La profezia del Goshinboku

di MayaNp994
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Un viaggio inaspettato ***
Capitolo 2: *** 2. Inuyasha ***
Capitolo 3: *** 3. Luna blu ***
Capitolo 4: *** 4. Sesshomaru ***
Capitolo 5: *** 5. Collegati ***
Capitolo 6: *** 6. La vera motivazione di Kikyo ***
Capitolo 7: *** 7. Proposta ***
Capitolo 8: *** 8. Totosai, il vecchio pervertito ***
Capitolo 9: *** 9. Rumiko ***
Capitolo 10: *** 10. Cuore spezzato ***
Capitolo 11: *** 11. Anniversario ***
Capitolo 12: *** 12. Ritorno al Goshinboku ***
Capitolo 13: *** 13. La sacerdotessa deviata. ***
Capitolo 14: *** 14. Il suo sangue [Mini-Capitolo: Sesshomaru] ***
Capitolo 15: *** 15. Il sogno ***
Capitolo 16: *** 16. Ti fidi di me? [Mini-Cap] ***



Capitolo 1
*** 1. Un viaggio inaspettato ***


CAPITOLO 1. Un viaggio inaspettato

-Sai Kagome, c’è una leggenda legata a questo albero.- disse indicando il Goshinboku.
-Ah si? Sarebbe?-
-Si dice che nell’epoca Sengoku, una giovane donna morì imprigionando il suo amato all’albero Sacro.
La donna prima di morire fece in modo che il suo spirito venisse assorbito dall’albero, in modo che quando il suo amato venisse liberato lei rinascesse dalle sue ceneri e potesse vivere con lui la vita che non hanno potuto vivere prima..- si fermò per dieci minuti buoni. Poi altri dieci..
-Nonno.. e poi?-
-E poi… - si massaggiò le tempie.
Sospirai. –Non te la ricordi più, giusto?-
-Esattamente così!- disse sghignazzando.
Mi piacciono le leggende che parlano del Dio Albero. Ma chissà perché il nonno dimentica sempre la fine.
Ero ancora piccola quando il nonno cominciò a raccontarmi queste storie. Ricordo ancora che quando ero piccola feci uno strano sogno.
Ero nell’epoca Sengoku. Ero smarrita e sola. Piangevo dalla paura. Volevo la mia mamma e non la trovavo da nessuna parte.
Mi trovò un uomo, non ricordo il viso.
Era un uomo molto gentile. Mi prese con sé e mi difese da strani mostri che, non so perché, ci attaccavano.
L’unica cosa che mi ricordo era una lunga chioma argentata.
Quando mi svegliai mi ritrovai davanti al pozzo mangiaossa senza sapere come ci fossi arrivata.
 
Un giorno, mentre aiutavo mio nonno a impacchettare un po’ di cose, mi chiese di portare un grande arco malridotto e una faretra con delle frecce inutilizzabili, nella stanza del pozzo. Mi disse che quella roba era un cimelio di famiglia per qualche strano motivo.
Non entrai più in quel pozzo da quella notte.
Scesì con cautela le scale scricchiolanti e cercai un luogo adatto per riporre un oggetto così fragile.
Sbadatamente, inciampando in un pezzo di legno persi l’equilibro e caddi, insieme all’arco, dentro il pozzo.
Tutto intorno a me divenne bianco ed etereo. Non capivo cosa stesse succedendo, quando all’improvviso picchiai il sede sul terreno.
-Ahi!- dissi massaggiandomi la zona lesa. –Maledetto pezzo di legno.-
“Ora come farò ad uscire da qui..”
-Nonno!!- urlai. –Aiutami! Sono finita nel pozzo!-
Nessuno mi sentiva. “Maledizione!”
-Chi va la!- sentii una voce.
-Oh meno male! Sono qui! Dentro il pozzo! Perfavore mi aiuti ad uscire!-
-Sei un demone?- una vecchietta con una benda sull’occhio si affacciò.
-Un che?- chiesi stupita. –No signora sono solo una ragazza che è caduta nel pozzo.-
Dopo varie ore per convincerla a tirarmi fuori, finalmente lo fece. Anche se quello che vidi non era quello che mi aspettavo.
Non ero a casa mia.. C’era una bellissima foresta tutta intorno a noi. Un prato così verde che a Tokyo te lo puoi sognare e il cielo era così limpido.
Non si sentivano rumori di automobili o altri marchingegni. Si sentiva solo il vento e il fruscio degli alberi.
Ero meravigliata.
Risi. –Questa volta la testa devo averla battuta davvero forte..-
Mi voltai verso la vecchietta che mi aveva tirato fuori dal pozzo e la ringraziai di cuore.
-Prego piccola, mi chiamo Kaede e sono la sacerdotessa del villaggio.-
-Vi-Villaggio?-
Mi prese per mano e mi portò verso la sua capanna.
Mangiai e mi riposai. riflettendo su come potessi tornare indietro da quel posto sperduto.
 
-Kagome..-  era una voce femminile molto piacevole.
-Ancora due minuti, mamma..-
-Ehm.. Kagome, sono Kaede.-
Mi alzai di soprassalto e vidi Kaede sorridermi. Era una cara persona.
-Nel pozzo dove ti abbiamo trovata, abbiamo rinvenuto anche questo arco e queste frecce..- disse facendomeli vedere. –sono tuoi?-
-Non può essere… quelli che portavo con me erano malridotti e quasi mummificati.- Sgranai gli occhi, li presi in mano e li esaminai.. –Sono proprio loro..-
-Quell’arco è simile a quello di mia sorella Kikyo..- sorrise Kaede. –Posso giurarti che è in ottime condizioni. Sto andando a trovarla.. vuoi venire con me?-
-Certamente.-
 
Dopo dieci minuti di cammino, vidi in lontananza il Dio Albero. –E’ il Goshinboku!-
Dissi correndo verso l’albero sperando finalmente di ritrovare la mia casa.
-Kagome, aspetta!!- Non la sentii neanche.
Corsi, corsi più che potevo. Quando arrivai davanti all’albero, vidi una lapide ed un ragazzo con una freccia sul petto, che dormiva beato.
-Come hai fatto ad arrivare fin qui?- Mi chiese Kaede.
-Correndo?- “Ma che razza di domanda è?”
-Avevo eretto una barriera che nascondeva questo posto agli occhi umani- spalancò gli occhi.
-Barriera? Ma che?.. parli come se fossi uscita dalle leggende di mio nonno-
E fu lì che mi venne in mente la leggenda della ragazza morta e del suo innamorato.
Caddi in ginocchio. –Oddio. Sono nell’epoca Sengoku.-

 

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Capitolo 2
*** 2. Inuyasha ***


CAPITOLO 2. INUYASHA

-Come diamine ci sono arrivata nell’epoca Sengoku?!- Stavo andando in panico quando Kaede mi colpi in testa con un bastone.
-Ahi!- mi girai verso di lei –Non ce n’era bisogno.-
Ero nel passato. Avevo sempre sognato una cosa del genere. Ero nell’epoca delle leggende che tanto mi affascinano. Finchè ne avevo l’occasione volevo conoscere quel mondo.
Sorrisi a Kaede. –Dov è tua sorella?-
Indico la lapide.
-Oh…-  mi avvicinai. –Mi spiace molto Kaede.-
“Kikyo, sacerdotessa e donna”
-Non preoccuparti. E’ successo cinquant’anni fa.-
Mi rattristai. Se perdessi Sota, il mio fratellino, non smetterebbe di mancarmi neanche dopo cinquant’anni. Ero sicura che la stessa cosa stesse accadendo proprio ora alla povera vecchia Kaede.
Ero immersa nei miei pensieri quando un luccichio attirò la mia attenzione.
Alzai lo sguardo e guardai fisso il ragazzo sull’albero. Era molto bello ma soprattutto aveva degli splendidi capelli argentati.
Era lui il ragazzo del mio sogno?
Salii su un ramo per andarci più vicina possibile
-Kagome, sta attenta ad Inuyasha.- Inuyasha? Nome insolito.
Spostai i capelli dal viso di quel giovane e notai… un paio di orecchie canine.
Gridai. –Ma che diamine è!?-
Sospirò. –Inuyasha è per metà umano e per metà demone cane.-
-Un uomo cane?- toccai le orecchie ed erano autentiche e tanto morbide.
Sembrava dormisse. Era così sereno.  “Chissà se il cuore batte”
Appoggiai la testa al suo petto ed era così caldo. Come riusciva a dormire così profondamente pur avendo una freccia conficcata nel petto.
La toccai e.. si polverizzò.
-Il sigillo è scomparso.- esclamò la vecchia Kaede.
-Oddio Kaede, non l’ho fatto apposta.- mi girai verso di lei per scusarmi.
Ad un certo punto mi sentii avvolgere in un abbraccio. Ero imbarazzata oltre modo.
“C-chi mi sta abbracciando?”
-Inuyasha si è svegliato?-
-Ciao Kikyo- mi voltai verso di lui e.. sbiancò.
Mi lasciò andare così velocemente che caddi all’indietro da quel ramo e mi feci male al braccio.
-Stai attento, per la miseria!- esclamai arrabbiata. –Potevo farmi male!-
-E tu invece! Perché eri così vicina a me!?- esclamò Inuyasha.
-Sono stata attirata dai tuoi capelli-
No. Non poteva essere lui il ragazzo del mio sogno ma chi altri al mondo può avere i capelli argentati?
-Bella scusa!- Sogghignò. –Non è che ti piaccio?-
Arrossii. –Ma vai a cuccia, cagnolino!- Sentii un tonfo per terra.  E ora che diamine era successo?
Mi voltai e mi ritrovai quell’Inuyasha spiaccicato al suolo. “Oh, cielo! Che ragazzo sbadato!”
Kaede si mise a ridere. –Kagome, hai attivato il rosario che ha al collo con quelle parole.- continuò a ridere.
-Cosa? Ho detto solo “a cuccia”…- un altro tonfo. –mi stai dicendo che solo dicendo “a cuccia”..- un terzo tonfo -… lui cade in quel modo?-
-Maledetta, la vuoi smettere di dire quelle parole o vuoi ammazzarmi?- rispose seccato Inuyasha mentre si rialzava e si ripuliva la veste.
-Salve Inuyasha!- esclamò felice Kaede.
-E tu chi sei?- era confuso.
-Sono la sorella di Kikyo.- Indietreggiò spaventato. La guardava di sottecchi.
-Ma-ma sei vecchia! E dov è Kikyo?-
-Dietro di te.-
Quello fu il momento più infelice di tutta la giornata. Inuyasha si girò e appena vide la lapide della povera donna si fece prendere dallo sconforto e pianse come un disperato. Cominciò a sradicare alberi e cespugli. A tirare pugni al terreno. Ma mai senza smettere di piangere. Kikyo era la donna che amava ed ora non c’era più.
 
Erano passate un paio d’ore dalla scoperta della morte di Kikyo ed eravamo tornati al villaggio. Il mezzo demone si isolò su un albero e non scese per tutto il pomeriggio.
Mi arrampicai. Ero piuttosto brava a farlo. Ricordo che a casa lo facevo con mio padre, prima che morisse.
-Inuyasha..- cercai di avvicinarmi con cautela, un po’ spaventata perché quel tizio era davvero molto forte.
-Che vuoi.- disse in modo secco e glaciale. Io mi ci sedetti accanto.
-Io penso di sapere come aiutarti…- gli sorrisi, sperando che non mi scagliasse via con un calcio.
-Come potresti aiutarmi? Tu sei solo una debole umana.- Il mio sorriso si fece meno dolce.
-Ti ricordo che io posso dire due parole e mandarti al tappeto.-
Rabbrividì. –Beh come puoi aiutarmi.- mi guardò negli occhi. –Tu.. le somigli molto.-
Arrossii. –Grazie. Inuyasha devi sapere che mio nonno mi raccontò una leggenda legata al Dio Albero..-
-Ci sono tante leggende legate al Goshinboku.-
-Ma questa è vera.- lo guardai decisa. Doveva ascoltarmi. –Vuoi sentire come potrei aiutarti?-
Annuì. –…La donna prima di morire fece in modo che il suo spirito fosse assorbito dall’albero. Così che quando il suo amato verrà liberato, lei potesse rinascere dalle sue ceneri...-
-E secondo te.. quella donna è Kikyo?-
-Non può essere altrimenti. Troppe cose combaciano.- i suoi occhi brillavano e senza che me ne rendessi conto mi strinse in un abbraccio. Gli avevo dato una seconda possibilità.
-Ti ringrazio, ragazza.-
-Kagome, il mio nome è Kagome.- sorrisi.
 
Mi prese sulla schiena e andammo alla capanna della vecchia Kaede.
-Kaede, dove si trovano le ceneri di Kikyo?- scesi a terra.
-Mi spiace, Inuyasha.- si rattristò la sacerdotessa. –Le ceneri non si trovano più qui.-
-E dove sono?- chiesi.
-Sono nel tempio delle Sacerdotesse Cadute.- spiegò. –Per quale motivo le cercate?-
-Kikyo potrebbe rinascere dalle proprie ceneri.- disse lui di fretta. –Dove si trova questo tempio?-
-Ci vorranno mesi per arrivarci, si trova sul monte Azusa.-
-Bene, parto subito!- Inuyasha uscì di corsa.
-Aspetta Inuyasha!-  gridai.
-Ragazzina, torna a lavare i piatti e lasciami andare.-
“Devo tornare a lavare i piatti?!”  -A CUCCIA!-
Il mezzo demone piombò al suolo.

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Capitolo 3
*** 3. Luna blu ***


CAPITOLO 3.  Luna blu
 
Erano passati due giorni ed io viaggiavo con Inuyasha. Quello scemo in due giorni si era fatto mandare a terra non so quante volte. Come faceva quella donna a sopportarlo?
Mi stavo ancora chiedendo se fosse davvero lui il ragazzo del mio sogno. Solo per questo fatto, mi ritrovavo a fissarlo. Cercavo di ricordare, attraverso di lui, il volto del mio salvatore.
-La smetti di guardarmi in quel modo?- sbraitò il mezzo demone. –Mi dai fastidio-
-Scusa... non lo faccio apposta.- arrossii.
“Aaah, che imbarazzo.”  -Inuyasha.. scusami, posso farti una domanda?-
-Di che genere?-
-I tuoi capelli.. sono così da quando sei nato?-  chiesi guardandomi le mani.
-Si.-  “Quanto detesto le risposte secche!”
Irritata, mi alzai e mi andai a fare un giro. –Dove vai, ragazzina!-
-MI CHIAMO KAGOME E NON SONO UNA RAGAZZINA! HO 18 ANNI!-  vidi lui un po’ spaventato. Non gli avevo mai urlato contro ma amo il mio nome e voglio che la gente lo usi. Inoltre se dovevo viaggiare con lui mi infastidiva il fatto che mi chiamasse “Ragazzina”. Ma chi si credeva di essere!
 
Era calata la sera e mi ero arrampicata su un albero per stare da sola.
Ovviamente, stavo sempre vicina al posto dove ci eravamo accampati. Mi fidavo poco di Inuyasha ed ero quasi sicura che, se mi fossi addentrata maggiormente nella foresta, se la sarebbe filata lasciandomi indietro.
Il cielo dell’epoca Sengoku era una cosa meravigliosa. Potevi ammirare ogni singola stella e la luna era così grande che la potevi quasi toccare.
-Ragazz… - si fermò improvvisamente. –Kagome!- Wow, la ramanzina ha funzionato.
-Sono qui.-  Con un balzo mi raggiunse. –Guarda Inuyasha, la luna è meravigliosa.- sorrisi guardando il cielo.
Ero davvero estasiata da quello spettacolo.  Inuyasha continuava a guardarmi.
-Non l’avevi mai vista?- mi chiese stupefatto.
-Si, ma non così.-
-Beh..- Fissò anche lui la luna. –Se ti piace questa luna, dovresti vedere la luna blu..-
 –Luna blu?-
Annuì. –Una volta al mese la luna si colora di azzurro. Quel giorno incrementa la forza dei demoni…-
-Dev’essere bellissima.- Sbadigliai.  –Vado a dormire Inuyasha.-
Gli diedi un bacio sulla guancia e poi scesi dall’albero incamminandomi verso il fuoco.
 
-Mamma! Dove sei, mamma?!- piansi.
Ero tornata piccola. Ero ancora sperduta. Ero ancora sola. Ma questa volta sapevo che tutto si sarebbe sistemato.
Sapevo già che da un momento all’altro sarebbe arrivato il mio salvatore con i capelli argentei.
Sentii dei passi. Era lui.
Si fermo davanti a me. Aveva il volto sfocato. Per quale motivo non potevo guardarlo.
-Signore?- chiesi. –Lei ha visto la mia mamma?-
-No.- avvicinò il volto al mio. –Vieni con me. Cercheremo la tua mamma. –
Mi prese tra le sue braccia e cominciammo ad incamminarci.
-Signore..- si girò verso di me. Sulla sua fronte brillava qualcosa. Sembrava un tatuaggio.
Un tatuaggio a forma di luna. –La ringrazio…- e caddi addormentata.
 
Mi svegliai di soprassalto. Mi bruciava il braccio. Presi un po’ d’acqua che avevamo raccolto il giorno prima e me la buttai sull’arto.
Bruciava da morire.
Il dolore era così forte che non ce la feci più e urlai.  “Che diamine sta succedendo?-
Urlai di nuovo.
-Inuyasha.. aiutami.-  Non era lì. Che mi avesse lasciata indietro?
Da dietro agli alberi cominciavano a sentirsi strani rumori. “Aiutatemi.”
Il bruciore si era quasi attenuato. Mi stavo alzando ma non avevo più forse. “Come può essere.. mi sono appena svegliata!”
All’improvviso sbucò fuori dalla forestra una scolopendra con il viso di donna ma non feci neanche il tempo a vederla che..
-DOKKASO!*- e quella cosa cadde a terra stecchita.
Rimasi tremante a terra. Non capivo chi mi avesse salvato o come avesse fatto.
Sentii qualcosa dietro di me.. mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia con un drago a due teste.
Gridai dallo spavento. In tutta risposta una delle due teste mi leccò la faccia.
“Che cavolo sta succedendo?”
-Mi ricordo che quando eri piccola non eri così spaventata da Ah-Un.-  Era una voce che avevo già sentito.
Chi poteva mai essere?

*In giapponese, letteralmente:  Unghie di fiori avvelenati.

 

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Capitolo 4
*** 4. Sesshomaru ***


CAPITOLO 4.  Sesshomaru
-Chi sei?- chiesi intimidita da una voce così fredda eppure così familiare.
Nessuna risposta.
-Dove sei?- Ancora silenzio.
-KAGOME!- Era Inuyasha. –Stai bene, Kagome?- disse preoccupato.
-Si.. sto bene.- Il mezzo demone guardò il drago a due teste e cominciò a guardarsi in giro. –Inuyasha, che fai?-
Non mi calcolò. “Ma che cavolo, essere considerati è un optional in questa epoca?!”
-SESSHOMARU, ESCI ALLO SCOPERTO!-
-Allora avevo ragione. Qualche sciocco ti ha liberato.- dagli alberi uscì un uomo alto e statuario, con un viso dolce eppure così freddo. Aveva due occhi ambrati in cui potevo perdermi, un tatuaggio a forma di luna sulla fronte e una lunghissima chioma di capelli argentei.  –L’odore del tuo sangue mi disgusta come la prima volta.-
Io continuai a guardarlo. Seppur sembrasse lui il mio salvatore, non ne aveva i comportamenti.
Mi nascosi dietro ad Inuyasha.
-Kagome, sta tranquilla. Ti difendo io.-
A proposito di questo.. –Dove sei stato?- lo guardai minacciosa.
–Ero andato a prenderti questo.- Mi passò l’arco che mi diede mio nonno. Era tutto lucido ora e..
-Cos’è questo simbolo?-
-La luna blu.- rispose Sesshomaru. –Quello è un arco demoniaco.- sorrise.
Inuyasha lo guardò stranito. –Hai… hai sorriso?- rimase a bocca aperta. –Verso un’umana?-
-Se solo lo fosse..- Sesshomaru mi si avvicinò. –Sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho vista..-
-Salve signore.- Sorrisi. Gli occhi di quel ragazzo sembravano oro liquido da quanto erano limpidi. –E’ un piacere incontrarla ancora.-
Inuyasha ci fissava come se non capisse. –Accidenti a voi, potete spiegarmi cosa succede?- si mise in mezzo. –E poi cos’è questa novità che sorridi agli umani?!-
Gli raccontai tutta la storia e lui finalmente capì perché ero tanto fissata con i suoi capelli.
-Ed io che pensavo di piacerti..- Abbassò lo sguardo, deluso.
-Figurati.- rispose seccato Sesshomaru.
 
Ormai era scesa la notte ed Inuyasha dormiva profondamente. Così, approfittando del fatto che i due non litigassero, cominciai a scambiare quattro parole con l’uomo che ho tanto sognato.
-Mi hai salvata tu da quel mostro?-
-Non potevo lasciarti morire dopo averti salvata quando eri bambina, non credi?-
-Suppongo di no..- mi guardai le mani. –Sei anche tu un mezzo demone?-
-No.- sembrava fosse seccato dalla domanda. –Sono un demone completo.-
Il bruciore al braccio tornò improvvisamente. Gemetti per il dolore. Era insopportabile.
-Qualcosa non va?- chiese Sesshomaru.
Mi scese qualche lacrima e scossi la testa in segno di dissenso. Non volevo apparire debole davanti a lui. Non ancora una volta.
Ad un certo punto alzò una mano e tirò fuori gli artigli. Con un solo gesto mi strappò la manica e parte della maglietta.
Sobbalzai. –Che.. che cosa fai?-
-Ti brucia.- Si avvicinò e, sensualmente, ci soffiò sopra. Arrossii. –Guarda..- Disse indicando il braccio.
-Cosa?- mi voltai e la vidi. Non ero bruciata. Anzi la pelle era sanissima e sopra c’era un simbolo. Ero meravigliata.  –Ma è una luna…-
Sesshomaru annuì e mi sorrise di nuovo, scuotendo la testa incredulo. –Non dovresti coprire il braccio per stanotte. Domani mattina sarà passato tutto. – disse alzandosi e prendendo le redini di Ah-Un.
-Do.dove vai?-
-Via.- mi guardò stranito.
Con l’ultima dose di energia rimasta, mi alzai e mi fiondai tra le sue braccia. –Ti prego… Non andartene di nuovo.-
Perché voleva già andarsene? Avevo tante cosa da chiedergli.
Le lacrime cominciarono a scorrermi senza alcun motivo. –Piango?- dissi asciugandomi le lacrime.
Qualcuno sbadigliò. Inuyasha si era svegliato. Prevedevo guai.
-Kagome.. – si stropicciò gli occhi. -… dove sei?-
Appena si girò notò il pezzo della mia maglia per terra e cominciò ad andare in allarme.
-KAGOME!- gridò.
Io ero stretta al mio salvatore e continuavo a piangere. –Maledetto!- gridò sfoderando una spada.. che prima non aveva. Probabilmente l’aveva presa quando era andato a prendermi l’arco. –Cosa hai fatto a Kagome!-
-Niente, stupido.- disse staccandomi in malo modo. –Guarda.-  chiuse gli occhi e si concentrò.
Dopo qualche minuto il simbolo che aveva sulla fronte si colorò di rosso sangue.
Sentii un formicolio al braccio. La mia luna emanava una luce rossa come quella di Sesshomaru.
-Oddio, ma che succede?- chiesi più a me stessa che a loro.
Quando sesshomaru smise di concentrarsi, le nostre lune divennero blu. Esattamente identiche.
Inuyasha era sorpreso. –Mannaggia la peppetta! E questo chi se lo aspettava!!-
Ma che diamine stava succedendo.

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Capitolo 5
*** 5. Collegati ***


CAPITOLO 5.  Collegati

Inuyasha continuava a guardarmi in modo strano. Sembrava allibito. –Non ci posso credere.- si grattò la testa. –Come facevi a saperlo?- chiese a Sesshomaru.
-No.. scusate. – li interroppi. –Mi potete dire che cosa vuol dire sta cosa?-
-Non so dove cominciare! Sesshomaru spiegaglielo tu.-
-Dobbiamo stare insieme.- disse freddo il demone.
-CHE!?- ero allibita. –COSA VUOL DIRE CHE “DOBBIAMO STARE INSIEME”!? -
Sesshomaru si avvicinò. –In effetti il tuo odore.. è diverso da quello umano.. – Si avvicinò ulteriormente.
“Dio santo ma che ha in mente questo?!” –Fermo, Sesshomaru… Che fai?!... Sesshomaru… vai… vai.. VAI A CUCCIA!- sentii un tonfo.
Ma Sesshomaru era ancora in piedi, seppur si fosse fermato. Mi girai e vidi Inuyasha schiantato al suolo.
-Ma…Maledetta!-
Risi nervosamente. –Scusa Inuyasha… Pensavo funzionasse con tutti i demoni!- dissi andando subito ad aiutarlo.
 
Passarono alcune ore. –Puoi spiegarmi,senza azioni insolite, cosa vuol dire quel “dobbiamo stare insieme”?-
-Devo proteggerti.- Disse semplicemente.
-Beh l’hai già fatto.- dissi. –Qual è il punto? Perché devi farlo?-
-Questo è il mio compito.- mi sentii triste. Allora non mi salvò perché si preoccupava.. ma perché era suo compito.
-Non capisco perché abbiamo segni uguali.- dissi indicando la sua fronte.
-Vedi..- disse alzandosi e togliendosi la parte superiore della sua veste. -..In principio c’erano due sacerdotesse…- Vedendomi infreddolita per la parte mancante della mia maglia, mi coprì con i suoi vestiti. Lo trovai molto carino da parte sua. -.. La sacerdotessa della Luna e quella del Sole. Ognuna di loro ha un protettore. La sacerdotessa della luna, cioè tu, è contraddistinta dalla luna ed il suo protettore anche. –
Lo guardai come se parlasse aramaico antico. –Io sarei una sacerdotessa e tu saresti il mio protettore?-
-Si e non capisco perché Inuyasha non si sia accorto di nulla visto che lui è il protettore di Kikyo.- disse guardandolo in modo agghiacciante.
-Ehi, Ehi, Ehi. E chi ci pensava! Io pensavo solo a salvare la mia Kikyo! Non ho tempo da perdere con questa ragazzina.-
-A cuccia!- si schiantò al suolo. –Che centra Kikyo ora?-
-Kikyo, sacerdotessa del Sole.- disse come se non gliene fregasse un tubo.
-Prima che la precedente sacerdotessa della Luna scomparve, i demoni e gli umani vivevano in perfetta armonia.- mi spiegò. –Non c’erano guerre tra loro. Un giorno però la sacerdotessa se ne andò. Nessuno sapeva dove o perchè. In quel periodo morì anche la sacerdotessa del Sole e tutto il nostro mondo cadde nell’oblio.
Noi due, Kagome, siamo sempre stati collegati.- sorrise guardandomi. –Quando sognavi, sognavo le stesse cose anche io. Quando mi pensavi, i tuoi pensieri mi arrivavano anche a me.. anche se non ho mai capito nulla di quello che pensavi.-
-Cosa…- Divenni un pomodoro.  “Avrà visto i miei sogni indecenti sul mio salvatore allora..”Risi nervosamente. -…intendi per le stesse cose.. intendi tutto tutto?-
-Tutto, sogni erotici compresi.- Disse in modo così dannatamente serio, senza accorgersi che ero morta di vergogna.
-Uuuuuh, Kagome hai fatto sogni sconci su qualcuno?- “Inuyasha… “
-A CUCCIA, IDIOTA!- si sentì un tonfo.
-Sembri più sconvolta da questa storia rispetto a quella sulla tua vera natura.- disse Sesshomaru, scuotendo la testa.
-Certo! Tu mi leggi la mente e sai cosa sogno! Queste cose dovrebbero rimanere private!-  Ero in collera e allo stesso tempo imbarazzata. –Come faccio a tornare alla mia vita?-  chiesi a quei due.
Stettero zitti.
Mi girai verso Sesshomaru. –Dimmelo.-
-Te lo dirò quando sarà il momento adatto. Quando avrai compreso cosa sei e perché ti trovi in questo mondo.- disse senza che nessuna emozione passasse sul suo volto.
Offesa dal suo comportamente e decisamente delusa dal carattere del mio salvatore, mi addentrai nella foresta alla ricerca di un po’ di pace.
-Stupidi demoni. Stupida epoca Sengoku. Stupido pozzo. Stupido arco. Stupida luna.-
Kagome, dove sei?
“Ma che cavolo era?”
Sono Sesshomaru, Kagome. Torna indietro, potresti farti male.
“Lasciami in pace. Vai a proteggere qualcun’altra.”
Smettila di fare la bambina e torna indietro o mi costringi a venirti a prendere.
“Anche dalla voce si sente che è un pezzo di ghiaccio.. ma che cosa mi è saltato in testa…”
Posso provare a esserlo di meno, se torni indietro. Risparmiami uno spostamento inutile.
“Vuoi smettere di invadere la mia testa!?.... Pazzoide.”
Ti sento.
“E io volevo che mi sentissi!”  feci una linguaccia che lui ovviamente non poteva vedere.
Mi ero impuntata. Non volevo tornare da loro. Mi arrampicai su un albero e mi addormentai guardando la luna colorarsi di blu.

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Capitolo 6
*** 6. La vera motivazione di Kikyo ***


CAPITOLO 6.  La vera motivazione di Kikyo
Sentivo un fresco venticello sul mio volto. Era una cosa davvero rilassante.
Aprii gli occhi e vidi gli alberi scorrermi davanti agli occhi. Ero in movimento. Non capivo. Ero sicurissima di essermi addormentata su un albero.
-Ti sei comportata come una bambina.- disse una voce fredda ad un certo punto. –Potresti almeno scusarti.-
-Salve Sesshomaru.- sbottai. –Avevo detto che volevo stare da sola.-
-E io ti ho detto che non posso permetterlo. Soprattutto ora che quell’inetto è andato avanti senza di te.-
-Inuyasha mi ha lasciata indietro?- Sbottai. Che comportamento da immaturo. Cosa aveva il pepe nel sedere che era così di fretta?
-Non dare la colpa a lui. Anche io lo avrei fatto.-
-Ah si?-  Mi ero davvero comportata così male?
-Si.- disse secco. –Inoltre in queste sere c’è la luna blu. Potevi morire.-
-Ma.. non lo sapevo, scusami Sesshomaru.- Sbuffò.
 
Erano ore che volava con me in braccio. Mi cominciai a preoccupare. Inoltre avevo fame e dovevo andare in bagno.
Però non avevo ne la voglia ne il coraggio di parlargli.
“In effetti ora che ci penso, per colpa mia Inuyasha ha ritardato il suo viaggio..”
Non angustiarti. Le ceneri non si muovono da lì.
“Lo so ma.. più in fretta arriva prima Kikyo può essere risvegliata.. così diceva la leggenda del Goshinboku”
Leggenda? Intendi quella stupida storia romantica che ti ha raccontato quel vecchio strambo?
“Beh.. si”
Ah, Kagome. Quella leggenda è lontana dalla realtà.
“Mi stai dicendo che Kikyo non potrà rivivere? Ho dato false speranze ad Inuyasha?! Oddio, che cosa orribile!” Ero distrutta. Non volevo che si sentisse peggio di quando ha scoperto la morte di Kikyo.
No. Ti sto dicendo solo che quella storia ha parecchi buchi nella trama.
“Spiegami” pensai calmandomi.
Sospirò. Io mi accoccolai di più al suo petto e lui mi guardò sorpreso.
“Ti do fastidio? Sei molto caldo e.. confortevole” arrossii.
No, anzi.. lo trovo.. piacevole. Sorrise
“Raccontami questa storia, te ne prego Sesshomaru”
Prima di morire Kikyo era stata posseduta da un demone. Questi gli ha fatto sigillare quell’inetto all’albero sacro. Alcuni demoni pensano che, senza le sacerdotesse della Luna e del Sole, il mondo cadrà ai loro piedi.
“Cosa centra con Kikyo..”
Si dice che il demone che un tempo si impossessò di quella donna, sia stato bruciato con le sue spoglie mortali quindi..
“Quando Kikyo rinascerà.. il demone rinascerà con lei.”
Annuì.
-Ci fermiamo, Kagome.-  disse guardandomi negli occhi. Con i suoi splendidi occhi ambrati. –Avrai fame.-
“Non potresti mai immaginarti che tipo di fame avrei..-
-Che fame avresti?- chiese confuso.
Arrossii. –Di.. di.. di pesche!-
-Bene, andiamo a vedere se le troviamo.-
 
Alla fine trovammo le pesche e mi feci una scorpacciata assurda. –Sono deliziose..-
-Ti sono sempre piaciute le pesche.- disse Sesshomaru, mentre teneva gli occhi chiusi.
-Si, hai ragione.- arrossii. –Tu sai tutto di me.. ma io di te non so molto..-
-Beh, non ti serve sapere nulla di me..-
“Mi farebbe piacere però.. va beh..” sospirai rassegnata.
Lo guardai. Aveva aperto gli occhi e mi guardava fisso. Come se non capisse qualcosa.
-Perché ti interessa sapere il mio passato?- chiese confuso.
-Beh..- “Ti ho sognato fin dall’infanzia.. non ti basta come giustificazione?”  -Lascia stare, Sesshomaru..-
Mi sdraiai e guardai il cielo.  Sentivo il suo sguardo su di me.
-Sesshomaru, dove stiamo andando?-
-Devi imparare a tirare con l’arco.- disse come se fosse ovvio. –Non puoi sconfiggere il demone senza l’arco.-
-Non capisco ma se quel demone vuole uccidermi.. perché gli devo andare incontro…-
-E’ tuo compito rimettere in riga i demoni ribelli.-
-Capisco..- “Ho paura però..”
Ci sarò io a proteggerti.
Arrossii. Mi avrebbe protetto per sempre? Questo non lo sapevo ma mi sentivo meglio sapendolo sempre di fianco a me.
“po..posso venire vicino a te?”
Certo
Mi alzai e gli andai vicino. C’era un po’ di spazio tra noi due. Non volevo sembrare invadente quindi rimasi dov’ero.
-Mentre dormivi ti ho preso degli abiti.- disse consegnandomi un bellissimo kimono bianco con ricami azzurri e blu.
-Ti.. ti ringrazio.- li presi e mi cambiai davanti a lui.
-Che fai?- disse arrossendo un po’.
-Se hai visto tutti i miei sogni e conosci tutti i miei pensieri.. non capisco perché dovresti vergognarti di questo..- gli riconsegnai la parte superiore del suo kimono e mi sfilai la maglia. Lui non si perdeva un passo di quello che facevo. Mi sentii un po’ in imbarazzo ma.. mi faceva anche piacere.
Rimasi in intimo per due minuti prima di mettermi il kimono. I suoi occhi erano così lascivi. Chissà cosa stava pensando. Peccato che non funzioni anche al contrario sta cosa del pensiero.
Appena finii mi sedetti di nuovo per terra di fianco a lui e lo guardai negli occhi. –Che c’è?-
-Nulla.- disse. –Eri..molto attraente.-
Arrossii. –Grazie.- Sorrisi.
Rimanemmo a fissarci negli occhi per dieci minuti e poi ripartimmo verso la meta a me ignota.

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Capitolo 7
*** 7. Proposta ***


CAPITOLO 7. La proposta
Questa volta viaggiai sulla schiena di Sesshomaru. Mi aggrappavo alle spalle con le mani e lui mi teneva le gambe per evitare che scivolassi.
Quel contatto non mi dava fastidio e così sembrava per lui.
-Quanto manca all’arrivo?- chiesi.
-Non saprei, un giorno a questa velocità.- disse concentrato. Mi appoggiai alla sua nuca e sospirai.
“Chissà quando tornerò a casa..” Mi mancava la mamma, Sota e mio nonno.
Mi sentii stringere le cosce. Non capii.
-Non ti piace qui?- chiese di punto in bianco.
-Certo che mi piace, adoro quest’epoca!- sorrisi. “però…”
Vuoi andartene sul serio?
La cosa mi sorprese. Volevo andarmene sul serio? 
“Non credo..”
Ti manca il tuo uomo?
“Che?! Non ho un uomo.. a casa”
Sembrava che tra te e quel tale… Hojo.. ci fosse qualcosa.
“No, no, no! Ti posso giurare, Sesshomaru, che tra me e lui non c’era assolutamente nulla.. devi credermi” Perché mi ero agitata tanto?
Ti credo.. Ero solo curioso.
Lo abbracciai e continuammo il nostro viaggio in silenzio.
 
Dovemmo fermarci per rifornirci d’acqua. Il fiume era meraviglioso quasi quanto il cielo di notte. L’acqua era limpida e fresca. In qualunque punto la guardavi si vedeva chiaramente il fondo con ogni singolo ciottolo.
-Aaah! Si vede che questo posto non ha visto ombre di inquinamento!- Sesshomaru sorrise, guardandomi.
Mi sedetti sulla sponda del corso d’acqua con i piedi immersi. –Ehi, vieni qui con me.- lo invitai.
Ma più che farmi compagnia, sembrava un cane da guardia.
“Ehi! Finiscila..”
C’è puzza di demone lupo.
Rabbrividii. –Sono pericolosi?-
-No, ma sono molto stupidi.- fece spallucce mentre si allontanava da dove ero io.
“Meno male che dovevi farmi compagnia… e quella cosa cos è?!” Non riuscì neanche a voltarsi che una tromba d’aria mi investi in pieno, ma stranamente subito si dissolse.
-Ehi, tu!- disse quello che sembrava un ragazzo, ma che di sicuro non lo era. –Sesshomaru, giusto?-
Perché diamine parlava con lui e guardava me?
-Si, tu devi essere Koga.- Sesshomaru lo guardò come se fosse meno di una formica.
-Tu sei un demone lupo?- chiesi calma. Stranamente calma.
Questo Koga era alto e slanciato. Attraverso la sua armatura e pelliccia di lupo si vedevano chiaramente i muscoli scolpiti. Aveva una carinissima coda marrone che si muoveva in continazione. I suoi occhi erano grigi come il cielo d’inverno e i capelli neri come la pece erano raccolti in una coda di cavallo.
-Sei intelligente per essere un’umana.- rise Koga.
“Qui sembra che essere umani sia la peggiore delle sfighe” sbuffai.
-Inchinati davanti a lei, stolto di un lupo!- disse ad un tratto Sesshomaru.
-Perché mai dovrei inchinarmi ad un’umana?!- Gli gridò contro il demone lupo.
-Lei è la nostra nuova sacerdotessa.-
Ci fu un silenzio quasi imbarazzante. Nessuno proferiva parola e nessuno si muoveva.
“Oh, dannazione…” mi alzai e mi presentai.
-Salve Koga!- sorrisi tendendogli la mano. –Io sono Kagome, piacere di conoscerti.-
Silenzio. “Questa epoca è difficile da comprendere..”
Ad un certo punto Koga mi afferrò la mano con entrambe le sue. –Se voi siete la sacerdotessa della luna..- disse solenne. -… allora siete sicuramente adatta a me. Sarete la mia donna!-
Caddì all’indietro per l’incredulità. “Ma questo da dove è uscito…”
Cosa avrebbe pensato Sesshomaru di questa storia? Già era preoccupato per Hojo..
Avrei tanto voluto leggergli la mente in quel momento.
Tra poco gli stacco le mani se non la finisce di toccarla..
Mi voltai di scatto verso Sesshomaru. Non stava rispondendo ad un mio pensiero.. era chiaramente un suo pensiero.
Tolsi subito la mia mano da quelle di Koga. –Ti ringrazio… Koga.. ma non sono pronta a sposarmi.. sai…- ero imbarazzatissima.
-Aspetterò, Cara Kagome e appena sarete pronta, voi diventereta la mia donna.-
Divenni rossa come un peperone.  “Povera me, Sesshomaru… aiutami.”
Non posso.
“Perché no!?”
Non è compito mio.
Mi infuriai. –Ti ringrazio, Koga.- appena lo ringraziai, se ne andò come era venuto.
 
Non parlai più a Sesshomaru, nonostante i suoi approcci di conversazione.
Posso chiedere che cos’hai?
Kagome, rispondimi.
All’improvviso mi prese per una mano e mi fece voltare verso di lui. –Perché mi ignori?- disse serio.
-Non sei obbligato a fare conversazione con me.- gli sbraitai. –Non è compito tuo!-
-Ti ho offeso?-
-Avevo bisogno di aiuto.- dissi con calma.  –Insomma.. non fare il protettivo se poi non mi aiuti in queste faccende!-
-Come sai che sono protettivo?-
-Perché ti ho sentito.-
Rimase di sasso. Sembrava pietrificato sul serio. “Sesshomaru… ci sei?”
Come hai fatto a leggere la mia mente?
“Non lo so.. mi è arrivato un tuo pensiero.. non penso di aver fatto qualcosa di particolare..l’ho solo desiderato..”
Perché desideri leggere i miei pensieri?
“Pensavo stessi pensando male di me..”
Non penso mai male di te!
 Quella frase mi lasciò di stucco. L’unica cosa che volevo fare era abbracciarlo e così feci.
Lo strinsi tra le mie braccia con più forza che potevo. Lui ricambiò l’abbraccio e restammo così per un momento che speravo fosse infinito.

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Capitolo 8
*** 8. Totosai, il vecchio pervertito ***


CAPITOLO 8. Totosai, Il vecchio pervertito.
Mi sentii scuotere leggermente. Mugugnai qualcosa.
Kagome.. Una mano mi sfiorò la guancia.
Lo avevo sentito realmente o era solo la mia immaginazione?
Aprii gli occhi piano e vidi il viso di Sesshomaru terribilmente vicino al mio. Arrossii.
-Buongiorno.- sorrise.
Non lo avevo mai visto sorridere così da vicino. Era uno spettacolo meraviglioso. I suoi occhi sembravano oro liquido ed erano così dolci.
Mi venne da sorridere. –Buongiorno Sesshomaru.- Mi stiracchiai e vidi che non ero nel bosco o vicino al ruscello.
Ero su un letto vero, in una stanza vera. Beh, se si può chiamare stanza.
Era uno stanzino con pareti beige, una finestra piccolissima in cui entrava a malapena un raggio di sole e di mobilio c’era solo il letto sopra cui ero sdraiata io.
-Sesshomaru, dove siamo?-
-Dal tuo maestro di tiro con l’arco..- disse come se la cosa fosse ovvia.
-Non mi insegni tu?-
Rise. –Kagome, io combatto con la spada, non saprei che farci con arco e frecce.-
Dio, se la sua risata fosse stata musica, sarebbe la mia preferita. Era contagiosa e visto che rideva pochissimo solitamente, quando lo faceva era una scena da non perdersi.
-Già, che sciocca.- sorrisi.
 
Andai fuori da quella stanza e mi ritrovai in una specie di caverna.
-Salve.- mi voltai al suono di quella nuova voce e mi trovai faccia a faccia con una mucca con tre occhi.
Divenni bianca come un cadavere dallo spavento. “E questo che diamine è?!”
-Idiota, così me la fate morire.- disse Sesshomaru sorreggendomi.
-Non volevo fare nulla di male.- e lì vidi per la prima volta il mio maestro di tiro con l’arco.
Aveva due occhi sporgerti simili a due palline da golf, era esile e un po’ curvo e quei pochi capelli che aveva li teneva raccolti in una codina.
Rabbrividii. “Assomiglia ad una mantide religiosa gigantesca.”
In effetti non hai tutti i torti.
“Smettila di invadere i miei pensieri oppure chiedi il permesso prima di insinuarti nella mia testa” sorrisi.
Chiedo scusa, ma a volte non riesco a trattenermi.
“Sei perdonato.. Tanto non lascerebbe i miei pensieri comunque..”
Ah no?
Arrossii. –SALVE SIGNORE!- dissi nervosa. –Il mio nome è Kagome e vorrei imparare a maneggiare questo arco.- e Sesshomaru glielo passò.
-L’arco della Luna?- si grattò l’orecchio. –Così, sei tu la nuova Sacerdotessa..-
Cominciò a girarmi intorno e mi alzò il kimono fino a scoprirmi le gambe. Urlai. “Ma che fa sto pervertito!”
Sesshomaru per tutta risposta gli diede un pugno in testa. –Guardare ma non toccare, vecchio.-
Il vecchio sghignazzò. –Oh, su via Sesshomaru.. Cercavo solo il Simbolo.- disse massaggiandosi la testa. –La venerabile Rumiko lo aveva nell’interno coscia sinistro.-
-Emm.. io sul braccio.- dissi mostrandoglielo. Ero rossa come un peperone e Sesshomaru aveva uno sguardo agghiacciante.
“Calmati Sesshomaru..”
Ti ha guardato sotto la veste.
“Sei geloso?” Sesshomaru diventò rosso.
-Sesshomaru, sei accaldato? Vuoi un bicchiere d’acqua fredda?- disse preoccupato il vecchio.
Scosse la testa e mi guardò con sguardo tra il freddo glaciale e il nervoso.
Cominciai a canticchiare in testa. “Sesshomaru è geloso, Sesshomaru è geloso” e poi gli feci un grande sorriso.
-Kagome, io sono Totosai e ti insegnerò tutto quello che c’è da sapere sul tiro con l’arco e sui tuoi compiti di Sacerdotessa della Luna..- Mi tese la mano ed io la strinsi. –Sesshomaru mentre dormivi mi ha spiegato che sai già che cosa sei..-
-Sono la Sacerdotessa protettrice dei demoni ed il mio compito è domare i demoni ribelli.- Dissi quello che avevo capito.
Allora mi ascoltavi sul serio.
“Certo che ti ascolto… scemo.”
Rise.
 
Passò un’ora buona e alla fine Totosai non mi disse nulla di nuovo.  Vecchio idiota.
“Sesshomaru sii gentile”
Ora sei tu ad invadere la mia mente.
“Ops.. scusami.” Lo avevo fatto di nuovo.. ma come era possibile.
-Smettete di comunicare mentalmente e ascoltatemi. Non avete molto tempo.-
-A proposito di questo.. Come mai lui può leggere la mia mente quando vuole e io no?-
-Tu potresti se il vostro rapporto fosse più profondo.- spiegò. –Si vede che, per te, è un demone molto importante.- Ma non era lo stesso per lui.
Sesshomaru si irrigidì e mi guardò fisso. “Non mi guardare così.”
Così come, scusa?
“Come se non te ne fossi mai accorto..”
Lui era tornato a guardare fisso davanti a lui. Quanto avrei voluto leggergli la mente. Quanto avrei voluto essere nei suoi pensieri almeno per un po’.
Sospirai.
-Bene, Kagome.- disse Totosai alzandosi in piedi.  –Prendi l’arco e le frecce e cominciamo l’allenamento.-
Andammo sul prato davanti alla caverna e lì, finalmente, avrebbe avuto inizio il mio allenamento per diventare ufficialmente la nuova Sacerdotessa della Luna.

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Capitolo 9
*** 9. Rumiko ***


CAPITOLO 9. Rumiko.
Ci ritrovammo in questo spazio verde e dagli alberi uscì un demone blu e rosso. Un enorme uccello dalle ali acuminate. Si inchinò e non si mosse più.
Totosai, dal suo kimono, tirò fuori una piccola scheggia rosata. Brillava.
-Questa, Kagome…- disse guardando quel pezzo di vetro. -..E’ un frammento della sfera dei quattro spiriti. Questo solo pezzettino permette ad un demone di rigenerarsi all’infinito.-
-E a cosa serve?- chiesi.
-Farà in modo che questo demone..- indicò l’uccello gigante. –Non muoia, ma che si rigeneri dopo che tu lo avrai colpito. In questo modo nessuno perderà.- sorrise il vecchio.
Annuii. Guardai Sesshomaru. Era seduto all’ombra di un albero di ciliegio. Era davvero bellissimo e sorrideva. Sorrideva sempre quando mi guardava.
Dacci dentro, Kagome.
“Lo farò.”
 
Dopo vari esercizi che servono per imparare ad impugnare l’arco e tenere le frecce nel modo corretto, arrivò il momento fatidico.
Il demone uccello si mise sulla fronte il piccolo frammento luccicante.
-Ok, Kagome.- disse Totosai. –Scaglia una freccia.-
Lo feci e cadde a pochi metri da me. Sospirai. Non ero tagliata per questa cosa.
-Riprova Kagome.- disse Totosai.
Ci riprovai ma il risultato era come il precedente.
“Caspita! Come faccio a farla arrivare così lontano..”
Kagome, concentrati sul bersaglio e cerca di visualizzare tutta la tua forza nella freccia.
“Come?”
Pensa come se stessi facendo un.. come si chiama.. Esame. Concentrati sulla freccia.
“D’accordo.”
Guardai la freccia. Non esisteva nient’altro.
Appena fui pronta, e tutta la mia concentrazione era rivolta al bersaglio, la scagliai.
Non era una freccia normale. Era come adornata di una luce bianca.
Colpii il demone in pieno petto ed esplose in mille pezzi. Il frammento della sfera cadde sul terreno.
Corsi a recuperarlo e lo misi sulla fronte dell’uccello che cominciò a rigenerarsi.
-Bene. Abbiamo finito.- disse Totosai voltandosi dall’altra parte ed incamminandosi verso la caverna.
-E’?!- ero sbalordita. Il mio allenamento costituiva nel riuscire a scagliare una freccia luminosa?
-Kagome.- mi prese entrambe le mani. –Tu hai saputo scagliare una freccia sacra dopo tre tiri.- mi sorrise.
-E quindi?- chiesi.
-Quindi non ho più niente da insegnarti. Tu hai le stesse capacità di apprendimento della venerabile Rumiko.-
Gli arrivò un pugno in testa. –Molla l’osso, vecchio.-
Era Sesshomaru.  Mi guardò. Sembrava orgoglioso di me. Sorrisi.
-Ho le capacità della sacerdotessa scomparsa?-
Totosai annuì. Mi prese per un fianco e mi condusse verso la caverna.
Questo vecchio vuole morire.
“Smettila Sesshomaru.”
Va bene.
Totosai schioccò un paio di volte le dita ed il frammento della sfera ritornò nelle sue mani.
 
Entrammo nella caverna e ci offrì una tazza di tè caldo.
-La venerabile Rumiko è stata la sacerdotessa della Luna per quasi cinquecento anni. E’ stata la più grande protettrice che i demoni si potessero aspettare. Bella, giusta e leale. Sai Kagome, imparò a scagliare la freccia sacra al terzo tiro..-
-Come me.- sussurrai.
-..Aveva un grande cervello ed un grande cuore. Quando scomparve tutti i demoni impazzirono e cominciarono ad attaccare il mondo umano, convinti che la colpa della scomparsa della loro sacerdotessa fosse loro..- si grattò il mento. –Alcuni demoni sono stupidi.-
-Tu cosa pensi sia successo?- chiesi a Totosai.
Kagome.. dobbiamo raggiungere Inuyasha.
Perché era ansioso di andare da Inuyasha se si odiavano?
-.. Io penso solo che sia impazzita e abbia abbandonato tutto..-
-Smettila di dire sciocchezze, vecchio.- Sesshomaru aveva una faccia livida e, in un certo senso, un po’ triste.
-Sesshomaru, dobbiamo anche prendere in considerazione che la venerabile Rumiko se ne sia andata di sua spontanea volontà..-
Lo prese per il kimono e lo scaraventò contro il muro. –Smettila.di dire. Sciocchezze.-
Stava degenerando.
“Sesshomaru, calmati subito perfavore”
Stanne fuori, stupida umana.
Non mi aveva mai detto una cosa così. Ci rimasi male. Appena si rese conto che non risposi al suo pensiero, si girò verso di me.
Avevo le lacrime agli occhi. Non capivo perché mi venisse da piangere. Alla fine io per lui non ero nulla. Non capivo perché dovevo rimanere seduta a farmi zittire mentalmente. Non capivo perché dovessi restare lì a guardare quegli occhi dorati, sempre stati caldi e bellissimi, diventare di ghiaccio.
Mi alzai immediatamente. E se centrasse la sacerdotessa Rumiko? Se tra loro ci fosse stato qualcosa?
-Kagome.. aspetta.- disse vedendomi alzata. Per tutta risposta mi incamminai verso l’uscita.
-Kagome, non volevo essere scortese.-
-Sai una cosa?- dissi con la voce spezzata dal pianto. –So perfettamente che io per te non sarò mai niente di speciale… e di sicuro non posso eguagliare la precedente sacerdotessa.. Però sono una persona e come tale merito un briciolo di rispetto.-  uscii dalla caverna e mi incamminai verso il bosco con il mio arco sulla spalla.
Non avevo bisogno di lui. Non avevo bisogno di nessuno.
Kagome, ti prego.
Kagome, non volevo risponderti in quel modo. È stato involontario.
Rispondimi, perfavore.. Kagome.
“Perché non cominci a chiamarmi “Stupida umana”? suona molto meglio di Kagome.”
Smettila.
“Non ho intenzione di farlo. Ora so quello che sono e so quello che dovrei fare in questo mondo.”
Cosa vuoi dire?
“Voglio tornare a casa mia.”

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Capitolo 10
*** 10. Cuore spezzato ***


CAPITOLO 10. Cuore spezzato
Stupida umana. Mi aveva chiamato proprio così.
Ma cosa mi era saltato in testa, era impossibile che un ghiacciolo come lui si sciogliesse per un paio di sorrisi e qualche risata insieme… qualche abbraccio.. qualche sguardo..
“Caspita.. sono proprio nei guai”  Ero sconfortata per quello che era accaduto ma sapevo benissimo il motivo per cui me la ero tanto presa. Sesshomaru mi piaceva. E tanto anche.
Come facevo a tornarmene a casa sapendo che probabilmente sarebbero passati anni  prima che lo avrei rivisto.. se lo avrei rivisto.
E poi dovevo aiutare Inuyasha a far rinascere Kikyo. Glielo avevo innescato io questo pensiero e, a quanto pareva, ero necessaria per sconfiggere l’eventuale demone che viveva in lei.
Quante cose complicate!
La luna sul braccio si stava illuminando di rosso. Sesshomaru a quanto pare mi stava cercando.
“Chissà perché si illumina di rosso..”
-Almeno posso sapere in quale punto del mondo sei esattamente ed eventualmente raggiungerti..- disse cauto appena fu dietro di me.
-Quindi sei qui.- dissi fredda. –Andiamo da Inuyasha.-
Mi incamminai. –Non vuoi più andare a casa?-
-Prima c’è una cosa che devo fare… poi smetterò di darti pena per nulla.-
Il suo viso era corrucciato. Per qualche motivo quelle parole lo avevano fatto arrabbiare.
-Non sei un peso per me.- venne di fianco a me e mi guardò con la coda dell’occhio.
Sospirai. “Se solo potessi crederci..”
 
Sulla strada, trovammo vari frutti e ci rifornimmo di acqua. Quel viaggio stava diventando una tortura.
Nessuno fiatava. La mia mente non aveva avuto intrusioni neanche per sbaglio.
Un po’ mi dispiacque.
La notta cominciava a calare. Era buio pesto, come se non ci fosse stelle.
“La luna?”
Oggi c’è la luna nuova.
-Ehi Kagome!!- disse un ragazzo vagamente familiare.
Aveva lunghi capelli corvini e occhi marroni. I lineamenti del suo viso erano uguali a quelli di…
-Inuyasha?!- chiesi confusa.
-Proprio io.- mi sorrise. Ero felice di vederlo. Lui era mio amico, o qualcosa di simile, comunque, fatto sta che ci potevo parlare senza complicazioni.
Corsi ad abbracciarlo. –Ciao! Come stai?-
Si era irrigidito un po’ ma poi mi abbracciò anche lui. –Beh, sono un po’ umano ora.- rise.
-Umano?- ero confusa.
Mentre parlavamo di questa cosa sentimmo un albero cadere. Ci voltammo nella stessa direzione e vedemmo Sesshomaru con un sorriso al quanto agghiacciante.
-Se voi due avete finito con le vostre effusioni, possiamo continuare il viaggio..-
Annuii e sbadigliai allo stesso tempo. Avevo un sonno terribile.
-Non potremmo fermarci fino all’alba?- chiesi a Sesshomaru.
Di tutta risposta si avvicinò a me e a Inuyasha. –Ti porto io…- fece per prendermi ma io mi allontanai.
-Preferisco… dormire a terra.- abbassai lo sguardo. Non volevo affezionarmi di più a lui.
Inuyasha continuava a guardarci. –E’ successo qualcosa qui…- sembrava parlasse da solo.
Li lasciai soli. Mi andai a mettere sotto ad un pino e mi rannicchiai coperta solo dal mio kimono.
 
Ero sveglia. Ero sicura di esserlo. Come l’altra volta sentivo il vento sul mio viso. Sentivo il calore del sole.
Mi stavo muovendo.
Aprii gli occhi due secondi e vidi un kimono rosso. Mi stava portando Inuyasha.
Sospirai e chiusi gli occhi di nuovo.
-..Vuoi dirmi cosa le hai fatto? Perché è così intimorita da te?-
-Siamo andati da Totosai. E quel vecchio maniaco ha messo in mezzo Rumiko.-
-..E quindi? Cosa centra con Kagome?-
-Solo che mi ero arrabbiato… e l’ho insultata.-
Il vento cessò. Inuyasha si era fermato. –In che senso “l’hai insultata”?- era arrabbiato.
-Le ho detto che era una stupida umana.- lui era di ghiaccio come al solito.
Inuyasha scoppiò a ridere. La sua risata era contagiosa ma molto più chiassosa di quella di Sesshomaru.
-Perché ridi, stolto?-
-Finchè Kagome non rinuncerà alla carica di Sacerdotessa della Luna non invecchierà mai. Cosa c’è di umano in questo?-
Non sarei mai invecchiata? Ero una specie di immortale? Vedrò tutte le persone a cui voglio bene morire.
 Il venticello sul mio viso ricominciò. Stavamo continuando il nostro viaggio.
 
-Kagome.- Era Sesshomaru.
-Si?- Stavo raccogliendo delle pesche ed erano assolutamente squisite.
-Volevo chiederti scusa.-
-Lo so… che ti dispiace per quell’insulto..- abbassai lo sguardo. –Non mi sai dovuta arrabbiare in quel modo.. Avevo frainteso un po’ di cose..-
“Pensavo che anche tu provassi qualcosa per me.. Il mio salvatore..”
Io ci tengo a te Kagome.
“Non quanto vorrei.. Eri innamorato di Rumiko? Era umana anche lei, no?”
Non provo amore per gli esseri umani, Kagome.
“Quindi.. non sarò mai più di una sacerdotessa da proteggere..”
I..io volevo abbracciarti quando ci siamo abbracciati, volevo sorriderti quando ti sorridevo, volevo che tu guardassi solo me.
Spalancai gli occhi e delle lacrime cominciarono a scendermi sulle guance. “Cosa vuoi dire..”
-Non sopporto di saperti lontana e arrabbiata.. o delusa.. Io voglio che tu stia con me..-
-Hai detto che non provi amore per gli esseri umani.- le lacrime continuavano a versarsi. Non sopportavo più questa conversazione.
-E’ vero. Ma ti voglio bene.. Non può bastarti?-
-Credo che sia il massimo che posso ottenere..- mi gettai tra le sue braccia pur sapendo che, comunque, il mio cuore sarebbe rimasto spezzato per sempre.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Queste sono delle fan art che ho fatto ispirate a questa FF su Kagome e Sesshomaru





Spero vi piacciano!

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Capitolo 11
*** 11. Anniversario ***


CAPITOLO 11. Anniversario
Erano giorni che camminavamo. Ed erano giorni che la luna continuava a diventare sempre più blu.
Il giorno che avrebbe incrementato la forza dei demoni si stava avvicinando.
Con mia sorpresa, durante il cammino, ci furono pochi scontri. Sia da parte di altri demoni, sia tra Inuyasha e Sesshomaru.
Il rapporto tra tutti noi si era abbastanza solidificato, anche se ogni volta che giocavo con Inuyasha, Sesshomaru sradicava o schiacciava o prendeva a pugni qualcosa.
Sapevo che vedermi con qualcun altro gli dava fastidio. Ma cosa dovevo fare? Restare legata a lui pur sapendo di non aver alcun futuro?
Non mi sembrava il caso.
Inuyasha mi abbracciava spesso. Era bello sentire il calore del suo corpo, ma mi mancava la stretta del mio salvatore.
Finalmente dopo vari kilometri si scorse il monte Azusa.
-Eccolo lì!- esclamò felice Inuyasha. –Kikyo, ti sto venendo a prendere!- e corse avanti come una freccia.
Sorrisi, guardando quanto fosse ancora innamorato di lei, e speravo che qualcosa del genere accadesse anche a me.
-Perché sorridi?-
-E’ davvero bello vedere quanto vuole bene a Kikyo..- il mio sorriso si smorzò un po’. –Chissà, che futuro avrò io..- mi incamminai piano.
-In che senso?- chiese Sesshomaru raggiungendomi.
Non vorrà andarsene via…
-Non voglio andarmene via… o almeno non ancora… prima devo finire questa cos…- mi fermai di scatto e lo guardai. –Ti ho letto nella mente senza desiderarlo.-
-Lo so.-
-Ma Totosai aveva detto che potevo farlo solo se un giorno fossi diventata importante per te…-
-Lo so.-
-Quindi vuol dire che..-
-Tira le somme mentre andiamo, Kagome!- sorrise e mi prese sulla schiena e subito dopo volammo verso un impaziente Inuyasha.
 
Il monte Azusa era immenso.
-Chissà dove si trova il Tempio delle Sacerdotesse Cadute.- esclamai guardando Inuyasha su un ramo.
“Oggi fa più freddo del solito.”
Vieni qui.
-Beh, spero proprio non sia sulla cima..- dissi mentre mi alzavo per andare vicino a Sesshomaru.
-Io penso che sia proprio sulla cima, invece.- esclamò Inuyasha mentre ci guardava.
 Sesshomaru mi accolse tra le sue braccia e mi coprì con la pelliccia.
Va meglio?
“Si, grazie Sesshomaru”  Mi appoggiai al suo petto.
-Inuyasha, se davvero fosse sulla cima, quanto ci metteremmo ad arrivare?- chiesi mentre tenevo gli occhi chiusi, beandomi del suo profumo e della sua pelle.
“Dio, come si sta bene così”
Anche a me piace stare così..
-Non lo so, qualche giorno se ti fai portare da uno di noi.-
“Perché odi gli umani? Cosa ti hanno fatto?”
Si sta così bene, perché vuoi fare una conversazione del genere?
-Ehi stolto. Cosa pensi farà la tua donna dopo? Riprenderà a fare la sacerdotessa?- chiese Sesshomaru con tono agghiacciante.
“Voglio solo capire…” sospirai.
Non mi sembra un argomento da affrontare ora.
“Tanto lo so che centra la sacerdotessa Rumiko.”
-Ma che domande mi fai, scemo! Sarà lei a decidere! Non so neanche se si ricorderà qualcosa..- il tono della sua voce si abbassò nella parte finale della frase.
-Si ricorderà. La sua anima è nel Goshinboku. Non è morta.- disse il mio salvatore, credo per tirarlo su di morale.
-Spero sia così.-
Non voglio parlarne comunque.
“Prima o poi lo verrò a sapere Sesshomaru, con o senza il tuo volere.”
Purtroppo lo so benissimo. –Promettimi che staremo così tutta la notte..- disse a voce alta.
Aprii gli occhi di scatto e lo guardai. I suoi occhi era di nuovo oro liquido. Bellissimi. Erano la cosa più bella che io abbia mai visto in tutta la mia esistenza. Ed oltre tutto dalle sue iridi ambrate si poteva benissimo capire che quell’offerta veniva dal cuore.
-Mi sento di troppo.- esclamò Inuyasha. Mi voltai verso di lui e sorrisi. Era rosso come un pomodoro. –Volete che vi lascio da soli? Magari volete…- e mi fece l’occhiolino.
-Ma cosa dici, scemo!!- arrossii.
Scoppiammo a ridere tutti, Sesshomaru compreso. Era bello vederlo sereno per una volta.
“Te lo prometto”
Sai che giorno è oggi?
Scossi la testa in segno di negazione. Inuyasha russava.
Quattordici anni fa, ti ho trovata davanti al pozzo mangiaossa.
Sorrisi. –E’ tipo il nostro anniversario..-
-lo penso anche io.- disse stringendomi un po’.
Quelle furono le ultime parole della serata, prima che tutti noi sprofondassimo nel sonno.
 
*Inizio sogno*
-Mamma, mamma..- ero io. Avevo quattro anni.
-Dimmi, Kagome.- la voce della mamma era come robotica ed inquietante. Si muoveva verso di me con passi secchi.. e cigolava come fanno le porte. –Hai fatto ancora quel brutto sogno?-
Annuii. –Non è reale Kagome.-
-Ma sei sicura, mammina?- esclamai abbracciandola. Era fredda come il ghiaccio. –Ho avuto tanta paura.-
-Kagome, non esiste tutto quello che hai sognato.- La voce si faceva più inquietante. –Non esiste.. non esiste.. non esiste…-
Guardai mia madre in viso, urlai ma “Kagome-bambina” non lo fece.
Il volto di mia madre non c’era. –Kagome, piccola, qualcosa non va?-
-Mamma, ti voglio bene.-
-Anche io piccola mia, staremo insieme per sempre…-  quel per sempre, in quel momento, mi faceva davvero tanta paura..
*Fine sogno*

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Capitolo 12
*** 12. Ritorno al Goshinboku ***


CAPITOLO 12. Ritorno al Goshinboku
Mi svegliai urlando. Un urlo agghiacciante che svegliò sia Inuyasha che Sesshomaru.
Il mezzo demone sfoderò la sua spada che stranamente si fece tre volte più grande, invece Sesshomaru aveva gli occhi spalancati.
Ero sudata e infreddolita. Ero uno straccio.
-Scusatemi…- dissi respirando affannosamente. -..Ho avuto un incubo..-
Inuyasha rinfoderò la spada. –Accidentaccio Kagome! Mi stavi facendo morire!- poi tornò a dormire.
Respiravo ancora velocemente quando mi voltai verso Sesshomaru. Mi spaventai. Gli occhi erano rossi e i suoi lineamenti cominciavano a mutare.
Io devo stare calmo. Lei non è in pericolo. Devo stare calmo. Lei non è in pericolo.
Sembrava una specie di autoconvincimento.
-Se..Sesshomaru..- Gli misi una mano sul viso. Era così caldo. –Sesshomaru.. cosa ti sta succedendo?-
Piano piano ritornò il mio salvatore di sempre ma quegli occhi mostruosi rimasero sempre lì.
-Non sai che paura mi hai fatto prendere, Kagome!- disse stringendo i denti. –Pensavo ti stessero facendo del male..-
-Scusami.. non avevo intenzione di farvi preoccupare..-
Chiuse gli occhi e dopo due minuti erano di nuovo ambrati e bellissimi come erano sempre stati.
Mi strinse a sé e tornò a dormire mentre io vegliavo su di loro.
 
Era passato un giorno dal mio incubo ed eravamo arrivati finalmente al tempio.
Un colossale edificio di dieci piani e vasto più o meno come l’oceano. Mi sentivo piccola come una formica.
-Kikyo è lì dentro?- dissi con bocca e occhi spalancati.
-Ehm si.- Inuyasha si grattò la testa. –Spero sia al piano terra.- e corse nell’edificio.
Rabbrividii. Avevo sempre avuto paura dei cimiteri e tecnicamente quel tempio lo era.
Cos’hai?
“Non mi piacciono i cimiteri”
Dai, fatti coraggio e vieni con me.
Mi prese per mano e mi trascinò all’interno e non credevo ai miei occhi. Inuyasha era fermo all’ingresso.
C’erano solo sei piedistalli. “In dieci piani ci sono solo sei urne?”
Le sacerdotesse che muoiono sono poche. Tu, se resti, vivrai per sempre..
“Pensa che lavoraccio per te!” sorrisi. –Inuyasha.. prendi l’urna di Kikyo e torniamo da Kaede.-
Vidi delle lacrime limpide scendergli sulle guance. Sorrise dalla gioia e piangeva dal dolore del saperla morta in quel momento.
-Inuyasha.- Sesshomaru gli mise una mano sulla spalla. –Esci da qui. La prendo io.- Afferrò l’urna e la avvolse in un sacco.
Abbracciai il mezzo demone. –Andiamo Inuyasha..-
Non esagerare, Kagome.
“Stai zitto.”
 
Ci mettemmo poco tempo a tornare indietro. Sia Sesshomaru che Inuyasha sembravano quasi impazienti di risvegliare Kikyo.
Cioè Inuyasha potevo capirlo ma per quale motivo Sesshomaru aveva tanta fretta di arrivare al Goshinboku?
-KAEDE!- urlò Inuyasha. –KAEDE!!!-
La vecchia sacerdotessa uscì di corsa dalla sua capanna e sorrise a tutti noi. Non sapevo perché ma quella vecchietta mi era un po’ mancata. Era così cordiale con me.
-Salve Inuyasha, Kagome e …- si avvicinò un attimo. –Tu devi essere Sesshomaru.- porse una mano che Sesshomaru guardò schifato.
Kaede scosse la testa. – Demoni. Chi vi capisce…- risi sotto i baffi. –Avete trovato l’urna di mia sorella?-
Dio, ti prego, smettila di brontolare portaci all’albero.
Mi voltai verso di lui e i suoi lineamenti erano duri e freddi. Chissà che gli prendeva.
Si stava facendo sera e non mi sembrava una buona idea svegliare Kikyo in quella parte del giorno.
-Aspettiamo l’alba e poi la svegliamo.- sorrisi ad Inuyasha.-In fondo lei è la Sacerdotessa del Sole, no?-
-Kagome, come sai queste cose?- mi chiese stupita Kaede.
-Sono la sacerdotessa della Luna.-
Passammo la notte nella capanna della sacerdotessa del villaggio, mangiando, ridendo e raccontandoci aneddoti accaduti.
Quando era l’ora di andare a letto vidi una scena davvero toccante. Inuyasha che, sdraiato per terra, stringeva a se l’urna della sua amata.
 
Era ormai l’alba ed io svegliai tutti di soprassalto. –E’ ora!-
“Sesshomaru alzati subito!” urlai mentalmente.
Il demone aprì subito gli occhi e mi guardò con sguardo arrabbiato. –Ehi! Dovevo svegliarti.- gli feci la linguaccia e lui sbuffò.
-Inuyasha?- chiese Kaede.
-E’ già al Goshinboku.-
Era arrivato finalmente il momento di risvegliare Kikyo e di vedere Inuyasha di nuovo felice.
Lo raggiungemmo in dieci minuti e notammo che l’urna era stata posizionata esattamente sulla targa, di fronte a dove Inuyasha fu imprigionato.
Kagome, tira una freccia sacra all’urna.
“Ma così si romperà”
E’ così che deve essere risvegliata.
Presi l’arco e preparai una freccia. Mi fidavo ciecamente di Sesshomaru quindi obbedii e basta. Mi concentrai sul bersaglio e visualizzai tutta la mia forza nella freccia.
La scoccai e si illuminò di bianco, come l’ultima volta da Totosai. Presi in pieno l’urna ed anch’essa sprigionò raggi candidi.
Il vaso si ruppe ed un vortice si creò con le ceneri della Sacerdotessa del sole. I miei occhi, come quelli di tutti i presenti, erano in attesa.
Appena il vortice si placò, una bellissima donna era in piedi davanti a noi.
Quella donna era Kikyo.
-Che carini! Avete fatto tutto questo per salvare questa stupida umana? Non dovevate disturbarvi.. ma devo essere sincera e ringraziarvi anche da parte mia. Mi avete finalmente dato la libertà.-
Era una donna che parlava. Ma Kikyo non si muoveva.
Allora era tutto vero.
-Sesshomaru. Cosa era vero!?- lo scossi con più forza che potevo. Ma non mi sentiva neanche. –Sesshomaru! Cosa era vero!!-
-Il demone..-
-Il demone cosa?- ero in panico. Come tutti. –Che demone è?-
Mi misi in posizione di combattimento.
Rumiko.
Il mio arco mi sfuggì dalle mani quando percepii il pensiero del mio salvatore.

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Capitolo 13
*** 13. La sacerdotessa deviata. ***


CAPITOLO 13. La Sacerdotessa deviata.
Rumiko. Quella voce era della Sacerdotessa scomparsa.
Questo voleva dire solo che il demone che si era impossessata di Kikyo era proprio lei.
Guardai Sesshomaru, ma era completamente bloccato. Inuyasha e Kaede stavano proteggendo il corpo di Kikyo.
Sesshomaru.  Disse la voce di quell’essere.
Lui alzò la testa in modo meccanico. Cosa stava succedendo?
Liberaci.
Sesshomaru in quel momento cominciò a correre verso il Goshinboku e con i suoi artigli lo abbattè.
L’albero sacro era stato estirpato.
Una risata malefica risuonò nell’aria. Il vento cominciò a soffiare come se fosse in tempesta e di colpo il cielo divenne scuro.
Era di nuovo notte.
-Non è normale.- disse Inuyasha. –Era l’alba ed ora è di nuovo notte fonda.-
-Non capisco.- esclamò Kaede.
Due raggi di luce di diversa luminosità uscirono dal ceppo, dell’ormai caduto, Goshinboku. Erano due raggi molto differenti.
Uno brillava come il sole e l’altro era candido come la luna.
Erano le loro anime che si stavano liberando.
Il raggio di sole entrò nel corpo della Sacerdotessa Kikyo e finalmente, dopo cinquant’anni, si risvegliò.
Il secondo raggio, quello lunare, cominciò a roteare nel cielo e a formare un vortice di luce.
Raggiunsi Sesshomaru che era rimasto inginocchiato di fronte al ceppo. –Sesshomaru, parlami.-
Gli presi il viso tra le mani e mi spaventai molto guardandolo.
Era totalmente inespressivo. Non aveva neanche la sua solita espressione imbronciata. Gli occhi erano completamente bianchi.
“Sesshomaru! Svegliati. Torna in te!”
Non rispose.
Gli feci una carezza su quel viso che avevo sempre adorato. –Sesshomaru.. svegliati..-
-E’ impossessato da Rumiko. Lo controlla in tutto e per tutto.- era una voce nuova. Mi voltai di scatto impugnando l’arco.
Era Kikyo. Abbassai l’arma. –Salve Kikyo, come possiamo risvegliarlo.-
-Non lo so.- disse la splendida donna dai capelli corvini e dagli occhi tristi. –Non so come fare.-
-Lo proteggeremo noi, Kagome.- disse Inuyasha sfoderando la sua enorme spada.
Annuii e, con Kikyo al mio fianco, attendemmo la fine di quel vortice luminoso.
 
Dopo dieci minuti, il raggio di luna esplose come una super nova. Di una luce potentissima e con una energia enorme. Fummo spinti per terra dalla folata di vento che provocò.
-Finalmente!- disse la donna che si era materializzata davanti a noi. –Dopo cinquant’anni finalmente di nuovo il mio corpo.-
-RUMIKO!- urlò Kikyo . –Dimmi, dimmi perché?-
Quella dunque era Rumiko. Una donna alta e con un corpo perfetto. I capelli erano una cascata dorata con dei bellissimi boccoli sulle punte. Gli occhi erano di ghiaccio ed un sorriso malvagio era dipinto su delle labbra rosso fuoco.
Sulla fronte era visibile un segno. Una croce nera.
-Beh, lo prendo come ultimo desiderio.- rise. Inquietante risata. –Sai, mi ero stancata di quello che avevo.. mi ero stancata delle tenebre. Ma soprattutto mi ero stancata della condivisione.-
-Condivisione?- esclamai.
-Certo, Kagome.- mi guardò con sguardò agghiacciante. Come faceva a sapere il mio nome? –Devi sapere che la Sacerdotessa della Luna deve condividere tutto con quella del Sole.-
Si avvicinò a me, con aria di sfida, per poi fermarsi a due centimetri dal mio viso. –I soldi, la dimora, il lavoro e, soprattutto, il potere.-
Tremavo. Quella donna mi faceva paura. Una paura terribile. –Io volevo di più. Più potere e più ricchezze!-
-Dovresti solo vergognarti!- esplose Inuyasha. –Le sacerdotesse della Luna e del Sole sono esseri puri. Non pensano a queste porcherie. Per questo riescono a tenere il mondo in pace!-
-Zitto.- Sesshomaru si alzò all’improvviso e imprigionò Inuyasha tappandogli la bocca. –L’unico modo per avere il potere era impossessarmi dell’altra metà che non mi spettava. E la prima cosa da fare era far tacere quell’inutile mezzo demone.- disse indicandolo. –Ma Kikyo ha complicato le cose. Ovviamente voi esseri umani siete deboli. Avrei dovuto prevedere che avresti lottato. Una mia mancanza.-
Con un salto spicco in volo. Incrociò le braccia e gli occhi divennero rosso sangue. –Non commetterò lo stesso errore. SESSHOMARU, UCCIDILI.- rise. –TUTTI QUANTI.-
Con un balzo Sesshomaru volò in alto estraendo la sua spada. –Cavolo, Bakusaiga.- esclamò Inuyasha.
Cominciarono a lottare e a ferirsi. “SESSHOMARU, SMETTILA”
Rumiko mi guardava. Il suo sguardo era fisso su di me. –Come hai fatto?-
-Come ho fatto cosa?- chiesi con un filo di voce.
-Io ti avevo imprigionata. Come hai fatto a svegliarti?-
Non capivo. La guardai spaventata. Si avvicinò. –Come sta tuo nonno? E tua madre ed il tuo fratellino? Stanno bene?-
-Come fai a conoscerli?-
Rise di nuovo. Un brivido mi attraversò la schiena. Come faceva a conoscerli?
Si avvicinò ulteriormente. –Tu sei una minaccia per me. Da quando quell’idiota..- indicò Sesshomaru, che nel frattempo continuava a combattere con Kikyo ed Inuyasha.- ti ha salvato dal pozzo mangiaossa quando avevi due mesi, sapevo che non rappresentavi nulla di buono.-
-Due mesi?-  chiesi. Ero confusa.
-Si, Kagome. Tu sei sempre vissuta nell’epoca Sengoku.- disse guardandomi negli occhi. –Ma non ci resterai ancora per molto.-
In un decimo di secondo sfoderò gli artigli e me li conficcò nella carne. Sentivo qualcosa di strano entrare dentro di me attraverso la sua mano.
-Ritorna nel limbo, Kagome.- sorrise. –Non esiste tutto questo. Non esiste. Non esiste. Non esiste.-
Erano le parole che mia madre mi disse in sogno. Erano anche le ultime parole che sentii prima che tutto diventasse completamente nero.

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Capitolo 14
*** 14. Il suo sangue [Mini-Capitolo: Sesshomaru] ***


CAPITOLO 14. Il suo sangue.
No. Non attaccarli.
Cosa sto facendo? Perché sto combattendo con Inuyasha e Kikyo?
-Sesshomaru! Risvegliati brutto idiota!- disse parando il mio colpo micidiale.
Risvegliarmi? Ma io ero sveglio.
Attaccali e uccidili.
Rumiko? No. Non di nuovo. Non poteva avermi posseduto di nuovo.
Questa volta era diverso però. Ero in me.  
La prima volta che successe questa cosa fu circa cinquant’anni fa. Quando Rumiko si impossessò di me per distrarre Kikyo, mentre le entrava nel corpo.
Quando mi risvegliai non capivo cosa stava succedendo. Non trovavo Rumiko. Non trovavo Kikyo ed Inuyasha era imprigionato al Goshinboku.
Ora però vedevo cosa stavo facendo. Vedevo chi stavo attaccando e ne capivo il motivo.
KAGOME! Dov’era Kagome? Non la vedevo.
-..si, Kagome. Tu sei nata nell’epoca Sengoku. Ma non ci resterai per molto.- e fu a quel punto che lo sentii.
L’odore del suo sangue.
L’odore del veleno di Rumiko. Quello stesso veleno per che due volte l’aveva portata nel limbo.
KAGOME! Non addormentarti!
“Se.. sshomaru..” La sua mente era altrove.
KAGOME!! KAGOME RISPONDIMI!
“Perché la mamma piange? Oddio. Ho una gamba rotta..”
No.. Kagome..   Era troppo tardi.  La sua memoria era stata cancellata. Il suo corpo si trovava in un’era creata apposta per lei.
Piansi. O almeno credetti di farlo. Quella maledetta me l’avrebbe pagata. Dovevo solo liberarmi da questo.. trucco da fenomeno da baraccone.
Mi concentrai con tutta la mia forza di volontà. La mia mente era focalizzata sul mio corpo. Dovevo riprenderne il possesso.
Cosa succede? Muoviti stolto di un demone!
Ghignai. –E’ tornato Kagome!- gridò Inuyasha all’improvviso. –Kagome!! – si fiondò sul corpo senza vita della Sacerdotessa della Luna.
Mi voltai e all’improvviso lo vidi. Il simbolo del limbo. Un cerchio nero come la pece sulla fronte di Kagome. Della mia Kagome.
Spiccai in volo e raggiunsi Rumiko. Lei era esterefatta da come mi ero liberato. Era bloccata. Scioccata che un suo “rito” non fosse andato a buon fine.
La afferrai per la gola per non farla scappare. La portai davanti al corpo di Kagome che, piano piano, cominciava a scomparire.
Rise. –E’ tardi. Ormai la prossima volta che verrà da questa parte sarà quando inciamperà di nuovo e cadrà nel pozzo.- rise più acutamente. Mi dava fastidio. –Non c’è neanche la certezza che ci torni più a quel pozzo.-
-Kikyo… è vero?- chiese Inuyasha alla Sacerdotessa del Sole che, triste, annuì. L’avevo perduta per la terza volta.
 
La prima volta che vidi Kagome fu in un cesto in riva al fiume. Aveva una Luna sul braccino. Aveva a malapena due mesi.
La salvai da morte certa. La crebbi fino al primo anno di vita. Poi scomparve dal nulla ma c’era un odore che non mi era nuovo. Era la puzza del veleno del demone dei mille mondi.
Quel demone era capace di creare quanti mondi paralleli volesse, denominati come “Limbo”. Uno di questi mondi era quello di Kagome.
Era un mondo strano, il suo limbo. C’erano strani aggeggi con le ruote che si muovevano senza asini o cavalli. Strane scatole parlanti con poteri ipnotici. La gente ci stava davanti delle ore.
Era un mondo che non avrei mai compreso.
All’età di quattro anni, Kagome, cadde nel pozzo e da lì scoprimmo che dal limbo si poteva anche scappare.
La trovai piangente che invocava la mamma. Persona mai esistita.
-Signore… lei ha visto la mia mamma?- mi chiese la piccola Sacerdotessa.
-No. Vieni con me. Cercheremo la tua mamma.- La presi in bracco e cominciai a camminare in cerca di una persona che, sapevo, non avrei mai potuto trovare.
Come fai a spiegare ad una piccola creatura di quattro anni che la sua intera vita era stata contraffatta, che la persona che l’aveva cresciuta, che lei stessa considerava come mamma, era solo un manichino demoniaco.
Dopo un paio di settimane, ebbi un vuoto di memoria, e quando mi risvegliai la bambina era sparita. Nell’aria sempre lo stesso odore.
 
“Oh Hojo. Se solo tu avessi i capelli argentati.” Spalancai gli occhi. E’ vero. Si ricordava di me.
Mi ero dimenticato di questo particolare. Doveva solo sognarmi e forse avrei potuto fare qualcosa con l’aiuto di Kikyo.
Speravo davvero che funzionasse.

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Capitolo 15
*** 15. Il sogno ***


Capitolo 15. Il sogno
Mi svegliai nel letto dell’ospedale di Tokyo.
-Kagome! Finalmente!- esclamarono tutti i miei familiari in coro. Stavano tutti piangendo.
-Perché mi trovo in ospedale?- chiesi scioccata. Mi guardai la gamba.
“Oh, ho una gamba rotta” mi toccai il gesso con gli occhi spalancati. Avevo fatto un sogno così reale.
-Kagome, sei entrata in coma e ci sei rimasta per due mesi.-
-Due mesi?-
Guardai fuori dalla finestra. Il mio salvatore allora era tutto frutto della mia fantasia.
 
Passarono due settimane da quando mi dimisero dall’ospedale. Uscivo con Hojo tutti i giorni, o quasi. Ma non so perché, ogni volta che mi toccava, una voce nella mia testa mi diceva testualmente “Quello vuole morire.”
Non capivo proprio cosa mi stesse succedendo. Forse la botta in testa mi aveva letteralmente fritto il cervello.
-Allora Higurashi! Cosa facciamo oggi?-
-Non lo so.. pensavo di fare una passeggiata al parco.- mi guardò stralunato.
-Parco? Ancora?!- abbassò lo sguardo e mi prese la mano. –Io pensavo che.. visto che la tua famiglia è via, potremmo..- e mi fece l’occhiolino.
Arrossii. Brutto idiota.
Mi spaventai. Mi guardai intorno. Da dove veniva quella voce? Era così familiare.
-Io… - tolsi la mia mano dalle sue e, scusandomi, me ne andai.
Brava, mia piccola Kagome.
Era folle lo so. Presi il telefono spento dalla borsa e me lo accostai all’orecchio. Dovevo far di tutto per non sembrare pazza. Feci finta di telefonare
-Si può sapere chi sei?-
Mi puoi sentire?
-Non lo so. Spero solo di non star parlando con un tumore al cervello a questo punto.-
Kagome. Sono Sesshomaru.
­-Chi?-
­Non si ricorda nemmeno che esisto..
Dopo questa frase ci fu solo silenzio.
 
La sera stessa arrivata a tavola mia madre era strana. Si muoveva quasi a scatti.
-Mamma.. hai qualche problema?-
-N..no… Ka..Kagome.-
-Ma perché balbetti?- per tutta risposta mi mandò in camera mia.
“Ed ora che ho fatto di male?”
Mi misi sul mio letto e cominciai a leggere “Cronache dell’epoca Sengoku” che avevo trovato nella biblioteca della scuola.
Era un libro straordinario. C’erano demoni, sacerdotesse ed una sfera che faceva rigenerare i corpi.
Mio nonno non mi aveva mai parlato di queste cose.
“Il demone si avvicinò alla ragazza e si concetrò. Sul braccio di lei apparì una luna che segnava la fine della sua vita contraffatta. Era tornata Sacerdotessa.”
Alla fine di questa frase crollai nel sonno, sperando che il mio salvatore si facesse vivo.
 
Ero di fianco al pozzo. Di nuovo nell’epoca Sengoku.
Di fronte a me c’era una bellissima donna dai lunghi capelli corvini. Aveva gli occhi color cioccolato e uno sguardo preoccupato.
Mi voltai. Non c’era nessun’altro. Lei stava guardando me.
-Chi sei?-
-Kagome, io sono Kikyo. Sacerdotessa del Sole. L’unica donna che riesce a governare il popolo umano senza rivolte. L’unica che riesce a mantenere la pace nei cuori delle persone.-
-Come fai a sapere il mio nome? Cosa vuoi da me?-
-Il tuo nome è scritto nella luna. Kagome Higurashi, Sacerdotessa della Luna. Colei che riesce a regnare su un mondo ostile. Colei che riesce a farsi amare dai demoni quanto dagli esseri umani.-
Le si materializzarono due archi nelle mani. Uno con lo stemma del sole ed uno con quello della luna.
-Dimmi. Riconosci quest’arco?- L’arma con il simbolo della notte librò in aria.
-N..no.- Il braccio mi cominciava a bruciare.
-Questo arco ti fu dato da tuo nonno. Lo facesti cadere con te nel pozzo.-
-E’ impossibile. Quell’arco era mummificato.-
-..Riconosci questo viso?-
Si aprì uno squarcio nel cielo notturno e all’interno di quella crepa si vedevano delle immagini.
Ero io in braccio ad un uomo con i capelli argentei. –Il.. mio…-
Salvatore.
Di nuovo la voce nella testa. –Cosa vogliono dire quelle immagini?-
-Non sono immagini.-
Sono ricordi. I miei ricordi.
Un uomo alto e virile, con i capelli argentei e gli occhi ambrati apparì di fianco alla donna.
Era triste. Quasi disperato.
Il braccio mi fece male all’improvviso. Un dolore acuto. Le lacrime cominciarono a scendere indesiderate. Cosa voleva dire questo sogno.
-SESSHOMARU! AIUTAMI!- gridai prima che tutto scomparve nel nero della notte.
 
Mi alzai di soprassalto. Mi ricordavo il suo viso. Era la prima volta che riuscivo a vedere il suo volto chiaramente.
Sapevo il suo nome. Sesshomaru.
Raggiunsi il nonno per chiedergli informazioni su quell’arco con il segno lunare.
Ma ciò che trovai al suo posto mi sconvolse.
-Nonno?-
-Si. Ka.Go.Me.Dim.Mi..- era una voce robotica. Il suo corpo invece era di legno. Si muoveva a scatti, come la mamma il giorno prima. Non riuscivo a capire.
Il tuo limbo si sta disfacendo. Pensa le risposte, io le sentirò.
“Non capisco. Dov è mio nonno?”
Quello è tuo nonno. Kagome. Torna al pozzo e saltaci dentro.
Corsi fuori dalla stanza e mi fiondai al tempio del pozzo mangiaossa. Una lieve brezza fresca usciva da quel posto.
Non sapevo che cosa stesse succedendo o per quale motivo stessi dando ascolto alle voci nella mia testa. Fatto sta che mi fidavo della voce del mio salvatore.
Saltai dentro al pozzo chiudendo gli occhi e aspettando solo di morire.

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Capitolo 16
*** 16. Ti fidi di me? [Mini-Cap] ***


Capitolo 16. Ti fidi di me?

-E' due giorni che dorme Kaede..-

-Lo so, l'unica cosa sensata da fare è aspettare.-

Dov'ero? L'ultima cosa che ricordavo era un salto nel vuoto. Tutto intorno a me mi parve finto ed irreale in quel momento.

Ricordavo bene l'immagine di mia madre e di mio nonno, però ricordavo ancora meglio l'immagine dei manichini di legno che si muovevano e parlavano a scatti.

Era un incubo? Probabile. Forse ero semplicemente morta.

Kagome.. mi senti?

Chi sei? Sei un angelo?

Sono Sesshomaru. Ti puoi svegliare?

Non riesco a muovermi. Ho paura, cosa devo fare?

Non avere paura. Ti fidi di me?

Si...

Da quel momento non sentii più voci ed anche il mio subconscio si stava addormentando.

 

-Ok. La luna blu è stanotte. Dobbiamo svegliarla, Kikyo.-

-Sei sicuro?-

-Si. Non sono mai stato così sicuro in vita mia.-

-Ok. Kaede incidi il braccio di Kagome.. appena il sangue nero è uscito tutto.. ferma l'emorragia.-

-E se il sangue fosse tutto nero?-

-Allora non ci sarebbe più nulla da fare..-

Sangue nero? Luna blu? Niente da fare?!

Sento la tua preoccupazione.. non avere paura io non ti farò morire.

La cosa mi rilassò.

Sentii una lama tagliare il mio polso. Il dolore era launcinante.

Con il passare dei minuti mi cominciavo a sentire sempre più debole. E la testa mi cominciava a girare.

-Kaede come va?-

-Il veleno sta fluendo velocemente fuori dal suo corpo. Tempo cinque minuti e dovrebbe essere finito.- Sospirò la donna -Rumiko ce l'ha messa tutta per tenerla nel suo limbo questa volta.-

Persi i sensi dopo questa ultima frase.

 

-Kagome..- sentivo questa voce in continuazione. -Kagome...- mi sentivo squotere.

Piano piano aprii gli occhi. E vidi il viso che tanto avevo sognato.

-Sesshomaru..- sorrisi. -Sono felice di vederti finalmente.-

Anche lui sorrise e mi accarezzò il volto. -Sono felice che tu sia ancora qui.-

Vidi la donna del mio sogno avvicinarsi con una freccia un piccolo simbolo sulla punta.

Era un piccolo sole.

La guardai stralunata. Lei doveva essere la sacerdotessa del sole, Kikyo.

Tutte le persone che erano intorno a me, oltre loro due, mi erano estranee.

-Che cosa ha intenzione di fare con quella freccia?-

-Nulla di che.. devi solo scoprire il braccio.- sorrise Kikyo. Una donna bellissima ed avvenente. Non capivo come una persona potesse essere così bella.

Mi alzai la manica e scoprii una piccola ferita. -Ah, questa è una mia vecchia cicatrice.- sorrisi. -Me la sono fatta a quattro anni cadendo da un albero- mi accarezzai la cicatrice a forma di luna.

Non lo è. Adesso stai calma e lascia fare a Kikyo.

-Posso sorella?- mi chiese di porgerle il mio braccio.

Sorella?

Tra due minuti capirai tutto.

Kikyo mi infilzò il braccio con la punta della freccia e all'improvviso vidi tutto bianco.

Non provavo dolore. Provavo solo una piacevole sensazione di calore, ed all'improvviso ricordai tutto.

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