Christmas Devastated

di Messalina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Return ***
Capitolo 2: *** Family abducted ***
Capitolo 3: *** Prison ***
Capitolo 4: *** Save and Train ***
Capitolo 5: *** A hand cold and pale ***



Capitolo 1
*** Return ***


Era una giornata fredda e lugubre a Godric's Hollow e il vento fischiava passando attraverso porte e finestre semichiuse. Il cielo era nero e nuvoloso e si potevano vedere già alcuni fiocchi di neve scendere uno ad uno e posarsi sul terreno grigio e bagnato. Solo una casa in quella via, trasmetteva calore e senso di accoglienza. Era una casa piccola ma molto alta. Era color mattone e, appena fuori dalla porta, c'era un pino tutto decorato con candele e palline di vetro colorato. Dalle finestre aperte, uscivano voci di bambini scalmanati e genitori che urlavano. Ma da quella casa uscivano solo canti di Natale e voci esultanti. Solo andando vicino a quella si capiva chi era il propietario. Era la casa di Ginny e Harry Potter. Insieme a Hermione e Ron Weasley festeggiavano la vigilia di Natale insieme, come facevano una volta con tutta la vecchia famiglia Weasley, raccolti in una casa traballante ma accogliente.
In casa, James e Lily discutevano di argomenti che nessuno capiva. Hugo e Rose, fratelli scalmanati, scartavano furiosamente regali spediti da tutti i parenti. E Albus stava rannicchiato in un angolo a leggere un libro, apparentemente di studio. Ma quel libro conteneva tutta la famiglia Potter: Harry, Lily e James, in un viaggio fatto a Londra.
Scoccò la mezzanotte e tutti urlarono e cominciarono a tagliare il panettone e a tracannare Idromele. Rose sentì suonare alla porta e, senza nessun sospetto, andò ad aprire. Woop! George prese Rose in braccio e la fece girare come una trottola umana.
"Basta zio George! Dai, smettila!" disse Rose ridendo come una pazza.
George la messe giù e aiutò Molly e Arthur a sedersi.
"Senti Georgie." disse Molly con tono un po' irritato "Sarò anche vecchia, ma non sono nè mentalmente, nè fisicamente incapace. So sedermi da sola!"
"Va bene mamma, volevo solo aiutare..." disse George
"In trent'anni non hai mai fatto un bel niente! Adesso ti viene in mente di aiutarmi?" urlò Molly.
Geroge non osò aggiungere altro e andò a togliersi il giaccone e si sedette per terra, vicino a Rose e Hugo.
Ginny stava preparando il suo famoso pollo con salsiccia e Lily l'aiutava. Harry si diresse verso Albus. Era stato tutto il tempo a leggere un libro, e aveva delle occhiaie grandi come bolidi. "Albus, non vieni a festeggiare con noi?" lo incoraggiò Harry.
"No. Guarda papà: Hugo e Rose hanno due nonni, affettuosi e spiritosi. E io? Io sono senza nonni. Sono morti." disse Albus
"Tu non hai i nonni. Si. Ma non vuol dire che non puoi parlarci. Io l'ho fatto, anche se solo per due e secondi e con Voldemort alle costole."
"Chi è Voldemort?" Chiese il ragazzino.
E' vero. Harry non aveva mai raccontato di Voldemort ad Albus. Neanche a Lily e James. Forse aveva pensato che sarebbe stato inutile, visto che era morto. Fa niente. Pensò Harry.
"Allora Albus... devi sapere che Voldemort era un mago potentissimo che dominava sul mondo magico. E' lui che mi ha fatto questa." disse Harry indicando alla cicatrice a forma di saetta.
"Ma allora papà, è stato Voldemort ad uccidere i nonni?" chiese Albus.
"Si." sussurrò Harry.
Ripensò a tutti gli anni passati ad Hogwarts. L'esercito d Silente, formato insieme a Ron ed Hermione. Ricordò la Camera dei Segreti, Tom Riddle, La Umbridge e tutte le cose passate insieme ai suoi amici.
Harry sentì un dolore alla cicatrice. Come? pensò, In ventotto anni non ha fatto più male... Sentiva un dolore atroce che lo costrinse a sedersi per terra.
"Harry!" Urlò Hermione che era stata l'unica a vederlo in difficoltà.
Con quell'urlo, tutti si accorsero che Harry stava male. La cicatrice bruciava, come nei diciasette anni di scuola. Ma stavolta il dolore era ancora più atroce. Un dolore che non aveva mai provato prima.
"Harry, Harry!" disse Ginny accarezzandogli il viso. "Cos'hai? Rispondimi!"
Harry sembrava svenire ma le visioni non glielo permettevano. Voldemort non era morto. Era rimasto un frammento di anima de serpente... un Huorcrux. Le visioni dei primi giorni di scuola dei suoi figli lo devastavano. La morte di Fred, di Tonks e Remus, di Malocchio...
Quel frammento di anima era in giro. Lui non sapeva dove. Ma Voldemort era risorto. E tra le braccia di Ginny, Harry si rigirava e si lamentava come un malato terminale.
Doveva riuscere a trovare e sconfiggere l'ultimo Horcrux. Per l'ultima volta...

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Capitolo 2
*** Family abducted ***


La mattina dopo, Harry non sentiva più il dolore alla cicatrice ma solo un leggero senso di nausea. Come se qualcuno gli avesse dato una dozzina di bottiglie di spumante la sera prima. Almeno sperava che non gliele avessero date. Non ricordava più niente. Neanche come aveva passato la vigilia. Si alzo e si strofinò la cicatrice. Era spessa e si sentiva anche solo sfiorandola con le mani. Harry gurdò l'ora e si rese conto che era quasi mezzogiorno. Si mise la prima cos che trovò e scese subito per pranzare. Vide le stesse persone della sera prima, riunite intorno al tavolo di legno. Tutti lo guardavano stupiti, come se avesse fatto qualcosa di fantastico.
"Perchè mi guardate così?" disse perplesso Harry.
"Oh, niente tesoro." rispose Ginny "Pensavamo volessi stare ancora a letto... visto quello che è successo ieri..."
Harry si sedette a capotavola, e cominciò a mangiare la pasta al sugo che aveva nel piatto. Guardò Albus: stava ancora guardando le foto di lui e i suoi genitori. Harry pensava che Albus non si sentisse all'altezza degli altri ragazzi.
"Lily, Rose, mi aiutate a spreparare?" disse Ginny alle due ragazze.
Harry si alzò e uscì in giardino. Ron lo seguì.
"Harry, Harry! Aspetta." urlò Ron rincorrendolo. "Harry? Che succede?"
"Voldemort è tornato" Disse chiaro e conciso Harry.
"Cosa? Vorresti dire che dopo tutto quello che abbiamo passato tredici anni fa, Voldemort non è ancora crepato?" disse sconvolto Ron
"Si. Ron, non voglio passare altri sette anni a combattere contro qualcuno che nessuno può sconfiggere." urlò Harry
A furia di camminare si erano ritrovati davanti alla casa dei suoi genitori. Era diroccata come quando l'aveva vista a diciasette anni. C'era ancora il cartello con i pensieri dedicati a lui. Chissà come sarebbe stato vivere là.
La piazza era deserta. Non c'era anima viva se non per un vecchietta che vagava in giro.
Ron era in pena per Harry e non avette paura di darlo a vedere. Quindi cominciò a dirgli quello che avrebbe dovuto dire tredici anni prima:
"Senti Harry, ma tu come farai a camminare se non togli il sassolino dalla scarpa?" disse Ron.
"Eh?" urlò Harry
"Voglio dire... come farai a vivere una vita serena se non sconfiggi colui che ti da fastidio?" tradusse Ron.
"Non lo so." Rispose Harry "Adesso ho scoperto che le visioni che ho fatto ieri sera non le ho fatte per colpa di un frammento di anima ancora vivo ma perchè Voldemort non è morto. O almeno, è come se fosse morto ma si tenesse in vita con me." disse Harry.
" Allora, vuoi dire che Voldemort è la macchina e tu sei la benzina che la fa andare?" domandò Ron.
" Esattamente. E dobbiamo trovare il modo di ucciderlo ma senza far morire me." Disse Harry.
Ripensò alla frase che gli aveva detto Silente quindici anni prima: Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive. Voleva dire che dovevano morire tutti e due?.
"Harry!" Lo chiamò Ron. "Rientriamo, sto congelando."
Harry corse da Ron. Aprì la porta. Dentro casa non c'era anima viva.
"Dove sono tutti?" Domandò Ron. "Hermione? Ginny? George? Dove sono?"
Harry vide un foglio sul tavolo della cucina:

Harry sono George. Ho scritto questa lettera prima che mi trovassero. Tutti i mangiamorte e Voldemort sono risorti. Ci hanno preso. Malfoy Manor.

Harry vedendo solo quelle poche frasi, aveva capito chi aveva ideato il piano.
"Malfoy è l'deatore di tutto. Dobbiamo correre a Casa Malfoy." disse Harry mentre correva a prendere le scope in cantina.
Partirono a tutta velocità, senza badare agli ostacoli come il vento o la neve. Dovevano arrivare a Malfoy Manor prima che portassero tutti da un'altra parte, forse a qualche sala di tortura...

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Capitolo 3
*** Prison ***


Harry andava velocissimo sulla scopa. Il suo unico intento era qello di salvare la sua famiglia.
Arrivati a Malfoy Manor, Harry e Ron si misero il mantello dell'invisibilità e si misero vicino alla finestra del primo piano per vedere meglio quello che stava succedendo. Videro Narcissa Malfoy strattonare tutti e portarli giù per una scala. C'era nache Bellatrix, che sembrava molto calma, tanto da andarsene. Sembrava anche annoiata...
"Adesso basta!" sbraitò Ron "Vado ad ammazzarlo!"
"No Ron!" disse Harry prendendo per la maglietta Ron "Adesso no. C'è Bellatrix dentro."
"E allora?" disse Ron indifferente.
"Ricordi Hermione, i genitori di Neville..." sussurrò Harry.
Ron sbuffò e si mise sotto la finestra. Harry sembrava un fachiro: aveva gli occhi chiusi e una posizione strana. Ad un certo punto aprì gli occhi e in tutta fretta illustrò Ron con la sua idea.
"Ora ricordo. Possiamo passare dal sotterranero!" disse Harry.
"E se ci smarterializzassimo?" disse Ron
"Si. Ma chi sa smaterializzarsi? Hermione era l'unica che lo sapeva fare..." sussurrò Harry
"Già." replicò Ron "Sotterraneo." disse Ron
"Ok." Rispose Harry
Si diressero sul retro della casa dove c'era una botola proprio sotto la camera di Draco. Harry prese la bacchetta è sussurrò Alohomora alla serratura della botola. In un attimo il lucchetto si apri e Harry subito la aprì e scese a passo felpato per le scale. Si sentiva un ticchettio, come due sassi che toccavano uno contro l'altro.
"Scusa Harry... sono solo i miei denti..." disse Ron in tono piagnucolante.
Harry lo ignorò, e si diresse piano e senza far rumore, su per le scale che conducevano all'entrata sul retro. Sentì un rumore. Vide avvicinarsi a lui un qualcosa di alto e con un bagliore in alto.
"Potter." disse draco con tono calmo ma maligno "Cosa ci fai qui?" "Secondo te? Mi vengo a prendere un tè, come tutti i pomeriggi..." disse Harry
"Basta scherzare Potter. Vieni con me. E anche tu Weasley." disse Malfoy
Draco prese Harry e Ron e gli portò su per le scale. Erano in pietra e, anche senza toccarle, trasmettevano freddo glaciale. Arrivati in casa, harry si accorse che era più grande di come se la ricordasse. Draco strattonò Harry e Ron e gli portò in salotto, dove stava tutta la famiglia Malfoy riunita.
Il salotto era tappezzato con lo stemma dei serpeverde e la moquette era polverosa. Lucius Malfoy stava seduto su una poltrona, con i due cani ai suoi piedi. La signora Malfoy era davanti al camino con un vestito nero e argento che luccicava alla luce del fuoco.
Quando videro Harry subito si alzarono e lo guardarono indignati, come se fosse un oltraggio che portassero in casa un Grifondoro. In un certo senso lo era, anzi, era veramente un oltraggio.
Narcissa Malfoy si girò e i suoi capelli lunghi voteggiarono. Camminò verso Harry e con la sua mano pallida e magra, toccò il visò di Harry è lo guardò in tutte le sue angolazioni, come se stesse guardando un mela appena colta. Andò verso Draco e gli mise un braccio attorno alle spalle.
"Bene Lucius. Cosa ne facciamo di questo bel ragazzo?" chiese Narcissa
Draco si avvicinò a Harry con aria minacciosa come il secondo anno ad Hogwarts.
"Non lo so cara..." disse Lucius "Avrei l'intenzione di buttarlo nelle segrete insieme agli altri..."
"Non lo so..." disse una voce acuta "Qualcosa di meno semplice?"
Dal buio del corridoio veniva verso di loro una sagoma alta e magra. Era Bellatrix Lestrange. Harry non si trattenne: si liberò dalla presa di Draco. Sfoderò la bacchetta e la puntò contro Bellatrix.
"Exepelliarmus!" Urlò Harry.
Bellatrix venne scaraventata dall'altra parte della stanza. Lucius e Draco, stufi della situazione, presero Harry e Ron e decisero di mettere anche loro in Gattabuia. Gli portarono giù per una scala, fredda come quella della cantina. Gli presero le bacchette e gli misero dietro alle sbarre.
"Harry!" urlò Ginny che corse subito ad abbracciarlo.
"Ron!" urlò a sua volta Hermione.
Tutti i ragazzini corsero ad abbracciare i loro papà. Dovevano trovare un modo di uscire senza bacchette e senza smateriallizzarsi. Non ce l'avrebbero mai fatta tutti...

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Capitolo 4
*** Save and Train ***


Hermione ebbe l'idea di smaterializzarsi a gruppi. Tutti approvarono.
Hermione si mise in posizione insieme a Lily e James. Di seguito Albus e Rose, Hugo e Ron, Molly, Arthur, George ed infine Lei e Harry. Tutte le smaterializzazioni furono seguite da dei Pop! rumorosi.
La famiglia Malfoy sentii troppe voci e rumori strani venire dai sotterranei e Lucius mandò Draco a guardare.
"Padre! Padre!" gridò Malfoy correndo da Lucius "Sono scappati!" "Come scappati?" disse il padre correndo di sotto.
"Imbecille!" disse Lucius mollando un ceffone al figlio "Doveve stare giù a controllare! Il Signore oscuro sarà qui a momenti! Se no troverà..." Narcissa aiutò il fglio ad alzarsi e lo tenne stretto tra le sue braccia.
"Lasciami madre!" gridò Draco.
Malfoy salì rumorosamente le scale per sbattere di seguito la porta della sua camera.
Narcissa era preoccupata per il figlio e Lucius stava davanti al camino a fissare le punte del fuoco salire per il camino.

Tutti finirono smaterializzati alla Tana. Almeno erano al sicuro, per ora.
"State tutti bene?" disse Molly preoccupata.
"Si" dissero tutti in coro.
"Tranne per un po' di polvere nelle orecchie e la 'quasi rottura' dell'osso sacro" cercò di sdrammatizzare George.
Molly lo guardò col sopracciglio ricurvo.
Si misero a sedere e fecero una lunga dormita che durò fino a mezzogiorno del giorno dopo.


Il giorno dopo si svegliarono con un gran cerchio alla testa.
Lily si alzò e andò in cucina per prendersi un bicchier d'acqua.
"Oh cavolo!" urlò. Tutti si svegliarono al quel chiasso. "Oggi è l'otto gennaio! Dobbiamo tornare a scuola!"
"E sono le nove passate!" urlò a sua volta James
Tutti corsero nelle loro stanze per preparare le valige e i libri di scuola.
"Ron la tua giacca" disse Harry lanciandogliela.
"James la tua divisa di quidditch?" chiese Hermione.
"Dove l'ho messa?" domandò Lui
"E io che ne so?" urlò Hermione
"Ce l'ho io!" strillò Rose dall'altra stanza
Miracolosamente, tutti riuscirono a preparare tutto in tempo. Partirono in tutta fretta senza preoccuparsi delle cose dimenticate. Non erano importanti. Arrivarono trenta secondi prima della chiusura del passaggio. Velocemente tutti salutarono tutti. I ragazzi si misero comodi sul treno. Come sarebbe stato quel semestre?

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Capitolo 5
*** A hand cold and pale ***


I ragazzi sistemarono le valigie sopra ai "comodi" sedili dell'espresso di Hogwarts. Albus era sempre intento a leggere quel libro. I suoi occhi verdi smeraldo seguivano parola per parola.
Allo scompartimento arrivò Scorpius. Aveva i capelli biondo paltino sistemati nel miglior modo possibile. Gli occhi erano azzurri come il mare dei Caraibi e la pelle bianca come la sua sabbia.
James si alzò con aria di sfida e si diresse verso Scorpius.
"Che vuoi Potter?" chiese Scorpius
"Se non ci sopporti perchè stai qui? Eh Scorpius? Forse per riferire tutto quello che diciamo o facciamo a tuo Padre?"
"Potter, se mi parli solo per cercare rogna allora va da un'altra parte." disse arrogantemente Scorpius "E' il mio scompartimento se non l'hai ancora capito. Ed era anche quello di mio padre e i suoi amici!" disse James Scorpius lo srutò da testa a piedi e se ne andò via come se avesse visto una persona viscida e sporca. Secondo Scorpius era proprio così.
Fuori pioveva a dirotto. Forse avrebbe anche grandinato.
Il treno si fermò.
Le luci si spensero.
"Che succede?" chiese impaurita Rose.
"Vado a controllare." disse James.
I ragazzi erano già pronti ocn le bacchette in mano. James aprì la porta dello scompartimento, mise fuori la testa per controllare e... Track!
Una mano pallida e dalle dita lunghe lo prese per il collo. I ragazzi subito presero le bacchette gridarono Stupeficium!.
Ma fu più veloce lei. Prese la bacchetta e creò un sortilegio scudo.
James non riusciva a respirare. La mano pallida gli teneva stretto il collo. James alzò a fatica una mano e tirò giù il cappuccio al mangiamorte. Aveva una chioma di capelli ricci e sfibrati. Riuscì a vedergli la faccia. Vedeva qualcosa di Scorpius. Ma la mano gli stava bloccando la circolaziono e vedeva tutto appannato. Le voci dei suoi fratelli e amici si facevano sempre più basse.
"Bellatrix?" disse Rose
Albus prese corse da Bellatrix. Ma prima che lui potesse raggiungerla, Bellatrix prese la bacchetta e tenendola puntata contro il petto di James gridò "Avada Kedavra!"
James cadde a terra, morto. Bellatrix si smaterializzò, come se non fosse successo nulla.
Rose e Hugo rimasero con gli occhi spalancati, guardando James.
"James! James!" gridò Lily correndo dal fratello.
Lei si chinò su James, aveva le lacrime che gli scendevano sul viso. Le mani gli reggevano il viso.
"L...Lily" sussurrò James.
"S-si?" disse Lily.
"Tu e gli altri continuate ad andare avanti. N-non dovete f-fermarvi."
James chiuse lentamente gli occhi. Rose e Hugo cominciarono a piangere, davanti a James e a tutta la scuola. Chi aveva fatto venire Bellatrix? Come avrebbero fatto senza James?

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