La bellezza dell'imperfezione

di Luce_Della_Sera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Un'ordinaria giornata scolastica ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: la gara di nuoto ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Un cambiamento nel fisico ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: cambiamenti nel carattere ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: San Valentino ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: ulteriori cambiamenti in positivo ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Giada diventa noiosa ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: uscire dall'incubo ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Un'ordinaria giornata scolastica ***


La bellezza dell’imperfezione

Capitolo 1 : Un’ordinaria giornata scolastica
 

“Ragazzi, vi ho riportato i temi!”
L’annuncio dell’insegnante di italiano si lasciò dietro un senso di gelo, e l’intera seconda D venne scossa da un tremito.
Giada era tesa, come tutti i suoi compagni, ma anche speranzosa: si era impegnata più del solito per quel compito, e si augurava di aver preso il massimo dei voti!
Fu con questo stato d’animo che prese il suo foglio, portatole da una compagna incaricata di distribuire a ciascuno studente il proprio, e in un attimo la sua speranza si trasformò in delusione: aveva preso un altro sette!
“Su, coraggio, non è la fine del mondo!” cercò di consolarsi, “In fondo non è un voto poi così orribile!”.
Nonostante questi pensieri, però, non poté impedire alla frustrazione di impadronirsi di lei; com’era possibile che, per quanto si sforzasse, non riusciva mai ad ottenere ottimi voti come la sua compagna di banco e migliore amica, Daniela? Desiderando ricevere conforto, si girò di qualche centimetro.
“Dani? Quanto hai preso tu?”
“Otto. E tu?”
“Un voto meno di te”, rispose Giada, ben lungi dal sentirsi meglio; la sua espressione delusa non sfuggì all’amica.
“Si può sapere che hai? Qualcosa non va?”
“Non è niente, sono solo stufa di non prendere il massimo. Eppure mi impegno tanto! Vorrei solo vedere un nove o un dieci, qualche volta”.
“Beh, con la Mastroddi te lo puoi scordare: lo sai che nei temi non mette mai più di otto!”
“Magari potrei farle fare un’eccezione, no? O comunque potrei prendere otto, dato che per lei è il massimo. E invece no, non mi riesce mai!”
Daniela stava per replicare, quando venne interrotta dalla voce della professoressa.
 “Bernardi, Livi, la finite di chiacchierare? Riportatemi i vostri compiti, su, così iniziamo la lezione!”
Le due ragazze, rosse in viso, fecero come era stato loro ordinato; poi tornarono ai loro posti e Giada, ancora nervosa, si impose di calmarsi e di prendere appunti: nell’ora successiva avrebbero avuto musica, e di certo lì non avrebbe avuto alcun problema!
 
 
“Allora, ragazzi, se ben vi ricordate, la volta scorsa avevamo stabilito che per oggi avreste portato una canzone ciascuno: visto che siete tanti, vi farò eseguire solo qualche strofa e poi vi manderò al vostro posto, in modo che, se non tutti, almeno la maggior parte di voi abbia la possibilità di cantare. Vogliamo cominciare?”. La professoressa si guardò in giro, poi si illuminò.
“Luana, vuoi venire tu?”.
“E ti pareva?” pensò Giada tra sé e sé senza riuscire a trattenere una smorfia. “Guarda caso, chiama sempre la sua cocchina per prima!”. Osservò la compagna che si alzava e, dopo essere andata al centro della cattedra, iniziava a gorgheggiare; dopodiché si perse nei suoi pensieri, e fu solo dopo che la docente la ebbe chiamata per tre volte che tornò alla realtà e si affrettò a prendere il posto che la sua coetanea aveva occupato fino a qualche tempo prima.
Dopo di lei si susseguirono un’altra dozzina di suoi compagni, e quando infine suonò la campanella, tutti circondarono la docente.
“Come siamo andati? Chi è stato il più bravo, secondo lei?”.
“Siete andati bene, e siete stati tutti bravi!”.
“Davvero? Non c’è stato proprio nessuno che è stato più bravo degli altri, magari anche lievemente?” la incalzò Giada, curiosa.
L’insegnante, vedendo che non se la sarebbe cavata facilmente e che difficilmente gli studenti l’avrebbero lasciata andare prima di ricevere una risposta, disse la cosa che le sembrava più vera e più ovvia, ossia: “La migliore è stata Luana!”.
Giada, ferita, si sedette al suo banco senza fiatare. A scuola era sempre la seconda, in tutto! Per non parlare delle materie come la matematica e la geometria, in cui proprio non era capace … perché non poteva esistere la perfezione nel mondo umano? E perché lei non poteva essere perfetta, così da essere priva di tutti i suoi difetti?
La giornata continuò: dopo un paio d’ore tranquille, venne interrogata in geografia e fu l’unica a prendere sei e mezzo mentre gli altri due ragazzi che erano stati chiamati con lei avevano preso uno sette e l’altro sette e mezzo.
“Decisamente, oggi non è stato il mio giorno fortunato!” rifletté la ragazza. “Meno male che ho ancora lo sport, con le gare di nuoto! Lì posso impegnarmi al massimo, e posso di sicuro riuscire ad arrivare ad essere la migliore”.

Note dell'autrice: ho iniziato a scrivere questa storiella quando avevo 10 anni e mezzo; ho cambiato lo stile, ma le idee ed i concetti rimangono quelli di allora! Spero comunque che vi piaccia. :-)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: la gara di nuoto ***


Capitolo 2: La gara di nuoto
 

Giada stese il braccio destro, ed entrò in contatto con l’acqua; compì una rotazione, e nel frattempo partì con il sinistro, mentre contemporaneamente continuava a battere le gambe.
“Devo farcela”, pensò.
Fece una, due, tre vasche; alla fine, uscii dall’acqua e si diresse verso il suo istruttore e i suoi compagni di corso, dando una veloce occhiata a tutti gli altri adulti presenti, che di lì a poco avrebbero dovuto valutare le sue prestazioni: il giudice arbitro, il giudice di partenza, i giudici di corsia e di arrivo e i giudici di virata … si era impegnata moltissimo, allenandosi senza sosta in quegli ultimi mesi, e quindi puntava alla medaglia d’oro. Era certissima di essere stata, se non la migliore, una dei migliori!
Guardò ancora più oltre, e vide i genitori e la sorella minore, Ilaria, che la fissavano da fuori, oltre il vetro della finestra. La sua sorellina, che aveva compiuto due anni da qualche mese, la ammirava e la considerava un genio, ma lei non ci faceva molto caso, perché sapeva che era normale che succedesse: quello che voleva era essere ammirata dai coetanei, e dalle persone più grandi!
“Devo solo aspettare un pochino”, si disse, emozionata. “E poi, finalmente, avrò un verdetto!”
 
 
Qualche tempo dopo, in macchina, Giada rimirava la sua medaglia d’argento.
I suoi genitori le avevano detto più volte che era comunque un ottimo risultato, ma lei non poteva fare a meno di sentirsi delusa: tanta fatica, tanto impegno per nulla! Possibile che doveva sempre avere qualcuno davanti a lei, nonostante i suoi sforzi? A che serviva dare sempre il massimo e mettercela tutta, se poi alla fine non otteneva altro che arrivare sempre per seconda? Dove sbagliava?
Fu nervosa per tutto il tragitto fino a casa, e quando si infilò a letto pronunciò queste parole: “Come vorrei essere perfetta!”
 
Non poteva certo sapere che quella frase l’indomani le avrebbe cambiato la vita …

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Un cambiamento nel fisico ***


Capitolo 3: un cambiamento nel fisico

 

“Giada? Sveglia, tesoro, è ora di alzarsi!”.
La voce della mamma la fece uscire dal mondo dei sogni; controvoglia, si alzò e si diresse in bagno per lavarsi, come faceva normalmente ogni mattina.
Quando arrivò davanti allo specchio, però, sobbalzò per la sorpresa: i brufoli erano spariti, non ne aveva più nemmeno uno!
“Non è possibile, sto sognando!” si disse, incredula. Si buttò l’acqua sulla faccia, sperando di svegliarsi: ma quando si asciugò, vide che l’immagine riflessa non era cambiata. Stava osservando se stessa, una se stessa con la pelle liscia come una pesca, e anche, se la vista non la ingannava, con qualche chilo di meno!
“Che il mio desiderio si sia avverato?” pensò eccitata e tesa insieme, mentre si vestiva. Doveva assolutamente verificare se era così!
“Mamma, mamma!” chiamò quasi saltellando qualche secondo dopo, mentre entrava in cucina per fare colazione. “Non noti niente di diverso?”.
L’adulta, che era indaffarata con la figlia più piccola, le lanciò un’occhiata stupita.
“No, perché?”.
“Dai, guardami bene!”.
“Vediamo … ci sono: hai messo la maglietta nuova, quella che abbiamo comprato la settimana scorsa al centro commerciale qui vicino!”.
“No, non è questo: riprova!”.
“Ehm … senti, Giada, ora non ho tempo: mangia, su, così poi ti porto a scuola!”.
La ragazza, delusa, non poté far altro che obbedire.
 
 
In classe, Giada non riusciva a concentrarsi: possibile che il suo cambiamento fisico risultasse evidente soltanto a lei? Perché sua madre non se ne era accorta?
“Devo scoprire se anche i miei compagni lo vedono!” si disse. E così, durante la ricreazione, si avvicinò alle sue amiche Angelica, Diana e Vittoria, che si erano già riunite per chiacchierare del più e del meno sugli ultimi pettegolezzi della scuola.
“Ciao, ragazze!” esordì. “Non mi trovate diversa, oggi?”.
Le altre tre la fissarono intensamente.
“Sei forse dimagrita? A me sembra di sì!” esclamò Angelica.
“Hai usato qualche trattamento per i brufoli?” tentò Diana.
“Hai fatto qualcosa ai capelli?” chiese infine Vittoria.
“Ehm …” fece Giada, toccandosi istintivamente la testa. Non aveva proprio pensato ai capelli, se li era solo pettinati e basta, quella mattina! Perché la sua amica le chiedeva se ci aveva fatto qualcosa? Comunque, almeno una cosa era certa: le sue coetanee si erano accorte che era cambiata, mentre sua madre non l’aveva notato. Perché? E soprattutto, questa sua strana trasformazione era davvero dovuta al desiderio che aveva espresso la notte prima, o c’era dell’altro? E se sì, cosa poteva essere questo “altro”, e quanto sarebbe durato l’effetto? Aveva una scadenza, oppure no?
Tutte quelle domande, se ne rendeva conto, esigevano una risposta; ma era altrettanto consapevole del fatto che per averla, doveva aspettare e vedere cosa sarebbe successo. Stava per rivolgersi di nuovo alle sue tre amiche, quando Luana si avvicinò al loro quartetto, incuriosita.
“Che succede a voi quattro? Siete così strane!”.
“Niente che ti possa interessare”, le risposte Giada, brusca.
“Oh, ma come siamo suscettibili, stamattina! Cos’è, le nuove acconciature e i trattamenti anti-brufoli ti hanno dato alla testa, per caso? Essere dimagrita di qualche chilo ti fa sentire in dovere di aggredire gli altri?”.
Giada, che stava per ribattere, rimase a bocca aperta: anche Luana aveva notato i suoi cambiamenti!
“Allora? Ti hanno mangiato la lingua? Fai sempre in tempo a scusarti, sai? Sto aspettando!”.
La ragazza si riscosse. “Veramente, dovresti scusarti tu per esserti intrufolata in un discorso che non ti riguardava, Signorina-Ugola-d’oro … possibile che una persona raffinata come te non sia a conoscenza di una delle regole fondamentali della buona educazione? Te lo devo forse dire io che devi imparare a farti gli affari …”
Stava per pronunciare l’ultima parola dei suo discorso, che sperava servisse per allontanare la ficcanaso almeno fino alla fine della ricreazione, quando fu interrotta dall’arrivo di un ragazzo.
“Allora, che succede? Che avete da litigare?”.
Giada arrossì violentemente prima di rispondere con tono indignato:
“Tua cugina si impiccia di cose che non la riguardano, Alessio!”.
“Cosa?”
“Ma non darle retta … s’è solo montata la testa, e ha iniziato ad aggredirmi!”.
Giada si guardò intorno e vide che, oltre ad Alessio, praticamente tutta la classe aveva fatto capannello intorno a lei e a Luana: i ragazzi della sua classe la stavano fissando in modo strano, ma lei non voleva proseguire oltre la sceneggiata, così optò per una assai poco dignitosa ritirata nel bagno delle ragazze. Una volta lì, si infilò nel primo cubicolo che trovò e si mise ad osservare il suo orologio, che scandiva i secondi e i minuti che mancavano alla fine della pausa.
“Chissà se i miei compagni ora stanno parlando di me?” si chiese.
Stava quasi per decidersi a tornare di sua spontanea volontà in aula per scoprirlo, quando suonò la campanella e quindi fu costretta a correre via, per non perdersi l’inizio della lezione di matematica.
 
 
“Daniela?”
La ragazza, udendo il bisbiglio dell’amica, posò per un attimo la penna, smettendo così di ricopiare i numeri scritti sulla lavagna.
“Sì, Giada?”
“Ehm … non so se hai visto quello che è successo poco fa con Luana …”
“Ma certo che l’ho visto … l’abbiamo visto tutti, in realtà! Perché me lo domandi?”
“Beh, ecco … quando sono andata via, avete parlato di me?”.
“Qualcuno l’ha fatto, sì!”. Daniela tacque all’improvviso, chiedendosi se era il caso di confessare all’amica del cuore che anche lei aveva partecipato ai discorsi che si erano fatti durante la sua assenza, anche se non l’aveva fatto per attaccarla ma per difenderla da chi la criticava. Scoprì però ben presto che Giada era interessata a sapere altro.
“E che hanno detto i ragazzi?”
“Non lo so; io a dirti il vero ero con le altre, quindi i maschi non li ho proprio visti! Però ti posso dire che ti guardavano tutti in modo strano, quando litigavi con la nostra compagna!”.
“Livi, Bernardi la volete finire di chiacchierare?”.
Le due amiche si zittirono immediatamente, si guardarono per un attimo e poi ripresero a scrivere; mentre la sua mano destra si muoveva avanti e indietro sul foglio in modo automatico, Giada ripensava a tutto quello che aveva vissuto dal momento in cui si era alzata fino a quel momento. Era stata una ben strana giornata!
Era curiosa di sapere cosa sarebbe successo nei giorni seguenti: ci sarebbero stati altri cambiamenti nella sua persona? E se sì, sarebbero stati in meglio o in peggio?
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: cambiamenti nel carattere ***


Capitolo 4: cambiamenti nel carattere

 
Nelle settimane che seguirono, Giada si rese conto che i cambiamenti si facevano sempre più positivi: la sua acconciatura era sempre ben fatta, i brufoli sembravano un lontano ricordo, i vestiti le stavano a pennello … inoltre, i suoi voti erano eccellenti, e anche la professoressa di musica aveva iniziato ad elogiarla, a discapito di Luana; quest’ultimo fatto in particolare la riempiva di soddisfazione.
Dulcis in fundo, le sue compagne ridevano spesso alle sue battute, cosa che non avevano mai fatto prima: sembrava quasi come se fosse diventata più simpatica ai loro occhi!
A casa, le bastavano poche ore per studiare, e questo inizialmente aveva insospettito i suoi genitori, che consideravano lo studio la cosa più importante di tutte; ma quando l’avevano vista giocare più volentieri del solito con la sorellina avevano cambiato idea.
“Sei diventata più dolce”, le dicevano, con un tono tra lo scherzoso e il malizioso. “Di’ la verità, è forse successo qualcosa di particolare a scuola nell’ultimo periodo?”.
Pur sapendo dove volevano andare a parare, Giada si limitava sempre a scuotere la testa sorridendo: non aveva altra scelta che lasciarli alle loro teorie, perché di certo non poteva dire loro che in realtà il motivo era un altro e aveva probabilmente a che fare, almeno per come la vedeva lei, con un desiderio che aveva espresso tempo prima. Non le avrebbero mai creduto!
Nella migliore delle ipotesi infatti le avrebbero detto che era una gran sognatrice, e nella peggiore invece l’avrebbero accusata di mentire … quindi, a che pro esporsi? Era meglio lasciarli nell’ignoranza.
“Giada, giochiamo?”
Ilaria era entrata nella cameretta, e si era diretta verso i suoi giochi, speranzosa.
“Va bene! Cosa preferisci fare?”.
Mentre la bimba rispondeva, la ragazza si chiese per l’ennesima volta come mai le faceva tanto piacere giocare con la piccola: fino a una ventina di giorni prima, era solita usare la scusa dello studio (che a dire il vero spesso non era affatto una scusa) per stare con la sorella il meno tempo possibile: avevano dieci anni di differenza, quindi era chiaro che non potevano avere gli stessi interessi! Voleva bene ad Ilaria, gliene aveva voluto sin dall’inizio a parte il primo classico periodo di gelosia, ma non poteva negare a sé stessa che giocare con lei a lungo l’annoiava; ora, invece, le cose erano diverse: si divertiva con la bimba, e per davvero, completamente.
Stava forse riscoprendo la bellezza, la dolcezza e l’innocenza dell’infanzia? Oppure semplicemente anche quel cambiamento del suo carattere, insieme a tutti gli altri che aveva già riscontrato giorno per giorno, era da imputarsi a ciò che era successo quella famosa sera?

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: San Valentino ***


Capitolo 5: San Valentino

 

La mattina del quattordici febbraio, Giada si alzò, parecchio depressa: era sicurissima che, anche quell’anno, non le sarebbe toccato alcun bigliettino.
“Chissà, magari potrò godere di riflesso della gloria di Daniela”, pensò, amareggiata, mentre si dirigeva in bagno per lavarsi.
“Lei di sicuro ne ha ricevuti un sacco!”.
Arrivò in aula con una decina di minuti d’anticipo, e spalancò gli occhi quando vide la quantità di bigliettini sparsi sul suo banco: ad occhio e croce, la sua migliore amica, che era già seduta al suo posto, doveva aver ricevuto un messaggio da ogni singolo ragazzo della classe!
“Ciao Dani!” disse alla sua coetanea, mentre si sedeva e spostava i fogli nella sua direzione. “Vedo che quest’anno hai fatto il pieno!”.
“Non sono miei”, rispose l’altra, spingendoli indietro. “Sono per te!”.
“Cooosa? Ma dai, non prendermi in giro!”.
“Beh, leggili, se non mi credi! Lo sai che non ti prenderei mai in giro, in nessun caso, perché …”.
Daniela continuò a parlare, ma Giada non la sentì, intenta com’era a leggere i foglietti che aveva davanti: possibile che non nascondessero nessun tranello? E se i suoi compagni avessero deciso di farle uno scherzo di cattivo gusto, mettendosi tutti d’accordo per potersi prendere meglio gioco di lei?
Non sapendo cosa fare, si mise ad osservare ogni singolo ragazzo, per vedere se riusciva a capirci di più: e così notò che tutti loro, nessuno escluso, non riuscivano a sostenere il suo sguardo, o comunque si mostravano parecchio imbarazzati. Persino Giacomo e Valerio, che l’avevano sempre presa in giro e le dicevano ogni giorno che era brutta e che quindi nessuno mai si sarebbe sognato nemmeno di sfiorarla con l’unghia del dito mignolo, parevano non volerla guardare direttamente negli occhi.
“Ma cosa sta succedendo?”, si chiese, sempre più confusa. “Devo vederci chiaro: forse se dicessi loro che ho capito benissimo che vogliono solo divertirsi alle mie spalle, riuscirò a comprendere davvero se fingono o se sono sinceri!”.
Ovviamente, sperava che l’opzione vera fosse la seconda, ma non voleva farsi troppe illusioni: prima che potesse alzarsi, però, suonò la campanella e dovette quindi abbandonare i suoi propositi.
 
 
Qualche ora più tardi, Giada oltrepassò la porta dell’ aula: Daniela era uscita l’ora precedente perché doveva fare una visita, e così lei si ritrovava a percorrere da sola la strada che la separava dalla scuola a casa sua.
Nonostante si rendesse perfettamente conto che non era poi questa gran tragedia, non poteva fare a meno di sentirsi triste, come se le mancasse qualcosa: in fondo, lei e l’amica abitavano vicine, ed erano solite andare a casa insieme ogni pomeriggio!
Stava giusto pensando a quanto le mancava la sua coetanea e agli strani avvenimenti di quella mattina, quando sentì una voce familiare che la chiamava, e quindi si girò per capire a chi appartenesse.
Quindi si girò, e così in breve tempo si ritrovò faccia a faccia con Alessio.
“Oh, ciao!” esclamò, facendosi di nuovo tutta rossa.
“Ciao … senti, volevo dirti … ti va se ci vediamo, uno di questi giorni?”.
“Certo!” fece lei, stupita e stranamente emozionata. “Mi farebbe molto piacere!”.
 
 
I due ragazzi si misero d’accordo per l’indomani: lui sarebbe venuto a casa di lei e avrebbero studiato insieme. Non era esattamente ciò che la ragazza si aspettava, e non sapeva bene neanche lei perché, ma poteva essere un inizio!
Per l’ennesima volta in pochi giorni, si chiese se anche quella giornata tanto particolare era dovuta al suo desiderio, oppure se inconsciamente aveva fatto qualcosa che poi avesse indirettamente prodotto i risultati che ben conosceva.
L’unica cosa di cui era assolutamente certa era che questa sua nuova vita le piaceva, e parecchio, anche!
“Spero tanto che questa nuova realtà non finisca mai, e che magari le cose migliorino di giorno in giorno!”. si disse la sera stessa, pochi istanti prima di andare a dormire.
Ormai era la prima in ogni cosa, quasi tutte le sue compagne di classe la trovavano simpatica e spiritosa e i suoi compagni invece la ammiravano: cosa mai si poteva volere di più dalla vita?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: ulteriori cambiamenti in positivo ***


Capitolo 6: ulteriori cambiamenti in positivo
 

Durante la settimana successiva, Giada e Alessio si videro spesso: l’uno andava a casa dell’altra, studiavano e chiacchieravano anche. Giada non avrebbe mai creduto potesse nascere un’amicizia tra un ragazzo e una ragazza, ma era stata costretta a ricredersi entro pochi giorni: anzi, era addirittura arrivata a pensare che quel tipo di affetto era più bello e duraturo di quello che normalmente si costruiva tra donne! E poi era anche molto utile, perché permetteva di capire le cose dal punto di vista maschile, per sua natura diametralmente opposto per moltissime cose a quello femminile.
Inutile specificare che i loro compagni si davano di gomito, ma lei non faceva fatica ad ignorarli: tutto quello che aveva sempre voluto era ottenere l’affetto, la fiducia e la stima di Alessio, che aveva sempre ammirato per la sua tenacia.
Come le piaceva vedere Luana che diventava verde di rabbia, quando si ritrovavano insieme anche in aula per parlare!
“Ma cosa crede quella stupida”, pensava Giada ogni volta che la compagna si mostrava stizzita o provava a prenderla in giro “Che suo cugino sia soltanto suo e non possa scambiare parole con qualcun'altra?”.
Era felice del fatto che Luana fosse la sua unica nemica: con le altre invece andava tutto a gonfie vele, e con loro si faceva un sacco di risate!
Riguardo agli altri suoi compagni maschi, inoltre, non facevano che guardarla ogni giorno, e questo le faceva enormemente piacere. Ora anche lei stava sperimentando, finalmente, cosa voleva dire essere ammirate! Fino a pochi mesi prima, nessuno la guardava mai: anzi, tutti preferivano la sua migliore amica, e lei si era quasi rassegnata a farle da spalla a vita e a godere di riflesso della sua bellezza. Quante volte aveva dovuto vedere i ragazzi arrivare da lei per chiederle informazioni su Daniela e consigli su come poterla conquistare! Chissà, adesso invece sarebbe stato il contrario … aveva tempo per scoprirlo.
Da ultimo, ovviamente c’era il suo rendimento scolastico: studiava poche ore al giorno, sia da sola che in compagnia, e riusciva comunque a prendere ottimi voti, i più alti di tutta la classe. I suoi genitori erano stra-felici di questo, come c’era da aspettarsi, e a lei faceva piacere vederli tanto contenti; con Ilaria, poi, andava sempre più d’accordo.
Ormai, non si chiedeva più se tutto quello che aveva e che viveva ogni giorno era merito del suo desiderio di essere perfetta: era praticamente convinta che fosse così! Non poteva essere altrimenti, visto che lei non si era sforzata minimamente per diventare quello che era effettivamente diventata; o almeno, se l’aveva fatto non se ne era resa conto, o ancora non si era sforzata quanto avrebbe dovuto e quindi il resto era venuto da solo, non si sapeva come.
E poi, cos’era esattamente quella cosa che le aveva permesso di cambiare in modo così radicale? Puro caso? Una coincidenza? O forse magia?
Quest’ultima opzione le aveva dato spesso da pensare, ma se una parte di sé l’accettava come l’unica opzione plausibile, l’altra la respingeva: aveva smesso di credere totalmente nella magia da un paio d’anni ormai, era quasi una adolescente e non aveva intenzione di tornare a ragionare come una bambina piccola!
“Su, Giada” si rimproverò un pomeriggio dopo aver finito di ripassare per il compito di scienze del giorno successivo, “Non fare la stupida. Magari presto tutto ti sarà chiaro: una spiegazione razionale per tutta questa faccenda ci sarà di sicuro, e tu hai molto tempo per trovarla! E’ inutile perdersi in ipotesi infantili, perché di certo le cose per come sono messe ora non possono far altro che migliorare!”.
 
 
In seguito, avrebbe ricordato molto bene questi suoi pensieri: ancora non lo sapeva, ma si sarebbero presto rivelati profondamente sbagliati.

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Giada diventa noiosa ***


Capitolo 7: Giada diventa noiosa

 
Con il passare del tempo, Giada purtroppo sperimentò suo malgrado un altro tipo di cambiamento, molto diverso da quelli che l’avevano vista protagonista nei mesi precedenti.
In verità, aveva notato che pian piano i suoi compagni si mostravano meno interessati a lei e le sue compagne sembravano trovarla sempre meno simpatica, ma non se ne era preoccupata molto: in fondo, poteva capitare benissimo che i ragazzi fossero distratti da altro, e poteva capitare anche che le ragazze non ridessero a qualche sua battuta. Era una cosa del tutto normale! Quello che non si aspettava assolutamente, però, era che Daniela si comportasse in modo strano con lei: la ragazza infatti inventava scuse, a volte del tutto inverosimili, per non stare con quella che da parecchi anni era la sua migliore amica.
Giada proprio non riusciva a capirne la ragione! Sua madre le aveva spiegato che non tutte le amicizie durano per sempre e che il fatto di essere amiche da tanto tempo non voleva dire che si dovesse automaticamente esserlo tutta la vita, ma questo non la faceva sentire affatto meglio, anzi; e la cosa peggiore a suo avviso era che ogni volta che provava a chiedere a Daniela come mai si comportava in quel modo, lei negava tutto, oppure evitava l’argomento.
Non si poteva andare avanti così! Doveva vederci chiaro.
Se la sua coetanea non voleva dirle cosa c’era che non andava nel loro rapporto, l’avrebbe scoperto da sola!
Pensò a come fare per un’intera giornata, sia a scuola che a casa, tanto che si dimenticò di prendere appunti per le lezioni e si interruppe spesso mentre faceva i compiti; alla fine, però, le venne un’idea, e decise di metterla in atto l’indomani dopo le lezioni.
 
 
Daniela si avviò verso casa: si sentiva sollevata e colpevole allo stesso tempo. Era sollevata, perché anche quel giorno era riuscita, con la scusa dell’imminente interrogazione di arte, ad evitare Giada; ma era proprio per quel motivo che si sentiva in colpa, perché Giada in fin dei conti era la sua migliore amica e non meritava di essere ingannata!
“So che dovrei prenderla da parte e parlarle, ma come posso dirle la verità? Come le spiego cosa è cambiato tra di noi, senza ferirla e senza risultare ridicola?”. Sapeva benissimo che le sue azioni la facevano apparire una gran vigliacca non solo agli occhi della sua coetanea ma anche ai propri, eppure sentiva che non poteva fare altro: forse, prima o poi Giada si sarebbe arresa e avrebbe smesso di cercarla, evitando un confronto che sarebbe stato di sicuro doloroso per entrambe.
Si girò un paio di volte, credendo di essere seguita: ma non vedendo nessuno, si diede della sciocca e proseguì senza voltarsi indietro, fino alla meta.
 
 
Giada aveva seguito l’amica, restando comunque ad una certa distanza da lei. Aveva detto ai suoi genitori che sarebbe andata a casa di Daniela per studiare, e quella mattina aveva persino messo il libro di arte nello zaino davanti ai loro occhi, nel caso avessero avuto dubbi circa la sua sincerità.
“Mamma e papà ormai sono convinti che io sia una bravissima studentessa: non sanno ancora che ultimamente i miei voti sono scesi un po’, ma comunque sembrano contenti di me. Chissà perché invece la mia amica del cuore mi evita? Stavolta comunque non ci riuscirà, poco ma sicuro!”.
Determinata com’era, continuò a procedere, guardando dritta davanti a sé; ebbe anche la prontezza di riflessi necessaria per ripararsi, prima dietro un albero e poi dietro una macchina parcheggiata poco distante, per non farsi scoprire.
“Mi devi una spiegazione” pensò, mentre osservava l’amica che, a testa alta, suonava un citofono e poi oltrepassava il cancello del suo palazzo. “E me la darai, che tu lo voglia o no!”.
Si fermò per qualche istante lì dov’era, poi lentamente si mosse verso il cancello: stava per allungare la mano per compiere lo stesso gesto che aveva visto fare all’altra pochi istanti prima, ma poi si bloccò.
“Forse devo aspettare ancora un pochino”, si disse, dubbiosa. “Altrimenti, capirà che l’ho seguita, o quanto meno lo sospetterà!”.
Decise quindi di ritornare sui suoi passi, e di arrivare fino alla fine del marciapiede per poi girarsi e tornare di nuovo verso l’edificio in cui abitava l’amica; era consapevole che la soluzione che aveva trovato era stupida e che se qualcuno l’avesse vista avrebbe pensato che si era persa oppure che era impazzita, ma non le veniva in mente di meglio per perdere tempo. Non voleva arrivare a destinazione troppo presto, ma neanche troppo tardi!
Alla fine, prese un gran respiro per farsi coraggio e si mosse, stando attenta a camminare più lentamente che poteva: nonostante questo, ci mise solo quattro minuti in tutto per completare il tragitto che si era imposta di percorrere.
“Va bene, o la va o la spacca”, disse, a voce bassissima, mentre tornava davanti ai citofoni e fissava quello corrispondente all’appartamento di Daniela.
Contò mentalmente fino a cinque, e poi premette il pulsante, alquanto agitata.
 
 
“Giada, ciao!”
La signora Bernardi fissò stupita l’amica della figlia, ferma sulla soglia di casa sua. Daniela non le aveva detto che sarebbe passata! Possibile che in realtà gliene avesse parlato, ma lei non se ne ricordava?
Decise che ne avrebbe parlato dopo con la sua bambina, e passò ad introdurre l’ospite nel suo appartamento.
“Vieni, accomodati!”.
Giada fece del suo meglio per rispondere coerentemente alle domande dell’adulta sulla sua famiglia e sul suo rendimento scolastico, ma la sua mente era altrove. Voleva soltanto chiarire con Daniela, non le interessava altro!
Era così concentrata sul suo obiettivo, che quasi sobbalzò quando la sua coetanea, che voleva sapere chi era venuto a farle visita, entrò nella stanza.
“Giada! Co … cosa ci fai qui?”.
“Ehm … ma come, non ti ricordi? Avevamo deciso di comune accordo di studiare arte insieme!”.
Daniela rimase interdetta, davanti alla decisione dell’amica: per un attimo pensò di chiederle di andarsene via, ma alla fine ci ripensò e rispose:
“Ah, già, è vero! Sai che me ne ero dimenticata? Sarà stata di sicuro colpa dell’ansia … vieni in camera mia, dai!”.
Le due ragazze si avviarono, sotto lo sguardo della padrona di casa.
“Chissà cos’hanno quelle due? Le vedo strane!” si domandò la donna. Si ripromise di chiedere alla figlia una spiegazione circa lo strano comportamento di entrambe, una volta che fossero rimaste sole, e si accinse a fare quello che stava facendo all’inizio: risistemare la cucina.
 
 
Mentre la signora Bernardi prendeva quella decisione, le due ragazze si fronteggiavano, incerte su cosa dirsi: alla fine, fu Giada a prendere la parola per prima.
“Dani, senti … dimmi la verità. Perché mi eviti, ultimamente?”.
Daniela la fissò, chiedendosi come doveva spiegarle la situazione che si era inaspettatamente venuta a creare tra loro due. Alla fine, però, si decise a parlare.
“Ecco, vedi, il fatto è che … tu sei cambiata, ultimamente. O almeno, così mi pare! A quel che ho potuto vedere in questi mesi, non sbagli mai, sai fare tutto, niente ti va storto: non che prima non fossi stata brava nelle cose, non fraintendermi, ma è come se fossi, non so … perfetta, ecco. E questo mi ha messa in enorme difficoltà!”.
Giada guardò la sua coetanea, pensierosa: ecco dov’era il problema, allora! Daniela era invidiosa di lei, del suo successo, perché di sicuro si sentiva inadeguata. Non se lo sarebbe mai aspettato!
Aveva pensato di aiutare davvero l’altra con lo studio, dopo che si fossero chiarite, ma improvvisamente non ne ebbe più voglia: raccolse le sue cose, salutò e uscì dalla stanza.
 
 
Durante tutto il resto del pomeriggio, Giada fu molto irritabile: e involontariamente, oltre ai suoi genitori anche Ilaria fece le spese del suo nervosismo.
“Ma come ha potuto?” si chiedeva quasi di continuo, “Visto che più o meno, seppure senza saperlo, ha centrato il nocciolo della questione, dovrebbe essere contenta per me!”.
Fu poco prima di addormentarsi che le venne un altro pensiero, molto più spaventoso: e se in realtà, più che la gelosia, nell’atteggiamento dell’amica fossero nascoste l’esasperazione e la noia?
“In effetti, se ci penso bene, se io avessi vicino una persona che sembra praticamente senza difetti e che non fa mai errori quando parla, quando scrive o nelle azioni che compie, passato un iniziale periodo di curiosità mi annoierei e cercherei qualcuno un po’ più ‘fallibile’, se così si può dire”, rifletté.
Più ci pensava, e più doveva ammettere che la cosa suonava plausibile: se la si prendeva per buona, infatti, i comportamenti che i suoi compagni avevano tenuto nei suoi confronti durante tutto quel tempo acquistavano senso e logica!
“E adesso? Cosa succederà?” si chiese. “Gli effetti del mio desiderio stanno svanendo davvero? E se sì, quanto ancora dovrà passare prima che io ritorni al punto di partenza?”.
Queste ed altre domande le si affollarono nella mente, e come le era accaduto le volte precedenti, non trovò alcuna risposta …
Alla fine, esausta, scivolò nel mondo dei sogni.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: uscire dall'incubo ***


Capitolo 8: uscire dall’incubo
 

I giorni che seguirono furono davvero terribili per Giada: sembrava proprio che nessuno volesse più stare con lei, né per uscire a fare quattro passi né per studiare.
Daniela non le rivolgeva la parola, le altre non ridevano più alle sue battute e sembravano sempre piuttosto fredde e distanti ogni volta che le capitava di parlare con loro di qualcosa; inoltre, Luana era sempre più sprezzante, e i ragazzi semplicemente la ignoravano. Persino Alessio, che fino a qualche mese prima era cordiale, amichevole e aveva espresso più volte il desiderio di incontrarla anche solo per fare un giro e per chiacchierare un po’ del più e del meno, sembrava trovare difficile interagire con lei!
Riguardo al rendimento scolastico, poi, le cose stavano tornando esattamente come erano all’inizio: erano ricomparse le insufficienze in matematica, che erano state una vera e propria prassi, praticamente una routine, prima che le cose cambiassero radicalmente … e questo indubbiamente non faceva affatto piacere ai genitori della ragazza, che avevano ripreso a lamentarsi delle sue insufficienze esattamente come avevano sempre fatto in passato: discorsi come “Ma perché prima andavi così bene, e adesso hai di nuovo dei cinque? C’è forse qualche problema?” e “Bravissima per il sette in italiano: ma se ti impegnassi per prendere dieci, sarebbe ancora meglio”, tornarono a far parte della quotidianità della famiglia.
“Quello che mi fa più male” si disse la dodicenne un giorno mentre percorreva, da sola, il tragitto che da scuola l’avrebbe condotta a casa sua, “E’ che io non ho la più pallida idea di come far tornare le cose come erano in precedenza. Non ero simpatica a tutti i componenti della mia classe, prima, ma neanche venivo ignorata o peggio ancora disprezzata! Vorrei solo non aver mai espresso quel desiderio, che tanto mi ha sconvolto la vita: chissà cosa avevo in mente, quel giorno!”.
Ricacciò indietro le lacrime, mentre arrivava davanti al portone del suo palazzo e cercava le chiavi per aprirlo: ormai piangeva spesso, e più volte al giorno, perché si sentiva persa, abbandonata e sola: temeva di essersi infilata in una cosa più grande e più forte di lei, e l’unica cosa che voleva davvero con tutta se stessa era che ogni cosa tornasse al più presto alla normalità.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Epilogo ***


Capitolo 9: Epilogo
 

Accadde gradualmente, giorno per giorno, ma alla fine tutto tornò alla normalità: Giada riprese ad essere la dodicenne che era stata un tempo, con i suoi pregi e i suoi difetti. Ed era più felice così!
“Farò vedere a tutti di cosa sono capace!” si disse, mentre si dirigeva a scuola con i genitori e con Ilaria, in macchina, per fare le prove della recita di fine anno scolastico: era infatti stata scelta per la parte di Angelica ne “Il malato immaginario”. Le sembrava una cosa incredibile: lei, che finora si era sempre vista assegnare una particina minuscola per ogni spettacolo che aveva fatto fino ad allora, finalmente veniva considerata degna di vestire i panni di un personaggio importante! E aveva ottenuto questa vittoria senza l’aiuto del suo presunto desiderio e dei suoi strani effetti, bensì con le sue sole forze. Era una soddisfazione davvero immensa, che mai avrebbe immaginato di provare!
Per qualche attimo, tornò indietro con la mente: aveva desiderato essere sempre bella, spiritosa e avere ottimi voti a scuola perché era insoddisfatta di quello che era, ma l’esperienza le aveva fatto intravedere una grande verità della vita: era proprio la naturale imperfezione dell’essere umano, che era parte integrante della natura di ognuno, che rendeva ogni singolo individuo diverso dall’altro. Essere imperfetti non era una limitazione, quindi, ma una vera e propria ricchezza, e rendeva interessanti e complicati insieme i rapporti tra le persone!
Insomma, l’imperfezione aveva una sua bellezza, e lei la stava man mano riscoprendo, in ogni sua parte.
Per prima cosa, aveva puntato sulle cose che non le piacevano della sua persona, a cominciare dal suo aspetto fisico: sapeva di non essere una modella, ma aveva imparato che le imperfezioni fisiche potevano essere camuffate … per questo aveva iniziato a mettersi le creme anti-brufoli ed a truccarsi, entrambe cose che prima non aveva mai fatto perché pensava che gli altri avrebbero dovuto accettarla acqua e sapone così com’era: in questo modo aveva scoperto, e non senza stupore, che truccarsi le piaceva parecchio.
Poi, aveva cercato di cambiare il suo carattere, nel limite del possibile: si era sforzata di essere meno permalosa e più umile, e si era anche resa davvero conto che giocare con la sua sorellina non era poi così noioso e stupido come pensava, anzi.
Per la scuola, invece, aveva deciso di impegnarsi al massimo: purtroppo, in alcune materie era proprio negata e quindi raggiungere la sufficienza sembrava un’impresa ardua, ma ce la stava mettendo tutta e quello era l’importante.
Riguardo ai suoi coetanei, invece … Daniela era tornata ad essere la sua migliore amica, e con le altre sue compagne invece c’era il solito rapporto di sempre: confidenze sì, ma fino ad un certo punto. Luana poi era sempre più insopportabile, ma Giada aveva deciso di batterla sul suo stesso terreno mettendosi in competizione con lei in maniera positiva, senza invidiarla e basta: si era così iscritta ad una scuola di canto. La sua era una bella voce già in partenza, ma non le avrebbe di certo fatto male prendere lezioni! Le doti naturali non erano tutto, come invece pensava prima, e potevano anche essere migliorate con qualche piccolo aiuto.
I maschi della classe, infine, erano tornati ad essere interessati più ai videogiochi e al calcio che alle ragazze. Giada non capiva come facessero a non interessarsi molto all’altro sesso, specie considerando che lei e le altre invece iniziavano già a farlo, ma sua madre le aveva detto spesso che le ragazze maturavano prima, ed evidentemente aveva ragione; probabilmente, era proprio questo il motivo per cui lei si sentiva parecchio imbarazzata davanti ad Alessio, mentre lui non si accorgeva minimamente dell’effetto che le faceva la sua vicinanza: chissà, magari col tempo le cose sarebbero cambiate, e in meglio, per entrambi!
Solo il tempo avrebbe fornito delle risposte, per quello come per altri interrogativi. Intanto, Giada si sarebbe goduta la vita e si sarebbe presa le sue piccole soddisfazioni.
“Sono stata un’eterna seconda, una seconda scelta: questo è vero”, rifletté, mentre scendeva dall’auto. “Ma, ora me ne rendo conto, è stato così soltanto perché l’ho voluto io, seppure inconsciamente: d’ora in poi, non sarà più così. Certo, non potrò mai arrivare prima in ogni cosa, ma posso sempre provarci! E poi, forse essere la migliore in ogni cosa non è poi così divertente: qualche secondo o terzo posto ci può anche stare, in fondo, ogni tanto!”.
“Pronta?” le chiese sua madre, osservandola incuriosita. “Sei stata zitta per tutto il tragitto, sicura di stare bene?”.
“Sto benissimo, mamma, grazie!”. rispose, sorridendo.
Salutò i suoi familiari, e varcò la soglia dell’edificio scolastico: non stava solo andando incontro agli insegnanti, a Daniela e a tutti gli altri, ma sentiva che si stava dirigendo anche e soprattutto verso quella che sperava essere una nuova fase della sua esistenza, più matura e più consapevole.

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