Everything and Nothing.

di irwinsgreeneyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avril ***
Capitolo 2: *** new friends ***
Capitolo 3: *** fear ***
Capitolo 4: *** you are beautiful ***
Capitolo 5: *** That thing ***
Capitolo 6: *** piercied ***
Capitolo 7: *** burned ***



Capitolo 1
*** Avril ***


Everything and Nothing.

 

“Non voglio che questo momento finisca, quando tutto diventa niente senza di te.”


 

 

Capitolo uno.
-Ci vediamo domani!-esclamò Rebecca, salutandola dal finestrino della sua Range Rover laccata nera. Rebecca era la tipica figlia di papà, una di quelle che Avril proprio non sopportava ma che era costretta a frequentare per le conoscenze di sua madre.
Avril non era felice. Avril fingeva con tutti, persino con sua madre Evelyn. Non che non avesse pensato che, probabilmente, la bella e ricca Evelyn sapesse delle sue bugie e le andasse bene così. Ma era troppo crudele pensare a sua madre in questo modo, crederla talmente egocentrica da evitare i problemi della figlia, così continuava ad anadare avanti in una vita che Evelyn aveva scelto per lei.
Suo padre invece era tutta un'altra storia. Era un uomo sulla cinquantina, che riempiva fogli bianchi di sogni e speranze e che poi teneva per se stesso. Era un autore squattrinato, che sorrideva per le cose belle.Anche lui era triste, lo aveva sempre pensato Avril. Anche lui, come lei, era un succube della madre.
Suo padre era una brava persona. Ma le brave persone,si sa, hanno vita breve.
Quando quel pomeriggio Avril tornò a casa, le sembrò che qualcosa non fosse al posto giusto.Ma sua madre era ancora a lavoro, come qualsiasi altro pomeriggio del resto dell'anno.E suo padre era nel suo studio a lavorare a qualche romanzo che non avrebbe mai pubblicato.
Ma la casa era silenziosa, troppo silenziosa.
-Papà?-chiamò ad alta voce non appena entrò. A risponderle fu lo scroscio dell'acqua al piano di sopra. Salì i gradini che la conducevano al secondo piano e scivolò, sbattendo con la faccia sul legno umido. Il pavimento era completamente ricoperto da un velo d'acqua che adesso cominciava a scendere le scale formando tanti piccoli torrenti.
Si alzò immediatamente in piedi, ignorando il sangue che le colava sul mento, e corse verso la porta del bagno. Bussò, ma non le rispose nessuno.
-Papà?Stai bene?-chiese ancora. Il cuore le prese a bettere più forte quando comprese che suo padre non le avrebbe mai risposto.
Prese un respiro profondo e spalancò la porta.
L'acqua cadeva dalla vasca piena ed Avril notò che all'interno il liquido era di un tenue color rosa. Corse verso la vasca col groppo in gola.
Un urlo squarciò il silenzio dell'abitazione quando Avril vide che, all'interno della vasca, galleggiava il corpo senza vita del padre.


 

 

 

*

 

 


Le si attaccava sui polmoni come catrame. Che poi, alla fine, si trattava di quello. Un giorno un tumore ai polmoni l'avrebbe fatta secca, glielo aveva sempre detto sua madre, ma Avril continuava a fumare come se non ci fosse un domani. Aveva cominciato circa un anno prima, poco dopo il suicidio del padre.
-Avril, se vuoi fumare fallo, ormai ho perso la speranza con te. Ma almeno fallo fuori dalla mia macchina.-sbuffò Evelyn facendosi aria con la mano e abbassando il finestrino dal lato della figlia. Avril fece un ultimo tirò e poi gettò la cicca fuori dall'auto.
La morte del padre non l'aveva superata e, ne era convinta, mai l'avrebbe fatto. Era successo tutto troppo velocemente, senza che potesse far niente per aiutare.
In seguito sua madre aveva deciso che loro due non avrebbero più abitato in quella città, con tutti quei ricordi dolorosi, testuali parole. Come se fosse stata Evelyn a trovare suo marito morto, con i polsi aperti fino al gomito. Come se Evelyn lo avesse mai amato.
Era tutta una scusa, questa del trasferimento a Sydney. Lei voleva cambiare aria e ricostruirsi una vita e il suicidio di suo marito era capitato a pennello. Inoltre aveva iscritto Avril ad un gruppo di supporto per ragazzi con storie difficili. Lo aveva fatto per il suo bene, da quello che le aveva detto.
Ma non si era preoccupata di chiederle se continuare la sua vita a Melbourne le fosse venuto più semplice.
-Per quanto dovrò andarci?-mormorò Avril quando la macchina di Evelyn si fermò davanti ad un palazzo di sei piani.
-Te l'ho già detto. Fin quando non sarà più necessario.-le disse, sistemandosi i capelli davanti allo specchietto. Avril sbuffò e poi scese dalla macchina.
Il gruppo era situato in una stanza al terzo piano. Picchiettò con un pugno sulla porta, ma nessuno le rispose, così passò al campanello. Attaccò il dito e non lo staccò fin quando un ragazzo dai capelli biondi non le aprì la porta.
-Abbiamo qualcuno che è di cattivo umore, qui.-mormorò lasciandola entrare.-Tu saresti?-le chiese con gli occhi verdi socchiusi per la curiosità.
-Non ti interessa chi sono.-rispose, cacciandosi le sigarette in tasca. Il biondo alzò le braccia, in segno di scuse.
-Ma magari a te interessa chi sono io. In tal caso, sono Ashton.-si presentò sorridendole. Non le interessava nemmeno questo, ma decise di restare in silenzio.Ashton, però, sembrava fin troppo felice per essere lì dentro. Ma ,Avril lo aveva sperimentato, magari quella era solo una maschera, così non proferì parola al riguardo.
Poi il biondo continuò-Tu sei quella nuova, giusto?-le chiese accompagnandola lungo il corridoio.
-Esatto.-
-E non sei di molte parole.-asserì Ashton. Avril annuì. Il biondo allora si passò una mano tra i capelli, già scompigliati.-Quì sono tutti antipatici, tranne me e due miei
amici. Te li presento.
-
Ashton aveva praticamente organizzato tutto da solo, senza chiederle se volesse conoscerli, ma le andava bene così. Un po di compagnia non le avrebbe fatto male.
Si avvicinarono a due ragazzi: un moro dai tratti asiatici e un ragazzo dalla pelle candida, con i capelli rosa.
Dove l'aveva portata sua madre?
-Calum, lei è quella nuova.-il moretto la salutò col braccio destro. La pelle era martoriata, segnata da migliaia minuscole cicatrici bianche. Avril rabbrividì, ma non lo fece
notare.-
Lui è Michael.-indicò a questo punto il ragazzo tinto che la guardava in un modo strano. Aveva gli occhi azzurri, ma non limpidi. Sembrava un azzurro sfumato,
spento.

-E tu sei?-chiese Calum.
Avril stava per rispondere che non interessava neanche a lui il suo nome, che nemmeno li avrebbe voluti conoscere, che lei era lì dentro per un semplice capriccio di sua
madre. Ma nella stanza entrò un uomo sulla quarantina.

La bionda rimase paralizzata per qualche secondo:quell'uomo assomigliava incredibilmente a suo padre.
Tutti gli altri componenti del gruppo, una quindicina di ragazzi della sua età all'incirca, si andarono a sedere nelle sedie sistemate circolarmente intorno all'uomo. Solo lei rimase in piedi.
-Avril, giusto?-chiese lui ad alta voce. La ragazza annuì nuovamente e lui continuò-Io sono il dottor Grammit e in questo gruppo ti aiuteremo a superare qualsiasi
problema. Ragazzi?
- si rivolse a tutti gli altri.
-Benvenuta, Avril.-mormorarono in coro. Il tono usato, però, lo si sarebbe associato a quello di un funerale.
-Accomodati pure.-le disse il dottor Grammit, indicandole le sedie poste attorno a lui. Lo sguardo le cadde su Ashton, che battè forte la mano sulla sedia in plastica nera accanto a lui, per invitarla a sedersi accanto a lui.
Non essendoci altre sedie libere, seguì il consiglio del biondo.
Quando anche lei si fu seduta il dottore cominciò a fare un discorso molto lungo e complicato, che Avril scelse liberamente di non ascoltare.
-Così ti chiami Avril, eh?-le mormorò a bassa voce Ashton. Nel frattempo una ragazza dai capelli rossi ed evidentemente in sovrappeso cominciò a raccontare la sua storia e in che modo il gruppo la stesse aiutando.
-Già.-rispose Avril.-Ma anche se conosci il mio nome, resta il fatto che non ti deve interessare chi sono.-mormorò.
-Capisco. Ma ormai è troppo tardi.-concluse senza guardarla. Non era una domanda, era un'affermazione. E ad Avril non andava bene che qualcuno le desse degli ordini e stava per ribattere ma, Michael si alzò e cominciò a parlare.
-Ciao, sono Michael Clifford, ho 17 anni e ho problemi con l'alcohol. Sto provando a smettere.-disse smplicemente e poi riprese il suo posto.
Forse adesso Avril riusciva a comprendere il motivo del colore dei suoi occhi, magari aveva bevuto poco prima di entrare. O magari erano complicemente di quel colorem il che sarebbe stato più strano.
Adesso era il turno di Calum.-Ciao, sono Calum Hood, ho 17 anni e sono autolesionista. Mi autolesiono da circa due anni, non ho ancora smesso, ma ci sto provando.-mormorò
Eppure, pensò Avril, tutti quei ragazzi lì dentro avevano problemi gravi, che venivano sminuiti con una semplice frase. Come se a dire il tuo problema potessi guarire. C'era un motivo dietro l'ubriachezza di Michael, c'era un motivo dietro l'autolesionismo di Calum, ma questo non importava a nessuno.
Quando toccò a lei, Avril esitò un attimo, ma poi si alzò, e imitando tutti gli altri, disse:-Ciao, sono Avril Stonem, ho 16 anni e l'anno scorso ho trovato mio padre che galleggiava nella vasca di casa con i polsi aperti.-disse con semplicità e tornò a sedersi.
Ashton, al suo fianco, si alzò subito dopo di lei.-Ciao, sono Ashton Irwin, ho 17 anni e ho la leucemia. Vorrei poter dire che la supererò.-decretò don un sorriso sul volto.
Avril rimase stupita da quel ragazzo che le era sembrato pieno di vita. Aveva appena proclamato che presto sarebbe morto, come se fosse una cosa semplice da sentire,
come se fosse una cosa di cui essere fieri.
Michael avrebbe superato i suoi problemi con il giusto impegno.
Lei e Calum avevano cicatrici che non avrebbero mai potuto cancellare, che sarebbero rimaste incise sulla loro pelle per ricordargli chi erano stati, ma che avrebbero potuto
ignorare col passare del tempo.

Ma Ashton non sarebbe mai guarito dal suo male, Ashton era un morto che camminava.

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Capitolo 2
*** new friends ***


 

Everything and Nothing.

 

“Non voglio che questo momento finisca, quando tutto diventa niente senza di te.”




TRAILER: 
https://www.youtube.com/watch?v=kL8RNEhr0Ac&feature=youtu.be&hd=1
 



 


 

Capitolo due.
L'incontro terminò un'ora dopo, in seguito al lungo discorso che Grammit aveva fatto, riguardante i motivi per amare la vita, come raggiungere la felicità e come superare i problemi. Avril pensava che fossero tutte stronzate, che il dottore non sapeva cosa tutti loro stessero passando nella propria testa. Ognuno aveva la proprio battaglia segreta che non avrebbe mai raccontato. Detto in altre parole, quel gruppo non serviva a nulla.
Avril si sedette sugli scalini del palazzo, già sapendo che sua madre avrebbe ritardato. Faceva sempre così. Sfilò il pacchetto di sigarette e ne accese una. Nonostante tutto ciò che le diceva sua madre, aveva una zia ottantenne, a Melbourne, che fumava da quando aveva venti anni ed era ancora viva. La natura le aveva già fatto troppo male, si ripeteva, non le avrebbe tolto anche la vita.
-Ciao.-la voce squillante di Ashton le arrivò alle orecchie ovattata. Il biondo si accomodò accanto a lei, sul terzo gradino.
-Non mi sembra di averti invitato.-mormorò Avril espirando. Calum e Michael le passarono accanto e li salutarono, per poi sparire dietro l'angolo.
-Mica è proprietà privata, questa.-esclamò Ashton, battendo forte la mano sul cemento accanto a lui.
Avril alzò le spalle e riprese a contemplare il paesaggio davanti a lei. Ancora le prudevano le mani per quanto le aveva torturate durante l'incontro. Aveva rivelato il suo unico segreto a quindici ragazzi che neanche conosceva. Aveva fatto sapere a tutti loro il suo unico punto debole, la sua unica sofferenza che la stava distruggendo da un anno, ormai.
A distruggerla, pensò, erano le domande che continuava a porsi.
Perchè mio padre si è suicidato? Continuava a ripetersi ogni giorno, davanti allo specchio del bagno. Era una cosa che non riusciva a capire. Sapeva che sarebbe stata lei a trovarlo, perchè la figlia tornava sempre prima di Evelyn. Le aveva sempre detto che l'amava, che non l'avrebbe mai fatta soffrire e poi l'aveva abbandonata nelle grinfie di sua madre.
A distrarla dai suoi pensieri fu Ashton, che le gettò di mano la sigaretta, per poi spegnerla col piede.
-Che diavolo!-esclamò. Se le occhiatacce avrebbero potuto uccidere qualcuno, Ashton sarebbe già stato morto. Poi si rese conto della cattiveria appena pensata e si calmò un po', in colpa.
-Non è rispettoso fumare.-disse il biondo, annuendo tra sé e sé. Ma ad Avril, per quanto potesse sembrare malvagio, non interessava nulla se lui avesse un tumore e fumare, magari, avrebbe potuto provocarlo a lei. Non le interessava se non era rispettoso nei confronti di Ashton.Ma -Per i tuoi polmoni, intendo.-concluse poi il ragazzo.
-Non mi interessa.-asserì Avril, aprendo il pacchetto delle sigarette nuovamente. Si accorse che all'interno ce n'erano solo due, che le sarebbero servite per i giorni successivi. Sospirò e le rimise in tasca. -Non mi interessa se può procurarmi un tumore ai polmoni e non mi interessano neanche i sintomi-mormorò, col chiaro intento di far andar via il biondo. Forse aveva esagerato, ma non le importava.
Ma quello annuì, come se la mora avesse ragione.
-Non posso dirti nulla al riguardo, non ho un tumore ai polmoni.-disse ridendo. Avril lo guardò, stupita, e un sorriso scappò anche a lei. Ashton scherzava, si prendeva gioco di una malattia che lo stava uccidendo. Che coraggio che aveva.
Ancora sorridendo, Avril aggiunse:-Hai deciso di darmi fastidio fin quando non me ne andrò?-
-In effetti...si.-gli rispose Ashton, allungando le gambe sui gradini. -Ti farò smettere di fumare.-continuò poi, come se quella frase gli avesse provocato notti insonni, occupate da progetti.
-Non mi ha fatto smettere mia madre in un anno, come pensi di poter farlo tu?-
-Potrei darti fastidio fino a convincerti.-
-Smettila, biondo.-si lamentò Avril. Ma, infondo, le piaceva il modo di fare di Ashton, quel suo sorriso genuino. Solo non riusciva a capire come lei potesse interessare ad un ragazzo così.
La mini-cooper bianca di sua madre, si fermò davanti all'Istituto, suonando. Avril controllò l'orologio:aveva ritardato solo di mezz'ora. Faceva progressi.
Quando stava per alzarsi Ashton la fermò per il polso. Avril lo guardò incuriosita.
-Ti do il mio numero.-proclamò, prendendo una penna dalla tasca posteriore dei jeans. La mora annuì, già sapendo che lo avrebbe contattato. Fece per prendere il blocchetto dalla borsa, ma Ashton scosse la testa prendendole il polso e voltandolo verso di sé.-Un foglietto di carta potresti perderlo.-aggiunse, solleticandole la pelle con la penna dorata.
Avril gli sorrise e poi lo lasciò sulle scale, ad aspettare.
Quando fu sulla macchina, la madre non ci mise più di tanto a lasciare quel posto. Non le chiese com'era andata, ma Avril non se la prese, si aspettava una cosa simile da Evelyn.
-Che brutto posto.-mormorò disgustata. In effetti il palazzo era in un vicolo abbastanza stretto e non troppo pulito. Ma ,per ciò che facevano all'interno, andava più che bene. Evelyn si riavviò i capelli e-Domani comincerai la scuola.-aggiunse.
Avril si abbattè contro il sedile, chiudendo gli occhi. Erano arrivate a Sydney da una settimana, sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma non era ancora pronta a farsi nuovi amici.
-Fantastico.-borbottò in tutta risposta.
-Scegli gli amici.-le raccomandò, come aveva fatto anni prima, come le aveva detto di fare con Rebecca. Lei voleva che sua figlia avesse amici all'altezza del suo nome. Non le importava altro.
Ma, per suo sfortuna, ad Avril piacevano le storie difficili. Aveva già trovato i suoi amici in tre ragazzi, non le serviva altro.
-Ho già trovato i miei amici.-proclamò scontrosa scendendo dall'auto, una volta che la madre percheggiò nel garage di casa.
Sua madre parve felice:-Dove? Sei solo andata all'incontro...oh, capisco. Non va bene.-disse. Il sorriso adesso era capovolto.
Ma Avril era già chiusa in camera sua. Almeno, la sua camera, l'aveva potuta arredare a suo piacimento. I muri erano color panna, ornati con numerose foto di lei e suo padre, luci bianche di natale e citazioni dai suoi libri preferiti; l'armadio era un piccolo sgabbuzzino scavato nel muro, accanto al quale c'era la scrivania in ciliegio. Dall'altra parte della camera c'era un letto a due piazze, coordinato con il colore delle mura.
Carpe diem.” lesse a voce alta la citazione sopra la scrivania. Cogli l'attimo. Vivi la tua vita istante per istante, tutto il resto è incerto. Glielo ripeteva sempre suo padre: cogliere l'occasione giusta, vivendola attimo per attimo. Se lei, in quel momento, avesse potuto vivere la sua vita davvero, sarebbe ritornata a Melbourne, dai parenti del padre, nella sua vera terra.
Presa dalla sconforto, lesse il numero inciso sul polso e mandò un messaggio ad Ashton:


 

-Buonanotte, biondo. xx-


 

Digitò velocemente, sperando che lui le rispondesse. Non sapeva perchè, ma voleva che il biondino le rispondesse subito per darle la buonanotte. E magari sperava che adesso, conoscendo il suo numero telefonico, l'avrebbe cercata lui nei giorni a seguire.
Il cellulare si illuminò. Ashton aveva risposto.


 

-Buonanotte, Avril Stonem.-


 

Avril sorrise.




























Spazio autrice.
Nello scorso capitolo non ho avuto il tempo di dirvi qualcosa riguardo questa ff, così lo farò adesso.
In quest'ultimo mse avevo pensato svariate volte di scrivere una storia simile, ma l'inizio era totalmente diverso. Così, cambiando l'inizio della storia, ho modificato anche parte dei capitoli ed i ruoli di alcuni personaggi, ma il finale è già tutto pensato fin dall'inizio.
Come avrete già letto, si tratta di un triangolo e i protagonisti saranno Ashton, Luke ed Avril.
Luke lo troveremo nel prossimo capitolo e, a mio parere, svolge un ruolo fondamentale nella storia. Sarà un personaggio molto complesso, ma avrà molto in comune con Avril, molto più di Ashton.
Ashton, come già saprete, ha la leucemia. Non iniziate a farvi filmini mentali su questo, non vi garantisco la sua vita, ma neppure la sua morte. Per il momento non voglio darvi altre informazioni su di lui.
Poi abbiamo Michael e Calum, ai quali in questi due capitoli non ho dato precise caratteristiche, ma che riuscirete a scoprire meglio nei prossimi capitoli, anche per quanto riguarda i loro problemi(alcolismo e autolesionismo).

Poi, infine, abbiamo Avril. Avril crescerà con questi quattro e forse riuscirà a superare il suo problema, forse capirà perchè suo padre ha compiuto un gesto tanto irreversibile e definitivo.
Comunque per darvi maggiori informazioni riguardo alla storia ho creato il trailer(a proposito, potreste dirmi che ve ne pare?E' il primo che creo c:)
Infine, vorrei dirvi che non so se questa ff sarà di massimo 20 capitoli o li supererà, dipende da alcuni eventi che dovranno succedere.

Adesso vi lascio, baci xx

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Capitolo 3
*** fear ***


Everything and Nothing.
 

“Non voglio che questo momento finisca, quando tutto diventa niente senza di te.”



TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=kL8RNEhr0Ac&feature=youtu.be&hd=1


 

Capitolo tre.
Il Norwest Christian College era, come ogni altra scuola al mondo, diviso in gruppetti: c'erano i giocatori di calcio, di football, le cheerleaders, i componenti del gruppo di teatro, quelli del gruppo di scacchi e così via. E poi c'era Luke Hemmings, incastrato tra i popolari. Non gli piaceva il suo ruolo all'interno della piramide sociale, ma i soldi della sua famiglia gli garantivano quel posto.
-Ehi Hemmings!-lo salutò il capitano della squadra di football, battendogli il cinque per poi superarlo.
Ma Luke, per quanto volesse essere diverso, non poteva. La sua famiglia aveva già scritto il suo futuro: una volta finito il liceo, sarebbe andato a studiare medicina a Yale, poi avrebbe aperto un ospadale o qualcosa del genere. Al biondo, però, piaceva suonare la chitarra, voleva che quella diventasse il suo futuro.

Entrò nell'aula di chimica alle 8, puntuale come sempre. Si sedette nell'ultimo banco nella fila a destra e aspettò che la stanza si riempisse. Inutile dire che odiava anche la chimica, ma che la studiava per volere dei genitori.
Il professor Stewart entrò in classe con 10 minuti di ritardo, seguito da una ragazza mora, piuttosto bassa e mingherlina. Doveva essere quella nuova. Già giravano diversi pettegolezzi su di lei, a scuola:dicevano che suo padre avesse abbandonato lei e sua madre; dicevano che qualcuno avesse ucciso suo padre per una questione di potere al lavoro; dicevano addirittura che magari sua madre avesse avvelenato il marito per poi accaparrarsi il suo patrimonio. Non era un segreto, infatti, che Avril facesse comunque parte dei ricchi di Sydney.
Dicevano tante cose al Norwest Christian College, ma Luke aveva imparato a non fidarsi delle voci che giravano.
-Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna, Avril Stonem. Viene da Melbourne e sono convinto che l'aiuterete ad adattarsi nel miglior modo.-mormorò il professore. Avril, non sorrideva affatto, però.
Stewart gli indicò il posto vuoto accanto a Luke e la ragazza percorse il corridoio di banchi fino a raggiungere il biondo.
Non l'avrebbero aiutata ad adattarsi, pensò Luke, l'avrebbero piuttosto gettata a terra.
La lezione cominciò dopo poco, senza che Avril si presentasse. Aveva gli occhi azzurri, proprio come quelli di Luke, ma più profondi, puntati alla lavagna e al professore che scriveva. Ma non prende appunti, pensò Luke. Forse quella stramaledetta materia non piaceva neanche a lei. Ogni tanto accendeva il cellulare e lo fissava con aria sconsolata, poi lo spegneva e lo posava sotto il banco.
-Io sono Luke Hemmings.-sussurrò Luke, dopo tre quarti d'ora, continuando a fissare Avril.
La ragazza si voltò lentamente. Occhi azzurri contro occhi azzurri. Luke si ritrovò a pensare che, quella ragazza, fosse bellissima e non solo esteriormente. C'era qualcosa nei suoi occhi che la rendeva tale, come se avesse già guardato l'intero mondo e avesse deciso che non le piaceva. C'era tristezza, forse.
-Conosci già il mio nome.- mormorò lei, in risposta, ma non smise di osservarlo. Erano occhi indagatori quelli, lo facevano sentire a disagio, tanto che fu il primo ad abbassare lo sguardo.
Ma non voleva sembrare un codardo, così tornò a fissarla e-Sono veri i pettegolezzi che girano sul tuo conto?-chiese.
Avril adesso stava fissando nuovamente il telefono con aria triste. Scosse la testa e lo ripose sotto il banco. -Dipende da cosa dicono su di me.-
-Girano voci sulla tua famiglia. Su tuo padre.-
La mascella della mora si tese, ma gli occhi continuarono a restare calmi, il respiro regolare.
La campanella suonò e -Stà a te decidere se crederci o meno.-disse, alzandosi e lasciando il biondo indietro.
Luke la rincorse fuori dall'aula, ma quando raggiunse il corridoio, Avril era già sparita.
Sconsolato trascorse le tre ore che lo separavano dal pranzo, nelle aule di Storia, Letteratura Inglese e Musica. L'ultima materia era quella alla quale si era iscritto ad insaputa dei suoi genitori. Non che i signori Hemmings non gli avessero permesso di scegliere una materia che piacesse a lui soltanto, ma sapeva che se avessero scoperto che si trattava di quella materia lo avrebbero infastidito a tal punto che, pur di non sentire i loro lamenti, l'avrebbe abbandonata.
Raggiungendo la mensa, un particolare rubò la sua attenzione. Vide infatti Avril conversare con Michael Clifford. Scappò velocemente, prima che quei due potesseor vederlo.
Michael era un tipo “poco raccomandabile” come sostenevano i suoi genitori. Solo perchè alla volte si ubracava, poi! A quale adolescente non capitavba di sbronzarsi? Inoltre Mike, insieme all'inseparabile amico Calum Hood, frequentavano con lui l'ora di musica e Luke aveva potuto notare che lui e il moro erano dei bravissimi musicisti.
Tante volte aveva voluto parlare con loro ma, se qualcuno li avesse visti, la sua popolarità sarebbe svanita nel giro di un giorno. Anche Avril avrebbe dovuto evitare di conversare con Michael, pensò in un primo momento Luke, ma poi si ricordò che lei non poteva rovinare la sua immagine più di quanto non avessero già fatto i pettegolezzi su di lei.
Luke Hemmings realizzò così di essere tremendamente invidioso della libertà di Avril Stonem.

 

*


Quando quella mattina sua madre l'aveva lasciata a scuola, Avril aveva sentito tutti gli occhi puntati su di sé. In seguito le era sembrato di sentire dei pettegolezzi circolare di bocca in bocca, nei corridoi, riguardo la sua famiglia. Luke Hemmings, nell'ora di chimica, le aveva dato la conferma. Non aveva voluto dare nessuna notizia certa riguardo la sua storia, aveva lasciato che ognuno credesse alla storia che riteneva più reale.
Bel tipo, Luke Hemmings. Quando Avril lo aveva guardato fisso negli occhi, aveva riconosciuto un'emozione che le ricordava se stessa l'anno prima: paura. Non avrebbe saputo dire di cosa, ma quel ragazzo aveva paura. Aveva aspettato che la campanella suonasse per evitare altre domande da parte del biondo, era andata nell'aula di matematica2, in seguito in quella di filosiofia e ,dopo essersi persa, aveva saltato l'ora di arte. Aveva così passato la quarta ora sui gradini dell'istituto ad aspettare un messaggio di Ashton, come aveva fatto fin dal suo
risveglio.

Infine, capendo che il biondo non l'avrebbe mai più contattata, aveva fatto un giro della scuola, finendo per icnontrare Michael.
-Michael, giusto?-gli chiese avvicinandosi, nonostante conoscesse benissimo il suo nome. Il ragazzo si voltò e le rivolse un lieve sorriso.
-Giusto. Avril.-asserì poi per mostrarle che lui, il suo nome, lo ricordava.-Primo giorno?-le chiese, accendendosi una sigaretta. Eppure Avril era convinta di aver visto, appeso in diversi corridoi, un segnale che vietava fumare all'interno dell'edificio.
-Esatto e ho già perso un'ora.-si lamentò, accendendosi a sua volta un'altra sigaretta.
-E' vietato fumare.-le ricordò Michael, giusto per vedere la sua reazione.
-Non mi sono mai piaciute le regole.-sentenziò Avril, facendo sorridere il ragazzo.
Fumarono le loro sigarette in silenzio, per poi aprire la finestra li vicino. -Sta per suonare la campanella, non credo che vorrai farti vedere qui con me.- Michael si alzò e si pulì i pantaloni.
-Perchè mai?- Avril lo imitò, lisciandosi le pieghe che si erano create sulla sua gonna.
-E' il tuo primo giorno, non vorrai rovinarti la reputazione.-
-Quale reputazione? Non fare il finto tonto, avrai sentito le storie che girano su di me.- sputò acida Avril. Ma non voleva essere cattiva proprio con Michael, infondo non era mica stato lui e crare simili pettegolezzi.
Addolcì lo sguardo, ma il tinto non parve offeso dal tono di Avril.
-In effetti si.-rise.
La mora lo imitò e poi-Non dire la verità a nessuno.-aggiunse. Avrebbe voluto quasi implorarlo di tenere la bocca chiusa per quanto riaguardava il suo segreto, ma quella era la vecchia Avril Stonem, quella che aveva trovato il padre morto nella vasca da bagno.
La nuova non pregava nessuno.
Michael mimò la chiusura di un lucchetto sulla sua bocca e poi imitò il gesto del buttare via la chiave.
La campanella suonò e,come previsto, i corridoi si riempirono di studenti affamati. Avril contrò nervosamente il suo cellulare: nessun messaggio, niente di niente.
-Dannazione.-imprecò, ripondendolo nella tasca della felpa.
-Aspetti un messaggio da Ashton?-chiese Michael. Ma lui come faceva a saperlo? Come poteva anche soltantoimmaginare che Ashton conoscesse il suo numero telefonico?
-E tu come lo sai?-domandò scioccata. Michael alzò le spalle, ridacchiando.
-Io so praticamente ogni singolo dettaglio riguardante la vita di Ashton. E lo sa anche Calum, peccato che oggi non sia venuto.-disse dispiaciuto.
In quel preciso istante Avril capì che Michael Clifford era decisamente il genere di amico che avea sempre desiderato.
-Ashton frequenta questa scuola?-domandò.
-No, dovrebbe frequentare l'ultimo anno, ma sai com'è... la malattia e tutto il resto...i genitori gli hanni fatto saltare l'ultimo anno.- decretò, facendo scomparire il sorriso dal suo volto.
Avril pensò tristemente che, se i suoi genitori gli avevano fatto saltare l'ultimo anno, i medici dovevano essere stati piuttosto chiari riguardo il non-futuro del ragazzo.
-Ho una proposta.-disse dopo un po Michael, mentre la fiumana di gente si riversava nella mensa, lancando occhiatacce verso i duei ragazzi.
-Sono pronta a tutto.-rispose Avril, convinta.
-Facciamo sega.-
Quella proposta le sembrò allettante, per quanto saltare metà del primo giorno di scuola non fosse una buona idea.

-E' un 'idea totalmente sbagliata, che va contro tutti i sani principi di mia madre.-affermò Avril.-Ma io non sono mia madre.-














Spazio Autrice.
Buonasera lettrici! Ecco il terzo capitolo per il terzo giorno consecutivo. Vi starete chiedendo com'è possibile, vero? Beh, fin'ora è tutto molto semplice e non vi nego che non ho molto fare a casa inq ueste vacanze, così quando ne ho l'occasione apro il pc e butto giù due righe. Inoltre questo capitolo si è scritto da solo, oserei dire.
Andiamo a noi: questo capitolo è diviso in due parti. Nella prima parte vediamo il punto di vista di Luke e,come spero avrete capito, anche i genitori di Luke vogliono il meglio per la sua vita, ma lui al contrario di Avril non ha il coraggio di reagire(nel prossimo capitolo approfondirò Luke dal punto di vista di Avril, così vedremo cosa ne pensa la nostra protagonista). 
La seconda parte è narrata dal punto di vista di Avril. Lei ha stretto amicizia con Michael e continua ad aspettare freneticamente un messaggio da parte di Ashton, che però non arriva. Nel prossimo capitolo spiegherò meglio anche questo.
Spero che vi piaccia proprio come i capitoli precedenti e scusate eventuali errori/orrori grammaticali, ma non ho il tempo di rileggere :(
Beh, vi auguro buona Pasqua! Probabilmente posterò lunedì, comunque :)
A presto, baci xx

 

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Capitolo 4
*** you are beautiful ***


Everything and Nothing.


“Non voglio che questo momento finisca, quando tutto diventa niente senza di te.”


 

Capitolo quattro.
Michael la condusse per le vie di Sydney, fin quando non arrivarono dinnanzi ad una modesta casa bianca. Guardò il contenitore delle lettere e lesse “Hood” inciso a lettere cubitali sul ferro. Quando Avril era ormai convinta che avrebbero bussato alla porta, Michael deviò la direzione, andando nel giardino. La portò davanti ad un albero.
-Beh?-chiese Avril, coprendosi con la mano gli occhi per il sole accecante.
-Guarda sù.-l'aiutò Michael, imitandola.
Gli occhi azzurri saettarono lungo l'albero fino ad incontrare una casetta depositata piuttosto in alto. Non era una delle solite case sugli alberi che si trovavano in ogni abitazione in quella via. Era una casetta ben costruita, piuttosto grande e pitturata di bianco. Aveva addirittura un piccolo balcone!
-Ma è fantastica!-esclamò, cominciando a salire la scaletta che li avrebbe condotti sul balconcino.
-Si, l'ha costruita il padre di Michael quando lui era ancora piccolo. Adesso non abita più con lui e sua madre, quandi ti pregherei di non accennare a quanto ti ho detto.-suggerì Michael, affaticato, che le teneva testa.
Quando raggiunsero l'entrata Avril sogghignò e -Già il fiatone, Clifford?-lo schernì. Quello scosse la testa prese una fiaschetta di metallo da una tasca interna della felpa e scosse la testa. Aprì il tappo e un forte odore di alcol riempì l'aria intorno a loro. La portò alla bocca e rimase in quella posizione per qualche minuto.
-Che ore saranno? Le dodici del mattino? E già bevi così tanto. Ci credo che frequenti quel gruppo.-esclamò scandalizzata Avril.
-Fatti i fatti tuoi.-le rispose Michael e la mora se la sarebbe presa se il tono del suo amico non fosse stato del tutto amichevole. Picchiettò alla porta di legno verde e dopo pochi minuti Calum la aprì.
-Ehi Mikey...-si interruppe alla vista di Avril. Lei alzò una mano e lo salutò amichevolmente.
-E' con me. Va bene.-mormorò Michael spintonando il suo amico e facendosi largo all'interno della casetta. All'interno era grande proprio come sembrava da fuori. C'era un'unica grande stanza, molto ampia, con tre sedie e una batteria in un angolo.
-Qui suoniamo con Mikey e Ash. Io suono il basso, Mikey la chitarra e Ash la batteria-le speigò Calum, intercettando i suo sguardo curioso.
Gli occhi di Avril si illuminarono. Così Ashton suonava la batteria? Avrebbe tanto voluto vederlo, con i suoi riccioli spettinati a suonare quel dannato strumento.
-A proposito di Ashton. Sta bene?-chiese Michael, sedendosi su una sedia.
-A quanto pare no. Stamattina lo hanno portato all'ospedale.-Calum scosse la testa, sedendosi a terra.
All'ospedale? Pensò orripilata Avril. E come facevano quei due a stare tanto tranquilli mentre i loro amico era all'ospedale in chissà quali condizioni.
-Ragazzina, non scandalizzarti. Non è nulla di grave, è quasi sempre così.-mormorò infastidito Calum, cacciandosi un ciuffo di capelli dagli occhi.
-Ragazzina io? Quanti anni hai tu per chiamare me così?-sputò fuori acidamente Avril. Il moro non le era stato troppo simpatico fin dal primo momento. Aveva provat compassione per le sue cicatrici, certo, ma quel tipo non le ispirava di certo simpatia.
-Ne ho diciassette, ma sono molto più maturo di te.- attaccò l'altro incitato dal tono di sfida di Avril.
La mora stava per rispondere, se non fosse stato per Michael che-Calmatevi, dannazione. Avril, domani pomeriggio ti riporto qui, ok? Ci sarà anche Ashton, così potrai vedere con i tuoi occhi che sta bene.- disse spazientito.
Michael conosceva Ashton da prima della malattia, erano come fratelli. E per quanto fosse già a conoscenza del futuro del suo amico, non riusciva a non preoccuparsi ogni volta che quest'ultimo si troava all'ospedale. Non poteva neanche andarlo a trovare, facevano entrare solo quelli di famiglia. Ma questo non poteva spiegarlo ad Avril senza piangere a dirotto. Ashton Irwin era tutto per lui, avrebbe voluto salvarlo, ma non poteva.
-D'accordo.-mormorò spazientita Avril.
La mora passò il resto della mattinata a pensare ad Ashton e ad ascoltare qualche canzone suonata da Michael e Calum. Quando arrivarono le diciotto del
pomeriggio, decise che avrebbe finalmente potuto tornare a casa.
-A domani.-salutò i due ragazzi. Michael le sorrise indietro, bevendo ancora un sorso del liquido nelle fiaschetta. Calum non la degnò di uno sguardo.


 

*


 

Quando Avril fu abbastanza lontana dalla casetta, Calum esplose.
-Perchè diavolo l'hai portata qui?-ringhiò con rabbia verso l'amico. Michael non parve essere intimidito da quell'attacco improvviso: un po' perchè conosceva Calum Hood e i suoi attacchi di rabbia, un po' perchè aveva bevuto.
-Calma, Cal. Non da fastidio ad Ashton e lo sai bene.- rispose Mikey, ormai completamente sbronzo.
-Ma l'hai vista in faccia? E' identica a Caitlin.- sbraitò Calum, ma l'amico non rispose.
Avril non gli piaceva, per quanto Ashton la sera prima lo avesse tenuto un'ora al telefono parlandogli di lei, di quanto fosse bella e di quanto si sentisse in colpa a dirgli quelle cose.
Mi fa paura perchè in queste ultime due ore mi ha fatto dimenticare Caitlin. E io non sono sicuro che sia quello che voglio.glia aveva detto Ashton la sera prima, con la voce tremula. Avril Stonem lo aveva reso così vulnerabile in una sola serata, averla così vicino lo avrebbe distrutto.
Proprio come l'aveva distrutto Caitlin un anno e mezzo prima, proprio come lo stava uccidendo la leucemia da due anni.
Per quanto il biondo cercasse in tutti i modi di sembrare forte, Calum sapeva bene che Ashton era un vaso di vetro andato in pezzi e poi riaggiustato migliaia di volte, ogni volta con un coccio in meno. Ed Avril con la sua somiglianza a Caitlin gli avrebbe riaperto ferite che Ashton neanche ricordava di avere. Avril lo avrebbe ucciso più in fretta, Calum ne era sicuro.
-Hood, mantieni la calma.-gli disse poco più tardi Michael, gli occhi ancora annacquati. Calum non riusciva a capire perchè Michael, come ogni altro ubriacone, non rimanesse zitto a ridere come un pazzo. Era come se l'alcol lo accendesse.-Avril gli farà bene. E' diversa da Caitlin. Caitlin, quando l'abbiamo conosciuta, era già morta. Avril è viva.-biascicò Michael e poi chiuse gli occhi.
In effetti, cedette Calum, quando avevano incontrato Caitlin, i due sapevano già che Caitlin sarebbe morta. Puzzava di morte, quella ragazza.
E, per quanto fosse doloroso ammetterlo, Avril Stonem era viva in ogni suo singolo modo d'essere.


*

Quella sera Avril avrebbe voluto scomparire sotto terra. Quando sua madre, al suo ritorno, le aveva detto che quella sera avrebbero avuto alcuni suoi colleghi a cena, non credeva certo di ritrovarsi tutta la famiglia Hemmings al gran completo a casa sua.
Luke le era seduto difronte, gli occhi bassi. Le aveva rivolto un'unica occhiata scioccata al suo arrivo, poi , come intimidito, non le aveva più rivolto la parola.
-Avril-trillò la signora Hemmings. Luke, con i suoi profondi occhi azzurri, gli assomigliava davvero molto.-Luke mi ha detto che siete insieme nell'ora di chimica.-le disse.
-Esatto.-momorò Avril. La donna le ricordava in modo estremamente doloroso sua madre. Avevano gli stessi occhi da dominatrici, gli stessi modi da chi è convinto di avere qualche privilegio rispetto agli altri.
-E cosa vorrai fare dopo?- qulla domanda significava molto più di quanto potesse sembrare. In base alla sua risposta la signora avrebbe deciso se lei andasse bene per suo figlio.
Luke, intanto, continuava a tenere la stesta bassa. Eppure, quella mattina, in classe, Luke non le era sembrato così innocuo. Nei suoi occhi aveva letto la paura e ora capiva che era dovuta al giudizio di sua madre. Il biondo che le sedeva davanti era il ritratto della vecchi Avril Stonem.
-Ancora non ho deciso. Ma mi piacerebbe fare la tatuatrice.-rispose con un sorriso malevolo. Ovviamente non avrebbe voluto fare la tatuatrice, il suo sogno era studiare psicologia, ma proprio moriva dalla voglia di non piacere alla signora Hemmings.
La signora fu piuttosto brava a nascondere il suo shock. La madre di Avril si passò una mano tra i capelli, rassegnata.
-Mio figlio studierà madicina a Yale.-dichiarò fiera di se stessa.
Come se il mestiere di suo figlio implicasse che lui fosse una buona persona!
Avril guardò Luke, sperando che si ribellasse, ma il biondo rimase inerme. Lei allora gli irò un calcio sotto il tavolo, che lo fece mettere in allarme, e-Credo di stare poco bene. Vado fuori a prendere un po' d'aria.-disse la mora, strisciando rumorosamente la sedia a terra.
Quando si sedette sugli scalini di casa sperò con tutto il cuore che Luke avesse colto il segnale e l'avesse seguita fuori. La porta si aprì pochi secondi dopo e Luke
si sedette accanto a lei.

Fu Avril la prima a spezzare quel silenzio:-Tua madre non mi piace.-
Luke scrollò le spalle.-Vuoi davvero fare la tatuatrice?-le chiese.
-Vuoi davvero fare il medico?-chiese retoricamente Avril. I due scoppiarono a ridere.
Quando si furono calmati Luke si portò una mano tra i capelli e-Voglio che il mio futuro sia la mia chitarra.-rispose Luke.
Avril annuì, pensierosa. Luke Hemmings era un bel ragazzo, questo era certo, e avrebbe voluto cercare di renderlo chi era davvero. Così decise che l'avrebbe aiutato.
-Dovresti dirlo a tua madre, Luke.-gli conisgliò.
-Come se fosse facile! Non posso semplicemente dirle che odio tutto quello che lei ha costruito per me.Odio persino tutte quelle persone che mi stanno intorno a scuola!-alzò il tono della voce.
-Non ti sto dicendo che sia facile. Ti sto dicendo che è possibile.- disse Avril.
In seguito il silenzio calò tra di loro. Luke era un caso perso, era troppo spaventato da sua madre per poter fare qualcosa. Suo padre,invece, sembrava troppo preso da se stesso per potersi preoccupare del destino de figlio.
-Perchè mi guardi così?-gli chiese la mora dopo un po', arrossendo sotto lo sguardo del biondo.
Quello scosse la testa, sorridendo.-Perchè sei bella.-
E si sarebbe sentita lusingata da un simile commento fatto da un ragazzo così bello se i suoi pensieri non fossero stati completamente occupati da Ashton Irwin. Perchè sebbene avesse scambiato si e no quattro parole con quest'ultimo, non riusciva a pensare ad un altro che non fosse lui.
Però gli piaceva la compagnia di Luke Hemmings, di questo era certa.
Poco dopo la madre di Luke dichiarò che era ora di tornare a casa. Una volta entrata in casa Avril non restò ad ascoltare le rediche di sua madre, ma si chiuse direttamente nella sua stanza. Si spogliò ed indossò una semplice canottiera, per poi mettersi sotto le coperte. Quando stava per addormentarsi il telefono vibrò sul comodino.
Assonnata lo prese e vide che c'era un messaggio. Lo sguardo le si illuminò quando si accorse il mittente.
Ashton.


 

Buonanotte Avril xx




















































 

 

Spazio autrice.
Buonasera! Come avete trascorso la pasquetta? Io sono andata in montagna con mia madre, i miei zii e i miei cugini piccoli:) Spero sia andata bene anche a voi!
Passando a noi, stasera ho un paio di cose da dirvi riguardo la fan fiction.
Per prima cosa, qualcuno di voi se ne intende di banner? Me ne servirebbe uno per la mia storia ma io non sono in grado. Ovviamente se qualcuno mi aiutasse darei i crediti :)
Ora passiamo alla storia vera e propria. Questo capitolo non è che mi piaccia molto, ma l'ho riletto varie volte e non sapevo proprio cosa cambiare. Le informazioni che volevo darvi ci sono e questo mi basta.
Come avrete visto la nostra Avril non sta simpatica a Calum a causa di una certa Caitlin,mmh. Non vi darò notizie al riguardo, mi dispiace *risata malefica*. Però se tutto va come previsto e i capitoli non saranno molti, avrete notizie a breve.
Poi passiamo al pezzo che meno mi piace di questo capitolo: Luke a cena a casa Stonem. Non vorrei sembrarvi banale con la storia della famiglia del ragazzo che è amica della famiglia di lei, ma data la situazione di Luke questo era già previsto. Volevo che Avril capisse meglio Luke attraverso questa cena e infatti così è stato.
Non vi nego che mi sta mancando il mio amato Ashton. Mi dispiace aver dato così poco spazio ad Irwin, ma per ora è stato meglio così, in modo che voi possiate capire meglio i nostri protagonisti. Nel prossimo capitolo tornerà per mia e per vostra felicità!
Detto questo ho finito c:
baci xx

P.S.:se avete twitter ditemi il vostro nick!:)

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Capitolo 5
*** That thing ***


Everything and Nothing.

 

“Non voglio che questo momento finisca, quando tutto diventa niente senza di te.”


 


 

Capitolo cinque.
Era passata una settimana da quel messaggio, una settimana nella quale non aveva più sentito Ashton. Aveva chiesto a Michael che fine avesse fatto il biondo, ma lui cambiava sempre argomento, accennando al fatto che Ashton continuava a non stare bene. Michael una volta era persino stato a casa di Avril e lei aveva provato a carpire informazioni, anche riguardo al luogo che ospitava Ashton, ma il tinto era più furbo di quanto si potesse credere. Persino nei momenti di ubriachezza.
-A che pensi?-chiese Luke, guardando la mora che si era bloccata con la penna sul foglio. Luke era il benvenuto a casa sua, glielo aveva sempre detto in quella settimana, così quel pomeriggio si era deciso ad acettare l'invito di Avril.

La mora scosse la testa.
-Ad un mio amico. Non lo sento da un po'.-mormorò Avril, sminueando gli immensi dubbi che la tenevano sveglia la notte. Segnò una “x” sullo schema del tris, vincendo per l'ennesima volta.
-Che diamine! Come fai?-esclamò il biondo, gettando la penna a gel rossa sul tavolo.
-Fortuna?-chiese retoricamente Avril.
Imitò il biondo, appoggiandosi allo schienale della sedia. -No, non sei fortunata. Il tuo amico è fortunato.-mormorò Luke, incastrando i suoi occhi in quelli di Avril. Occhi azzurri contro occhi azzurri.
-Perchè?- chiese ridendo.
Quel pomeriggio ci sarebbe stato un nuovo incontro al gruppo di sostegno. Il secondo per essere precisi, ce n'era uno a settimana. Come se in un'ora a settimana si potessero risolvere i problemi di una vita.
Luke sorrise tra sé e sé, sperando di far colpo su Avril e-Perchè è fortunato. E' fortunato se pensi così tanto a lui.-disse. Il pensiero che però la sua amica potesse essere interessata a qualcun altro gli fece stringere lo stomaco.
Avril arrossì, strofinando le mani sui jeans blu. Luke Hemmings la faceva stare bene con i suoi modi di fare, ma quando era con lui era anche incredibilmente nervosa. E senza alcun dubbio avrebbe pensato a lui a come più di un amico se non ci fosse stato Ashton. Lo stesso Ashton che non sentiva da una settimana.
-Spero di essere fortunata anch'io, allora.-rispose e Luke si rattristò. Si era aspettato una risposta diversa ma poi si ricordò di parlare ad Avril Stonem, che poteva smontarti un progetto di anni in meno di un minuto. Trovava sempre la falla del piano.
-Lo sarai di sicuro!-esclamò Luke per togliere la ragazza dall'evidente imbarazzo.-Comunque, oggi è il due di dicembre e il ventitrè ci sarà il ballo di Natale.Si da il caso che il sottoscritto abbia due biglietti.-ammiccò, gettandosi sul letto di Avril.
-Interessante.-commentò Avril sorridendo, già sapendo dove il biondino volesse andare a parare.
-Vorresti venirci con me?-le chiese guardandosi la punta delle scarpe.
Così bello e così timido, pensò Avril.
-Non hai trovato nessun altra ragazza da invitare e adesso lo chiedi a me, vero?-chiese Avril. Lei era lì da una settimana, Luke era bello e popolare:doveva conoscere per forza qualcuna da invitare.
-In effetti no.-scosse la testa. Avril, per quanto se lo aspettasse, ci rimase male.-Nessuna bella quanto te.-finì poi Luke, con stupore da parte della mora.
E siamo a due, pensò ricordandosi che le aveva già detto che era bella.
-Ti odio Luke, mi fai arrossire troppo spesso.-scherzò tirandogli addosso un cuscino.- Ma accetto il tuo invito.-terminò poi, senza pensare ad Ashton.
Il trillo del campanello al piano di sotto tolse i due ragazzi da quell'imbarazzante situazione. Non c'era nessun altro in casa oltre lei e il biondo e, dovendo già uscire per andare all'incontro, i due si lasciarono la porta della camera alle spalle.
Un attimo prima di aprire la porta Avril si ricordò che suo padre le diceva sempre di chiedere chi fosse, che potevano essere anche dei ladri. Ma quando vide Ashton Irwin, si disse che un ladro così l'avrebbe fatto entrare volentieri in casa.
Avril sorrise, restando senza parole. Si trattenne dal non saltargli addosso. Michael stava appoggiato alla sua auto infondo al viale.
-Adesso dovresi dire che sei felice di vedermi.-mormorò sorridendo. Avril non si trattenne e lo abbracciò.
-Come stai?-gli sussurrò all'orecchio.
Ashton, in un primo mento, rimase pietrificato: non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Poi ricambiò l'abbraccio, portando le mani sui fianchi di Avril.
-Uhm, meglio.-sorrise quando la lasciò andare.
-Come hai fatto a sapere che abitavo qui?-
-Mike.-disse Calum, come se Avril avesse già dovuto saperlo.
-Giusto. Uhm, a proposito. Lui è Luke.- disse presentandogli il biondo. Improvvisamente l'aria di felicità era scomparsa.-Lukey, lui è Ash.-li presentò.
Si scambiarono una stretta di mano, la mascelle serrate.
Fu odio a prima vista.

Avril chiuse la porta di casa e ,in un tentativo di smorzare la tensione, chiese:-Che ci fai qui?-
Ashton si passò una mano tra i capelli.-Sono venuto a prenderti così andiamo insieme al gruppo. C'è anche Mike con noi.-disse.
Luke sentì qualcosa al centro dello stomaco. Ashton non gli piaceva. Non gli piaceva il suo modo di guardare Avril; non gli piaceva il modo in cui Avril lo guardava. Era come se quei
due vivessero l'uno dello sguardo dell'altro.

-Ehm, credo di dover tornare a casa.-mormorò imbarazzato Luke, scuotendo un braccio di Avril.
Lei gli sorrise e annuì.-La prossima volta andiamo in centro e facciamo quella cosa.-gli disse. Luke arrossì e se ne andò, lasciando i due ragazzi da soli.
-Facciamo quella cosa?-chiese Ashton ridendo, nascondendo il fastidio che gli provocava Luke.-Non suona tanto bene.-
-Scemo!-esclamò Avril scioccata, ridendo. Gli tirò un pugno scherzoso sul braccio mentre raggiungevano Mike.-E' un segreto, poi vedrete. Ciao Mikey.-
-Ehi, Stonem.-la salutò il tinto. Adesso aveva cambiato colore di capelli: erano bianchi con un ciuffo blu sulla fronte.-Chi era quello?-chiese entrando in macchina.
Ashton lo imitò sedendosi dietro accanto ad Avril.
-Un amico. Luke Hemmings.- rispose, poggiando la testa sul vetro della macchina.
-Mmh, lo conosco. Frequenta l'ora di musica con me. E' bravo.- mormorò, guardando i due piccioncini nei sedili posteriori: Ashton guardava Avril, sperando che lei si accorgesse di lui.-Perchè non sei qui avanti, Ash?-chiese provocatorio Michael.
-Non volevo lasciare sola Avril.-
-E a me chi ci pensa?-
Ashton rise di gusto:-Cristo Santo, Mikey, ci vediamo sette giorni su sette.-
Il tinto scosse la testa e tornò a dare tutta la sua attenzione alla strada.
-Ehi Avril.-disse a voce bassa Ashton. Avril si voltò a guardarlo.-Che ne dici se stasera dopo il gruppo, mmh, ci facessimo un giro? Ti offro da mangiare!-esclamò poi come per convincerla.
Ma Avril avrebbe risposto di si in ogni caso.
Non avrebbe mai potuto resister al suo sorriso. Ashton Irwin era la cosa più bella che avesse mai visto.
-Patatine fritte?-chiese però ridendo, per farsi desiderare.
Il biondo si portò una mano sul cuore.
-E coca-cola.-annuì Ashton.


 

*


 

L'incontro era andato piuttosto bene. Grammit aveva dato un compito ai ragazzi: Creerete dei gruppi di massimo sei persone e vi aiuterete. Alla fine del mese, il 22 Dicembre, voglio sapere i risultati. I veri risultati. aveva detto poco prima che tutti uscissero dall'appartamento. Ovviamente Avril sarebbe stata nel gruppo di Calum, Ahston e Michael.
Ma come si può aiutare un ragazzo con la leucemia? Si era chiesta immediatamente.
Risposta: non si può.
Lo avrebbero semplicemente reso felice in qui pochi mesi che gli restavano.
Con Calum le cose procedevano immutate: lui la odiava, lei lo odiava. Non c'erano vie di mezzo, non c'erano punti in comune tra i due. E ad Avril andava bene così, lo avrebbe frequentato semplicemente perchè era amico di Ashton e Michael.
Quando uscirono dal palazzo, Avril ed Ashton salutarono Michael e Calum, per poi prendere la strada opposta alla loro. Ashton le aveva assicurato che l'avrebbe portata in un posto vicino casa sua.
Questo posto si rivelò essere un bar a 10 m dalla sua abitazione.
-Li tinge sempre da quando lo conosco! Non so quale sia il suo vero colore-esclamò Ashton sedendosi, terminando il discorso sul colore dei capelli di Michael, che li aveva tenuti impegnati fino ad allora.
Ordinarono quello che Ashton le aveva promesso:patatine e coca-cola.
-Mi dici cosa ti è successo?-chiese nervosa Avril. Era la prima volta che parlava di un argomento tanto serio con il diretto interessato e non sapeva quali parole usare. Non sapeva quali parole fossero giuste.
-Sono svenuto qualche volta e ho perso molto sangue. Il dottore mia ha proposto di nuovo un trapianto del midollo, ma io non ho accettato.- disse con semplicità. Sembrava stesse parlando del tempo, non della sua dannata vita.
In quella lunga settimana Avril aveva cercato notizie riguardo la leucemia e aveva letto che il trapianto del midollo osseo poteva aiutare, se il malato non lo rigettava. Ma provare a salvarsi era sempre meglio del restare immobili ad aspettare la morte, giusto?
-Perchè?-esclamò.
-Non voglio far spendere soldi ai miei per un intervento che potrebbe anche risultare inutile. Ho un fratello più piccolo, gli serviranno soldi per l'università.- sentenziò, questa volta scuro negli occhi.
Si preoccupava per il futuro di suo fratello più di quanto si preoccupasse per la sua vita. Era come se avesse accettato il suo tumore, come se avesse smesso di combattere.
Ma non voleva che la serata prendesse questa piega, Ashton doveva già pensare istante per istante alla leucemia, non voleva che lo facesse anche con lei.
Ed evidentemente non lo voleva neanche lui perchè-Così, quel Luke, dove lo hai conosciuto?-chiese poco dopo che il cameriere portasse le ordinazioni al tavolo.
Avril addentò una patatina:-A scuola. E' con me nelle ora di chimica.-borbottò.-Perchè ti interessa?-
-Devo sapere qual'è il mio avversario.-disse tranquillamente sorseggiando la coca-cola.
Avril si affogò.-Avversario?-spalancò gli occhi.
-Gli piaci.-annuì come se avesse appena detto una verità sacra.
Avril cominciò a collegare i pezzi: se lei piaceva a Luke, e ne era certa, e Ashton diceva di essere suo avversario, questo non poteva voler dire altro se non che...se non che anche lei piaceva ad Ashton!
Ma non era possibile, ai ragazzi come lui non piacevano quelle come lei.
Ashton rise, come se avesse capito i ragionamenti di Avril.
In preda al panico Avril annuì e-Si, credo di si, mi ha invitata anche al ballo di natal-si bloccò quando si rese conto di aver detto fin troppo. Quando era nervosa parlava a sproposito.
Ma adesso cosa avrebbe pensato Ashton? Che lo prendeva in giro uscendo con lui per poi vedersi con Luke?
-Ehi, ehi. Tranquilla.-gli disse Ashton, cogliendo l'occasione per posare una mano sulla sua.-Non mi devi spiegazioni.-
-Si che te ne devo, ora sono qui con te, capisci?-disse di nuovo nervosa.-Non voglio che tu pensi che a me piaccia Luke. Non sarei qui con te, altrimenti.-terminò, spiegando a parole chiare quello che nella sua testa sembrava un disastro di emozioni.
Ashton sorrise. Quel ragazzo sembrava che sorridesse sempre,ma, che diamine, ci sapeva dannatamente fare.
-Questo implica che io piaccio a te?-chiese maliziosamente ridendo.
Avril arrossì violentemente, ancora più incasinata di poco prima.-Calma, volevo solo vedere come reagivi.-mormorò il biondo, lasciando la paga sul tavolo.
Avril si calmò e sfilò un pacchetto di sigarette dal giubbotto di pelle, seguendo Ashton fuori dal locale.-Come ho reagito?-chiese inspirando.
-Nel modo giusto.- sorrise Ashton.
Il freddo fuori faceva congelare. I due si diressero verso una panchina.
-Fammi fare un tiro.-disse Ashton sedendosi vicino ad Avril. Quest'ultima lo guardò scioccata, cercando di capire le sue intenzioni.
-Tu odi fumare.-disse espirando.-E'irrispettoso.-lo imitò.
-Io non parlo così.-rise il biondo.-E sarebbe irrispettoso nei confronti dei tuoi sani e forti polmoni. I miei tra poco non serviranno più.- disse, rubandogli la sigaretta di mano.
Avril si lamentò, ma rimase immobile, intimorita dalla vicinanza di Ashton.
Quest'ultimo fece un tiro e subito dopo tossì così tanto che sembrava stesse vomitando l'anima.-Ecco perchè le odio.-mormorò subito dopo, gettandola a terra e schiacciandola.
-Ehi, ma era mia.-gli tirò un pugno scherzoso sul braccio.
-Hai detto bene. Era.- disse.
Cinse Avril con un braccio, poggiandolo sullo schienale della panchina. Avril appoggiò la testa nell'incavo del suo collo e sospirò.
Dopo qualche momento di silenzio disse:-Credo che Calum mi odi.-
Ashton annuì. Ne aveva già parlato, lui, col moro. Gli aveva detto di non preoccuparsi, che Avril lo faceva stare bene, anche se lo intimoriva.

-Gli ricordi una persona che amava e che non ha potuto salvare.-







































Spazio Autrice.
Buonasera lettrici!
Eccomi con il quinto capitolo. Finalmente Ashton è ri-apparso c: 
questo capitolo mi piace particolarmente, anche perchè grazie al finale posso introdurre il prossimo capitolo.
Parto col dirvi che, se non sbaglio(non ho mai studiato la geografia ahah) a Natale in Australia siamo nel pieno dell'estate. Beh se dovesse essere davvero così, vi voglio dire che nella storia Natale è in inverno perchè mi serviva che fosse così :) non posso anticiparvi nulla riguardo al ballo anche perchè lo sto ancora progettando lol
Passiamo al compito che ha dato Grammit ai ragazzi: dovranno incontrarsi ed aiutarsi. Questo passo sarà anche molto importante perchè capiremo l'alcolismo di Michael e capiremo meglio i sentimenti di Avril, riguardo la sua tragedia personale.
Ringrazio tutte voi che avete recensito e messo la mia storia tra le preferite/ricordate/seguite c: inoltre vorrei dirvi che solitamente rispondo alle recensioni quando posto i capitoli successivi c:
Detto questo, stasera ho troppo sonno e non so cos'altro dirvi ahah vi lascio, dai, baci xx

 

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Capitolo 6
*** piercied ***


Everything and Nothing.


“Non voglio che questo momento finisca, quando tutto diventa niente senza di te.”


 

Capitolo sei.
Caitlin aveva folti capelli corti e grandi occhi azzurro ghiaccio che non si erano arresi, neanche ora che stava morendo.
Calum era innamorato di Caitlin. Ma lei, com'era ovvio, aveva scelto Ashton.
Era tremendamente, dolorosamente, innamorato di Caitlin, talmente sopraffatto da quel sentimento che avrebbe potuto amare per due. Ma la mora aveva occhi soltanto per il biondo, che sembrava fare altrettanto.
Calum doveva concederglielo, però: Ashton e Caitlin condividevano un dolore che lui non avrebbe neanche potuto lontanamente immaginare.
Tirò un pugno sul muro della sua casetta, quella che gli aveva costruito suo padre tanto tempo prima, prima che scomparisse dalla sua vita.
Suo padre. Non lo considerava tale da quando aveva abbandonato lui e sua madre, o almeno cercava di fare così. Quale razza di uomo poteva lasciare suo figlio e sua moglie completamente soli senza lasciare nessuna traccia? Non glielo avrebbe mai perdonato.
Il suo abbandono gli aveva rovinato la vita:lui era il suo punto di riferimento e poi, da un giorno all'altro, era scomparso facendogli credere che ogni persona che amava sarebbe scomparsa.
E così era avvenuto con sua madre, che lo aveva abbandonato a se stesso, per potersi comprare la droga.
E così, da li a poco, sarebbe successo con Caitlin.


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Luke le strinse la mano talmente forte da farle male.
-Abbiamo finito.- sorrise l'uomo, allontanandosi dal volto arrossato di Luke. Questo era il primo piercing che faceva e non aveva previsto che gli avrebbe potuto causare
tanto dolore.
-Esagerato!-lo pree in giro Avril, tirandogli un pugno scherzoso sul braccio non appena il biondo si rimise in piedi. Si portó una mano al labbro inferiore e ,dannazione, faceva male come se gli avessere impresso un marchio a fuoco proprio li, ai confini delle labbra.
Si avvicinó allo specchio attaccato al muro che stava dall'altra parte della stanza e sorrise al suo riflesso. Le labbra arrossate con l'anello gli sorrisero di rimando. Tutto quel dolore, alla fine, gli era pur servito a qualcosa.
Lui voleve seguire la propria strada, non quella che sua madre voleva per lui e, sebbene sapesse che al ritorno a casa sua madre gli avrebbe fatto la ramanzina per almeno due settimane, era dannatamente felice.
Felice per aver fatto per la prima volta nella sua vita qualcosa che desiderasse fare con tutto il cuore.
Felice di averlo fatto con la ragazza che gli piaceva.
Felice.
-Sei dannatamente sexy-rise Avril spuntando nello spicchio d'angolo del vetro alla destra del biondo.
Luke sorrise, mordendosi leggermente il labbro inferiore e pregando mentalmente che la sua amica fosse stata seria.
Luke pagó e insieme uscirono dal negozio di tatuaggi e piercing. Avril continuava a guardarlo sorridendo e scuotendo la testa.
-Sono tanto brutto?-scherzó Luke, passandosi una mano tra i capelli. La mora abbassó la sguardo e, arrossita, scosse la testa.
Luke si congratuló con se stesso per averla fatta arrossire per l'ennesima volta. Avril era tutto ció che il biondo aveva sempre desiderato: non lo giudicava, non gli dicevacosa era giusto e cosa era sbagliato fare, non lo guardava con quell'aria di superioritá ce gli aveva sempre riservato sua madre. Avril lo appoggiava, lo rendeva libero di essere se stesso. Lo faceva sentire libero, come se tutto con lei fosse possibile.
Ma, come era sempre successo nella sua vita, quello che voleva realmente non gli era mai appartenuto. Li aveva visti, lui, gli sguardi che si lanciavano Ashton ed Avril e invidiava terribilmente il riccio.
-Vuoi un frullato?-chiese speranzoso il biondo. Avril guardó l'orologio e, con suo grande dispiacere, scosse la testa in senso negativo.
-Devo incontrarmi con Ashton, Mike e Calum...-disse, cogliendo subito lo sguardo triste negli occhi di Luke.
Lei avrebbe tanto voluto accettare, sarebbe voluta stare con Luke, magari...si, magari l'avrebbe anche baciato, avrebbe potuto corrispondere i suoi sentimenti, perché sapeva di sentire qualcosa verso Luke Hemmings, che la faceva sorridere anche quando parlava di cose assolutamente normali.
Ma sapeva anche che il desiderio di Ashton era piú forte di qualsiasi altra cosa al mondo. Per lui avrebbe dato la vita. Ashton, sebbene fosse destinato a morire, era l'unico punto fisso nella vita di Avril e avrebbe voluto stare con lui fin quando la morte non glielo avrebbe portato via.
Luke fece per dire qualcosa ma Avril fu piú veloce, non voleva che stesse male e voleva con la stessa intensita chiarire le cose tra di loro.-Dio... Luke, vorrei tremendamente restare qui con te, ma non posso. Ricordi Ashton, no? Lui...lui ha bisogno di me. Ha un tumore, capisci?Non posso e non voglio lasciarlo solo.- disse trattenendo a stento le lacrime.
Luke le fu immediatamente vicino e la strinse a se, incapace di vederla in quello stato.
Quindi Ashton era malato, e lui era un totale idiota. Si sentí tremendamente egoista ad averlo invidiato.
-Ehi, tranquilla. Capisco se vuoi andare da lui, davvero. Non devi sentirti in colpa.-le disse, asciugandole coi pollici le lacrime che le scorrevano sulle guance.
Avril sorrise tra le lacrime.-In giro dovrebbero esserci piú ragazzi come te, Luke Hemmings.-mormoró prima di lasciargli un fugace bacio a stampo sulle labbra.
Poi corse in direzione opposta, verso la casa di Calum.


 

*


-Finalmente sei qui!-esordí Michael che gli aveva aperto la porta della piccola casetta sull'albero. Quando le vide gli occchi arrossati si fece cupo in volto e-Che é
successo?
-chiese immediatamente preoccupato.
Avril stava per rispondere ma qualcuno spinse Mike all'estremitá della porta:Ashton. Era cosí bello con la sua bandana nerae gli occhi verdi talmente pieni di vita. In quell'esatto istante si odió come mai prima: come aveva potuto baciare Luke? Lei amava Ashton, ne era assolutamente certa. Ma ultimamente alcune cose erano
cambiate.
-Che succede?-disse anche lui quando si accorse che Avril stava ancora piangendo.
-Io...non ho niente ragazzi, sul serio.-disse facendo comparire quella Avril che era la sua corazza, quella sempre acida con tutti. Ma la voce tremolante la rese
tremendamente fragile agli occhi dei due ragazzi.
Ashton non provó ad abbracciarla, sapeva che in quelle condizioni non avrebbe mai ricambiato. La fece entrare silenziosamente e intimó a Michael di lasciar perdere.
-E tu?-chiese a Mike in un tentativo di calmare le cose-Che ci fai alle quattro del pomeriggio ancora sobrio?-
Michael sorrise, e -Mi tengo in forma per le grandi occasioni.-rispose
Calum, dal canto suo, era rimasto seduto al suo posto, son la chitarra poggiata sulle gambe.-Abbiamo finito di compatirla?-sputó acido.-Questi inconti tra di noi non sono nemmeno cominciati e giá li odio.-
Col solito broncio si andó a sedere accanto ad Ashton, sul pavimento. A seguirli furono Mike ed Avril, che gli si sedettero di fronte.
-Hai ragione.-inizió a dire Avril.-Credo si giunto il momento di mettere fine a questa compassione. Conosco la storia di Ash, idem per quella di Michael. Ma la tua no, Hood. Avanti.-gli disse con tono intimidatorio.
Ovviamente Calum non fu colpito da quel tentativo di ferirlo.
-Come avrai giá notato, mia cara piccola orfanella, sono autolesionista.-disse con tono da sbruffone, alzandosi la manica destra della maglietta e mostrandole l'avambraccio martoriato.-Come te non ho il padre, ma il mio se ne é andato, non come il tuo che si é suicidato perché...-stava per continuare, ma Michael lo fermó.
-Cristo Calum, non serve a niente sfogare sugli altri il tuo dolore, okay?Finisci il tuo schifosissimo racconto cosí la faremo finita.-terminó alzando le sopracciglia. Michael
era forse il migliore amico di Calum, forse l'unicpo che avesse mai avuto e, quel tono, fu per il moro come uno schiaffo in faccia. Adesso anche lui stava dalla parte di
Avril?
Dio, quanto la odiava.
Digrignó i denti e continuó a raccontare:-Beh, questa maledetta casetta é l'ultimo ricordo che ho di lui.-terminó.
Un silenzio tombale cadde all'interno delle quattro pareti.
-Perché?-sbottó Avril.-Perché si é suicidato? Davvero, dimmelo, perché io non lo so.-mormoró affranta Avril, con tutta la sinceritá che aveva in corpo. Davvero non riusciva
ancora a capire il motivo per il quale suo padre si fosse suicidato.
Quel tono lasció persino Calum senza parole. Forse quella ragazza che aveva perso il padre, proprio come lui, soffriva davvero e non voleva soltanto attirare l'attenzione, come aveva pensato il moro fin dalla prima volta che l'aveva vista. Fingendosi indignato si alzó e lasció la casetta sull'albero.
Ma la veritá era che lui era tremendamente spaventato da una ragazza che, forse, aveva tante-troppe-cose in comune con lui.



















Spazio autrice.
SAAAAAALVE!
Dopo tanto ci vediamo ma ho avuto diversi impegni ahah
mi dispiace per la lunga attesa, ma spero che questo capitolo si abbastanza lungo...non so piú se mandare avanti la mia storia, non so in quanti continuerebbero a leggerla, ma vedró le recensioni che lascerete(se le lascerete) e decideró cosa fare, anche se mi ero molto affezionata a questa storia.
Comunque adesso sono di corsa e non altro tempo per raccontarvi alcune cose, ma prometto che nel prossimo capitolo lo faró:)
Vi lascio, alla prossima, un bacio x

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Capitolo 7
*** burned ***


Spazio Autrice.
Saalve, ho pubblicato il primo possibile.
Come potete vedere ho deciso di continuare questa storia, almeno per le poche di voi che continuano a leggerla. Grazie mille, davvero, mi date la forza di andare avantie di non lasciare i mei personaggi. Se volete seguirmi su twitter(ovviamente ricambio tutti) per sapere quando aggiorno, sono @irwinsgreeneyes .
Ora passo a prlarvi della storia in sé. Questo capitolo non so come l'ho scritto, non mi convince molto, ma a riscriverlo non ce l'avrei mai fatta, cosí ve lo posto come l'ho fatto. Scusate se ci sono molti errori ma ho la tastiera nuova e mi devo abituare ahah
Comunque parliamo del mio adorato Calum. Credetemi quando vi dico che io amo da morire il suo personaggio, lo adoro. É il solito scontroso, divenuto tale perché la vita l'ha costretto ad esserlo.
Michael si sente in colpa perché Calum e riuscito ad appiccare il fuoco anche grazie ad i suoi alcolici, quindi si deciderá una buona volta ad abbandonare la bottiglia?...
Luke non l'ho praticamente nominato in questo capitolo, ma spero che abbiate capito ció che Avril prova nei suoi confronti.
E poi, beh, i miei adorati Ashtrill(?). AAAAAHHH.
Si sono baciati lalalalaaa sono felicissima, aspettavo questo capitolo da quando ho iniziato a scrivere questa ff ahah
Comunque nonostante si siano baciati, vi ricordo che questo capitolo é ambientato il giorno 21 novemebre e,il 23 novembre, ci sará il ballo per i miei ADORATI Avruke. Cosa faró succedere?eheheheh
Comunque vorrei dirvi che manco 3-4 capitoli per finire questa storia e mi viene da piangere.
Adesso vi lascio senza dilungarmi ancora, lasciandovi il link della mia nuova ff Bloodstream (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2743476&i=1) che spero vi piaccia quanto piace a me c:


ps:scusate se non ho risposto alle vostre recensioni ma al momento ho internet lento, vi risponderó quando aggiusteró questo problema <3


 


 


 

Everything and Nothing.


 

“Non voglio che questo momento finisca, quando tutto diventa niente senza di te.”

 

 

Era il ventuno dicembre quando il gelo invernale costrinse Ashton a stringersi di piú nel suo cappotto, nonostante le mani continuassero a sudargli come mai prima. Parcheggió la sua auto davanti casa di Avril con il cuore che gli martellava nel petto. La mora l'aveva invitato a casa sua le settimana prima, dopo l'incontro burrascoso avvenuto sulla casetta sull'albero di Calum.
Calum, Calum, Calum... , si ritrovó a pensare il riccio, rimanendo seduto dentro la sua auto, gli occhi fissi su qualcosa di indefinito fuori dal parabrezza. Calum non era mai stato felice. Il riccio se lo ricordava sempre con quel mezzo broncio stampato sul viso e ,quelle rare volte in cui sorrideva, la tristezza non abbandonava mai il suo sguardo. E, per quanto Ashton si odiasse al riguardo, dovette ammettere a se stesso che l'unica volta in cui l'aveva visto sorridere veramente era stato a causa di Caitlin. La stessa Caitlin che amava Ahston.

Il riccio sbatté un pugno sul volante, imprecando. Avrebbe dovuto dire di no a Caitlin, gliel'avrebbe dovuta lasciare. On se lo sarebbe mai perdonato. Lui neanche l'amava, non sapeva bene cosa provava nei confronti di Caitlin, sapeva soltanto che avrebbe preferito morire al suo posto, piuttosto che continuare a vivere a metá, con quella malattia che lo divorava da dentro.
Scese dalla macchina sotto la pioggia e corse verso la porta, rischiando di scivolare piú di una volta. Suonó rapidamente alla porta, sapendo che ad aprirgli sarebbe stata Avril.
La ragazza lo aveva avvertito che sarebbero stati soli e, involontariamente, Ashton si era fatto prendere da quaest'appuntamento, pensando a tutto quello che sarebbe potuto accadere. Eppure sapeva con la stessa intensitá che quello che provava per Avril andava molto oltre l'attrazione fisica. Avrebbe potuto affermare di essere...
-Ashton! Entra dentro o ti prenderá la polmonite!- la voce squillante di Avril lo risveglió dai suoi pensieri. Si lasció trascinare dentro la casa dalla mano della ragazza, che lo aveva stretto dal polso.
-Un po di pioggia che vuoi che sia?-scherzó il riccio scuotendo la testa.
Avril quella sera sembrava piu bella che mai. A pensarci bene, peró, pensava la stessa cosa ogni volta che la vedeva. Quella sera indossava dei leggins e un maglioncino azzurro fatto a mano, che gli faceva risaltare gli occhi. Avrebbe voluto prenderla la, in quel salotto da ricconi, stringerla a se e baciarla come se fosse la cura per il suo
cancro. Sebbene quelle voglie fossero irrefrenabili, il riccio si limitó ad abbracciarla.


*

-Ti puzza l'alito di sigaretta.- decretó Ashton, seduto sul letto di Avril, qualche minuto dopo.
La madre della ragazza mancava da due giorni e sarebbe tornata soltanto il giorno dopo. Cosí aveva deciso di invitare a casa il riccio, per passare un po di tempo da sola con lui.
Ma hai baciato Luke, le ricordó fastidiosamente una vocina nella sua testa, che lei scacció immediatamente.
Luke, dopo quel bacio, l'aveva incontrato soltanto a scuola e aveva fatto di tutto per evitare di parlargli. Non voleva parlare di quel bacio, voleva semplicemente far finta che non fosse mai esistito, sebbene il solo pensiero le faceva accellerare il battito cardiaco.
E c'era riuscita ad evitarlo, almeno fino a quel pomeriggio, quando il suo iphone le aveva vibrato nella tasca posteriore dei pantaloni, segno che qualcuno le aveva mandato
un messaggio. Lo sbloccó e lesse il mittente: Luke.


 

Possiamo far finta che non sia mai successo, d'accordo? Mi manchi, mi manca passare del tempo con te, anche se so che sei innamorata di Ashton Irwin. L'invito per il ballo é sempre valido e spero tanto che tu ci voglia ancora venire.


Lesse il messaggio con il cuore che le galoppava nel petto e, subito dopo, si accasció contro la parete del corridoio di casa sua: aveva incasinato le cose, lei che amava l'ordine. Si riprese poco dopo e scrisse un messaggio al biondo.

 

Anche tu mi manchi, Lukey. Certo che voglio venire. Xx


Subito dopo aveva spento il cellulare, in colpa verso Luke, in colpa verso Ashton. Si sarebbe dovuta decidere al piú presto, sapeva benissimo di non poter avere entrambi.
-Sai che non ho mai seriamente valutato di smettere, vero?- chiese ridendo ad Ashton, e poi si sedette accanto a lui. Il riccio non perse occasione per stringerle la mano.
-Perché vuoi morire giovane come il sottoscritto?-sbruffó lui, guardandola sorridente.
Avril si alzó di scatto, liberandosi dalla presa del riccio, terribilmente confusa e ferita. Come poteva Ashton parlare a quel modo della sua malattia? Lei non era riuscita ad accettarla, ancora. Non rusciva aparlarne senza scoppiare in lacrime.
-Come fai?-gli chiese con la voce tremula e gli occhi umidi.-Non voglio sapere che morirai, d'accordo? Non lo sopporto. Voglio stare assieme a te vivendo ogni istante come fosse un'eternitá. Senza sapere che anche tu un giorno te ne andrai. Dio, se ne vanno tutti.- disse, ormai piangendo, ricordando il padre.
Non voleva vivere se questo doveva dire perdere tutti.
Ashton, tranquillamente, si alzó e l'abbracció da dietro, portandole le mani sulla vita, poggiandole la bocca sull'orecchio e -Devi accettarlo, Avril. Io moriró. Ma l'importante é quello che staimo vivendo ora, giusto? Questi sono i miei ultimi mesi, ne sono consapevole. E l'ho accettato. Viverli con te, peró, mi fa stare meglio.-
terminó, facendola poi voltare verso di lui, fronte contro fronte.

Le asciugó le lacrime con le dita, accarezzandole dolcemente le guancie. Avril annuí lentamente, facendo fiorare i loro nasi.
-Adesso vuoi fare un affare?-continuó Ashton con la voce calma e soave di chi sta parlando ad un bambino. Avril si ritrovó ad annuire nuovamente, questa volta con un piccolo sorriso.- Se la smetti di fumare, faró qualsiasi cosa tu voglia.-le riveló, ridacchiando.
-Qualsiasi cosa?-chiese Avril, ridendo a sua volta. Era questo che lei amava di Ashton: la faceva tornare a ridere, anche quando di motivi per ridere non ce ne erano affatto.
-Qualsiasi cosa.-dichiaró Ashton, liberando una mano dall'abbraccio nel quale stringeva Avril per portarsi una mano sul petto.
La mora ci pensó su, avrebbe potuto fargli fare tantissime cose, ma soltanto una parola le ronzava nelle orecchie, piú forte di qualsiasi altra cosa.-Baciami.- gli disse per la prima volta sicura di sé.
Il riccio spalancó un po gli occhi, ma subito dopo sorrise, portandole una mano sulla guancia e avvicinandola come mai prima a se
Piegó la testa, giá vicina a quella di Avril, in modo da far combaciare le loro labbra. E finalmente la bació, dopo tutti quei momenti che aveva sprecato a pensare a come e quando l'avrebbe baciata, il momento era arrivato.
Le aprí di poco le labbra con la propria lingua, chiedendolo l'accesso che lei gli diede subito.
Poco dopo si staccarono e poggiarono le fronti una contro l'altra, proprio come era successo poco prima.
-Credo di essermi innamorato di te.-le sussurró Ashton, pigiando nuovamente le sue labbra su quelle di lei, che sorrisero in risposta.
Avril avrebbe voluto dirgli che aveva baciato Luke e che, adesso, dopo aver baciato lui, se ne era tremendamente pentita. Che li bacio con Luke era stato semplice, a stampo, che non aveva significato niente. Ma qualcosa dentro di lei la bloccó.
-Sei la cosa piú bella che mi sia mai capitata.-gli disse invece, abbracciandolo.
Cosí aveva lasciato la questione “bacio con Luke” nel ripostiglio, decidendo che Ashton non l'avrebbe mai scoperto. Che non aveva significato nulla.
La suoneria del cellulare di Ashton squilló imporvvisamente, squarciando il silenzio che regnava all'interno della casa.
-Dannazione...-imprecó, liberandosi dalla stretta di Avril e prendendo il cellulare dalla tasca.-Michael.-mimó alla ragazza, prima di rispondere.
Fece per rispondere, ma evidentemente Michael non gliene diede modo. La sua espressione si trasformó in preoccupazione e il volto arrossato divenne ceruleo.
Chiuse il telefono, osservando Avril-ormai spaventata- dritto negli occhi.
-C'é un incendio a casa di Calum e... pare che a provocarlo sia stato lui.- mormoró, senza fiato, in fine.

 


 



Circa mezz'ora dopo arrivarono davanti il giardino di casa Hood. Ashton si scaraventó fuori dalla macchina, senza aspettare Avril che, in ogni caso, lo seguí velocemente. La puzza di bruciato le riempí le narici non appena si ritrovó all'aria aperta.
Calum era seduto sui gradini della casa, lo sguardo vuoto come mai lo era stato prima.
Michael fece piú in fretta di loro e li raggiunse a metá strada, bloccandoli. Gli occhi azzurri che spiccavano nel nero della notte.
C'era qualcosa di strano , peró, in quello scenario. Se la casa era intatta, da dove proveniva quella maledetta puzza?
-Che cazzo é successo?- disse Ashton con una voce che Avril non gli aveva mai sentito usare. Preoccupazione.-La casa e intatta, che diavolo é successo?- ripeté una seconda volta, piu calmo.
-I pompieri se ne sono appena andati. Io...-inizío a piangere. Era la prima volta che Avril vedeva un ragazzo piangere e le sembró dannatamente strano. Quasi fosse impossibile.-Io mi sono ubriacato qualche ora fa e credo di aver lasciato...si, ho lasciato qualche bottiglia di vodka sul pavimento. E...Dio mio-Michael farfugliava, passandosi le mani tra i capelli rosa.-Sarei dovuto essere sobrio, Calum stava malissimo...-
Ashton gli portó le mani sulle spalle, scuotendolo.
-Che diavolo é successo?-ripeté nuovamente il riccio, scandendo le sillabe, nel tentativo di svegliare il suo amico.
Michael, con la faccia bagnata dalle lacrime, rivolse la testa verso la casetta sull'albero.
Ashton cadde in ginocchio alla vista di ció che rimaneva della casetta e dell'albero. Aveva bruciato la sua capanna sull'albero, l'ultimo ricordo che aveva di suo padre.
Avril si voltó verso Calum, ancora seduto sui gradini di casa sua e,nonostante il buio, giuró di poter vedere una lacrima scorrergli lungo il viso. Anche lui provava qualcosa,
dopotutto.

La ragazza lo raggiunse, sedendosi accanto a lui.
-Che vuoi?-chiese scorbutico, coma al suo solito.
-Hai fatto bene.-
-Cosa?-chiese Calum che, evidentemente, si aspettava un giudizio.
-Hai fatto bene. Hai fatto quello che ti sentivi di fare. Stavi male, volevi distruggere qualcosa. E l'hai fatto.-gli disse, con gli occhi ancora fissi sui resti bruciati della casetta,
talmente anneriti da confondersi col cielo nero.-Vedo un miglioramento, sai.-

Calum ridacchió, posando anche lui lo sguardo su ció che aveva fatto.-Sarebbe a dire?-
-Non hai distrutto te stesso.- e gli posó una mano sul braccio, proprio sopra tutte le altre cicatrici.

 

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