Heart's Fights - Le Battaglie Del Cuore

di Vanilla_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lady Kagome di Beaucastle ***
Capitolo 2: *** Scontri di volontà ***
Capitolo 3: *** Piani e ricatti ***
Capitolo 4: *** A mali estremi, estremi rimedi! ***
Capitolo 5: *** Scelte forzate ***
Capitolo 6: *** La prima notte ***
Capitolo 7: *** Piccoli passi ***
Capitolo 8: *** Confessioni notturne ***
Capitolo 9: *** Tempo di guerra ***
Capitolo 10: *** Azione e reazione 1° parte ***
Capitolo 11: *** Azione e reazione 2° parte ***



Capitolo 1
*** Lady Kagome di Beaucastle ***


Salve, questa volta ci tenevo a fare qualche appunto prima, invece che alla fine.
So di avere giò altre 4 storie in corso, ma purtroppo l'ispirazione non si comanda. Questa storia ed un'altra mi tormentavano, impedendomi di concentrarmi sulle altre e per questo ho deciso alla fine di cedere alla tentazione. Premetto che questo non significherà che trascurerò le altre..ogni storia avrà il suo giusto spazio, ispirazione permettendo xD
Vorrei ringraziare particolarmente due autrici: Faby (Yasha 26) che anche se in modo involontario ha fornito (concedetemi il gioco di parole) uno sblocco al mio blocco e Serena (Serin88) che mi ha aiutata con tanta pazienza. Grazie davvero! A voi dedico il capitolo ^^
Buona lettura!






[Anno 1066, territorio Sassone]
 
Aveva sempre amato le verdi ed estese colline che circondavano la sua casa e che le avevano concesso di dilettarsi in lunghe e rilassanti cavalcate. Adorava, a differenza di molti, il clima umido, il cielo sempre ingrigito e le lunghe distese di campi che con il loro raccolto abbondante permettevano agli abitanti del castello di trascorrere inverni sereni. Prediligeva anche la candida neve, quando con il suo manto bianco conferiva ad ogni cosa un’aria pura e magica.
Amava quelle che erano state le terre che le avevano dato i natali, ma ne restava davvero poco.
 I Normanni avevano invaso il suolo Inglese, saccheggiando e distruggendo ogni cosa capitasse sul loro cammino. Avevano annientato villaggi, famiglie, portato la guerra in un territorio già frastagliato e una vena di follia che aveva coinvolto tutti. Il terreno sul quale stava camminando era stato annaffiato dal sangue versato dai suoi stessi compatrioti in nome del patriottismo e della libertà, ma si era trattato di uno sforzo inutile.
La battaglia di Hastings aveva visto la morte di Aroldo e segnato la definitiva vittoria di Guglielmo il Bastardo.
Fissò la sua attenzione sull’imponente maniero poco lontano, cinto da alte mura un tempo inespugnabili. Era stata la sua casa, Beaucastle apparteneva alla sua famiglia da innumerevoli generazioni, e ora che finalmente l’aveva riconquistata le stava per essere nuovamente strappata.
Aveva sentito terribili storie sul re bastardo e sul suo esercito, sul modo barbaro con cui faceva rispettare le sue regole e applicava la giustizia, e questo l’aveva costretta a fuggire via, come già avevano fatto molti nobili Normanni, ma il pensiero di abbandonare per sempre l’unico posto a cui erano legati i pochi istanti felici della sua vita, quelli con suo padre, le causava un peso tremendo al cuore.
-Kagome, dobbiamo andare via.-
Concentrò la propria attenzione sulla ragazza che aveva appena parlato. Lady Sango era la sua dama di compagnia, la sua più intima e fidata amica. Erano cresciute insieme, essendo Sango figlia di un vassallo del padre di Kagome, e il passato terribile che avevano condiviso le aveva legate ancor di più.
-Voglio tornare indietro, Sango. Scappare non è mai stata una soluzione, non è una cosa da me, da noi.-
-Non dire sciocchezze! Tornando indietro non troverai altro che gelide mura. Tutti gli abitanti del castello sono andati via.- cercò di farla ragionare l’altra ragazza.
Il pericolo era imminente, dovevano sbrigarsi, ma le radici che la legavano a quelle terre erano troppo profonde e robuste per essere recise così facilmente.
-Dove andremo? Siamo due ragazze sole, finiremo per imbatterci in briganti, assassini o peggio nei Normanni da cui stiamo scappando.- esclamò, demoralizzata.
-Ricorda che Koga ci aspetta al confine, ci basteranno tre giorni di viaggio per raggiungerlo.-
-Finiremo per condurre alla morte anche lui.- protestò, rassegnata.
Sango sospirò, prima di avvicinarsi all’amica e prendere le sue mani nelle proprie.
-Kagome, non è facile ciò che dovremo affrontare, ma insieme ce la faremo. Non ti sei mai arresa, di fronte a nulla, non farlo ora che hai appena riconquistato la tua libertà.-
Le parole della donna regalarono uno spiraglio di speranza a Kagome, che si sforzò di curvare le labbra in una smorfia somigliante ad un sorriso.
Aveva perso la sua casa, le sue terre, la sua gente e la sua eredità, ma aveva Sango e finché fossero rimaste insieme si sarebbero fatte forza a vicenda.
-Hai ragione! Andiamo!-
Lanciò un ultimo sguardo al castello prima di montare sulla sua giumenta e spingerla al galoppo attraverso la foresta.
Cavalcarono finché la luce lo permise, preferendo strade secondarie, ma quando il cielo cominciò a tingersi dei colori bui della notte furono costrette a fermarsi.
Scelsero di accamparsi ai limiti di una foresta, potendo così sfruttare, in caso di necessità, il rifugio che la fitta e incolta vegetazione gli avrebbe garantito.
-Dovremmo accendere un fuoco.- sussurrò Kagome, stringendosi le braccia intorno al corpo, in cerca di riparo dal gelo calato con la notte.
-Potrebbe essere pericoloso. Sarebbe una traccia valida.-
-Però così rischiamo di morire congelate o sbranate da qualche bestia feroce.-
-Sarebbe stato perfetto trovare rifugio presso qualche monastero. Non sarebbe neanche stato necessario rivelare la nostra identità, di questo periodo tutti crederebbero alla storiella delle due vedove in cerca di protezione.-
-Per raggiungere l’abbazia di St. Bernard occorrerà almeno un’altra giornata di cammino.- le fece notare, sconsolata.
-Anche volendo non avremmo potuto proseguire, i cavalli sono sfiniti.- affermò Sango, accarezzando distrattamente il dorso sudato dell’animale.
Decisero, infine, di accendere un falò umile, necessario solo a tenere lontano gli animali feroci e a far luce, stabilendo dei turni di guardia.
Kagome faticava a tenere gli occhi aperti. Lo stress, la lunga cavalcata, la paura e l’ansia l’avevano consumata e probabilmente avrebbe già dovuto svegliare Sango, ma aveva preferito concedere qualche ora di sonno in più all’amica. Dei passi pesanti, strascicati,lo scrocchiare dei rami e delle foglie secche, la fecero sobbalzare e tornare lucida in poco tempo.
-Sango, svegliati, sta arrivando qualcuno.- balbettò, scuotendo senza delicatezza l’amica.
Chi poteva essere così incauto da non tentare di celare il suo passo, si domandò.
Ebbero tempo di far poco, prima che la figura traballante di un cavaliere superasse il basso cespuglio. Rimasero immobili, paralizzate, e solo quando l’uomo si accasciò a terra ripresero a respirare.
Esitarono qualche istante, non sapendo come comportarsi.
-C..cosa gli è successo?- domandò Kagome.
-Non ne ho la più pallida idea, ma potrebbe trattarsi di una trappola!-
-Una trappola? Ma che dici, Sango? Quell'uomo è solo e si è accasciato per terra..per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere morto.-
Si avvicinarono, con i sensi all'erta, pronte a reagire al minimo segnale di pericolo.
Kagome si chinò accanto alla figura inerme e guidata più dall’istinto che dalla ragione, sfilò l’elmo che copriva e proteggeva il volto.
Trattenne il fiato, stupita da tanta bellezza. Il viso dell’uomo era pallido, sudato, ma i lineamenti marcati e decisi sembravano opera del più preciso ed esperto degli scultori.
- È un normanno. – sottolineò Sango, indicando con un cenno del capo l’armatura così diversa rispetto a quelle indossate dai guerrieri sassoni.
-L’ho notato.- sussurrò Kagome, ancora intenta a studiare il volto del giovane.
-Dovremmo ucciderlo.-
-Ma cosa dici, Sango?- esclamò, stupefatta.
-I..io non lo so, scusami. Probabilmente è solo la paura a farmi parlare.-
- È ferito.- asserì, tornando a prestare attenzione al guerriero –Il volto pallido ne è un chiaro segno. Aiutami a sfilargli la cotta di maglia.- la pregò.
-Che hai intenzione di fare?-
-Curarlo, ovviamente.-
-Ma sei impazzita? Non sappiamo come è giunto fin qui, ma potrebbe non essere solo. Hai preso in considerazione questa ipotesi? Kagome, dobbiamo andare via.-
-Non posso farlo, sai bene che non posso! Sono una guaritrice, ed è mio dovere aiutare un ferito come meglio posso, anche se questo è un mio nemico.- asserì.
Sango sospirò, ma non protestò oltre. Conosceva Kagome e sapeva che quando decideva di fare qualcosa, nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. Si avvicinò al cavallo della sua amica e recuperò il sacchetto che conteneva tutte le erbe mediche che erano riuscite a recuperare prima di fuggire via.
Kagome sfilò con delicatezza la tunica lacera del guerriero e osservò con aria seria e preoccupata la ferita ancora sanguinante che gli deturpava la schiena. Strappò un pezzo del suo abito e imbevendolo nell’acqua tentò di eliminare il sangue incrostato. Frizionò con piccole dosi di iperico* la ferita, per poi aggiungere un unguento a base di aloe vera* che sapeva essere un’ ottima erba curativa e riparatrice delle ferite da taglio. Esaminò il suo operato prima di fasciare il corpo del giovane con delle bende pulite.
-Sopravviverà?- domandò Sango, sforzandosi di mantenere un tono neutro.
-Se le ferite non si infetteranno, spero di sì.- le rispose, continuando a fissare il volto dormiente del guerriero.
-Cosa facciamo ora?- chiese ancora Sango.
-Domani mattina controllerò le sue ferite e se la cicatrizzazione procede bene, entro la sera potremo ripartire.-
Sango annuì, seppur preoccupata per quella lunga sosta che le esponeva ad un grosso pericolo.
Solo quando si accorsero delle numerose fiaccole che avevano illuminato la foresta, si resero conto che il nemico era più vicino di quanto avessero creduto.
-Siamo in trappola!- dichiarò Sango, stringendosi all’amica.
 
 
Quando InuYasha riaprì gli occhi, ebbe la sensazione di essersi svegliato dopo un lunghissimo sonno. Ogni centimetro del corpo gli doleva profondamente e la gola arsa gli impediva di parlare. Studiò l’ambiente circostante, ma non ricordava di esser mai stato in quella lussuosa stanza. Serrò gli occhi infastidito dalla luce e tentò di ricordare cosa fosse accaduto.
Lui, InuYasha Taisho, era il Segugio Nero, per alcuni il Segugio Bastardo, il più forte e temibile guerriero dell’esercito di Guglielmo di Normandia. Stava combattendo, era stato ferito per proteggere quell’inetto ragazzino a cui tante volte aveva raccomandato di non distrarsi ed era poi partito all'inseguimento del capo dei ribelli. L’aveva ucciso, ma era stato disarcionato e la botta l’aveva lasciato stordito. Aveva vagato per ritrovare i suoi compagni, certo che Miroku lo stesse cercando, ma aveva la sensazione di non esserci mai arrivato.
Quando la porta della camera in cui stava riposando venne aperta, sospirò inconsciamente, lieto di rivedere il suo migliore amico.
-InuYasha, finalmente ti sei svegliato!-
-Miroku, che diavolo mi è accaduto? Dove ci troviamo?-
-Sei stato ferito, ma un angelo bruno ti ha salvato la vita.- ghignò.
Aggrottò le sopracciglia, confuso.
-Hai dormito diversi giorni. Le tue ferite sono quasi guarite e per fortuna non si sono infettate.-
-Dove ci troviamo?-
-Siamo a Beaucastle.-
-A quanto pare avete proseguito la missione nonostante le mie condizioni. Ottimo!- si complimentò, soddisfatto.
Il castello di Beaucastle si trovava su un punto strategico ed era stato uno dei principali obiettivi di Guglielmo. Il suo precedente signore si diceva fosse morto, forse si era suicidato a causa delle accuse di tradimento, toccava alla sua vedova, lady Kagome, affrontarne le conseguenze.
-Immagino non abbiate avuto grosse difficoltà.-
-Affatto, ma dovresti saper come sono andate le cose. Quando siamo giunti qui il castello era stato abbandonato.-
-Se la sono dati a gambe.-
-Sì, ma..-
Non riuscì a terminare la frase che la porta della camera venne aperta nuovamente, senza preavviso. InuYasha rimase folgorato dalla bellezza della donna appena giunta.
-Perdonatemi, non volevo interrompervi. Avrei dovuto bussare.- si scusò Kagome, arrossendo visibilmente.
InuYasha la studiò con attenzione e non trovò ombra di difetto in lei. I lunghi e lucenti capelli corvini erano tirati indietro da un cerchietto d’oro e mettevano in risalto un viso d’angelo. I profondi occhi marroni e le labbra piene e rosse come ciliegie mature non stonavano con l’incarnato pallido. La curva esile della vita era accentuata dallo stretto corpetto dell’abito e la morbida curva dei fianchi sottolineata da una sottile cintura d’oro.
Non sapeva chi fosse quella donna, ma in quell’istante la desiderò disperatamente. Non era una serva, come suggerivano i suoi abiti e i suoi modi, forse una dama di compagnia della precedente signora, ma non importava perché da quella notte sarebbe stata la sua amante, decise.
La voleva e l’avrebbe avuta.
-Vi sentite confuso, signore?- gli domandò, rivolgendosi direttamente a lui per la prima volta.
Il tono della sua voce era dolce, una vellutata carezza.
-Se così fosse non temete, è a causa della Melissa. Ve ne ho somministrato diversi infusi per permettervi di riposare, affinché le vostre ferite guarissero nel migliore dei modi.-
-Siete stata voi a curarmi?- le domandò InuYasha.
-Sì, sentite ancora dolore da qualche parte?-
-No, sto bene.- negò, distogliendo lo sguardo per fissare Miroku che lo scrutava con aria vagamente divertita.
-Siamo qui per gentile concessione di questa signora.-
-Gentile concessione?- domandò ancor più confuso.
Non avevano preso d’assalto e conquistato il castello?
-Ho l’onore di presentarti lady Kagome di Beaucastle.-
Spalancò gli occhi sorpreso. Quella rivelazione rendeva tutto più difficile.
Quell’angelo bruno era la donna che avrebbe dovuto combattere e sottomettere.
 


Note dell'autrice:
Partiamo da alcune precisazioni:
-La battaglia di Hastings (1066) ha permesso la definitiva supremazia Normanna sul suolo Inglese e l'incoronazione di Guglielmo di Normandia come re.
*Melissa: La pianta è un ottimo sedativo, nonché digestivo. 
*
Iperico:  Per piaghe, ferite e scottature.
-La cotta di maglia 
è un tipo di armatura "a veste" formata da anelli in ferro, anticamente utilizzata per proteggere il corpo dei combattenti nelle mischie. 

[ Fonti :
http://www.bluedragon.it/medioevo/medicina.htm e Wikipedia ]


Ok, credo sia tutto. Essendo solo all'inizio ci terrei davvero a conoscere il vostro parere D:
La trovate un'idea folle, banale, assurda? Fatemelo sapere ^^
Grazie a tutti e alla prossima :D
Ah, Buona Domenica delle Palme ^^
Baci

Vanilla

P.S. Per chi volesse aggiungersi alla nostra pazzissima ciber family, ci trovate qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/

 

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Capitolo 2
*** Scontri di volontà ***


Ciau,
no, giuro che non ho preso l'abtudine di scrivere ad inizio capitolo per infastidirvi xD
Volevo dedicare il capitolo a Nancy e Faby che hanno compiuto gli anni, rispettivamente, ieri ed oggi ^^ Tantissimi auguri ragazze :D Vi voglio bene ^^
Buona lettura!


Fissava, seduta sull’ampio davanzale della finestra, il cielo tingersi del colore del sangue, a causa del tramonto ormai imminente. 
Erano trascorsi 341 giorni dal suo matrimonio e il momento era quasi arrivato, le sarebbero bastato solo un mese per riscattarsi dalla promessa fatta a suo fratello in punto di morte.
Sospirò, affranta. Era rinchiusa in quella camera sudicia, sostentandosi solo con acqua e pane annerito, da quasi tre settimane. Suo marito quella volta c’era andato pesante e a lei toccava restare rinchiusa per nascondere i segni della sua follia.
Continuava a non spiegarsi il perché di quelle inutili precauzioni. Tutti, nessuno escluso, all’interno del castello sapevano cosa accadeva in quella dannata stanza.
L’uomo era sempre stato violento, ma le cose sembravano peggiorare di volta in volta. Tastò con mano delicata le costole, probabilmente incrinate, assicurandosi che stessero guarendo nel migliore dei modi.  
Tornò a fissare verso il basso, scacciando immediatamente i pensieri nefasti che le invasero la mente. Mille volte si era ritrovata a pensare che quello sarebbe stato il più veloce dei modi per metter la parola fine ai suoi tormenti, ma non avrebbe calpestato la sua fede commettendo il più grave dei peccati e non avrebbe infamato la terra che suo padre, prima di lei, aveva tanto amato, macchiandola con sangue disonorato.
La porta si aprì improvvisamente, facendola sussultare. Tremò per la paura, ma gioì nel riconoscere la figura di Sango.
Le era mancata terribilmente l’unica persona in grado di aiutarla ad affrontare il suo inferno quotidiano. Hojo sapeva che impedirle di vederla, o minacciarne la vita, era per lei il peggiore dei castighi..più doloroso di qualunque percossa.
Si riabbracciarono, grate di essersi ritrovate anche quella volta.
-Ti prego, dimmi che è partito, Sango.-
Si era sforzata di mantenere un’espressione neutra mentre suo marito le raccontava di aver ricevuto un messaggio da re Aroldo che lo invitava ad unirsi alle sue truppe.
-Sì, da più di due settimane, ma aveva dato ordine alle guardie di tenerti chiusa qui fino al suo ritorno.- le confessò Sango.
Kagome sbiancò. Aveva temuto che la pazzia del marito fosse peggiorata, ma non credeva d’aver la forza per sopportare anche quello.
-Cosa? No ti prego, non posso farcela.- si disperò.
Un’idea improvvisa le regalò al contempo speranza e frustrazione.
-Se tu sei qui vuol dire che mio marito ha fatto già ritorno?-
-Siediti, Kagome, c’è una cosa che devo dirti.- l’invito l’amica.
Si accomodarono entrambe sull’ampio giaciglio, ricoperto da pellicce logorate dal tempo.
-Da quando è partito, lord Hojo non ha fatto più ritorno, ma stamattina è giunto qui un messaggero. –
Respirò profondamente, tentando di bloccare sul nascere incaute fantasie e speranze.
-Re Aroldo invia a lady Kagome di Beaucastle le sue più sincere condoglianze a causa della terribile perdita che ha colpito la sua famiglia. Lord Hojo di Beaucastle è caduto combattendo con onore per difendere la sua patria e il suo re..questo recitava il messaggio.-
-H..Hojo è morto?- domandò, balbettando.
- È disperso, non hanno riconosciuto il suo cadavere tra i mille corpi, ma non hanno speranza di ritrovarlo in vita. –
Kagome cadde in ginocchio, portando le mani a coprire il volto per attutire i profondi singhiozzi che la scuotevano. Sango le fu subito vicino, abbracciandola.
-Sei finalmente libera, amica mia.- le sussurrò.
 
-Lady Kagome, vi sentite bene?-
Trasalì, rischiando di ferirsi con il coltellino che stava maneggiando. Scosse leggermente il capo per abbandonare quel mondo di ricordi e fantasie che non le apparteneva e tornare alla realtà.
Le colline che la circondavano erano quelle che tanto amava e sir Miroku le aveva detto qualcosa che lei non era riuscita a comprendere.
-Perdonatemi, milord, non ho udito le vostre parole.-
L’uomo le sorrise, cordiale, affascinato dai modi dolci e gentili della signora di Beaucastle.
-Mi chiedevo se vi sentiste bene, Signora. Ve ne stavate con lo sguardo perso nel vuoto e nessuno al castello sapeva dove foste andata.-
-Mi spiace avervi causato preoccupazioni. Ero uscita per raccogliere delle erbe, ma devo essermi distratta.- disse, mostrando il cestino colmo di piante erbacee, a testimonianza delle sue stesse parole.
-Avete trovato ciò che cercavate?-
-Sì, ho tutto ciò di cui necessito per curare le ferite dei soldati.-
-Allora sarà meglio rientrare, lord InuYasha ha convocato tutti nella sala grande.-
Storse appena la bocca, celando il suo malcontento, ma Miroku comprese il suo disaccordo.
-So che gli avevate consigliato di restare immobile almeno per qualche altro giorno, ma quel testone è impossibile da contrastare.-
Kagome si rialzò, accettando l’aiuto del cavaliere. Colpì diverse volte le ampie gonne, tentando di ripulirle dalla terra e dalla polvere.
-Credete che il vostro signore comunicherà notizie spiacevoli per gli abitanti del castello?- domandò la dama, cercando di mantenere un tono neutro.
Miroku esitò, trovandosi in difficoltà. Non aveva una gran considerazione delle donne, le aveva sempre pensate come esseri frivoli, incapaci di mostrare onore e lealtà. Cercava la loro compagnia per saziare il suo piacere e dimenticarle subito dopo.
-Questo dipende da quanto gli abitanti di Beaucastle si mostreranno disponibili a collaborare. Non dovete temere, però, lord InuYasha non è un uomo crudele, non compirà stragi di innocenti.-
-Vi ringrazio per la vostra sincerità, milord.-
Kagome si sforzò di sorridere, nonostante il gran magone che le serrava la gola.
Miroku continuò a studiarla, silenziosamente. I modi amabili potevano anche esser frutto di inganno, ma la disponibilità e l’accuratezza con le quali la donna si era prodigata di curare le ferite degli uomini che avevano invaso la sua stessa casa, l’avevano piacevolmente sorpreso.
Poteva davvero essere quella donna dal viso angelico la lady Kagome di cui tanto si parlava, quella che si era macchiata dei crimini più feroci?
-La mia dama, Sango, negli ultimi giorni mi è parso di vederla molto nervosa.-
Gli occhi chiari dell’uomo risplendettero, interessati.
-La vostra dama è molto bella.-
-La mia dama è anche titolata. Sentite, milord, so cosa accade nei castelli quando questi vengono conquistati, ma le origini nobili di Sango dovrebbero garantirle una certa protezione.-
Miroku lasciò passare qualche secondo prima di risponderle.
-Milady, immagino che voi sappiate che le cose non sempre vanno come dovrebbero. In guerra molti degli ideali cavallereschi vengono dimenticati.-
Kagome si voltò a fissarlo, terribilmente preoccupata. Sapeva come gli usurpatori si comportavano con le donne che consideravano “loro proprietà” e non voleva assolutamente che un destino simile toccasse proprio a Sango. Avrebbe fatto tutto ciò che era necessario per impedirlo.
-Mi state dicendo che..-
-Vi sto dicendo, che se aveste accettato la resa, le cose sarebbero state più semplici. I miei soldati non sono bestie, ma sono pur sempre uomini e non posso negare che la vostra amica ha attirato molte attenzioni. Tuttavia, tranquillizzatevi, mi occuperò io stesso della sua sicurezza.- promise, con tono solenne.
La donna lo studiò con attenzione. Aveva visto il cavaliere flirtare con molte delle serve più giovani, ma le aveva dato impressione di essere un uomo giusto e leale.
Poteva fidarsi al punto da affidargli l’incolumità di Sango?
Sospirò, sconfitta, consapevole di non avere molta scelta. Confidare nella protezione che Miroku poteva offrire alla sua amica, era la sua unica possibilità.
Si augurò solo di non essersi sbagliata sul conto del cavaliere.
-Forse non vi sembrerà, ma lady Sango, per alcuni versi è una persona fragile. Abbiate cura di lei.- si raccomandò.
-Avete la mia parola, milady.- la rassicurò.
Annuì e in silenzio percorsero il sentiero..a breve anche lei avrebbe dovuto affrontare il proprio destino.
 
 
InuYasha studiò con molta attenzione la grande sala del castello. I giunchi del pavimento erano lerci ed andavano necessariamente sostituiti al più presto, le pareti e gli arredamenti necessitavano di una profonda ed accurata pulizia e il tetto doveva essere riparato. La parte principale del castello era stata evidentemente trascurata e maltenuta e se ne domandò il motivo.
Forse la castellana non sapeva prendersi cura della sua casa? Lady Kagome era per caso una di quelle donne che dedicavano il proprio tempo alla scelta di abiti di lusso e gioielli scintillanti?
Occupava il posto principale alla tavola alta, quello spettante al padrone di casa, e dovette ammettere a se stesso che un po’ quella sensazione di potere gli era mancata. Quello era il posto che sarebbe spettato anche a lui, se suo fratello non l’avesse diseredato quando era ancora un bambino troppo inesperto per difendersi dalle accuse, condannandolo a vivere un’ esistenza sotto il marchio di bastardo.
Scosse il capo, cercando di concentrarsi su questioni più imminenti. Tutti gli abitanti del castello erano stati radunati nella sala ed erano in attesa di scoprire il loro destino.
 Incontrò gli sguardi terrificati e schivi dei servi e quelli più fieri e ostili dei soldati del maniero, ma tra la folla non v’era traccia delle iridi nocciola che tanto cercava.
Prese a tamburellare con le dita sul bracciolo del trono, in un chiaro segno di nervosismo. Dov’era quella donna?
La sua dama, dalla quale aveva notato si separava malvolentieri, era presente, ma di lei nessuno aveva notizie da quella stessa mattina.
Forse era stato troppo incauto, si rimproverò. L’aveva sottovalutata perché era una donna, ma, vista la fama della femmina in questione, era anche probabile che fosse fuggita lasciando tutta la propria gente ad affrontare la sua ira.
-Si può sapere dov’è la tua signora?- tuonò, indispettito da quell’eventualità.
Sango si sforzò di sostenere quello sguardo ambrato, nonostante le gambe le tremassero.
-Non avete mandato forse il vostro servo a cercarlo?-
-Lord Miroku non è il mio servo.- si sentì in dovere di chiarire.
-E Lady Kagome non è una codarda, se è ciò che state pensando.- replicò, fiera.
InuYasha tentò di rispondere, ma fu bloccato dall’arrivo di Kagome e Miroku.
Analizzò la figura della fiera e bellissima signora del maniero.  La tunica color avorio risaltava la carnagione chiara e la scollatura, anche se modesta, evidenziava comunque un seno pieno, che scrutò avido. Le ampie e lunghe gonne scarlatte creavano un piacevole contrasto coi capelli corvini, fermati da un cerchietto tempestato di gemme e una sottile cintura d’oro evidenziava la vita strettissima e i fianchi morbidi.
-Dunque, non stavate giocando a nascondervi.- l’apostrofò.
Kagome colse il suo malumore, ma decise di ignorarlo. Era abituata alla sensazione di fastidio che provava ogni qualvolta vedeva una figura che non era quella di suo padre occupare il posto d’onore alla tavola alta.
Squadrò il guerriero normanno, stupendosi della sua tempestiva guarigione. L’aveva considerato bello dalla prima volta che l’aveva visto, ma, ora che il suo volto aveva perso il pallore tipico della malattia, i suoi tratti le parvero ancor più affascinanti. Le sopracciglia nere erano folte e creavano uno spettacolare conflitto con i magnetici e suggestivi occhi d’ambra. Le labbra morbide completavano un viso dai lineamenti cesellatici e virili. Era alto, molto più di lei, e le spalle larghe, le braccia erculee e il corpo muscoloso gli conferivano una bellezza rude e pericolosa.
-Non era mia intenzione nascondermi, milord.-
Kagome lasciò scorrere, preoccupata, lo sguardo su tutta la gente riunita nell’ampia sala.
-Perché ci avete riuniti tutti qui?- domandò, nonostante fosse già sicura di conoscere il motivo.
-Quando Beaucastle è stato conquistato io non ero..lucido, credo quindi ci siano delle situazioni da sistemare. Questo castello appartiene a Guglielmo, legittimo re d’Inghilterra e per suo ordine ne eserciterò il possesso fino al suo arrivo.- dichiarò, con tono duro, volto a demolire possibili proteste.
-E se noi non accettassimo il suo dominio?- osò chiedere qualcuno.
InuYasha ghignò, facendo rabbrividire molti dei presenti.
-Ogni ribellione verrà sedata nel sangue. Guglielmo è il nuovo re d’Inghilterra, giurategli lealtà e non patirete nessun male.-
-La nostra lealtà va alla signora di Beaucastle.- gridò uno dei soldati, incurante della minaccia proveniente dalla spada che gli veniva puntata alla gola.
InuYasha indurì lo sguardo, segretamente meravigliato di una tale prova di fedeltà. Tuttavia, non poteva permettere simili sovversioni. Era buono che tutte quelle persone comprendessero dal primo momento a chi, d’ora in poi, avrebbero dovuto obbedire.
-La vostra signora è accusata di tradimento e dovrà affrontare le conseguenze di tali accuse.- dichiarò.
Kagome sentì l’aria cominciare a farsi tesa e decise di intervenire, impensierita per le sorti della sua gente. Dopo la morte del suo buon padre avevano già sofferto troppo..
-Milord, le accuse erano state rivolte a mio marito, la gente di Beaucastle è innocente.- proferì con tono sommesso, ma deciso.
InuYasha riportò la sua attenzione sulla donna, tentando di inquadrare bene la situazione. Non sapeva come avesse fatto, ma lady Kagome si era conquistata la lealtà e la fiducia di tutti gli abitanti di Beaucastle e se fosse riuscito a sottomettere lei, si sarebbe risparmiato parecchi grattacapi.
Sorrise, particolarmente attratto dai suoi pensieri: avrebbe assoggettato ai suoi voleri la signora  e, ottenuta la sua lealtà, avrebbe evitato ribellioni.
In più, l’idea di domarla, lo eccitava particolarmente.
-Inginocchiatevi e giurate fedeltà a me e Guglielmo di Normandia.-
-Non sono un cavaliere.- si ribellò l’altra.
-Si dice che vostro marito sia morto e finché il re non avrà deciso cosa farne di voi mi accontenterò del vostro giuramento. -
Kagome esitò, combattuta e in evidente difficoltà.
-Non farlo.- le sussurrò Sango.
Quando Hojo era morto, per un attimo, aveva sperato che le cose potessero andare diversamente, come suo padre avrebbe voluto, ma la realtà le era ricaduta sulle spalle più pesante che mai.
 Non voleva cedere nuovamente la sua casa, metterla nelle mani di un invasore straniero, ma non aveva possibilità. Se avesse assecondato i suoi desideri, la sua gente l’avrebbe seguita, ma avrebbe condannato tutte quelle brave persone ad una pessima fine.
Ancora una volta, per il bene di tutti, sarebbe toccato a lei sacrificarsi.
Mosse, esitante, qualche passo in avanti. Stava calpestando, di nuovo, il suo orgoglio, ma lo faceva per una giusta causa.
Tentò di assumere un’aria indifferente e reprimendo la voglia di fuggire via, si inchinò ai piedi del normanno.
-Io, lady Kagome di Beaucastle, giuro di obbedire e onorare Guglielmo di Normandia, riconoscendolo come re d’Inghilterra.- dichiarò, atona. –La gente di Beaucastle vi sarà fedele.- asserì, incontrando nuovamente gli occhi del suo oppressore.
Il normanno si sforzò di mantenere un’aria seria e indifferente. Era stato conquistato dalla fierezza della donna. Quegli occhi dolci e i modi gentili, nascondevano un temperamento forte e mal celavano la mancanza dell’aria docile e sottomessa tipica delle altre fanciulle del suo rango.
 Quella donna era dotata di una bellezza particolare, di una profondità e di un fuoco che avrebbero affascinato chiunque.
Sapeva che non era buona cosa fidarsi di lei –tutta la Normandia tremava al pensiero dei terribili crimini di cui si era macchiata-, ma questo non gli avrebbe impedito di placare la brama che quegli occhi nocciola gli avevano acceso.
-Avete dimenticato di giurare fedeltà a me.- le fece notare.
Le iridi di Kagome furono attraversate da una scintilla che InuYasha non seppe riconoscere, prima di tornare fredde e inespressive.
-Non posso farlo! Avete la fedeltà degli abitanti di Beaucastle, ma la mia va al signore del castello.-
Gli occhi ambrati di Inuyasha si assottigliarono, minacciosi.
Non era abituato ad essere contraddetto e non avrebbe tollerato di assecondare i capricci di una ragazzina che giocava a fare la signora.
-Vostro marito è morto e il nuovo signore di Beaucastle sono io.- tuonò, scattando in piedi.
La sovrastava totalmente, ma Kagome non arretrò.
-Giuratemi fedeltà.- le ingiunse.
-Non posso.- sussurrò la ragazza.
I lunghi anni passati a nascondere le sue emozioni, le tornarono più utili che mai. Odiava sentirsi minacciata e in difficoltà, ma si sforzò di non retrocedere.
La gente di Beaucastle non avrebbe pagato per le sue decisioni ora che, in quanto signora, aveva dichiarato di riconoscere Guglielmo di Normandia come re, ma lei non avrebbe mai accettato di riconoscere, ancora, uno sconosciuto come suo signore.
 Poteva accettare di obbedire ad uno straniero, avrebbe potuto cedergli le terre che da sempre le appartenevano, ma nessuno poteva estorcerle una promessa di fedeltà se lei non avesse voluto.
-Vi ordino di giurarmi fedeltà.- tuonò il cavaliere, portando una mano all’elsa della spada per rendere più minacciose le sue parole.
-Avete quella degli abitanti di Beaucastle, non vi basta?-
-Voglio la vostra promessa di fedeltà. La voglio ora, la esigo.- urlò, facendola tremare e avvicinandosi ulteriormente a lei.
-Non posso.- trovò il coraggio di ribadire ancora lei.
InuYasha ringhiò, sentendosi agitato come un animale in gabbia. Il sangue gli ribolliva nelle vene e se non si fosse allontanato immediatamente da quella ragazzina insolente, avrebbe rischiato di commettere qualche pazzia..desiderava ardentemente stritolarla con le sue stesse mani.
-Se è la guerra che volete, l’ avrete, ma sapete che io non perdo mai e otterrò, in un modo o nell’altro, ciò che voglio.- latrò, ad un centimetro dal suo viso.
La incenerì con lo sguardo,prima di oltrepassarla e lasciare la sala.
-Rinchiudete i soldati di Beaucastle nelle segrete, sarà lord Inuyasha a decidere della loro sorte in seguito.- ordinò Miroku.
Kagome sospirò, tentando di calmare il battito impazzito del cuore. Aveva temuto che lui la colpisse, aveva riconosciuto la scintilla di rabbia che tante volte aveva letto negli occhi di suo marito prima dell’inevitabile, ma quell’enorme guerriero era riuscito a domare la sua rabbia.
Aveva vinto una battaglia, ma aveva suscitato l'ostilità di un temibile nemico.
La loro sarebbe stata una battaglia di volontà e pregò solo di trovare le forze per continuare a combattere quei sensazionali occhi d’ambra.




Note dell'autrice: 
Rieccomi :D 
Non so perchè. ma questa storia mi sta prendendo tantissimo e spero di riuscire, attraverso le parole, a far giungere le emozioni che io ci metto nello scriverla anche a voi. So che per il momento vi potrebbe sembrare solo un gran casino, ma vi assicuro che il passato di Kagome ci riserverà un sacco di sorprese che spiegheranno anche il suo attuale comportamento. Del resto, anche InuYasha non ha un passato rose e fiori..di lui per il momento abbiamo solo scoperto che è stato ripudiato dal fratello. 
Kagome tira in ballo molte volte la figura del padre, al quale si capisce essere particolarmente legata...un pò meno lo era a suo marito, che decisamente ho reso un pò violento xD
Hojo era accusato di tradimento, Miroku e InuYaha credono Kagome una donna terribile, Kagome era legata a suo fratello da una promessa..insomma, sono davvero tantissime le cose da scoprire ancora :p
Ho notato che ultimamente siete diventati un pò pigri cn le recensioni..sarà a causa del tempo? xD
Vabbè, vi chiedo di dirmi che ne pensate..pareri, critiche e consigli, sono sempre ben accetti se permettono alla storia di migliorare capitolo dopo capitolo.
Invito ancora chi ne avesse voglia ad aggregarsi alla nostra pazza famiglia. Troverete tantissime delle vostre autrici preferite, spoiler e nuove amicizie..vi aspettiamo :D
Siamo qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 
Baci

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Capitolo 3
*** Piani e ricatti ***


La nuova stagione abbracciava lo spazio circostante, donando alla natura un nuovo aspetto. Ovunque sembrava che la vita si stesse risvegliando: un fiore che spuntava tra la neve che ancora persisteva, gli animali che abbandonavano, discreti e accorti, le tane che per il lungo inverno erano state un rifugio sicuro.
Il mondo ogni primavera trovava la forza di rinascere, di superare anche il più gelido degli inverni, ma il suo spirito non sembrava esser provvisto della stessa energia, pensò Sango.
Si accarezzò il grembo, vuoto e freddo, e il mento le tremò impercettibilmente. A suo padre era bastata una sola notte per distruggerle la vita, per condannarla all’infelicità eterna.
Sobbalzò quando una pesante pelliccia fu posata, gentilmente, sulle sue esili spalle. Non si era neanche resa conto di aver freddo, fin quando la piacevole sensazione di calore non aveva permesso ai suoi muscoli di rilassarsi.
Forse il gelo che provava poco aveva a che fare con la temperatura esterna.
Si voltò, decisa a scoprire l’artefice di quel galante gesto e rimase profondamente stupita quando incontrò un paio d’occhi blu come il mare.
-A quest’ora la temperatura è molto bassa, vi raffredderete.-
Osservò il normanno per qualche minuto, prima di  volgere nuovamente il suo sguardo al vuoto.
-Vi assicuro che ho sopportato di peggio, sir. Sono avvezza a questo clima, ma vi ringrazio per il pensiero.- replicò, con tono cauto ma freddo.
-Cosa fate già in piedi all’alba?- le domandò Miroku.
La donna morse con forza il labbro inferiore, per evitare che un singhiozzo le sfuggisse. Non poteva mostrarsi debole di fronte al nemico e non avrebbe di certo potuto spiegare ad uno sconosciuto che dormire da sola, in un letto ormai troppo grande, le portava alla mente terribili ricordi.
Indurì lo sguardo ed eresse nuovamente quell’armatura che le permetteva di proteggersi dagli altri e dal dolore che la straziava dentro.
-Lo faccio per aiutare lady Kagome, immagino sappiate bene che il vostro signore l’ha condannata ai lavori forzati.-
Miroku ghignò, divertito dall’impertinenza della nobildonna.
-Non credete di esagerare?La signora ha rifiutato di sottomettersi e ora ne sta affrontando le conseguenze del suo gesto.-
Oltraggiata, Sango si voltò a fissarlo e per la prima volta si concesse di guardarlo davvero.
Era alto, ed aveva il fisico muscoloso ed atletico che caratterizzava un po’ tutti i guerrieri del suo rango. I lineamenti decisi e piacevoli suggerivano una giovane età e i profondi occhi blu risplendevano di furbizia e intelletto. I capelli neri, tirati in un basso codino, evidenziavano ancora di più il bel viso.
Era avvenente, forse più di tutti gli uomini che aveva incontrato nella sua giovane vita.
-Kagome ha riconosciuto il vostro re per proteggere gli abitanti del castello, ma ha rifiutato di vendere la propria lealtà ad un signore che neanche conosce solo per avere salva la vita. Non so, Normanno, come nelle vostre terre queste cose vengono chiamate, ma da noi, in questi casi, si parla di orgoglio e coraggio.- sibilò.
Lo fulminò, prima di voltarsi ed andare via.
 
InuYasha, con sguardo ombroso, teneva attentamente d’occhio la sua preda. Da due settimane aveva sperato di piegare lady Kagome alla propria volontà obbligandola a svolgere le mansioni che tipicamente toccavano alla servitù, ma a nulla era servito. Non solo la donna aveva svolto ogni incombenza senza mai lamentarsi, ma la sua decisione aveva scatenato una serie infinita di silenziose insubordinazioni. Il cibo troppo salato, la birra annacquata e i pidocchi nei giacigli dei suoi guerrieri, erano solo le ultime di una serie di terribili “casualità” che si erano abbattute sulla sua gente.
 In più, cosa che lo rendeva maggiormente nervoso, la desiderava da impazzire e giacere con le altre donne non placava la sua brama.
Si perdeva nell’osservare i movimenti inconsapevolmente sensuali di quei fianchi morbidi, provava ad immaginare l’inspiegabile piacere che accarezzare quelle lunghe gambe avrebbe potuto dargli, ma quando era costretto a far ritorno alla realtà, il suo umore diventava sempre più cupo.
-Adesso basta!Dovete smetterla!- tuonò, sbattendo un pugno sul tavolo di legno..la birra traboccò dalla coppa che aveva davanti e tutti i presenti sobbalzarono.
Si alzò e a lunghe falcate raggiunse la donna che era diventata il suo peggior incubo.
Notò, con piacere, i muscoli di lei irrigidirsi e sorrise al pensiero del timore che le incuteva.
-Dovrei smettere di far cosa, esattamente?- chiese Kagome, con tono ingenuo.
Si sforzò di mantenere il contatto con quelle iridi ambrate e di nascondere il tremito che solo sentire la sua voce gli aveva causato. Non le piacevano gli uomini, tutti quelli che avevano fatto parte della sua vita, ad esclusione di suo padre, l’avevano segnata indelebilmente.
Durante le due settimane di convivenza forzata si era fatta un’idea precisa sul conto del normanno; per quanto assurdo le sembrasse, le aveva dato l’impressione di essere un uomo poco incline alla violenza ingiustificata e capace di regnare con giustizia..ma restava un uomo e per questo di lui non ci si poteva fidare.
-Credete forse che non abbia capito che tutti questi incidenti siano una chiara protesta per il trattamento che vi ho riservato? Davvero pensavate che non avrei capito che dietro a tutto questo ci foste voi?- l’accusò.
Kagome si risentì e non nascose il suo dissenso.
-Credete davvero che esporrei la mia gente ad un rischio simile? Per me nulla conta più della loro salvezza!- lo rimbeccò.
InuYasha ghignò, sordo di fronte alle sue parole.
-Pensate che creda a questa sceneggiata fasulla? Lady Kagome, gran parte del mondo canta delle atrocità che avete commesso, perché dovrei credere che mostriate pena o attenzione per il destino di qualche contadino?-
La donna strinse i pugni, sofferente per quelle accuse ingiustificate.
-Non capisco di cosa state parlando.- mentì.
Si voltò, cercando di prestare attenzione al lavoro che precedentemente stava svolgendo e nascondere gli occhi lucidi, ma il normanno le afferrò rudemente il braccio, costringendola a rincontrare il suo sguardo.
-Sto parlando, signora, delle decine e decine di donne e bambini che voi avete ordinato di torturare. Come riuscivate a dormire la notte mentre sentivate le loro urla strazianti? Come facevate a sedervi a questa tavola e dividere il pranzo con i vostri commensali quando sapevate che la loro testa stava per essere tagliata e impalata sulle mura del castello?
Dovrei riservare lo stesso trattamento a voi e alle vostre guardie.- latrò.
Kagome con un gesto brusco si divincolò, riuscendo a mettere una ragionevole distanza tra sé ed il suo nemico.
-Basta! Che potete saperne voi? Le vostre sono accuse prive di fondamento.- sussurrò.
Le lacrime le solcarono il viso, incontrollate.
InuYasha sogghignò, per nulla intenerito da quella dimostrazione di dolore.
-Come potrei mai credere alle vostre lacrime? Non credo alle donne, come potrei credere proprio a voi.-
Kagome tentò di placare il suo pianto, concentrandosi sulle parole pronunciate dal normanno.
-E così è questo che vi rende tanto ostile? Qualche donna vi ha spezzato il cuore? Probabilmente è fuggita di fronte alla vostra prepotenza, intimorita per la vita a cui l’avreste condannata.- lo insultò, decisa a ferirlo come lui aveva fatto prima.
-Non parlate di cose che neanche conoscete.- urlò l’uomo, serrando i pugni per evitare di cedere alla tentazione di colpirla.
Sospirò, cercando di ritrovare la calma.  Era un guerriero, avere il controllo delle sue emozioni, in battaglia come nella vita, era per lui ragione di salvezza, ma quella donna e la sua lingua velenosa erano capaci di suscitare la sua collera come mai prima nessuno era riuscito a fare.
Mai aveva toccato una femmina per collera, ma in quel momento avrebbe volentieri fatto un’eccezione.
La studiò a lungo e, nonostante l’ira pochi istanti prima l’avesse quasi portato a perdere il suo saldo controllo, sentì la rabbia svanire e cedere il posto ad una nuova emozione: l’eccitazione.
Un’ idea, maggiormente allettante di quella di trapassare quel corpo procace con la propria spada, lo portò a sorridere furbamente.
L’avrebbe domata, ma l’avrebbe fatto a modo suo, senza ricorrere alla violenza.
Lady Kagome era una nobildonna, ma si diceva di lei che fosse una donna dai facili costumi..avrebbe sfruttato la perdizione di quella femmina a suo favore.
Si sarebbe servito della passione per domarla ai suoi voleri, per sottometterla; avrebbe placato quella brama insensata e scriteriata che quel corpo sensuale gli aveva acceso e poi avrebbe fatto in modo che quella femmina pagasse per i mille crimini commessi a discapito degli innocenti.
Soddisfatto del proprio piano, il normanno decise di metterlo in atto sin da subito.
Circondò i fianchi morbidi della donna- che colta alla sprovvista lo lasciò fare- e la strinse fino a creare un contratto tra i loro corpi.
-C..che cosa state facendo?- chiese Kagome, disarmata da quel gesto improvviso.
-Credo che farsi la guerra a vicenda sia molto stupido, signora. Potremmo avere entrambi dei notevoli vantaggi da una piacevole collaborazione.- sussurrò, suadente.
La donna batté più volte le palpebre, cercando di cogliere il significato di quelle parole. Quando capì le reali intenzioni del normanno cominciò a dimenarsi, cercando di allontanarsi.
-Per chi mi avete presa? Non mi concederò a voi né ora né mai.-
-Volete forse negare che mi trovate attraente? Non potete, Kagome. Ho notato il rossore che vi imporpora le guance quando mi fissate. Giuratemi fedeltà e io saprò bene come ripagarvi.-
-L’unico modo in cui potreste compiacermi, signore, è andando via dalle mie terre e lasciando in pace la mia gente.- dichiarò, con tono duro la donna.
Il guerriero non si lasciò irritare.
-Fidatevi, signora, se vi dico che conosco mille e più modi per compiacere il gentil sesso.- la stuzzicò.
Kagome nascose il rossore che le aveva colorato le gote, distogliendo lo sguardo da quello ambrato dell’uomo.
-Saranno fortunate quelle donne,a me non importa nulla delle vostre arti amatorie. Se avete pensato che attirandomi nel vostro letto riuscirete a piegare il mio spirito o ottenere la mia lealtà, siete solo uno stupido, signore. Forse voi sarete abituato a ragionare con ciò che avete tra le gambe, ma io non lascio che il piacere fisico annebbi la ragione. Dovrete trovare un altro escamotage, sir- lo sfidò.
Il normanno serrò i pugni, conficcando le unghie nella carne, mentre un verso gutturale, molto simile ad un ringhio, fuoriusciva dalla sua gola.
Aveva tentato di essere gentile, aveva provato ad usare le buone maniere, ma si era stufato. Nella sua vita aveva dovuto lottare molto per raggiungere la posizione che occupava, aveva dovuto far ricorso alla forza per imporre la sua volontà e nascondere l’infamia derivante dal suo marchio di bastardo, ma mai aveva tollerato le prese in giro.
-Voi vi piegherete, signora, e lo farete con le buone o con le cattive.- le ingiunse, sovrastandola con tutta la sua altezza.
-Io non..- tentò di dire la nobildonna, ma fu interrotta da una voce ansiosa che la chiamava a gran voce.
-Sango.- esclamò preoccupata, raggiungendo l’amica che ansimante si era fermata al centro della grande sala, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
-Cosa ti è accaduto? Stai bene? Non ti avranno mica aggredita!-
-No, non è per me, è per Koga.-
Kagome sbiancò.
-Cosa gli è successo? Dov’è?-
-L’hanno preso, Kagome.-
Tentò di estorcere qualche altra informazione all’amica, ma fu preceduta dall’arrivo di un gruppo di guardie normanne.
Le osservò e tremò per ciò che vide. Circondato da sei guerrieri, Koga, il capo delle sue guardie, il suo più caro amico, veniva trascinato per le catene che gli bloccavano mani e piedi.
Il corpo smagrito, il viso ricoperto di ematomi e piccoli tagli ancora sanguinolenti, erano un buon indizio del trattamento che gli era stato riservato.
-Cosa gli avete fatto?- strillò la donna, tentando di avvicinarsi all’uomo.
InuYasha la bloccò, afferrandola per un braccio.
-Chi è costui?- domandò il normanno.
-A quanto pare il capo delle guardie di lady Kagome. Lo abbiamo trovato nella foresta. Da qualche giorno tentava di far pervenire messaggi alla sua signora, ma uno dei nostri soldati li ha intercettati. Dopo di ché non è stato complicato tendergli una trappola.- intervenne Miroku, avvicinandosi ad InuYasha.
-Lasciatelo andare, Koga è un brav’uomo.-  lo supplicò Kagome.
Il normanno si voltò a fissarla, studiandola in silenzio.
-A quanto pare tenete molto alla sorte di quest’uomo.-
La donna annuì.
-Cosa siete disposta a fare per salvargli la vita?- le domandò con tono insinuante e occhi carichi di malizia.
-Non quello a cui state pensando voi.- negò, disgustata.
-Bene, allora non ho motivi per lasciarlo in vita.- dichiarò, portando una mano all’elsa della spada.
Mosse qualche passo verso l’uomo, per rendere più imminente la sua minaccia, ma fu bloccato dalla voce della nobildonna.
-Fermatevi! Va bene, farò ciò che volete, ma in cambio lasciatelo vivere.- sussurrò, con tono mesto.
-Kagome, non puoi..- interferì Sango.
-Non intrometterti, non sono cose che ti riguardano.- l’ammonì la sassone.
La dama di compagnia sbarrò gli occhi, sorpresa per il tono imperioso.
Erano amiche, mai, prima d’ora, Kagome le si era rivolta usando quei modi.
-Concedetemi qualche ora per prepararmi.- chiese con tono freddo all’uomo.
InuYasha annuì, soddisfatto della sua opera e per il cedimento della donna.
-Ho la vostra parola che non farete del male al capo delle mie guardie?-
-L’avete..per il momento.-
La nobildonna annuì, prima di rivolgersi alla sua dama di compagnia.
-Sango, accompagnami, necessito del tuo aiuto.-
In silenzio, sotto lo sguardo attento dei presenti, si allontanarono dalla grande sala.
-Kagome, tu hai davvero intenzione di..-
-Mi spiace se ti ho interrotta in quel modo, ma avevo bisogno che la mia farsa risultasse convincente.- si scusò la donna.
-Farsa?-
-Non ho alcuna intenzione di dividere di mia spontanea volontà il letto con quell’uomo.-
-Cosa intendi fare allora?-
-Salverò la vita a Koga e se stanotte le cose andranno come ho previsto, da domani sarò nuovamente la signora di questo castello e la mia gente non dovrà più temere la minaccia normanna.-
-Cosa hai intenzione di fare?- le chiese preoccupata e incuriosita l’amica.
-Ho un piano!-




Note dell'autrice:
Salve a tutti :)
Se qualcuno segue questa storia, voglio scusarmi per l'immenso ritardo, ma purtroppo tra l'univerisità, il lavoro e le altre storie in corso, mi sembra che il tempo manchi sempre xD
Che dire? Nulla, le cose si fanno movimentate :D Non so voi, ma io amo InuYashae il suo carattere contraddittorio..non ha idea di quante ne combinerà Kagome xD
Lascio tutti i giudizi a voi, dal momento che mi farebbe tantissimo piacere conoscere il vostro parere. Se avete critiche, consigli, perplessità non esitate ad esporre.
Mi scuso per aventuali errori, ma vista l'ora tarda è probabile xD
Grazie mille a chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite ricordate e anche ovvaiamente ai lettori silenziosi ;)
Vi lascio, come sempre. il link del gruppo: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
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Capitolo 4
*** A mali estremi, estremi rimedi! ***


Il baccano, quella sera, era maggiormente accentuato nella grande sala.

 Una strana euforia animava i soldati normanni, che con urla sempre più blasfeme e strascinate invocavano ulteriore birra. 
InuYasha occupava il posto principale e osservava divertito lo spettacolo che i suoi uomini stavano mettendo in piedi.
Ciò che in realtà lo aveva messo cosi di buon umore era stato il cedimento di lady Kagome. Era bastato minacciare la vita di quello che forse era uno dei suoi numerosi amanti per farla  capitolare.
Tra poche ore l'avrebbe avuta e la smania lo stava rendendo pazzo. Quella bellezza sfuggente gli aveva acceso dentro un desiderio indomabile e lui non vedeva l'ora di placarlo.
Avrebbe fatto tutto con calma, si sarebbe goduto ogni attimo, ogni centimetro di quel corpo sensuale, prima di farla finalmente sua.

 L'avrebbe tenuta nel suo letto anche tutta la notte se fosse stato necessario a far cessare quell'ossessione.
Avvertì il consueto dolore ai lombi, colpa dell'incantesimo che quella strega bruna gli aveva gettato.
Si voltò a fissarla e quasi scoppiò a ridere per l'espressione di disgusto che la nobildonna in ogni modo tentava di camuffare.
Sedeva rigida, con accanto la sua inseparabile dama.
-Forse non vi sentite bene, Milady? Quasi non avete toccato cibo.- la stuzzicò, indicandole il piatto praticamente intatto.
-Mi sento al quanto..nauseata,Sir.- commentò, asciutta.
Il normanno ridacchiò per l'evidente e malcelata critica contenuta in quelle parole.
-Davvero strano devo dire. Il cibo è ottimo questa sera, le donne di Beaucastle hanno fatto un ottimo lavoro.- la provocò, sorseggiando altra birra.
Kagome deglutì, sentendo la gola arida.

 Tentò di ribattere, ma il profondo e volgare,quanto

inequivocabile, suono di un rutto le rubò ogni parola.
I presenti in sala scoppiarono a ridere all'unisono, sempre più fuori controllo.
Era in balia di una destabilizzante marea di emozioni. Provava una furia cieca verso quegli invasori irrispettosi..se solo suo padre fosse stato vivo non avrebbe mai permesso qualcosa di tanto indecoroso.
Era nervosa, perché quel normanno, più di ogni altro uomo, la metteva in soggezione, ed era impaurita, terribilmente impaurita perché dalla riuscita del suo piano dipendeva il destino della sua gente ed anche il suo.
-Signore, qui la situazione si sta facendo.. inopportuna. Se mi consentite, vi consiglierei di ritirarvi.- suggerì Miroku.
Kagome acconsentì, con la mente lontana.
Si alzò, seguita da Sango, ma fu bloccata dal normanno che la trattenne per un polso.
-Non addormentatevi, signora. Avete un patto da rispettare.- le mormorò, con tono suadente.
Kagome si divincolò, restituendogli uno sguardo infuriato.
-Queste dimostrazioni in pubblico porteranno la servitù a parlare,Sir, e io non voglio finire sulla bocca dell'intero castello. Ora, con il vostro permesso, io e la mia dama ci ritireremo, ma concedetemi di onorare voi e i vostri uomini con un dono speciale.-
Una scintilla di curiosità illumino gli occhi dorati del normanno.
-Di cosa parlate?-
Lady Kagome fece segno ad alcuni servitori di avvicinarsi.
-Questa birra è estremamente pregiata. Il malto col quale è stata prodotta giunge da un luogo molto lontano. Mio padre la conservava con grande orgoglio e questa sera io ve ne faccio dono.- dichiarò a tono alto, affinché anche chi era più lontano la sentisse.
I soldati esultarono, ma, con un gesto secco della mano, Inuyasha li ridusse al silenzio.
Osservò la donna con scetticismo.
-La vostra benevolenza dopo tanta ostilità mi sorprende, milady.-
-Se non volete accettare il mio dono lascerò che la riportino indietro.- replicò la donna, nervosa.
-In realtà mi state offrendo qualcosa che è già di mia proprietà, come tutto ciò che si trova in questo castello.- dichiarò col puro scopo di provocarla -ma sarò lieto di accettare il vostro dono a condizione che voi e la vostra dama ci facciate compagnia con un brindisi. Del resto avete tanto decantato le qualità di questa birra al punto di avermi "insospettito" -la sfidò.
Kagome sostenne quello sguardo penetrante, senza esitazione.
-E sia, Sir.- acconsentì.
Raccolse la coppa dorata che l'uomo le stava porgendo e la svuotò un sorsetto alla volta, ignorando le urla e gli incitamenti dei soldati.
Le gote le si colorarono immediatamente.
-Ora, col vostro permesso, Sir, io e la mia dama ci ritorneremo per la notte.- disse, prima di avviarsi alle scale seguita da Sango.

-Avevi ragione, è andata proprio come avevi previsto.- sussurrò la dama.
-Ho solo imparato a conoscere un po gli uomini, Sango. Il normanno non si fida di me e per questo ha voluto mettermi alla prova. Non si aspetterà ora un passo del genere da parte mia e nel momento in cui abbasserà la guardia, io lo colpirò.-
-Fa attenzione,Kagome. Se ti scoprisse, non sai come potrebbe reagire.-
-E’ per questo che tu devi restarne fuori. Se qualcosa dovesse andare diversamente da come l'abbiamo programmato, dovrai fingere di essere all'oscuro di tutto.
Questo è l'unico modo che abbiamo per salvare Koga, Sango.- bisbigliò.
Strinse forte l'amica, prima di ritirarsi nella propria camera.
Qualcuno si era premurato di accendere il camino, accanto al quale si accucciò.
Protese le mani tremanti, quasi nella speranza di ricevere dal fuoco quella sicurezza che le mancava.

 

 

Passo circa un'ora prima che InuYasha riuscisse a liberarsi dei propri uomini. L'euforia per la vittoria personale avuta sulla sassone, accompagnata all’ottima compagnia dei suoi soldati, lo aveva portato a bere più del solito,ma non faticava a reggere l'alcol.
Salì le scale che conducevano alle camere signorili, sentendo il desiderio crescere di secondo in secondo.
Immaginava quel corpo voluttuoso e bramava di saggiarne la morbidezza.

 Quelle curve femminili e perfette lo avevano soggiogato dal primo istante e a breve avrebbe trasformato i suoi sogni lussuriosi in pura realtà.
Inconsapevolmente, aumentò la cadenza dei suoi passi e, quando raggiunse il solario*, spalancò la porta di robusto legno senza premurarsi di bussare.
L'oggetto delle sue bramose fantasie sussultò, ma non vi badò.
Non gli importava se la donna in questione si era macchiata di riprovevoli crimini, lui la voleva contro ogni logica.
Incastrò la pesante sbarra di legno che bloccava l’entrata nelle apposite fessure, per assicurarsi di non essere successivamente disturbato.
La fissò e ghignò, palesemente divertito per il di lei nervosismo.
-Ora siamo solo io e voi, signora, senza più trucchi, senza più inganni.- proferì, tronfio.

A Kagome l'ampia stanza parve restringersi di colpo. L'ambiente era diventato asfissiante con l'arrivo del normanno. Il corpo statuario di lui sembrava aver risucchiato tutta l'aria disponibile e lei respirava a fatica.
Se il piano avesse rivelato qualche falla, per la nobildonna sarebbe stata la fine. Stava giocando una partita pericolosa, ma, del resto, era una vita che lottava contro gli uomini.
-Suvvia, non recitate la parte della vittima, non vi si addice. Quello che stiamo per fare soddisferà entrambi e voi non siete certamente una novizia in quest'arte.- proclamò, cominciando a svestirsi.
Si liberò dell'enorme spada, posandola su un vecchio e scheggiato baule.

 Si privò della casacca e Kagome sentì andare le gote a fuoco.
Non distolse lo sguardo, non ci riuscì.

I muscoli della schiena guizzavano ad ogni movimento, accordandosi perfettamente con quelli delle braccia muscolose e nerborute.
Le spalle larghe erano perfettamente allineate con il resto del corpo. Il petto era solido, robusto, compatto -fu quella la sensazione che ebbe, pur non avendolo sfiorato- ogni muscolo perfettamente delineato e scolpito, tratteggiato da decine di cicatrici disordinatamente sparse.
-Come vi siete procurate quelle?- osò domandare.
-Alcune in guerra, altre sono segno del mio passato.- commentò, laconico.
-Spogliatevi, signora. O preferite che lo faccia io?- le chiese, troncando nettamente il precedente discorso.
-N, no..aspettate.- borbottò Kagome.
Allungò le mani di fronte a sé, quasi a voler arrestare con il pensiero l'avanzare seducente dell'uomo.
-Cosa dovrei aspettare?-
-E..ecco, io al momento non mi sento ben disposta nei vostri confronti. Lasciate che vi versi ancora un po’ di quell'ottima birra.-
InuYasha la fissò, sospettoso ed evidentemente contrariato.
-Non so a che gioco vogliate giocare, signora. So aspettare, ma anche la mia pazienza ha un limite. Versatemi pure della birra, se questo vi aiuterà ad essere più accondiscendente, ma sappiate che non mi sfuggirete.- le palesò.
Kagome si morse la lingua per non rispondergli a tono. La sua prepotenza la irritava oltre modo, ma non poteva permettersi errori dettati dall'ira.
Versò con attenzione la bevanda nei due calici, prima di porne uno all'uomo. Le mani tremanti non l’aiutarono.
-A questa nottata.- brindò, con malizia, il normanno.
La donna si limitò a berne un piccolo sorso, prima di puntare con insistenza lo sguardo su colui che considerava il suo nemico.
Si assicurò che ne bevesse fino all'ultima goccia, prima di sospirare di sollievo.
-Ecco, ora che abbiamo brindato a noi, non esistono altri motivi per tergiversare.- dichiarò InuYasha, pulendo, rozzamente, le labbra con il palmo della grande mano.
Non lasciò il tempo alla donna di far nulla, perché agguantò il di lei braccio, attirandosela in grembo.
Senza esitazione, corse a cercare i lacci del prezioso vestito, mentre l'altra mano, impaziente, tentava di sollevare le ampie gonne.
Kagome restò per un attimo inerme, paralizzata, sotto il suo agire funesto, ma si riprese velocemente.
Tentò con gesti scoordinati e deboli di allontanarlo da sé, ma non ottenne alcun risultato.
-No! Aspettate, fermatevi- gli ingiunse, mentre le labbra del normanno si posavano sul suo collo.
Qualcosa non aveva funzionato e la paura l'assali.
InuYasha, senza troppa grazia o premura, la gettò sull’ ampio letto, mantenendo una posizione dominante su di lei. Infilò una mano nell'alta scollatura dell'abito, intenzionato a tirarla verso il basso.

Non era interessato alle proteste della donna, sapeva che erano false, proprio come lei.
Si bloccò, quando una strana sensazione lo colse. Non si sentiva più padrone del suo corpo: le dita formicolavano fastidiosamente, la vista si era annebbiata e sentì le palpebre inesorabilmente pesanti.

L'ultima cosa che vide prima di perdere i sensi furono gli occhi cioccolato di lady Kagome.
La nobildonna strillò, quando l'uomo cadde scompostamente accanto a lei. Spinse via le gambe di lui, che ancora la ostacolavano, e abbandonò con velocità il letto.
Si ricompose, sempre tenendo gli occhi puntati sul normanno.
Mentre i battiti del suo cuore riprendevano un ritmo normale, si assicurò che l'uomo respirasse ancora. Non era mai stata sua intenzione ucciderlo.
Aveva temuto che il potente sonnifero, preparato da lei stessa, non avesse sortito i suoi effetti sul robusto corpo dell'uomo, ma, fortunatamente, aveva solo impiegato maggior tempo.
Dei colpi alla porta la fecero sussultare, ma corse ad aprire ricordandosi del piano originale.
-È andato tutto bene? Stai bene?- le chiese Sango, sussurrando, e oltrepassando l’uscio del solario.
Fissò l’uomo svenuto nel letto e tirò anche lei un sospiro di sollievo.
-Sì, sto bene. Questa notte porteremo a termine il nostro piano sperando che domani Dio ci assista e abbia pietà di noi.-

 

Era già passata l'alba quando InuYasha riaprì gli occhi. La testa gli doleva e anche la schiena a causa della posizione innaturale in cui aveva dormito.

Si sentiva confuso, ansioso e non riuscì a comprenderne il motivo. 

Non era tipico di lui dormire fino a tarda ora. Probabilmente la sera precedente aveva bevuto fin troppo, perdendo il suo saldo controllo.
Sprazzi scomposti di ricordi gli affollarono la mente, per ultimo le sensazioni che aveva provato toccando quella pelle serica.
-Non ricordo nulla, dannazione.- mormorò con voce impastata. 
Aveva atteso così tanto quella notte e a causa dei fiumi di birra non ricordava assolutamente nulla. Si accorse in quel momento dell'assenza della donna oggetto dei suoi pensieri.

 Sperò di non essere stato eccessivamente rude con lei.
Si biasimò per il modo in cui aveva perso il controllo.

Colto da una strana ansia, indossò una tunica pulita, con l'unico intento di raggiungere in fretta la nobildonna.
Lasciò la stanza e a passo svelto si avviò verso la grande sala, dove sperava di trovarla.
Ignorò i suoi uomini, gli strani mormorii che lo circondavano e gli sguardi confusi che gli stavano riservando.

 Si sarebbe occupato successivamente di loro..
Proseguì spedito, ma fu costretto a fermarsi all' ennesimo richiamo di Miroku.
-Insomma, ma non vedi che ho fretta?- sibilò, burbero.
-Fretta? Ti rendi conto di ciò che hai fatto e delle conseguenze che questo avrà?- 
Lo fissò, confuso e sorpreso.
Possibile che già lo avessero saputo tutti? E cosa aveva fatto di tanto orribile da causare la preoccupazione di Miroku?
-Temo di non capire.- ringhiò, sempre più agitato.
-Ah no? Guarda lì e tutto ti sarà più chiaro. Sei in grossi guai, amico.-
Seguì la direzione dello sguardo del compagno e il fiato gli si mozzò in gola.
In alto, proprio in corrispondenza della camera in cui aveva riposato, in bella mostra, v'era esposto un lenzuolo candido macchiato, esattamente nel centro, da un'inconfondibile chiazza rossa.
Sentì qualcosa agitarsi all’altezza dello stomaco. Quello che vedeva era chiaro, non v'erano dubbi, scusanti o alternative. Sentì i muscoli tendersi, la mascella serrarsi e i denti scricchiolare per l'eccessiva pressione.
In un attimo tutto gli fu chiaro. Non aveva perso il controllo, era stato drogato. Era caduto nel piano di quella serpe dal viso d'angelo e lei lo aveva giocato.
Strinse la mano intorno all'elsa della spada in modo spasmodico, fino a far sbiancare le nocche.
-Tutti fuori.- sibilò con voce piatta.
I soldati, sorpresi, ubbidirono. Finché avesse avuto quell' espressione terrificante, nessuno avrebbe osato contraddirlo.
-InuYasha cosa ti prende?- gli domandò Miroku, con tono cauto.
-Portami subito qui quella puttana. Le mostrerò cosa vuol dire prendersi gioco di me e poi la uccidero con le mie stesse mani.- ringhiò.


Solario: Nell'architettura antica quella parte dell'abitazione maggiormente esposta al sole.
             Solitamente coincideva con terrazze o spazi aperti, ma, non raramente, le camere signorili
             presentavano le caratteristiche necessarie per essere definite in tal modo.

Era, nell'antichità, tradizione esporre il lenzuolo macchiato di sangue, in modo che tutti fossero testimoni della consumazione del matrimonio e dell'illibatezza della sposa.

Note dell'autrice:
Sera/ notte :D
Dopo qualche mese torno ad aggiornare anche questa storia :D
 Mi spiace avervi fatto aspettare tanto a lungo, ma l'ispirazione è tornata di colpo xD
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e sarei felice di conoscere il vostro parere :D
Baci

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Capitolo 5
*** Scelte forzate ***


Il castello era piombato in un silenzio lugubre e pesante.

Ogni forma di vita pareva esservi spenta tra quelle solide mura.

Si trovavano nella sala grande, l'uno di fronte all'altra.

Quel lenzuolo candido, macchiato di presunta innocenza, li sovrastava, in costante ricordo dell'accaduto.

Lady Kagome non era una sprovveduta, non lo era mai stata.

Aveva saputo dal primo istante che il suo gesto avrebbe avuto delle conseguenze,ma l'uomo di rimpetto a lei la stava sorprendendo.

Da innumerevoli minuti se ne stava in silenzio, contemplandola. L'aria intorno a loro era diventata pesante, elettrica, la tensione palpabile.

Neanche un gemito era sfuggito da quelle labbra carnose,solo il suo respiro veloce la convinse del fatto che il normanno fosse ancora vivo e vegeto.

Gli occhi d'ambra, duri e risoluti, non avevano abbandonato per un solo istante la sua figura. L'atteggiamento rigido, stonava con il sorrisetto finto ed inquietante che gli capeggiava in volto.

Cercò con ogni briciolo di forza di non sottrarsi a quello sguardo che la consumava e ringraziò che le ampie gonne coprissero perfettamente il tremore che le rendeva instabili le gambe.

Il normanno, dal canto suo, era un mare in tempesta di emozioni.

Non riusciva a credere che proprio lui,il segugio nero, l'imbattibile guerriero del re, si fosse lasciato sopraffare da un così banale e meschino trucchetto.

La donna che gli stava di fronte era scaltra come una volpe e subdola come una vipera. Non a caso al suo nobile nome era associata una terribile reputazione.
Quel desiderio così bruciante lo aveva reso cieco e la cosa che maggiormente lo irretiva era sapere che, nonostante tutto, ancora la bramavaa in un modo assurdo.
La mano destra era ancora stretta intorno all'elsa della sua fedele spada e in silenzio combatteva tra l'accecante desiderio di tagliarle la testa e quello di farla sua li, su quel pavimento.
Era una cosa assurda, irrazionale e incontrollabile.
Che cosa doveva farne di quella fata infima e traditrice?
I suoi pensieri presero una piega inaspettata, i tratti del suo volto si rilassarono e le labbra piene si pregarono in un sorriso per nulla rassicurante.
Kagome osservò quel mutamento improvviso e qualcosa nel suo animo si agito..la sensazione che qualcosa di spiacevole stesse per accadere.
Il normanno scoppiò in una sguaiata e maligna risata che fece rabbrividire la nobildonna.
Era pazzo, esattamente come Hojo, come qualsiasi altro uomo, pensò.
Quella giornata, iniziata nel peggiore dei modi, per l'uomo si sarebbe rivelata forse la migliore della sua esistenza, grazie alla sua scaltra intelligenza.
Avrebbe finto di assecondare i desideri e le pretese di quella maliarda tentatrice e ci avrebbe anche guadagnato più di quanto avesse mai immaginato.
La peggior punizione per lei, lui l'aveva già elaborata.

L'avrebbe costretta a scontare la sua pena giorno per giorno, senza alcuna possibilità di evadere, fino a quando non fosse stato lui stesso a concederglielo.
-Dunque, signora, sono proprio curioso di sapere cosa speravate di ottenere con questa teatrale sceneggiata.- le domandò.
Il tono della voce, accuratamente studiato, era avvolgente, derisorio.
-Cosa speravo di ottenere? Non capisco di cosa stiate parlando, monsieur.- usò quell'accentuato francese con evidente disgusto.
-Forse non riuscite a ricordarlo, ma questa notte avete bevuto più di quanto fosse raccomandabile. Ciò che è accaduto dopo è stato assolutamente indicibile.-
Un fremito nervoso gli curvò l'angolo sinistro della bocca in un' inquietante smorfia.
-Indicibile, milady? Visto il vostro gesto, direi che non era vostra intenzione mantenere l'accaduto segreto.
Dunque avrei abusato di voi?- chiese con feroce tranquillità.
La nobildonna lo scrutò, faticando a stargli dietro.

Gli occhi assottigliati, il sorriso brutale e la posa rigida tradivano quella calma apparente e falsa.
Quell'uomo era pericoloso, scaltro.
-S..si.- gemette.
Il normanno si trattenne dal riderle di nuovo in faccia. 
Nella sua vita aveva visto molte cose ed evidentemente la donna che gli stava di fronte non aveva la minima idea di cosa davvero volesse dire per una femmina subire un simile torto.
Non vi erano mortificazione o umiliazione nel suo atteggiamento fiero e sprezzante, nonostante la chiara ed esplicita scintilla di timore che le rendeva lo sguardo liquido.
-È un peccato che io non ricordi nulla. Come avete detto voi stessa, ciò che ho bevuto deve avermi stordito a tal punto da farmi perdere il controllo sui pensieri e sulle azioni.
Dunque, in che modo suggerireste di risolvere la cosa?- le domandò, sarcastico.
Notò chiaramente il repentino cambio d'atteggiamento della nobildonna. Le sue mani si ricongiunsero sul ventre piatto e si umettò le labbra rosee e provocanti prima di parlare.

Quella falsa modestia non le si addiceva, pensò.
-L'accaduto potrebbe infangare il vostro nome ed il mio, monsieur. Potremmo evitare la cosa trovando un accordo.- suggerì.
-Che genere di accordo, milady?- chiese, fintamente sorpreso e interessato.
-Andate via, lasciate le mie terre, scordatevi del mio popolo. Riprendere il vostro cammino e dimenticate l'esistenza di Beaucastle.- propose con tono fermo e serio.
-Oh, Kagome, quanta indulgenza da parte vostra.- la schermì. -Sareste quindi disposta a dimenticare qualcosa di tanto grave e terribile per così poco?- la provocò.
-M..mi sforzerei di farlo.- tossicchiò a disagio.
-Oh no, signora, sarebbe troppo facile.- le disse, prendendo a girarle intorno per aumentare il disagio di lei.
-Dopo un gesto tanto abominevole non potrei sparire nel nulla, fingendo di aver dimenticato. Vedete, io non dimentico! Prendo sempre seriamente quel che faccio e non potrei ignorare quanto accaduto. A vostro dire, ho barbaramente perso il controllo, ho abusato di voi, ho addirittura rubato la vostra innocenza, nonostante voi siate una vedova, e gesti del genere un Cavaliere non può ignorarli. Violerei il mio giuramento e il mio onore. Per questo intendo assolutamente porre rimedio.-
-In quale modo?-
-Nell'unico modo che conosco; vi sposerò. In questa maniera metterò a tacere ogni genere di pettegolezzo, preserverò il vostro ed il mio onore.- dichiarò piatto.
-Sposarmi? Non potete parlare sul serio.- ringhiò la donna.
-Oh, sì che sono serio. Questa stessa sera sarete mia moglie
- sibilò.
Kagome avvertì il cuore fermarsi e poi cominciare a battere fuori controllo..veloce, troppo veloce.
La cosa le era sfuggita di mano, uno scenario simile non l'aveva mai preso in considerazione.
Sposarsi, legarsi nuovamente ad un uomo, appartenergli..no, non voleva rivivere quel calvario.
Non l'avrebbe permesso, si sarebbe opposta con tutte le sue forze.
-No, non acconsentirò mai.- strillò, fuori controllo.
Con un gesto repentino, InuYasha l' afferrò per le spalle, stringendo la sua presa, disinteressato alle sue proteste.
-Il vostro consenso, signora, non è necessario. Finalmente avete mostrato il vostro vero volto, la bugiarda che è in voi. Non vi conviene che io racconti la verità, la vostra bella testa finirebbe velocemente su una picca, come monito.-
-Non temo le vostre minacce.- sibilò lei, continuando a dimenarsi.
Il normanno imprecò, segretamente ammirato dalla fierezza che lei continuava a mostrare.
Neanche la paura e le minacce l'avevano piegata.
-Vi  siete cacciata in questo guaio con le vostre stesse mani, col vostro comportamento sconclusionato. Ora ve ne assumerete le conseguenze.-
-No, non vi sposerò mai. Non metterò ancora la mia gente e la mia vita nelle mani di un uomo, di un bastato.- soffiò sprezzante.
Quelle parole riaprirono nell'uomo ferite mai guarire. Bastardo, era quello il marchio infamante che si portava dietro da una vita intera, parole marchiate a fuoco sulla pelle e nella mente.
Gli insulti, gli scherni, le derisioni.
Fuori di sè aumentò ulteriormente la morsa sulle esili spalle della nobildonna.
-Sì, signora, dicono che io sia un lurido bastardo, ma dopo stasera, quando sarò a tutti gli effetti vostro marito, non lo sarò più. Grazie a voi, avrò un titolo, un possente castello ed estese e fertili terre.-
-Non avete considerato che tutte le accuse di tradimento a mio carico peserebbero su di voi.- tentò, disperata. 
Il sorriso felino di lui la fece rabbrividire.
-Oh, milady, mi credete così stupido ed ingenuo? So di poter contare sul sostegno incondizionato del re. Le accuse svaniranno, io sarò il nuovo Signore di Beaucastle e riguardo a voi..beh, non so che fine farete.- latrò severo, prima di lasciarla andare.
-Miroku si occuperà di chiamare un prete che potrà ufficializzare il tutto. Fatevi bella, signora, tra poche ore celebreremo il nostro matrimonio.-ghignò.
-Io non vi sposerò mai.- dichiarò ancora.
La fissò, infuriato e ammirato.
Gli occhi, sbarrati, rilucevano di ira e lacrime represse, le gote erano arrossate dal furore e i lisci capelli neri scendevano disordinati a incorniciare il viso furioso. Il petto si abbassava e risollevava incontrollato, a causa del respiro affannoso, attirando lo sguardo del normanno sulle morbide forme di lei.
Quel matrimonio, prima di romperlo, se lo sarebbe gustato per bene.
Si voltò senza degnarla di ulteriori attenzioni. Bastò il suo sussurro a bloccare qualsiasi possibile tentativo di ribellione.
-Se farete qualcosa di sciocco sappiate che saranno la vostra dama e la vostra gente a pagarne le conseguenze.- l'avvisò, lasciandola poi sola.

 

Le ore si susseguivano, implacabili. Aveva trascorso l'intero pomeriggio affacciata alla finestra di quella che un tempo era stata la sua camera,la sua prigione.

Solo in quel luogo, perdendosi in quell'orizzonte infinito e sconfinato, riusciva a ritrovare se stessa.

Sango era rimasta accanto a lei, in un rispettoso silenzio.

Il sole stava calando, dipingendo il mondo di un sanguinoso rosso.

L'ora era arrivata e neanche questa volta sarebbe potuta fuggire, ne era consapevole.

Il vecchio baule, appartenuto alla sua famiglia da generazioni, era stato aperto e il suo più bel vestito faceva mostra di sé sul ristretto letto. Era stato un regalo della sua adorata madre e Hojo l'aveva rovinato, costringendola ad indossarlo nel giorno del loro sfortunato matrimonio.

-Dovresti vestirti, Kagome.- le sussurrò, Sango.

Annuì, avvicinandosi all'amica affinché l'aiutasse.

Non parlò, sapeva che se l'avesse fatto sarebbe scoppiata in un pianto convulso.

 

 

InuYasha si guardò intorno, nervoso. Si trovavano sull'atrio della Chiesa e solo quello gli impediva di imprecare a voce alta.

Il prete incaricato di ufficializzare la cerimonia si era mostrato non poco restio e quello l'aveva ulteriormente innervosito.

Stava per sposarsi, proprio lui, e quella volta all'altare ci sarebbe arrivato davvero,non ci sarebbero stati contrattempi o ripensamenti.

-Perché sei così turbato? Sei stato tu stesso a prendere questa decisione.- gli domandò Miroku.

Grugnì, infastidito.

-Non sono certo felice di sposare una puttana bugiarda ed assassina.-

La cosa che maggiormente lo irretiva era il suo stesso comportamento. Era sempre stato un uomo posato,riflessivo,non aveva mai lasciato che quanto gli accadesse intorno lo condizionasse. Non era sua abitudine lasciarsi trasportare dalle emozioni, di qualsiasi genere esse fossero, ma da quando era finito in quel castello avvertiva la sensazione che ogni suo comportamento non fosse altro che un riflesso incondizionato dell'agire della nobildonna.

Persino l'idea di quell'assurdo matrimonio, nonostante avesse l'assoluta e rassicurante certezza di potersene tirare fuori in qualsiasi momento, era dipeso dal perfido inganno che lady Kagome gli aveva giocato.

-Non hai di che lamentarti, amico mio. La donna che stai per sposare è titolata e di una bellezza fuori dal comune.-

-Poco mi importa della sua avvenenza,quella femmina è pericolosa quanto il più abile e scaltro dei miei nemici.-ringhiò.

-Ci hai guadagnato,però,una splendida proprietà e dei servitori fedeli.-

Ripensò al notevole modo in cui il castello era stato agghindato. La notizia dello sposalizio era circolata in fretta. I giunchi del pavimento erano stati velocemente sostituiti,l'argenteria lucidata e le pareti vivacizzate da elaborati e preziosi arazzi che mai aveva visto.

Le tavole erano state ricoperte da ogni genere di leccornia e la birra abbondava. Le quaglie arrostite erano state affiancate da corpulente oche, cinghiali, tacchini, montone e cervo ben cotti.

Lo stufato di cavolo,i formaggi e il pane aromatizzato alla birra, avevano diffuso un profumo invitante per tutto il maniero, tanto da solleticare anche il suo stomaco.

Si stava rammollendo, era quella la verità. In guerra aveva patito la fame e la sete e pochi giorni in una casa comoda lo avevano portato a rilassarsi in un modo inadeguato e patetico.

-Premure inutili, tutto quel cibo verrà sprecato. Occupatene tu, Miroku. Dà ordine che sia distribuito tra i soldati e la servitù, in modo che non venga perso.- latrò.

-Ma..di cosa stai parlando? E il banchetto?-

-Il banchetto? Ti aspettavi forse danze e festeggiamenti? Non c'è alcun motivo per gioire in questo matrimonio,non è necessario rendere questa farsa ancora più lunga e artificiosa. Ho solo bisogno del consenso di un prete, al resto penserò io.- dichiarò, irremovibile.

Avrebbe voluto aggiungere altro, continuare a lamentarsi e borbottare, ma il fiato gli si mozzò in gola.

Kagome avanzava verso la Chiesa, verso di lui, fasciata in un elegante abito rosso. Rosso, come buon auspicio per un matrimonio sereno e fertile. Lo strascico era lungo, lavorato, ed esaltava la figura longilinea della nobildonna.

Le maniche attillate, ricamate e impreziosite da pietre pregiate,si aprivano su una modesta scollatura, che valorizzava comunque il seno florido della donna. I capelli neri e lucenti ricadevano in morbidi e tentatori boccoli e tra essi erano stati sapientemente inseriti nastrini colorati.

La vita sottile era sottolineata da una cintura di pietre preziose. E il cerchietto tempestato di gemme che le ricopriva il capo era solo l'ultimo segno dell'elevato ceto sociale della fanciulla.

Non era truccata e il normanno se ne compiacque. I tratti regolari e seducenti non avevano bisogno di artificio, erano perfetti così. Quei penetranti occhi neri lo sfidavano, così come il comportamento austero e altezzoso di lei.

Non portava il velo, non si stava nascondendo.

Era splendida, assolutamente desiderabile. Un diavolo imprigionato in un corpo d'angelo.

Quando si trovarono nuovamente di fronte non le disse nulla. Si limitò ad afferrarle la mano, che lei non ritrasse, e a condurla verso il prete che li avrebbe sposati.

La cerimonia seguì l'iter stabilito, senza nessun genere di intoppo. Si scambiarono gli anelli, divisero l'ostia e bevvero dallo stesso calice prima di accendere un cero in onore della Vergine.

Al normanno bastò un leggero sussurro, una velata minaccia, per prevenire qualsiasi tentativo di insubordinazione.

-Col potere conferitomi dalla Chiesa, dal Papa e dal Re, vi dichiaro marito e moglie. Lord, se è vostra volontà, potete baciare vostra moglie.-sussurrò, contrito, padre John.

InuYasha ghignò. Lo sguardo che la nobildonna gli stava lanciando era chiaro: non avrebbe gradito una simile pubblica dimostrazione.

L'afferrò rudemente per il collo, affondando la mano tra i morbidi capelli di lei e l'attirò a sé, fin quando i loro corpi non si trovarono premuti l'uno contro l'altro.

Non le lasciò tempo, calò la bocca su quella di lei, senza esitazione, in un gesto prepotente e dispotico. Si concentrò appena sul sapore di Kagome..

Con la forza si fece strada tra le labbra di lei, trascinandola in un bacio aggressivo ed irruento. Pretese,senza lasciarle possibilità di scelta.

L'allontanò da sé quando si ritenne soddisfatto e sorrise tronfio e divertito all'espressione di lei. Le gote arrossate, la bocca spalancata e gli occhi furenti rendevano eloquenti i suoi pensieri.

-Questo, signora, non è altro che l'inizio. Da questo momento sono io a condurre i giochi e voi non siete altro che una pedina nelle mie mani.- le ringhiò all'orecchio.

La lasciò lì, sull'altare, sprezzante, incurante di tutto.

 

NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tutti :D
Finalmente riesco a liberarmi di questo capitolo, che era chiaro nella mia mente ma non voleva assolutamente prendere forma sulla "carta". Le cose hanno preso una piega inaspettata e di sicuro non molto favorevole per Kagome.
Ho cercato di essere il più veritiera possibile sulle modalità di svolgimento di matrimonio in quei tempi, ma ho preferito non dilungarmi troppo :) Se qualcuno volesse maggiorni informazioni/ chiarimenti sarò lieta di fornirli ;D
Ringrazio tutti voi che continuate a leggere le mie pazzie e mi scuso se sono enormemente indietro con le recensioni (in realtà anche con la risposte xD) ma è un periodo un po' caotico, con mille cose da fare. Sarei felicissima di conoscere il vostro parere.
Intanto vi lascio il link del gruppo. Potrete trovare tanti spoiler, le vostre autrici preferite e nuovi amiche e amici :D
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Baci

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Capitolo 6
*** La prima notte ***


InuYasha entrò nella camera patronale, ma non rivolse un singolo sguardo alla donna che appena poche ore prima era diventata sua moglie.
Si trattava di una situazione temporanea, ben gestibile, ma ricordare, per l'ennesima volta, che quel matrimonio era stato una reazione all'azzardato gesto della bellissima signora del maniero, lo fece infuriare.
Quella femmina era una mina vagante; un angelo bruno con le movenze sensuali di una gatta e il coraggio e l'arguzia di una feroce leonessa.
Il normanno si era trattenuto ai piani inferiori, gustandosi l' ottimo banchetto che la servitù si era affannata a preparare, completamente indifferente all'assenza della donna che aveva appena impalmato.
Durante quelle ore, Kagome aveva avuto molto tempo per crogiolarsi nella propria sofferenza.
Quando Hojo era morto aveva osato sperare di poter essere non felice, ma cheta, libera, nella misura in cui a quell'epoca ogni donna poteva sperare o illudersi di esserlo. E invece, a pochi mesi da un lutto felice, si era ritrovata incastrata nell'ennesimo matrimonio non desiderato, contratto con chi aveva usurpato la sua terra e la sua casa.
Avrebbe voluto piangere, ma non si sarebbe mai mostrata tanto debole e vulnerabile agli occhi del suo nemico.
Si raggomitolò su se stessa, come se quel gesto fosse potuto bastare a tenere lontano l'uomo che era appena entrato.
Sapeva cosa avrebbe voluto, cosa avrebbe preteso, e la tensione l'attanagliò. 
Considerava il sesso come qualcosa di sporco, necessario solo per procreare; una pratica dolorosa che gli uomini infliggevano alle proprie donne per puro ed egoistico piacere personale.
L'ansia la rese tesa ed imprevedibile, quando la zavorra di ricordi che si portava dentro esplose in tutta la sua gravosità.
InuYasha si concesse di guardarla solo dopo aver bloccato la porta con la pesante asse di legno e aver posato la spada.
Rannicchiata su quell'enorme letto, gli parve una bambina spaesata, ma si ricredette poco dopo.
La luce del fuoco, acceso per riscaldare l'ambiente, si rifletteva sulla figura della donna, creando mistici effetti di luce ed ombra. Il viso dalla pelle serica era in parte oscurato, ma quegli occhi intensi, tumultuosi, lo fissavano, attenti.
Lo risucchiavano, facendogli perdere il nume della ragione.
I capelli, lunghi e sciolti, le ricadevano intorno al corpo e desiderò disperatamente affondarci le mani.
La lunga vestaglia bianca le avrebbe donato un'aria innocente e virginale, se non avesse evidenziato in maniera tanto perfetta le curve sinuose, accentuando la rotondità dei seni pieni.
Era il peccato, manifestatosi sotto innocenti e ingannevoli spoglie.
Dio le aveva donato una bellezza ancestrale, ma il male l'aveva contaminata rendendola un'ardua e tentatrice prova per qualunque uomo avesse posato lo sguardo su quel corpo procace.
Tutto in lei era fatto per dar piacere:le labbra rosee e carnose, il collo flessuoso, il seno generoso, i fianchi affusolati e le gambe lunghe.
Era una sirena infernale che lo attirava con il suo armonioso canto solo per poi condurlo alla perdizione, alla distruzione.
Lo ammaliava, lo stregava, in modo irrazionale, portandolo quasi a dimenticare chi davvero fosse, tutta la rabbia e il biasimo che provava nei di lei confronti.
Vittima dei suoi stessi infausti pensieri, per un attimo, arrivò a domandarsi se davvero quella donna non fosse altro che una creatura del diavolo.
Sbuffò,subito dopo, contrariato da sé stesso e si concentrò sulla dama.
Era splendida, assolutamente desiderabile, ed era solo per lui.
Si gustò a pieno quella visione eterea, prima di accorgersi realmente che quegli occhi magnetici erano velati dalla paura.
Scoprì, in quell'istante, che preferiva vederla ostile, fiera e sfacciata, piuttosto che terrorizzata.
-Signora moglie, pare che questa sia la nostra notte di nozze. Dell'altra nottata, a causa del troppo bere, non ho alcun ricordo, ma conto di conservare per sempre nella mente e nel cuore quelli che verranno.- la provocò, derisorio.
Attese una risposta tagliente, ma non arrivò.
-Fate ciò che dovete, ma fatelo in fretta, così potrò tornarmene nelle mie camere. -mormorò lei, con tono spettrale.
-In fretta? No, signora, ho molto atteso questo momento e intendo gustarmi questa notte a pieno, fino in fondo. Inoltre vi conviene abituarvi, perché da questo istante sarà questa la vostra camera. Ho dato ordine che tutte le vostre cose siano spostate qui entro domattina. -le comunicò.
-Cosa? E perché mai l'avreste fatto? -
-Perché dopo stanotte sarete mia moglie a tutti gli effetti.-
Si lasciò cadere al fianco di lei, restando immobile a pensare.
La bramava, dal primo istante in cui aveva posato gli occhi sulla sua elegante figura, ma non voleva che la donna si rendesse conto dell'intensità del suo desiderio.
- Non dobbiamo farlo per forza, possiamo ancora tornare indietro. Richiederemo l'annullamento, il matrimonio non è stato consumato. -protestò, confusamente, in preda al panico.
-L'annullamento dopo quanto accaduto ieri sera? Ne andrebbe del mio onore e del mio buon nome. Oltretutto,perché rinunciare ad una bella casa?. -proferì, strafottente.
-Questa è la mia casa, la mia gente! -
-Esatto! E voi siete mia moglie, signora, tra poco a tutti gli effetti. Ne deduco, secondo legge, che tutto ciò che è vostro appartiene anche a me. -le ricordò, infastidito dalle sue continue negazioni.
Non le diede modo di rispondere, con uno scatto veloce le fu sopra, prevaricandola con il corpo e costringendola a giacere supina.
Si aspettò proteste e imprecazioni, ma fu sorpreso dalla passiva reazione della nobildonna.
La sentì irrigidirsi, ma non vi badò.
Kagome chiuse gli occhi, cercando di pensare ad altro e pregando che tutto finisse presto, ma la voce di suo marito la riportò alla realtà.
-Forse dovreste sforzarvi di essere un po più.. presente. Non ho voglia di far sesso con uno stoccafisso. -l'apostrofò lui, irritato.
Tutta la corte narrava dei suoi numerosi amanti, delle sue scandalose relazioni e delle sue dissolute abitudini; perché con lui si ostinava, quindi, a rifiutarlo?
-Potreste allora scegliere una delle cameriere compiacenti e lasciare in pace me. -
-Siete voi mia moglie e questa è la nostra notte di nozze.. è un vostro dovere tentare di compiacermi. -
Doveri, compiti.. Kagome si fermò a ricordare tutte le volte che Hojo e suo fratello le avevano rivolto quelle stesse parole.
Annuì, sopraffatta da paure, ricordi e retaggi mentali.
InuYasha la baciò, marcando i propri gesti. Incontrò le labbra tremule della donna e giocò a disegnarne sensualmente il confine, fin quando lei, arrendevole, non le schiuse, consentendogli l'accesso.
La nobildonna, incoraggiata dai movimenti cauti di lui, tentò di imitarlo. Sapeva che contrastarlo lo avrebbe fatto infuriare, ciò che non si aspettava fu la sensazione che quel bacio le suscitò.
Le loro lingue giocavano a rincorrersi, in maniera sempre più vorace.
InuYasha, dal canto suo, bruciava di passione. La pelle serica di lei aveva il profumo dolce ed avvolgente della lavanda..un odore che gli stava facendo perdere la ragione.
Affondò le mani tra le chiome corvine, mentre la sua bocca scese ad esplorare ed assaporare la pelle del collo e quella lasciata esposta dalla scollatura.
Con una mano corse a sollevarle la vestaglia, percorrendo inversamente la lunghezza della gamba.
Kagome rimase immobile, spiazzata. La presenza di InuYasha era ovunque: le sue mani, la sua bocca, la stavano saggiando, toccando, ma in modo delicato.
Cominciò a sentire uno strano caldo.
-Forse dovreste sapere una cosa prima di continuare.-
InuYasha sollevò il volto, richiamato dalla voce rotta di lei.
Faticava a controllarsi, ma sentiva la dama ancora inspiegabilmente tesa.
-Temo che qualunque cosa sia, dovrà attendere.- dichiarò, prima di spogliarla completamente in un gesto fulmineo ed inaspettato.
Kagome strillò, provando a coprirsi, ma il normanno non vi fece caso.
Tutta la sua attenzione era concentrata nello studio minuzioso del corpo di lei.
Nessun vestito, pensò, avrebbe mai potuto rendere giustizia ad un corpo tanto perfetto.
Osservò il seno generoso, alto e sodo, i capezzoli rosei ed eretti, il ventre piatto, i fianchi stretti, le gambe affusolate, infine si soffermò a fissare il triangolo di riccioli scuri che quelle piccole mani tentavano ostinatamente di nascondere alla sua vista.
-Sei uno splendore.- si lasciò sfuggire, completamente ammaliato.
Sfiorò con le dita quelle curve perfette, per sincerarsi che fossero reali e non frutto della sua fantasia; quando si ritrasse la lasciò ardente e tremante.
Kagome lo fissò, confusa. Avvertiva la solita sensazione di paura, ma la passione e l'ammirazione che lesse negli occhi di lui la lasciarono spiazzata.
Le carezze di lui, in più, erano delicate, infuocate..lasciavano piacere, non lividi.
Il normanno indietreggiò e cominciò a spogliarsi, velocemente.
La donna trattenne il respiro, non riuscendo a distogliere lo sguardo.
Negare l'avvenenza dell'uomo che da poche ore era diventato suo marito, le fu impossibile.
La luce del camino guizzò su quel petto compatto, evidenziando un fascio di muscoli, gambe possenti e un'erezione pulsante.
-D..dovete sapere che..-
-Non adesso! Non roviniamo questo momento con le parole.-
Le lambì le labbra, invadendole con irruenza la bocca e trascinandola in un bacio impetuoso, mentre con le mani a coppa le catturò i seni.
Sfregò il suo membro contro la femminilità di lei e quando Kagome gemette, in un misto di sorpresa e piacere, lui perse ogni freno inibitore.
La penetrò con un dito, facendola strillare ancora.
La donna annaspò, alla ricerca d'aria. I gesti diretti di lui le stavano togliendo ogni facoltà di pensiero. Era in balia del suo nemico.
Avvertì una sensazione di bruciore, quando il normanno aggiunse un secondo dito, ma venne sostituita, presto, da una di piacere.
-Siete così deliziosamente stretta, dannazione!-
Mai con Hojo aveva provato qualcosa di vagamente simile. Il suo defunto marito era riuscito a farle provare solo terrore e dolore; da dove nascevano, dunque, quelle sensazioni?
Gemette ancora, inconsapevolmente, quando i movimenti di lui divennero più rapidi.
Le gambe le tremarono e un fuoco liquido le si accese nel ventre.
Si dimenò, quasi a voler fuggire da quelle sensazioni intense e sconosciute.
-Che mi sta accadendo?-
-Lasciati andare!-
In maniera febbrile, il normanno si posizionò tra le gambe di lei, imprecando per la difficoltà che stava incontrando nel penetrarla.
Sapeva che la donna era pronta ad accoglierlo, le sue dita erano ancora impregnate degli umori di lei, ma qualcosa gli impediva l'accesso.
Spinse ancora, assecondando un istinto naturale. Era sudato, insoddisfatto, smanioso di farla sua, di affondare in quel corpo tentatore.
-Che significa?- domandò.
-Che se non superi quel maledetto imene resteremo così per sempre e ti assicuro che non è piacevole.- strillò lei, serrando gli occhi.
-L'imene? Ma che..? Al diavolo! Non importa, è troppo tardi per tornare indietro, adesso.-
Spinse con più forza, scivolando quasi interamente in lei.
La sentì mugolare e una sensazione improvvisa di amarezza lo colse. Evitarle il dolore era impossibile, ma lui era stato indelicato.
Restò immobile, ignorando il bisogno sempre più impellente di spingere.
Solo quando la donna riaprì gli occhi, lucidi di lacrime non versate, il normanno cominciò a muoversi lentamente.
Le circondò la schiena, avvicinando i loro corpi e la tenne stretta fin quando raggiunse il piacere.
Per tutto il tempo, Kagome restò quasi estranea.
Lui l'aveva presa, non si era fermato, ma in qualche modo era stato gentile e accorto. Non le aveva sussurrato tenere parole, ma aveva avuto riguardo di lei e della sua
inesperienza, quello l'aveva compreso.

In qualche modo, tra un battito impazzito del cuore e l'altro, il bruciore e il dolore si erano attenuati, rendendo il tutto sopportabile.
Di una cosa era certa, InuYasha era ben diverso da Hojo.
Si addormentò, esausta, prima che il normanno potesse staccarla da sé.

 

Le grosse nuvole oscuravano il cielo, impedendo a Sango di vedere le stelle che tanto le piacevano.
Sospirò, mentre il suo pensiero volava a Kagome.
Sarebbe stata bene? Il normanno come avrebbe reagito scoprendo il suo segreto?
-Milady, cosa ci fate a quest'ora di notte qui fuori?-
La donna sobbalzò per lo spavento.
-Siete voi.-
-Perdonatemi, non volevo spaventarvi. Tuttavia, stare qui fuori, da sola, è pericoloso. Perché non siete nelle vostre stanze a riposare?-
-Non riuscivo a dormire e guardare il cielo mi rilassa. Peccato che queste grosse nuvole celino le stelle.- mormorò, dolcemente.
Miroku fissò il manto scuro della notte, poi si concentrò sulla figura esile di Sango.
Trovava la nobildonna estremamente attraente, un fiore fragile e delicato.
Il corpo longilineo, armonioso ed allettante lo attraeva, ma c'era dell'altro.
Era incantato dagli occhi dolci e malinconici della donna..di iridi così, era sicuro di non averne mai viste.
C'era qualcosa di misterioso in quella dama e lui se ne sentiva irrimediabilmente affascinato.
Ne era ammaliato e un viscerale senso di protezione lo spingeva a vorticarle intorno.
Sango era diventata un richiamo che non sapeva evitare e lei, ingenua, non si era resa conto di nulla.
-Siete preoccupata per la vostra amica? Forse dovrei essere io a temere per InuYasha, non vorrei che la vostra signora lo uccidesse durante il sonno.-
-Kagome non sarebbe mai capace di togliere la vita a qualcuno.-
L'uomo scoppiò in una fragorosa risata.
-Non so quale rapporto vi leghi a lei, come possiate giustificarla, ma la vostra amica è un'assassina.-
-Questo è ciò in cui avete scelto di credere.-
-No, questa è la verità. Tutti narrano dei terribili crimini di cui si è macchiata.-
-Ricordate, sir, che spesso la verità non è quella raccontata da centinaia di persone che nulla sanno, ma quella mostrata dai gesti di pochi.-
-Che intendete dire?- le domandò.
-Di tutti quelli che parlano dei massacri compiuti da Kagome, quanti la conoscono? Credete davvero che se lei fosse una spietata assassina la gente di Beaucastle potrebbe servirla con tanto affetto e fedeltà?-
-Mi state dicendo che la vostra amica non è la brutale omicida che tutti credono?- le chiese, stupito e incredulo.
-Ciò che io vi dico non conta. Io sono una nota stonata e fuori tempo, cantata su una melodia facile e perfetta. Chi starebbe ad ascoltarmi? Mi sembrate, sir, una di quelle persone che sanno scegliere da sole in cosa credere. Osservate, vi renderete conto di quanto quella melodia in realtà sia innaturale.- proferì enigmatica, allontanandosi.
-Sango- la richiamò lui, abbandonando ogni formalità -buonanotte.- aggiunse.
-Buonanotte, Miroku.- sussurrò, sparendo nella notte.

 

 

Kagome si risvegliò, disturbata dal cinguettio degli uccelli posatisi sulla finestra.
Il sole era già alto, aveva dormito più del solito.
Si sollevò a sedere e sentì il corpo dolerle in ogni punto.
Ricordava perfettamente quanto accaduto la notte precedente. Si guardò intorno, ma dell'uomo che ora era diventato suo marito a tutti gli effetti, non c'era traccia.
Il pensiero di affrontarlo, non la allettava.
Come gli avrebbe spiegato la questione della sua verginità?
La porta si spalancò e una trafelata Sango entrò nella stanza patronale.
-Kagome, come stai?- le domandò,preoccupata.
-Io..credo bene.-
-Non ti ha fatto del male?-
-E' stato un po doloroso, ma lui è stato gentile.- ammise, arrossendo.
-E..come l'ha presa?-
-Non lo so! Mi sono addormentata subito dopo.- raccontò.
Sango annuì, sospirando.
-Credo tu debba vestirti e scendere di sotto il prima possibile.-
-E' accaduto qualcosa?- chiese, preoccupata.
-Lo vedrai da sola e non ti piacerà.- preannunciò.

 

 

-Pensavo non saresti uscito da quella camera per una settimana e invece eccoti qui.- lo stuzzicò Miroku, ma il normanno lo ignorò.
Continuò a fissare il vuoto, con la mente lontana.
Non aveva chiuso occhio perché troppe domande gli affollavano la mente e scioccamente si era ostinato a tenerle per sé, per non svegliare la donna che gli riposava accanto.
-Che significa tutto questo?- la voce forte e arrabbiata di Kagome lo riportò al presente.
Gli occhi nocciola della donna risplendevano di furore e lui ghignò.
Sollevò il volto, osservando ciò che la dama ancora indicava.
Come accaduto la mattina precedente, nuovamente un lenzuolo insanguinato era stato esposto a conferma dell'avvenuta consumazione.
-Non capisco di cosa parli. È un'usanza comune, dovresti saperlo.- la provocò, sarcastico.
-Tu..tu..-
-Io cosa, moglie? Ti ho restituito un favore affinché tu imparassi velocemente una lezione: non tollero le menzogne e non lascio niente di impunito. Sarai l'unica donna al mondo che potrà raccontare di aver perso la verginità per ben due volte.-
-Non è divertente.- ringhiò lei.
-No che non lo è. A tal proposito, donna, credo ci sia qualche spiegazione che tu debba darmi.-


NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tutti :D
Eccomi qui, dopo un po di tempo, con un nuovo capitolo. La consumazione c'è stata, ma le cose non sono andate esattamente come InuYasha si aspettava. Ha avuto una bella sorpresa..e state certi che nel prossimo capitolo pretenderà delle spiegazioni :D Siete pronti, dunque, a saperne qualcosa in più sul passato di Kagome?
Sono davvero curiosa di sentire le vostre teorie al riguardo :)
Per il resto spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e se ne aveste voglia, sarei felicissima di conoscere il vostro parere :)
Alla prossima :D

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Capitolo 7
*** Piccoli passi ***


L'alba era quasi giunta, ma le ombre delle tenebre resistevano.
Era una battaglia persa: infine il sole sarebbe sorto, eliminandole.
Miroku ravvivò il fuoco dell'imponente camino presente nella sala principale. La primavera era quasi giunta, ma le spesse pareti di roccia mantenevano freddi gli ambienti.
Una torcia, posta loro accanto, rischiarò i volti seri dei due guerrieri normanni.
-Sono state dunque queste le sue parole?- domandò InuYasha, grattando il leggero strato di barba che gli ricopriva la mascella.
-Esatto.- confermò Miroku.
- Non c'è da stupirsi che la difenda, è la sua dama.-
-Quello su cui mi ha aperto gli occhi, però, è un aspetto che non avevo considerato. Se davvero Kagome si fosse macchiata di tutti i crimini che le vengono addossati, perché la gente di Beaucastle la servirebbe con tanto affetto e lealtà? La servitù, così come gli uomini liberi, la rispettano e il rispetto e la fiducia sono sentimenti che non si possono imporre, che non si conquistano seminando il terrore.-
-Le tue parole sono sensate.- riconobbe InuYasha.
-In più c'è un'ulteriore questione da considerare: la sua verginità. Tu stesso ne hai avuta prova e questa volta eri pienamente cosciente, non avrebbe potuto ingannarti. Come si spiegano le voci dei suoi numerosi amanti e della sua condotta dissoluta?-
Un lampo di desiderio attraversò gli occhi ambrati del normanno. Ricordava perfettamente la loro prima notte di nozze e lo splendido e seducente corpo di colei che ora era sua moglie a tutti gli effetti.
Imprecò quando sentì il proprio desiderio, mai sopito, risvegliarsi. Con lei si sentiva un ragazzino alle prime esperienze: costantemente eccitato.
In più, la consapevolezza che lei fosse stata solo sua lo elettrizzava.
Non sarebbe dovuto importargli, visti i piani che aveva in merito al loro matrimonio, ma ciò che sentiva era ben distante da ciò che avrebbe voluto e dovuto provare.
- No, Miroku, in quel caso non mentiva..posso assicurarti che era realmente illibata. Tuttavia, la questione non mi convince: ci sono troppe cose che ancora non conosciamo. Quella donna è scaltra, non posso credere che sia la vittima di questa situazione.- dichiarò, serio - Continua a tenere d'occhio la sua dama e vediamo se riusciamo ad estrapolarle ulteriori notizie.-
-Contaci! Sarà un piacere per me.- acconsentì, sorridendo apertamente.
Si alzò, pronto a congedarsi.
-InuYasha, forse quella donna merita una possibilità. Capisco quanto tu sia contrario e restio a crederle, ma forse merita di essere ascoltata. Sono giorni che la ignori..concedile almeno la possibilità di esporre la sua versione.- gli suggerì.
Il normanno annuì, comunque poco convinto.
- Lo farò.- dichiarò.

 

 

 

Col favore dell'alba, Sango abbandonò la propria camera.

La servitù cominciava a destarsi e a svolgere le proprie mansioni, ma nessuno si meravigliò nel vederla gironzolare per i corridoi, nonostante fosse appena l'ora del levare del sole.
Ora che Kagome era sposata, Sango non poteva, ovviamente, più occupare le sue stanze.
Dormire da sola, tuttavia, non le piaceva, si sentiva vulnerabile, una preda semplice per gli incubi che la tormentavano.
Anche quella notte aveva risentito le urla, il clangore delle spade e le accuse crudeli di suo padre.
-Sango, state bene? Siete maledettamente pallida.-
Sobbalzò, tornando bruscamente alla realtà.
Sorrise naturalmente, nel trovarsi di fronte il volto familiare e preoccupato di Miroku.
-Perdonatemi, non vi ho sentito. Sto bene, stavo solo indugiando su infausti pensieri.- confessò.
Erano vicini, molto per i di lei standard. Non sopportava che gli uomini le si accostassero eccessivamente, ma da quell'affascinante normanno dai profondi occhi blu, stranamente, non si sentiva minacciata.
-Non pensavo di trovarvi sveglia a quest'ora. Solitamente le nobildonne poltriscono nei loro comodi letti fino a tarda mattinata. Siete una fanciulla strana.- ammise, candidamente.
-È un male? C'è qualcosa di sbagliato in me? Non sareste il primo a dirmelo.-
Quelle parole vaghe, per un buon osservatore, quale era Miroku, furono un chiaro indizio.
Come aveva immaginato, qualcuno o qualcosa aveva ferito quella splendida creatura in modo profondo e crudele.
Addolcì lo sguardo e lasciò che ciò che pensava fuoriuscisse dalle sue labbra.
- Non c'è assolutamente nulla che non vada in voi, Sango. Io vi trovo splendida.- ammise.
La nobildonna arrossì, congiungendo le mani, visibilmente a disagio.
- Io v..vi ringrazio, ma..-balbettò.
L'uomo, intenerito, le sorrise. Vederla imbarazzata la rendeva ancor più fragile, ma lui non voleva che si sentisse in difficoltà quando era in sua compagnia.
-Come vi dicevo, vi cercavo per parlarvi.- ripeté.
Con ancora le gote deliziosamente imporporate Sango annuì, incoraggiandolo silenziosamente a proseguire e garantendogli la sua attenzione.
- Non qui.- dichiarò il normanno.
Guardandosi intorno, si rese conto che il loro chiacchierare aveva attirato molti sguardi curiosi.
-Seguitemi.- lo invitò Sango, facendogli strada.
Lo condusse nel cortile, dove insieme poterono ammirare lo spettacolo del mondo che si risvegliava.
- Non avrete freddo qui fuori?- le domandò.
- No, sto bene. Vi prego, non indugiare oltre. Di cosa desideravate parlarmi?-
-Volevo ringraziarvi. Le parole sagge pronunciate da voi poche sere fa mi hanno aperto gli occhi. Ero stato cieco ed ostinato nei confronti della vostra amica.-
-Eravate solamente condizionato da ciò che altri volevano farvi credere.-
-Ora sono sempre più convinto del fatto che qualcosa non torni. Chi ha sparso queste voci? Chi e perché era intenzionato a rovinare la reputazione di una nobildonna di così buon lignaggio?-
Sango lasciò che quelle domande aleggiassero, nel silenzio calato tra loro.
- Non sta a me darvi queste risposte, Miroku. Ciò che posso consigliarvi è di continuare ad indagare. I vostri occhi attenti scrutano da lontano la verità, ma prima c'è molto altro da scoprire.-
-E voi mi aiuterete, Sango? Sarete al mio fianco ad indicarmi la retta via qualora dovessi sbagliarmi?- le domandò con un leggero sorriso, ma mantenendo un tono estremamente serio.
Lei ridacchiò, come non faceva da tempo.
Gli restituì il sorriso, prima di rispondergli.
-Potrete contare sul mio aiuto, Sir. Siete un uomo giusto, forse solo voi potete aiutare Kagome, salvarla dal destino al quale la condurrebbero delle accuse infondate.-
-Temo che stiate sopravvalutando il mio potere, Sango. Ciò che posso promettervi è che farò tutto ciò che rientra nelle mie possibilità.- le garantì.
-E lui? Lui l'aiuterà?- domandò, riferendosi chiaramente ad InuYasha.
- Non c'è nessuno che più di lui sia alla continua ricerca della sincerità. Credetemi, quando vi dico che non si darà pace finché non avrà realmente capito come stanno le cose.-
-Però, al momento, la evita, la allontana. Tutto il castello mormora per il fatto che lui non sia più tornato nella camera coniugale.-
-InuYasha è un tipo che riflette. Analizza le sue azioni a lungo prima di compierle. È un leader e sa che nulla rimane senza conseguenze. Potete credermi, però, se vi dico che anche lui è ansioso di ascoltarla. Sono entrambi in grado di badare ai propri affari, si chiariranno.- proferì, sicuro.
Sango annuì, rassicurata.
Restarono in silenzio ad ammirare il sole sorgere ad est.
Poco dopo, fu la nobildonna a congedarsi.
Miroku seguì con lo sguardo la figura di lei, finché fu visibile.
Sospirò, mentre un sorriso divertito gli abbelliva le labbra.
Le donne erano il suo passatempo preferito, ma quella Sango era diversa.

Coglieva in lei una fragilità mista a risolutezza. Era un affascinante concentrato di dolcezza e determinazione.
L'aveva sentita ridere per la prima volta e quel suono leggero e delicato gli era piaciuto da morire. D'ora in poi si sarebbe impegnato per farla ridacchiare più spesso.
Si stava cacciando in un grosso guaio, ne era consapevole, ma non aveva nessuna intenzione di tirarsene fuori.

 

Kagome si guardò allo specchio, non trovando nessun cambiamento rilevante nella propria figura.
Evidentemente, pensò, il mutamento era solo interiore.
Il suo nemico, l'invasore delle terre del suo amato padre, l'aveva resa donna a tutti gli effetti.

Erano trascorsi cinque giorni da quella notte e da allora lui l'aveva bellamente ignorata.
Non l'aveva più toccata, né guardata.
Il suo sguardo si indurì, mentre prendeva quella decisione.
Non sapeva come lui avrebbe reagito, ma non le importava.
Non era mai stata una donna che restava inerme mentre il destino o altri giocavano con la sua vita. Aveva sempre tentato di ribaltare le carte in tavola, indipendentemente dal risultato e dalle conseguenze.
Coprì i capelli con un velo dal colore tenue, prima di uscire dalla sua camera e dirigersi verso il cortile.
Sapeva che in quel momento suo marito era con i soldati, impegnato negli allenamenti.
Disturbarlo non era una mossa saggia, ma non poteva attendere oltre.
Sollevò gli orli della gonna per non sporcarla col fango che impregnava il terreno.
Avanzò tra gli uomini, attirando l'attenzione, finché non lo vide.
Era impegnato ad urlare suggerimenti e ordini a due ragazzini che si stavano fronteggiando con le spade.
Il petto compatto era nudo, privo di qualsiasi protezione. Gli aderenti pantaloni neri gli fasciavano perfettamente le lunghe e muscolose gambe.
Arrossì, di fronte a tanta potenza e al ricordo di quanto accaduto tra loro.
Una cosa doveva ammetterla: era stata fortunata, l'avvenenza del suo sposo non poteva negarsi.
Il silenzio calò improvviso e InuYasha si guardò intorno per capirne la causa.
La individuò immediatamente.

Bella come il sole, sua moglie aveva attirato l'attenzione di ogni soldato, più o meno giovane,libero o sposato.
Il viso arrossato per l'interesse suscitato e l'atteggiamento composto catturarono anche lui.
Era bellissima e lui la voleva disperatamente.
Si concesse, per un fugace istante, di immaginare come sarebbe potuta essere la sua vita se la donna che gli stava di fronte fosse stata solo sua moglie e non la sua nemica.
Quando mormorii espliciti di apprezzamento raggiunsero le sue orecchie, il normanno scattò.
La raggiunse in pochi passi, circondandole la vita in un chiaro segno di possesso.
Era un comportamento inutile, nessuno dei suoi uomini si sarebbe azzardato a toccarla, ma l'ira e l'assurda gelosia gli avevano acceso il sangue e offuscato la ragione.
-Cosa ci fate qui?- le domandò, continuando a tenerla stretta.
A contatto con quel corpo muscoloso, parlare per Kagome divenne estremamente difficile.
Era pienamente consapevole della sua forte presenza e l'odore mascolino di lui la stava stordendo.
Aveva caldo, era smaniosa, desiderava qualcosa, ma non avrebbe saputo dire cosa.
-D..dovevo parlarvi, ma potremmo farlo in un luogo più appartato?- domandò.
Un lampo di malizia attraversò gli occhi ambrati di lui e lei arrossì ulteriormente.
Il normanno la prese per mano e la guidò verso i piani superiori.
Nell'intimità della loro camera matrimoniale, avrebbero finalmente affrontato quello spinoso discorso per troppi giorni lasciato in sospeso.
-Dunque, vi ascolto.- la incoraggiò.
Kagome sospirò, cercando la forza e la risolutezza necessarie per affrontare quella conversazione.
-Come voi stesso avete detto, abbiamo delle cose di cui parlare, dei malintesi da chiarire. Fosse dipeso da me l'avrei già fatto da diversi giorni, ma mi avete evitata con ostinata determinazione.-
-Non era voi che volevo tenere lontano, ma scelte affrettate. Avevo bisogno di elaborare il tutto, di riflettere.-
La nobildonna annuì.
-Avete avuto modo di farlo? Siete giunto a qualche conclusione?- gli domandò.
-L'unica conclusione alla quale sono giunto è la consapevolezza che ci sono troppe cose che non conosco. Il vostro passato è un mistero, ma io voglio capire.-
-Se siete disposto ad ascoltarmi, avrete tutte le risposte che cercate.-
-Vi ascolto.- ripeté.
-Innanzitutto, sappiate che il vostro gesto mi ha umiliata, ma comprendo anche di essermelo meritata, da una parte.
Comunque, non è del mio stato d'animo che volete sapere. Hojo, mio mari..Il mio precedente marito, mi era stato imposto da mio fratello.-
-Fin qui non c'è nulla di strano, e un'usanza molto comune. Quello che voglio sapere, Kagome, è come è possibile che dopo svariati mesi, il matrimonio non fosse ancora stato consumato. Ho conosciuto il vostro sposo, era un uomo giovane. Perché non vi ha toccata?- domandò, facendo attenzione a calibrare le parole.
Quello che in realtà continuava a chiedersi era come avesse fatto quell'uomo a resistere ad una simile tentazione?
Per lui era stato un supplizio e ora che l'aveva avuta, il suo desiderio non si era affatto placato, ma addirittura sembrava aumentato.
- Non che non ci abbia provato. Hojo molte volte ha tentato di consumare il matrimonio, ma la sua impotenza glielo impediva.- mormorò, deglutendo.
Parlare di quegli orrendi momenti per lei non era semplice.
-Accusava me, mi ripeteva di essere talmente fredda da non riuscire a..risvegliare il suo desiderio. Mi raccontava di come con le altre riuscisse a dilettarsi.-
-E pensate che le sue parole riguardo altre relazioni fossero veritiere o semplicemente volte a suscitare una vostra reazione?- le domandò, con tono neutro.
- No, le sue parole erano assolutamente vere. Purtroppo ho udito con le mie stesse orecchie le urla delle serve vittime delle sue attenzioni. In più Hojo ha avuto dei figli illegittimi che attualmente vivono a Beaucastle: due bambinette e un maschietto che purtroppo non è sopravvissuto all'infanzia. Io non so cosa in lui scatenasse questa reazione quando..ecco quando era in mia compagnia, ma ringrazio Dio che sia stato così. -
-In voi non c'è assolutamente nulla che non vada, posso garantirvelo.- ammise, sinceramente, senza riuscire a trattenersi. - Ha quindi smesso di avvicinarvi?-
-Sarebbe stato troppo semplice. Hojo sapeva quanto io lo detestassi, quanto il suo tocco mi disgustasse. Ha provato e riprovato, sordo alle mie preghiere. Irripetibili sono le parole che mi urlava, ma alcune delle ferite che le sue percosse lasciavano forse potranno aiutarvi a credere alle mie parole.-
Sollevò la manica del prezioso vestito, mostrando una cicatrice ormai sbiadita.
Gli occhi di InuYasha si scurirono. Di colpo, il suo volto irato la spaventò.

Arretrò di qualche passo, avvolgendo le braccia intorno al corpo, in cerca di protezione.
- Siete irato e non mi credete. - sussurrò.
InuYasha lesse la paura in quegli occhi fieri e tentò di calmarsi.
Avvertì l'istinto di abbracciarla, di consolarla, ma non si azzardò a farlo.

Non capiva il perché di quella pressante sensazione che gli suggeriva un'idea così folle.
Aveva bisogno di riflettere sull'enorme quantità di notizie apprese.
-Non credo alle parola delle donne, in realtà sono davvero poche le persone di cui mi fido-
-Insomma, secondo voi avrei inventato tutto?-
-Non è quel che ho detto. Ciò che mi avete raccontato..ne terrò conto.-
Kagome annuì, chiamando il capo, sconfitta.
La sua sincerità non era valsa a nulla.
-Una cosa posso assicurarvi.- proferì il normanno, parlando con tono duro - per mano mia non subirete mai simili violenze. Qui, di fronte a voi, lo giuro: non leverò mai una mano su di voi per collera.-
Un sorriso spontaneo si disegnò sulle labbra piene di lei.
Di una cosa era certa, quel normanno poteva anche essere suo nemico, ma era un uomo onorevole.



NOTE DELL'AUTRICE:
Hola peolpe :)
Ecco a voi, il nuovo capitolo.
Come preannunciato, scopriamo qualcosa in più del passato di Kagome e del suo precedente matrimonio, ma posso assicurarvi che Hojo ci riserverà delle altre sorprese..non poche!C'è ancora molto da scoprire su di lui.
Riguardo ad InuYasha, pare che il forte desiderio che prova per Kagome non sia mutato e lei, spinta da chissà cosa, ha deciso di fidarsi e di raccontarle qualcosa di sè. Insomma, piccoli passi per creare qualcosa di più stabile di un rapporto fatto di litigi e diffidenza.
Ringrazio tutti voi che avete aggiunto la storia tra le seguite, preferite o ricordate. Un grazie enorme a chi mi permette di conoscere il proprio parere..non esitate a farlo nemmeno questa volta.
Infine, il link del gruppo per chi volesse aggregarsi a noi: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 
Baci

 

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Capitolo 8
*** Confessioni notturne ***


Il cielo era terso e questo le permetteva di ammirare bene le stelle che tanto le piacevano.
La primavera era quasi giunta, ma la notte la temperatura restava rigida.
Il gelo che le pungeva la pelle e la faceva rabbrividire, le permetteva di sentirsi viva, come non accadeva da tanto.
L'aria vibrava, c'era qualcosa di intenso, forte e frizzante nell'atmosfera.
Lo spirito che per molto, in lei, era stato sopito si stava risvegliando.
Era una sensazione che la elettrizzava, ma al contempo la spaventava.
Cosa aveva portato quei sentimenti? Cosa stava sciogliendo il gelo che da tanti anni si portava dentro?
Conosceva le risposte a quegli interrogativi, ma non sapeva come comportarsi al riguardo.
L'ultimo mese trascorso al maniero era stato diverso.

I giorni avevano preso a scivolare tranquilli e ritmici.
Le mura di cinta erano state riparate e la pietra estratta dalla cava, per rinforzarle e innalzarle, avrebbe permesso anche
di sanare la piccola cappella tanto cara a Kagome.
Il signore e la signora del maniero svolgevano i loro compiti in armonia, con giustizia e l'apparente cessazione di ogni ostilità sembrava aver giovato a tutti.
Beaucastle stava rinascendo e l'atmosfera tranquilla e rilassata aveva coinvolto anche lei.
-Sango, siete in anticipo.-
Miroku affiancò la nobildonna, regalandole un genuino sorriso.
Era diventato uno strano rito, il loro, una consuetudine che faceva mormorare le serve più pettegole e indiscrete.
- Le ultime notti sono state piovose e osservare le stelle è stato impossibile. Guardate che spettacolo il cielo di stasera, invece.- sussurrò, sollevando il volto verso la volta celeste.
Il normanno mormorò un cenno d'assenso, ma non allontanò lo sguardo dalla figura della nobildonna.
I loro incontri notturni erano puramente innocenti, eppure lui era soddisfatto.
Non che non la bramasse, ma soffocava il desiderio, pur di starle accanto. Sapeva che farla sua non gli sarebbe bastato.
Erano soliti attendere l'alba parlando di tutto, delle loro patrie e delle loro usanze, ma si rese conto di conoscere poco di lei.
Voleva saperne di più su quella dama, non per favorire InuYasha, ma per una sete e un bisogno di conoscenza personale.
Aspirava a conoscere il motivo della sofferenza che adombrava quegli occhi tanto profondi.
Voleva vederla felice e spensierata.
Da quella notte, aveva deciso, il suo piano di conquista avrebbe avuto realmente inizio.
-Ditemi qualcosa, Sango.- le chiese, gentilmente.
-Di cosa vorreste discorrere stanotte?- gli domandò, sedendosi sull'erba fredda e attendendo che lui facesse lo stesso.
Miroku si chinò, incatenando gli occhi della sassone ai propri.
-Parlatemi di voi.-
La vide irrigidirsi, ma non si arrese.
- Non ho molto da dirvi.-
-Ascolterò ciò che avrete voglia di raccontarmi, non pretenderò altro.- la incoraggiò.
Il silenzio, carico di attesa, scivolò su di loro, interrotto solo dal canto di qualche animale notturno.
Sango lo fissò, indecisa.
Sapeva che il suo cambiamento era in gran parte dovuto al gentile normanno.
Escluso Koga, Miroku era il primo uomo a cui permetteva di avvicinarsi tanto.
Quegli occhi vispi e sinceri la mettevano a proprio agio, la sua mente scaltra, veloce e priva di pregiudizi l'affascinava.
Miroku si era guadagnato il suo rispetto e, anche se non era pronta ad aprirsi a certi sentimenti, non poteva ignorare il tenero languore che la colpiva allo stomaco quando erano vicini.
Se davvero desiderava smettere di aver paura, quello era un piccolo passo da compiere.
Prese un bel respiro prima di parlare.
-Vi assicuro che non c'è molto da dire. Mio padre era un Horvold, una delle tante famiglie nobili inglesi. Era uno dei vassalli del precedente signore di Beaucastle.
Ho un fratello che ha ereditato le terre di mio padre, ma non è interessato ad amministrarle. Ha preso moglie, ma passa i suoi giorni per mare.-
-Come siete finita a Beaucastle?-
-Non c'è molta differenza d'età tra me e Kagome. È usanza comune che figlie e figli cadetti vengano mandati presso altre famiglie al fine di essere educati a specifiche mansioni.
Mia madre è morta pochi mesi dopo avermi data alla luce, per le fatiche del parto dalle quali non si è mai completamente ripresa. Mio padre non si è mai risposato, ma aveva grandi progetti per i propri eredi. Sperava che io diventassi una delle dame di compagnia di lady Kagome e mi sono impegnata molto per soddisfare le sue aspettative.
Desideravo la sua approvazione.- confessò
-E' stato un buon padre?- le domandò Miroku.
La nobildonna scrollò delicatamente le spalle.
-Era un uomo ambizioso. Desiderava elevare la propria posizione sociale e il suo continuo affannarsi alla ricerca del potere non gli permetteva di concentrarsi su altro. Esigeva che tutto fosse fatto come lui voleva. In caso contrario, non esitava a sporcarsi le mani per porre rimedio.Ho passato qui a Beaucastle, con Kagome, gran parte della mia vita e questo non mi ha permesso di conoscerlo bene.-
- Non mi sembrate molto dispiaciuta per ciò..-
-Per molti signori le figlie sono una proprietà scomoda, una risorsa da utilizzare per un'alleanza, ma nulla di più. Mio padre condivideva questa idea..questo sono riuscita a capirlo facilmente durante le sue brevi e sporadiche visite.-
Miroku capì di starsi addentrando in un sentiero spinoso, quando la vide agitarsi.
Era forse legato a suo padre il mistero che la riguardava?
-È insolito che voi viviate qui, signora. Non dovreste essere ospite in casa di vostro fratello e di vostra cognata come è usanza?-
-Per me, mio fratello non esiste più. Lui stesso sembra aver scordato la mia esistenza e la cosa non può che compiacermi.-
-Eppure siete nobile, Milady. È strano che una fanciulla della vostra bellezza e della vostra età non sia sposata.-
Sango gli regalò un sorriso carico di tristezza, che lo spiazzò.
- Sono vedova, milord. Mio marito è morto da lungo tempo..ma su questo, vi prego, non fatemi domande.- mormorò.
Si era spinta oltre, ne era consapevole.
Sentiva gli occhi pizzicare come ogni volta che ripensava a quei brevi giorni felici e a quella dannata notte.
Si sollevò, decisa a rientrare. Voleva restare sola..sola col proprio dolore.
-Vi auguro una buona giornata,sir.- sussurrò, con voce tremula, pronta a congedarsi.
In un gesto veloce ed istintivo, Miroku le afferrò delicatamente un polso, deciso a trattenerla.
La nobildonna si voltò a fissarlo, confusa e sorpresa da quel gesto.
Il normanno non l'aveva mai toccata..nessun uomo l'aveva più fatto.
- Vi ringrazio per esservi aperta con me. Desidero davvero sapere tutto di voi, mia dolce Sango.-
Le sue labbra, per un fugace istante, si posarono sulla piccola e tremante mano della nobildonna.
Sango la ritirò velocemente, arrossendo.
Fuggì via, sparendo nel buio della notte.

 

Nel segreto della propria camera da letto, al riparo da quei profondi occhi scrutatori, si concesse di ripensare a quanto appena accaduto.
Ravvivò il fuoco quasi spento e portò una mano a coprire il cuore che ancora batteva impazzito.
Quello di Miroku era stato un gesto galante, innocente e la sua bocca aveva appena sfiorato la pelle della donna..eppure quel tenero tocco a lei era sembrato fuoco vivo e puro.
Quella notte, a tormentarla non furono solo i ricordi del passato..


 

La giornata era scivolata tranquilla. Le ultime settimane erano praticamente volate.
Per quanto l'infastidisse ammetterlo, Beaucastle aveva risentito della mancanza di un signore.
Lei aveva cercato di fare del suo meglio dopo la morte di Hojo, ma il suo precedente marito aveva completamente ignorato i propri compiti, finendo col danneggiare il maniero.
InuYasha, dal canto, si era dimostrato molto abile laddove il suo predecessore aveva fallito.
Aveva ordinato il rinforzo delle mura, l'allargamento del fossato che circondava il maniero e la manutenzione del ponte levatoio.
Aveva assegnato incarichi e responsabilità a chi l'aveva meritato e rimosso chi aveva abusato della situazione di mancato controllo.
Aveva convinto il mugnaio ormai troppo anziano a prendere due assistenti e sua moglie ad occuparsi dell'istruzione delle nuove sguattere, piuttosto che del faticoso lavoro delle cucine.
Amministrava la giustizia in modo severo, ma equo.
Era innegabile ammettere che, sotto le sue direttive, il maniero stava rifiorendo a nuovo splendore.
Sbadigliò, gettando un'occhiata contrita all'ennesimo libro contabile da esaminare.
Per sua immensa gioia e soddisfazione, InuYasha l'aveva coinvolta nella gestione del palazzo.
Si era affidato a lei per l' amministrazione di tutte quelle mansioni tipicamente femminili.
Si erano impegnati entrambi per riportare un clima di pace, si erano sforzati di accantonare le loro controversie personali per il bene di Beaucastle e della sua gente.

InuYasha la trattava con rispetto, su alcune questioni le aveva chiesto consiglio e le aveva addirittura suggerito di occuparsi lei stessa del controllo dei libri contabili in modo che a tutti fosse chiara la sua posizione di signora del maniero.
Tuttavia, quella parvenza di normalità era una finzione sottile, esattamente come il loro matrimonio.
Avevano smesso di farsi la guerra, parlavano delle questioni riguardanti il maniero, ma tra loro non c'erano altri contatti.
Dopo la prima notte di nozze lui non l'aveva più toccata e la notte, quando la raggiungeva nella camera patronale, quasi non proferiva verbo.
Erano tante le questioni non ancora affrontate e irrisolte tra loro..
Possibile che lui volesse che fosse lei a riprendere quell'argomento spinoso?
Sbadigliò nuovamente, preda anche di un leggero mal di testa.
-È tardi, signora..riposate! Potrete esaminare quei registri anche domani, vi assicuro che non fuggiranno.-
Si voltò a fissare il marito appena giunto in camera.
-S..Sì.- mormorò.
Si affrettò a fare come lui le aveva detto.
Prese a gironzolare per la ristretta camera, alla ricerca di qualcosa da fare, per ritardare il solito rituale della messa a letto.
Provava una strana agitazione quando erano soli.
Non era una sensazione spiacevole..c'era quasi un senso di aspettativa.
-Signora, smettete di agitarvi come un animale in gabbia. Mettetevi a letto e basta.- le ordinò, seccato.
Quel tono brusco fece scattare qualcosa nella mente della donna.
-Se la mia presenza vi infastidisce, perché non vi trovate un'altra stanza? Non c'è chiaramente ragione di dormire insieme.-
Lui la fissò, vagamente divertito.
-Che dovrebbe significare? Siete mia moglie, è cosa usuale condividere il talamo. Dove pensate dovrei andare?-
-Signore, non insultate la mia intelligenza. Non c'è motivo di condividere il letto, dal momento che tra noi non accade..nulla.- ammise, arrossendo.
InuYasha sogghignò, scuotendo il capo.
-La servitù parla e i pettegolezzi mi irritano.- spiegò.
Sfilò via la camiciola, restando a petto nudo.
Le gote di Kagome si arrossarono maggiormente, ma non deviò lo sguardo.
Ricordava le sensazioni che aveva provato quando lui l'aveva stretta a sé, quando le sue mani forti si erano poggiate sui suoi fianchi e per qualche assurdo motivo desiderava riprovarle.
Era una strana smania quella che la coglieva ogni volta che erano tanto vicini.
Ricordava perfettamente il modo in cui l'aveva baciata il giorno in cui gli aveva confessato di Hojo; le sue labbra erano state esigenti,bramose e possessive..che senso aveva avuto quel bacio se lui si affaccendava tanto per evitarla?
Possibile che fosse in grado di fingere così bene?
- Vi faccio ribrezzo, non è vero?- domandò, cogliendo il marito di sorpresa.
-Che cosa dite?-
-Mi evitate come se avessi la peste. Io non vi piaccio, questo è chiaro, e per questo non voglio obbligarvi a sopportare la mia presenza. Domani chiederò alla servitù di spostare le mie cose in un'altra camera.-
-Non lo farete. Siete mia moglie e dormirete qui, con me.- sentenziò.
Kagome fu sul punto di rispondergli, ma preferì evitare.
Era chiaro che lui godeva del suo disagio, ma si sentiva già enormemente imbarazzata e risentita per avergli posto quella domanda.
Doveva gioire del fatto che lui la ignorasse e non pretendesse nulla da lei.
Aveva pregato ogni notte affinché Hojo non l'avvicinasse..perchè con lui sarebbe dovuto essere diverso?
-Venite qui, ragazza.- la richiamò.
Seppur esitante, Kagome fece come le era stato chiesto.
InuYasha la fissò a lungo e non riuscì a trattenere una risatina.
Quella donna era davvero un'abile bugiarda.
Come poteva credere che lui la volesse lontana?
Davvero non comprendeva l'enorme sforzo che faceva per trattenersi?
Averla vicina ogni notte, mentre il suo dolce profumo gli inebriava la mente, lo faceva letteralmente impazzire.
La bramava, moriva per la voglia di accarezzare ancora quel corpo che l'aveva stregato, ma non aveva più osato sfiorarla, non dopo quello che lei gli aveva raccontato.
-Vorreste che vi toccassi, che facessi l'amore con voi?- le domandò, senza giri di parole.
Il volto della nobildonna si tinse di un acceso vermiglio.
-C..Che cosa dite? Non ho certo chiesto perché bramosa delle vostre attenzioni.- mentì, agitandosi.
Le portò un dito sulle labbra rosse, per interrompere quel flusso di parole.
- Al contrario di ciò che si racconta, siete una pessima bugiarda, signora. Io vi desidero.- ammise -E voi? Avete paura di quello che potrebbe accadere?-
Kagome lo fissò a lungo, prima di negare con un lieve cenno del capo.
- Io non so quello che voglio.- sussurrò.
-Lasciate che sia io quindi a scoprirlo.- proferì, prima di baciarla.
Le loro bocche si toccarono prima lievemente, poi più voraci.
Quel bacio voglioso surriscaldò i sensi di entrambi.
Il normanno la spinse verso il letto, costringendola supina.
Scese a baciarle il collo, mentre la sua mano, in un percorso inverso, risaliva la gamba setosa.
Il suo era un desiderio feroce. Voleva averla, farla sua, ma voleva che anche lei lo desiderasse.
Non voleva essere l'unica vittima di quello strano e assurdo incantesimo.
Doveva averla e poi liberarsi di quell'insensata ossessione.
Tirò giù le spalline della pudica camicia da notte, fino a scoprirle i seni pieni.
Li catturò entrambi tra le mani, stimolando i capezzoli con movimenti rotatori.
Kagome gemette, preda di quelle nuove sensazioni.
Era sbagliato desiderare che lui, il suo nemico, le facesse quello, ma quelle mani grandi e sicure stavano tessendo una magia sul suo corpo.
- Non è che non vi desiderassi, milady, ma non sapevo se avreste gradito le mie attenzioni dopo quanto mi avevate raccontato su vostro marito. In realtà, ho riflettuto a lungo sulla questione e molte cose non mi sono chiare.-
Kagome l'allontanò da sé, mettendosi a sedere e ricomponendosi.
-Non mi credete, ovviamente, signore. Altrimenti perché sollevare una simile questione in un momento tanto sbagliato.- sostenne, infuriata.
Aveva usato la sua inesperienza per piegarla, per farle abbassare la guardia.
Il suo desiderio era solo una menzogna.
- Non è ciò che ho detto. Ma ci sono ancora troppe cose che non comprendo. Se vostro fratello viveva qui, e come tutti mi dicono nutriva grande affetto per voi, com'è possibile che non sia mai intervenuto di fronte agli evidenti maltrattamenti che dite di aver subito? Forse è una menzogna il fatto che lui provasse dell'affetto per voi?-
-No, non è affatto una menzogna. Io e Sota eravamo molto uniti.-
-Allora spiegatemi, signora, come sia possibile tutto questo. I crimini di cui siete accusata, la scomparsa improvvisa e misteriosa prima di vostro fratello e poi di vostro marito.-
-Non c'entro nulla io.- sussurrò, portando le ginocchia al petto.
L'accusa era esplicita in quelle parole.
Che poteva saperne quello straniero..
-Spiegatemi, signora. Chi siete davvero? Troppo mistero c'è intorno alla vostra persona. Se siete davvero il mostro crudele che tutti credono, come possono la vostra dama e i vostri servi esservi così affezionati?- ringhiò, confuso.
Troppe voci contrastanti, ambiguità e segreti aveva sentito circa sua moglie.
-Non sono stata io. Non sono mai stata io.-
Poteva forse raccontargli la sua verità? Che aveva da perdere?
Hojo ormai era morto, non avrebbe più potuto farle del male..Era solo la sua vita ad essere in pericolo.
-Hojo era un pazzo, un uomo crudele e spietato.- cominciò -essere contraddetto o ostacolato..Non c'era cosa che lo facesse infuriare maggiormente.- raccontò, rabbrividendo.
Non avrebbe mai dimenticato quegli anni terribili, i lividi che le sue mani lasciavano, ma erano le ferite interiori che facevano più male.
-L'idea di sposare Hojo mi ha sempre disgustata, quell'uomo mi ha sempre fatto ribrezzo. Non aveva osato chiedere la mia mano fin quando mio padre era ancora vivo, ma l'ha fatto subito dopo, non rispettando neanche il mio periodo di lutto.Ho pregato mio fratello affinché rifiutasse..avrei sposato chiunque altro, ma non lui.-
-Perché vostro fratello non ha preso in considerazione altri corteggiatori? La vostra famiglia è nobile e voi siete molto bella..avreste potuto attrarre anche uomini di maggiore levatura sociale.- osservò InuYasha.
Kagome strinse i pugni, prima di continuare.
-Sota e Hojo erano amici, molto amici, e lui non se l'è sentita di rifiutare. Temeva di arrecargli offesa o fargli torto. Il giorno in cui Hojo è diventato mio marito, io ancora piangevo mio padre. Dal momento in cui ha avuto potere su di me, i miei peggiori incubi sono diventati realtà. Le botte, i torti, le punizioni crudeli e insensate, le umiliazioni, sono iniziate subito. Voleva piegarmi e sottomettermi.Ho resistito, fin quando lui ha compreso che non era il dolore fisico che mi avrebbe portata a cedere. Ha cominciato a torturare la servitù, a condannare innocenti, finché è giunto alle terribili esecuzioni di massa. Le compiva in mio nome e per me, così diceva. Voleva che io ammettessi che le sue atrocità mi compiacevano. Ha sterminato bambini innocui nei modi più terribili.- singhiozzò, disperata.
- Mi state dicendo che tutte le colpe di cui siete accusata sono in realtà state compiute da vostro marito a vostra insaputa?-
-Non mi importa se non mi credete.- strillò.
Le cose orribili che aveva visto, la paura che aveva letto negli occhi di quegli infanti, la consapevolezza di non poter far nulla per aiutarli, erano ricordi atroci da rievocare ed esprimere a voce alta.
Lo fulminò, le iridi azzurre colme di lacrime represse, ira e disperazione.
-Perché vostro fratello non ha mai fatto nulla di fronte a tutto ciò?-
-Mio fratello,dite? Sota era uno stolto, un uomo debole ed innamorato di un mostro. Contro ogni legge di Dio, mio fratello amava quella bestia crudele. Erano amanti.-
-Ciò che affermate è grave.- le fece notare.
-Tutti a Beaucastle sono a conoscenza di questa storia. Tuttavia, Sota non era un uomo crudele. Mio padre aveva fatto di lui un uomo d'onore e lui provava del sincero affetto per me. Mi ha supplicato diverse volte di generare un figlio, sperando che un erede avrebbe portato serenità nel nostro matrimonio. L'amore lo accecava, non riusciva a leggere la crudeltà negli occhi di mio marito. Solo quando minacciai di uccidermi, mi promise che avrebbe trovato un modo per aiutarmi, per ottenere l'annullamento. E poi, Hojo era furbo, ha aspettato che mio fratello morisse per mostrare di cosa davvero era capace. -
-Com'è accaduto?-
-Mio fratello era un uomo robusto, ma in poche settimane, inspiegabilmente, si è ammalato ed è morto. Nonostante la mia conoscenza delle erbe, non c'è stato nulla che io abbia potuto fare per salvarlo o per alleviare il suo dolore.-
Kagome pianse, esternò quel dolore che si portava dentro da troppo tempo, incurante dello sguardo del suo nemico posato su di sè.
Era quella la verità..Hojo aveva distrutto non solo lei, ma tutto ciò che le restava..Beaucastle, suo fratello.
InuYasha restò a fissarla, non sapendo cosa fare.
Ciò che lei gli aveva raccontato poteva essere vero?
Poteva lady Kagome, la donna crudele di cui tutti conoscevano le efferatezze, essere solo una vittima innocente?
Non poteva saperlo.
Tuttavia, vederla singhiozzare in quel modo disperato, piangere fin quasi a non respirare, così piccola in un mare di dolore, lo portò ad agire d'istinto.
L'afferrò per la vita, tirandosela contro.
Affondò le mani in quella massa corvina e brillante e la costrinse a sollevare il volto.
La baciò, ancora. Con irruenza, con trasporto, con passione, si avventò su quelle labbra morbide e salate per il pianto non ancora cessato.
La costrinse ad un bacio impegnativo, pretenzioso, e, nella disperazione, Kagome si lasciò andare a quell'assalto deciso.
Si aggrappò alle forti spalle di lui, in cerca dì un sostegno.
Portò una mano ad esplorare quel torace compatto, seguendo ogni muscolo definito, ogni cicatrice sbiadita, quella leggera peluria che scendeva sempre più in basso.
Le mani di InuYasha si fecero più ardite.
La privò dell'indumento notturno, diventato solo uno sgradevole ostacolo tra le loro pelli.
Percorse con lo sguardo e con le dita ogni centimetro di quel corpo: stuzzicò il seno e succhiò i capezzoli turgidi, si divertì a farla impazzire mentre la sua lingua giocava a disegnare peccaminose scie di baci sul ventre piatto e intorno al punto sensibile dell'ombelico. Infine, sordo alle sue proteste, scivolò con la testa tra le gambe di lei. Avrebbe voluto farlo dalla prima volta che l'aveva vista.
Voleva scoprire il suo sapore dolce, voleva farla impazzire come lui stava impazzendo per il desiderio di lei.
La stuzzicò con la lingua e le abili dita, godendo dei gemiti della donna.
Non sarebbe stato come la prima volta, Kagome ne era sicura.
L'agire di Inuyasha era deciso, indomito. Le sensazioni che lui le stava procurando assolutamente deliziose e peccaminose.
Era questo che si provava nel congiungersi con un uomo?
Si sentiva scoppiare. Un miscuglio di tensione, dolore, risentimento e passione.
Le gambe cominciarono a tremarle in modo incontrollato, il mondo a perdere nitidità e la paura l'assalì.
-InuYasha.- chiamò, usando il nome dell'uomo per la prima volta.
Il normanno non si fece attendere.
Le circondò la vita con un braccio e tornò a baciarla, per zittire i mugolii di lei.
Era consumato dal desiderio, i lombi gli dovevano, ma voleva la sua approvazione.
Tolse velocemente il pantalone, divenuto solo d'intralcio, e lasciò che le loro intimità entrassero in contatto.
Kagome rabbrividì di piacere e non ebbe più esitazione.
Lo voleva, disperatamente.
-InuYasha..-
Fu un soffio, una preghiera, la conferma che lui aspettava per procedere.
Catturò le mani della donna e le strinse.
-Guardami, Kagome. Scopri quanto è bello fare l'amore. Dimentica ciò che quel mostro ti ha fatto.-
Scivolò in lei lentamente, ma con decisione.
Imprecò per la scarica di piacere che lo colse impreparato.
Si mosse lentamente, ma quando la donna, in un riflesso involontario, gli cinse i fianchi con le gambe, perse il controllo.
Spinse, sempre più in profondità, deciso a prendere e darle tutto, determinato a placare quell'agonia che lo stava consumando.
Kagome dimenticò tutto..Hojo, il passato, i conflitti e le ingiurie, erano lontani da lei.
C'era solo il piacere..l'immenso piacere che lui le stava dando.
Giunta al culmine, mormorò il suo nome, prima di perdere il contatto con la realtà.



Quando riaprì gli occhi, il suo respiro era tornato regolare. Giaceva abbracciata ad InuYasha, riscaldata dal calore delle pellicce con cui qualcuno si era premurata di coprirla.
Il fuoco ardeva ancora nel camino, era ancora buio, nulla sembrava mutato..Era possibile che fosse lei a sentirsi diversa?
-Stai bene?- le chiese la voce profonda del marito.
Tentò di allontanarsi, un po' a disagio, nonostante quanto appena accaduto, ma lui non glielo permise, rafforzando la presa sul di lei corpo.
-Dormi, adesso.-
Kagome annuì e si sistemò meglio tra le sue braccia.
-C'è una cosa che devo chiederti.- gli annunciò, rinunciando ad ogni formalità.
-Dimmi..-
-Credi alle mie parole?-
Si irrigidì in attesa della risposta, che non tardò ad arrivare.
-Servono più delle parole per convincere un re. Occorreranno delle prove. Quando le troveremo, nessuno avrà più dubbi sulla tua innocenza.-
Non aveva ammesso di crederle, non direttamente, ma non aveva neanche affermato il contrario.
Dopotutto, per il momento, poteva bastare..sarebbe stato un buon punto d'inizio.


 

NOTE DELL'AUTRICE:
Salve :D
Quanto tempo era che non aggiornavo questa storia? Sarà rimasto qualcuno a seguirla? xD
Mi spiace per l'immenso ritardo :(
Il capitolospiega un po' di cose..ma sappiamo ancora poco sia del passato di Sango che di quello di InuYasha. I misteri, dunque,non sono ancora terminati :)
Devo un ringraziamento particolare a Serena e Chiara per l'aiuto e le correzioni :) Che farei senza di voi T.T
Se vi va, sono, come sempre, curiosa di conoscere il vostro parere.
Alla prossima :D
Lascio il link del nostro gruppo, per chi avesse voglia di aggregarsi :)
Siamo qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
Vanilla


 

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Capitolo 9
*** Tempo di guerra ***


Era l'alba quando Kagome si svegliò, in preda ai crampi della fame.
La sera precedente non aveva cenato e, probabilmente, tutto il movimento che era seguito alle confessioni fatte al marito, aveva acuito il suo bisogno.
Arrossì pensando alla notte trascorsa, ma un sorriso nacque spontaneo sulle sue labbra.
Si sentiva bene, rilassata e per nulla pentita di quanto accaduto.
Si era addormentata tra le braccia dell'uomo e quella, di certo, era una novità, qualcosa mai sperimentata.
La schiena le doleva per la posizione scomoda, ma si sentiva protetta con le gambe del marito intrecciate alle proprie e un erculeo braccio di lui vicino al proprio volto.

Era pienamente consapevole del petto marmoreo premuto contro la sua schiena e del lieve russare dell'uomo che le scompigliava i capelli.
Avrebbe dovuto provare ribrezzo e invece si sentiva serena.
Sapeva che InuYasha era ancora un suo nemico, un uomo di Guglielmo, ma non riusciva più a vederlo come tale.
La vita di suo marito restava per lei ancora avvolta nel mistero. Mille personalità e personaggi erano associabili alla sua figura: era il segugio nero di cui tutti decantavano il valore e la ferocia in battaglia, l'usurpatore che le avrebbe portato via Beaucastle, il bastardo rinnegato dalla propria famiglia, ma anche l'amante accorto e l'uomo giusto che lei aveva attentamente osservato in quei giorni.
Come poteva, un uomo solo, essere tutto quello?
E lei, lei chi era?
Lei era lady Kagome, legittima erede di Beaucastle per diritto di nascita.
Su ciò non aveva dubbi. Era più giusto domandarsi se
InuYasha avrebbe compreso che in lei non c'era traccia della donna crudele di cui aveva sentito parlare.
Sospirò, confusa dalla matassa intricata che erano i suoi stessi pensieri.
Quando lo stomaco le brontolò rumorosamente, decise di raggiungere le cucine.
Se non avesse mangiato qualcosa, probabilmente sarebbe svenuta.
Quella che l'attendeva sarebbe stata una giornata lunga.
Era giovedì, il giorno riservato alle udienze e lei aveva una richiesta particolare da sottoporre al giudizio del marito.
Sperava che la notte trascorsa, la passione condivisa, lo avesse reso maggiormente accondiscendente nei di lei confronti, perché per molto tempo aveva rimandato quella questione e non era più intenzionata a farlo.
Scostò delicatamente le pellicce, tentando di liberarsi di quel groviglio sensuale di braccia e gambe senza disturbare il suo compagno di letto.
Non aveva, però, tenuto conto dei sensi sviluppati e vigili dell'uomo.
-Dove cerchi di scappare, signora moglie?- le chiese.
InuYasha sollevò le palpebre e, analizzando l'ambiente circostante, comprese che il sole non era ancora sorto.
- Non è ancora l'alba.- constatò.
- No, mio signore, ma non manca molto al levare del sole.-
-Dove cercavi di andare?-
-Semplicemente a mangiare. Sono affamata.-
Lo sentì sghignazzare. Un suono basso e roco con una sfumatura erotica.
-Pensavo di aver già soddisfatto il tuo appetito questa notte. Mi sono forse sbagliato?- le domandò, rafforzando la presa sulla vita sottile della donna.
- Mi riferivo ad un altro tipo di appetito, signore.-
-Peccato, perché io credo di aver ancora fame di te.-
Si mosse, lasciando che la propria erezione toccasse le gambe snelle della sassone, per rendere chiare le proprie intenzioni, con i gesti più che con le parole.
Le morse scherzosamente la spalla, in attesa di una reazione.
Era sconveniente desiderarlo ancora così tanto?, si domandò Kagome.
Era affamata, ma non avrebbe più saputo dire se ciò di cui necessitava per placare il suo bisogno fosse il cibo o altro.
-Credo di poter resistere ancora un po'.-
-Era esattamente ciò che volevo sentirmi dire.-
La donna tentò di voltarsi, ma lui glielo impedì.
-No, resta così.- le ingiunse, dolcemente.
Depose una serie di piccoli baci sulla pelle serica di lei e spostò una mano sul ventre piatto.
Le accarezzò un seno pieno e avvertì il respiro della sassone farsi spezzato, irregolare.
-Inuyasha- la sentì mormorare.
Stava accadendo esattamente come la sera precedente. Non appena le sue mani la sfioravano, lei andava a fuoco.
Era una sensazione viscerale e inebriante, qualcosa di primitivo e incontrollabile.
Le carezze del normanno si fecero più ardite: superò il monte di Venere, sfiorò la fenditura della sua femminilità infine la penetrò con le dita.
La trovò bagnata e pronta per lui.
L'aiutò a sollevare una gamba, si sistemò meglio dietro di lei e penetrò in quel corpo meraviglioso senza difficoltà.
I suoi movimenti erano lenti, sensuali.
Kagome si sentì sopraffatta da quel piacere sottile e sinuoso, che non aveva nulla a che fare con la passione avvolgente e frenetica sperimentata quella stessa notte.
Era avvolta dal calore di lui, vinta da un languore tenero e rilassante.
Come poteva qualcosa così sublime, una tale fusione di corpi, non toccare l'anima?
Raggiunsero il piacere in maniera quasi simultanea, restando in quella posizione anche quando il loro respiro era ormai tornato regolare.
Il normanno la teneva ancora stretta a sé, non era uscito dal suo corpo e non sembrava intenzionato a farlo.
Se soltanto avesse potuto, l'avrebbe tenuta in quel letto per tutto il giorno e la notte successiva.
L'aveva appena avuta e continuava a desiderarla.
Che assurda e crudele magia era quella?
Kagome era incredibilmente bella, ma lui non era solito restare legato troppo a lungo alla stessa donna.
Agli occhi della Chiesa, quella che stringeva era sua moglie, ma la cosa non portava differenze.
Il loro matrimonio era una farsa e, quando quella recita avrebbe avuto fine, lei non gli sarebbe più appartenuta.
Pensando a quanto sarebbe accaduto, un po' si sentiva egoista e crudele, ma continuava a ripetersi che la cosa non aveva senso.
Il destino della donna era nelle mani di Guglielmo, quando il re sarebbe giunto lui sarebbe uscito per sempre dalla sua vita, non l'avrebbe più rivista.
Era deleterio farsi domande. Decisamente era più saggio godersi a pieno quella passione intensa che sembrava compiacere e soddisfare entrambi.
-C'è una cosa che vorrei domandarti..- la voce bassa di Kagome interruppe le sue riflessioni.
La sentì irrigidirsi e in un riflesso incondizionato la strinse di più a sé.
- Dal giorno del nostro matrimonio, nessuno qui a Beaucastle ha più messo in dubbio la tua autorità come signore.- proferì.
- Non l'avrei permesso.- precisò l'uomo.
-Koga, l'uomo che hai imprigionato, non può più nuocerti in nessun modo. Restituiscigli la libertà.- lo pregò.
- Stai parlando del capo delle tue guardie?-
-Sì, è imprigionato da più di un mese ormai.-
-Si mormorava che lui fosse uno dei tuoi numerosi amanti.- insinuò.
Kagome si staccò da lui e si voltò a guardarlo, utilizzando una pelliccia per coprirsi.
- Il sangue che macchiava il lenzuolo che ti sei divertito ad esporre la nostra prima notte di nozze non credi fosse una prova sufficiente della mia innocenza?-
C'era indignazione e collera nelle parole della donna, ma non se ne curò.
-Devo ricordarvi, che a vostro dire, avevate già perso la verginità la notte prima del nostro matrimonio? Signora, le menzogne finiscono col ritorcersi sempre contro.-
Kagome morse con forza il labbro, ingoiando una risposta sgradevole.
I suoi stessi gesti l'avevano messa in quella posizione.
-Koga non mi ha mai toccata, è soltanto un buon amico. Nonostante sia giovane, è un ottimo guerriero e se voi lo liberate potrebbe essere un'ottima aggiunta alle vostre file.- dichiarò, per perorare la propria causa.
-E vivere col costante dubbio che avveleni il mio cibo o complotti con te per tagliarmi la gola nel sonno?-
-Koga è un uomo d'onore. Se ti giura fedeltà non ti tradirà mai.-
-Signora, se quell'uomo nutre affetto per te, finirebbe per cedere alle tue richieste, dovessero anche costargli la vita. L'amore è un sentimento che porta gli uomini a fare cose stupide.-
-Rifiutate, dunque, la mia richiesta?- gli domandò, inasprendo il trono della voce.
InuYasha la studiò; anche in quel momento era assurdamente bella.
Il viso era ancora arrossato per la passione consumata, le spalle nude e il seno malamente coperto erano una tentazione, ma ciò che più lo incantava erano gli occhi grandi che risplendevano di terribile collera.
Era ammaliante vederla lottare con tanta fierezza per ciò che voleva.
Sentì il proprio desiderio risvegliarsi e imprecò contro se stesso e la propria debolezza.
Se non fosse andato via, l'avrebbe fatta sua ancora e ancora.
Si alzò e si rivestì, consapevole dello sguardo della moglie che non l'abbandonava.
-Rifletterò su quanto mi avete chiesto e durante l'assemblea conoscerete la sorte del vostro amico.
Sia chiaro, se dovesse tornare in libertà, non ammetterò comportamenti sconvenienti. Ucciderei voi e lui.- dichiarò, con tono brutale.
Quelle parole la lasciarono basita.
- Non vi ho mai dato modo di dubitare della mia fedeltà.-
- Non fatelo mai, signora. La mia reazione non ti piacerebbe- proclamò.
-A dispetto di quanto tu credi, anche io ho senso dell'onore. Ho promesso davanti agli uomini e a Dio di esserti fedele, non potrei mai infrangere i miei voti per un motivo banale. È così faticoso credere a ciò che dico?-
Il normanno scoppiò a ridere, un suono basso e minaccioso.
Kagome rabbrividì quando i loro occhi si incrociarono e colse solo gelo in quelli del marito.
- Ricordate una cosa, milady. Ve l'ho già detto una volta, ma ve lo ripeterò affinché non lo dimentichiate mai più. Siete una donna e come tale per me la vostra parola non vale nulla. Vi sembrerò duro, ma ad oggi non ho ancora incontrato una donna col senso dell'onore.-
Fissò la spada al fianco e, senza aggiungere altro, la lasciò sola.
Kagome portò le gambe al petto e tento dì riacquistare calma per concentrarsi.
Com'era possibile una cosa del genere? Per un attimo aveva osato sperare che si fosse creato qualcosa tra loro, un fragile legame, ma le fredde parole di suo marito smentivano i suoi pensieri.
Cosa, di ciò che lei aveva detto, lo aveva fatto scattare in quel modo?
Quale parola lo aveva reso così gelido?
Quelle parole brutali e sincere l'avevano ferita, ed era quella la cosa peggiore, la più preoccupante.
Lei desiderava la sua approvazione, il suo rispetto e la sua amicizia. Desiderava che lui imparasse a fidarsi di lei, come lei stessa aveva già fatto.
L'alchimia e la complicità sperimentati poco prima sarebbero state solo una parentesi veloce?
E quanto avrebbero impiegato quei desideri di approvazione ad evolversi in qualcosa di più radicato, temibile ed incontrollabile?

 

 

La giornata calda riscaldava sufficientemente la grande sala. Il camino, incrostato di cenere, era spento e l'ambiente era illuminato da candele, posizionate dove la luce delle finestre non giungeva.
Seduta accanto al marito, Kagome si sentiva in terribile disagio.
Lasciò che fosse l'uomo ad occuparsi delle faide che riguardavano i contadini.
Concentrarsi riguardo a problematiche che vertevano su maiali contesi, galline razziate e soldi rubati, le era impossibile.
Ci vollero diverse ore per ascoltate le richieste di tutti ed emettere le relative sentenze.
-Non ci sono altre questioni di cui discutere per oggi, signore.- dichiarò il luogotenente.
InuYasha annuì, ma non congedò la gente di Beaucastle.
- In realtà ci sarebbero altre due questioni da affrontare. La lady mia moglie ha mosso supplica a favore di Sir Koga.-
Un mormorio scomposto e indistinguibile si diffuse tra servi e contadini.
Kagome avvertì i muscoli tendersi, a causa del nervosismo.
Quando le guardie trascinarono nella sala l'uomo, incatenato, la nobildonna studiò attentamente la sua figura.
Era dimagrito, sporco e provato, ma apparentemente non sembrava aver subito maltrattamenti.
InuYasha si sollevò dal suo scanno e avvicinò l'ex capo delle guardie di Beaucastle.
-Lady Kagome ha mosso una sentita richiesta per voi. Lei vuole che io vi liberi, vi restituisca il vostro titolo e i vostri averi, ma non sono certo di poterlo fare. Nelle prigioni fredde e silenziose dovreste aver avuto molto tempo per riflettere- attese qualche istante, prima di continuare -Tutta Beaucastle ha accettato il mio dominio, voi farete altrettanto?-
Koga esitò e rivolse uno sguardo sorpreso alla sassone.
-La mia fedeltà va all'erede di questo maniero, lady Kagome. Ho prestato giuramento come Cavaliere prima che il lord suo padre esalasse l'ultimo respiro, non sarà la paura di morire a farmi comportare da vile, a farmi rimangiare la mia parola. La mia fedeltà va a lady Kagome e a nessun altro.- dichiarò, con tono solenne.
InuYasha digrignò i denti, furioso.
L'uomo che gli stava di fronte aveva senso dell'onore, era leale e coraggioso..tutte qualità che non poteva fare a meno di ammirare, ma non poteva permettere che minasse il suo potere.
Valeva davvero la pena di morire per una donna?
Un tempo anche lui l'avrebbe fatto per lei, ma quell'InuYasha era morto da molto tempo e non sarebbe più tornato.
Era pronto a pronunciare la propria sentenza, quando udì la moglie parlare in tono pacato, ma fermo ed autoritario.
-Sir, la tua fedeltà verso la mia famiglia è stata sempre apprezzata e ripagata. Mio padre, prima di me e di mio fratello, teneva in gran considerazione il tuo consiglio, ma in questo momento, con il tuo comportamento, rischi di macchiarti di un crimine tremendo: il tradimento. Lord InuYasha è diventato mio marito, davanti a Dio e davanti agli uomini, e come tale, legittimo possessore e signore di Beaucastle. Giuragli fedeltà, Cavaliere, altrimenti avrai firmato la tua condanna a morte.-
Koga la fissò, palesemente sorpreso.
Quelle parole dure erano inaspettate, il distacco nella voce di quella che lui aveva considerato un'amica, era palese e destabilizzante.
Tuttavia, era Kagome che aveva giurato di servire e proteggere e non sarebbe venuto meno alla sua parola.
Con sguardo irato e chiaramente contrariato si inginocchiò e prestò giuramento di fedeltà al nuovo signore del maniero.
-Alzati.- gli ordinò Inuyasha -Non sarai il capo delle mie guardie, ne ho già uno e non mi fido abbastanza di te. Mia moglie sostiene che tu sei un abile soldato. Se tali parole sono fondate, saprò apprezzare le tue capacità e valorizzarle.-
Koga si rialzò e si limitò a restare in silenzio.
-Se a milord e milady compiace, avrei desiderio di un bagno.- mormorò, con estremo formalismo.
Il normanno annuì, congedandolo.
Kagome tentò di seguire l'amico fuori dalla grande sala, bisognosa e desiderosa di parlargli, ma il marito la trattenne.
-Sistemata tale faccenda, c'è altro di cui parlare.- annunciò.
- Mi è stato riferito, lady Sango, che i miei uomini litigano per attirare la vostra attenzione.- proferì, voltandosi a fissare la nobildonna.
- In tal caso, signore, vi avranno anche riferito che in nessun modo ho tentato di incoraggiarli. Non desidero i loro corteggiamenti.- ribadì Sango.
- Non conosco le dinamiche di questa faccenda e non sono interessato a farlo. Questa mancanza di disciplina mi irrita, ma la questione non può essere ignorata. Siete una nobildonna e il vostro rango vi ha protetta da atteggiamenti sconsiderati, ma non posso garantire che sarà sempre così.-
-Non sei in grado di tenere a bada i tuoi soldati?- domandò Kagome, intromettendosi.
Era frastornata dalla piega inaspettata presa dalla conversazione, ma le parole pronunciate dall'uomo non le piacevano.
Aveva un terribile presentimento e non avrebbe mai permesso che la sua amica patisse altro male.
Gli occhi furiosi dell'uomo erano un chiaro indicatore del suo umore, ma non se ne curò.
-La tua dama è giovane, bella e titolata, se non pongo rimedio verrà versato del sangue e io non tollero che avvenga per un motivo tanto banale.-
-Che vuoi dire?-
-Molti dei miei uomini vorrebbero prenderla in moglie. Sceglierò per lei un marito onorevole, che la tratti con rispetto.-
-No!-negarono con determinazione ambedue.
Il cipiglio di InuYasha si acuì, mentre la mascella si serrava in maniera dolorosa.
- Non contravverrete al mio ordine. Si farà come io ho deciso. Lady Sango, entro tre notti sarete maritata. Non c'è altro da dire.- sibilò, prima di abbandonare la sala.
Kagome non si arrese e lo seguì.
- Non sapete ciò che state facendo. Non permetterò una cosa simile.- strillò contro il marito, che si voltò a guardarla.
Gli occhi irati di lui l'avrebbero indotta ad un atteggiamento più mite e accorto, se non fosse stata animata da un furore tanto prepotente.
-Signora, non c'è nulla che voi dovete permettere. Ho dato un ordine e verrà fatto come io ho detto. È chiaro?-
-Sango non sarà costretta a sposarsi solo perché i vostri uomini non sono in grado di tenere a bada la loro lussuria. Andate al bordello, pagate delle puttane e la loro brama sarà placata.- suggerì.
InuYasha imprecò. La raggiunse, torreggiando su di lei e, sfruttando la prestanza del proprio corpo, le sbarrò la strada, costringendola spalle al muro.
Gli occhi scuri erano furiosi, implacabili, spaventosi.
-Forse non mi sono ben spiegato, signora. Non costringermi ad usare le maniere forti, perché sono sicuro che non vi piacerebbe. Non osate più contraddirmi come avete fatto prima o ne pagherete le conseguenze. Beaucastle ora è mia, mi appartiene, e voi non potete far nulla in proposito. Vi ho concesso di mantenere la vostra posizione, ma le cose potrebbero cambiare rapidamente.
Non mi fido di voi, non lo farò mai. Le parole di una donna, come vi ho già ripetuto, per me non hanno valore.
Desidero il vostro corpo, ma questo non significa assolutamente nulla. NULLA. Se avete creduto che tra noi potesse esserci amicizia, se avete pensato che la passione sperimentata vi avesse conferito potere sulla mia persona, avete commesso un grandissimo errore. Lo ribadisco, Beaucastle mi appartiene e, chi oserà sfidare il mio potere, pagherà a caro prezzo. Vi è più chiaro adesso, Milady?- esclamò.
Kagome non replicò immediatamente.
Quella pioggia inaspettata di accuse e ingiurie l'aveva colta alla sprovvista.
Aveva osato sperare in qualcosa che non era mai esistito, che non era mai nato.
In quel momento ebbe la risposta alle proprie domande.
Lei era lady Kagome di Beaucastle e l'uomo col quale divideva il letto era il segugio nero, il feroce guerriero di Guglielmo, il suo nemico.
Indurì lo sguardo, prendendo consapevolezza piena dei propri pensieri.
Il normanno notò quel cambiamento e rimase sorpreso.
Gli occhi nocciola di sua moglie erano fieri, risplendevano di ira e furia.
Quello sguardo risoluto, quegli occhi magnetici ed ostili..allo stesso modo l'aveva guardato subito dopo il suo arrivo.
-Lasciate che anche io vi illustri il mio pensiero, signore. Ho sperato in una pace che potesse portare del bene, ma chiaramente mi sono illusa. Sono stata sciocca, ma non commetterò ancora il medesimo errore. Voi sarete anche il signore, adesso, ma Beaucastle resterà per sempre la mia eredità. Ho costretto un vecchio e fidato amico a piegarsi e giurarvi fedeltà, l'ho trattato come un traditore quando l'unico crimine di cui si è macchiato è stato tentare di salvarmi quando voi avete occupato il mio maniero come l' usurpatore che siete. Non permetterò mai che la gente di Beaucastle abbia a patire a causa delle vostre decisioni..mai. Farò quello che è meglio per la mia gente, sempre.
Non esiterò a contraddirvi..se è la guerra che volete, l'avrete.
Vi dico, con forza, che Sango non sposerà nessun uomo se non quello che lei stessa avrà scelto..Io giuro ch
-Fate silenzio!-ordinò.
Colpì violentemente il muro, facendola sobbalzare.
- Vi state mettendo in una pessima situazione, signora. Andate via, prima che faccia qualcosa di sconsiderato.- sibilò, portando una mano all'elsa in una tacita minaccia.
Kagome gli rivolse un ultimo sguardo, colmo di risentimento, prima di correre via.
Si addentrò nei corridoi bui che ben conosceva, avviandosi verso l'uscita.
La reazione di lui, gli occhi cupi e l'atteggiamento minaccioso l'avevano terrorizzata, come mai prima d'ora.
Si guardò alle spalle, per scongiurare la sensazione di essere seguita.
Le gambe le tremavano, aveva bisogno di uscire e respirare aria fresca. Non seppe mai come era successo, ma urtò contro qualcosa.
Avrebbe urlato, ma una mano le coprì la bocca, mentre una vocina infantile e sconosciuta le sussurrava qualcosa all'orecchio.
-Per carità, non urlate. Potrebbero scoprirci. Bruciate il messaggio dopo averlo letto e non parlatene con nessuno. Se lui dovesse scoprirlo, sarebbe la fine.-
Sentì qualcosa scivolarle tra le dita e poi dei passi veloci che si allontanavano.
Si rialzò, incredula e tremate.
Cos'era accaduto? Era stato un sogno?
Strinse con maggior forza la pergamena che aveva tra le mani. Avvicinò la carta lucida ad una delle torce che illuminavano il passaggio.
Poche parole che le provocarono una gran confusione e un gran turbamento.
Che significava? Qualcuno si stava prendendo gioco di lei? Era forse una trappola?
Avevano consegnato il messaggio alla persona sbagliata?
Si guardò bene intorno, ma era sola nei tenebrosi corridoi.
Lesse ancora quelle poche parole, vergate con calligrafia semplice e sconosciuta.
"Resisti ancora un po'. Stiamo venendo a salvarti. Il normanno morirà"



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve gente :)
Il capitolo si conclude con una profezia non esattamente felice xD
Cosa deciderà di fare Kagome? Confesserà tutto al marito che spergiura di non fidarsi di lei o indagherà su questo messaggio misterioso?
Sono curiosa di conoscere le vostre ipotesi e le vostre aspettative :)
Ringrazio tanto tutti voi che seguite la storia, chi l'ha inserita tra le preferite, seguite o ricordate. Se vi va, sarei felicissima di conoscere il vostro parere.
Lascio il link del gruppo, per chi avesse voglia di aggregarsi: http://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 
Baci

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Capitolo 10
*** Azione e reazione 1° parte ***


La pioggia leggera non aveva cessato di cadere per tutta la notte.
L'odore penetrante della terra bagnata si era diffuso nell'ambiente circostante.
Il cortile del maniero era deserto, immerso in un silenzio irreale e vagamente minaccioso.
Le nubi grigie coprivano il cielo, ma i colori dell'alba cominciavano a primeggiare sul buio della notte.
Miroku sospirò pesantemente. Come aveva preventivato, quella volta, Sango non si era presentata.
La colpa era anche sua, ne era consapevole.
Aveva colto il terrore in quegli occhi grandi, di fronte all'imposizione di un matrimonio non voluto, ma era stato codardo e aveva taciuto.
Avrebbe voluto protestare, dire qualcosa, ma le parole gli si erano ingarbugliate in gola, rifiutandosi di uscire.
Che gli importava se il suo amico decideva di darla in moglie ad uno dei soldati?
Era così che andava il mondo..perché questa volta sarebbe dovuto essere diverso?
Continuava a porsi quella domanda e, ogni volta, trovava una nuova e solida motivazione per perorare la causa della nobildonna.
Sango era una creatura delicata e il desiderio di proteggerla in lui era intenso.
Saperla tra le mani di un uomo che avrebbe tratto piacere da quel corpo seducente senza tentare di comprendere e curare la malinconia che le oscurava gli occhi, lo faceva impazzire.
Tuttavia, cosa avrebbe potuto fare?
InuYasha era convinto della propria decisione e non sarebbe tornato indietro senza una buona motivazione.
E lui, che argomentazione avrebbe potuto sostenere?
Era arrivato al punto di pensare di proporsi egli stesso, ma era pronto ad un passo del genere?
Prendere una moglie, occuparsi di lei, formare una famiglia e magari stabilirsi in una comoda proprietà..non aveva mai considerato la cosa seriamente.
Il brivido della battaglia, la compagnia di InuYasha e dei soldati, la conquista, la caccia alle donne più belle, la ricerca del piacere..erano stati quelli i suoi desideri più profondi.
Aveva sempre vissuto seguendo il proprio istinto, ma quella mattina qualcosa era cambiata.
Tutto ciò che aveva sempre evitato, rimandato e denigrato, assumeva una certa attrattiva al pensiero di poterlo condividere con Sango.
Dubbi, incertezze e desideri l'avevano tormentato in quella notte insonne.
Mentre la pioggia cominciava a scendere più fitta, una sconosciuta malinconia l'assalì. Una sensazione pesante e sgradita, quasi un cattivo presagio.
Era certo di una cosa: quella notte aveva avvertito molto la mancanza della nobildonna.


Kagome si rigirò nel letto che non le era mai sembrato tanto immenso e scomodo. A breve il sole sarebbe sorto e pregò affinché avvenisse presto.
Le tenebre quella notte avevano avvolto il suo cuore, impedendole di riposare.
Era un'altalena incontrollabile e dolorosa di emozioni contrastanti.
Rabbia, dubbio, risentimento, preoccupazione, ansia e senso di colpa, l'avevano consumata.
Chi le aveva consegnato quel messaggio e con che intenzione l'aveva fatto?
Le parole che sentenziavano la fine prossima di suo marito erano vere?
Qual era la via giusta da seguire?
Il normanno era un usurpatore, aveva occupato le terre che un tempo erano state di suo padre, era un uomo dal cuore avido e incapace di comprenderla..ma per lei era molto più di ciò.
InuYasha era suo marito, colui che l'aveva stretta nelle notti di passioni, l'uomo a cui aveva raccontato il suo passato..era il compagno che stupidamente stava cominciando ad amare.
Comunque fosse andata tra loro, InuYasha non meritava di morire in un modo tanto disonorevole, vittima di un complotto organizzato da sconosciuti.
Quando il chiarore dell'alba cominciò a surclassare le tenebre della notte, Kagome sentì l'ansia crescere.
Quando avrebbero agito? Come lo avrebbero fatto?
Scacciò via le pellicce poste sul letto, si rivestì in fretta e corse a cercare l'unica persona che forse era davvero in grado di aiutarla in quella situazione.
Percorse i lunghi corridoi, superò il cortile dove i soldati più giovani avevano già preso ad allenarsi e svoltò verso la piccola cappella che attendeva di essere riparata.
Sapeva che l'avrebbe trovato lì, quello era sempre stato il loro posto.
Entrò con circospezione, cercando di distinguere qualche figura tra le ombre.
-Koga, sei qui?- gridò, al nulla.
L'eco che gli ambienti deperiti le rimandarono la fece tremare.
Era talmente agitata da aver paura persino in casa sua, constatò.
-Koga.- provò ancora.
Un'ombra sul lato più estremo si mosse, avanzando fino a raggiungerla.
Non provò timore quando si specchiò negli occhi duri del suo compagno di infanzia.
-Cosa fate qui, signora?- le domandò, con un formalismo estraneo tra loro.
Kagome non si lasciò abbattere dal tono freddo e dallo sguardo cupo; sapeva che Koga era adirato con lei..ne aveva tutti i motivi.
Congiunse le mani in grembo e si sedette sul pavimento polveroso, ignorando le sorti del proprio abito e lo sguardo allibito dell'amico.
-Cercavo proprio te, Koga. Noi..dobbiamo parlare. Siedi accanto a me, come quando eravamo bambini.- lo pregò, con tono sommesso.
Seppur riluttante, l'uomo fece come gli era stato chiesto.
La nobildonna trasse un profondo respiro, prima di ricominciare a parlare.
-So che il mio comportamento ti ha ferito, Koga, ma ti assicuro che c'è una spiegazione.- preannunciò.
-Davvero? Perché io ho provato a dare un filo logico a quanto accaduto, ma non ci sono riuscito. Sono stato rinchiuso in una cella umida e puzzolente per un mese intero e, quando finalmente ne vengo tirato fuori, trovo una Kagome che non conosco..una nobildonna altera che gioca a fare la brava mogliettina sottomessa con il Segugio Nero!-
Quelle parole dette con rabbia la fecero sorridere...una brava moglie sottomessa? Di certo non era ciò che InuYasha pensava di lei!
-Non è affatto così. Sposare InuYasha non è stata una mia scelta, l'ho fatto per il bene della gente di Beaucastle. Che lo vogliamo o no, ora lui è il legittimo padrone del maniero.-
-Non se lo trapasso a fil di spada.- grugnì il soldato, spinto dall'impeto e dalla furia.
-Non lo farai.- si limitò a replicare, cheta, Kagome. -Se ti ho costretto a sottometterti ad InuYasha è solo perché so quanto sei impulsivo. Ti conosco: avresti fatto qualche sciocchezza in nome di una causa persa e io non voglio che ti accada qualcosa.-
-Ti ha forse fatto il lavaggio del cervello?-
-No, Koga. Per quanto mi costi ammetterlo, InuYasha è un signore giusto, che sta facendo molto per Beaucastle.-
Koga si scostò quel tanto che gli fu sufficiente per guardarla in volto. Un dubbio urticante si fece strada in lui.
-Non ti sarai innamorata di quell'uomo, Kagome?- sibilò.
La donna chinò il capo, non in grado di rispondere.
Poteva essere amore quel patetico sentimento che la faceva soffrire ogni volta che lui la rinnegava?
Poteva chiamare amore la passione viscerale che la consumava, il desiderio di approvazione e la voglia di vederlo?
-Non saprei rispondere con precisione e onestà alla tua domanda, Koga. Posso assicurarti, però, che questo conta poco. Nulla per me è più importante di Beaucastle e della sua gente. Farei di tutto per te, per Sango e per le persone che vivono qui.-
-E' proprio questo ciò che temo. Fino a che punto ti spingerai ora che anche lui per te è una persona importante, una persona da proteggere?-
Quella domanda la lasciò piena di dubbi.
Fin dove si sarebbe spinta? Non poteva saperlo,ma non stava, forse, agendo anche in quel momento per tentare di salvarlo?
-Non sono venuta fin qui solo per confrontarmi con te. Ho bisogno del tuo aiuto.- ammise, sviando l'argomento.
-Che cosa ti affligge?-
-Ieri ho ricevuto uno strano messaggio..- si bloccò, incapace di trovare le parole adatte.
-Continua..-
-Qualcuno ha voluto avvisarmi di un complotto. C'è chi trama per eliminare InuYasha. Vogliono ucciderlo, Koga.- proclamò.
Non ricevette risposta dall'amico e la cosa la turbò ulteriormente.
Un nuovo timore si fece strada in lei..
-Che cosa ne sai di tutto questo?-
-Al contrario di ciò che tu probabilmente credi, nulla. Sono stato rinchiuso per un mese intero, controllato notte e giorno..cosa avrei potuto fare?-
Kagome chinò il capo, colpevole e stremata.
-Non era mia intenzione accusarti. Non so cosa mi prende..-
-Sei preoccupata e se davvero tieni a lui, fai bene ad esserlo. Prima di essere catturato ero riuscito a mettermi in contatto con un gruppo di sassoni. Ero intenzionato a chiedere il loro aiuto per salvarti..-
-Ribelli..-
-Esatto! Non so chi sia a comandarli, ma so che il loro esercito è numeroso. Forse tu potrai avere accettato il Segugio Nero come tuo marito, ma per molti i normanni sono ancora i nemici da eliminare. Beaucastle si trova in un punto strategico, conquistarla e strapparla ai nemici sarebbe una doppia vittoria. In più, eliminare uno dei guerrieri più temuti di Guglielmo, spronerebbe altri sassoni ad armarsi e combattere.-
-Cosa dovrei fare, Koga? Mi sento così persa..-
-Se davvero vuoi salvarlo, devi raccontargli tutto. Non sappiamo quando potrebbero agire, ogni istante potrebbe essere quello decisivo.-
-InuYasha non mi crederà mai. Non si fida delle donne e soprattutto non si fida di me.-
-Ti aiuterò io..gli racconterò ciò che so. Del resto gli ho giurato fedeltà, immagino che prima o poi avrei dovuto farlo comunque.-
Kagome lo fissò e lesse lo sconforto sul volto dell'amico.
-Davvero lo faresti? So che ti sto chiedendo molto. Probabilmente ti sembrerà di star tradendo il tuo popolo.-
-I tempi sono cambiati. Per quanto non mi piaccia ammetterlo, i Normanni hanno vinto e il nuovo re è Guglielmo. Prima impareremo a conviverci meglio sarà per tutti. É per te che temo, in verità. Se si venisse a sapere del tuo coinvolgimento, del tuo piano per salvare tuo marito, potresti essere considerata una traditrice da alcuni.-
-Se tacessi, se mantenessi il silenzio e InuYasha morisse, non sarei in egual modo colpevole? La Chiesa, i normanni, il re, mi considererebbero una traditrice, più di quanto già non facciano. Se devo fare una scelta, seguirò il mio cuore.-
-E io sarò al tuo fianco, qualunque cosa accada. Del resto, sai benissimo che la mia fedeltà va a te, Kagome.-
Le emozioni divennero troppo intense per essere controllate.
Ciò che stava per fare, dire la verità ad InuYasha, avrebbe avuto delle conseguenze.
Lui non si sarebbe arreso, avrebbe continuato a cercare finché non avesse sgominato i traditori e a quel punto lei avrebbe avuto altro sangue sassone a macchiarle le mani.
La guerra, l'odio, i complotti continuavano a circondarla e lei come una povera sciocca continuava a bramare la pace.
Lasciò che le braccia di Koga la stringessero e le offrissero un po' di sollievo. 
-Senza di te sarei persa, Koga. Io ho paura..non so come dirglielo.- mugugnò.
-Le parole servono a poco. I miei occhi vedono molto bene.-
Quella voce dura la fece trasalire.
-InuYasha..- fu l'unica cosa che riuscì a dire.

 

InuYasha sentì la rabbia esplodere prepotente.
Era uno stupido, non avrebbe mai imparato.
La preoccupazione l'aveva colto impreparato quando non l'aveva trovata nella loro camera. L'aveva cercata per tutto il palazzo, come un folle, in preda alla patetica agitazione che le fosse potuto accadere qualcosa.
E invece, ancora una volta, sua moglie aveva dimostrato di essere un'abile bugiarda.
Non aveva perso tempo, non aveva atteso neanche un giorno.
La brama di rivedere il suo amante doveva averla spinta ad ignorare qualunque forma di prudenza.
E lui si sentiva impazzire nel vederla stretta tra le braccia di un uomo che non era lui.
Fin dove li avrebbe spinti la passione se non fosse arrivato?
Che cosa quell'uomo emaciato dalla galera poteva offrirle, cosa poteva darle più di lui?
Quella strega era talmente abile da fingere di provar piacere?
Quanto ancora lo avrebbe reso vulnerabile e cieco quell'assurdo desiderio?
Si avvicinò ai due sassoni e con violenza afferrò il braccio della moglie per tirarla a sé, strappandola dalle braccia di Koga.
I suoi gesti furono bruschi, probabilmente la sua stretta era dolorosa, lo sapeva, ma non se ne curò.
Voleva che anche lei avvertisse quella pena, il turbamento irrazionale che gli faceva desiderare di uccidere lui e baciare lei fino a che avesse dimenticato l'esistenza di qualsiasi altro uomo.
Kagome era sua, gli apparteneva, e non avrebbe permesso a nessun altro di toccarla.
Estrasse la spada e la puntò alla gola dell'ex capo delle guardie di Beaucastle.
-Quali sono le tue ultime parole, traditore?-
-Non chiamatemi in quel modo.- replicò Koga.
Lo fronteggiò con coraggio, nonostante fosse disarmato.
-InuYasha, aspetta! Non è come credi!- intervenne Kagome.
Tentò di avanzare, di frapporsi tra i due uomini, ma il normanno non glielo consentì.
-Mi prendi per un povero sprovveduto? So ciò che ho visto, so ciò che ho udito.- urlò.
-Koga stava solo cercando di aiutarmi, InuYasha. Sei in pericolo, qualcuno ti vuole morto.-
Un ghigno crudele gli distorse le labbra carnose.
-Certo! Chi più del tuo amante, qui presente, vorrebbe vedermi morto? Sono stato uno sciocco! Credendoti un uomo d'onore ti ho concesso una nuova possibilità, ma tu non hai saputo sfruttarla. Povero ingenuo! Hai puntato troppo in altro, lei non ti apparterrà mai.-
-Non bramo Kagome, per me lei è come una sorella. Fossi in voi non mi disturberei a cercare tradimenti dove non ve ne sono, ma aprirei bene gli occhi su ciò che mi circonda.-
Le parole di Koga, pronunciate con supponenza, lo irritarono maggiormente.
Chi credeva di essere quel bamboccio?
E lui, perché si stava rendendo cosi ridicolo? Che gli importava se lei aveva degli amanti?
Il loro matrimonio era una stupida farsa..
-Dei tuoi suggerimenti posso farne a meno. -
-InuYasha, ti prego, devi ascoltarmi.-
Riversò il proprio risentimento interamente su di lei.
-Ascoltarti, dici? Piccola bugiarda, sapessi che grande difficoltà sto facendo per non uccidere te e il tuo amante qui e adesso. Chi potrebbe biasimarmi?-
-Non dire assurdità. Koga non è il mio amante. Sono venuta qui a chiedere il suo aiuto. Sei in pericolo, InuYasha. C'è chi complotta contro di te.-
Lei osava parlargli di pericoli e complotti? Lei che era una traditrice come tutte le altre donne!
Li aveva visti, complici e abbracciati, non poteva essersi sbagliato.
Doveva andarsene, allontanarsi o l'ira l'avrebbe portato a compiere qualche gesto scellerato.
-Basta così! Non vi ho forse già detto che non crederò mai alle vostre parole? Se c'è qualcuno da cui devo proteggermi, quella siete voi, signora!-
-InuYasha, ti prego..-
-Siete una traditrice, lady Kagome. Tutto il regno conosce la vostra falsità, i vostri intrighi e la lussuria con cui attraete e ingannate i vostri amanti. Non resterò oltre ad ascoltare le menzogne di una meretrice. Vi faccio una promessa, però, questa storia non finisce qui!-
Le rivolse uno sguardo colmo d'ira e risentimento prima di allontanarsi.
Kagome lo fissò, senza nemmeno tentare di fermarlo.
Le accuse che lui le aveva vomitato addosso erano ingiuste, crudeli,ma in quel momento non le importò.
-Questa potrebbe essere l'ultima volta che l'ho visto.- riuscì solo a mugugnare, mentre le lacrime le rigavano le guance.

 

Il sole era quasi alto in cielo, quando il normanno concesse al gruppo un'andatura più mite.
Era furioso, con se stesso prima che con chiunque altro.
Era fuggito, letteralmente. Aveva radunato pochi uomini, fatto preparare i cavalli e a ritmo feroce si era allontanato il più possibile.
Non sapeva neanche la direzione che avevano preso, aveva lasciato che fosse il suo cavallo a scegliere la meta, mentre lui aveva preferito perdersi nel vertiginoso turbine dei suoi pensieri.
Perché aveva reagito in modo tanto feroce?
Lo sapeva, l'aveva compreso, ma non riusciva ad accettarlo.
La gelosia gli aveva offuscato la mente e non riusciva in nessun modo a digerirlo.
Aveva provato una furia cieca, poche volte sperimentata in vita sua, quando l'aveva vista tra le braccia di un altro uomo e la cosa non gli piaceva.
Era sposato con una bugiarda traditrice e come un povero sciocco stava permettendo ad un paio di occhi magnetici e ad un corpo tentatore di renderlo schiavo.
Avrebbe dovuto allontanarla dal primo momento, non cedere alla promessa di un piacere tanto sublime, perché ora si sentiva intrappolato ed odiava quella sensazione.
Detestava l'immenso desiderio che provava per quella pallida creatura, il modo oltraggioso in cui lo sfidava e quegli occhi mendaci pronti ad ingannarlo.
Cosa poteva ottenere da lei? Piacere fisico, null'altro.
Probabilmente Guglielmo l'avrebbe condannata a morte per i crimini di cui si era macchiata e lui non avrebbe potuto far nulla per salvarla.
Non avrebbe speso una parola per aiutare quella femmina mendace.
-InuYasha, dove siamo diretti? Più che una battuta di caccia, mi pare tu stia scappando da un terribile nemico.- gli domandò Miroku.
Imprecò. Quel dannato donnaiolo sembrava sempre in grado di leggergli nel pensiero.
Gli rivolse uno sguardo accigliato, prima di fermare il proprio cavallo, obbligando così l'intero gruppo ad arrestarsi.
Dove erano diretti? Neanche lui sapeva dirlo!
Voleva solo cavalcare il più lontano possibile, lontano da lei, da quella brama che non riusciva a controllare.
Si guardò intorno, studiando l'ambiente circostante.
Il bosco era fitto, le chiome degli alberi folte al punto da non lasciar oltrepassare i timidi e deboli raggi di sole che osavano far capolino tra le grosse nubi.
Un particolare inquietante attirò immediatamente la sua attenzione.
-C'è troppo silenzio.- dichiarò, studiando con sospetto il bosco e affiancando Miroku.
-Hai ragione! Non si muove una foglia e gli animali sembrano essere spariti.-
InuYasha tentò di dir qualcosa,ma fu preceduto da urla pronunciate in lingua sassone che si diffusero rapidamente per l'intera boscaglia.
-Siamo circondati!- fu l'unica cosa che disse prima di estrarre la spada e prepararsi a combattere.



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tutti :)
Vorrei scusarmi con coloro che ancora hanno la pazienza di seguire questa storia per i continui ritardi..purtroppo pare che il tempo a disposizione vada assottigliandosi sempre di più. :(
Bando alle chiacchiere, il capitolo è stato diviso in due parti perchè nel prossimo succederà qualcosa che avrà un impatto notevole sulla storia..è un passaggio su cui voglio lavorare con calma, nella speranza di elaborarlo nel migliore dei modi :)
A questo punto, a voi la parola. Se vi va, sarei felicissima di conoscere il vostro parere :)
Prima di salutarvi, vi lascio il link del gruppo per chi avesse voglia di aggregarsi alla nostra pazza famiglia..
Siamo qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
Alla prossima :)
Vanilla

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Capitolo 11
*** Azione e reazione 2° parte ***


Un altro giorno stava per volgere al termine.
Il crepuscolo era imminente e la sera alle porte.
Sorseggiando il proprio infuso alla melissa*, Kagome tornò a guardare fuori.
Sforzò la vista, sperando di distinguere qualche figura all'orizzonte, ma fu tutto vano, i suoi tentativi non diedero risultati.
Si voltò quando sentì Sango sospirare pesantemente.
Con la schiena poggiata alla parete, l'amica era intenta a tormentare le unghie, ormai sicuramente rovinate.
Neanche per lei la notte trascorsa doveva esser stata semplice, constatò. Occhiaie profonde e livide le circondavano gli occhi e il viso pallido non faceva che evidenziare il tutto.
-Sarei dovuta essere al tuo fianco quando hai scoperto del complotto.- sussurrò, con tono mogio e appena udibile.
-Non hai motivi per sentirti colpevole. Eri preoccupata per quanto accaduto e la tua presenza non avrebbe cambiato le cose.-
-Magari avrei potuto riconoscere la voce di chi ti ha consegnato il messaggio, aiutare ad identificarlo.-
-O magari no..-
Credeva in ciò che aveva detto. Sango non avrebbe potuto in nessun modo cambiare le cose, ma lei, stupidamente, non poteva fare a meno di sentirsi in colpa.
Erano passate molte ore da quando suo marito era andato via e da allora nessuno aveva più avuto sue notizie.
Avrebbe dovuto tentare di fermarlo, costringerlo ad ascoltare ciò che aveva da dire e non restare in silenzio a subire quel fiume di ingiuste accuse.
Tornò a fissare l'orizzonte e la rabbia, inaspettata, si mescolò all'ansia.
Dopo la morte di Hojo aveva giurato a se stessa che non avrebbe permesso più a nessun uomo di scegliere per lei.
E invece era lì, chiusa in quella stessa camera dove aveva versato fiumi di lacrime e addirittura progettato di togliersi la vita.
Come avrebbe potuto InuYasha credere in lei, imparare a conoscerla e forse rispettarla se non era prima lei stessa a farlo?
Probabilmente, anche quella volta, aveva sbagliato tutto.
Sfidarlo apertamente, contrastarlo, minare il suo potere non avrebbe dato risultati. Forse, anzi, l'avrebbe solo ulteriormente allontanato.
Non conosceva il modo più adatto per approcciarsi a quell'uomo cocciuto, ma se voleva avere qualche minima speranza nella riuscita del loro matrimonio doveva trovarlo.
Prima di tutto avrebbe fatto in modo che lui l'ascoltasse, decise.
Sventare il complotto, era la più urgente delle cose.
Quando la porta fu spalancata, bruscamente e senza preavviso, Kagome venne strappata alla corrente dei suoi pensieri e Sango sobbalzò.
-Che cosa succede?- chiese, sorpresa.
-Domando perdono, signora.- si scusò la serva, visibilmente imbarazzata. -Mi avete ordinato di avvisarvi immediatamente se ci fossero state novità.-
-Ebbene?-
-Il soldato di guardia sulla torre ha avvistato degli uomini in arrivo. Pare si tratti di vostro marito e dei suoi soldati.- spiegò.
Kagome sentì il nodo che le serrava la gola scivolare via.
InuYasha stava per far ritorno..tornava a casa, da lei.
-Molto bene! Ordina che al loro arrivo venga servito cibo e vino speziato. Fa anche in modo che il fuoco venga rinvigorito. Saranno bagnati e infreddoliti.-
L'esitazione della ragazza la snervò.
-C'è altro, Agnes?- chiese.
-E..ecco lui..il soldato, intendo, ha detto di non poterne essere sicuro, ma teme ci sia qualche ferito.- pigolò -Gli uomini di vostro marito si stanno già recando nel cortile, signora.-
Kagome lanciò a Sango uno sguardo consapevole, esplicito, colmo di disperazione.
Con quelle parole, tutte le sue preoccupazioni si erano concretizzate.
-Non c'è tempo da perdere, Agnes. Non sappiamo quanto possa essere grave la situazione. Voglio che i feriti vengano immediatamente sistemati nella grande sala. Voglio che dell'acqua pulita venga messa sulle braci e che le mie erbe e i miei medicamenti vengano immediatamente portati nella sala principale. Ah, anche delle garze..ne avremo sicuramente bisogno. Va, non indugiare oltre.- ordinò, tentando di riacquistare la freddezza di cui necessitava e ignorando i battiti impazziti del cuore.
Non poteva permettere ai propri sentimenti e alle proprie emozioni di renderla vulnerabile.
Era una guaritrice sufficientemente esperta..pregò solo affinché le proprie competenze potessero essere d'aiuto.
-Andiamo, Sango. Avrò sicuramente bisogno anche di te.-
Lasciò la propria camera e aiuto la servitù recuperando dal proprio erbario tutto ciò che ritenne necessario o pensò potesse occorrere.
Evitò il cortile, dal quale provenivano voci e rumori, dirigendosi immediatamente nella sala principale.
Al suo arrivo, studiò con attenzione la situazione.
Alcuni soldati erano già stati condotti all'interno, sistemati su pagliericci improvvisati e non sembravano feriti gravemente.
Tuttavia, la cosa non la tranquillizzò..sapeva perfettamente che anche il graffio più banale, se non ben curato, poteva rivelarsi fatale.
Si chinò accanto ad un soldato più anziano, scrutando il taglio poco profondo sulla sua mano.
-Cosa è accaduto?- gli domandò.
-Siamo stati attaccati, all'improvviso. É stato un agguato. Quella feccia sassone ci ha colto alla sprovvista.- strillò l'uomo.
Kagome non prestò attenzione all'insulto appena rivolto alla sua gente.
Lavò con cura la ferita e applicò una dose abbondante di unguento a base di verga d'oro**, ottimo per contrastare le infezioni.
-Abbiamo avuto delle perdite, anche se non molte. Il Segugio Nero ha mandato avanti noi, feriti superficialmente. Voleva che vi avvisassimo, milady.-
Kagome tirò un profondo respiro di sollievo nel sentire quelle parole.
InuYasha aveva dato quell'ordine, ciò significava che era vivo.
Ma non era abbastanza, sentiva il bisogno di vederlo farsi sempre più pressante.
"Dov'è mio marito?" Avrebbe voluto chiedere all'uomo, ma fu preceduta dalla voce irata e cavernosa del normanno che risuonò nel silenzio del maniero.
-Chiamate subito Kagome! Voglio che tutti i medici nelle vicinanze siano convocati con il massimo sollecito. Se qualcuno di loro tentasse di accampare scuse, prelevatelo con la forza. Li voglio tutti qui, immediatamente!- tuonò.
Kagome quasi tremò udendo la nota di imperiosità e urgenza nella voce del marito.
Che stessero per giungere feriti più gravi?
Senza proferir parola, terminò di medicare l'uomo e si avvicinò al signore di Beaucastle.
Lasciò che gli occhi si saziassero della sua figura.
InuYasha era lì, ferito, ma vivo.
Il volto, all'altezza dello zigomo, era tumefatto e il labbro inferiore lievemente spaccato. La tunica, quasi interamente lacerata, mostrava un taglio superficiale sul petto già segnato da cicatrici e uno sul braccio, che avrebbe impiegato più tempo per rimarginarsi.
Era sporco di sangue, sicuramente non solo suo.
Ciò che la paralizzò, furono la furia e il turbamento che lesse in quegli enigmatici occhi scuri.
Che cosa gli era accaduto? Possibile che accusasse lei di quanto era appena successo?
Indietreggiò, istintivamente, ma l'uomo l'afferrò per un braccio.
-Sei qui? Ottimo! Vieni subito, devi aiutarlo.- ordinò, imperioso.
Prese a trascinarla tra i feriti, lasciandola basita per quello strano comportamento.
Avrebbe voluto dirgli di lasciarla, ricordargli che altre persone avevano bisogno di lei, ma le proteste le morirono in gola, dinnanzi a ciò che vide: Miroku giaceva scomposto su una stuoia improvvisata ed era gravemente ferito.
La situazione le parve critica già al primo superficiale sguardo.
Il soldato era accerchiato da servi e amici ed era semi cosciente.
Era pallido, sicuramente a causa della grande quantità di sangue perso. La pelle era lucida, tirata e sudava..cattivo segno, le ferite, forse, erano infette, decretò.
-Devi fare qualcosa per lui- le ordinò il marito.
Kagome lo fissò, attonita.
Le condizioni di Miroku erano pessime..solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo.
La ferita al costato era profonda e situata in un punto cruciale. Era già impossibile credere che avesse retto alla fatica del viaggio e fosse sopravvissuto fino a quel momento.
-Di cosa hai bisogno? Dimmelo e ti farò portare tutto il necessario dovessi pur andarlo a prendere ai confini del mondo.-
-InuYasha..-mormorò, esitante.
Quali erano le parole giuste per dirgli che non avrebbe potuto far nulla per salvare il suo migliore amico?
-Non ti azzardare a dirlo. Non deve accadere, io non lo permetterò. Fa qualunque cosa vada fatta, ma salvalo.- l'anticipò.
Kagome provò un'immensa pena. Mai l'aveva visto tanto sconvolto, impaurito..vulnerabile.
Del resto, per lui, Miroku era importante.
Con delicatezza e lieve indecisione catturò la mano del marito tra le proprie.
-Non posso prometterti che sarò in grado di salvargli la vita, ma ti giuro che farò tutto ciò che è nelle mie possibilità.- dichiarò, incatenando i loro sguardi.
Quello profondo e inquieto del marito le trasmise una strana forza.
Si avvicinò a Miroku, osservò meglio la ferita, tastò il torace per constatare quanto effettivamente fosse grave la situazione.
L'arma che l'aveva ferito era penetrata in profondità e l'assenza della cotta di maglia aveva giocato un ruolo cruciale.
-Miroku, riesci a sentirmi?- gli domandò, abbandonando ogni formalità.
Il normanno accennò un sorriso tirato in risposta.
-Proverò a guarirti, ma la ferita va disinfettata e c'è un unico modo per farlo.- gli spiegò.
-Al massimo mi ucciderete, milady.- ironizzò il soldato.
-Ho bisogno di acqua pulita, di bende e..di un coltello rovente. Dategli da bere, prima..il vino lo stordirà e renderà il dolore più sopportabile.- proclamò, mentre la servitù si affrettava a fare come gli era stato chiesto.
- P..prima c'è una cosa che vorrei fare..- intervenne Miroku.
-L'unica cosa che devi fare è pensare a guarire. A quel punto ci penserò io ad ucciderti per la sciocchezza che hai commesso.- sibilò InuYasha.
-Chiamate un prete..- continuò il ferito.
-Ci penseremo un altro giorno a darti l'estrema unzione. Procedi, Kagome!-
-InuYasha ha ragione, Miroku. Non c'è tempo da perdere.-
-Chiamate un prete e anche Sango. Voglio sposarla, adesso!- dichiarò con fermezza il normanno dagli occhi chiari.
-Questa è una follia. Il dolore deve averti annebbiato la mente.- protestò con veemenza il signore di Beaucastle.
-Lo farò, InuYasha. Che tu lo voglia o no, sposerò quella ragazza.-
Kagome fissò entrambi, esterrefatta.
Di certo non avrebbe potuto immaginare che la conversazione avrebbe preso una piega tanto inaspettata.
-Forse InuYasha ha ragione..questo non è il momento più adatto. Hai bisogno di cure immediate.- mormorò la nobildonna.
-Questo è l'unico modo in cui posso proteggere Sango. Basteranno poche parole, una benedizione e che il prete ci dichiari marito e moglie. Dopo di ciò, potrai prenderti cura delle mie ferite. Sappiamo entrambi che le mie condizioni sono disperate, pochi minuti non ribalteranno la situazione.-
Lesse fermezza e decisione negli occhi chiari del normanno.
-Se è ciò che vuole anche Sango..
Agnes, chiama immediatamente padre Hug e fa venire qui Sango.- ordinò alla cameriera.
-Tutto questo è inaccettabile!- si lamentò InuYasha.
-Negargli ciò che vuole è inutile. Non si lascerà curare fin quando non avrà ottenuto ciò che desidera.-
La folla si aprì, nel momento in cui giunse la dama di compagnia.
-Miroku! Che cosa ti è accaduto?- mormorò, avvicinandosi con esitazione al normanno.
-C'è poco tempo, Sango. Non permetterò alla tua signora di provare a salvarmi fin quando non saremo marito e moglie.- le spiegò, con la voce che andava facendosi più fievole.
-Marito e moglie?-
-Se per forza devi maritarti, scegli me. So che non mi conosci, ma prometto che nel caso in cui dovessi sopravvivere ti tratterò con rispetto.- le giurò
-Che cosa accade qui?- la voce affannata del prete fece cadere il silenzio sui presenti.
L'anziano ecclesiastico osservò Miroku e il suo viso grassoccio e sudato assunse un'espressione di sconforto.
-Figliolo, hai deciso di morire nella grazia di Dio..vedrai che il buon signore saprà perdonare i tuoi peccati e accoglierti in paradiso. Ora, vuoi confessarmi i tuoi peccati?- domandò benevolo.
Kagome trattenne a stento un sorriso nel vedere il volto di suo marito diventare scarlatto per la rabbia.
Se non fosse intervenuta, probabilmente l'anziano padre avrebbe fatto una brutta fine.
La situazione, pensò, sarebbe stata addirittura comica se non tanto critica.
-Non sono ancora pronto per morire, padre. Oggi sono dinnanzi a voi, o meglio voi siete giunto dinnanzi a me, perché desidero maritarmi.- gli spiegò Miroku.
-Che cosa? In queste condizioni? E con chi?-
-Padre Hug, sir Miroku desidera sposare lady Sango per darle la protezione del suo nome.- intervenne Kagome -so che il luogo e le circostanze possono non sembrare adatte, ma vi prego di venirci incontro.- lo pregò.
-Ma, Kagome, bambina mia..-tentò di opporsi.
-Basta tergiversare! Sposateli, padre, prima che ci pensi io stesso a dare il colpo di grazia a quell'idiota.-tuonò InuYasha, bloccando qualsiasi protesta potesse arrivare dall'ecclesiastico.
Senza alternative, l'anziano prete ufficializzò quell'insolito matrimonio.
-In nome della Chiesa, vi dichiaro marito e moglie..- concluse, tirando un sospiro di sollievo.
Sango fissò Miroku, perplessa. Era successo tutto cosi in fretta che quasi faticava a crederci.
In pochi minuti era diventata moglie di un normanno mezzo morto.
Lei che aveva giurato che nessun altro uomo l'avrebbe più avuta, lei che aveva promesso al suo primo amore di vivere per sempre sola con il ricordo dei pochi giorni felici trascorsi insieme.
Tuttavia, in qualche strano modo, con Miroku era riuscita a creare un legame. Con lui si era aperta..quasi si fidava di lui.
Forse era ingiusto, ma non si sentiva in colpa per aver spezzato quella promessa fatta tanti anni prima.
-Cerca di non lasciarmi vedova il giorno stesso del matrimonio.- sussurrò Sango.
-Perdonami se stanotte non potrò regalarti una prima notte di nozze come si deve, ma ti prometto, signora moglie che avremo modo di recuperare.- la provocò, in risposta.
Intenerito dal rossore che imporporava le gote della nobildonna, Miroku catturò una mano della sposa tra le proprie.
Trovò la pelle di lei era morbida e incredibilmente setosa.
Che piacere immenso sarebbe stato spogliarla e far l'amore con lei tutte le notti?
Tentò di sorriderle, ma ciò che venne fuori fu una smorfia di dolore.
-Bene, è ora di procedere. Sango, dagli una dose abbondante di vino e qualcosa da stringere tra i denti.- ordinò Kagome.
La signora di Beaucastle lasciò arroventare la lama di un piccolo coltello..osservò l'acciaio divenire incandescente prima di allontanarlo dal fuoco.
Quella sarebbe stata la parte peggiore..pregò almeno affinché servisse per salvargli la vita.
-Tenetelo fermo.-
Non appena alcuni soldati lo ebbero immobilizzato, non esitò oltre.
Con decisione premette la lama sulla ferita e cercò di ignorare il puzzo di carne bruciata che le arrivò alle narici. Ripulì velocemente la sostanza infetta e maleodorante fuoriuscita dalla lesione.
Osservò Miroku affondare con forza i denti nella benda che gli era stata data, prima di riversare gli occhi al cielo e perdere i sensi.
-Miroku..- sussurrò InuYasha avvicinandosi.
-É solo svenuto.- puntualizzò -É meglio così..gli sarà risparmiato altro dolore.-
Con mani esperte tastò la pelle arrossata e applicò qualche punto per saturare al meglio la ferita.
Spalmò un amalgama di miele e latte coagulato prima di coprire la parte lesa con bende di cotone.
Infine, bagnò la fronte accaldata e sudata dell'uomo prima di applicarvi una benda umida.
-Dormirà sicuramente per tutta la notte. Se la temperatura dovesse salire bagnategli la fronte e il volto. E se dovesse chiedere dell'acqua sarà sufficiente inumidirgli le labbra- spiegò, dando istruzioni precise alla servitù.
-Tutto qui? Non c'è altro che puoi fare?- le domandò InuYasha, vagamente infastidito.
- Le erbe non fanno miracoli..bisogna dare loro il tempo di agire. Possiamo solo pregare affinché superi la notte..a quel punto potremo considerarlo fuori pericolo.- proclamò, allontanandosi.


Dopo alcune ore InuYasha entrò nella stanza patronale, richiudendo la spessa porta alle proprie spalle.
Si era rifiutato di abbandonare l'amico incosciente, ma, come aveva preannunciato Kagome, Miroku non aveva ripreso conoscenza e le sue condizioni erano stabili. Era stata Sango, infine, a congedarlo, promettendo che l'avrebbe fatto avvisare se qualcosa fosse mutata.
Gli occhi dell'uomo furono immediatamente attratti dalla figura della moglie, rannicchiata su una pelliccia, dinnanzi al camino.
I capelli corvini, umidi d'acqua, le nascondevano gran parte del viso.
La pudica camicia da notte celava le forme sensuali di quel corpo morbido, ma i bottoncini lasciati aperti mostravano l'invitante curva dei seni.
Era incredibile, la bramava anche dopo quella disastrosa giornata.
Averla non placava la sua brama. Il suo desiderio era pronto a riaccendersi, funesto, implacabile e pericoloso come le fiamme che emanavano riflessi rossastri e quasi mistici sul corpo di lei.
Era una creatura degli inferi, una sirena pronto ad ammaliarlo con il suo canto..come avrebbe potuto diversamente una creatura tanto piccola scatenare una simile passione ed emanare un così grande calore?
-Pensavo che neanche questa notte vi avrei visto.-
Fu lei a rompere il silenzio.
Non era facile per lui esprimersi. Nella sua vita aveva imparato la disciplina e il controllo, aveva imparato a gestire le proprie emozioni e a non lasciarsi controllare da esse, aveva imparato che una scelta sbagliata poteva condizionare un'intera esistenza.
-Avete salvato la vita di Miroku.-
-C'è forse qualcosa di insolito in questo? Mia madre prima di morire mi ha insegnato le arti mediche e il valore della vita.-
-Avresti potuto lasciarlo morire. Miroku è un mio uomo, un tuo nemico.- asserì.
- Non sei anche tu un mio nemico, forse? Eppure quella notte, non molto tempo fa, ho guarito anche te.- sussurrò.
InuYasha sentì un brivido attraversargli la schiena. Una sensazione strana ed inspiegabile che gli creò un gran disagio.
Era stanco di quel tono piatto, freddo e formale.
Voleva guardarla, vedere i suoi occhi risplendere di furia e sapere che il suo comportamento non aveva incrinato per sempre quella sorta di legame che si era instaurato tra di loro.
Mosse qualche passo, avvicinandosi alla moglie, che finalmente sollevò il volto per guardarlo.
Potevano gli occhi di una donna essere sinceri? Si domandò.
- Quello che hai fatto per Miroku per me conta molto, ragazza.-
-Non l'ho fatto per te.- ammise con sfrontatezza.
-Non mi importa perché l'hai fatto..conta solo sapere che grazie a te lui sopravviverà. -
La donna annuì. Il silenzio calato tra loro era rotto solo dal crepitio della legna, ma era carico di tensione, di domande pericolose e parole non dette.
-Tutto questo sarebbe potuto essere evitato, se solo mi avreste creduto.- mormorò lei, con tono colmo di risentimento.
- Non mi fido delle parole delle donne.-
La furia si impossessò di Kagome.
Quante volte le aveva ripetuto quella frase? Per quanto avrebbe dovuto pagare il prezzo per le scottature che qualcun altra gli aveva inflitto? E quanto si era affannata tentando di mostrargli la donna che veramente era?
Era una sciocca, una terribile sciocca.
I suoi sforzi non sarebbero valsi a nulla. Lui la disprezzava, forse addirittura odiava, e quello non sarebbe mai cambiato.
Le lacrime le annebbiarono la vista, ma non fece nulla per fermarle.
Per una volta permise a se stessa di essere debole, di esternare quel dolore nuovo che era impossibile da ignorare.
-Avrei dovuto ucciderti quella notte, quando eri solo, ferito e vulnerabile.-
Avrebbe dovuto farlo prima che il suo cuore si straziasse per quei continui rifiuti.
Quando era accaduto? Quando quel vile sentimento le era strisciata sotto pelle, annebbiandole la ragione?
La consapevolezza di ciò che provava, mista alla paura, l'assalì in tutta la sua maestosità, cogliendola impreparata.
Singhiozzi strozzati fuggirono dalle labbra carnose strette e tremanti.
-Se quella notte non ti avessi salvato, non saremmo a questo punto.- ribadì.
Erano parole spietate, crude, che non gli piacquero pronunciate da lei.
Che importanza aveva per lui il suo giudizio? Cos'era quell'ansia febbrile che lo aveva colto?
Era così forte l'alchimia tra loro,tanto potente e tangibile la tensione e così vero il dolore di lei che non seppe resistere.
Si abbandonò al bisogno urgente di averla vicina e l'avvolse in un abbraccio, tirandosela contro.
Kagome accettò docile quella stretta, ma rimase rigida tra le sue braccia.
Quel giorno, qualcosa tra loro era cambiato e ignorarlo non sarebbe stato possibile.
-Se non mi avessi salvato, ora non saremmo qui. Non avrei mai pensato di poter dire qualcosa di simile..Non posso darti la mia fiducia, non sono ancora pronto per quello, ma posso assicurarti che quanto hai fatto per Miroku per me è valso tanto.- prese un profondo respiro prima di continuare -Hai la mia gratitudine ed il mio rispetto, Kagome.- dichiarò, con tono fermo, sicuro.
-È più di quanto io abbia mai concesso a qualsiasi altra donna.-

 

 

*L'olio essenziale della pianta, responsabile del caratteristico odore limonato (si chiama 'Lemon balm' in inglese), è indicato in fitoterapia per contrastare la tensione nervosa, l'irrequietezza, l'irritabilità. 
**Verga D'oro: E' una pianta che cresce ai margini dei boschi, lungo siepi e terreni incolti. E' ottima contro le infezioni, ha proprietà antinfiammatorie ed è utile anche per la ritenzione idrica.


NOTE DELL'AUTRICE:
Sera ^^
Ecco qui la seconda parte :)
"L'avvenimento importante" riguardava Miroku..InuYasha sembra convinto che il suo amico sopravviverà,ma sarà effettivamente così? In più, quanto accaduto avrà un forte impatto tra Kagome e InuYasha..come avremo modo di vedere già nel prossimo capitolo :)
Se, però, vi aspettate rose e fiori..ahimè, siamo ben lontani :D
Sarei felice di conoscere il vostro parere..quindi non esitate a recensire :)
Baci

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