Il ritorno di Katherine Pierce dopo l'oblio

di Katherine Buffy Pierce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Paura ***
Capitolo 2: *** Salvezza ***
Capitolo 3: *** Queen Katherine Pierce ***
Capitolo 4: *** Dolore ***
Capitolo 5: *** Di nuovo a Mystic Falls ***
Capitolo 6: *** Il momento delle scuse ***
Capitolo 7: *** Sloan & Co. ***
Capitolo 8: *** Doppelganger umani? ***
Capitolo 9: *** Casa Salvatore ***
Capitolo 10: *** Stefan ***
Capitolo 11: *** Inganno! ***
Capitolo 12: *** Questione di scelte... ***
Capitolo 13: *** Quasi amiche ***
Capitolo 14: *** Imboscata ***



Capitolo 1
*** Paura ***


Ciao a tutti! Questa è la mia seconda fan fiction, questa volta dedicata interamente al mio personaggio preferito di TVD, Katherine Pierce. La storia che voglio raccontare, si colloca dopo l’episodio 5x15 in cui Katherine muore e viene mandata in una dimensione oscura, sconosciuta, che si pensa possa essere anche infernale: l'oblio. Dopo qualche capitolo, ovviamente, Katherine tornerà ad interagire con gli altri personaggi di TVD.


Non sapevo quanto tempo era passato da quando ero morta. Non sapevo di preciso dove mi trovavo e cosa significava trovarsi in quel luogo. Non sapevo nemmeno perché mi trovavo in quel luogo. Niente. Non sapevo niente. Ero piena di domande e non potevo farle a nessuno. All’inizio era tutto buio e silenzioso, ma dopo iniziò la vera tortura: non ero più sola... Qualcuno mi stava ferendo fisicamente. Nella mia lunga vita, non avevo mai sentito un tale dolore fisico. Sembrava che il mio intero corpo fosse attraversato da lame taglienti e infuocate che non si consumavano mai a forza di tagliare la mia carne. Sentivo altre moltissime urla intorno a me e dopo un tempo lunghissimo, quasi interminabile, quel qualcuno che mi stava torturando, se ne andò lasciandomi con le altre persone che urlavano dal dolore. Mi guardai attorno e finalmente riuscii a vedere. Purtroppo, non era un bello spettacolo e, infatti, rimpiansi il buio pesto di prima. Migliaia di persone venivano macellate da delle figure scure munite di vari strumenti di tortura. L’ambiente era grigio, nebbioso, brutto e pieno di tavoli da sala operatoria e specchi. Io ero su uno di quei tanti tavoli e decisi di guardarmi allo specchio vicino a me, per vedere in che stato fossi. Perché l’avevo fatto? Il mio corpo era completamente insanguinato. La pelle, ormai, era presente solo sul mio viso. I miei capelli erano cortissimi e pieni di sangue. La mia bellezza era svanita, così come la mia pelle e il mio seno. Ero orrenda. Appena mi resi conto di ciò che stavo guardando, emisi un urlo agghiacciante. Era questo il prezzo che dovevo pagare per le brutte azioni commesse in vita? Ero stata veramente così cattiva da meritarmi questo? Perché mi torturavano in questo modo? Chi erano queste figure scure, impegnate nel torturare me e queste altre persone?
-Chi sei tu?- disse una voce femminile. Era sdraiata sul tavolo di fianco a me.
Era ridotta peggio di me, le mancavano gli occhi, le labbra e i denti.
-Io... Sono Katherine. Tu chi sei?- le chiesi a bassa voce.
-M-m-mi chiamo Kelly.- disse con voce fioca.
-Cosa ci facciamo qui?! Che posto è questo?! Cosa ci stanno facendo?!- chiesi io insistentemente alla povera ragazza.
-Non so perché ci troviamo qui. Questo è l’oblio. Quello che comanda qui, è Kalenok. Non so perché ci stanno torturando in questo modo. Penso per punirci di ciò che abbiamo fatto in vita, ma non so se abbia un secondo fine. - disse Kelly con la voce sempre più fioca.
-Oh mio Dio. Rimarremo qui per l’eternità non è vero? Era meglio se dopo la morte, non ci fosse stato più nulla.- dissi io.
Kelly non rispose. Respirava a fatica e dopo poco, notai che aveva gli occhi! Prima non li aveva, ne ero certa!
-Ehi! Ma... I tuoi occhi!- esclamai io.
-Si. Ecco perché ci hanno lasciate sole. Stanno aspettando che ci rigeneriamo per poterci torturare di nuovo.- disse con una voce più forte. Mi girai subito verso lo specchio e vidi che il mio seno era tornato. La mia pelle non era ancora cresciuta del tutto, così come i miei capelli, ma pian piano mi stavo rigenerando.
-Oh mio Dio. Che cosa orribile. Kelly, tu sai dove è o chi è questo Kalenok?- chiesi io con ansia.
-So solo che si trova dietro a quella parete e che è una specie di demone. So solo queste poche cose, mi spiace.- disse lei con le sue “nuove” labbra.
-Dobbiamo andare di la! Dobbiamo scoprire chi è e se possiamo salvarci in qualche modo!- esclamai io.
-No. Io... Non posso. Non ne ho la forza.-
Il viso di Kelly stava guarendo, ma probabilmente era ancora troppo debole. Purtroppo, il passaggio per entrare nell’ala in cui si trovava questo Kalenok, era sorvegliato da delle guardie. Senza contare il fatto che le figure scure addette alle torture, mi avrebbero presa e torturata di nuovo. Non sapevo come fare per andare dall’altra parte. Ero in trappola. Non sapevo come fare per cercare di sfuggire a questo triste e doloroso destino. Katherine Pierce non poteva più fuggire, anche perché non sapevo nemmeno dove mi trovavo di preciso. Dopo qualche istante in cui smisi di parlare con Kelly, mi guardai allo specchio e mi accorsi che il mio aspetto era cambiato. Ero tornata integra. Ero di nuovo bella e in salute. I miei capelli erano tornati lunghi e la mia pelle copriva tutta la mia carne. Purtroppo questo significava che dovevo essere torturata di nuovo. E infatti, appena mi girai, una delle ombre scure si stava avvicinando a me. Cercavo di indietreggiare, ma un’altra di queste figure mi prese e mi costrinse a sdraiarmi sul mio tavolo. Chiusi gli occhi per la paura e sentii una lama che si conficcò nel mio cuore. Inutile dire che provavo un dolore atroce. La lama proseguì il suo percorso fino alla testa. Non riuscivo più a respirare e sentivo i miei capelli che si staccavano dalla testa. Era una tortura immensa. Dovevo riuscire a liberarmi. Katherine Pierce non poteva passare l’eternità in quel modo.

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Capitolo 2
*** Salvezza ***


Mi svegliai e mi ritrovai ancora in quella specie di stanza cupa. Non mi ero nemmeno accorta di aver perso i sensi. Questa volta, però, ero sola con le altre persone. Erano quasi tutti svenuti, ma le figure scure non c’erano. C’era una strana atmosfera e ad un tratto mi resi conto di un gran chiasso provenire dall’altra parte. Sentivo molte voci pronunciare le parole “Kalenok è il nostro padrone. Noi veneriamo Kalenok” ripetutamente. Mi guardai attorno e notai che Kelly era ancora svenuta. Mi guardai allo specchio e mi spaventai di nuovo. La mia faccia era tutta tagliata e piena di chiodi e viti, il mio corpo era pieno di spilli e la mia testa era nuda. Decisi di estrarre quei corpi estranei dalla mia carne, anche se il dolore era ancora più forte. Dopo un bel po’ di tempo, ero completamente pulita anche se tutta tagliuzzata. Il dolore era talmente atroce che non riuscivo a muovermi. Dopo un lasso di tempo piuttosto lungo, ero meno dolorante e riuscivo a camminare. Decisi di dirigermi nella direzione del passaggio per entrare nell’altra ala. Non c’erano guardie e ciò mi sollevò. Purtroppo c’era un’enorme porta blindata chiusa che bloccava il passaggio. Aspettai parecchio tempo nascosta dietro a una specie di armadio, situato vicino alla porta, che conteneva gli strumenti di tortura. Mi ero quasi stufata di aspettare quando ad un tratto, arrivò una sola figura scura. Riuscii a prendere dall’armadio un pugnale molto affilato e glielo conficcai nella gola. Quando, la figura scura, cadde per terra priva di sensi, gli tolsi quella specie di abito che ricopriva il suo intero corpo e lo indossai per cercare di passare per uno di loro. Il corpo a cui avevo tolto quell’abito era sfigurato, senza pelle e con la carne marcia. Era uno spettacolo raccapricciante. Decisi di decapitarlo per evitare che tornasse in vita troppo presto e lo nascosi nell’armadio. Dato che, con quell’abito scuro, sembravo proprio una di quelle figure scure, bussai alla porta. Dopo un breve istante, un’altra figura scura aprì la porta e mi fece segno di entrare. La stanza in cui entrai era molto diversa da quella in cui mi trovavo prima. Era oro, rossa e nera, con molte torce accese nelle mani di molte figure scure. Mi avvicinai al trono, che notai solo dopo aver notato la grande K disegnata sul soffitto. Sul trono era seduto un orrendo demone verde. Era sporco, viscido, grasso e peloso. Ad un certo punto le figure scure, smisero di ripetere le solite parole riguardanti Kalenok, rimanendo immobili. Così feci anche io fino a quando Kalenok ci ordinò di tornarcene al lavoro. Io fui l’ultima ad uscire perché volevo osservare per bene quella stanza enorme. Appena prima che potessi varcare la soglia della porta, Kalenok urlò: -Fermati!-
Mi ero completamente irrigidita. Ero veramente agitata e impaurita.
-Bene. Vieni qui!- mi ordinò quel demone schifoso.
Oh no. Ero stata beccata. Cosa potevo fare per salvarmi?
Una volta arrivata ai piedi del trono sul quale sedeva Kalenok, mi disse:
-Togliti il cappuccio.-
Io eseguii l’ordine nella speranza di un po’ di pietà da parte di Kalenok.
-Uhm. E così, tu saresti un Krakelon?- chiese guardandomi in faccia. Krakelon? Evidentemente era così che si chiamavano quegli individui che fino a quel momento avevo sempre chiamato “figure scure”.
-No.- dissi io con il capo chino.
-Mmm. Sai, ci vuole coraggio a fare ciò che hai fatto tu.- disse lui alzandosi dal suo trono. Io rimasi zitta e non parlai per paura. Si avvicinava sempre di più e, una volta che fu abbastanza vicino a me, mi toccò la spalla come per darmi una pacca.
-Quello che mi serve è coraggio. Ho bisogno di individui come te. Cosa ne dici di diventare un Krakelon?- chiese lui sorridendomi. Era anche maleodorante oltre che orrendo.
-No. Non voglio marcire per l’eternità. E non voglio torturare delle persone.- dissi io con voce roca.
-Ah. E’ la prima volta che qualcuno rifiuta questa mia proposta. Ciò vuol dire che hai ancora più coraggio di chiunque io abbia mai incontrato qui. Sai, le altre anime a cui facevo questa proposta, accettavano subito per paura che potessero tornare di la ad essere torturate di nuovo, ma tu no.- disse lui guardandomi con lo stesso sorriso di prima. Io rimasi di nuovo zitta per paura fin quando Kalenok mi disse:
-Le anime che si trovano qui, sono simili a te. Egoiste. Farebbero di tutto per salvarsi... Perfino torturare altre anime come loro. Ma tu sei ancora più egoista.-
-Perché?- chiesi io guardando il suo muso orrendo.
-Pur di salvarti saresti anche diventata un Krakelon, se non fosse per il fatto che il tuo bel corpo a cui tieni molto, sarebbe marcito. Quindi preferisci che il tuo prezioso corpo venga torturato, piuttosto che marcisca per salvarti da un eternità di dolore. O sbaglio?- disse lui ridendo. Io non risposi. Era vero in effetti... Infatti, a Katherine Pierce non importava delle altre anime, ma solo di se stessa.
-Dato che apprezzo questo tuo enorme coraggio, voglio offrirti un ruolo veramente importante qui. Tu diventerai il mio vice. Mi aiuterai a trovare altri Krakelon per torturare le milioni di anime che arrivano qui ogni anno. Che ne dici? Accetti?- chiese con ansia.
-Si.- risposi io velocemente.
-Ottimo!- disse lui.
-A patto che io non venga mai più torturata e che ogni mio desiderio sia un ordine. Ovviamente non per te.- dissi io con un sorrisetto.
-Mi piaci. Molto intraprendente. Concesso.- disse lui prima di sorridermi di nuovo.
Incredibile. Katherine Pierce era riuscita a salvarsi di nuovo.

PS: So che, probabilmente, molti di voi vorrebbero vederla viva e con gli altri personaggi della serie, ma se avrete pazienza ancora per qualche capitolo, vedrete che ci sarà una sorpresa! ;) Grazie a tutti! :)

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Capitolo 3
*** Queen Katherine Pierce ***


Passarono circa tre mesi, dal giorno in cui diventai il vice di Kalenok. Oziavo tutto il tempo in una terza stanza che si trovava a fianco di quella di Kalenok. Con il tempo, venni a conoscenza di molti dettagli riguardanti Kalenok, tra cui uno molto importante: era mortale. Un giorno, ci fu una specie di scontro tra Kalenok e un Krakelon che voleva prendere il suo posto come sovrano dell'oblio, anche se non ci riuscì. Io aiutai Kalenok a difendersi da quel Krakelon che venne confinato nell'altra stanza, dove anche lui dovette iniziare a subire delle torture atroci per il resto dell'eternità a causa di ciò che voleva fare a Kalenok. Dopo lo scontro, mi accorsi che sanguinava da un braccio e, dopo averglielo fatto notare, mi guardò con uno sguardo preoccupato.
-Che c'è?- gli risposi io in risposta a quel suo sguardo.
-Dopo il gesto che hai compiuto per aiutarmi, posso dire di potermi fidare di te, perciò ti confesserò il mio piccolo segreto: sono mortale. Ovviamente, te l'ho confessato perché non dubiterò mai che tu possa uccidermi per prendere il mio posto. Anche perché, hai già tutto quello che vuoi qui... A parte il dominio, su questa dimensione, che possiedo io... Insomma, se tu volessi veramente il mio trono, vorrebbe dire che sei la persona più egoista mai esistita, non credi?- disse accennando un sorriso alla fine del discorso. Io gli risposi ringraziandolo e con un sorriso. Non conosceva Katherine Pierce evidentemente. In seguito, mi spiegò che era una specie di soldato a cui avevano affidato il compito di comandare l’oblio. Dovevo ucciderlo. E’ vero, potevo fare ciò che volevo con questa carica, ma Kalenok voleva che io fossi più simile a lui o ai Krakelon. Non gli piaceva il mio aspetto, sodo, bello e umano. Continuava a cercare di costringermi a cambiare il mio corpo con una specie di incantesimo che mi avrebbe trasformata in un demone. Mi ero stufata di quello schifo di essere. Quella sera, c’era una delle solite pallose cerimonie in cui tutti i Krakelon, veneravano Kalenok e io potevo cogliere l’occasione per uccidere Kalenok, dato che ero vicina a lui. Chiesi ai miei schiavi di portarmi parecchie armi e di sistemarle, in modo che non si vedessero, dietro al trono in cui avrei dovuto sedermi, accanto a Kalenok, quella sera. Ero parecchio agitata per quello che poteva succedere. Nel migliore dei casi, sarei diventata la regina dell’oblio, nel peggiore dei casi, sarei tornata ad essere torturata per l’eternità. La sera arrivò lentamente, ma finalmente arrivò. Ero pronta per l’azione che avevo programmato. Alla fine della cerimonia, avrei dovuto inginocchiarmi a Kalenok e nel momento in cui mi sarei dovuta rialzare, lo avrei ucciso. La cerimonia fu lunga e pallosa come al solito, ma una volta che i Krakelon finirono di pronunciare le solite parole, ecco che il mio momento era arrivato. Presi da dietro il mio trono, un pugnale affilatissimo che mi sistemai, nella sua custodia, sotto il mio reggiseno. Quando mi inginocchiai, tenni lo sguardo alto per vedere in che direzione Kalenok stava guardando ed estrassi il pugnale dal reggiseno. Mentre mi rialzavo, notai che non mi stava guardando e perciò lo pugnalai al cuore. Kalenok mi guardò con uno sguardo triste e stupito cadendo a terra morente. Tutti i Krakelon urlarono e iniziarono a venire verso di me quando io li fermai.
-Fermi!- urlai.
-Ciò che ho fatto, l’ho fatto per Kalenok! Come sapete, lui era mortale e infatti mi ha nominata sua vice proprio per questo. Kalenok stava morendo di vecchiaia e mi aveva chiesto ieri sera di ucciderlo al termine di questa cerimonia. Quindi questo fa di me, la vostra nuova sovrana.- urlai a tutti loro. Ero una vera bugiarda. I krakelon erano tutti zitti a riflettere.
-Il mio nome è  Katherine Pierce e d’ora in poi sarò la vostra regina!- esclamai a gran voce sorridendo. Speravo che fossero così idioti da credermi.
-Katherine Pierce è la nostra regina. Noi veneriamo Katherine Pierce.- iniziò a urlare uno dei Krakelon. Dopodiché anche tutti gli altri iniziarono a urlare queste esatte parole e si inginocchiarono tutti a me. Ero sollevata e anche felice. Katherine Pierce era riuscita a diventare la regina di un’intera dimensione. Avevo già in programma di cambiare un po’ di cose in quel luogo oscuro. Avrei ordinato ai Krakelon di mandarmi tutte le persone che venivano torturate. Avrei scelto quali liberare e quali sarebbero rimaste con i Krakelon nella stanza cupa e grigia ad essere torturate per l’eternità. D’altronde, ci trovavamo tutti nell’oblio in cui avremmo dovuto subire delle torture atroci per gli errori e per le malvagità che avevamo compiuto quando eravamo in vita, perciò non potevo lasciare andare tutti. La grande K disegnata sul soffitto della mia sala da regina, rimase immutata anche se feci delle modifiche al resto dei locali in cui avevo accesso. Mi feci fare dei ritratti da appendere in tutti i locali e feci perfino ricamare il mio nome e cognome sulle vesti dei Krakelon. Sembravano delle sciocchezze, ma volevo essere al centro dell’attenzione, dato che ero una regina. Mi sentivo invincibile. Anche se mi mancava la mia vecchia vita sulla terra, in quel luogo ero felice e più tranquilla. Nessuno mi dava più la caccia e avevo il potere su ogni cosa che riguardava quella dimensione.

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Capitolo 4
*** Dolore ***


Era passato un anno circa, da quando ero diventata la regina dell’oblio che ora portava il mio nome. L’oblio di Katherine Pierce. I miei sudditi mi veneravano e facevano tutto ciò che io ordinavo. Poteva sembrare noiosa la mia vita, ma ero al sicuro. Feci di Kelly, la mia ancella preferita con cui scambiavo molte chiacchiere e con cui passavo la maggior parte del mio tempo. Questa dimensione era un po’ monotona, anche se ne ero la regina. Purtroppo, il mio dominio nell’oblio, non durò molto a lungo... Un giorno stavo per andare nella sala in cui si trovava il mio trono quando tutto intorno a me, divento grigio. C’era una specie di nebbia che mi offuscava la vista. Non riuscivo a vedere e a sentire niente. Cercavo di urlare per chiamare i miei schiavi, ma non udivo nemmeno la mia voce. Tutto ad un tratto, la nebbia iniziò a trasformarsi in un vortice che mi circondava e che pian piano mi sollevò. In un attimo, mi ritrovai in un luogo strano, nero. Non vedevo niente ma ero comunque intrappolata nel vortice e, anche se urlavo, ne io ne nessun’altro riusciva a sentirmi.
Dopo un po’, il vortice mi lasciò cadere a terra dove la mia vera e propria tortura iniziò. Quando mi alzai, vidi mio padre che mi tendeva la mano.
-Katerina, alzati. Dammi la mano.- disse mio padre sorridendomi. Ero felice e allo stesso tempo sconvolta di vederlo. Quando mi alzai, prendendo la sua mano, mi diede un ceffone.
-Sei una sgualdrina! Sei la vergogna dei Petrova!- mi urlò contro prima di tirarmi un calcio. A quel punto, caddi di nuovo e mio padre iniziò a urlare e mi scaraventò addosso una specie di onda oscura. Quell’onda, mi faceva provare tutto ciò che provò mio padre a causa mia quando era in vita: dolori fisici e psicologici. Provai il dolore di quando lui fu costretto ad osservare la morte del resto della mia famiglia, per opera di Klaus, a causa mia. Senza contare il dolore che provò quando toccò a lui, essere ucciso da Klaus. Dopo un istante che sembrava interminabile a causa del dolore che avevo appena provato, mi rialzai e trovai davanti a me la persona che temevo di più. La persona da cui scappai per più di 500 anni: Klaus.
-Ciao Katerina! Vedo che hai fatto passi da gigante! Sei sempre la solita manipolatrice bastarda eh?- mi disse con il suo sorrisetto ambiguo prima di pugnalarmi al cuore. Anche Klaus mi lanciò addosso un’onda oscura che mi fece provare tutto il dolore che avevo causato a lui. La pugnalata e il dolore che mi provocò Klaus, mi fecero svenire e quando mi rialzai, notai ancora un gran dolore al petto, dove ero stata pugnalata. Non era possibile! In questo luogo, io non guarivo! Perché incontravo quelle persone?
-Katerina! Perché ci hai fatto questo?!- chiese Rose con le lacrime agli occhi. Trevor era in parte a lei con la stessa espressione.
-Io ti amavo Katerina! Non ti avrei mai salvata, se avessi saputo che vita avrei dovuto affrontare a causa tua!- disse Trevor piangendo.
-Io...Scusa Trev- dissi io senza poter finire la frase. Rose mi aveva trafitto lo stomaco con un’asta di ferro appuntita. Ero caduta per terra ed ero stata colpita dalle onde oscure emesse da Rose e Trevor. Sentii anche il dolore che avevo causato a loro durato per 500 anni. Il dolore che provavo in quel luogo, era  più forte e brutale di quello che avevo provato nell’oblio. Continuai a incontrare tutte le persone a cui avevo provocato dolore quando ero in vita, per un arco di tempo lunghissimo. Tutte le onde oscure che emisero per farmi sentire il dolore che avevo provocato loro, erano una peggio dell’altra e mi fecero perdere i sensi per svariate volte. Purtroppo ogni volta che mi risvegliavo, c’era una delle mie vittime che aspettava di scaricarmi addosso il suo dolore. Ero consumata, esausta e dolorante. Mai avevo pensato di passare dei momenti così dolorosi, mai! Dopo svariate vittime, incontrai Damon, Elena, Bon-bon, Caroline, Jeremy, Matt e Tyler. Tutti loro mi insultarono e mi scaricarono addosso il dolore che avevo inflitto a loro, in un colpo solo. Dopo l’ennesima volta in cui svenni, mi risvegliai ma non trovai nessuno pronto a farmi del male. Aspettai qualche istante e alla fine, eccoli che arrivavano: Stefan e Nadia. Uno era colui che ho sempre amato e che non avrei mai dimenticato, e l’altra era la mia splendida figlia che ho sempre trascurato a causa dei miei interessi personali e che passò la sua intera vita a cercarmi. Quando si avvicinarono a me, fui io la prima a parlare.
-Stefan! Nadia!- dissi io piangendo.
-Katherine. Ma guardati. Sei un rifiuto. E’ ciò che ti meriti per tutto il dolore che hai causato a tutte le persone che hai incontrato nella tua triste vita!- disse Stefan con uno sguardo disgustato mentre mi fissava.
-Aspetta, Stefan! Io ti amo ancora! Ti prego! Ho capito che ho sbagliato e mi sono pentita di ciò che ho fatto alle mie vittime! Per favore, basta torture.- dissi io sfinita.
-Ti piacerebbe, vero?- disse con un sorrisetto malefico che mi spaventò ma che allo stesso tempo, mi fece venire un colpo al cuore.
-Stefan ha ragione. Sei una stronza. Ho passato la mia intera esistenza per trovare mia madre, ma quella che trovai alla fine, era solo una piccola stronza, vendicativa, manipolatrice bastarda a cui importava solo di se stessa.- disse Nadia con un tono freddissimo.
-No! Nadia! Ti prego! Prima di morire, ero seria quando ti ho detto di averti amato sul serio! Per favore, Nadia!- urlai piangendo mentre abbracciavo la mia splendida creatura. Nadia non mi rispose nemmeno e, con lo stesso sguardo gelido di prima, mi scaraventò a terra con il dolore che la sua perfida madre le aveva fatto provare. Nadia mi cercò in ogni angolo della terra per 500 anni e quando mi trovò, non riuscii a comportarmi da vera madre e la trattai male per favorire le mie scelte e i miei bisogni. Il dolore che provò Nadia era incredibile: provò più o meno gli stessi sentimenti di Stefan, ecco perché, probabilmente, li incontrai assieme. Anche Stefan mi scaricò addosso il dolore che gli avevo causato. Rividi tutto ciò che avevo fatto a lui e a Damon. Vidi il nostro primo incontro, il modo in cui ci rapportavamo l’un l’altro e il modo in cui ci amavamo. Fin qui, una goduria, ma poi arrivò il peggio. Rividi la notte in cui lui e Damon morirono per me, le persone che avevo ucciso per ricattare lui ed Elena, la morte di Jeremy causata da me per avere la cura e molti altri errori che commisi negli ultimi anni per colpire lui, Damon, Elena e il resto di Mystic Falls. Ma soprattutto sentii il dolore psicologico che avevo arrecato sia a Stefan che a Nadia: pensavo di aver provato il dolore più atroce nelle ultime ore, incontrando le mie vittime, ma ciò che avevo causato a Stefan e a Nadia, era ancora peggio. Mi sentii morire in tutti i sensi. Provai tutto ciò che provarono loro a causa mia: rabbia, odio, tristezza, depressione, amore e perfino gelosia. Tutto ciò era troppo.
-Basta!!! Vi prego, uccidetemi! Non ce la faccio più!- urlai io.
-Ho capito di aver sbagliato! Il dolore che ho provato, mi ha fatto pentire di tutte le cattive azioni che ho commesso quand’ero viva, ma ora basta! Vi prego! BASTA!!!- urlai ancora io disperatamente. All’improvviso il dolore cessò. Mi ritrovai sola e nel silenzio più fastidioso che avessi mai sentito. Dopo pochi attimi, un altro vortice mi prelevò da quel luogo e mi scaraventò in una specie di tunnel nero che piano piano si schiariva fino a diventare bianco. Sentii ancora una volta il dolore delle mie vittime e le cose che mi dissero nel luogo in cui mi trovavo prima. Urlavo dal dolore e alla fine del tunnel, vidi una luce accecante che si affievolì progressivamente fino a farmi intravedere il luogo in cui ero morta: casa Salvatore.

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Capitolo 5
*** Di nuovo a Mystic Falls ***


Caddi sul pavimento, in un angolo del salone principale. Ero ancora dolorante per la mia precedente esperienza e mi ritrovai nuda e di fronte a delle persone. Quando mi girai per vedere chi fossero, notai che dalla mia pelle saliva del fumo ed ero bagnata, o sudata. Elena, Damon, Caroline, Jeremy, Bonnie e Stefan mi stavano guardando scioccati.
-Oh mio Dio!- esclamò Caroline portandosi le mani sul viso, gesto che fecero anche Bonnie ed Elena.
-Ma cosa cavolo?!- disse Damon guardandomi con uno sguardo ancora più sconvolto di prima.
-Katherine?!- urlò di nuovo Damon. All’udire del mio nome, sentii dolore ed emisi un urlo agghiacciante che terrorizzò tutti, tanto da farli indietreggiare.
-Ehi, ma. Come è possibile?! Cosa è successo?!- chiese Elena rivolgendosi a tutti, ma soffermandosi guardando Bonnie.
-Non lo so. Non penso che possa essere opera sua.- disse Bon-bon con gli occhi spalancati. Avevo paura. Ero di nuovo viva? Questo era grandioso, ma perché dovevo tornare qui? Nel luogo in cui avevo tradito tutti e dove avevo fatto diventare Elena un mostro?! Aspetta un attimo. Elena era normale! Non sembrava una vampira-mangia vampiri. E nemmeno Damon! Forse avevano trovato un antidoto. In questo momento mi sentii vicina ad Elena. Entrambe, siamo sempre sopravvissute a tutti i drammi e dolori della nostra vita! Solo che io ho sempre dovuto arrangiarmi da sola, non come Miss Gilbert che ha un’intera città che la protegge.
-Ehi, Katherine...- disse Caroline a bassa voce, avvinandosi a me.
-Si?- sussurrai con le lacrime agli occhi dopo un istante.
-E’ proprio lei! Oh Dio.- disse Elena.
-Cosa ti è successo?- chiese Caroline con un tono molto dolce.
-Io... Ero in una specie di oblio e... Sono tornata qui. Non so perché- dissi io a fatica.
-Oh. E come hai fatto a tornare? Cosa hai dovuto fare per tornare in vita?- chiese Caroline, che si era seduta vicino a me sul pavimento, accarezzandomi il viso. Quella carezza mi fece sussultare e iniziai a piangere. Mi ci volle un attimo, ma poi riuscii a rispondere.
-Non lo so. Io non ho fatto nulla per tornare! Mi trovavo bene dove ero e ad un certo punto, sono stata strappata via dall’oblio e ho sentito un dolore atroce.- dissi io molto lentamente con le lacrime agli occhi.
-Oh.- fu l’unica risposta di Caroline. Gli altri mi guardavano ancora stupiti ma allo stesso tempo con tristezza.
-Per far smettere il dolore, ho confessato.- dissi io abbassando lo sguardo.
-Cosa hai confessato?- chiese Damon.
-Di essermi realmente pentita. Potreste non crederci, ma se non lo fossi veramente, probabilmente non sarei qui.- dissi io sempre con lo sguardo basso.
-Uhm. Beh, quindi stai dicendo che ti sei pentita, oltre di tutti i gesti malvagi che hai compiuto in 500 anni, di aver preso possesso del mio corpo e di avermi infettata con un virus letale per me e per molti altri?!- disse Elena con rabbia, avvicinandosi a me.
-Io... Io... Si... E...- dissi io prima di svenire.
 
Mi svegliai in un letto comodo. Tenni gli occhi chiusi per un attimo per paura di ciò che avrei dovuto vedere dopo. Cercai di sentire se ero sola o se c’era qualcuno con me, ma dato che ero tornata in vita da umana, non avevo il super udito di un vampiro. Dopo un attimo, mi feci forza e aprii gli occhi. Elena mi stava fissando con uno sguardo privo di emozioni.
-Ben svegliata, Katherine.- disse Elena guardandomi torva.
-Ti prego, Elena. Per favore, non farmi del male.- la implorai. Come potevo avere paura di quella ragazza, che una volta avrei potuto uccidere in mezzo secondo?
-Oh. E così vuoi che io ti risparmi? Dopo quello che mi hai fatto?!- disse lei con rabbia avvicinandosi a me.
-Lo so. Sono stata spregevole, ma ti ho già detto che mi sono pentita. Per favore! Ho già provato abbastanza dolore per oggi.- dissi io implorandola di nuovo.
-Beh, non so se crederti. Dopo ciò che hai detto, posso provare a crederti... Ma non posso perdonarti per quello che mi hai fatto, prima di morire! Inoltre sarebbe l’ennesima possibilità che ti darei per farti perdonare, quando tu, alla fine, ci hai sempre traditi!- disse lei avvicinandosi ancora di più  a me.
-Ti prego Elena! Non so cos’altro dire! Per favore. So che non puoi perdonarmi... Forse non potrai mai farlo, ma voglio tentare di farmi perdonare da tutti voi. Ho capito che pugnalarvi ripetutamente alle spalle è stato un gesto orribile e che mi meriterei di soffrire ancora, ma ti chiedo solo di risparmiarmi, per ora.- le dissi con le lacrime agli occhi.
-Mmm. Sebbene io ti odi con tutta me stessa e voglia ucciderti con le mie stesse mani in questo istante, ti risparmierò... Per ora... Perché a differenza tua, io sono una brava persona. Forse sono anche fin troppo buona, con te.- disse Elena avvicinandosi di nuovo a me. Questa volta, era talmente vicina a me, che i nostri nasi, quasi, si scontravano. I suoi occhi erano pieni di rabbia, mentre i miei erano pieni di lacrime. Dopo un attimo, staccò lo sguardo dai miei occhi e se ne andò dicendomi di riposare e, che quando fossi stata pronta, di scendere da loro per parlare. Ero talmente stanca a causa del dolore provato poco prima, che mi addormentai quasi subito.

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Capitolo 6
*** Il momento delle scuse ***


Mi svegliai sentendomi abbastanza riposata, anche se ero comunque provata da ciò che avevo passato il giorno prima. Almeno credevo che fosse il giorno prima... Non sapevo per quanto tempo avessi dormito. Mi alzai dal letto e scesi le scale in cerca della gang di Mystic Falls. Erano tutti in salotto... Probabilmente ad aspettarmi.
-Eccola qui! Ciao bella addormentata!- disse Damon sarcastico. Colta da un’improvvisa nostalgia per quel ragazzo, lo abbracciai. Damon non mi respinse, ma rimase immobile, probabilmente perché non si aspettava un gesto simile da me. Solo dopo un attimo mi resi conto di ciò che avevo fatto.
-Ma che cavolo?!- disse Damon quando sciolsi l’abbraccio.
-Scusami. Non so che mi è preso.- dissi io girandomi dall’altra parte. Mi diressi verso il divano e mi sedetti in parte a Elena che mi guardava male. Non avevo ancora parlato a Stefan... Ero troppo spaventata da ciò che mi avrebbe detto.
-Eri felice nell’oblio?- chiese Stefan all’improvviso. La sua voce era calma e dolce. Udirla, era un’emozione unica...
-Si. Più che altro ero al sicuro e quindi ero tranquilla.- risposi io guardandolo.
Era stupendo.
-Oh, quindi non era una dimensione infernale?- chiese di nuovo Stefan.
-Beh, si. Ma sono riuscita a salvarmi.- risposi con lo sguardo basso.
-In che senso? Spiegaci come era quel luogo, se te la senti...- mi propose dolcemente Stefan.
-Ci torturavano. Non avevo mai provato un dolore simile. Dopo averci macellati per bene, ci lasciavano riposare affinché i nostri corpi guarissero e poi, ricominciavano a torturarci. Fortunatamente, riuscii a infiltrarmi nella stanza in cui si trovava il capo dei nostri torturatori e padrone dell’oblio, Kalenok. Mi aveva proposto di diventare una Krakelon, ovvero uno dei torturatori, ma io rifiutai. Non tanto perché non volevo torturare le persone, ma perché, per farlo, il mio corpo doveva marcire per l’eternità.- risposi io venendo interrotta da Elena che disse: -Tipico. Pensi sempre e solo a te stessa, vero?-
Dopo averla ignorata, continuai il mio racconto...
- Kalenok, vedendo il mio coraggio dopo averlo salvato da un Krakelon ribelle, mi propose di diventare il suo vice e, dopo un po’ che ricoprivo quella carica, mi ero stufata. Kalenok era mortale e perciò lo uccisi. Imposi il mio dominio sugli altri e divenni la regina dell’oblio.- conclusi io.
-Quindi ci stai dicendo che tu, Katherine Pierce, sei riuscita a diventare la regina di un’intera dimensione?!- chiese stupito Stefan.
-Si.- risposi io tranquillamente.
-Sei sempre così avida e cattiva. Manipolatrice bastarda!- disse Elena dopo avermi preso un braccio che stava per spezzarmi. Mi faceva molto male, ma fortunatamente, Stefan venne in mio soccorso.
-Elena, per favore!- disse Stefan accigliato.
-Quindi sei stata strappata da quella dimensione?- chiese Damon.
-Si. Non so da chi e non so il perché, ma si. Mi trovavo piuttosto bene li. Ero piena di schiavi pronti a servirmi e, da un momento all’altro, un vortice mi risucchiò e mi portò in un luogo nero senza nulla intorno a me. Qui incontrai tutte le persone a cui provocai, nella mia lunga vita, del dolore fisico o psicologico che poteva essere molto forte o pressoché nullo. Per tornare, probabilmente, ho dovuto sentire tutto il dolore psicologico e fisico che ho causato a tantissime persone in 500 anni... C’eravate anche voi. Ho sentito tutto il dolore che ho causato a tutti voi e sono pronta a dirvi un sincero “Mi dispiace”.- conclusi io con le lacrime agli occhi.
-Perciò tu hai sentito tutto il dolore che hai fatto nascere a causa tua, a moltissime persone, in 500 anni?!- chiese stupito Stefan.
-Si.- risposi io con calma.
Ci fu un attimo di silenzio e che decisi di interrompere, prendendo la parola.
-Spero che accettiate le mie scuse. So che non potrete perdonarmi, o almeno non subito, però mi scuso veramente. Mi dispiace.-
Mi stavo dirigendo verso le scale quando qualcuno mi prese la mano.
-Ehi. Io accetto le tue scuse. In effetti, tu hai fatto qualcosa di buono per me. Mi hai trasformata rendendomi una persona migliore e molto più matura. Perciò, per questo, io ti ringrazio.- disse Caroline con degli occhi dolci.
-Il problema Caroline, è che io ti ho trasformata solo per dei miei scopi personali, infischiandomene di te e questo non è giusto.- le risposi guardando il pavimento. Caroline mi lasciò andare e io risalii le scale per andare un attimo in bagno. Dopo essermi rinfrescata, decisi che dovevo andarmene: avevo già arrecato troppo dolore a queste persone.
Quando scesi da basso, erano ancora tutti li. Mi diressi verso la porta d’ingresso quando venni fermata da Stefan.
-Dove vai?- chiese Stefan confuso.
-Me ne vado. Voi non mi volete qui e io non voglio arrecarvi altro dolore.- dissi aprendo la porta.
-Ciao ciao.- disse Elena, che mi passò davanti, rivolgendosi a me.
-Ma dove andrai? Se qualche persona che ti odia, ti dovesse vedere e scoprire che sei umana, potrebbe ucciderti.- disse Stefan chiudendo la porta e ignorando Elena.
-Non so dove andrò. Magari potrei fare l’autostop e farmi portare da qualche parte dove non penserebbero che io sia Elena e poi cercherei qualcuno disposto ad ospitarmi finché non troverò un lavoro.- risposi tristemente.
-No. Vieni con me. Ti ospiterò io a casa mia!- disse Caroline raggiungendomi.
-No, Caroline. Posso provare a starmene da sola.- risposi distogliendo lo sguardo dalla bella biondina.
-Dai. Non chiacchiererò troppo, vedrai!- disse Caroline con uno sguardo quasi implorante.
-Perché faresti questo per me?- chiesi io stupita.
-Tutti meritano di essere perdonati. Forse non tutti ti perdoneranno e non subito, ma prima o poi succederà. Io sto già iniziando a perdonarti...- rispose Caroline abbassando lo sguardo.
-Che cosa?! Dopo quello che ci ha fatto?!- chiese Elena stupita e arrabbiata.
-Elena, stanne fuori.- rispose seccata Caroline. Da quando parlava così alla sua migliore amica? Mi ero persa qualcosa, forse.
-Quindi... Katherine... Accetti la mia proposta?- chiese di nuovo Caroline.
-Eh va bene. Grazie infinite, Caroline. Non me lo meriterei.- le risposi infine.

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Capitolo 7
*** Sloan & Co. ***


La casa di Caroline era ancora come me la ricordavo: carina, piccola e non troppo appariscente. Mi fece sistemare nella stanza degli ospiti e mi prestò un po’ dei suoi vestiti, dato che io non ne avevo.
-Beh, non sono proprio del tuo stile però, per ora, penso che possano andare.- disse Caroline cercando di giustificarsi senza motivo.
-Tranquilla Caroline. Stai già facendo fin troppo per me.- le risposi sorridendo.
-Uhm, ok. E’ tanto tempo che non passo una serata con un’amica... Cosa ti andrebbe di fare?- mi chiese sorridendo.
-Amica?- chiesi io stupita.
-Beh, se vuoi. Senti Katherine, lo so che hai commesso molti errori e che ci hai traditi molte volte... So che ti sei pentita, altrimenti non ti comporteresti così... E so anche che dovresti smetterla di incolparti, anche dopo che io ti ho detto che ti sto già perdonando.- disse con tono stanco di ripetere le stesse cose.
Io lasciai perdere e continuai la conversazione.
-Ok, mmm... Potremmo guardare un film? Oppure, non so... Preferirei non fare nulla di troppo impegnativo. Non sono ancora dell’umore e non sono nemmeno nel pieno delle mie forze-
-Oh, ma certo!- disse prima di continuare a parlare di quale film avremmo potuto vedere quella sera. Mi era sempre piaciuta Caroline. Era carina, simpatica e dolce... Anche se, a volte, poteva dimostrarsi piuttosto irritante averla intorno.
-Ora devo andare in centro a prendere delle cose, tu rimani qui?- mi chiese Caroline dirigendosi verso la porta.
-Si. Grazie ancora Caroline. Non solo dell’ospitalità, ma anche della fiducia che stai riponendo in me. Grazie.- le dissi io sorridendole.
-Oh, Katherine... Figurati. Tu rilassati un po’ e... Oh! Non hai fame? Non hai ancora mangiato da quando sei tornata, o sbaglio?- mi disse riavvicinandosi a me.
-In effetti si. Sono affamata.- ammisi io guardando verso la cucina.
-Mmm, in cucina abbiamo un po’ di cose... Se vuoi ti preparo io qualcosa!- mi propose Caroline sorridendo.
-Non avresti un libro di ricette? Dato che ora sono umana, dovrei imparare a sfamarmi da sola, non credi?- risposi io sorridendo a mia volta.
Caroline mi diede un libro di ricette chiamato “Pronti in 5 minuti!” e poi uscì di casa. Dopo che preparai un disastroso piatto di pasta che sentiva solo di rosmarino, mi sdraiai sul divano a guardare un po’ di tv, quando, ad un tratto, si aprì la porta d’ingresso.
-Elena? Che ci fai qui?- chiese Liz Forbes notando la mia presenza sul divano di casa sua.
-Uhm, io non sono Elena. Sono Katherine.- le risposi alzandomi da quel comodo divano.
-Oh mio Dio! Non muoverti!- disse estraendo la pistola e puntandomela contro.
-Ehi, no! Sono umana!- le risposi terrorizzata.
-E come faccio a saperlo? Hai ancora indosso il tuo braccialetto!- rispose senza abbassare la guardia e fissando il mio polso, al quale portavo ancora il mio braccialetto che mi proteggeva dal sole, quando ero un vampiro.
Per provare la mia vera natura, tolsi il braccialetto e mi esposi alla luce solare.
-Oh. Scusa. Che ci fai qui? Non eri morta?- disse dopo un po’ lo sceriffo di Mystic Falls. Dopo averle spiegato tutto ciò che avevo detto poco prima agli altri, ci sedemmo sul divano dove la nostra conversazione continuò.
-Oh. Wow.- erano le sue uniche parole. Non so perché le avessi raccontato tutto. Un po’ perché, siccome mi ospitava in casa sua, glielo dovevo e un po’ perché, dato che era lo sceriffo della città, poteva proteggermi e per farlo, doveva essere al corrente di tutto.
-Sai, Katherine. Hai commesso molte cattiverie e hai sempre tradito la fiducia di Caroline e degli altri, ma ammiro una cosa di te: il potere. Sei una donna talmente potente e astuta, che è riuscita perfino a diventare la regina di un’intera dimensione. Ammiro la tua intelligenza e la tua forza... Inoltre, ammiro la tua determinazione nell’ottenere sempre ciò che vuoi- disse guardandomi negli occhi. Era strano parlare con lei. Non avevamo mai parlato molto...
-Oh. Grazie. Penso che tu sia l’unica che mi abbia mai detto una cosa del genere. Gli altri non me lo direbbero mai.-
-Ma lo pensano anche loro. Sanno quanto tu sia intelligente e, secondo me, sono invidiosi della tua forza.- disse Liz sorridendomi. Forse le facevo pena...
-Grazie. Sei davvero una brava madre, Liz.- le confessai con un sorriso.
Ad un tratto la porta d’ingresso si aprì e Caroline entrò in casa.
-Ciao Kather- disse interrompendosi una volta che vide sua madre.
-Ciao Caroline- le dicemmo io e Liz in coro.
-Ehm, mamma. Katherine starà qui per un po’, ma non preoccuparti! E’ umana e sta cercando di essere buona.- disse Caroline cercando una giustificazione.
-Tranquilla Caroline. So già tutto...- disse Liz sorridendo alla figlia.
-Oh. Ok. E ti sta bene?- le chiese appoggiando le borse che aveva in mano, sul pavimento.
-Si, Caroline. Ora devo tornare a lavoro.- disse Liz avviandosi verso la porta.
Dopo che lo sceriffo se ne andò, aiutai Caroline a sistemare la spesa che aveva fatto per me e sua madre. Passammo il poco tempo rimasto del pomeriggio, sedute sul divano a chiacchierare. Dopo un po’che parlavamo, qualcuno bussò alla porta e perciò, io e Caroline, ci dirigemmo verso la porta per vedere chi fosse. Quando Caroline aprì la porta, ci trovammo davanti 5 persone che stavano pronunciando una specie di incantesimo.
-Oh, no! Viaggiatori! Corri Caroline!- urlai io scappando verso la porta sul retro della casa. Appena la aprii, mi ritrovai davanti altri 5 viaggiatori che si avvicinavano a me sempre di più. Io e Caroline eravamo schiena contro schiena in mezzo al corridoio.
-Ha funzionato! Siamo riusciti a riportare indietro Katherine Pierce!- esclamò una donna che si era avvicinata a me e a Caroline.
-Come? Siete stati voi?!- le chiesi io stupita.
-Si. Ora dovrai venire con noi!- disse quella donna con tono sprezzante.
-No! Chi sei tu?- le chiesi spostando il braccio che voleva prendermi per trascinarmi via.
-Sloan, piacere. Muoviti!- disse arrabbiata. Iniziarono a trascinare via me e Caroline, che era svenuta a causa di un’iniezione di verbena che uno dei viaggiatori le fece un attimo prima, verso un furgone scuro parcheggiato davanti alla casa. Cosa potevo fare ora? Io ero debole e Caroline era priva di sensi. Chi ci avrebbe salvate?

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Capitolo 8
*** Doppelganger umani? ***


Cercai di stare buona e, una volta che Sloan si girò per aprire il furgone, le diedi un pugno e mi liberai dalla sua presa. Presi a calci alcuni viaggiatori e cercai di trascinare via Caroline, anche se non ci riuscivo a causa della mia debolezza. Diedi 2 sberle a Caroline per farla svegliare e, fortunatamente, si svegliò. Era un po’ intontita, ma riuscì a camminare verso la sua macchina dove si accomodò sul sedile del passeggero per permettermi di guidare. Ero debole, ma meno di lei in quel preciso momento.
Nel fare manovra, investii 2 viaggiatori e poi guidai a tavoletta verso casa Salvatore.
Appena oltrepassai il cancello della villa, lasciai la macchina davanti alla porta d’entrata e iniziai ad urlare.
-Stefan! Damon! Aiuto!-
-Cosa succede?!- chiese Elena uscendo dalla porta.
-Elena! Per favore, aiutami a portarla dentro!- le dissi indicando Caroline.
-Cosa le è successo?! Cosa hai fatto?- chiese Elena mentre portava dentro Caroline, in braccio.
-Io non ho fatto niente! Un gruppo di viaggiatori si è presentato a casa di Caroline per cercarmi.- le risposi entrando in casa.
Elena appoggiò Caroline e le diede un po’ di sangue, che la fece riprendere velocemente.
-Dove sono Stefan e Damon?- le chiesi gentilmente.
-Non sono qui al momento. Potete spiegarmi cosa è successo?-
-Io e Caroline eravamo in camera sua, quando ad un tratto qualcuno bussò alla porta e quando aprimmo, ci trovammo davanti 5 viaggiatori. Anche dalla porta sul retro, ne entrarono degli altri. Una donna, Sloan, mi ha detto che sono stati loro a riportarmi in vita e che dovevo andare con loro. Hanno iniettato una siringa di verbena a Caroline e poi ci hanno trascinate verso il loro furgone, anche se riuscii a pestarli per bene e a portare via Caroline. E ora, eccoci qua.- le raccontai velocemente.
-Oh. Questo spiega perché sei qui. Sloan... Quella donna è terribile!- disse guardando Caroline.
-Grazie di avermi salvata, Katherine.- disse Caroline guardandomi con un sorriso.
-Di niente, Caroline.- le risposi a mia volta con un sorriso.
-Elena, grazie di averci aiutate.- le dissi guardandola negli occhi.
-Oh.- disse guardandomi sconvolta. -Prego... Penso di aver sentito la parola “grazie”, uscire dalle tue labbra, per la prima volta .- mi rispose per prendermi in giro.
Io le sorrisi senza risponderle. Non era stata cattiva come al solito...
-Ehi! Che ci fa Caroline qui?- chiese la voce di Stefan mentre era ancora nel corridoio.
-Oh.- disse appena arrivato in soggiorno.
-Katherine! Ma che brutta sorpresa!- disse Damon sorridendomi.
-Come mai siete qui?- chiese Stefan guardando me e Caroline.
-Sono state attaccate dai viaggiatori...C’era anche Sloan. Ha detto che sono stati loro a portare indietro Katherine.- disse Elena alzandosi dal divano.
-Oh.- ripeté di nuovo Stefan.
-Ma che bel regalo che ha pensato di farci, quella piccola stronza di Sloan!- disse Damon sorridendomi di nuovo. Io lo guardai male, ma non gli risposi.
-Cosa vorranno da lei? Insomma, a loro serviva l’ultima copia di doppelganger e, per questo, aveva già me ed Elena.- disse Stefan confuso.
-Perché?- chiesi io.
-Non lo sappiamo ancora, di preciso. Ha a che fare con il capo dei viaggiatori, Markos.- rispose Damon.
Rimanemmo tutti zitti per qualche minuto fino a quando io presi la parola.
-E se ai viaggiatori servisse l’ultima copia di doppelganger umani?- chiesi io.
Tutti mi guardarono stupiti.
-Può darsi! Forse hai ragione tu, Katherine...- disse Stefan alzandosi.
-Ma in questo caso, Tom non dovrebbe essere vivo? O ce ne è un altro?- chiese Elena.
-Tom? Chi è Tom?- chiesi io rivolgendomi a Caroline.
-Era l’ultimo doppelganger di Stefan. Era molto dolce, ma Enzo l’ha ucciso. Il suo cognome era Avery.-
-E se fosse vivo? Magari non è morto!- esclamai io.
-L’ho visto io, quando è morto. A meno che...- disse prendendo il cellulare.
-Hai il numero di Tom?- chiese Damon stupito.
-Beh, si. Ora fate silenzio, metto il vivavoce. Katherine, parla tu! Non conosce la tua voce.- disse porgendomi il telefono.
-Perché io? Non può farlo qualcun’altro?- chiesi io cercando di ridargli indietro il cellulare.
-No, shhh- disse ridandomi il cellulare.
-Pronto?- disse una voce al telefono. Era la stessa voce di Stefan.
-Ehm, pronto? Tom? Tom Avery?- chiesi io.
-Si? Con chi parlo?- rispose Tom.
-Ehm, sono Lucy della... Associazione per i bambini malati?- dissi con tono quasi interrogativo.
-Si, mi dica.-
-Ha tempo per rispondere ad un sondaggio?- gli chiesi.
-No, mi scusi. Sono anche io nell’ambito della sanità e si dia il caso che stia per ricevere un’ambulanza, perciò grazie e arrivederci.- rispose gentilmente Tom.
-Oh, arrivederci.- risposi io prima di riagganciare.
-Come avevo sospettato.- dissi io guardando la banda di Mystic Falls.

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Capitolo 9
*** Casa Salvatore ***


-Come fa Tom ad essere ancora vivo? Io l’ho visto mentre moriva!- disse Caroline rivolgendosi a Stefan.
-Non lo so... Se Tom è ancora vivo, può darsi che stava indossando un anello come quello di Jeremy... O che i viaggiatori abbiano riportato indietro anche lui...- disse Stefan riflettendo.
-Se hanno voluto portare in vita loro due, vuol dire che noi non serviamo più ai viaggiatori. Vorranno eliminarci per poter compiere il loro incantesimo su Tom e Katherine- disse Elena guardando Stefan.
-Già.- disse Stefan pensieroso.
-Bene. Dove è questo Markos?- chiesi io a Damon e Stefan.
-Probabilmente si troverà nel campo di zingari in cui vivono i viaggiatori... E’ appena fuori Mystic Falls.- mi rispose Damon guardandomi negli occhi.
-Oh... E’ umano?- chiesi io a Damon.
-Si.-
-Bene. Perché uno di voi vampiri non va in quel posto a ucciderlo?- chiesi io. Perché se ne stavano qui con le mani in mano?!
-Non è così semplice, Katherine. E’ molto forte.- disse Stefan sedendosi sul divano.
-Oh. E quindi cosa facciamo ora?- chiesi io guardando tutti loro, uno a uno.
-Beh, non potete tornare a casa di Caroline. Suppongo che dovresti stare qui. Caroline, se non è con te, non corre alcun rischio a casa sua, ma tu si. Perciò, se staresti qui, avresti più persone che ti possono proteggere.- disse Stefan con lo sguardo basso.
-Cosa? No! Io non la voglio in casa mia. E non voglio nemmeno proteggerla!- disse Damon infastidito.
-Beh, nemmeno io voglio star qui ed essere costretta a vederti in ogni singolo momento della giornata, Damon. Quindi, smettila di fare il bambino.- gli risposi arrabbiata.
-Che cosa hai detto?- disse Damon appena prima di correre verso di me e di trascinarmi verso il muro. Mi aveva presa per il collo, cercando di soffocarmi.
-Senti, signorina. Se ti ospito in casa mia, voglio che tu mi porti rispetto. Devi obbedirmi se non vuoi che ti porti da Markos.- disse arrabbiato Damon. Stefan era venuto a soccorrermi, cacciando via Damon.
-No, Damon. Non mi porteresti mai da Markos e sai perché? Io sono l’ingrediente mancante per fare l’incantesimo dei viaggiatori e per fare quell’incantesimo, la tua amata Elena e Stefan, dovrebbero morire. Perciò, non penso che tu sia così stupido da mettere a repentaglio la vita di Stefan ed Elena solo per farmi del male.- gli risposi sorridendogli. Damon fece un ringhio e se ne andò via.
-Ben fatto, Katherine!- disse Caroline sorridendomi.
-Allora è deciso. Katherine, tu puoi stare nella stanza in cui stavi prima di... Morire.- disse Stefan alzandosi per andare di sopra. Elena non mi parlava e non mi guardava.
-Ok, grazie a tutti.- risposi io con lo sguardo basso.
-Beh, anch’io devo andare ora! Ci vediamo domani Katherine! Ciao! Ciao Elena!- disse Caroline uscendo dalla porta con Stefan, che nel frattempo era sceso.
-Stefan, dove vai?- gli chiesi io prima che chiudesse la porta.
-Ehm, devo andare a cercare Damon. Voglio farlo ragionare. Buonanotte a entrambe! A domani.- disse lasciando me e la mia doppelganger, sole.
Mi girai per vedere cosa stesse facendo. Aveva avuto la mia stessa idea. Ci stavamo fissando entrambe.
-Beh, io vado a letto. A domani.- disse fredda Elena.
-Elena!- le dissi prima che iniziasse a salire le scale.
-Si?- chiese girandosi verso di me.
-Grazie.- le dissi abbassando la testa.
-Oh. Mi hai già ringraziata prima, Katherine. Non è che se impari una parola nuova, dopo devi sempre usarla.- disse acida Elena.
-Mmm.- dissi io in risposta all’ultima frecciatina di Elena.
-Il grazie era per un’altra cosa.-
-Per cosa?- mi chiese con un’espressione strana.
-Per non avermi uccisa. Tu mi hai perdonato quando ero sul letto di morte e io ti ho tradita di nuovo...- le dissi guardandola.
-Inoltre, ti ringrazio anche per questa fase che stai attraversando.- le dissi prima che si girasse ancora.
-Quale fase, scusa?- chiese confusa.
-La fase in cui cerchi di perdonarmi.- le risposi avvicinandomi a lei.
-Come scusa?- mi chiese con una risatina incredula.
-Già. Tu cerchi sempre di trovare del buono nelle persone, Elena. Provi compassione per tutti e anche per me. Si vede che stai cercando di perdonarmi, anche dopo tutto ciò che ti ho fatto. Forse non vuoi ammetterlo, perché sai che ho ragione. E sai anche, che non puoi lasciarmela passare liscia, ancora una volta.- le dissi dopo essere arrivata davanti a lei. Non mi rispose. Mi guardava pensierosa.
-Sei una Petrova, perciò non è facile reprimere la sete di vendetta e l’orgoglio. Credimi, lo so bene!- le dissi con un sorriso.
-Oh. Buonanotte Katherine.- mi disse con un sorriso. Questa fu la sua unica risposta.
Mi avviai anche io verso la mia camera per poter, finalmente, riposare. Una volta sotto le coperte, mi lasciai andare in un profondo sonno.

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Capitolo 10
*** Stefan ***


Il giorno dopo mi svegliai, sorprendentemente, rilassata e riposata. Era da molto che non mi sentivo così... Nei 2 giorni prima non avevo ancora recuperato a pieno, le energie che mi erano state prosciugate quando feci ritorno dal mondo dei morti. Mi alzai dal letto e andai in bagno. Dopo una lunga mezz’ora nel bagno, uscii e scesi le scale per andare a mangiare qualcosa in cucina. La casa era molto silenziosa e non credevo che nessuno fosse già sveglio. Arrivata in cucina, trovai Stefan alle prese con la preparazione del caffè.
-Ehi.- lo salutai.
-Ehi. Dormito bene?- mi chiese Stefan girandosi per sorridermi.
Come mai era così carino quella mattina?
-Si. E tu?- gli chiesi sedendomi su una sedia.
-Si... Alla fine, ieri sera, ho trovato Damon e l’ho fatto ragionare. Ha detto che cercherà di comportarsi bene. Mi raccomando, Katherine. Non stuzzicarlo troppo!- mi disse venendo verso di me con una tazza di caffè.
-Ok, Stefan. Farò del mio meglio.- gli dissi con un sorriso.
-Vuoi una tazza di caffè anche tu?- mi chiese muovendo la tazza in aria.
-Si, grazie.-
Dopo che Stefan mi diede una tazza di caffè, mi alzai per cercare qualcosa da mangiare, nell’armadietto in cui tenevano il cibo. Niente. Era pieno di patatine e basta...
-Non avete dei biscotti? O del latte con dei cereali?- chiesi a Stefan girandomi verso di lui, che nel frattempo si era seduto su una sedia del tavolo.
-No. Temo che sia finito tutto. Se vuoi, ti porto al grill a fare colazione.- mi propose con un sorriso.
-Ok...- gli dissi io sciogliendomi a quel sorriso stupendo.
-Come mai sei così carino con me?- non ero abituata...
-Beh, sai... Devo proteggerti e mantenerti in vita...- disse sorridendo.
-Oh.- gli risposi all’inizio.
-Pensavo che... Niente...- lasciai cadere il discorso.
-Cosa?- mi chiese incuriosito.
-Niente.- gli risposi di nuovo.
-Eh dai. Dimmelo!- disse con un sorriso dolce e bellissimo. Mi ero sciolta di nuovo.
-Pensavo che avessi già iniziato a perdonarmi... Ma so che è molto difficile.- gli risposi abbassando lo sguardo.
-Io non sono arrabbiato con te, Katherine. Quello che hai fatto a Elena è stato orribile. Sei stata cattiva e, all’inizio, mi hai fatto arrabbiare. Ma devo dire che mi è dispiaciuto ucciderti. Avevo appena visto con i miei occhi la vera e dolce Katherine Pierce che assisteva alla morte di sua figlia... Che le disse che la amava e che le entrò nella mente per regalarle un finto ricordo bellissimo... Questo gesto, lo fa una persona con un cuore... Non la solita Katherine Pierce spietata e fredda. Mi hai dimostrato, ancora una volta, che non sei cattiva... Ti sei solo comportata da cattiva.- disse sorridendomi Stefan.
-Oh.- dissi io sorpresa. Wow.
-E’ vero. Non ti ho perdonato e non penso che lo farò con facilità, quando me la sentirò di farlo, ma perché è così che è sempre funzionato. Io non ti ho mai perdonato per tutte le cattiverie che hai fatto a me e agli altri, però alla fine siamo diventati amici, prima che tu morissi. Beh, più o meno.- disse con un sorrisetto strano.
-Oh, Stefan. Grazie.- gli dissi correndo verso di lui. Lo abbracciai e, subito dopo, mi staccai da quel corpo mozzafiato per guardare i suoi occhi. Era un po’ sorpreso, però non mi aveva respinto... E questo era un buon segno.
-Beh, andiamo a fare questa colazione, allora?- mi chiese alzandosi dalla sedia.
-Certo!- gli risposi dirigendomi verso la porta.
-Ehi, ma... Hai ancora addosso i vestiti di ieri. Non ne hai degli altri?- mi chiese dopo avermi squadrato dalla testa ai piedi.
-Ehm, no.- dissi io imbarazzata.
-Che ne dici se dopo aver fatto colazione, ti porto a comprare qualcosa?- disse con tranquillità mentre usciva dalla porta d’ingresso.
-Oh. Ok, grazie.- dissi io, sorridendogli.
Dopo aver fatto colazione, Stefan ed io andammo a Richmond per comprarmi un po’ di vestiti. Finalmente potevo indossare di nuovo dei vestiti che mi si addicevano.
Una volta arrivati a casa, decisi di chiedere una cosa a Stefan.
-Come mai hai fatto tutto questo per me? So che devi proteggermi e tutto, ma perché mi hai dedicato una giornata intera?- gli chiesi prima di entrare in casa.
-Beh, Caroline ha fatto un gesto nobile. Ha messo da parte tutto il risentimento che provava per te e ti ha perdonata, ormai. Voglio provare a fare lo stesso, anche se mi ci vorrà più tempo. Non penso che tu abbia detto una bugia quando sei tornata. Penso che tu sia stata veramente seria e sincera quando ti sei scusata con noi.-
-Oh. Grazie Stefan. Lo apprezzo molto, veramente.- gli risposi con un sorriso.
-Dovrò trovarmi un lavoro, se voglio mantenermi! Non posso più soggiogare nessuno ora...- gli dissi sorridendogli di nuovo.
-Wow! Katherine Pierce che cerca lavoro? Siamo in una realtà parallela o è il mondo reale?- disse Stefan ridendo.
Io mi unii a lui, ridendo e poi entrammo in casa.
Appena entrammo, non notammo nulla di strano, ma in soggiorno vidimo Elena per terra, legata. All’improvviso, dietro di noi, apparvero dei viaggiatori che fecero venire un aneurisma a Stefan. Io diedi dei pugni ad alcuni di loro ma, purtroppo, erano in tantissimi e riuscirono a trattenermi. Mi portarono fuori di casa, dal retro, dove c’era il furgone che vidi il giorno prima fuori dalla casa di Caroline. Io mi dovetti sedere davanti, mentre Elena e Stefan furono caricati nel bagagliaio del furgone. Nell’uscire dal vialetto di casa, vidi Damon a terra dolorante che tendeva la mano verso il furgone. Purtroppo non riuscivo a scappare. Ero in trappola.

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Capitolo 11
*** Inganno! ***


Una volta arrivati in quel campo di nomadi, dove vivevano i viaggiatori, mi chiusero in un’automobile da rottamare con Elena. L’auto era tutta rotta, ma una cosa,  purtroppo, funzionava: la serratura. I vetri erano stati sostituiti da delle lamiere che furono saldate sulla carrozzeria della macchina. Prima di chiuderci dentro, ci avevano messo dentro una torcia per poter vedere.
-Elena! Elena, sveglia!- le dissi dandole degli schiaffi sul volto.
-Mmm che c’è?!- chiese Elena frastornata.
-Katherine?! Dove siamo?!- chiese dopo essersi resa conto della situazione in cui ci trovavamo.
-Nel campo dei viaggiatori. Non riesci a rompere queste lamiere, vero?- le chiesi io gentilmente. Elena diede un calcio potentissimo alla macchina che, anziché rompersi, si sposto a destra e a sinistra.
-Cosa facciamo ora?- le chiesi spaventata.
-Suppongo che dovremo aspettare che ci tirino fuori loro.- mi disse con aria sconvolta.
La macchina era piccolissima e ci obbligava a stare sdraiate e appiccicate.
-Oh, no.- dissi io piagnucolando.
-Aia. Mi fa male una mano, Katherine. Ci sei sdraiata sopra.- disse Elena piagnucolando a sua volta.
-Oh, scusa.- le dissi spostandomi un po’ a destra. Eravamo scomodissime, ma dopo vari tentativi, trovammo una posizione abbastanza confortevole. Io ero accoccolata nell’incavo del corpo di Elena. Era una cosa molto strana, però eravamo comode.
Io avevo molto freddo... Tremavo e sbattevo i denti.
-Hai freddo?- mi chiese Elena.
-Si.- dissi io stringendomi le braccia.
-Sappi che lo faccio solo perché mi fai un po’ pena.- mi disse prima di abbracciarmi.
-Che cosa strana.- le dissi io, sconvolta da ciò che aveva appena fatto.
-Già.- disse lei chiudendo il discorso. Rimanemmo in questa posizione fino ad addormentarci entrambe.
 
Fummo svegliate dalla serratura della macchina che si apriva. Era Damon!
-Forza! Tiratevi su!- disse dopo averci fissato con aria sorpresa per aver visto la nostra posizione all’interno della vettura. Io ed Elena uscimmo e, dopo che Damon mi prese in braccio, scappammo via a velocità di vampiro. Dopo qualche istante, ci trovammo nella macchina di Damon dove c’era già Stefan, che ci attendeva.
-Ehi! Come state? Come hanno fatto a prendervi?- chiese Stefan, stupito.
-Come?- chiese Elena a Stefan.
-Come hanno fatto a rapirvi?- chiese Stefan.
-Tu sei stato rapito con noi!- dissi io a Stefan.
-No! Io sono uscito stamattina presto e quando sono tornato, non ho trovato nessuno in casa.- disse Stefan confuso.
-Tom!- esclamai io.
-Lui ha preso il tuo posto questa mattina! E’ stato tutta mattina con me.- dissi io.
-E cosa avete fatto?- chiese Damon.
-Niente, mi ha portato a fare colazione al grill e poi mi ha comprato dei vestiti a Richmond. E quelle cose che mi ha detto? Sembrava troppo bello per essere vero...- dissi io lasciando cadere il discorso e abbassando lo sguardo.
-Cosa ti ha detto?- chiese Stefan girandosi verso di me.
-Niente, lascia perdere.- risposi tristemente. Come aveva potuto prendersi gioco di me, in quel modo? Come faceva ad essere stato così cattivo?
-Tom non è più umano... E’ un vampiro!- disse Stefan lasciandoci stupiti.
-Che cosa?!- chiese Elena sconvolta.
-Si. Sono venuto qui a cercarvi, sospettando che foste state rapite dai viaggiatori, e l’ho incontrato. E’ un vampiro. Ha cercato di trattenermi con un gruppo di viaggiatori, ma sono riuscito a scappare. Nell’andarmene via da qui, ho incontrato Damon che mi ha raccontato quel poco che aveva visto prima di svenire.- disse Stefan.
-Oh. Ma non servivano dei doppelganger umani, ai viaggiatori?- chiesi io rivolgendomi a tutti loro.
-Quella era una nostra ipotesi... Non sappiamo se è vera.- disse Damon.
-Oh. Ma hanno già due doppelganger vampiri? A cosa serviamo noi?-
-Forse ai viaggiatori servono dei vampiri diversi. Non so...- disse Stefan confuso.
Ero veramente confusa... Così come tutti gli altri. Dopo essere tornati a casa, Stefan insistette per sapere cosa mi aveva detto Tom, quella mattina.
Io gli raccontai tutto lasciandolo molto perplesso.
-Oh... Sai... Parafrasando alcune cose, è ciò che penso anche io. Tom si è inventato una storia che in verità, è vera. Io penso veramente quelle cose, Katherine.- disse guardandomi negli occhi.
-Davvero?- gli chiesi.
-Si.- disse con un sorriso.
-Come ho fatto a confonderti con lui?- chiesi a Stefan guardando il pavimento. Come avevo fatto a non accorgermi che non era il mio vero Stefan? Accarezzai il viso di Stefan mentre ci sorridevamo a vicenda.
-Aspetta... Dove è il tuo anello solare?!- chiesi di colpo dopo aver guardato la sua mano.
-Damon!- urlai a squarciagola. Elena arrivò subito. Appena prima che Tom affondasse i suoi denti nel mio polso, Elena lo lanciò via. Dopo averlo picchiato per bene, lo legò e lo portò nel seminterrato dove iniziò un lungo e doloroso interrogatorio.

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Capitolo 12
*** Questione di scelte... ***


Seguii Elena nel seminterrato, per assistere all’interrogatorio di Tom. Damon e gli altri erano già li.
-E così tu saresti Tom, vero?- chiese Elena.
-Si. Cosa volete da me?- chiese Tom spaventato.
-Perché hai recitato la parte di Stefan stasera? Facendoci credere che stamattina Katherine, ha passato del tempo con te, anziché con Stefan?- chiese Elena dopo aver estratto un pugnale da una borsa.
-Non lo so. Io ho solo eseguito gli ordini di Markos. Non so nulla.- disse Tom.
-Senti, brutta copia di Stefan, non mi interessa chi sei o cosa fai nella tua patetica vita! Ora ci racconterai tutto quello che sai su quei viaggiatori balordi e su Markos!- gli urlai contro io, dopo averlo infilzato nella pancia con il pugnale che Elena aveva in mano qualche momento prima. Elena mi guardò stupita e poi mi sorrise.
-Ve l’ho detto. Non so nulla. So solo che si chiamano viaggiatori e che il loro capo, Markos, mi ha trasformato in un vampiro.- disse Tom con le lacrime agli occhi per il dolore.
-Markos è un vampiro?- chiese Elena incredula.
-No. Ha usato del sangue appartenente a vari vampiri, per trasformarmi. Non so perché non ha usato il sangue di un unico vampiro.- disse Tom abbassando la testa.
-Mmm. Che vampiri?- intervenne Damon.
-Non lo so. Non so nient’altro. Vi prego, lasciatemi andare.- disse Tom dolorante.
-No. Dove è Stefan?- chiesi io arrabbiata.
-Non lo so.- disse Tom.
-Oh, sai dire solo “Non lo so”, tu? Non credo proprio!- gli risposi infilzando il pugnale nel suo cuore, facendolo girare nella sua carne. Tom urlava dal dolore, piangendo.
-E’ in una casa fuori Mystic Falls. Si trova al 1630 di Revello Drive. Non so più niente, ve lo giuro!- disse Tom piagnucolando.
-Eh va bene! Damon, io e te andiamo a prenderlo e portiamo con noi Tom. Katherine, tu stai qui.- disse Elena. Io la guardai stupita a causa del suo comportamento da leader. E anche Damon la fissava in quel modo.
-Elena, aspetta. Non possiamo lasciarla da sola... Dobbiamo chiamare Caroline e Bonnie.- disse Damon prendendo Elena per un braccio.
-Ok.- disse prima di chiamare Caroline e Bonnie al cellulare.
-Perché chiama Bonnie? Poteva proteggermi anche Jeremy. Bonnie non è una strega, come fa ad aiutarci?- chiesi a Damon metre Elena faceva le sue telefonate.
-L’altro lato non esiste più. E’ stato distrutto. Le persone che si trovavano nell’altro lato, sono sparite nel nulla. Ora quando un essere sovrannaturale muore, sparisce nel nulla e basta. Quindi Bonnie ha riavuto i suoi poteri. Jeremy non può aiutarci perché è partito per l’Europa qualche giorno fa.- disse Damon cercando di sintetizzare.
-Quindi vorresti dirmi che Nadia... Non esiste più del tutto?- chiesi io incredula a Damon.
-Ehm, no. Katherine...- disse Damon con uno sguardo dispiaciuto.
-E quindi non potremmo nemmeno portarla indietro, dato che è andata perduta per sempre, giusto?- chiesi a Damon con le lacrime agli occhi.
-No. Mi dispiace molto.- disse Damon, girandosi.
-Oh.- tutta la speranza che avevo provato in quel breve istante, cadde in frantumi.
Ero molto triste. Avrei voluto scusarmi anche con lei e rimediare anche agli errori che avevo commesso con Nadia, ma invece niente.
-Caroline e Bonnie saranno qui tra qualche minuto. Damon, aiutami a portarlo di sopra.- disse Elena iniziando a sollevare Tom.
Damon ed Elena portarono di sopra Tom e lo misero in macchina. Appena Bonnie e Caroline arrivarono, Elena e Damon partirono. Bonnie non sapeva molto e, perciò, la misi al corrente dei fatti. Anche lei era molto sorpresa e non sapeva cosa pensare.
Caroline propose di guardare un film per passare il tempo e, così facemmo. Dopo un’oretta circa, il cellulare di Caroline squillò. Caroline mise il vivavoce e rispose.
-Pronto?-
-Caroline, abbiamo preso Stefan. Stiamo tornando a casa.- disse Elena.
-Ok, per fortuna che ci siete riusciti.- disse Caroline sollevata.
Dopo qualche istante, Elena entrò dalla porta con Stefan e Damon.
-Stefan, stai bene?- gli chiesi andandogli incontro.
-Si, Katherine. Grazie.- disse sorridendomi.
-Cosa è successo?- chiesi io al trio.
-Appena siamo arrivati, Markos ci attendeva fuori dalla porta. Abbiamo negoziato uno scambio... Tom in cambio di Stefan. Quando Stefan è uscito da quella casa, Markos ci ha detto che non potremo proteggerti ancora a lungo. Gli abbiamo chiesto perché ha trasformato Tom in un vampiro con il sangue di altri vampiri, ma non ce l’ha detto. E’ entrato in casa e quando siamo entrati per cercarlo, ne lui ne Tom, erano la dentro.- disse Elena rivolgendosi a tutti noi.
-Oh. Cosa facciamo ora?- chiesi io dopo un po’.
-Suppongo che dovrai diventare un vampiro. Ma saremo noi a trasformarti.- disse Damon sorridendomi.
-Oh, no. Io non...- dissi sedendomi sul divano senza finire il discorso.
-Ehi, cosa c’è?- chiese Stefan sedendosi di fianco a me.
-Beh, non so se voglio tornare ad essere un vampiro...- dissi io guardando il pavimento.
-Oh. Pensavo che fosse solo temporaneo, l’essere un’umana.- disse Stefan con aria confusa.
-A te piaceva essere un vampiro. Non hai mai voluto essere umana.- disse Stefan.
-Lo so, ma ora che sono umana, potrei farmi una nuova vita. E se dovessi essere stufa di essere umana, voglio che sia un mia decisione, quella di diventare un vampiro.- gli spiegai guardandolo negli occhi.
-Wow, sei veramente strana, Katherine.- disse Damon guardandomi stupito.
-E tu sei un idiota.- dissi acida, in risposta a Damon.
-Sei cambiata, ma non così tanto eh?- mi disse Bonnie con un sorriso.
-Mi spiace, Katherine. Ma se vogliamo impedire a Markos di uccidere Stefan ed Elena, tu devi diventare un vampiro che per lui è inutilizzabile per l’incantesimo.- disse Damon avvicinandosi a me. Elena lo prese per un braccio e lo fermò.
-Aspetta. Katherine ha diritto di scegliere. Possiamo trovare un altro modo, forse.- disse Elena guardandomi.
-Grazie Elena.- le dissi incredula. Elena mi stava aiutando ancora?!
-Scherzi?!- disse Damon ad Elena.
-No.- disse Elena.
-Forse potrei tornare ad essere un vampiro... Però ho bisogno di un po’ di tempo per pensarci.- dissi a tutti loro.
-Va bene, Katherine. Ti chiedo solo di non metterci troppo, per favore.- disse Stefan sorridendomi.
-Che cosa?! Non permetterò che voi due rischiate così tanto per la volontà di rimanere umana, di una stupida ragazzina!- disse Damon correndo verso di me.
-No, Damon!- urlai prima che Elena e Stefan lo trattennero.
Elena e Stefan portarono fuori Damon, lasciandomi sola con Bonnie e Caroline.
-Quando odio Damon! Non l’ho mai sopportato!- disse Caroline arrabbiata.
-Già, anche a me sta antipatico.- disse Bonnie.
Dopo qualche minuto, Damon e gli altri rientrarono.
-Ti do un giorno. Domani, sceglierai chi dovrà vampirizzarti.- disse Damon guardandomi male.
-E se non volessi diventare un vampiro?- gli risposi acida.
-Non mi interessa. Dovrai farlo se vuoi salvare Stefan.- disse Damon.
Aveva ragione, purtroppo. Non sapevo ancora cosa volevo, però non volevo cambiare in quel modo rinunciando alla mia nuova vita. Non risposi a Damon e non parlai più a nessuno. Dopo qualche istante, andai in camera mia dove cercai di addormentarmi. Non ci riuscivo. Avevo troppi pensieri per la testa e perciò, non riuscivo a rilassarmi abbastanza per lasciarmi andare nel mondo dei sogni. Se fossi tornata ad essere un vampiro, sarei tornata ad essere spietata come prima? Non mi sarei più pentita di ciò che avevo fatto prima di morire? Come sarebbe stata la mia via dopo? Tutte domande a cui non riuscivo a dare una risposta.

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Capitolo 13
*** Quasi amiche ***


Il giorno dopo uscii presto di casa, senza che nessuno se ne accorgesse, per andare a correre. Dopo meno di un chilometro, ero già stanca. Correre mi aiutava a riflettere e così, feci una lista di pro e contro dell’essere un’umana. Pro: cominciare una nuova vita da umana, poter avere una vita normale, avere dei figli, sposarsi con un essere umano, nutrirmi senza uccidere nessuno e, in caso mi stancassi della vita da umana, sarei potuta diventare un vampiro. Anche se non sarebbe stato facile... Se, ipoteticamente, avessi una famiglia umana, non potrei mai diventare un vampiro. Perché, altrimenti, dovrei vedere i miei figli morire. No. Non poteva succedere ancora... Contro: se i miei nemici dovessero scoprire che sono umana, mi ucciderebbero, sarei debole e potrei ammalarmi e non sarei immortale. I pro e i contro di essere un vampiro, li conoscevo già... Ma c’era una cosa che mi spaventava: se fossi diventata un vampiro e mi fossi pentita della scelta che avevo fatto, come facevo a ritornare umana? Non potevo. La cura, oltre ad essere una fregatura, non esisteva più. In ogni caso, avrei dovuto scegliere chi avrebbe dovuto vampirizzarmi, anziché scegliere se rimanere umana o meno. Damon non mi aveva lasciato altra scelta. C’era, però un problema: a Katherine Pierce, non piaceva essere obbligata a fare qualcosa contro la sua volontà. L’unica cosa che volevo fare, era scappare come avevo sempre fatto in 500 anni. Il problema era che, essere un’umana e scappare da dei vampiri, era inutile. Appena tornai a casa, trovai Stefan ad aspettarmi in soggiorno.
-Dove sei stata, Katherine?!- chiese arrabbiato appena mi vide.
-A correre, dovevo pensare.- dissi asciugandomi la fronte dal sudore.
-Puah, che schifo.- dissi annusandomi i vestiti. Ero completamente bagnata di sudore.
-Beh, non abituartici. Stasera, non suderai mai più.- disse Damon passandomi in parte con un sorrisino.
-Damon.- disse Stefan come per sgridarlo.
-Scusa se sono andata da sola.- gli dissi raggiungendo Stefan sul divano. Mi guardava con  uno sguardo dolce.
-Che c’è?- gli chiesi mentre continuava a fissarmi.
-Niente. E’ bello vederti umana. Mi ricordi Elena.- disse con un sorriso nostalgico.
-Oh. Beh, è ovvio. Io e lei siamo uguali.- dissi sedendomi vicino a lui.
Mi dava fastidio essere sempre paragonata a Elena, però mi dispiaceva insultarlo.
-Quindi, ti piace vedermi da umana?- gli chiesi facendolo risvegliare dal suo stato di trance.
-Si. Scusa se ti paragono a Elena... Ma mi manca vedere questo corpo in versione umana.- disse con un sorriso.
-Oh. Io non sono Elena, Stefan. Quello che stai facendo, mi ferisce molto.- gli risposi alzandomi dal divano.
-Perché?- chiese alzandosi a sua volta.
-Ora che sono umana, vorresti che io diventassi come quando lo era anche Elena, non è vero?- gli dissi scocciata.
-No, Katherine. E’ stato solo un momento nostalgico. E’ solo che... Sai che non mi piace vedere un essere umano, diventare un vampiro contro la sua volontà.- disse prendendomi il braccio.
-Oh, ok. E cosa ti fa credere che io non voglia diventare, di nuovo, un vampiro?- gli chiesi guardandolo dritto negli occhi.
-Beh, se tu volessi veramente diventare un vampiro, ti saresti già fatta trasformare da un bel pezzo.- disse Stefan sorridendomi.
-Già. Forse non voglio veramente essere un vampiro, Stefan. Forse voglio davvero, cambiare vita.- gli dissi ricambiando il sorriso.
-Oh, Katherine. Non voglio privarti di tutto questo. Non voglio obbligarti a perdere la tua umanità, per salvare me ed Elena.- mi disse con un tono di voce molto triste.
-Lo so, Stefan. Penso che anche Elena non voglia... Però Damon ha ragione... Se non torno ad essere un vampiro, i viaggiatori vi uccideranno.-
-Si, ma forse potremmo trovare un altro modo.- disse Stefan quasi con le lacrime agli occhi.
-No, Stefan. Non c’è.- gli risposi triste, iniziando ad avviarmi per andare in camera mia. Appena entrai, mi spogliai il top sudato che indossavo e, a quel punto, qualcuno bussò alla porta.
-Chi è?- chiesi prima di aprire.
-Sono Elena. Posso entrare?- chiese gentilmente.
-Si.- le risposi. Elena varcò la soglia e rimase stupita per avermi trovato in reggiseno.
-Scusa, stavo per andare sotto la doccia. Non mi sono coperta, tanto è come se tu guardassi il tuo corpo, no?- le dissi con un sorriso.
-In effetti...- disse sorridendomi a sua volta.
-Cosa ti porta qui?- le chiesi sedendomi sul letto.
-Vorrei parlarti. Ho sentito quello che tu e Stefan vi siete detti, un momento fa. Scusa se ho origliato.- disse sedendosi accanto a me.
-Oh. Fa niente. Anche io ho sempre origliato le vostre conversazioni, quando eri umana. Siamo pari.- le dissi con un sorriso.
-Ok. Hai ragione... Nemmeno io voglio che tu diventi un vampiro. Non perché mi sentirei minacciata da te, ma perché anche a me piaci così come sei ora. Sei sempre la solita Katherine, ma sei più.... Umana, appunto.- mi disse guardandomi negli occhi.
-Oh, ok.- le dissi un po’ stupita dalla sua gentilezza nei miei confronti.
-E’ vero... Non siamo uguali... Ma ora che sei umana, mi ricordi la vecchia me. La vecchia Elena umana. Sai, mi piace essere un vampiro ma, ogni tanto, sento nostalgia della mia vita umana. Ero debole e costantemente a rischio, ma ero felice.- disse guardando il pavimento.
-Oh. Anche io mi sento debole e a rischio, ma anche io mi sento felice. Non so perché... Io amavo essere un vampiro. Ma ora, non so...- le dissi guardando anche io il paviemento.
-Senti, Katherine. So che ti ho detto di odiarti e tutto il resto, ma penso che tu possa essere finalmente perdonata, da me. Non me la sentivo di farlo ancora, ma ora so che sei cambiata. So che sto parlando con Katerina Petrova e non con la spietata Katherine Pierce.- mi disse con un sorriso.
-Oh, grazie Elena.- le dissi abbracciandola.
-Oh!- disse stupita.
-Cosa?- le chiesi dopo essermi staccata da lei.
-Pensavo che mi stessi per entrare nella testa, per la seconda volta.- disse scherzando Elena. Era bello poter essere finalmente in pace con lei.
-Ora vado da Damon. Voglio convincerlo a trovare un modo per salvarti.- disse Elena alzandosi dal mio letto.
-Elena, no. Non c’è un altro modo.- le dissi alzandomi anche io.
-Vedrai che lo troveremo. Hanno sempre trovato un modo per salvare me... Ne troveranno uno anche per salvare te.- disse Elena sorridendomi prima di uscire dalla porta.
-Grazie Elena.- le dissi dopo che chiuse la porta. Era uscita, ma ero sicura che il suo udito da vampiro, le aveva permesso di sentire il mio “grazie”.

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Capitolo 14
*** Imboscata ***


Dopo essermi lavata, scesi in soggiorno per prendere il mio libro.
-Ehi.- disse Damon, che era seduto sul divano, in parte ad Elena.
-Ehi. Avete visto il mio libro?- dissi guardando in giro per il soggiorno.
-E’ questo?- chiese Damon sventolando in aria il mio libro.
-Si, grazie.- gli risposi prendendolo. Damon ed Elena continuavano a fissarmi, mentre stavo seduta su una poltrona a leggere.
-Ok, che c’è?- chiesi appoggiando il libro sul tavolino che si trovava al mio fianco.
-Chi sei tu?- chiese Damon, lasciandomi spiazzata.
-Come scusa?- gli chiesi confusa.
-So che tutti ti hanno trovato diversa, da quando sei tornata... Ma non avrei mai immaginato che la Katherine Pierce umana, fosse così tranquilla...- mi disse senza staccarsi da Elena.
-Beh, prima di morire ero umana, Damon.-
-Si, ma eri ancora la solita stronza... Non che ora, tu non lo sia più eh, ma sei diversa...- disse squadrandomi.
-E’ cambiata Damon. Penso che finalmente, ci ha lasciato vedere la vera Katherine. Ha calato la maschera da stronza manipolatrice, ora.- disse sorridendomi.
-Beh, può darsi. Oppure sono solo una brava attrice.- dissi loro con un sorrisetto.
-Secondo me è una brava attrice.- disse Damon sorridendomi.
-Beh, si. Se devo essere sincera, la tentazione di scappare da voi per fare un patto con Markos, è molto alta. Però non sono mai scappata e non scapperò. E’ vero... Un po’ sono cambiata. E ho paura che, il cambiamento che mi ha interessato in quest’ultimo periodo, possa andare perso se diventassi un vampiro.- dissi loro prendendo un bicchiere per versarmi qualcosa da bere dal mini bar.
-Oh.- disse Elena.
-Vedi? La vecchia Katherine è ancora tra noi.- disse Damon sorridendomi.
-Sembri felice di questa cosa, Damon. Che c’è? Ti mancava la vecchia Katherine?- gli chiesi scherzando.
-Beh, in effetti si. Ora che sei diversa, è snervante doversi fidare di te.- disse con quel sorrisetto malefico.
-Ad ogni modo, Elena mi ha fatto riflettere. Anche io voglio aiutarvi a trovare un altro modo per salvarti.- disse Damon tornando serio.
-Davvero?- chiesi io incredula.
-Si, Katherine.- disse con un sorriso dolce.
-Oh, grazie Damon. E grazie anche a te, Elena!- le dissi sorridendole.
-Di niente!- disse Damon con un sorriso. Elena mi guardava in modo strano. Sembrava triste e dispiaciuta per qualcosa.
-Che c’è, Elena?- le chiesi confusa.
-No, niente.- disse girandosi per non incrociare i miei occhi. Quei due erano strani... Per me, stavano tramando qualcosa.
Appena mi girai, mi sentii afferrata da dietro. Era Elena. Mi lanciò sul divano dove Damon mi mostrò il suo volto da vampiro.
-A dopo, Katherine.- mi disse con un sorriso agghiacciante.
Continuava ad avvicinarsi, sempre di più, a me. I suoi denti erano affilatissimi e stavano per affondare nel mio collo quando emisi un urlo spaventoso e fortissimo.
-NOOOOO!!!- urlai io, terrorizzata.
-Damon, no!- urlò Stefan correndo verso di me. Stefan scaraventò a terra Damon, che non fece nemmeno a tempo a mordermi. Io mi rialzai ma, mentre Stefan stava lottando con Damon, vidi Elena che si avvicinava a me a passo d’uomo.
-No, Elena! Ti prego, non farlo!- le dissi con le lacrime agli occhi.
-Non posso Katherine. Non voglio farlo neanche io, ma devo!- disse piangendo mentre si sedeva vicino a me.
-Ti prego Elena, no! Non farmi questo!- le dissi piangendo anche io.
-Scusami, Katherine. Pensavo che avremmo potuto diventare amiche, ma dopo quello che ti sto per fare, sono sicura che mi odierai per sempre.- mi disse abbracciandomi.
-Elena, no! Diventeremo amiche! Ma senza che io diventi un vampiro!- le urlai prima che mi fece bere il suo sangue.
-Lo vorrei anche io, Katherine. Veramente. Ma prima devo proteggere me stessa e le persone che amo!- mi disse mentre mi faceva bere il suo sangue.
-No, Elena! Ti prego!- le dissi tenendola lontana da me con le braccia.
Elena si stava avvicinando, ma per fortuna Stefan riuscì a scacciarla via con un calcio. Dovevo scappare! Ormai avevo del sangue di vampiro nel corpo e non potevo morire! Scappai verso l’uscita, ma venni bloccata da Damon che, un attimo prima di torcermi il collo venne fermato da Caroline, che entrò all’improvviso dalla porta principale.
-Tieni le chiavi! Scappa Katherine!- mi urlò Caroline dandomi le chiavi della sua macchina. Io salii velocemente in auto e, dopo aver bloccato le portiere, accesi l’auto e partii. Mi stavo dirigendo verso Richmond. Come avevano potuto tendermi un’imboscata? Dopo quello che avevo detto loro?! Probabilmente, mi sentii come si erano sentiti loro quando, prima di morire, li tradii numerose volte. Faceva male!
Raggiunsi Richmond nel giro di un’oretta circa. Mi fermai davanti a una casa e chiesi aiuto. Una vecchietta mi fece entrare, dopo averle detto che avevo bisogno del telefono e che avevo perso il cellulare.
-Mi scusi, signora. E’ sola in questa casa?- le chiesi io guardandomi in giro.
-Si, cara. Perché mi fai questa domanda?- mi chiese spaventata.
-Niente. Potrebbe prendere questa?- le chiesi mostrandole una fiala di verbena.
-No! Ma che cosa vuoi da me! Vattene via!- mi disse spingendomi verso la porta.
-Eh va bene! Vuole che usi le cattive maniere allora?- le chiesi spingendola verso il frigo della cucina.
-Ma che cosa fai? Aiuto!- disse urlando. Io aprii la fiala e le feci ingurgitare l’estratto di verbena, con la forza. Dopo corsi verso i vari telefoni sparsi in giro per la casa e li ruppi tutti. La vecchia era svenuta per lo shock e, così, decisi di legarla e di imbavagliarla. Ero al sicuro, li. O almeno, era quello che credevo!

La continuazione di questa storia, avviene con la nuova storia da me scritta: "Addio Katerina Petrova... Bentornata Katherine Pierce!". Entrambe queste due storie, fanno parte della serie "Katherine Pierce 2.0".

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