Natale ed altri disastri - I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!

di IMmatura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ho dimenticato il Natale... ***
Capitolo 2: *** Capitolo I (evviva l'originalità -.- ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 (sono troppo pigra per riscriverlo tutto...) ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 (tan tan taaaam!) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 (la jella continua xD) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 (con un titolo che parla da se) ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 (esplosione tra tre...due...uno) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 (la svolta!) ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 (let's have some fluff...) ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 (ingegno e deficienza del piccolo Michael) ***
Capitolo 11: *** capitolo 10 (quando è più difficile domare un bambino che...) ***
Capitolo 12: *** Happy...end? ***



Capitolo 1
*** Ho dimenticato il Natale... ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Natale ed altri disastri

I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!

 

 

 

Prologo

“Ho dimenticato il Natale...”

 

Scott tamburellava nervosamente le dita sul volante della sua jeep arrugginita. La strada procedeva dritta tra i cumuli lasciati dagli spazzaneve: un tappeto d’asfalto tra candide pareti di un’anticamera mortale. La sua mente si arrovellava attorno al problema, cercando di trovare una scappatoia dell’ultimo minuto.

Non c’erano svolte da imboccare, sbagliando “accidentalmente” strada. Non c’era una stazione di servizio dove prendere tempo. Eppure ci doveva essere una soluzione, no?

-Potrei far finta di essermene dimenticato.- si disse, per poi lanciare un’occhiata sarcastica al suo riflesso nello specchietto retrovisore -Si certo, molto credibile: “Scusa, amore, ho dimenticato il Natale!”-

Si diede una manata in fronte, per poi farla scivolare nella sua zazzera rossiccia. Iniziò a grattarsi dietro la nuca.

-Ci sono! Accosto e mi nascondo nei boschi fino al sette gennaio!-

Si, il rosso si sarebbe anche dato alla latitanza, pur di evitare di passare quelle feste con la sua ragazza e, soprattutto, con la SUA FAMIGLIA.

Stava giusto meditando su come mettere in pratica il suo folle proposito, senza morire di ipotermia o sbranato da un orso, quando il telefonino iniziò a squillare. Lo accostò all’orecchio, titubante.

-SCOTT!- urlò una voce femminile dall’altra parte, costringendolo a distanziare da se l’apparecchio -Dove sei, perché ci stai mettendo tanto?-

-Ho trovato traffico.- inventò.

-Non è che ti stai tirando indietro, vero?-

-N-no, ma che dici, Courtney!- mentì, pregando silenziosamente di non essere scoperto.

-Lo sai che i miei vogliono assolutamente conoscerti. Non azzardarti a non venire, hai capito?- minacciò lei, attraverso la cornetta.

-M-ma sei sicura che non si possa rimandare?-

-Sono SEI MESI che rimandiamo. Ascoltami bene, se non ti presenti qui entro un’ora al massimo tra noi è finita! Dico sul serio!-

Scott sospirò, rinunciando definitivamente al suo piano di fuga. Non voleva rovinare tutto ora che si erano rimessi insieme.

-Lo sai che i miei ci tengono tanto a conoscerti.-

-Sei sicura che sia una buona idea? Perché anch’io ci terrei parecchio a rimanere vivo.-

Courtney avrebbe voluto rimanere seria, ma le sfuggì una risatina.

-Dai, sbrigati, andrà tutto bene...- decise di rassicurarlo -in fondo, se non hanno ucciso Duncan...-

Quest’ultima obiezione riuscì a rincuorarlo. In fondo rispetto ad un punk pieno di piercing lui doveva sembrare QUASI un bravo ragazzo. Sogghignò al pensiero. Sfortunatamente, proprio in quel momento di fatale distrazione, dal nulla sbucò un alce in mezzo alla strada. Scott tentò di sterzare con una mano sola, dato che l’altra reggeva il telefono.

Ovviamente perse il controllo del mezzo, finendo con la jeep in un cumulo di neve oltre il guard-rail.

-Scott! Scott, che è successo?-

-N-niente...solo credo che ci metterò un pochino di più di un’ora.- sospirò il rosso.

Mentre la sua ragazza riprendeva a sbraitare irritata, scese dalla macchina. Per fortuna il mucchietto di neve aveva attutito la botta, e spingendola indietro forse si poteva ripartire senza problemi.

-...mi stai ascoltando almeno?- continuava a dire Courtney infuriata.

-Arrivo il prima possibile. Ti amo anch’io.- rispose velocemente lui.

-Scott non osare riattaccar...-

Sospirò rimettendosi il cellulare in tasca, ed iniziando a tirare fuori l’auto dalla neve, sotto lo sguardo spento dell’alce.

-Una mano no, eh?- ironizzò, preparandosi a ripartire.

Salì di nuovo in macchina, girò la chiave e...dopo un paio di singhiozzi il motore tirò l’ultimo respiro, sotto forma di nuvola di fumo.

-Ci mancava solo questa accidenti!- sbraitò Scott scendendo. La frustrazione lo portò a tirare un calcio al suo vecchio, infido mezzo di trasporto. Il muso della jeep si afflosciò, perdendo la sua simmetria. Incredibile ma vero, aveva anche forato.

La disperazione fa fare strane cose, e infatti...

-E TU CHE HAI ANCORA DA GUARDARE!- gridò  esasperato contro l’alce che, come nulla fosse, se ne stava ancora li a fissarlo, sonnolento e ignaro.

 

 

 

Angolo di IMmatura

Dato che tra i miei buoni propositi per l’anno nuovo c’era “riuscire a scrivere una long” vi propongo questo prologo. L’idea è quella di una commedia romantica a tema un po’ natalizio (lo so, è dannatamente in ritardo, ma è il pensiero che conta, giusto?). Mi piaceva l’idea di scrivere sulla Scottney, perché è una coppia che mi piace e mi ispira tantissimo. Considero questa mia prima long una specie di esperimento, quindi è quanto mai importante il vostro feedback...RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE!

Saluti

IMmatura

 

PS Vada come vada, ringrazio di cuore Euly_chan, costante fonte di sostegno, che mi ha dato una grossa spinta affinché pubblicassi questa storia.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I (evviva l'originalità -.- ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

  

 

 

 

Natale ed altri disastri 

I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!

 

 

 

Capitolo I

Camere lussuose...ma separate!

 

Fu così che, con ben due ore e ventitré minuti di ritardo, Scott scese dal taxi, a pochi passi da villa Barlow. Ad attenderlo di fronte al portone, con il volto purpureo forse per il freddo, forse per l’irritazione, c’era Courtney.

La sua espressione infuriata non impedì al rosso di notare quanto fosse bella, in quel cappotto color crema, stretto in vita, con le mani guantate poggiate sui fianchi.

-Allora? Vuoi darmi almeno una spiegazione?-

Scott era ancora incantato a guardarla, quando a farlo tornare in se ci pensò il tassista, che gli lanciò addosso, in malo modo, la valigia. L’urto fece perdere l’equilibrio al ragazzo. Tentò di aggrapparsi al corrimano della scala, che però era ghiacciato.

-Ahi!-

-O cielo, stai bene?- chiese Courtney, dimenticando per un attimo il suo risentimento e correndogli incontro.

-Aspetta, attenta al ghiacc...-

Anche lei scivolò su uno scalino, finendogli addosso. I suoi capelli, liberi dal cappellino bianco che li conteneva, ricaddero dolcemente sul viso del ragazzo. I loro visi quasi si sfioravano.

-Perché ho una sensazione di deja-vu?- chiese Scott, con un sorrisetto furbo, accostando ancora di più in suo viso.

Courtney si tirò un po’ su, frapponendo tra loro un guanto bianco.

-Non pensarci nemmeno, sono ancora arrabbiata con te!-

-Ma dai! Ho fatto tardi perché ho dovuto chiamare il carro attrezzi e poi il taxi...-

-Che è successo alla tua jeep?-

-Un alce mi ha tagliato la strada!- sbuffò lui.

-Non ci sono alci in questa zona, Scott...- ribatté lei, guardandolo male. Gli diede un buffetto sulla fronte. Ora lo spazio tra le loro labbra era di nuovo sgombro, e molto più esiguo.

-Ti giuro che era un alce- insisteva Scott, prendendole il viso tra le mani e avvicinandosi piano piano -è sbucato all’improvviso e stav...-

Una voce perentoria li fece voltare entrambi.

-Potreste anche discuterne in piedi, se non vi dispiace!-

Alla vista della figura alta e autoritaria sulla soglia Courtney scattò come una molla.

-P-papà...-

Scott non avrebbe saputo immaginare una situazione più imbarazzante per presentarsi al giudice Barlow. Se avesse potuto sparire nella gola di Zanna in quel momento, non era certo che avrebbe rifiutato.

-E-ehm, p-piacere signor Barlow, i-io sarei, ecco, insomma...-

-Lo so chi sei, giovanotto, e il piacere è tutto TUO.- rispose gelido l’uomo. Il rosso impiegò un attimo per metabolizzare la frase. Una risatina acuta e nervosa gli sfuggì dalla gola.

-Non era una battuta...- ci tenne a precisare l’altro, mentre lo osservava con sufficienza. Certo, il fatto che il rosso continuasse a scivolare sui gradini e arrancare come un idiota non era d’aiuto alla sua immagine. In ogni caso alla fine si strinsero la mano. Scott fu certo di aver sentito qualche osso della sua scricchiolare.

-Vogliamo rientrare.- propose Courtney, preoccupata.

-Certo...se avete finito di dare spettacolo.-

-L-le assicuro che c’è stato un malinteso, s-siamo solo scivolati sul ghiaccio.-

-Certamente- commentò, senza alcuna traccia di sarcasmo, ma neppure di fiducia.

Scott scrutò preoccupato quel tale. Sinceramente se lo aspettava diverso...era piuttosto imponente, almeno rispetto a lui. Doveva allenarsi molto nel tempo libero: il braccio con cui stava tenendo aperta la porta appariva chiaramente muscoloso, anche sotto il maglione.

Si sentiva addosso quegli occhi neri e socchiusi. Solo lo sguardo di quell’uomo gli appariva già pesante.

Courtney varcò la soglia per prima. Scott stava per seguirla, quando si trovò di fronte le spalle del padrone di casa.

-Se non ti dispiace...-

-S-si figuri.- disse, seguendolo.

Si sforzò di non commentare “Fischia!” quando attraversarono l’ingresso, dal soffitto imponente, e raggiunsero un’ampia scalinata di legno, con la ringhiera in ferro battuto, ornata per l’occasione di pungitopo e fiocchi rossi. Dalla porta del salone sbucò una donna molto simile a Courtney, tranne che per la chioma riccia, che si dimenava ad ogni passo. L’avvicinarsi della donna era accompagnato dal ticchettio dei tacchi sul parquet e da un profumo buono, ma messo un po’ troppo abbondantemente.

-Oh! Così finalmente è arrivato.- commentò distrattamente, per poi presentarsi come Cecile Barlow, la madre di Courtney. Si rivolse poi verso la cucina. -Michael, vieni a salutare l’amico di Courtney!-

Un ragazzino con i capelli corvini e gli occhietti vispi si avvicinò di corsa, con un biscotto glassato in mano.

-Il mio fratellino.- spiegò Courtney.

-Che bel marmocchietto.- Commentò Scott chinandosi verso di lui. Aveva un adorabile broncio che gli ricordava la sorella, quando era arrabbiata.

-Io non sono un marmocchio!- rispose piccato il bambino, spiaccicandogli la glassa sulla giacca.

-Ehi, i miei vestiti!-

-Michael, chiedi scusa.- lo rimbrottò la signora Barlow, senza troppa convinzione, per poi rivolgersi a Scott. -Suvvia, non è il caso di prendersela, no? Tra l’altro mi pare che tu abbia ancora addosso i vecchi abiti da viaggio...-

-V-veramente sono i miei vestiti normali.-

-O buon cielo!- esclamò, shoccata, la donna. Il disagio era più che palpabile. -Non volevo offenderti, ragazzo. Puoi lasciare la giacca sull’attaccapanni di sopra. Provvederò a mandarla in tintoria.-

-La ringrazio, non c’è bisogno che si disturbi tanto...-

-Figurati, me ne occuperei io ma ho così tante cose da fare...comunque credo ti troverai bene qui, sai? Siamo persone estremamente alla mano, sentiti libero di...beh, comportarti come fai di solito...-

“Con suo marito che mi fissa come un secondino?” pensò Scott, ma si guardò accuratamente dal palesare anche solo con un respiro il suo pensiero.

-Mamma, smettila...- pregò Courtney, leggermente imbarazzata.

-Tesoro, per favore - disse la donna, rivolgendosi al marito -Controlla un attimo che Michael non faccia scempio di tutti i biscotti. Io e Courtney mostreremo a...ehm...-

-Scott.- sospirò la ragazza.

-Già, giusto. Noi mostreremo a Scott la sua stanza...-

Il signor Barlow, non molto felice, si diresse verso la cucina, voltandosi a lanciare un’ultima occhiata intimidatoria al rosso.

-Da questa parte.- Indicò la donna, iniziando a salire gli scalini.

 


 

Scott scoprì con orrore, in un lungo corridoio ornato di moquette, che la sua stanza era quanto di più lontano ci fosse, rispetto a quella di Courtney. Non che si aspettasse chissà che benedizione per...certe cose, ma quello doveva essere uno scherzo.

-Ma fa sul serio?- bisbigliò a Courtney.

-Idea di mio padre...-

-Allora va BENISSIMO!- si corresse immediatamente, ridacchiando.

Cecile Barlow si voltò meravigliata. Quel ragazzo stava ridendo da solo? Forse era l’imbarazzo, che caro. Tutto sommato poteva essere una brava persona.

Quando si spalancò la porta della stanza degli ospiti, Scott rimase senza parole. Era piccola, ma confortevole, con un televisore a schermo piatto e una porticina che, evidentemente, doveva condurre al bagno.

-Cavolo, bagno in camera? Meglio che in un albergo!-

Courtney gli lanciò un’occhiataccia. Scott si tappò la bocca, dandosi dell’idiota. Non era proprio riuscito a trattenersi.

Intanto la signora faceva le viste di essere di nuovo sconvolta. Quel povero ragazzo non aveva idea di dove fosse, oppure non aveva mai visto una casa come si deve...

Aprì la porta della piccola, ma pulita toilette.

-Il rubinetto ha il miscelatore per l’acqua calda e fredda...sai usare questo apparecchio, vero?-

-Ehm, certo.- rispose perplesso Scott.

-Mamma.- intervenne di nuovo Courtney, con tono leggermente nervoso. -Penso sia tutto a posto.-

-Per qualsiasi cosa puoi chiedere a me o a mia figlia.- aggiunse la donna, prima di decidersi a sparire oltre la porta. Finalmente erano soli.

Courtney inspirò profondamente, preparandosi a pronunciare parole che raramente uscivano dalla sua bocca.

-Mi dispiace.-

-Per le camere separate? Non importa...- commentò Scott, malizioso -Vorrà dire che dovremo testare due letti. Tra l’altro questo mi sembra proprio comodo.- commentò, battendoci sopra con la mano, con aria allusiva.

-Stupido.- lo ribeccò lei, sedendosi sulla sponda, accanto a lui. Gli tirò uno scappellotto, senza troppa forza. -Intendevo per mia madre. Spero non ti abbia offeso...-

-Perché? Mi è sembrata gentile...-

Courtney rimase per un attimo a bocca aperta. Sul serio il ragazzo di fronte a lei non aveva minimamente notato lo snobbismo dirompente della sua “cara mammina”? Non era mai stata più contenta di avere un ragazzo stupido. Decise di concedergli un bacetto, ma giusto uno.

Dieci minuti dopo, o forse anche di più, il fratellino di Courtney spalancò la porta interrompendo un bacio decisamente appassionato e molto approfondito.

-Bleah! Che schifo.- commentò.

-Che vuoi?- chiese la sorella.

-Mamma ha detto di prepararvi e scendere, tra mezz’ora arrivano anche gli zii e mangiamo.-

Scott sospirò rassegnato. -Proprio adesso?-

-Se vuoi chiedo a mamma e papà se vi lasciano il tempo di limonare.- rispose, con un sogghigno sdentato il bimbo.

-N-no, grazie, va bene così.-

Non era un genio, Scott, ma aveva appena realizzato due cose.

Punto primo: il signor Barlow non sarebbe stato affatto felice di sapere che uso stavano facendo della stanza che, in teoria, doveva proprio tenerlo IL Più LONTANO POSSIBILE da sua figlia.

Punto secondo: quel bambino rischiava di diventare un grosso, GROSSO problema.

Cercò di sorridergli, nel tentativo di ingraziarsi almeno un membro di quella famiglia, ricevendo in risposta una linguaccia.

Michael corse via lungo il corridoio.

-Comincia il secondo round?- chiese.

-Dieci minuti per prepararti e scendere.- disse Courtney con tono marziale, dirigendosi verso la sua camera. -Divieto assoluto di disturbarmi...devo ancora prepararmi anch’io.-

-Posso aiutarti?- fece un ultimo tentativo lui.

-Scott, c’è un momento per ogni cosa e...questo non è il momento per quel che stai pensando!-

Con questa frase lapidaria Courtney chiuse la porta, lasciando il rosso a destreggiarsi con i vestiti che non aveva neppure tirato fuori dalla valigia. Mentre cercava quelli migliori (non voleva che li scambiassero di nuovo per “vecchi abiti da viaggio”) Scott pensò, sospirando, che quelle vacanze sarebbero state decisamente indimenticabili...ma non in senso buono.

 

 

Angolo di IMma

Allora, questa è solo la prima metà della presentazione alla famiglia...il peggio deve ancora venire! xD

(Ma quanto posso essere cattiva???)

In ogni caso, spero vi sia piaciuto il modo in cui ho caratterizzato i personaggi della famiglia Barlow... la madre di Court volevo farla sembrare un po’ superficiale, ma se sembra soltanto str**** fatemelo sapere, perché il mio intento non è farne una “cattiva”, e dovrò invertire un po’ la rotta.

Nel prossimo capitolo avremo un simpatico zio (perché in ogni famiglia è un simpatico zio...), una zia su cui non vi anticipo niente, la nonna di Court e due cugine gemelle, tanto per “non” creare altri problemi a Scott...

Ringrazio enormemente chiunque stia leggendo, in particolare Euly_chan e AnEvanescenceFan che hanno recensito il prologo. Grazie anche a Princess_Courtney che ha messo questa storia tra le preferite, e a Kauhsen che la sta seguendo.

Se vi va, lasciatemi una recensione, anche critica: ci tengo a fare un bel lavoro ed ogni apporto costruttivo sarà graditissimo, indipendentemente dal colore della bandierina ^_^

Saluti

IMma-chan

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 (sono troppo pigra per riscriverlo tutto...) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

Natale ed altri disastri

I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!

 

 

 

 

 

Capitolo II

Quando anche arrivare alla tavola diventa un'impresa...

 

Scott provò a bussare alla stanza di Courtney, ma nessuno rispose. Probabilmente era già scesa. Decise di raggiungere anche lui la sala da pranzo che era...non se lo ricordava. Quella casa era davvero troppo grande per i suoi gusti. Sceso l’ultimo gradino delle scale, non aveva più idea di dove andare.

Michael, intanto, ridacchiava sbirciando dal buco della serratura. Stava aspettando con ansia il momento di fare al ragazzo lo sgambetto, perciò si sforzò di non farsi sentire. Notò che il rosso faceva qualche passo, poi tornava indietro. Lo vide, alla fine, aprire una porta e, inciampando nel primo gradino, ruzzolare giù nel sottoscala. Scappò ridendo in cucina, dove il rumore aveva messo in allarme le donne della famiglia Barlow.

-O mamma mia, che sarà stato?- chiese Cecile, spaventata.

-Veniva dal sottoscala, mamma.- piagnucolò Michael, nascondendo il viso nella gonna della donna, per fingersi spaventato. Nascosto nelle pieghe del tessuto intanto sogghignava: la faccenda stava per prendere una piega interessante. Courtney si affacciò dalla porta della cucina.

-Magari sono entrati i ladri.- commentò, sorprendentemente calma, una ragazzina di circa quattordici anni, con una camicetta lilla e una gonna blu scuro, continuando a giocherellare tranquillamente con dei cucchiai, finché le braccia della sorella gemella, in camicia celeste e gonna viola, non si avvinghiarono al suo collo.

-Io ho paura, Renee! Come fai ad essere così tranquilla?- piagnucolava Molly, stringendo la sorella.

-Mollami, non respiro.-

-Chiamate papà, o lo zio John!- esclamò Michael, deciso a divertirsi.

-Sono andati a prendere la nonna, assieme alla zia Sophie.- mormorò Cecile.

-Ok, in questo caso...-

-C-cosa vuoi fare, sorella?- chiese Molly, vedendo la Renee impugnare un mattarello. Nel frattempo anche Courtney aveva afferrato una scopa. Inutili furono le proteste della signora Barlow. Le due ragazzine si erano già approssimate alla porta, armate e agitatissime.

-Molly, tu chiama zia Sophie e di che si sbrighino. Mamma, tieni Michael in questa stanza, qualsiasi cosa succeda.-

-M-a tesoro...-

Courtney e Renee erano già sparite.

Intanto, nello stanzino, liberatosi da un cumulo di vecchi scatoloni, Scott si massaggiava una spalla. Neppure il tempo di riaprire la porta dello sgabuzzino, che quella gli si spalancò in piena faccia. Ricadde sul pavimento dello sgabuzzino, nella penombra, mentre due figure gli si avventavano contro gridando come ossesse.

-Ahi! Ouch! Basta, fermi, ma che diavolo...-

-SCOTT?!- esclamò Courtney, rimanendo con il manico di scopa sollevato sopra la testa.

-Cosa?- chiese arrabbiata Renee, smettendo a malincuore di sbattergli il mattarello contro la gabbia toracica. Nel frattempo Michael, scappando dalle braccia di Cecile, era corso dietro alle due e sghignazzava sulla porta.

Poteva andare peggio di così?

-Che sta succedendo qui?- tuonò la voce del signor Barlow, appena rientrato a casa di corsa, dopo una chiamata isterica della nipote.

-Mi sa che il tuo ragazzo è nei guai.- commentò divertita la cugina di Court, stringendo la mano al povero malcapitato -Comunque sono sua cugina Renee e...è stato un piacere conoscerti!-

 

Incredibilmente Scott non venne ucciso né dal signor Barlow, né da eventuali complicanze delle mazzate ricevute dalla sua ragazza e da Renee.

Dovette però ingegnarsi parecchio per spiegare alla sconvolta famigliola al completo l’equivoco che l’aveva portato ad aggirarsi nel sottoscala come un ladro, e a rivoltarlo completamente.

Il tutto di fronte al volto rubicondo dello zio di Courtney, che stringendosi la pancia con le braccia, non la smetteva di ridacchiare. Più composta, la moglie Sophie nascondeva il turbamento ravviandosi di tento in tanto una ciocca fulva, che sfuggiva allo chignon. Quanto a Michael e Renee, si erano defilati a giocherellare in cucina, sotto lo sguardo placido della nonna, l’unica che non si era praticamente resa conto di nulla.

-Di un po’...tu lo sapevi, vero?- chiese la ragazza, ricevendo in risposta dal cuginetto un “forse” sibilato con un sogghigno furbo.

-Ti adoro, piccola peste!- esclamò lei, caricandoselo per gioco sulle spalle. Molly, assistendo alla scena, sospirò e decise di provare ad avventurarsi nella sala del processo, vale a dire la sala da pranzo. Magari poteva spezzare una lancia in favore del povero ragazzo...

Fu accolta da una risata nervosa di Scott che, ignaro, tentò di sdrammatizzare tutta la situazione:

-Certo che le tiri forte le mazzate, tu...-

-I-io non ho fatto niente!- esclamò Molly, offesa.

-Ma se mi hai pure sfottuto, poi.- rispose piccato il rosso, convinto di essere oggetto di una sorta di scherzo.

Ricevette una sberla in pieno viso, mentre la ragazzina scappava via piangendo, lasciandolo a dir poco perplesso. Courtney si tirò una manata in fronte.

Mentre zia Sophie la seguiva per consolarla, zio John scoppiò di nuovo a ridere.

-Scusala, di solito lei è più tranquilla, ma se c’è una cosa che odia è essere confusa con la sorella...- spiegò, asciugandosi una lacrimuccia all’angolo dell’occhio.

-Sorella?-

-Si.- gli spiegò Court, sospirando. -Lei è Molly, mentre la sorella gemella che ti ha dato le mattarellate è Renee.-

-E io come facevo a saperlo!-

-Ok, ma non azzardarti a fare altri casini, chiaro?- sibilò lei, lanciandogli un’occhiataccia.

-Non facciamoci rovinare la serata di festa.- intervenne la signora Cecile, cercando di sembrare allegra e battendo rapidamente le mani. -Su, su, a tavola!-

 

I posti erano già stati decisi: Michael per fortuna era stato messo ben lontano da Scott, all’altro capo della tavolata, tra le gemelle, mentre il ragazzo si ritrovava tra la ragazza e un’anziana signora con degli spessi occhiali e un abito scuro. Courtney si affrettò a fare, con voce molto forte, le presentazioni.

“Dev’essere un po’ sorda” intuì il ragazzo, che si presentò praticamente urlando.

La donna si calò gli occhiali per squadrarlo meglio, per poi ribattere con tono bisbetico: -Cosa gridi, credi forse che sia sorda, giovanotto?-

-Beh, ecco io pensav...-

Una gomitata della sua ragazza bastò a farlo tacere.

-Non farglielo notare.- sussurrò Courtney.

-Piantala di dirmi tutte le cose solo quando è troppo tardi.- si lamentò lui, sedendosi di fronte ad un nuovo ENORME problema. Attorno al suo piatto si raccoglievano tre bicchieri e decisamente TROPPE posate.

L’espressione di panico che si disegnò sul suo volto era a dir poco inequivocabile, tanto che Molly si trattenne a stento dal ridacchiare.

-Imbranato.- lo giudicò lapidaria Renee.

-A me non piace per niente...-

-Ragazze.- cinguettò Michael, afferrando ognuna per un braccio, affinché si chinassero ad ascoltarlo. -Se vi interessa...io avrei un piano...-

Così, mentre i tre cospiravano, ignorando i richiami della signora Barlow a non bisbigliare a tavola, la nonna, mossa probabilmente a compassione, si rivolse di nuovo al ragazzo.

-Ai miei tempi non c’erano tutti questi fronzoli...all’inizio non mi ci raccapezzavo neanche io, tranquillo.-

-Oh, ehm...grazie.-

-Comincia dall’esterno e se hai dubbi guarda quello che fanno gli altri...e per l’amor del cielo smettila di urlarmi nell’orecchio!-

Courtney lanciò un’ennesima occhiata omicida a Scott, che tentò di sorridere in risposta.

-Almeno a lei sembro essere simpatico...-

 

 

 

Angolo di IMmatura

Signori, adesso abbiamo tutta la famiglia al completo. Che ne pensate?

Se vi aspettavate l’apocalisse mi dispiace, ma si verificherà nel prossimo capitolo (ho voglia di farvi mangiare le unghie ancora un po >:D), in ogni caso...la piccola peste ha un piano, non dimenticatelo!

So che probabilmente lo zio e la zia sono poco caratterizzati, per ora, ma provvederò anche a questo, così come alla ricomparsa di una vecchia conoscenza *appaiono fuori dalla finestra un paio di corna d’alce*

Si, sta preparando anche lui la sua vendetta, e sarà tremenda xD

Come sempre vi invito a recensire, perché amo leggere le vostre opinioni.

Saluti

IMmatura

 

PS Grazie a Elisabettamolo131, Dalhia_Gwen, AnEvanescenceFan, Female_Weezy, AleCucciolo97 ed ovviamente Euly_chan per aver recensito lo scorso capitolo di questa storia che, ammetto, sta avendo più successo di quanto sperassi. Grazie di cuore anche a tutti coloro che la stanno seguendo e/o l’hanno messa tra le preferite. Sono commossa :’)

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Capitolo 4
*** capitolo 3 (tan tan taaaam!) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

Natale ed altri disastri 

I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi! 

 

  

Capitolo III

(Dis)avventure notturne e minacce oscure

 

 

Scott camminava in punta di piedi nell’oscurità del corridoio di villa Barlow. A quell’ora avrebbe solamente dovuto dormire e cercare di dimenticare l’imbarazzantissima cena appena conclusa, ma proprio non era riuscito a dare ascolto al buonsenso. Lo sguardo truce del signor Barlow, quelli imbarazzati tra la signora Cecile e la cognata, i continui scambi di posto tra Molly e Renee (che “sembravano” fatti apposta per metterlo in difficoltà) l’avevano esasperato. Dopo tutto questo meritava almeno di dare la buonanotte come si deve alla sua ragazza. Il corridoio era lungo, ma la moquette lo aiutava ad essere silenzioso. Era sicuro di ricordare che la porta della stanza di Courtney fosse di fronte alle scale...pregò silenziosamente di non irrompere nella cameretta preparata per le gemelle. Non ci teneva ad essere scambiato anche per un maniaco!

Tuttavia, non aveva notato quello che APPARENTEMENTE era solo un giocattolo dimenticato da Michael per la strada. Scott lo scansò delicatamente, senza vedere, nel buio, il filo da pesca che dal pupazzo arrivava fino ad una porta, passando sotto di essa, per giungere fino al comodino di Renee. La sveglia cadde a terra e la ragazza, che non aveva neppure iniziato a dormire, chiamò sottovoce la sorella.

-Mh?- bofonchiò lei svegliandosi -Che c’è?-

-Il segnale.-

-Già?- chiese confusa l’altra, guardando l’orario che, dalla sveglia ancora integra sul pavimento, lampeggiava nell’oscurità. Mezzanotte e trenta.

-Te l’ho detto che i maschi pensano sempre a...quello.- disse furbescamente Renee, accendendo l’abat-jeur. -Va a prendere le munizioni.-

Trattavasi in realtà di innocuissime saponette, nascoste in fondo all’armadio. Molly andò ad immergerle nel lavandino, mentre Renee si appostava alla porta.

-Sbrigati, che arriva!- sibilò, nervosa.

-Non è colpa mia se scivolano tutte!- protestò piagnucolando la gemella, prima di consegnarle le armi improprie ed aprirle silenziosamente la porta.

Celata nell’oscurità, Renee seminò le saponette ai lati del corridoio. L’obiettivo era costringere Scott a muoversi al centro della stanza, per farlo cadere nella vera trappola.

Superò la porta della cugina con estrema cautela, e bussò tre colpetti a quella del piccolo Michael.

-Parola d’ordine?- cinguettò quello, tranquillamente.

-Zitto idiota, o ci farai scoprire!- lo rimproverò Renee.

-Ma devi dirmi la parola d’ordine...-

-Accidenti, Michael, fammi entrare o la prossima volta picchio te col mattarello!-

Il bambino aprì la porta e lasciò scivolare dentro la cugina.

-La trappola è pronta?-

-Puoi giurarci.- confermò lui con un sogghigno.

Intanto Scott si era fermato. Gli era sembrato di aver sentito una voce. Decise di procedere con più cautela e prese a strisciare addossato alla parete finchè...

-Ma che accidenti...- si chiese, trattenendosi a stento dall’urlare, mentre perdeva l’equilibrio e finiva con la faccia nel sapone. Tentò il pavimento con la mano e si rese conto che, ai lati, tutto il corridoio era tutto bagnato e insaponato.

A chi poteva essere venuta un’idea del genere?

Sospirò e cercò di procedere dove possibile. Ancora un po’ e c’era.

Riconobbe il corrimano di ferro battuto, e già si approssimava alla porta quando mise il piede su qualcosa. Avvertì istantaneamente un senso di vertigine, mentre il bagliore della maniglia di fronte a se sembrava allontanarsi. Un leggero rumore come di ruote accompagnò la caduta di Scott per le scale.

-Uno skateboard? Ma andiamo!- protestò rivolto al nulla, una volta ruzzolato al piano di sotto. Si alzò e, incerto sul da farsi, si guardò attorno. A quel punto, dall’ampio finestrone della sala, vide un’ombra inquietante, con grosse corna e lo sguardo truce.

-N-no, non ci credo.-

Istintivamente indietreggiò. Sfortunatamente, nel farlo, inciampò di nuovo nello skateboard, finendo contro una vetrinetta che andò in frantumi.

Il rumore fu accompagnato anche dallo scattare degli allarmi antifurto in tutta casa. Antifurto, ovviamente, collegato direttamente con la polizia.

 


-Le mie preziose statuette di Boemia!- piangeva sconsolata la signora Cecile, mentre il marito cercava una spiegazione plausibile da dare ai poliziotti.

-Sono spiacente, come le ho detto l’allarme è scattato accidentalmente...-

-Dunque non era in corso un furto, o un reato?- insistevano gli agenti, accorsi immediatamente.

-A meno che la stupidità non sia un reato, nulla per cui potrei sporgere denuncia. Purtroppo...- disse, lanciando un’occhiata di puro odio a Scott. Il ragazzo se ne stava a testa bassa, seduto sul divano, mentre Courtney cercava di medicargli un taglio alla mano. Si era ferito con uno dei vetri.

-Ahi! Pizzica...- protestava il rosso.

-Sta zitto, sono io quella che dovrebbe farti del male!-

-Andiamo, Court, l’hai visto anche tu il sapone in corridoio, l’hanno fatto apposta...-

-Può darsi, ma come diavolo ci sei finito contro la vetrina di mamma, dalle scale?- chiese lei, fissandolo.

-Ehm...se te lo dico prometti di fidarti?- chiese Scott.

-Purché sia la verità...e non mi tiri fuori qualche scemenza come quella storia dell’alce...-

-Lasciamo perdere.- sospirò Scott.

Courtney gli chiese, gelida, se la ferita faceva ancora male. Il rosso si limitò a scuotere la testa.

-Bene...anzi, male.- esordì il signor Barlow, irrompendo nella stanza. -Spero tu ti renda conto della posizione in cui mi hai messo...-

-S-sono desolato, io...-

-Questa faccenda diventerà la barzelletta del tribunale.- brontolò tra se e se l’uomo, per poi tornare al massacro verbale di quel teppista.

Inutili furono anche le proteste, appena accennate, dell’imputato. Quando fece notare che del sapone ed uno skateboard nel corridoio non sono esattamente normali, il signor Barlow si infuriò ancora di più.

-Non è neppure normale che un ospite si aggiri di notte per casa come un ladro! Accetta un consiglio, ragazzino, taci e FORSE non ti chiederò perché sei inciampato proprio di fronte camera di MIA FIGLIA!-

-Oh, ma andiamo...- protestò il ragazzo, per poi tapparsi istantaneamente la bocca. Dire che la vita gli passò davanti agli occhi sarebbe probabilmente limitativo.

Le grida che seguirono furono perfettamente udibili dalla cucina, dove Molly e sue madre erano impegnatissime a consolare la signora Cecile. Renee e Michael invece si erano rifugiati nella camera della nonna, dove l’anziana signora li osservava parecchio perplessa.

Bisbigliavano per non farsi sentire, ma lei non era nata ieri...

Scosse la testa, sospirando.

-La faccenda della cristalliera era premeditata?- si limitò a chiedere.

Renee cercò di negare tutto. Michael invece si limitò a fare un largo sorriso.

-No, ma è stato uno spasso!-

Non che avesse in simpatia quel ragazzaccio di pelo rosso che le urlava nelle orecchie, ma le pareva impossibile che i suoi dolci nipotini avessero architettato tutto questo contro di lui. Si chiese quando fossero diventati così, quando li aveva persi...e come recuperarli, considerando che le madri al momento sembravano più disperate per quei soprammobili che per il comportamento da teppisti dei figli. Certo, passato il primo momento, avrebbero vietato loro la TV, o qualcuno dei loro giochi costosi...ma a che avrebbe giovato?

Lei era stata cresciuta diversamente, e aveva cercato di educare i suoi figli nel modo migliore. Eppure le sembrava di non riconoscere più gli uomini che erano diventati, né le famiglie che avevano costruito. Stranamente, la presenza nuova di Scott, sembrava aver accentuato in lei quella sensazione spiacevole, ma non avrebbe saputo dire il perché...

 

 

Angolo di IMma

Ed eccoci a metà dell’impresa...che forse non sarà la metà. In realtà questa storia mi sta decisamente prendendo la mano e, probabilmente, dilaterò un po’ i tempi. Forse ci saranno un po’ di momenti leggermente più seri (come la chiusa di oggi), ma cercherò di rimanere sul genere della commedia...anche perché, ora che è tornato il terribile alce, non potrà che essere così! xD

Spero di non avervi annoiato con questo capitolo e di non farlo nei successivi. Ringrazio di cuore Rocker_wolf_love e la fantastica AnEvanescenceFan per aver recensito lo scorso capitolo.

Grazie anche a AleCucciolo97, Princess_Courtney e TDfan che hanno inserito la storia tra le preferite, e che invito a recensire ;)

Infine grazie a tutti coloro che stanno seguendo questa storia, ovvero:

AleCucciolo97 (di nuovo :D)

Euly_Chan (che attendeva con ansia il ritorno dell’alce)

Female_Weezy

Kauhsen

mintheart

e

_volpettina_

 

Saluti

IMma-chan

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 (la jella continua xD) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

Natale ed altri disastri

 

I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!

 

 

Capitolo IV

Doveva essere una giornata tranquilla...

 

Courtney aprì lentamente un occhio, senza uscire dal caldo abbraccio delle sue coperte. Provò un certo disappunto nello scoprire di non aver sentito la sveglia. Le lancette segnavano le nove e mezza...ben un’ora di ritardo rispetto alle sue abitudini. Oltretutto, alzandosi, si scoprì sorprendentemente stanca. Scosse la testa, contrariata. Di sicuro essere svegliati nel cuore della notte dal tuo ragazzo che ti sta distruggendo casa non è il massimo per sentirsi riposati. Tutto sommato, però, non era solo colpa sua. Trascinando le pantofole verso il bagno la ragazza si ripromise di fare due chiacchiere anche col suo “caro” fratellino.

La situazione si stava rivelando ancora più difficile di quanto si aspettasse: perfino il piccolo Michael sembrava terribilmente ostile a Scott. Il che era sorprendente, considerando che invece Duncan non aveva avuto problemi a farsi adorare da quel marmocchio.

“Probabilmente perché erano entrambi teppisti senza speranza!” pensò stizzita, considerando come il fratello avesse architettato ad arte la sua maracchella. Si fregò energicamente il viso di fronte al lavabo, con gesti secchi e nervosi. Piano piano però l’energia venne meno, e con essa anche la tensione. Si asciugò delicatamente ed indossò dei vestiti puliti. Quel contatto fresco, assieme a quello dell’acqua, spazzarono via gli ultimi residui di sonno.

Spalancò la porta, rimanendo un attimo incerta. Volse lo sguardo verso la porta della camera degli ospiti. era spalancata.

Si precipitò giù per le scale, pregando le divinità di tutte le religioni che conosceva che non fosse successo qualche altro disastro. Fortunatamente un profumo invitante la spinse a deviare in direzione della sala da pranzo.

La tavola era stata apparecchiata con delle insolite tovagliette all’americana (che sua madre non usava mai), bicchieri colmi di latte o spremuta, e soprattutto generosi piatti di pancakes. Avrebbe voluto dire a sua nonna che non doveva disturbarsi, complimentarsi per il buon profumo o semplicemente ringraziarla. Tuttavia decise di rimanere in silenzio: nessuna di quelle frasi stereotipate avrebbe potuto sostituire il modo ineducato ma efficace con cui il suo ragazzo stava esprimendo apprezzamento...ovvero ingozzandosi come non mangiasse da secoli.

La nonnina intanto lo osservava, indecisa se dargli una sonora bastonata o sentirsi lusingata come cuoca. Quando Scott tentò di congratularsi a bocca piena scelse:

-Non parlare a bocca piena, giovanotto.- lo redarguì con un leggero scappellotto. A quel punto Courtney non riuscì a trattenersi dal ridere, facendo finalmente notare la sua presenza.

L’anziana la salutò calorosamente, dandole il buongiorno. Scott avrebbe volentieri fatto altrettanto...sfortunatamente, nel tentativo di non infastidire ulteriormente la signora, prima di parlare aveva tentato di ingoiare un boccone più grande della sua gola.

Scampato il rischio di soffocamento vuotando praticamente metà dei bicchieri, finalmente anche lui potè salutare la sua ragazza.

-Vorresti spiegarmi cosa...-

-Non avevo più sonno e da qui veniva un buon profumo.- si giustificò quello, mentre il viso riassumeva lentamente il colore normale.

-Potevi almeno svegliarmi, anziché mangiarti tutto.-

-Tranquilla cara, nonostante questo aspirapolvere, ce n’è ancora in abbondanza per tutti.- la rassicurò l’anziana -Oltretutto mi ha tenuto compagnia questo ragazzaccio...almeno non sono l’unica che si sveglia presto, qui! Non lo facevo un tipo mattiniero...-

-Beh, sono cresciuto in una fattoria, per me alle sette e mezza è giorno inoltrato.- spiegò il rosso, grattandosi nervosamente la nuca.

-Questo non spiega perché non mi hai svegliata, però...- insisté la ragazza, con un finto broncio scherzoso. Scott si alzò e le diede un bacio, prima di rispondere.

-Visto che non ti ho fatta dormire stanotte...e non nel modo che avrei volut...-

-SCOTT!- gridò Courtney, cercando di tappargli la bocca.

-Piantatela ragazzini, sono nata molto prima di voi, e alla mia età so fin troppo bene come è successo.- commentò la nonna, ridendo.

-NONNA!- esclamò la nipote ormai praticamente sconvolta.

Sorridendo la donna scomparve di nuovo nella cucina.

-Non la vedevo così allegra da molto tempo...-commentò a bassa voce Courtney.

-Davvero?- chiese Scott, ad un volume decisamente troppo alto. La ragazza gli diede una gomitata.

-Scusa. Dicevo...davvero? Eppure mi sembra fin troppo arzilla la vecchietta...- le bisbigliò lui nell’orecchio.

-Esattamente cos’è successo?-

-Beh...avevo pensato di farmi perdonare portandoti su qualcosa e tua nonna mi ha beccato che fissavo il frigo senza la più pallida idea di cosa fare. Ha brontolato qualcosa a proposito del fatto che non voleva sentire tua madre sbraitare anche per qualche macchia sui tappeti e mi ha ordinato di sedermi e non muovermi. Praticamente mi ha preso in ostaggio.-

-Sarà, ma non mi sembravi molto sofferente...- scherzò lei.

-Vuoi scherzare, la sua cucina è una bomba!- esclamò (alzando di nuovo la voce) Scott.

-Credo che il resto di casa lo sappia già.- commentò la signora, facendo sporgere la testa dalla cucina. -Gioia della nonna, devi togliergli questo dannato vizio di urlare.-

-Ci proverò.-

 

La giornata era iniziata meglio che nelle più rosee aspettative della nostra coppietta. Il resto di casa si era svegliato solo mezz’ora dopo, dando il tempo a Scott di farsi perdonare come si deve. La colazione della nonna aveva distratto Michael dai suoi biechi propositi di nuovi dispetti, oltre che addolcire leggermente perfino il signor Barlow. Cecile aveva finalmente accennato un sorriso, pur continuando a disapprovare a mezza bocca l’uso delle tovagliette all’americana, e lo zio Jhon aveva scherzato allegramente tutto il tempo, bersagliando soprattutto Scott con le sue battutine. Apparentemente una brutta cosa, in pratica un riconoscimento non scritto del rosso come “uno di famiglia”.

Si poteva dire che, almeno un paio dei commensali l’avessero definitivamente accettato. Tuttavia la pace non poteva durare...

Renee propose di andare, nel pomeriggio, alla pista di pattinaggio. Inutile dire che non ci fù modo, per il resto della mattina, di distogliere lei, Michael e Molly da quel proposito. Fu così che, chiavi in mano, suo padre e zio Jhon si prepararono a caricare la truppa al completo.

La divisione nei due mezzi fu veramente sofferta. Ovviamente Courtney avrebbe voluto stare nella stessa macchina di Scott (se non altro per potergli tirare eventuali gomitate nei momenti opportuni) tuttavia si convinse ben presto che l’urgenza era un’altra: essere sicuri che il suo ragazzo e suo fratello viaggiassero su mezzi DIVERSI!

Morale della favola, Scott si ritrovò solo, sul sedile posteriore dello splendido BMV del signor Jhon, incastrato tra le inquietanti gemelle.

“Almeno non c’è anche il poppane” tentò di consolarsi col pensiero.

-Certo che ci voleva proprio un soggetto così in famiglia...non ho mai avuto così tanto da raccontare ai colleghi al rientro dalle ferie!- stava dicendo, allegramente, il guidatore. La moglie, chiusa in uno stoico silenzio, si limitava a lanciargli occhiate furtive e misteriose.

-Certo che sei un vero fenomeno! Ahahah...-

-Si, da baraccone.- commentò acida Renee. Lei e Molly scoppiarono poi a ridere contemporaneamente.

Scott iniziò a voltarsi da un lato e poi dall’altro, perplesso. Si leggevano nel pensiero o cosa?

-Ragazze.- disse, senza espressione alcuna, la signora Sophie. Al richiamo della madre Molly si zittì, mentre Renee sbuffò.

Il viaggio, ringraziando il cielo, non durò molto. Si trattava giusto di scendere in paese. La pista era stata allestita sulla piazza principale. tutte le strade del centro erano piene di veicoli parcheggiate persino in quarta fila.

-Guarda tu che caos...ehi- disse l’uomo alla guida, rivolgendosi a Scott -Pensi di riuscire a far impazzire anche gli antifurto di questi baracconi su ruote? Ci sarebbe da divertirsi a vedere tutti questi imbecilli a cercar di ritrovare la propria macchina!-

Inutile dire che, se la frase non avesse nascosto l’ennesima bonaria presa per i fondelli, Scott avrebbe trovato l’idea esilarante.

-Caro, penso possa bastare...-

-Eddai, tanto mica si offende questo scemo qui, vero, carota?-

“Carota?” pensò disperato il ragazzo, ringhiando un “certo che no” puramente di circostanza.

-Papà, quanto ci vuole?- iniziò a piagnucolare Molly.

-Tesorino, papà deve trovare parcheggio...-

-Ma io mi annoio, voglio scendere!-

-Pure io ho le gambe praticamente atrofizzate.- rincarò la dose Renee.

Da quel piagnisteo nacque l’idea più scellerata della storia.

-Ce l’hai la patente, ragazzino?-

-Certo!- esclamò Scott, stanco di passare per un’idiota (e anche di sentirsi dare del ragazzino, già che c’era.)

-Ok, allora io e mia moglie scarichiamo sulla pista le principesse...intanto tu vedi se riesci a trovare un posto a questa bellezza.- disse Jhon, accarezzando il lunotto della macchina.

Scott salì un po’ perplesso al posto di guida. Era leggermente infastidito dalla situazione. Non ci teneva a fare la parte del parcheggiatore, tanto più che quelle strade intasate avrebbero richiesto un bel po’ di giri. Decise di fare inversione e andare un po’ più distante. Di sicuro li avrebbe trovato posto. Se gli avessero chiesto come mai si era allontanato...avrebbe mentito, chissene. Stava veramente iniziando a stufarsi di quella gente.

Meraviglia delle meraviglie, al lato di una via secondaria un cumulo di fogliame mezzo secco aveva tenuto libero un posto. Scott scese e si mise a disfare quel cumulo improvvisato, per poi piazzarvi la macchina sopra.

Solo quando ebbe chiuso a chiave si rese conto che qualcun altro stava guardando ingolosito quel posto...e non certo per la possibilità di parcheggio.

L’alce guardava con occhi furenti il suo pranzo spiaccicato dalle ruote della BMW.

-Nononono!.- iniziò a dirsi tra se e se Scott, cercando di riaprire la macchina. Proprio in quel momento la chiave decise di incepparsi.

Con un colpo di zoccolo anteriore, l’animale scagliò minacciosamente in aria un po’ di neve.

-B-buono...bello, parliamone....WOAH!- Si era scansato appena in tempo per sfuggire ad una carica. sfortunatamente l’auto non aveva avuto la stessa fortuna. La bestia si dimenava ora con le corna conficcate nella fiancata del mezzo.

“Magari non si conoscerà così tanto, una volta staccato l’alce” si illuse Scott, prima che la creatura in questione risollevasse la testa, tirandosi appresso la portiera anteriore.

-Ok, sono morto.- disse a se stesso, senza essere neppure sorpreso. L’animale, intanto, fù messo in fuga dallo stridio dell’antifurto del mezzo.

-Ehi! Non puoi cavartela così!- esclamò Scott, disperato -Almeno torna qua e dammi il colpo di grazia, vigliacco!-

 

 

 

Angolo della sadica

Ebbene si, sono perfida. O meglio, siamo perfidi io e l’alce. Muahahahah! :D

Inutile dire che i pochi punti che Scott aveva guadagnato con lo zio sono andati a farsi benedire...vedremo adesso come andrà a finire. Intanto spero vi sia piaciuta anche la scenetta mattutina con la nonna...io adoro quella vecchietta! Come sempre ringrazio i miei fedeli recensori. Alecucciolo 97, AnEvanescenceFan ed Angy_Sunny in particolare per aver recensito lo scorso capitolo ed Elisabettamolo131 per la sua tardiva ma graditissima recensione del cap 2 (si, continuerò a ringraziarti ogni volta xD)

Chiedo inoltre scusa per l’orario improponibile di aggiornamento, e per il ritardo nel postare questo capitolo...in realtà ultimamente sono veramente oberata, per cui faccio quello che posso, sperando di non deludervi. Gomen-ne! :( 

Saluti

IMmatura

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 (con un titolo che parla da se) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Natale ed altri disastri

 

I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!

 

 

 

 

 

Capitolo V

 

“Ho cercato di dirtelo...”

 

Mentre si avviava con passo strascinato verso la pista di pattinaggio Scott provava tra se e se vari modi di comunicare la triste fine dell’auto che aveva tentato di parcheggiare. Parlando tra se e se. A voce alta. Col risultato di farsi guardare dai passanti come una specie di schizofrenico. Probabilmente l’infermità mentale avrebbe potuto essere una buona attenuante...ma il rosso era decisamente troppo preoccupato per cogliere quel suggerimento offertogli dal fato.

-Scott!- lo chiamò Courtney, dal bordo della pista. -Vieni anche tu?-

-No, non...senti...devo dirti una cos...-

-Non dirmi che non sai pattinare.- Scherzò lei, sporgendosi di là della balaustra.

-Court, è una cosa seria!-

-Scott, non è che...-

Furono interrotti da Michael che, agguantata una manciata di neve a bordo pista, la scagliò contro il ragazzo.

-Ma che diavolo...?-

-Vieni a pendermi, se hai il coraggio!- lo sfidò il bambino. Gli sguardi dei due si assottigliarono.

Scott non aveva mai pattinato in vita sua ma trasformò il suo volto in una maschera di spavalderia, ghignando e fissando negli occhi il suo nemico. Il piccolo intanto mostrò a sua volta un ghigno sdentato, stringendo nel pugno desto un’altra palla di neve, pronto a colpire. Il campanile della chiesa suonò i suoi lamentosi rintocchi. Quando l’ultimo si perse nell’aria, il rosso era già impegnato ad allacciarsi i pattini.

“Adesso ti sistemo io, nanerottolo malefico!” rimuginava, mentre si gettava, esitante, nella mischia. Neanche a dirlo un secondo proiettile gelato lo fece finire subito a gambe all’aria. Tuttavia si rialzò con un sorrisetto sadico. Michael realizzò di essere disarmato, adesso, e optò per un’astuta fuga tra le gambe di alcuni ragazzi. Scott tentò di inseguirlo, riuscendo soltanto a far cadere il gruppetto stile domino e ricevendo parecchi improperi.

Renee intanto, appoggiata a bordo pista, riprendeva la scena col telefonino.

-Questa va su youtube...- commentò con Molly che, accanto a lei, era rimasta con una mano sulla bocca, preoccupata da quel groviglio di gambe e braccia in mezzo alla pista.

Michael, che le aveva raggiunte, afferrò l’apparecchio e si riavvicinò a Scott. Guardandolo lungo per terra gli sbattè l’apparecchio ad un millimetro dal viso.

-Renee ti ha ripreso e ti farà fare una figuraccia moooondiale! Ahahah!-

-Per quello siete un po’ in ritardo...- commentò amaramente il ragazzo, lasciando l’altro di stucco.

Le gemelle invece, abbastanza grandi per poter vedere A Tutto Reality, ridacchiarono. In effetti su questo aveva ragione.

 

Quando finalmente Scott ebbe preso padronanza col concetto di “tenersi in equilibrio su due lame” Courtney si avvicinò e gli propose di lasciare in pace i bambini e pattinare insieme.

-Tra l’altro...che mi stavi dicendo prima?-

-Eh?- chiese lui, ricordandosi della salma meccanica che aveva abbandonato al suo destino -O cavolo, me n’ero scordato! Courtney è success...-

-Allora, ragazzi.- li interruppe Cecile, che si era avvicinata con grande eleganza alla coppietta. -Vi state divertendo?-

Scott annui con convinzione, cercando di sorridere. La signora Barlow rimase a fissare quel volto inebetito in una smorfia di allegria, non accorgendosi nemmeno lontanamente che fosse falsa.

-Oh, che caro. Non avevi mai visto un posto del genere, non è così?- chiese dolcemente.

-Mamma, siamo su una lastra di ghiaccio, non è niente di eccezionale...-commentò Courtney, vergognandosi come mai in vita sua. Per carità, era più che contenta che sua madre avesse dimenticato il tragico incidente della vetrina, ma adesso stava decisamente esagerando. Era imbarazzante!

Mentre Scott rispondeva qualcosa a proposito di un laghetto dietro cara dove andava a scivolare con i cuginetti da piccolo, la ragazza avrebbe voluto seppellirsi nella neve per non vedere le espressioni che faceva la donna. Ad un certo punto sembrava pure avere gli occhi lucidi. Mise una mano sulla testa fulva di Scott e se ne andò sospirando.

-C’è qualcosa che mi sfugge...- disse, a se stesso, più che alla fidanzata, Scott.

Intanto la signora Cecile tornò indietro, verso la zona dove la cognata Sophie stava destreggiandosi con una stringa slacciata di Michael. Courtney la vide dire qualcosa alla zia con gesti accorati, e quella annuire grevemente. Non voleva nemmeno immaginare quali commenti stessero facendo sul “povero ragazzino sfortunato”. Sperò solo che Michael non prestasse loro troppa attenzione, visto che aveva la pessima abitudine si spiattellare perfidamente i pettegolezzi ai diretti interessati. Chissà se si sarebbe preoccupata ancora dell’orgoglio ferito di Scott, se avesse saputo della macchina...

Il rosso ci stava provando sul serio a parlarle, ma lei era distratta dai pensieri. Anche lui dopo un po’ abbandonò il tentativo di conversazione, rimandando la confessione a più tardi. Decise di godersi i suoi ultimi atti in vita. Per la precisione il contatto del braccio di Court attorno al suo e la sensazione, non troppo spiacevole, ora che ci si era abituato, di scivolare lentamente con grande leggerezz...

Il tonfo che fece smentì quest’ultima sensazione. Di nuovo, Michael l’aveva sfidato, stavolta buttandogli tra le gambe un bastoncino raccolto chissà dove.

-Ok, marmocchio, adesso mi hai stufato...-sibilò tra i denti la vittima, avvicinandosi al bambino con aria minacciosa. Michael filò via, nascondendosi dietro Renee ed iniziando a frignare che Scott l’aveva spaventato.

-Ma dai...- iniziò a rimproverarlo quest’ultima, appoggiando la farsa del cuginetto -...te la prendi con i bambini. Ma non ti vergogni?-

-IO?!- sbraitò in risposta lui, attirandosi parecchi sguardi curiosi, e quelli di rimprovero delle signore.

-Per cortesia...smettetela di dare spettacolo!- intervenne Cecile, sistemandosi compulsivamente i capelli per l’imbarazzo. La cognata la sosteneva, scrutando intensamente la pietra dello scandalo, cioè (tanto per cambiare) Scott.

 

Alla fine si era deciso, dietro consiglio di zia Sophie, di abbandonare la pista dato che, evidentemente, tutti i “ragazzini” sembravano ipereccitati. Avrebbero raggiunto il signor Barlow e suo fratello, che si erano fermati in un bar, e poi sarebbero andati tutti insieme a fare due passi nel centro. Già, una bella passeggiata per vicoli innevati...Scott aveva perso il conto delle palle di neve che si era beccato, ogni volta che stava per confessare a Courtney il disastro della BMW.

-Gli stai rendendo la vita proprio difficile, eh?- commentò Renee, sarcastica.

Il piccolo demonio ghignò.

-Io sono stanca.- Piagnucolò Molly che, in realtà, non si era divertita quanto sperava. Non era abbastanza abile a pattinare per aiutare Renee e Michael nei loro dispetti e non era riuscita a capire i discorsi complicati di sua madre e zia Cecile. Normalmente, sarebbe stata un po’ con Court, in questi casi...ma per colpa di Scott si ritrovava da sola. Lo odiava, sentirsi sola. Di conseguenza, adesso, odiava anche Scott.

-Va bene tesoro, adesso raggiungiamo papà e torniamo alla macchina.-

Un campanello d’allarme suonò nella testa del rosso...per poi essere sostituito da una marcia funebre.

-COURTNEY!- gridò strattonandola in una strada laterale -Qualunque cosa accada, sappi che ti amo!-

-Ma che ti prend...- chiese lei, prima di essere interrotta dall’irruenza con cui lui si prendeva il suo ultimo bacio.

-Ok, adesso devo dirtelo...io ho rott...-

-O cielo!- esclamò Cecile, che era tornata a cercare la figlia e aveva trovato i fidanzatini avvinghiati.

-M-mamma...-

-Ehm...io...tuo padre non è più al bar. L’ho chiamato e ha detto di raggiungere tutti dove lo zio ha scaricato le gemelle!-

-Sembri sconvolta. Che è successo?- chiese preoccupata la figlia, correndole incontro.

-Non lo so, si sentiva come una sirena, e delle grida...-

-Ho capito, muoviamoci. Scott, non restartene li, sbrigati!-

-S-si.- rispose lui, accellerando il passo e considerando, di nuovo, l’ipotesi di nascondersi. Anche a costo di farsi uccidere da quell’alce posseduto.

 

Erano quasi arrivati. Una folla di curiosi rendeva impossibile vedere il disastro combinato da Scott. Alcuni ridevano.

“Magari non si infurieranno così tanto...insomma...quel signore mi sembra tanto un tipo di spirito...” pensò tra se e se il colpevole. Comunque doveva assolutamente dirlo a LEI prima che lo vedesse con i uoi occhi.

-Courtney, fermati!-

-Che c’è adesso?- chiese lei, scocciata -Non puoi aspettare, non sappiamo neppure cos’è successo...-

-Ecco, io credo di saperlo.-

-Scott! Cosa hai combinato stavolta?-

Courtney era furiosa. Stava quasi per sbranare quel disgraziato, quando un grido feroce la fece sobbalzare. La folla spaurita si allontanò, mentre il cielo si oscurava.

-LA MIA MACCHINA!- urlò di nuovo lo zio Jhon, di fronte a quella carcassa metallica che ne era rimasta.

Il signor Barlow guardò Courtney che a sua volta incenerì il suo ragazzo con lo sguardo.

-Non guardarmi così!- si difese lui -Ho cercato di dirtelo!-

 

 

Angolo di IMma

Allora, che ne dite, ho fatto soffrire abbastanza Scott? (???:Non è mai abbastanz... IO:MICHAEL ESCI DAL MIO ANGOLO AUTRICE!è_é)

Questo capitolo è solo di passaggio, quindi non abbiatene a male se sembra un po’ sottotono, vedrò di recuperare nei prossimi. Come vedete Scott inizia ad avere dei momenti di giustificata aggressività, che degenererà probabilmente tra un chappy o due. Spero che tutti voi avrete la pazienza di continuare a seguirmi fino ad allora (e perché no, anche dopo...)

Ringrazio di cuore tutti coloro che stanno seguendo la raccolta:

AleCucciolo97 (a cui devo fare un monumento perché...leggete sotto :D)

Euly_Chan (non potrei non perdonarti!)

Female_Weezy

Kauhsen

mintheart

virgi_chan_12 (che non mi aveva detto di amare anche Total Drama…pentiti! è_é)

- _volpettina_

Grazie anche a chi l’ha messa nelle preferite, ovvero:

AleCucciolo97 (appunto u.u)

Princess_Courtney

TDFan

E soprattutto stragrazie (?) a tutti coloro che recensiscono, convincendomi che non sto completamente sprecando la mia esistenza. Vi amo platonicamente tutti! ^_^

Saluti

IMmatura

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 (esplosione tra tre...due...uno) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

Natale ed altri disastri
I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!




Capitolo VI
Un passo indietro e due avanti



Le gambe di Molly penzolavano pigramente dal tavolo dove si era appollaiata, ad osservare la nonna impastare qualcosa. I suoi pensieri però tornavano inevitabilmente ad una questione parecchio spinosa, che la spingeva a torturare con le dita il bordo inferiore della maglietta.
Era un bel problema stare in quella casa piena degli strilli dei grandi, non riusciva a non sentirsi in colpa per i suoi sentimenti. Per qualche motivo lei...era contenta.
L'aziana la guardò di sfuggita, concentrata e con la bocca leggermente socchiusa.
-Che hai da startene li come un pesce lesso. Dammi una mano!- le disse con tono burbero, pentendosene quasi subito. In fondo da quando il resto della famiglia era rientrato dall'uscita mattiniera la piccola era stata l'unica a farsi vedere.
-Attenta però a non fare dann...-
Neanche il tempo di dirlo, e Molly si era letteralmente ricoperta di pastafrolla, poggiando inavvertitamente il gomito in una ciotola.
-Sei un po' grande per farmi da formina per gli omini, lo sai?- chiese l'anziana, sospirando.
-Nonna?-
-Cosa?-
-Secondo te è sbagliato pensare qualcosa che non pensa nessun altro?-
Decisamente non era il momento di intavolare discussioni lunghe. Molly si sarebbe presa un malanno a rimanere a lungo così inzaccherata. Qualcosa in quello sguardo, però, rivelava una serietà matura e inaspettata.
-Beh...dipende.- Esordì. -Devi decidere tu se quello che pensi è giusto o sbagliato.-
Molly la abbracciò.
-Ma guarda che hai fatto, adesso siamo conciate proprio bene tutte e due.- sospirò la donna.
-Si, ma è successo perchè stavamo facendo una cosa bella insieme, quindi non può essere così male, no?-
Sorrise. Finalmente riconosceva la dolcezza insicura di quella sua nipotina. La prese per mano e si diressero in bagno, per sciacquarsi e cambiarsi. Lungo le scale la piccola la costringeva a fermarsi ogni due passi, raccontandole quello che era successo durante la mattinata sui pattini. Indubbiamente si trattava di un evento "fuori dall'ordinario", ma la cosa strana è che per Molly sembrava aver assunto delle tinte di meraviglia.
-Si direbbe che l'incidente quasi ti faccia piacere...-
-Si e no. Si, ma non come a Michael e a Renee, che sono contenti perchè Scott è nei guai...-
-Ah, davvero?- chiese la nonna.
-Io sono contenta perchè...lo so che non lo devo dire, perchè la macchina costava tanto, però...a me non piaceva. Era bassa e i sedili puzzavano di pelle. L'avrei rigata io prima o poi, se non fosse successo niente.-
-Piccola teppista, queste cose non si fanno!-
-Ma...ma così papà non sarebbe stato sempre a lucidarla con la pelle di daino e quegli spray che fanno male, e avremmo avuto di nuovo il tempo di fare tante cose...secondo te, adesso che la macchina non c'è più, riusciremo ad andare di nuovo al parco insieme, con anche Renee e la mamma?-
Stavolta fu la donna a curvarsi su di lei per abbracciarla. Provò tanta tenerezza per quella ragazzina ancora così ingenua, che avrebbe avuto allora più che mai bisogno di attenzioni. A quel punto non si sorprendeva più che a lei (e, chissà, forse anche a sua sorella e a suo cugino) venissero in mente tutte quelle idee confuse e arrabbiate. Si trattenne dall'accarezzarle i capelli, per non sporcarla ancora di più. Molly incrociò il suo sguardo e le schioccò un bacio sulla guancia.
-Sappiamo di omini di zenzero, lo sai?-
La nonna scoppiò a ridere.
-Vuol dire che siamo dolci...ma anche che dobbiamo andare di corsa a darci una pulita.- sentenziò, trascinandola finalmente in bagno.
-Sai una cosa...io non penso nemmeno quello che pensa Renee. A me quel tipo, Scott...non è neanche più così antipatico, adesso.-
Ok, era una conclusione basata su una motivazione completamente folle, e forse un po' sbagliata ma...non era certo quella povera bambina ad essere in torto, in tutto quello che stava succedendo. Così la sua affermazione fu accolta da una sonora risata e da un occhiolino.
-Ti svelo un segreto: nemmeno a me. Non dirlo a nessuno, però!-

La signora Sophie aveva preso la parola. Per Scott, che si aspettava una fine orribile e dolorosa, fù a dir poco sorprendente ritrovarsela seduta di fronte con un, seppur forzato sorriso. Cecile teneva la mano di Courtney. Le due erano sedute su un divanetto attiguo e quel gesto serviva più che altro ad impedire che la ragazza si gettasse sul suo ragazzo per picchiarlo, o all'opposto per difenderne la causa disperata. Sinceramente era difficile capire che intenzioni avesse, dal suo sguardo di quel momento. Sembrava nervosa, delusa e frustrata, ma non solo dal rosso. Le sue occhiate erano rivolte a tutti, alla situazione d'insieme, a quel fallimento.
Courtney odiava fallire. Certo non si aspettava che la situazione fosse così semplice ma...persino con Duncan non era successo tutto quel disastro! Come avevano fatto le cose a sfuggirle di mano fino a questo punto. Oltretutto lei stessa non capiva cosa stesse succedendo in quel momento. Perchè suo padre aveva portato fuori lo zio Jhon, che fumava sigarette a due a due minacciando di morte Scott, anzichè semplicemente tenerglielo fermo e dargli una mano? E perchè zia Sophie aveva sfoderato quello sguardo comprensivo, che di solito non aveva mai fuori dall'orario di...
No, non poteva essere! Non avrebbe...
-Ascolta figliolo.- Esordì la donna, con voce calma. -Io sono una psicologa e, sinceramente, credo che dovremmo fare una chiacchierata.-
-Cosa!? Cavolo no!- esclamò Scott, facendo per alzarsi.
-Capisco di prenderti un po' alla sprovvista, ma è evidente che questi tuoi comportamenti disrtuttivi sono il sintomo di un porblema...così come le menzogne che ti ostini a dire per giustificarti.-
-Bugie un corno, mi inventerei qualcosa di più credibile, no?! Courtney!- si voltò -Ti giuro che quell'alce c'era davvero!-
-Adesso basta!- strillò Cecile, dimenticando la consueta compostezza. -sono stata comprensiva in considerazione del tuo...come dire...della tua scarsa abitudine a un ambiente decoroso, ma è evidente che la tua non è semplice goffaggine. Devo dedurne che il nostro stile di vita ti ha colpito, ma non come pensavamo.-
-Cecile, calmati, non credo si tratti di questo...credevo di avertelo già detto.-
-Si tratta sempre di questo...cause perse, lui come quell'altro.-
-EH, NO, ADESSO BASTA!-
Nella sala calò il gelo. La stessa Courtney rimase con la bocca spalancata.
Scott aveva gridato così tanto da far rientrare anche i due uomini. In particolare il signor Barlow, decisamente contrariato.
-Senta, io non so da dove cavolo crede che venga, signora. Ammetto di non essere ricco sfondato come voialtri, e non sono uno stinco di santo, ma sinceramente non ho invidiato per più di un attimo questo postaccio dove ovunque ti rigiri rompi qualcosa! Non so se...quell'altro...era invidioso, ha rotto qualcosa di proposito, appiccato incendi o vi ha soffiato l'argenteria ma io non verrei mai a fare una cosa del genere a casa di Court. Primo perchè non farei un'idiozia tale, rischiando di perdere una persona fantastica, che non mi fa sentire il bisogno di nient'altro al mondo...e poi perchè sarebbe una cosa idiota, insomma: suo padre è un giudice, e anche se me la filassi mi colleghereste subito al reato...- si interruppe un attimo, rendendosi conto di aver perso il filo.
-Ma non è questo il punto! Magari vi sembro un teppista come Duncan, e forse avete ragione...anzi, no, maledizione! Perchè io amo vostra figlia. Posso essere sfigato, e magari non mi so comportare bene, al punto che quando ci provo divento un imbranato totale. Però un tentativo l'ho fatto, per lo stesso motivo per cui ho accettato di venire qui a farmi giudicare...che poi è lo stesso per cui sono diverso da quell'altro...cioè che non rischierei mai di spezzare il cuore alla mia ragazza! Poi se per voi è più importante che non vi rompa la cristalliera...-
Cecile si guardò intorno imbarazzata. Sentiva le mani della figlia tremare nella sua stretta.
Scott ormai sembrava essere partito a ruota libera. Adesso si era rivolto a zia Sophie.
-E non sono neanche pazzo, ok?! Ci sono già stato dallo strizzacervelli.-
Quella rivelazione fu accolta con sconcerto da tutti.
-Cosa? Quando?- chiese Courtney, indecisa se infuriarsi per esserne stata tenuta all'oscuro, o semplicemente arrendersi al fatto che le cose potessero solo precipitare d'ora in poi.
-Prima che ci conoscessimo, nella quinta sagione di A Tutto Reality...quella svalvolata biondina della quarta ha insistito così tanto a dire che ero "socioqualcosa" che la produzione, prima di riprendermi nel cast, ha fatto dei controlli...-
-Beh, se è così...- mormorò la signora Sophie, ovviamente messa in difficoltà da quell'affermazione.
-Perchè non fate psicanalizzare quei bambini, piuttosto, che da quando sono qui stanno cercando di uccidermi!-
-Adesso non allargarti, ragazzino. Non ti permetto di parlare in questo modo di mio figlio e delle mie nipoti.- si intromise il padre di Court.
-Certo, finchè mi tengono lotano dalla camera da letto va bene, no?- ribattè a tono il rosso.
-Come ti permetti di...-
-Scott, adesso basta.- disse Courtney, sfuggendo al controllo della madre eraggiungendolo.
-Senti, io c'ho provato a contenermi, ma adesso ne ho davvero abbastanza. Voglio mettere in chiaro questa cosa, o giuro che stasera per raggiungerti esco dalla finestra e provo a passare dal cornicione!-
-Almeno stavolta non rischieremo di prenderti per un ladro.- si lasciò sfuggire la signora Cecile.
-Anche tu, adesso?- chiese il marito.
-Tesoro, in fondo sono ragazzi...-
-Esigo che questo individuo sparisca da casa mia!- tuonò egli, in risposta.
Mentre riprendevano le urla, Renee staccò l'orecchio dalla porta chiusa. Era sinceramente colpita e le veniva anche un po' da ridere. Certo che gliel'aveva cantate a tutti, quel tipo. Avrebbe voluto essere una mosca su una parete, per vedere pure la faccia della madre, messa di fronte alla prova di essere una psicologa pessima. Lei l'aveva sempre detto che tutte quelle storie sulla mente erano idiozie. Ogni volta che aveva provato a farle quelle domande "da psicologa" lei aveva sempre mentito, senza che neppure se ne accorgesse.
Magari poteva insegnare a quello Scott come inventarsi delle balle più normali: quella roba dell'alce proprio non si poteva sentire.
Per il resto, però, doveva ammettere che si stava rivelando più in gamba di quanto si aspettava.

Angolo di IMma
Così siamo arrivati allo scontro diretto. Scott è esploso e, in qualche modo, se non altro ha fatto passare la faccenda della macchina in secondo piano. Più che un passo indietro questo è un vero scivolone in piena regola, ma la verità è che lo sbotto di Scott ha preso la mano a lui ed anche a me che lo stavo scrivendo.
A quanto pare però, è riuscito a conquistarsi qualche simpatia anche così...che succederà adesso? Siete curiosi? (Tutti: No. IMma: Ma...ma...T.T)
Ringrazio come sempre chi sta seguendo la storia, in particolare AleCucciolo97, Angel_chan_ , AnEvanescenceFan (che si sbatte a recensire ogni chappy) e Hope_dream.
Vi invito come sempre a darmi il vostro parere sulla storia e segnalarmi eventuali errori che potrebbero essermi sfuggiti nel redigere questo capitolo su blocco note...non chiedete -.-"
Saluti
IMmatura

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 (la svolta!) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 



Natale ed altri disastri
I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!





Capitolo VII
Quando il gioco si fa duro...è il momento di fare a modo proprio




-Dovrei decisamente picchiarti...- brontolò Courtney, risalendo le scale assieme al suo ragazzo.
-Senti, ci ho provato a fare a modo tuo, e non ha funzionato.-
-E quindi pensi di aver migliorato le cose, con quella scenata?-
-Non è che potessi peggiorarle ancora...-
Non era proprio il momento di essere sarcastici. La ragazza, giunta alla fine delle scale, lo bloccò, pestando il piede per il nervosismo.
-Puoi provare a rispondermi seriamente?-
-Ero serio anche prima.- rispose il rosso, gesticolando.
-L-lo so.- precisò lei, distogliendo lo sguardo da lui, mentre avvampava leggermente. Non poteva negare che una parte di lei, decisamente irrazionale, si era sentita in qualche modo lusingata da quella dichiarazione così assurda e fuori luogo.
Scott sapeva per esperienza che quel singolo istante di esitazione era la sua unica possibilità di farsi perdonare. Tentò di cingerle il fianco, con un sorriso malizioso sul volto.
-Pensavo...visto che la situazione è così disperata...-
-Non mi toccare.- reagì lei, divincolandosi. Eppure qualcosa, nello sguardo del ragazzo la fece sentire in colpa per la sua reazione. Quanto tempo era che si negavano un po' di intimità, oltretutto inutilmente. Poteva davvero biasimarlo fino in fondo per aver sbattuto in faccia a suo padre un bisogno che, in realtà, sentivano entrambi?
Goffamente, Scott tentò per la seconda volta di afferrarle la vita. Lei si lasciò catturare.
-Sei fantastica, ma è evidente che fare a modo tuo non funziona...per me. Quindi.- continuò, mentre la sua espressione si trasformava in un diabolico sogghigno. -Credo che proverò a fare a modo mio...a partire da adesso!-
Spingendola senza troppa violenza il rosso la condusse verso la porta della sua camera. Incastrata tra la porta e il corpo di lui, Courtney si lasciò andare a quello che, all'inizio, fu un nervoso e quasi violento scontro di visi, ma poi divenne un dolce ed intenso bacio. A tentoni trovò la maniglia della porta e i due se la richiusero alle spalle.
-Chiudi a chiave, non vorrei ritrovarmi alle spalle tuo parde armato fino ai denti.-
La ragazza si affrettò a prendere la chiave dal cassetto del comodino.
-Fatto.- mormorò.
-Evvai!- esclamò il ragazzo, facendo per abbracciarla tutta.
-Aspetta un momento!- disse lei tornando seria, e puntandogli il dito contro il petto.
-Cosa c'è adesso?- piagnucolò il rosso, esasperato.
-Non mi hai ancora spiegato in che rapporti eravate tu e la biondina...-
Quello, purtroppo per la iena, era il tipo di discussioni che proprio non c'era modo di evitare...

-Quindi?-
-Il meccanico del paese non è mai stato così entusiasta di un forestiero.- commentò sarcastico il signor Barlow.
Il fratello sospirò. Aveva ormai rinunciato all'idea di vendicarsi fisicamente ma, quando aveva visto di persona anche la jeep del rosso, ancora in riparazione, aveva abbandonato anche l'idea di rifarsi per vie legali. Decisamente non c'era molto da cavarne.
-In fondo, magari ci farà anche lo sconto famiglia.-
-Vedo che hai ritrovato il tuo senso dell'umorismo...-
-Hai iniziato tu. Piuttosto, hai idea di dove sia adesso, la calamità naturale?-
L'uomo accennò con un leggero gesto del capo alle scale.
-E Courtney?-
Quella domanda ebbe l'effetto di fargli sgranare gli occhi, e poi dilatare le pupille assumendo un'espressione di furia assassina.
Risalì i gradini a quattro a quattro, per poi bussare insistentemente alla porta della figlia.
-A-arrivo.- rispose Courtney, guardandosi attorno in preda al panico.
-Perchè diavolo mi faccio sempre convincere da te, dimmelo.-
-Eddai, ci stavamo dando solo due bacetti, non sei neanche svest...-
La ragazza tappò la bocca di Scott, temendo che potesse essere udita.
-Courtney Clare Barlow esigo che tu apra immediatamente la porta!-
-Che facciamo?- si chiese la ragazza, risistemandosi il colletto della camicia "leggermente" sgualcito e sbottonato.
Libero dalla di lei mano sulla bocca, Scott si diresse verso la finestra.
-Non vorrai passare da li?- sibilò lei.
-Te l'avevo detto che ero serio prima...-
-Scott, non fare idioz...- tentò di bloccarlo lei, ma il suo bisbigliare fu coperto da nuovi e più energici colpi alla porta. Alla fine si accostò all'uscio e, mentre il rosso le faceva segno col pollice in su iniziando a scavalcare la finestra, lei inspirò profondamente ed aprì.
L'uomo scostò la figlia e si guardò attorno con sospetto. Dopo aver voltato un paio di volte la testa repentinamente, prestò ascolto alla figlia.
-Che succede?-
-Sei sola?-
-Papà ti prego, ovvio che sono sola.-
-Come mai sei così trasandata?-
-E-ero molto stanca e mi sono stesa un attimo sul letto...devo essermi addormentata.- mentì lei, ridacchiando istericamente.
Mentre suo padre, come un perfetto investigatore, si fiondava a controllare la porta del bagno, Courtney scattò a richiudere la finestra, unico indizio visibile di quanto stava avvenendo li, fino a poco fa.
Sfortunatamente, non pensò di guardare di sotto per notare che in suo coraggioso ragazzo, era scivolato e finito conficcato fino a metà busto in un mucchio di neve...per fortuna.
Se non fosse stato così probabilmente si sarebbe fatto molto più male, ovviamente. Tuttavia Scott non poteva fare a meno, comunque, di maledire la neve, la sfiga e il padre della sua amata Courtney, mentre cercava di liberarsi.

Rientrare in quella maledetta casa, cambiarsi, buttarsi a letto e rimanere in coma fino all'anno nuovo. Scott non chiedeva di più, ormai. Purtroppo però il destino infame aveva scelto quel momento di assoluta debolezza per metterlo di fronte al suo acerrimo nemico.
Michael, dalla finestra di camera sua, aveva visto il ragazzo riemergere a fatica dalla neve, ed era sceso di sotto per compiere una piccola, grande carognata: chiudere a chiave il portone principale dal quale il povero malcapitato, gocciolante da capo a piedi, sarebbe dovuto rientrare. Morale della favola il rosso si ritrovò a strattonare con tutte le sue energie la maniglia di ottone, finchè il timore di ritrovarsela all'improvviso in mano non lo convinse ad escogitare un piano.
Non poteva suonare, o il padre di Court avrebbe fatto subito 2+2, dunque la soluzione più logica era cercare un'altra finestra a pian terreno, da cui rientrare. Inutile dire che erano tutte chiuse, quasi qualcuno l'avesse fatto apposta...
Michael, col fiatone per la corsa che aveva fatto per serrare tutti gli infissi, notò l'unica apertura rimasta: una finestrella a scatto sopra la porta di servizio della cucina. Si chiese se il ragazzo potesse essere così furbo da provare a passarci. Lo sentì starnutire dietro la porta e poi come il rumore di qualcosa trascinato li di fronte. Così non mollava, eh?
Vide la sagoma dal vetro smerigliato. Scott si stava sfilando il maglione di lana, per riuscire ad infilarsi nel pertugio. Dopo un po' appoggiò le mani alla finestrella e sporse la testa. Notò solo allora il bambino, che lo guardava con uno sguardo sadico che neanche Chris McLean prima di una sfida avrebbe mai sfoggiato.
-O-ok. Io e te abbiamo iniziato col piede sbagliato ragazzino, però adesso tu mi darai una mano, vero?-
-Certo!- trillò lui -Adesso ti apro la porta!-
-Si! Cioè, NO!- esclamò il rosso, rendendosi conto che quel gesto avrebbe fatto scivolare e cadere la scala su cui poggiava al momento i piedi.
Troppo tardi. Scott si sentì sfuggire l'attrezzo sotto i piedi e l'unica cosa che riuscì a fare fù iniziare ad infilarsi di testa. Scelta decisamente idiota, dato che lo fece ritrovare incastrato. Michael ovviamente rideva vedendolo intrappolato come in una tagliola.
-Maledetto, nanaerottolo, io ti...- comiciò a sbraitare, non ottenendo nulla. Ad un certo punto, però, la sua voce iniziò ad affievolirsi.
-Cavolo, è stretto...non...respiro...- mormorò, prima di rimanere in bilico, a peso morto. Apparentemente aveva perso i sensi.
In quel momento il piccolo stratega assatanato lasciò il posto ad un comune bambino di dieci anni, in preda al panico.
-Oh, cavolo, ma è morto?- si chiese Michael, sbiancando.
Spalancò la porta e, recuperata la scaletta, la portò dentro per tirare giù il ragazzo. Non essendo molto forte, lo fece anche cadere.
-Nononono!- piagnucolò il bambino, accucciandosi vicino a lui e iniziando a colpirlo con il pungnetto.- Svegliati, idiota, svegliati!-
Di colpo si sentì tirare per una gamba e si ritrovò, con ancora gli occhi lucidi e il naso gocciolante, appeso a testa in giù nelle mani del rosso.
-Ti ho fregato nano! Adesso io e te facciamo un bel discorsetto...-
Il "metodo Scott" stava iniziando a dare i suoi frutti.

 

Angolo di IMma
Siamo allo scontro finale! Che intenzioni ha Scott? Sembra che da adesso voglia giocare pesante...il piccolo Michael si è cacciato davvero in grossi guai...
Dite la verità, ci sareste cascati anche voi alla sua recita? Io me la sono immaginata abbastanza credibile. Che subdolo xD
Metodo Scott ;)
Mi scuso con tutti coloro che stanno seguendo la storia per aver tardato così tanto nell'aggiornarla. Spero che comunque il capiolo sia all'altezza dei precedenti e che vogliate lasciarmi (magari) una recenzioncina.
Come sempre ringrazio coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, ovvero:
Angel_chan_
Hope_dream
AnEvanescenceFan

e
AleCucciolo97
Saluti e a presto (sul serio, promesso!)
IMma

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 (let's have some fluff...) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Natale ed altri disastri
I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!





Capitolo VIII
Un nuovo inizio (o quasi...)



-Io...ti...odio.- Sibilò Michael, abbastanza forte da farsi sentire attraverso la porta dello stanzino in cui una certa iena lo aveva rinchiuso.
-Credimi, è reciproco.-
-Tirami fuori o giuro che lo dico a mamma e papà!-
-Da li dentro?- chiese sarcastico il ragazzo.
Sentì tremare la porta per i calci che il piccolo stava tirandole.
-Non hai paura del buio, vero?- chiese Scott, con tono fintamente preoccupato.
-Non sono un poppante, idiota. Appena esco di qui te ne pentirai!-
Colpi puù forti alla porta. Doveva aver iniziato con le spallate...notevoli, tra l'altro.
-Uffa, ne ho abbastanza...fammi uscire immediatamente!-
-Ok, mettiamo le cose in chiaro. Ti faccio uscire se giuri solennemente di lasciarmi in pace per il resto delle feste.-
-Giurin giurello.- rispose allegro il bambino.
-Tanto lo so che hai le dita incrociate...-
Michael guardò perplesso la sua manina nella penombra. Come aveva indovinato? Stava sbirciando dalla serratura? Comunque non avrebbe visto abbastanza, giusto.
Per sicurezza tappò il foro della toppa con la mano e provò a ripetere, stavolta con tono piagnucoloso.
-Ti ho detto che prometto...adesso apri.-
-Hai ancora le dita incrociate.-
Stavolta Michael si spaventò quasi. Per sicurezza aveva anche avuto l'accortezza di nascondere il braccio dietro la schiena.
Iniziò di nuovo a tirare calci, sbraitando di aprire.
Sentendo il rumore, Renee scese le scale.
-Ma che succed..?-
-Renee, fammi uscire!- gridò il cuginetto, dalla sua prigione improvvisata.
-N-non è come sembra.- balbettò Scott, preoccupato di passare anche per un sequestratore. Inaspettatamente però la ragazzina scoppiò a ridere.
-Wow, hai fregato il piccoletto? Complimenti. L'ultima che c'è riuscita è stata la sottoscritta due anni fa. Direi che ti sei appena meritato il mio rispetto.-
-Traditrice.- sibilò il bambino, mentre il suo carceriere tirava un sospiro di sollievo.
-Senti...giacche ne sai più di me di questa piccola peste...come lo convinciamo a collaborare?-
-"Convinciamo?" Frena, ho detto che sei ok, non che stò dalla tua parte. A questo punto per me siete pari e me ne chiamo fuori. In bocca al lupo!-
-Ehi, no, aspetta...- fece Scott, andando dietro alla ragazza che si stava trascinando svogliatamente in soggiorno.
-Idiota, non te ne stai andando sul serio, vero? Stai bluffando, giusto?- chiese Michael, adesso LEGGERMENTE preoccupato.
L'aveva davvero lasciato li dentro? Da solo? Al buio? Non che ne avesse paura, non era mica un poppante...però gli creava un leggero disagio, adesso che non era più impegnato a fare lo spavaldo.
Quando sarebbero tornati mamma e papà? Non aveva voglia di rimanere in quel buco a lungo. Si annoiava e tutta quella oscurità lo innervosiva.
"Sta bluffando" continuò a pensare "Sicuramente si è solo spostato, così che non riesca a vederlo neppure dalla serratura." A conferma delle sue teorie, sbirciò dalla toppa e vide il corridoio deserto.
Pur essendo fermo nella sua convinzione, iniziava ad essere stanco ed esasperato da quella farsa.Non aveva mai avuto grande capacità di sopportazione, doveva ammetterlo.

-Quanto ci vorrà per riparare l'auto?- chiese la signora Sophie al marito, per distrarsi.
-Almeno una settimana.- rispose lui, cingendole le spalle con il braccio. -Sembri turbata...-
-No, solo...confusa. Quel ragazzo, Scott...apparentemente sembrava davvero instabile, però...il discorso che ha fatto...non mostrava segni di squilibrio.-
-andiamo, ha distrutto una macchina...anzi, due, se consideriamo il suo ferro vecchio. Che altro ti serve per dire che è un teppista?-
-Non è così semplice, Jhon. Vorrei davvero sapere qual'è il suo problema...-
-Ma che problema e problema!- berciò di colpo qualcuno alle loro spalle.
-Mamma!- esclamò sorpreso il signor Jhon. -Ci hai sentiti?-
-Certo. Perchè tutti in questa casa si ostinano a credermi sorda! Mi sa che qui siete voialtri quelli con parecchi problemi...-
-Si direbbe quasi che a te sia simpatico, quel ragazzaccio...-
-No. Alle persone anziane i giovani non stanno mai simpatici.- mentì la vecchietta, sistemandosi lo chignon. -Infatti penso che dovremmo lasciar giudicare a qualcuno più giovane di noi...-
-Tipo Courtney?- chiese la signora Sophie.
-Anche...-
-Perchè, a chi altro potremmo chiedere?-
-Ma voi vi ricordate mai di avere delle figlie?- borbottò la donna, accomodandosi sulla poltrona.
-Non mi sembrano molto entusiaste del ragazzo.- affermò Jhon.
-Sarà, ma mi pare che Renee ci stesse chiacchierando pochi minuti fa.-
Perplessi i due coniugi si fissarono. Insomma, se c'era una cosa palese era l'antipatia che aveva dimostrato Renee fin dal principio...per non parlare della crisi di pianto di Molly...
La donna si limitò ad indicare la porta come a dire "se non ci credete, controllate pure".
Solo allora entrambi fecero caso al vociare che veniva dal salotto. Effettivamente era la voce della loro figlia.
Sophie mostrò un po' di disagio.
-Non penso che dovremmo origliare...a quest'età le ragazze iniziano ad avere bisogno di privacy...-
Proprio in quel momento, una frase particolarmente concitata creò molto più imbarazzo nei presenti.
-Cavolo! Bastava che te la inventavi più plausibile e se la beveva. Insomma, quando prova a farmele a me le sedute da psicologa io le racconto un sacco di balle e lei non se ne accorge mai!-
Il gelo nella stanza era palpabile. La signora Sophie aveva dimenticato ogni ritegno e deontologia professionale. Teneva l'orecchio accostato alla porta. Il marito si avvicinò, come per irrompere nella stanza, ma la madre, con uno scatto sorprendentemente fulmineo lo trattenne.
Sophie ascoltò ancora...
-Scusa, ma perchè le racconti balle...alla fine è tua madre...-
-Perchè non è mai mia madre. Pure a casa, persino alle feste comandate...è sempre la pricologa. L'hai visto anche tu. Glielo faccio per dispetto.- stava dicendo la ragazzina, attrespolata sul tavolo.
-Ok, ma almeno mi dai una mano a metterci una pezza, tu che sembri così sveglia.-
-Te l'ho detto, io sono quella brava a farli incavolare, i miei, non a calmarli. Hai chiesto alla gemella sbagliata. Chiedi a Molly visto che ora pare che tu le sia quasi...simpatico. Bah!-
Se gli occhi potessero uscire dalle orbite come nei cartoni, quelli della signora Sophie sarebbero caduti sul pavimento, tanto erano sgranati. Quand'è che Molly aveva iniziato a trovare quello Scott "simpatico"? Quand'è che Renee aveva iniziato a parlarci in quel modo così schietto? Da quant'è che invece, a lei, mentiva?
La conversazione adesso aveva cambiato argomento.
-Comunque oramai sono allenato a distinguervi!-
-Ah davvero?- lo stava sfidando Renee.
-Certo. Tu sei quella che parla sempre da sostenuta, e ha il vizio di incrociare le braccia...come Courtney. disse Scott, mettendo una punta di dolcezza in quelle ultime parole.
-Ovvio. Io sono quella adulta! Sono nata io per prima, per quello non mi comporto da bamboccia come lei...-
-A me sembra gentile.-
-E io non lo sono, problemi?-
-Tanto non lo sono neanche io.- mormorò Scott, sghignazzando.
Già, era così che Renee amava distinguersi dalla gemella. Non che la considerasse davvero una bamboccia. Le voleva bene. Ma odiava essere confusa con qualcun'altro, a prescindere da chi fosse. Così, dato che la madre, tanto esperta di psicologia, sembrava fregarsene del suo bisogno di individualità e continuava a vestirle uguali, poco a poco si era abituata a campensare quel look glicemico (fatto di camicette frou frou e gonnelline scomodissime) con un'estrema acidità caratteriale. Era convinta di apparire più grande e sofisticata.
Possibile che invece fosse solo una manovra banale e infantile, comprensibile anche ad un idiota? Quello Scott continuava a non sembrarle "così" sveglio...quindi era davvero un'idea stupida, la sua?
-E se nessuna delle due parla o incrocia le braccia?- lo sfidò ancora.
-Tu sei quella coi capelli sempre spettinati.-
-COSA!- esclamò lei, cercando disperatamente il suo rflesso da qualche parte, per sistemarsi.
-Scherzavo.-
-Stupido!-
-Acidona!- rispose Scott, sogghignando, e lasciandola a contemplarsi nel vetro della finestra.
La signora Sophie entrò in quel momento, silenziosa come un vento gelido. Si sentiva frastornata, e con un peso sul petto. Avrebbe voluto raccontarsi che era stato quel ragazzaccio a corrompere e turbare la sua bambina, ma non era così. Lo sentiva, al di là di tutte le scuse che poteva trovare nella sua testa.
Piano piano si avvicinò alla figlia, rendendosi conto in quel momento di quanto fosse già grande. Si controllava i capelli con la cura che vi avrebbe messo una donna adulta. La vide sciogliersi le codine. Le aveva sempre detto che le piacevano...
-Però...- diceva tra se e se. -Sta a vedere che lo sfigato ha avuto una buona idea...non stò mica male così scapigliata. Mi piace!-
-Davvero?-
Renee sobbalzò.
-M-mamma...io, ecco...tu eri...-
-Di la.-
-Cavolo sono nei guai, vero?-
-Di un po'...ti piacciono davvero i capelli così?-
Renee annuì.
-Perchè sono diversi da quelli di Molly?-
-Forse...-
-Quante cose non mi hai detto, fino ad ora?-
-Beh, ecco...-

Scott era entrato nel salotto, salutando con un cenno il signor Jhon e la nonna. Proprio in quel momento arrivò la piccola Molly che, dopo un iniziale imbarazzo, sorrise al rosso.
Inutile dire che un altro paio di occhi rischiarono di rotolare sul tappeto.
-Ciao, piccoletta.-
-Ciao...facciamo pace?-
-Beh, non lo so se mi va...- scherzò Scott
-M-ma...- rimase perplessa la ragazzina. La voce tremò leggermente.
-Alla fine non ho capito quand'è che avevamo litigato.-
-Giusto! Ok, allora siamo d'accordo.- rispose di nuovo ilare la piccola. -scusa, però adesso voglio stare un po' con papà...-
Il signor Jhon, ancora incapace di assimilare la scena a cui aveva assistito, si tirtovò la figlia tra le braccia.
-Papà, lo sai che devo farti vedere una cosa?-
-Oh...ehm, si, scusami...dicevi?-
-Devo farti vedere una cosa! Dai, vieni!- esclamò Molly, tirandolo per la manica verso la cucina. Suo padre doveva assolutamente assaggiare i biscotti che aveva fatto caon la nonna.
La suddetta signora, assistendo alla scena sorrise e, quando il figlio la guardò confuso e quasi riuscì a leggergli in faccia la domanda "Ma che diavolo è successo?" si limitò a scrollare le spalle e commentare:
-C'è più allegria, ultimamente, in questa casa...-
In realtà la vecchietta non poteva immaginare che, nello stanzino in fondo al corridoio, covava l'odio più nero di un egocentrico bambino, improvvisamente dimenticato.

 

Angolo di IMma
Ben ti stà, marmocchio del cavolo! *Riacquista la sua neutralità di autrice* Allora, ecco finalmente il nuovo capitolo, all'insegna della fluffosità e di tante cose non molto comiche...vi chiedo perdono, altre risate arriveranno a breve, dato che Michael si è tutt'altro che arreso. Ormai tra lui e Scott è guerra aperta...in compenso sembra che il rapporto con il resto della famiglia/manicomio stia diventando più...umano. Vedremo quanto durerà la pace e, soprattutto, se la complicità delle due gemelline basterà a riaggiustare un po' le cose e a scacciare l'ira funesta di Satana del dolce bambino. ^_^
Spero vivamente che continuerete a seguirmi, ormai la storia è alle ultime battute e spero che avrete la pazienza di sopportarmi per qualche altro capitoletto.
Intanto vi dò appuntamento a...non lo so. Presto comunque.
Saluti
IMmatura

PS Quest'oggi faccio un ringraziamento speciale a Dj_AmuStar che si è sbattuta a recensirmi a tempo di record tutti i capitoli. Grazie di tutte queste dimostrazioni di apprezzamento, sono commossa :'-)

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Capitolo 10
*** capitolo 9 (ingegno e deficienza del piccolo Michael) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Natale ed altri disastri
I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!





Capitolo IX
Aria di tempesta dentro e fuori casa



Michael sorrideva sadicamente, nascosto sotto il letto della camera di Scott. Aveva in mente una sola cosa: vendetta. Tutto sommato rimanere rinchiuso in quello sgabuzzino aveva avuto un suo vantaggio: era riuscito a procurarsi molto materiale utile. Alla luce di una torcia elettrica controllò sul suo schizzo che tutto fosse pronto. Aveva teso lo spago in tutti i punti, legato i bastoni, preparato i secchi...insomma, la trappola era stata allestita. Unico problema, non poteva più uscire. Perciò aveva deciso di trovarsi un angolino da cui assistere allo spettacolo, facendo di necessità virtù. Un sogghino sadico gli si disegnò in volto, quando sentì dei passi avvicinarsi.

Non poteva, il piccolo e “innocente” bambino, immaginare che Scott fosse in compagnia della sorella. Finalmente lui e Courtney avevano deciso di ritagliarsi ad ogni costo qualche momento di privacy.

“Deciso” in realtà non era il termine più appropriato. Tutto era nato dall’ormone del ragazzo che, entrato di sorpresa nella stanza di Courtney, l’aveva interrotta mentre si cambiava. Con indosso una lunga camicia che lasciava scoperta la bellezza longilinea delle sue gambe, da metà coscia in giù, Courtney era una visione irresistibile. Ignorando le sue proteste stizzite il ragazzo l’aveva ghermita, inspirando forte il profumo dei suoi capelli, per poi dedicarsi ad un bacio molto approfondito.

Tuttavia Coutney, riprendendo fiato, aveva pensato bene di non rimanere li, visti i precedenti con suo padre, ma di spostarsi nella camera degli ospiti.

Un’idea che non si rivelò molto saggia, dato che, appena il ragazzo spalancò la porta, sui piccioncini si rovesciò da un secchio un liquido biancastro e appiccicoso.

-Ma cos’è? COLLA?!- gridò Courtney in preda al panico -Ma che...-

-Accidenti, non è che rimaniamo incollati, adesso?-

Dal suo nascondiglio, Michael avrebbe voluto annullare tutto, ma la vendetta ormai era partita, e non avrebbe guardato in faccia a nessuno.

Nel tentativo di separarsi da Scott, prima di rimanere in condizioni compromettenti, Courtney inciampò in uno spago tirato. Un secondo secchio, stavolta legato al lampadario, lasciò piovere pezzetti di carta colorata, mentre l’inclinazione del lucernario stesso avviava una serie di meccanismi sospesi. La ragazza fu abbastanza rapida da abbassarsi, metre Scott, che ancora non aveva ben realizzato cosa stesse accadendo, si ritrovò a fare la pentolaccia umana tra i colpi di ramazze appese al soffitto, che penzolavano di qua e di la.

-S-stai bene?- provò a chiedere lei, vedendolo stramazzare al suolo.

-Eh? Cosa? Dove sono?- biascicava il ragazzo, steso a terra.

Michael non riuscì a trattenersi oltre e, nonostante il rispetto per la sorella, scoppiò a ridere.

-Michael!-

-Scusa sorellona, tu non dovevi andarci di mezzo...- si scusò il bambino, prima di riprendere a ridere.

Scott, scuotendo energicamente la testa, riuscì a riassestarsi i pensieri (in qualche modo) e disse: -O cavolo, mi ero dimenticato del nano!-

Il bambino lo fissò, con un’espressione maligna e quasi trasfigurata. Sibilò un “Questo è solo l’inizio” prima di sparire.

-Dimenticato in che senso?- chiese Courtney, sconvolta.

-Potrebbe, ecco, essermi passato di mente che l’avevo rinchiuso nel ripostiglio.-

-SCOTT!-

-Ok, ho sbagliato, ma comunque...questo- disse, gesticolando ampiamente per indicare secchi e ramazze ancora penzolanti -non è normale in ogni caso! Ma tua zia non può farla a lui un po’ di psicanalisi...-

-Eppure prima non era così.- Sospirò Courtney. -Inizia davvero a preoccuparmi...-

A lasciare entrambi definitivamente di stucco, fu la voce da basso della signora Cecile che strillò: -O cielo, chi ha sfondato la porta dello stanzino?-

 

 

Il rosso, mentre cercava di staccarsi di dosso le ultime striscioline di carta, rifletteva sulla situazione. Dunque: c’era un bambino potenzialmente posseduto dal Demonio, in grado di costruire con niente una trappola che McGyver neanche poteva sognare che sembrava incredibilmente desideroso di ucciderlo. Però per il resto le cose stavano andando meglio...quel Michael gli avrebbe fatto tirare le cuoia, ma il resto dei Barlow forse sarebbe andato al di lui funerale. Che fortuna!

Impegnato in queste fosche e sarcastiche previsioni, infilò al volo un maglione pulito, salvo pentirsene amaramente poco dopo...

Si osservò allo specchio: era uno di quei maglioncini di lana grossa che gli regalava sempre sua zia Hilde, ovvero l’equivalente visivo di una testata. Tuttavia il problema, in questo caso, era il tessuto. Quella lana spessa gli stava dando un leggero prurito dietro la nuca...e sul petto...e anche sulle braccia. Poco ci volle per capire che non poteva essere semplicemente un problema di lana. Se lo sfilo constatando solo allora l’alzarsi di una sorta di polvere.

-Ma che diavolo..?-

Prese un paio di pantaloni e constatò, scrollandoli energicamente, che anche da questi si alzavano nuvole di quella robaccia. Un attimo di riflessione e riuscì a realizzare: polvere pruriginosa. Quel piccolo bastardo gliene aveva riempito i panni.

Quello era il colmo. Furioso si fiondò fuori dalla stanza e imboccò le scale, facendo i gradini a due a due. E fu così che il rosso, ancora a torso nudo, fece irruzione in salotto.

-Giovanotto, potresti evitare di andare in giro in quel modo?- lo rimbeccò l’anziana signora Barlow.

-Lo farei volentieri se quella piccola peste non mi avesse distrutto i panni!- ribatté, indicando il piccolo Michael. Il ragazzino sfoggiò il suo sorriso più innocente.

-Ma non vedo come possa aver...- esordì Cecile, salvo poi notare che il ragazzo aveva effettivamente la pelle arrossata in più punti. -Che cosa ha fatto?-

-Ci ha messo la polvere pruriginosa.- sentenziò l’esperta Renee. -Sai, zia, quella che mi aveva tirato sui capelli a Carnevale.-

-Michael, ti avevo detto di non giocarci più!- esclamò, con tono lamentoso la donna, per poi rivolgersi al marito -Credevo di averti detto di nascondergliela...-

-Infatti l’ho infilata nel seminterrato.-

-E proprio li l’ha presa, questo...questo...-

-Quindi hai anche rotto tu la porta dello stanzino?-

Michael taceva, mentre la madre tentava di estorcergli una confessione con gli occhi stralunati. Sembrava sul punto di esplodere, e raramente l’aveva vista così.

-Ha cominciato lui che mi ci ha chiuso dentro.-

-Non è vero.- negò il rosso.

Renee si astenne dal commentare, voleva proprio vedere che piega avrebbe preso la faccenda.

-Ma si che è vero!- strillò il bimbetto pestando i piedi -Dovete credere a me!-

-Tesoro, vorremmo farlo...ma Courtney ha detto che di sopra hai combinato un vero disastro e non è neanche la prima volta...- cominciò, con dolcezza, Cecile. Vedendo che il bambino piagnucolava ancora di più diventando rosso in viso, si avvicinò per calmarlo.

-Ma che ti succede, piccolo mio, non sei mai stato così tanto pestifero in vita tua?- chiese, carezzandolo dolcemente.

-Ma l’ha visto pure Reneè, che è vero...io...lui...- lanciò un’occhiataccia a Scott - lui se ne deve andare, lo odio.-

-Michael non dire queste brutte parole.- disse imbarazzata la madre.

-Basta così- sentenziò il signor Barlow, dopo un lungo silenzio. -Adesso hai veramente passato il segno, figliolo! Sei in punizione fino all’anno nuovo.-

-No!-

-Non sei tu a deciderlo...-

-A si, allora se non se ne va lui, me ne vado io!- sentenziò il bambino, scattando di corsa verso il portone d’ingresso.

-Piantala di fare queste scene, Michael.- sibilò la madre, non ottenendo altro che di indispettirlo ancora di più. Era riuscito ad aprire la porta e si avviò di corsa in giardino. Il signor Barlow si precipitò di corsa dietro, ma il piccoletto era veloce. Si rese conto troppo tardi che il cancello della villa, a causa della neve, era rimasto aperto.

 

 

-Come sarebbe a dire che è scappato?- chiese preoccupatissima Courtney. Tutto si aspettava, meno che le cose precipitassero di nuovo nel tempo di farsi una doccia.

-Bisognava prendere le cose con più calma- sentenziò la signora Sophie. -Evidentemente aveva delle difficoltà nell’accettare una presenza nuova, ma far sentire lui nel torto non è la soluzione...-

“Adesso viene fuori che aveva pure ragione...” pensò tra se e se Scott, senza però permettersi di fiatare. Insomma, non capiva poi tutta quella preoccupazione. Da piccolo lui passava intere mattinate in campagna senza che i suoi avessero la più pallida idea di dove si cacciasse. Certo, non era da solo, ma con vari cuginetti e altri bambini...e non c’era la statale a pochi metri dalla proprietà...ok, era tutta un’altra situazione.

-Dobbiamo andare a cercarlo!- piagnucolò Molly -Al telegiornale dicevano che poteva ricominciare a nevicare...-

Era decisamente una situazione diversa, e più pericolosa.

-Voi non andate da nessuna parte.- disse lo zio Jhon - Non voglio che vi perdiate anche voi due. Adesso chiamiamo la polizia e nel frattempo ci organizziamo.-

-Beh, di certo non possiamo stare qui con le mani in mano!- esclamò Court, con le lacrime agli occhi.

-Cecile, chiama la polizia. Io e Jhon andiamo a cercarlo...mamma, rimani con le gemelle e...-

-Io e Scott vi aiutiamo a cercare.-

Il rosso sobbalzò. Cosa?

-Non credo sia una buona idea...al momento è proprio il tuo ragazzo la fonte di stresso di Michael, rendereste tutto più difficile...-

-Ma zia, più siamo più probabilità avremo di trovarlo...e poi andrò io assieme a Scott. A sua sorella dovrà pur dare retta...quello stupido ragazzino.- ribattè lei, trattenendosi a stento dal singhiozzare. Scott le strinse le spalle, ma lei sfuggì a quel contatto.

-E va bene, allora copritevi e andate. Scott può prendere uno dei maglioni di mio marito.-

Uscirono, con il vento freddo che si insinuava tra le maglie degli abiti, e nelle maniche dei cappotti. Il cielo era plumbeo. Courtney e Scott si affrettarono a raggiungere il cancello, ma la ragazza, per qualche motivo, si rifiutava di guardare l’altro negli occhi. Scott cercava di non pensarci, concentrandosi sul guardare il paesaggio attorno a se. Prima ritrovavano quella peste, prima tutto sarebbe tornato a posto. Probabilmente Court era solo molto preoccupata...oppure no?

 

 

Angolo di IMma
Michael...non so se adorarlo o averne paura...una cosa è certa: a lui Kevin McCallister gli spala la neve davanti casa! xD

Adesso la sua fuga sembra aver messo in allarme tutti, ma come finirà? Vi dico solo che, forse, siamo alle battute finali della storia...immagino riusciate ad immaginare da soli chi troverà per primo il marmocchio, vero?

Come sempre ringrazio i recensori:  AleCucciolo97, Dj_AmuStar, AnEvanescenceFan e Hope_Dream (a cui rinnovo gli auguri) per i commenti positivi allo scorso chappy.

Se qualcuno si sta chiedendo il perché di questo orario indecente...beh, perché non avevo sonno, ok? *facepalm collettivo*

Scherzo, è che la prossima settimana per me sarà un po’ impegnativa, per cui ho preferito riaggiornare oggi, per dare un po’ di continuità “sicura” alla storia. Non temete...non abbandonerò mai l’impresa ;)

Saluti epici

IMma

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Capitolo 11
*** capitolo 10 (quando è più difficile domare un bambino che...) ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Natale ed altri disastri
I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!




Capitolo X
Un salvataggio epicamente folle



Andare nel bosco, quando si è perseguitati a morte da un alce selvatica, non è esattamente una scelta saggia. Scott se ne accorse quasi subito quando, per colpa del silenzio creatosi tra lui e Courtney, iniziò ad avere la sensazione di sentire una serie di schiocchi sordi, come di rami schiacciati e zoccoli d’animale sulle rocce. Di tanto in tanti si voltava di scatto, convinto di ritrovarsi direttamente di fronte al muso del nemico...ma niente.

-Vuoi piantarla?-

-Eh?-

-La finisci di voltarti di continuo...mi da i nervi!-

-Dobbiamo guardarci intorno, no?- rispose lui, spendo benissimo che, se gli avesse spiegato le sue vere preoccupazioni, la ragazza l’avrebbe ucciso seduta stante.

-Già.- bofonchiò l’altra, tornando a distogliere lo sguardo.

-Aspetta...mi dici che diavolo di problema c’è adesso?-

-Il problema è che mio fratello è da solo, in mezzo al bosco, con una bufera in arrivo...-

-E tu pensi che sia colpa mia, eh? Non l’ho deciso io di farmi odiare da quel...non ho parole per descriverlo!-

-Sentimi bene, non so perché si comporti così ma è un BAMBINO, Scott. C’era proprio bisogno di stuzzicarlo in quel modo e metterti al suo livello?-

-Ah, certo, dovevo stare zitto e fermo. Magari non dovevo dire niente neanche per i vestiti, e andarmene in giro mezzo nudo...sai come l’avrebbe presa bene tuo padre!- ribatté sarcastico il rosso.

Mentre Courtney era impegnata a gridargli contro qualcosa, Scott la vide. Un’ombra oscura con lunghe corna che sbucava dalla vegetazione, dietro le spalle di Courtney. L’alce stava abbassando la testa, come intenzionata a caricare.

Il ragazzo afferrò la fidanzata di peso, cercando di farla scansare.

-E lasciami, accidenti a te! Non hai fatto altro che provare a saltarmi addosso tutto il tempo. Ti pare il momento...Michael non si trova e a te viene in mente una cosa del genere?!-

-Amore, stai fraintendendo. Devi solo spostarti da qui, perché...-

-Perché?-

Scott si rese conto che dire “perché un alce sta per caricarci in corsa” non avrebbe aiutato la sua causa, al momento. Tanto più che l’animale, adesso, sembrava sparito.

-M-ma era qui...- balbettò tra se e se.

Courtney si voltò di scatto, sperando che il ragazzo si riferisse a suo fratello. Non vedendo nessuno le si riempirono gli occhi di lacrime.

-Ti detesto!- sbraitò -Mi prendi anche in giro. Non dovevo nemmeno farti venire qui e presentarti ai miei. Sei un idiota!-

-No, ascolta, so che sei sconvolta...-

-No, che non lo sai. Ha ragione mia zia, tu hai qualche problema! Sai che ti dico? Che io continuo a cercare da sola! Tu vattene in paese, prenditi quel tuo catorcio di macchina con cui sei venuto e vattene, perché io non ti voglio più vedere!-

-Stai scherzando?-

-No che non scherzo: è finita, Scott!-

-Non puoi andartene in giro per il bosco da sola...-

-Scommettiamo?-

-Adesso ti metti a fare la bambina pure tu.-

-Non ti permettere.- sibilò Courtney, al limite della sopportazione. Il braccio si mosse da solo, come per portare la mano sul viso dell’altro, in una violenta sberla. Lui la bloccò.

Con uno strattone la ragazza liberò il braccio. Diede le spalle a Scott, avviandosi senza venir seguita, ne fermata. Digrignava i denti, sforzandosi di non piangere. Perché doveva avere a che fare solo con persone così? Ragazzi stupidi, ottusi, inaffidabili, traditori...pensò amaramente che doveva ritenersi fortunata, stavolta, ad essersi accorta del suo errore prima di arrivare a quell’ultimo passo.

-Io torno indietro...tu fai quello che ti pare.- disse, non riferendosi solo al sentiero percorso finora.

 

 

Quel litigio era degenerato tanto in fretta, che Scott realizzò a pieno la situazione solo quando Courtney si allontanò di parecchi metri. Si sedette su un sasso e, riflettendo, si portò una mano dietro la nuca. Aveva combinato un altro bel disastro...e adesso? Il vento fischiava sopra la sua testa.

Certo che non si sentiva completamente in colpa: se solo Courtney si fosse fidata un po’ di lui, avrebbe potuto dirgli dell’alce, e invece...

Incredibile quante cose si erano urlati contro. Incredibile il tempo che avevano perso, mentre i primi fiocchi di neve iniziavano a cadere e il cielo a farsi scuro. Scott si rialzò. Aveva sopportato quelle feste infinite, non poteva mollare proprio adesso. Però non era certo che scusarsi potesse bastare...non finché non si ritrovava il nanerottolo, almeno. Lui non era neanche bravo con le parole.

L’unica possibilità era cavarsela con i fatti. Doveva riuscire a trovare lui quella piccola peste di Michael...se gli salvava il fratello, Courtney avrebbe dovuto per lo meno rivolgergli la parola di nuovo! Convinto di questo geniale proposito cercò di riflettere, a modo suo. di solito, quando da bambino combinava qualche disastro e non voleva farsi trovare dai genitori si nascondeva nel granaio...un posto chiuso, isolato ma non troppo lontano, dove ci si poteva nascondere in un cantuccio...c’era un posto del genere da quelle parti? Se si ricordava bene, andando più avanti inziava una parete rocciosa abbastanza ripida...magari c’era qualche caverna...

Mentre pregava silenziosamente che quel bambino non si fosse infilato nella tana di un orso, una pigna lo colpì in testa.

-Ahio!-

Guardando nella direzione da cui era arrivata notò esattamente ciò che stava cercando, cioè una piccola grotta.

-Tanto lo so che sei qui...- esordì, avvicinandosi all’ingresso. Un altro oggetto volò, stavolta un po’ più su della sua testa.

-Ehi! I sassi no. Fanno male, quelli...-

-Vattene.- gli ringhiò contro il bambino, afferrando un nuovo ciottolo, per scagliarglielo addosso con un po’ più di precisione.

-Ok, senti. tu non piaci a me ed io non piaccio a te, ma a casa tua sono preoccupati, quindi vieni senza fare storie e finiamo questa pagliacciata.-

-Io non torno a casa, finché non te ne vai tu...-

-Si può sapere perché mi odi così tant...ahio!-

Michael emise un versetto stizzito, l’aveva beccato di striscio sulla spalla. A quel punto optò per un  attacco diretto. Scott lo afferrò per il colletto della felpa, sollevandolo da terra.

-Mettimi giù, sfigato, ti distruggo...avanti combatti...- insisteva il piccoletto dimenandosi.

-Lo sto facendo...- infierì il rosso, simulando uno sbadiglio annoiato. -Bene. Si sta facendo tardi. Facciamo conto che siamo pari e torniamo indietro?-

-Col cavolo che torno con te.-

-Non costringermi a tramortirti...perché lo faccio.-

A Michael quella minaccia sembrò sorprendentemente convincente. Forse un po’ di fegato ce l’aveva sul serio quel tipo. Non si fosse messo con Courtney l’avrebbe considerato passabile.

-Mettimi giù, però!-

Scott guardò il bimbo con diffidenza. Decise di accontentarlo, tenendolo per sicurezza per il cappuccio. Appena a terra, gli rifilò un calcio nelle parti basse.

-Sei soddisfatto adesso?- mormorò con una vocetta deformata, senza comunque mollare la presa.

-Non sono un cane.- ribattè seccato il bambino, alludendo alla “misura di sicurezza” presa dal rosso.

-Ed io non sono un idiota. Non ho intenzione di ricominciare a rincorrerti...-

-Quell’altro era più sveglio...- commentò a mezza bocca Michael.

-Quell’altro.- gli ringhiò contro Scott, ormai esasperato da quei paragoni continui -Non doveva essere così sveglio se ha mollato una come Courtney per la prima che gli è capitata...-

Il bimbetto sgranò gli occhi.

-Aspetta...tu non lo sapevi?-

-No. Credevo l’avesse mollato lei!-

-Ma che diavolo...ma non la guardi la televisione?-

-Si, ma non mi fanno ancora guardare i reality...dicono che potrebbero avere una brutta influenza su di me...-

Considerando la sua abilità nel costruire trappole mortali, al massimo gli avrebbero messo un lavoro in mano, secondo Scott.

-Che infame, non ci credo! A me PIACEVA!- Continuò a lagnarsi il piccoletto, pestando i piedi.

-Bene, e adesso che abbiamo chiarito chi è più stronzo degli ex di Courtney, possiamo andare?-

-Tu non sei un suo ex.-

-Sbagliato...è finita mezz’ora fa, più o meno.-

-E sei venuto a cercarmi lo stesso?-

Il ragazzo si limitò a scrollare le spalle.

-Pensi di ricomprartela con così poco?- chiese Michael, intuendo le vere intenzioni del ragazzo.

Per l’ennesima volta Scott si rese conto della furbizia insita in quel piccolo cervello infantile. Decise di giocare a carte scoperte.

-Posso fare un tentativo?-

-Ti ha mollato lei?- chiese il bambino, con aria sospettosa.

-Assolutamente si.-

-Allora si può anche fare...- acconsentì, salvo poi aggiungere tra i colpi di tosse “tanto non funziona”.

-Ancora non mi sopporti?-

-No.-

-Nemmeno io.-

-Perfetto.- dissero i due insieme. Il piccoletto, pur continuando a dichiarare l’odio più assoluto, abbozzò anche un sorriso e una stretta di mano.

Intanto, alla porta della caverna, la tempesta infuriava.

-E adesso?- si chiesero i due, guardandosi.

Scott vide un’ombra scura emergere minacciosa tra le coltri di neve. Sinceramente l’ultima cosa di cui aveva bisogno era quella, adesso...oppure si?

Uscì sotto il vento gelido, facendosi scricchiolare le nocche. Era il momento di risolvere definitivamente anche quell’altra faccenda...

 


-Tesoro, credo che tu abbia esagerato...sei sconvolta per Michael adesso, non sei in grado di prendere una decisione del genere.- tentò di spiegare l’anziana signora alla nipote.

-Ma nonna, si stava comportando in modo assurdo...e tutto quello che è successo in questi giorni...io non credo di poterlo sopportare un’ora di più!-

-Non credo che passerete la vita in questo mortorio bambina mia...-

-Non posso ignorare l’opinione di tutti...l’ultima volta che l’ho fatto...-

-Tutti chi? Le gemelle adesso lo adorano, tua zia si è beccata una bella sistemata, ma alla ci ha guadagnato un po’ di dialogo con sua figlia. Jhon si è finalmente rassegnato a trovarsi un altro hobby più interessante che lucidare continuamente la macchina...-

-Ma Michael...-

-Si abituerà. Oltretutto a lui piaceva pure quell’altro disg...oh, non farmi parlare!-

-Nonna...tu che ne pensi, sul serio, di Scott?-

-Penso che sia un vero disastro, ma...- rifletté a lungo su come esprimersi, inserendo sufficienti precauzioni oratorie -...non mi dispiace, in un certo senso.-

-Courtney! Courtney!- Reneè fece letteralmente irruzione nella cucina, di corsa.

-Cosa vuoi, adesso?-

-Devi venire a vederlo, non ci posso credere! Non era una balla...- esclamò la cuginetta, indicando in direzione della porta d’ingresso.

Senza capire, Courtney corse istintivamente verso la porta. Sperava solo di rivedere il fratellino, per il momento. Poi forse, in un angolino della sua testa, si riprometteva di fare anche pace conn Scott. Di certo non si aspettava il trionfale ritorno di entrambi attraverso il cancello d’ingresso...sulla groppa di un alce!

Di fronte casa Barlow il mattino dopo probabilmente non sarebbe servito spalare la neve, dato che stava finendo tutta nelle bocche spalancate dei presenti. Il parentado tutto assisteva alla scena surreale con le mascelle sul punto di slogarsi e cadere al suolo. Michael, pur cercando di non dare soddisfazione all’altro che governava l’animale, si stava evidentemente divertendo. Dando uno strattone convinto alle corna dell’animale, il ragazzo lo fece fermare.

-Altro giro!- ordinò il piccoletto, venendo però ignorato

La madre lo afferrò tra le braccia, stringendolo forte...per poi fargli la più lunga ramanzina di tutti i tempi, compresa degli arretrati della settimana.  La signora Sophie cercava di assicurarsi di non essere vittima di allucinazioni, mentre le figlie, per gioco, le davano i pizzicotti, ridendo. Il signor Jhon, anch'egli sorpreso e, a questo punto, senza rancore, decise di spezzare una lancia con il fratello, per quell’assurdo personaggio che stava per entrare nel parentado.

-Sei un giudice, devi essere equo alla luce delle prove...l’alce c’era.-

 

Angolo di IMma

Questo si chiama colpo di scena, gente! Ammettetelo che il ritorno di Scott e Michael è stato un qualcosa di follemente epico! xD

Rimando i doverosi ringraziamenti al prossimo capitolo che, per la gioia del nostro pel di carota preferito, sarà anche l’ultimo. Si svelerà cosa è successo con l’alce e ci sarà un ultimo, clamoroso colpo di scena...resistete ancora un po’, ok? ^_^

Cercherò di non farvi attendere molto per questo finale coi fuochi d’artificio (letteralmente), promesso.

Saluti epici

IMma

 

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Capitolo 12
*** Happy...end? ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Teletoon; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

  

  

Natale ed altri disastri

I mille e più imprevisti delle feste...con i suoi!

 

  

 

Epilogo

Proposte...esplosive!

 

Venne il tanto atteso trentuno di Dicembre. La famiglia Barlow si era riunita tutta nel salone della villa, lasciando a Scott e Courtney tempo e modo di chiarirsi.

Molly e Renee scommettevano sull’esito della discussione.

-Per me si mollano definitivamente!-

-Ma sorellona, non dovrebbero fare pace? Insomma...ha salvato Michael...-

-Io ho dei dubbi su questo...secondo me è più facile che sia stato Michael a salvarlo dall’alce. Comunque non è ancora detto che finisca bene, sai?-

I signori Barlow si guardavano perplessi. Sinceramente Cecile non aveva avuto nulla in contrario fin dall’inizio a quella storia e il marito...beh, lui sbuffava di tanto in tanto che si sbrigassero a sbrogliare le loro questioni. Lasciarli soli al piano di sopra per così tanto tempo ancora lo infastidiva. La di lui madre, intuendone i pensieri, disse distrattamente qualcosa a proposito del “lasciar fare” e della gioventù che viene una volta sola. Senza dubbio la nonnina era più ottimista.

Perfino il signor Jhon e la moglie Sophie sembravano se non altro curiosi.

A rompere gli indugi fu però il piccoletto della famiglia che, svignandosela in cucina, tirò fuori dalla tasca una scatola di petardi, gentilmente offerta dal precedente sfigato portato lì dalla sorella. Era ora di usare quello stupido regalo, con cui si era lasciato comprare, per una buona causa. Uscì fuori di casa, in mezzo alle chiazze di neve ormai in scioglimento. Alzò il naso ad osservare la parete della villa. La finestra della camera di Court mostrava le luci accese. Ed era aperta...

 

§§§

 

-Perché non mi hai semplicemente detto la verità?-

-Perché sapevo che non ci avresti creduto, stavo cercando di non litigar...-

-Per questo hai iniziato a sbraitarmi contro? Per questo mi hai dato della pignola isterica?- incalzava Courtney, sfogando tutto il nervosismo degli ultimi giorni su Scott. Il rosso si limitava a stare fermo di fronte a lei. Non aveva intenzione di andarsene per così poco (non era neppure la prima sfuriata che subiva), ma aveva paura che il suo piano speciale per riconquistare la fiducia della sua ragazza non avesse funzionato.

-E poi sei andato comunque avanti da solo, sei un irresponsabile, un idiota, un...-

-Aspetta...vuoi farmi credere che eri preoccupata che mi perdessi?- la stuzzicò lui, giocandosi il tutto per tutto.

Courtney avvampò, incrociò le braccia al petto stizzita.

-C-certo che no. Non me ne sarebbe importato proprio niente.-

-Senti, magari ho sbagliato delle cose, ma ho iniziato a rimediare e vorrei che mi lasciassi provare...-

-Io non so se posso fidarmi di te, lo capisci?-

In quel momento, un petardo entrato dalla finestra esplose. Con un riflesso del tutto involontario Courtney si ritrovò tra le braccia di Scott.

-Così non ti fidi, eh?- disse lui, sogghignando divertito e godendosi di nuovo l’odore dei suoi capelli...prima di beccarsi una gomitata nello stomaco.

-Non fare lo spiritoso...per il momento sei ancora in prova.-

-Come vuoi.- disse lui, affacciandosi alla finestra e vedendo esattamente colui che si aspettava di vedere. Gli fece segno con la mano che aveva funzionato.

-Mi devi un favore, sfigato!- esclamò Michael, prima di ritirarsi a razzo dentro casa.

 

§§§

 

Il fidanzato in prova era adesso intento a narrare, di fronte al fuoco, la sua “lotta” con l’alce selvatico, sotto lo sguardo scettico di Courtney e Renee, e quello sconvolto e impressionato di Molly.

-Così mi sono aggrappato alle corna e gli sono saltato sul dorso, mentre ancora scalciava in mezzo alla neve e...-

-Balle!- interruppe Michael, sedendosi sul tappeto. -adesso ve lo racconto io come sono andate le cose...-

 

Scott si era fatto avanti, convinto di quel che faceva. L’alce si preparava a caricare. In barba al pericolo, il rosso si faceva stupidamente avanti, sfidando quasi l’animale a colpirlo.

-Ok, mi stai rovinando la vita, quindi adesso ce la vediamo una volta per tutte.- ringhiò, come se l’animale potesse capirlo. Sfortunatamente la conoscenza della bestianon includeva il linguaggio umano, ma si limitava a “come abbassare la testa e correre”.

“Ok, essere minacciosi non ha funzionato!” pensò in preda al panico il ragazzo, schivando per un soffio la carica. Il resto era stata pura e sfacciata fortuna. La dea bendata, probabilmente in debito per tutte le sfighe degli ultimi giorni, aveva fatto si che l’alce rimanesse incastrato ad un tronco d’albero.

-Woho!- esclamò Scott.

-Complimenti.- aveva gelidamente commentato il piccoletto. -Adesso potrai morire assiderato con la soddisfazione di aver “sconfitto” un terribile alce...-

-Che fai, sfotti? E comunque ho un piano...-

-Se è buono come quello di prim...-

-Ascoltami bene, stupida bestiaccia!- si rivolse il rosso all’animale, che scalciava.

-Ehi, mi ignori per parlare con un animale? Guarda che neanche ti capisce.-

-Tu fammi lavorare.- lo liquidò il rosso, per poi tornare al suo interlocutore principale. -Adesso io ti libero, però tu fai il bravo e ci riporti a casa, ok?-

“Adesso muore” pensò Michael, vedendo Scott affannarsi attorno all’alce incastrato.

In effetti, appena la belva fu liberata, sbuffò con aria truce e lo sguardo assassino. Decisamente non aveva gradito la proposta. Si apprestò a caricare di nuovo.

-Ehi, così non vale!- esclamò il povero malcapitato, schivando alla meglio le corna, che l’animale agitava furiosamente davanti a se. A quel punto il bimbo ebbe uno dei suoi lampi geniali. si ricordò di un vecchio regalino avuto...da una brutta persona. Tirò fuori dalla tasca del cappotto una scatolina di petardi e, fregandone uno contro la parete della grotta, lo lanciò in direzione dei due “contendenti”. L’alce a quello scoppio si imbizzarrì terrorizzata e, finalmente, Scott riuscì nell’assurda idea di saltarle a cavallo...finendo di nuovo a terra un secondo dopo. tuttavia, ormai lo spirito guerriero dell’animale era venuto meno, e domarlo alla fine fu possibile (ricorrendo di tanto in tanto ad un’esplosione per spaventarlo.)

 

-Chi ti ha dato questi? Sono pericolosi!- esclamò la signora Cecile, con aria insolitamente minacciosa, strappando dalle mani del figlio i petardi che stava esibendo, come prova. Da quando aveva rischiato di perdere il bambino, anziché coccolarlo come ci si sarebbe aspettati, sembrava diventata molto più severa. Chissà, forse si era ricordata di non dar per scontato il suo ruolo di madre...

Quanto al signor Barlow si limitava a sorridere, incerto su come comportarsi. Senza dubbio quel ragazzo sembrava bizzarro e anche un po’ idiota, ma era pur sempre meglio di quello che gli era toccato la volta prima...a differenza della moglie non faticava ad immaginare l’origine dei piccoli ordigni in mano al figlio. tutto sommato Duncan sarebbe stato molto peggiore, come genero.

-Dimmi che non glieli ha dati chi penso...- sospirò Courtney, battendosi una mano in fronte.

-Andiamo...ammettilo che io in confronto sono affidabile!- protestò Scott, dandole un pizzicotto sul braccio.

-Non è che ci voglia molto.- borbottò Renee, prestandosi al gioco della cugina. Courtney continuava ad assumere di tanto in tanto un’espressione stizzita, ma nei suoi occhi si vedeva chiaramente una serena allegria.

Continuando ad insistere il rosso cinse la ragazza in un casto abbraccio, controllando le reazioni del padre con la coda dell’occhio. Intanto o zio Jhon, uscito per fumare, rientrò annunciando che in paese davano uno spettacolo di fuochi pirotecnici, perfettamente visibile da quella collina.

 

§§§

 

Erano tutti fuori ad osservare i fuochi, quando Scott si palpò le tasche dei pantaloni alla ricerca di QUELL’OGGETTO. Sospirò di sollievo, sentendo la forma regolare della scatolina. Non avrebbe mai avuto un’occasione così giusta e romantica, ed anche se si vergognava come un ladro a fare la sua proposta davanti alla famiglia al gran completo, decise di giocarsi il tutto per tutto. Appena l’ultima raffica pirotecnica di fu conclusa, prese per la mano Courtney.

-Ascolta...lo so che negli ultimi tempi abbiamo avuto dei problemi, che non sono stato proprio in grado di gestire la tua famiglia e tutto il resto...che tra l’altro non è che mi sia esattamente venuta incontro! Aspetta, n-non volevo dire questo!- inspirò profondamente per riordinare le idee, mentre la ragazza rimaneva abbastanza perplessa, in attesa di capire dove quell’adorabile idiota sarebbe andato a parare.

-I-il punto è che...se siamo sopravvissuti a queste feste, sopravvivremo a tutto, quindi...- esitò un attimo. Non gli andava esattamente a genio l’idea di inginocchiarsi in mezzo alla neve. Decise allora di fare la sua mossa in piedi. Tirò fuori dalla tasca la scatola dell’anello l’aprì e...ci fu un’esplosione.

Michael scoppio a ridere, mentre Scott scagliava lontano la scatolina.

-Ma non glieli avevate sequestrati gli ordigni, al nano?- gridò nervoso.

-Ne tenevo un paio da parte.- sibilò allegra la piccola peste.

Di fronte si trovò la mano dell’altro, tesa.

-Che vuoi?- chiese, con finta ingenuità.

Ora che l’adrenalina del momento era sfumata, Scott si sentiva al centro dell’attenzione, e il suo viso assunse una bizzarra colorazione rossastra, da far tutt’uno con i capelli.

-L-lo sai, sgancia immediatamente...- tossicchiò il resto della frase.

-Non ho capito.-

-Io ti odio.- gli sfuggì tra i denti, mentre forzava un sorriso. era abbastanza sicuro di avere un’aria idiota.

-Sgancia immediatamente qulnl...-

-Eh?-

-RIDAMMI QUEL MALEDETTO ANELLO MALEDIZIONE!!!-

-A-anello?- chiese Courtney frastornata, mentre il resto della famiglia accoglieva la rivelazione con esclamazioni di sgomento.

Intanto il piccoletto restituì l’oggetto in questione, ridacchiando dell’aria stupida che aveva il suo futuro cognato.

-Ok, diciamo che speravo di chiedertelo in modo migliore...- balbettò Scott, quando il suo sguardo incrociò di nuovo quello della sua ragazza.

-Almeno stavolta non è un laccio di scarpa.- mormorò lei, indecisa se sentirsi in imbarazzo o emozionata. Optò per il cercare, inutilmente, di nascondere entrambe le sensazioni che la stavano soffocando.

Scott tentò di nuovo di fare la sua proposta.

-Ehi, non si fa così! Inginocchiati!- lo stuzzicò Renee.

Imprecando mentalmente contro la ragazzina, la gemella, il cuginetto e tutta la famiglia al completo, Scott ubbidì per poi tentare di concludere il suo discorso.

-E-ecco...quello che volevo chiederti è...vuoi diventare mio mari...no, aspetta!-

Ci mancava solo il suo solito lapsus. Si sbattè la mano libera in fronte, aspettandosi una sberla decisamente più intensa da Courtney che, invece, non riuscì più a trattenersi dal ridere. Così, in un misto di gioia ed ilarità si chinò per fissarlo negli occhi.

-Si, sposiamoci.- accettò alla fine, abbracciandolo e regalandogli un intenso bacio.

Molly si era commossa ed aveva iniziato a battere le mani, mentre la signora Cecile, mormorando “la mia bambina...” aveva iniziato a tirare su col naso. Sophie le passò un fazzolettino, mentre il signor Jhon era impegnato a controllare le reazioni di suo fratello, nonché padre della futura sposa. L’uomo appariva al momento ancora in stato di shock.

Renee, storcendo un po’ il naso, commentò con la nonna:

-Mi aspettavo una cosa più figa...tu l’hai mai vista una dichiarazione fatta così male?-

-Non ne vedevo una così mal fatta...- sentenziò la donna, con un sorriso -...da almeno quarant’anni.-

-Davvero? Quarant’anni fa i ragazzi erano così imbranati nel chiedere a una ragazza di sposarli?-

-Beh, i ragazzi in generale non lo so...di sicuro lo fu la buon’anima di vostro nonno.-

Quel commento, più che lo stesso “rituale” dell’anello, sancì il definitivo ingresso di Scott in famiglia...nella speranza che non dovesse pentirsene.

Ma questa è un’altra storia...

 

 


Angolo di IMmatura (commossa)

Ebbene si, arriviamo ad un finale corredato di fiori d’arancio! Beh, quasi...chissà, forse un giorno ne vedremo delle belle anche a questo matrimonio (a buon intenditor, poche parole...xD).

Veniamo ora ai dovuti ringraziamenti a tutti voi che avete supportato me nella redazione della storia, e il nostro rosso preferito nell’affrontare queste assurde festività.

Grazie a:

Euly_Chan; AnEvanescenceFan; AleCucciolo97; Female_Weezy; Dalhia_Gwen; Elisabettamolo131; Rocker_Wolf_Love; Angy_Sunny; Angel_Chan; Hope_Dream; il duo zoey_gwen; courtneylover; Dj_AmuStar; Thunder_PP_SS_White; Darckprincess_courtney131; Bridget_Svetlana e Angelo della Morte

per essersi presi il disturbo di recensire questa insulsa storiella.

Ringrazio anche:

Franciesco td; MagiiMe; Princess_Courtney; TD fan e _Deen_

per aver inserito la storia nelle preferite

e

AsiaLeggiStorie; Kauhsen e mintheart

per avermi fedelmente e silenziosamente seguita in questo turbine di follie

Spero di rivedervi presto con un’altra long, nel frattempo godetevi questi momenti di respiro tra una risata e l’altra. Saluti e ringraziamenti infiniti

 

IMmatura


PS. Concludere la mia prima fic a capitoli è un’emozione indescrivibile, che sono felice di condividere con voi ^_^

 

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