Smile, love is in front of you.

di _Marlee_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mark Sloan al femminile. ***
Capitolo 2: *** Codice nero. ***
Capitolo 3: *** Sutura perfetta. ***
Capitolo 4: *** Beach and Tequila. ***
Capitolo 5: *** Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio ***
Capitolo 6: *** La notte piu brutta. ***
Capitolo 7: *** L'importante è tornare ***
Capitolo 8: *** Te lo prometto. ***
Capitolo 9: *** Dove scappo se il mio cuore ce l'hai tu? ***
Capitolo 10: *** Le giuste leve. ***



Capitolo 1
*** Mark Sloan al femminile. ***


La mia vita è perfetta. Ma lo ammetto, io ho un concetto diverso di perfezione rispetto a tutto il resto del mondo, ho un lavoro fantastico, ogni sera torno tardi, esco con gli amici che poi sono i miei colleghi, mi diverto con loro dentro all'ospedale e anche fuori. Ormai da un anno sono diventata la strutturata di ortopedia, è sempre stato il mio sogno. Non amo le relazioni, anzi sono quasi allergica, appena qualcuno si appiccica piu del dovuto mi irrita e lo allontano da me. Ma come dicono tutti, GLI OPPOSTI SI ATTRAGGONO. Ecco perche anche questa sera come tutte quelle precedenti passo a prendere la mia ragione di vita, la mia compagna di avventure fin da quando eravamo entrambe specializzande “Scendi che le birre da Joe ci aspettano” Io e lei eravamo molto diverse, io ero molto piu espansiva, piu classica, per via del mio lavoro molti mi considerano quasi un uomo, poi spesso sono goffa, diciamo che lo charme non fa parte di me, invece lei era elegante e incredibilmente chic, io tante volte mi sono persa nella sua cabina armadio, mentre io non ce l'ho neanche una cabina armadio. Ha scarpe di tutti i generi, centinaia di vestiti e chissa quante borse. Lei non può uscire di casa se prima non è tutto in ordine, mentre io vivo in un appartamento con una coinquilina super disordinata e io mi sono lasciata contagiare. Non credevo al senso letterale della frase GLI OPPOSTI SI ATTRAGGONO prima di conoscerla. Lei viene da una famiglia importante del sud degli Stati Uniti poi si è trasferita con suo fratello in California e poi per la sua carriera è dovuta trasferirsi qui a Seattle. Io vengo da una famigliola della periferia di Phoneix, tutt'altro che ricca, anzi per pagarmi gli studi ho dovuto lavorare giorno e notte. Nonostante lei sia ricca non le piace darlo a vedere, perche dice che il suo cognome e il suo conto in banca le hanno aperto troppe strade che avrebbe preferito aprirsi da sola. Eccola che scende da quei tre gradini all'entrata della sua villa “Qual'era il problema questa volta? Non trovavi il piega ciglia?” chiesi io senza guardarla e mettendomi a guidare “Peggio, non riuscivo a trovare questo” disse mostrandomi un brillantino e solo poi notai che indossava un solo orecchino “Arizona, stiamo andando da Joe, non ad un galà di beneficenza” dissi io “Bhe questo lo immaginavo, guarda come sei vestita” continuò lei cercando qualcosa nella sua borsa “Io non ho bisogno di vestiti per farmi guardare” conclusi io sperando di aver lesionato leggermente il suo ego, ma potevo immaginarmelo che non era cosi, lei è testarda e sicura di se, niente le da fastidio, a parte le ipotesi e le bugie. E' piu forte di lei, non riesce ad ipotizzare niente, nulla in assoluto, quando arriva un bambino in ospedale prima di dirle cos'ha lei deve essere certa di quello che dirà, e poi le bugie, bhe non le sa dire, appena lo fa le si crea un conflitto interiore e psicologico che gli provoca un'orticaria al collo “Comunque affascinare una donna è molto piu complicato che affascinare un uomo, io ho bisogno del vestito” disse lei “Guarda che sei tu che fai la difficile, c'è Mark Sloan che pagherebbe per uscire con te” lei mi guardò con aria per niente stupita, come potevo immaginare che lei non lo sapesse gia? Ovvio, lei sapeva sempre tutto. Appena arrivammo al bar, ordinai due birre poi lei modificò l'ordinazione “Champagne grazie” chiese cortesemente a Joe “Un giorno riuscirò a farti bere una cavolo di birra” “Non credo, bere dalla bottiglia è anti igenico, uno studio eseguito alla Yale ha riscontrato che nelle bottiglie di birra, nelle lattine e nelle bottigliette d'acqua c'è un altissim..” “Google, la pianti per favore? Ne ho fin qua di studi, ricerche e microrganismi” dissi io iniziando a bere la birra “Oh sono ancora viva dottoressa So Tutto Io”. Eravamo legate piu che mai e per questo che a volte potevamo permetterci di insultarci senza conseguenze. Appena arrivò Mark si avvicinò ad Arizona “Dottoressa Robbins, che piacere vederla, sta illuminando il locale” “Smettila Sloan, non verrò a letto con te neanche stasera” disse lei sorridendole. Ecco un'altra cosa che lei aveva di diverso era quel sorriso, non lo perdeva mai, non capitava neanche un giorno che lei non avesse quella super arma disegnata sul viso “Dai Sloan se non hai altro da fare, io sono a casa da adesso in poi” dissi io “Dai Callie, siamo appena arrivate, devi portartelo a letto cosi prest.. oddio ma sono le 2 di notte” esclamò lei “Se mi hai fatto aspettare in macchina quasi quaranta minuti è possibile che tu non ti sia resa conto che non sono piu le 23,00 comunque la c'è una mora che ti fissa da quando siamo entrate, potrebbe essere la tua prossima preda, notte Dottoressa Robbins” le diedi un bacio sulla guancia e poi scappai con Mark, che era sempre entusiasta. Sapevo che Arizona non sarebbe tornata da sola.  






Lo so che il primo capitolo è sempre un po troppo vago, ma vi assicuro che quelli seguenti saranno un po piu movimentati. Mi farebbe piacere sentire le vostre opinioni. 
#AspettandoUnPoDiIspirazione 
Bacii. #CalzonaFamily 

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Capitolo 2
*** Codice nero. ***


Quella mattina in ospedale c'era un trambusto incredibile, forse per causa del virus di influenza che gira in città ma il pronto soccorso era intasato. I miei casi quella mattina non erano molto, sostituzione d'anca con Wilson e frattura scomposta del polso e del radio con Avery. Niente che richiedesse troppa fatica. In mezza giornata avevo terminato il mio lavoro, non incontrai mai ne Arizona ne Mark. Andai in mensa e pranzai con Cristina, la mia coinquilina “Ancora Sloan?” mi chiese “E tu ancora Owen?” “Io e lui siamo fidanzati è diverso, dovresti fidanzarti anche tu, ti renderebbe meno fastidiosa” disse lei lanciandomi una chiarissima provocazione “Fastidiosa io? Comincia a sistemare i vestiti che Owen ti toglie sopra il divano e poi vedremo” conclusi io “Se ti innamorassi quei vestiti si trasformerebbero in fiori di pesco e non ti darebbero fastidio” “Yang torna nella tua sala operatoria e togli il disturbo” “Acida” disse alzandosi dal tavolo e addentando una mela. Il pomeriggio inizò malissimo, il mio cerca persone suonò all'impazzata per cinque minuti 911. Corsi giu al pronto soccorso vedendo vicino al mio futuro paziente Arizona e Alex “Cosa abbiamo?” Alex mi espose il caso, bambina caduta con frattura scomposta di femore destro e avambraccio sinistro “Preparate la sala subito, emorragia in atto, chimate Shepherd” urlò Arizona. Io controllai le ossa, era chiaro che l'operazione al cervello fosse piu importante cosi mi misi da parte. Poco dopo arrivò Derek in sala operatoria che senza troppa fatica rimosse l'emorragia “Torres sistemale le ossa” disse Derek facendomi l'occhiolino. Iniziai ad operare, pochi minuti o ore dopo il mio cerca persone suonò senza sosta, decisi di ignorarlo perche mancava poco per terminare l'operazione della bimba. Appena misi l'ultimo punto Arizona concluse anche il suo lavoro alla milza “Alex portala in terapia intensiva” lui obbedì. Riniziò a suonare il mio cercapersone, non potevo piu ignorarlo cosi mi avviai verso il pronto soccorso. Questa volta il mio cerca persone suonò diversamente, un suono che non avevo mai sentito prima. Osservai. CODICE NERO. Un'ondata di panico attraversò il mio corpo, questa situazione l'avevo solo studiata, mai vissuta, non sapevo come comportarmi e nelle scale del retro, non c'era praticamente nessuno. “Il codice nero negli ospedali viene usato per descrivere delle emergenze come tornado o maltempo o anche, in casi piu gravi, allarme bomba o minacce di attentati, infine meno frequenti ma pur sempre esistenti, i casi di terrorismo o persone armate” Ripercorsi un attimo il capitolo del mio libro di medicina, non ricordo di aver sentito per il TG un allarme maltempo. Non poteva essere un'esercitazione, e tutte le altre opzioni mi spaventavano a morte. Poi pensai non piu a me stessa, ma a lei. Arizona soffre di attacchi di panico o cose simili per via del lavoro del padre, lei era da sola o meglio con Alex, ma conoscendola si sarebbe tenuta dentro tutto e respingere un attacco di panico non porta mai a nulla di buono. Dalla porta che avevo davanti vidi entrare Derek “Oh grazie a Dio vedo una faccia conosciuta e sicura” “Callie, non ti devi muovere da qui, non l'ho mandato io il codice nero ma tutti e due sappiamo quali sono le cause” “Non posso stare qui, devo salire in pediatria, li ci sono tutti i bambini e saranno spaventati, la dottoressa Robbins non può farcela da sola” dissi io leggermente disperata “La dottoressa Robbins se la caverà, tu stai qui, non muoverti, sei al sicuro” mi diede un bacio sulla guancia, lui faceva sempre cosi con me, ero un po come la sua piccola, è grazie a lui se sono viva, l'incidente d'auto avrebbe potuto uccidermi “Stai attento” “Vado a cercare Meredith e Cristina” disse lui chiudendo quella porta e lasciandomi da sola in un pianerottolo. Piu stavo ferma li e piu sentivo che Arizona stava male, non so come spiegare questa cosa, ma io sento il bisogno di proteggerla sempre e comunque, promisi cosi a suo fratello prima che partisse per l'Iraq. Non ascoltai piu la mia vocina interiore, salii le scale piano piano senza fare troppo rumore, e dopo quattro rampe arrivai a destinazione. Appena entrai in quel reparto mi sollevai un po perche sembrava tutto calmo, i bambini erano nelle loro stanze “Dov'è la dottoressa Robbins?” nonostante domandassi alle infermiere queste sembravano non vedermi, come se fossi invisibile “Serve una barella, qui nella stanza 412” non so perche, ma iniziai a pensare che la barella fosse per Arizona, che di la c'era il serial killer e che lei fosse ferita, corsi da Alex, con la barella “Dove diavolo è la Robbins?” chiesi io sempre piu turbata “Lei crede che ho tempo da perdere chiedendomi dov'è la Robbins?” mi rispose Alex occupandosi della bambina che si era sentita male. Cercai ovunque in tutte le stanze e solo dopo realizzai quello che mi avrebbe portato da lei. Non ci misi tanto a capire dove lei potesse essere, perche era una donna molto riservata e non le piaceva che gli altri percepissero le sue emozioni. Arrivai allo sgabuzzino dove ci sono tutti i materiali medici sterilizzati. La cercai e vidi che era seduta per terra infondo alla stanza dietro ad uno scaffale “Fuori da qui” sentii lei che chiedeva di uscire con una voce al limite delle lacrime “Arizona sono io” lei si voltò e riuscii a notare che nel suo viso l'espressione era leggermente piu rilassata “Adesso ci sono io, e andrà tutto bene” mi sedetti vicino a lei e come immaginavo lei cominciò a piangere “Sai cosa significa codice nero? Bomba, uomo armato o attacco terroristico” disse lei elencandomi le possibilità che gia conoscevo “Noi siamo al sicuro, tranquilla, prima è venuto Derek e mi ha detto che qui saremo al sicuro” lei si appoggiò alla mia spalla e sentii che il suo respiro iniziava a tornare regolare “Perche siamo cosi?” io non capii la sua domanda “ Cosi come?” chiesi io “Non vogliamo una relazione seria, perche?” mi domandò lei “Forse perche ci sentiamo piu sicure di noi cosi, senza esprimere i nostri sentimenti, perche è semplicemente piu facile” dissi io “O forse perche abbiamo paura e questo è un modo per proteggerci, insomma io non sono mai stata persona da relazioni serie, ma in questi momenti mi chiedo perche non voglio una persona fissa accanto a me che mi conosca in tutte le mie sfumature e mi chiedo anche il perche non mi piaccia fare progetti, insomma a lavoro faccio progetti tutti i giorni” rispose lei, era chiaro che iniziavamo ad essere troppo cresciute per le storielle “Forse hai ragione, dovremmo impegnarci con qualcuno, che duri piu di una notte” conclusi io “Se non muoio oggi, giuro che stasera vado al bar e inizio seriamente un flirt” “Oh andiamo, non morirà nessuno oggi, tanto meno noi che siamo cosi lontane dal pericolo” lei mi guardò per cercare delle conferme anche nel mio sguardo, spero che le abbia trovate. Anche se non ero per niente convinta di quello che stavo dicendo. Iniziò a suonare il mio cerca persone, impossibile, poi lessi e la mia paziente della sostituzione d'anca era andata in fibrillazione e non avevo idea di chi fosse li “Arizona devo andare dalla mia paziente, sta male” “Ma Callie non possiamo muoverci siamo in pieno CODICE NERO e poi..” disse lei e sapevo a cosa si riferisse “Vieni con me, non ti lascio qui da sola, so per dove passare, senza metterci in pericolo” lei annuì e mi seguì fino al corridoio di ortopedia, io corsi velocemente mentre lei rimase un po indietro, appena svoltai al secondo corridoio mi bloccai all'improvviso, davanti di me c'era un signore, sulla 60ina che impugnava saldamente una pistola da collezione, sentii le gambe tremare e mi sentii improvvisamente instabile “C..Cosa vuole fare?” chiesi io con la voce tremante “Sono partito da casa con l'idea di venire qui e sparare solo ad una persona, il dottor Shepherd, e a nessun altro, poi però mi sono trovato costretto a farlo, hanno anche provato a spararmi quelli della SWAT, ma mi hanno sfiorato. Non ho piu scelta, due sono i luoghi in cui potrei finire, o in cella o all'inferno, quindi tanto vale finire le munizioni” disse lui guardando e rigirando la pistola tra le mani “Signore c'è sempre una scelta diversa, c'è sempre una possibilità. Io immagino che lei abbia le sue ragioni per fare questo, ma è ancora in tempo per fermarsi” dissi io sperando, inutilmente, che mi risparmiasse “Ho intenzione di sparare a tutti i medici che mi trovo davanti” In quell'istante dietro di me comparse Arizona “Callie corri veloc..” si blocco improvvisamente anche lei “Arizona vai via da qui” “Siete medici?” io senza pensarci risposi “Io si, lei non lo è, è solo un assistente infermiera” sentivo dietro di me Arizona che iniziava a respirare in modo piu affannoso, poco regolare, mi voltai verso di lei e il suo viso mi chiedeva il perche di quella risposta “Arizona va tutto bene” notai che una lacrima scendeva sulla sua guancia per poi girarmi e vedere che l'uomo aveva teso il braccio verso di me con la pistola puntata, e fu l'ultima cosa che vidi.

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Capitolo 3
*** Sutura perfetta. ***


Non capii subito la situazione, lei stava mentendo sul mio conto, per un istante mi domandai perche non mentisse anche per se stessa, poi ricordai il giuramento: Mai rinnegare di essere medico. E adesso era inutile che io smentissi. Lei l'aveva fatto per proteggermi “Che cosa ha fatto? Lo sa che potrebbe morire?” chiesi io con le lacrime agli occhi e il respiro irregolare “Lo sa che potrebbe aver ucciso la mia migliore amica” continuai io per inserire dentro a quella mente contorta il senso di colpa, ma tutto il suo essere era pervaso di rabbia e rancore, io corsi vicino a Callie “Non si azzardi a toccarla, deve morire.. Ah e le dico una cosa, non si fidi mai di nessuno se non di se stessa, se lo ricordi bene, nessuno è disposto ad aiutarti, mai” disse voltandosi io aspettai che prese l'ascensore per correre sul corpo di Callie riverso a terra “Callie svegliati, sei forte devi svegliarti” chiesi io piangendo vicino al suo volto, e pochi istanti dopo sentii un suo lamento “Callie riprenditi, è tutto finito, lui è andato via” aprì completamente gli occhi, ma dal suo sguardo si capiva quando soffriva “Andrà tutto bene te lo prometto” dovevo portarla via da li e riuscire ad arrivare ad una sala operatoria per toglierle quel maledetto proiettile, la aiutai ad alzarsi, non parlava, forse perche stringeva i denti per non esternare il dolore “Ci siamo quasi” si voltò verso di me “A.. Arizona, non vo.. voglio la anestesia” io rimasi basita dalla sua richiesta, già avrei odiato operare la mia migliore amica e ora lei mi chiede di farlo mentre lei è cosciente “Callie non puoi chiedermi una cosa del genere, io non posso” fissò il suo sguardo sul mio e io capii che non avevo scelta “Sei sicura?” chiesi io per darle l'opportunità di cambiare idea “Sei la persona della quale mi fido di piu qui dentro, sei la persona della quale mi fido di piu in assoluto. So che non mi deluderai” Appena arrivammo alla sala operatoria la stesi sul lettino e mi lavai. Credo che sia stata la cosa piu difficile che abbia mai fatto, continuava a stingere i denti e con la mano sinistra a stringere il mio camice, non vedevo l'ora che finisse quella tortura, perche vederla soffrire cosi mi faceva malissimo. Al termine dell'operazione un uomo vestito di nero fece irruzione nella sala operatoria, solo dopo notai quella scritta, SWAT “Abbiamo fatto il pima possibile, è tutto finito” Callie dolorante si alzò dal letto e io mi appoggiai al muro per sedermi per terra “Dottoressa sta bene?” chiese il ragazzo della polizia “Non sto bene, ho appena finito di operare la mia migliore amica dopo che quel bastardo le aveva sparato, e voi siete arrivati solo ora” cominciai a piangere, non so neanche io il perche, non lo facevo mai davanti a persone diverse da Callie “Vada pure, saremo giu tra poco” disse Callie a lui e si sedette vicino a me “Non è successo niente, io sto bene e tu stai bene, stiamo bene tutte e due, nessuna è morta e stasera come promesso cercheremo di evitare le notti brave” disse lei ridendo, nonostante un serial killer con qualche problema mentale le avesse sparato lei riusciva sempre a trovare quella frase che mi faceva sorridere “Ho avuto paura di perderti oggi, ed è una sensazione che non voglio provare mai piu” disse lei appoggiando il suo viso sulla mia spalla “Non la proverai mai piu, te lo prometto, tu non mi perderai.” con il braccio che non le faceva male mi accarezzò la schiena “Ora scendiamo, che se non avessi fatto caso quell'agente SWAT era molto carino” dissi io per sollevarla un po “Chi arriva prima lo invita per un drink” scherzò lei. Appena arrivammo giu nell'atrio Callie corse da Derek ad abbracciarlo “Grazie a Dio sei vivo, lui aveva detto che voleva ucciderti” disse Callie “Non mi ha trovato in tempo, ma ha fatto ora a trovare voi, fammi vedere” disse lui scostando il camice di Callie per controllare la ferita “Questa è opera della Robbins, conosco solo lei che riesce a suturare cosi alla perfezione” disse lui sorridendomi, io risposi con l'occhiolino “Se non ci fosse stata lei li con me, forse non sarei qui adesso” disse prendendomi sotto braccio. Se lei non fosse qui probabilmente non ci sarei neanche io “Scusi dottor Shepherd posso rubarle le dottoresse per un secondo?” appena voltate davanti a noi c'era quel ragazzo carino “Volevo sapere se state bene, perche prima mi siete sembrate un po spaventate” chiese l'agente SWAT “Tutto bene agente, è stato un momento di debolezza, faccia finta che non ci sia stato” disse Callie staccandosi da me “Mi capita spesso di vedere situazioni simili, è normale, comunque non chiamatemi agente, sono Kevin” disse porgendomi la mano e poi porgendogliela anche a Callie “Non mi capita quasi mai di conoscere belle donne come voi al lavoro, cosi colgo l'occasione, perche non venite alla festa alla centrale, stasera si festeggia il compleanno del mio migliore amico” io e Callie ci guardammo, perche no? “Ci farebbe molto piacere partecipare” rispose lei al mio posto “Allora vi aspetto alle dieci alla caserma, è stato un piacere” quando si allontanò io e Callie scoppiammo a ridere “Com'è carino” disse Callie dandogli le spalle “Eh si, stasera vederemo anche i suoi compagni” “E compagne” continuò lei “Ma perche potrebbero esserci anche delle ragazze?” chiesi io “Miss Google dove sono finite le tue valanghe di informazioni su tutto? Si esistono le donne poliziotto”. Quella sera alle dieci eravamo pronte per partire, ok, forse non proprio alle dici, forse alle dieci e quaranta, non riuscivo a trovare il piega ciglia, questa volta.

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Capitolo 4
*** Beach and Tequila. ***


“Torres come mai ieri sera non ti ho visto da Joe?” disse Mark comparendomi all'improvviso davanti “Ieri sera abbiamo avuto un invito speciale dal corpo di polizia di Seattle e come rifiutare” risposi io andando verso la caffetteria “Possibile che voi due insieme siete capaci di fare conquiste anche nel bel mezzo di un CODICE NERO? Devo aggiornare le mie doti, perdo colpi “ disse allontanandosi da me per lasciare il posto ad Arizona “Com'è andata con Kevin ieri sera?” chiesi a lei, perche lui ci aveva invitato entrambe ma era chiaro che fosse cotto della biondina “Non è finita come credi tu cara Torres, quando tu hai deciso di andare fuori con il palestrato chissa a fare cosa io e lui abbiamo continuato a chiacchierare, perche, che tu ci voglia credere o no, a volte parlare è interessante ugualmente” rispose lei sorseggiando il suo doppio cappuccino “Con un uomo?” chiese lei “Non faccio differenze, neanche tu mi sembra, O'Malley, Han, Sloan” disse lei ridendo “Stasera ci sarà la festa con tutti i medici alla spiaggia, fatti trovare pronta che passerò a prenderti, e il piega ciglia ricordati che l'hai dimenticato in macchina mia, non perdere quaranta minuti a cercarlo grazie” lasciai anche lei per dirigermi dai miei specializzandi e dalle mie tre future operazioni. Tutto filò liscio, senza nessun codice nero. Non fu una giornata molto impegnativa, il pranzo lo passai a dormire, e per l'ora di cena ero a casa. Alla festa c'eravamo quasi tutti, a parte gli specializzandi che erano rimasti di guardia in pronto soccorso in caso di urgenze. Ovviamente Grey e Yang avevano pensato a recuperare quantità industriali di tequila, Owen aveva pensato al suo liquore, e Alex alle birre. Prevedevo una lunghissima serata. A mezzanotte accendemmo il falò, come se fossimo alla festa finale del liceo, e anche i giochi furono gli stessi, io ero ancora abbastanza lucida mentre Arizona e Alex aveano preso la tangente “Facciamo il gioco della bottiglia” urlò Arizona e tutti furono entusiasti di quella sua proposta. La bottiglia fece baciare tutte coppie sbagliate. Alex e Cristina, Owen e Meredith, Derek e Miranda, me e Richard. Ma al secondo giro non baciai la stessa persona “Callie devi baciare Arizona” mi urlò Meredith anche lei impregnata di tequila “Oh andiamo, è la mia migliore amica” dissi io consapevole che avrei dovuto baciarla “E io ero il tuo capo” aggiunse Richard che invece era l'unico che aveva bevuto solo acqua “Richard c'è una volta che tu stia dalla mia parte?” ribattei io, Arizona si avvicinò a me, tanto lei non si sarebbe ricordata di nulla domani mattina “Oh Callie, basta storie e baciami” disse Arizona avvicinandosi alla mia bocca, io mi avvicinai alla sua, ma il suo bacio non fu come quello che diedi a Richard, lei approfondì, e nonostante mi stessi un po vergognando, non mi staccai “L'ho sempre saputo che queste due ci nascondevano qualcosa” iniziò a ridere Cristina, Arizona si staccò da me e il suo sguardo non mi sembrò poi cosi tanto brillo, si mise una mano sulla bocca e tornò al suo posto. Non avevo capito il senso di quel bacio. Non so cosa avevo provato nel mentre lei mi stava baciando, non riuscivo a raccogliere tutte le cose che avevo in testa per fare un pensiero sensato. Sembrava che niente avesse senso. Per fortuna i giochi che seguirono non richiedevano un bacio o cose simili. La mattina arrivò prima del previsto e io avevo il turno, la testa mi scoppiava ma riuscivo a ricordare tutto perfettamente, tutto era ancora limpido nella mia mente. Quella mattina avevo un intervento con Derek. Presi un triplo caffè e controllai i miei pre e post operatori.. Un paio di casi erano in pediatria, salii per controllarli “Ehi Callie, ieri sera quanto ho bevuto, ricordo a stento delle prime due birre” disse lei seguendomi dai miei pazienti “Credimi, ne sono seguite parecchie dopo quelle due, mi sono anche chiesta quale fosse la tua capienza massima, sembravi un pozzo senza fondo” dissi io ridendo “Stasera esco con Kevin, ancora” disse lei entusiasta del suo primo secondo appuntamento “Andrete a cena?” chiesi io incuriosita “Si ha detto che mi sorprenderà con un bel ristorante” rispose lei “L'hai avvisato di portarsi con se tutti i suoi risparmi? E lo sa che non puoi fare a meno dello Champagne? E che se si stratta di pesce devi mangiare per forza l'antipasto al salmone europeo? Lo sa questo o hai intenzione di fargli una sorpresa” dissi io iniziando a ridere “Il sarcasmo è la forma piu bassa e poco elegante dell'ironia” concluse lei “Ecco, mancava la citazione stile Google della giornata” sorridendo andai a controllare la ferita post operatoria di Robin “Come sta l'eroe dell'ospedale oggi?” chiese Arizona al bambino “Meglio, non mi fa piu male la pancia” disse la piccola sorridendo “Eh si, perche stai guarendo” dissi io a Robin, diciamo che i bambini mi piacciono molto, ma nessuno aveva il carisma la pazienza di Arizona, loro la adoravano, chiedevano sempre di lei, Alex se la cavava, ma Arizona li conquistava tutti “Dottoressa Robbins lei ha un fidanzato?” chiese lui con l'ingenuità piu pura e leggera “No, e tu?” chiese lei sedendosi ai piedi del lettino “No, Posso dire a Oliver della stanza accanto che lei è la mia fidanzata?” Arizona mi guardò sorridendo “Ahahah, sarei felice di essere la tua fidanzata”. Io non so come faccia ad avere sempre la cosa giusta da dire, sempre la parola di conforto o di allegria “Allora io lascio i due innamorati qui da soli, la ferita sta bene, ah.. vorrei essere invitata al matrimonio grazie” dissi io uscendo dalla stanza. Poco dopo Arizona mi raggiunse e in quel momento passò Alex “Colpo di scena ieri sera, buon giorno Torres, dottoressa Robbins” disse porgendo un piccolissimo e quasi impercettibile inchino verso il suo mentore, era chiaro che non si facesse mai i cavoli suoi “Che colpo di scena? Di cosa sta parlando?” mi chiese lei preoccupata forse per la probabile figuraccia “Mah niente, stavamo giocando al gioco della bottiglia e tu..” “Torres, subito in sala due, corri” arrivò Derek correndo per prendersi un camice “E io cosa? Callie cos'è successo?” senza risponderle seguì il neurochirurgo in sala operatoria.

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Capitolo 5
*** Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio ***


Ormai erano passate un paio di settimane da quella festa e piu passava il tempo e piu a me tornavano in mente dei momenti di quella serata, ero riuscita a costruire completamente quella scena e rivivendola nei miei pensieri non mi sarei mai aspettata di provare simili sensazioni. Insomma, lei è la mia migliore amica da una vita, non l'ho mai guardata come una persona diversa. Eppure quel bacio non mi era rimasto indifferente, qualcosa che non saprei definire ha percosso tutto il mio sistema nervoso, provocandomi brividi in tutto il corpo. Non riuscivo a definirlo, ed era lei il problema, lei mi confondeva, perche se non fosse stata lei la persona che ho baciato non avrei avuto problemi a identificare la sensazione, ma con lei era tutto diverso, la sensazione di caldo e freddo nello stesso momento mi era del tutto sconosciuta, e incomprensibile. Forse anche per lei la situazione le ha scatenato reazioni strane che non conosceva. Forse anche lei è confusa e non sa spiegarsi quello che ha provato. Comunque è difficile capirlo perchè è da un paio di giorni che non la incrocio ne in ospedale de da Joe. Questo mi preoccupa un po. Ma se voglio tenere salda e sicura la nostra amicizia mi devo distrarre, la frequentazione con Kevin era terminata, perche per quanto avessi voglia di chiaccherare, con lui non facevamo nient'altro, insomma dopo due settimane pensavo che saremmo riusciti ad andare oltre, invece il nostro massimo è stato stare sul letto a CHIACCHERARE. Ieri sera da Joe ho incontrato Wollace, un ragazzo strano, devo dire che è diverso dal resto della popolazione americana, vegetariano e amante dell'arte “Eccola che è arrivata, la donna piu bella di tutta Seattle” notai subito che era piu strano del solito, ma poi decisi di non farci troppo caso “Sempre il solito gentiluomo, con le parole giuste al momento giusto” risposi io cercando di stare al suo gioco, poco dopo che mi sedetti con lui notai Callie che entò nel locale, accompagnata da una ragazza bionda, non troppo alta e con i capelli a caschetto “Che c'è bambola, hai visto un fantasma?” chiese lui prendendomi il mento con la mano per far si che i nostri sguardi si incrociassero, nonostante continuai a parlare con lui i miei occhi continuavano a posarsi su quella coppia completamente differente “Vorrei un bicchiere di Champagne” dissi a Jo, poi vidi Callie che poggiava una mano sulla coscia di quella donna “Anzi fai un Martini, doppio” cambiai l'ordine “Ci vuoi andare pesante stasera?” chiese lui, avvicinandosi a me, decisi di ignorare quel pungente alito che dimostrava quanto avesse bevuto prima del mio arrivo “Puoi scusarmi un attimo Wollace?” chiesi gentilmente alzandomi dal mio tavolino e passando accanto al loro, guardai Callie che capi subito. Entrai nel bagno e poco dopo entrò lei “Che diavolo stai facendo?” chiesi io scaldandomi leggermente, ero consapevole di essere in pieno attacco di gelosia, solo che non riuscivo a decifrare se fosse dovuto all'amicizia o a qualcosa di completamente differente “Sono seduta al tavolo con un'amica, piuttosto te, sei seduta con l'ubriacone del locale!” mi provocò lei “Sempre meglio della donna che ti sei portata tu, cos'è successo alla sua gonna? L'ha lasciata a casa, credevo fossi diversa, credevo fossi attratta da altro genere” risposi io, mi sentivo strana come se sessi esagerando con le parole, ma non riuscivo a fermarmi “Potresti avere il mondo ai tuoi piedi, se solo ti guardassi un po attorno capiresti che c'è gente che per te farebbe qualsiasi cosa, Callie sono stata la tua migliore amica per anni, fidati di me, tu non meriti quello che hai, ti meriti qualcosa 100 volte migliore” lei non rispose e sparì sbattendo la porta. Non so cosa mi spinse a proseguire la serata, ma lo feci e non so se sia stata una decisione saggia. Tornai al mio tavolino, sorseggiai il mio Martini seguito poi da un paio di shottini, adesso quella ubriaca ero io, o forse lo eravamo entrambi “Non sono in grado di guidare, non è che mi accompagni a casa?” chiesi io troppo sfacciatamente per la mia personalità “Certo bambola, andiamo subito o ci facciamo un altro giro?” mi incitò lui a prendere un altro shottino “Vai con l'ultimo giro” dissi io forse con il tono di voce leggermente superiore al normale, vidi Callie voltarsi e appena mi portarono quello che avevo richiesto, lo presi e lo alzai in aria verso di lei come segno di brindisi “Adesso possiamo andare” mi alzai dal tavolo barcollando, il locale girava tanto, mi aggrappai improvvisamente al tavolino e poi a Wollace, dentro alla mia testa speravo che Callie e la sua amichetta non mi vedessero in questo stato, ma era inevitabile. Salì in macchina con Wollace, ma non riconoscevo la strada, forse perche c'era troppo alcool nel mio corpo, prese una strada completamente diversa da quella che serviva per arrivare al mio appartamento “Bambola, te l'hanno mai detto che non si accettano passaggi dagli sconosciuti?” Questo capitolo è piu breve degli altri, scusate, ma se recensite in tanti il prossimo capitolo arriverà presto. PIU RECENSIONI= PIU CAPITOLI Spero che vi piaccia e che continuiate a seguire questa FF♥

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Capitolo 6
*** La notte piu brutta. ***


Arizona era uscita da quel locale completamente ubriaca e completamente incosciente, ero certa però che non avrebbe mai guidato. Infondo era un medico, sapeva che sarebbe stato l'errore piu grande. Comunque finchè lei era li a portata di sguardo ero tranquilla, perche potevo controllarla, potevo sapere cosa faceva, ma adesso che se n'era andata io non riuscivo piu a smettere di pensarla. Sarà tornata? Con chi sarà adesso? Wollace si è fermato da lei? E' stato lui a portarla a casa? Erano ubriachi? Queste domande iniziavano ad essere troppo insistenti tanto che la ragazza con la quale stavo prendendo il drink attirò la mia attenzione un paio di volte “Senti, l'ho capito che da quando è andata via lei se andata via anche tu, quindi lo trovo insensato continuare a stare qui, vai da lei e assicurati che stia bene” “Non è come pensi, ma si ho bisogno di sapere se sta bene” pagai a Joe sia il mio drink che quella della mia accompagnatrice e corsi fuori. Ovviamente di loro due non c'era traccia, però il fuori strada grigio di Arizona era ancora parcheggiato li, o era tornata a piedi o in compagnia di quel Wollace. Io e lei non ci parlavamo da due settimane prima di quella breve discussione in bagno. Ci siamo allontanate dopo la festa, perche avevo capito che quel bacio, causa di una valanga di emozioni inspiegabili, doveva essere dimenticato. Cosi avevo ricominciato la mia vecchia vita, divertendomi tutte le sere. Corsi a casa di Arizona, e come sempre tutto era in ordine, i cuscini del divano erano in ordine di colore, la cucina era linda e la camera era fatta. Andai a vedere in bagno, lei aveva la brutta abitudine di sedersi in bagno quando è sbronza, lo trova figo e comodo e poi dice che le fa passare la sbornia. Comunque anche il bagno era vuoto. Chiamai Alex “Ciao Alex, sono Callie per caso Arizona è li in reparto?” chiesi io senza far trapelare troppa preoccupazione “Non aveva detto che sarebbe passata, ma non l'ha fatto” chiusi la telefonata e chiamai Meredith, Cristina, Owen, Derek, Mark. Tutti, ma nessuno sapeva dove fosse. Dovevo mantenere il controllo, lo dovevo fare per lei. Corsi a casa di Mark, lui riusciva sempre a farmi ragionare “Mark, Arizona non c'è da nessuna parte, casa sua è vuota, nessuno l'ha vista, ne in ospedale ne fuori, è uscita dal bar con quell'uomo tutt'altro che affidabile, e io ho una tremenda sensazione, ti capita mai di sentire delle sensazioni strane?” tutto questo glie lo sputai in faccia non appena lui aprì la sua porta, lui mi fece entrare “Callie, adesso calmati, stai tranquilla, vedrai che domani mattina farà il suo solito giro visite a tutti i bambini, e poi chiederà a te di prenderle il caffè d'orzo senza zucchero giu al bar, non c'è motivo i preoccuparsi” disse lui facendomi sedere sul divano “Ma tu non l'hai vista mentre usciva dal bar, non si reggeva in piedi, e il suo compagno non era da meno, ho paura che le stia succedendo qualcosa” dissi io notando che lui non aveva piu il suo effetto calmante “Impegnati un po di piu, di solito riesci a calmarmi e a farmi ragionare e ti avviso che stavolta non sta funzionando, aiutami” continuai io “Se si tratta di lei tu non riesci a calmarti, non sono io il problema” disse lui guardandomi negli occhi “Il problema sono io lo so, l'ho capito ormai, quando si tratta di lei io voglio che sia al sicuro, quando si tratta di lei non voglio fallire” conclusi io torturandomi “E ne sei cosciente, voglio dire tu lo sai ma non vuoi ammetterlo” continuò “So cosa? Lei è la mia migliore amica, lei è tutto quello che c'è di bello nella mia vita” risposi io non riuscendo piu a trattenere le lacrime “Callie, da quella sera la eviti, cerchi di dimenticarla e la eviti ancora, non puoi nasconderlo per sempre” disse lui massaggiandomi la schiena “Nasconderlo?” chiesi io nonostante sapessi benissimo a cosa si riferisse “Smetti di nascondere il fatto che ti piace, perche qui lo sanno tutti, a te piace e le piaci, è palese” concluse lui facendomi capire che la sensazione che provavo non era semplice amicizia, ma qualcosa di piu “Hai ragione, la evito perche non faccio altro che pensare a quel bacio, che nonostante sia stato solo un gioco, per me ha significato molto di piu. Insomma io non avevo mai pensato a lei in questo modo” continuai io non sapendo cosa fare. In quell'istante forse per destino o per qualcosa di molto simile, squillò il cellulare: ARIZONA, risposi immediatamente, ma lei non parlava, si sentiva solo un gran rumore di sottofondo, respiri affannosi, poi all'improvviso un fischio e poi “Devi stare zitta” sentii che qualcuno le ordinò di tacere, poi la linea si interruppe “Mark, te l'avevo detto, è in pericolo” dissi io alzandomi in piedi e mettendomi le mani tra i capelli “Ti ha detto dove si trova?” chiese lui “Non mi ha parlato, credo abbia fatto partire la telefonata solo per farci capire che ha bisogno di noi” risposi io “Ho sentito un fischio, hai presente quando arriva una nave, simile a quello” continuai io “Il porto, andiamo al porto, corri” disse lui iniziando a correre scendendo le scale e poi arrivando alla macchina e io lo seguii. Poco dopo arrivammo al porto, ma era troppo grande, è troppo grande per trovarla senza nessun altro indizio “Mark io vado di qua, tu vai da quella parte” dissi io iniziando a camminare verso la mia direzione “Non esiste, in piena notte non girerai da sola” non potei far altro che accettare la sua richiesta. Urlammo il suo nome, tante, tantissime volte, ma nessuna di queste ricevette una risposta. Percorremmo centinaia di viette, solo in una di queste c'era una luce debolissima che proveniva da una stanza infondo, dalla quale uscì Wollace, ubriaco fradicio “Eccolo, tu bloccalo io vado da lei” Mark annuì e piano piano raggiungemmo l'uomo “Preso” disse Mark mentre gli metteva un braccio intorno al collo “Te l'hanno mai detto che non è carino rapire una donna?” disse lui continuando a tenerlo fisso per il collo, io corsi dentro da Arizona, era seduta su una sedia con i polsi legati dietro la schiena e con un nastro davanti alla bocca, per impedirle di farsi sentire, appena mi vide iniziò a piangere “Basta, è tutto finito, Arizona adesso ci sono io” dissi togliendole delicatamente il nastro dalla bocca, e poi i nastri nei polsi “Sapevo che tu non ti saresti arresa, che nonostante tutto saresti arrivata, lo sapevo” disse lei massaggiandosi i polsi prima di abbracciarmi “Non potevo deluderti, dovevo arrivare perche può sembrarti assurdo, ma la mia vita senza di te non sarebbe la stessa. Nella mia testa suonava molto meno egoistico” dissi io prendendola per accompagnarla fuori “Chiama la polizia” dissi a Mark e lui lo fece. Arrivarono poco dopo. Andammo verso la macchina e sistemai Arizona dentro, poi andai da Mark “Siete proprio strane sapete, siete capaci di fissarvi senza dire niente, siete capaci di far vincere l'orgoglio, appena ti ha visto le si è illuminato lo sguardo, appena ti ha visto entrare nei suoi occhi c'era piu amore che qualsiasi altra emozione, siete capaci a fare di tutto, operate malattie impossibili, ma non riuscite a capire che siete fatte per stare insieme”disse lui facendomi venire voglia di capire se Arizona provasse almeno un po di quello che provavo io, tornai alla macchina e mi sedetti nel sedile posteriore “Grazie, non so come farei senza di te, per fortuna sei arrivata in tempo” disse lei sorridendo “Sei incredibile, sorridi dopo la notte piu brutta della tua vita” rispose lei “No ti sbagli, sai quale sarà la notte piu brutta della mia vita? La prossima che passerò senza di te” disse lei tutto d'un fiato, le sue emozioni, mi aveva sputato in faccia le sue emozioni “Adesso ho rovinato tutto, lo sapevo, non so perche mi siano uscit..” non avevo parole per rispondere a quella frase, ma mi hanno sempre insegnato che i fatti sono piu importanti delle parole cosi la baciai. MI PIACE MOLTISSIMO LEGGERE LE RECENSIONI CHE LASCIATE E PIU CE NE SONO MEGLIO E'. PIU RECENSIONI= PIU CAPITOLI. PROMESSO. SPERO VI PIACCIA ANCHE QUESTO PEZZETTO DI STORIA. ALLA PROSSIMA

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Capitolo 7
*** L'importante è tornare ***


La baciai per pochi secondi poi mi staccai da quelle labbra che erano come calamite “No, Arizona, è tutto sbagliato, insomma non si puo fare, non è la cosa giusta, io non voglio essere niente di piu di quello che ero prima” dissi io scendendo dalla macchina, lei non mi seguì e forse fu meglio cosi, ero consapevole di cio che avevo rovinato, di cio che non avrei mai piu voluto indietro e ero cosciente che tutto cio che desideravo era rimasto dentro a quella macchina “Si può sapere cosa hai fatto Torres? Lo sanno tutti che provate qualcosa l'una per l'altra, è stata una cosa da sciocchi lasciarla li” disse lui seguendomi a passo veloce “No Mark, tutti quelli che pensavano qualcosa dovranno ricredersi io non provo niente per lei e lei non prova niente di troppo importante, supereremo anche questa” dissi io cercando di trattenere le lacrime “Non hai nessun motivo per non provarci, e quello che stai facendo è da codardi, lei era li pronta a darti tutto eppure non è bastato” continuò lui seguendomi, io mi bloccai girandomi verso Mark “Adesso basta ok? Sono consapevole del fatto che lei sia pronta a darmi tanto, ma ho ancora tantissimi dubbi su cosa sarò in grado di darle io, lei merita il mondo e io credo di non essere in grado di darglielo, qui il problema non è lei, sono io” conclusi io, lui non disse niente, mi lasciò proseguire per la mia strada mentre andava verso Arizona, avrei pagato qualsiasi prezzo per sentire cosa si dicevano. Mi voltai per un istante e l'unica cosa che vidi mi spezzò il cuore, lei con le mani davanti al viso. Mi sento un mostro. Lei mi ha confessato la sua paura e io glie l'ho fatta vivere, proprio questa notte. Andai a casa di corsa, a piedi, nel buio di Seattle, Mark non sembrò essere interessato alle mie intenzioni, meglio cosi, doveva starle accanto, anche se avrei dovuto farlo io. Mi buttai nel letto a pensare a tutto e a niente, facile il tutto era lei e il niente ero io. Io ero riuscita a far avverare i suoi incubi peggiori, promisi che non l'avrei mai fatto, perche non sarei riuscita a farlo, ma a quanto pare non ci ho messo molto. Poco dopo suonarono il campanello, per un istante ho temuto fosse lei, poi ricordai il suo carattere, non sarebbe mai venuta. Appunto, era Mark “E tu che ci fai qui?” chiesi io voltandogli le spalle per farlo entrare, come se fosse a casa sua “Per farti ragionare, lei non farà mai piu un passo verso di te, e so che soffrirai perche tu la vuoi, ma hai paura” disse lui sedendosi davanti a me “Di cosa dovrei aver paura?” chiesi io “Della relazione seria, del fatto che lei è la tua migliore amica e del fatto che lei ti conosce piu di qualsiasi persona, hai paura perche in questo caso saresti troppo scoperta e vulnerabile” rispose lui e devo dire che il suo ragionamento filava liscio “E se cosi fosse cosa dovrei fare?” dissi io torturandomi le dita “Lei sa chi sei ma nonostante conosca alla perfezione tutti i tuoi difetti lei si è lasciata andare ora tocca a te” concluse lui “Può essere la mia occasione di essere felice” continuai io “Ma se adesso non vai da lei non lo saprai mai” disse lui. Presi la giacca e corsi in macchina. Sarebbe potuta andare bene o sarebbe potuta concludersi nel modo peggiore, ma io dovevo provarci. Sapevo di essere in ritardo, sapevo di averla ferita, ma volevo provare a vivere quest'avventura. Perche, come insegnano a scuola, spesso le cose piu belle si nascondono dietro ai gesti quotidiani. Lei è la mia quotidianità. Suonai il campanello della sua villetta, lei venne ad aprire, bella come non mai, con quel pigiama in seta rosa “Come fai ad assomigliare sempre ad una modella?” dissi io sorridendo lei fece per chiudere la porta “No, non farlo” lei la lasciò aperta e entrò, e io la seguii “Come stai?” chiesi io forse sbagliando completamente domanda “Mhh bene, grazie” rispose lei “Arizona ti prego guardami, voltati e guardami” lei non lo fece “Non lo farò, sarebbe un errore” posai le mani sulle sue spalle “Se ti girassi capiresti” dissi io, ma nonostante cio, lei continuò a fissare il muro “Capiresti che in tutta questa storia l'errore sono io. Capiresti che ti ritrovi davanti un'amica codarda. Capiresti che io non sarei abbastanza. Capiresti che tu meriti di piu. Ma se tutto questo non ti interessa, ti prego guardami.” dissi io sentendo le lacrime salire e appendersi ai miei occhi, lei si girò lentamente, con quello charme che solo lei possedeva “Me l'hai sempre detto che ci metto un po a capire le situazioni, e questa non è sicuramente l'eccezione, ma adesso sono qui, in piena notte con le lacrime che sono sull'orlo di un burrone, ma da quell'istante in cui tu mi hai baciata in spiaggia, la mia vita è stata stravolta. Si, ho paura, perche se le cose non dovessero andare bene perderei un pezzo del mio cuore per sempre” a lei non sembrò interessare cio che dicevo, nonostante si trattasse di una pseudo dichiarazione, lei continuava a camminare avanti e indietro in cucina ma alla fine, si girò “Sai queste parole sono tanto belle, ma è troppo facile dirle dopo quello che hai fatto. Queste parole sono ottime per un bel lavaggio di coscienza, la tua coscienza. Ma con me non funzionano. Mi hai baciata, poi l'hai chiamato ERRORE. Credi che possa bastare come umiliazione?” concluse lei asciugando una lacrima che era scappata al suo controllo “Lo so ho sbagliato, ma sarebbe stato molto peggio se non fossi proprio venuta, ma adesso sono qui a scusarmi e a lasciarti entrare nel mio cuore con un etichetta diversa da quella di migliore amica. Non sono mai stata brava in questo genere di conversazioni, non sono il mio forte. Voglio solo dirti l'ultima cosa e poi me ne vado. Perche credi che mi sia staccata da quel bacio prima? Perche mi faceva schifo? No, no no no, perche, come la prima volta, aveva scatenato dentro di me una serie di reazioni, che mi hanno letteralmente spaventata. Non sapevo cosa fare e ad essere sincere neanche adesso so cosa sarebbe meglio fare” conclusi io il discorso, sperando di aver sciolto il suo ghiaccio “Potresti restare” rispose lei, io alzai lo sguardo e lei era davanti a me, non sorrideva ma con la mano asciugò l'ultima lacrima sul mio viso “Se tornassi indietro non scapperei, ma approfondirei quel bacio fino al limite del possibile” continuando a parlarle a pochissima distanza “Sai che faticaccia? Per un bacio si muovono 29 muscoli, 17 solo per la lingua” disse lei tornando l'Arizona di sempre “Sei incredibilmente sexy quando parli degli studi” continuai io “Bhe se vuoi posso continuare, in un bacio le due persone si scambiano 0,18 mg di acqua..” disse lei continuando con le sue spiegazioni “Google baciami” chiusi io il discorso, lei rimase per un attimo a fissarmi poi si avvicinò a me e mi baciò. Completamente diverso dagli altri due, il primo dato per gioco, il secondo dato d'istinto e questo per un sentimento ancora indecifrabile. SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, SPERO DI LEGGERE MOLTE RECENSIONI, VA BENE, ALLA PROSSIMA;)

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Capitolo 8
*** Te lo prometto. ***


Quella mattina come tutte le altre mattine, da un mese ascoltavo il respiro leggero di Arizona guardando fuori dalla finestra il sole che si alzava sullo skyline di Seattle. La primavera era ormai inoltrata, le giornate nonostante fossimo a Seattle erano bellissime. Decisi di alzarmi e andare a preparare un caffè, perche quella mattina sarebbe stata pesante sia per me che per la dottoressa Robbins. Quando tornai in camera, lei stava ancora dormendo, posai il vassoio con il caffè fumante e il suo cupcake preferito affianco a lei, per poi sporgermi per baciarla “Buongiorno” dissi io sorridendole. Da quella notte, tutte quelle che seguirono le abbiamo passate insieme, o da me o da lei, ma comunque insieme “Cos'hai combinato? Mi hai portato la colazione a letto, cosa devo perdonarti?” chiese lei iniziando a sorseggiare il caffè “Possibile che devo sempre avere doppi fini, non posso essermi svegliata con la voglia di preparare la colazione alla mia fidanzata?” chiesi io ridendo “Si puoi farlo, ma secondo il mio professore di psicologia il nostro inconscio lavora scollegato dal resto del cervello, e quindi molte azioni che apparentemente sono fatte senza motivo, in realtà nascondono dei significati” concluse la sua teoria e iniziò a mangiare la tortina “Mi dispiace smontarti i castelli di psicologia, ma il mio gesto è letteralmente senza motivo, se non il fatto che stamattina sei particolarmente bella” dissi io scompigliandole un po quei ricci biondi che al mattino erano meravigliosi. Finì di fare colazione e ci vestimmo, io rigorosamente in jeans e t shirt, tanto poi a lavoro avrei messo la divisa da strutturato, lei invece pantaloni neri a zampa di elefanate e giacca nera “Ancora non riesco a capire perche tu ti faccia cosi bella solo per andare a lavoro” esclamai io guardandola mentre scendeva le scale del mio palazzo “Ho lottato con Richard perche mi permettesse di eliminare quella divisa. Ah amore, posso guidarla io la moto questa mattina?” mi chiese con gli occhi da cucciolo, ai quali era molto difficile resistere “Solo perche ti sei messa questi pantaloni che ti fanno un sedere da paura” risposi io dandole una leggera pacca sul sedere. Lei lusingata del mio complimento e felice per il permesso mi diede un bacio e corse alla moto “Non accelerare troppo perche vedo fin troppe ossa rotte tutti i giorni” dissi io alzando la voce perche lei aveva gia raggiunto il garage “Si capo” disse lei mettendosi nei panni di una cattiva ragazza che gira in moto nei vicoli della città “Devo insegnarti un po di dialettica di strada” conclusi io raggiungendola e salendo dietro di lei “Imparo in fretta” diede una spinta all'acceleratore e partì velocissima. Il casco se l'era messo lei e io ero rimasta senza, ma per un paio di isolati andava bene lo stesso. Diede un altra spinta per aumentare la velocità, non si direbbe ma Arizona Robbins ama il rischio “Amore rallenta un po, mi avevi promesso che andavi piano” dissi io “Smettila fifona, io la trovo una cosa fantastica, tu no?” rispose lei senza mai togliere gli occhi dalla strada “Non è affatto divertente, la velocità mi piace, ma questa mi fa paura, ti prego rallenta” continuai io senza ottenere rallentamento “Amore, dimmi che mi ami” ordinò lei, mi sembrò una richiesta strana, ma infondo la amavo tantissimo “Ti amo amore, ma adesso rallenta” le dissi io stringendomi piu forte a lei “E adesso dimmi che non hai mai amato nessuna come ami me” anche questa era strana come richiesta, ma lei era la prima per la quale provavo emozioni cosi forti “Non ho mai amato nessuna come amo te Arizona” a questa dichiarazione aggiunsi un bacio sul collo, cosa che lei amava tanto “Puoi sfilarmi il casco, mi da fastidio, è fastidioso, come fai a tenerlo addosso?” le sfilai il casco e me lo misi io “Ahhh, cosi si che va bene.” Nonostante tutto lei non rallentava, non accennava neanche a qualcosa di simile ad un rallentamento, ma per fortuna siamo quasi arrivate. Ecco, ovvio. Semaforo Rosso “Arizona è rossoooo” le gridai io ma lei non si fermò. Guardai alla mai sinistra. 35% di possibilità di essere investito quando si passa con il rosso. 65% di possibilità di uscirne indenne. Le percentuali non sono mai state il mio forte, neanche al liceo. Le dimenticavo sempre. Questa volta no. Studi. Ricerche. Coincidenze. O solo il Destino. Arizona mollò la mano sinistra dal manubrio e fece come quando abbracci una persona dietro di te, lei posò il suo braccio sinistro sul mio fianco. Una macchina ci colpì in pieno. Arrivava da sinistra. La moto fu buttata a destra, io ricordo tutto, ricordo di non essere stata presa in pieno, ma di striscio. Ricordo però di averla vista nel ciglio della strada sotto alla moto, il guidatore corse da me “Non vede che io sto bene? Chiamate il 911, vada a vedere come sta lei” provai ad alzarmi, ma il piede mi faceva incredibilmente male, provai di nuovo, sopportando quel dolore e cercando di non caricare di peso il piede riuscii ad alzarmi. A passo veloce arrivai da lei, la prima cosa che feci fu posarle due dita sul collo “Battito cardiaco debole, ma presente. Sono un medico” dissi io rivolgendomi alla piccola folla che si era formata attorno a noi. Le sue sopra ciglia si aggrottavano “Arizona va tutto bene, abbiamo tutto sotto controllo” le spostai i capelli da davanti agli occhi, il suo viso era ferito “Tu? Tu come stai?” chiese lei con un filo di voce “Sto alla grande, ma adesso pensiamo a te, devi stare sveglia Arizona, lo sai, lo diciamo sempre ai nostri pazienti, non lasciarti andare, l'ambulanza sarà qui tra poco” dissi io con il cuore in gola, continuando a sperare che l'ambulanza arrivasse al piu presto, lei non lo vedeva, ma io si, potevo perfettamente vederlo. Il femore esposto e il piede immobile. Poco dopo sentii quel rumore tanto brutto quanto familiare “Dottoressa Robbins?” dall'ambulanza scese Meredith e April “Meredith, tamponamento moto macchina, Arizona non ha frenato, è cosciente, lucida, ma il battito è debole” gli occhi mi si riempirono di lacrime “Callie, stai tranquilla abbiamo risolto casi peggiori di questo, andrà tutto bene” la stesero sulla barella e io salii dopo di loro. E' vero ho avuto casi peggiori, ma non si trattava certo della donna che amavo, non si trattava di Arizona Robbins. Non si trattava di certo dell'amore della mia vita. “Chiamate Hunt, Yang, Bailey e Avery, subito in sala 2” urlò Meredith appena entrò in pronto soccorso, durante il tragitto aveva avuto una crisi respiratoria che April era riuscita a stabilizzare. Bloccai Miranda mentre correva in sala “Ti prego fate di tutto per salvarla” dissi io piangendo “Callie, lei non morirà, non cosi, non in una stramaledetta sala operatoria” mi sorrise e corse seguendo Yang e Avery. Non feci neanche a tempo di lasciare andare Miranda che corse verso di me Mark “Callie Callie, stai bene? Cos'è tutto questo sangue? Cos'hai fatto?” chiese lui scandalizzato dal sangue sui miei vestiti “Io e Arizona abbiamo fatto un incidente e lei è..” scoppiai in lacrime, nascosi il viso tra le mani e lui senza pensarci mi abbracciò stringendomi a lui “E' morta?” chiese ancora sotto shock “No, per fortuna no, ma è grave, aveva il femore esposto e nessun movimento dal ginocchio in giu” dissi io tra i singhiozzi, lui mi accompagnò fino alla stanza degli strutturati “Vedrai che andrà tutto bene, lei è forte” disse lui facendomi sedere comoda sul divano “Ha voluto guidarla lei la moto stamattina, le avevo chiesto di non andare troppo veloce, ma non mi ha ascoltato” continuai io “Ha sempre amato il rischio” rispose lui accarezzandomi la schiena “Ma non è stato il semplice profumo di avventura. Mi ha chiesto di dirle che l'amavo. Poi mi ha chiesto di mettermi il casco, perche a lei dava fastidio. Poco prima che la macchina ci investisse lei portò il suo braccio sinistro verso dietro come per proteggermi dall'impatto. Non ha senso.” ragionai io “Non serve a niente ricostruire l'accaduto adesso.” continuò lui “Se solo stamattina avessi saputo che quella era l'ultima volta che vedevo i suoi occhi azzurri forse li avrei osservati di piu. L'ultimo bacio è stato cosi sbrigativo” ricominciai a piangere a singhiozzi “Non sarà l'ultima volta che vedrai quegli occhi e non sarà di certo l'ultima volta che bacerai quelle labbra” disse lui alzandosi dal divano per andare a prendere la scatola delle medicazioni “Hai bisogno di punti qui, due secondi e ho finito” continuò lui, io lo lasciai fare, aveva delle mani fenomenali, suturava alla perfezione. Pochi minuti dopo aveva finito “Portami in galleria” chiesi io “Non è una buona idea Callie, aspettiamola qui” rispose lui “Portami in galleria ho detto” ordinai. Sapevo cosa avrei visto. Sapevo cosa le avrebbero fatto. Quello che non sapevo era che nel frattempo avevano chiamato anche Shepherd per una piccola emorragia al cervello. Accesi l'interfono per ascoltare “Aspirare, devo rimuovere tutta l'emorragia, cazzo” appena Derek si scompose il mio cuore iniziò a martellarmi sul petto “Derek ti prego salvala” dissi io, in quell'istante tutti guardarono verso l'alto, Derek mi sorrise “E' un bel giorno per salvare delle vite” disse lui e quella frase fece sorridere tutta la sala operatoria. Lui non aveva chiesto a Mark di portarmi via, lui sapeva benissimo cosa aveva tra le mani, e io so benissimo che il Dottor Shepherd non sbaglia mai. Mi fido completamente di lui. Un paio d'ore dopo Arizona era in terapia intensiva, non perche fosse grave solo perche tutti le hanno riservato un trattamento speciale. Rimasi li accanto al suo letto finche non riapirì gli occhi “C..Callie, guardati, hai tutto il viso graffiato” disse Arizona cercando di alzare il braccio sinistro, ma accennando una smorfia sul viso “Non sforzarti amore” lei sorrise lievemente “L'importante è che tu non ti sia fatta niente” disse cercando di vedere se avevo ferite gravi “Mi spieghi perche non hai frenato?” chiesi io “I freni, i freni erano danneggiati, frenavo con tutte le mie forze ma non funzionavano” disse lei con gli occhi lucidi “E' per questo che mi chiedevi cose strane per un viaggio in moto?” chiesi io “Non sapevo come sarebbe andata a finire e se fosse finita nel peggiore dei casi almeno sapevo che mi amavi, che non hai mai amato nessuna cosi, e infine ho cercato di evitare che tu ti facessi male, cosi ti ho dato il casco e per quello che è servito ho messo il mio braccio tra te e la macchina” disse lei mentre nei miei occhi sentivo le lacrime, ha fatto tutto cio per proteggermi. In quell'istante lei mi fece spazio sul letto e io mi accoccolai a lei “Ho avuto paura di perderti, ti prego non andartene mai” la supplicai io, un secondo dopo, posando la mia gamba sulla sua sentii che l'arto non era esattamente della temperatura giusta, mi alzai di scatto togliendo la coperta dalla gamba, il colore non era piu rosa, ma tendeva al violaceo “Callie, la mia gamba, cos'ha?” chiese lei disperata “Amore, stai tranquilla, con un po di medicine torna tutto come prima” il femore era stato stabilizzato da un chirurgo ortopedico mediocre, aveva lavorato male e il sangue non fluiva bene, chiamai le infermiere e ordinai un paio di medicinali adatti. Pochi istanti dopo la gamba tornò rosa, ma lei avvertiva dei dolori lancinanti che partivano dal ginocchio, optai per un'ecografia veloce. L'esame scoprì un'infezione al ginocchio dovuta alla scarsa attenzione del chirurgo “Amore adesso è tutto sistemato, vado a controllare un attimo i miei post operatori” la baciai, ma questa volta il bacio non fu sbrigativo, anzi “Ti amo” dissi io sorridendo e uscendo dalla stanza, andai da Owen per chiedergli il permesso per una procedura che le avrebbe salvato la gamba, perche quell'infezione si espandeva molto velocemente “Callie, il protocollo prevede che i medici coinvolti emotivamente con il paziente sono esonerati dalle procedure mediche dedicate ad essi” disse lui recitando il libro di testo “Owen stiamo parlando della dottoressa Robbins, chirurgo pediatrico di fama internazionale, il fatto che lei sia la mia fidanzata non centra, posso controllarmi, rimarrò lucida. Il dottor Walls le ha creato un infezione fin troppo banale, non lascerò che per colpa sua la mia fidanzata perda la gamba” dissi io scaldandomi un po “Conversazione chiusa dottoressa Torres, Arizona non sarà una tua paziente” io non potevo credere a quelle parole, lui che sapeva cosa avevamo passato metteva la vita della mia donna nelle mani di un perfetto incompetente. Tornai da lei “Callie, la conosco anche io questa cosa, pro..promettimi che ti farai una famiglia, con tre figli, e un cane, in una vil.. villetta fuori citt.. città” disse lei con il respiro affannato “Ehi ehi tesoro, non farò nessuna famiglia, la mia famiglia sei tu” dissi io spostandole i capelli da davanti al viso “La.. La conosco questa infezione, se le medicine che hai prescritto non funzionano, dammi quelle piu forti, aumenta le dosi, perche man mano che il tempo passa, il sangue non arriva alla gamba, i tessuti muoiono, i muscoli si atrofizzano e allora si che resterà solo un'opzione” disse lei continuano a respirare rumorosamente “Amore, siamo ancora lontani da quell'opzione” dissi io stringendola a me “Promettimi che non mi taglierai la gamba” chiese lei con le lacrime agli occhi “Te lo pometto”. LE RECENSIONI SONO BEN ACCETTE SEMPRE, MI FANNO MOLTO PIACERE.. ALLA PROSSIMA.

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Capitolo 9
*** Dove scappo se il mio cuore ce l'hai tu? ***


Il mio cerca persone cominciò a suonare. 911 al pronto soccorso “Amore, sarò qui tra poco” baciai Arizona e corsi giu in pronto soccorso. Bene, frattura scomposta del braccio “Cosa abbiamo?” chiesi alla Wilson che era di guardia “Stephanie Aster. Femmina 36 anni. Frattura scomposta del braccio in seguito ad una caduta accidentale dalla scala di casa” io guardai la frattura, ma non mi fermai solo a quella, notai dei lividi sul collo e sulla spalla, che non erano comparsi di certo dopo una caduta cosi recente. Scale? Non credo. “Anamnesi familiare e tac” Jo mi guardò stranita, si allontanò un po “Non sono ferite da caduta, voglio sapere se è vittima di violenza domestica” spiegai io, lei annuì e fece tutto cio che le avevo detto. La portai dritta in sala operatoria. Fui costretta a smettere per un attimo la procedura a causa di una forte fitta alla gamba sinistra “Non cominciare ora” quando cambiava la stagione la mia gamba mi ricordava che quando avevo 6 anni l'ho rotta, non ci feci caso, ma fui interrotta da un fortissimo rumore “Come ti permetti di fare irruzione cosi nella mia sala operatoria” dissi a Karev che con il fiatone era entrato nella mia sala operatoria in modo tutt'altro che silenzioso “Si tratta della Robbins, ero sceso per salutarla e non voleva mangiare, era pallida e poco prima che uscissi è andata in fibrillazione” io iniziai a respirare affannosamente, la mascherina mi dava fastidio, perche faceva entrare ancora meno aria del normale, avevo il cervello che non sapeva cosa fare. L'attacco al cuore è chiaramente dovuto all'infezione “E' la gamba?” chiesi io sapendo gia la risposta “Si, è la gamba”. In quell'istante si proiettò nella mia mente il suo sguardo mentre mi chiedeva di non tagliarle la gamba, quegli occhi blu pieni di lacrime che mi supplicavano di non farlo “Tagliala” lui corse via appena gli dissi cosa fare, era chiaro che non ci fosse tempo da perdere. Sapevo che quando sarei tornata da lei non solo non mi avrebbe mai perdonato ma non avrebbe neanche voluto vedermi. Ho rotto una promessa, non l'avevo mai fatto. Ho rotto una promessa per salvarle la vita. Non importa, avrei dovuto non prometterle niente. Lei si fidava di me. Callie adesso occupati di questa ragazza. Poi pensi alla tua vita sentimentale. Due ore dopo il mio intervento era finito. Concluso alla grande, senza intoppi. Corsi a vedere in quale sala operatoria fosse la mia ragazza. Appena entrai Karev posò il bisturi. Aveva gia finito. E solo in quell'istante mi resi conto di quanto stupida fosse stata la mia mossa. Sono stata una stupida, avrei potuto far terminare a lui la semplice procedura di Stephanie e io avrei potuto concludere diversamente con la gamba di Arizona “E' stabile, la porto in terapia intensiva, fatti trovare appena apre gli occhi, lei ti vorrebbe li” disse Alex mentre spingeva il letto. Certo. Non vorrebbe trovarmi li appena apre gli occhi. Non vorrà piu vedermi in vita sua. Ho permesso che Alex le tagliasse una gamba. Lui che non è mai brillato per la sua cura delle suture. Andai nella stanza di Arizona. Esaminai la sutura. Rimasi sbalordita, una sutura cosi perfetta non si vede neanche al quinto anno “Karev, chi ti ha insegnato a suturare cosi?” chiesi io “Oh, è stata lei”. In quel momento mi venne in mente la mia sutura sulla spalla, non si nota neanche la cicatrice. Lei è perfetta in tutto quello che fa. In tutto cio che è. Lei è perfetta con due o anche con una gamba sola. Pochi minuti dopo aprì gli occhi, appena mi vide sorrise, poi si guardò attorno e rivide la terapia intensiva “C..Cosa ci faccio ancora qui?” chiese lei balbettando un po, io le diedi un po d'acqua, lei la rifiutò, fissò il suo sguardo sul mio e poi capì. Tolse la coperta dal suo corpo “Me l'avevi promesso, mi avevi promesso che non l'avresti fatto” mi urlò lei “Arizona lasciami spiegare” dissi io sedendomi accanto a lei “Non c'è niente da spiegare, mi hai tagliato la gamba” continuò lei alzando sempre di piu la voce “Per salvarti la vita” continuai io piangendo “Fuori da questa stanza, vai via” io la guardai pregandola di cambiare idea, ma quegli occhi che io non avevo mai visto mi fecero capire che era meglio accettare le conseguenze delle mie azioni “Ti amo” dissi io prima di uscire. Lei chiaramente non rispose. Appena chiusi la porta la vidi piangere attraverso il vetro. “Hai fatto la cosa giusta, lo capirà” mi voltai, era Alex che parlava “Ha ragione, avrei potuto fare delle ricerche, c'erano tante altre strade prima di questa” dissi io continuando a piangere “Non è vero, l'infezione era veloce e velocemente è arrivata al cuore, l'avresti lasciata morire” disse lui posandomi una mano sulla spalla “Glie l'avevo promesso” dissi io continuando a osservarla mentre piangeva da sola “Lo so, ma è un medico anche lei e capirà”. Tornai a casa, il mio turno era finito. Prima passai da Joe. Avevo bisogno di qualcosa di forte “Fammi una doppia tequila” ordinai io, poco dopo si sedette vicino a me Owen “Ho saputo di Arizona, mi dispiace” disse lui avvicinandosi con il suo bicchiere di Cognac “Si dispiace anche a me. La colpa è anche tua, se solo mi avessi fatto operare Arizona quel giorno, tutto questo non sarebbe successo” dissi io alzando leggermente la voce “Lo so Callie, ho solo voluto seguire il protocollo, forse avrei dovuto analizzare meglio la situazione” disse lui guardando il bicchiere “Se non volevi che fossi io ad operare, avresti potuto almeno selezionare un medico che sapeva cio che faceva, hai assunto un maestro di incompetenza” conclusi io asciugandomi una lacrima “Contatterò i migliori medici per assicurare ad Arizona una protesi perfetta” continuò lui per cercare di sdebitarsi “Non serve che lo faccia tu, lo farò io. Avrò piu successo. Sono la dottoressa Torres” dissi io per farlo sentire ancora piu colpevole. La mattina dopo non andai a lavoro, non avevo interventi programmati. Se avevano bisogno di me ero reperibile. Verso metà mattina suonarono il campanello, era Mark “Sono viva, non serviva che venissi fino a qui” dissi io andando verso la cucina e facendolo entrare “Si serviva, perche questa volta tu non hai fatto niente. Questa volta non hai sbagliato” rispose lui venendo verso di me “Si che ho sbagliato, lei si fidava di me” continuai io “Si fidava di te e ti ha chiesto una cosa impossibile solo perche sapeva che le avresti dato la risposta che desiderava” disse lui “No, mi ha chiesto di non tagliarle la gamba perche credeva in me e credeva che avrei fatto di tutto prima di questo” risposi io “Non hai sbagliato a far procedere Karev. Sai dove hai sbagliato?” Io lo guardai stranita “Hai sbagliato a dargliela vinta, hai sbagliato ad andartene quando lei te l'ha ordinato, stai sbagliando adesso perche sei qui e non li. Non lotti per lei” finì lui, si aveva ragione. Ma non volevo tornare da lei senza prima aver fatto qualcosa per aiutarla “Lo so, ci sto lavorando” continuai io “E' troppo orgogliosa per chiedere aiuto, ma troppo fragile per farcela da sola” io sorrisi, perche la conoscevo, non le è mai piaciuto chiedere aiuto, ma adesso ne aveva bisogno e io potevo aiutarla. Volevo aiutarla. E l'avrei fatto. Appena Mark andò via chiamai i migliori medici per protesi conosciuti. Appena sapevano di chi si trattava esponevano la loro merce migliore. Ma mi ha colpito particolarmente un medico della California che stava lavorando ad un progetto. E le sue protesi sono le migliori. Lo contattai e mi disse che avrei dovuto raggiungerlo. Sarebbe potuto essere un problema. Ma poi mi venne l'ispirazione. Prenotai una settimana nell'hotel piu lussuoso di LA. Corsi in ospedale la lei. In camera sua non c'era. Il cuore iniziò a battermi molto, troppo velocemente “Alex dov'e Arizona?” chiesi io un po agitata “E' andata alla prima prova della protesi” corsi verso la sala del nostro medico delle protesi. Lei non mi vide. Era dentro da sola. Provava a camminare. Non sorrideva. Era completamente instabile. Entrai, appena chiusi la porta lei perse l'equilibrio, ma non sfiorò neanche il pavimento. Riuscii a prenderla in tempo “E tu cosa vuoi?” disse lei senza guardami e con il tono abbastanza arrogante, ma ormai la conoscevo e si stava difendendo “Non hai ancora capito? Che non ti lascerò andare? Che qualsiasi cosa tu combini e per quanti sforzi tu faccia, ti seguirò e non ti lascerò cadere” lei si voltò, non aveva gli occhi lucidi, non aveva nessun sorriso, solo io potevo capire cio che stava provando. Quelle erano esattamente le parole che voleva sentire, la feci sedere di peso sul lettino. La guardai “Posso dare un'occhiata?” chiesi io “No Callie, no” disse lei abbassando la guardia “Sono un chirurgo ortopedico, vedo monconi tutti i giorni. Il problema non è la protesi, il problema è la gamba” lei non disse niente, potevo procedere “Ehi cosi non la guardi, cosi la togli” continuò lei alzando la voce, le mostrai la mano che avrebbe sfiorato la sua gamba, la gamba era infiammata, e solo con il massaggio adeguato avrebbe sentito sollievo “Sai perche sto facendo questo?” le domandai io “Perche sei un chirurgo ortopedico e vedi monconi ogni giorno?” chiese lei a sua volta “Non faccio questo con tutti i miei pazienti. Ma lo faccio con te. Perche non vuoi farti aiutare?” chiesi io “Perche tu non sei la dottoressa Torres, tu sei la donna che amo e che non dovrebbe vedermi cosi..” disse lei abbassando il viso, io con la mano riportai il suo sguardo sul mio “Cosi come?” chiesi io senza staccare i miei occhi dai suoi “Debole” concluse lei, io rimasi basita. Come puo pensare una cosa del genere? Smisi di massaggiarla e mi alzai per avvicinarmi a lei “Shhh, non devi neanche pensarle queste cose qui, tu non sei debole. Sei la donna bellissima della quale mi sono innamorata pazzamente. Se è questo il tuo problema puoi anche smettere di pensarci. Io non l'ho mai pensato. Non ho mai pensato che tu fossi debole, brutta o che fossi diversa da prima. Ti amavo prima e adesso ti amo ancora di piu. Ma la domanda è: e tu?” chiesi io allontanandomi per vedere meglio la sua espressione “Mi hai salvato la vita, non solo con la gamba, mi hai salvato la vita in tutti i sensi, prima dell'incidente. Quindi si, ti amo. Ma non ti amo per noia, per solitudine o per bisogno di affetto. Ti amo perche il pensiero di stare senza di te mi distrugge” disse lei lasciandosi sfuggire una lacrima, che fermai con un bacio sulla guancia. Pensai di aiutarla ad alzarsi poi perche avrebbe dovuto far fatica per arrivare in camera? La presi in braccio “Callie che fai?” domandò lei “Se stasera vogliamo partire per la California tu non dovresti stancarti molto” risposi io, ma lei non capì “California? Stasera?” continuò lei “Abbiamo il volo alle 22,00.. Quale di queste protesi ti piaceva? A me neanche una, sono anni che rifilo queste ai miei pazienti, ma per te voglio la migliore” dissi io, lei sorrise, iniziò a ridere “Mi porterai in California?” chiese continuando a ridere “Si lo farò” risposi io baciandole la guancia, ma lei si girò e finimmo per incastrare perfettamente le nostre labbra, approfondimmo il bacio, forse il piu bello. Il bacio dopo una litigata è sempre il piu bello. La protesi che scelse era una delle migliori, se non la migliore in assoluto. Appena tornammo in ospedale a Seattle, tutti la guardavano. Quando passava per il corridoio le infermiere si giravano a guardarla. Un po perche l'ultima volta che l'avevano vista stava male. Ma soprattutto perche lei si piaceva, ed era bellissima. Appena passammo davanti a Alex Karev, lui rimase stupito “Chiudi la bocca Karev” dissi io mentre Arizona si fermò per controllare la cartella che aveva in mano lui “Dottoressa Robbins..” cominciò lui, ma fu zittito subito da lei “Zitto Karev, ci vediamo in sala operatoria” io guardai Alex per scusarmi, lo so perche si comportava cosi. Lui l'aveva vista debole e ferita, e lei non avrebbe mai voluto mostrarsi cosi di fronte ad un suo allievo, il migliore. La seguii fino al suo ufficio “Arizona, non dovresti trattarlo cosi, lui è felice per te” dissi io avvicinandomi a lei “Lo so e sono contenta e lusingata per questo, ma devo ripristinare la mia fama di medico pediatrico e l'unico mi allievo non può vedermi come la povera ferita, devo ritornare la Robbins che lui conosceva, non gli farà male un po di strigliate dall'alto” disse lei sorridendo, era incredibilmente bella ma incredibilmente spietata in queste situazioni “Quando fai cosi sei moolto sexy, stasera potrebbe essere la nostra serata” dissi io avvicinandomi di piu a lei “Potrebbe” rispose lei baciandomi con dolcezza le labbra “Buon lavoro” continuai io staccandomi dal bacio, anche se avrei preferito continuare, lei sorrise e io corsi al mio reparto. Non avrei voluto essere Alex Karev. A metà giornata passai per pediatria per vedere come stava. Era nella saletta delle lastre “Stai male?” chiesi io entrando e spaventandola “Oh sei tu, no.. Non sto male, sono solo stanca” rispose lei continuando a studiare quella lastra “Ci risiamo, appena si accenna alla nostra serata tu ti fai venire tutti i dolori piu impensabili” dissi io senza rendermi conto di cosa effettivamente stessi dicendo, lei sgranò gli occhi, e io mi pentii immediatamente di quello che dissi “Non umiliarmi Callie..” rispose lei abbassando lo sguardo “Non era mia intenzione, quelle parole mi sono uscite senza passare per il cervello, non volevo dirle” dissi io avvicinandomi a lei e accarezzandole il viso “Tu vuoi che tutto torni come prima, ma è difficile, so che non mi sopporterai ancora a lungo, ma ti chiedo solo un altro po di tempo” disse lei posando la sua mano sulla mia “Non hai idea di quanto sia stato difficile sostenere tutti gli sguardi di questa mattina, ho bisogno di tempo Callie, ma te lo prometto, te lo giuro, tutto tornerà come prima” disse lei lasciandosi sfuggire una lacrima, io la asciugai con il pollice “Arizona, io sono qui, non vado da nessuna parte ne adesso ne tra uno, due, cinque mesi, rimango qui, con te, per aiutarti, sostenerti e darti tutto cio di cui hai bisogno” risposi io cercando di rimediare alla brutta cosa che avevo detto prima “Non ho bisogno di molto, ma se tu non sei accanto a me io credo che non ce la farei” mi avvicinai a baciarla, lei sorrise “Non ti lascerò mai, se ti vuoi liberare di me sarai costretta ad allontanarmi tu e non ti assicuro che riuscirai nel tuo intento” dissi io dopo quel meraviglioso bacio “Ti amo Callie” rispose lei “Ora io scappo, ho una cena romantica da preparare, ti aspetto a casa, buon lavoro dottoressa Robbins” uscii dalla stanzetta e andai a casa. Quella sera non sarebbe successo niente. L'avrei riempita di baci nel mio letto. L'importante era renderla felice. Un paio di ore dopo, tutto era pronto, la cena a lume di candela nel mio bruttissimo appartamento. Preparai la mia stanza come se fosse una location dei film e corsi a prepararmi. Quando lei arrivò era tutto buio e appena accese la luce nel suo viso si fece spazio un gigantesco sorriso, uno dei piu belli in assoluto “Sorpresa” dissi io uscendo dalla porta della camera da letto, lei si bloccò per un istante “Oh andiamo Callie, io mi vergogno, addosso ho il vestito di ieri” disse lei tenendosi il cappotto “Cos'è? Armani, Gucci o Burberry?” dissi io andando a sbottonargli i bottoni del cappotto, mi fermai ad ammirarla “Sei fantastica, però adesso credo che sia arrivato il momento della nostra cenetta” lei appoggiò il cappotto continuando ad osservarmi, sentivo il suo sguardo su di me “S..Sei davvero m..molto bella Callie” io mi voltai per vedere la sua faccia, era cosi buffa, con le guance rosse. Camminai verso di lei e la baciai, con piu foga del previsto, ma poi tornai nei miei passi e mi staccai “Tu invece sei perfetta, ora basta però con i complimenti e sediamoci, che c'ho messo tutto il pomeriggio a preparare questa cena” adesso lei era piu a suo agio, i complimenti a volte la lusingavano altre la imbarazzavano a tal punto da farla balbettare “Ah, lo sai che la Bailey e Ben si sposano?” le dissi “Si mi è giunta questa notizia, ma non ho fatto a tempo ad andare a farle le mie congratulazioni, ho sentito che lui ha fatto stampare una copia del NY Times con un cruciverba che nascondeva la domanda” rispose lei piena di entusiasmo “Si, è stato davvero molto tenero, di uomini cosi ne esistono troppo pochi” continuai io sorridendo all'idea della Bailey felice “Lei se lo merita, è una brava persona” rispose lei. La cena continuò cosi, tra chiacchiere, coccole e gossip medico. Amavo questa donna. Piu di qualsiasi altra cosa. Ci mettemmo davanti alla tv a guardarci un film molto romantico, lei tra le miei braccia appoggiata sul mio petto “Ricordo quando ti vedevo camminare per i corridoi dell'ospedale e pensavo: Wow, ma guardala! Ti vedevo bellissima, forte e sicura di te, indistruttibile. Ora che invece sono qui e tu sei tra le mie braccia, sei l'essere piu delicato e fragile, e giuro che ti proteggerò.” dissi io baciandole i capelli profumati di lavanda, lei si voltò e i nostri occhi si incastrarono “Callie, per favore, non andare via” disse lei tutto d'un fiato “Cosa?” chiesi io stranita “Tu sei tutto quello che ho, tutto quello che amo di piu. Lo so che in quest'ultimo periodo non l'ho dimostrato come avrei dovuto, ma ti prego non andare via.” continuò lei “Non ho pensato neanche per un istante di andare via. Si è vero. Scappare mi è sempre piaciuto. Ma non questa volta. Dove scappo se il mio cuore è qui?” posai la mia mano sul suo cuore e le sorrisi “Che ne dici di tanti baci e coccole questa notte?” domandò lei sorridendo, annuii la abbracciai di nuovo e la notte la passammo cosi sul divano, dove poco dopo ci addormentammo. Lei miei mani sui suoi fianchi e lei tra le mie braccia.

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Capitolo 10
*** Le giuste leve. ***


Oggi è il grande giorno, per la dottoressa Bailey, la famosa nazista, che poi non era cosi tanto cattiva. Solo chi l'ha conosciuta può smentire tutte le voci sulla sua cattiveria, è una donna in gamba, un chirurgo fantastico e un'amica che tutti vorrebbero. Ha deciso di nominare me, Arizona e Meredith come sue damigelle, è stata una richiesta abbastanza particolare, non voleva ammettere di avere bisogno di noi, abbiamo dovuto strappargli la domanda dalla bocca. La sera precedente Arizona dormì da me, come quasi tutte le sere, ma si era svegliata con una strana luna “Ho una giornata molto impegnativa oggi..” disse lei osservandomi mentre mi vestivo “Certo, sei una delle damigelle, devi andare ad un matrimonio” risposi io non facendo caso al tono che aveva usato “No, intendo in ospedale. In queste occasioni si usano i tacchi e il mio piede di plastica non è adatto ai tacchi, non ho preso quel tipo” disse lei tirando fuori dalla sua borsa i soliti vestiti da lavoro “Allora metterai le ballerine, sarai lo stesso la donna piu bella della festa, dopo la sposa” dissi io sedendomi accanto a lei “Tu ti metteresti le scarpe basse? No! Perche le scarpe basse non sono femminili e rendono la donna piu goffa e meno elegante” continuò lei “Sarò felice di metterle, e non mi sentirò tozza o niente del genere” conclusi io, lei si alzò e continuò a fare cio che stava facendo “Senti io vado a comprare le ciambelle e quando torno voglio vederti con quel vestito rosso che ti rende la donna piu sexy del pianeta” dissi io baciandole la guancia “Con le scarpe basse” continuò lei osservando quelle ballerine che odiava “Si, con le scarpe basse”. Quando tornai lei era seduta sul divano con quel vestito rosso che mi fece rimanere a bocca spalancata, la fasciava mettendo in risalto tutte le sue meravigliose curve. Ma era ancora li a fissare quel paio di scarpe “E ci risiamo. Sempre alle scarpe” dissi io rimanendo in piedi davanti a lei “Callie non farlo, non scherzare” disse lei senza guardarmi negli occhi “Arizona io non so come spiegartelo, sei la stessa donna di prima, quella meravigliosa donna che un giorno è entrata nella mia vita, quella donna che non beve la birra dalla bottiglia, quella donna che ordina i cuscini per gradazione del colore, una donna perfezionista, una donna speciale, sei la stessa donna di prima, solo che ti manca una gamba” dissi io sedendomi accanto a lei “E ti sembra poco Callie? Ne stai parlando come se non fosse niente, ma per me è tutto” rispose lei questa volta alzando lo sguardo “Anche per me è tutto, questa adesso è anche la mia vita. La mia vita gira attorno alla tua gamba, tutta la mia vita è la tua gamba. Non faccio sesso da 2 mesi per quella gamba. Ne ho abbastanza della tua gamba” sbottai io alzando il tono della voce. Mi resi conto che avevo esagerato. Il suo sguardo era su di me. Poi si chinò e finalmente si mise quelle scarpe. Con fatica si alzò in piedi io mi avvicinai a lei per darle una mano, ma si scansò “Questa situazione è troppo anche per te Callie!” sapevo benissimo a cosa si stesse riferendo. Le avevo promesso che l'avrei aspettata, che non le avrei fatto pressione. Ma, senza volerlo, era quello che mi ero ritrovata a fare, gia per la seconda volta. Prese la sua borsa e senza aspettarmi scese e andò via con la sua macchina. Al matrimonio non saremmo arrivate insieme. Incredibile come una festa cosi bella si sia potuta trasformare velocemente in una cosa brutta. Brutta per me e per lei. Litigare cosi non ci capitava quasi mai. Ma quando capitava era straziante. Io e lei non potevamo stare lontane eppure questa volta l'avevo combinata grossa. Avevo parlato piu del dovuto. Mannaggia a me e al mio non riuscir a controllare la lingua. Appena arrivai al matrimonio, notai tutti gli invitati. Miranda era raggiante. Non l'ho mai vista cosi. Mi avvicinai a lei “Congratulazioni, lo sposo?” chiesi io dandole due baci sulle guance “Non può vedermi prima dell'inizio della cerimonia” disse lei, che nonostante non fosse mai stata una donna superstiziosa a questa cosa sembrava tenerci davvero tanto. Andai al bancone del buffet, non vidi Arizona. Ero preoccupata. Dov'era? Era successo qualcosa? Poi mi voltai senza motivo verso la porta. Il suo profumo mi fece voltare verso la porta. Stava entrando. Bella come un raggio di sole. Aveva indossato un sorriso. Ma non era riuscita a riaccendere quella luce negli occhi che solo io notavo e che solo io potevo sapere se c'era. Mi voltai tornando al buffet. Ma con la coda dell'occhio la osservavo. Studiavo i suoi movimenti. Stava venendo verso di me “Una coppa di Champagne” non mi rivolse ne uno sguardo ne una parola, quando il barista le diede cio che aveva chiesto si allontanò, lasciando sul bancone un pezzetto di carta. Decisi di leggerlo. Aprì quel bigliettino: 502. Un solo numero. Neanche un indizio. Non mi è mai piaciuta la caccia al tesoro, ma non ci misi tanto a capire che era il numero della stanza al piano di sopra. Non sapevo cosa avesse in mente, voleva uccidermi e nascondere il cadavere nell'armadio di un albergo durante un matrimonio come nei film dell'orrore? Voleva parlare o fare altro? Non avevo idea di cosa volesse fare, ma se non salivo sarei rimasta sempre con quel dubbio. Presi l'ascensore per fare piu veloce. Lessi tutti i numeri delle stanze, fino alla sua. 502. La porta era aperta, entrai cautamente “Arizona, mi spieg.. oh oh oh” conclusi io appena la vidi, sul letto seduta ad aspettarmi. Aveva la sottoveste nera, quella che piaceva a me “A..Aspettavi me?” chiesi io forse stupidamente “Si Callie, non voglio perderti e voglio darti quello che vuoi” disse lei guardandomi con quegli occhi da cucciola, io mi girai, andai nel bagno della stanza, presi l'accappatoio e tornai nell'altra stanza “Cosa fai?” chiese lei mentre mi sedevo accanto a lei e mentre le mettevo l'accappatoio sulle spalle, per non farle prendere freddo “Ho sbagliato Arizona, stamattina mi sono fatta prendere dalla rabbia e ho detto cose che non pensavo, non voglio fare sesso con te, non voglio metterti a disagio, voglio che tu ti senta perfetta, voglio che tu ti senta pronta. Ed è chiaro che adesso non lo sei, sono stata io a spingerti a questo, ma non voglio fare niente. Non mi fraintendere sei bellissima e poi questa sottoveste, è qualcosa di fenomenale, e addosso a te è ancora piu bella” cercai di chiarire io “Callie lo so che non sopporterai ancora per molto questa situazione” rispose lei stringendosi dentro all'accappatoio “Non ti preoccupare per me, sopporterei questa situazione anche per sempre, a me basta averti vicina, non mi interessa fare sesso con te, mi interessa solo poterti baciare e guardarti mentre prepari la colazione o mentre sei avvolta dalla guardando un film. Questa è l'Arizona che voglio io adesso, niente di piu. Tu sul mio divano, tu nella mia cucina, te affianco a me a letto, voglio te nella mia vita” in quell'istante Arizona si fiondò sulle mie labbra, forse era quello che voleva sentire forse era quello che sperava, fatto sta che non l'avrei mai piu trattata come feci quella mattina “Arizona, sono stanca di vederti a casa mia perennemente però poi non vedere le tue cose sul mio armadio, il tuo spazzolino sul mio bagno e i tuoi biscotti nella dispensa. Poi sulla costa ho visto una villetta e il cartello VENDISI non le dona molto” dissi io e lei sorrise “Sei sicura di voler vedere i nostri cuscini ordinati per gradazione di colore? Saprai accettare i miei post it nel frigo?” domandò lei “Non vedo l'ora di vedere i nostri cuscini in ordine di colore e non vedo l'ora di mescolarti tutti i post it sul frigo” lei si avvicinò a me baciandomi come solo lei sapeva fare. Come solo noi potevamo fare “La Bailey si sposerà fra poco, conoscendo Meredith e Derek sono anche loro in stanza, quindi non lasciamo Miranda senza damigelle” disse lei con il sorriso, amavo quando sorrideva, aveva quella luce negli occhi che era in grado di illuminare qualsiasi cosa, soprattutto il mio cuore. Appena arrivammo giu Miranda ci guardò quasi fulminandoci “Siete le peggiori damigelle di sempre, dove siete state fino adesso?” chiese lei avvicinandosi a noi ancora un po nervosa per la cerimonia “Oh andiamo, deve ancora arrivare Ben” mi difesi io “Quell'uomo non arriva mai in orario, perennemente in ritardo” concluse lei “Non dirlo a me, ne so qualcosa” dissi io guardando Arizona, che fece finta di niente sorridendo. Poco dopo ci fu un trambusto generale, Ben era arrivato. La cerimonia ebbe inizio. Erano una coppia bellissima, era destinati a stare l'uno accanto all'altra. Arizona non tolse per un attimo la sua mano dal mio braccio, ogni tanto ci scambiavamo sguardi pieni di lacrime di commozione. Il momento del bacio fu il culmine delle nostre lacrime, io mi avvicinai ad Arizona dandole un bacio sulla guancia, lei si lasciò coccolare “Ti amo” dissi io sussurrandoglielo all'orecchio lei si voltò e sorridendo disse “Ti amo anche io, ma ti prego non mettermi mai in disordine i post it sul frigo” io non potevo far altro che sorridere, era troppo buffa. Durante la cerimonia tutti ballavano, bevevano e si divertivano “Saresti cosi bella in un abito da sposa” disse lei all'improvviso, io quasi mi soffocavo con il vino che stavo sorseggiando “Cosa?” chiesi io incredula “Saresti bellissima con l'abito bianco” ma non riuscii a togliermi quel pensiero. Ricordavo che diceva sempre che non si sarebbe mai sposata, perche la trovava una cosa stupida, e a lei piaceva la libertà “Ma tu non eri quella che non si sarebbe mai sposata per amore di libertà?” chiesi io continuando a sorseggiare il mio Champagne “Secondo gli studi psicologici della Hopkins il fatto di non cambiare idea è sintomo di stress e insicurezza cronica, inoltre altri studi hanno concluso che per quanto un soggetto possa desiderare di non cambiare idea, con le giuste leve, si troverà a farlo” concluse lei “Oggi ancora non l'avevi fatta la tua osservazione stile GOOGLE, quali sarebbero le giuste leve?” chiesi io stuzzicandola un po “Tu sei la mia leva, vuoi sposarmi?” la mia idea non era certo quella di farle dire la fatidica domanda, ma non potevo non esserne felice “Mi stai chiedendo che oltre ad essere costretta ad avere i cuscini in ordine di colore sarò costretta a chiamarti Signora Torres?” dissi io sorridendo e lei ricambio “Si, oppure sarai tu la Signora Robbins” continuò lei “Siii, siii Arizona voglio sposarti, voglio sentire tutti i giorni una novità su qualche studio svolto non si sa in che parte del mondo, voglio poterti definire qualcosa di piu di semplice fidanzata, voglio essere tua moglie” conclusi io forse lasciando sfuggire qualche lacrima che lei fermò subito con una carezza. Andammo subito a vedere la casa, non aveva niente di sbagliato, grande, luminosa con un bellissimo giardino sul retro, Arizona mi guardò per un istante per poi sorridere “Callie questa è casa nostra” io le presi la mano le sorrisi e annuii al venditore “Si è la nostra casa”. L'agente immobiliare se ne andò lasciandoci li a esplorare, Arizona andò veloce nel giardino iniziando a guardarsi attorno “Li vorrei la vasca idromassaggio” dissi io abbracciandola da dietro e indicandole l'angolo piu luminoso del giardino “Io stavo pensando invece che li un giorno, non molto lontano, ci starebbe bene la piscinetta rosa, potremmo costruire una casa sull'albero e nell'angolo laggiu potrebbe stare una bella altalena” io rimasi scioccata per la seconda volta in pochi giorni “Tu.. Tu cosa vorresti dire?” chiesi io guardandola negli occhi “Nessuno credeva in noi, nemmeno noi. Ricordi? Eppure dopo tutto siamo ancora qui. Tu per me ci sei sempre stata. Si, perchè nonostante tutto, nonostante le nostre strade tempo fa si fossero divise ci siamo ritrovate. Voglio che con te sia perfetto, voglio avere con te quella favola che mi hanno sempre detto che nella vita reale non esisteva, voglio vivere con te i momenti piu belli della mia vita. Vorrei una famiglia, tanti bambini che giocano in piscina mentre mia moglie sorseggia una sangria a bordo vasca” disse lei tutto d'un fiato “Perche hai usato il condizionale?” chiesi io “Perche lo voglio solo se lo vuoi anche tu” rispose lei avvicinandosi a me per prendermi le mani “Arizona ti amo e non voglio niente di diverso da quello che hai appena detto, voglio tutto cio che vuoi anche tu, voglio te nella mia vita, voglio una famiglia con te, voglio passare tutte le sere abbracciata a te e voglio vedere mia moglie che mette a letto i nostri bambini” lei perse il controllo dei suoi sentimenti, lasciandosi sfuggire una lacrima“Ti amo Calliope” io le sorrisi e la baciai sul giardino di casa nostra continuando ad immaginare il nostro futuro. I nostri bambini. Io e lei insieme. LO SO CHE QUESTO CAPITOLO E' UN PO TROPPO SDOLCINATO, SI COMPLETANO ADDIRITTURA LE FRASI A VICENDA, SONO SCIVOLATA CON LO ZUCCHERO. PERO' CREDO CHE SIA QUELLO CHE TUTTI VORREMMO VEDERE IN TV. MI PIACEREBBE LEGGERE QUALCHE VOSTRO COMMENTO, LO SO CHE LE RECENSIONI NON SI CHIEDONO, MA COMUNQUE FANNO SEMPRE PIACERE. SONO LE BENVENUTE. POSITIVE O NEGATIVE FA NIENTE. FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE. IO MI METTO AL LAVORO PER IL PROSSIMO PROGETTO. BACI. M.

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