Everlasting Moments

di girl_in_the_sun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 3D ***
Capitolo 2: *** 2Y ***
Capitolo 3: *** Together Again ***
Capitolo 4: *** Say Goodbye To The Sky ***
Capitolo 5: *** Don't fuck with Sanji Blackleg ***



Capitolo 1
*** 3D ***


~3D~

 

Rufy, stai bene?

Sono giorni che penso, che vi penso, dispersi in chissà quale maledetta isola della Rotta Maggiore.
Ed io sono qui, con un piede nella fossa, senza sapere nulla di nulla.
Quel maledetto Occhi di Falco si è fatto pregare per farmi sapere che Ace era morto ed io sono impotente.
Non hai idea, Rufy, di quanto questa cosa mi bruci le viscere.
L'impotenza.
Tsk, è solo una parola, ma ora, quelle dannatissime nove lettere mi dividono da te per chi sa quanti kilometri. Io, Roronoa Zoro, sconfitto da una parola: sembra uno scherzo.

Con il sangue che continuava a sgorgare dalle numerose ferite, mi sono inginocchiato davanti a Mihawk, ho messo da parte l'orgoglio, oh Rufy, lo sai quanto è difficile pe me farlo.
<< Insegnami l'arte della spada >>.
In quel momento, i suoi occhi non hanno avuto il minimo effetto su di me, non come la prima volta, no.
<< Ti prego >>.
Stavolta, c'era la determinazione più grande che io abbia mai trovato dopo la promessa di Kuina: quella di diventare forte, così forte da poter tornare da voi e difendervi tutti.

Quella stupida mocciosa, il piccolo Chopper e quel bugiardo di Usop hanno bisogno di amici forti al loro fianco, come te ed il cuocastro.
Già, chissà dove sarà ora quel damerino da strapazzo. L'orgoglio che ho gettato via poco fa già ribolle a quello che sto per dire: mi manca.
Ormai il suo odore di tabacco era diventato familiare, aveva impregnato anche i miei vestiti, quell'idiota di un fumatore.
Quando lo rivedrò, fra due anni, mi assicurerò di buttare tutte le sue dannate sigarette in mare.

 

 

Note dell'autrice:

Sono di nuovo qui a rompervi le scatole, eh sì, perchè ora ho deciso di iniziare una raccolta di momenti ZoSan dalla saga dell'arcipelago Sabaody in poi.
Questo capitolo è dedicato al mio marimo-gakusei, Zampe <3 che poveretta mi sopporta sempre e le faccio sempre prendere uno spavento quando "sbuco fuori all'improvviso" (?).
So che questo capitolo è corto, ma dai prossimi, cominceremo ad avere delle vere oneshot.
Gente, un'ultima cosa: questa è in assoluto la prima storia che scrivo su One Piece da sola, per cui vi prego in ginocchio di non linciarmi, anzi, criticatemi, perchè ho veramente molto da imparare, io e la mia scrittura immonda.
Al prossimo capitolo <3

どもうありがとうございます、みんなさん。

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Capitolo 2
*** 2Y ***


~2Y~

 

Sono stufo di correre per questa stramaledetta isola, dannazione! Ormai, mi sembra che le gambe vadano avanti da sole pur di non finire tra le grinfie di quelle creature.
« Sanji-kyuuuun! ».

Non mi ricordo nemmeno più l'ultima volta che mi sono fermato. Il sapore di una sigaretta me lo sono dimenticato, è stato sostituito da quello del sangue, quello che ti sale alla gola quando non fai altro che correre, correre, correre...
È strano, vero? È successo tutto così in fretta.

Con un pop sonoro, la tua figura è scomparsa da davanti ai nostri occhi e la prima cosa che ho avuto il tempo di realizzare è stata che eravamo in pericolo. L'urlo di Rufy ha squarciato l'aria, lo stesso urlo del mio cuore.
Tu, uno dei pilastri più importanti della ciurma, eri svanito.
E la stessa sorte è toccata a noi, uno alla volta, sotto gli occhi disperati e impotenti del nostro capitano. Ma che possibilità avevamo contro chi era riuscito ad averla vinta contro di te?
Nessuna.

Ed eccomi qui, care Nami-swan e Robin-chwan, a correre come un dannato lontano da questi mostri che vogliono trasformarmi in un essere orripilante come loro. Ma sappiate, mie muse adorate, che io non mollerò, no anzi, li sconfiggerò tutti e tornerò da voi come vostro principe azzurro!

Quasi per miracolo, ho distanziato quei maledetti okama di diversi metri e più avanti vedo una curva con delle rocce che potrei usare per nascondermi e prendere fiato un attimo, sì!
Ansimante, accellero fino a raggiungerle e mi nascondo velocemente. Pfiu, forse posso concedermi una pausa.
Appoggio la schiena sulla superficie dura e umida, reclinando la testa all'indietro e respirando silenziosamente a pieni polmoni. Le mie labbra si sentono tremendamente sole senza una sigaretta da tenere, per cui ne prendo una dalla giacca e me la metto in bocca, senza accenderla; tanto non avrei il tempo di finirla.
Mi viene da ridere ora, ripensando a quello che mi dicesti una volta.

« Ohi, cuocastro, si può sapere come mai continui a tenere una cicca in bocca? ».
« Perchè mi sembra strano non avere niente in bocca, dannato marimo ».

Tu mi guardasti, aggrottando i sopraccigli e poi afferrasti la mia nuca, portando i nostri nasi a sfiorarsi.
« Posso tenerla occupata io la tua bocca, damerino ».
Tu e i tuoi dannati baci.

« Sanji-kyuuun! »
Oh no! Mi hanno trovato!
Riprendo a correre, stavolta più veloce di prima, con il cuore che batte furiosamente: sarà per il ricordo?
Se è per quello, marimo, fra due anni ti riempio di botte; perchè non hai nessun diritto di farmi sempre questo effetto!
Sì, mi sembra un buon compromesso: supero questo inferno, diventando più forte e poi ti riempio di il culo di calci.
Non fa una piega, eh, marimo?

 

 

Note dall'autrice:

Salve gente, mi sentivo ispirata per cui eccomi qui, con un'altro capitolo schifoso, yay -_-
Questo è dedicato a SanjitaSwan, perchè lei è una ragazza bella e dolcissima e fuori di testa ed è la mia Sanjita preferita (unica ed inimitabile) ♥.
Detto questo, se non si era capito, nella raccolta, Zoro e Sanji sono già in una relazione (se si può chiamare così), per cui si spiega il flashback e tutti i casini vari.
Non ho altro da dire, se non rigraziare le povere anime che mi seguono e recensiscono!
GRAZIE MILLE ♥ ♥ ♥ ♥ ♥
Al prossimo capitolo, dove finalmente, la ciurma si riunirà!

 

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Capitolo 3
*** Together Again ***


~ Together Again ~

 

Due anni: come passa in fretta il tempo.

I passi pesanti dello spadaccinosi diressero verso il ritrovo, seguendo la piccola vivre-card che fremeva nella mano; con l'inchiostro nero c'era scritto 'Rayleigh': un nome, una promessa.
La porta si aprì con uno scatto, facendo sobbalzare l'uomo e la donna seduti al bancone.
« Zoro! ».
Il ragazzo si guardò intorno, corrucciato.
« Ma come, non c'è ancora nessuno degli altri? ».
« Già, sei il primo ».
Ancora non sei arrivato, cuocastro?

Il verde si grattò la nuca e con un sospiro andò a sedersi al bancone, scambiando poche parole con i due ed attaccandosi ad una bottiglia di sakè. La sua testa era altrove, a rimuginare su pensieri e promesse; non vedeva l'ora di vedere i propri compagni, dopo tutto quel tempo chissà, chissà come erano cambiati! Sicuramente erano diventati più forti, come lui d'altronde.
La sua mente vagò e riaccese ricordi lontani, quelli di un certo cuoco biondo e si chiese se anche lui era cambiato. Se loro erano cambiati o se, beh, quello che provavano era rimasto lo stesso.

***

« Sanji-kun, ci mancherai~♥! ».

Il biondo ebbe un tremito di disgusto e si girò verso i suoi traghettatori, facendo un gestaccio col dito medio.
« Voi non mi mancherete affatto! Portate i miei saluti ad Iva e ora, sparite! ».
I transformati gli lanciarono baci fluttuanti, che il cuoco vide bene di evitare, correndo via con le lacrime agli occhi verso le donne di Sabaody, quelle vere, quelle che aveva sognato per due lunghi anni.
Finalmente, Sanji Gambanera tornò a vivere, dopo aver passato due anni all'Inferno.

Alla fine, anche lui arrivò al ritrovo, accolto dal fedele Duval ed i suoi scagnozzi, che si persero a raccontargli le mille avventure per difedere la Sunny; ma Sanji non ascoltava, le sue fantasie si incentravano sui bellissimi corpi delle sue due compagne: oh, chissà quanto belle erano diventate!
Non potè fare a meno di avere un'epitassi, sempre con un sorriso perverso che aleggiave sulle labbra.
Però, ora che ci pensava, chissà se anche il marimo era diventato più muscoloso...
Non riuscì a non arrossire al pensiero e si fustigò mentalmente anche solo per averci pensato.
Rayleigh aveva detto che era stato il primo ad arrivare: un gorilla tutto muscoli e zero senso dell'orientamento come lui come aveva fatto?

Siccome Franky, aveva già pensato a sistemare la nave, il cuoco decise di andare a fare rifornimento di provviste e comprare del cibo con cui cucinare una cenetta per lasciare a bocca aperta le sue muse.
Nami-san, Robin-chwan, vedrete come è migliorato il vostro umile Sanji in questi due anni!

Sabaody è così bella, piena di spledide ragazze che girano per le strade e lui quasi quasi- No!
Sanji devi pensare alla spesa!,
si disse.
Ma come poteva resistere a tanta femminilità, lui, schiavo del gentil sesso?

Dopo aver girovagato per il mercato ed essersi perso più volte dietro a qualche gonnella, arrivò alla spiaggia del Groove 42, dove c'era il negozio di un pescivendolo che gli era stato cosigliato da una vecchietta che vendeva takoyaki. Qui si fermò, pensando finalmente di aver trovato qualcosa di buono ma, a quanto pareva, il pescatore non c'era. Con un sopracciglio alzato, si guardò intorno e notò sulla spaiggia un uomo che guardava il mare, disperato.
« Mi scusi, c'è qualche problema? ».
« Oh, giovanotto! È accaduta una disgrazia ad un tipo con i capelli verdi! ».
Gli occhi celesti del cuoco si sbarrarono: Zoro?
« Capelli verdi? Sù, dimmi che è successo ».
Il vecchietto gli raccontò che poco prima che lui arrivasse, un ragazzo dai capelli verdi era venuto da lui per chiedergli di pescare, dato che aveva un appuntamento ma i suoi amici non erano ancora arrivati. L'uomo aveva acconsentito ed aveva invitato il ragazzo ad andare ad aspettarlo nella sua barchetta, ormeggiata proprio davanti al negozio.
« Ma quel tipo, invece di salire sulla mia barca è salito su un galeone pirata! Ed ora il galeone si è immerso, diretto all'isola degli uomini pesce! ».
Il biondo sospirò: che idiota.
« Dimmi, per caso aveva tre spade al fianco ed un haramaki verde? ».
« Sì, sì, è così! Ed aveva anche una cicatrice sull'occhio sinistro ».
Un'altra cicatrice? Cosa ti è capitato, marimo?
Il cuoco tirò fuori dalla giacca i loro manifesti con le taglie, quelli che gli aveva dato Ivankov.
« È lui per caso ? » chiese, indicando la foto di Zoro.
« Sì, sì, lo riconosco! Ma dimmi, voi due siete amici?».
« Beh, ecco... non esattamente ».
Amici?! Pff.
« Diciamo che ci conosciamo ».
...che cosa siamo noi, marimo? Amanti?

Se ne stette in silenzio per un attimo, mordendo il filtro della sigaretta nervosamente. Era così strana la loro relazione che non si poteva nemmeno classificare! Però, tutti quei sentimenti, quelli no, Sanji non poteva negarli; lo aveva costatato col tempo, in questi due anni: lui amava Zoro. Certo, era un amarsi a modo loro, ma era sempre amore. Ed ora più che mai, Sanji aveva paura che questa lontananza potesse aver diviso i loro cuori come niente prima d'ora.
« Quei pirati lo faranno fuori! ».
« Stai tranquillo » lo rassicurò il cuoco, « lui non è tipo da lasciarci le penne facilmente ».

Mi vuoi ancora, marimo?
Questa era l'unica cosa che Sanji aveva il coraggio di chiedersi. E se Zoro non lo volesse più?
Non poteva farci niente, ma era preoccupato, preoccupato per lo spadaccino e per il proprio cuore; perchè nonostante lui insistesse nel corteggiare Nami e Robin, era da Zoro che andava nelle notti fredde in cui si sentiva solo o in quelle dove gli incubi di quella maledetta roccia lo assalivano, rubandogli il sonno e a volte anche qualche lacrima.
È già strano che sia riuscito ad arrivare al raduno per primo senza perdersi. Tu guarda che cosa ti combina.
Aveva sconvolta la vita del povero Sanji e dei suoi amici con la sua forte determinazione ed il suo senso dell'onore. E con i suoi baci roventi aveva conquistato il suo cuore.

Il biondo abbassò il capo, tirando una lunga boccata di fumo, pensieroso.
Odiava non riuscire a controllare le proprie emozioni, come era solito fare con le donne, ma le reazioni che il verde riusciva a scatenargli dentro lo mandavano fuori di testa. In tutti i sensi.
Un vociare concitato lo risvegliò da quella trance e lui si guardò intorno, scoprendo una piccola folla di persone che si erano avvicinate alla riva e guardavano l'acqua con occhi increduli. Sanji seguì il loro sguardo e si ritrovò ad osservare la superficie bluastra dell'acqua, increspata da onde anomale, che rivelavano a tratti dei relitti di una nave. Esclamazioni stupite lasciarono le loro bocche, quando la carcassa di un galeone pirata riemerse dal buio del fondo dell'oceano, mostrandosi sfigurata, tranciata a metà dalla lama di una spada.
« Ma come è possibile? ».
« Chi può aver fatto una cosa del genere?! ».
Sanji seguì la scena ad occhi sbarrati; poi una voce si alzò da quel trambusto, proveniente dalla nave.
« Come hai osato rovinare il nostro sogno di andare nel Nuovo Mondo?! » era il capitano del relitto, che giaceva fra i detriti in fin di vita.
« È stata una fatalità. Prenditela con il destino avverso che ti ha portato sulla nave un uccello del malaugurio ».
La sua voce non è cambiata per niente.
Zoro appariva come un angelo della morte, appollaiato su quello che una volta doveva essere il ponte della nave, inzuppato d'acqua fino al midollo e Shūsui sfoderata in aria: bellissimo.
E così è riuscito a tornare indietro. Poteva anche restare dov'era.
Con una mossa elegante, lo spadaccino rinfoderò la spada e saltò giù verso la riva, atterrando poco distante dal cuoco.
« Credo di aver sbagliato barca ».

Sanji era sul punto di lasciarsi andare ad un sospiro frustrato per l'idiozia del compagno, ma i suoi occhi furono catturati dallo sguardo dello spadaccino: si sentì improvvisamente perso in quel pozzo oscuro, stava affogando nella sua intensità.
In un battito di ciglia, Zoro era davanti a lui, senza aver perso il suo sguardo per un attimo. Il biondo neanche sentì il saluto rivolto al pescatore, poichè il verde gli aveva preso per il polso e lo stava strattonando maldestramente lontano da lì.
« Ohi, ma cos-? ».
Non riuscì a finire la frase perchè Zoro l'aveva sbattuto contro il tronco di uno di quegli alberi enormi, lontano da tutti, e stava divorando le sue labbra ferocemente; Sanji si ritrovò a mugolare di sollievo e a cingergli il collo con le braccia, mentre approfondivano quel bacio. La lingua dello spadaccino stuzzicava il suo palato e giocava a strusciarsi con la sua in una danza continua; poi si staccarono l'uno dall'altro, ancora ansimanti, ghignando.
« Stupido marimo ».
« Cuocastro ».

 

 

Note dell'autrice: ~♪♫♪!

Traduzione dallo ZoSan:
« Mi sei mancato ».
« Anche tu ».

Awww ♥ ma quanto sono belli?

Salve gente!
In questo capitolo abbiamo Sanji che si fa le pare mentali sul suo marimo XD
Spero vi sia piaciuto - a me no - ma comunque... piccola informazione di servizio: ho dovuto targliarlo dal prossimo perchè sennò veniva troppo lungo per i miei gusti. E adesso vi dico di più: mi sono riguardata le puntate dell'anime in cui ci sono queste scene, da cui ho preso alcuni dialoghi. Così non potete dire che non mi do da fare XD
Gente, questo è un momento importante della mia vita: finalmente, stringo tra le mie mani il mio primo Shonen Jump, completamente in giapponese e con il capitolo 743 di One Piece! Qualcuno capisca la mia felicità ♥ ♥ ♥ \(O^O)/
AHAH, ok. Adesso passiamo alle cose serie: il capitolo è dedicato alla mia presidentessa, _Rouge-sensei, spero ti piaccia, anche se non è bello come le tue fic :) (Gente, passate a dare un'occhiata alle sue flash, perchè sono fantastiche ♥ ).

Bene, ultima cosa: Sanjita, non uccidermi se ho bloccato la scena così, ma sai, il rating è giallo. Arriveranno le spin-off XD

Un bacio a tutti e GRAZIE DI CUORE ♥

じゃあまた!

P。s。Scusatemi se c'è qualche errore di battitura! すみません、みんな。

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Capitolo 4
*** Say Goodbye To The Sky ***


~Say Goodbye To The Sky~

 

Le mani di Zoro lo tenevano stretto, quasi avessero paura che lui potesse scomparire ancora, come l'ultima volta. Una salì ad accarezzargli il mento, prendendo confidenza con il nuovo pizzetto che il cuoco si era fatto crescere e – che a dirla tutta – non gli dispiaceva per niente.
Solo ora che l'aveva ritrovato riusciva veramente a capire quanto gli fosse mancato in questi due anni.
Le dita affusolate di Sanji vennero ad interrompere i suoi pensieri, arrampicandosi lungo il suo collo e viaggiando per la linea della sua mascella, arrivando allo zigomo, poggiandosi sulla nuova cicatrice che sfregiava il volto del verde. I polpastrelli la percorsero piano, per paura di provocare del dolore allo spadaccino, mentre l'occhio celeste del biondo scrutava quel viso stanco dagli infiniti allenamenti.
« Che cosa hai combinato, marimo? ».
I lineamenti del verde si indurirono ed il suo sguardo si adombrò: « Niente, cuoco da strapazzo ».
Il cuoco ritrasse la mano, riconoscendo la stessa voce che lo spadaccino aveva usato la scorsa volta, a Thriller Bark. Lo stesso tono, lo stesso sguardo vacuo e sofferente che aveva quando, in piedi in una pozza di sangue – e ricoperto lui stesso- , gli aveva detto che non era successo niente.
« Niente, non è successo niente ».
Certo, come no. Era palese che non volesse parlarne.
Sanji conosceva bene il momento in cui era meglio non spronarlo oltre, Zoro era fatto così, lui lo sapeva; gli dispiaceva solo che il verde non si aprisse un po' di più con lui: se avesse continuato a tenersi dentro tutto in quel modo sarebbe scoppiato, prima o poi.
Che gli altri lo credessero oppure no, nemmeno i demoni erano invincibili.

« Hey damerino, ti ho detto che vado alla spiaggia, mi stai ascoltando? ».
Il cuoco si riscosse dal ricordo, notando tristemente che le braccia del verde non lo cingevano più per i fianchi, ma ora il compagno gli dava la schiena e stava – come da copione – prendendo la direzione sbagliata.
« Dove credi di andare?! La nave è dall'altra parte! » gli urlò dietro, irritato, forse più da sè stesso che dall'altro.
« Ho voglia di pescare, stupido sopracciglio, lo capisci oppure no? » ribattè, voltandosi appena indietro e lanciandogli un'occhiata che avrebbe intimorito chiunque, ma non Sanji Gambanera.
« Puoi scordartelo, idiota! ».
Il biondo l'aveva ormai raggiunto e gli aveva sfoderato un calcio ben assestato, bloccato all'ultimo minuto da una katana, scatenando così l'ennesima lite.
« Chiariamo una cosa: io non prendo ordini da te, faccio quello che mi pare e piace, hai capito?! » gli mormorò rabbiosamente ad un millimetro dalla faccia.
Il cuoco digrignò i denti, spingendosi in avanti a tal punto che le loro fronti si toccavano: « Non mi interessa, marimo: fra non molto saranno tutti qui, perciò salirai sulla nave senza fiatare! » sibilò.
Con grande sorpresa di Sanji, lo spadaccino si staccò da lui stizzito e rinfoderò le katane, sbuffando sonoramente: « Ma guarda, il numero 7 ha la pretesa di dare ordini al numero 1 » esordì annoiato.
« Fai la classifica secondo il nostro ordine di arrivo?! » si infiammò il biondo « se sei arrivato per primo è stato solo un miracolo, quindi è inutile che fai il gradasso, chiaro?! » gli urlò contro, digrignando i denti.
Il verde si girò, dandogli la schiena: « Ah, scusami. Hai ragione, numero 7 ».
Era incredibile come ognuno dei due riuscisse sempre a premere i tasti giusti per mandare l'altro su tutte le furie.
« Certe volte sei odioso, sai? » sussurrò il biondo fra sè e sè, mordendo il filtro della sigaretta.
Non si aspettava che Zoro si girasse e con un ghigno gli sussurrasse « Anche tu » all'orecchio, prima di lasciargli un tenero morso sul lobo, mollandolo lì, rosso come un pomodoro maturo.
Sanji si sentiva spesso così, spiazzato dalle azioni dell'altro; ma d'altronde, la loro non era sicuramente una relazione noiosa!
« Vai piano, palla di muschio e non ti allontanare, hai capito?! Non ho voglia di venirti a cercare se ti perdi ancora! » gridò, correndo dietro al suo compagno.

 

***

Probabilmente, l'aggettivo migliore per descriverli ora era quello che ormai era diventato il marchio di fabbrica di Franky: super. Lo stile, le nuove tecniche, tutti loro si erano evoluti ed ora erano riuniti alla Sunny, impegnati in saluti più o meno calorosi, occhi scintillanti ed emorragie nasali.
Dopo essersi finalmente lasciati alle spalle la marina – con l'inaspettato aiuto di alleati vari – era arrivato il momento di partire per il Nuovo Mondo. Nei loro occhi era riflessa la felicità, la speranza, tutti quei sentimenti che passavano da pelle a pelle e li univano insieme con un'invisibile filo del destino.
Il capitano richiamò la loro attenzione, alzando le braccia al cielo, con un enorme sorriso in faccia.
« Ragazzi, partiamo per il Nuovo Mondo!!! ».
« Siiiii!!! ».
Le vele vennero spiegate e l'ancora issata; tutto ridiventava parte di una routine quotidiana bruscamente interrotta, ma poi ritrovata insieme. Franky procedette a gonfiare il rivestimento, così la nave potè finalmente immergersi in quel mare sognato da tutti per due anni.

« Dovremmo dire addio al cielo per un po' » mormorò Robin, con lo sguardo puntato in alto, alle nuvole bianche.
« Già » rispose la navigatrice, sorridendo « ma non sarà per molto ».
Zoro se ne stava seduto poco più in là, mezzo appisolato, ma sempre con i sensi all'erta; aveva captato la conversazione tra le due compagne e ora sbuffava a tutto il loro sentimentalismo.
A lui, per vedere il cielo, bastava andare in cucina ed allacciare le braccia alla vita del suo cuoco, finchè questi non avrebbe girato la testa e brontolato affettuosamente: lì si sarebbe perso nel celeste di quell'iride ed avrebbe assaggiato le sue labbra rosee. Allo spadaccino non serviva niente più di questo.

 

***

« Che meraviglia!!! Guarda quanti pesci! Possiamo pescarli e farli cucinare a Sanji stasera! ».
« Rufy, togli quelle manacce dal rivestimento! ».
« Woow, che bellezza!!! ».
« Supeeeeer! ».
« Bah, l'ho già visto questo panorama ».
« Sì idiota, perchè sei salito sulla nave sbagliata! Ora taci e non rovinare l'atmosfera ».



 

Note dell'autrice: ♪♫♪!

こんばんは みんな!

Scusate se il capitolo arriva solo ora, ma questo è un periodo massacrante per me >-< sono appena tornata da un viaggio in Germania.
Comunque, parliamo di questo capitolo troppo corto e insipido ( ごめんさい) : questo è dedicato a Chloe R Pendragon, che nello scorso capitolo mi ha fatto notare – gentilmente – che sono una cretina XD (dai come si fa a scrivere “gli occhi di Zoro” HAHA. Sono un caso senza speranza CwC *sbatte la testa contro il muro*). Grazie mille per tutti i tuoi consigli!
Poi, ringrazio il mio marimo pigro, Zampe per essersi donata come cavia, ehm, beta-reader per questo ed il capitolo precedente.
Che altro dire? Spero che apprezziate la mia scrittura banale (altamente improbabile) e spero di non essere sfociata nell'OOC (altamente probabile).
Il prossimo capitolo sarà un missing moment, finalmente! Non vedo l'ora di scriverlo~♥
A presto, se non collasso prima! :)

じゃあ、また!!!

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Capitolo 5
*** Don't fuck with Sanji Blackleg ***


Questa one-shot partecipa al contest "Ci rivedremo a Filippi" di Chloe R Pendragon, che ringrazio molto per la sua comprensione.
Capitolo dedicato a _Rouge (ma anche a tutte le belle zosaniste di fb e non 
❤ voi sapete a chi mi riferisco), perchè le ho rotto troppo le scatole facendo aspettare così tanto per il capitolo.

 

Nome autore sul forum: Girl_in_the_sun;
Nome autore su EFP: girl_in_the_sun;
Titolo: "Don't fuck with Sanji Blackleg";
Fandom: One Piece;
Genere: Slice of Life, Fluff, Comico;
Personaggi: Sanji Blackleg, Roronoa Zoro, Mugiwara;
Coppia (se presente): Zoro x Sanji [ZoSan]
Pacchetto utilizzato: Alcol > "Una piccola vendetta è più umana di nessuna vendetta", Friedrich Nietzsche, "Così parlo Zarathustra", 1833/1885.
Trama:
"La prima cosa che balenò in mente a Roronoa quando un piede si schiantò sulla sua testa quasi ammazzandolo fu di fingersi morto per davvero, così non avrebbe dovuto avere a che fare con un cuoco in astinenza, furioso e che si era evidentemente alzato con la luna storta.
«Brutto bastardo! Alza quel culo dal MIO letto, se non vuoi che ti spedisca all'inferno a calci!!!» sbraitò il biondo, fuori di sé.
Zoro si lasciò quasi scappare un sospiro, quando – lentamente – si stiracchiò e si mise a sedere, ancora assonnato: sapeva che qualora avesse finalmente messo in atto il suo piano all'inizio sarebbe stata dura. Molto dura.
Lo constatò ancora quando aprì gli occhi e si ritrovò il viso imbestialito di Sanji a due centimetri dal naso; mancava solo il fumo che usciva da naso e orecchie e poi sarebbe stato perfetto come toro imbizzarrito.
«Dove sono?» sibilò Kuroashi, quasi ringhiando.
Lo spadaccino sbatté le palpebre e fece finta di nulla: «Non capisco a cosa ti riferisci».
«Non fare lo gnorri,stronzo. So benissimo che sei stato tu!».
L'uomo dai capelli verdi stette zitto un secondo, poi scrollò le spalle e fece per alzarsi, finendo – sfortunatamente – bloccato sul pavimento dallo stesso piede che cercava di ucciderlo per la seconda volta.
«DOVE CREDI DI ANDARE?! TU NON TI MUOVI DA QUI FINCHÉ NON MI DICI DOVE DIAVOLE HAI NASCOSTO LE MIE DANNATE SIGARETTE, HAI CAPITO?!?!» gridò il cuoco, ormai passato decisamente alle maniere forti."


~ Don't fuck with Sanji Blackleg ~
 

 

Nelle profondità marine i suoni erano distorti: i rumori risultavano più secchi ed erano accompagnati da echi, mentre le voci diventavano chiuse, leggermente nasali, il tutto dovuto alla pressione, che a volte tappava le orecchie, nonostante il rivestimento.
Malgrado tutto, il russare profondo e rumoroso dello spadaccino che dormiva sul ponte arrivava alle orecchie di tutti in modo netto e distinto.
Gli altri erano ormai abituati a quel sottofondo e non ci badavano più di tanto, presi com'erano dalle loro attività preferite: chi leggeva, chi giocava, chi cantava e suonava... Non ci si annoiava mai sulla Thousand Sunny.
Nell'aria la trepidazione generale era palpabile: tutti non vedevano l'ora di arrivare all'Isola degli Uomini Pesce.
«Nami-swaaan~❤, Robin-chwaaan~❤, mie adorate! Vi ho preparato un aperitivo finché aspettate la cena!» esclamò il cuoco di bordo, piroettando con gli occhi a forma di cuore verso le sue due compagne.
Zoro, appoggiato con la schiena all'albero maestro, sbadigliò annoiato alla scena che gli si presentava di fronte agli occhi: all'idiozia del biondo non si sarebbe mai abituato.
Le due ringraziarono il ragazzo, facendogli emettere altre frasi adulanti che allo spadaccino davano il voltastomaco; era un bene per lui che lo facesse solo con le donne.
Sentì i passi leggeri di Sanji passargli accanto e subito aprì l'occhio buono, voltando leggermente la testa per vederlo in viso.
«Hey».
L'altro si fermò per squadrarlo, togliendosi per un attimo la sigaretta dalla bocca e facendo uscire dalla bocca dei ghirigori di fumo grigiastro.
«Che c'è, marimo?».
«Ho fame» rispose soltanto lui.
Sanji si rimise la stecca in bocca, ribattendo leggermente stizzito dal tono del compagno: «Beh, dovrai aspettare ancora un po'».
«Buono a nulla. Se fossi un bravo cuoco, la cena sarebbe già pronta» mormorò chiudendo l'occhio, cercando di appisolarsi ancora.
«Che cosa ne vuoi sapere tu, idiota?! Qui sei l'unico che non fa mai niente!». Detto questo, girò i tacchi e si rifugiò nel suo regno culinario, inviperito.
Zoro sospirò, scuotendo piano la testa; era inutile cercare di chiedere qualcosa a quel testardo, lo sapeva.

 

«Svegliati idiota».
Lo spadaccino sentì un piede andare a conficcarsi nel suo stinco per un paio di volte, prima di aprire finalmente l'occhio, grugnendo infastidito.
«Prendi».
Sanji era davanti a lui e gli stava porgendo malamente un piccolo piatto, su cui erano bellamente disposti tre onigiri di riso, i suoi preferiti.
A quella vista, lo stomaco di Zoro emise un verso impaziente, voleva essere riempito subito con quelle leccornie. Il verde afferrò il piattino poi tornò a guardare il biondo - che non aveva mai smesso di guardarlo - e gli afferrò la cravatta, tirandolo a sé in un attimo. Poggiò le sue labbra su quelle del cuoco, mordicchiandogli piano il labbro inferiore, come ringraziamento, mentre l'altro si scostava imbarazzato, non volendo che le ragazze lo vedessero.
«Cretino» sentenziò con le guance in fiamme, finche l'altro si ghignava contento.
Lo piantò lì a mangiare, perché ne aveva abbastanza di vedere quel ghigno trionfante sulle sue labbra. Si accese un'altra sigaretta ed aspirò il fumo liberatorio che gli riempì i polmoni: nulla riusciva a calmarlo come le sigarette. Semplicemente ne aveva bisogno, il suo sangue richiedeva nicotina.
Era l'unica cosa che riusciva a calmare il battito furioso del suo cuore impazzito davanti a Zoro.

 

Finito di lavare i piatti e di sistemare la cucina, Sanji si diresse verso la propria cabina, finendo tra le labbra l'ultima sigaretta della giornata.
Entrò a passi leggeri, mentre il suono di Zoro che dormiva nel suo letto gli arrivava all'orecchio; sorrise, slacciandosi la cravatta e appoggiandola su di una sedia, togliendosi poi anche le scarpe e avvicinandosi al letto. Lo spadaccino gli dava la schiena, russando tranquillamente.
Il biondo si avvicinò a lui, abbassandosi per cingergli dolcemente il fianco con il braccio e dandogli un leggero bacio sulla guancia. Zoro mugugnò qualcosa di incomprensibile e si scostò leggermente, in modo da riuscire a stringere la mano al compagno.
Sanji schiacciò il mozzicone della sigaretta nel posacenere sopra al comodino e poi si sdraiò di fianco all'altro, aggrappato alla sua schiena possente come un piccolo koala con la madre.
«Buonanotte» mormorò piano, strofinando il naso contro il collo caldo del verde, che rispose con un piccolo grugnito soddisfatto. E con il tiepido profumo della pelle dello spadaccino nelle narici, le loro mani strette, Sanji si addormentò.

 

Era notte fonda quando Zoro aprì gli occhi nel buio; per prima cosa si assicurò che il compagno dormisse profondamente, stanco dal fatto che avesse pulito la cucina e lavato piatti e stoviglie fino a tarda sera.
Accanto a lui, Sanji era un ammasso di coperte aggrovigliate e respiri rilassati, il viso sprofondato nel cuscino e le gambe intrecciate alle sue.
Lo spadaccino lasciò che il suo sguardo vagasse su quella figura nell'oscurità della stanza; la sua mano andò ad accarezzargli la schiena, risalendola fino a tuffarsi nelle ciocche bionde del compagno, ricavando un sospiro soddisfatto, non dissimile alle fusa di un gatto addormentato.
Quasi si sentiva in colpa per quello che stava per fare... ma dopotutto, pensò, lo stava facendo per il bene di entrambi.
Un calcio gli arrivò dritto sulla coscia e lui si morse un labbro ferocemente per non lasciarsi scappare un gemito; Sanji aveva questo problema mentre dormiva, mollava calci alle coperte, peccato che il verde si trovasse sempre in mezzo e se li beccasse tutti.

«Non è colpa mia se di notte sogno di picchiarti a sangue, testa di muschio» gli aveva detto una mattina che Zoro si era svegliato con i lividi sulle gambe.
«Tsk, come se io ci credessi. Lo so cosa sogni di me...» aveva risposto maliziosamente lo spadaccino, gettandogli un'occhiata significativa e Sanji si era alzato dal letto, scocciato e brontolante, solo per poi essere preso per i fianchi e ricadere sopra al corpo dell'altro, incatenato in un abbraccio prepotente, come quelle labbra che si posavano sempre sulle sue.

Il verde si alzò con uno sbadiglio, infilandosi pantaloni e haramaki, cercando di non svegliare il biondo. Accese una lampada ad olio e si mise all'opera: frugò nelle tasche della giacca del biondo, tirandone fuori un accendino ed un paio di foto di Nami e Robin macchiate di sangue, opera della riabilitazione di Chopper. Sbuffò e cercò ancora, trovando finalmente ciò che cercava nella tasca interna: un pacchetto di sigarette.
Sogghingò e mise da perte l'indumento, cercando poi altrove, nell'armadio, dove trovò una decina di pacchetti uguali al primo.
Sempre più contento, li raggruppò tutti e usò la fascia verde per farci un fagotto e dirigersi silenziosamente in cucina.
Nei giorni precedenti, infatti, aveva studiato le mosse del cuoco ed aveva scoperto i posti segreti dove era solito riporre i suoi preziosi pacchetti cancerogeni.

Sul ponte si gelava e Zoro si ritrovò a battere i denti e a stringersi di più dentro lo yukata.
Appoggiato all'albero maestro vide Usopp, infagottato come un eschimese, intento a cercare di stare sveglio durante il suo turno di guardia – o meglio – ripetersi che lui era un valoroso guerriero del mare e non aveva di certo paura a stare sul ponte da solo.

«AAAHHH! Oh, Zoro... sei solo tu» sospirò il cecchino, dopo aver fatto un urletto spaventato; per fortuna che non aveva paura di niente.
Il nasone notò l'haramaki verde e gonfio del suo contenuto rubato e gli si avvicinò con fare sospetto.
«Che cosa nascondi lì, Zoro? ....IHHH!» Usopp sbarrò gli occhi e fece qualche passo indietro, non credendo ai propri occhi.
«Ma che fai?! Sanji ti ucciderà!!!» squittì, tremando al solo pensiero.
Lo spadaccino sbuffò, proseguendo il suo cammino verso il luogo sacro al biondo, la cucina.
«È per il suo bene» mormorò prima di chiudersi la porta alle spalle, lasciando tornare il cecchino alla sua ronda notturna, nella cui cercava un modo per impedire a pensieri apocalittici – prossimi ad avverarsi – di un Sanji assetato di vendetta di entrare nella sua mente.

Nella penombra, la stanza incuteva un certo timore: gli utensili giacevano immacolati nei propri ripiani, pronti all'uso, le stoviglie erano tutte al loro posto e ogni cosa riluceva al tenue bagliore della lampada. Accidenti se il biondo si era dato da fare!
Zoro avanzò con i sensi all'erta, quasi avesse paura che la teiera posata sul piano cottura potesse spifferare al cuoco che lui era stato lì di nascosto; o peggio, gli avesse detto ciò che stava per fare.
Oh, se solo avesse saputo che le manacce dello spadaccino ora stavano rovistando tra gli oggetti lindi e ordinati...
Il verde deglutì la saliva che gli si era accumulata in bocca; no, non era spaventato all'idea, solo che... ah, lasciamo perdere. Non era certo quello il momento per farsi prendere dai sensi di colpa.
Andò a colpo sicuro, aprendo i cassetti giusti e recuperando ogni singola sigaretta nascosta; il fagotto, intanto, si stava facendo sempre più grande e gonfio.
Nella dispensa, lo spadaccino trovò un vero e proprio tesoro: file di pacchetti ordinati erano disposti tra la farina e lo zucchero, celati dietro ai sacchi di patate.

L'uomo scosse la testa con un sopracciglio alzato davanti alla scorta di sigarette che quell'idiota teneva in cucina: ci voleva qualcuno che mettesse fine a quel vizio insopportabile e Zoro era lì per quello. Ora si sentiva anche orgoglioso per quello che stava facendo.
Recuperò la refurtiva e si diresse al magazzino, silenzioso come un'ombra – e spaventando Usopp per la seconda volta.
Richiuse la porta dietro di sè e sgattaiolò tra gli scaffali, attento a non imciampare in qualche attrezzo di Franky dimenticato sul pavimento. Raggiunse a tentoni l'angolo estremo della stanza e si piegò a terra, appoggiando il fagotto a terra. Le sue mani cercarono lo spigolo familiare delle assi di legno che sporgevano: si trattava di un anfratto nascosto che Zoro aveva scoperto per sbaglio un giorno che si era perso e ci era ruzzolato sopra.
Con una mossa repentina, sollevò l'estremità dell'asse, rivelando al di sotto un buco abbastanza grande per nasconderci il suo bottino. Lo spadaccino allungò una mano verso il basso, tirando fuori una vecchia bottiglia di sakè mezza vuota, sgraffignata chissà quando dalla dispensa e poi dimenticata lì. In un sorso, la finì e poi la gettò via, riempiendo nuovamente il nascondigli con la refurtiva.
Completato il lavoro, i assicurò di aver rimesso tutto a posto e – soddisfatto – tornò a letto, non prima di aver fatto una chiaccherata con Usopp, che gli aveva giurato che avrebbe tenuto la bocca chiusa.

 

Quel mattino, Sanji si svegliò alla solita ora per preparare la colazione. Prima di alzarsi dal letto, però, si godette gli ultimi momenti di calma e serenità, disteso di fianco a Zoro, che emanava un piacevole tepore; il cuoco sbadigliò e si sgranchì gli arti addormentati, mentre aspettava che gli ultimi residui del sonno della notte lo abbandonassero. Con un immane sforzo di volontà si tirò a sedere, senza preoccuparsi di disturbare il verde, tanto non lo avrebbero svegliato nemmeno le cannonate della nave.
Si vestì, sbadigliando di tanto in tanto mentre si abbottonava la camicia e si sistemava la cravatta, poi afferrò la giacca, affondando la mano nella tasca per prendersi una sigaretta mattutina.
Vuoto.
All'inzio, pensò che probabilmente aveva lasciato il pacchetto in cucina la sera prima, dato che era molto stanco, ma quando rovistò nell'armadio per prenderne un altro – e si accorse che non c'era nulla – la disperazione lo assalì.
Sgranò gli occhi e cadde in ginocchio, le mani tra i capelli e la mandibola serrata.
Doveva essere un incubo, non c'era altra spiegazione!
Tutta quell'agitazione l'aveva messo in astinenza più dl dovuto e ora avrebbe ucciso per una dannata sigaretta. Cercò di calmarsi e di ragionare in modo lucido: di certo lui non aveva toccato i pacchetti nascosti nell'armadio; chi poteva avergli fatto quello scherzo di cattivo gusto?
Le sue amate muse erano fuori discussione, non si sarebbero mai abbassate a tanto.
Chopper e Rufy erano troppo ingenui per poter anche solo pensare a qualcosa di così malvagio - sì, perchè lui ne soffriva molto.

Franky e Brook non avrebbero avuto nessun motivo per andare a rovistare tra le sue cose, tanto meno cercare di rubargli le sigarette.
Questo lasciavafuori solo due persone: Usopp e Zoro. E a quel punto – considerando che il cecchino avrebbe avuto troppa paura delle conseguenze per osare mettere in atto una cosa simile - Sanji seppe con sicurezza con chi avrebbe dovuto fare i conti a breve.
Oh, il marimo non aveva la minima idea di cosa lo avrebbe aspettato al suo risveglio.
Si sarebbe sicuramente messo a sghignazzare maleficamente, se solo la sua bocca non avesse invocato nicotina così pesantemente.
Una piccola vendetta è più umana di nessuna vendetta*, pensò perfido.
Quello sarebbe servito da lezione al compagno per insegnarli che con Sanji Gambanera non si scherza affatto.

 

La prima cosa che balenò in mente a Roronoa quando un piede si schiantò sulla sua testa quasi ammazzandolo fu di fingersi morto per davvero, così non avrebbe dovuto avere a che fare con un cuoco in astinenza, furioso e che si era evidentemente alzato con la luna storta.
«Brutto bastardo! Alza quel culo dal MIO letto, se non vuoi che ti spedisca all'inferno a calci!!!» sbraitò il biondo, fuori di sé.
Zoro si lasciò quasi scappare un sospiro, quando – lentamente – si stiracchiò e si mise a sedere, ancora assonnato: sapeva che qualora avesse finalmente messo in atto il suo piano all'inizio sarebbe stata dura. Molto dura.
Lo constatò ancora quando aprì gli occhi e si ritrovò il viso imbestialito di Sanji a due centimetri dal naso; mancava solo il fumo che usciva da naso e orecchie e poi sarebbe stato perfetto come toro imbizzarrito.
«Dove sono?» sibilò Kuroashi, quasi ringhiando.
Lo spadaccino sbatté le palpebre e fece finta di nulla: «Non capisco a cosa ti riferisci».
«Non fare lo gnorri,stronzo. So benissimo che sei stato tu!».
L'uomo dai capelli verdi stette zitto un secondo, poi scrollò le spalle e fece per alzarsi, finendo – sfortunatamente – bloccato sul pavimento dallo stesso piede che cercava di ucciderlo per la seconda volta.
«DOVE CREDI DI ANDARE?! TU NON TI MUOVI DA QUI FINCHÉ NON MI DICI DOVE DIAVOLE HAI NASCOSTO LE MIE DANNATE SIGARETTE, HAI CAPITO?!?!» gridò il cuoco, ormai passato decisamente alle maniere forti.
E pensare che ieri sera era così calmo e affettuoso, pensò Roronoa, per niente spaventato dalla situazione.
«Sanji-kun! Si può sapere cosa avete tanto da strepitare già di prima mattina?» arrivò la voce della navigatrice dal corridoio; si era molto probabilmente svegliata da tutta quella cagnara che stavano mettendo in scena i due idioti.
«Nami-swaaan, il marimo mi ha nascosto le sigarette e non me le vuole ridare! Dammi il permesso di ucciderlo, ti prego!» il biondo si gettò ai piedi della rossa con aria disperata e venerante.
La donna spostò lo sguardo da lui al compagno e poi incrociò le braccia al petto prosperoso: «Siete uomini adulti, risolvete la questione da soli» proferì, andandosene e rimuginando sulla loro infantilità.
A quel punto, Kuroashi si voltò, lanciando un ultimo sguardo omicida al nakama, intimando: «Non credere che sia finita qui, bastardo!» poi se ne andò a preparare la colazione, che era già in ritardo rispetto alla sua tabella di marcia; tutta colpa di un marimo idiota a cui venivano strane idee sadiche.
Zoro resto immobilò finché Sanji non sparì dalla sua vista, dopodiché lasciò che un sorisetto malefico gli si dipingesse sulle labbra: alla fine, non era andata poi così male. Avrebbe dovuto resistere ancora un po' e poi era fatta.
L'avrebbe presa come l'ennesima sfida: oh, a Roronoa Zoro le sfide piacevano assai.

 

«Che cosa significa che non posso entrare in cucina?!» sbottò lo spadaccino, leggermente irritato; che cosa era saltato in mente al cuocastro, tutto d'un tratto?
Chopper abbassò le orecchie, dispiaciuto e lo fissò con i suoi occhioni da cucciolo: «Forse sarebbe meglio che tu stessi lontano da Sanji per un po', Zoro» propose.
Roronoa guardò torvo la renna per un attimo, poi sbuffò: e così la voce si era sparsa, eh? Sicuramente l'idiota era andato a lamentarsi con le ragazze, tsk. Stupido cuoco.
«Bah, vorrà dire che andrò direttamente ad allenarmi» borbottò, senza nemmeno ringraziare il dottore per averlo salvato da morte certa – che si sarebbe compiuta se solo avesse osato entrare nel territorio proibito – e dirigendosi in palestra.

«Penso che tu stia esagerando, Sanji-san... insomma, Zoro voleva solo–».
«Non osare nominare quel bastardo qui dentro» tagliò corto il biondo, sbattendo un po' troppo violentemente il piatto davanti al povero Brook, che ammutolì di colpo.
La faccia dell'interessato era la palese rappresentazione di furia e astinenza: i suoi occhi – un tempo azzurri e limpidi – ardevano di una rabbia cieca e senza pietà, la fronte era solcata da ta tante linee grinzose, i denti serrati intorno ad uno stuzzicadenti – che poco riusciva a rimpiazzare l'amata paglia – il tutto contornato da due occhiaie scure sotto gli occhi; faceva davvero paura.
«Neh, Sanji-kun, cerca di calmarti. Prova a metterti nei suoi panni: lui ti vuole bene e cerca solo di aiutarti a smettere di fumare...» provò a farlo ragionare la rossa.
Kuroashi cercò di fare come gli era stato detto, sedendosi al tavolo e sospirando; ma accidenti, nessuno aveva chiesto all'idiota di fare la crocerossina!
«Forse hai ragione, Nami-swan, ma io voglio comunque le mie sigarette indietro. E prima le avrò, meglio sarà per quel maledetto marimo» borbottò, stringendo così forte il bordo del tavolo, che le nocche della sua mano si sbiancarono. Non era da lui rispondere così frettolosamente ad una donna, ma si sà, l'astinenza gioca brutti scherzi.
«Glielo faremo sapere» gli assicurò la navigatrice, alzandosi e dirigendosi verso la porta, per andare a svolgere le proprie mansioni.
«E la prossima volta cerca di non essere così duro con lui: non è stato molto carino da parte tua fargli saltare la colazione così, di punto in bianco» continuò Nami, poi si chiuse la porta alle spalle, senza aspettare la risposta del nakama.
Lui aspettò che anche gli altri finissero la colazione, prima di sparecchiare e lavare le stoviglie, facendo mente locale su cosa sarebbe stato meglio preparare per pranzo; stava appunto aprendo il frigo per controllare cosa fosse rimasto intatto dal pasaggio di Rufy, quando la porta della cucina si aprì nuovamente.
Passi pesanti, strascicati, il suono di stivali di cuoio sul pavimento che il cuoco avrebbe riconosciuto anche bendato: cosa diavolo voleva ora?!
«A meno che tu non sia qui per ridarmi le sigarette o almeno dirmi dove sono, ti consiglio di sparire dalla mia vista» gracchiò, la gola secca e dolorante per aver dovuto mandare giù tutti gli insulti che avrebbe voluto lanciargli.
Roronoa lo fissò, impassibile: in realtà, lui era lì solo per prendersi una bottiglia di sakè, visto che il damerino non si era degnato di preparargli la colazione.
Non appena il biondo capì le sue intenzioni, cominciò a riempirlo di calci potenti, urlando come un osesso: «MA COME OSI?!».
Non solo aveva messo le sue luride mani da scimmione sulle sue sigarette, ora pretendeva anche di prendersi il sakè in tutta tranquillità!
Era troppo, decisamente troppo.
Il boato che seguì fece sobbalzare ogni singolo membro della ciurma, che si voltò in direzione della cambusa, intravedendo solamente sprazzi di spade e gambe e poi nubi di polvere e utensili che volavano per aria.
Con un sospiro addolorato, ognugno tornò alle proprie faccende, sperando in cuor loro che la questione si sarebbe risolta al più presto.

 

Esausto, Sanji si accasciò sulla sedia più vicina, dopo essere riuscito a scacciare il marimo dalla cucina: seriamente, quell'idiota raggiungeva livelli di stupidità a lui ignoti.
In quel momento, quasi dal nulla, gli tornarono in mente le parole della navigatrice.
«Prova a metterti nei suoi panni: lui ti vuole bene e cerca solo di aiutarti...».
Il biondo emise un gemito afflitto: mai in vita sua era finito in una situazione del genere.
Per prima cosa si sentiva solo, ormai la sigaretta che pendeva dalle sue labbra era diventata una compagna d'avventure e avergliela strappata di netto non era stato un bel gesto da parte del compagno.
Secondo, l'astinenza che provava si rifletteva sui suoi rapporti con gli altri – non riusciva più nemmeno a sorridere pienamente alla bellezza di Nami-swan e Robin-chwan! – ed in ogni azione che compiva.
Terzo, non riusciva a reprimere il desiderio di vendetta che gli pulsava nelle vene; doveva trovare qualcosa, qualsiasi cosa per farla pagare alla testa d'alga. Non poteva semplicemente limitarsi a riempirlo di botte: no, ci voleva qualcosa di più crudele, qualcosa che gli permettesse di sperimentare tutta la disperazione che lui stesso stava provando.
E guardando intensamente la parete di fronte a lui – e immaginandosi grigi ghirigori di fumo che salivano verso l'alto – l'idea venne.
Kuroashi non potè far altro che sorridere malignamente e sfregarsi le mani, trovando finalmente una piccola soddisfazione in quella giornata storta.

 

A pranzo, il cuoco era sembrato stranamente rilassato e Zoro non riusciva a capire se fosse una cosa buona oppure no; gli altri non ci avevano fatto molto caso, magari pensando che piano piano si stesse abituando a non dipendere più dal fumo. Ma lo spadaccino non sarebbe caduto nel suo tranello, soprattutto dopo che aveva visto Sanji sorridergli: il fumatore incallito che gli sorrideva dopo che lui gli aveva rubato ogni singola sigaretta?
Era già strano che lo avesse lasciato mangiare normalmente, ma forse quella era stata opera delle due donne. Comunque fosse, doveva stare all'erta.

 

Dopo circa due ore di allenamenti, Roronoa sentì – forse più dall'odore che dalla sensazione in sé – che era giunta l'ora della doccia.
Fece per avviarsi tranquillamente al bagno, avendo prima preso degli asciugamani tra quelli ancora non insozzati dal sudore, quando scorse che la porta era chiusa; o meglio, socchiusa.
Incuriosito, si avvicinò, cercando di fare il minor rumore possibile: insomma, se uno avesse dovuto veramente andare in bagno, la porta sarebbe stata chiusa, no?
Con un dito, la spinse un po' di più, per avere un maggiore campo di visione e quando si suoi occhi si soffermarono sulla figura all'interno e su quello che stava facendo, trasalì.
Il pavimento era disseminato di bottiglie di ogni tipo, grandi, piccole, lunghe e tozze: ma la cosa che preoccupava di più l'uomo dai capelli verdi era che erano tutte irrimediabilmente vuote.
Il vago odore che aleggiava nell'aria non lasciava alcun dubbio: si trattava sicuramente di sakè, lo poteva dire con ogni sicurezza.
Cosa diavolo ci faceva il cuocastro in bagno con tutte quelle bottiglie?
Un brutto presentimento lo assalì di colpo e lui si precipitò all'interno, rapito dalla furia di fermare quello che a vista sembrava un crimine.
Sanji era in piedi di fronte al gabinetto, due bottiglie in mano che stavano riversando dolcemente il loro contenuto nello scarico.
Il biondo voltò la testa indietro, fingendosi sopreso: «Oh, ciao marimo!».
Lo sguardo dello spadaccino era fissato sul liquido che cadeva giù, perdendosi per sempre nei meandri dei tubi del bagno. I suoi muscoli erano paralizzati, la bocca era spalancata e i pugni stretti intorno agli asciugamani tremavano leggermente.
Come poteva avergli fatto questo?
«TI SEI FORSE BEVUTO IL CERVELLO, RAZZA DI IDIOTA?» ululò, ripresosi dalla trance e afferrando il compagno per il colletto della camicia e sbattendolo sulla parete vicina.
«Occhio per occhio, dente per dente, marimo» sghignazzò orgoglioso il biondo alla vista della sua espressione.
Roronoa non lo ascoltò più: ora la sua priorità era salvare quel poco alcol che ancora non era stato gettato via da quello scellerato.
L'angoscia si era letteralmente impossesata di lui come mai prima d'ora e peggiorava di minuto in minuto a mano a mano che la sua mente sviluppava scenari della sua vita senza un alcolico in mano: oh, come si poteva rinunciare al liquido infuocato che ardeva la gola e lasciava quella scia bruciante nella bocca?
No, non poteva assolutamente permetterlo.
Kuroashi si pose immediatamente in mezzo al casino, provando a fermare il demone che aveva preso possesso del compagno, causando nella stanza il solito trambusto, seguito da grida affrante del piccolo Chopper che cercava ogni volta di bloccare i due, con scarsi risultati.

Quei due erano peggio di gatti infuriati, non facevano altro che soffiarsi in faccia e graffiarsi a vicenda, l'archeologa non li aveva mai visti così furibondi.
Certo, i litigi erano all'ordine del giorno, ma solitamente erano solo battutine o insulti innocenti. Rare volte si arrivava davvero alle botte e quando succedeva, i due sparivano da un momento all'altro e tornavano qualche ora dopo, disordinati e con due sorrisi soddisfatti. Quello che facevano ormai era ovvio, forse erano proprio i due interessati a non rendersi conto che i loro compagni sapevano della loro relazione.
Quella volta però, Robin non riuscì a trattenere una risatina alla vista della navigatrice che faceva irruzione nella stanza e obbligava i due a piantarla una volta per tutte, sottolineandolo con due bei pugni sulla testa del cuoco e dello spadaccino.
«Tutto è bene quel finisce bene, no, Nami?» sorrise la bruna.
L'altra annuì, procedendo ad obbligare immediatamente Zoro a restituira i pacchetti di sigarette al suo proprietario, che – appena li ricevette – passò l'ora successiva a fumare una stecca dopo l'altra, lanciando sospiri soddisfatti al cielo e adulandole come fossero donne anch'esse.
Lo spadaccino, dal canto suo, non poteva biasimare le compagne per la forzata restituzione del bottino: in fondo, la situazione si era fatta insopportabile anche per lui.
Dopo tutto quello che era successo quel giorno, solo di una cosa era certo: il damerino era tutto matto.


*La citazione è presa da Friedrich Nietzsche, "Così parlo Zarathustra", 1833/1885.

Note dell'autrice:
Ciao a tutti, è un po' che non ci si vede, eh?
Beh, vi posso solo dire che questo capitolo mi ha letteralmente sfinita, per cui penso che in futuro non c'è ne saranno più di così lunghi e complicati, ma mi limiterò a seguire i momenti della serie.
Per finire, spero che vi sia piaciuto e che mi lasciate un vostro commento :3
Per un po' non sarò più attiva, dato che parto per l'Inghilterra, ma non disperate, perchè continuerò a scrivere ( e a partecipare a contest, quindi mi vedrete ancora).
Un saluto a tutti voi,
Alice.

P.s. vi piace il banner della storia? 

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