I ragazzi dell'attico.

di cute4u
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Chloe. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Asya. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Chloe. ***



Capitolo 1 - Chloe.
"She was drinking the tea, sitting in her room and reading a book. She was a little girl, so lovely, naive but so sad."

La tipica ragazza impacciata e imbranata. Quella con gli occhi spenti, i capelli spettinati, il trucco sbaffato sotto gli occhi,
piena di punti rossa in faccia e imperfezioni che le ricoprivano il corpo di odio per sé stessa e insicurezza che la faceva sentire
ancor più in disagio tra la gente. Era la tipica ragazza sfigata e timida che non veniva calcolata nemmeno dalle zanzare in estate,
quella che veniva presa in giro perché diceva sempre la sua, che ovviamente era sempre inesatta, quella che non usciva mai
perché la madre così voleva, quella che non aveva amiche con cui uscire ma solo compagne con cui parlare in classe, quella che
però incantava tutti con i suoi occhioni verdi. Ringraziava il cielo per averle donato quelle pietre color smeraldo che cangiavano
dal verde acqua all'azzurrino-grigio. Odiava essere sé stessa ma allo stesso tempo si piaceva. Pensava fosse il mondo ad essere sbagliato
ma invece era lei che era troppo presuntuosa e troppo intelligente, come piaceva definirsi, ad essere sbagliata. Pensava che il mondo
girasse intorno alla stupidità e che solo poche persone si fossero salvati. Troppo ingenua per essere presa in giro dal mondo, non sapeva
difendersi da esso, voleva solo scappare era rimasta indietro coi tempi, tutti erano nel 2014 e lei era negli anni '80-'90, quando i
bambini di 9 anni giocavano con le macchinine a casa e uscivano solo con i genitori, mentre le bambine giocavano a fare la mamma,
a cucinare o con le Barbie, un modello di ragazza imposta dalla società che insegnava alle bambine a seguire quello schema per
poter diventare popolari e ben accettate. Quando i ragazzini di 13 anni circa uscivano solo sotto casa a giocare a pallone e non andavano
fuori a divertirsi fumando e bevendo come fanno oggi i ragazzi maggiorenni. Quando le ragazze di 15 anni uscivano a malapena in centro
o invitavano a casa le amiche per parlare del ragazzo di cui erano follemente innamorate e non andavano in giro a zoccoleggiare come ora.
Quando l'unica ribellione che si poteva fare era comprarsi le scarpe che si volevano, non drogarsi. Quando l'eccesso di trucco era l'eyeliner
con l'aletta, non il trucco alla Moira Orfei. Contemporaneamente però voleva crescere e aveva un animo ribelle nonostante la madre la
obbligasse a seguire le sue orme. Avvocato di professione e severa di natura ma dolce e comprensiva. "Visino dolce fuori e cuore di ghiaccio
dentro" così la descrivevano. Stronza come nessuno prima d'ora, aveva più palle di un camionista veterano, più dura e meschina di
un sasso e una volpe. Dentro lei c'era l'inferno, il fuoco, la cattiveria ma ciò usciva allo scoperto solo a volte. In realtà era debole e
sensibile e nonostante avesse tanta cattiveria da tirar fuori, crollava subito, si definiva noiosa e triste. Non vi aspettate però una
ragazza che non sa il fatto suo, una che si fa sottomettere, una che ascolta la musica classica, una secchiona, una timidella stra debole,
in realtà lei è un diavolo, satana in persona. Basta solo un po' per conoscerla, adorava il metal, il punk e voleva essere anarchica,
menefreghista a livelli massimi, ed è ciò che la rendeva incoerente e presa di mira, voleva correre ma criticava chi correva.
Una ragazza sociopatica, fuori da ogni vita sociale, apatica e senza cuore. Lei è la protagonista e finalmente sapremo tutto di lei.  
Ah, dimenticavo: lei sono io e vi racconterò di quel che ho passato, di quel che sto passando e di quel che passerò.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Asya. ***


Capitolo 2 – Asya.
capitolo 2. 
Corse in bagno velocemente, si chiuse a chiave, buttò le sue ginocchia sul pavimento e aveva uno sguardo impaurito,
lo sguardo di qualcuno che aveva dimenticato qualcosa, lo sguardo di un vecchietto che si era dimenticato della sua pastiglia
quotidiana, lo sguardo di un bambino che aveva lasciato il pallone al campetto, lo sguardo di una ragazza che si era scordata
del regalo per la migliore amica e lo stesso sguardo impaurito di un marito che si dimentica il regalo di anniversario per la moglie.
Davanti al gabinetto con il volto abbassato, si scostò i capelli da davanti il viso, s'infilò l'indice e il medio in bocca e stimolò l'ugola per vomitare.
Ruotò del tutto e accasciò la testa e la schiena sul muro, poi bussarono. - Tutto ok? - le chiesero. Asya era felice, aveva il sorriso stampato in faccia,
finalmente si era tolto quel peso dallo stomaco – Benissimo. - rispose. Sentì i passi della ragazzina, passi leggeri e delicati, così uscì e prese la carta
igienica, la srotolò e se l'avvolse alle dita per pulirle dal vomito e dalla bava. Buttò quella schifezza nel cestino e felice tornò in classe.
Era sempre così la vita di Asya, quasi monotona e noiosa. Ogni giorno andava in bagno e faceva quel che doveva fare. Asya aveva quindici
anni, un passato tragico ma una vita fantastica, così pareva. Era una ragazza simpatica, faceva amicizia facilmente e nonostante le dicessero
fosse strana, a lei non importava, era orgogliosa di esserlo, felice di essere stramba e diversa quanto le pare. Non badava a chi sparlava e in classe
non aveva amici stretti, però non odiava nessuno e nessuno odiava lei poiché era una ragazza che si faceva amare. Oh, se solo avessero saputo
del suo passato e di come fosse lei veramente, girano voci su come fosse ma erano tutte false. In pochi conoscevano lei e la sua storia e io sono una
di quelli che sapevano tutti di lei. Migliori amiche dalle elementari, frequentavamo sempre le stesse scuole e rimanevamo sempre in contatto.
Erano ben nove anni oramai, dieci l'anno successivo. Frequentiamo l' “High School Art”, il liceo artistico e facciamo il primo anno. E' una scuola libera,
c'è gente di tutti i tipi, “pazzi”, gente che si drogava, fumatori accaniti, gente con dilatatori da 4cm, capelli colorati, piercing, punk, punkabbestia,
metallari, ginnaste, sociopatiche, tatuati ecc... La gente considerata più strana era tutta qua, era come un ospedale psichiatrico o un luogo di
ritrovo per tutti i più strambi. Era per questo che nessuno si odiava, nessuno conosceva nessuno nel reale e vedevano solo l'aspetto esteriore.
Men che noi che sapevamo tutto di quella gente e sapevamo che fuori erano ragazzi cattivi, ma dentro buon figli di papà con papillon, cravatta e
smoking, ragazzi con la testa bassa davanti ai propri genitori e ragazzi ribelli fuori con altre persone. Sapevamo che loro erano persone felici
tutto sommato e che non avevano nessun tipo di problema famigliare o problemi in generali nella propria vita. Però questi erano tutte
persone “normali”, nessun problema, vita facile e tutto il resto, genitori comprensivi, tanti amici ecc... gli unici “anormali” eravamo
io, Asya e il mio gruppo. Cinque ragazzi sconosciuti che, col passare del tempo, si conoscerono e diventarono inseparabili. Tornando ad
Asya, era una ragazza socievole tutto sommato ma, appunto, con un passato oscuro e triste. All'età di cinque anni Asya aveva perso la
madre a causa di una leucemia. Aveva passato tutta una vita in ospedale e la madre piangeva ogni giorno per paura di perderla.
Voleva che lei vivesse felice anche dopo la sua perdita. Suo padre non faceva che piangere nonostante fosse un uomo giacca e cravatta,
un uomo che viveva al lavoro. Dopo aver scoperto ciò, suo padre lasciò il lavoro e si preoccupò per Meredith, la madre della mia migliore
amica. Ormai beveva, tornava dall'ospedale piangendo e beveva ancora, era triste e Asya non capiva cosa stesse succedendo. Una bambina
così ingenua che doveva passar tutto questo. Successivamente la morte del genitore, lasciò una lettera: “ Cara Asya, amore, hai solo cinque
anni e non riesci a capire vero? Be', mamma sta molto male e presto non ci sarò più ma tu devi essere felice e come te anche papà. Ti amo, sappilo
e mi mancherai da morire, ma presto mamma sarà in un posto migliore, o almeno così dicono. Però sai non lo penso davvero, nessun posto è
migliore senza te o tuo padre, senza la mia famiglia. So che papà sta bevendo molto ultimamente, digli di smettere e di non preoccuparsi per me.
Sono innamorata di lui da tutta la mia vita e lo amerò ancora.. sempre impegnato a lavoro ma c'era sempre per me e non ci ha fatto mancare
mai nulla, vero amore? Mi ricordo ancora il giorno in cui ci siamo sposati, la luna di miele. Forse sarai ancora piccola per leggere questa parte,
ma quel giorno, quel giorno noi ci siamo amati veramente, e ci sentivamo felici, ognuno di noi completava l'altro. E poi sei nata tu, così piccola
e fragile, quegli occhi da cerbiatta che pur essendo marroni erano speciali e comprensivi. Quando sei nata, cavolo se eravamo felici. Non piangevi
molto, eri molto silenziosa. Poi sei cresciuta e hai imparato a camminare. Eravamo fieri di te ma malinconici perché sapevamo che con quei piccoli
passi te ne saresti andata via da noi e avresti vissuto la tua vita senza di noi. E la tua prima parola? No, non era mamma, tutt'altro invece!
Era 'felice' e lo dicevi sempre. Anche in altri contesti, quante risate che ci siamo fatti grazie a te. Quelle parole che poi si sarebbero tramutate
in parolacce e in brutte parole. Non volevamo crescessi, ma è capitato ovviamente. Il mondo è troppo brutto per te amore mio e renderti
consapevole di come fosse sarebbe stato quasi cattivo. Infine è arrivato quel giorno in cui abbiamo scoperto della mia leucemia... abbiamo fatto
molti controlli anche a te, ma non dovevi preoccuparti, non avevi niente. Il problema sono io che ho questa malattia. Non so cosa altro dirti per
dimostrare tutto l'affetto e l'amore che provo per voi che siete la mia famiglia, quindi volevo concludere dicendo che vi amo e che avete reso la mia
vita spettacolare e indimenticabile, nono so cosa farei senza di voi. E adesso ti scrivo con le lacrime agli occhi, vedo tutto offuscato ma ho ancora la
vista ampia per poterti scrivere il finale di questa lettera. Siete voi la mia vita e mi dispiace morire solo perché so che voi soffrirete per me e non
dovete. Siate felici e passate una bellissima vita con o senza di me. Vi amo tanto, mamma e moglie di una bambina meravigliosa e un uomo
fantastico, ci vediamo.” A quel tempo Asya non sapeva leggere perciò passò la lettera a suo padre che la lesse e infine pianse stringendo la lettera
e portando il polso al braccio per asciugarsi le lacrime. Asya era di nuovo confusa, che stava succedendo? - Papà, papà che c'è scritto? - disse lei.
Il padre la guardò con le lacrime sul viso che scorrevano sulla guancia per arrivare alla bocca sorridente e gli occhi rossi, la strinse a sé più forte
che poté e le rispose – niente tesoro mio, va tutto bene  -. Asya lesse quella lettera a soli tredici anni quando suo padre dopo aver passato una
brutta giornata gliela consegnò consapevole di aver sbagliato. Pianse tantissimo, rimase chiusa in camera per ore e ore, per giorni e giorni
e settimane ancora. Ricominciò a uscire per andare a scuola e frequentò brutte amicizie che la portarono a fumare, all'alcool e alla droga.
Smise di far tutto ciò più tardi, all'età di 14 anni. Proprio a quell'età divenne più cicciottella perché sostituì quella roba con il cibo, perciò
iniziarono a prenderla in giro e iniziò a vomitare fino a non smettere più. Inoltre si aprì di più, non solo con me e il suo migliore amico
ma anche con altre persone, specialmente con alcune persone problematiche, ovvero quelli del mio gruppetto. Asya è una persona
molto triste in realtà anche se adesso si sta riprendendo e anche se non sembra è solo grazie ad una maschera che indossa che trasforma
l'Asya triste e depressa nell'Asya felice e scaltra che tutti amano.

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