ME & JOSH

di Lachiaretta
(/viewuser.php?uid=650417)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 21 ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 22 ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 23 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


1.
 
Dove eravamo rimasti?
“E adesso vuoi fare?” Gli chiedo. Ci stiamo fissando ancora negli occhi. “Farti innamorare perdutamente di me.” “Credo che tu ci sia già riuscito.” E la sua bocca si unisce alla mia nel più caloroso bacio che abbia mai ricevuto. 
 
Da allora le cose sono un po’ diverse. Io ho sempre il mio lavoro e viaggio sempre molto.
Josh è ancora un attore di successo e sta per iniziare le riprese degli ultimi due film della saga di Hunger Games.
Noi però adesso siamo una coppia, o almeno ci proviamo. Non è facile data la nostra distanza, Los Angeles – Venezia non sono proprio a due passi, ma ce la stiamo mettendo tutta.
Io sono riuscita ad ottenere un, per così dire, “monopolio” delle società con sede negli USA, tanto che, dopo la Green spa, sono dovuta tornare già 7 volte in Nord America. Ed ogni volta mi prendevo la mia meritata pausa e trascorrevo qualche giorno nella casa di Los Angeles di Josh, ovviamente con lui.
Lui invece credo che stia progettando di acquistare una compagnia aerea. A settimane alterne sale su un volo e viene da me, anche per fermarsi solo uno o due giorni.
Nonostante tutto il nostro impegno non è comunque facile. Ci fidiamo cecamente l’uno dell’altra e io evito accuratamente di guardare ogni magazine per non cadere vittima di maligni pettegolezzi, anche quando si parla di noi. Adesso poi che stanno per iniziare le riprese di Mockingjay non si parla che di lui, di Jennifer Lawrence e di “Joshifer” (Chiariamo subito questa cosa. Non creerò una fusione dei nostri nomi perché suonerebbe veramente sgradevole. Josara? Chish? Per carità.) So che i paparazzi riescono ad inventare qualsiasi storia, anche le più assurde,  quindi ho deciso che rimanere ignara di tutto sia la soluzione migliore. (Sbaglio?)
Ed eccoci brevemente arrivati ad oggi. Un anno dopo, diversi aerei dopo e tanti tanti tanti baci (e non solo) dopo l’ultimo con cui vi avevo lasciato.
Vi ho raccontato come ho conosciuto Josh Hutcherson, adesso vi racconterò la mia vita con Josh Hutcherson.

Giorno 1. LA SVOLTA.

Mercoledì, ore 10.50. Sono seduta alla mia scrivania intenta a studiare i bilanci della mia ultima chiusura, gongolando per la velocità con cui l’attività sia ritornata all’attivo. Lo ripeto che non è per vantarmi, amo il mio lavoro e sono brava nel farlo, tutto qua.
Oggi c’è un po’ di tensione in ufficio. Il capo dovrebbe rientrare a momenti da un meeting alla sede centrale di Roma. Immaginatevi 8 capi, uno per ogni sede (due in Italia, una in Francia, due in Spagna, una in Belgio e due nel Regno Unito) oltre ovviamente al capo dei capi, seduti in una sala riunioni a decidere chissà che cosa per far funzionare al meglio tutte le sedi. Chissà quali saranno le novità.
***
Mezz’ora sento l’ufficio in fermento. Vedo il mio capo procedere a grandi passi verso il suo ufficio. Un paio di segretarie gli sono già addosso come avvoltoi. Una gli porge un caffè come contentino e una quarantina di fogli di telefonate ricevute nei due giorni della sua assenza. Un’altra, con agenda alla mano, chiede conferma di tutti gli appuntamenti fissati e di quelli da aggiungere. Lui afferra il caffè e gli fa cenno di lasciargli spazio “Fatemi almeno togliere la giacca!” Ringhia. Sembra nervoso. Poi si volta verso di me e mi urla “Renaldi! Nel mio ufficio tra cinque minuti.” Tutto l’ufficio mi sta fissando ammutolito. Spero di non dover avere paura. Dopo 4 minuti e 30 secondi sto bussando alla sua porta. 
“Chiara, accomodati pure.” Mi siedo sulla poltrona in pelle nera di fronte a lui.
“Grazie. Com’è andata la riunione?”
“Oh. Direi veramente molto bene. Stiamo andando alla grande.”
Gli sorrido sollevata. “Positivo allora”. Per un attimo ero veramente molto preoccupata.
Mi sorride anche lui ma con meno entusiasmo. “Dipende dai punti di vista.”
“Cos’è successo? Mi devo preoccupare?”
Lui si alza e si riempie un bicchiere di rum. Offre un bicchiere anche a me che però rifiuto (sono le 11.30 del mattino!!). Torna a sedersi e sorseggia il suo drink senza proferire parola.
“Taglia corto. Vuoi dirmi cosa succede? Quest’attesa mi fa impazzire.”
“Ti ho detto che stiamo andando alla grande. Sempre più attività si rivolgono a noi anche solo per la loro quotidiana gestione. Ormai stiamo diventando un pilastro in quest’ambito.” Sospira. “Questo direi che è un bene. Quindi?” “Quindi vogliono aprire un’altra sede per ingrandire il mercato estero. Il tuo portafoglio clienti non ha lasciato dubbi. Tu eri il loro –uomo-. Ti hanno scelta per gestire la nuova sede. Tu e un altro promettente ragazzo della sede di Roma. Saranno selezionati anche altri quattro dipendenti, due per ogni sede italiana. Il resto del personale verrà assunto il loco.”
Rimango spiazzata da queste parole. Gli occhi spalancati e credo di avere anche la bocca aperta. “Non credo di aver capito bene” balbetto “Aprite una nuova sede e volete che io la gestisca? In altre parole mi state promuovendo?” Lui annuisce con la testa. “Ma è fantastico. Sarò il capo!”
“Sarete due capi. Dovrete lavorare insieme.” Mi sta fissando e vedo che non è contento “Chiara forse dovresti rifletterci bene prima di accettare. Essere il capo comporta delle grandi responsabilità. Tu vivi per il tuo lavoro e so che saresti un ottimo capo, ma perderai la parte del tuo lavoro che ami di più. Dovrai restare in sede a coadiuvare chi lavora per te. Salvo alcuni casi particolarmente importanti non andrai più nelle aziende. E ovviamente avrai molti meno riposi. Dovrai fare il mio lavoro insomma.” Sospira ancora e prima che io potessi dire qualcosa continuò “E voglio aggiungere che io non voglio perdere il mio miglior elemento.” Rimango in silenzio a guardarmi le unghie molto poco curate e cerco di appuntarmi mentalmente che devo chiamare la manicure. In realtà sto solo cercando di non ascoltare gli altri pensieri che mi rimbombano nella testa. - Niente riposi, niente più trasferte. Niente più Josh? Però un’offerta così potrebbe non capitarmi più nella vita. Già una volta ho preferito la carriera all’amore. E adesso cosa farò? -
Guardo l’uomo davanti a me e so che si aspetta che io dica qualcosa “Ti ringrazio, per tutto. Ho tempo per rifletterci?”
“Certamente. Aspettano una risposta per lunedì.”
Gli faccio un cenno di assenso con il capo, poi mi alzo e mi dirigo verso la porta. Prima che potessi uscire dalla stanza lui mi ferma. “Non vuoi sapere dove sarà la nuova sede?” “Ah già. Dove?” Lo vedo gonfiare il petto come tutte le volte che deve dare una notizia importante. “Sai, avevano proposto la Norvegia, o la Grecia. Ma io mi sono imposto. Ho detto loro che se dovevo lasciar andare la mia miglior collaboratrice per  espandere il nostro mercato, allora bisognava farlo alla grande. Sono stati tutti d’accordo.” Ora mi sta sorridendo. “ABBIAMO SCELTO LOS ANGELES”.

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


2.
 
Credo che sia inutile dirvi che ovviamente ho accettato. Il giorno seguente avevo già sottoscritto il mio nuovo contratto di lavoro. Dalla settimana prossima vivrò a Los Angeles.
 
Giorno 2. ADDII?
 
Venerdì. Ore 19.30. Mi viene un po’ di nostalgia a mettere tutte le mie cose nella piccola scatola che ho tra le mani. Chi siederà da lunedì alla mia scrivania? Dove sarò io? I miei colleghi non mi ronzeranno più intorno, o almeno non tutti. Chissà come saranno i nuovi colleghi? Mi lascio cadere sulla sedia. Mi mancherà questo posto, era praticamente la mia casa. La mia scelta è stata ovvia. Amore e lavoro corrono entrambi nella stessa direzione. Un lungo ponte verso Los Angeles. Ma adesso che devo iniziare a prepararmi alla partenza mi si presentano mille dubbi.
 
“Allora te ne vai?” Una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare. In piedi dietro di me il mio migliore amico, Fabio. Ci eravamo conosciuti il primo anno di università, al corso di Filosofia del Diritto. A fine lezione mi aveva fermata per chiedermi gli appunti. Da allora siamo sempre stati inseparabili. Studiavamo insieme, davamo insieme gli stessi esami e uscivamo anche insieme. Ci eravamo anche laureati lo stesso giorno con tesi collegate. Molti credevano che saremo diventati una coppia prima o poi. Tuttavia anche se l’ho sempre considerato un bellissimo ragazzo (alto, biondo e occhi verdi), per me non è mai stato niente di più di un fratello. E io per lui una sorella. Dopo l’università lui era stato assunto immediatamente dalla Legalsave srl, ora Holding, e aveva fatto praticamente di tutto per far assumere anche me. Così abbiamo continuato ad essere inseparabili. Fino ad oggi.
“Eh già. Devo sgomberare.” Gli rispondo tristemente.
“Sei ancora in tempo per cambiare idea!”
Nei miei occhi già vedeva la mia risposta e come al solito mi sfoggia una delle sue faccette tristi che mi fanno sempre ridere. “Sai che non cambierei idea neanche se potessi. È un’occasione che ti capita una volta nella vita. Non posso rinunciare”.
Lui mi sta fissando, gli occhi velati di malinconia “Lo so. Ma chi controllerà adesso se mangi abbastanza, se dormi abbastanza, se ti prendi cura di te?”
Non posso fare a meno di andargli incontro e abbracciarlo “Ma dove lo trovo un amico migliore di te?” Lui si scosta e mi punta il dito sul naso “Un amico come me non lo troverai da nessuna parte. Figurati migliore!” Annuisco e lo abbraccio ancora. Lui mi stringe forte mentre con la mano mi accarezza i capelli. “Non sai quanto mi mancherai. Ceniamo insieme stasera?”
“Scusami ma non posso, Josh atterra tra due ore. Devo andare a prenderlo in aeroporto. Credo che staremo a casa perché sarà esausto. Devo ancora dargli la notizia”.
Lui si stacca da me e incrocia le braccia al petto “Josh, Josh Josh. Stai andando a vivere nella sua città, non è sufficiente? Potevi tenerti libera il week end. Se avessi saputo che ti avrebbe portata via col cavolo che lo accompagnavo a casa tua quel giorno.” “Ah ah ah.” Rido “Non sarebbe cambiato nulla! Avrei accettato lo stesso, con o senza Josh.” Pagherei per vedere la faccia di Fabio davanti Josh Hutcherson che gli chiede di me. La prima cosa che mi ha detto dopo quel giorno è stata - Per fortuna che New York era una merda. Se mi dicevi che era meravigliosa mi tornavi con Brad Pitt? –
Fabio mi riabbraccia forte. “Quindi ci salutiamo così, adesso?” “Tenerone, il nostro non è un addio.” Gli rispondo. Lui fa il verso della mia voce. “Ci sono le mail, skipe, e puoi venire a trovarmi quando vuoi.”
Mi allontano dal suo abbraccio. Cerco di avere un tono risentito e arrabbiato, il volto imbronciato “No. Niente di tutto questo, caro. Non ti manderò mail, se non per lavoro, non ti chiamerò con Skipe e non potrai venirmi a trovare.” Poi mi allargo in un sorriso. “Non dovrei ancora dirtelo ma dovevamo selezionare due dipendenti da portare a Los Angeles. Ti verrà fatta l’offerta lunedì. Pensavi che potevo lasciarti qui senza di me!”
Di tutta risposta Fabio mi prende tra le braccia e mi solleva da terra facendomi girare. “Sei la migliore del mondo.” E in coro io e lui “ANDIAMO A LOS ANGELES!”   
 

Allora so che il capitolo non è niente di che, soprattutto per la totale assenza di Josh. Niente paura. Volevo introdurre il personaggio di Fabio che era solo comparso nel finale di How I meet Josh Hutcherson. In questa ff avrà un ruolo più rilevante quindi volevo presentarlo meglio. Nei prossimi introdurrò anche altri personaggi che potrebbero avere capitoli per loro. Non abbiate timore però. L’aereo di Josh sta atterrando e il prossimo capitolo sarà solo per lui!!! 
Nota: i giorni indicati come giorno 1, 2 ecc, non sono consecutivi ma mi piaceva dare questa specie di scadenza.
Vi ringrazio per la vostra attenzione, e spero vorrete leggere anche il prossimo capitolo!! Fidatevi ne varrà la pena ed è già pronto quindi sevorrete potrei postarlo anche prima di domani mattina!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


3.
 
Aeroporto Marco Polo, ore 23.45. L’aereo di Josh è atterrato con oltre due ore di ritardo. Fortunatamente lui viaggia solo con il bagaglio a mano e non dobbiamo aspettare lo scarico delle valigie.
Trattengo un sorriso nel vederlo arrivare. Furtivo, occhiali da sole, nonostante sia notte e cappellino con visiera. Così è quasi irriconoscibile. Lo tradisce solo il suo sorriso, toglie il fiato come pochi.
Mi corre incontro e mi stringe contro il suo petto, trattenendomi tra le braccia. “Dio quanto mi sei mancata.”
Io, ancora bloccata nel suo abbraccio, mi limito a rispondere “Anche tu.” E non posso fare a meno di pensare che ora che mi trasferirò anch’io a Los Angeles potremo vederci ogni volta che vogliamo. Un pensiero mi turba però. Lui sarà contento di avermi sempre intorno?

Giorno 3. TI DEVO PARLARE.

Sabato. Ore 00.50. Io e Josh finalmente arriviamo nel mio appartamento. Appena saliti in ascensore, lontani da occhi indiscreti, ci saltiamo letteralmente addosso. La lontananza, ma anche e soprattutto la sua straordinaria bellezza, riescono a farmi andare fuori di testa. Lo schiaccio nell’angolo dell’ascensore (schiaccio? Lui è molto più forte di me, ma mi lascia fare. Dice che gli piace molto questo lato di me, un po’ selvaggio) e gli prendo il viso con entrambe le mani, strappandogli occhiali e cappello. Attacco le mie labbra alle sue e iniziamo a baciarci. Senza alcuno sforzo la mia lingua è nella sua bocca, mentre a tratti gli mordo il labbro inferiore. Sento il desiderio invadere non solo il mio corpo, ma anche il suo (ci intendiamo vero??). Arrivati al nostro piano le porte dell’ascensore si aprono e siamo costretti a staccarci. Josh cerca di riprendere fiato e ritrovare un certo controllo. Mi guarda negli occhi e facendo la sua voce sensuale mi sussurra “Quanto mi sei mancata!” Mi sorride malizioso e mi trascina lungo il corridoio. Varcata la porta di casa è lui a prendere l’iniziativa. Mi preme con brutalità sulla porta e comincia a baciarmi di nuovo. Con una mano mi afferra i capelli legati a coda di cavallo e li tira per farmi inclinare la testa, mentre con l’altra mi stringe con forza le natiche. Poi scende piano fino all’orlo del mio vestito e inizia a tirarlo su. Piano, talmente piano che mi fa impazzire. Le sue dita sfiorano appena la carne nuda delle mie cosce. Cerco di divincolarmi, ma lui tiene ferma la mano sui capelli per bloccarmi e scende a baciarmi la base del collo. Piccoli candidi baci. Non riesco a trattenermi e comincio ad ansimare. Lui mi sorride malizioso, sa di aver ottenuto quello che voleva. Sono una bambola di pezza nelle sue mani. HO BISOGNO DI LUI.

Ok. Ok. Il resto credo sia meglio tenerlo per noi.. Non odiatemi!!!

Qualche ora più tardi mi sveglio nel mio letto. Josh semidisteso al mio fianco guarda la televisione senza sonoro per non disturbarmi. Con la mano mi accarezza i capelli. Sollevo la testa del suo petto “Buongiorno.” Mi concede un candido bacio. “Buongiorno, dormito bene?” “Merito tuo.” Gli rispondo, con la mente ritorno a qualche ora prima e non posso fare a meno di arrossire.
Decido che è il momento di parlargli. Mi alzo, mi infilo i pantaloni della tuta e mi siedo a gambe incrociate sul letto. “Josh. Ti devo parlare?” Gli dico con voce seria.
“è successo qualcosa?” Mi chiede visibilmente preoccupato dal mio repentino cambio di umore.
“Si. Ho avuto una promozione. Gestirò una sede mia.” Dico tutt'un fiato.
“Ah. Mi hai fatto preoccupare. È una notizia bellissima. Me lo aspettavo che sarebbe successo prima poi.”
“Gestire una sede implica delle responsabilità Josh. Dovrò controllare il lavoro dei miei dipendenti e non potrò più fare trasferte, saranno loro a farle per me.”
Non voglio essere cattiva, voglio solo sondare il terreno per capire se potrebbe esserne contento o meno. Lui rimane ad ascoltarmi in silenzio. Non dice una parola. Rimaniamo zitti per un lunghissimo minuto, poi riprendo io la parola.
“Non avrò più i miei riposi premio. Sarò molto impegnata. Sarà diverso insomma.”
Lo sento deglutire, gli occhi ancora fissi sui miei. “Capisco. Io potrei comunque venire a trovarti quando..” lascia cadere il discorso. Vedo che è turbato, probabilmente tiene alla nostra relazione più di quanto immaginassi. “Quando dovresti cominciare?”
Inspiro profondamente. “Mi trasferisco martedì.”
Lui cerca di sorridermi ma lo vedo che è triste. Sento il senso di colpa bruciarmi alla bocca dello stomaco. Se avessi immaginato la sua reazione gliel'avrei comunicato diversamente. “E dove ti mandano?”
A questa domanda non riesco a trattenere una risata. So che sarà contento ma non reagirà molto bene al mio scherzo.
“A Los Angeles!” Trillo tutta contenta.
Josh mi fissa sbattendo le palpebre. Lo sento imprecare a bassa voce. “Sei una iena".Mi afferra per le braccia e mi stende sul letto immobilizzandomi i polsi.  "Mi hai fatto morire di paura.”
“Morire di paura?” Ripeto prendendolo in giro.
“Già. Pensavo mi stessi lasciando.” “E invece no.” “E invece ti trasferisci a Los Angeles. Potrò vederti ogni volta che vorrò?” Io suoi occhi ardono.
“Sicuro che non ti dispiace? Mi avrai sempre tra i piedi." 
“Ti basta come risposta?” e si china su di me, baciandomi la base del collo e risalendo fino al lobo dell’orecchio. Non dovevo dirgli che era il mio punto debole. La mia reazione è inevitabile.
 
Qui la scena diventa più “intima” e credo sia meglio spegnere la luce!! ;)

E siamo a tre. ho aggiornato subito perchè il capitolo 2 non mi soddisfaceva appieno. Ma ripeto era necessario. E Fabio e il suo rapporto con Chiara meritavano una presentazione adeguata. Questo capitolo è leggermente diverso dai precedenti e spero che sia apprezzato. Ho deciso di sperimentare un nuovo ratings!!!

Se ne avete piacere lasciatemi un commento. Sono sempre apprezzati.
A presto

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


Io e Josh passiamo l’intero sabato a letto a “coccolarci”. Riesco perfino a fargli vedere i miei film preferiti: Il tempo delle mele 1 e 2. E sembra anche che gli siano piaciuti, o almeno me l’ha fatto credere. È talmente bravo come attore che faccio fatica a capire quando mi mente. (Questo mi preoccupa un po’). Domenica invece mi aiuta a preparare le valigie e ad impacchettare la maggior parte delle mie cose per il trasloco mentre alla sera lo riaccompagno in aeroporto. Oggi però non è come le altre volte. Di solito rimaniamo abbracciati davanti al gate per quasi mezz’ora. Lui mi accarezza i capelli e mi asciuga le lacrime che, nonostante tutti i miei sforzi per trattenerle, ogni volta mi rigano le guance. Poi mi bacia dolcemente e contiamo i giorni che mancano al nostro prossimo incontro, a volte 10, a volte 15, a volte di più. Nei nostri sguardi la tristezza, il dubbio e la speranza che in questo periodo non succeda nulla che ci allontani. Oggi però è diverso. Mi sento decisamente più leggera e so che è così anche per lui. Lo capisco dal modo in cui sorride, dalla tranquillità con cui consegna la valigia (una delle mie che gentilmente si è offerto di portare con sé) al chek-in. Arrivati davanti al Gate mi stringe come sempre tra le sue braccia e mi lascia una scia di candidi baci dalle labbra, su per le guance, fino al mio orecchio destro, in cui sussurra dolcemente “Meno tre.” È così bello sapere che lo rivedrò tra soli 3 giorni. Gli sorrido raggiante e ripeto anch’io “Meno tre!”, stringendolo ancora di più a me. “Manderò qualcuno a prenderti. ” “Grazie” Lo afferro per il colletto della polo blu e lo tiro di nuovo verso di me per baciarlo ancora. “Di tempo per parlare ne avremo in abbondanza.” Gli sussurro dolcemente prima di perdere nelle sue labbra.
GIORNO 4: Partenza  
Martedì ore 18.40. Aeroporto Marco Polo. Papà sta già piangendo da un’ora e adesso che siamo davanti al Gate sembra non volermi lasciare andare. “Dai papà. Sto solo andando dall’altra parte del mondo.” Gli dico ironica cercando di farlo sorridere. Non ottengo l’effetto desiderato. “Tu scherzi ma chissà quanto ti rifarai viva.” “Dai papà c’è Skipe. Ti prometto che ti video chiamerò ogni settimana. E poi potete venirmi a trovare quando volete.” Vedo mia sorella farsi avanti con uno strano luccichio negli occhi e capisco che è meglio precisare “Tu e mamma potete venire quando volete!” “Iena.” Mia sorella mi abbraccia ma con lo sguardo truce. “Tanto io vengo comunque.” “Vediamo, magari chiamami prima.” “Mi devi ancora presentare il tuo toy-boy.” Mi sibila velenosa come sempre “Appunto per questo non so se mi va che vieni a trovarmi” Le rispondo ridendo. Abbraccio anche mia madre. Mio padre adesso sta quasi singhiozzando. Lo stringo ancora una volta dandogli qualche pacca sulla spalla. “Prenditi cura di te, mi raccomando. Non farmi preoccupare.” Sto per rispondergli quando una voce dietro ci interrompe “Stia tranquillo Sig. Renaldi. Mi prenderò io cura personalmente di lei!” Lo tranquillizza Fabio. Poi si volta verso di me “Stavi partendo senza salutarmi?” “Ma ci siamo salutati ieri sera.”Ribatto e preciso“E ci rivediamo tra meno di una settimana.” “Smettila e abbracciami.” Mi afferra e mi solleva facendomi girare. Appena mi mette giù mi stampa un bacio sulla guancia. “Chiamami quando arrivi.” “Si. Chiama.” Aggiunge mio padre. “Certo, certo.” Saluto ancora tutti e oltrepasso il gate. Salito in aereo una hostess molto carina mi accompagna al mio posto. Prima classe, solo il meglio per la nuova amministratrice delegata. Le poltrone sono comodissime e permettono quasi di distendersi completamente. Non posso fare a meno di confrontarle mentalmente con quelle dell’economy con cui ho viaggiato ultimamente, finalmente potrò dormire bene.
Dopo il decollo un’altra Hostess viene ad offrirmi un bicchiere di vino e mi comunica che la cena sarà servita intorno alle ore 21, dopo lo scalo a Parigi.
A Parigi salgono altri passeggeri e uno di loro prende posto sul sedile accanto al mio. È un ragazzo molto carino, moro, magro e non troppo alto. Avrà qualche anno in più di me. Mi saluta appena con un cenno della testa. Io abbozzo un sorriso. Vedendo com’è vestito elegantemente mi sento leggermente in imbarazzo per i miei leggins e golfino grigio. Io però amo viaggiare comoda. Dopo circa venti minuti ci portano la cena, risotto agli scampi e ordino un altro bicchiere di vino.
“Non credo che sia una buona idea bere così tanto.” Mi volto scioccata verso il ragazzo al mio fianco che mi sta fissando. “Sono solo al secondo. E non credo comunque che siano affari suoi.” “Potrebbero diventare affari miei se non dovesse sentirsi bene. In fondo sarò costretto a sedere vicino a lei per le prossime sedici ore.” “Si tranquillizzi, non saranno sicuramente due bicchieri di vino a farmi star male.” Rispondo indispettita mente finisco in un sorso il bicchiere che ho di fronte a me e chiamo con un cenno una hostess. “E nemmeno tre” Gli dico con aria di sfida ordinando ancora da bere. Lui sembra divertito dalla mia impertinenza e mi sorride. “Posso presentarmi?” “In fondo sarò costretta a sedere vicino a lei per le prossime sedici ore.” Rispondo ripentendo le sue parole. Allungo la mia mano destra e stringo la sua. “Chiara.” “Carlo. Piacere.” Non mi ero accorta prima dell’azzurro intenso dei suoi occhi, forse perché adesso mi sta fissando un po’ troppo intensamente.
“Allora Chiara. Dove sei diretta?” “A Los Angeles” Rispondo sorseggiando il mio vino. “Viaggio di piacere o lavoro?” “Entrambi direi.” “E tu?” “Los Angeles.” “Piacere o lavoro?” ripeto a pappagallo “Lavoro.” “Ti fermerai a lungo?” “Si, spero di si.” “Anch’io.” Continuiamo a chiacchierare fino a tardi. Mi riempie di domande, cosa che decisamente mi avrebbe imbarazzata se non fosse per gli altri due bicchieri di vino che ho ordinato, nonostante il suo disappunto. Avere un astemio accanto è veramente fastidioso. Poi inizia a parlarmi di sé. Mi racconta della sua famiglia, del suo cane e di come gli sia piovuta una promozione dal cielo perché considerato il migliore della sua società. Potrei raccontare altrettanto ma non mi piace vantarmi. Alla fine crollo addormentata. Non sono sicura ma credo che lui mi abbia rimboccato la coperta, o forse dev’essere stata l’hostess.  
La mattina dopo è lui a svegliarmi. “Chiara, scusa. Chiara.” Mi chiama a bassa voce scuotendomi leggermente. Appena apro gli occhi mi sorride. “Ma che ore sono?” Riesco a biascicare vedendo che è ancora buoi. “Buongiorno. C’è un po’ di turbolenza. Dovresti alzare il sedile e allacciare la cintura.” Sento anche la voce del pilota nell’altoparlante “Si avvisano i gentili passeggeri che stiamo per attraversare una lieve turbolenza. Si prega di riportare il sedile in posizione eretta e di allacciare la cintura.” Mi stropiccio gli occhi e mi stiracchio cercando di svegliarmi. Intanto Carlo si allunga al mio fianco e mi tira su lo schienale. È decisamente invadente. I vuoti d’aria sono tremendi, meno male che si trattava di una leggera turbolenza e per fortuna che ho digerito i cinque bicchieri di vino o avrei rischiato sul serio di stare male. Dopo un po’ mi rendo conto che Carlo non sta più parlando da oltre mezz’ora mi giro verso di lui. È serio, il volto sbiancato, gli occhi fissi sul sedile di fronte. “Non starai male spero?” Gli chiedo leggermente preoccupata. Lui non mi risponde, si limita ad annuire senza spostare lo sguardo. È madido di sudore. Mi affretto a prendere il sacchetto dalla tasca del mio sedile e glielo porgo appena in tempo. Gli poggio una mano sulla fronte mentre lui è piegato dai conati. Nel frattempo siamo già raggiunti da un paio di hostess. “Non doveva essere il vino a farmi star male.”
Ragazze è uno schifo ma cosa dovevo fare? Pensate se mi vomitava addosso. E meno male che sono io ad aver bevuto.
Gli ci vuole quasi tutta la fine del volo per riprendersi. Lui non dice più una parola. Credo che sia tremendamente in imbarazzo per quel che è successo. Una volta atterrati mi alzo immediatamente e prendo il mio bagaglio a mano. Mi volto verso il mio compagno di viaggio e gli stringo la mano. “Beh Carlo, direi che è stato un vero piacere.” Cerco di nascondere l’ironia ma è più forte di me. “Il piacere è stato tutto mio.” Mi incammino verso l’uscita ma lui dietro di me mi trattiene per un gomito. “Chiara scusa, pensavo.. Non conosco nessuno a Los Angeles, magari, se ne hai voglia, potremmo uscire per cena, o per un drink.” Sta letteralmente balbettando. È talmente imbarazzato da farmi quasi tenerezza. “Io veramente ho un fidanzato. Qui a Los Angeles intendo. Mi dispiace.” Gli sorrido teneramente cercando di essere il più gentile possibile nel declinare il suo invito. Poverino non conosce nessuno ma non so se a Josh potrebbe far piacere e poi per quel poco che l’ho conosciuto mi sembra un tantino pesante. “Ah. Ok. Beh ciao allora.” Si limita a rispondermi e torna verso i nostri sedili per prendere il suo bagaglio a mano.
All’uscita dall’aeroporto mi guardo intorno cercando un cartello con su scritto il mio nome. Josh ha detto che mi avrebbe mandato qualcuno a prendermi. E allora che lo vedo, in piedi di fronte all’uscita, bellissimo come sempre. Indossa occhiali da sole e il cappellino per non farsi riconoscere ma non è riuscito a sfuggire ad un paio di ragazzine che gli strillano accanto. Appena mi vede mi sorride smagliante, si congeda dalle sue fan e mi viene incontro. Lascio andare le valigie e gli getto le braccia al collo. “Non dovevi mandare qualcuno?” “Ti dispiace che sia venuto io?” “Assolutamente no.” Ci stringiamo ancora di più e lui mi solleva da terra. Vorrei baciarlo ma mi accorgo che le ragazze che prima avevano accerchiato Josh ora ci stanno fotografando. Scosto la testa appena in tempo prima che lo faccia a lui e gli indico le ragazze data la sua espressione stupita. Lui però sembra non interessarsene e mi blocca il viso tra le sue mani e poggia le sue labbra sulle mie. Infine si gira e si mette in posa stringendomi a sé per altre foto. Imbarazzata cerco di guardarmi intorno sperando che finisca tutto il prima possibile. Poco distante da noi vedo Carlo che sta trascinando le sue valigie. Appena si accorge che lo sto guardando mi saluta con la mano. Gli faccio un cenno di risposta.
“Chi è quello?” Mi chiede Josh. Sta fissando Carlo e il tono della sua voce è stranamente serio.
“Era seduto accanto a me.” Gli rispondo vagamente. Forse è meglio evitare di dirgli che mi aveva chiesto di uscire, tanto non credo che lo rincontrerò più.
 
 
Ecco un nuovo capitolo. Lo so, lo so, Josh c’è poco ma siamo arrivati a Los Angeles e dal prossimo capitolo sarà molto più presente!!! Ringrazio ancora chi di voi è arrivato a leggere fino a questa piccola nota e se vorrai lasciare una piccola recensione sappi che è più che gradita. Perché non dirmi se ti piace o no la mia storia. Spero di aggiornare presto. Un abbraccio a tutti.
Lachiaretta.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


Josh mi prende per mano e mi accompagna verso l’uscita dell’aeroporto. Fuori ci aspetta la sua auto. Con un cenno della mano saluto Fred, l’autista, che mi apre lo sportello e aiuta Josh a caricare le mie valigie nel bagagliaio.
“Pensavo che questi giorni potresti stare da me.”  mi sussurra all’improvviso. “Ma Josh devo sistemare casa e disfare le valigie.”  Josh stringe le labbra e mi guarda severo.
 La società mi ha dato a disposizione un appartamento. In verità è stata acquistato un intero piano di un edificio, e hanno assegnato ognuno dei sei appartamenti ai dipendenti italiani, anche se per ora credo di essere arrivata solo io e forse l’altro amministratore delegato. Il problema secondo Josh è la zona. Ritiene che Westchester non sia molto raccomandabile. Crede che sarebbe meglio per me vivere con lui a Beverly Hills. Ne abbiamo discusso a lungo nella mia camera da letto, ma io non ho voluto sentire ragioni. Gli ho detto che non mi sembra giusto per i miei colleghi snobbarli e andare a vivere con il mio fidanzato, e che vivere tutti sullo stesso piano sia il modo migliore sia il modo migliore per conoscerci e creare un buon team. In realtà credo solo che sia un po’ presto per convivere, ma ho preferito non dirgli che era questo il vero motivo.
Non dovrò lavorare fino a lunedì e lui insiste affinchè stia con lui in questi giorni. “Dai, da lunedì sarai super impegnata con il lavoro. Perché non vuoi?” Poi scivola sul sedile posteriore accanto a me e mi stringe le spalle. “Solo fino a lunedì.” Insiste. “Sabato.” Lo correggo. “Domenica.” Ribatte lui divertito. “Vedremo.” Concludo con un sospiro facendogli capire che non è il caso di proseguire con il nostro tira e molla. “Prometto che ti aiuterò io a sistemare tutto.”  È così carino, con i suoi occhi da cucciolo, che non riesco proprio a resistere. “Guai a te se poi non mi aiuti però!” Gli dico punzecchiandogli la guancia con l’indice della mano destra. Lui mi afferra il dito e me lo bacia dolcemente. Sorride candidamente sapendo di aver vinto lui, come sempre. “Non te ne pentirai.” So che la sua è una promessa.
GIORNO 5.
Dopo circa mezz’ora parcheggiamo sotto il suo appartamento. Mr Avery, il portiere, ci aiuta a caricare le mie valigie sull’ascensore. Josh inserisce la chiave e saliamo. L’appartamento di Josh è l’attico di una graziosa palazzina di quattro piani. Ogni piano è un’abitazione e vi si accede direttamente dall’ascensore per questo può essere utilizzato solo tramite chiave. Entriamo nell’immenso salotto con angolo cottura e mi siedo su uno degli sgabelli della cucina. “Sei stanca?” Mi chiede lui dolcemente cingendomi le spalle con le sue braccia. “No. Ho dormito un po’.” “Hai Fame?” “un po’.” “Hai voglia di uscire?” “Intanto vorrei fare una doccia se non ti dispiace.” “Certamente.” “Quali programmi hai per i prossimi giorni?” Gli chiedo cercando di capire quanto tempo potrò effettivamente trascorrere con lui prima di dover traslocare nel mio appartamento. “Non devo lavorare fino a lunedì. Ma venerdì è il 15 agosto.” “Vuoi fare qualcosa di particolare per ferragosto?” Gli chiedo stupita. In realtà è una festività sentita solo da noi italiani. Forse lo vuole fare per me. “No. Cioè è il compleanno di Jennifer. Ci sarebbe una festa.” “Ah.” Mi limito a rispondere. “Se devi andare non farti problemi per me. Andrò a sistemare casa.” “In realtà vorrei che tu venissi con me. Non hai mai voluto partecipare a nessun evento. Sarebbe un modo per ufficializzare. Non saresti più la moretta delle foto.”
Ricordo ancora la faccia di Josh quando David Letterman gli mostrò le nostre foto e gli chiese chi fosse la graziosa moretta. In effetti di me si vedeva molto poco avendo quasi sempre la maggior parte del viso coperta da grandi occhiali da sole. Ma non avendo mai ufficializzato la nostra relazione ai media lui aveva potuto definirmi solo un’amica. La sua espressione non aveva comunque convinto David che gli rise letteralmente in faccia notando il suo imbarazzo.
“Non so Josh. Non è che non voglia ma non credo di essere adatta a quel genere di feste.” Lui sembra visibilmente deluso dalla mia risposta ma come sempre non molla “Dai. Non sarà una festa formale, anzi. Sarà proprio una festa, con buffet, musica e tanto vino. Dovrai solo metterti un bel vestito e sorridere.” Non ricevendo alcuna risposta da me continua “Ci sarà l’intero cast di Hunger Games e altri attori, e alcuni vecchi amici di Jen da Louisville” “Va bene. Va bene. Verrò con te.” Decreto alla fine. “Però oggi e domani restiamo da soli.” Lui mi sfoggia uno dei suoi sorrisi che ti lascia senza respiro e, prendendomi il volto tra le mani, mi bacia dolcemente. “Non potevo desiderare di meglio.”
Alla fine decidiamo che io mi devo fare una doccia, non poteva essere altrimenti dopo tutte quelle ore di volo, e lui si occupa della cena. (occupa.. in realtà scende a comprare qualcosa. Io ho votato per il cinese). Decido però di preparargli una sorpresa che sono sicura gli piacerà.
 
 
 
 
POV JOSH
Entro in casa e poggio le buste sulla penisola. Non c’è ancora traccia di lei ma non sento la doccia e comunque sono uscito da quasi quaranta minuti. Dovrebbe essere pronta. Spero non si sia addormentata.
Mi avvicino alla porta della camera da letto e busso delicatamente. “Ciao.” Mi dice Chiara aprendo appena la porta e facendo capolino con la testa. “Non sono ancora vestita.” “Allora lasciami entrare.” Le chiedo con tono malizioso. “Se insisti.” Mi risponde lei spalancando la porta. Le guance appena arrossate per l’imbarazzo. Rimango immobile, senza fiato. La camera da letto è illuminata dalla fioca luce di decine di candele che riflettono diverse sfumature dall’arancione al blu sulla sua candida pelle nuda. È così perfetta. Sento il mio basso ventre risvegliarsi. Non posso fare a meno di guardarla. È di fronte a me nuda e bellisima. Prende dal comodino una bottiglia di Franciacorta che ha già aperto e due bicchieri porgendomene uno. Finisco il mio vino in un sorso deglutendo un po’ troppo rumorosamente. Vorrei toccarla subito ma aspetto che sia lei a lasciarmi il via libera, non credo però che potrò rimanere fermo ancora a lungo. La mia erezione inizia a premere violentemente contro i Jeans. Lei mi poggia le mani sul colletto della camicia e delicatamente scende fino al primo bottone aprendolo, poi al secondo, e al terzo. “Togliamo questi vestiti?” Mi sussurra con voce così sensuale che sento che se non l’avrò subito potrei esplodere. Le afferro il viso tra le mani e le bacio la bocca, il collo le spalle. E una volta iniziato non riesco più a fermarmi. Deve essere mia.    
 
 
Angolo autrice.
Bene bene bene. Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo. E spero che non sia troppo per il mio Rating arancione. Ma non credo. Ammetto di non aver ancora capito quali siano i miei reali limiti.
Spero di non aver deluso nessuno e ricordatevi di recensirmi… Pleaseeeeee (occhi da cucciolo alla Josh)
Al prossimo aggiornamento, la vostra Lachiaretta!!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


So che è un po' presto per pubblicare già un nuovo capitolo ma stanotte proprio non riusciva a dormire e ho iniziato a scrivere. Ringraziate quindi la mia insonnia!!!! è anche più lungo del solito ma mi piaceva così e non volevo tagliarlo. Quindi buona lettura e se volete lasciatemi una recensione.




15 Agosto, ore 16:30. Mi sto preparando per la festa di compleanno di Jennifer Lawrence. Non potete immaginare la mia ansia.
 
GIORNO 6: LA FESTA.
 
Sento bussare per la quarta volta alla porta del bagno. “Sei pronta?” “Josh ti ho detto che mi manca poco!” “Ma avevi detto che ti mancava poco anche mezz’ora fa!” Lo sapevo che dovevo andare a prepararmi a casa mia. Per gli uomini è tutto facile. Un paio di pantaloni, una camicia e una giacca. E come tocco finale si scompigliano i capelli. Noi invece dobbiamo affrontare trucco, parrucco, la scelta dell’abito e chi più ne ha più ne metta. “Lasciami entrare almeno che magari posso darti una mano” Josh sembra quasi esasperato. In effetti saranno un paio d’ore che sono chiusa qui dentro. Sfumo ancora leggermente l’ombretto marrone scuro sulle palpebre, sistemo il rossetto rosso e passo ancora un po’ di lacca sulla cofana in cima alla testa. - Basta, meglio di così non so fare. - Penso tra me e me, infilo i tacchi altissimi ed apro la porta del bagno. “Eccomi eccomi. Sono pronta.”
Josh rimane per un istante a guardarmi con gli occhi sbarrati e non capisco se sia un bene o un male. “Come sto?” Gli domando timidamente iniziando a girare lentamente su me stessa per fargli vedere il mio abito. “Sei veramente belliss…” Si blocca appena gli do le spalle. “ECCESSIVA.” Indosso un abito color crema senza maniche lungo quasi fino a metà coscia. Morbido fino alla vita, tranne che sul seno su cui si stringe leggermente, fasciante sui fianchi e aperto sulla schiena dal bordo del reggiseno fino al sedere.
Torno a guardarlo in faccia e gli domando preoccupata “Non ti piace? Posso cambiarmi se preferisci.” Lui mi sta ancora fissando, adesso però mi sta sorridendo. “No. Sarebbe un peccato farti cambiare. Sei veramente bellissima con quest’abito.” Poi sospira profondamente “E tremendamente sexy. Mi toccherà non perderti di vista un attimo per tutta la serata.” Mi viene incontro e mi lascia un candido bacio sulla punta del naso, probabilmente per non rovinarmi il rossetto. “Meglio. Josh per favore non lasciarmi un attimo da sola stasera. Sarò un pesce fuor d’acqua.”   “Sarai perfetta.” Mi corregge lui “Andiamo?” Annuisco con il capo e ci avviamo all’ascensore. Prima di salire Josh però si blocca. “Dimenticavo, ho una cosa per te.” E tira fuori dalla tasca della giacca un piccolo pacchettino “Josh non dovevi. Cos’è?” “Apri.” Inizio a scartare la graziosa scatolina. Cosa sarà mai? Un paio di orecchini? Un bracciale? Una collana no, il pacchettino è troppo piccolo. UN ANELLO??? Vi lascio solo immaginare la mia faccia quando lo apro e ci trovo dentro una piccola chiave. Non riesco a capire cosa fosse finchè lui non mi mostra la sua. È la chiave dell’ascensore. “So che non vuoi vivere qui, ma così sarà come se fosse anche casa tua e potrai venire ogni volta che vorrai.” È un gesto così carino da parte sua che quasi mi viene da piangere. Gli stringo le braccia al collo evitando di baciarlo per non lasciargli macchie di rossetto. “Grazie. è bellissima.” Josh si passa la mano tra i capelli visibilmente imbarazzato. “Andiamo adesso?” “Certo.” Entro per prima in ascensore e testo immediatamente la mia nuova chiave.
Ore 18. Siamo in coda davanti ad un lussuosissimo ingresso di un hotel che non conosco. A quanto pare la festa di Jennifer si terrà sul tetto. Davanti a noi ci sono almeno altre quattro limousine da cui uno alla volta escono i vip invitati alla festa. Attorno all’ingresso transennato  centinaia di fotografi in fermento per catturare ogni personaggio famoso invitato alla festa. “Tranquilla, dentro non ci saranno fotografi.” Mi tranquillizza Josh cogliendo la mia espressione. Ma più ci avviciniamo più la mia ansia cresce. Fred scende dalla macchina e apre lo sportello destro. Josh è il primo a scendere dall’auto. Sfoggia uno dei suoi più smaglianti sorrisi e saluta con la mano. Sento il rumore di migliaia di scatti delle macchine fotografiche e le urla dei fotografi che lo chiamano per farlo voltare e catturare il suo bellissimo viso. Io rimango invece completamente paralizzata sul sedile. Josh vedendo che non sono ancora scesa si volta verso di me e mi allunga la mano. “Ci sono io” Mi sussurra dolcemente. Completamente nel panico e con le gambe molli cerco di alzarmi dal mio sedile. Tutto è stato stranissimo. Il vociare dei reporter cessa nell’istante in cui il mio piede si poggia sul tappeto d’ingresso. Afferro saldamente la mano di Josh mimando con la bocca –Non mi lasciare! (credo sia più una minaccia che una richiesta)– ed esco fuori dall’auto. Tutti rimangono interdetti per qualche istante e sembrano studiarmi. Dopo un paio di secondi vedo tutti i flash esplodere contemporaneamente. C’è talmente tanta luce che sembra sia tornato giorno. Cerco di sorridere come fa Josh e salutare leggermente con la mano. È tutto così strano e pazzesco. “Josh, Josh. Chi è la tua accompagnatrice?” urla una fotografa alla nostra destra. Josh le sorride “Chiara Renaldi. La mia fidanzata!” Decreta orgoglioso. Dalla folle si alza un fragoroso brusio. Tutti sembrano concentrati su di me. Josh mi poggia una mano sulla spalla e mi guida verso l’ingresso. Ci stanno ancora fotografando. Una parte di me in questo momento è pentita per la nudità della mia schiena che domani sarà sicuramente su qualche giornale.
“Ma è sempre così? Come fai a reggere?” Gli domando appena superiamo il portone di ingresso. “Ma.. in verità io ci sono abituato. Ma oggi è stato peggio del solito.” Lo guardo stupita non capendo cosa voglia dire. “Peggio?” Lui si passa una mano tra i capelli. “Si, peggio.  Perché ci sei tu. Non ti conosce nessuno, se non per qualche foto sul web. Ti sei sicuramente conquistata qualche copertina. E credo che non si aspettassero di vedermi arrivare in compagnia. Soprattutto stasera.” Le sue ultime parole mi distraggono dall’idea di finire sulla copertina di qualche giornale magari con qualche strana smorfia “Perché stasera?” Lui è chiaramente nervoso “Sai non te l’ho detto prima perché avevo paura non volessi venire. Jen non è mai molto contenta delle nostre accompagnatrici. Mie e di Liam intendo. Con Vanessa ha appena scambiato due parole e si è limitata ad ignorarla. Il peggio l’ha riservato per Miley. Ha rilasciato qualche commento poco gradito su di lei durante un’intervista. Tu però non preoccuparti.” Preoccuparmi?? La mia ansia si è appena trasformata in panico. Vorrei scappare urlando. “Se mi lasci da sola un secondo ti uccido.” Gli sibilo. Lui ride leggermente e mi guida verso l’ascensore.
Il tetto è completamente illuminato da candele e lanterne. Camerieri in livrea girano tra gli invitati con vassoi pieni di tartine e bicchieri. Josh afferra immediatamente due bicchieri di Champagne e me ne porge uno. Siamo tra i primi ad essere arrivati. Ci corre subito incontro una ragazza alta e magra che saluta calorosamente Josh e si presenta a me stringendomi la mano. Non capisco immediatamente il suo nome e non credo di riconoscerla. Scambiano qualche parola e lei si allontana con la stessa velocità con cui è arrivata. Solo dopo qualche minuto riesco a ricordarmi di lei “Johanna!” Josh mi guarda stranito “è l’attrice che interpreta Johanna Mason!” “Jena” “Ma è bionda?” “Ah già. La settimana prossima ci tingeranno di nuovo i capelli. Lei tornerà mora e io biondo!” Mi dice accarezzandosi di nuovo nervosamente i capelli castano scuro. “Beh a me piaci biondo. Mi sembra di stare con Peeta Mellark!” A queste parole scoppiamo entrambi a ridere. Facciamo un giro e Josh mi presenta un sacco di attori che adoro. Blake Lively e Chace Crawford di Gossip Girl, Selena Gomez, Jessica Lowndes, Micheal Trevino e Candice Accola, Bradley Cooper, Zac Efron e tanti tanti tantissimi altri nomi. Ovviamenti sono presenti anche gli altri attori di Hunger Games. Oltre Jena Malone, ci sono anche Elisabeth Banks, Stanley Tucci, Sam Claflin, Woody Harrelson e il grandissimo Lenny Kravitz. Mi sembra di vivere un sogno. Tutti sono così belli, ben vestiti e cordiali con me. Blake Lively mi ha anche sorriso teneramente quanto trovandomela improvvisamente davanti ho detto “Oh my God, Serena!!”. Mi è sempre piaciuta. Devo però ammettere che l’attuale colore rossiccio non le dona moltissimo. Spero sia solo un’esigenza da copione e che torni al più presto bionda.
Dopo un paio d’ore stiamo conversando allegramente con Sam Claflin e sua neo moglie Laura quando sento la sua voce dietro di noi. “Josh, Sam. Che gioia. Siete venuti.” Mi volto verso di lei e rimango estasiata dalla sua bellezza. I capelli corti e biondi tirati all’indietro, indosso un abito blu lungo con dei dettagli dorati. Una regina. Mi è sempre piaciuta Jennifer Lawrence, da quando avevo visto il film Un gelido inverno. Quando poi ha interpretato il ruolo di Katniss Everdeen ho iniziato ad adorarla. Abbraccia i due ragazzi e saluta appena Laura che in tempo record si dilegua con il marito. Evidentemente non deve andarle a genio. Che ANSIA. Lei si volta verso di me e mi scruta dalla testa ai piedi. Io non so se posso parlare o se devo aspettare che sia lei a rivolgermi per prima la parola (neanche fosse la Regina Maria Antonietta). Fortunatamente interviene Josh “Jennifer posso presentarti Chiara, la mia fidanzata.” Lei mi guarda con uno strano sorriso “La moretta italiana.” Devono aver parlato di me perché sui giornali non è mai stato detto che ero italiana. “Eh già.. molto piacere. Tanti auguri e..” non so più cosa dire “è una festa bellissima” cerco di concludere e credo di essere diventata rossa per l’imbarazzo. Lei mi scruta ancora e con leggerezza mi risponde “Grazie.” Poi vedo che inizia a fissare il mio abito. Mi maledico mentalmente per non aver messo qualcosa di meno provocante. Penso che mi stia per dire qualcosa di sgradevole ma lei con la stessa indifferenza di prima mi chiede qual è il mio stilista. “In realtà ce l’hai di fronte.” Rispondo lasciando sia lei che Josh con la bocca aperta. “Fai la stilista?” Mi chiede mentre un incredulo Josh riesce a dire solo un “Sul serio?” Decido di rispondere a lei per non mancarle di rispetto. “No, non sono una stilista. Mi piace disegnare abiti però.” “E sei a Los Angeles per diventarlo quindi.” “No, no. Per me è solo un hobby. Questo era piaciuto molto ad una mia amica sarta che ha deciso di cucirmelo su misura.” “Ah. E cosa fai quindi? Nella vita intendo?” “Oh io lavoro per una holding europea che si occupa di ristrutturazioni.” “Lavori? È amministratrice delegata della nuova sede di Los Angeles.” Precisa Josh. “Beh inizierò lunedì quindi ancora non lo sono.” “Ma se la società è europea cosa fai qui?” Domanda lei. “Inizialmente mi occupavo solo delle società italiane con sede in Nord America, poi hanno cominciato a chiedere la nostra assistenza anche altre società americane. In fondo non ci sono molte società che si occupano di tale ambito e noi siamo considerati i migliori. Quindi visto il numero sempre più elevato di richieste è stato deciso di aprire una sede direttamente qui.” Bevo un sorso del mio vino e mi rendo conto che sono finita a parlare troppo del mio lavoro. Cerco di sdrammatizzare “E quindi eccomi qui.” “Devi essere brava se hanno scelto te.” Le faccio un sorriso non volendo rispondere  a quella che sembrava più un’affermazione che una domanda per non sembrare superba. Lei però sembra molto interessata a me. “Dunque ti intendi di economia?” “In realtà poco. Però visto il mio attuale ruolo credo sia meglio aggiornarmi. Mi sono iscritta alla California University e frequenterò qualche corso.” Josh mi sta fissando stupito. Mi ero dimenticata di dirglielo. “Fai bene. Con una laurea il tuo ruolo si rafforzerà di sicuro.” “Veramente ne ho già una.” Le rispondo sperando che non pensi che mi sto vantando. “In giurisprudenza.” “Ah però. Ma sei giovanissima.” Esclama “Oh non così tanto. A dicembre sono 31.” Tutti rimangono sempre shoccati quando scoprono la mia età. Sarà che dimostro molti meno anni. In effetti io e Jennifer sembriamo quasi coetanee ma in realtà ho ben sette anni più di lei. “Non l’avrei mai detto. Quindi è nove anni più grande di te.” Dice rivolgendo però a Josh. “Ti piacciono mature?” si lascia scappare. Vedo che Josh vorrebbe rispondere qualcosa per quella che potrebbe quasi essere un’offesa ma io riesco a parlare prima che lui possa aprire bocca. “Beh se preferisci puoi chiamarmi Mrs Robinson allora.” Le dico ricordando come la protagonista di Cinquanta Sfumature chiamava l’ex amante cinquantenne di Christian Grey. “Anche se non credo di essere poi così vecchia”. Lei scoppia a ridere sonoramente alla mia battuta. “Complimenti Hutcherson. Bellissima, intelligente e con la risposta pronta. Finalmente qualcuno che trova una donna che vale. Non lasciartela sfuggire.” Poi si gira ancora verso di me “Beh è stato un vero piacere conoscerti, ora scusami ma devo salutare anche gli altri ospiti.”Mi rendo conto che in effetti è da quasi un’ora che sta parlando con me. Mentre si allontana si gira nuovamente verso di me. “E complimenti ancora per il vestito. È veramente meraviglioso. Mi piacerebbe vedere qualche tuo disegno ogni tanto.” “Certamente. Quando vuoi.” Le rispondo sorridendole “Ah e visto che settimana prossima iniziamo le riprese vieni a salutarmi sul set. Magari ci prendiamo un caffè insieme o meglio pranziamo.” “Con molto piacere.”
Sia io che Josh restiamo immobili a guardare Jennifer avvicinarsi ad altri ospiti e dialogare con loro. Era stato così surreale e dal silenzio di Josh capisco che nemmeno lui si aspettava un così caloroso benvenuto.
Improvvisamente un braccio si poggia pesantemente sulle spalle facendomi sussultare.“Devi essere davvero speciale se sei sopravvissuta all’uragano Lawrence.” Vorrei girarmi per capire chi è ma la voce maschile era talmente vicina al mio orecchio che ho paura a fare qualsiasi movimento. Poi lo sconosciuto saluta Josh con un semplice “Hutcherson”. Capisco di chi si tratta quando lui lo saluta a sua volta con tono non proprio felice. “Sei arrivato, Liam.” Deve trattarsi di Liam Hemsworth alias Gale. “Ti avevo dato per spacciata appena ho visto questa fantastica scollatura.” Mi dice ancora all’orecchio facendo scendere il braccio dalla mia spalla e seguendo delicatamente con l’indice la mia spina dorsale fino al bordo inferiore del vestito facendomi venire la pelle d’oca e un fremito. Da come Josh stringe i pugni capisco che non gli fa piacere e mi allontano leggermente. “Piacere Liam.” “Chiara.” Gli dico allungando la mano per presentarmi. Lui l’afferra e mi tira a sé baciandomi entrambe le guance. “Non fate così voi italiani?” “Già” Rispondo imbarazzata. Fortunatamente tornano accanto a noi Sam e Laura e la tensione sembra allentarsi. In realtà Liam continua a farmi qualche battuta ogni tanto ma credo che si stia solo divertendo avendo notato quanto danno fastidio a Josh.
Un’ora più tardi aspettiamo Fred che ci venga a riprendere. “Ti sei divertita ?” “Molto. Sono stati tutti gentilissimi e direi che con Jennifer è andata piuttosto bene.” “Piuttosto? Decisamente bene. Anche se all’inizio ammetto di aver avuto un po’ di timore.” “Anch’io” ammetto sorridendogli.  “L’hai conquistata. E non solo lei.” Mi dice con tono strano. Capisco subito a cosa si sta riferendo. “Guarda che credo che Liam volesse solo prenderti in giro.” “Non credo. E non mi riferivo solo a lui.” Lo afferro e lo bacio per non permettergli di dire altre fesserie. “Andiamo a casa?” “Si. Non vedo l’ora di toglierti questo vestito!” Mi dice ridendo e accarezzandomi la schiena, tanto da farmi venire un altro fremito che lo soddisfa di più di quello che ho avuto prima a causa di Liam.  
    



 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo.

Sapevo che non dovevo fidarmi di Josh. Non mi ha portata al mio appartamento né sabato, né domenica, né lunedì mattina. La mia camicia non è perfettamente stirata perché ovviamente Josh Hutcherson non ha un ferro da stiro e ho venti minuti per arrivare dall’altra parte della città con un traffico della madonna. Forse avrei fatto prima a prendere la metro ma lui ha insistito per prestarmi Fred. Con la metro non avrei avuto il problema del traffico però. Assurdo è il mio primo giorno a Los Angeles e arriverò in ritardo. Questa gliela perdono solo perché domani mattina parte per Atlanta per le riprese di Mockingjay e non tornerà prima del week end.

GIORNO 7

Lunedì, ore 08.07. Fred ferma l’auto e scende per aprirmi lo sportello. Rimango estasiata di fronte all’immenso edificio. La facciata è interamente ricoperta di specchi che riflettono la luce del sole. È fantastico. La voce di Fred mi riporta alla realtà. “Non era in ritardo?” “Merda” mi esce dalla bocca prima che riesca a bloccarmi “Scusa Fred. Ci vediamo nel pomeriggio.” E corro verso l’ingresso salutando appena con la mano mentre Fred mi urla alle spalle “in bocca al lupo” e rimpiangendo di avere tacchi tanto alti e poco adatti per correre.
L’edificio è quasi completamente vuoto. In effetti Fabio e Abba arriveranno solo domani e gli altri dipendenti devono ancora essere assunti. Dovrebbe esserci solo l’altro amministratore delegato. Se ho un po’ di fortuna potrebbe non essere ancora arrivato nemmeno lui. Non faccio a tempo a finire di elaborare il mio pensiero che il mio telefono squilla. C’è il prefisso di Los Angeles ma oltre Josh non conosco nessuno. “Signorina Renaldi?” Dall’alto capo la voce di una ragazza dall’accento marcatamente romano. “Si sono io. Desidera?” “Chiamo per conto del Sig. Dalessio. Mi chiede di ricordarle che avevate appuntamento alle otto. La sta aspettando nel suo ufficio.” Ma come si permette questa? In fondo sono in ritardo da appena nove minuti. E lui poi che mi fa chiamare così. Non cominciamo affatto bene. “Certo. Sto salendo ora in ascensore. Se può ricordarmi il piano sarò da lui al massimo tra un minuto.” Le rispondo con tono freddo. “Quinto.” Le metto giù il telefono senza accennare ad un saluto e premo il tasto cinque sul display. Devono essere arrivati anche gli altri collaboratori romani. Mi pento di non aver detto a Fabio e Anna di arrivare domenica.
Quando le porte si aprono trovo di fronte a me seduta ad una scrivania una ragazza magrissima e biondissima con grandi occhi azzurri e un naso aquilino che decisamente le rovina il volto. Si alza in piedi appena mi vede uscire dall’ascensore. “Buongiorno Signorina Renaldi.” “Dottoressa, prego.” Le sibilo lasciandola interdetta. “Dove trovo il Dottor Dalessio?” Lei scatta subito verso di me indicandomi una porta. Io però non aspetto che mi faccia strada. “Faccio da sola. Lei piuttosto mi porti un caffè.” So di essere decisamente scontrosa e antipatica ma mi hanno dato così fastidio che non riesco a tenermi. Apro la porta dopo aver bussato senza aspettare di essere invitata ad entrare. In fondo mi sta aspettando.
“Dott. Dalessio buongiorno. Mi scusi per il ritardo.” Lui mi sta dando le spalle guardando fuori dalla finestra. “Era ora.” Mi dice voltandosi con tono che definirei scocciato. “Carlo!” Mi ritrovo davanti il ragazzo che in aereo era seduto accanto a me. “Chiara!” Mi risponde lui stupito quasi più di me. Gli sorrido cercando di dimenticare il fastidio degli ultimi minuti “In effetti potevo immaginare che fossi tu. La tua storia assomigliava un po’ troppo alla mia.” Lui mi sorride a sua volta. “Io credevo fossi una modella, o una cantante, o un’attrice.” “Ahahah. E perché scusa?” “Le foto in aeroporto. E credo di averti vista anche in qualche copertina.” In effetti sabato qualche rivista aveva deciso di riservarmi la copertina in qualità di nuova fiamma di Josh. Il fatto di essere sconosciuta aveva attirato molta più attenzione verso di me e alcuni giornali hanno anche fatto appello ai lettori per avere notizie sul mio conto. “Ah già. No, in realtà è il mio fidanzato ad essere un attore. Io vengo fotografata solo se sono al suo fianco!” Gli spiego. Lui mi indica la sedia di fronte a lui. “Direi che possiamo saltare i convenevoli allora.” Gli sorrido. “Si le presentazioni sono superflue.” Rispondo accomodandomi. “Come stai? Meglio?” Gli chiedo ripensando a quando era stato male. “E scusami ancora per il ritardo ma ero dall’altra parte della città e c’era veramente troppo traffico”. “Credevo vivessi anche tu Westchester con noi, ma in effetti non ti avevo vista nel palazzo.” “Si, si. Mi trasferisco stasera, o forse domani. Sarò decisamente più vicina.” Bussano alla porta e la ragazza di prima entra porgendomi una fumante tazza di caffè. La ringrazio cercando di sorriderle il più gentilmente possibile per scusarmi per come mi ero comportata poco prima. Lei tuttavia non contraccambia il mio sorriso, non sembra voler accettare le mie scuse. “Chiara, vorrei presentarti Serena. Una mia collaboratrice che ho portato da Roma. Più tardi ti presenterò anche Matteo.” “Piacere” le dico porgendole la mano. Lei mi stringe freddamente la mano e sibila un “Piacere mio.” Prima di girarsi ed uscire spedita dalla stanza. Carlo fissava la scena leggermente stupito. Gli sorrido “Non credo di averle fatto una buona impressione.” Gli dico a mo’ di spiegazione. Lui mi sorride a sua volta alzando per un attimo gli occhi al cielo. “Bene. Direi che è meglio mettersi al lavoro. Entro lunedì dobbiamo avere il team al completo. I dipendenti scelti da me sono già qui. Quelli della tua sede?” “Arriveranno domani mattina presto.” “Perfetto. Ci mancano solo quelli da assumere qui allora.” E tirò fuori dal cassetto un’enorme cartellina piena di curricula. “Direi che è meglio iniziare.” Iniziamo a sfogliare uno ad uno i curricula, dividendoli in due gruppi, i forse e i no. Decidiamo di non fermarci nemmeno per pranzo, facendoci portare da Serena due panini e due caffè. Alle 17 finalmente emergiamo dall’ufficio e depositiamo sulla scrivania di Serena una trentina di curricula. “Potresti gentilmente contattare i candidati e farli venire domani. Dalle 9 in poi?” Le chiedo con il tono più gentile che abbia mai usato, in fondo dovremmo lavorare insieme. “Certamente.” Risponde ancora molto freddamente. Non devo proprio piacerle per niente.
Carlo attira nuovamente la mia attenzione “Vieni Chiara, ti faccio vedere il tuo ufficio.” “Ah, già. Non posso lavorare sempre nel tuo!” Gli rispondo ridendo. “Beh non sarebbe poi così male.” Mi risponde lui con un sorriso. Alla fine scelgo la stanza accanto alla sua. È grande quasi quanto quella e ugualmente ben arredata. E poi ha una vista mozzafiato. Decido che alla scrivania davanti a quella di Serena siederà Anna, mentre l’ufficio alla sinistra del mio sarà destinato a Fabio. “Cosa dici? Brindiamo al nostro primo giorno di lavoro?” Lo guardo sconcertata “Brindiamo? Ma tu sei astemio?” “Già, ma non devo necessariamente bere alcool per brindare.” “In verità si.” Gli rispondo ridendo. “Dettagli.” Ribatte lui ridendo. Poi continuo “Oggi non posso. Devo andare. Facciamo domani che arriva anche il resto del mio team?” “Va bene. Se preferisci.”
Usciamo dalla mia stanza e vedo Josh poggiato alla scrivania di Serena che parla amorevolmente con lei. Non so cosa sia successo alla sua camicetta visto che devono essersi improvvisamente aperti uno o due bottoni così da lasciar intravedere quasi tutte le tette. E a lui sembra quasi non dare fastidio. Lei ride ad ogni cosa che dice lui piegandosi ogni tanto in aventi per far vedere meglio quello che già fuoriesce troppo dalla sua camicia. Non so cosa si siano detti ma vedo che lei alza la mano e tocca il petto di Josh attraverso la maglietta sottile. Sento la rabbia ribollirmi nelle vene. Ho fatto bene a trattare male questa sciacquetta e credo che la tratterò sempre così. Carlo mi sta fissando, ma fortunatamente non dice nulla.
“Josh.” Gli sibilo alle loro spalle. “Amore” mi dice lui abbracciandomi e cercando di darmi un bacio che schivo facendolo finire sulla mia guancia. Non posso fare a meno di lanciare un’occhiataccia a Serena che si sta riallacciando un bottone della camicetta. “Sei venuto a prendermi?” Lui annuisce quasi divertito dal mio nervosismo. Questo mi fa arrabbiare ancora di più. “Potevi aspettarmi giù! Comunque, Serena vedo che l’hai già conosciuta. Ti presento Carlo.” Josh si volta verso Carlo che gli allunga la mano per stringere la sua. “Piacere.” Si limita a  dire. “Direi che possiamo andare allora.” Decreto non volendo permettere a Serena di mangiare con gli occhi Josh per un altro secondo. Mi volto ancora verso Carlo “Domani io passo a prendere gli altri in aeroporto e veniamo direttamente qui. Arriveremo qui per le 8, 8e30 al massimo. Se dovessero esserci ritardi ti avviso.” Poi mi volto con lo sguardo gelido verso Serena. “Tu cerca di prenotare tutti gli appuntamenti e non prima delle 9, mi raccomando.” Le dico freddamente. “Si, dottoressa.” Mi risponde leggermente imbarazzata. Josh sembra ancora più divertito. “Andiamo.” Gli dico con tono altrettanto freddo. Mi sta dando proprio fastidio. “Buona serata”. Ci salutano Carlo e Serena all’unisono. Salgo sull’ascensore e premo il tasto T. Prima che si richiudano le porte mi volto e vedo che sia Serena che Carlo ci stanno fissando.
Io continuo a guardare dritto davanti a me sperando che la scesa dell’ascensore sia molto molto veloce. Sento le mani di Josh che si allacciano ai miei fianchi. “Allora dottoressa. Che vuole fare stasera?” “Traslocare nel mio appartamento.” Rispondo senza neanche guardarlo. Lui esplode a ridere. “Si può sapere che hai?” “Che ho? Non ho proprio niente!” Le porte si aprono e scappo fuori verso l’uscita. “Eri arrabbiata anche con quella ragazza, come si chiamava? Serena?” “Si, si. SERENA.” Sto quasi urlando. Ho le guance arrossate dalla rabbia. Lui sta ancora ridendo. “Dai piccola. Perché sei arrabbiata? Stavamo solo parlando?” “Solo parlando? E toccandovi. E non dimentichiamo le sue tette!” So di essere tremendamente ridicola. Josh mi afferra le braccia e mi stringe con forza, cerco di divincolarmi ma lui non mi lascia andare. Poi sbuffo, getto le armi e mi lascio stringere. Lui mi bacia delicatamente la fronte. “Sai che sei bellissima quando fai la gelosa?” “Stronzo.” Gli dico tra i denti prima di baciarlo a lungo. “Andiamo da me?” “Ovviamente.”
 
 
POV CARLO

Non riesco a togliere lo sguardo da lei mentre si allontana. Mentre le porte dell’ascensore si stanno chiudendo Chiara si volta e ci guardiamo un’ultima volta.  Vedo che anche Serena sta fissando l’ascensore.
“Finalmente è finita questa giornata.” La voce di Serena mi riporta alla realtà. “Beh io l’ho trovata una giornata molto piacevole.” “Perché la vipera con te fa la simpatica.”Mi dice sorridendo e buttandosi a sedere sulla sua poltrona. “Beviamo qualcosa? Chiamo anche Matteo?” “Si, ma prima devo finire queste telefonate altrimenti chi la sente la vipera domani. Speriamo che almeno i suoi collaboratori siano più simpatici.” “Guarda che non è così male. Anzi.. tutto l’opposto. Piuttosto non capisco come fa a stare con quel Jon. Dice che fa l’attore.” Serena mi guarda con gli occhi sbarrati. “JOSH. È JOSH HUTCHERSON. Non puoi non conoscerlo. È fantastico. Piuttosto non so come fa lui a stare con una come lei. Beh non durerà a lungo, spero.” “Già, speriamo.”
 


Angolo Lachiaretta:
Bene bene.. cioè spero bene.. Non mi convince molto questo capitolo. L'ho scritto ieri in treno di ritorno da Roma e l'ho riletto almento 4 volte da ieri. Non so... Non so.. Però a me piace scrivere di getto quindi ho pensato di pubblicarlo lo stesso.. Non siate crudeli. :) 
Ringrazio ancora chi ha aggiunto la mia ff ai preferiti o alle storie seguite e chi ha letto anche questo capitolo!!!! I
Buona giornata a tutti e se non dovessi riuscire a riaggiornare prima di Pasqua (non ci credo nemmeno io) colgo l'occasione per FARE GLI AUGURI A TUTTI!!

Volevo aggiungere che credo sia il caso di smettere di leggere ff mie e di altri su Josh Hutcherson.. me lo sono anche sognato questa notte.. (SE LO SAPESSE MIO MOROSO...) Però era fighissimo.. magari potrebbe darmi spunto per un'altra ff!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


ODDIO.. NON SO VOI MA HO APPENA LETTO LA NOTIZIA CHE JOSH POTREBBE ESSERE PROSSIMO A DIVENTARE PAPÀ!! LA NOTIZIA SEMBRA FALSA MA CREDO CHE IL MIO CUORE SI SIA FERMATO PER ALCUNI ISTANTI!! SO CHE NON È IL NUOVO CAPITOLO E NON È IL MASSIMO USARE QUESTA PAGINA MA AVEVO BISOGNO DI CONDIVIDERE IL MIO SHOCK!! NON TEMETE COMUNQUE, IL CAPITOLO ARRIVERÁ PRESTISSIMO! QUESTA SETTIMANA SONO IN MONTAGNA E NON HO MOLTO TEMPO MA SPERO DI AGGIORNARE PRESTISSIMO!! SCUSATE IL FALSO AGGIORNAMENTO ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


Ecco il nuovo capitolo.. Mi sono messa sotto per pubblicarlo subito.. un po’ per chiedere scusa a tutti coloro che ho ingannato con il mio fasullo capitolo 8 sulla presunta gravidanza della fidanzata di Josh Hutcherson. La cosa bella è che ho ottenuto più recensioni con la notizia su Josh che per i miei capitoli.. :( è un po’ triste…
Comunque voglio ringraziare lo stesso tutti i miei silenziosi lettori che capitolo dopo capitolo continuano a seguire la mia fan fiction..  Vedo che mi seguite. E voglio ringraziare anche coloro (pochi ma buoni!) che hanno aggiunto alle storie da seguire o preferite.
Se poi vi va comunque di scrivermi una recensione fate pure.. io non aspetto altro :)

 
 
Martedì. Ore 5.30. Mi ero dimenticata della tristezza che provavo nel salutare Josh all’aeroporto. Ed eccola che è tornata a trovarmi mentre accompagno Josh al suo aereo per Atlanta. Non siamo ancora entrati che mi viene già da piangere. Cerco di trattenere le lacrime per non rattristare anche lui ma non è facile. Era stato così bello stare insieme per tanti giorni che ora è ancora più duro salutarsi.
“Piccola. Ci vediamo presto.” Mi sussurra all’orecchio stringendomi a sé. Gli occhi mi bruciano e so che non sono ancora pronta a dire una sola parola senza scoppiare in lacrime.
Mi prende il viso tra le mani costringendomi a guardarlo, prima sfiorare le mie labbra con le sue. Nell’anno passato mi ero così tanto abituata trascorrere con lui solo pochissimi giorni che avere un’intera settimana prima dell’inizio delle riprese del film ci era sembrata un’eternità. E invece è volata. Il pensiero di aver trascorso una parte della nostra ultima serata a discutere per colpa di quella Serena mi fa arrabbiare di nuovo, stavolta però solo con me stessa. Fortunatamente dopo abbiamo fatto pace, due volte, ma mi sembra di aver rovinato la nostra ultima sera. E ora lui non tornerà prima di due settimane.
Mi stringo di più a lui e gli bacio l’incavo del collo. Appena ci allontaniamo mi prende per mano e ci avviciniamo al Gate. Gli altri membri del cast non sono ancora arrivati. Essendo quasi tutti a Los Angeles per il recente compleanno di Jen, la produzione ha deciso di riservare un intero volo per loro. 
“Ho una sorpresa per te.” Mi dice Josh tutto contento. “Preferisco dartela prima che arrivino gli altri.” Lo guardo incuriosita. Non mi aveva detto niente ieri sera e di solito non è in grado di tenere un solo segreto. Tira fuori dalla tasca del pantalone una busta bianca e me la consegna. La apro delicatamente e tiro fuori due fogli di carta e un cartellino di riconoscimento. Sul cartellino a lettere gialle su sfondo blu c’è scritto il mio nome. Lui mi fisa divertito vedendo che non ho ancora capito di cosa si tratta. Passo allora ai fogli di carta. “Josh!” Gli dico dopo aver letto. “Non dovevi.” Lui ride. “Si che dovevo.”
Riguardo i fogli che ho tra le mani. Posto riservato per Chiara Renaldi: Andata, volo diretto Los Angeles – Atlanta, venerdì 22 agosto ore 22.30, Ritorno, volo diretto Atlanta – Los Angeles, domenica 24 agosto ore 18.00. Non posso credere ai miei occhi. “E questo?” gli chiedo alzando il cartellino blu. “Quello è il tuo cartellino di riconoscimento. Ti servirà per entrare.” “Entrare dove?” Lui ride divertito. “Sul set!” “POSSO SUL SERIO.” Strillo non credendo a quello che mi ha appena detto. “Se non perdi il cartellino si. La fortuna di stare insieme al protagonista del film.” Mi dice con tono orgoglioso. “Beh protagonista.. per la prima metà non sarai nemmeno presente.” Gli rispondo prendendolo in giro. Lui mi afferra e mi stringe di nuovo a sé. “Non riuscivi proprio stare senza di me.” “Decisamente no.” Mi dice prima di baciarmi ancora.
“Piccionicini!” Una voce alle nostre spalle ci costringe a separarci. Dietro di noi Jennifer, insieme al suo fidanzato, e Francis Lawrence, il regista del film. Jen mi si lancia praticamente addosso abbracciandomi. “Che piacere rivederti Chiara.” “Jennifer ciao.” Le dico ricambiando il suo abbraccio. “Ti presento Nicholas, non vi siete conosciuti.” Mi indica Nicholas Hoult in piedi accanto a lei. “Beh, io ti conosco. Mi sei piaciuto tantissimo nel ruolo di Bestia.” E stringo la mano alla sua. “Ah, grazie. Jennifer mi ha parlato molto di te. Non è facile fare colpo su di lei.” Mi risponde sorridendomi amabilmente. Intanto alle nostre spalle arrivano altri membri del cast e da come Josh mi trascina tra le sue braccia capisco tra loro c’è anche Liam. Mi solleva un po’ sapere che non sono l’unica ad essere gelosa.
Francis richiama l’attenzione di tutti. “è ora di andare”. Mi stringo forte a Josh unendo il mio corpo al suo e lo bacio appassionatamente. “Piccola se fai così non riuscirò a salire su quell’aereo.” “è quello che voglio.” Gli rispondo baciandolo ancora e ancora. Mi afferra il volto tra le mani e mi stacca leggermente da lui per respirare. “Meno quattro.” Mi sussurra ricordando le nostre vecchie abitudini. “Non vedo l’ora” Gli rispondo prima di baciarlo ancora. Accanto a noi anche Jennifer e Nicholas si abbracciano teneramente. Ci interrompe la voce di Francis che richiama i suoi attori protagonisti affinché oltrepassino il gate. Io e Josh ci scambiamo un ultimo bacio e lo lascio andare. Prima di sparire dalla mia vista si gira verso di me un’ultima volta e mi urla “Ci vediamo venerdì sera.”
Io e Nicholas rimaniamo soli al gate. “Sono partiti.” Mi dice con un sorriso un po’ amaro. “Ti serve un passaggio?” Mi domanda gentilmente. Guardo l’ora e il tabellone degli arrivi. Sono oramai le 6 e 15, tra poco meno di mezz’ora arriverà l’aereo di Fabio. “No, grazie.” Gli rispondo con tono altrettanto gentile “Aspetto delle persone.” “Va bene. È stato un piacere. Spero di rivederti presto.” Mi dice lui congedandosi.
Nicholas Hoult mi ha appena offerto un passaggio. Mi abituerò mai a questa vita?
 
Vado a prendermi un caffè e dopo circa venti minuti sono in piedi davanti all’uscita del volo dall’Italia. Appena le porte si aprono riesco subito a vedere il mio amico e gli corro incontro. Come sempre lui mi stringe forte, mi solleva e mi fa girare su me stessa. Prima di lasciarmi di nuovo a terra mi lascia un bacio sulla guancia. “Benvenuto in America! Ah e qui ci sono i gatti ”. Gli dico citando uno dei nostri cartoni preferiti: Fievel sbarca in America.
“Anna!” Mi giro verso la piccola ragazza mora alla nostra destra e la abbraccio con altrettanto calore. “Chiara, grazie per avermi permesso di venire qui con te.” Lei non aveva ancora avuto modo di ringraziarmi perché, a differenza del mio migliore amico, aveva dovuto aspettare la comunicazione ufficiale per sapere del trasferimento. “Figurati. Te lo meritavi. Ho voluto con me solo il meglio del meglio.” Le dico stringendola e Fabio ci abbraccia entrambe sovrastandoci.
Conduco i ragazzi fuori dall’aeroporto dove ci sta aspettando Fred, lasciatomi per gentile concessione di Josh. “Si fa trattare bene l’amministratrice delegata.” Mi prende in giro Josh mentre carica le valige nel porta bagli aiutato da Fred. “Ah ah. Vuoi andare a piedi per caso?” “Nemmeno per sogno bellezza.” Mi dice punzecchiandomi il fianco. Saliamo in macchina e ci immettiamo nel traffico.
“Cosa facciamo adesso?” Mi chiede Anna cercando di trattenere uno sbadiglio. “Facciamo un salto in sede così potrete vedere i vostri uffici e conoscere i nuovi colleghi. Poi Fred vi porterà a casa e potrete rilassarvi. Io invece dovrò fare dei colloqui per le nuove assunzioni, dobbiamo essere operativi entro la fine della settimana. Poi vi aspetto in sede per le 18 per aperitivo e cena fuori. Bisogna festeggiare!” Fabio batte il cinque sulla mia mano. “Sei il capo migliore che abbia mai avuto.” “Hai detto conosceremo i nuovi colleghi, sono già arrivati tutti?” Mi chiede Anna incuriosita. “Si, si. Sono arrivati tutti qualche giorno fa.” “Come sono?” “Carlo, l’altro amministratore sembra simpatico, anche se è astemio. Per quanto riguarda i due dipendenti, Matteo non l’ho ancora visto perché non era in ufficio ieri, mentre Serena è una decisamente una strega.” Fabio esplode a ridere. “Cosa ti ha fatto per meritare il tuo odio in un solo giorno?” Ripenso a lei che fa la gallina con Josh sfoggiando le sue enormi tette che trasbordavano dalla camicetta aperta e cerco di reprimere la rabbia. “Niente.” Sibilo. “Non mi piace e basta. E credo che abbia le tette rifatte.” Decreto generando l’ilarità dei miei colleghi.
Dopo quasi mezz’ora arriviamo in ufficio. Rido nel vedere che sia Anna che Fabio reagiscono proprio come me alla vista di quel fantastico palazzo. Prendiamo l’ascensore e premo il tasto 5. Quando le porte si aprono ci troviamo di fronte un ragazzotto non troppo alto e cicciottello. I capelli rossi e ricci alla Ron Weasley. Riesco a stento a trattenere una risata quando lui ci allunga la mano appiccicosa per la ciambella al miele che ha appena trangugiato e si presenta con il nome di Matteo. Dietro di lui Serena (e il suo naso molto lungo e poco carino) e Carlo. Accolgono i miei colleghi molto calorosamente, in particolare Serena accoglie calorosamente Fabio lasciandogli due grosse macchie di rossetto rosso sulle guance.
Rossetto rosso alle 8 del mattino? Tripla X per te le direbbe Enzo Miccio. E io mi permetto di aggiungere, tieni lontane le tue labbra bavose dal mio amico!
Lascio andare a casa i miei amici e entro nel mio ufficio insieme a Carlo. Passiamo la giornata a vedere aspiranti dipendenti. Giochiamo a poliziotto buono e poliziotto cattivo tempestando i candidati delle domande più assurde e ridendo alle loro reazioni. Alle 18.30 congediamo l’ultimo appuntamento della giornata e prendiamo nota dei nomi dei più promettenti. “Basta per oggi.” Dice Carlo stiracchiandosi sulla sedia. “Domani ne dovremmo sentire altrettanti.” “Non me ne parlare. Non abbiamo nemmeno pranzato.” “Ci meritiamo un aperitivo e una cena.” Mi dice lui sorridendomi allegramente. Usciamo dal mio ufficio e troviamo nell’ingresso Fabio, Anna, Matteo e Serena. “Ragazzi, andiamo a festeggiare?” Annuncio avvicinandomi a loro che mi rispondono esultando in coro. Rido nel vedere la faccia di Fabio mentre Carlo mi poggia un braccio sulle spalle per guidarmi dentro l’ascensore e mi dice "Alla fine avremo il nostro drink e la nostra cena".
Un’ora dopo siamo tutti seduti attorno al tavolo ridendo e brindando al nostro nuovo team per credo la settima volta. In fondo siamo un’ottima squadra e devo ammettere che anche Serena dopo un paio di drink sembra quasi simpatica.
Sento il telefono vibrare dentro la mia tasca. Un messaggio. “Ormai siamo quasi a meno tre.” 
Sento accelerare i battiti del mio cuore alla vista di quelle semplici parole. Adesso sono sicura. Accettare questa promozione è stata la scelta migliore della mia vita.  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


Voglio iniziare ringraziando di cuore per le bellissime recensioni ricevute. Siete fantastiche e le vostre parole mi rendono veramente felice.
In particolare voglio ringraziare chi mi sta sostenendo non solo dall’inizio della mia fic, ma addirittura dal suo prequel.
Caramella81c, Ghety01 e MoiV. Senza di voi non sarebbe lo stesso. Ringrazio anche Mekaor, Misa991 e Sveva Hutcherson per le loro bellissime recensioni, e spero che la mia storia possa continuare a piacervi.
Infine un ringraziamento particolare a
MartinaMellark che non solo si è appassionata a tutte le mie storie ma addirittura ha segnalato il prequel “How I meet Josh Hutcherson” come storia scelta. Non credo che possa sul serio meritare di essere inserita in quella categoria ma, che dire.. Grazie infinite.
Vi voglio bene.
Lachiaretta.

 
 
9.
 
Venerdì. Ore 12.00.
Finalmente è Venerdì. Dentro me è già partito il conto alla rovescia, tra poco più di dieci ore sarò in volo e domani mattina sarò ad Atlanta, con Josh.
“Parti?” Mi domanda Carlo incuriosito dalla mia valigia sull’angolo. “Si, stasera.” Gli rispondo con un sorriso a 32 denti. “Dove vai?” “Ad Atlanta” Lui mi guarda un po’ spaesato. “Ad Atlanta? E cosa c’è ad Atlante?” “Non cosa.. Chi! Josh! Stanno girando Mockingjay.” “Ah.” Si limita a rispondermi sorridendomi e raccoglie le cartelline dei ragazzi che abbiamo selezionato. “Ci siamo. Abbiamo formato la nostra squadra.” “Si. E che bella squadra!” Gli rispondo aiutandolo a prendere alcune cartelline e a portarle da Anna e Serena. “Chiamateli tutti e dite che li aspettiamo lunedì per il loro primo giorno di lavoro.” Gli diciamo in coro porgendogli le decine di schede personali. Intanto io e Carlo scendiamo a pranzo.

“Certo che sei brava?” Mi dice dal nulla mentre addentiamo il nostro hot dog. Lo guardo un po’ stupita. “Scusa?” Non ho ben capito la sua frase. “Intendo che io non ne sarei capace. Di condividere la persona che amo.” “Condividere?” Mi viene un po’ da ridere. “Si, condividere. Non ti da fastidio che milioni di ragazzine letteralmente lo adorino? E se non sbaglio nel film che stanno girando ci saranno almeno un paio di scene romantiche con la bellissima Jennifer Lawrence.” “Si ma niente di più di qualche bacio. E si tratta di finzione comunque.” Lui sogghigna malignamente. “Se io avessi una fidanzata e un altro ragazzo la baciasse, credo che andrei fuori di testa. Un bacio è sempre un bacio.” Un bacio è sempre un bacio? Anche se finto. Ripenso alla scena del bacio sulla spiaggia e all’unica volta che ho rivisto quella scena dopo aver conosciuto Josh. Ne ero gelosa e allora il sentimento che provavo per Josh non era minimamente paragonabile a quello di adesso. Colpita e affondata. “Beh ma il nostro rapporto è, come dire, diverso.” Gli rispondo alzando le spalle sperando che lasci perdere il discorso. “Ma quindi vi amate?” Mi chiede di punto in bianco. Come si permette a fare domande così personali. “Che domanda è?” “Beh è una domanda semplicissima. Ti ho chiesto se vi amate?” Io lo amo? Credo di si. Ma non mi ha chiesto se io lo amo ma se noi ci amiamo. Stiamo benissimo insieme. Lui mi ama? Non me l’ha mai detto. Posso parlare per me ma non per lui. “Credo di si.” Rispondo timidamente. “Credi di si?” “Si credo di si!” Rispondo infastidita per fargli capire che la nostra conversazione è destinata a concludersi. Fortunatamente riesce a capirlo finiamo in silenzio il nostro hot dog.

Passo il resto del pomeriggio da sola nel mio ufficio a sbrigare le ultime faccende. Maledetto Carlo. Non riesco a togliermi dalla testa la sua domanda. In fondo stiamo insieme da oltre un anno e lui ancora non mi ha detto se mi ama. Forse non mi ama? Forse dovrei dirglielo io e vedere se lui mi risponde? Maledetto Carlo e le sue domande. E non riesco a non pensare all’immagine di Josh insieme a Jennifer. Al bacio sulla spiaggia. Non devo cominciare a farmi strane idee. È solo lavoro e non può fare a meno. Ed è sola finzione. Ma se a lui piacesse? Lei è veramente bellissima. No Chiara no. Smettila di pensare. Maledetto Carlo.
Per fortuna arriva Fabio a distrarmi. “Posso?” chiede bussando alla mia porta. “Certo. Entra.” Mi passa una grossa pratica e mi illustra il suo ultimo caso. Sembra avvilito. “Ho bisogno di una mano.” Sono giorni che tratta con i creditori ma nonostante tutti i suoi tentativi non ha ancora trovato alcun accordo che vada bene a tutti. In effetti il caso è abbastanza complicato ma non credo che sia impossibile. Ci lavoriamo insieme per quasi sei ore e riusciamo ad elaborare alcune idee molto valide. Alla fine Fabio sembra decisamente sollevato e tutti i miei cattivi pensieri spariscono. Questo incontro ha fatto bene a tutti e due. Fabio sarà sempre il mio salvatore. Alla fine per sdebitarsi si offre di accompagnarmi in aeroporto.
“Fai buon viaggio.” Mi dice accarezzandomi la testa e lasciandomi un bacio sulla guancia. “Ti vengo a prendere lunedì mattina!” Ci salutiamo e io salgo sull’aereo. Prima che la voce del pilota ci inviti a spegnere tutti i cellulari scrivo un messaggio per Josh. – A domani. Ti amo. – Prima di premere il tasto invio rileggo il messaggio. Lo leggo e rileggo finchè la vocina della mia mente decide di intervenire. “Chiara cosa stai facendo? Vuoi sul serio dirgli che lo ami per messaggio? Non puoi.” Quanto è saggia la mia vocina. Cancello le ultime due parole e premo invio. Prima di spegnere il cellulare ricevo la sua risposta. – Non vedo l’ora -. Sarà lui a dirmelo quando se la sentirà.  


Sabato mattina, ore 9.00. Arrivo ad Atlanta. Trovo un uomo molto alto con in mano un cartello con scritto il mio nome. Mi avvicino a lui e mi presento. Lui si offre di portare la mia borsa e mi accompagna verso la sua auto. Dopo circa 45 minuti arriviamo agli studios. Appendo il mio cartellino al petto ed entro. Ragazze che emozione, sono sul set di Mockingjay.
Mi passano accanto alcuni attori del cast, Primrose e Mrs Everdeen. Indossano entrambe una tuta grigia. Deve essere la divisa del distretto 13. Tolgono il fiato. Prim adesso porta i capelli legati in un’unica treccia proprio come Katniss. “Chiara!” Mi giro sentendo chiamare il mio nome. Jennifer mi corre incontro, anche lei indossa i vestiti di scena e ora i suoi capelli sono lunghi e castani. Si tratta evidentemente di una parrucca. “Jennifer.” Mi stringe forte e io ricambio l’abbraccio. “Sei arrivata? È da ieri che Josh ci sta tormetando. Non vedeva l’ora” Gli sorrido imbarazzata. “Ti accompagno da lui. Sta girando alcune scene.” Mi guida attraverso i corridoi e arriviamo sul set. Al centro Josh e Stanley Tucci, l’attore che interpreta il presentatore dai capelli viola. Intorno a loro decine di cameramen e Francis Lawrence. Girano la scena dell’intervista quando Peeta invita i ribelli ad abbandonare le armi. In teoria una delle poche scene in cui dovrebbe comparire lui, almeno per quanto riguarda il primo film. Jennifer mi fa sedere su una sedia e si siede al mio fianco. Guardiamo Josh recitare e rimango estasiata da lui. È bravo, molto bravo. Ora i suoi capelli sono biondi, lui però non indossa una parrucca come Jennifer. Dovrò abituarmi a quel giallo ma non credo che sarà difficile. Sarà un po’ come essere Katniss Everdeen. A quel pensiero non posso fare a meno di voltarmi verso Jennifer. È perfetta. Adesso abbiamo i capelli dello stesso colore e quasi della stessa lunghezza, e grazie ai miei tacchi sono alta quasi quanto lei. Ma per il resto.. So di non essere una brutta ragazza ma accanto ad un cigno come lei mi sento una cornacchia. Chissà se hanno già girato la scena del bacio.  
“E Stop. Questa è buona.” Grida Francis. “Josh, Stanley, prendetevi una pausa. Ora voglio Jennifer e Liam. Chiamateli.”
“Tocca a me adesso.” Mi dice Jennifer sorridendo. “Ti lascio in buone mani però.” E alza la mano per attirare l’attenzione di Josh su di noi. Lui ci saluta e, dopo aver scambiato due parole con Francis Lawrence, corre verso di me abbracciandomi così forte che quasi mi toglie il respiro. “Piccola, sei arrivata? Scusa se non ti sono venuto a prendere ma dovevamo girare qualche scena.” Mi dice d’un fiato prima di baciarmi appassionatamente. “Tranquillo. Il tuo uomo è stato molto gentile e qui ho incontrato Jennifer.” “Ne ho ancora per poco. Ti spiace restare qui a guardare.” “Seccarmi? Ma sei impazzito? Essere qui è un sogno che diventa realtà. Sono sul Set di Hunger Games.” Gli rispondo emozionata. “Già dimenticavo che sei una grandissima fan della saga.” Poi sgrana gli occhi e mi sorride allegramente. “Aspetta qui un attimo, arrivo subito.” E si allontana lasciandomi da sola. Lo vedo correre verso Francis e parlare al suo orecchio. Lui si gira verso di me e mi fissa per qualche secondo. Poi scuote la testa in segno di assenso a Josh sorridendogli. Josh gli batte una pacca sulla spalla prima di tornare da me sorridendomi a 36 denti. “Cosa mi sono persa?” Josh non riesce a smettere di sorridere “Vieni con me, lo scoprirai.” Mi prende per mano e mi guida per i corridoi. Entriamo in una stanza piena di stampelle con appesi centinaia e centinaia di costumi di scena. “Hai chiesto a Francis Lawrence di indicarti un posto dove poterci appartare?” Gli chiedo incredula. “No. No.” Mi risponde arrossendo leggermente per l’imbarazzo. “E cosa ci facciamo qui?” Lui non mi risponde, inizia a frugare tra gli abiti, ne tira fuori uno e me lo porge. “Taglia 40. Dovrebbe andarti bene vero?” Guardo la divisa grigia senza capire dove vuole arrivare Josh “Sarebbe un ricordo?” Josh scoppia di nuovo a ridere “Sarai una delle comparse.” “Cosa? Posso partecipare?” Lui annuisce e io gli salto addosso urlando per la felicità. “Dammi un pizzicotto o crederò di sognare. Parteciperò alle riprese di Mockingjay!!”
Indosso la divisa del distretto 13 e devo ammettere che è veramente brutta e triste ma in questo momento per me è l'abito più bello che io abbia mai indossato. Poi passo sotto le mani della truccatrice e della parrucchiera, e sono pronta. Sono una delle sopravvissute del distretto 12 dopo il bombardamento. Mi fanno partecipare alle scene che girano Liam e Jennifer. Siedo nel banco davanti a Gale a scuola, cammino dietro di loro nella mensa, fingo di sparare con un fucile all’addestramento. Rivivo le scene del libro con la consapevolezza di farne parte. E domani mattina mi vestiranno da capitolina.

Alla fine della giornata finalmente siamo nella sua roulotte. Ci stendiamo a letto e lui mi tira verso a sé facendomi poggiare la testa sul suo petto, mentre con la mano mi accarezza dolcemente i capelli.
“Sei contenta?” “Mai stata più felice in vita mia!” Gli rispondo sorridendo “Adoro renderti felice.” Mi sussurra prima di baciarmi e rimettere la testa su cuscino. “Buonanotte.”
Gli bacio l’incavo del collo e gli auguro anch’io la buonanotte. Dentro di me però è altro quello che vorrei dirgli. Due parole mi frullano nella testa. Due parole che però rimangono solo nella mia testa. TI AMO.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


>







10.

Lunedì mattina. Ore 7.35.

Sono appena atterrata all’aeroporto di Los Angeles. La mia mini fuga d’amore è finita e ovviamente non ho detto quelle due parole a Josh.
Troverò il momento giusto però, ve lo assicuro. :)

Come promesso Fabio mi sta aspettando appena fuori dagli arrivi. Ci abbracciamo come sempre e si offre di portarmi la borsa.
“Allora come è andata?” “Caro mio, la tua amica è diventata un’attrice. Ho fatto la comparsa in diverse scene del film.”
Lui sgrana gli occhi e mi guarda stupito. “Cosa? Che figata. Quando andremo a vedere il film al cinema e ci saranno le tue scene, mi alzerò e lo urlerò a tutti.” Dice estasiato. D’istinto mi mordo l’interno della guancia. Io e lui siamo sempre andati al cinema insieme. E insieme abbiamo visto anche “Hunger Games” e “Hunger Games: la ragazza di fuoco”. Come posso dirgli che probabilmente io andrò alla prima con Josh per questo sequel? Ora è troppo emozionato però. Non voglio deluderlo. Quando sarà il momento cercherò di dirglielo, o, cosa molto più probabile, vedrò il film una seconda volta con lui. In fondo è pur sempre il mio migliore amico.
“Adesso quando vi rivedrete?” Gli sorrido amaramente.“Tra due settimane, purtroppo.” Lui, in risposta, mi rivolge una strana risatina che non mi convince molto. “Che hai da ridere?” “Niente. Non ti ho mai vista così presa da un uomo, tutto qua. ”

Arriviamo in ufficio intorno alle 8. Mi lascia davanti all’ingresso perché deve tornare al suo incarico. Prima di andarsene mi invita ad augurargli in bocca al lupo. Speriamo che riesca a risolvere. Venerdì era abbastanza abbattuto.
Salgo al nostro piano e mi siedo immediatamente alla mia scrivania per guardare la posta.

“Buongiorno. Hai passato un buon week end?” Carlo è appoggiato alla stipite della porta con un fumante Chococappuccino in mano per me.
“Si bellissimo.” Gli rispondo con un sorriso smagliante, accettando di buon grado il suo pensiero per me. Chissà quando ha notato che è il mio preferito. “E tu?” Gli domando. “Niente di eccezionale. Ho lavorato per lo più.” “Staccanovista. Devi prendere una pausa ogni tanto.” Gli rispondo colpendolo con la punta della matita sulla testa. “Quando troverò una persona per cui valga la pena prendere una pausa lo farò.” Il modo in cui mi fissa mi costringe ad abbassare lo sguardo. Decido che è meglio cambiare discorso. “Cosa dobbiamo fare oggi?” Lui mi sorride e tira fuori dalla borsa un pacco di cartelline. 

Passiamo l’intera giornata ad esaminare le pratiche e dividerle tra i nostri collaboratori. Prendiamo solo una breve pausa per andare da Starbucks a mangiare qualcosa. Con mia grande gioia trovo ancora un muffin al cioccolato e granella di nocciole che mi gusto insieme all’ennesimo Chococappuccino. “Ti sembra un’alimentazione sana la tua?” Mi domanda lui addentando il suo sandwich. “Perché?” Gli domando fingendo il broncio. “Non so come fai a non ingrassare con tutte queste schifezze.” Gli sorrido beata. “Invidioso?” “Un po’.” Risponde ed entrambi scoppiamo a ridere insieme.
Finiamo di mangiare e torniamo in ufficio.
Verso le 17 rientra anche Fabio e ci raggiunge immediatamente. È contentissimo per essere riuscito a trovare un accordo, il nostro meeting di venerdì gli è stato molto utile.
“Allora che mi dici? Sei contenta?” Mi chiede ridendo. “Per cosa?” Gli rispondo stupita. “Ma non hai letto le mail? Non ti ha detto niente nessuno?” “No.” Gli rispondo aprendo il pc per controllare la posta ricevuta. “Non le hai detto niente?” Chiede a Carlo. Lui alza le spalle in risposta. "Credevo avesse letto le mail, stava guardando la posta stamattina quando sono arrivato. Ho pensato che non le interessasse.”
Li ascolto senza capire di cosa stiano parlando finchè non trovo un avviso della sede centrale.

- Si avvisano tutti i dipendenti che per il giorno venerdì 5 settembre è richiesta la vostra partecipazione al seminario dal titolo “Il nuovo codice fallimentare” nel quale verrà esaminata nel dettaglio la riforma della legge fallimentare deliberata in questi giorni e destinata ad entrare in vigore per il prossimo 6 dicembre. Il seminario sarà tenuto dal dott. R. L. Marvin presso l’auditorium della Facoltà di Giurisprudenza della Georgia State University ad Atlanta, Georgia. –

“ATLANTA?” Strillo. “Ecco perché ridacchiavi stamattina. Cosa aspettavate a dirmelo?”
“Beh tesoro. Prepara le valigie che giovedì partiamo.” Mi risponde Fabio scompigliandomi i capelli. “Parlavo con Anna e Serena e abbiamo deciso di fermarci anche il week end e tornare domenica sera. Voi che ne dite?” “Sono pienamente d’accordo con te!” Affermo dando il cinque al mio amico ed entrambi ci voltiamo verso Carlo che non proferisce parola. “Dai Carlo..” Lo incito. “Ecco la tua occasione per prendere una pausa o noi quattro non siamo abbastanza per te?” Gli domando alludendo alla conversazione intercorsa in mattinata. “Va bene, va bene. Fai prenotare il volo.” Io e Fabio strilliamo come bambini per la contentezza.
Non vedo l’ora di dirlo a Josh.
 
Ben presto è giovedì sera e siamo tutti pronti. Ci ritroviamo tutti e sei nel nostro pianerottolo e scendiamo in ingresso dove ci aspetta il nostro taxi multiplo per l’aeroporto.
Il seminario è una vera barba, niente di più di quello che avrei potuto sapere dopo una leggera lettura della riforma, nessun approfondimento, niente di veramente interessante. Fortuna che il viaggio e i nostri alloggi sono pagati dalla compagnia altrimenti mi sarei veramente arrabbiata.
Durante la pausa vengo avvicinata da un uomo, sono sicura di averlo già visto ma non ricordo dove. “Signorina Chiara. Potrebbe seguirmi?” Conosce il mio nome. Vedo Carlo e Fabio guardare stupiti verso di noi. Faccio loro cenno di non preoccuparsi e seguo l’uomo fuori dall’auditorium fino alla strada. Appena vedo il Suv dai vetri oscurati capisco subito che o è un maniaco intenzionato a rapirmi o è uno degli uomini di Josh. Ovviamente è la seconda ipotesi, ne sono sicura appena lo vedo aprire lo sportello e tirarmi dentro.
“Avevo un’ora libera e non potevo aspettare.” Mi sussurra prima di attirarmi a sé e cercare le mie labbra con le sue. “Mi sei mancato.” Gli dico appena riesco a staccarmi da lui per prendere fiato. “Anche tu.” Risponde baciandomi ancora. Dopo qualche minuto riesco a staccarmi da lui. “Devo tornare dentro.” “No.” il tono della sua voce è dolce e triste. Cerca di tirarmi di nuovo verso di se e slaccia uno dei bottoni della mia camicetta. Gli schiaffeggio la mano e riallaccio il bottone. “Giù le mani.” Lui fa il broncio. “Stasera stiamo insieme però? Noi finiamo le riprese alle 19.” Gli sorrido. “Mi piacerebbe tanto ma ho promesso agli altri che avremmo cenato insieme. Potresti venire con noi?” Gli chiedo sperando che accetti. “Va bene. Ma dopo sei tutta mia.” Mi avverte prima di baciarmi di nuovo tirandomi indietro e facendomi stendere sul sedile posteriore. Mi rialzo ridendo. “Devo andare. A stasera allora. Ci troviamo alle 20 al ristorante Sakura? Ti va bene giapponese?” “Come sempre.” Mi risponde mentre io scendo dall’auto e saluto il suo uomo che è sempre rimasto fuori dall’auto. Per fortuna che i vetri erano oscurati.
 
Ore 20.15. Josh mi ha già mandato un messaggio, è al ristorante, e noi siamo in ritardo per colpa ovviamente di Serena che ha impiegato una vita a prepararsi per uscire praticamente nuda. Indossa un vestito rosso senza spalline e talmente corto che le copre appena il sedere. Appena la vedo mi pento di aver invitato anche Josh.
Guardo la mia immagine riflessa nello specchio. Indosso un abito marrone di stoffa leggerissima, aderente e lungo fino a poco sopra il ginocchio. Mi fascia il corpo accentuando le mie forme, anche se meno generose di quelle di Serena. Ai piedi tacchi altissimi ovviamente.
“Secondo me tu sei molto più bella e più sexi.” Come fa Fabio a capire sempre cosa mi frulla in testa proprio non lo so. “Dici?” “Certo, e non sono l’unico a pensarlo.” E senza farsi vedere mi indica dallo specchio Carlo che ci sta fissando. “Sicuramente non guarda me, anche se devo ammettere che io sono un vero schianto.” E gira su sé stesso mostrandosi in tutto il suo splendore.

Entriamo nel ristorante e con mia grande sorpresa noto che Josh non è da solo. Sorseggia vino seduto al tavolo con altre tre persone. Liam, Jennifer e Sam. Sento gli altri esultare appena riconoscono il resto del Cast. Soprattutto Serena. Anch’io esulto dentro di me, lei non sa cosa le aspetta.

“Scusate il ritardo.” Dico a mo’ di saluto poggiando la mano sulla spalla di Josh. Lui si alza immediatamente e mi abbraccia baciandomi dolcemente. Anche gli altri si alzano e mi salutano. Poi uno ad uno presento i miei compagni, per ultima Serena. “Scusate il ritardo ma ammetto che è mia la colpa. Non sapevo cosa mettere.” Dice con finto tono colpevole e mostrando il proprio abito. La cosa passa del tutto indifferente a Sam che è ancora nella fase post nozze, ma non a Liam che sembra apprezzare quello che vede. Chi invece chiaramente non apprezza la scena è Jennifer. “Ah, è per questo che sei uscita nuda allora.” Serena ride evidentemente imbarazzata ma Jennifer le volta le spalle tornandosi a sedere facendole capire che la sua non era una battuta e lasciandola a bocca aperta. Io mi siedo accanto a Josh che mi porge un bicchiere di Franciacorta.
Ordiniamo un paio di barche di sushi mix e iniziamo a mangiare chiacchierando amabilmente del più e del meno. Alla fine ci portano 9 bicchierini e una bottiglia di grappa di riso.
Sam ci racconta di come ha incontrato Laura e delle sue nozze. Del loro viaggio in Europa, Parigi, Londra, Berlino e Porto Cervo. Finita la sua storia guarda me e Josh. “E voi come vi siete conosciuti invece?” “Si Josh. Racconta.” Lo incalza Jen. “Beh io ero a New York per il  Together to Hope.” Inizia e guarda me per farmi continuare “E io per motivi di lavoro. Alloggiavamo nello stesso albergo. Ci siamo conosciuti a bar.”
“Chissà perché sospettavo ci fosse in mezzo dell’alcool.” Ride Fabio.
“Si. In realtà lei stava flirtando con il barista ma io l’ho interrotta.” A quelle parole mi giro verso Josh strillando. “Non stavo flirtando.” Ride anche Josh. “Ok, ok. Forse era solo lui a farlo.” “Ma non è vero.” “Oh, si che lo faceva.” “Esagerato, era solo gentile.” Sento che anche qualcun altro sta ridendo.
“Tipico di lei non rendersene conto.” Interviene Fabio. Mi sento accerchiata. Mi volto verso di lui “Ma cosa dici?”
“Si è sempre stato così, da quando ti conosco.” Tutti ridono e io mi sento avvampare.
“Mi ero fatto anch’io quest’impressione, ma adesso mi togliete ogni dubbio.” Esclama Carlo improvvisamente e tutti lo guardano con aria interrogativa, me compresa. “Oh perché hai visto qualcuno flirtare con me a mia insaputa.” Gli chiedo. Lui ride e diventa improvvisamente rosso in viso. “Beh ti ricordo che prima di sapere che tu eri l’altra amministratrice ti ho velatamente chiesto di uscire.” “Velatamente? Mi hai invitata fuori a cena. Ma era perché non conoscevi nessuno!” Fabio ride fragorosamente “Come volevasi dimostrare!” E di nuovo tutti ridono. Tutti tranne Josh che inclina la testa prima verso di me e poi rivolgendosi a Carlo. “Vi eravate già conosciuti?” “Si, eravamo seduti vicini in aereo.” Rispondo senza pensarci. “L’unico lato piacevole di quel volo.” Conferma lui e io racconto agli altri delle turbolenze e che ho dovuto assistere Carlo quando si è sentito male con il terrore che vomitasse anche addosso a me.

Terminata la cena ci separiamo. Josh ovviamente si offre di accompagnarmi in albergo e salutiamo gli altri. Appena montiamo in macchina poggia le mani sul volante ma non accenna a mettere in moto. Io mi sporgo verso di lui cercando di baciarlo ma con mia grande delusione lui non si avvicina a me, rendendomi impossibile raggiungere la sua bocca. “Che ti prende?” Gli domando ma lui rimane in silenzio senza distogliere la sguardo dalle sue mani. “Josh. Ho detto qualcosa di sbagliato?” “No.” Si limita a rispondermi. “Allora qual è il problema?” Lo guardo prendendogli in viso tra le mani e costringendolo a voltarsi verso di me. “Il problema è quello che non mi hai detto.” “Quello che non ti ho detto?” Gli chiedo incredula.“Carlo. Non l’avevo riconosciuto. Era il ragazzo dell’aeroporto.” Mi tornano in mente le immagini dell’aeroporto, Carlo che ci passa accanto e mi saluta. “Mi sono dimenticata di dirti che l’avevo conosciuto. Scusa.” Lui rimane serio. “Hai anche dimenticato di dirti che ci aveva provato con te?” Sgrano gli occhi. “Non dici sul serio? Josh, non ha flirtato con me. Non conosceva nessuno e ha solo chiesto di vederci in amicizia.” “Non è quello che ha lasciato intendere lui però.” Il suo tono è freddo. Io indietreggio leggermente sul sedile e lascio cadere le mani dal suo volto. Vedo che rimane male per questo mio gesto. “E se anche fosse. Mi pare di aver rifiutato il suo invito. Non credo di aver fatto nulla che tu possa recriminarmi.” Ora sono io a non guardarlo in faccia, ma fisso un punto impreciso fuori dal finestrino. “Se mi avessi detto la verità.” “Josh, in aeroporto non te l’ho detto perché non ci avevo dato importanza e lunedì mi è proprio sfuggito di mente. Avevamo discusso e tu stavi partendo.” Lascio cadere il discorso. Non mi piace discutere con lui e soprattutto per una cavolata come questa. Rimaniamo in silenzio finchè lui non mi prende la mano e se la porta alla bocca baciandomi il palmo. “Scusami.” Lo guardo con la coda dell’occhio. Sembra essersi calmato. “Non so cosa mi è preso.” Mi volto verso di lui sorridendogli. “Tranquillo. Non preoccuparti.” Lui mi accarezza delicatamente la guancia spostandomi alcune ciocche dalla fronte. “è che siamo così distanti e se penso a tutti i ragazzi che potresti incontrare tutti i giorni..” “Guarda che sei tu l’attore famoso con milioni di fan, non io.” Lo interrompo ridendo. Lui sorride leggermente. “Voglio solo non ci siano segreti. Se dovesse ricapitare me lo devi dire.” “Promesso.” E finalmente si sporge verso di me per baciarmi. “Resti con me stanotte?” “Ovvio.” E mette in moto l’auto.

Non mi avrà detto che mi ama, ma questa scenata lo mette chiaramente sulla buona strada. :)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** CAPITOLO 11 ***







11.

 
Passiamo la notte insieme, abbracciati. La tensione della sera prima è sparita del tutto, come Carlo dai suoi pensieri.  
 
Mi sveglio incapace di aprire gli occhi per la luce che invade la mia camera. Avrei dovuto chiudere le tende ieri sera ma ero troppo occupata a baciare Josh. Mi allungo stiracchiandomi verso la sua parte di letto che trovo vuota ma ancora calda. Non deve essersi alzato da molto. Mi sforza ad aprire gli occhi e lo vedo uscire dal bagno coperto solo da un piccolo asciugamano, i capelli bagnati gli gocciolano sulla fronte. È magnifico, il corpo perfetto, le braccia forti, l’addominale scolpito. Mi perdo a fissarlo in tutta la sua bellezza finchè lui non mi riporta alla realtà parlandomi. “Buongiorno piccola!”
“Buongiorno” Gli sussurro alzandomi dal letto. “Potevi svegliarmi.” Gli dico occupando il bagno al suo posto. “Perché avresti fatto la doccia con me?” Mi domanda con tono malizioso. “No!” Gli rispondo, chiudendo la porta appena in tempo prima che lui cerchi di baciarmi. Non fraintendetemi, non aspetto atro che baciare il mio Josh, ma credo che sia meglio lavarsi i denti prima. Li spazzolo velocemente e mi sciacquo la bocca. Adesso che so di menta fresca posso tornare da lui.
“Come mai sei già in piedi così presto?” Gli domando riaprendo la porta. La mia espressione di delusione nel vederlo già completamente vestito lo fa sorridere leggermente. “Sai che lavoro oggi. Andiamo a Capitol City finalmente.” E fingendo di avere un fucile tra le mani, spara tutt’intorno a sé, simulando anche il rumore dei colpi. Ripercorro mentalmente le pagine di Mokingjay e rivivo quei capitoli. Oggi gireranno sicuramente le scene romantiche tra Peeta e Katniss. Ci sono almeno un paio di baci.
“Potresti venire con me sul set. Il tuo pass è ancora valido.” Mi dice abbracciandomi. “No, grazie.” Mentre mentalmente finisco la mia frase.. Non posso mica dirgli che non ci tengo ad osservarlo mentre baci un’altra ragazza, anche se si tratta di Jennifer. Come farò a vedere il film? Maledetto Carlo che mi ha messo queste idee in testa. Noto che c’è rimasto un po’ male per la mia risposta e cerco di giustificarmi. “Ho promesso a Fabio e Anna che saremo stati tutti insieme. Faremo un giro per la città.”
“Ok. Ma stasera ti passo a prendere e staremo solo io e te.” Mi avvicino e lo bacio al sapore di menta. “Va bene. Stasera sarà solo per noi.” Adesso dovrò solo dirlo agli altri.
 
Saluto Josh che esce dalla mia stanza, mentre io apro la mia valigia per scegliere cosa mettermi. Gireremo per la città quindi credo sia meglio vestirsi comodi.
Prendo un paio di leggins colorati e una maglia lunga nera, ai piedi ballerine dello stesso colore. Mi guardo allo specchio e inforco gli occhiali sa sole, quindi scendo al ristorante per fare colazione. Trovo tutti già seduti a fare colazione. Mi siedo in mezzo tra Fabio e Carlo. “Hei, vestita così sembri una teenager!” Decido di ignorarlo, ordino un tè e vado a saccheggiare il buffet. Prendo biscotti di ogni tipo, una fetta di dolce, una brioches, fette biscottate e marmellate di tutti i tipi.
“Non mangerai nemmeno un quarto delle cose che hai preso!” Mi sgrida Fabio osservando il mio piatto ricolmo di cibo. “Ma io lo so che tu finirai tutto al posto mio.” Lo canzono ridendo. “Come sempre.” Dice lui afferrando un biscotto dal mio piatto e inzuppandolo nella sua cioccolata calda.
Ovviamente ha come sempre ragione e riesco a mangiare appena mezza brioches e 2 fette biscottate con marmellata di albicocche. Fortunatamente quell’aspirapolvere del mio amico finisce tutto il resto. Non so come fa a non avere un filo di pancia.
 
Usciamo tutti insieme e giriamo l’intera città. Obbligo praticamente tutti a seguirmi all’interno dell’acquario di Atlanta, famoso per le sue tartarughe giganti. Le guardo nuotare libere con grande nostalgia. Mi ricordano le mie piccole pizzicotte che ho dovuto lasciare in Italia ai miei.
 
Alle 17 torniamo in albergo. “Stasera cosa facciamo?” Domanda Carlo. Serena propone un paio di ristoranti italiani.
Ma si può venire fino ad Atlanta per andare a mangiare italiano?
Tutti ovviamente declinano la sua offerta.
“Se vuoi mangiare italiano una volta ceniamo tutti da Chiara. Lei è bravissima a cucinare.”
“Sul serio?” Mi domanda Carlo piacevolmente incuriosito.
“Non me la cavo male.” Gli rispondo alzando le spalle. “Beh aspettiamo un invito allora. Tu dove vuoi andare stasera?”
“Scusatemi ma in verità io stasera cenerò con Josh.. da sola.”
“Ma no.” Mi rispondono in coro Fabio, Anna e Carlo. Mentre quest’ultimo insiste “Ma dai, dovevamo prendere una pausa tutti insieme.”
“Mi dispiace ragazzi, ci vediamo domani!”
 
Saluto tutti e salgo in camera a cambiarmi. Faccio una lunga doccia calda. L’acqua bollente mi rilassa. Esco e mi infilo nell’accappatoio. Tampono i capelli con un asciugamano e li tiro su in un non tanto carino ma comodo chignon basso di lato. Non ho tempo di asciugarli, Josh verrà a prendermi tra venti minuti. Scelgo un vestito corto blu con le maniche lunghe e sandali dorati con tacco alto. Trucco leggermente gli occhi di nero, mascara e metto un po’ di lucidalabbra.
Squilla il telefono, segno che è arrivato a prendermi. Esco dalla stanza e scendo nella hall. Lì trovo Carlo, Fabio e Anna che ovviamente stanno aspettando Serena. Alzo gli occhi al cielo pensando che quella ragazza non cambierà mai.
 
“Va che figa!” Urla Fabio. “Così sono geloso, per me non ti prepari mai così bene.” E mi poggia un braccio sulla spalla, baciandomi la guancia. “Cretino.” Gli rispondo tirandogli un pugno sulla spalla destra prima di correre verso l’uscita. Lui mi segue fino alla porta e appena apro lo sportello dell’auto urla di nuovo. “Josh. Vedi di riportarla entro mezzanotte e tutta intera.” Guardo il mio ragazzo preoccupata che reagisca come ieri ma invece sta ridendo. Salgo in macchina e partiamo.
 
Guida nel traffico per circa mezz’ora e arriviamo agli studios. Ci rimango un po’ male, pensavo mi portasse in qualche posto carino. “Devi lavorare ancora?” Lui sorride lievemente. “Certo che no.” “E allora cosa ci facciamo qui?” “Sorpresa.”
 
Mi guida per i lunghi corridoi fino a raggiungere una stanza con scritto sulla porta – Distretto 12 – Entriamo e mi ci ritroviamo all’interno di un bosco. Il cielo è sereno e tempestato di milioni di stelle, nel centro risplende un’immensa luna piena. Camminiamo in mezzo agli alberi fino alla riva di un lago e lì rimango estasiata, incapace di esprimere una parola. Siamo illuminati dalla luna e dalle stelle che si riflettono nell’acqua quasi ad accerchiarci da mille candele. Poco distante da noi ha preparato una coperta e un cestino da pic nic.
“Josh ma è fantastico.” Lui sorride aprendo il cestino e tirando fuori una bottiglia di Franciacorta e due bicchieri. “Immaginavo potesse piacerti piccola.” Mi sfilo le scarpe e mi siedo sulla coperta. Prendo il bicchiere che mi porge e brindiamo. “Allora cosa offre la casa stasera?” Gli chiedo incuriosita dall’enorme cestino. Bevo un sorso di vino, è fresco, evidentemente deve essere refrigerato.
Apre l’altro scompartimento e tira fuori un piatto di ostriche cosparse di limone. “Potrebbero essere di suo gusto?” “Direi di si.” Prendo un’ostrica e la tolgo dal gusci aiutandomi con il cucchiaio. È buonissima. Lui fa lo stesso.
Alla terza che prendo vedo qualcosa luccicare proprio nel centro del piatto. Guardo con attenzione e poi sposto il mio sguardo verso Josh che mi sfoggia uno dei suoi smaglianti sorrisi da far girar la testa. Prende il piccolo cofanetto trasparente e me lo porge. “Per te.” All’interno vedo chiaramente due bellissime perle. “Ma Josh, sono bellissime.”
Apro la scatolina e tiro fuori un fantastico paio di orecchini con la montatura in oro bianco e decorati con un fantastico brillantino che da come luccica lascia intuire che deve trattarsi di un diamante vero.
Perché mi sembra di essere sulla spiaggia della seconda edizione della memoria?
“Ti piacciono? Mi aiutato Jen a sceglierli.” “Josh, non posso accettarli. Sono troppo belli.” Lui sta ancora sorridendo. “Non dire idiozie sono per te.” Li indosso immediatamente approfittando di avere i lobi liberi. “Ti stanno divinamente.” Dice mentre sposta una ciocca ribelle dietro l’orecchio. “Sei bellissima stasera.” E si avvicina per baciarmi. È un bacio candido, delicato, a fior di labbra. “Tu invece lo sei sempre.” Gli rispondo facendolo ridere.
 Mangiamo il resto della cena che ha preparato per me e ci stendiamo ammirando le stelle. So che è solo una proiezione ma tolgono veramente il fiato.
“Sai, quando hanno progettato questa cielo hanno inserito la maggior parte delle costellazioni più note. Guarda quella è l’Orsa Maggiore” Dice puntando un dito al cielo. “Quello invece è il Grande Carro. E quella invece è la Cintura d’Orione.” È bellissimo con gli occhi persi nel cielo. Sta cercando di riconoscere altre costellazioni.
Dopo qualche minuto si accorge che io non sto più guardando il cielo. “Non ti piace?” “Ma scherzi? È fantastico. Ma quello che sto guardando mi piace di più.” Gli sussurro prima di avvicinarmi a lui e baciarlo. Un bacio che sembra durare un’eternità. Ci abbracciamo e torniamo a guardare il cielo.
 
 
“Sveglia. Su sveglia.”
“No per favore è troppo presto.” Brontola Josh al mio fianco con la voce impastata.
“Veramente sono le dieci e ci servirebbe il set.” Queste parole ci fanno aprire immediatamente gli occhi e balzare seduti. “Oh buongiorno.” Ci dice la stessa voce di prima che scopro appartenere a Francis Lawrence. Dietro di lui Liam e una ridacchiante Jennifer. Intorno decine di cameramen. “Scusate.” Balbetto viola in riso mentre Josh ride sonoramente. “Bene piccioncini ora che vi siete svegliati, ci lasciate il set? Se volete in fondo ci sono caffè e brioches. Accendete le luci adesso, ci serve il giorno.”
 
Ci alziamo e corriamo fuori dall’area riprese. Appena siamo abbastanza lontani da occhi indiscreti ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere contemporaneamente.
 


ANGOLO AUTRICE.

Ciao.. ecco un nuovo capitolo.. Vi sono mancata?? 

Voglio ringraziare ancora tutti voi che state continuando a leggere la mia fic, non sapete quanto mi renda felice.
Ovviamente voi che mi lasciate le vostre bellissime recensioni. Vi ADORO. Siete gentilissime. 

Spero che anche questo capitolo vi piaccia..dopo un po' di tensione ho pensato di inserire un momento un po' più romantico per i nostri protagonisti.

Ovviamente tutte conosciamo alla perfezione il nostro bellissimo Josh ma mi incuriosiva sapere come vi immaginate gli altri personaggi.
Da questo capitolo vorrei iniziare a dare un volto anche a loro, sperando di non deludervi.

Ecco come io mi immagino la nostra Chiara: 




Ovviamente non è lei ma potrebbe assomigliarle. Voi ve le immaginavate così o diversa??
Fatemi sapere.. 

uno alla volta darò un volto a tutti!!!
   

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 ***






Buongiorno.. Oggi iniziamo con l'angolo autrice..
Il volto di Chiara sembra aver riscosso pareri positivi quindi direi che l'abbiamo azzeccata. 
Avevo promesso che in questo capitolo avrei assegnato un volto ad un nuovo personaggio e, come da richesta della mia carissima 
Grety01 e della mia nuova follower Amolaluna ho optato per Carlo. Dopo un lunga discussione con quest'ultima siamo arrivate ad un bivio. Ecco i due figaccioni arrivati in finale :). 
Opzione 1 o Opzione 2??


Pensavo di rendere la mia storia un po' interattiva e aprire un sondaggio. 
Quindi care le mie lettrici, leggete il capitolo e ditemi chi dei due riuscite meglio a vedere come il nostro Carlo e fatemelo sapere. Nel prossimo capitolo verrà indicato il vincitore.
Buona lettura. :*




12.

Dopo il nostro romantico incontro su set del suo film, non ho più avuto modo di vedere Josh. Era stato talmente impegnato da non riuscire a venirmi a salutare nemmeno in aeroporto.
Da allora ho avuto delle giornate talmente piene a lavoro che per fortuna la settimana sembra essere volata e stasera tornerà da me.

Venerdì. 
Come ogni mattina mi alzo alle 7 in punto. Faccio una doccia, sistemo i capelli lisciandoli alla perfezione e mi trucco gli occhi con abbondante mascara. Poi passo al mio armadio per scegliere gli abiti da indossare e, visto che stasera devo andare a prenderlo in aeroporto, voglio proprio essere uno schianto. Tiro fuori un paio di jeans azzurro chiaro aderentissimi, una maglia senza maniche nera di seta lunga che rimborso in vita con una cintura sottile rossa e scarpe col tacco rosse. Apro il portagioie ed estraggo un paio di orecchini pendenti rossi e oro e un bracciale largo dello stesso colore. Infilo tutto accuratamente e prendo la pochette rossa da legare al polso.
Come sempre passo da Starbuks a fare colazione prima di andare in ufficio e mi siedo al solito sgabello davanti al bancone.
“Buongiorno Chiara. Choccocappuccino?” Mi saluta sorridente David, il cameriere. Dato che vengo tutte le mattine abbiamo deciso di presentarci e darci del tu. Ormai possiamo definirci quasi amici. “Come sempre!” Rispondo sorridendo allegramente. David poverino è veramente un brutto ragazzo: cicciotello, non troppo alto, con i capelli castano rossi e riccissimi e la faccia tormentata dai brufoli nonostante abbia superato da un pezzo la pubertà. Però tra tutti i camerieri di Starbucks è il più simpatico e solare, e io amo chiacchierarci, per questo preferisco sempre essere servita da lui anziché da tutti gli altri, nonostante più di una volta abbiano cercato di avvicinarmi.
“Sei uno schianto oggi! Stai tramando qualcosa?” Mi poggia davanti il mio bicchiere da asporto fumante. “Ah ah. Stasera torna chi sai tu!” Gli dico evitando di fare il nome di Josh nel caso ci fossero orecchie indiscrete. “Ecco perché. Beh ti assicuro che ne rimarrà sicuramente colpito.” Poi si gira per servire un’altra donna seduta poco distante da me ma dopo qualche secondo ricompare alle mie spalle. “Ti ho messo via un muffin nel caso che tu ne abbia voglia più tardi” Lui sa come rendermi felice. “Vuoi sposarmi?” Strillo buttandogli le braccia al collo. Lui esplode a ridere diventando rosso come un peperone e mi lascia andare gongolando per gli sguardi invidiosi dei suoi colleghi.
 
Arrivo in ufficio e saluti sia Anna che Serena allegramente. Oggi è talmente una bella giornata che nemmeno i suoi sguardi cattivi riescono a turbarmi. Attraverso il corridoio velocemente e busso alla porta di Fabio. “Disturbo?” Lo trovo intento a scrivere al computer. “No, no. Assolutamente no. Vieni.” Mi dice senza nemmeno alzare lo sguardo. “Problemi?” “No, è che devo finire questi contratti e sono parecchi. Hai bisogno di qualcosa?” Le sue dita continuano a muoversi veloci sulla tastiera come se la mia irruzione non lo avesse minimamente disturbato. Credo sia meglio lasciarlo lavorare. “No, tranquillo. Volevo solo salutarti e chiederti di pranzare insieme.” “Ok. Passa da me quando vuoi che andiamo.” Mi giro e torno alla porta per andar via. “Ah, e sì sei uno schianto e sono sicuro al 101% che gli piacerai tantissimo vestita così”. Inclino la testa verso di lui e vedo che mi guarda sorridendo oltre lo schermo. Non so se sia telepatia, ma lui sa sempre quello che penso e questo inizia ad infastidirmi. Però ho ottenuto la risposta di cui avevo bisogno.
 
Finalmente arrivano le 17 e sono pronta ad uscire. Sento suonare l'avviso di una mail ma decido di ignorarla. Sono sicura che potrà aspettare lunedì o se ne potrà occupare Carlo che tanto non ha come sempre nulla da fare. Io ora devo pensare solo al mio Josh. Premo il pulsante di chiamata dell’ascensore e attendo scandendo i secondi con il tacco sul pavimento. Non si sono ancora aperte le porte quando sento la voce di Carlo alle mie spalle.
“Dove pensi di andare?”
Mi giro verso di lui e lo guardo con un sorriso innocente “In verità ho da fare. Esco un po’ prima stasera.” Lui strabuzza gli occhi. “Non hai letto la mail?” Mi sento avvampare dall’imbarazzo. Dovrei essere più responsabile adesso e invece ignoro le mie mail per correre dal mio ragazzo. Abbasso lo sguardo fissando la bellissima punta rosso fiammante delle mie scarpe di vernice. “In verità no, non l’ho letta.”
“Ci sono dei problemi con una grossa ditta di Hong Kong. Chiara non te ne puoi andare. È una cosa seria.”
Il suo tono di rimprovero mi fa un po’ arrabbiare ma in fondo ha ragione. Sono un’amministratrice delegata e non mi posso sottrarre al mio lavoro, nemmeno se la ragione si chiama Joshua Ryan Hutcherson. “Ok. Dammi un minuto e arrivo.”
Torno sui miei passi e busso alla porta di Fabio. “Avanti.” Sta finendo di stampare gli ultimi contratti. Fortunato lui che ha finito di lavorare. “Stai uscendo?” Mi domanda sorridente. “Purtroppo no. Posso chiederti una cortesia?” “Certo dimmi tutto.” “Io devo lavorare e non so per quanto ne avrò. Potresti andare a prendere Josh. Digli che mi dispiace e che lo raggiungerò appena avrò finito qui.” Lui raccoglie le carte dal fotocopiatore e le ripone in ordine sulla sua scrivania. “Per me non c’è problema ma hai lavorato tantissimo questa settimana. Non può occuparsene Carlo. Lui tanto non avrà sicuramente nulla da fare.” E scoppia a ridere alle sue ultime parole. “Dai, non essere cattivo. Dice che è una cosa seria e dobbiamo occuparcene insieme. Per favore vai e digli che mi dispiace tanto.”
 


POV JOSH.

Finalmente sono tornato a Los Angeles e ci hanno anche concesso tre settimane di ferie visto  che Francis ha avuto dei problemi familiari ed è dovuto tornare a casa. So che non dovrei esserne felice ma almeno così potrò restare un po’ con Chiara. Jennifer e gli altri stanno finendo di girare alcune scene e si sono dovuti fermare ma non avevano più bisogno di me quindi sono potuto ripartire. Mi guardo riflesso in una vetrata e mi riprometto di tornare castano appena finite le riprese. Questo giallo proprio non mi dona, anche se devo ammettere che ha fatto impazzire migliaia di ragazzine. Mi sento troppo il ragazzo del pane.
Esco dall’aeroporto e mi guardo intorno cercando la mia bellissima ragazza senza tuttavia trovarla. Deve essere in ritardo. Rimango immobile davanti all’uscita sperando che nessuno mi riconosca per evitare una scena di delirio generale. Accendo il telefono per vedere se per caso ha provato a chiamarmi. Sto ancora inserendo il codice quando mi sento battere una mano sulla spalla. “Scusa Josh, non trovavo parcheggio.” È Fabio, il volto paonazzo e il fiato corto. Deve aver corso per raggiungermi. “Ciao. E Chiara dov’è?” Lui si china poggiando le mani sulle ginocchia prendendo fiato. “Non è riuscita a venire. Si è dovuta fermare in ufficio.” Rimango in silenzio deluso dalle sue parole. Lui se ne rende conto. “Si scusa tanto ma c’è un grosso problema e non è riuscita a liberarsi. Dice che le dispiace tanto e che ti raggiungerà appena finisce.” “Ah! Va bene.” Sospiro profondamente. “Mi dispiace per lei però. Dovrà restare da sola in ufficio a lavorare.” Vedo l’espressione di Fabio cambiare leggermente prima di passarsi una mano tra i capelli. “Non è da sola in realtà, c’è anche Carlo in ufficio.”
Chiara e Carlo da soli in quel grandissimo ufficio probabilmente per tutta la notte. “Ma non poteva occuparsene lui allora?” L’espressione di Fabio mi fa capire che non convince nemmeno lui questo lavoro improvviso. “L’ho pensato anch’io, ma lui ha detto che dovevano occuparsene insieme. Per forza.”


 
POV CHIARA
 
“Non so te, ma se io devo lavorare ancora per qualche ora  ho bisogno di mangiare qualcosa.” Informo Carlo mentre finiamo di stampare l’intera documentazione inviataci. Saranno oltre cento pagine di bilanci e dal resoconto che abbiamo appena esaminato sono sicura che sarà una notte veramente difficile. Lui si limita ad annuire ancora assorto sulla tastiera del suo cellulare. “Direi di rimanere in tema allora.” Propongo estraendo il menù da asporto del mio ristorante cinese preferito e il mio Iphone dalla borsetta. Lui solleva leggermente lo sguardo e mi sorride. “Ok. Ordina tu anche per me. Io devo fare una telefonata.”
Digito sulla tastiera il numero. “Ciao Lin, come va? Vorrei ordinare la cena. Ci sei? Allora vorrei due porzioni di involtini primavera, due ravioli al vapore con gamberi, due ravioli alla piastra con carne, due toast di gamberi, spaghetti di riso saltati con verdure, riso al curry, pollo alle mandorle, pollo con funghi e bambù, e maiale in agrodolce. Ah e poi frutta caramellata e alcuni biscottini della fortuna. E Lin, sono in ufficio e probabilmente dovrò fermarmi qui tutta la notte. Sai cosa portarmi, ne ho proprio bisogno. Grazie. Chiamami quando arrivi che scendo. A tra poco.”
“Abbiamo ospiti?” Mi volto stupita verso Carlo, senza capire la sua frase. “Scusa?” “Avrai ordinato per almeno sei persone. Non mangeremo nemmeno la metà.” Io scoppio a ridere. “Oh, ma magari ci viene fame anche dopo, e poi è tutto buonissimo.” Lui sorride ancora. “Se lo dici tu! E che cos’altro ti deve portare il fattorino?” Mi vergogno un po’ ad ammetterlo ma tanto lo scoprirà. “Ogni tanto gli chiedo di fermarsi a comprarmi un sacchetto di caramelle gommose. Sai mi piacciono tanto” “E lui te le compra?” Annuisco imbarazzata.

Dopo dieci minuti arriva Lin e ci recapita la nostra cena. La scrivania è stracolma di carte e noi optiamo per sederci per terra a mangiare, con la schiena appoggiata al divano di pelle nera. (Solo perché la donna delle pulizie è bravissima). Mangiamo con le bacchette direttamente dai cartoni, scambiandoceli ogni tanto per assaggiare entrambi tutto.
Ad un certo punto Carlo riceve un messaggio, poggia il pollo alle mandorle a terra e dopo averne letto il testo lancia il telefono sul divano alle nostre spalle imprecando.  Poggio anch’io la mia porzione di spaghetti e gli domando se sia tutto apposto. “Non proprio. Avevo un appuntamento stasera.” “Una ragazza?” “Non avere quella faccia stupita. Ti sembra così assurdo? Non sono così preso male, anzi.” Entrambi scoppiamo a ridere per la sua risposta. “No, no. Non intendevo questo. È solo che non ti ho mai sentito parlare di ragazze. Ti credevo dedito al lavoro.” Continuiamo a ridere e riprendiamo a mangiare. “Raccontami di lei?” “Niente di che. L’ho conosciuta al bar l’altro giorno e l’avevo invitata a cena. Prima l’ho chiamata per disdire l’appuntamento e lei non l’ha presa molto bene. In effetti avrei dovuto vederla un’ora fa ma le carte mi hanno distratto.” Strabuzzo gli occhi shoccata. “Lei ti stava già aspettando e tu le hai tirato pacco.” “Praticamente. Ma non l’ho fatto apposta. Ho provato a spiegarle ma lei non ha voluto sentire giustificazioni. Ha iniziato ad urlarmi dietro e io le ho messo giù.” Ammette facendo spallucce. “E ha terminato la sua serie di insulti per messaggio.” Mi dispiace tantissimo per lui ma non posso fare a meno di ridere come una matta.
 

 
POV JOSH.

Non so cosa ci faccio qui. Salgo le scale a due a due. Avrei potuto prendere l’ascensore, cinque piani a piedi sono tantissimi, ma nell’ingresso ho preferito girare verso la porta blu con scritto stairs. Quando finalmente raggiungo il grande cartello con raffigurato il numero cinque apro la porta e passo nel corridoio del loro ufficio. Tutte le stanze sono buie tranne una da cui sento provenire distintamente le loro voci. Tendo l’orecchio per spiarli ma non riesco a capire nulla di quello che dicono. Li odio quando parlano in italiano. Mi avvicino non troppo silenziosamente quasi volessi attirare la loro attenzione ma né lei né lui si rendono conto della mia presenza. Saranno troppo impegnati a lavorare. Hanno la porta aperta e la luce delle lampade da tavolo mi permette di vederli chiaramente, mentre io sono ancora avvolto nel buio.
Assurdo, io, Joshua Ryan Hutcherson, attore di fama quasi mondiale, con milioni di fan al mio seguito, sto spiando la mia ragazza.
Quello che vedo però non mi piace. Non stanno lavorando. Sono seduti a terra, vicinissimi, con la schiena appoggiata al divano di pelle nera, e stanno cenando insieme. Più che lavoro sembra un appuntamento. Entrambi ridono. Lui parla ancora e deve averle detto qualcosa di veramente divertente perché lei ora ride ancora più forte. Lo vedo girarsi le bacchette tra le mani e punzecchiarle il collo con il lato pulito della posata cinese. Sembrano così intimi. Lei si sporge verso di lui colpendolo con un pugno leggero sulla spalla. La rabbia mi ribolle dentro e vorrei girare i tacchi e andarmene ma lei si alza appena in tempo da terra e vede la mia ombra. Non credo mi abbia riconosciuto subito e si avvicina lentamente.
“Josh? Che ci fai qui? Ti avrei raggiunto da te appena…” “Appena fosse finito il tuo appuntamento?” Le sbotto in faccia senza permetterle di terminare la sua frase. È bellissima stasera e il fatto che si sia preparata così per cenare con lui mi da ancora di più alla testa. Lei si volta verso di lui che ci sta fissando in silenzio. Vorrei andare a prenderlo a pugni ma lei mi prende per un braccio e mi trascina in un’altra stanza.
“Credi che sia un appuntamento? Stai scherzando vero?” Io rimango in silenzio a fissarla negli occhi tremendamente seri. Sul suo volto non c’è più ombra di divertimento. “Josh se avessi voluto un appuntamento con Carlo avrei avuto un’intera settimana, sarei stupida a farlo giusto la sera del tuo ritorno da Atlanta. Non credi? Stiamo solo lavorando. E cenando adesso ma perché dobbiamo esaminare pagine e pagine di documenti.” Io continuo a rimanere in silenzio. Il suo tono si addolcisce un po’. “Dai Josh, non fare così. Calmati.” Adesso perdo proprio la pazienza. “Non parlarmi con questo tono. Non sono un bambino.” Lei sembra presa alla sprovvista dal mio improvviso attacco di rabbia e si mette sulla difensiva. “Josh se ti comporti così è quello che sembri però.” Non vorrei litigare con lei ma non sopporto questa situazione. “Ok. Torna a lavorare. Me ne vado.” Mi giro su me stesso e apro la porta della stanza, prima di uscire però mi volto ancora verso di lei. Lo vedo che è triste ma sono troppo arrabbiato. La saluto con un “magari ci sentiamo domani” e la lascio sola nella sua stanza. Quando passo davanti a Carlo non lo guardo né lo saluto. Mi limito a chiamare l’ascensore e tornare al pian terreno.
 

POV CHIARA.

“Nemmeno per te sembra essere una buona serata.” Esordisce Carlo al mio rientro nel suo ufficio porgendomi il sacchetto di caramelle gommose. Declino l’offerta con un cenno del capo. “Riprendiamo a lavorare per favore.” Non se lo fa ripetere. Rimette til cibo avanzato nelle buste e torniamo alla scrivania. Sarà difficile ma se Josh continuerà ad essere così tanto geloso di Carlo, dovrò limitare i miei contatti con lui unicamente al lavoro. Senza lasciare spazio a possibili amicizie.
 
Ore 01.45. Finalmente abbiamo finito la nostra relazione e spedito il tutto alla sede. Non ci rimane che attendere una risposta contenente le loro valutazioni. So che lui mi ha detto che ci saremmo sentiti domani, ma in fondo adesso è già domani. Prendo un taxi e mi faccio portare al suo appartamento. Entro silenziosamente per non svegliare il portiere che sta riposando nella sua cabina ed infilando la mia personale chiavetta nell'ascensore. Quando si riaprono le porte però trovo l’appartamento completamente vuoto ed esattamente nello stato in cui era stato lasciato l’ultima volta che era partito per Atlanta. Non deve essere nemmeno passato di qua.
Torno in strada e provo a chiamarlo, ma il suo telefono è spento. Vado a cercarlo in un paio di suoi locali abituali ma non si è fatto vivo nemmeno lì. Al quinto pub in cui entro sento una voce familiare chiamarmi.
“Straniera, cosa ci fai in giro da sola a quest’ora?” Mi volto verso il proprietario di quella voce e mi ritrovo davanti Nicholas Hoult insieme ad un ragazzo che non conosco. “Ciao. Come stai? Hai visto Josh per caso?” Lui ride guardando prima me e poi il suo amico. “Ti sei persa il tuo fidanzato?” Ero convinta che fosse più simpatico. “Lascia perdere. Devo andare.” Mi volto e mi allontano a grandi passi per uscire dal locale. Mi accorgo che si è alzato e mi sta seguendo solo quando mi afferra per un braccio bloccandomi. “Scusa, stavo scherzando. Ma è tutto ok?” Scuoto la desta. “No. Si è arrabbiato con me. Avrebbe dovuto aspettarmi a casa sua ma non l'ha fatto.” “Hai provato a chiamarlo?” Alzo un sopracciglio allibita per la sua domanda idiota. “No. Hai ragione. Perché non ci ho pensato? Si che l’ho chiamato. Ha il telefono spento. E ora non so dov’è!” Mi poggia entrambe le mani sulle spalle. “Tranquilla. Se vuoi sapere qualcosa basta chiedere alla persona giusta.” Tira fuori il telefono dalla tasca e scrive un messaggio. Mi riporta a sedermi al bancone e mi offre una birra. Dopo alcuni interminabili minuti riceve una telefonata, risponde e mi passa il telefono sorridente. Per un secondo ho creduto che all’altro capo ci fosse Josh, ma mi ritrovo a parlare con Jennifer. “Si può sapere cos’hai combinato da far arrabbiare così tanto Josh?” Le spiego amaramente tutto quello che è successo e di come lui abbia frainteso. “Ah. Beh ha ragione ad essere arrabbiato sai? Poverino.” Annuisco con un filo di voce, anche se vorrei urlarle che stavo lavorando.  “Però mi piaci e voglio aiutarti. È in aereo, sta tornando ad Union dai suoi. Se corri c’è un altro volo tra poco meno di un’ora.” Faccio appena in tempo a ringraziarla, lancio il telefono a Nicholas e gli scocco un bacio sulla guancia prima di correre fuori e fermare un taxi per l’aeroporto.
 
Sabato, ore 09.30. Sono ferma in piedi davanti a casa Hutcherson. Nonostante sia molto freddo rispetto all’assolata Los Angeles lui è steso in giardino su un’amaca. Si allunga per prendere il bicchiere di succo poggiato sul tavolino alla sua destra.
Lo chiamo. Lui prende il telefono e fissa lo schermo finchè non parte la segreteria telefonica. Non gli lascio il tempo di rimetterlo sul tavolo che lo richiamo di nuovo. Lui guarda ancora il telefono senza rispondere. Gli mando un messaggio finchè ha ancora il telefono in mano.
- Continuerai ad ignorarmi all’infinito? -
Lo legge, inizialmente sembra che voglia rispondermi poi ci ripensa e poggia pesantemente il telefono sul tavolino. Deve essere ancora arrabbiato. Gli mando un altro messaggio.  
– Guarda che continuerò a chiamarti finchè non ti deciderai a parlarmi. –
Prende il telefono e se lo poggia all’orecchio mentre il mio nella mia mano inizia a vibrare.
“Pronto?” Rispondo “Ciao.” “Ti sei deciso a parlarmi finalmente!” “Non ne sono ancora così sicuro. Ci sto male, sai?” Dal tono della sua voce capisco che è vero. “Male?” Rispondo ironica e prima che possa dire altro. “E io che ti immaginavo rilassato a bere succo di frutto disteso su un’amaca.”
Per la foga di alzarsi in piedi quasi vola per terra, si guarda intorno cercandomi. “Dove sei?” La sua voce cambia improvvisamente tono. È felice. Faccio qualche passo verso il centro della strada in modo che possa vedermi con la mano alzata per salutarlo.
Josh lascia cadere il telefono sul prato e inizia corre nella mia direzione. Prima che possa impedirglielo mi abbraccia con tanta foga da farci cadere entrambi sull’asfalta. Ancora stesi a terra poggio la mia bocca sulla sua che ricambia il mio bacio. Erano dodici ore che aspettavo questo bacio. 
    
 
 Ecco qui. Ovviamente ringrazio come sempre tutti coloro che mi hanno seguita, letta e che hanno lasciato una recensione. Vi adoro tutti.
Mi raccomando fatemi sapere cosa pensate del mio nuovo capitolo e soprattutto quale volto preferite per il nostro Carlo!!!

Al prossimo aggiornamento. Tanti baci


 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** CAPITOLO 13 ***






13.
Erano dodici ore che aspettavo quel bacio.
Siamo ancora a terra abbracciati l’una all’altro, le nostre bocche non avevano la minima intenzione di separarsi. Ma eravamo in mezzo alla strada e prima o poi sarebbe passata un auto. Controvoglia ci separiamo e ci sediamo sul marciapiede. Stringo le ginocchia al petto mentre lui mi tiene stretta la mano.
“Non farmi mai più uno scherzo del genere.” Il tono di rimprovero della mia voce sembra infastidirlo. “Guarda che dovrei essere io quello arrabbiato. Non tu.” Mi sbotta duramente in faccia. “Josh, non hai idea di quanto sia stato penoso per me trovare il tuo appartamento vuoto. Non avevo idea di dove fossi. Ho girato tutti i tuoi locali preferiti. Non farmi mai più una cosa del genere. Abbiamo un problema? Ne parliamo. Ma non scappare mai più così.” Non lo guardo più in faccia, fisso la punta rosso fuoco delle mie scarpe, domandandomi mentalmente come riesca a tenerle ancora ai piedi dopo tutte queste ore. “Hai ragione, scusami.” Le sue parole sono appena un sussurro. “Ma ero furioso, non ragionavo più. Mi sono ritrovato sull’aereo senza sapere quello che facevo.” Inspiro profondamente. “Non credi sia il caso di parlarne? Vorrei risolvere questa cosa una volta per tutte.” Lui annuisce appena. “Allora dimmi qual è il problema.” Si volta lentamente verso di me. “Il problema è Carlo.” Sorrido a questa frase. “No, Carlo non centra. Il problema sei tu.” Lui sgrana gli occhi per lo stupore alle mie parole. “Io?” Annuisco. “Si. È tutto nella tua testa. Non c’è assolutamente nulla tra me e lui, se non un’amicizia. Stavamo solo cenando, e solo perché dovevamo lavorare.” Scandisco meglio le ultime parole quasi a fargli capire che se non fosse stato per quella mail, non sarei mai rimasta da sola con lui. Lui sembra voler dire qualcosa ma intervengo di nuovo io trovando nella mia testa qualcosa che potrebbe fargli capire che sta esagerando. “Scommetto che ti sarà capitato in questi giorni di pranzare o cenare con gli altri membri del cast.” Lui annuisce senza dire una parola. “E sono sicura che ti sarà capitato di cenare da solo con Jennifer, o con Jena.” Colpito. La sua espressione non lascia dubbio. “Ma è diverso.” Cerca di difendersi. “Perché? Sono tue colleghe e tue amiche, come Carlo lo è per me.” Fissa i suoi occhi marroni nei miei. “Ma tu gli piaci.” Sbuffo alzando gli occhi al cielo senza riuscire a trattenere una risata. “Non è vero! Siamo solo colleghi.” Non so come fare a togliergli quest’idea dalla testa. “Non mi prendere in giro!” Da come alza il tono della voce sembra essersi arrabbiato di nuovo. “Anche ieri sera, eravate così.. come dire.. intimi.” Non credo alle mie orecchie. “Intimi?” Gli domando incredula. “Si. Intimi. A punzecchiarvi, ridere e parlare di chissà che cosa..” Lo blocco prima che continui a dire altro. “Della sua ragazza che si era arrabbiata perché doveva lavorare. Non mi sembra un discorso così intimo.” “Ragazza?” Gli sorrido appena. “Si. Cioè non so se lo sia ancora perché hanno litigato, e io cercavo solo di tirargli su il morale. Cosa avevi capito?” Lui si passa una mano tra i capelli spettinandoli leggermente. “Niente, parlavate in italiano e io non capivo nulla.” A questo punto non riesco a trattenere una risata. “Però che lui abbia una ragazza non cambia il fatto che tu gli piaci. Lo so, si vede, e lo pensa anche Fabio.” Lo pensa anche Fabio? Mi annoto mentalmente di fargliela pagare appena lo vedo. Cosa si mette a dare corda a Josh? Inspiro profondamente. Dobbiamo trovare una soluzione. “Josh, io non credo proprio. Ma se ti turba così tanto cercherò di venirti incontro. Siamo colleghi e sono costretta a lavorare con lui. Però ti prometto che limiterò i nostri contatti unicamente al lavoro. Niente più pranzi, cene, aperitivi o ogni altro tipo di uscita. Se è quello che vuoi ovviamente?” Continua a fissarmi dritta negli occhi rimuginando le mie parole. Sono sicura che dentro di sé anche lui non trova giusta questa soluzione e spero tanto che non la accetti. Con mio grande stupore invece inizia ad annuire con il capo. “Grazie. Sarebbe meglio.” Non ci posso credere. Pensavo che non avrebbe mai accettato una soluzione così eccessiva. È colpa mia, non dovevo arrivare a proporgli tanto. “Va bene. Solo lavoro allora.” Mi sorride soddisfatto, quantomeno è felice adesso. Mi stringe forte e ci baciamo di nuovo. Non è la soluzione giusta ma sono disposta a qualunque cosa pur di non perderlo. Tengo troppo a lui.

“A proposito. Come hai fatto a trovarmi?” Mi domanda improvvisamente. “Diciamo che un uccellino mi ha dato un suggerimento.. O meglio una ghiandaia.” “Jennifer?” Annuisco, e inizio a raccontargli nel dettaglio la notte precedente. “Dopo essere passata nel tuo appartamento e non averti trovato ho provato a chiamarti, ma tu avevi il telefono spento. Sono andata a cercarti in alcuni locali e ho incontrato Nicholas. Lui ha chiamato Jen, lei ha fatto un paio di telefonate a solo Dio sa chi ed eccomi qui.” Lui scoppia a ridere fragorosamente. “Non ci credo.” Io annuisco violentemente. “Si, e mi ha anche trovato un volo. Pensa che mi ha anche sgridata difendendoti a spada tratta, ma poi ha detto che io le stavo simpatica e ha voluto aiutarmi. Beh, meno male, se fosse stato per te non lo avrei mai scoperto. Ignoravi appositamente le mie chiamata.” Gli sibilo ricordandolo disteso sull’amaca senza rispondere alle mie chiamate. Smette di ridere sentendosi evidentemente in colpa. “Non sapevo cosa dirti.” Ammette. “Meno male che tu non ti dai per vinta.”

Detto questo si alza in piedi e mi porge la mano tirandomi su di peso. Ci stringiamo ancora una volta e non posso fare a meno di inspirare profondamente il suo profumo che mi invade le narici. Sono sicura che è solo la mia immaginazione, o i biondi capelli, ma credo profumi di cannella, proprio come il dolcissimo ragazzo del pane.
“Andiamo?” Mi domanda lui con uno strano sorrisetto.
“Dove?” Gli chiedo io senza capire.
“Mmm. Che ne dici di venire a conoscere la mia famiglia? Connor ci sta spiando dalla finestra della sua stanza da più di mezz’ora.” Rimango senza parole mentre cerco di inquadrare il fratellino ad una delle finestre della grande casa di fronte a noi. Si accorge della mia titubanza. “Non avrai paura?” Non posso negarlo. “Temo solo che non gli piacerò. Cosa gli hai detto di me?” Lui sorride appena. “Sanno che sei bellissima e che mi rendi felice. Credo che sia abbastanza.” Cerca di rassicurarmi. “E che sono più grande?” Non risponde. “E gli hai detto che avevamo litigato?” Annuisce timidamente. “No, no, no. Non posso entrare ora in quella casa. Chissà cosa penseranno di me.” Sembra visibilmente deluso. “Chiara, dai. Conoscendo Connor ormai sanno sicuramente che sei qui. Se proprio non ti va andiamo fuori a pranzo, ma ci terrei molto a presentarti la mia famiglia.” Una parte di me vorrebbe scegliere la prima opzione ma so che non posso farlo. Ci starebbe troppo male e prima o poi sarebbe arrivato questo momento. “Andiamo.” Sussurrai in un sospiro e stringendo un po’ più forte la sua mano.

Casa Hutcherson è la classica villetta americana. Alta tre piani, bianca con il tetto e le imposte marroni. Apre il cancello di ingresso e lo seguo nel verdissimo giardino, fino all’amaca su cui prima era disteso dove recupera il suo cellulare che aveva praticamente gettato in aria. Entriamo in casa attraverso la porta scorrevole posta sul retro. L’interno della casa è arioso e luminoso. Ad accoglierci sul divano troviamo il sig. Hutcherson. “Papà, ti presento Chiara.” Si alza in piedi e ci raggiunge sorridendo e allungando una mano verso di me. “Piacere di conoscerla, Mr Hutcherson” Balbetto per l’imbarazzo. Conoscere i genitori del proprio ragazzo non è mai stato facile, anche adesso che sono cresciuta. “Finalmente ti vediamo di persona. Ma chiamami Chris e dammi del tu.” Alcuni passi pesanti sulle scale attirano l’attenzione di tutti e tre. Connor corre dal piano di sopra bloccandosi appena si rende conto che siamo in salotto, proprio davanti all’imponente scala in marmo. Assomiglia molto a Josh anche se è evidentemente meno carino di lui. Cerco di trattenere una risata nel vederlo diventare improvvisamente paonazzo per l’imbarazzo.
“Chiara, lui invece è Connor, mio fratello.” Lo presenta Josh scuotendo la testa altrettanto imbarazzato per l’intrusione del fratello. Alzo una mano in segno di saluto sorridendogli candidamente. “Wow, fratello. Dal vivo è anche più bella.” Josh si poggia una mano sulla fronte esasperato per poi farla scivolare lungo tutto il volto. “Per favore Connor. Non farmi fare figuracce.” Biascica al fratello facendoci scoppiare tutti a ridere. In fondo è stato meno difficile di quello che temevo.
Il padre di Josh ci fa strada verso la sala da pranzo, mentre a voce alta urla qualcosa a qualcuno in cucina, probabilmente la moglie. “Michelle, cara, aggiungi un posto a tavola, abbiamo un ospite.” Una voce di donna dall’altra stanza. “Perché, chi c’è?” Non ricordavo che dovevo ancora conoscere sua madre. Speriamo che sia socievole come il resto della famiglia. “A quanto pare è arrivata anche la fidanzata di Josh.” Il frastuono del mestolo che cade al suolo mi blocca. Era così scioccata dalla mia presenza? “Va bene. Connor pensaci tu.” Risponde gelidamente senza uscire dalla cucina. Forse avevo parlato troppo presto.
Anche la sala da pranzo è ampia e luminosa e arredata elegantemente con mobili vecchio stile. Connor prende da una delle credenze in mogano i piatti e le posate per me e le poggia sul grande tavolo ovale al centro della stanza. Prendiamo posto e io mi siedo accanto a Josh che mi stringe la mano, mentre suo padre mi serve un bicchiere di vino.
“Michelle ha preparato il piatto preferito di Josh. Tacchino e purè. Ormai è così raro che venga a trovarci che quando succede la viviamo un po’ come una festa.” Esclama sorridente il sig. Hutcherson. “Purtroppo lavoro tantissimo ultimamente.” Gli risponde Josh sorridente. “E ora c’è qualcun altro con cui preferisci trascorrere il tuo tempo libero.” La voce della signora Hutcherson alle mie spalle è fredda e tagliente. Mi volto scattando in piedi per presentarmi. “Buongiorno signora. È un piacere conoscerla. Io sono Chiara.” Le porgo la mano ma le sue sono entrambe occupate dalla pentola bollente. “Muh”. È la sua risposta, mentre la poggia sul tavolo e raccoglie i piatti per servirci. Guardo titubante Josh che cerca di sorridermi per incoraggiarmi. “Ti piaccia il tacchino? Non ho preparato nient’altro.” Credo che se fosse per lei mi lascerebbe volentieri a digiuno. “Si, certo. Lo adoro.” Balbetto in risposta. “Credo non ci sia nulla che non le piace, tranne forse le verdure.” Suggerisce Josh ridacchiando. “Connor va a prendere l’insalata.” Risponde lei con tono di sfida, senza nemmeno guardarmi mentre mi passa un piatto su cui ha letteralmente gettato una fetta di tacchino e un cucchiaio di purè. Nella stanza cala il silenzio finché non siamo tutti serviti e cominciamo a mangiare. Improvvisamente è la signora Hutcherson a parlare di nuovo. “Allora Chiara. Non ti manca l’Italia?”
Sta forse cercando di suggerirmi di tornarci? “Un po’ si, mi manca soprattutto la mia famiglia. Li sento quasi tutti i giorni, ma non è come stare con loro.” Si limita ad annuire. Non capisco se ha approvato o meno la mia risposta.
“Quindi credi che tornerai in Italia prima o poi?” Non capisco dove vuole arrivare con queste domande. “Beh spero di riuscire a tornare per qualche giorno al più presto, ma ormai lavoro a Los Angeles.”
“E se dovessero proporti un’altra promozione, che ne so, ad esempio in Spagna.”
Le sorrido appena. “Sono amministratrice delegata, non credo sia gerarchicamente possibile promuovermi, se non tra molti anni. E comunque non so se potrei accettare. In fondo sono venuta a Los Angeles per stare più vicina a suo figlio, quindi finché lui mi vorrà al suo fianco non credo che accetterei di essere trasferita.”
Lei fissa i suoi occhi verdi sui miei passandosi una mano tra i corti capelli biondi. Ecco da chi ha preso Josh questo vizio.
“E non ti da fastidio la vostra differenza di differenza d’età? Sei evidentemente più grande. A proposito quanti anni hai?” TATAN Ecco la domanda che aspettavo con trepidazione. A queste parole cerca di intervenire Josh “Mamma!” Io però non distolgo lo sguardo dai suoi occhi per sembrare più sicura di me, anche se in realtà vorrei darmela a gambe. “Ne ho trenta e a me non da per niente fastidio. Non so a lui.” Solo a questo punto mi volto verso Josh che è livido. “No, no. Nemmeno a me.” Balbetta tuffandosi letteralmente nel purè. Per fortuna interviene il sig. Hutcherson a dar fine al nostro round. “Beh Michelle, mi pare che abbia superato il tuo interrogatorio. Cosa ne dici di prendere il dolce adesso?” Lei si alza in piedi e corre in cucina. “Va bene.” Quando ritorna con la deliziosa torta farcita di panna e fragole sembra visibilmente meno tesa e credo che mi abbia rivolto anche un sorriso mentre me ne passava una fetta.
“Fino a quando vi fermate?” Domanda finita la cena.
“Io devo assolutamente rientrare domani.” Rispondo. “Dovrebbe esserci un volo in mattinata.” Poi voltandomi verso Josh. “Tu vai direttamente ad Atlanta?” Lui scuote la testa ricordandosi di non avermi ancora detto la novità. “No, torno a Los Angeles anch’io. Hanno bloccato le riprese per tre settimane.” Un po’ di vicinanza ci farà bene. Gli sorrido felice, sorriso che però svanisce appena colgo l’espressione delusa della signora Hutcherson. “Parti già?” Gli domanda. Sono convinta che stia ricominciando ad odiarmi. Decido di intervenire “Infatti Josh. Fermati qui qualche giorno visto che puoi.” Lo incito sorridendogli. Sono sicura che sono io l’unico motivo per cui vuole tornare a Los Angeles, o meglio, io e Carlo. Se partisse con me non avrei più alcuna possibilità di piacere a sua madre. “Non so, potrei ma..” Lo interrompo. “Niente ma. Fermati qualche giorno. Se io potessi stare di più coi mie lo farei.” Sospira profondamente. “E va bene”. La madre di Josh esulta battendo le mani per la felicità. “Però ti fermi a dormire qui stanotte.” Lascia cadere le mani in grembo rimanendo a bocca spalancata alle parole di Josh. “Veramente non credo che sia il caso.” Accenno io in risposta. “Io invece credo di si e non si discute.”

Il pomeriggio trascorre veloce. Restiamo tutti insieme in salotto a giocare alla Playstation. Con grande orgoglio vi ammetto di aver battuto il signor Hutcherson, Connor e Josh a Tekken, lasciando tutti e tre senza parole. Josh si credeva un campione. La sera ordiniamo una pizza al salamino e gelato alla panna.
Alle 21.15 diamo la buona notte e saliamo in camera sua. Non deve essere cambiato nulla da quando era teenager, vale a dire un paio di anni fa. Le pareti della stanza sono dipinte di color bianco e azzurro, e al centro troneggia un letto ad una piazza e mezzo con lenzuola dello stesso colore. Sotto la finestre una scrivania su cui deve aver studiato quando ancora frequentava la scuola. Quello che mi fa sorridere di più sono tutti i giocattoli ordinatamente posati sulle mensole. Spiderman, le tartarughe ninja, ma soprattutto CatDog, lo strano animale mezzo cane e mezzo gatto che conosco solo perché il fratellino di Fabio lo guardava sempre. Trattengo a stento una risata cercando di non farmi vedere da lui per evitare che si arrabbi di nuovo con me. Apre un armadio e tira fuori un paio di t-shirt, una ovviamente per me. Ci cambiamo e ci stendiamo a letto.
“Non ti sembra un po’ presto per dormire?” Gli domando stupita, ma lui ridacchia premendo un pulsante di uno stranissimo telecomando. Si accende un proiettore che illumina la parete spoglia di fronte a noi. “Scegli tu il film?” Scruto dubbiosa il lungo elenco in memoria e mi stupisco di trovare anche qualche titolo non proprio da lui. Chissà se li ha scelti per le serate che trascorreva qui con altre ragazze. “Twilight.” Annuncio prima di premere play. “Me lo immaginavo.” Ride lui spegnendo la luce e iniziando a baciarmi. Non credo di aver visto nemmeno una scena del film tra i suoi baci e le sue carezze. Mi vergogno un po’ ad amoreggiare in questa stanza, sapendo che i suoi sono al piano di sotto ma a lui non sembra creare alcun problema. Bacia l’incavo del mio collo, salendo fino al lobo dell’orecchio su cui si sofferma mordicchiando leggermente. Le sue mani invece si muovono avide e curiose sotto la mia maglietta. Vorrei fermarlo ma il suo respiro affannato mi fa girare la testa. Ci baciamo così a lungo senza fermarci se non per riempire i polmoni di aria.
Fortunatamente anche lui sembra non voler andare oltre e si stende di nuovo al mio fianco.
“Mi dispiace per tutto.” Mi porto sul fianco per guardarlo meglio “Per tutto?” “Si, per essere scappato, per non averti risposto e per mia madre.” Rido innocentemente “Beh per tua madre non devi scusarti.” “Ma per il resto si.” Gli bacio una guancia. “Tranquillo. Ti ho già perdonato. Per stavolta.” Gli rispondo segnalando che potrei non accettare un altro gesto del genere. “Grazie. Tu sei diversa sai. Cioè non sono mai stata con nessuna bene come quando sono con te. Ho avuto paura.” Rimango in silenzio ascoltando la sua confessione inaspettata. “Sai è strano. Non ho mai provato niente del genere. Credo di essere un po’ geloso.” Credi? Un po’? Tengo però questi pensieri per me per non rovinare il momento. “E credo che sia perché io..” Lascia sospesa la frase e credo che io mio cuore abbia saltato un battito per l’emozione. “Perché io t..” esita ancora a terminare la frase. Cosa aspetti Josh. Vorrei urlargli –Anch’io – ma devo prima lasciargli terminare la frase.
“Perché io tengo molto a te.”
Rimango sbigottita dalle sue parole. “Anch’io tengo molto a te.” Gli sussurro girandomi sull’altro fianco e dandogli le spalle, fingendomi interessata al film. Lui non sembra accorgersi della mia delusione e mi cinge il fianco con il braccio avvicinando il mio corpo al suo.
Fortuna vuole che decidiamo di guardare Twilight giusti nell’istante in cui Edward dice a Bella le due paroline che sto ancora aspettando.
“TI AMO”.




ANGOLO AUTRICE

ECCOCI QUI. QUESTO CAPITOLO è UN PO' DI PASSAGGIO E SPERO VI SIA PIACIUTO.
RINGRAZIO ANCORA TUTTE PER LE FANTASTICHE RECENSIONI, BEN 11. E SONO CONTENTISSIMA CHE VI SIA PIACIUTA L'IDEA DEL SONDAGGIO!!
VORREI ANCHE RINGRAZIARE TUTTI COLORO CHE HANNO AGGIUNTA LA MIA STORIA ALLE LORO PREFERITE CHE HANNO PERMESSO A ME & JOSH DI ENTRARE A FAR PARTE DELLE STORIE PIù POPOLARI DELLA CATEGORIA. NON CREDEVO AI MIEI OCCHI!


CAMBIO COLORE PER RINGRAZIARE CALOROSAMENTE LA FANTSTICA OUT_OFOCUS PER IL MERAVIGLIOSO BANNER. SENZA DI TE NON AVREI SAPUTO COME FARE.

HO DECISO ANCHE DI UTILIZZARE QUESTO SPAZIO PER CONSIGLIARE ALCUNE STORIE CHE TROVO PARTICOLARMENTE BELLE. SICURAMENTE VI CONSIGLIO GIVE ME LOVE DI OUT_OFOCUS, STORIA NUOVISSIMA MA MOLTO MOLTO MOLTO PROMETTENTE E LIMIT DI MANO NERA (14 CAPITOLI CHE HO LETTO IN CREDO POCO PIù DI UN'ORA SENZA RIUSCIRE A STACCARMI DAL TELEFONO).



DETTO QUESTO POSSO PROCALAMARE IL VINCITORE DEL SONDAGGIO. ECCO A VOI CARLO!!!




NEL PROSSIMO CAPITOLO INSERIRò UN NUOVO SONDAGGIO, DITEMI VOI CHI PREFERITE

SERENA

O

FABIO


BACI BACI

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** CAPITOLO 14 ***



 
14.

Domenica, 0re 18.00.
Finalmente sono rientrata a Los Angeles e sto aprendo la porta del mio appartamento. Ho convinto Josh a fermarsi un po’ con la sua famiglia e ha prenotato il volo di rientro per martedì.
“Sbaglio o eri vestita così anche due giorni fa?” La voce di Fabio rimbomba nel corridoio.
“Già, tu non hai idea di quello che è successo.” Dico girando la chiave nella toppa.
“Prendo due Kebab e patatine e ne parliamo?”
Gli lancio il mio mazzo di chiavi. “Perfetto. Io intanto faccio la doccia. Tra un’ora da me!”
 
 
“Che eleganza.” Mi apostrofa Fabio appena rientra con i sacchetti fumanti contenenti la nostra cena. “Non ti piaccio?” Gli domando volteggiando su me stessa e mostrandomi ai suoi occhi. In effetti indosso un pantalone di tuta  grigio scuro col cavallo basso e stretti in caviglia  e una canottiera rosa a costine che potrebbe essere praticamente una seconda pelle. I piedi finalmente scalzi dopo 36 ore sui tacchi.
“Direi proprio di no.” Mi punzecchia sedendosi accanto a me sul divano.
Accendiamo la tv collegandola al pc per vedere la semifinale di amici di Maria. Io tifo Dear Jack, mentre lui Deborah. Sono gli ultimi due cantanti rimasti in gara e per noi è quasi come la finale del Derby.
“Allora cosa è successo?” Mi domanda morendo dalla curiosità. Inizio a raccontare come un treno tutto quello che è successo da venerdì sera. Ogni tanto vengo bloccata da qualche suo commento. “No, è venuto in ufficio e ci ha trovati insieme.” “Tu e Nicholas Hoult avete chiamato Jennifer Lawrence?” “Sei andata a casa sua?” “Sua madre ti ha detto questo?” Infine concludo raccontandogli della sua frase in camera da letto.
“Ti ha detto che tiene a te?”
“Si.”
“Tengo molto a te.”
“Si, tengo molto a te.”
“E tu gli hai risposto che tieni a lui?”
“Si.”
Sembrava a dir poco estasiato e divertito. “Io non riderei tanto se fossi in te. Gli hai per caso detto che Carlo ha una cotta per me?”
Lui cerca di guardarmi con volto angelico. “No, no. Io non ho detto niente. Cioè forse potrei avergli fatto intendere qualcosa sul fatto che credevo che Carlo ti avesse appositamente bloccata a lavoro con lui, ma dalla mia bocca non sono mai uscite le parole a Carlo piace Chiara.”
Non ci posso credere. “Non ci posso credere che tu gli abbia veramente detto una cosa del genere!” Strillo incredula.
“Non pensavo che avrei causato una reazione a catena di tale portata.” Cerca di difendersi alzando le mani davanti al viso in difesa. Lo strozzerei se non fosse il mio migliore amico.
“Dimmi la verità secondo te io gli piaccio? A Carlo intendo.”
Inspira profondamente. “Io credo di si. Ma non lo so. Magari mi sbaglio.”
A questo punto inizio a dubitare che sia vero. “Vabbè tanto ho promesso a Josh che mi limiterò a rapporti esclusivamente lavorativi, quindi se dovesse essere vero gli passerà.”
Lui ride di nuovo. “Non credo che ne sarà felice. Ne vedremo delle belle allora.” Gli tiro un leggero pugno sulla spalla.
“Stammi vicino mi raccomando.”
 
 
Finiamo di mangiare guardando il talent Show italiano. Momento caldo della serata, Dear Jack cantano –Domani è un altro film- contro Deborah –Danzeremo a luci spente-.  Tocca alla giuria. Non so chi tra la Ferilli, Argentero o Gabri Ponte abbia più competenza a giudicare cantanti o ballerini ma chissà poi per quale motivo ricoprono questo ruolo per il secondo anno consecutivo. Beh forse Argentero perché è bello da togliere il fiato. Esprimono i propri voti ed è una vittoria schiacciante per Alessio. Mi alzo esultando alla faccia del mio amico che sembra essersi rabbuiato. Pubblicità. Risiedo accanto a lui canticchiando la canzone del mio preferito e afferrando un pacchetto di caramelle gommose infilandomene in bocca una manciata. Allungo le gambe verso di lui sapendo benissimo che cercherà di farmi il solletico sotto i piedi. Non oso pensare a cosa potrebbe dire Josh se vedesse adesso me e Fabio.
“Secondo te devo preoccuparmi?” Gli chiedo di punto in bianco.
“Per cosa?” mi domanda lui stringendomi sorprendentemente i piedi ghiacciati e cercando di scaldarli.
“Dopo quanto hai detto ad Alessia di amarla?” Lui sembra rifletterci. So che non gli fa piacere parlare della sua ex ragazza ma vorrei sapere.
“Boh, qualche mese. Non ricordo di preciso. Forse sei mesi.” Mi risponde scrollando le spalle.
“Josh non me l’ha ancora detto. Secondo te devo preoccuparmi?” Lui scuote la testa con decisione.
“No,secondo me no. Tiene molto a te, si vede e credo che sia innamorato ma che non abbia ancora trovato l’occasione di dirlo.”
“Credi che dovrei dirglielo io?” Lui mi guarda strabuzzando gli occhi.
“Tu lo ami?”
“Certo che lo amo!” Gli rispondo con decisione.
Mi sorride dolcemente. “Allora fallo. Magari servirà a sbloccarlo!”
Ci stringiamo calorosamente e gli bacio una guancia. “Lo sai che sei il migliore amico del mondo?”
“Avevi dubbi?” Ridacchia tirandomi il naso.
 
Ed ecco che Maria dichiara quali saranno i tre finalisti dell’edizione 2014 di amici.
- Deborah, Dear Jack e Vincenzo –
“Non ci credo, eliminato Christian Pace.” Dopo questa immensa delusione spengo la tv. “Adesso posso proprio andare a dormire felice.” Sbotto ironicamente.
Doveva vincere lui la finale di danza. Speriamo almeno che alla fine vincano i Dear Jack o non guarderò più Amici di Maria.
 
La mattina dopo mi alzo come sempre alle 7. Faccio la doccia e mi preparo. Indosso una gonna a tubino nero a vita molto alta e lunga quasi fino al ginocchio e una camicia di seta rosa leggermente trasparente che infilo dentro la gonna. Ai piedi spuntate nere con tacco alto. In corridoio mi sta aspettando Fabio che ha promesso di starmi vicino. Come sempre passiamo da Starbucks a fare colazione e, per evitare di dover rifiutare inviti a pranzo, mi faccio mettere in una scatola un paio di Muffin al cioccolato e nocciole che mangerò più tardi. Arriviamo in ufficio e mi porto Fabio nella mia stanza. Oggi passeremo l’intera giornata ad esaminare le sue pratiche, in questo modo saremo solamente io e lui. E infatti poco dopo Carlo bussa alla mia porta chiedendomi se volevo rivedere con lui la pratica cinese.
“Mi dispiace.” Gli rispondo accennando un sorriso scrollando le spalle. “Sono impegnata adesso e comunque aspetterei una loro risposto prima di riesaminare l’intera pratica.”
Lui rimane evidentemente deluso dalla mia risposta. “Ok, ci vediamo per pranzo allora.” Risponde mestamente voltandomi le spalle.
“In verità mi sono portata il pranzo.” Gli indico la scatola di Starbucks sul tavolino accanto al sofà appena di gira di nuovo verso di me. “Passo per oggi.”  Fortunatamente posso vedere solo io la faccia di Fabio che trattiene a stento una risata.
Sembra essersi offeso perché non si fa più vivo per il resto della giornata. Quando esco mi accorgo che lui è già andato via senza nemmeno salutare. Mi dispiace un po’, stava nascendo una bella amicizia tra noi. Accidenti a Josh e alla sua gelosia.
 
 
Martedì.
Al mio risveglio trovo un messaggio di Josh. Il suo aereo è partito alle 6 del mattino e arriverà a Los Angeles in tempo per pranzare con  me. Fortunatamente aggiungo mentalmente, perché oggi Fabio è fuori sede e non avrei avuto scuse per evitare Carlo.
Arrivo in ufficio e mi siedo alla mia scrivania. Apro le mail e non è ancora arrivato nulla dalla Cina, anche se ormai sono passati oltre tre giorni. Dentro di me so che non è positivo tutto questo silenzio. Vado a portare alcune pratiche ad Anna e mi accorgo che la stanza di Carlo è vuota e il pc è ancora spento. Che sia malato? La mattinata trascorre veloce. Sistemo della documentazione e controllo gli ultimi bilanci. Fabio, Matteo e Anna stanno facendo veramente un buon lavoro. Mio malgrado anche Serena, anche se dovevo immaginare che fosse brava se Carlo se l’è portata fin qui.
Fisso l’orologio contando ogni minuto che mi separa da lui. Il mio piano è stato elaborato nel dettaglio:
- Oggi pranzeremo insieme e lo inviterò a cena fuori per domani sera chiedendogli di portarmi da Alfredo, uno dei migliori ristorati italiani di pesce di tutta Beverly Hills.
- Io ovviamente indosserò un vestito da mozzare il fiato che ho già scelto. (FOTO)
- Poi andremo a casa sua e lì, sorseggiando un buon bicchiere di ottimo vino, gli dirò che lo amo.
Non ho lasciato spazio ad imprevisti. Andrà nel migliore dei modi.
Per chi se lo dovesse chiedere ho organizzato tutto per domani perché stasera non ci sarà la finale di amici e io e Fabio non possiamo assolutamente perdercela. J
 
Alle 13 in punto le porte dell’ascensore di aprono e Josh entra nei nostri uffici bello come il sole. Indossa Jeans chiari, una maglietta a maniche corte e una delle sue abituali camicie scozzesi rossa e blu. In mano occhiali da sole e casco che deve aver tolto solo dopo essere entrato nel nostro palazzo. Sembra contento di non trovare Carlo né con me né in tutto l’ufficio.
“Allora, cosa preferisce mangiare per pranzo la mia principessa?” Mi domanda baciandomi candidamente le labbra.
“Andiamo da Starbucks?” Gli propongo ripensando ai fantastici sandwich che ho visto preparare stamattina mentre facevo colazione.
Lui annuisce sorridendo allegramente. “Come preferisci.”
Mangiamo i nostri panini chiacchierando del più e del meno, di Union, della sua famiglia e dei suoi amici. Gli ha fatto bene trascorrere qualche giorno a casa. Appena riuscirò a prendermi qualche giorno libero tornerò anch’io in Italia a trovare i miei genitori. Mi mancano.
Arrivati al caffè devo iniziare a mettere in atto il mio piano.
“Hai impegni per domani sera?” Gli chiedo innocentemente.
Lui scuote la testa. “No. Hai già in mente qualcosa?”
“Ho prenotato un tavolo da Alfredo. Ceniamo lì?” Sorrido appena sperando che non rifiuti.
Lui strabuzza gli occhi. “Certo! Dicono che sia fantastico. Era da mesi che volevo cenare lì ma tra le riprese e i vari impegni non ho mai avuto l’occasione. Dobbiamo festeggiare qualcosa?” La sua espressione preoccupata mi lascia intuire che crede di essersi dimenticato qualche nostra particolare ricorrenza.
“No, no, tranquillo.” Gli rispondo divertita. “Ho solo voglia di cenere là.”
 
Primo passo superato con successo.

CARO JOSHUA RYAN HUTCHERSON NON HAI SCAMPO!!!
 
 
Tornata in ufficio accendo il pc e controllo le mail ricevute.
 
C’è un nuovo messaggio di posta in arrivo. Clicco sulla busta blu e si apre una finestra contenente la risposta della Cina.

Preg.mi Amministratori Delegati, Sig.ri Carlo e Chiara.
Siamo spiacenti ma nonostante le vostre eccellenti proposte ad oggi non è stato ancora raggiunto un accordo. Vi attendiamo la settimana prossima nella nostra sede di Hong Kong per discutere nuovamente il caso.
Distinti saluti.

 
 
 
 
 Angolo autrice

Ecco il nuovo capitolo.. che dire.. Chiara ha le idee Chiare (giro di parole) 
Chissà se riuscirà a portare a termine il suo piano!!!
Ci sono tantissimi buoni propositi ma chissà..
Non sottovalutate il messaggio finale..

Ed ecco il sondaggio di oggi.. Visto l'assoluto parimerito tra Fabio e Serena deciderò io e scelgo Fabio solo perchè è molto presente in questo capitolo.
Opzione 1
Opzione 2
Fatemi sapere.. Io ho già una mia scelta ma voglio sentire cosa ne pensate voi...
Nel prossimo capitolo troverete il sondaggio su Serena!!!

Grazie ancora a tutte per tutto.
un abbraccio
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** CAPITOLO 15 ***





Preg.mi Amministratori Delegati, Sig.ri Carlo e Chiara.
Siamo spiacenti ma nonostante le vostre eccellenti proposte ad oggi non è stato ancora raggiunto un accordo. Vi attendiamo la settimana prossima nella nostra sede di Hong Kong per discutere nuovamente il caso.
Distinti saluti.
 
Rimango allibita a fissare lo schermo del computer. Nemmeno nella mia immaginazione credevo che mi sarebbe mai capitata un’occasione così. Mi aspettano in Cina in una delle società più importanti.
No.. Aspetta .. Rileggo velocemente il testo pregando di non aver letto bene.

CI ASPETTANO.
CI..
DEVO ANDARE CON CARLO.
Porto l’indice alla mia bocca rosicchiando l’unghia curata. E ora come lo dico a Josh? Non la prenderà affatto bene e si arrabbierà di nuovo. Ultimamente litighiamo spesso e non mi piace per niente. E il motivo è praticamente sempre Carlo. Cosa devo fare?
Finisco di sistemare alcune pratiche cercando di non pensarci. È inutile torturarmi. Stasera vedrò Fabio e ne parlerò con lui.
Arrivo a casa e poggio sul tavolo della cucina le buste della spesa. Stasera cucinerò io. Chili con pollo e piadine di Kamut. Lascio la porta socchiusa per Fabio e inizio a cucinare. Il televisore già impostato su canale 5.
 
“Entra.” Urlo quando sento bussare.
“Che odorino. Allora è vero che sei brava a cucinare?” Mi volto di scatto sentendo una voce che non appartiene al mio amico. Al suo posto, appoggiato allo stipite della porta, Carlo.
“Ciao.” Lo saluto voltandomi nuovamente verso i fornelli. Sento i suoi passi avvicinarsi fino all’isola alle mie spalle. Mi giro di nuovo verso di lui dopo aver mescolato la carne macinata nella padella e mi ritrovo a pochi centimetri da lui. “Hai bisogno di qualcosa?”
“Lo sai che credo che il tuo appartamento sia più grande del mio.” Ride guardandosi introno. In effetti non è mai entrato in casa mia, come io nella sua d’altronde.
Invece del solito completo indossa una canottiera e pantaloni di tuta. I capelli castani in disordine. Devo ammettere che quest’aspetto informale gli dona. “Cosa stai cucinando di buono?” Mi domanda sorridendo maliziosamente. Si deve essere accorto che lo stavo fissando.
“Chili con pollo. Stasera c’è la finale di amici e tra pochissimo arriverà anche Fabio.” Mi blocco prima di continuare. Non vorrei invitarlo ma l’educazione mi spinge a fargli comunque quella domanda. “Vuoi unirti a noi?”
“No, grazie. Ho ospiti.”
Ospiti? Da come sorride credo che si tratti di una donna. “Certo. Non preoccuparti. Come mai sei qui?” Gli domando tornando a controllare la mia cena.
“Ho letto la mail della Cina. Volevo solo chiederti se preferivi partire venerdì o sabato. Sarà un volo molto lungo e credo sia meglio arrivare prima.”
La mail, la Cina. Non ci avevo più pensato. “Io in realtà non ho ancora deciso se venire.” Gli dico scrollando le spalle.
“Non hai ancora deciso? Non credo che tu abbia facoltà di scelta.” Mi risponde lui sgranando gli occhi.
“Io credo di si invece.” Sbotto indispettita. “Devo ancora decidere e se non mi andrà di venire nessuno potrà convincermi del contrario. Tantomeno tu.” Credo di essere un po’ troppo arrabbiata. Perché tutti sembrano volermi dire quello che posso o non posso fare.
“Chiara questa è una cosa che capita una volta nella vita. Non fraintendere. Se non vuoi venire meglio per me. Avrò io tutti gli onori e la popolarità che ne deriveranno. Ma siamo una squadra. Vorrei averti lì con me, oltre al fatto che so quanto sei brava e mi sono talmente abituato a lavorare in coppia che non vorrei affrontarlo sa solo.” A queste parole fa qualche passo verso di me. I suoi occhi azzurri fissi nei miei. Vorrei indietreggiare ma i fornelli alle mie spalle mi bloccano. Fortunatamente la voce di Fabio nel corridoio lo costringe ad allontanarsi.
“Anche se fuori è inverno.. io mi sento.. bellissimoooooo.” Canta a squarciagola spalancando la porta di casa mia. “Carlo ciao.” Lo saluta stupito e imbarazzato per essersi fatto beccare. “Ti unisci a noi?”
Sono io a rispondere al suo posto. “No, se ne sta andando. Ha ospiti.” Lo guardo un’ultima volta prima di indicargli la porta.
“Ne riparliamo domani però.” Mi avverte prima di uscire da casa mia, il tono della sua voce sembra quasi minaccioso.
Fabio rimane in silenzio,  guardando prima me poi Carlo. “Cosa mi sono perso?”
Sospiro pesantemente buttandomi sul divano, seguita dal mio amico. “A quanto pare dobbiamo andare ad Hong Kong, insieme.” Lui non riesce a trattenere una risata. “Tu e lui? E che fine ha fatto il tuo piano di limitare ogni rapporto tra voi al solo lavoro. Sarà difficile vista la situazione.”
“E tu dovresti essere mio amico?” Lo sgrido prima di passarmi le mani sul viso in preda al panico. “Cosa devo fare? Josh andrà fuori di testa.”
“In effetti è un bel problema.” Mi accarezza dolcemente i capelli. “Prova a parlare con lui. Magari potrebbe capire.” Dal suo tono di voce capisco che non è convinto nemmeno lui delle sue parole ma almeno sta cercando di tirarmi su di molare. Mi alzo appena in tempo per spegnere i fornelli e impiattare la cena.
Mangiamo in silenzio guardando la televisione. I primi ad andare in sfida sono Vincenzo e Deborah. Spero che il ballerino esca subito, proprio non lo tollero. Infatti è Deborah a vincere e finalmente arrivano i Dear Jack. Nonostante sia il mio programma preferito e io adori Alessio e il suo gruppo sono incapace di seguirlo. Nella mia testa riecheggia la mail, Hong Kong, Carlo e Josh. Che situazione assurda. Mi rendo appena conto che la puntata ormai è volta la termine appena in tempo per vedere i miei beniamini perdere a vantaggio della cantante.
Fabio si alza in piedi esultando mentre io brontolo qualcosa sul fatto che secondo me il voto deve essere stato truccato e che probabilmente non avevano ricevuto i miei cinque messaggi.

Oggi è decisamente una brutta giornata.
 

Mercoledì.

La mattina dopo arrivo in ufficio con in mano un caffè fumante. I ragazzi di Starbucks ci sono rimasti male a non sentirmi ordinare il mio solito Chococappuccino, ma dopo la lunga notte praticamente insonne ho estrema necessità di caffeina. Non faccio in tempo a sedermi che sento squillare il mio telefono interno. Rispondo e dall’altra parte sento Anna che mi annuncia una telefonata del mio ex boss da Venezia.

“Chiara ciao. Come va? Mi hanno riferito di essere tutti molto soddisfatti del vostro lavoro e che vi hanno affidato un grosso affare ad Hong Kong.” Il tono estasiato e orgoglioso mi imbarazza leggermente.
Grazie. Va molto bene. Per quanto riguarda la Cina credo che manderò solo Carlo, mentre io lo seguirò da qui!” Non faccio a tempo a finite la frase che lo sento ruggire all’altro capo del telefono.
Non oserai. Ho fatto di tutto per metterti a capo di una sede e tu ti fai surclassare dal romano per non andare ad Hong Kong. Dammi un buon motivo per non andarci e lo accetterò ma senza di questo non ti permetterò di rovinare la tua carriera.” Rimango in silenzio, incapace di emettere un solo suono. Non poso dirgli che il motivo è il mio fidanzato geloso. “Chiara ascoltami bene tu partirai con il romano e farai vedere ai cinesi chi è il migliore. Chiamami quando rientri.”

Il click del telefono che viene riattaccato senza lasciarmi il tempo di ribattere mi lascia basita. Non mi ci voleva anche questa. E la situazione non migliora quando nel primo pomeriggio bussa alla mia porta Carlo.
“Possiamo parlare?” Chiede accomodandosi su una delle poltroncine di fronte a me.
“Se proprio dobbiamo.” Gli rispondo alzando le spalle. Mi aveva avvisata che non avrebbe lasciato cadere il discorso senza discuterne.
“Spero che la notte ti abbia aiutato a cambiare idea.” Non è una domanda, ma un’affermazione. Sembra non volersi arrendere.
“Ma perché non sei contento di poter andare da solo e prendere tutti gli onori dell’affare?” Gli domando in un sospiro.
“Perché non sarebbe giusto. Siamo una squadra.” Risponde con decisione fissandomi dritta negli occhi. “Spiegami almeno perché non vuoi venire. Che problema hai?”
“Problema? Che problema ho?” Gli faccio il verso esasperata. “Josh è il mio problema. A quanto pare è geloso di te.” Ammetto abbassando lo sguardo. Forse non dovrei parlarne con lui ma in questo momento ho bisogno di parlare e Fabio ovviamente è fuori.
“Di me?” Mi domanda allibito autoindicandosi con l’indice della mano destra.
“Si. Di te. Ha frainteso alcuni tuoi atteggiamenti e…” Mi blocco da sola incapace di continuare.
“Frainteso?” Sembra un pappagallo. Dallo stupore non riesce a fare a meno di ripetere ogni mia parola.
“Si. Ha frainteso la tua battuta al ristorante ad esempio, e anche quando ci ha trovato qui a cenare. Crede possa esserci qualcosa tra di noi.” Mi vergogno a perfino a parlare di queste fantasie di Josh. Sono talmente surreali. Non so come possa anche solo immaginare una possibile relazione tra noi.
“Ma tu gli hai spiegato che non c’è assolutamente nulla?” 
“Certo, sono corsa fino ad Union per dirglielo e sistemare le cose e credo abbia capito.” Inspiro profondamente “Ma non credo che accetterebbe di buon grado l’idea di me e te ad Hong Kong da soli per una settimana intera.” Evito di riferirgli anche del nostro accordo, non credo che la prenderebbe bene.
“Chiara se ti ama lo capirà. Non può fare il ragazzino geloso. Si tratta di lavoro. Anche lui sta via per settimane per i suoi film e bacia donne bellissime e se non ricordo male tu lo lasci fare perché è il suo lavoro. Non gli chiederesti mai di rinunciare ad un film per te. Perché lui deve farlo? O forse il tuo lavoro non vale quanto il suo?”
Le sue parole mi colpiscono profondamente. Ha ragione. Se lui mi ama deve accettare. “Giusto. Gliene parlerò stasera. Prenota un aereo per venerdì.”
La mia decisione lo lascia senza parole, ma il suo sorriso complice mi fa capire che ne è felice. Intanto nella mia mente riecheggiano le sue parole.
Se mi ama capirà. Spero che sia vero.

 
Alcune ore più tardi sono nel mio appartamento a prepararmi. Non devo perdere di vista il mio piano.
1- Cena da Alfredo
2-Essere uno schianto
3-Dire a Josh che lo amo
4-Dire a Josh che andrò in Cina con Carlo.

Lascio che il luccicante tessuto blu mi scovoli lungo i fianchi. In alcuni punti è leggermente trasparente e lo spacco sulla coscia è più vertiginoso di quello che ricordassi. Lego i capelli in una coda alta per scoprire del tutto la pelle nuda delle spalle. Apro la scarpiera e prendo un paio di sandali argentati, a cui abbino una piccola borsa rigida dello stesso colore. In meno di dieci minuti sono di fronte al ristorante, del mio ragazzo non c’è ancora traccia. Gli sguardi dei passanti mi fanno intuire che almeno con i primi due punti ero andata a segno.
“Sei meravigliosa.” La voce di Josh alle mie spalle mi fa sobbalzare. Le sue mani mi cingono le braccia, mentre mi lascia alcuni baci lungo il collo.  Sapevo che gli sarebbe piaciuto. “Se lo avessi saputo ti avrei portata a cena a casa mia.” Mi sussurra malizioso appoggiando le labbra al mio lobo destro e facendomi rabbrividire.
Mi volto lentamente verso di lui poggiando le mie labbra sulle sue velocemente per non trasferirgli troppo rossetto. Forse sarebbe stato meglio andare direttamente a casa sua. “Entriamo?”
Sbuffa leggermente prima di liberarmi dal suo abbraccio. Mi prende la mano e mi guida all’interno del ristorante. Merita tutta la sua fama. Sediamo al nostro tavolo illuminato da lunghe e bianche candele. Immediatamente ci viene portata una bottiglia di Champagne e il menù. Brindiamo e ordiniamo la nostra cena. Devo solo aspettare di arrivare a casa sua e potrò mettere in atto il punto 3 del mio piano.
Forse dovrei dirglielo all’improvviso –Io ti amo-  senza aggiungere altro. Forse dovrei introdurre il discorso – Josh ormai è da un po’ che stiamo insieme e io credo di provare qualcosa di forte per te, io ti amo.- O forse dovrei aspettare un momento più intimo e magari nel mentre sussurrarglielo all’orecchio. No, no. questo no potrebbe non ascoltarmi sul serio o prenderlo per un delirio.
Credo che glielo dirò semplicemente guardandolo negli occhi, senza altre parole.

“Chiara, va tutto bene? Sei un po’ assente.” La voce di Josh mi riporta alla realtà. Stavo fantasticando ad occhi aperti.
“Scusami, scusami.” Balbetto viola in viso. Nemmeno da giovane mi perdevo così nei miei pensieri.
“Raccontami come sono andati questi giorni a lavoro. Carlo?” Sull’ultima parola il suo tono diventa leggermente più severa.
No, no, no. Non doveva chiedermi del lavoro. E adesso? Non posso non dirgli nulla. Si arrabbierà ancora di più se non gli dico subito la verità.
“Devo andare in trasferta la settimana prossima. Un cosa molto grossa ad Hong Kong.” Gli dico simulando una naturale tranquillità.
“In Cina? Che figata. Che occasione per te. Quanto ti fermerai?” Sembra estasiato. Forse aveva ragione. Lui tiene a me e al mio lavoro, e ha capito.
“Una settimana credo, se non ci sono problemi.” Gli rispondo scrollando le spalle.
“Beh ma tu sei talmente brava che sono sicuro che non ce ne saranno.” Mi imbarazzo leggermente alle sue parole. 
“Quando parti?”
“Partiamo venerdì?” Non mi rendo subito conto del mio gravissimo errore.
“PAR  - TI – TE?” Scandisce bene la parola sottolineando che ho usato il plurale per la prima volta. “Tu e chi?”
Abbasso lo sguardo incapace di rispondere alla sua domanda. Non doveva andare così. Stiamo rovinando la nostra cena.
“Chi viene con te in Cina?” Ripete. Ma dal tono freddo della sua voce si intuisce che ha ben chiaro che la mia esitazione nasconde un preciso nome.
“Carlo”. 
A quel nome ogni traccia del suo smagliante sorriso sparisce dal suo volto che cambia espressione. Da come tende la mascella capisco che è arrabbiato.
“Non ci andrai. Non con lui.” Il tono della sua voce è improvvisamente più alto.
“Devo andare non capisci. Mettiti in testa che tra me e lui non c’è niente. Devi fidarti di me, come io mi fido di te.” Gli rispondo alzando la voce leggermente a mia volta.
“Di me? Cosa centro io?” Strabuzza gli occhi, sembra confuso dalle mie parole. Intanto nella mia testa riecheggia la frase di Carlo che mi ha convinto a partire.
“Si Josh. Io non dico mai niente. Tu parti e te ne stai mesi ad Atlanta, e io non dico niente. Vieni letteralmente assalito dalle fan e io non dico niente. Baci attrici bellissime e io non dico niente. Quante volte hai baciato Jennifer in questi giorni, sentiamo?” 
“È diverso.” Si alza in piedi e sbatte i pugni sul tavolo attirano l’attenzione di tutti gli altri clienti. Credo che la nostra cena sia finita. Corre a grandi passi verso l’uscita lasciando una banconota di grosso taglio alla cassiera e dicendole di tenere il resto. Da come la ragazza guarda il pezzo di carta tra le sue mani credo che la mangia sia addirittura più alta del conto.
“Diverso?”  Lo seguo fuori in mezzo alla strada. “Cosa c’è di diverso?”
Vedo Josh passarsi nervosamente una mano tra i biondi capelli spettinandoli. Mi da le spalle e sembra non volersi voltare verso di me. “Il mio lavoro mi impone di baciarla, se fosse per me non lo farei mai.”
Accelero il passo piazzandomi di fronte a lui per bloccarlo. “E il mio lavoro mi impone di andare in Cina con Carlo, se fosse per me non andrei con lui, ma devo. E comunque hai ragione, è differente, io non devo nemmeno baciarlo.”
“MA LUI LO VORREBBE.” Adesso sta letteralmente urlando, incurante che siamo in mezzo ad una strada.
Ancora. Non sopporto più questa storia. Se non fossi sopraffatta dalla rabbia probabilmente mi spaventerebbe sentirlo urlare in quel modo. Alzo la voce anch’io, un po’ più alta della sua per sovrastarlo. “BASTA JOSH, NON FARE IL RAGAZZINO GELOSO. LUI NON VUOLE MA SE ANCHE FOSSE DEVI FIDARTI DI ME.” Credo di aver perso la pazienza. Lui sgrana gli occhi senza dire nulla. Aspetto qualche interminabile secondo ma ancora non emette nemmeno una parola. Alzo le mani in segno di resa.
“Josh io vado, discorso chiuso. Prendila come vuoi. Ne parliamo la settimana prossima. Ti chiamo quando torno.” A queste ultime parole mi giro su me stessa e mi allontano da lui lasciandolo solo in mezzo al marciapiede teatro della nostra prima vera furiosa litigata.

Sembra chiaro che il mio piano è andato a farsi benedire.

Il giorno dopo rimango a casa. Spedisco una mail ad Anna chiedendole di trasferirmi tutte le chiamate sul cellulare e di mandarmi la documentazione che mi serve per posta elettronica. I miei occhi gonfi e arrossati non lasciano dubbi sul fatto che io abbia pianto per quasi tutta la notte.
Alcune parole continuano a tormentarmi – Se ti ama capirà-. Ma lui non ha capito e sono brava a fare due più due.

Intorno alle 19 vado in ufficio per prendere ciò che mi serve e il mio biglietto.
Speravo che fossero già usciti tutti ma trovo la stanza di Carlo ancora illuminata, sta ancora lavorando. Cerco di evitare la sua stanza, se adesso mi vedesse capirebbe subito che ho pianto anche per quasi tutto il giorno. A lui però non sfugge il mio ingresso e mi raggiunge immediatamente.
“Chiara, cos’è successo?” Appena vede la mia espressione sconvolta mi corre incontro.
Gli racconto ogni cosa, so che non dovrei ma non riesco a tenermi tutto dentro. “Si è arrabbiato. Abbiamo litigato furiosamente. Urlavamo in mezzo alla strada. È stato così brutto.” Le lacrime fanno di nuovo capolino e scendono velocemente lungo le mie guance. Prima che possa evitarlo sento le sue braccia avvolgermi le spalle e stringermi al suo petto. Le sue mani accarezzano dolcemente i miei capelli sciolti mentre mi sussurra all’orecchio “Shh” per calmarmi. Mi mette a disagio quell’abbraccio ma non posso fare a meno di farmi consolare da lui. Ho bisogno di un abbraccio.
“Sento che lo sto perdendo.”
“Vedrai che tornerà tutto apposto, non credo che sia così stupido da lasciarsi scappare una donna come te.”
Rimaniamo così a lungo, in silenzio. Finchè le lacrime non smettono di rigarmi il volto.
 
Quello che né io né Carlo sappiamo è che anche qualcun altro sta ascoltando la nostra conversazione. Nascosta dietro la sua scrivania c’è Serena e dal sorriso maligno che le si disegna sulle labbra non ci si può aspettare nulla di positivo. 



 
ANGOLO AUTRICE

Ciao!!! Eccomi finalmente.. Mmmm che capitolo ni... PERPIACERE NON ODIATEMI!! Doveva accadere..
Grazie ancora per tutte le vostre recensioni!! Vi adoro!!
E soprattutto per partecipare ai miei sondaggi. Ed ecco a voi il nostro FABIO
In realtà c'è stato un pareggio e ho contato anche il mio voto!!!

Bene, è ora quindi di lanciare il sondaggio SERENA:
Opzione 1
Opzione 2

E per finire voglio invitare tutti a dare un occhio ad una nuova storia originale che sto scrivendo il collaborazione con altre due autrici. Se vi va di leggere qualcosa di nuovo passate a leggere il Capitolo 1. Spero vi piaccia, Ne sarei veramente contenta.

Un abbraccio

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** CAPITOLO 16 ***





16.

Rimaniamo così a lungo, in silenzio. Finché le lacrime non smettono di rigarmi il volto.

Carlo mi stringe forte al suo petto, cullandomi dolcemente. Le sue grandi mani che mi accarezzano l’intera schiena sono tutto quello di cui ho bisogno in questo momento. 
“Hai già preparato le valigie?” Mi domanda appena i sussulti abbandonano il mio corpo. Scuoto il mio corpo incapace di emettere ancora un solo suono. “Sono le 22, dovresti farle. Ti riaccompagno a casa.”
Chiude tutte le luci e le porte e scendiamo. Fuori dall’edificio ci sta già aspettando un taxi. Per tutto il tragitto rimaniamo in silenzio, ma lui ritmicamente accarezza la mia mano per rassicurarmi. È protettivo con me quasi quanto Fabio, e la mia mente non può che constatare quanto Josh sia in errore credendo che possa essere più di un amico quando arrivati al nostro pianerottolo mi lascia davanti alla porta del mio appartamento senza fare alcunché, nonostante in quell’istante io sia evidentemente e totalmente dipendente da lui.
“Passo a chiamarti domani mattina alle 8, il nostro volo parte alle 10.30. Vestiti comoda, saranno 52 lunghe ore.”
Sorrido appena ripensando al mio abbigliamento del nostro primo volo insieme, quando ancora non sapevo chi fosse.
“Grazie di tutto. Buonanotte.” Lo saluto con un candido bacio sulla guancia appena prima di richiudere la porta dietro le mie spalle. Dopo poco più di un’ora ho già finito di preparare la valigia, la chiudo e la posiziono nell’ingresso pronta per la partenza. Infilo un pigiama leggero e mi metto sotto le coperte.
Il mio cellulare era ancora sul comodino da ieri sera: nessuna chiamata, nessun messaggio. Sembra proprio che Josh non voglia più sentirmi.
Senza pensarci seleziono il suo nome sul display e premo il tasto verde di chiamata.
Uno squillo
Due squilli
Tre squilli.
Quattro squilli.
Non risponde.
Premo il tasto rosso e mi porto le coperte fin sopra la testa, quasi non volessi far vedere a qualche presenza invisibile che mi stavo di nuovo preparando a scoppiare in lacrime.
Bip bip.
Il segnale di un nuovo messaggio mi fa scattare sull’attenti. È un messaggio di Josh:
Scusami, sono ancora troppo arrabbiato per parlare. Ci sentiamo quando torni. Fa buon viaggio.
Rileggo più volte il suo sms. Il fatto che mi abbia risposto mi solleva lievemente ma mi turba la sua freddezza.
Premo velocemente il tasto rispondi e scrivo due parole.
Ti amo.
Guardo intensamente il mio testo decisa a spedire l’sms, tuttavia un istante prima di premere il tasto invia qualcosa blocca il mio indice. Non posso dirglielo così, per messaggio e senza la certezza di essere ancora la sua ragazza.
Cancello le due parole e cambio la mia frase.
Come preferisci. Dovrei tornare domenica, salvo imprevisti.
 
 
La mattina seguente mi alzo molto presto, indosso un paio di leggins, una felpa e della scarpe da ginnastica. In fondo saranno 52 lunghe ore e io amo viaggiare comoda. Lego i  capelli in uno chignon disordinato ed evito di truccarmi, al mio ultimo viaggio il mascara era sbavato per l’intera guancia.
Sul pianerottolo trovo Carlo che si offre di portare anche la mia valigia decisamente più pesante di me, e Anna e Serena che hanno deciso di accompagnarci in aeroporto per salutarci. Chiacchierano allegre con noi invitandoci a fermarci qualche giorno per visitare la città appena finito il lavoro.
Io mi raccomando con entrambe di seguire l’ufficio e di contattarci per qualsiasi dubbio, imprevisto o problema. Entrambe annuiscono divertite cercando di convincermi di aver lasciato la sede in ottime mani. Elenco ad Anna tutte le pratiche che dovrà sistemare per me, finchè al nome di una grande ditta di Beverly Hills mi blocco inorridita. L’immagine di me che venerdì sera entro nell’appartamento di Josh e, controllando se Josh è nell’appartamento, poggio la cartellina su uno degli sgabelli della cucina prima di correre in strada alla sua ricerca mi compare improvvisamente davanti agli occhi.
“MERDA. Anna, l’ho lasciata a casa di Josh. Beh non c’è fretta. Venerdì torna Fabio mandalo da lui a prenderla.”
 
 
Il viaggio fino ad Hong Kong fu interminabile, e le 10 ore di ritardo al’ultimo scalo a Londra ha decisamente reso il tutto ancora meno sopportabile. Comunque questo calvario non era niente paragonato a quello che ci aspettava.
Per i 3 giorni successivi io e Carlo lavoriamo senza sosta, di giorno in azienda, di notte nella mia camera d’albergo. Mangiamo spaghetti leufilizzati e ravioli in abbondanza senza mai smettere di prendere appunti, guardare slide ed elaborare progetti. Perfino a notte fonda invece di dormire entrambi ci stendiamo a letto a turno per non perdere troppo tempo.
Ogni volta che il mio cellulare suona il mio cuore perde un battito nella speranza che si tratti di Josh, ma lui purtroppo sembra ancora deciso a non voler parlare con me. Deve essere ancora arrabbiato. Gli occhi azzurri di Carlo si fissano su di me ogni volta che osservo lo schermo del mio IPhone, deve aver sicuramente colto il mio stato d’animo tutt’altro che felice e anche se non riesce a nascondere la sua apprensione, evita di dire alcunché.
Mercoledì sera siamo pronti a presentare una bozza di accordi ai creditori. La riunione dura quasi tre ore ma alla fine, dopo alcune correzioni, finalmente sono tutti d’accordo.
Dall’eccessiva euforia del titolare dell’azienda, il sig. Konomi, capisco che non si aspettava un tale risultato da noi, in effetti il nostro primo tentativo si era dimostrato un buco nell’acqua. Aveva ragione Carlo, insieme lavoriamo decisamente meglio.
Dopo aver stretto decine di mani e salutato tutti dandoci appuntamento per l’indomani per la sottoscrizione dei contratti, e veniamo invitati a cena in uno dei più rinomati ristorati della città. Tavoli intagliati in legno, lanterne si carta, alle pareti affreschi raffiguranti draghi e cavalieri. Le cameriere vestite con elegantissimi Kimoni. Al mio secondo apprezzamento su quell'abito caratteristico il sig. Konomi si avvicina al proprietario e torna sorridente al mio tavolo con un pacco contenente un kimono identico per me. Cerco di rifiutare ma lui insiste e io accatto il meraviglioso regalo. Mangiamo assaporando ogni piatto tipico cinese e beviamo, forse un po’ troppo soprattutto quando ci fanno assaggiare 8 tipi diversi di grappe di propria produzione.
Ovviamente Carlo, che è totalmente astemio, rifiuta tutti i sui shot che finiscono davanti a me mentre gli altri commensali mi incitano a bere. Al dodicesimo bicchierino fisso i miei occhi in quelli di Carlo supplicandolo silenziosamente di salvarmi da quell’attacco alcolico. Fortunatamente coglie al volo il mio messaggio e si alza dalla sedia aiutandomi a rimettermi in piedi sui miei vertiginosi tacchi.
“Scusateci. Vi ringraziamo per la bellissima serata, ma credo sia giunto il momento per noi di tornare in albergo. Ci vediamo domani.”
Ci congediamo entrambi e usciamo dal ristorante.

Avrei bisogno di prendere aria ma i miei tacchi sono troppo alti per camminare a lungo (e non credo che sarei capace di orientarmi in questa città). Optiamo quindi per prendere un taxi.
Ci sediamo entrambi sul sedile posteriore. Mi rendo conto che il mio, già forse un po’ troppo corto, vestito è salito eccessivamente lungo i fianchi quando noto Carlo fissare la carne delle mie cosce scoperte. L’essere beccato lo fa avvampare talmente violentemente che non riesco a trattenermi dallo scoppiare a ridergli in faccia mentre con le mani cerco di sistemarmi al meglio.
“Mi hai stupita sai.”
Lui piegò leggermente il sopracciglio sinistro, lanciandomi un’occhiata interrogativa. “Stupita?”
Annuisco sorridendogli. “Si. Non offenderti ma ti credevo più bacchettone e meno divertente, invece è stato bello lavorare insieme questi giorni. E devi ammetterlo, siamo stati grandi!”
Inizialmente Carlo sembra non prendere troppo bene il mio commento, ma alla seconda parte il suo volto si distese in un ampio sorrio. “Dove non arrivavo io c'eri tu. E viceversa.”
“Si, ci completiamo.” Affermo euforica completando la sua frase.
Arrivati al nostro albergo, da ottimo cavaliere, mi aiuta a scendere dalla vettura, paga il tassista e mi accompagna fino alla mia camera da letto.
Infilo la chiave elettronica nell’apposita fessura ed entro ma appena mi volto per richiudere la porta alle mie spalle e salutare il mio collega mi rendo conto che lui mi ha seguita all’interno della stanza.

“Cosa fai?” Gli domando sgranando gli occhi per lo stupore.
Lui sorride divertito dalla mia reazione. “Mi ero abituato a stare qui.” Risponde semplicemente scrollando le spalle.
“Perché dovevamo lavorare. Ma stasera ho bisogno di dormire.” Alzo una mano e la poggio sui suoi pettorali cercando di spingerlo fuori, senza tuttavia riuscire smuoverlo di un solo passo.
“Ma dormivamo anche.” Continua lui ancora sorridendo.
“Carlo, non credo che sia appropriato. Vai nella tua stanza.”
Porto anche l’altra mano sul suo torace sperando in questo modo di ottenere un effetto migliore ma lui in risposta mi afferra per le braccia e mi tira a sé, stringendo il mio corpo al suo. Rabbrividisco sentendo il suo respiro caldo sul mio collo prima che inizi a baciarlo risucchiando all’interno della sua bocca la carne nuda.
“Carlo, co-cosa stai facendo? Fer-fermati!” Balbetto presa alla sprovvista.
“Perché? Mi sembrava che lo volessi.”
Il suo respiro si fa sempre più pesante mentre risale lungo la mia mascella premendo le labbra carnose sulla mia pelle lasciando piccoli baci, incapace di impedirgli di arrivare alla mia bocca. Senza rendermene conto le sue labbra si scontrano violentemente sulle mie facendomi gemere per il dolore. I suoi occhi, non più azzurri ma quasi neri per la lussuria, si illuminarono fraintendendo il mio verso mentre la sua lingua iniziò a farsi strada irruentemente all’interno della mia bocca, intensificando il suo bacio. Siamo talmente stretti che posso sentire la sua erezione premere sul mio bacino.
Cerco di divincolarmi e allontanarlo da me ma è molto più forte e porta le mie mani dietro la mia schiena bloccandole con una mano mentre con l’altra afferra il mio sedere stringendolo violentemente. 
Approfitto dell’istante in cui stacca la sua bocca dalla mia per riprendere aria per urlare con il poco fiato che mi è rimasto in corpo.
“NO!”
Il mio grido sembra riportarlo alla realtà. Si blocca fissando nuovamente i suoi occhi nei miei.
“No?” Ripete titubante cercando di capire se veramente non è mia intenzione ricambiarlo “Ma hai detto che.. Noi ci completiamo.” Il respiro ancora affannato.
“Nel lavoro! NEL LAVORO CARLO. Mi hai fraintesa. Io sono fidanzata.” Sbotto cercando nuovamente di liberare le mani, nuovamente inutilmente.
“Beh mi pare che il tuo fidanzato non si sia fatto sentire molto in questi cinque giorni.” Il suo tono esprime tutto il suo disprezzo verso Josh. Sgrano gli occhi a questa reazione rabbiosa. So che ha ragione ma finchè non mi dirà il contrario, per me io sono ancora la sua fidanzata.
“Carlo no. Non ci sarà niente tra di noi. Non farei mai una cosa così cattiva a Josh. E non con te. Siamo colleghi.”
Solo a questo punto lascia finalmente andare le mie mani e allontana il suo corpo dal mio. Sembra aver capito.
Schiude lentamente le labbra cercando nella sua mente le parole per ribattere ma prima che possa aggiungere altro alzo la mano e gli tappo la bocca per zittirlo.
“No, non dire altro. Il viaggio è finito. Io sposto il mio biglietto di ritorno al primo volo disponibile. Tu se vuoi resta. Faremo finta che non sia successo niente.”
Gli dico prima di spingerlo fuori dalla porta senza alcuna sua opposizione.  Lui rimane in silenzio a fissarmi colpevole mentre gli sbatto la porta della mia camera praticamente in faccia.
Aveva ragione Josh. Non sarei dovuta venire qui.
Prendo il pc e cerco i voli di ritorni. Ne parte uno tra meno di due ore e per mia fortuna è diretto. Faccio le valige di corsa infilando alla buona tutti i miei effetti all’interno e chiamo un taxi.
Tra circa 30 ore sarò da lui.
 
 
 
POV JOSH
Giovedì ore 19.
Suonano al citofono.
Afferro la cornetta e salutando il portiere gli chiedo se c’è qualcuno per me alla porta.
“Mi scusi se la disturbo sig. Hutcherson. C’è qui una signorina. Dice di chiamarsi Serena, e di essere collega della signorina Chiara. Dice che l’ha mandata a prendere una pratica che ha dimenticato da Lei la settimana scorsa.”
Mi guardo intorno cercando una delle sue cartelline. Non vedendo nulla mi limito a rispondere “Falla salire.”
“Ciao attore.” Saluta quando le porte dell’ascensore si aprono. Indossa un vestito cortissimo e abbastanza trasparente. In controluce si vede chiaramente che indossa un perizoma. Ringrazio Mr Avery e lo congedo.
“Ciao Serena. Entra. Posso offrirti qualcosa?”
“Un bicchiere di vino grazie!” Risponde con un sorriso smagliante.
Prendo dalla cantinetta una bottiglia di vino, la stappo e riempio due bicchieri.
“Non mi ero accorto che Chiara avesse dimenticato qui qualcosa.” Le dico guardandomi ancora una volta intorno cercandola.
“Immagino, non deve essere una cartellina molto grande e poi so che eri abbastanza turbato.”
“Co- cosa?” Balbetto incredulo. “Cosa sai tu?”
Lei si porta una mano davanti alla bocca ridendo evidentemente imbarazzata “Ops. Scusami forse non dovevo. Forse è meglio che vada.”
Poggia il bicchiere sull’isola e si volta per andarsene. Io però la blocco afferrandola per un braccio. Non può lanciare il sasso e nascondere la mano. Ora devo sapere ogni cosa.
“Cosa ti ha raccontato Chiara?” Mi sembra così strano che le abbia raccontato di noi, tra loro non scorre buon sangue.
“A me non ha raccontato nulla. Lei a malapena parla con me.” e si indica con il pollice.
“Allora?” Alzo il sopracciglio destro e la scruto in cerca di una spiegazione.
Lei alza le spalle in segno di resa. “Beh, io però non ti ho detto niente.” Annuisco per farla continuare a parlare.
“Giovedì sera è venuta in ufficio dopo le sette e l’ho sentita mentre lo raccontava a Carlo. Gli diceva che tu eri geloso di lui e che non volevi che lei andasse in Cina. Lei però ha detto che niente l’avrebbe fermata.” Poi inspira profondamente. “Mi dispiace. Loro ridevano di te.”
“Ridevano?” Ripeto sperando si non aver capito bene e di essere corretto.
“Si. Josh, non dovrei dirtelo perché non ne sono sicura ma credo che tra loro ci sia qualcosa. So che a Carlo è sempre piaciuta e si sono molto avvicinati nel periodo in cui tu eri ad Atlanta.”
“Hanno una relazione?” Il mio tono si incrina leggermente mentre cerco di ignorare lo strano bruciore mi colpisce la bocca dello stomaco.
Lei prende la bottiglia e mi versa un altro bicchiere di vino.
“Io ti riferisco solo quello che si dice in ufficio. In effetti Carlo mi ha mandato ieri una mail dicendomi che avevano finito il lavoro ad Hong Kong ma non torneranno prima di domenica sera. Credo vogliano restare da soli per un po’… senza occhi indiscreti” Poi mi sorride lievemente. “Beviamoci su dai. Non pensarci.” L’immagine di loro due insieme mi passa davanti agli occhi. Dovevo aspettarmelo. Afferro il bicchiere e lo bevo d’un fiato mentre una violenta scossa di rabbia attraversa ogni singolo muscolo del mio corpo.


 
Angolo Autrice

eccomi qui... è stata dura ma sono riuscita ad aggiornare.. il capitolo è un po' ... così... 
Insomma.. finalmente Carlo ha deciso di provarci con la nostra Chiara, ma lei ovviamente l'ha rifiutato.. E ha preso un aereo per tornare immediatamente a Los Angeles dal nostro Josh.. ora che sa che era lei a sbagliarsi può scusarsi con Joshino e far pace con lui... ma che conseguenze avrà l'evidente (per noi) bugia di Serena??

Ed ecco tutti i nostri protagonisti al completo.
JOSH, CHIARA, FABIO, CARLO E SERENA
Spero sia di vostro gradimento.. Ringrazio ancora tantissimo per tutte le vostre recensioni in particolare le mie fedelissime! E voglio approfittare per invitarvi a dare un occhio alle loro storie che sono molto molto carine.
Al prossimo aggiornamento!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** CAPITOLO 17 ***



17.

Venerdì. Ore 2 del mattino.

Scesa dall’areo mi sono fiondata in un taxi diretta a casa di Josh. Vorrei salutare Mr Avery ma sta dormendo beato nella sua guardiola. Fortunatamente ho le chiavi e non devo svegliarlo.
Entro nell’ascensore fermo al piano terra e infilo la mia chiave premendo il pulsante dell’attico. Mai come in questo momento ho amato così tanto quel regalo.
Stasera faremo pace, a QUALUNQUE costo. Non ci siamo lasciati nel migliore dei modi e so che lui non mi aspetta prima di domenica. Indosso ancora gli abiti della cena di ieri sera e anche se ammetto di aver bisogno di una doccia, sono sicura che gli piacerà il mio vestito.

Le porte si aprono ed entro nel salotto. Mi sfugge un sorriso nel vedere la stanza piuttosto disordinata. Il divano è completamente disfatto, i cuscini in terra. Deve essersi addormentato davanti alla televisione come al suo solito. Sul tavolino una bottiglia di vino vuota e un bicchiere, per terra un altro rotto. Conoscendo Josh l’avrà fatto cadere e non avrà avuto voglia di raccoglierlo, si sarà limitato a sostituirlo. Poggio sull’isola della cucina la borsa. Il lavandino è pieno di piatti sporchi, probabilmente non li lava da giorni.
È proprio un disastro. In fondo ha solo 21 anni, non posso aspettarmi molto.
Sorrido ancora tra me e me lasciando la giacca su una sedia e mi dirigo verso la camera da letto.
Apro la porta scorrevole il più silenziosamente possibile e rimango immobile appesa allo stipite della porta per non crollare al suolo.
La luce entra fioca dalla finestra ancora aperta, e tutto diventa improvvisamente più chiaro, in particoare nella mia mente.
I piatti di una cena nel lavabo, una bottiglia vuota e due bicchieri, il divano su cui Josh non ha dormito e non è stato da solo.
La scena di fronte a me parla chiaro.
Josh dorme beatamente, le lenzuola coprono solo metà del suo corpo lasciando intuire che indossa solo un paio di boxer, o forse nemmeno quelli.
Sul suo torace una chioma bionda arruffata segue ritmicamente il suo respiro.

Faccio qualche passo indietro incapace di distogliere lo sguardo da quella scena raccapricciante e urto il mobiletto alle mie spalle che sbatte sul muro rumorosamente. Il mio sguardo rimane fisso su Josh pregando tutti i santi che conosco affinchè non si svegli ma fortunatamente il fracasso sembra non aver disturbato il suo sonno. Voltando le spalle alla camera tuttavia mi rendo conto che la ragazza ha alzato la testa e mi sta fissando.
La luce la illumina appena ma i suoi capelli biondi e il suo naso sono inconfondibili.
SERENA.
Faccio finta di non vederla e torno nel salone sperando che lei faccia altrettanto. Il più velocemente possibile prendo la giacca e la mia borsa dall’isola ed entro in ascensore premendo più volte energicamente il tasto 0.

Mi fiondo in strada lasciando sbattere il portone e giro a destra incamminandomi a piedi per non rimanere davanti a quel palazzo.
Dopo qualche isolato il dolore ai piedi per i miei tacchi alti diventa insopportabile. Mi fermo e mi guardo intorno realizzando di non avere la minima idea di dove mi trovo. Mi sfilo le scarpe col tacco e procedo a piedi nudi. Vorrei chiamare un taxi ma non saprei indicargli la mia posizione, e non voglio fermare i pochi passanti che mi sembrano poco raccomandabili nè tantomeno tornare indietro, quindi procedo per la mia strada.
Sento alcuni ragazzi farmi qualche commento alle spalle ma non mi preoccupo. Forse sono un’incosciente ma continuo da sola per la mia strada. Credo che ormai i miei piedi stiano sanguinando ma non sento dolore, o almeno non sento dolore fisico. Il dolore è dentro di me e per quanto io stia cercando di reprimerlo si sta facendo strada sempre più velocemente. Devo arrivare a casa.
Finalmente trovo una caffetteria aperta. Deve trattarsi di un ritrovo per prostitute vista la clientela. Per questo opto per sedermi al bancone.
Mi abbasso per infilarmi le scarpe ma cambio immediatamente idea notando che i miei piedi sono completamente neri con dei profondi tagli da cui sgorga del sangue e queste scarpe costano più di 500 dollari. Le lascio sullo sgabello vicino al mio e ordino un caffè. La barista mi serve immediatamente. Vedo dalla sua faccia che è incuriosita, forse anche preoccupata per me, ma fortunatamente non mi chiede nulla. Sono io a chiederle l’indirizzo preciso del locale per poter chiamare un taxi che arriva dopo circa venti minuti. Salgo e mi faccio accompagnare a casa.

Arrivata davanti alla porta del mio appartamento mi lascio andare al mio dolore che quasi mi toglie il respiro, l’ultima cosa di cui ho bisogno è stare da sola. Ho bisogno di compagnia e di una spalla su cui piangere. Fino ad oggi non avevo ancora capito quanto sia stata fortunata di aver avuto la possibilità di portare con me il mio migliore amico.
Percorro correndo il tratto di corridoio che ci separa passando davanti alla porta dell’appartamento di Serena, evidentemente vuoto, e busso, busso più volte, sempre più forte. Devo svegliarlo.
“Insomma, si può sapere chi cazzo è a quest’ora.” Sento la voce impastata di Fabio che imprecando si avvicina alla porta. Apro la bocca per rispondergli ma nonostante i miei sforzi non esce alcun suono. Non sono più capace di trattenere le lacrime che adesso mi rigano copiosamente le guance. 
Fabio, con indosso solo un paio di mutande, apre scocciato la porta ma la sua espressione cambia nell’istante in cui mi vede davanti a sé.
“Chiara, quando sei tornata?” Posso sentirlo sorridere felice della mia presenza finchè non alzo il viso verso di lui.
La sua espressione cambia improvvisamente e mi afferra per le spalle. “Cos’è successo?”
Io però sono incapace di rispondergli e mi tuffo su di lui nascondendo il viso sul suo petto. Le sue braccia mi stringono immediatamente accarezzandomi e cercando di trattenere i miei singhiozzi convulsi.
“Chiara cos’è successo?” Mi domanda di nuovo ancora più allarmato ma io non riesco a parlare. Rimango attaccata al suo torace lasciando cadere pesantemente al suolo le mie scarpe attirando la sua attenzione verso i miei piedi.
“Cazzo ma sei ferita!” Mi allontana leggermente da lui per guardarmi meglio. Vedo i suoi occhi scorrere su ogni centimetro del mio corpo. Evidentemente sta pensando al peggio.
“Cosa cazzo è successo?” Le sue mani sulle mie spalle mi scuotono sempre più violentemente quasi a volermi far uscire dal mio stato di trance. Io però rimango ancora in silenzio incapace di esprimere alcun pensiero. Nella mia mente solo l’immagine di Josh e Serena insieme.
Dopo l’ennesimo scossone e una nuova richiesta di spiegazioni Fabio rinuncia a farmi domande, mi prende in braccio e mi porta di peso sul divano. Mi tiene attaccata al suo petto nudo mentre mi culla per cercare di calmarmi.

Una voce femminile accanto a noi. “Va tutto bene?” Non conosco la sua voce ma non mi sposto per vedere chi sia. Era in compagnia e io gli sono piombata in casa rovinandogli la serata. Questo mi fa piangere ancora di più, se possibile.
“Si tranquilla. Credo che sia meglio che tu vada a casa tua.”
“Sicuro che non posso fare niente?” Il suo tono sembra più offeso che preoccupato.
“Si. Ti ho detto che è meglio se vai via.” Insiste lui con freddezza.
“Ma-ma  Fabio sono le quattro del mattino!” Risponde alzando leggermente il tono della voce.
Posso sentire chiaramente tutti i muscoli del torace e delle braccia di Fabio tendersi ed irrigidirsi. “VESTITI ED ESCI.” Risponde urlando.
I pesanti passi mi lasciano intuire che la ragazza deve essere andata in camera a vestirsi, dopo poco più di un minuto torna nel salone e si ferma accanto a noi.
Fabio continua ad accarezzarmi dolcemente la testa con una mano mentre con l’altro braccio mi stringe contro il suo petto.
“Io me ne vado ma ti consiglio di non chiamarmi mai più.” Gli dice in tono stizzito prima di allontanarsi.
“Tranquilla, non l’avrei fatto comunque.”
Capisco che siamo rimasti soli quando la sento sbattere violentemente la porta.
Rimango attaccata al suo petto respirando il profumo della sua pelle e piango più lacrime di quante credevo di avere. Solo dopo più di un’ora inizio a calmarmi ma non riesco ancora a parlare né ad abbandonare l’abbraccio del mio amico.
Come sempre a Fabio non servono parole per capire cosa mi passa per la mente. Solleva entrambi dal divano e mi porta in braccio fino in camera dove stende entrambi sul letto. Stremata riesco ad addormentarmi stretta nel suo abbraccio.
 
Angolo Autrice

Ecco qui il nuovo capitolo. Ho aggiornato prima del previsto ma visto che ero pronta perchè attendere.
Il capitolo è.. Triste. Vi giuro che mi sono sentita male pensandolo e scrivendolo, avevo un'ansiaaaaaa.
Mi sembrava quasi di aver beccato il mio fidanzato.
Sto diventanto Josh dipendente.
Detto questo spero che vi sia piaciuto comunque il capitolo nonostante la svolta negativa.
Un abbraccio 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** CAPITOLO 18 ***


 
18.


Mi risveglio da sola nel letto del mio amico.
Lui non c’è e quando noto la sveglia che segna le undici del mattino capisco che deve essere andato in ufficio. Chissà se avrà dormito almeno qualche ora. Mi ha lasciato un cornetto e un succo di frutta sul comodino ma anche solo la loro vista mi fa venire da vomitare.
Gli occhi mi bruciano terribilmente, probabilmente devo aver continuato a piangere per tutta la notte e sono sicura che devono essere gonfissimi. Anche i piedi mi fanno male, non è stata una bella idea camminare per tutti quegli isolati scalza. Ricordo di aver notato alcuni tagli profondi da cui il sangue usciva copiosamente. Spero solo di non aver fatto infezione.
Con molta cautela alzo le coperte e cerco di controllare la situazione. Immediatamente noto che non indosso più il mio abito ma una t-shirt grigia. Fabio deve avermelo sfilato mentre dormivo per farmi stare più comoda. Spingo lo sguardo più in basso e vedo che mi ha anche pulito e medicato i piedi applicando alcuni cerotti nei punti in cui si trovavano le ferite più grosse. Non deve aver dormito un solo minuto per prendersi cura di me.
 Mi ricopro e mi giro sul fianco sperando di riaddormentarmi mentre una parte di me spera di scoprire al risveglio che si è trattato solo del mio peggiore incubo. Purtroppo ormai non ho più sonno, ma rimango a letto immobile, senza dire né pensare a niente perché è meglio il vuoto che il dolore, incapace di chiudere gli occhi per non trovarmi di fronte l’immagine raccapricciante di Josh e Serena.
Credevo di aver terminato tutte le mie lacrime ieri sera, ma mi ricredo immediatamente appena il mio pensiero si sofferma su Josh, sentendo gli occhi inumidirsi. Stringo gli occhi più che posso per ricacciarle indietro decisa a non piangere più per lui, ma il dolore è più forte della mia determinazione e schiaccio la faccia sul cuscino che abbandonandomi ad un pianto irrefrenabile, inzuppando la federa nera.
Continuo così per ore, finché non sento rientrare Fabio che corre immediatamente da me.
“Piccola.” Mi saluta accarezzandomi delicatamente la testa. Si volta verso il comodino. “Non hai toccato cibo?” Mi domanda amareggiato. Io mi limito a scuotere la testa in risposta.  
“Hai almeno bevuto un po’ d’acqua?” Scuoto ancora la testa. Lui sospira profondamente. “Devi almeno bere Chiara però.” Mi sussurra accarezzandomi di nuovo.
“Ti sei mai alzata dal letto?” La mia risposta è sempre la stessa. Lui sgrana gli occhi shoccato. “Nemmeno per andare in bagno?” Fino a queste parole non mi ero accorta che effettivamente mi scappa la pipì. Scosto leggermente la coperta e scendo giù dal letto. Appena mi alzo in piedi però sento le gambe non reggere il mio peso e se non fosse per le forti braccia di Fabio pronte ad afferrarmi sarei sicuramente crollata al suolo.
“Cazzo. Vieni ti accompagno io.” Mi prende in braccio e mi porta di peso fino in bagno. Mi poggia sul water e girando la testa per non guardare mi abbassa le mutandine. “Chiamami quando hai finito. Non provare ad alzarti da sola.” Mi dice prima di chiudere la porta alle sue spalle.
Quando ho finito mi viene a riprendere. Sempre senza guardare mi aiuta a rivestirmi e mi riporta di peso verso il letto. Mi porta un bicchiere d’acqua e mi ordina di bere. “Devi almeno bere Chiara o mi toccherà portarti in ospedale.” Mi sforzo di bere mentre lui si spoglia e rimane solo in boxer. Si infila nel letto accanto a me e dopo avermi aiutata a poggiare il bicchiere sul comodino, mi stringe forte tra le sue braccia. “Sai che quando vorrai parlarmi io sono qui.”
Io non rispondo. Mi sento tremendamente in colpa. Da quando sono arrivata a casa sua in stato catatonico non ho aperto bocca. Deve essere tremendo per lui vedermi così senza una spiegazione.
Rimaniamo in silenzio, uno nelle braccia dell’altro, dal ritmo accelerato del suo respiro sento che nemmeno lui sta dormendo.
Quando riapro gli occhi è mattino. Lui è sveglio e mi sta fissando. “Te la senti di mangiare qualcosa?” Gli faccio no con la testa e questo lo innervosisce. “Piccola passi che non stai mangiando da non so quanto, ma se non mi parli ancora sarò costretto a chiamare uno psicologo. Dimmi qualcosa?”
Scoppio a piangere di nuovo e mi stringo al suo petto. Lo sento irrigidirsi di nuovo. “è successo qualcosa in Cina? Chiara parlami? Io non posso vederti così. Adesso chiamo Josh e gli dico di venire qui.”
No, Josh no. Non voglio che venga qui. Per la paura di trovarmelo di fronte ritrovo improvvisamente la voce per urlare “NO, NON CHIAMARLO!”
Lui si blocca e mi alza il viso per guardarmi negli occhi. “Cosa cazzo è successo.”
Gli racconto tutto.
“Fabio abbiamo litigato furiosamente in mezzo ad una strada. Non voleva che andassi con Carlo ad Hong Kong perché credeva che lui volesse provarci con me. Io gli ho risposto male e sono andata via. Ma lui aveva ragione. Carlo mi ha costretta a baciarlo.” Le braccia di Fabio che ancora mi cingono i fianchi si irrigidiscono “Si è spinto oltre?” Scuoto immediatamente la testa. “No, no. Mi ha solo baciata. Poi si è fermato.” Lui sorride leggermente anche se un lampo di rabbia sta ancora attraversando i suoi occhi “Bene. Allora non preoccuparti. Spiegalo a Josh, sono sicura che capirà e ti perdonerà. Ed io lo aiuterò a picchiare Carlo.” Il gemito che uscì dalla mia bocca lo lasciò senza parole.
“Sono andata da lui per parlargli e lui era con Serena…” inspirai profondamente prima di chiarire “…a letto.”
Lo scatto di Fabio mentre si alza in piedi mi fa sobbalzare. Lo vedo stringere i pugni talmente stretti da far sbiancare le nocche e colpire con violenza il muro più volte fino a ferirsi, mentre io immobile assisto terrorizzata a quella scena. Lo sentivo ruggire in preda alla rabbia che aumentava ad ogni pugno. Era furioso. “Non so a chi dei due metterò prima le mani addosso.” Disse prima di tirare l’ennesimo pugno sporcando di rosso la parete candida. Mi portai le mani alla bocca terrorizzata. “Anzi lo so. Carlo non è ancora tornato quindi tocca a Josh. Oh si.  Voglio proprio vedere il suo bel visino tumefatto quando avrò finito con lui. Prima lui e poi Carlo.”
Mi alzai anch’io in piedi cercando di reggermi sulle mie gambe da sola e gettandomi su di lui per evitare che continui a farsi del male. “No Fabio, lascia stare.” Lo imploro piangendo.
“Lasciare stare? Tu sei ridotta uno straccio perché quel bell’imbusto si è divertito con quella…” Si blocca rendendosi conto delle lacrime che nuovamente mi rigano le guance.
“Lascia stare ti prego.” Lo supplico di nuovo.
Lui mi circonda le spalle con le braccia e mi stringe al suo petto “Va bene Chiara. Lascerò perdere… per adesso.” Sussurra baciandomi il capo e accarezzandomi con dolcezza i capelli. Dolcemente mi riporta sul letto e ci stendiamo di nuovo. “Adesso vuoi mangiare qualcosa?” “No.” Gli rispondo prima di poggiare la testa sull’incavo del suo collo. Sbuffa irritato dalla mia risposta ma senza smettere si coccolarmi. Prima o poi mi costringerà a mangiare ma per adesso proprio non ce la faccio.
 
 
 
POV JOSH

Domenica. Ore 13:00
Oggi non ho voglia di alzarmi dal letto. Il telefono continua a squillare. Ad ogni chiamata mi limito solo a controllare il nome sullo schermo. Ma ogni volta è il mio agente, o Jennifer, o Avan. Lei non chiama. Avrebbe detto che lo avrebbe fatto, ma credo che la situazione sia cambiata.
Sento il telefono vibrare di nuovo accanto alla mia testa. Lo sollevo per controllare. Di nuovo Jennifer. Lascio cadere il cellulare sul cuscino e la ignoro.
Credo di aver chiuso appena gli occhi quando sento il citofono suonare. Mi alzo e mi fiondo all’apparecchio accanto alle porte dell’ascensore.
“Si?”
“Signorino Josh. C’è la signorina Lawrence che pretende di salire.”
Dall’altra parte sento anche la voce di Jennifer che impreca contro Alfred per salire. “Dannato portiere. Tu non hai idea di chi sia io, se ti dico che voglio salire tu devi farmi salire, senza chiedere il permesso a nessuno.”
Mi sfugge una risata immaginandomela mentre, paonazza per la rabbia, urla contro il povero Alfred. “Falla salire.”
Nel frattempo torno in camera e mi infilo un paio di pantaloni di tuta grigi e una maglietta nera con il collo a V.
Quando le porte dell’ascensore si aprono Jen si fionda all’interno del salotto urlando.
“Hai idea di quanto siamo tutti preoccupati? Avan è già su un aereo diretto qui. Il tuo agente è spaventato a morte. Che cosa ti è preso?” Mi afferra per le spalle scotendomi con forza quasi a volermi risvegliare da una sorta di trance.
“Smettila Jennifer. Sto bene, sto bene.” Cerco di tranquillizzarla.
“Beh non mi sembra proprio. Che faccia hai?” Mi scruta incuriosita sperando di leggere quello che non voglio dirgli sul mio volto. “Cosa diavolo sta succedendo?”
Mi siedo su uno degli sgabelli dell’isola e indico quello accanto a me a Jennifer per farla sedere.
“Che problema hai?” Insiste fissando i suoi occhi nei miei.
“Chiara. Ecco il problema.” Sbotto liberandomi del peso enorme che mi opprimeva il petto.
Jennifer alza un sopracciglio castano incuriosita. “Avete litigato di nuovo?”
Inspiro profondamente. “No, cioè si. A dire il vero abbiamo litigato la settimana scorsa perché io non volevo che lei andasse in Cina con Carlo. Lei si è arrabbiata. Mi ha detto che sono un bambino geloso e ha pure tirato in mezzo te dicendo che noi non facciamo altro che baciarci ma che lei non me lo impedisce.”
L’espressione di Jennifer cambia improvvisamente. Sembra irritarsi. “Che discorsi sono. È lavoro.”
“L’ho detto anch’io. Ma lei insisteva dicendo che anche il suo è lavoro e quando gli ho detto che Carlo provava qualcosa per lei si è arrabbiata ed è andata via. Poi è partita.” Jen annuì lievemente.
“Non vi siete più sentiti?”
Scuoto la testa. “No, ha provato a chiamarmi il giorno dopo ma ero ancora troppo arrabbiato e le ho detto che ci saremmo sentiti al suo ritorno e lei mi ha detto che sarebbe tornata oggi.”  Inspiro un’altra volta profondamente. “Non è tutto. Ho visto una sua collega. Mi ha detto che Chiara e Carlo hanno una relazione.” A queste parole sento la voce calarmi improvvisamente.
“Una relazione?” Il suo sguardo pieno di compassione mi fa venire da piangere.
“Si. Tutti lo sanno in quell’ufficio. A quanto pare non lo nascondono molto bene. Hai visto anche tu che lui era chiaramente interessato a lei. E quella volta che li ho trovati insieme. Mi stava prendendo in giro.”


 


Angolo Autrice

Ciaoooooo
Eccomi qui con il nuovo capitolo..
Che dire.. Siamo un po' di passaggio. Chiara si sfoga con Fabio che per il momento sembra aver tenuto sotto controllo la rabbia e Josh con Jennifer.. Però caro Josh mi sembra che tu abbia raccontato solo quello che ti ha fatto comodo..
E nella sua testolina bacata è sicuro che Serena abbia detto la verità. Dico io.. lei è quello che è, sai che odia la tua fidanzata, nemmeno la conosci, però credi ad ogni sua parola come oro colato..
Vabbè, i maschi sono tutti strani.. 
Comunque adesso attendiamo un confronto tra loro.

Al prossimo capitolo!!!

Anticipazioni: 

“LE HO PROMESSO CHE NON TI AVREI TOCCATO MA VATTENE PRIMA CHE LEI ARRIVI!”
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** CAPITOLO 19 ***






 
19.

 
Lunedì. Ore 8.00.
Entro in ufficio con Fabio che è diventato praticamente la mia ombra. Ha insistito a lungo perché rimanessi a casa ma non ho voluto sentire ragioni. So che è solo preoccupato per me e ancora si lamenta per la mia totale assenza di appetito, ma ormai non ho nemmeno più giramenti di testa.
Anche oggi non sono riuscita a mangiare nulla ma ho accettato almeno il Chococappuccino che mi ha offerto. Mi lascerà in pace fino all’ora di pranzo così.
Superate le porte dell’ascensore lancio un’occhiata fugace verso la scrivania di Serena e noto che è vuota. Fortunatamente deve essere fuori questa mattina. Spero che, avendomi vista, non cercherà di avvicinarsi a me. Non è mia intenzione vendicarmi con lei, non è lei ad avermi tradito, e non era nemmeno mia amica. E comunque non è nel mio stile. Però non potrei sopportare la sua arroganza e se dovesse starmi troppo addosso potrei mandarla in qualche paesino sperduto per un lungo periodo come mi ha suggerito ieri Fabio.
Mi siedo alla mia scrivania e apro le mail. Alcune sono dalla Cina. Si complimentano per il lavoro svolto per gli accordi e la redazione dei contratti e sono dispiaciuti che il mio “malessere” mi abbia costretta a ritornare a Los Angeles. Carlo deve avermi coperta e condiviso tutto il merito con me, dal’altronde non poteva certo dire la verità.
Apro un altro messaggio proveniente dalla sede in Italia. Il mio vecchio capo è contentissimo del lavoro svolto. Lui non sa nemmeno che sono tornata prima. Eviterò di dirglielo a quanto pare lo sanno solo Carlo e Fabio.
Rispondo velocemente a tutta la posta in entrata. Una volta terminato alzo lo sguardo e noto Carlo in piedi davanti alla mia porta intento a fissarmi. Sembra imbarazzato e triste.
Alzo la mano in segno di saluto abbozzando un sorriso.
Vedendo il mio gesto si fa avanti ed entra nella mia stanza chiudendo la porta, sicuramente per non far sentire nulla ai nostri collaboratori.
“Chiara scusami. Non so cosa mi sia preso. Ho frainteso tutto, non che tu abbia fatto nulla per illudermi. Scusa insomma. Non succederà più!”
Non è facile per lui essere qui a dirmi queste cose. “Tranquillo Carlo, ti ho già detto che faremo finta che non sia successo nulla.” Gli rispondo sorridendo.
Cerca di sorridere anche lui ma vedo che non gli è facile. È troppo imbarazzato. “Grazie.” Sussurra a bassa voce incapace di guardarmi negli occhi.
Sta per alzarsi e il sguardo si poggia di nuovo su di me, un po’ più intensamente. “Ma stai bene? Sei uno straccio, e magrissima.”
Le pesanti occhiaie e il vestito che mi cade decisamente più largo del solito sono stati un campanello d’allarme.
Annuisco appena cercando velocemente una scusa credibile. Non me la sento di dirgli la verità.
“Si, non sono stata molto bene quando sono tornata. Forse il cibo.” Rispondo scrollando le spalle, fiera della mia prontezza.
 “Ma ti sei fatta vedere da un medico?” Insiste lui visibilmente preoccupato.
“Tranquillo, sto bene. È passata.” Rispondo secca. Ma perché tutti si fanno problemi per me. “Ora scusami ma vorrei relazionare in Italia quello che abbiamo fatto in Cina.”
“Facciamolo insieme.” Non molla la presa.
Inspiro profondamente. “Va bene.” Rispondo pacatamente. In fondo finchè rimane dall’altra parte del tavolo posso stare tranquilla e anche se si è comportato da stronzo sembra comunque tenerci a me.
 
Non riesco a trattenere una risata quando pochi istanti dopo vedo Fabio aprire la porta e lasciarla spalancata prima di tornare a sedersi alla sua postazione. Carlo lo guarda incerto, non so se immagina che lui sappia tutto. Mi sembra di avere di nuovo 16 anni con mio padre che controlla qualche mio compagno di classe venuto a studiare da me.
 
Verso mezzogiorno Fabio ritorna alla mia porta accompagnato da Anna. “Andiamo a pranzo.” Chiaramente sembra più un ordine che un invito.
Abbasso lo sguardo per non incrociare i suoi occhi. “Mmm. Vorrei finire dei lavori.”
“Credo che possano aspettare.” Mi sgrida non volendo accettare un no come risposta.
Interviene Carlo, sfortunatamente non in mio aiuto. “Dai Chiara, non credo che tu abbia così tanto lavoro da fare. Siamo appena tornati e abbiamo già relazionato.” Poi si volta verso Fabio “Possiamo unirci anche noi?”
Fabio lo guarda gelido, per qualche istante temo che gli metta le mani addosso, e non apre bocca. Risponde Anna al posto suo, ignara del motivo per cui il mio amico non lo abbia già invitato. “Certamente.”
Fabio guarda di nuovo verso di me. “Su, non hai voglia di un gelato espresso al fior di latte e scaglie di cioccolato di Starbucks o un altro Chococapppuccino almeno?” I suoi occhi sembrano supplicarmi. Sinceramente no ma non mi piace vederlo così in ansia per colpa mia. Non se lo merita. “Va bene dai. Andate intanto. Io vado in bagno a darmi una sistemata e vi raggiungo.”
“No, ti aspetto.” Smetterà mai di essere così iperprotettivo?
“Vai.” Ripeto leggermente esasperata.
“Devo passare anch’io dal bagno. Mi fermo io con lei. Voi andate pure.” Interviene Anna sorridendo amichevolmente. So che ha capito che c’è qualcosa che non va ma la conosco abbastanza da sapere che non mi farà domande.
 

 
 
POV JOSH.

“Jen. Per favore non mi va di stare qui.”
“E perché?” Mi domanda con aria innocente, che brava attrice. Sa bene che Chiara adora Starbucks.
“Lavora qui dietro e potrebbero venire QUI a pranzo.” Alzando il tono della mia voce sulla parola qui.
Noto gli occhi di Jennifer illuminarsi. “Meglio, così potrò dirle in faccia quello che penso di lei.”
Inspiro profondamente “No, Jen. Non si è nemmeno più fatta sentire.”
“Meglio. Cosa doveva dirti? Scusa se ho una relazione con il mio collega? Guarda sono così arrabbiata, ha avuto anche la faccia tosta a portarlo a cena. Se ce l’avessi per le mani le torcerei il collo..”
“Basta per favore. Non voglio parlare di lei.” La supplico di cambiare discorso. Mi agita parlare di lei.
“Vuoi andare via?” Mi chiede lei sorridendomi, deve aver intuito quanto mi turba.
“Si, grazie.” Le rispondo cercando di sorriderle a mia volta.
Mi giro sul mio sgabello per alzarmi in piedi quando due mani mia afferrano e mi spingono con forza contro il bancone. 
“COSA CAZZO CI FAI QUI?” Riconosco immediatamente la sua voce. Jennifer urla per lo spavento. Fabio mi tiene stretto per il colletto della polo e mi sbatte ripetutamente contro il bancone. Gli afferro i polsi cercando di allontanarlo da me ma non ci riesco. È troppo forte e troppo arrabbiato.
“LE HO PROMESSO CHE NON TI AVREI TOCCATO MA VATTENE PRIMA CHE LEI ARRIVI!”
Mi urla in faccio. Accanto a lui Carlo fissa la scena imbambolato. Vedo anche entrare Serena di corsa e guardare prima me e Fabio e poi Carlo.
“Cosa succede?” Gli domanda bianca in viso.
“Non lo so. Appena l’ha visto gli è saltato addosso ma non so per quale motivo.” Le risponde Carlo.
Ipocrita.
“VATTENE!” Urla Fabio un’altra volta sbattendomi ancora più forte sul bancone. Non riesco a trattenere un gemito di dolore.
“LASCIALO.” Grida Jennifer disperata aggrappandosi al suo braccio, senza ottenere alcun risultato.
Solo quando un’altra figura si mette tra noi Fabio lascia il colletto della mia maglia. Qualcuno lo sta allontanando da me, o almeno lui glielo permette. Mi dà le spalle ma riconosco subito i suoi lunghi capelli castani.
La afferrò per un braccio e la giro verso di me per essere sicuro che sia lei. Riesco a voltarla con una semplice spinta, è leggera, troppo leggera. La pelle sembra attaccata alle ossa, il volto è incavato. Cosa le è successo?
In pochi secondi Fabio ritorna di nuovo su di me sbraitando e portandosela di peso dietro le spalle. Neanche volessi farle di male.
“Non ti sembra esagerata tutta questa protezione?” Gli domando fissandolo negli occhi con aria di sfida.
“DEVI STARLE ALLA LARGA.” Sembra completamente fuori di testa e credo che stia per prendermi a pugni.
Jennifer si piazza in mezzo a noi. Così spavalda sembra quasi Katniss di Hunger Games. “Credo che siate voi a dover stare alla larga da lui. Qui la stronza è lei.”
Un lampo di rabbia attraversa gli occhi di Fabio, per un attimo ho paura che possa far del male a Jennifer e d’istinto la spingo dietro di me. “LEI COSA? RIPETILO SE HAI IL CORRAGGIO” Non riesco a far star zitta Jennifer. “STRONZA.” Urla alle mie spalle, mentre vedo le sottili braccia di Chiara cercare di tenere Fabio con tutte le sue forze, anche se credo che siano veramente poche. “è lei che faceva la furba con sto tontolone.” Urla ancora indicando Carlo che rimane a bocca aperta.
“Furba con me?” Domanda auto indicandosi. Lo guardo appena. Mi brucia ammettere questa cosa. “Mi è stato riferito quello che c’è tra voi?”
Lui sgrana gli occhi fingendo di non capire. “Tra noi?”
“Si tra voi.”
Lui finalmente abbassa gli occhi, incapace di sostenere il mio sguardo. “Josh mi dispiace di averla baciata, ma perché te la prendi con lei? Lei mi ha rifiutato.”
Rifiutato? Anche Fabio lo sta fissando “DI QUESTO NE PARLIAMO IO E TE DOPO.” Poi si gira di nuovo verso di me. “ORA VATTENE.” Io però lo sto ignorando guardo ancora Carlo incredulo si aver capito bene e dopo Serena. Vorrei vedere il volto di Chiara ma è nascosta dalle grosse spalle dell’amico. “Ti ha rifiutato?”
“Si, in Cina. Sapevo che avevate litigato e ci ho provato. Ma lei mi ha rifiutato ed ha preso il primo aereo per Los Angeles.” Non riesco a capire, adesso riesco solo a fissare Serena che non tiene però il mio sguardo. “Ma mi avevano detto… voi ridevate di me. Del fatto che avevamo litigato perchè ero geloso.”
Carlo sgrana ancora una volta gli occhi incredulo.“Ridere? Non hai idea di quanto ha pianto quella sera. Non so perché la odi ma lei non ha fatto nulla. Anzi ti ripeto mi ha rifiutato e ... credevo fosse tornata da te. Ma chi ti ha detto una cosa del genere.” Jennifer dietro di me non parla più, aspetta anche lei la mia risposta che non arriva. Fisso Serena che guarda il pavimento sotto i suoi piedi. Mi ha mentito. Perché? Cerco di guardare Chiara ma mi accorgo che tutti si sono resi conto che fissavo Serena e ora guardano verso di lei con aria interrogativa.
“Tu? Cosa gli avresti detto?” Le domanda Carlo che sembra non capire più nulla.
“Io.. L’ho detto per..”
“TACI.” Le urlo prima che dica qualcosa di più. Adesso l’unica cosa che posso fare è cercare di non farla parlare. Mi ha promesso che non avrebbe detto nulla ma non so più se posso crederle. “STAI ZITTA.” Le urlo di nuovo quando le vedo muovere impercettibilmente le labbra, mentre Fabio mi fa sbattere ancora una volta contro il bancone.
“SMETTETELA.” La voce di Chiara che fino ad adesso non aveva ancora detto nulla ci interrompe tutti. “State solo dando spettacolo. Io me ne vado.” Riesco ad intravederla quando Fabio mi lascia per girarsi verso di lei e seguirla. Cerco di superarlo per raggiungerla mu il suo pugno colpisce dritto la mia mascella facendomi cadere in terra. Jennifer urla ancora, Chiara invece si volta per un solo istante verso di me prima di dirigersi verso l’uscita. È straziante la fitta che sento al cuore quando mi accorgo che sta piangendo. Lui mi tira in piedi di peso e mi sbatte sul bancone. Stavolta però reagisco con più violenza per liberami. “Lasciami. Devo parlarle.”
“NO. TI HO DETTO CHE DEVI STARLE ALLA LARGA”
Poi si volta verso Anna e le ordina di seguirla. La ragazza inizia a correre senza farselo ripetere due volte. Jennifer cerca di intromettersi di nuovo ma stavolta solo per calmare le acque. “Fabio calmati. È stato tutto un equivoco, causato dalle sue bugie. Ora che tutti conoscono la verità credo che sia tutto apposto. Lascialo.”
Fabio sorride nervosamente prima a me e poi a lei. “Tutto a posto? Caro il nostro Josh, racconti solo quello che ti fa comodo, vero? Ragazza di fuoco c’è qualcosa che tu non sai.”
Jen lo guarda allibita non capendo a cosa possa fare riferimento, a differenza mia.
“Cosa?”
“Il nostro bell’imbusto qua si è divertito con Serena.”
Mi sento sbiancare a quelle parole. Lo sanno. Lo sa anche lei? “AVEVI PROMESSO CHE NON AVRESTI DETTO NIENTE!” Urlo rivolto a Serena.
“Oh ma non c’è stato bisogno che lei lo dicesse. Perché non glielo dici tu Serena?”
Adesso Fabio la sta guardando ma lei non alza gli occhi da terra e non proferisce parola. Non ottenendo risposta da lei è lui che finisce il discorso. “Chiara è tornata giovedì notte per far pace con te. Voleva farti una sorpresa ma la sorpresa l’ha avuta lei. Vi ha trovati insieme” A queste parole Jennifer si porta le mani alla bocca inorridita.
No. Lei è venuta a casa mia e mi ha trovato a letto con lei. “Non è come pensa.” Cerco di dire in giustificazione.
“Hutcherson, a me non interessa nulla di te.” La sua voce è calata di un paio di toni. Sul suo volto sembra essere scomparsa la rabbia, lasciando il posto all’ansia e la preoccupazione accumulata in questi giorni “Stalle alla larga. L’hai vista? Sta male, ma non è niente rispetto a quando è arrivata da me Venerdì mattina. Non mangia da giorni.” Inspira profondamente ancora una volta. “Io parto domani ma se scopro che ti sei avvicinato ancora a lei giuro che torno e ti ammazzo.”
Detto questo mi lascia andare. Io scivolo per terra e Jennifer si accuccia al mio fianco cercando di rimettermi in piedi. Carlo e Serena lo seguono fuori.
 

 
POV CARLO

“Fabio, aspetta.” Dico fermandolo per un braccio. Lui è visibilmente arrabbiato e ho paura che possa di nuovo scoppiare. “Portala a casa. Prendetevi il pomeriggio libero. Lei può rimanere a casa anche nei prossimi giorni. Mi occuperò io delle sue cose.”
“Grazie” Mi risponde rilassando finalmente le spalle e iniziando a correre verso l’ufficio.
Io invece mi volto verso Serena ferma al mio fianco. “Fa le valigie.”
Sbarra gli occhi inorridita. “Non mi puoi licenziare per questo.”
“No,no. Hai ragione. Ma posso chiedere di sostituirti. Nessuno vorrà più lavorare con te, nemmeno io. Torni in Italia domani.” Detto questo le do le spalle e me ne vado lasciandola sola sul marciapiede.


 
POV JOSH

“Josh, alzati, dobbiamo chiamare il tuo agente.” Io non riesco a sentire le parole di Jennifer. Un unico pensiero ruote nella mia testa. “L’ho persa, l’ho persa Jennifer.”
“Ho paura di si Josh, ma adesso dobbiamo chiamare il tuo agente. Ci sono persone che ci hanno ascoltato e sicuramente ci hanno riconosciuto e credo che quella Serena non aspetterà molto a vendere la storia ai giornali. Dobbiamo sistemare le cose.” Io però non riesco a risponderle se non con l’ennesimo “L’ho persa.” 
 




Angolo Autrice

Ed ecco il tanto atteso confronto... e finalmente la verità è venuta a galla!!!
Possiamo festeggiare l'uscita di  scena di Serena!
Ringrazio ancora una volta tutti quanti.. Chi legge, chi segue e anche chi recensisce!! Vi adoro.

Ormai siamo agli sgoccioli. Siamo agli ultimi quattro capitoli.
Faranno pace? Cosa farà Josh adesso che sa la verità? Troverà un modo per farsi perdonare?
L'impresa non sarà facile.

Anticipazione:

“Non osare toccarmi. Josh è finita.” 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** CAPITOLO 20 ***




 
 



20.


Mercoledì. Ore 10:12.

Se rimango a letto un altro minuto potrei impazzire. Mi rigiro nuovamente sotto il piumone rosa e mi allungo verso il comodino per controllare l’ora. Le dieci passate, sono stesa a letto da circa 44 ore, dopo che Fabio mi ha praticamente trascinata fuori dall’ufficio e riportata a casa. Quello che è successo lunedì è stato troppo anche per lui. Da allora mi controlla come una guardia del corpo, è dovuto partire ma telefona ad intervalli regolari per sapere come sto, se ho mangiato e se ho sentito qualcuno. So benissimo che nella sua testa quel qualcuno è Josh.
Ancora non riesco a credere a quello che è successo. A quanto pare si era fatto raggirare dalle bugie di Serena, aveva creduto ad ogni sua parola e… Boh forse aveva deciso di vendicarsi?
Scuoto la testa cercando di cacciare dalla mia testa l’immagine di loro insieme. Fa ancora molto male, troppo male.

Scivolo fuori dal letto e lentamente mi dirigo verso il bagno per farmi una lunga doccia. Mi avvolgo nell’accappatoio e apro l’armadio per scegliere qualcosa da indossare. Alla fine scelgo un semplice cardigan grigio lungo quasi fino a metà coscia e dei pantaloni neri. Non sono il massimo dell’eleganza ma posso tranquillamente uscire vestita cosi. Metto un paio di stivali e prendo la borsa.
Il telefono vibra ancora, è Fabio, di nuovo. È così dannatamente protettivo.
 
Attraverso spedita la città fino al mio ufficio ma invece di entrare proseguo fino a Starbucks e mi siedo come sempre al bancone. Istintivamente mi guardo intorno, è così strano sedermi qui. Solo due giorni fa in questo stesso punto c’erano Fabio e Josh che litigavano violentemente. David mi raggiunge immediatamente, il viso tirato e preoccupato. Mi saluta con in tono allegro ma posso chiaramente percepire la sua ansia. Era di turno l’altro giorno e ha visto tutta la scena in prima fila, incapace di intervenire. Gli ordino un Choccocapuccino, l’ennesimo, ormai mi nutro quasi unicamente di questo. Lui annuisce e me lo porta subito. Sono contenta che abbia così tanto tatto da non farmi alcuna domanda nonostante un paio di sue colleghe lo stiano pressando a voce non troppo bassa per sapere cosa sia successo.
Faccio finta di non sentirle mentre sorseggio la mia brodaglia al sapore di caffè, latte e cioccolato quando sento qualcuno imprecare alle mie spalle, in italiano. D’istinto mi volto e mi trovo di fronte un bellissimo ragazzo biondo con gli occhi azzurri. Il contenuto della sua borsa tracolla completamente rovesciato per terra. Mi alzo e mi inginocchio accanto a lui per dargli una mano.
“Ti aiuto.” Gli dico sorridendo alla sua ennesima imprecazione.
Lui alza lo sguardo stupito nel sentire la mia voce e, dopo essere arrossito leggermente, probabilmente per il linguaggio poco carino utilizzato, con accento marcatamente milanese mi domanda “Sei italiana?”
“Evidentemente.” Gli rispondo strizzando l’occhio destro mentre lo aiuto a rimettere le sue cose nella borsa.
“Grazie. Finalmente qualcuno che capisco. Questi americani parlano troppo veloci e se gli chiedi di ripetere sembrano prenderti in giro.” Ammette scrollando le spalle.
“Era difficile anche per me all’inizio, molti anni fa. Posso offrirti qualcosa?” Gli chiedo indicandogli lo sgabello accanto a quello che stavo occupando io. Lui si siede e chiede a David di portargli quello che sto bevendo.
“Comunque piacere, Alessio.” Si presenta allungando verso di me la mano destra.
“Chiara.” Rispondo stringendola leggermente.
 David arriva immediatamente con la sua ordinazione, lui prende la tazza fumante e beve un sorso di Choccocapuccino. “Ma cos’è sta schifezza?” Sbraita cercando di ingoiare e non sputare su tutto il bancone.
Io gli scoppio a ridere in faccia. “Cappuccino e cioccolato. Perché l’hai ordinato se non ti piace.”
“Non pensavo bevessi una tale schifezza.” Ridiamo tutti e due allegramente e credo di non ridere così da prima della mia partenza. Per qualche istante mi sembra quasi di non sentire quel dolore che mi trafigge petto costantemente finché non vedo il telefono illuminarsi e un nome comparire sul display. Josh. Rimetto d’istinto il telefono in borsa. Ignorarlo è la cosa migliore.
 

Il pomeriggio decido di andare in ufficio. Tutti sono fuori per le loro visite e siamo rimasti solo io e Carlo che però, per mia fortuna, sta evitando ogni accenno a quello che ha scoperto lunedì. Mi saluta tranquillamente e se necessario mi parla ma si vede che è in imbarazzo. C’è anche con noi una ragazza nuova, mi pare si chiami Shelly, assunta provvisoriamente per sostituire Serena rispedita alla velocità della luce in Italia. Carlo le ha prenotato il biglietto di ritorno per questa mattina, non nego che gli sono veramente molto grata.
Sbrigo velocemente tutte le pratiche che sono sulla mia scrivania: in realtà sono veramente poche, credo che si stia occupando di tutto Carlo, devo ricordarmi di ringraziarlo sul serio. Una volta finito il mio lavoro raccolgo le cartelline e le porto a Shelly perché contatti tutti i clienti. Lei sorride amorevolmente e si mette subito all’opera.
Guardo l’orologio e noto che sono passate da poco le 17 ma io non ho più nulla da fare, prendo la borsa e decido di tornare a casa. Saluto Carlo e Shelly e salgo in ascensore. Uscendo mando un messaggio a Fabio per dirgli che va tutto bene e che sto tornando a casa. La risposta di Fabio mi strappa un sorriso. Una solo parola a lettere maiuscole accompagnata da uno smile.
– MANGIA :) –

Uscita dal palazzo svolto a sinistra e attraverso la strada. A metà delle strisce pedonali una donna dalla parte opposta rispetto a me si porta le mani davanti alla bocca urlandomi di stare attenta: una moto non ha rispettato il segnale di stop del semaforo rosso e corre dritto verso di me. D’istinto mi copro gli occhi aspettando di essere investita e pregando di non sentire troppo dolore, ma l’urto tarda ad arrivare. Aspetto ancora qualche secondo cercando di respirare abbastanza a fondo da permettere all’ossigeno di arrivare ai polmoni e lascio cadere le mani lungo i fianchi: la moto si è fermata proprio davanti a me.
Potrei riconoscere quel modello tra mille. È Josh.
“Sali.”
“Sei pazzo? Dovrebbero toglierti la patente.” Gli urlo cercando di aggirarlo e proseguire per la mia strada ma lui mi blocca per un braccio. Le macchine sono ripartite e adesso sono intorno a noi suonando il clacson e urlandoci di spostarci.
“Josh non possiamo rimanere qui a meno che il tuo intento non sia quello di farmi morire investita o lapidata da loro.” Gli dico indicando gli automobilisti infuriati.
Lascia andare il mio braccio e proseguo fino al marciapiede. Con la coda dell’occhio guardo alle mie spalle sperando di vederlo accendere il motore e proseguire il suo senso di marcia. Lui invece salta giù dalla moto e mi segue fino al marciapiede.
“Possiamo parlare?” Più che una richiesta è una preghiera. Sembra triste.
“Secondo te? Se volevo parlare rispondevo al telefono.” Il mio tono ironico sembra irritarlo. Con quale coraggio mi chiede di parlare.
Faccio per voltarmi e andarmene ma lui mi blocca di nuovo. I suoi occhi fissi sui miei sembrano trafiggermi.
“Mi dispiace. Avevamo discusso, per colpa mia. Ero geloso. E lei è venuta a dirmi quelle cose.”
 Non posso credere alle mie orecchie, sta cercando di giustificarsi. Agito la testa nervosamente cercando di ricacciare indietro le lacrime. Cerco di andarmene ma lui continua a bloccarmi. “Ti prego Chiara parliamone.” Avvicina il suo viso al mio ma scanso il suo bacio allontanandolo da me con la mano aperta.
“Non osare toccarmi. Josh è finita.”
Non riesco quasi a controllarmi. La rabbia mi scuote con violenti spasmi e le lacrime cadono incontrollate lungo le mie guance. Vedendomi piangere lascia andare il mio braccio e riesco ad allontanarmi di qualche passo da lui.
“Ti prego, io non voglio perderti.” Anche la sua voce trema e questo mi terrorizza. So che non posso sopportare di vederlo piangere. Gli do le spalle e scappo lontana da lui, che stavolta rimane immobile rinunciando a seguirmi.

Riesco a trovare sollievo solo una volta entrata in casa. Mi lascio crollare al suolo con la schiena poggiata alla porta per riprendere fiato. Solo dopo mezz’ora trovo la forza di alzarmi, mi trascino fino al letto completamente vestita e truccata e mi tiro le lenzuola fin sopra la testa.
Il telefono squilla diverse volte ma lo ignoro. Non credo che sia Josh ma adesso non me la sento di parlare con nessuno.
 
 
Meccanicamente riesco ad affrontare i giorni successivi.
La mattina alle 7 mi alzo, faccio una doccia, mi trucco, mi vesto ed esco.
Alle 8.15 bevo un Chococappuccino da Starbucks e mi siedo alla mia scrivania alle 8.30. Rimango in ufficio fino alle 19 e torno diretta a casa.
Josh non si è fortunatamente fatto più vedere ma ogni tanto prova a chiamarmi senza ottenere risposta e mi scrive qualche messaggio che cancello prima di leggere.
Rispondo solo a Fabio che è ancora a New York per lavoro, gli racconto la mia giornata e cerco di tranquillizzarlo dicendogli che sto meglio. Evito di accennare a Josh, alla sua piazzata e ai suoi messaggi, non voglio vederlo saltare sul primo aereo e attaccarlo di nuovo.
Alla sera mi sforzo di mangiare uno jogurt anche se sento ancora lo stomaco chiuso. So che quando il mio amico tornerà si infurierà vedendomi ancora dimagrita ma non posso proprio farci niente. 


 


Angolo autrice

Ciao a tutti/e.. Allora ecco qui il capitolo 20. 
Che dite? Sembra che Chiara non ne voglia più sapere di Josh... in effetti non credo che sia facile perdonarlo.. Boh...
Comunque spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere!!!!
Ringrazio ancora tutti per aver letto recensito e aggiunto ai preferiti la mia storia..
Siamo a meno 3 ormai..

Sono già pronti e ho deciso di pubblicare con delle date precise:
-capitolo 21: Martedì 1 luglio
-capitolo 22: Venerdì 4 luglio
- capitolo 23: Martedì 8 luglio


Un abbraccio
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** CAPITOLO 21 ***




 

21.

 
Martedì. Ore 19.

Come ogni giorno da quasi una settimana esco dall’ufficio e mi dirigo verso casa. Il telefono non suona più da qualche ora, questo mi fa sentire un po’ meglio. I messaggi di Josh, che continuo a cancellare prima di leggerli, mi mettono ansia e l’eccessiva apprensione di Fabio non è da meno.
Ormai a metà strada mi ricordo che ho finito l’intera scorta di Jogurt, la mia solita cena.  Sento di avere un po’ fame oggi, finalmente, e magari potrei iniziare a mangiare qualcosa di diverso, ma comunque non ho niente a casa. È decisamente arrivata l’ora di fare un po’ di spesa.
Mentre mi avvicino all’entrata del Market a pochi isolati da casa vengo letteralmente travolta con talmente tanta forza che perdo l’equilibrio e cado rovinosamente per terra sbattendo il fondo schiena, con una persona di peso distesa sopra di me.
“Ahi.” Gemo per il dolore
“I’m sorry.” Cerca di scusarsi il tizio ancora steso sopra di me. Se non fosse per il dolore alle chiappe riderei per una scena così imbarazzante.
“Ancora tu?” Gli rispondo senza aver bisogno di guardarlo. Il suo accento milanese e la chioma bionda che intravedo sono fin troppo riconoscibili.
Poggia i gomiti sull’asfalto e solleva leggermente il busto per guardarmi in faccia “No! ahahah" Ride "Scusami.” Si alza e mi prende per un braccio tirandomi su di peso.
“Non c’è niente da ridere. Sei un disastro, lo sai vero?” Gli rispondo massaggiandomi il sedere indolenzito per la caduta.
“Scusami.” Si passa le mani tra i capelli tirando indietro il lungo ciuffo.
“Cos’è? Non riuscivi a starmi distante?” Alzo un sopracciglio cercando di trattenere una risata anch’io. In effetti eravamo proprio ridicoli.
Lui ride ancora più forte “Ti piacerebbe vero?” Ed esplodo anch’io a ridere incapace di continuare a trattenermi.
Questo ragazzo è una folata di aria fresca. Riesce sempre a farmi ridere ed ormai non ho più molto da ridere. “Vabbè dai, ti saluto Alessio, piacere di averti rivisto” Gli dico facendo qualche passo per allontanarmi ma lui mi ferma stringendomi il gomito.
“Scusa, non fraintendermi. Sono qui da solo, e non conosco nessuno. E non parlo bene la lingua. Posso invitarti a cena?” Il suo invito mi coglie talmente di sorpresa che non riesco a rispondere. “Per farmi perdonare?”
Non sono sicura di voler uscire con lui ma non voglio nemmeno stare da sola. E devo ammettere che ho anche fame, finalmente. Dopo alcuni secondi che dalla sua espressione devono sembrargli interminabili mi decido. “Va bene, in fondo non ho nulla da fare stasera.”
“Grande. Scegli tu dove andare. Io non conosco praticamente nessun posto.”

Decidiamo di bere una birra prima di cena, e lo porto in uno dei migliori pub di Los Angeles, l’unico che serve la birra irlandese originale.
Le birre però da una diventano due, e poi tre, e poi quattro.
Mi racconta di essere un fotografo e di essere venuto a Los Angeles per sfondare nel lavoro. Ha ottenuto uno stage con Steeven Mason, uno dei migliori fotografi della città.
“Sai proprio oggi ho fatto qualche scatto ad una cantante per la copertina del suo nuovo album. Pensi che sia facile, ma non lo è. Per quanto siano abilmente truccate i brufoli rimangono e devi inquadrare l’angolatura giusta, con la luce giusta, per evitare tutte quelle imperfezioni.”
Pendo letteralmente dalle sue labbra rapita dai suoi racconti. È così nuovo e fresco, e sento ancora una volta sparire la voragine che mi squarcia il petto.
Con la coda dell’occhio vedo la borsa illuminarsi ma decido di ignorare il telefono senza nemmeno controllare chi sia, per non rovinare il momento.

Dopo oltre un’ora e un altro paio di birre ci rendiamo conto che abbiamo bevuto troppo per cambiare locale e restiamo a mangiare nel pub. Hamburger e patatine fritte.
Lascio perdere il panino che è decisamente troppo grande per la mia mascella e mi tuffo letteralmente sulle patatine. Sono così buone e adesso che sono tra i miei denti mi rendo conto di quanto avevo sentito la mancanza dei miei cibi porcheria, peccato che siano pochissime. È proprio vero, la fame vien mangiando. Allungo una mano per rubarne un paio dal suo piatto. Alessio finge di colpirmi la mano e io lo guardo con sguardo truce portandomi una patatina alla bocca.
“Queste sono mie! Magia le tue” Mi strilla ridendo.
“Ma tu ne hai di più.” Gli rispondo prima di afferrare un’altra patatina il più velocemente possibile e tuffarla nella maionese. Ridiamo entrambi sonoramente.
Accettare il suo invito è stata la decisione migliore che io abbia preso nelle ultime settimane.
Il telefono suona ancora, questa volta è un messaggio. Controllo che non sia Fabio, starà andando fuori di testa non sentendomi da ore. Anzi gli manderò una foto della mia cena, sarà felice di sapere che non sono a letto e che sto mangiando qualcosa che non sia Jogurt.
Mi sento così rilassata che non controllo il display. Tre chiamate perse di Josh e un messaggio

– E lui chi è? –

Mi irrigidisco sulla sedia incapace di guardarmi intorno. Deve essere qui.
Alessio si rende conto immediatamente del mio cambiamento di umore e mi chiede se è tutto apposto.
Cerco di farla il più breve possibile “Il mio ex fidanzato, con cui non parlo più perchè l’ho scoperto a letto con un’altra, è nel nostro stesso pub e mi ha appena chiesto chi sei.”
Lui si guarda intorno e ma ovviamente non sa chi cercare. Io abbasso lo sguardo e inizio giocare con l’hamburger e l’avanzo di patatine nel mio piatto. Neanche a dirlo mi si è di nuovo chiuso lo stomaco e vengo colpita da alcuni conati di vomito. Ho ancora il telefono in mano. Non so se rispondere o rimetterlo in borsa.
“Possiamo andare via se preferisci?” Mi chiede Alessio, notando la mia agitazione.
“No.” Rispondo decisa, cercando di sorridergli. Non posso smettere di vivere solo perché lui mi tampina ovunque io vada.
Lui mi sorride a sua volta e mi prende il telefono dalle mani. Legge il messaggio e ride sonoramente. “Posso?” Mi chiede facendomi segno di voler rispondere.
Alzo le spalle facendogli capire che la cosa non mi interessa. So che Josh ci sta guardando e so che sarà arrabbiato vedendo che lui lo sta prendendo in giro, ma credo che sia un problema solo suo.
Mi ripassa il telefono e leggo la sua risposta avvampando. “Ma sei fuori?”
Lui ride sonoramente e io lascio perdere. Finiamo di mangiare, in realtà io non tocco più cibo, con lui che mi racconta ogni fatto divertente che conosca pur di farmi ridere ancora.
Quando ci alziamo vedo Josh che si avvicina a noi. Sono sicura che voglia fare una scenata o peggio, e invece si limita a passarmi accanto guardandomi appena con la coda dell’occhio.

Ci incamminiamo a piedi e da buon cavaliere mi riaccompagna fino al portone di ingresso del mio palazzo. Mi saluta calorosamente con un bacio sulla guancia e mi lascia un biglietto con il suo numero di telefono.
“Nel caso avessi ancora bisogno di aiuto con il tuo ex fidanzato.”
Gli sorrido e lo saluto ringraziandolo per la splendida serata.
 


 
POV JOSH
 
“Una birra grazie.” Dico alla cameriera e mi volto di nuovo verso Avan.
“L’hai più sentita?” Mi chiede il mio amico.
“No. Ho provato ma non mi risponde.” Rispondo fissando il mio sottobicchiere.
“Come biasimarla, sei stato un cretino.”
“Grazie, bell’amico che sei. Dovresti essere dalla mia parte.” Abbasso ancora di più lo sguardo fino a sotto il bancone sforzandomi di ricacciare le lacrime indietro. Non è da uomo piangere. “Sono stato un’idiota. Come potevo immaginare che lei sarebbe tornata giusto quella notte. Non dovevo ma quella Serena non faceva che ripetermi che c’era qualcosa tra lei e Carlo e che erano insieme. Sono andato fuori di testa.”
“Dalle tempo, magari le passa?” Mi rassicura Avan passandosi nervosamente una mano tra i lunghi capelli neri. Non sembra veramente convinto.
“Tu non hai visto la sua faccia. Non credo che mi perdonerà mai.” Finisco in un sorso la mia birra. Avan mi sorride e ne ordina altre due. Si gira sullo sgabello guardandosi intorno ma torna immediatamente serio verso di me.
“Che ti prende?” Gli domando notando la sua espressione.
“Niente. È tutto apposto.” Mi dice scuotendo la testa e con tono forzatamente calmo, ma non riesco a credergli. Guardo nella direzione verso cui guardava lui un attimo prima e la vedo.
So che non è possibile ma credo che sia ancora più bella di come la ricordavo con i jeans chiari e una camicia rossa. È magra però, troppo magra, e sciupata. Il mio cuore perde un battito quando sento nitidamente la sua risata, è felice, senza di me. È felice con un altro, un ragazzo biondo che non ho mai visto. Si stanno sedendo ad un tavolo per cenare insieme.
Afferro il telefono e provo a chiamarla. Lei ovviamente non mi risponde, anzi ignora del tutto la suoneria nonostante per un attimo si sia voltata verso la borsa.
Non si è ancora accorta di me. Portano loro la cena e iniziano a mangiare. L’idea che stia già uscendo con un altro ragazzo mi fa salire il sangue al cervello.
Avan cerca di distrarmi ma io lo ignoro. “Dai Josh. Lascia stare. Sono sicuro che è solo un amico.”
La osservo mentre allunga la mano verso il piatto di lui rubandogli alcune patatine e lui le colpisce la mano. Stanno flirtando. Rigiro il telefono nelle mani e le mando un messaggio.

– E lui chi è? –

Questa volta prende il telefono e ancora sorridendo legge il mio messaggio. Nel giro di pochi secondi il suo volto cambia espressione, si irrigidisce e si rivolge nuovamente al ragazzo che è con lei.
Lui le prende il telefono dalle mani e legge il mio messaggio. Ride sonoramente prima di mettersi ad armeggiare sulla tastiera e il mio telefono riceve un nuovo messaggio da lei.
 
– Il ragazzo che stanotte la renderà felice come tu non hai mai fatto. –

Vengo investito da un’ondata di rabbia e gelosia. Mi alzo dallo sgabello deciso ad andare a prendere quell’idiota a pugni, ma Avan mi blocca per un braccio. “Non fare cazzate adesso. Vuoi finire di nuovo su tutti i giornali?”
Guardo ancora verso di loro e li vedo ridere, probabilmente di me. Gli volto le spalle e continuo a bere la mia birra.  Se questo è quello che lei vuole, peggio per lei. Saluto Avan infilandomi la giacca ed esco dal locale.
 
 


Angolo Autrice

Ce l'ho fatta!! Ho rischiato di non riuscire ad oggiornare ma ci sono riuscita.. Volevo già farlo stamattina ma ho avuto una giornata PESANTISSIMA. Sono uscita di casa alle 6.45 e sono rientrata alle 20.45.. 
Vabbè l'importante è che ci sia riuscita vero???
Meglio tardi che mai..
Con questo siamo a meno due.. Siete pronte??
Spero tanto vi sia piaciuto il capitolo.. Fatemelo sapere.. Niente Spoiler ma preparatevi ai prossimi!!! :)


Approfitto per consigliare a tutti una storia che ho letto di recente. è un'originale romantica: LEZIONI DI SEDUZIONE. Qualcuno di voi l'ha letta?? io la trovo geniale e fantastica, oltre ovviamente che ben scritta.. Potrebbe essere tranquillamente un libro e io lo comprerei... 
Leggetela! è fantastica. 

A venerdì!! Un abbraccio!!

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** CAPITOLO 22 ***





 
22.
 
In ascensore sfilo le altissime scarpe col tacco cercando di placare il dolore incessante ai piedi. Non è stata una bellissima idea non prendere un taxi. Eravamo ad almeno un paio di isolati, non proprio a due passi.
Percorro leggera il corridoio non vedendo l’ora di fiondarmi nel letto ma appena svolto l’angolo rimango pietrificata. Qualcuno è seduto davanti alla porta di casa mia, il capo nascosto tra le ginocchia. Alza lievemente la testa e mi fissa senza dire una parola.
“Cosa fai qui Josh?” riesco a dire dopo lunghissimi istanti di silenzio.
Lui cerca di alzarsi in piedi ma barcolla leggermente, sicuramente a causa delle tre bottiglie di birra che giacciono sul pavimento accanto a lui. “Volevo solo vedere se tornavi a casa e se eri da sola.” Biascica togliendo ogni dubbio alla mia supposizione sul suo stato di ubriachezza. Pensava che avrei potuto passare la notte con Alessio. È venuto per controllare e probabilmente per cacciarlo. “Me ne vado, scusa.” Dice abbassandosi per prendere il casco che aveva lasciato a terra, perdendo l’equilibrio e appoggiandosi alla porta per non cadere. Si rimette dritto a fatica e cerca di superarmi.
Il casco nelle sue mani accende un campanello d’allarma nella mia testa. È in moto. “Josh fermo. Sei troppo ubriaco per guidare.” Gli dico mettendomi davanti a lui e bloccandogli la strada.
“Non dire idiozie.” Mi risponde ma appena cerca di fare di nuovo un passo perde l’equilibrio e per poco non cadiamo entrambi a terra. Involontariamente ci ritroviamo l’uno nelle braccia dell’altra, annusa i miei capelli mentre le sue mani mi stringono al suo corpo. “Chiara, ti prego. Perdonami.” Mi sussurra all’orecchio.
“Josh non ci pensare adesso, sei ubriaco.” Gli rispondo allontanandomi un po’ da lui e cercando di accompagnandolo verso la porta.
“Sto malissimo. Non sai quanto.”
Non posso fare a meno di ridere. “Ah tu stai male?” Apro la porta ed entriamo.
“Ho fatto una cazzata Chiara, scusami.”
Decido che è meglio ignorarlo e fare a meno di rispondergli, potrebbe essere capace di continuare tutta la notte.
Non ricevendo una risposta si allontana da me e barcolla verso la porta. “Se non mi perdoni me ne vado.” Minaccia.
Cerco di riportarlo verso l’interno della stanza ma lui è troppo forte per me ed è di nuovo fuori casa con il casco in mano. Devo fermarlo, non può guidare in questo stato. Il terrore che possa avere un incidente mi colpisce così forte che sento i miei occhi riempirsi di lacrime.
“Josh” Lo chiamo e aspetto che si fermi “Resta con me.”
A queste parole si gira lentamente, incapace di credere alle proprie orecchie. Rimane fermo in silenzio a fissarmi. “Resteresti con me?” Gli ripeto.
Fa qualche passo incerto verso di me e mi asciuga la lacrima che mi sta rigando la guancia destra con il pollice. “Sempre.” Mi risponde stringendomi nuovamente tra le sue braccia. Quanto mi sono mancati i suoi abbracci. Anche se la mia mente mi urla di allontanarlo, il mio corpo non riesco a fare a meno di stringerlo a me.  Vorrei che si fermasse il tempo in quest’istante per poter essere felice per sempre. Piango attaccata alla sua camicia, mentre le sue mani mi accarezzano i capelli, le spalle, la schiena. Sono stata così male, per colpa sua e non trovo dentro di me una sola ragione per perdonarlo. Ma allora perché adesso sto così bene?
Sento le sue mani scendere lungo le mie spalle e facendo perno su di esse mi allontana da lui per fissarmi prima sulle labbra poi negli occhi. Siamo così vicini che riesco a sentire il suo respiro caldo sulla mia pelle. L’odore di birra è così intenso da farmi quasi girare la testa. Inspira profondamente e continuando a fissarmi con i suoi occhi velati di lacrime, sussurra lievemente.
“Io ti…io ti amo.”
Le parole escono dalla sua bocca e mi travolgono come un fiume in piena, facendo eco nel mio cervello. Per qualche istante credo di non aver sentito bene, anzi lo spero. Alzo le braccia e lui mi sorride felice, aprendole a sua volta per stringermi ancora. Quello che ottiene però è una scarica di pugni. Lo colpisco con tutta la forza che ho in corpo in preda alla rabbia. Cerca di difendersi tentando di bloccarmi per i polsi e quando ci riesce passo ai calci. Non doveva evidentemente aspettarselo perché barcolla all’indietro liberandomi le mani che si stringono di nuovo a pugno e lo colpiscono ancora e ancora.
Tutta la rabbia che ho trattenuto dentro di me in queste settimane è esplosa e come un uragano colpisce sia me che lui.
“Come osi? Come osi dirmi che mi ami dopo essere stato con quella?”
All’ennesimo pugno reagisce con più determinazione, mi afferra nuovamente per le braccia e sollevandomi da terra mi scaraventa sul divano bloccandomi con il peso del suo corpo. Cerco di divincolarmi dalla sua presa ma credo di aver esaurito ogni briciolo di forza.
“Ti amo.” Ripete.
“Ho sperato a lungo che me lo dicessi. Ma ora non puoi.” Urlo tra le lacrime.
“Ti amo. Ti amo. Ti amo.” Urla ancora più forte chinandosi ancora fino a trovarsi a pochi centimetri dal mio viso, così vicino che i nostri nasi si possono sfiorare.
 
 
POV JOSH
 
Non posso credere di averla bloccata sotto di me e di urlarle in questo modo che la amo. Siamo così vicini, i nostri nasi si sfiorano e io non posso fare a meno di fissare le sue splendide labbra rosse e carnose e non desidero altro che azzerare la distanza che ci divide e unirmi di nuovo a lei. Quanto mi manca.
Ho paura a muovere un solo muscolo, la sua rabbia sembra essersi quasi placata ma ho paura che possa esplodere ancora. Ritorno sui suoi occhi ancora velati di lacrime e una tremenda fitta quasi mi squarcia il petto. Come posso far soffrire così la persona che più amo al mondo.
“Ti amo così tanto. Capirò se non potrai perdonarmi ma ascoltami almeno.” Scuote leggermente la testa quasi a dirmi che non vuole ascoltarmi ma non dice una parola. Le sue mani e le sue gambe ancora bloccate. “Non ho giustificazioni ma lei sapeva così tante cose, era così convincente. Continuava a versarmi da bere mentre mi raccontava che tu e Carlo stavate insieme, senza rendermi conto mi sono ritrovato ubriaco e stavo soffrendo tanto. Ho sbagliato e se esistesse un modo per cancellare quello che ho fatto lo farei ma non esiste. Ti prego Chiara ti amo così tanto.”
I suoi grandi occhi marroni mi scrutano incerti. Una lacrima le sfugge e ricade lungo la sua guancia fino a morire tra le sue labbra che si schiudono leggermente a contatto con la goccia bagnata. So per certo che questa è la mia ultima possibilità, se non mi perdonerà adesso non lo farà mai più e io avrò perso l’amore della mia vita. Ma se deve essere l’ultima volta che starò con lei devo giocarmi il tutto per tutto. Cos’altro ho da perdere. Senza rendermi conto mi avvicino quanto basta per permettere alle nostre labbra di toccarsi e la bacio con dolcezza. Le lascio i polsi e infilo una mano sotto la sua schiena mentre la destra si allaccia ai suoi capelli. Adesso che è libera vedo le sue braccia alzarsi e mi aspetto di essere allontanato molto presto. Inaspettatamente Chiara invece si stringe di più al mio corpo e ricambia il mio bacio. Il gemito che non riesce a trattenere è come musica per le mie orecchie. Mi vuole anche lei tanto quanto la voglio io. Quando mi stringo ancora di più a lei, inizia a baciarmi con molta più foga, più passione. Un sapore salato mi invade la bocca, schiudo gli occhi e noto che lei sta di nuovo piangendo. Istintivamente mi blocco e uso tutta la mia determinazione per staccarmi da lei e controllare che stia bene. Appena interrompo il nostro bacio lei sbarra gli occhi terrorizzata e mi guarda tra le lacrime.
“Non posso farti ancora del male.” Le sussurro tremante. So che rischio di essere mandato via ma se lo farà accetterò la sua decisione sapendo che è solo colpa mia.
“Allora non farlo.” Mi risponde alzando il capo per far incontrare ancora le nostre bocche.
 
 
POV CHIARA
 
Apro gli occhi prima che la svegli suoni, come sempre. Le braccia di Josh mi stringono al suo corpo. Abbiamo continuato a baciarci sul divano fino a notte fonda, quando stavamo per crollare ci siamo gettati a letto completamente vestiti.  Lo guardo dormire, sembra così sereno ed è bello da togliere il fiato.
Stando attenta a non svegliarlo sposto piano le sue braccia quel tanto da potermi staccare e  scendere dal letto. Involontariamente brontola e abbraccia il mio cuscino, baciandolo delicatamente, facendomi sorridere.
Faccio la doccia e mi vesto, devo andare in ufficio ma non me la sento di svegliarlo, sembra così tranquillo. Prendo un post- it e glielo lascio sul comodino.
 
Sono andata a lavoro, non me la sono sentita di svegliarti. Fabio torna oggi dopo pranzo, credo sia meglio che tu non ti faccia trovare qui.
 
Prendo la borsa, davanti alla porta però mi blocco e torno sui miei passi. Prendo in mano il post-it appena scritto e lo rileggo. Non sono ancora sicura di volerlo perdonare ma… sono così confusa.
Prendo la penna e aggiungo un’altra frase.
Ci sentiamo stasera.
 
 
 
POV JOSH
 
Appena sveglio allungai la mano tra le lenzuola ma di Chiara non c’era traccia, il posto accanto a me era freddo. Se non fossi stato nel suo appartamento probabilmente avrei creduto di essermi sognato tutto. Mi sfioro le labbra gonfie e doloranti per la lunga sessione di baci.
Scosto le lenzuola e mi alzo. Indosso ancora i vestiti di ieri. La mia attenzione viene subito attratta dal piccolo bigliettino arancione fosforescente attaccato al comodino. È la sua scrittura.
Sono andata a lavoro, non me la sono sentita di svegliarti. Fabio torna oggi dopo pranzo, credo sia meglio che tu non ti faccia trovare qui.
Ci sentiamo stasera.
Rigiro il bigliettino tra le mani e lo fisso a lungo. È freddo, terribilmente freddo e questo mi spaventa di più dell’idea di incontrare Fabio. Mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo leggendo le ultime tre parole. Vuole sentirmi ancora. Credo di avere ancora qualche speranza.
Afferro il telefono e trovo 9 chiamate di Avan e 14 di Jennifer. Chiamo immediatamente Avan.
“Josh, ma sei pazzo? Dove sei finito ieri sera? Ho dovuto chiamare Jennifer. Non hai idea di come ci siamo preoccupati, siamo andati a casa tua e tu non c’eri. Si può sapere dove cazzo sei?” Come al suo solito parte con la sua sfuriata senza darmi nemmeno il tempo di rispondergli.
“Se mi lasci parlare te lo dico.” Lui resta in silenzio. “Sono andato all’appartamento di Chiara.”
“Oh no Josh.” Mi interrompe in tono di rimprovero. “Non avresti dovuto. Si è arrabbiata?”
Sorrido al pensiero di ieri sera. “Un po’, ma credo di avere delle speranze.”
“Cosa te lo fa pensare?” Mi domanda dubbioso.
“Perché ho dormito qui da lei e ci siamo baciati.” Affermo orgoglioso. “Ho bisogno del tuo aiuto. Potresti darmi una mano?”
 
 
 

 
ANGOLO AUTRICE

E questo era il penultimo capitolo.. 
TATATATAN
Direi che Josh ha smesso di giustificarsi ed è passato all'attacco.
Chissà che cosa avrà in mente adesso?
Intando è riuscito a dire cosa prova...
Come diceva ieri sera Blair di Gossip Girl.
TRE PAROLE, SETTE LETTERE.
Saranno abbastanza per farsi perdonare?

SIETE PRONTI PER IL FINALE??
IO NO! MA ORMAI CI SONO... E CI SARA' UN ALTRO COLPO DI SCENA..
E RICORDATE FABIO STA TORNANDO!!!
 
 
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** CAPITOLO 23 ***



 

LEGGETE L'ANGOLO AUTRICE!!!

23.


 
Giovedì. Ore 15.00.
“Piccola, quanto mi sei mancata!”
Le forti braccia di Fabio mi afferrano e mi sollevano di peso facendomi girare in aria. Appena i miei piedi tornano a contatto con il pavimento mi sistemo immediatamente il vestito sperando che nessuno sia riuscito a vedere il colore della mia biancheria intima.
“Sei dimagrita ancora?” Mi sgrida ma i suoi occhi, dopo aver scrutato il mio intero corpo, si soffermano sul mio volto. “Cosa mi sono perso?” Mi domanda con espressione interrogativa. “Sembri felice?”
Annuisco appena. Come fa a capire tutto di me con una semplice occhiata. Non posso mentirgli. Non se lo merita, soprattutto dopo tutto quello che ha fatto per me nelle ultime settimane. “Scendiamo a prendere un caffè?”
 
Entriamo da Starbucks e ordino due caffè da passeggio, ho bisogno di un posto tranquillo dove poter parlare e andiamo a sederci su una panchina di fronte ad un parco giochi poco distante.
“Avanti sputa il rospo.” Mi dice dolcemente portandomi dietro l’orecchio una ciocca ribelle di capelli.
“Non sono stata sincera con te. Mi avevi detto di avvisarti se Josh si fosse fatto sentire, ma io non l’ho fatto.” Abbasso lo sguardo sentendomi colpevole per avergli mentito spudoratamente tutte le volte che me lo aveva domandato. “Non volevo farti preoccupare. Sapevo che ti saresti arrabbiato e avevo paura che saresti saltato su un aereo per tornare a finire ciò che avevi lasciato il sospeso.”
Lui annuisce lievemente ma vedo chiaramente che è nervoso, lo capisco da come stringe i pugni. “Ti ha chiamata?”
“Non solo.” Gli racconto dei messaggi, delle chiamate, del giorno che mi ha quasi investita in mezzo alla strada e più parlo più vedo la rabbia impadronirsi del mio amico.
“Dovevi dirmelo. Lo avevo avvisato.” Si alza in piedi ma io lo blocco rimettendolo a sedere al mio fianco. Adesso arriva la parte difficile.
“Non è finita. Ieri sono uscita a cena con un ragazzo.” Fabio si volta incredulo verso di me.
“Un ragazzo?”
“Si l’ho conosciuto da Starbuks la settimana scorsa. Ci siamo incontrati per caso e mi ha invitata fuori a cena. Niente di importante.” Fisso il mio fumante caffè indecisa se continuare o meno. Ho paura che potrebbe arrabbiarsi con me.
“Su continua.” Mi sprona sorridendo.
“Josh ci ha visti e quando sono tornata a casa era davanti alla porta completamente ubriaco.” Inspiro profondamente. “L’ho costretto ad entrare, avevo paura che guidasse la moto in quello stato. Lui voleva che lo perdonassi e mi ha detto che … mi ama.” Sento lo sguardo di Fabio fisso su di me.
“E tu cos’hai fatto?” Sapeva bene da quanto aspettavo quelle parole.
Sorrido lievemente. “L’ho preso a pugni.” Fabio ride sonoramente non aspettandosi da me una tale reazione. “Ma poi lui mi ha bloccato, continuava ad urlarmi che mi amava e mi ha baciata.”
“Ti ha costretta?” Tuona in preda all’ennesimo attacco di rabbia.
Io scuoto immediatamente la testa. “L’ho baciato anch’io. Fabio, mi manca.” Cerco di giustificarmi incapace di trattenere le lacrime. “Mi manca tantissimo e io lo amo. Non so cosa devo fare…”
Immediatamente mi sento attirare al suo petto e le sue forti braccia mi stringono. “Come siete rimasti?”
“Gli ho detto che ci saremo sentiti stasera. Fabio scusami, non ti arrabbiare.” Lui mi scosta appena da suo petto per guardarmi negli occhi mentre con i pollici asciuga le mie lacrime. “Piccola perché dovrei arrabbiarmi? È lui che deve stare attento a non farmi arrabbiare di nuovo.” Mi sorride dolcemente baciandomi la fronte.
“Non potrei mai arrabbiarmi con te.”
 
 
POV JOSH
 
“Secondo me questo potrebbe piacerle. Tu che dici?”
“Forse. Ma credi che accetterà?”
“Non so.  Tu pensi di no?”
“Non lo so. Però finché non la inviti non puoi saperlo! Ti giochi il tutto per tutto vero?”
 
 
 
POV CHIARA
 
Davanti alla porta di casa, nello stesso posto dove ieri era seduto Josh, trovo ad aspettarmi un grosso pacco bianco e rosso di uno dei più prestigiosi negozi di Los Angeles. Non mi serve guardar il biglietto per saper che è un regalo di Josh.
Fabio mi aiuta ad alzarlo da terra e a portarlo sul bancone della cucina. Lo apro con delicatezza e sollevati i numerosi strati di carta tiro fuori un abito favoloso.
“Wow.” È il commento di Fabio alla vista di quel magnifico vestito. “Provalo.”
Vado in camera e mi svesto. Con molta delicatezza lo indosso e torno dal mio amico che sgrana gli occhi appena mi vede. “Bisogna ammetterlo. Hutcherson ha gusto.”
Guardo la mia immagine riflessa nello specchio e rimango senza fiato. È perfetto. Rosso, senza spalline. Avvolge la mia figura esaltandone le curve ormai non più troppo accentuate. All’altezza delle ginocchia si allarga leggermente in morbide pieghe. È il vestito più bello che io abbia mai visto e indossato in vita mia.
“Deve esserci un’occasione speciale per un vestito come questo.” Sorride Fabio che mi fissa ancora abbagliato dalla sua bellezza.
Mi basta un’occhiata al calendario per capire immediatamente. “Oggi è l'11 ottobre. Domani è il suo compleanno.” Come potevo non ricordarmene più. In effetti gli ultimi venti giorni non ero propriamente cosciente del passare del tempo.
Afferro il biglietto che prima avevo ignorato e lo leggo.
Chiamami.
Guardo Fabio indecisa e lui, come sempre, capisce al volo. Si alza dallo sgabello ed esce. “Ci vediamo domani.”
 
“Ciao.” Sussurro al telefono.
“Chiara ciao. Hai trovato il mio regalo?” L’imbarazzo nella sua voce è chiarissimo.
“Si, è bellissimo, grazie. Ma non serviva.”
“Domani è il mio compleanno e Jennifer ha organizzato una festa per me. Vorrei che venissi anche tu.”
“Non lo so Josh..” Non sono sicura di voler andare alla festa insieme a tutti i suoi amici e ai giornalisti. Già non è stato piacevole finire sui giornali per quello scontro da Sturbacks e non voglio altre chiacchere.
“Non devi rispondermi. Decidi con calma…” Non trattiene una velata delusione, forse si aspettava un deciso “si”.
“Ci penserò su. OK?”
 
 
POV JOSH
 
Venerdì 12 ottobre.  Ore 22.40.
Oggi è il mio 22esimo compleanno. Tutti si stringono a me, mi fanno gli auguri, mi abbracciano e mi baciano. Jennifer non mi da tregua, sembra così preoccupata a farmi divertire che mi sta assillando. La festa è cominciata da oltre tre ore ma di Chiara non c’è traccia. Infilo la mano in tasca e accarezzo con le dita il rivestimento di velluto. Che illuso.
Dopo un’altra mezz’ora e un paio di drink mi lascio cadere su uno dei divanetti mangiando una fetta di torta al cioccolato. Avevo chiesto a Jennifer di prendere questa torta per lei. Chiara ama il cioccolato, io lo odio.
Continuo a giocare con la fetta di dolce sul mio piatto quando Sam mi si avvicina sorridente. “Alzati dai.. Non vorrai farti vedere così?” Mi dice togliendomi la torta dalle mani e tirandomi per un braccio per farmi alzare.
“Non mi importa.” Protesto cercando di tornare a sedermi.
“Ne sei proprio sicuro.” E divertito mi indica la porta d’ingresso sulla quale temporeggia una figura angelica avvolta in un elegantissimo abito rosso fuoco. La mia Chiara.

 
Appena i nostri occhi si incrociano ci incamminiamo l’uno verso l’altra incontrandoci a metà strada sulla pista da ballo. Le porto le mani dietro la schiena mentre lei allaccia le sue dietro il mio capo e iniziamo a ballare.
“Sei venuta?” Le domando, terrorizzato che possa essere solo un brutto scherzo della mia mente.
“Si.” Annuisce sorridendomi dolcemente. “Stavo per non venire ma poi ho fatto la mia scelta.”
“Hai scelto me?”
“Si.” Annuisce ancora una volta. “Ti amo Josh. Ho provato a starti lontana ma tu sei come una malattia e io sono stata contagiata da te. Non riuscivo a mangiare, non riuscivo a respirare, e stavo male, tremendamente male. Ma riuscivo solo a pensare che ti amavo.”
“Quindi mi perdoni?” Gli domando incerto. Ho bisogno di sentirglielo dire.
“Si. Ti perdono.” I suoi occhi di velano di nuovo di lacrime. Deve farle così male, quasi quanto fa male a me vederla soffrire così.
“Io ti amo Chiara e voglio stare al tuo fianco per sempre.”
Mi guarda dubbiosa e si lascia sfuggire una risata. “Guarda che per sempre è tantissimo tempo. Ne sei sicuro?”
“Mai stato più sicuro nella mia vita.” Adesso è il momento giusto. Abbasso lo guardo sullo strano rigonfiamento della tasca dei miei pantaloni. Smettiamo di ballare e tolgo le mani dalla sua schiena.
“Chiara, non ho mai amato nessuno come te al mondo. So che è stato solo per colpa mia, ma questo periodo che siamo stati separati è stato il peggiore della mia vita e non voglio mai più rischiare di perderti. Voglio passare con te il resto della mia vita.”
Prima che lei possa capire cosa sta succedendo sono in ginocchio davanti a lei e sfilo dalla tasca la piccola scatola di velluto rosso.
 
 
POV CHIARA
 
Josh, inginocchio davanti a me, mi fissa negli occhi e tira fuori dalla tasca una piccola scatola di velluto rosso. Credo che il mio cuore abbia perso un battito quando il suo pollice fa pressione sulla chiusura dorata e la apre mostrandomi uno splendido anello d’oro bianco con al centro un diamante di medie dimensioni. Rimango senza fiato a guardarlo incapace di emettere un solo suono come tutti gli altri invitati alla festa.
Nella sala sembra calato il silenzio in attesa che Josh si decida a parlare.
“Io ti amo Chiara, e voglio passare il resto della mia vita con te. Vuoi sposarmi?”
Lo fisso nei suoi splendidi occhi marroni che mi guardano colmi di speranza in attesa della mia risposta. I battiti del mio cuore accelerano e i miei occhi si riempiono ancora una volta di lacrime.
“Vuoi sposarmi?” Ripete incerto dopo qualche istante di silenzio in attesa della mia risposta che tarda ad arrivare.
Il suo volto cambia espressione, la speranza lascia il posto alla paura. Ha paura di sentirsi dire di no.
“Josh.. io..” Balbetto cercando le parole giuste, ma in certe situazioni sono solo due le parole da dire, forse saranno monotone ma in questo momento sono le parole più belle che siano mai uscite dalla mia bocca.
 
“LO VOGLIO.”
 
Ora bisogna solo dirlo a Fabio…
 
 
 
 
 

ANGOLO AUTRICE
 
A malincuore dopo tutto questo tempo, sto pubblicando il mio ultimo capitolo. Non avete idea della tristezza che mi ha messo cliccare sull’icona COMPLETA. Era quasi diventata una parte di me e avrei voluto non finirla mai.
Anzitutto voglio ringraziare tutti quanti.
Per le vostre splendide recensioni, mi aiutato tantissimo ad andare avanti fino alla fine. Ma anche per aver continuato a leggere capitolo dopo capitolo, siete davvero in tantissimi e non credevo che avrei mai potuto avere così tante visualizzazioni. Non da meno tutti coloro che hanno aggiunto la mia storia alle seguite o alle preferite, facendola rientrare tra le storie più popolari della sezione. Non ci credo ancora e vi ringrazio veramente tanto perché è merito soprattutto vostro.
 
Mi mancherà tutto questo..
 
Credo che non scriverò più nulla su Josh, per quanto io lo adori ho scritto abbastanza su di lui e non riuscirei ad immaginarlo in un contesto diverso, senza Chiara, Fabio e Carlo.
Per il momento terminerò “io e te, insieme, per sempre” l’altra mia ff su Hunger Games e poi vorrei tentare qualcosa di originale che già sto scrivendo, seppur a fatica.. Dato che a breve partirò per le vacanze e non credo che la pubblicherò prima della fine di agosto (magari se vi interessa ditemelo così potrò mandarvi un messaggio quando pubblicherò il primo capitolo!)
 
Mi sto dilungando, lo so, ma solo perché è difficile per me mettere la parola FINE.. Forse un giorno rileggerò questa serie e riderò di tutti gli errori e bestialità che avrò scritto (colpa del mio scrivere di getto) ma sarà bello.

A tutti voi che avete letto tutti e 23 i capitoli, un’ultima preghiera.
Vi chiedo un’ultima recensione per sapere se vi è veramente piaciuta la mia storia o se vi ha fatto schifo (Non siate cattivi però!!!!).

Grazie ancora e per un ultimo abbraccio.
 
FINE

 
 
 
   
    
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2539002