Vega

di Sothis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ... e tutto comincia.... ***
Capitolo 2: *** al Grande Tempio ***
Capitolo 3: *** una conversazione notturna ***



Capitolo 1
*** ... e tutto comincia.... ***


Il sangue stava scorrendo sulle due armature, abbandonando il suo corpo assieme alle sue forze, la vista cominciava già a rabbuiarsi, mentre cadeva in uno stato di profondo torpore… non si accorse di essere caduto a terra, né di essere stato soccorso dal grande Mur, che l’aveva trasportato su un letto all’interno del palazzo: Sirio il Dragone stava sognando. Un sogno davvero strano, per la verità. Il giorno che era diventato cavaliere… //“L’armatura giace sotto la cascata” gli aveva detto il Maestro dei Cinque Picchi “Usa il colpo del drago nascente e solleva le acque, solo così avrai l’armatura.” Sirio ci aveva provato innumerevoli volte, senza successo . " Ora basta ragazzo! Nessun uomo è in grado di fare certe cose, ma tu non sei un uomo comune, sei un cavaliere dello Zodiaco! La tua è indolenza! Cinque anni di esercizio e disciplina non ti hanno insegnato niente. Coraggio, muta il flusso di quelle acque, lo puoi fare, Sirio, fai in modo che la cascata si innalzi verso il cielo, il tuo potere è superiore alla forza di gravità!" lo aveva rimproverato, e alla fine, Sirio ce l’aveva fatta: la cascata si era innalzata verso l’alto e lui aveva potuto prelevare lo scrigno dell’armatura del Dragone dal letto del fiume, l’acqua della cascata aveva poi ripreso il solito flusso. Lo scrigno ancora non si apriva. “Perché l’armatura ti scelga devi essere disposto a sacrificare qualcosa di prezioso.” Lo aveva avvisato il Maestro “Prendi la cosa più preziosa che possiedi e che sei disposto a sacrificare per essere cavaliere e dalla al Drago!” Sirio ci aveva meditato sopra, poi si era praticato un profondo taglio sul palmo della mano “La cosa più preziosa che ho” aveva detto “è la vita. La sacrifico per essere cavaliere” aveva stretto il pugno e il sangue caldo era colato sullo scrigno, che si era aperto in un fascio di luce. “Maestro, ce l’ho fatta!” aveva esclamato “Bravo, Sirio! Sono orgoglioso di te” non aveva prestato molta attenzione a ciò che il Maestro stava dicendo, poiché aveva scorto qualcosa brillare attraverso la cascata. “Maestro, ho visto qualcosa…Sembravano degli occhi.” “Occhi? Nella cascata?” “Sì, Maestro. Degli occhi verdissimi, con uno sguardo che sembrava trapassare l’anima…Può essere un seguace di Vega!” “Nella cascata? Non credo proprio, ragazzo. E se quegli occhi erano belli come dici, potrebbe essere stata una ninfa delle acque, ce ne sono tante qui intorno.” Sirio era rimasto dubbioso, ma si era diretto verso la riva del fiume, senza indagare oltre. Fatto era che non aveva mai dimenticato quello sguardo intenso, che l’aveva rapito per pochi istanti…// Sirio scosse la testa, schiudendo gli occhi. Avvolti in una densa nebbia bianca vi erano due occhi di un verde profondo, dallo sguardo talmente intenso che sembrava leggerti dentro…La vista si rabbuiò di nuovo mentre si riaddormentava. Al suo risveglio, trovò il grande Mur seduto al bordo del letto dove dormiva. -Ben tornato fra i vivi, Sirio. Ti sei ripreso in fretta. Il ragazzo scattò a sedere, provando subito dopo una fitta lancinante alle tempie che lo costrinse a ridistendersi. -Fai piano, hai perso molto sangue. –disse ancora la voce flautata del padrone del castello. -Cosa è successo? –domandò il ragazzo -Hai versato il tuo sangue per riparare le armature, poi sei svenuto. A dire la verità sei stato ad un passo dalla morte. Di colpo, Sirio si ricordò degli occhi che aveva visto al suo primo risveglio. -Sono rinvenuto una prima volta per pochi istanti… Ho visto degli occhi, chi c’era accanto a me? Il grande Mur sorrise -Era Vega, mia nipote. Lei ti ha guarito ed ha riparato le armature. -Le devo la mia vita…Dov’è? -Chi lo sa? Lei è come il vento. -Dovete amarla molto per parlarne con tanto affetto. -Sì, infatti. Sua madre è morta quando era molto piccola e suo padre l’ha abbandonata. Gli ho fatto da padre da quando aveva tre anni. -Ora quanti anni ha? -Sedici, uno in meno di te, se il tuo Maestro tiene bene il conto… -Lo conoscete? -Diciamo che siamo amici di vecchia data. Parlare con il grande Mur era piacevole, aveva la rara capacità di farti sentire un suo pari, ma la sua armatura e lo scontro decisivo contro Phoenix gli apparvero alla mente. -Devo andare! Pegasus non può sopravvivere senza la sua armatura e io devo aiutare gli altri! -Mio fratello è già andato a consegnare l’armatura al tuo amico, quando tornerà ti trasporterà fino al campo di battaglia. Intanto vestiti. Il grande Mur sorrise ancora e uscì dalla stanza, lasciandolo solo. Il cavaliere si alzò dal letto, raggiungendo un grande specchio a figura intera posato sul muro. Si guardò. Era a torso nudo, i pettorali e gli addominali sembravano cesellati nell’incarnato di un leggero color ambra del ragazzo, le spalle erano robuste e ampie, ma non tanto da contrastare con la vita sottile, il viso affilato era impreziosito da due occhi grandi e allungati, di un bel verde scuro, contornato da lunghe e folte ciglia. Si girò di schiena, scostandosi i lunghi capelli, simili ad una cascata di seta: il tatuaggio del dragone che partiva da sopra le scapole, fino a raggiungere la fine della spina dorsale stava pian piano riacquistando colore. Il ragazzo sorrise, la morte era ancora lontana. Si infilò poi la lunga camicia con spacchi laterali e l’abbottonò. Il quel momento Kiki irruppe nella stanza, incredibile credere che quello che ai suoi occhi sembrava un bambino di cinque anni ne avesse più di trecento. -Sei pronto, Sirio? –domandò vivacemente Il ragazzo non rispose, comandò all’armatura di adattarsi al suo corpo con un cenno del capo e rimase qualche secondo in ascolto. -Ė perfetta. –mormorò alla fine –Molto più leggera e manovrabile di prima Il ragazzino rise -Per questo mio fratello ha chiesto a Vega di ripararla, lei cura molto il peso e la maneggiabilità delle cose… Sirio rimirò ancora l’armatura, i parastinchi, il corto gonnellino di protezione, i pettorali, le spalline, i polsini, lo scudo, tutto brillava alla luce del sole ed era percorso da un’energia elettrica, viva, come non ne aveva mai sentite. -Andiamo, Kiki! Ho già fatto aspettare troppo i miei amici. I due si incamminarono per un lungo corridoio, al fine del quale vi era una grande balconata, il grande Mur era appoggiato alla ringhiera. -Buona fortuna, cavaliere, è stato un onore, conoscerti. -L’onore è stato mio, signore. Vi ringrazio. Sorridendo, il grande Mur guardò il ragazzo e Kiki disparvere nel nulla, poi si girò a guardare l’orizzonte. -Chissà come andrà a finire –mormorò soprappensiero. Diversi mesi erano passati dalla vittoria riportata contro Phoenix, che si era poi unito ai cavalieri, poiché infondo era di animo buono. Ma per qualche strana ragione, il grande sacerdote di Atena, Arles, aveva condannato i cavalieri dello Zodiaco e Lady Isabel come nemici di Atena, sguinzagliandoli contro i temibili cavalieri d’argento… Il grande Mur passeggiava irrequieto nella grande sala delle udienze del suo palazzo, simile ad una grossa pantera in gabbia. Sirio si era accecato pur di sconfiggere il cavaliere della Medusa e salvare i suoi compagni, ma ora era praticamente indifeso…Perché gli importasse tanto di quel ragazzo poi, non lo sapeva neppure lui, anzi, forse sì. Vega, sua nipote, apparve sulla grande scalinata che conduceva agli appartamenti superiori -Mi hai chiamato, zio? -Sì, voglio che tu vada ai Cinque Picchi. -Ai Cinque Picchi? –la voce leggera di Vega era percorsa da una nota interrogativa –Perché? -Il cavaliere del Dragone è diventato ceco, questo lo sai. Desidero che tu lo sorvegli…Non voglio che gli accada niente. -Ai Cinque Picchi è protetto, zio… -Voglio anche vedere come reagisce a questa situazione, ad essere sinceri…va’, per favore. -D’accordo –rispose Vega dirigendosi verso l’uscita –Strano però che tu ti sia preso tanto a cuore quel ragazzo… -Vega! –chiamò il grande Mur Gli occhi della nipote incontrarono i suoi -Stai attenta. Lo sguardo di Vega si raddolcì, prima di sparire dalla sua vista. Erano quasi due giorni che lo osservava, e in quei due giorni Sirio non aveva fatto altro che meditare. Mangiava e dormiva a malapena, non gradiva nemmeno la compagnia di Fiore di Luna, non reagiva a niente. Vega, sdraiata a pancia in sotto su una roccia sopra il cavaliere, lo capiva perfettamente; stava passando un periodo difficile e aveva bisogno di ritrovare le sue capacità. Perdere la vista non era facile, soprattutto se ci si affidava principalmente ad essa. Ad un certo punto, il cosmo di Sirio cambiò, si fece più intenso, una grande aura azzurrina lo circondò completamente, abbagliando la giovane per pochi secondi, poi scomparve. Il ragazzo si alzò dalla sua postazione e si diresse verso la cascata, seguito dall’alto da Vega. Entrato nell’acqua fino alle ginocchia, il ragazzo chiamò -Kiki, lo so che sei lì. Il piccoletto apparve da dietro una roccia, un po’ imbarazzato -Vedo che ti sei ripreso, bene! Sono content… -Fammi un favore –lo interruppe Sirio –Raccogli delle pietre e lanciamele contro, cambia direzione se riesci. -Ma…Sirio, sei sicuro? -Perfettamente. Cosa aspetti? Kiki fece come gli era stato ordinato, Sirio cominciò a schivare le pietre, affidandosi agli altri sensi, usando l’ agilità acquistata dopo anni di allenamento. Il maestro dei Cinque Picchi lo osservava da riva, in compagnia di Fiore di Luna. -Sono davvero orgoglioso di quel ragazzo –disse il vecchio –Non si è arreso. Presto potrà riprendere il suo posto tra i cavalieri di Lady Isabel. -Pegasus gli ha mandato dell’acqua proveniente dallo Jadir che potrebbe guarirlo, non è il caso di dirglielo? –domandò Fiore di Luna, senza staccare gli occhi dal ragazzo -Dopo, lasciamolo allenare. Sta facendo un ottimo lavoro… E poi, l’acqua miracolosa non può fare alcunché se non è supportata dalla volontà di guarire. //Ha una volontà di ferro// pensò Vega, appiattita contro una roccia per non farsi scorgere //Ammirevole, ammirevole davvero.//. La ragazza osservò il ragazzo allenarsi per un’ora, due, tre. Poi finalmente si interruppe e venne raggiunto dal Maestro e Fiore di Luna. Gli stavano porgendo qualcosa, probabilmente l’acqua miracolosa che Pegasus aveva preso dallo Jadir… Vega si sporse un po’ di più dalla sua postazione, provocando una leggerissima frana, appena percettibile dall’orecchio umano. Vide Sirio volgersi di scatto verso di lei. -Chi c’è? –domandò con voce chiara. -Io non vedo nessuno… -disse Fiore di Luna –Sarà stato un animale selvatico… -No, era qualcuno, ne sono sicuro. Da giorni ormai mi sento degli occhi puntati addosso... e non è uno sguardo comune. -Forse è solo una ninfa… -Le ninfe non provocano piccole frane, Maestro, loro sanno volare. Il cavaliere iniziò a salire il ripido pendio, avvicinandosi sempre di più a Vega, che non osava muoversi per non farsi scoprire… era vicino, troppo vicino, ancora un passo e avrebbe avvertito il suo respiro… Sirio si voltò velocemente, come se avesse avvertito qualcosa. -I miei amici… -lo sentì mormorare e poi, a voce alta –Non posso più rimanere qui, Maestro. Devo raggiungere i miei compagni. Saltò giù dal picco con agilità, per poi inchinarsi al Maestro, abbracciare Fiore di Luna, prendere lo scrigno contenete la sua armatura e cominciare a correre a tutta velocità. Vega tirò un sospiro di sollievo. Sapeva dove stava andando, e lì doveva andare anche lei… Anche se sarebbe arrivata prima. -Kiki! –sibilò a denti stretti verso suo zio –Sono qui! Il mago si girò verso la voce e sorrise, stava per salutarla ad alta voce, quando la ragazza lo avvertì di non farsi notare con lo sguardo. Non appena suo zio si fu avvicinato abbastanza, gli sussurrò -Dobbiamo andare velocemente in Grecia, da Mur. Quando mi avrai trasportata da lui, torna indietro, cerca Sirio e portalo in Grecia, ma lascialo al limitare delle case, chiaro? Deve attendere gli altri cavalieri. Suo zio, con le fogge di un bambino, sorrise -Non ti preoccupare, mio fratello mi ha già istruito! Si parte! Insieme scomparirono con un debole schiocco.

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Capitolo 2
*** al Grande Tempio ***


Erano quasi undici ore che erano partiti. Dai portali del tempio, Vega osservava suo zio, vestito con l’armatura dorata di Aries sorvegliare Lady Isabel, svenuta sui lucidi scalini di marmo che conducevano alla prima casa. Sospirò profondamente. Aveva qualcosa da fare prima che tutto finisse. Volse le spalle alla reincarnazione di Atena e ai suoi zii e si incamminò verso l’uscita della casa. Raggiunse i cavalieri che si erano riuniti all’uscita della casa di Pisces, l’ultima prima della dimora di Arles. Erano tutti stanchi e feriti, sebbene avessero negli occhi una luce nuova. -Siete arrivati fin qui cavalieri, i miei complimenti. Al suono di quella voce dolce e insieme distaccata i cinque ragazzi si voltarono, rimanendo a bocca aperta. Videro una ragazza alta, slanciata, di fisico asciutto, seppur formosa, con un viso affilato, dai tratti taglienti, contornato da capelli lunghi e lisci, neri come il manto di una pantera. Bella, era la prima cosa che tutti avevano notato, tutti meno Sirio, che era rimasto come ipnotizzato da quegli occhi dal contorno deciso, e dalle iridi verdissime, che conferivano ancora più forza d’attrazione a quello sguardo già intensissimo di per sé. -Chi sei? –chiese, squadrandola mentre si avvicinava. La ragazza sorrise, inclinando il capo in segno di saluto, senza però mai abbassare lo sguardo né staccarlo dagli occhi di Sirio. -Il mio nome è Vega, sono la nipote del grande Mur. Mi ha mandata qui per darvi una mano. -In che modo potrebbe darci una mano una donna? –chiese Pegasus, riavutosi dalla sorpresa. Vega si avvicinò al cavaliere greco, stendendo una mano davanti a lui -Guarendovi dalle ferite, tanto per cominciare –disse, sfiorando con un dito il viso del giovane. -Ma come? –Pegasus era rimasto interdetto nell’accorgersi che tutte le sue ferite si erano cicatrizzate e che non sentiva più dolore. La ragazza sorrise al suo stupore e passò oltre; guarì allo stesso modo Crystal, Andromeda e Phoenix, senza dire una parola, arrivata a Sirio, parlò. -Hai riacquistato la vista, cavaliere. Mio zio ne sarà contento. -Perché mai? Sono solo un semplice cavaliere. -Un semplice cavaliere che ha raggiunto il settimo senso e recuperato l’armatura di Libra? Inoltre sembra che mio zio ti abbia preso in simpatia. Sirio abbassò lo sguardo per un momento, sorridendo appena, quando lo rialzò disse -Ti devo la mia vita, sono in debito. Vega sorrise, stendendo una mano sul viso del cavaliere, rimarginando le ferite -Nessun debito, l’ho fatto perché mi era stato ordinato da mio zio. Detto questo si voltò, fece qualche passo, poi si fermò, volgendosi di nuovo versi i cavalieri -State per entrare nella dimora di Arles, che possiede al momento l’armatura di Gemini. Egli non è il vero signore dell’armatura, comunque, ne ha preso possesso con l’inganno. Non dovete perciò temerlo più del necessario. Sappiate anche che in lui albergano due animi, quello buono, e quello malvagio, che ha il sopravvento, non lasciatevi convincere dal suo comportamento. I cavalieri fecero per andarsene, quando Vega li richiamò indietro. -La morte di Arles appartiene già a qualcuno, ricordatelo. Mentre pronunciava quelle parole, Sirio notò un leggero luccichio sulla spalla sinistra della ragazza. Le si avvicinò e solo allora notò un lungo pendente terminante con un piccolo rombo vuoto e lo ricollegò con l’anello a fascia che le aveva visto all’anulare destro. -Sei una seguace di Vega! –esclamò tutto d’un colpo, facendo un passo indietro per la sorpresa. Anche la ragazza rimase attonita per qualche secondo, prima di sorridere -Sei molto perspicace, a quanto vedo. E hai anche un buon senso di osservazione. -Una spia! –gridò Crystal -Mi dispiace correggerti, ma noi non siamo spie. Ciò che ci interessa carpire dalle altre scuole è il loro pensiero, se poi riusciamo ad imparare anche le tecniche, beh, meglio ancora… -Ma le donne non possono essere ammesse nelle confraternite! –esclamò Pegasus –E a Vega non esistono sacerdotesse guerriere. -Effettivamente, sono fortunata ad avere uno zio così importante. Entrare non è stato difficile, anche se da quando sono stata iniziata non ho goduto di nessun trattamento particolare -Sai che fine fanno i seguaci di Vega se vengono scoperti? –le chiese minacciosamente Phoenix -Oh sì. Strano poi che il cavaliere di Vega debba collaborare con gli altri, non vi pare? Cadde un silenzio imbarazzante per i cavalieri, ma che la ragazza dello Jadir colse con un sorriso -Fareste meglio ad andare, Arles non rimarrà certo ad aspettarvi, sapete? I cinque ragazzi si riscossero, voltandosi e incamminandosi verso i grandi portali della dimora di Arles. Vega rimase ad osservarli, con un leggero sorriso dipinto sul volto, prima di portarsi una mano al ciondolo che le pendeva da collo //Ricordate ciò che ho detto, cavalieri. Arles spetta a qualcun altro.// Erano quasi riusciti ad ucciderlo, Arles era con le spalle al muro, l’armatura di Gemini era scomparsa, abbandonandolo, non aveva più difese, tuttavia non chiedeva né perdono né grazia. -E adesso muori. –sibilò Pegasus, caricando il suo colpo. Un fascio di luce lo precedette, colpendo Arles dritto al cuore e lasciandolo a terra, privo di vita. Nessuno si mosse per qualche secondo, poi i cavalieri si voltarono verso la direzione da cui era partito il colpo. Videro una figura avvolta nell’ombra, al cui fianco stava l’armatura di Gemini, risplendente di una luce propria. -Chi sei? Perché l’hai ucciso? –domandò Andromeda alla misteriosa figura. -Ve l’avevo già detto, la morte di Arles non spettava a voi… Vega apparve dall’ombra, reggendo l’elmo della sua armatura in mano. -Tu sei il cavaliere di Vega?! -Lo trovi tanto strano, Phoenix? –sul volto di Vega regnava sempre quel mezzo sorriso, che non lasciava intravedere nessun pensiero –Mi dispiace di avervi fatto aspettare, ma dovevo sbrigare alcune cose… -Come recuperare l’armatura di Gemini? –chiese Sirio, levando gli occhi verso la ragazza -Sì, anche. Ho il piacere di riferirvi che Lady Isabel si sta riprendendo. –rispose la ragazza, separandosi dell’armatura con un semplice gesto della mano e facendola ritornare nel suo scrigno: il ciondolo al suo collo. -Davvero? –il viso di Crystal s’illuminò d’un colpo, come quello dei suoi compagni -Sì, mio zio mi ha appena spedito un messaggio. Pegasus era rimasto sospettoso riguardo alla ragazza -Hai colpito Arles. Vega rise, di una risata argentina, che catturò l’attenzione di tutti i presenti -Anche tu devi averlo colpito, suppongo. Era piuttosto malconcio. -Potevi affrontarlo se desideravi ucciderlo. -Io non desideravo affatto ucciderlo. Almeno, sarei sopravvissuta anche se non avessi fatto… -concluse con un sorriso sornione la ragazza -Allora perché l’hai colpito? –il tono di Sirio era noncurante, ma la ragazza aveva capito benissimo che il cavaliere era interessato alla risposta -Aveva tradito la scuola di Vega, reato punibile con la morte. -Ma che dici?! Arles non aveva niente a che fare con Vega, era un maestro dell’isola della Fenice. –Phoenix cominciava a perdere la pazienza. -No, ti sbagli. Arles era un iniziato di Vega. Anni fa provò a recuperare l’armatura che ora io custodisco, ma non vi riuscì, così se ne andò. Niente di strano, fino a qui, Vega non punisce chi decide non far più parte della sua confraternita; chi ne esce, comunque, non ha il permesso di partecipare ad altre confraternite di questo tipo e Arles è entrato in quella della Fenice… -Come l’avete scoperto? Nessun seguace di Vega è mai tornato dalla mia isola. Vega sorrise -Già, l’ho sentito dire… Ma quelle teste impalate sui cancelli interni sono di pessimo gusto, sai? Suppongo siano tutti seguaci di Vega e traditori… Phoenix sgranò gli occhi -Ci sei stata! Ma come…? -Ti sorprenderesti se ti dicessi come, è una cosa così banale… Ci sono rimasta per sei mesi, comunque, dopodiché Arles mi ha sferrato il suo pugno diabolico. Così l’ho riconosciuto, il suo ritratto è rimasto appeso fino a poco fa nel palazzo di Vega, tra quelli degli allievi più meritevoli. -Non sei morta… Ti ha colpita perché ti aveva riconosciuta? -No, assolutamente. Quando arrivai a Vega lui era già partito… Mi colpì perché aveva bisogno di svago… Una domanda di Sirio interruppe il discorso -Qui abbiamo tutto il tempo che vogliamo? Intendo dire, nessuno ci può raggiungere e vendicare Arles? -No, assolutamente. Possiamo restare qui quanto vogliamo. -Allora, mi chiedevo se tu potessi dirci come si svolge l’addestramento a Vega. La ragazza lanciò un’occhiata interrogativa al cavaliere del Dragone -Perché ti interessa? -Perché tu dici che voi non siete spie… allora voglio capire come pensate voi. Vega sorrise brevemente -D’accordo, come desideri. Infondo, lo devo un po’ a tutti voi… Allora, quando si entra a Vega, si iniziano subito gli allenamenti. Per i primi due giorni, dei maestri tatuatori osservano le matricole, il modo in cui combattono e reagiscono, cose di questo genere. Al termine dei primi due giorni, ad ogni aspirante iniziato viene fatto un tatuaggio, alla maniera antica, che è molto dolorosa. I maestri tatuatori scelgono il posto dove farlo e il simbolo da tatuare in base a ciò che hanno capito dalla personalità d’ognuno. Se l’iniziato si comporta con coraggio durante la prova, resistendo al dolore, allora viene consacrato a Vega e può accedere ai corsi, altrimenti, il tatuaggio viene cancellato e il ragazzo rispedito a casa. -Tu dove hai il tatuaggio? –chiese Pegasus, che aveva ascoltato il racconto con molto interesse Vega si tolse la corta giacca bianca che aveva indossato fino a quel momento sopra degli aderenti pantaloni neri, lasciando scoperto il busto, coperto da un’ampia canotta, la cui spallina sinistra le scivolò sul braccio; fatto questo, si girò, indicando con il dito il tatuaggio sulla spalla sinistra. Era davvero ben fatto, rappresentava una pantera e un falco in combattimento fra loro. -Bello davvero. –commentò Crystal –Ho già visto la mano che l’ha fatto, però. I tratti del disegno mi sembrano familiari. Vega sorrise, girandosi nuovamente verso i cavalieri -Una settimana dopo l’iniziazione, gli allievi possono decidere di partecipare ad una gara per diventare allievi del Maestro di Vega, che accoglie un solo pupillo, mentre gli altri devono dividersi tra gli istruttori minori. Ci sono dei bei vantaggi a diventare allievi del Maestro. Innanzitutto, si è da soli, quindi ci si può soffermare di più sulle tecniche in cui si trova difficoltà, poi si ha la possibilità di uscire dai confini di Vega prima del sesto anno, anche se non si ha il permesso di recarsi dai propri cari, cosa che è proibita finchè non si conclude il periodo di allenamento. La gara consiste in un percorso da superare e in una prova imposta dal Maestro… Non è necessario che qualcuno diventi l’allievo del Maestro, naturalmente, può capitare che nessuno riesca a superare le prove, nel compenso, quando il Maestro ha il suo allievo, non ne richiede altri finchè egli non è giunto alla fine del suo addestramento e anche più a lungo, se desidera. -Nel tuo anno qualcuno è diventato il pupillo del Maestro? -Sì, Andromeda. -Chi? La ragazza sorrise, soddisfatta -Io. -Però! -Grazie dell’apprezzamento, Phoenix. Comunque, quasi ogni anno è scandito da prove. Durante il primo, gli iniziati devono superare una prova di resistenza in ambienti estremi… -In altre parole? –chiese Crystal -Ti seppelliscono in una bara di ghiaccio, in cui devi resistere per 24 ore. Ci si può ritirare, ma alcuni peccano d’orgoglio e muoiono assiderati… Chi supera la prova riceve il permesso di portare il pendente di Vega –così dicendo si sfiorò il lungo orecchino d’argento –anche se chi fallisce non è assolutamente bandito, può decidere di rifare la prova o di lasciarla perdere. Il secondo anno si deve affrontare un percorso con il solo aiuto di una catena da combattimento come quella di Andromeda. In sostanza, bisogna dar prova di saperla comandare, se si ha successo, si riceve il permesso di forgiarsi l’anello di Vega. –disse, sfiorandosi l’anulare destro –Il terzo anno viene mostrato il colpo segreto, quello che avete visto colpire Arles, per la precisione, la Luce di Vega. Questo colpo viene mostrato una sola volta agli allievi dal Maestro, che fino al settimo anno si dedicano ad impararlo. -Da soli? -Esatto, da soli. All’inizio del sesto anno, gli iniziati sono liberi di partire per raggiungere i luoghi di alcune confraternite, possono stare via fino a metà del settimo anno di addestramento. Esattamente nel giorno in cui Vega si avvicina di più all’emisfero settentrionale, la gara per il possesso dell’armatura ha inizio. Come quella per avere il Maestro come istruttore, non è detto che qualcuno riesca a vincere. La gara mette insieme tutto ciò che si può imparare non solo a Vega, ma anche all’interno delle altre confraternite. Consiste in un percorso, che sbuca nell’arena, dove si tiene un torneo, il vincitore (o i vincitori) del torneo entrano a palazzo e provano il loro colpo sul Maestro (non fate quella faccia, è previsto anche il controllo del colpo, se il Maestro venisse ucciso, la prova sarebbe fallita, e poi io l’ho guarito), infine, lo scrigno dell’armatura appare. Bisogna comunque aprirlo…Beh, è necessario sacrificare la cosa più preziosa che si ha allo spirito dell’armatura. Se il sacrificio viene considerato congruo al valore dell’armatura per il suo spirito, allora, lo scrigno si apre e l’armatura va’ all’iniziato. Il cavaliere di Vega diventa anche il signore della confraternita e del territorio che essa controlla. -La gara per l’armatura sembra un insieme delle prove che gli altri cavalieri superano per essere investiti della loro… -osservò Sirio -Sì, è esatto. -Ma, Sirio, tu ci hai detto che per trovare lo scrigno hai cambiato il corso di una cascata… -Sì, Pegasus, ma ho anche sacrificato qualcosa al Dragone. Non ve l’ho raccontato perché preferisco non parlarne. -Perché non dovresti… -iniziò Andromeda, rivolto al cavaliere del Dragone -Queste –riprese Vega, non dando modo ad Andromeda di finire la domanda e quindi a Sirio di rispondere –sono le prove che tutti sostengono. I diversi maestri poi sottopongono i propri allievi ad altre di loro ideazione. -Tu a che altre prove sei stata sottoposta? –chiese Crystal, curioso di saperne di più Vega sorrise -Sarà meglio andare. Mio zio attenderà un rapporto preciso, e a lui non piace aspettare.

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Capitolo 3
*** una conversazione notturna ***


Mur li aveva accolti cordialmente, come al solito, accompagnandoli nella camera dove aveva adagiato Lady Isabel, che dormiva ancora. -Avrà bisogno di riposare ancora per molto, almeno tutta la notte, temo. –disse il grande Mur, gentilmente –Perché non ne approfittate per rimettere a posto le vostre case? Con l’armatura doro avete conquistato anche i templi, ed essi sono proprio come case, vanno difese, curate e… -Restaurate dopo una battaglia? –Vega era arrivata. Aveva lasciato i cavalieri sugli scalini tra la casa di Gemini e quella di Tauros, doveva finire un lavoro importante, a sua detta. -Vega! –gli occhi del cavaliere di Aries si illuminarono di gioia –Noto che stai bene. Allora, ce l’hai fatta? -Avevi qualche dubbio, zio? -No, in effetti. Sono molto orgoglioso di te Vega sorrise. Sirio osservava la notte stellata dai gradini della casa di Libra. E così aveva scoperto a chi appartenevano gli occhi nella cascata… Sorrise, non aveva mai visto una ragazza più bella, doveva ammetterlo, neanche Fiore di Luna poteva gareggiarvi. -Sapevo che saresti stato qui. –disse Vega, sedendosi sui gradini di fianco a lui –Mi volevi parlare? Il cavaliere del Dragone sospirò -Quel tatuaggio è davvero ben fatto. Una pantera, simbolo di eleganza e forza, un falco, simbolo di acutezza e saggezza tatuati sulla schiena, parte del corpo che rappresenta la forza del carattere. Lao Ma ha fatto un ottimo lavoro. La ragazza sorrise -Sapevo che avresti riconosciuto il tratto anche tu. Avevo notato il tuo tatuaggio quando ti osservavo, ai Cinque Picchi. -Quando Lao Ma tornò a farci visita, avevo già il tatuaggio, mi raccontò che aveva praticato quelle particolari modifiche al tatuaggio di un’altra sola persona oltre a me. Ho fatto due più due, solo il Maestro dei Disegni è in grado di fare un tatuaggio così bello. -Mm. E così doloroso anche. I due risero, ma Sirio tornò subito serio -Non hai raccontato tutto vero? Sull’addestramento di Vega. La nipote del grande Mur sospirò, facendosi seria -No, certo che no. Chiedi ciò che vuoi sapere. -D’accordo. –Sirio fece una pausa, quando ricominciò a parlare il suo tono di voce era basso, quasi un sussurro –Prima del sesto anno…Sei stata da Crystal e sull’isola di Andromeda, vero? -Sì, certo. Era l’unico modo per superare le prime due prove al meglio. -Che altre prove ti ha imposto il tuo maestro? Vega aspettò qualche secondo prima di rispondere -Una soltanto da quando mi ha presa per allieva. Quando avevo tredici anni… -fece un’altra pausa, respirando profondamente –Mi cacciò due dita negli occhi, accecandomi. Mh, l’esperienza più brutta della mia vita. Sirio era rimasto scosso, ma quando parlò di nuovo la sua voce sembrava calma -Perché l’ha fatto? -Ero troppo forte per la mia età, credo. Mi disse che se fossi riuscita a superare il mio livello quando ci vedevo, lui mi avrebbe ridato la vista. -Quanto sei rimasta ceca? -Sei, forse sette mesi. Mi sembrarono un’eternità. -So come ti sei sentita, non è piacevole. -No, non lo è. -Quando hai ricevuto l’armatura… Hai sacrificato ciò che ho sacrificato io, vero? Sapevi che quello era l’unico dono che Vega avrebbe accettato. La ragazza annuì -Sapevo già cosa fare, il difficile stava proprio nel farlo… Sacrificare la propria vita, il sangue che scorre nelle vene, i diritti, i doveri e gli obblighi che si potranno mai avere…Tutto tranne l’amore, perché è qualcosa di trascendente alla vita… Credo che mi ci sia voluto molto più coraggio che a fare qualsiasi altra cosa. -Già. L’addestramento non è stata una passeggiata neanche per te, vero? -Direi proprio di no. –Vega si girò a guardare negli occhi il suo interlocutore –La cosa peggiore è la tensione. Non hai nessun supporto morale, sai? Ti è proibito avere contatti con i tuoi cari, non puoi neanche vederli, sapere se stanno bene, e poi… Sai che ti puoi ritirare, sai che una prova fallita non significa niente, ma proprio per questo c’è qualcosa a spingerti a non sbagliare. Neanche gli amici ti sono di conforto. Quanti notti senza fine tra regole malsane ho passato a guardare le stelle? È difficile persino cogliere i sapori della vita. -A Vega vi fanno studiare anche da sacerdoti, a quanto ne so. -Sì, anche se non si viene mai consacrati. Posso farti qualche domanda io? -Certo. -Il maestro dei Ghiacci… Ci è giunta voce della sua morte, è vero? -Sì, Crystal l’ha dovuto uccidere perché la sua mente era controllata da Arles… Ne soffre ancora. Vega chinò la testa, chiudendo gli occhi -Crystal ci ha raccontato che il suo maestro si era recato a Vega un anno fa. Quando era tornato, gli aveva detto di aver trovato l’amore… Una donna che era riuscita a sorprenderlo. Eri tu. Vega rise sommessamente -Questa è un’affermazione, più che una domanda! Comunque, sì, ero io. -Lui era molto più vecchio di te. -L’età non mi è mai importata molto, mio zio Mur dimostra una trentina d’anni e ne ha circa mille, Kiki, beh, mi fa specie solo chiamarlo zio, sembra un bimbo di cinque anni e ne ha trecento! -Non lo avevo considerato, hai ragione. –dopo una breve pausa continuò –Storia seria? Era la prima? -Beh, sì, era qualcosa di serio, ma tutti e due sapevamo che non poteva durare. Per quanto riguarda la tua seconda domanda…no, non era la mia prima storia, e neanche la prima seria. -Chi…? –Sirio si interruppe, gli sembrava di andare un po’ troppo sul personale -La mia prima storia seria? Sei sicuro di volerlo sapere? –attese la risposta del ragazzo con un sorriso ironico, al suo cenno d’assenso, riprese –Argus. È il vero nome di Cancer, nel caso non lo sapessi. -Cancer?! Una persona così spietata? -Fu prima di sapere quello che faceva, e poi… Con me è sempre stato più che gentile. E dopo ho avuto altre storie…Non serie come quelle di cui ho accennato. –sorrise –E tu? Non dirmi che Fiore di Luna è la prima. -Come fai a sapere… Non indago. No, certo che no. Ma è la prima storia seria. Anche se… -Se? -Se mi sono accorto di non amarla. –scoppiò in una risatina nervosa –Mi sento un verme. La mia era gratitudine, mi è stata sempre vicina… L’ho scambiata per amore e me ne sono accorto solo mentre era sul punto di morte, oggi. Dovrò dirglielo, penso, ma non so come fare per non procurarle dolore… -Ci hai fatto l’amore, suppongo. Per lei era la prima volta? Sirio non rispose, la guardò e annuì col capo. -Allora credo proprio che soffrirà comunque. Vedi, le ragazze come Fiore di Luna si danno solo ad una persona e continueranno ad amarla per sempre. Non t’invidio, la farai soffrire parecchio. Il ragazzo sorrise, guardando il marmo degli scalini -Non so perché, ma con te mi viene subito facile parlare. Vega rispose con un sorriso -Ė tardi e tu sarai stanco. Va’ a dormire. -Buonanotte, Vega. -Buonanotte –rispose lei, mentre si alzava, avviandosi presumibilmente verso la casa di Gemini.

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