The pain in my heart.

di fulmineo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il dolore del rivederti. ***
Capitolo 2: *** Tale madre tale figlio. ***
Capitolo 3: *** La notizia. ***
Capitolo 4: *** La partenza. ***
Capitolo 5: *** Il lungo addio. ***
Capitolo 6: *** Promesse. ***
Capitolo 7: *** Per sempre con te. ***



Capitolo 1
*** Il dolore del rivederti. ***


Era una bellissima giornata a Seattle ed un'aereo era appena atterrato all'aeroporto della città ed un'uomo, Elijah Kane, era lì per aspettare qualcuno e sorrise quando vide avanzare verso di lui un uomo ed una ragazza "Mason, Juliet, che piacere vedervi!" Disse l'uomo, riferendosi ad Andre Mason e Juliet Saunders, due suoi Agenti appartenenti all'Unità Crimini Violenti.

"Grazie, Kane!" Disse Mason, Agente di colore, sorridendo.

"Sono stati cinque lunghi anni, ma sono passati in un soffio!" Fece Juliet e Kane la fissò, con occhi tristi.

"Andiamo. Vi stanno aspettando tutti!"

I due salirono sul SUV di Kane e gli spiegarono più o meno dettagliatamente ciò che avevano fatto nei cinque anni passati in Iraq, tra le indagini sul caso che erano andati a seguire di supporto alla Polizia di quel Paese e tutti i vari pericoli che avevano passato.

E con loro grande sorpresa, Kane li portò a casa sua, che i due vedevano per la prima volta, ove trovarono i loro colleghi Brett Radner e Sarah Montgomery, col primo che andò loro incontro, stringendo la mano a Mason ed abbracciando Juliet "Mi siete mancati tanto!"

"Anche tu, Radner!" Disse Juliet ma, quando fu Sarah ad avanzare per abbracciare la collega, costei si scostò, guardando in tralice la bionda.

La mora dagli occhi di ghiaccio si allontanò, con Radner che subito la seguì, raggiungendola in giardino "Aspetta! Ehi, ma ti sembra il modo di fare?"

"Non voglio vederla, Radner! Puoi dire e pensare quello che vuoi, ma io non cambio idea."

"La odi solo perchè si è fidanzata? Beh, sei caduta in basso!"

"Prima che partissi, io e lei abbiamo fatto l'amore, Radner! Almeno, per me lo è stato, ma per lei no. Infatti, dopo la mia partenza, passati sei mesi si è fidanzata!" Ringhiò Juliet, in lacrime "E poi, l'altra notizia..."

"Si, è vero. Ha un bambino di quasi cinque anni, Dylan."

Juliet si rannicchiò su sè stessa, iniziando a piangere disperata "E tu speri che io l'abbracci? C-Che le sia ancora amica?"

"Juliet, è stato solo sesso! Capita."

"Sesso un cavolo, Radner! Mi ha spezzato il cuore, questa notizia! Mi ha distrutta completamente."

Il moro ragazzo dagli occhi azzurri posò una mano sulla spalla sinistra della mora amica e collega, mentre qualcuno arrivava alla porta d'ingresso e Radner fece cenno col capo a Juliet "Quello è Robert McGiven, il compagno di Sarah. E' figlio di un petroliere."

"Ha scelto il denaro all'amore... Non l'avrei mai detto!"

L'uomo, una volta dentro, cercò Sarah e la trovò poggiata al muro accanto ad una delle due colonne che sorreggevano il porticato "Amore, eccoti! Ehi, perchè stai piangendo? Cosa c'è?"

"N-Nulla. Perchè sei qui?"

"Sono venuto a prenderti. Dobbiamo andare a cena!"

"Oh, me ne sono completamente dimenticata. Scusami."

"Devi anche cambiarti, coraggio! E prendere il bambino dalla baby-sitter."

Prima di andare, però, Sarah volle almeno provare a salutare nuovamente Juliet, ma costei non le rispose e lo fece Radner "Ci vediamo domani!"

"Mora, ma dove hai lasciato l'educazione?" Avanzò Robert verso Juliet "Sarah ti ha salutata!"

Juliet s'alzò di scatto, estraendo la pistola dalla fondina, puntandola verso Robert, che subito alzò le mani "Tu non devi parlare, con me, dopo che mi hai portato via tutto! Sparisci, levatevi dai piedi."

Robert se ne andò subito, trascinando con sè Sarah, che notò le lacrime nei bellissimi occhi di Juliet, che venne poi abbracciata da Radner, il suo migliore amico, oltre che collega "Tranquilla, va tutto bene! Calmati."

Il ragazzo aveva saputo, tramite Mason, che Juliet aveva preso parte ad un paio di spedizioni con l'Esercito Americano e che, a detta sua, avevano svegliato in lei i sintomi dello stress post-traumatico, dato che nel corso dell'ultima missione era ritornata con le mani immonde, sporche di sangue.

"Juliet." Avanzò l'autorevole voce di Kane "Posso parlarti un secondo?"

"Si, certamente!"

"Io vado dentro a mangiare qualche stuzzichino." Disse Radner e Kane gli sorrise, sedendosi poi accanto a Juliet.

Il boss, che aveva alle spalle grandissima esperienza Militare ed in diverse forze di Polizia, fissò per qualche istante la mora sottoposta, dagli occhi azzurri come il ghiaccio e lo sguardo dal taglio felino "Come ti senti, Juliet?"

"Male, Kane, un vero schifo!"

"Senti... Io so quello che provi per Sarah, l'ho sempre saputo! Ma ascoltami. Lei non vuole che lui la baci o la tocchi fin dopo le nozze, che si terranno l'estate dell'anno prossimo."

"Le saranno venuti in mente i sani principi, ma in ritardo. Perchè io e lei..."

"Lo so." La interruppe Kane, dolce come sempre, nonstante l'aspetto duro e severo "Io credo che Sarah non voglia essere toccata da Robert per evitare che lui cancelli, diciamo, ciò che avete fatto insieme. Ciò che avete creato, insieme!"

Juliet corrugò la fronte "Creato? Non capisco."

"Credo proprio che tu debba vedere il piccolo Dylan!"

"Come Dylan? Cosa c'entra il bambino?"

"Domani andremo insieme a trovarlo. Gli ho promesso che l'avrei portato al parco giochi! Te la senti?"

"Si. Dopotutto non mi costa niente!" Ammise la mora, facendo spallucce.

"Bene, mi fa molto piacere!" Sorrise il boss.

"Senti, ma loro dove vivono? Hanno preso casa da qualche parte?"

"No. Finchè non si sposeranno, lui vive nell'appartamento di Sarah con lei e Dylan."

"Allora posso restare qui con te? Non voglio tornare a casa e vederli ogni giorno. Non voglio più soffrire, mi sono stancata di provare dolore!"

"Resta pure finchè vuoi. Ma devi prendere i tuoi vestiti."

"Ti secca andarci tu? Io non voglio vedere nessuno dei due."

"Nessun problema." Disse il boss e Juliet gli consegnò le chiavi del suo appartamento.

Allora i due entrarono in casa e, dopo un'oretta, quella che era la festa di benvenuto per Juliet e Mason finì, visto che quest'ultimo voleva vedere la moglie e le figlie e Radner l'indomani sarebbe dovuto andare a prendere la sorella Marie all'aeroporto, che veniva da lui per le vacanze estive.

Ma Juliet non era la sola a soffrire, visto che anche Sarah impazziva per il dolore e la sofferenza causata dalla freddezza di Juliet. E costei non sapeva che la bionda l'aveva sempre amata, nonostante tutto e che c'era un piccolo segreto che nessuno, a Juliet, aveva ancora svelato.

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Capitolo 2
*** Tale madre tale figlio. ***


Il mattino seguente, quando Juliet si svegliò, andò in bagno e lì trovò Kane che, dopo averla salutata, le fece un po' di spazio innanzi al lavandino, affinchè la mora potesse sciacquarsi il viso "Dormito bene?"

"Benissimo, come non dormivo da molto tempo!" Rispose la mora, con un mezzo sorriso.

"Mi fa piacere." Sorrise l'uomo "Che ne dici di venire a fare un po' di jogging?"

"Volentieri! Correre mi aiuterà a rilassarmi."

"Sicuramente!" Rispose Kane, asciugandosi il viso ma, prima che uscisse, Juliet lo fermò chiamandolo "Cosa c'è?"

"Kane, io... Io voglio tornare laggiù."

L'uomo, allora, fissò serio la sottoposta "Ne sei certa?"

"Si, sicurissima. Ieri sera ho mandato una mail a David Johnson, colui che ha richiesto l'aiuto mio e di Mason e mi ha risposto, dicendomi che mi chiamerà quando avrà bisogno di rinforzi!"

"Juliet, io non ho nulla in contrario. Ma dovresti pensare almeno a Dylan, se non vuoi pensare a Sarah!"

"Cosa c'entra il bambino?? Non riesco a capire!"

"Oggi pomeriggio lo scoprirai. Coraggio, preparati." Disse il boss e Juliet andò nella camera degli ospiti per prepararsi, indossando calzoncini, canottiera, Snickers azzurre e viola e raccolse i capelli in un'alta coda di cavallo, quindi uscì di casa con Kane.

I due si diressero verso i giardinetti pubblici e fecero anche stretching. Ma, dopo qualche minuto, arrivò qualcuno e Juliet s'allontanò immediatamente, per evitare di stare accanto a quella persona "Ciao, Kane."

"Sarah! Come mai qui?" Chiese il boss, abbracciando la sottoposta.

"Dylan è coi miei genitori. Vogliono goderselo un po', visto che oggi tornano a NY... Ma lui aspetta le due di oggi pomeriggio, per andare con lo Zio Kane al parco giochi a divertirsi sullo scivolo!"

Kane sorrise teneramente "Digli pure che sarò puntuale e che gli porterò due bellissime sorprese!"

"Non starà nella pelle! Glielo dirò." Rispose Sarah, fissando poi Juliet, che mai si era voltata per salutarla, quasi non esistesse più per lei e Kane notò subito lo sguardo della bionda, cercando d'immaginare a cosa pensasse ora Sarah.

"Ti senti bene?" Chiese lui "Juliet ti manca, vero?"

"Dio, se sapesse il vero motivo per cui mi sono dovuta mettere con Robert..."

"Noi lo sappiamo e prima o poi, ti capirà."

"Io sono stanca di giocarmi la felicità, Kane. Respingo sempre Robert per evitare che lui cancelli il bellissimo ricordo di quell'unica notte che abbiamo passato insieme... E sto così male, quando penso di averla perduta..."

"Non è mai tutto perduto, dovresti saperlo."

"Ora so soltanto che ho perso lei, Kane. L'amore della mia vita!"

Sarah fissò malinconicamente Juliet, mentre lui le posava la mano sulla spalla sinistra, per farle coraggio "Proverò a parlarle."

"Ti ringrazio. Adesso devo andare, mi fermo a prendere qualche croissant."

I due si salutarono e, dopo aver guardato Juliet per un'ultima volta, Sarah riprese a correre, allontanandosi "Cosa voleva?" Domandò la mora.

"Voleva soltanto salutarci." Disse l'uomo "Mi ha detto che sta male per averti perduta."

"E' stata solo colpa sua! Lei mi ha tradita, mettendosi con quel tizio. E dire che... Che avevamo parlato di nozze, quella notte!"

"Si, Sarah me ne parla spesso. Dice che, quando saresti ritornata a casa, ci avreste provato sul serio, per poi convolare a nozze al momento giusto!"

Juliet sorrise appena "L'ha detto, ma ha fatto in fretta a dimenticarlo."

"C'è un motivo, che l'ha spinta a mettersi con Robert. Non l'ha fatto di sua spontanea volontà!"

"Poteva chiamarmi! Sarei tornata immediatamente e... Non so, l'avrei portata via! L'avrei sposata. Avrei fatto ogni cosa, per lei." Ammise la mora, sedendosi su una delle panchine.

"Ora torniamo a casa. Dobbiamo prepararci, pranzare e andare a prendere Dylan!" Disse Kane, così si rimisero in marcia ed arrivarono a casa del boss in una buona mezz'ora poi, mentre Juliet faceva la doccia, lui preparò la colazione, poi fu il suo turno alla doccia e la mora andò a vestirsi ed infine si ritrovarono in cucina, a distanza di circa dieci minuti l'uno dall'altra, per gustarsi delle ottime crepès, toas Francesi e succo.

Uscirono poi di casa verso le 13.40 a piedi, arrivando puntuali innanzi al palazzo nel quale vi era l'appartamento di Sarah e, due piani più sù, vi era quello di Juliet e Kane suonò il campanello. Una manciata di minuti e la porta venne aperta, con Kane che salì a prendere il bambino.

Quando ridiscesero circa una decina di minuti più tardi, Juliet sgranò gli occhi chiari. Il piccolo Dylan le somigliava in modo impressionante ed ora capiva perchè Kane ci tenesse a farglielo incontrare. Dylan Montgomery poteva essere figlio suo, data la somiglianza nel taglio degli occhi e nel loro colore, mentre i capelli erano biondi, come quelli di Sarah.

"Cwao." Rivolse il bimbo a Juliet, salutandola con la manina e lei sorrise, d'istinto.

"Ciao, bello! Tu sei Dylan, vero? Io sono Juliet."

"Juwiet? Juwiet!" Disse, felice, quasi divertito dal nome della mora.

"Juliet, esatto! Giusto, bravo."

Kane, felice di vedere che tra i due era nato subito un feeling particolare, prese il piccolo in braccio "Coraggio, piccolo! Andiamo a divertirci un po' con la palla e sullo scivolo."

"Juwiet!" Disse il bimbo, sporgendosi verso la mora, che fissò prima lui e poi il boss.

"Bongustaio! Oggi non vuoi lo Zio, eh?" Scherzò l'uomo, passando Dylan a Juliet ed il piccolo cinse subito il collo della mora con le esili braccia, accoccolandosi fra quelle della ragazza.

Il tragitto non era lungo, al massimo erano venti minuti di strada e, quando furono a destinazione, Juliet mise Dylan a terra "Pawua!" Disse il bimbo, prendendo la palla dalle mani di Kane e tirandovi qualche piccolo calcio.

"Se la cava! E nonostante abbia quasi cinque anni, sono certa che diventerà un campione."

"Si, è vero. E' davvero bravo, gioca con passione."

"Kane, c'è una cosa che voglio chiederti..." Iniziò Juliet, ma non riuscì a finire, in quanto Dylan le si avvicinò con la palla in mano.

"Juwiet?" Tentò il bimbo, mostrando la palla alla mora, che gli sorrise.

"Hai occhio, eh, cucciolo?" Fece Juliet "Io ed il pallone siamo come il caramello sul gelato! Andiamo molto d'accordo."

E Juliet mostrò al piccolo una lunga serie di palleggi, che attirò l'attenzione di altri bambini e Dylan la fissava ammirato e fu felicissimo quando la mora mise a terra la palla per fare qualche passaggio con lui e gli altri bambini.

Kane sorrise e, quando Juliet tornò a sedersi accanto a lui, la fissò "Ti sei divertita?"

"Molto! Io non riesco a resistere, innanzi ad un pallone da calcio."

"Tale madre tale figlio, posso dire." Ammise l'uomo.

Juliet rimase in silenzio qualche secondo, prima di sorridere malinconicamente "Allora è come pensavo..."

"Si, Juliet. Dylan è tuo figlio!"

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Capitolo 3
*** La notizia. ***


I giorni passarono e, grazie a Kane, Radner o Mason, Juliet e Dylan continuavano a vedersi senza che Sarah sapesse mai nulla, visto che la mora diceva sempre al bimbo di tenere segreta la loro -amicizia-.

E Kane, il giorno del compleanno di Dylan, s'offrì di tenere il piccolo a casa sua e Juliet era andata a comprargli un bel regalo, che il piccolo volle aprire prima di mangiare la torta "Uoah!" Disse il bimbo, felicissimo "Gwazie!"

Dylan abbracciò felice Juliet, che lo strinse a sè, baciandolo sulla fronte ed accarezzandogli la nuca "Figurati, piccolo!"

Il regalo consisteva in un pallone da calcio ed in un completo di NY Metrostars, la squadra di calcio per cui Juliet tifava e sul retro della maglietta vi era il numero 1 con scritto il nome del bimbo e lo stesso sui calzoncini, in basso a destra.

"Adesso mangiamo la torta! Coraggio, Dylan, spegni le candeline." Disse Kane.

Ma prima che il boss potesse tagliare la torta, qualcuno suonò il campanello e, quando Juliet ebbe aperto la porta, Radner e Mason entrarono, entrambi con un regalo per il bimbo. Radner gli aveva regalato tre libri da colorare ed una specie di valigetta nella quale vi erano pastelli, pennarelli, pastelli a cera, acquarelli con tre pennelli, matita, gomma e temperino; invece Mason gli aveva preso due completini maglietta-calzoncini.

"Il mio nipotino preferito!" Disse Radner, prendendo in braccio Dylan e strapazzandolo un po'.

"Bwabba! Pwugge." Lamentò il piccolo ed i tre risero di gusto.

"Tel'avevo detto io, di farti la barba! Ai bambini da fastidio." Avanzò Mason "Io l'ho sperimentato sulla mia pelle, con le mie figlie! Volevano usare una delle striscie depilanti di Patricia, per farmi la barba."

Stavolta fu Radner a ridere di gusto "Mi piacerebbe vederti, amico, mentre ti destreggi con le tue bambine!"

"Se vuoi essere torturato con trucchi e cose varie, sei il benvenuto a casa mia ogni sera."

"Invece Dylan è più bravo. Vero?" Chiese Juliet al piccolo e lui, per tutta risposta, le diede un bacio sulla guancia destra. La mora sgranò gli occhi, mentre i tre uomini sorridevano. Era naturale che madre e figlio si volessero bene.

La festa finì attorno alle dieci, ora in cui Radner e Mason se ne tornarono a casa e Kane portò Dylan di sopra per aiutarlo a fare il bagnetto, mentre Juliet mise piatti, bicchieri e posate nella lavastoviglie ed in frigorifero la torta avanzata ed i pochi pasticcini rimasti.

"Eccoci qui, pronti per andare a nanna!"

"Vado a farmi la doccia."

"Dwuopo leggi stwoia?" Chiese speranzoso Dylan, raggiungendo Juliet col libro di Winnie the Pooh in mano.

"Certo che ti leggo la storia! Anzi, te ne racconterò una stupenda." Promise la mora, facendo l'occhiolino al piccolo, che si sedette sul divano ad aspettare il ritorno della mora.

Juliet, in bagno, si spogliò ed infilò sotto la doccia, chiudendo gli occhi e rilassandosi, sotto il caldo getto d'acqua, pensando e ripensando a quanto fosse felice con suo figlio, a quanto avrebbe potuto esserlo se ci fosse stata anche Sarah con loro ed a tante altre cose. L'unico pensiero che la rattristava era il sapere che per Dylan era una sorta di amica o un'altra zia, come lo erano Radner e Mason.

"Stwoia! Stwoia!" Disse felicissimo il bimbo, quando la mora scese di sotto e Juliet lo prese in braccio, salendo nuovamente al piano di sopra.

Juliet portò il piccolo nella sua stanza e Dylan si stese sopra di lei, stringendo la spallina sinistra del suo top nella manina destra "Vediamo... C'era una volta, in una bella città bagnata dal grande oceano, una ragazza dai capelli neri e gli occhi azzurri, molto innamorata del suo lavoro di poliziotta. Un giorno, arriva alla centrale una ragazza molto bella, dai capelli biondi e gli occhi verdi, che diventa subito amica con la ragazza mora e presto la loro amicizia diventa amore e passano una notte insieme..."

"Pwopio come la stwoia che mi wacconta mamma!"

"Sul serio? La mamma ti racconta questa storia?"

"Si. Ma tu swei più bwava!"

Juliet sorrise appena, pronta a riprendere il racconto "Ma quando la ragazza mora parte per un posto lontano, dove c'è la guerra, con un suo amico, la ragazza bionda trova un'altra persona da amare ed un'amico della mora glielo dice. Quando la ragazza torna a casa, non vuole più saperne della ragazza bionda e costei cerca in tutti i modi di fare pace. La sola cosa che fa piacere alla ragazza mora è vedere il bambino di colei che tanto aveva amato, al quale si affeziona... E la cosa che dispiace alla ragazza mora è lasciarlo, quando dovrà ripartire per andare a proteggere il suo Paese. Fine." Disse Juliet e, notando che il figlioletto si era addormentato, lo accarezzò teneramente sulla fronte, trattenendo a fatica le lacrime.

"Gwazie..." Sussurrò il bimbo, nel sonno.

"Dormi bene, figlio mio!"

E Juliet, non volendo scostare il piccolo per evitare di svegliarlo, s'addormentò tenendolo fra le braccia e Kane, che era rimasto poggiato allo stipite della porta, osservò il tenero quadretto poi, visto che suonavano alla porta, scese per aprire "Ciao. Accomodati!"

"Grazie, Kane. Dylan dov'è?" Chiese Sarah, venuta a prendere il figlioletto.

"Non ci crederesti mai. Vieni con me!" Offrì Kane e Sarah lo seguì sino al piano superiore, rimanendo a bocca aperta quando entrò nella stanza degli ospiti. E subito i suoi occhi si riempirono di lacrime.

"S-Sono bellissimi, insieme. Perfetti, direi." Ammise la bionda, scattando loro una foto col suo I-Phone 5C, subito messa in sfondo.

"Lascialo pure qui. Non mi disturba affatto. E poi, domattina potrebbe arrabbiarsi, se scoprisse che l'hai portato via da Juliet."

"Non credevo che avessero legato così tanto..."

"Hanno legato moltissimo, invece. E' come se lui sentisse che Juliet è sua madre."

Sarah chinò il capo, prima di tornare a fissare Kane "Lui lo sa, Kane. Gli ho mostrato una foto di Juliet e gli ho detto che è sua madre."

"Hai fatto bene. Anche perchè Juliet non resterà ancora per molto qui."

"Come sarebbe a dire?" Chiese subito Sarah.

"Juliet ha deciso di ritornare al fronte. Ha già inoltrato la richiesta."

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Capitolo 4
*** La partenza. ***


Passarono quasi tre mesi, sempre trascorsi tra il giocare con Dylan, l'evitare Sarah e di fare qualsiasi cosa le impegnasse la mente e le impedisse di pensare a quanto le era successo. Ma una mattina di Settembre, arrivò una chiamata sul cellulare di Juliet e costei rispose, poi Kane la raggiunse sul balcone.

"Una chiamata importante?" Chiese il boss, con la solita dolcezza.

"Mi hanno chiamata, Kane. A quanto pare, Jones è stato ucciso ed il suo sostituto, Damon Blakely, vuole che io vada al fronte per diventare il suo Comandante in Seconda. E' arrivato il grande giorno!"

"Quando partirai? Hai deciso?"

"Oggi pomeriggio. Non voglio più aspettare, Kane! Soffro troppo a stare qui e poi, non tornerò più!"

"Mi mancherai tanto, Juliet."

"Anche tu, Kane! Sei stato un mitico capo ed un grande amico." Disse la mora, abbracciandolo, visibilmente commossa e lui fece altrettanto, cercando di consolarla, sapendo quanto per lei fosse difficile andarsene, soprattutto per via di Dylan, col quale aveva legato moltissimo.

Juliet, quando si fu ripresa, si congedò da Kane, così da poter sbrigare le ultime cose e gli lasciò le chiavi del suo appartamento e quelle del suo SUV. La mora si fece un giro per la città, al fine di imprimersi nella mente quei luoghi che l'avevano vista nascere, crescere, gioire e soffrire, fermandosi sotto il palazzo nel quale era ubicato il suo appartamento, situato sopra a quello di Sarah.

Quando ritornò a casa di Kane, rimise l'uniforme che portava il giorno del suo ritorno a Seattle e mise in una sacca le sue cose più necessarie poi, dopo un'ultimo saluto a Kane e ad una mail inviata a Mason e Radner, chiedendo loro di non andare a salutarla per evitare di farla commuovere troppo, se ne andò.

Solo che i due ormai ex colleghi volevano che Juliet sapesse il motivo che aveva spinto Sarah a spezzare la loro promessa e fu Radner a mandare una mail alla bionda che, non appena l'ebbe ricevuta, mollò ciò che stava facendo e chiamò un taxi, per farsi accompagnare all'aeroporto.

Quando vi arrivò, una mezz'oretta dopo, chiese all'autista di aspettarla e lui annuì, così lei corse subito dentro per cercare la mora e riuscì a scorgerla, seduta su una delle poltroncine a fissare il soffitto "Juliet!" La chiamò e la mora sgranò gli occhi, quando la vide. Ma non era sorpresa, di vederla lì.

"E' inutile che ti chieda cosa ci fai qui, perchè immagino che Mason o Radner ti abbiano avvertita."

"E' stato Radner, ma ha fatto bene! Perchè non mi hai detto nulla?" Gridò la bionda, iniziando a piangere "Perchè mi lasci nuovamente? Credevo che ti fossi affezionata a Dylan e che saresti rimasta per lui, almeno!"

"Sarei rimasta volentieri, per lui. Ma sarebbe stato inutile, perchè sarei stata sola!"

Sarah chinò il capo, asciugandosi le lacrime "Mi dispiace immensamente, perdonami! Ma Robert, che è in affari con mio padre, l'ha minacciato e gli ha chiesto che, se lui non gli avrebbe permesso di frequentarmi, avrebbe sciolto la loro società!"

Juliet sgranò nuovamente gli occhi e sorrise appena "Sono stata davvero un'idiota, a non capire. Ma dillo a Kane ed agli altri, ti aiuteranno!"

"Lo sanno già e stanno raccogliendo le prove necessarie per arrestarlo." Dichiarò la bionda "Ti prego, Juliet, non andare via. Non lasciarmi!"

"Ormai non posso più tornare indietro. Mi dispiace."

Stavolta le parole di Juliet erano dolci, come il suo sguardo e Sarah rivide nella mora lo stesso sguardo che aveva l'unica notte in cui avevano vissuto il loro amore, quella in cui si erano scambiate la promessa di amore eterno.

"Almeno dimmi che tornerai."

"Non si sa mai cosa può accadere al fronte. Ma se dovessi sopravvivere, non tornerei più qui... Troppi ricordi, troppo dolore!"

"Ed io cosa farei qui , tutta sola?"

"Hai Dylan. E poi Kane, Mason e Radner non ti lasceranno mai. Inoltre, ti sposerai l'anno prossimo."

"Prima di allora, Robert sarà di certo arrestato! E poi cosa ne sarà di me?"

"Attenzione! I passeggeri del volo 737 diretto a Kabul sono pregati di recarsi al Gate 23!" Le interruppe la voce all'altoparlante e Sarah si perse nuovamente in un pianto disperato, quasi incapace da fermare, che aumentò d'intensità quando Juliet le diede le spalle e fece per andarsene.

"Aspetta! Aspetta, ti prego!"

Juliet si fermò, fissandola "Cosa c'è? Hai scordato di dirmi qualcosa?"

"Vorrei chiederti un'ultimo bacio." Singhiozzò la bionda, tra le lacrime "Un ultimo bacio."

"Non credo sia una buona idea. E poi devo andare o farò tardi!"

"Mi mancherai. T-Ti prego solo di tornare, Juliet. Io ti amo. Ti amo!" Disse la bionda, a capo chino e rimase così qualche minuto, finchè non vide Juliet innanzi a sè, molto vicina, che le sollevò il mento con l'indice e il medio della mano destra, posandole poi un dolce bacio sulle rosee e fresche labbra.

Sarah pianse e corrispose l'effusione, cingendo il collo della mora con le esili braccia ed anche Juliet si perse per pochi istanti in quel dolce bacio "Ora devo andare o perderò il volo. Stammi bene, Sarah e bacia Dylan da parte mia."

"Grazie." Disse la bionda, asciugandosi le lacrime "Io ti aspetterò fiduciosa, Juliet. Ti aspetterò ogni giorno, perchè so che non mi lascerai!"

Juliet si limitò a sorriderle, prima di darle nuovamente le spalle ed andarsene, sperando che la bionda l'aspettasse veramente e che non smettesse mai di amarla, proprio come le aveva ed avrebbe fatto.

E Sarah rimase lì in piedi a fissare Juliet mentre si allontanava ed un brutto presentimento s'impadronì di lei, ma non volle pensarci e se ne andò soltanto quando il volo di Juliet decollò.

A darle la forza necessaria ci pensarono il bacio di Juliet, le sue parole e molte altre cose, in primis il suo Dylan, avuto proprio dalla mora.

Ma la realtà era ben diversa da ciò che Sarah pensava ed il futuro era più che mai incerto.

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Capitolo 5
*** Il lungo addio. ***


Passò qualche mese ed arrivò l'estate dell'anno successivo e, al fronte, il plotone di Juliet si stava addestrando proprio sotto la guida della mora, in attesa di dover intervenire in qualche missione. Juliet stava controllando la propria mitragliatrice ed accanto a lei si sedette un giovane dai tratti orientali.

"Sta nuovamente controllando l'arma, Capitano?"

"Si, Kenji. E' una cosa che bisogna fare sempre. Ma dovresti chiamarmi Juliet, io non mi offendo!"

"No, perchè tu sei la persona che rispetto di più, Capitano!" Sorrise il ragazzo "Io ti devo la vita, lo sai."

"Non mi devi nulla!" Ribadì Juliet, che terminò di sistemare la propria arma "A proposito, Lunedì tornerò a Seattle, ho già chiesto il permesso."

"Tornerà dalla sua fidanzata e dal suo bambino?"

Juliet sorrise appena "Sarah non è la mia ragazza. Ma devo ritornare a casa perchè colui che la tiene legata a sè col ricatto deve essere assicurato alla Giustizia e smettere di vivere con mio figlio e colei che amo!"

Kenji sorrise a sua volta "Tornerò con lei e l'aiuterò, Capitano! E' una promessa."

"Sei davvero un bravo ragazzo." Disse la mora, accarezzando i capelli del giovane, scompigliandoglieli come se fosse un bambino.

"Capitano!" Gridò un soldato "I plotoni 43 e 66 sono in difficoltà! Dobbiamo andae di supporto col plotone 11!"

"Allora gambe in spalla, soldati! Andiamo." Ordinò Juliet e tutti montarono a cavallo, uscendo dal forte.

I plotoni erano a circa settecento metri da loro e li raggiunsero quasi subito, iniziando a sparare contro i nemici, riparandosi dietro ad alcune rovine assieme ai commilitoni. La situazione pareva disperata, ma Juliet ed alcuni soldati e soldatesse di esperienza ci sapevano davvero fare e colpirono tre nemici.

Ma uno di questi, riuscito ad aggirare le rovine, puntò il proprio fucile verso i nostri e sparò col suo fucile, colpendo Juliet al ventre "Capitano!!" Gridò in primis Kenji, seguito dagli altri giovani del plotone di Juliet "Capitano!"

Kenji uccise l'uomo e poi raggiunse Juliet, inginocchiandosi accanto a lei, mentre altri due portavano al riparo il soldato ferito. Solo per soccorrere gli alleati feriti Juliet si esponeva e quei tizi l'avevano capito ed infine la colpirono.

"K-Kenji, d-dovresti fare una cosa p-per me."

"Ogni cosa, Capitano! Ogni cosa."

"V-Vai a Seattle e consegna queste cose a Sarah."

"Può farlo lei, Capitano! Non parli come se fosse finita, combatta!"

"S-Sono stata colpita al fegato, Kenji, non c'è più nulla da fare. T-Ti prego, è l'unica cosa che ti chiedo." Disse a fatica la mora, inspirando profondamente, spesso tossendo "T-Ti prego."

"Basta, non si umili più a pregarmi! Lo farò, ci andrò io."

"Grazie. E-E mi r-raccomando... Portami a casa, voglio stare vicino a tutti loro."

"Non si preoccupi, Capitano, la riporterò a Seattle dalla sua famiglia." Rispose il giovane fra le lacrime e Juliet lo ringraziò nuovamente, prima di chiudere gli occhi e trovare finalmente la pace.

Ed il giorno seguente, a Seattle, a casa di Kane qualcuno suonò il campanello e l'uomo andò ad aprire. Elijah Kane era stato tre volte in guerra e conosceva benissimo lo sguardo del soldato innanzi a lui "Elijah Kane?" Chiese l'uomo sui quarant'anni.

"Si, sono io." Rispose l'uomo, mentre arrivavano anche Radner, Mason e Sarah con Dylan alle sue spalle. Ed alla bionda venne un colpo al cuore quando vide il soldato, la sua espressione e la missiva che teneva nella mano sinistra.

"Il Capitano Juliet Saunders ha perduto la vita ieri, come potrà leggere in questa missiva. Arriverà qui nel pomeriggio, all'hangar 14 del Seattle International Airport e domattina ci sarà il funerale al Cimitero degli Eroi della città. Condoglianze."

"Grazie." Rispose Kane mentre Sarah, alle sue spalle, scoppiò in un pianto disperato.

L'uomo si diresse verso Sarah, per provare a consolarla, sapendo che le sarebbe servito parecchio tempo per riprendersi dallo shock. Ora colei che aveva sempre amato e che stava tanto aspettando non sarebbe più tornata a casa, da lei e Dylan.

"K-Kane!" Riuscì a dire la bionda, mentre si stringeva all'uomo "Kane, lei... Lei..."

"Lo so, Sarah. Sarà molto difficile, ma non devi piangere. Juliet non avrebbe voluto vederti così!"

"M-Ma non riesco a non piangere! Speravo tanto nel suo ritorno ed in una vita con lei e nostro figlio."

"Senti, parlerò io con Dylan, glielo dirò io."

Sarah annuì e, mentre Kane la lasciò per pensare al bimbo, fu Radner ad abbracciarla "Mi dispiace tanto, Sarah. Mi dispiace!"

La bionda non riuscì a smettere di piangere e si ritirò al piano di sopra, nella stanza che anche Juliet aveva occupato al suo ritorno dal fronte, visto che Sarah e Dylan stavano da Kane, visto che la bionda, assieme a Radner e Mason, doveva definire i dettagli per la cattura di Robert.

Infatti avevano prove sufficienti ed ora avrebbero eliminato il problema di Sarah. Ma quello più grande sarebbe arrivato l'indomani, quando avrebbe dovuto salutare Juliet per l'ultima volta.

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Capitolo 6
*** Promesse. ***


Il giorno seguente, tutti si trovarono all'hangar 14, ove arrivò puntuale alle dieci l'elicottero militare che riportava la bara di Juliet nella sua città e scesero a trasportarla fin sul carro funebre quattro giovani soldati poi, quando tutto fu fatto, si diressero verso il Cimitero degli Eroi.

Sarah piangeva e stringeva a sè il figlioletto per cercare in lui, l'unica cosa che gli restava di Juliet, la forza per andare avanti, per non crollare in quel momento così delicato e nuovamente si asciugò le lacrime.

Arrivati al cimitero, il prete cominciò la cerimonia, che terminò col posare delle rose sulla bara ed infine con la classica camminata dello zampognaro, che suonava la marcia funebre con la zampogna e quattro altogradati dell'Esercito che consegnarono a Sarah la bandiera, dopo averla piegata e la bionda la strinse al cuore con la mano destra, stringendo invece quella del figlioletto nella sinistra.

A funzione terminata, i nostri tornarono a casa di Kane e lì, qualche minuto dopo, vennero raggiunti da qualcuno, che suonò il campanello "Vado io." Disse Radner e Kane, che stava cercando di consolare Sarah, annuì col capo.

"Sarah è qui, vero?" Chiese Robert e Radner lo guardò malissimo.

"E se anche fosse? A te cosa importa?"

"M'importa! Dobbiamo andare in Municipio a prenotare la data delle nozze."

"Non vengo." Disse la bionda, senza alzare lo sguardo "Non m'importa."

"Cosa? Tu vieni, invece! Sbrigati." Avanzò l'uomo, entrando di forza in casa e prendendo Sarah per il polso sinistro ma, prima che Radner, Mason o lo stesso Kane potessero intervenire, un ragazzo dai tratti orientali entrò a sua volta e colpì Robert con forza, scaraventandolo a terra e parandosi innanzi a Sarah "E tu cosa vuoi, moccioso? Fatti gli affari tuoi!"

"Non devi toccare la ragazza del Capitano Saunders! Non permetterti." Sibilò il giovane e Sarah sgranò gli occhi.

"Che dici, idiota? Quella è la MIA ragazza! Solo il marmocchio non è mio."

"Tu sei senza rispetto verso gli altri. Sparisci!"

"Non sei nessuno per dirmi di sparire, pidocchio. Io sono migliore di te!"

"Ti sbagli! Io sono Kenji Uchimura e sono il tuo incubo peggiore!" Disse il ragazzetto.

Tutti, compresa Sarah, sgranarono gli occhi. Quella frase era una tipica battuta di Juliet e l'aveva detta anche il primo giorno in cui Sarah aveva iniziato a lavorare con loro, quando l'aveva salvata da un detenuto evaso che voleva prenderle lo scalpo.

Robert fece per colpire nuovamente Kenji, ma intervenne Kane, che lo stese con un pugno "Sei in arresto per ricatto, minacce ed aggressione a Pubblico Ufficiale!" Disse deciso il boss.

"Cosa? State scherzando, vero?"

"Io non scherzo mai." Disse Kane, mentre Mason chiamò due poliziotti, affinchè lo venissero a prendere e portassero via.

Sarah prestò poi attenzione a Kenji "T-Tu hai conosciuto Juliet?"

"Si!" Sorrise il ragazzo "Ero nello stesso plotone del Capitano Saunders e lei, quando sono arrivato al fronte, si è sempre presa cura di me e mi ha insegnato molte cose. Ha cambiato totalmente il mio carattere, rendendomi un diciassettenne migliore! Le dovevo molto, le dovevo la vita. Lei diceva sempre che non dovevo ricambiare, finchè non le spararono e mi chiese di farle un favore, prima di morire tra le mie braccia."

"Allora n-non è morta da sola. L-La cosa mi fa piacere."

"Sono orgoglioso di averla conosciuta e di essere stato nel suo plotone. E sono onorato di conoscere te, il bambino e tutti voi!" Disse, stringendo a tutti la mano "Il Capitano mi ha sempre parlato di voi."

"Cosa devi fare, per conto di Juliet?" Chiese Radner.

"Mi ha chiesto di consegnare queste a suo figlio." Disse Kenji, inginocchiandosi "Lei voleva che le avesse il suo Dylan."

"L-Le sue piastrine." Fece Sarah, mentre Dylan le guardava, incuriosito.

"E poi, ho altro." Avanzò il giovane, prendendo un sacchetto "Questi regali li aveva presi per portarli a te, piccolo Dylan. Lunedì sarebbe partita da Kabul per tornare qui a Seattle, da te." Rivolse a Sarah, che riprese a piangere.

"Non ha mai smesso d-di pensare a Dylan... E nemmeno a me."

"Vi amava moltissimo. Questa è per voi!" Disse ancora Kenji, consegnando una lettera a Sarah che, quando l'ebbe aperta, riconobbe la calligrafia di Juliet.

"E' di Juliet?" Le chiese Mason, anche se sapeva la risposta.

"Si. L-Lei si scusa per il suo comportamento, scrive che adora Dylan... E questo cos'è?"

"Cos'hai trovato?" Chiese Radner.

"Juliet aveva tre case di villeggiatura. Una in California, una in Canada ed una qui, dall'altra parte di Seattle. Ha venduto le prime due a 500.000 Dollari e ha lasciato la terza a me e Dylan, così come il suo SUV ed il suo appartamento. E tutti i soldi sono su un conto qui riportato e sono a nome mio e di Dylan."

"Vi ha lasciato tutto perchè voleva fare qualcosa di buono, per voi. Voleva farsi perdonare per il suo comportamento e per avervi lasciati."

"I-Io non sono mai stata arrabbiata con lei. L'ho sempre amata e l'amerò sempre!"

"A tal proposito." Disse ancora Kenji "Lei voleva tornare con un permesso per darti questo e farti la proposta di matrimonio."

Dopo tali parole, Kenji prese dal taschino della giacca un'anello di brillanti molto bello, raffinato e costoso e, quando lo vide, Sarah singhiozzò ed iniziò a sfilarsi l'anello che Robert le aveva comprato e forzatamente messo al dito, poi lo lanciò proprio all'uomo "Ehi, che fai?? Quello è un anello da 18 Carati!"

"Quelli saranno Carati, ma questo è tutta la mia vita!" Disse decisa e seria, nonostante le lacrime, infilandosi all'anulare sinistro l'anello di Juliet, baciandolo.

"Ora che ho fatto tutto ed onorato la memoria del mio Capitano, posso tornare dalla mia famiglia nel New Jersey! Sayonara." Li salutò Kenji e tutti risposero, col medesimo saluto in Giapponese, poi il giovane se ne andò, dopo che Sarah l'ebbe ringraziato ed abbracciato.

Poi Robert venne portato via e Sarah, che si era trasferita da Kane con Dylan con la scusa di voler passare l'ultimo mese prima delle nozze in un'altro appartamento, chiese agli amici ed al boss di aiutarla a traslocare nell'appartamento della sua amata.

Tutti e tre accettarono e subito si rimboccarono le maniche, per permettere alla bionda ed al suo bambino di vivere nell'appartamento che avrebbe potuto vederli insieme a Juliet, se le cose fossero andate diversamente.

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Capitolo 7
*** Per sempre con te. ***


Sarah portò nell'appartamento di Juliet le cose necessarie a lei e Dylan, mettendo in vendita il suo appartamento e decise che solo l'indomani si sarebbe messa in contatto col direttore della banca nella quale Juliet aveva depositato il denaro delle ville vendute.

Ma quando calarono le tenebre e Dylan si fu addormentato nella camera degli ospiti, Sarah passeggiò per l'appartamento, la sua nuova casa. Ci era stata solo una volta, quella in cui erano state insieme e si erano amate, ma aveva imparato a conoscerlo a memoria.

Arrivò in cucina, nella quale ricordava Juliet, di spalle intenta a cucinare. Il soggiorno, nel quale lei e Juliet avevano cenato, chiaccherando animatamente. Il bagno, nella quale Juliet la spiava mentre faceva la doccia, con la scusa di lavarsi i denti. Il letto nel quale avevano vissuto la loro prima ed unica volta, nel quale si sentiva ancora l'inebriante profumo di Juliet. Ed infine il balcone, sul quale, il mattino seguente, si erano scambiate un dolce ti amo.

E proprio sul balcone andò, mentre le lacrime le rigavano nuovamente le gote e, dopo qualche minuto, provò ad asciugarsi gli occhi e sentì un lieve alito di vento accarezzarle le guance "Sei qui, vero?" Chiese la bionda "Sei qui accanto a me."

"Dove ho sempre voluto essere. E dove ora potrò stare per l'eternità." Disse la mora dagli occhi azzurri e lo sguardo felino, con un lieve sorriso, togliendo le mani dalle guance della bionda.

"Non avresti dovuto farlo."

"Fare cosa? Non ho fatto nulla di male."

"Hai venduto le tue case per lasciare a me e Dylan il denaro. Ci hai lasciato l'altra casa, l'appartamento, la tua auto... Perchè? Non serviva."

"L'ho fatto per dare un futuro a nostro figlio, oltre che a te." Disse Juliet, sedendosi sull'inferriata del balcone "Quando sono tornata ti ho trattata male, senza nemmeno guardarti o parlarti. E per Dylan ci sono stata solo un paio di mesi e gli altri cinque anni li ho passati altrove!"

"Non era necessario. Noi ti abbiamo sempre amata!"

"Anch'io. Solo che la rabbia mi ha dominata, non sono riuscita a controllarmi e ragionare."

"Immagino! Comunque sia, sono felice di saperti al mio fianco."

"Io ci sarò sempre. Non scordarlo mai."

"Sai... Provo una sensazione strana, a dover dormire nel tuo letto."

"Come? E perchè? Credevo ti piacesse, il mio letto."

"Infatti mi piace! Solo che... Che sarebbe stato bello dormirci solo se ci fossi stata tu, con me!" Disse Sarah "In quel letto, tu hai sempre dormito e c'è ancora il tuo profumo. Ci siamo amate e rivedo ancora innanzi agli occhi quei momenti pieni di dolcezza ed amore!"

Juliet sorrise appena, con malizia "Anch'io quando chiudevo gli occhi mi rivedevo con te, nel bel mezzo della nostra dolce attività."

Stavolta fu Sarah a sorridere, prima di rattristarsi "A cos'hai pensato? Si, insomma... Prima di andartene."

"A molte cose, lo confesso. Poi ho affidato a Kenji il compito di farmi il favore di consegnarti la lettera che ho scritto per te e Dylan e di riportarmi a casa." Iniziò la mora, anch'essa triste "Ho pensato a come mi sono comportata con te, al dolore che avrei causato a te e Dylan, alla vita che avrei potuto vivere assieme a voi se non fossi stata cocciuta. Poi ho pensato a ciò che ho fatto per voi ed il dolore che sentivo nel cuore si è dissolto all'improvviso, mentre il mio corpo si appesantiva sempre più... Infine la mia anima e tutto ciò che portavo dentro hanno trovato la pace e la libertà dell'eternità."

"Un'eternità che io e te non potremo più avere."

"Un'eternità che avremo sempre! Perchè io vivrò sempre nel tuo cuore ed in quello di Dylan e, a meno che voi non mi dimentichiate o cancelliate il mio ricordo con altri più belli, non andrò da nessun'altra parte! Basta scappare, ne ho abbastanza di fuggire. La mia fuga, che doveva essere il mio nuovo inizio, è stata solo il primo passo verso la fine."

Sarah non rispose, piangendo semplicemente "Vorrei tanto abbracciarti, sai? Stringerti a me e sentire il calore del tuo corpo, la dolcezza delle tue carezze ed il delicato sapore dei tuoi baci."

Anche gli occhi di Juliet si fecero lucidi, ma non pianse. Era bravissima a controllare le proprie emozioni "Riesci a sentire la carezza del vento?"

"Il vento, dici? Si, lo sento. Perchè?"

"Il mio spirito è nel vento. Sporgiti verso esso."

Sarah si sporse verso il vento, che le carezzava il braccio sinistro "Così va bene?"

"Benissimo. Se non fossi incosistente, saresti abbastanza vicina a sederti in braccio a me."

"Mi piacerebbe molto, sai?"

"Non ne dubito." Ammise Juliet, mentre le sue mani accarezzavano la nuda schiena di Sarah, sfiorandole il collo e nuovamente le guance, prima che posasse le proprie labbra su quelle della bionda, provocando a Sarah un lieve fremito di tepore.

Il bacio durò una manciata di secondi, sufficienti a far provare piacere e brividi caldi ad entrambi "Juliet..."

"Perdonami, amore mio. Perdonami davvero! Mi dispiace e non sai quanto."

"Non devi dispiacerti, ormai non è più necessario." Disse Sarah "Ma ti prometto che cercherò di essere forte, soprattutto per Dylan e gli racconterò sempre di te, di quanto sei stata importante per me."

"Basta che non gli racconti bugie o cose esagerate sul mio conto!"

"Non ometterò mai la tua passione per i dolci e per il calcio, stanne certa!"

Juliet sorrise appena "Dylan sa che mi piace il calcio, ma non sa nulla dei dolci."

"Tu e lui siete proprio uguali. Nessuno che ci conosca bene negherebbe mai che lui sia nostro figlio a tutti gli effetti!"

"E' vero. Coraggio, ora dovresti riposare. E' stata una lunga giornata."

"Hai ragione." Rispose Sarah "Ti andrebbe di tenermi compagnia?"

"Certo. Sempre!" Accordò Juliet, seguendo Sarah sin nel suo appartamento e, arrivate al letto, vi si stesero, proprio come fecero quella notte.

Solo che questa volta, anzichè amarsi, restavano l'una tra le braccia dell'altra, sognando il rispettivo tocco sulla pelle. Sognando i loro baci appassionati.

Rimpiangendo la rabbia, la cecità e la gelosia, che avevano portato al tramonto un grande amore, spezzato una vita ed infranto un cuore innamorato.

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