una sfera rossa… Come i posseduti da Yomi. Sopra la schiena levitava una specie di cerchio rosso, al suo interno una specie di corona.  Le gambe terminavano in zampe artigliate. La coda era lunga e sbatteva furiosamente per terra. Un ruggito. Ma molto strano… Pieno di dolore, sofferente… Come se evocasse aiuto…

 

“Hinata… Cosa facciamo?”

 

Lei brillava, il suo corpo emanava una luce chiara. Dietro la schiena, le crebbero due grandi ali come quelle di Sojobo, ma luminose e bianche.

 

“Naruto… Abbracciami, tienimi forte…”

“Sì, ma…?!”

“Ti ho detto di abbracciarmi!”

 

Naruto obbedì, stando attento a non far male a Hinata e suo figlio. Lei si levò in aria, volando verso l’uscita… Passando incredibilmente vicino al dragone. Lei incrociò il suo sguardo… Stranamente familiare. Poi, in pochi secondi, era a volare proprio come un tengu nel cielo. Una forte corrente d’aria li sbalzò in avanti: la creatura si era lanciata all’inseguimento.

 

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Capitolo 18
*** Il samurai ***


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(Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Il dragone era velocissimo a volare nel cielo. Con il muso era arrivato persino a sfiorare una gamba di Hinata, che si era salvata sfruttando una corrente d’aria. Lei poi si buttò in picchiata verso il villaggio, ormai tutta la gente però se ne era andata. La bestia si ferma, scende piano in modo da non distruggere le case… Perchè?

 

“Hinata… Sbrigati, strappagli via il cuore!”

“Sojobo?!”

 

Disse lei. Non c’era nessuno. Ma al centro della piazza nella quale erano atterrati c’era la statua del Re, che stringeva il manico della katana e che guardava dritto a quello che doveva essere il suo avversario. In realtà, era la tomba di Sojobo. Ma le statue non parlano…

 

“DOVE SEI?!”

“Smettila di pensare a me! Obbedisci!”

“Va bene…!”

 

Naruto la lasciò libera, e Hinata corse verso il dragone. Spiccò un salto, mirando alla sfera rossa nel petto. La sua mano destra brillò, mentre lei sferrava una mossa che mai aveva usato in vita sua né sapeva di poter fare…

 

“MANO DEL TENGU!”

 

Trapassò il petto della bestia, e il sangue le percorse il braccio. Afferrò bene la sfera rossa, che strappò via con quanta più forza poté. Il dragone lanciò un ultimo ruggito, prima di scomparire sotto forma di mille luci simili a lucciole.

 

“Grazie… Finalmente il mio corpo potrà riposare in pace!”

“SOJOBO… DOVE SEI?”

“Più vicino di quanto tu possa pensare”

 

Lei guardò la statua. Emanava una luce chiara.

 

“Il mio spirito aspetta la reincarnazione. E mentre essa si stava per compiere, Yomi ha posseduto il mio cuore trasformandomi in quel demone. Ora potrò prendere vita un’ultima volta, prima di andare nel Takamagahara…”

“Ma allora… Anche papà e mamma possono reincarnarsi?”

 

Intervenne Naruto.

 

“Purtroppo, un essere vivente può rivivere solamente tre volte, poi Amaterasu lo chiama a sé… Ma tutto è possibile, conoscendo Masamune e Rao… I loro corpi però potrebbero aver fatto la stessa fine del mio”

“Se è così… Dobbiamo correre subito a Konoha, Hinata! Lì vi è seppellito il corpo di mio padre!”

“Konoha è in pericolo, allora! Scusaci Sojobo, ma dobbiamo andare!”

“Non vi preoccupate! Ma fate in fretta: potrebbe essere troppo tardi altrimenti!”

 

Hinata alzò le braccia al cielo, formando una gigantesca sfera d’acqua. Naruto invece vi creò all’interno un vortice. La Hyuga e l’Uzumaki vi entrarono dentro, mentre la statua tornava una comune scultura…

Arrivati via teletrasporto nei pressi di Konoha, si trovarono sulla collina dove avevano riposato all’inizio del viaggio, quando Masamune, Rao e Sojobo erano ancora vivi. Era notte, la luna piena brillava sul Villaggio, dal quale non proveniva nemmeno un suono. Era tutto al buio, nessuna luce era accesa, sembrava deserto. Era inquietante, il silenzio rotto dall’ululato di un lupo. L’animale preferito da Masamune. Hinata e Naruto si fecero coraggio ed entrarono al villaggio: per strada, gente morta e la terra coperta di sangue. Non avevano mai visto roba del genere, se non quando dieci anni fa avevano liberato Konoha dopo una lunga battaglia. Un’ombra comparì dietro di loro, levitando. Si girarono, bloccati dalla sorpresa: un mantello nero, sgualcito, dalle lunghissime maniche che nascondevano braccia e mani avvolgeva la figura. Zoccoli tipici da samurai in legno, i geta, katana custodita nel fodero assicurata alla cintura. Un cappello di paglia copriva gli occhi, e dietro la testa una coda di cavallo. I capelli grigio-bianchi, una mano pallida solleva il copricapo. Gli occhi come quelli del dragone, sotto di essi delle borse scure. Era Masamune.

 

“PA… PADRE?!”

“…”

 

Infilò una mano sotto il vestito, estraendo un coltello. Con una mossa della mano, si rivelarono essere tre.

 

“Kozuka*”

 

Li lancia contro di loro, mancandoli per poco, dato che si erano mossi. I suoi piedi toccarono terra, camminava senza alcuna fretta…

 

Note:

 

*Il Kozuka non è altro che una delle armi usate dai samurai. Era un coltello di piccole dimensioni che veniva lanciato per colpire o disorientare il nemico durante l’estrazione della katana.

 

  

 

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Capitolo 19
*** Yomigami ***


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(Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

ATTENZIONE:

Questo capitolo è più “forte” rispetto agli altri. Metto questo avviso per evitare di alzare il rating ad Arancione per tutta la fic.

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Camminava tranquillamente, la katana nel suo fodero. Si girò di scatto, bloccando Hinata che gli era saltata alle spalle, per colpirlo forte con un pugno, con la mano. Afferrò il pugno di lei, lasciandola sospesa in aria, per poi lanciarla a terra. Naruto corse da lei, che si rialzò a fatica. Erano entrambi vulnerabili, davanti al samurai che li guardava senza emozioni. Ma non attaccava. Se ne stava lì, aspettando che uno dei due si rialzasse. Anzi, porse loro la mano per aiutarli ad alzarsi. Naruto e Hinata ricordarono il codice del Bushido ‘rei’. Il samurai mandò via la Hyuga, aspettando che l’Uzumaki prenda qualche arma. Non si può dire che non fosse leale, benché posseduto da Yomi, qualcosa dello spirito di Masamune doveva essere rimasto.

 

“Sei pronto, papà?”

“…”

 

Nessuna risposta, ma mano poggiata sull’elsa della katana. Dopotutto, un silenzio vale più di mille parole. Naruto fece il cenno ‘no’ con la testa. Il samurai oscuro capì: il figlio non avrebbe usato armi per combattere contro di lui. Velocissimo, si lanciò verso di lui, sfoderando all’ultimo istante la katana, gli prese in pieno un braccio, mozzandoglielo… Ma sorpresa: era solo una copia, che sparì con un ‘puf’.  

Appena si rigirò, vide un intero esercito di Naruto venirgli incontro. Corse verso di loro, eliminandoli velocemente con la katana, ma l’Uzumaki lo colpisce in pieno con il suo nuovo Rasengan, decisamente meno distruttivo però di quello dell’ultima volta. Il combattimento durò almeno un’ora e mezza, e vide Naruto e il Samurai posseduto entrambi allo stremo delle forze. Il ragazzo si regge ancora in piedi, mentre il padre giace disteso a terra. Si rialza a fatica, inginocchiandosi.

 

“Wakizashi…*”

 

Estrae una seconda katana, più corta della precedente. Il Jinchuuriki si allarma, ma poi capisce… Masamune\Yomi si inginocchia, le punte dei piedi all’indietro…

 

“Seppuku*”

 

Disse, infilando l’arma nel ventre, fendendoselo da destra a sinistra. Una sfera rossa cade a terra. Il samurai continua nel suo atto, il volto inespressivo. Nemmeno una smorfia di dolore contraeva il suo viso. Poi lasciò la katana, cadendo in avanti. La cerimonia del suicidio del samurai. Naruto raccolse la sfera, osservandola attentamente mentre la puliva dal sangue. Dentro di essa era racchiusa una specie di nuvola oscura.

 

“Hinata! Guarda!”

 

Hinata uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò: era Yomi, racchiuso all’interno di quella sfera. La Hyuga tirò fuori da una tasca del vestito la sfera che aveva preso al Re Dragone quando aveva usato la Mano del Tengu. Anche quella, a guardarla bene, aveva al suo interno una nuvoletta nera.

 

“Dobbiamo stare attenti, Naruto… In mani sbagliate possono essere estremamente pericolose…”

 

In cielo, brillò una costellazione. Un classico dragone giapponese scese dal cielo, ma apparve ai due come umano. Doveva essere uno dei figli di Amaterasu, a giudicare dal colore dei vestiti e dei capelli dai disegni rossi.

 

“Io sono Yomigami*. Dio della ristorazione… Mi avete liberato, vi devo un favore. Vi darò il mio potere…”

“Qual è, Yomigami-sama?”

“Toccando qualcosa o la base di un oggetto distrutto, esso tornerà come nuovo. Molto utile in caso di ponti rotti, non credete?”

 

E sparì. Dato che, durante lo scontro, la città era stata mezza distrutta, Hinata e Naruto decisero di provare i loro poteri…

 

 

Note:

 

*Wakizashi: Una seconda spada più piccola, la cui lama è lunga solitamente 30-60 centimetri. Solitamente portata dai samurai insieme alla katana, quando portate insieme si dicono Daisho, cioè ‘grande e piccola’. Il samurai non si separava mai dalla wakizashi, chiamata ‘guardiano dell’onore’. La katana veniva portata al fianco sinistro, mentre la wakizashi al ventre, sede dello spirito.

 

*Seppuku: Il seppuku è il rituale per il suicidio in uso tra i samurai. Veniva attuato come espiazione di una colpa commessa o per evitare la morte disonorevole per mano di un nemico. Si ritiene che il ventre sia la sede dell’anima, e pertanto il significato simbolico era quello di mostrare agli astanti la propria anima priva di colpe in tutta la sua purezza. Andava eseguito con dei tagli orizzontali e verticali nella posizione della seiza, ovvero in ginocchio con le punte dei piedi rivolte all'indietro. infatti il guerriero doveva morire sempre cadendo onorevolmente in avanti.

 

*Yomigami: significa ‘Dio del Ringiovanimento’ (E’ diverso da ‘Yomi’, l’oscurità, essendo scritto con diversi Kanji)

 

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Capitolo 20
*** Naruto&Hinata VS Daigorou&DarkTsuruzarao ***


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(Tsukuyomi Moon Phase 3: Bushido)

 

Daigorou, nel frattempo, pensava di essersi sbarazzato anche di Naruto e Hinata. Lui sapeva benissimo che i morti dovevano essere benedetti da un sacerdote o una sacerdotessa, altrimenti Yomi interferiva nella reincarnazione. Era appena tornato al covo di Orochimaru, che lo aspettava. Il Sannin non si era nemmeno preso la briga di controllare se il Dragone avesse ucciso la Hyuga e l’Uzumaki, essendone, a torto, certo.

 

“Finalmente avrò la strada sgombera per distruggere Konoha…”

“Orochimaru-sama… Ci rimangono la Hyuga e il Jinchuuriki!”

“Cosa?!”

“E il suo amabile, caro, devoto servitore è pronto a eseguire gli ordini…”

“Sono felice che tu sia ben disposto a eseguire i miei ordini… E a prevederli…”

 

Il Guhin lanciò un’occhiata trionfante a Kabuto, lì vicino, che rispose con un gesto volgare.

 

“… Beh, che aspetti? Vai e falli fuori in qualche modo!”

“Obbedisco”

 

E se ne andò via. Intanto, Hinata e Naruto avevano ricostruito la città, grazie al potere di Yomigami. Fortunatamente, gli abitanti si erano salvati, e ora stavano osservando i due. Li acclamarono, ma non si fermarono al Villaggio e ripresero il cammino. Un rumore e un grido di donna dalla boscaglia. La Hyuga e l’Uzumaki si fermano, poco prima che una cosa, o meglio, qualcuno, gli sbarrasse la strada. Il fisico scheletrico, la pelle grigiastra, il viso di quella che era una donna aveva delle orecchie volpine e i capelli neri erano come una criniera che si estendeva fino alla schiena. Le mani artigliate, occhi sempre rossi, coda gonfia e ispida di volpe, denti sporgenti dal muso, al petto una sfera rossa. Portava ancora addosso dei resti di vestiti che andavano staccandosi…

 

“Ma… Che…?!”

 

Dissero Naruto e Hinata. Quella era Tsuruzarao. Lei attaccò Naruto, che la bloccò, guardandola fissa negli occhi.

 

“Mamma… Sono io… Sono Naruto…

 

Ma quella continuava a dimenarsi, per sottrarsi dal figlio.

 

“Possibile… Che non mi riconosci?”

 

Altri orribili versi e la bestia si allontanò di qualche passo dall’Uzumaki, aspettano il momento per attaccare…

 

“E’ inutile, Naruto… In quello stato, ti considera solo un nemico… Non capisce chi sei, è posseduta!!”

 

Naruto non ascoltò, però, le parole della sua futura sposa…

 

“Mamma, basta! Devi fermarti!”

 

Rao\Yomi balzò sul figlio, artigliandogli le spalle, in modo da inchiodarlo alla terra con le unghie rosse e lunghissime. Questa era una manovra per colpire a morte l’avversario con un morso alla gola.

 

“Mamma… Non farmi male”

“…?”

 

La bestia si blocca all’improvviso, guardando Naruto. Poi si infilò da sola una zampa al cuore, tirandosi via la sfera. Lasciò il figlio, sfilando le unghie dalla sua pelle, e cadde a terra. Anche lei scompariva sotto forma di piccole luci simil-lucciole.

Ma  non ebbero tanto tempo per riposarsi, dato che davanti a loro spuntò anche Daigorou…

 

“Dunque dunque… Non sono bastate nemmeno tre Bestie Oscure a uccidervi…”

“Tu schifoso…”

“… Credo che, invece, io sarò all’altezza… Vendicherò la morte di Sasuke e obbedirò agli ordini del mio Maestro, Orochimaru!”

“COL CAVOLO CHE TI FACCIAMO USCIRE VIVO STAVOLTA!”

 

Disse Hinata, lanciandosi verso il Guhin, che però si scansò evitandola. Naruto, coperto del chakra di Kyuubi, gli sferrò un pugno sul muso. La risposta non si fece attendere, e il traditore lo attaccò. Entrambi tenevano, con una mano, la spalla dell’altro, in modo da colpire meglio. Naruto gli graffiò un occhio, così forte da levargli della pelle. Una cicatrice sull’occhio, ancora sanguinante. Daigorou rispose con un morso sotto il collo, trapassando con le zanne la pelle dell’Uzumaki. Hinata, mentre erano impegnati al combattimento, ne approfittò e usò una delle sue mosse tanto forte da piegare in due la schiena del Guhin, che guaì di dolore. Cadde a terra, agonizzante, mentre la Hyuga stava per dare il colpo di grazia, ma una voce la bloccò…

 

“Hai visto, Daigorou? Non sai fare nulla! Io sono migliore di te, solo che Orochimaru-sama pensa il contrario!”

“Ngh… Kabuto… Sbrigati e portami al covo…”

“Solo perché Orochimaru-sama me l’ha ordinato…”

 

Prese il traditore e si volatilizzarono. Hinata e Naruto decisero che era meglio non inseguirli…

 

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Capitolo 21
*** Daigorou-sama ***


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Hinata conosceva abbastanza bene i jutsu medici, e quindi, riuscì a curare la ferita al collo di Naruto senza difficoltà. Ripresero il viaggio, sperando di non incappare in altre spiacevoli sorprese. Era appena sorto il mattino. Si fermarono solamente per una pausa, vicino a una sorgente, a riposarsi.

Le ultime stelle rimaste in cielo, tre, vicinissime, brillavano come gioielli.

 

“Guardate le stelle: i grandi Re e gli Hokage del passato, ci guardano da quelle stelle. Perciò, quando vi sentite soli, guardatele, e ricordatevi che quei Re e quegli Hokage saranno sempre lì per guidarvi. E ci sarò anch’io”

 

Le parole di Sojobo risuonavano nella testa di Hinata, che osservava il cielo. Quelli erano il Re, Masamune e Tsuruzarao che vegliavano su di loro. Erano lì per guidarli, e non li avrebbero lasciati mai, sebbene destinati a scomparire quando il sole si sarebbe soffermato in cielo. In ogni caso, non si attardarono a ripartire: se il bambino di Hinata sarebbe nato? Non sarebbero potuti rimanere al villaggio a prendersi cura di lui… Almeno, non finché non avrebbero finito la loro missione!

 

Intanto, al covo di Orochimaru… Daigorou era stato severamente punito dal suo ‘padrone’, per la gioia di Kabuto. Tante di quelle percosse, frustate e quanto altro che il Guhin sembrò morto. Respirava lentamente, ma non si muoveva da terra.

 

“Tu, schifoso essere! Non sei buono a nulla, altro che!”

“… Orochimaru-sama…”

“PENSI FORSE DI ESSERE MIO SERVITORE, CONSIGLIERE?!”

“… S-s-sì…”

 

Un’altra frustata, dritta sul muso canino di Daigorou.

 

“MAGARI CON QUELL’IDIOTA DI SOJOBO! IO NON LASCEREI MAI CHE UN MALEDETTO CAGNACCIO ROGNOSO MI CONSIGLI COSA DEBBA FARE!”

“…”

“KABUTO E’ MIO SERVO, OBBEDISCE CIECAMENTE AI MIEI ORDINI!”

 

Altra frustata, ora sull’occhio con la cicatrice verticale ancora fresca e dolorante. Il guhin teneva gli occhi chiusi, ma li aprì all’istante dopo la frustata. Erano privi di iridi, spaventosi. Si alzò in piedi, allungò di scatto una zampa al collo del Sannin, stringendolo forte.

 

“Lei… E’ persino più vile di me…!”

“Ngh… Detto da uno che ha assassinato un Re e ha tentato di eliminare pure l’erede solo per salire al potere, suona strano, non credi?!”

“Mi hai stufato!”

 

Disse, premendo ancora di più il collo di Orochimaru, fino a rompergli le ossa. Poi, lo lasciò cadere a terra senza vita. Era un mostro, persino più del Sannin. Uccideva senza avere un briciolo di rimorso… Il Sannin provava qualcosa? Kabuto era rimasto a osservare la scena in silenzio, scioccato. Non avrebbe mai creduto che il guhin potesse essere così forte… Allora, aveva poteri nascosti?

 

“Kabuto…”

“Sì… Daigorou-sama?”

 

A quanto pare, il fido assistente di Orochimaru non era poi così leale. Gli occhi di quel che ormai era diventato un diavolo tornarono normali, con le solite iridi verdi, non paragonabili comunque a quelle del suo ex-re.

 

‘Questo secondo me non è un re… E’ un dittatore’

 

Questa era l’opinione di Kabuto, che naturalmente non espresse. Beh, la libertà di pensiero poteva sempre averla, no?    

 

 

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Capitolo 22
*** Il nuovo Re e il nuovo Hokage ***


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Passarono mesi e mesi di viaggio, e Hinata e Naruto avevano liberato tutte le divinità: Itegami(bufalo), Hanagami(scimmia), Kazegami(cavallo), Kasugami(pecora), Yumigami(coniglio), Tachigami(topo), Gekigami(tigre) e Bakugami(cinghiale). Hinata aveva acquisito praticamente tutti, o quasi, i poteri di Amaterasu, ma  si stava incominciando a sentire male, a causa del bambino che stava per nascere e Naruto cominciava a preoccuparsi… Era strano non gli fosse successo qualcosa in questi mesi di viaggio… Beh, meglio così, no? Mentre stavano rientrando al villaggio, però, due voci li chiamarono… Urlando, stavano correndo verso di loro…

 

“NARUTO!! HINATAAAAA!!”

“Ehhh?”

“SIAMO NOI! KYAAA!”

 

Appena Naruto si girò, vide… Il viso di Rao?! Hinata invece si sentì abbracciare e, girandosi, vide Sojobo… Ma era diverso: non aveva ali né coda, e nemmeno le zampe di corvo… Era umano? Per il resto, comunque, era identico a prima.

 

“SOJOBO!”

“Ehehe… Io mi sono reincarnato… Ma per Masamune e Rao non c’è stato nulla da fare… Ho solo potuto chiedere ad Amaterasu se li lasciava venire per assistere alla crescita del piccoletto!”

“TENGUUUUU!!!”

“Masamuneeeeeehhh!”

 

Con un balzo felino, arrivò anche Masamune.

 

“Ti faccio notare, caro il mio Hokage, che sono sempre Re, ma non Tengu! Ora sono umano!”

“Ah, è vero… I Tengu si reincarnano in umani quando muoiono…”

“Adesso vado a dare la notizia ai miei sudditi… Acclameranno… Il nuovo Re!”

 

Disse, osservando il pancione della Hyuga. Lei si accasciò a terra, di colpo…

 

“Hinata? Che ti succede, nipotina?”

“TENGU DEFICIENTE! NON VEDI CHE STA PER PARTORIRE?!”

“RAO! Non rivolg…”

“…ERTI COSI’ A SUA MAESTA’ SI CERTO!”

 

Portarono Hinata all’ospedale, dove Naruto, Rao, Masamune e Sojobo trascorsero una notte insonne. Però bisogna dirlo, ne era valsa veramente la pena!

Il giorno dopo, il Villaggio dei Tengu stava migrando in massa verso Konoha. Al villaggio di Konoha erano tutti radunati, chi sulla terrazza della propria casa, chi nelle strade, e tutti guardavano in una sola direzione: alla costruzione più alta del Villaggio, dove era stato allestito anche una specie di ponticello. Sojobo, Hinata, Rao, Naruto, diventato il nuovo Hokage e Masamune si trovavano lì sopra, la Hyuga tra le braccia teneva un fagottino. Il Re aveva una corona d’oro in testa e un pregiato vestito, probabilmente usato solo per cerimonie importanti, dato che era in ottimo stato. La Hyuga gli porse il bambino, avvolto nelle coperte. Lui lo prende piano tra le braccia, percorrendo il ponticello. Poi, solleva il piccolo al cielo. Il popolo acclama il Re e il bambino, con grida di gioia…

 

“LUNGA VITA AL FUTURO RE!”

 

Dicevano i sudditi di Sojobo, inchinandosi.

 

“LUNGA VITA AL FUTURO HOKAGE!”

Ribadivano gli abitanti di Konoha, inchinandosi anche loro. Era più o meno la stessa cosa. Tutti ribadirono quelle parole, tutti tranne Hiashi, presente alla cerimonia…

Poi Sojobo si avvicinò a Hinata e Naruto, ridandogli loro figlio. Masamune e Rao sorridevano, felici come non mai, nonostante non sarebbero potuti restare per sempre.

 

“Sojobo… Grazie…”

“Oh, prima…”

 

Il Re chiamò uno dei suoi portantini regali, che teneva in mano una scatolina di legno. L’aprì: c’era una coroncina.

 

“Vorrei che il mio erede portasse questa. La indossammo io, Madara e tutti gli Uchiha e gli Hyuga di rilevanza…”

“Sojobo…”

 

Masamune si avvicinò al compagno, un fazzoletto alla mano, commosso. Anche un samurai aveva i suoi attimi di debolezza, ogni tanto…

 

“Pensa Masamune… Tutto come ai vecchi tempi! Pensa quanto ci divertiremo insieme, con il piccolo!”

“Già… Sono… Commosso…”

“Ragazzi…”

“Sì, Hinata?”

“E’ una femmina”

“Femmina…! FEMMINA?! OH!”

 

Dissero i due, svenendo. Rao rise, mentre i due villaggi festeggiavano come non si era fatto da centenni(per i Tengu) e da anni(per Konoha)…

 

FINE

 

Seguito: Amaterasu’s Sun Rise

 

 

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