Mariko

di spiritodellaspada
(/viewuser.php?uid=617863)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo uno stupido scherzo ***
Capitolo 2: *** Crampi e pensieri ***
Capitolo 3: *** Incomprensioni e figuracce ***
Capitolo 4: *** Ossa e paura ***
Capitolo 5: *** Dichiarazioni e bugie ***
Capitolo 6: *** Attimi eterni ***
Capitolo 7: *** Passaggi e litigate ***
Capitolo 8: *** Telefonate e appuntamenti ***
Capitolo 9: *** Film ed eventi inaspettati ***
Capitolo 10: *** Felicità e rabbia ***
Capitolo 11: *** Vendetta e perdono ***
Capitolo 12: *** Perdono e vendetta ***
Capitolo 13: *** Sara Tufo, 3F ***
Capitolo 14: *** Amore e gelosia ***
Capitolo 15: *** Sentimenti celati ***
Capitolo 16: *** Lacrime ***
Capitolo 17: *** Cuore in guerra ***
Capitolo 18: *** Pioggia ***



Capitolo 1
*** Solo uno stupido scherzo ***


Può una piscina contenere tutta l’acqua del mare?

Piove.  Fuori piove. Bene, è bella la pioggia quando  ti trovi al chiuso, quando non può raggiungerti, quando ti senti protetta. Quando sei all’aperto non fai altro che scappare e correre qua e là per non bagnarti. Corri, corri, più veloce! Di più! Ti rendi conto solo dopo che in fondo è così stupido scappare dall’acqua quando essa e proprio ciò quello che ti tiene in vita, ciò che ti dà un nome, ciò che per te sarà un giorno sinonimo di amore.

La piscina era mezza vuota. Marina stava svolgendo gli esercizi di riscaldamento che l’istruttrice diceva di fare. Sul tappeto da ginnastica c’erano poche persone…  nessuno con cui aveva particolare confidenza, benché appartenessero tutti al suo corso.
“Ma dove diavolo sono finiti tutti? Oggi mi hanno lasciato da sola…”pensò.  
Decise che avrebbe passato l’ora pensando alla sua vita, soprattutto a qualcosa da scrivere nel nuovo capitolo del libro a cui stava lavorando (lavoro che ormai durava da diversi anni).                                        
“Maledizione, Nove, dove sei finita! Oggi che mi serve ispirazione non ci sei!” pensava a una sua amica. Si  chiamava Arianna, anche detta “Orizzonte cosmico” o più semplicemente “nove”. Il numero in realtà si riferiva al distretto che nell’impeto di un giorno la poverina aveva risposto di fronte a una Marina tredicenne, innamorata di “Hunger games”, che le aveva chiesto: «Quale distretto ti piace di più?». Scelse nove, cereali. Per il semplice fatto che le piacevano i cereali a colazione…Erano passati quattro anni da allora ma i soprannomi erano rimasti. Quello di Marina era “viandante” ma erano talvolta usati anche “sole che filtra nel ghiaccio” e “petali aperti alla luna”… (lo so, lo so). Il suo distretto era il quattro ed Arianna era solita sottolineare che i numeri dei distretti erano anche i voti che ciascuna prendeva sempre, anche se Marina controbatteva urlando che non era vero. Comunque, quel giorno Arianna non c’era. C’erano solo Giada, Luca, Giulia e Mirko. Quello con cui aveva più confidenza era Mirko, che veniva al corso con lei da ormai più di 6 anni. Anche se più che di confidenza si dovrebbe parlare di un “rapporto basato su reciproci insulti e lotte varie”: si intendevano bene solo quando c’era di che discutere. Pensando ad Arianna le ritornò in mente  la sua ammirazione per il “Mariko”: insensata unione del suo nome con quello di Mirko. Ma Arianna diceva sempre che sarebbero stati benissimo insieme. Mah! Lei pensava ancora al suo “Caio”,  nome in codice con cui chiamava il ragazzo che le piaceva per non far scoprire a chi ascoltava di chi era innamorata…non aveva tempo per pesare a scemenze del genere.
Durante tutta questa profondissima analisi interiore, naturalmente non si era accorta che l’istruttrice aveva detto: «Bene! Mettetevi le ciabatte e andate in acqua». E lei era rimasta impalata sul posto continuando a cercare di toccarsi i piedi con le mani (senza riuscirci tra l’altro).
Mirko quel giorno era più morto che vivo: le due ore di educazione fisica che aveva avuto in quinta e sesta ora erano state in stile campo di concentramento. Inoltre non aveva ancora capito come può essere mentalmente concepibile mettere le due ore di educazione fisica della settimana una dopo l’altra lo stesso giorno. I cinque minuti di corsa sul tappeto erano stati il colpo di grazia e alla fine non si reggeva in piedi. Ma questo non gli avrebbe certo impedito di notare che Marina era rimasta da sola sul tappeto e di architettare qualcosa.
Si avvicinò alla povera ragazza ancora assorta nei suoi pensieri che ormai aveva rinunciato a toccarsi i piedi e con fare soppiatto le si piazzò accanto fissandola intensamente.
«Aaah!» l’infarto venne evitato per un puro miracolo.
«AHAHAAHAHAAHAH» lui rideva di gusto di fronte alla sua faccia spaventata.  
«Ma…ma..cosa..?» non aveva ancora capito cos’era successo…                        
«Eri assorta nei tuoi pensieri… stavi pensando a me vero?»                                
Il fatto che stesse scherzando era la cosa più palese del mondo, ma per oscuri motivi, vuoi perché il sorriso di Mirko poteva quasi sembrare dolce in quel momento, vuoi perché il mancato attacco di cuore aveva spinto inconsciamente Marina a prendere la vita con più serietà, lei  rispose con un’ingenuità a dir poco terrificante:« Come l’hai capito?»                
Lui fece una faccia che andava dall’interdetto al sorpreso e disse con tono sconcertato:« Stavi davvero pensando a me?....»                                    
Il cervello di Marina ebbe il tempo di processare qualche informazione in più e finalmente capì come si erano svolti realmente i fatti. Le guance, più arrossire, “avviolarono” e  rimase terrorizzata da quello che aveva appena detto. «Eh? No ..no. Cioè io non  stavo.. io.. ecco..» Si attivò la modalità “guardare il pavimento è bello” e rimase in silenzio cercando di formulare una frase di senso compiuto.            
Lui nel frattempo rimaneva a fissarla come se fosse stata un alieno. Marina, una volta resasi conto di ciò che Mirko aveva fatto, non ebbe più alcuna difficoltà a trovare qualche parola da dire:« MA SEI IMPAZZITO? Volevi uccidermi?»    
«Ma io non…»                                                                                        
«Ti sembra normale apparire così alle spalle di una persona?»                    
«Io veramente…»                                                                                    
«Sarai il primo che ucciderò nell’arena!» e se ne andò sbuffando. Cominciò poi a correre, visto che tutti gli altri erano già sul bordo pronti a tuffarsi e lei doveva ancora ricordarsi dove aveva poggiato le ciabatte.




Bene, questa è una storia ispirata a una mia carissima amica, Marina. Io sarei Arianna e Mirko è un ragazzo che viene in piscina con me e lei. Io ho coniato il termine Mariko e questa storia è il frutto di una specie di scommessa tra me e Marina. La storia è ambientata fra quattro anni, pertanto nulla di ciò che accade nella storia è mai accaduto. Sono vere le vicende che si riferiscono a oggi, quindi a quattro anni prima dell'inzio della storia.
La frase inziale è un gioco di parole (un tentativo di gioco di parole XD) basato sul fatto che l'ambientazione è un piscina e sul nome della protagonista.
Ok, detto questo, dedico tutto ciò a
Marina, che è registrata come Fenio394Sparrow        e   a
Aurora, che è registrata come mirtilla98.  
 Un ringraziamento speciale anche a Federica, che già so troverà questo capitolo scorrevole.
Grazie per aver letto questo capitolo e alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Crampi e pensieri ***


Corse fino al bordo e si tuffò in acqua spingendo con tutte le forze che aveva. Voleva voltarsi per vedere se  Mirko la stava seguendo…ma non lo avrebbe fatto. Non si sarebbe girata, non lo avrebbe guardato in faccia e non sarebbe arrossita davanti a lui rendendosi oggetto di nuove prese in giro. Arrivò quasi alla fine della vasca  e lì si ricordò che doveva respirare se non voleva soffocare e morire in quella piscina. Prese fiato e continuò a fare le solite  quattro vasche stile iniziali. Le sembrava di prendere a schiaffi l’acqua, il che era incredibilmente di sollievo perchè la vera intenzione era quella di picchiare Mirko. Era furibonda, non  riusciva a trattenersi e per poco non aggrediva la ragazza che stava nuotando davanti a lei. Urlò sott’acqua diversi insulti. Ottimo metodo. Calma sempre. Le eventuali lacrime possono essere scambiate per acqua entrata negli occhialetti. Ma cos’era che la faceva sentire così? Che cosa la faceva andare a fuoco? Era forse per quello scherzo? In fondo non le ne era importato nulla. Era uno scherzo così stupido…eppure la rendeva furiosa. Rivide mentalmente i fatti accaduti e realizzò. Il suo sorriso. Il sorriso di Mirko, così malizioso. Quel sorriso era una completa presa in giro. Non era un sorriso vero, di quelli in cui si scoppia, ma uno che si fa quando si è consapevoli di star sorridendo. E allora perché era così incredibilmente dolce? Sembrava dirti a lettere chiare e tonde: “ Ma sei stupida o cosa?!?” eppure era dolce. «MALEDETTO BABBANOOOOO!!!» un altro urlo sott’acqua. Quel sorriso l’aveva ingannata. Ecco cosa aveva fatto. L’ aveva fatta sembrare un vera e propria scema. Una completa deficiente. Nuovi insulti confusi sott’acqua. Lei non era una stupida. Si era sempre vantata di essere una ragazza sveglia, che non si lasciava fregare dal primo che capitava, poi arriva lui e con la sua stupida voce: «Stavi pensando a me vero?». Maledetto con quel suo sorrisetto malizioso. Ma allora perché le era sembrato così dolce!? Finì le quattro  vasche e arrivò al bordo che l’ istruttrice stava già spiegando un altro esercizio, ma non sentì una parola, cercava solo di non voltarsi. Ripartì di nuovo a stile, ma il fatto che la ragazza davanti a lei stesse facendo un esercizio in cui le gambe si muovevano a delfino la insospettì leggermente e si rese conto di non aver capito che esercizio doveva fare. Le opzioni erano tre:  
1) cercare di capire che esercizio era guardando quella davanti. Scartata, non si vedeva un tubo con tutte quelle bolle; 
2)improvvisare e subirsi le lamentele dell’istruttrice, poiché sicuramente avrebbe sbagliato. Scartata anche questa, non le andava affatto;              
3)simulare un crampo e fermarsi un attimo. Questa era fantastica, avrebbe anche potuto prendere un po’ di fiato.  
Si fermò di colpo fingendo una smorfia di dolore e cercando di fare un movimento strano col piede. Fantastico non le rimaneva che aggrapparsi alla corsia e raggiungere il bordò finchè…BOOM!


Eccomi qui :) Nuovo capitolo! Spero che la lettura risulti gradevole e scorrevole. Saluto come al solito Marina (Fenio394Sparrow) e ringrazio Aurora (mirtilla98) che è diventata la mia prima fan. Ciaooo

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Incomprensioni e figuracce ***


Dolore. Principalmente  dolore al piede. Poi rabbia, in seguito voglia di capire che diavolo fosse successo. Era finita a fondo e si stava ancora tenendo la gamba fra le mani quando alzò lo sguardo e vide Mirko con una smorfia in faccia e le mani sul naso. Risalì in superfice aspettando che lo facesse anche lui e rimase terrorizzata quando vide delle bolle di sangue in acqua. Rimase impietrita finché grazie a Dio Mirko risalì. «Oh mio Dio! Mirko cos’è successo? »  urlò lei. « È successo che mi hai dato un calcio in faccia fortissimo! Ma perché ti sei fermata di colpo?! ». Marina capì: lui era proprio dietro di lei e stava facendo delfino; lei ha cercato di simulare un crampo e fra il suo calcio, la spinta che si era dato lui per uscire fuori dall’acqua con le braccia e la forza di gravità,  lui si era preso una botta allucinante in faccia. Il sangue usciva dal naso.                                                                                                                                                                         
«Oh.. scusa  io…ma ora muoviti devi uscire! » disse lei.                                                                                           
«Cosa? Ehi! Ma che fai aspetta! ». Lei lo stava praticamente trascinando fino al bordo.                                 
«Ahia! Mi fai male! Ma si può sapere che stai facendo? »                                                                                               
«Esci! »                                                                                                                                                                                        
«Cosa? Perché? »                                                                                                                                                                                
 «ESCI E BASTA! ». Lui uscì dalla piscina e lei lo seguì.                                                                                                     
«Puoi degnarti di spiegarmi che diavolo… »                                                                                                                               
«Ma non vedi che ti sta sanguinando il naso? Vuoi che ti si formi un lago di sangue intorno? Sai che bello in acqua? »            
«Ah.. » si mise una mano sotto il naso e la vide macchiata di sangue. «Non..non me ne ero accorto.. »    
«Già l’avevo notato…su andiamo devi sciacquarti, sembra che tu abbia scannato e mangiato a morsi un cane »                            
Si diressero nello spogliatoio dopo aver avvisato l’istruttrice e Mirko si sciacquò la faccia con abbondante acqua colorando di rosso tutto il lavandino.                                                                                                                        
«Come va?»                                                                                                                                                                           
«…abbastanza male… »                                                                                                                                                        
«Ti fa così male?»                                                                                                                                                            
«Un po’…senti puoi anche tornare in acqua se vuoi… »  disse lui con il sangue che gli usciva ancora a fiumi dal naso.                                                                                                                                                                                              
«Sicuro non ti serve aiuto? ». Pronunciò queste parole triste e rassegnata.                                                               
«Sì…e poi non puoi rimanere qui… ».                                                                                                                                   
«E chi lo dice scusa? Ma non si ferma più? »                                                                                                                              
«Mi sembra che stia già diminuendo… ora, però, vattene »                                                        
«Ma cos’hai contro di me? Se vuoi che me ne vado, me ne vado. Volevo solo scusarmi ed essere gentile. Addio ».Stizzita girò i tacchi (che non aveva poiché trattavasi di ciabatte) e fece per andarsene. “Maledetto, io gli offro il mio aiuto e mi caccia via, così imparo a essere gentile con la gente!”                                                                                                                                       
Era quasi arrivata alla porta quando, in quel preciso istante vide entrare un gruppo di ragazzi che la guardavano come un alieno. “Bhe? Cosa c’è? Oddio non è che mi si è rotto il costume… no è tutto ok… ma allora…”  
Mirko si avvicinò a lei e le sussurrò in un orecchio: «Ti ricordo che questo è lo spogliatoio degli uomini»                              
“AAAAH ODDIOOOOOOOO” esplose in un rossore violaceo. La prima cosa che desiderò fare fu sotterrarsi. Poi ordinò a se stessa di mantenere la calma. “È tutto ok. Nonchalance!”  uscì come se entrare nello spogliatoio dei maschi per lei fosse la cosa più normale del mondo e con un po’ di fortuna, tra le risatine dell’intero spogliatoio si allontanò.                                                                                                                             
“Ma Dio santo! Che succede oggi? Tutte le figuracce che non ho fatto in diciassette anni di vita devo farle in un giorno solo?” tornò in acqua ormai rassegnata “Al diavolo Mirko e la sua emorragia, può anche morire dissanguato per quando mi riguarda! Finita la nuotata, si precipitò nello spogliatoio, grazie a Dio quello delle femmine, e si fece una bella doccia. Non le piaceva l’acqua calda, la preferiva bollente, in pratica non si lavava con l’acqua, ma col vapore. Naturalmente si era fatto tardi: ”Al diavolo i capelli, si asciugheranno da soli”. Uscì  è si accorse che stava piovendo, ovviamente proprio oggi non aveva portato l’ombrello.
“Va bene, corsa fulminea fino alla macchina”.

Pioveva fortissimo, a gocce fine a taglienti. Corri! Più veloce! Ti stai bagnando non vedi? Non vedi che se qualcosa non cambia ti inzupperai? E poi cosa farai? Non ci si asciuga facilmente da della pioggia così. Diavolo, diluvia! Corri! Non ce la fai! Non ce la fai…sei zuppa ormai.
Arrivò alla macchina più bagnata di come era uscita dalla piscina.                                                                                         
«Ma che hai fatto? Non avevi l’ombrello »                                                                                                                                  
«No, oggi no» . 



In ritardo...sorry. Ma almeno il capitolo è lunghetto. So che probabilmente la metafora della pioggia non si capisce, ma in modo teorico è presente un significato dietro alla pioggia e a Marina che si bagna. Spero che possa risultare in qualche modo comprensibile. Tentativo di ironia con il pezzo dello spogliatoio :) c'è scappato un sorriso? Saluto anche qui la povera Marina (Fenio394Sparrow) a cui ho riservato una figuraccia e Aurora (mirtilla98) che in questo momento sta vivendo un'esperienza molto bella.  Al prossimo capitoloooo

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ossa e paura ***


Marina stava correndo all’impazzata cercando di infrangere le barriere spazio-temporali. “È tardi! Tardissimo! Spaventosamente tardi!”. In un certo senso, però, ci riuscì: alle cinque e un quarto si trovava pronta a nuotare sul bordo della piscina. La lezione era noiosa: quattro vasche dorso, quattro vasche stile, quattro vasche rana…emozionante insomma.  Le rivenne in mente la sua avventura nello spogliatoio maschile e per poco non affogò per trattenere le risate. Strano che Mirko non fosse ancora partito con qualche battutina stupida. “Ah…oggi non c’è…”. Effettivamente  la calma sovrumana avrebbe dovuto farle intendere che non c’era. “Non sarà mica rimasto a casa per il colpo che gli ho dato? No, no, non può essere, era una botta da nulla”.
Tornata a casa si mise un po’ su facebook per vedere se c’era qualche link o immagine interessante, quando… “È online” . Mirko era online “Ma da quando ce l’ho fra gli amici?”. Non sapeva da quando, ma evidentemente ce l’aveva fra gli amici. “Io… provo a chiedergli come sta…” 
-Ciao :) come va il naso?-  fu l’inizio di quella sventurata conversazione. “Ahh lo ha visualizzato… mi risponde? Non mi risponde? Che fa?”                                                                                                              
-Ciao, vedo che ti degni di informarti delle mie condizioni… sto male. Domani mi operano.-  
-Se va be’-                                                                                                                                                                               
-Non ci credi? Sai qual è stata la diagnosi? Rottura del setto nasale!-                                                                           
-È impossibile! Non ti ho fatto nulla!-                                                                                                                                
-Evidentemente sei stata meno delicata di quanto pensi! Dopo esser arrivato a casa sono andato al pronto soccorso perché non smettevo di sanguinare e lì mi hanno detto di prendere dei coagulanti e hanno fissato l’operazione per domani mattina- 
-Ma che dici! Ti si rompe il naso (ammesso che si possa rompere qualcosa fatto di cartilagine) e ti fissano l’operazione cinque giorni dopo?-
-Credi a quel che ti pare! Io domani vengo operato, sperando che non mi rimangano cicatrici sul viso-
-Non ci credo- 
-Sai quanto me ne importa. Comunque in piscina non verrò più, non posso rischiare di prendere botte per almeno sei mesi.- 
Marina rimase interdetta. “Possibile che sia vero? Neanche lui sarebbe capace di scherzare su una cosa tanto seria, no se lo sta inventando per forza. Ora  cerco su internet!” Digitò le parole “Frattura del setto nasale” e la disperazione si impadronì di lei. Trovò queste informazioni:

“Al momento del trauma si avverte un dolore acuto che tuttavia spesso ha breve durata. Può, ma non sempre, uscire del sangue dalle narici.”

Qualche volta può capitare che il naso esterno si gonfi ed il gonfiore stesso nasconda che il naso si è storto o ha modificato il profilo. Solo dopo qualche tempo, quando il naso perde il gonfiore del trauma, ci si accorge della deformità che può essere sia uno spostamento di lato della piramide nasale, sia un suo schiacciamento.”

“In linea generale una frattura del setto nasale prima viene ridotta e meglio è. Tuttavia, anche se il limite massimo di tempo viene da alcuni considerato fino a 3 settimane dopo il trauma, è ragionevole cercare di effettuare l'intervento entro 4 – 7 giorni dall'incidente.
L'intervento di riduzione di frattura delle ossa nasali consiste nel riallineare i frammenti ossei nella loro giusta posizione cosicché possano saldarsi in maniera corretta senza lasciare segni esterni del trauma subito.”
 
     
“Se la frattura non è complessa e se è passato poco tempo dall'incidente l'intervento in genere viene eseguito in anestesia locale. Se invece la frattura è complessa o se sono passati più di sette giorni è preferibile l'anestesia generale. In entrambi i casi tutte le manovre sono effettuate dall'interno delle narici. Può essere necessario, ma non sempre, un tamponamento nasale, mentre è sempre necessaria una protezione rigida all'esterno del naso da mantenere per sette giorni.
Qualche volta può capitare che, anche se la frattura è stata ridotta in maniera perfetta, col tempo si formi sul dorso del naso un callo osseo esuberante e quindi visibile all'esterno come una gobba. E' questo un fenomeno legato al normale processo di "saldatura" delle ossa e non è né prevenibile né prevedibile. 
Quando si verifica, se si desidera che il naso ritorni come era prima del trauma, è necessario sottoporsi ad un intervento di rinoplastica che sarà possibile effettuare dopo circa un anno”


Gli occhi di Marina sfrecciavano sulle parole con sempre maggiore apprensione, il respiro diventava affannato, il cuore si agitava nel petto.  L’unica cosa che riuscì a pensare fu: “Oddio”.                                                                                                                 
La notte passò fra incubi vari che esprimevano minuziosamente la paura delle operazioni che aveva Marina: persone che urlavano, attrezzi infernali insanguinati, bambini con facce e corpi deformi.
Il martedì successivo andò in piscina con il terrore di non vedere Mirko, di non sentirsi dire che era uno scherzo, di scoprire che era tutto vero. I minuti passavano, erano già entrati in acqua e Mirko ancora non si vedeva. A lezione finita si mise sotto l’acqua bollente e realizò: Mirko aveva subito un’operazione per colpa sua.



Hello! Premetto che le informazioni mediche non me le sono inventate io, ho preso tutto da questo sito: http://www.rino-plastica.org/naso_fratturato.htm
Detto questo, spero che la lettura sia risultata piacevole, penso che abbiate capito che ringrazio Marina e Aurora. Se vi state chiedendo se faccio finire apposta i capitoli col momento di suspense...la risposta è sì. :D Al prossimo capitolooo

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Dichiarazioni e bugie ***


Quel giorno sua madre non poteva venire a prenderla, così aveva chiesta ad una sua amica di accompagnarla a casa. Mentre si vestiva immagini mostruose le popolavano la mente. Ripensava a Mirko, alla sua vivacità. Mentre si asciugava i capelli le ritornarono in mente i momenti che aveva passato con lui, poi ad un certo punto si ricordò di quella volta che lei, Mirko, Arianna e Giacomo erano usciti dalla piscina insieme per festeggiare il compleanno di Giacomo e quel giorno erano passati tutti davanti casa di Mirko, che si trovava a meno di un kilometro dalla piscina.
Lei sapeva dove abitava. Una forza spaventosa la scosse. Un senso di colpa infinito la torturava. Non ce la fece più, mollò tutto e iniziò a correre. Doveva arrivare a casa sua. Doveva vedere come stava. Doveva almeno chiedergli scusa. Doveva togliersi questo peso dalla coscienza, il peso più grande che avesse mai sopportato.

Fuori pioveva. Diluviava. Le gocce erano grandi e fitte. Stai correndo, ma stavolta non hai paura di bagnarti. Ben altre paure affollano i tuoi pensieri. Ormai sai che non c’è più rimedio. L’acqua sta scorrendo, abbatte tutto ciò che trova, compresa te. Ti manca il fiato? Il cuore accelera, non riesci più a respirare…stai prendendo la strada giusta? Ne sei sicura? No…l’unica cosa di cui sei sicura che sta piovendo, più forte di quanto il tuo cuore possa sopportare.

Arrivò davanti casa di Mirko per un puro miracolo. Si attaccò al citofono come se fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto e quando una voce femminile le rispose: «Chi è? » non potè far altro che ansimare fino a riuscire a pronunciare il suo nome.                                                          
«Scusa…Marina chi? »                                                                                                                      
«Un’amica di Mirko»                                                                                                                              
«Ah! Ok, entra pure. Secondo piano»                                                                                                         
Fece le scale a quattro a quattro fino a trovarsi quella che evidentemente doveva essere la madre di Mirko che vedendo lo stato in cui Marina si era presentata per poco non ebbe un malore.         
«Come sta Mirko?» 
«Bene. Perchè?»                                                                                                                               
«L’operazione? Come è andata?»                                                                                                       
«Quale operazione?»                                                                                                                      
«…l’operazione al naso…»                                                                                                                  
«Scusa? Non ti seguo…»                                                                                                                               
Non ci poteva credere. Era tutto uno scherzo? Le aveva rifilato solo un sacco di scemenze?. Vide Mirko scendere dalle scale, nel pieno della sua salute e con il naso assolutamente normale.
“No. Non è possibile…non può averlo fatto”                                                                                    
«Mamma che succed…?»il suo sguardo si posò su di lei, che sembrava paralizzata. Marina sentiva le gambe che non reggevano, calde lacrime le annebbiarono la vista, una rabbia immensa le scosse il corpo e prima ancora di accorgersi di ciò che stava facendo si gettò incontro a Mirko e alzò la mano in aria, per poi lanciarla addosso a lui con tutta la forza che aveva. Lo schiaffo risuonò in tutta la casa. Il silenzio fu interrotto solo dalle urla di Marina:«Sei una persona orribile! Come hai potuto! Ti odio! Ti odio!» gridava piangendo fra i singhiozzi che le impedivano di respirare. Corse verso la porta e per le scale senza prendere un attimo fiato. Arrivò fuori, sotto la pioggia. Ormai era scoppiato un temporale. Si sedette a piangere sul ciglio della strada cercando di processare tutte le informazioni che si confondevano nella sua testa. L’unica cosa che capiva era che Mirko l’aveva presa in giro in un modo orribile. Sentì dei passi, poi delle parole, coperte dal rumore dei tuoni. «Marina…io…» era dietro di lei, ma Marina non aveva nessuna intenzione di girarsi. Si alzò e fece per andarsene.                                                                                    
« Aspetta!»                                                                                                                                              
«Che vuoi! Vattene! Non ti voglio più vedere!»                                                                                   
«Lasciami spiegare…» 
«Cosa vuoi spiegare! Eh? Cosa vuoi da me? Che ti ho fatto! Perché mi odi tanto? »le loro urla si sentivano per tutta la strada.   
«Io non ti odio…io…»                                                                                                                     
«Se non mi odiassi non ti comporteresti così! »                                                                                
«Se non mi comportassi così tu non ti accorgeresti nemmeno che esisto!»                                          
Questa volta lei ammutolì. Rifletté sulle parole da lui appena dette. Era una dichiarazione d’amore?   



Ed eccoci qui! Questo è il capitolo più emozionante fino ad adesso. Mi piace molto questa parte e spero possiate apprezzarla anche voi :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Attimi eterni ***


La pioggia cadeva  incessante e l’unico suono che si sentiva era il suo fragore. Marina era in piedi con le guance fucsia-rosa rigate dalle lacrime che si mischiavano alla pioggia. I suoi capelli completamente zuppi le scendevano sul viso a mo’ di riccioli. Le nuvolette d’aria che le uscivano dalla bocca fluttuavano dolcemente fino a scomparire nel cielo. Aveva addosso  un giacchetto blu-jeans e una gonna verde pastello che ormai zuppa aveva perso il suo volume. I capelli che di solito erano vaporosi e un po’ disordinati erano diventati composti e il taglio corto che portava solitamente con la frangetta al lato rendeva i suoi occhi più luminosi e vivaci che mai. In realtà Marina aveva un viso sconvolto e i vestiti in stato pietoso. I capelli erano andati a farsi benedire e i suoi occhi erano rossi per il pianto, ma a Mirko in quel momento sembrò di vederla proprio così, bella da morire. Lei non riusciva e capire, cercava in tutti i modi di mettere a fuoco la situazione, il suo sguardo era fisso su di lui e il suo cervello non voleva degnarsi di spiegarle cosa stesse succedendo. Le parole che Mirko aveva urlato galleggiavano nell’aria rendendola irrespirabile, cosa significavano? Perché? Come? Che cosa aveva detto? Per un momento le sembrò di capire, poi di nuovo buio totale. Il silenzio tra loro due si faceva sempre più pesante, come la pioggia che cadeva. Quei pochi attimi sembrarono un’eternità da cui Marina non riusciva ad uscire. Improvvisamente ricominciò a sentir battere il suo cuore, più che un cuore sembrava una mitragliatrice e ad ogni battito le sembrava di sentirsi mancare. Le emozioni creavano una tempesta nel suo cuore e la paralizzavano a causa della loro intensità. Tutti questi sentimenti agitavano Marina mentre Mirko provava un senso di compiutezza forte come non mai e si sentiva liberato da un peso che da troppo tempo lo tormentava. Ma queste emozioni non durarono molto, immediatamente paura e terrore si impadronirono di lui e il senso di libertà che aveva provato poco prima scomparve per lasciar spazio ad un’attesa snervante. Voleva sapere. Cosa stava pensando Marina? Cosa stava per dire? Aveva capito? Era stato chiaro o lei avrebbe potuto fraintendere le sue parole? Voleva sapere, ma aveva paura di sapere. I secondi parvero anni in quella strada bagnata dalla pioggia fredda che quasi non veniva più avvertita da Marina. Quasi non sentiva più il suo corpo, provò a calcolare quanto tempo fosse passato, ma non ci riuscì. Erano passati esattamente due minuti da quando Mirko aveva urlato quelle parole, ma le loro menti avevano vagato fra i pensieri più strani per ore intere. Per quanto sarebbero potuti andare avanti così? Per quanto si sarebbero guardati in quel modo? Non lo sapremo mai, perché proprio in quel momento una voce ruppe il silenzio.


Tadadatatatà! Ma quanto adoro questo pezzo? Buona letturaaa :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Passaggi e litigate ***


«Ma cosa sta succedendo?» disse la madre di Mirko sconcertata. Dopo aver assistito alla scena dello schiaffo era rimasta paralizzata e ci aveva messo un po’ per decidersi a rincorrerli giù per le scale fin sulla strada. Marina improvvisamente venne riportata alla realtà da quelle parole e senza pensarci due volte si girò e iniziò a correre via.                                               
«Aspetta! Marina!» gridò Mirko con tutta la voce che aveva in corpo, ma non servì a nulla: Marina stava scappando via.


Scappare. Scappare. Via, più lontano! Lontano da tutto questo. Voleva solo scappare, ma scappare dalla pioggia è impossibile.

Tornò in piscina che piangeva ancora. Non sapeva neanche per cosa, piangeva e basta.                
«Marina! O mio Dio! Ma si può sapere dove eri andata? È mezz’ora che sono qui ad aspettarti! Volevo chiamare tua madre! Ma ti sembra il modo di andare via? Hai lasciato tutto nello spogliatoio!» la ragazza che la doveva riaccompagnare a casa sbraitava a più non posso senza stare zitta un attimo.                                                                                                                                           
«Sono andata a fare un giro.» fu la sua spiegazione, la quale scatenò un vero pandemonio.                        
«CHE COSA? UN GIRO! A QUEST’ORA? MA TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?»                    
«E basta! Te ne potevi anche andare se non ti andava di aspettarmi!»                                      
«Bene! Allora fai una cosa! Tornaci da sola a casa!» e se ne andò lanciando diverse maledizioni su Marina, sulla sua famiglia e Dio solo sa su chi altro.                                                                  
Ottimo. Era completamente zuppa, non si reggeva in piedi, si era sicuramente assicurata una polmonite e non aveva nessuno che la riaccompagnasse a casa. Meraviglioso. Senza contare che aveva litigato con una sua amica e che se non si fosse fatta venire in mente qualcosa avrebbe dovuto dare spiegazioni ai suoi genitori. Cosa fare? Si guardò intorno per vedere se c’era qualcuno di sua conoscenza. Nessuno. La morte assoluta di ogni speranza. Mise a posto le sue cose e si incamminò, sperando in un miracolo. E quando vide Sabrina che stava salendo in macchina per tornare a casa per poco non rese pubblica la sua immediata intenzione di farsi suora per il miracolo ricevuto.   
«Sabrinaaaaaaa! Aspetta! Per favore mi puoi dare uno strappo fino a casa?»                    
«Ehm…va bene… sali» poverina. Cosa avrebbe potuto rispondere davanti a una ragazza che sembrava appena uscita da una camera della tortura e che vedendo la sua macchina aveva gioito come se avesse visto la salvezza eterna?  Marina si sedette noncurante del fatto che i suoi capelli fossero grondanti d’acqua, per fortuna almeno si era cambiata i vestiti. Arrivò a casa con un ritardo di appena dieci minuti e i suoi genitori chiesero spiegazioni solo per i capelli.                       
«Pioveva così forte che per un secondo che mi sono ritrovata sotto la pioggia si sono inzuppati…»                                
«Ok, ma asciugateli subito» 
Prese il phon tra le mani e appena lo accese ebbe come un rivelazione e si ricordò quale era stata la causa di tutto quel disastro. Non sapeva che pensare. Odiarlo? Dopotutto si era comportato in un modo raccapricciante. Perdonarlo? Quali erano le motivazioni che lo avevano spinto a ideare quella trappola maledetta?  Lui la amava?



Ecco un nuovo capito. Buona lettura  =)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Telefonate e appuntamenti ***


«Pronto?»
«Pronto? Arianna ci sei?»                                                                                                                       
«Oi! Ciao Marina! Come va?» 
«Bene, bene. Come mai non sei venuta oggi?»   
«Sto male. Il mio corpo ha trovato simpatico innalzare la sua temperatura fino a trentotto gradi e mezzo.» 
«Mamma mia, mi dispiace. Hai preso la tachipirina?» 
«Sì, speriamo che scenda subito, non mi va di prendere altre medicine…»   
«Senti posso farti una domanda?»    
«Dimmi»   
«Sto leggendo un libro e in pratica c’è un tizio che inganna una ragazza…gli dice una bugia su un argomento abbastanza delicato e lei se la prende e ci sta molto male. Allora litigano e lei dice che lui lo odia, ma lui risponde dicendo che non è vero e che se non si comportasse così lei non si accorgerebbe neanche che esiste. Che vuol dire secondo te? » 
«Che lui la ama.» furono queste le parole che per un attimo fecero mancare il respiro a Marina. Ma come! Così? Subito senza nemmeno pensarci un attimo?
«Scusa ma da che lo capisci? Che ne sai?»
«Lo ha confessato no?»
«Sì.. no.. scusa ma lui mica ha detto proprio  così. E poi se l’avesse amata non l’avrebbe fatta soffrire così no?»
«A parte che anche se  non ha detto proprio “Ti amo” è chiaro come il sole che lui la ama. Saranno i protagonisti no? La storia sarà incentrata su loro due..»
«Lascia perdere che è un libro, ma secondo te dire così equivale a una dichiarazione?»
«Sì per forza. Lui non riesce ad attirare la sua attenzione a allora per farlo si inventa le più disparate bugie per mettersi in mostra e arriva addirittura a creare un casino. Su che le ha mentito?»
«Le aveva detto che doveva fare un’ operazione per colpa di lei e non era vero.»
«Madonna…ci è andato giù pesante. Vabbè per farsi notare da lei questo ed altro. Forse non voleva ferirla, però l’ha fatto.»
«Ma non è che lui magari voleva dire qualcos’altro? Che ne so alludeva a qualcosa di diverso.. »
«Marina ma che ne so! Il libro lo hai letto tu. Vai avanti e ogni tuo dubbia sarà svelato.»
«Ma io voglio saperlo senza andare avanti!»
«…a te leggere fa male lo sai? Gira pagina e leggi come continua. Secondo me comunque era una dichiarazione, poi fai come ti pare…perché un vorrebbe essere considerato da qualcun altro se non gliene frega nulla di questo? È innamorato no? Anzi ora starà soffrendo per il litigio.»  
«Mha…se lo dici tu…senti è pronta la cena devo andare a mangiare… ci sentiamo.»
«Ok ciao, Quattro»
«Ciao, Nove. Fammi sapere se vieni la prossima volta.»
«Va bene, ci sentiamo.»
Click……..click….clickclikclikCLIK! Stava sfondando il tasto di fine chiamata perché voleva sfogarsi o perché voleva assicurarsi che Arianna non sentisse? Non lo sapeva, non lo voleva neanche sapere, piangeva solamente, anche questo senza sapere il perché. C’è forse bisogno di un motivo per piangere?
«Marina sei tu? Tutto bene? Cos’è questo rumore?» disse sua sorella, che dall’altra stanza avvertiva una specie di lamento che avrebbe definito di una foca morente. Dio, non ci poteva credere: l’aveva sentita. Aveva cercato di piangere nell’assoluto silenzio, evidentemente non era il suo forte. «Tutto bene… è il computer.»                                                    
«Eh?»                                                                                                                                                   
«TUTTO BENE! È IL COMPUTER!»                                                                                           
«Ah! Ok!» Ah! Maledizione, perché le andava tutto male? Era sdraiata sul letto con la luce spenta e fissava la luna che vedeva attraverso la finestra. Era ancora presto per andare a dormire, ma  non desiderava altro. Dormire e smettere di pensare a tutto quello che era successo durante quell’assurdo martedì sera.                                                                                                              
“Baby you’re a fiiiirework
Come on let your coooolors burst
Make ‘em go “Oh, oh, oh!”                                                                                                                                       
You’re gunna leave ‘em fallin’ down-own-ooownn!”

Ma che diavolo…

“Baby you’re a fiiiirework
Come on let your coooolors burst
Make ‘em go “Oh, oh, oh!”                                                                                                                                       
You’re gunna leave ‘em fallin’ down-own-ooownn!”

Chi. Osava. Disturbarla.

“Baby you’re a fiiiirework
Come on let your coooolors burst
Make ‘em go “Oh, oh, oh!”                                                                                                                                       
You’re gunna leave ‘em fallin’ down-own-ooownn!”

“Ah! Maledetto telefono”  Guardò il nome che era apparso sullo schermo del suo cellulare e sentì un tuffo al cuore. Era proprio lui.                                                                                                     
«Pronto?»                                                                                                                                                    
«Ciao Marina! Come butta?»                                                                                                                           
«Tutto bene…»                                                                                                                                     
«Senti, domani dopo la scuola ti andrebbe di venire al cinema con me?»                                      
Ahhhhhhh O MIO DIO! Le aveva chiesto un appuntamento? “Oddio! Oddio che faccio? Ah! Rispondo? Devo dire qualcosaaaa!”   «Ok…» 
«Va bene, sai ci dovevo andare con alcuni miei amici, ma dopodomani c’è il compito di tedesco e a quanto pare tu sei l’unica che può permettersi di andare al cinema il giorno prima di una verifica. Avevo già comprato il biglietto per me e per un mio amico.»                                                              
“Ah! Sono la seconda scelta…ma… da quando i biglietti per il cinema si comprano in anticipo? Mha, l’importante è che me lo ha chiesto.”«Scusa, ma tu ti puoi permettere di andare al cinema il giorno prima?»                                                       
«No, infatti ho studiato oggi e poi al limite copio da qualcuno. I biglietti li ho comprati e non li  spreco.»
«Va bene, allora a domani…»                                                                                                                             
«Ok, ciao»                                                                                                                                                     
Clik. Gioia, gioia infinita pervase l’animo di Marina. “Caio” le aveva chiesto un appuntamento. Caio! Il ragazzo che le piaceva da sempre le aveva chiesto di uscire. Olè ogni tristezza sia allontanata, chi vuole dormire a quest’ora? Si gettò a tavola e divorò la cena. Tornò in camera e passò un’ora a decidere cosa mettersi per il giorno dopo.


Stavolta capitolo un po' più lungo perchè sono tutti dialoghi. Buona lettura :)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Film ed eventi inaspettati ***


Andò a scuola allegra come non mai. Tornò a casa e, dopo mangiato, si vestì. Aveva scelto dei jeans blu acceso e una maglietta rosso sangue con su scritto in nero “Sono stata negli Hunger Games, ti conviene scappare” il che poteva risultare un tantino inquietante, ma Marina preferiva essere appariscente. Il suo motto era: come pensi che qualcuno ti possa notare se un muro è più appariscente di te? La maglietta era abbastanza lunga e l’avrebbe indossata a mo’ di vestito con sotto una maglietta a collo alto nera. Stivaletti neri tipo anfibi erano stati scelti per i piedi e al collo avrebbe portato l’immancabile collana dei “doni della morte”. Era pronta! A scuola avevano concordato che si sarebbero visti direttamente davanti al cinema. Con largo anticipo si presentò lì e con sua grande sorpresa trovò lì anche  lui che si trovava seduto su una panchina e le dava le spalle. 
«Ah! Siamo arrivati tutti e due prima..» disse lei arrossendo e dandogli una pacca sulla spalla. Lui si girò e le prime parole che uscirono dalla sua soave bocca furono: «E chi diavolo sei tu?»                      
«Ah! Oddio! Scusi l’avevo scambiata per un’altra persona!» e si allontanò desiderando di essere colpita da un fulmine.
“Da dietro sembrava proprio lui… aveva il suo stesso giacchetto…”        
Restò lì ad aspettare per mezz’ora finchè non cominciò ad entrare gente per lo spettacolo delle 16,30. Lui arrivò con tutta tranquillità alle 16,45. Quando lo vide arrivare ebbe un sussulto. Cominciava a credere che non si sarebbe presentato.  
«Non pensi di essere un po’ in ritardo?»  
«Forse…dai entriamo.»                                                                                                               
Entrarono e anche a luci spente non ebbero difficoltà a trovare posto: c’erano al massimo venti persone! “Ma che film è? Non lo vuole vedere nessuno? Ok che è mercoledì ma…”                                                                                                                                  
Si sedettero e guardarono il film. Simpatico, un po’ senza senso ma simpatico. Alla fine dello spettacolo si alzarono e uscirono constatando che il tempo aveva retto bene: c’era il sole.              
«Ci prendiamo un gelato?» propose lui.                                                                                                         
«Ok. Ma piccolo, non ho molta fame»                                                                                                 
«Senti mentre tu prendi il tuo vado un attimo al bagno, aspettami pure seduta, c’è una panchina lì..»
«Va bene, ti aspetto lì»
Prese un gelato che teoricamente sarebbe dovuto essere piccolo e si mise ad aspettare. Nel frattempo controllò il telefono. Un messaggio whatsapp di Mirko. In quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Il messaggio era. “Dove sei?” Lo aveva inviato dieci minuti prima. 
-Perché lo vuoi sapere? E poi scusa sarebbe un buon inizio-                                                                   
-Dimmi dove sei e basta-                                                                                                                           
-Ma sei impazzito? Sono alla gelateria davanti al cinema e allora?-                                                          
-Sto arrivando, aspettami.-                                                                                                                      
-Cosa? Ma che dici?-                                                                                                                                    
Nessuna risposta.                                                                                                                                          
-Mirko ci sei?-                                                                                                                                                  
Nulla.                                                                                                                                                           
Si mise ad aspettare “Caio” che nel frattempo sembrava esser stato risucchiato dal water, finì il gelato, cominciò a interessarsi al numero di buche che c’erano sulla strada e al colore che ogni numeretto del suo orologio aveva. Erano passati otto minuti. Ma quanto ci metteva? Finalmente lo vide uscire dal bagno, non prese il gelato, anzi si diresse direttamente da Marina, e si sedette di fianco a lei.                                                                                                                                                      
«Ma quanto temphhs…»  Non riuscì a finire la frase perché tutto ad un tratto lui si era avvicinato a lei e aveva posato le sue labbra sulle sue.





Ecco qui un nuovo capitoletto :) la faccenda si fa intrigante...a presto per il nuovo aggiornameto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Felicità e rabbia ***


Com’è un bacio? Com’è un primo bacio? Marina in questo risponderebbe che è un misto fra sorpresa, emozione, ansia e felicità. Si sentiva mancare, cosa stava succedendo? Perché? Quante volte aveva immaginato questo momento? E ora accadeva tutto all’improvviso, così veloce da non riuscire a capire. Non ci riusciva proprio. Ma forse capire non le importava in quel momento, avrebbe voluto piangere per cercare di trasformare in lacrime tutti i suoi sentimenti. Tutto questo era  accompagnato da un’apnea prolungata, l’incapacità di tornare a respirare e una sensazione stranissima dentro al petto. Questo è un primo bacio. Fu un bacio corto, ma nella testa di Marina fluiva un fiume di pensieri, nel suo cuore un fiume di emozioni. Quando si staccarono ancora non aveva ripreso a respirare e non poteva far altro che guardarlo imbambolata mentre lui studiava attentamente l’asfalto in modo molto vago. Lo stava ancora fissando aspettando che tutte le sue emozioni prendessero una forma e che si incanalassero per dar luogo ad un qualche tipo di reazione che ancora non c’era. Avete presente quando guardate un’oggetto vicinissimo a voi e lo sfondo appare sfocato? E poi ad un certo punto mettete a fuoco quello che c’è sullo sfondo facendo diventare sfocato ciò che è vicino? Bene, questo fece Marina, solo che sullo sfondo c’era Mirko.

O. Mio. Dio. Non pensò, niente che potesse assomigliare a un pensiero solcò la sua mente. Si alzò, lasciò Caio lì impalato, si mise a correre. Mirko non dava l’idea di star per muoversi. Ma Marina lo stava già vedendo scappare. Per questo si mise ad urlare: «Mirkoooooo! Aspetta! Aspetta!» urlava e correva, si avvicinava sempre di più, aveva urlato talmente tanto nel percorrere quei trenta metri che rimase abbastanza delusa quando arrivò da lui che non aveva ancora accennato a muoversi in qualche modo. «Sì?» fu la sua risposta alle urla di Marina «Cosa c’è?»

“Come! Sì cosa c’è?!”pensò Marina sconcertata dalla tranquillità di Mirko.
«…ehm, ecco…anf…io…»
«Cosa?»
“Ma che diamine! Perché gli sono corsa incontro? Volevo cosa? Spiegargli? Ma spiegargli cosa?”
«Non sei tu che mi hai mandato quel messaggio? Ti chiedo io cosa c’è!»
«Nulla.»
«Come nulla!»
«Nulla, il nulla assoluto.»
«E allora perché volevi sapere dov’ero?»
«Così…»disse con poca convinzione.
«Mirko….»
«Non sapevo avessi un ragazzo» disse guardandola come se avesse commesso un’azione degna di ogni punizione terrena.
“Ah neanch’io…” «Be’ non sono affari tuoi…» ottimo, sebbene l’intenzione fosse quella di ponderare la situazione, lo aveva già insultato.
«Bene, allora addio»
«No!»
«No?»
«Cioè.. sì! Però…»
«Marina non facciamo diventare tutto questo ridicolo…addio.»
«Sei stato tu ridicolo a farmi quella dichiarazione!»
Mirko la guardo con gli occhi lucidi e carichi di rabbia, Marina sembrò sbiancare “Oh no! Che ho detto! No, no, no! Non volevo dire questo…”
«Cioè…volevo dire…»provo a salvare la situazione.

Lui rivide tutto quello che era successo, il bacio, il disprezzo che lei aveva mostrato nei suoi confronti e dalle sue labbra non potè che uscire un sonoro: «Vai al diavolo» e se ne andò senza che Marina potesse controbattere. Restò lì impalata. Non sapeva se voleva raggiungerlo e picchiarlo oppure chiedergli scusa. Si girò ricordandosi che Caio si trovava lì, ma evidentemente era andato via mentre parlava (litigava) con Mirko. Tornò a casa e l’unica cosa che fece fu cercare di non farsi domande e di non pensare.


Il sole aveva asciugato ciò che si era bagnato? Quel raggio era stato così forte da asciugare ciò che era zuppo? Forse sì. Forse questa storia non si dovrebbe intitolare Mariko. Forse questa storia non dovrebbe neanche esistere. Perché la verità è che può piovere quanto vuoi, ma prima o poi si asciugherà tutto.


Arrivò a casa, sentiva di dover esplodere, ma non ce la faceva. Continuava imperterrita a svestirsi e a mettersi il pigiama cercando di convincersi che non fosse successo nulla. Era successo qualcosa? No, tutto ok. Tutto tranquillo, qual è il problema? Pianse e lanciò con rabbia i vestiti e le scarpe contro il muro. Non pensava piangeva solo. Forse piangeva proprio per non pensare.




Eccomi qui con un nuovo capitolo :) 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Vendetta e perdono ***


Il giorno dopo Marina entrò in classe e per prima cosa vide Caio «Ciao…» disse arrossendo.
«Ciao…mi fai copiare al compito?» disse lui nel modo più normale del mondo.  
Lei leggermente indispettita, ma non senza estrema dolcezza: «…ma certo»

«Ok.»
«Ok» Queste erano le parole di due persone che si erano baciate il giorno prima? Doveva chiedergli scusa per averlo lasciato lì per correre dietro a Mirko…
Dopo il compito, dopo la copiatura del compito, a ricreazione Marina gli disse: «Senti posso parlarti un attimo?»
«Ok…» Certo che era loquace quel giorno eh! Sarà stato l’imbarazzo?
«Ascolta…riguardo a ieri…volevo chiederti scu…»
«Fai come se non fosse successo nulla.»
«Eh? In che senso nulla?»
«Mi dispiace mi sono sbagliato cancella tutto. Adesso devo andare»
«…» ma come? Cancella? Nulla? Perché? Perché!

Durante la lezione di matematica, che stava trascorrendo studiando il cappuccio della sua penna, sentì Claudio e Luca bisbigliare qualcosa: «Hai vinto?»
«No quel  maledetto l’ha fatto»
«Ma come! Non avevi detto che non aveva il coraggio?»
«Evidentemente gli è venuto»
«Ma erano così amici… ma lei come l’ha presa?»
«Lui gli ha detto di fare come se non fosse successo nulla…»
«E lei?»
«Boh. Comunque ora gli devo dare  pure venti euro»
«Strano comunque…che l’abbia presa così bene, lo ha fatto pure copiare durante il compito!»
«Perché lui gliel’ha detto dopo il compito. Così lei, pensando che l’amasse lo ha fatto copiare»
«Comunque non credevo che Marina fosse così stupida da farsi abbindolare pe un bacio…»
«Le femmine sono tutte così…»
«CLAUDIO!  LUCA! Posso continuare la lezione o dovete finire di chiacchierare?»
«Scusi prof…»
E la lezione continuò.

Una scommessa. Venti euro... Degli stupidissimi venti euro. Bastardo…BASTARDO!

Marina si alzò senza permesso e corse in bagno a dare calci al muro. Maledetto bastardo! L’aveva ingannata, tutta una presa in giro. L’appuntamento, il biglietto, il gelato…il bacio. Tutto per venti euro! Si raggomitolò seduta sul pavimento e pianse tutte le sue lacrime, rivide tutti i momenti in cui aveva pensato a lui e si promise che non l’avrebbe passata liscia.
Tornò in classe e si ritrovò guardata da tutti come un alieno, compresa la professoressa.
«Marina? Posso sapere perché sei scappata dalla classe?» chiese indispettita
«Scusi, ma all’improvviso ho sentino come una nausea e sono dovuta correre in bagno, non ho fatto in tempo a chiedere…»
«Va bene… ti senti meglio?»
«Sì, grazie.» e tornò a posto facendo finta di nulla. Sedendosi incrociò lo sguardo di Caio e con quell’occhiata un odio profondo più che mai straziò il cuore di Marina.

Il sole era stato coperto da una nuvola. Una nuvola carica di pioggia. Una nuvola che precedeva un temporale. La vendetta era vicina.


«Ti odio»
«Anch’io» fu la prima cosa che Marina e Mirko si dissero in piscina quando si incontrarono all’ingresso.
«Hai intenzione di scusarti per le cose orribili che mi hai detto?» disse superbamente Mirko.
«Hai intenzione di scusarti per le cose terribili che mi hai fatto?» rispose a tono Marina.
«…» si guardarono negli occhi  entrambi convennero che entrare sarebbe stato meglio. Marina nuotò per tutto il tempo senza rivolgergli la parola, pensando a come vendicarsi di Caio. Era più convinta che mai. Mirko era sempre meno convinto.

Dopo una doccia bollente Marina si vestì e si incamminò verso l’uscita. Aveva appena attraversato la porta quando…
«Scusa» Marina si girò di colpo e vide accanto a lei Mirko con un’espressione triste in volto. «Mi dispiace, non avrei dovuto dirti quella bugia…è solo che…io…» guardava il pavimento cercando in vano di sollevare la testa per vedere la sua reazione.
«Ho capito…non fa nulla. Non avevi cattive intenzioni.» disse con un sorriso.
«Scusa se ho fatto scappare via il tuo ragazzo, cosa devo fare per farmi perdonare?»
«Quello non è il mio ragazzo! È solo un maledetto deficiente!» urlò Marina
«Ah…ok ma stai calma.»
«…vuoi farti perdonare?»
«Certo…»
«Allora devi fare una cosa per me.»
«…»


Nuovo capitolo. Il realmente esistente Caio non me ne voglia per come l'ho fatto comportare. Non lo conosco e non ho nulla contro di lui xD

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Perdono e vendetta ***


«Tu fai il primo anno nella mia stessa scuola no?»
«Sì…»
«Conosci quel ragazzo che mi ha baciato l’altro giorno?»
«Di vista…perché in pratica un suo amico è il fratello di un mio amico.»
«Bene voglio che tu scopra qualcosa su di lui… un suo punto debole.»
«Perché io che neanche ci ho mai parlato? Non fai prima tu che ci vai in classe insieme?»
«Proprio perché io lo conosco desterei sospetti. Tu puoi avvicinarti a lui tranquillamente. Tanto non sa che io ti conosco.»
«Ma scusa…come io ho visto lui e l’ho riconosciuto lui avrà visto me…»
«No non ti può aver riconosciuto.»
«E che ne sai?»
«Perché al cinema hanno incominciato a fargli male le lenti e quindi se l’è tolte. Non gli manca tanto ma lontano com’eri sicuramente non ti avrà visto bene.»
«…siete andati al cinema?» chiese lui vagamente.
«…sì ma cosa c’entra?» disse lei indispettita.
«Nono, niente. Quindi sei sicura che non mi ha riconosciuto?»
«Assolutamente sì.»
«E quindi…che devo fare? Chiedo al fratello di questo mio amico? Ma quanto ne può sapere lui? E poi che gli dico “Scusa senti sono amico di tuo fratello, sai per caso il punto debole di quel tizio”?»
«No Mirko, non devi chiedere di lui ad un suo amico.»
«E che devo fare allora?»
«Devi diventare suo amico.»
«EH? Che devo fare io? Sei impazzita addirittura devo diventare suo amico per estorcergli informazioni? Ma che è? Siamo nella CIA?»
«Se non ti va di farlo basta dirlo…mi arrangerò» disse in tono sommesso.
«No…non…io…»
Marina sfoderò convincenti occhi dolci.
«…va bene»
«Perfetto. Domani l’operazione avrà inizio!» esclamò lei sorridendo. La vendetta era vicina.
“Ecco…mi sono fatto incastrare” pensò Mirko già pentendosi di aver ceduto.
«Bene! Devo andare…ci vediamo!» disse lei velocemente cominciando a correre.
«Ma aspett…ciao…» rimase lì impalato pensando al fatto che parlare con persone che non conosce non era mai stato il suo forte. E ora doveva addirittura diventare amico di uno che a malapena conosceva. Almeno aveva fatto pace con Marina, il che non era poco. Ma si era sentito leggermente sfruttato. Anzi senza leggermente. Ma per lei questo ed altro.

Il giorno dopo, in modo assurdamente sfacciato offrì una lattina di tè a Caio e in modo altrettanto assurdo fecero amicizia. Mirko era sconvolto: mai aveva raggiunto un obbiettivo così velocemente e così facilmente. Continuarono a vedersi a ricreazione, parlavano di calcio, di film e dulcis in fundo venne introdotto l’argomento ragazze. Mirko sondò la situazione alla ricerca del più piccolo elemento utile, con tenacia e perseveranza e una discreta quantità di nonchalance riuscì in quello che non avrebbe mai sperato.
«Gli piace Sara Tufo, 3F» disse Mirko sentendosi quasi un eroe.
«Ma…è fantastico come hai fatto a fartelo dire?» disse Marina stupefatta, poiché non aveva affatto fiducia in Mirko e il pensiero che avrebbe potuto rivelarsi utile non le era neanche passato per l’anticamera del cervello.
«Eh…segreti del mestiere. Sai com’è non tutti possono essere bravi quanto me!»
«Si vabbè, adesso non ti gasare per così poco. Ora inizia la seconda parte del tuo compito.»
«Esiste una seconda parte del compito?»
«Sì. Devi metterti con Sara Tufo.»
«EHH!? Ma ti ha dato di volta il cervello? Neanche la conosco!»
«E conoscila allora!»
«Marina, mi sembri turbata psicologicamente, sei sicura di sentirti bene?»
«Sicurissima, mettiti con lei per finta. Non la devi per forza conquistare. Chiedile se a scuola si può far vedere con te perché devi far ingelosire qualcun’altra no?»
«E secondo te ci starà?»
«Certo!»
«Quindi tu ci staresti?»
«Assolutamente no.»
«…» perplessità. «Vabbè tanto ormai che importa al limite la mia reputazione è rovinata per sempre, se va male.»
«Sapevo che mi saresti stato di grande aiuto!»…bugia grande come una casa.
«Mah! Speriamo bene…»



Nuovo capitolo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Sara Tufo, 3F ***


Il giorno dopo, con abilità ed ingegno sfruttò nuovamente il trucco della lattina, che si era rivelato estremamente utile. Tuttavia quello che ottenne fu un’occhiata come a dire “E chi caspita sei tu?” e una risposta del tutto inaspettata: «No, grazie non mi piace il tè.»
«…» imbarazzo e voglia di imprecare… “Esiste qualcuno a cui non piace il tè? E lo dovevo beccare proprio io? Perché non le ho offerto dell’acqua?” si torturava Mirko per l’occasione sprecata. Tuttavia riuscì a salvare la situazione: «Davvero? Non credevo ci fossero persone a cui non piace il tè! Io lo trovo davvero buonissimo…a te cosa piace?»
«L’aranciata…» disse un po’ sospettosa.
«Anche a me piace, ma di più il tè, poi lo trovo più sano della Fanta.»
«No. Non intendevo la Fanta, proprio la spremuta d’arancia.»
«Ah ancora meglio allora…»
«Perché hai offerto a me il tè?» disse questa volta sorridendo. Mirko rimase colpito da quel sorriso. Sembrava un’altra persona. Aveva i capelli lunghi e ondulati, biondi e gli occhi verdi e il suo sorriso era dolce, quasi ingenuo. Non potè fare a meno di confrontarla con i capelli corti e perennemente arruffati di Marina e il suo sorriso a volte impacciato e a volte malizioso.
«Perché sei la ragazza più bella a cui potevo offrirla.» disse guardando il pavimento.
«…» Sara sorrise arrossendo. Quello strano ragazzo la faceva sentire bene….
Driiiinnn! Sentirono la campanella suonare la campanella.
«Devo andare! Ciao!»
«Aspetta! Come ti chiami?»
«Mirko de Filippo, 1C tu?»
«Sara Tufo 3F…»
«Ciaooo»
Tornando in classe vide Marina che stava appostata dietro all’angolo e vedendola provò un’angoscia stranissima…era perché per la prima volta aveva pensato che ci fosse una ragazza migliore di lei?
«Sei stato fantastico! Già ti adora!»
«Ma no…che dici…»
«Ti dico di sì! Ora devo andare! Continua e assicurati di farti vedere da lui!»
«…»

Quella notte Mirko faticò ad addormentarsi. Continuava ad immaginare il sorriso di Sara e a pensare a quanto Marina lo stesse sfruttando. Per cosa si voleva vendicare poi? Non glielo aveva mica detto. C’entrava con il bacio. Ricordò il dolore che aveva provato vedendo che baciava un altro. Che uno uscito da chissà dove poteva permettersi di baciarla Poi di nuovo si ritrovò a pensare a Sara e a quanto fosse bella. Concluse dicendo a se stesso che sarebbe stato meglio dormire, prima di impazzire del tutto. 


Nuovo capitolooo e nuovo personaggio :)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Amore e gelosia ***


Il giorno dopo si ripresentò davanti alla classe di Sara e gli sembrò quasi che le fosse lì ad aspettarlo Gli sorrise ampiamente quando lo vide e gli venne in contro. Si misero a parlare di come si trovavano a scuola, facevano merenda insieme. Ogni giorno lui andava davanti alla sua classe per vederla, e poco gli importava di passare davanti alla classe di Marina per far ingelosire lei, o quell’altro. Gli bastava vederla. Poi un giorno lui le chiese di uscire, tutto andava per il meglio finchè Marina gli fece una proposta raccapricciante: «Ora che è cotta devi farti vedere con lei, entra nella mia classe con lei e comportatevi da piccioncini.»
«No…»
«Perché no?»
«Non mi va di esporla così, come se fosse un trofeo.»
«Ma scusa che abbiamo fatto a fare tutto questo se poi non ti fai vedere con lei?»
«Abbiamo? Ho fatto tutto io!»
«Ma il piano è mio…»
«Non mi va. Punto e basta…»
«Vabbè dai, ci penso io.»
«Che vuol dire?»
«Non preoccuparti di nulla, continua semplicemente a frequentarla»
«Ok…» cos’aveva in mente Marina?

Due giorni dopo “L’operazione Gelosia” iniziò. Andò da Caio e gli disse: «Ehi! Hai presente quel tuo amico? Quello che ti ha offerto il tè…si chiama tipo Marco…»
«Mirko?»
«Sì! Lui! Si è fidanzato con un’amica di mia cugina…Sara Tufo mi pare.»
«Sara Tufo!?» urlò lui sbiancando.
«Sì, Sara Tufo, 3F»
«Ma…ma non è possibile…»
«Puoi vederli con i tuoi occhi! Sono qui fuori…»
«Qui fuori dove?»
«Mhmm prima li ho visti andare al bar, ma basta aspettarli davanti alla classe di Sara no?»
«Ok» disse Caio, che quasi non riusciva a parlare.
Si appostarono davanti alla 3F e si misero ad aspettare. Marina era sicura che come ogni giorno sarebbero arrivati insieme…poi Caio avrebbe chiesto a Mirko se ci stava insieme e  lui avrebbe risposto sì, gettandolo nella disperazione più completa. Eccoli! Stavano arrivando! Si nascosero per non essere visti e aspettarono.

Mirko e Sara camminavano chiacchierando tranquillamente del più e del meno, ma quando erano quasi alla porta della classe Mirko inciampò sui suoi piedi e si ritrovò per terra nel giro di un secondo. Tutti scoppiarono a ridere. Si rialzò dolorante e rosso come un peperone. Sara sorrise dolcemente e disse: «Sei la persona più strana che abbia mai conosciuto…»
«…e tu la più bella…» disse lui incantato dal suo sorriso. Lei si avvicinò a lui e socchiuse gli occhi, Mirko le mise una mano fra i bei capelli dorati e la baciò con il cuore che gli batteva a mille, ma allo stesso tempo come se fosse la cosa più naturale del mondo. Si staccarono, lei sorrise ed entrò in classe. Lui rimase imbambolato, ma la felicità durò poco, perché vide Caio avvicinarsi con un’espressione non  arrabbiata, di più. Era già abbastanza agitato, ma quando vide, dietro Caio, Marina che correva piangendo verso di lui, la disperazione s’impadronì della sua anima. In un secondo Marina fu lì e gli diede lo schiaffo più forte della sua vita.
«Maledetto bastardo traditore!» urlò singhiozzando, attirando l’attenzione di tutta la scuola. Caio era immobile dietro di lei e non capiva cosa stesse succedendo. Sara aveva visto dalla porta tutta la scena, Mirko non riusciva a respirare e cercava solo di non cadere per terra a causa della potenza dello schiaffo. Marina scappò via piangendo in bagno e lì rimase.




Lo so, lo so, state pensando che Marina sia una psicopatica, ma suvvia! Cercate di comprendere i suoi sentimenti e di capire le sue ragioni. E ricordate che non sempre la mente e il cuore sono d'accordo. Nel prossimo capitolo il quadro si chiuderà e tutto risulterà più chiaro :)

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Sentimenti celati ***


«Marina stai bene?»
«Chi è?» rispose Marina cercando di mascherare il pianto.
«Sono Lucia, la prof mi ha chiesto di chiamarti, visto che stai qui da più di mezz’ora»
«Non mi sento molto bene, dille che rimango qui un altro po’»
«Va bene…senti c’è un tizio che sta qui fuori che mi ha chiesto di dirti che gli dispiace.»
«Gli dispiace per cosa?»
«E che ne so…»
«Va bene…torna in classe, io fra un po’ vengo…»
«Ok…»
Marina sentì uscire Lucia e si rimise a piangere, cercando di non farsi sentire. Mirko era lì, fuori dalla porta del bagno delle femmine. Stava aspettando che Marina uscisse? Per scusarsi? Marina non sapeva cosa pensare. Non sapeva neanche se era arrabbiata con lui. Ma per cosa poi? Che aveva fatto per meritarsi quello schiaffo? Era evidente che lui piacesse a Sara, ma non credeva che la cosa fosse reciproca…ma perché? Lui amava Marina, aveva detto così. Lei era così contenta di averci fatto pace, era contenta che l’aiutasse nel vendicarsi, pensava che la stesse aiutando perché voleva vendicarsi di Caio anche lui, visto che l’aveva baciata. Ma evidentemente aveva sbagliato qualcosa. Qualcosa aveva sbagliato per forza, dato che si era ritrovata a schiaffeggiarlo davanti a tutta la scuola. In fondo che importava a lei se lui voleva mettersi con Sara? Alla fine si era vendicata no? Caio aveva il cuore a pezzi no? E allora perché quando li aveva visti baciarsi non ci ha visto più dalla rabbia? Sentiva ancora il sangue ribollire e non faceva altro che insultare mentalmente Sara, nonostante le fosse stata simpatica fin da primo momento. Avrebbe voluto scusarsi per lo schiaffo, ma appena pensava alla faccia di Mirko le veniva voglia di dargliene un altro ancora. Non era giusto…lei non aveva il diritto di trattarlo così, prima lo usa per i suoi comodi e  poi si lamenta se non la ama? Quest’ultimo pensiero le costò un singhiozzo più forte del normale e Mirko lo sentì.
«Marina…»
«Vattene via!» disse lei piangendo.
«Senti, io proprio non ti capisco!»
«Bene, siamo in due.»
«…»
«Ora te ne puoi anche andare.»
«Volevo scusarmi con te…»
«Per aver baciato una ragazza? Non devi certo scusarti con me per questo…»
«Lo pensavo anch’io prima che mi picchiassi…»
«Scusa…sicuramente Sara non si sognerebbe mai di schiaffeggiare un ragazzo, né di chiedergli di mettersi con un’altra per far ingelosire quello che le piace, né di…»
«Basta! Finiscila con i piagnistei e dimmi che cosa ho sbagliato! Che c’è ho mandato in fumo il tuo piano? Pensavo che un bacio fosse perfetto per il piano di vendetta no?»
«…» Marina aprì la porta con il cuore che le batteva a mille. «Era finto? Lo hai fatto solo per il piano?» disse quasi sorridendo.
«Certo che no!»
Il sorriso di Marina si spense miseramente.
Mirko continuò: «Non prenderei mai in giro una ragazza così. Dicevo solo che se lui ha visto che io la baciavo, ben venga per il tuo piano no?»
«Non prederesti mai in giro una ragazza tranne me!» urlò rinchiudendosi dentro e sbattendo la porta.

Fuori incominciò a piovere. Pioveva fitto e leggero. Entrambi ricordarono la dichiarazione di Mirko sotto la pioggia.

«Marina…io… a me piace Sara, se ti va bene, bene, se no, meglio.»
«Come puoi dirmi una cosa del genere!» disse Marina riaprendo la porta. «Mi sembrava che mi avessi fatto una dichiarazione!»
«E a me sembrava che tu mi avessi detto che ero un essere orribile e che mi odiavi!»
«Ma poi ti ho perdonato!»
«Sì! Perché ti serviva uno scemo che facesse i tuoi comodi!»
«Fammi capire…tu simuli un’operazione, torturandomi psicologicamente per giorni e adesso io che ti chiedo di farmi un favore sono cattiva?»
«Ma alla faccia del favore! Usi i miei sentimenti per far ingelosire quello che ti piace!»
«Volevo vendicarmi! Che ingelosire!»
«Bè qualsiasi cosa volessi fare, non la venire a chiedere a me, visto quello che è successo!»
« “Quello che è successo”, come lo chiami tu, è che ti sei comportato al limite della pazzia! Tu non immagini neanche quello che mi ha fatto quel maledetto e tu eri l’unica persona di cui mi fidavo! Dovevo rimanere a macerarmi nel dolore?»
«Sisi, immagino, che ti ha fatto? Ti ha baciato in un momento poco opportuno? Non eri preparata psicologicamente?»
«Ma come ti permetti di farmi la predica, quando tu un giorno ci provi con una, un giorno con un’altra!»
«Non è vero, tu mi hai rifiutato e sei stata tutto il tempo ad usarmi per far ingelosire quello, permetti che se trovo una ragazza che non picchia al primo problema almeno me la tengo!»
«Ancora? Io con quello ho chiuso! Lui mi ha fatto credere che gli piacessi per una scommessa di venti euro, volevo solo ripagarlo con la stessa moneta!»
«Mettendo in mezzo Sara che non c’entrava niente!»
«Ma io infatti ti avevo detto che non dovevi conquistarla, ma dovevi far finta e spiegarle la situazione, ma tu no! Vuoi fare il don Giovanni!»
«Ripeto che tu mi hai rifiutato! Sarò pure libero di mettermi con chi voglio!»
«MA CHI TI HA RIFIUTATO!» urlò con quanto fiato aveva in gola.
Per un momento a Mirko sembrò di star per svenire, poi riuscì a reggersi in piedi. Marina era piantata a terra ed era rimasta quasi stordita dal suo stesso urlo. Entrambi non riuscirono a formulare una frase per continuare la discussione.  Si sentiva solo la pioggia battere forte sul tetto della scuola. Ancora una volta gli attimi sembrarono eterni, ancora una volta una voce ruppe il silenzio.







TADADADDATA TA! Ecco un capitolo che mi piace molto! Buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Lacrime ***


«MA SIAMO TUTTI IMPAZZITI?!» urlò il professore di matematica di Mirko.
I due ragazzi sbiancarono.
«Tu! De Filippo che ci fai nel bagno delle femmine? E tu, ragazzina, le tue urla si sentono in tutta la scuola! TORNATE IN CLASSE ALLA VELOCITA’ DELLA LUCE!»  gridò furibondo.
Mirko non se lo fece ripetere due volte, sapeva quanto poteva essere pericoloso il prof. di matematica. Marina era terrorizzata e corse via rischiando di inciampare ad ogni passo, lodando il cielo di non avere quel tizio come professore.
Tornò in classe dicendo che si sentiva meglio. Per fortuna quel professore non sapeva il suo nome e non poteva risalire a lei, ma Mirko era nei guai. Mirko tornò in classe e fu nuovamente sgridato dalla professoressa di musica (che aveva anche una certa ragione visto che era in bagno da circa cinquanta minuti, senza che avesse dato nessuna spiegazione). Si sedette al suo posto e passò il resto della giornata a cercare di dare un senso ai pensieri nella sua testa. Marina passò il tempo che mancava al suono della campanella a guardare fuori dalla finestra. Vedeva l’acqua cadere ed infrangersi al suolo. Il cielo era grigio e fuori sembrava sera, sebbene fosse mezzogiorno, d'altronde era dicembre. “…dicembre! Fra un po’ è Natale! Anzi fra una settimana esatta!” pensò Marina. Le piaceva il natale, era allegro. Ma l’allegria non durò molto e ritornò a torturarsi per quello che aveva detto a Mirko. Fino a quel momento era riuscita a non pensarci, ma dopo appena cinque minuti cedette e cominciò ad arrossire, poi sbiancò di colpo, poi una smorfia di dolore, poi rabbia, incominciò a torturare la penna che aveva in mano e non si fermò fino alla completa distruzione della stessa. La compagna di banco di Marina la guardava terrorizzata, non sapeva come comportarsi e temeva che se le avesse fatto notare che sembrava una psicopatica ubriaca la situazione sarebbe precipitata. La lezione continuò e dopo aver distrutto la sua penna Marina cadde in una profonda depressione. Sentiva che era arrivato il momento di ammettere qualcosa, almeno a se stessa. Doveva farlo, non poteva continuare così, pensava che le cose si sarebbero risolte da sole, che con naturalezza tutto sarebbe andato al suo posto, ma no! Eh no! Ci voleva proprio una tizia che complicasse la situazione. Nuovamente se la prese con la penna, poi si ricordò che se si erano conosciuti era tutta colpa sua e desiderò trafiggersi con quella stramaledettissima penna. Uscì da scuola, senza ombrello ovviamente. La madre la stava aspettando come al solito al parcheggiò a cento metri dalla scuola. Appena sentì la pioggia caderle in testa, ebbe come un mancamento. Tutte le sue convinzioni caddero miseramente. Si spostò dalla calca di studenti che correvano per non bagnarsi e si mise a sedere sul muretto davanti alla scuola e rivide tutto. Tutto quanto. Lo scherzo in piscina, il calcio, la finta operazione, sentì nuovamente tutta l’angoscia di quei giorni che sembravano lontanissimi eppure vicinissimi. Sentì le lacrime scorrere sul suo viso. Rivide lo schiaffo e sentì tutta la rabbia che era in esso, rivisse il momento della corsa in strada e della dichiarazione. Le parole di Mirko, così belle, così vere. Parole che sembravano dire nulla e sottintendere tutto. Parole cariche di rabbia e di amore, di odio e di sofferenza. Sentì un colpo al cuore, ripensò all’appuntamento con Caio. Quanto era stata stupida, perché non aveva capito tutto prima? Perché non poteva rimediare? Ma che razza di amore era quello di Mirko? Perché diceva di amarla e poi, alla prima bionda che passa, la scarica senza problemi? No, andava bene così, al diavolo Caio, al diavolo Mirko, al diavolo Sara Tufo, al diavolo tutti! Ma chi se ne importa! Caio, quel ragazzo che le aveva fatto battere il cuore per così tanto tempo non era altro che un approfittatore, Mirko ormai era completamente preso da Sara. Come non esserlo? Era una ragazza talmente bella, talmente femminile e dolce. Altro che Marina! Chi se ne frega di lei? Non è meglio “una ragazza che non lo picchia al primo problema”? Come no! Ma per forza! Chi vorrebbe una come lei? …nessuno.  

“Marina…io… a me piace Sara, se ti va bene, bene, se no, meglio” ah! Quella voce maledetta che le ripeteva tutto ciò che c’era di più doloroso nella sua vita! Perché doveva torturarsi così? Ma stiamo scherzando che motivo c’è? Davvero, basta! In piedi! Non c’era nulla per cui essere triste! A lei non importava nulla di Mirko! Nulla! Si alzò in piedi, rivide il sorriso di Mirko, così dolce e malizioso e non potè far altro che risedersi e piangere un altro po’. Era passato qualche minuto dall’uscita e ormai c’erano pochissime persone fuori. Sentiva gli abiti zuppi e tremava per il freddo, portò le ginocchia al petto e si rannicchiò così fissando il prato sotto di lei, ma senza riuscire a vederlo a causa delle lacrime.
“Se non mi comportassi così, tu non ti accorgeresti neanche che esisto!"sentendo risuonare nella sua mente queste parole Marina non  potè che pensare: “Me ne sono accorta che esisti…sei felice adesso?”





Ci avviciniamo alla fine :) buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Cuore in guerra ***


«Scusa?»
«Eh?» Marina alzò lo sguardo e si ritrovò davanti l’ultima persona che avrebbe voluto vedere: Sara Tufo.
«Senti…scusa se ti disturbo, ma non sei tu quella che oggi ha dato uno schiaffo a Mirko?»
Uno, due, tre, calma. Tutto ok. Respirare. Espirare. Pensare ad una risposta. «No, non conosco nessun Mirko…»
«…a me sembri tu. Sei vestita allo stesso modo»
«Ah! Mirko! Sì non avevo capito! Si oggi gli ho dato uno schiaffo, me ne ero dimenticata…» “Dio santo.” La situazione precipitava.
«...bè posso sapere perché lo hai fatto?»
“No! Non puoi saperlo stupido essere inutile!” «E come mai ti interessa?»
«Perché io sono la fidanzata di Mirko e vorrei sapere come mai lo hai picchiato»
“FIDANZATA! Ah no scusate, lei è la fidanzata, ah! Allora certo come vuole lei!” «Va bene…»
«Quindi?»
Marina era combattuta, da una parte desiderava insultarla e mandarla a quel paese, dall’altra implorava se stessa di mantenere un certo contegno e di non compromettere tutto quanto. Se lei le avesse detto che Mirko le si era avvicinato solo per fare un favore a lei…di sicuro si sarebbero lasciati…
«Allora?»
«Perché mi sta antipatico» “Ma che sto dicendo…”
«E quindi tu picchi quelli che ti stanno antipatici?» disse Sara inarcando le sopracciglia.
«Senti, che vuoi? Lasciami in pace.»
«Bene, scusa se ti ho interrotto! Sicuramente dovrai pianificare qualche attacco a qualcuno di antipatico!» e fece per andarsene.
“Tu…maledetta!” «Senti bella bambolina se tu sapessi chi è il tuo fidanzato lo picchieresti anche tu!» urlò alzandosi in piedi.
Sara si girò e disse: «Non credo, io non sono come te, io non picchio la gente.»
«Allora vuoi che ti dica la verità? Vuoi sapere perché gli ho dato quello schiaffo?»
«…dimmi»
«Bene, lui non è come sembra! Sembra tanto dolce e buono ma…»
«Ma?»
«In realtà lui…»
«Cosa?»
«Ecco…mi aveva detto che…e invece…»
«Eh?»
«Lui…» altre lacrime le rigarono il viso.
«LUI CHE?»
No. Non poteva fargli questo. Erano una coppia perfetta. Non poteva distruggere tutto. E se anche le avesse raccontato tutto che avrebbe ottenuto? Quando si era vendicata di Caio non aveva fatto altro che provocare dolore agli altri e a se stessa. Sara era una ragazza bellissima, eppure sentiva di odiarla con tutte le sue forze. Gelosia. Gelosia che le distruggeva l’anima. Gelosia che le ordinava di raccontarle tutto e di rovinare per sempre la felicità di due persone. Gelosia. Gelosia, generata da amore. Amore.
«No…niente»
«Come niente? E dai quanto ci vuole?»
«Niente, non ho nulla da dirti!»
«Adesso hai cambiato idea? Sono due ora che sto qui! Me lo dici o no?»
«No.»
«…bene allora addio e a mai più rivederci. Tanto lo sapevo che ti stavi inventando tutto. Mirko non farebbe mai nulla di male.»
Bene. Bene così. Tutto bene. Caio aveva il cuore spezzato, Mirko aveva trovato la ragazza perfetta e Marina si era liberata dei sentimenti che provava per Caio. Fantastico! Quale finale più lieto di questo? Non restava che iniziare il nuovo giorno con ottimismo. Non restava che alzarsi in piedi e affrontare il domani. Marina cercava di trovare la forza per fare tutto questo, ma non ce la faceva. Vedeva Sara allontanarsi sotto al suo ombrello rosso. Non c’era nulla di strano, chiunque avrebbe preferito lei a Marina.






Bene bene ragazzi, ci siamo ormai stiamo giungendo al termine. Il prossimo capitolo sarà quello decisivo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e rimando i ringraziamenti finali al prossimo. Buna lettura!





 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Pioggia ***


«Marina…» una voce da dietro di lei. Una voce troppo familiare. Una voce che poteva essere solo di una persona. Marina non si girò. Sapeva che era lui. Sapeva che Mirko era lì. Era stato lì per tutto il tempo, invisibile. Come sempre era con lei, ma lei non se ne accorgeva mai.
«Che ci fai qui?» chiese lei.
«Perché non glielo hai detto?»
«Avrei dovuto?»
«Sarebbe stato meglio»
«Perché?»
«Perché ora le dovrò dire tutto io…»
«Ma come?» disse girandosi.
«Preferisco lasciarla dicendole la verità piuttosto che inventandomi una scusa»
« l-lasciarla?»
«Sì, la voglio lasciare.»
«Ma…ma hai detto che ti piaceva…»
«Non più di quanto mi piaccia tu…» disse con il suo sorriso dolce e malizioso.
Uscì anche lui sotto la pioggia e si sedette accanto a lei. Marina arrossì e provò a dire qualcosa ma non ci riuscì, rimase a fissarsi le
mani che nel frattempo si intrecciavano e si rigiravano.

«Marina?»
«Eh?»
«Ti amo»
Marina scoppiò a piangere e gli gettò le braccia al collo. Pianse tutte le sue lacrime abbracciata a lui, lì sotto la pioggia, e per la prima volta sentì la felicità.


Può una piscina contenere tutta l’acqua del mare?
No, non può. Ci sono cose talmente grandi che non possono essere rinchiuse, sono troppo grandi, troppo potenti. L’acqua, il mare la pioggia non possono essere frenati. L’acqua travolgerà tutto sempre e comunque. Ci sono emozioni che sono come l’acqua, non possono essere fermate. Ci sono persone che sono come emozioni, sono vive, libere, forti, impulsive, coraggiose, capaci di darti uno schiaffo con tutta la loro forza. Capaci di piangere e di non arrendersi. Capaci di far innamorare al primo sguardo. Come dalla pioggia, correrai via da loro, correrai per non bagnarti. Ma non avrai scampo. Ti bagnerai comunque. E sarai felice solo quando starai lì, con loro, sotto la pioggia.

 

 

 

FINE









Ebbene sì ragazzi, questa è proprio la fine. Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato. Ringrazio Marina, che ha ispirato tutto questo. Ringrazio Mirko, che sospetto ancora non si sia deciso a leggere la Mariko. Ringrazio Caio, che poverino è stato trasformato in cattivo. Ringrazio Aurora, che mi ha supportato insieme a Iqra e Manvir. Ringrazio Fedirica che ha sempre letto con passione i miei aggiornamenti. Ringrazio Eduard che prima non vuole leggere la Mariko, poi la vuole leggere, e alla fine non la legge. Ringrazio il mio pancreas, Rachele, che non ha fatto nulla, ma la ringrazio lo stesso. Ringrazio mio padre che è riuscito ha leggere la Mariko saltando metà storia e a non accorgersene. Ringrazio Gamblut che mi ha incoraggiato e ha seguito la storia. Insomma, grazie a tutti e alla prossima storia!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2551256