Un'avventura ai confini dei desideri
Un'avventura ai confini dei desideri
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1) la straniera
Sono tornata.
Stavolta per restare.
Mi sveglio di soprassalto, consapevole di questi amari pensieri. Mi alzo dal
letto, osservando i deboli raggi solari che filtravano dalla finestra, andandosi
a posare sui miei piedi nudi. Sospiro, aprendo il palmo della mia mano destra.
La piccola sfera verde era rimasta stretta nel mio palmo per tutto quel tempo …
Scuoto il capo, non dovevo pensarci: sarei tornata alla normalità, avrei
dimenticato tutto … Avrei dimenticato … lui …
Due anni prima.
Mi chiamo Coline e in quel periodo fatidico della mia vita avevo 16 anni,
frequentavo la terza superiore in un liceo classico; ero brava a scuola e
adoravo gli anime e i manga soprattutto Inuyasha. Con la mia migliore amica,
Lisa, seguivamo trepidanti ogni episodio.
Ero una ragazza molto ordinaria, non mi ero mai innamorata, e non mi piaceva
il mio aspetto, anche se molti ragazzi avrebbero dato qualunque cosa pur di
entrare nel mio cuore. Ero alta magra e ben fatta. Avevo un viso piacevole e
sempre sorridente. I miei occhi erano di un nocciola scarlatto, dal taglio
vagamente orientale. Avevo i capelli molto lunghi e mossi, di un rosso
cangiante. Avevo un carattere molto particolare: ero orgogliosa, testarda e
pretendevo di avere la ragione su tutto, e se ciò non accadeva tentavo di
ribaltare la situazione in mio favore. Ero egoista, anche se lo ero forse
inconsciamente, tendevo a pensare più a me stessa dimenticando ciò che
coinvolgeva gli altri. Al contempo però, ero anche molto altruista: pur di non
vedere soffrire chi amavo, a costo di soffrire io stessa, ero capace di sapermi
mettere da parte. Ero dolce, un’incredibile sognatrice, sempre allegra e pronta
ad aiutare tutti. Sapevo mettere l’orgoglio in un cantuccio per dare una seconda
possibilità a chi volevo bene, anche se, devo ammetterlo, poteva accadere solo
dopo molto tempo. Insomma, un tipetto piuttosto interessante …
In quegli anni vivevo da sola con mia madre in un appartamento nel centro di
Cagliari.
Non avrei mai sospettato che da quel giorno fatidico la mia vita sarebbe
mutata così radicalmente.
“Ciao! A domani!”
Era una tranquilla notte di fine maggio. Scesi dal pullman, agitando la mano
in direzione di Lisa, che ricambiò il saluto con entusiasmo. Sorridendo
tranquilla mi diressi in un piccolo vicolo, scarsamente illuminato; una
scorciatoia che seguivo abitualmente ogni giorno per tornare a casa puntuale
così da non far stare in pensiero la mamma. Camminavo tranquilla, nonostante una
strana sensazione mi pervadesse. Il vicolo era inghiottito nell’oscurità
notturna. Nessun rumore. Nessuna luce sospetta. Tutto era apparentemente
assopito. Un gatto miagolò e, colta di sorpresa, sussultai. “Che sciocca, è solo
un gatto …” Pensai, sospirando di sollievo. All’improvviso, però, cominciai ad
avvertire freddo. Presi a tremare e le gambe cedettero. Caddi in ginocchio
rabbrividendo e cingendomi le spalle. “Ma che diavolo …” Sussurrai, piano. I
miei occhi scattarono verso un’insolita luce verde. Strinsi gli occhi e
facendomi coraggio mi rialzai a fatica, dirigendomi verso di essa. Scoprii, dopo
un accurato sguardo, che si trattava di una piccola biglia verde. Tesi la mano
per raccoglierla, ma mi accorsi che tremava: era come se la mano mi opponesse
resistenza. Incuriosita e impulsiva com’ero, mandai al diavolo ogni mio
buonsenso e afferrai la piccola pietra. Subito la luce si trasmise dentro me e
sentii che le forze mi rinascevano. Non c’era dubbio, quella strana pietra
nascondeva un qualche segreto. Ed ero intenzionata a scoprirlo.
Quella notte non chiusi occhio, pensando allo strano fatto della sera
precedente. Chissà come, ma mi era venuta in mente la sfera dei quattro spiriti
di Inuyasha …
“Ehi Coline, che brutta cera!”
Era appena suonata la ricreazione e Lisa si era avvicinata a me preoccupata.
“Ehm ho mangiato pesante ieri a cena …” Mentii, stringendo il palmo con il quale
tenevo la biglia. Chissà perché ma era un segreto che, almeno per ora, preferivo
tenere per me. Lei inclinò la testa di lato, squadrandomi sospettosa: inutile
mentire, mi conosceva troppo bene …
“Credo … che andrò in bagno” Dissi, cercando così una via di fuga.
Nervosamente lasciai l’aula e mi diressi verso il bagno femminile. Richiusi la
porta alle mie spalle, poggiandomi sopra di essa. Mi sentivo strana. Ansimavo.
“Ahi!” Esclamai. La pietra che stringevo era diventata improvvisamente
incandescente e per riflesso avevo mollato la presa lasciando che cadesse sul
pavimento. Emanò la stessa luce della sera prima e mi sentii attratta da quella.
La luce crebbe, e provai l’irresistibile impulso di toccarla. Così feci, e la
luce, al contatto con la mia pelle, aumentò a dismisura inglobando ogni cosa.
Lo scrosciare di un fiume … I delicati raggi solari … Avvolta da tutto questo
mi costrinsi ad aprire gli occhi. Una forte fitta alla testa però me li fece
richiudere. Gemetti, tenendomi il cranio fra le mani. Quando il dolore passò, mi
accorsi di avere la misteriosa biglia verde tra le mani e il panico s’impossessò
del mio stomaco. Mi costrinsi a guardare intorno a me. “Dove … Dove mi trovo?”
Sussurrai a me stessa. No, decisamente quel luogo NON era la mia scuola … Mi
accorsi di un rumore alle mie spalle mi voltai: una bimba vestita con un leggero
kimono giornaliero mi fissava con un misto di timore e curiosità. “Ehm, sapresti
dirmi dove ci troviamo?” Le chiesi, cominciando ad avere dubbi sulla mia sanità
mentale … La bambina non rispose. Si limitò a scuotere il capo e, senza che io
potessi fermarla, s’inoltrò nella foresta correndo velocemente. “Ehi! Aspetta!”
Le urlai dietro. Mi alzai e la seguii correndo affannosamente. Per qualche
minuto la vidi chiaramente davanti a me, poi però scomparve inghiottita dalla
folta vegetazione. Finalmente, dopo altri minuti di corsa, gli alberi
cominciarono a diradarsi.
E quello che vidi mi lasciò incapace di pronunciare qualunque suono.
Tutto ciò che udivo erano i veloci battiti del mio cuore e il mio affannoso
respiro.
Davanti a me s’innalzava l’albero dei miei sogni … Goshenboku. Imprigionato
all’albero secolare con una freccia magica c’era proprio lui … “Inuyasha …”
Sussurrai, debolmente. Stavo sognando? Sentii un’eccitazione febbrile invadere
le mie membra, scuotermi tutta: no, non era un sogno! Era incredibile, eppure
ero finita nel mio anime-manga preferito. Ma com’era successo? E se Inuyasha era
ancora imprigionato, dov’era Kagome? Troppo felice per continuare a pensare
razionalmente, mi avvicinai lentamente al mezzodemone che seguivo sempre in tv.
Mi arrampicai sulle radici dell’albero in modo che il mio viso fosse all’altezza
del suo. Mi avvicinai, tanto che i nostri nasi si sfioravano. Lo osservai con
curiosità, ammaliata. Era davvero bello. Pareva che dormisse. I suoi capelli
argentei erano mossi da una tenera brezza tiepida, e il suo volto era sereno.
Gli sfiorai una guancia, per accertarmi che lui fosse davvero lì, sotto i miei
occhi. Mi scoprii a constatare che era calda, viva.. Sorrisi, e il mio indice si
posò sulle labbra. Così dannatamente soffici, invitanti.. Arrossii e timidamente
il mio sguardo si alzò. E incrociai due truci ma bellissimi occhi color
dell’ambra che si incollarono ai miei. Arrossii violentemente. “AAAH!” strillai,
facendo un balzo all’indietro e cadendo pesantemente sul fondoschiena.
“Ehi tu, ragazzina!”
La sua voce.. Così calda e profonda.. Proprio come nell’anime. Rimasi a
fissarlo allibita, rossa in volto. “Chi sei?” Incominciò con durezza, “Perché
hai..” Si fermò, annusando attentamente l’aria, “Il suo dannatissimo odore?!”
Esclamò con veemenza, tentando di liberarsi dei rami che lo tenevano
prigioniero, pur sapendo che era tutto inutile. Scattai in piedi, arrabbiata.
“Cosa vorresti insinuare?” Ribattei, osservandolo furiosa. Nel suo volto si
dipinse un ghigno. “Kikyo.. Sei tornata dagli inferi?”
“EEEH?” la mia ira si placò all’istante. “Io sono Coline! E non so neppure
come ci sono finita qui..”
“In effetti, non le somigli molto.” Constatò lui, fissandomi con più
attenzione. Mi sentivo davvero ridicola, e credevo di essere totalmente
impazzita: stavo parlando con Inuyasha! “Tu sei in grado di togliermi il
sigillo?” mi chiese poi, dopo qualche attimo d’imbarazzante silenzio, facendomi
tornare a quella che credevo realtà. Io guardai la freccia. Kagome c’era
riuscita.. Già.. Kagome.. “Ehi, Inuyasha.” Lo chiamai, spostando il mio sguardo
sui suoi occhi. Lui parve essere sorpreso dal fatto che conoscessi il suo nome.
Ma la mia domanda precedette ogni sua possibile affermazione riguardante Kikyo o
quant’altro. “Dov’è Kagome?” Chiesi. “Ehi ma si può sapere chi diavolo sei? Hai
lo stesso odore di quella dannata, conosci il mio nome e ora blateri pure nomi
incomprensibili?” Sbottò lui, “E toglimi questa freccia!” afferrò il sigillo
tentando di sfilarselo, ma a nulla servirono i suoi sforzi. Io sbuffai. “Se vuoi
proprio saperlo” incominciai, guardandolo di sottecchi, “Mi chiamo Coline, ho 16
anni e vengo dal 2008! Ti conosco benissimo, conosco la tua storia a memoria
perché guardo l’anime in tv!” Blaterai, tutto d’un fiato. Inuyasha mi guardò
come se avessi la peste bubbonica, così mi affrettai a spiegare. “E’ una sorta
di scatola dove le persone si muovono. Ma comunque, il punto è che ho trovato
una strana sfera verde che mi ha catapultato dentro la tua storia! Io sono
dentro l’anime! Capisci la mia situazione ora?” Spiegai, in preda ad una crisi
di nervi. Inuyasha evidentemente non capiva e continuò a guardarmi come se fossi
matta -e sinceramente al suo posto l’avrei pensato anche io..- delle voci
concitate e confuse però, mi fecero voltare.
“Santo cielo! Inuyasha si è svegliato!”
“Cosa?”
“Incredibile! Chi sarà quella ragazza? Sembra straniera!” Vidi una
disordinata folla di persone. Probabilmente dei paesani. Riconobbi
immediatamente la ragazzina di poco prima: era stata lei a chiamarli. Ne ero
certa. “Ehi, piccola!” Esclamai, rivolta alla ragazzina. Un’anziana signora con
un occhio coperto da una benda e vestita da miko(sacerdotessa) la spinse in un
lato e mi fissò con l’occhio sano. “Sei stata tu a risvegliare Inuyasha?” Mi
chiese, seria. Prima che potessi rispondere, Inuyasha prese parola. “Sì, non
posso tollerare l’odore di questa donna! Lo stesso di colei che mi uccise 50
anni fa!” la sacerdotessa, che era evidentemente la vecchia Kaede, mi fissò per
un lungo, intenso istante. “Kikyo?” Disse. Io scossi il capo. Una tremenda
consapevolezza si fece largo tra i miei pensieri.. “Sono Coline.. Ma dove
accidenti è Kagome?” Le chiesi, a limite della tensione. Un pesante silenzio
gravò su quelle parole, ma io avevo capito: ero finita nell’anime occupando il
posto di Kagome. Per quanto assurdo potesse essere. “Non c’è nessuna Kagome. Ma
dimmi..” Fece lei, avanzando di qualche passo. Inuyasha e i paesani sembravano
come ipnotizzati. “Ho sentito che parlavi di una sfera verde. Posso vederla?” Mi
chiese, tendendo la mano ricoperta di rughe. Inuyasha tese le orecchie. “Sì,
aspetti..ecco.” Mi frugai le tasche dei jeans e la estrassi, porgendogliela.
Sembrava risplendere di luce propria. Non mi ero mai accorta di quanto fosse
bella quella piccola biglia, con i suoi riflessi verde cangiante. Kaede assentì,
osservandola a lungo. “E’ proprio lei, la Sfera dei Due Spiriti.”
Rimasi interdetta. “Due Spiriti?” Sussurrai, più a me stessa che a lei. Una
gelida risata alle mie spalle mi costrinse a voltarmi. “Bene mocciosa” Disse
Inuyasha, schioccando le nocche, “Se non vuoi morire dammi la Sfera!”
Io sorrisi facendogli la linguaccia. “Come speri di riuscirci, cagnolino? Se
non ti libero dalla freccia, non puoi muoverti!” Lo canzonai. “Maledetta!”
Arrossì lui. Kaede mi mise la mano sulla spalla. “Coline” disse, restituendomi
la sfera “Devi liberarlo. Ci penserò io a tendergli un incantesimo, ti
spiegherò. Dopodichè sarai tu a dovermi spiegare molte cose, piccola
straniera..”
Continua..
Salve sono Dea Kagomechan, e questa è la mia prima fic pazza in assoluto! XD
Mi raccomando leggete e commentate! Anche se sono commenti velenosi, accetto
tutto! Ho scritto solo un capitolo perché penso di aggiornarla solo se avrò
ricevuto tanti commenti positivi! Beh, al prossimo (Spero!!) chappy! Vi attendo
numerosi… XD kisses
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