Esprimi un desiderio

di Lady_Wolf_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di scatole ne è pieno il mondo! ***
Capitolo 2: *** Una macchina per scrivere, una macchina per esaudire, una macchina per richiedere e nell’oscurità realizzare ***
Capitolo 3: *** Il giorno del diabete e del grassume ***
Capitolo 4: *** Un bacio delicato ***
Capitolo 5: *** Cosa non si fa per un'amica ***
Capitolo 6: *** Ultimo desiderio ***



Capitolo 1
*** Di scatole ne è pieno il mondo! ***


ESPRIMI UN DESIDERIO
Di scatole ne è pieno il mondo
 
Clara, era una giovane ragazza, fisico esile, lunghi capelli castani e grandi occhi azzurri, una ragazza normale direte voi, ed era vero, Clara era una ragazza come tante, si svegliava il mattino presto, salutava affettuosamente il suo grande gatto nero, leggeva con occhioni lucidi il biglietto che le avevano lasciato i suoi, mangiava la sua colazione e correva a scuola.
Quella, era la sua vita, niente grilli per la testa, niente mistero, niente avventure pericolose, niente di strano.
Si può dire che tutto cambiò il giorno del suo diciottesimo compleanno, anche se, sarebbe più appropriato dire che tutto cambiò, con l’arrivo in house of apricots, di un’elegante e altezzosa scatola di velluto blu.
Di fatto, codesta scatola, il diciotto di quel mese, se ne stava in tutta tranquillità poggiata sul vecchio tavolo di legno, nel soggiorno dei signori Pastries, i genitori di Clara per l’appunto, stando così, non dava certo l’idea di essere una minaccia, in fondo di scatole ne è pieno il mondo no?
Per Clara quel giorno, era come gli altri, sapeva che i suoi genitori non erano giù per farle gli auguri, così, con una leggera tristezza, se ne stava pigramente sdraiata sotto il caldo piumone invernale, vero era che fuori pioveva e la voglia di uscire non era certo invitata da quel tempo uggioso.
Infondo, come già detto, quello non era un giorno comune, era il suo diciottesimo compleanno, questo significava regali e dolcetti, così, ritrovato il buon umore, si alzò strisciando rumorosamente i piedi “buongiorno Ampolla”, come di consueto salutò l’amato gatto, iniziando a riempirmi di grattini e parole dolci, e se ve lo state chiedendo, sì, colui che racconta questa storia, sono proprio io, allegro felino dal nome Ampollino ma questa storia non parla di me, o del perché io abbia un nome non tanto virile, no, questa è la storia di Clara e della misteriosa scatola.
Finito il rituale di coccole e moine, Clara, stiracchiandosi, raggiunse la cucina, senza notare la presenza della scatola in salotto, così miagolai, sicuro di fare la cosa più giusta “Ampolla cosa vuoi? Lasciami solo bere il mio caffè e ti faccio mangiare promesso” sciocchi umani, il loro primo pensiero è e sarà sempre il cibo, con un colpo di coda le diedi le spalle, saltando sul tavolo di legno importante, schiarì la mia nobile gola e ripresi a miagolare “e va bene, va bene vengo da te, cosa ti prende og-” appena varcata la soglia, rimase come di cera, immobile, la bocca leggermente aperta e gli occhi luccicanti “ma, cos’è questa scatola? Pensi sia per me?” mi limitai a sbadigliare mentre le sue dita, con unghie smaltate di verde, viaggiavano leggere sul tessuto blu, andandosi poi a posare sui lati del coperchio, sollevandolo con cura.
Un sospiro d’eccitazione le sfuggì dalle labbra color pesca, quando scoprì che dentro la scatola, vi era un’altra scatola, più piccola e di un nero bello lucido, una scatola nella scatola, sempre più bizzarri questi umani, afferrò un biglietto bianco perlato, leggendolo a bassa voce e lo poggiò sul tavolo, a linee dorate ed eleganti vi era scritto ‘a Clara, con affetto ’ le mani tremanti sollevarono il secondo coperchio lasciandolo poi cadere rumorosamente a terra, lei rimase ferma, la bocca nuovamente socchiusa e gli occhi spalancati, mi alzai appena e lanciai un miagolio annoiato, sotto i nostri occhi vi era una Singer personal 6600, più comunemente detta macchina da scrivere, cos’aveva dunque da urlare in quel modo? “ti rendi conto Ampolla? Una una, o dio, e delle più belle e, secondo te sono stati i miei genitori? Dici che finalmente hanno capito cosa regalarmi? Oh, non posso crederci che sia davvero mia, ma perché non si sono firmati? Ma cosa importa ho una bellissima macchina da scrivere!”
Ne avrebbe avuto per molto, continuava ad andare avanti e indietro senza sosta, lasciava vagare le dita curiose sui piccoli tasti neri, per poi ritirarle come scottata e riprendeva a blaterare di quanto meraviglioso fosse, ma quanto meraviglioso potesse essere proprio non lo capivo, era solo una macchina da scrivere, non aveva niente di speciale, giusto?

















Angolino pseudo autrice!

Rieccomi, questa storia non era nei miei piani, è nata dopo aver letto del contest Autunno Originale indetto da Faejer, è una cosa totalmente nuova per me, partecipare a un contest, seguire uno schema imposto da un'altra persona, così com'è nuova l'idea di scrivere in terza persona!
non si capisce ancora molto della storia, posso solo dirvi che cercherò di portarla sul demenziale, inserendo qualche bizzarria qua  e la, e niente, spero vi piaccia e a risentirci ^^

 

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Capitolo 2
*** Una macchina per scrivere, una macchina per esaudire, una macchina per richiedere e nell’oscurità realizzare ***


ESPRIMI UN DESIDERIO

Una macchina per scrivere, una macchina per esaudire,

una macchina per richiedere e nell’oscurità realizzare




 
Vero è che Clara aveva i suoi buoni motivi per esultare.
C’è da dire che da piccola era una bambina silenziosa, ma che dico silenziosa?
Muta, si completamente, mai un vagito o un brontolio era uscito dalla sua bocca.
Inutile dire che i Pastries erano molto preoccupati per la salute della piccola e pagarono i migliori specialisti, ma niente nessuno capiva perché la piccola si ostinava a non aprire bocca.
Finché il giorno del suo quarto compleanno, i Pastries, di ritorno da uno dei loro numerosi viaggi, le portarono in dono un gigantesco libro di favole, alla piccola Clara si illuminarono gli occhi e, nonostante l’età, divorò quel librone in pochi giorni, una volta finito, fissò a lungo i genitori e finalmente pronunciò la sua prima, preziosa parola
 “Ancora”
 si, Clara parlò solo per chiedere un altro libro.
Ad essere onesti devo dire che Clara non era affatto muta e quindi quel libro non aveva compiuto nessun miracolo, come invece credevano i Pastries, no la dolce bambina amava parlare quando era sola, al sicuro nella sua stanza, circondata dai suoi amati pupazzi.
Era anche molto intelligente, non per niente a quattro anni sapeva già leggere da sola, ma quindi perché si ostinava a rimanere muta davanti ai suoi genitori? Direte voi,
ebbene, la verità era che Clara era semplicemente e dolorosamente triste.
Cercate di capirla, era solo una bambina e vedeva più estranei, che le facevano da baby-sitter che i propri genitori continuamente in viaggio, continuava a vederli partire e proprio come un cucciolo abbandonato si chiedeva se sarebbero mai tornati da lei.
Così, si ostinava a rimanere chiusa nel suo mutismo sperando di conquistare maggiori attenzioni, ma la scoperta di quel mondo magico, dove delle parole scritte davano vita a mondi meravigliosi l’aveva così stupita da farle dimenticare il suo intento.
Dopo il finto miracolo i Pastries ripresero i loro viaggi riempiendole la casa di libri e Clara dopo la sua eccitante scoperta, era un po’ meno triste, si perché adesso con le sue fiabe, i suoi racconti, sentiva quell’immenso vuoto dentro di se farsi sempre più piccolo.
 
Leccai via una macchia invisibile dalla mia zampa sinistra mentre Clara continuava a saltare da un lato all’altro della stanza, si fermò solo udendo il suono squillante del campanello
 “E ora chi sarà? Porca puzzola imbalsamata e se sono i servizi segreti e vogliono la mia macchina da scrivere? Dobbiamo nasconderla Ampolla, dobbiamo nascondere tutte le prove!
 Anzi facciamo che io apro e tu attacchi alla gola Ampolla, alla  gola!”
 so di aver appena detto che era una bambina molto intelligente ma ho dimenticato di dirvi che aveva anche una grande o per meglio dire immensa fantasia!
“Clara! Non posso crederci! Sei ancora in pigiama!”
 affacciandomi pigramente all’uscio della porta, potei notare la presenza di una ragazzina  da capelli rossi raccolti in due piccole trecce, il fisico slanciato e gli occhi piccoli e verdi, agitai la coda per niente entusiasta da quella visione
“Ma ciao Ampolla, chi è il gattino più carino del mondo? Chi? Chi?” capite perché non ami codesta ragazzina invadente, volete sapere che ruolo ha in questa storia? Bè evitate di soffermarvi a  pensare a me e continuate a leggere
“Corro a vestirmi Meli, vuoi un the? Un pasticcino? Un po’ di apple pie?”
 “Via i convenevoli e corri a vestirti, odio fare tardi a scuola!” Melissa, questo il nome della giovane donna, era la miglior amica della nostra Clara. Ad essere sincero, non so proprio come si fossero trovate ma sapete ho conosciuto un tale tempo fa e lui diceva che nel mondo esiste per te la tua persona, come tu esisti per lei, quella con la quale sei completo, riuscite a capire? Quella che se sei tanto fortunato da trovarla te ne accorgi subito la sintonia e immediata e non servono mai spiegazioni? Quella persona che sa, che anche tu sei la sua persona e lo sapete entrambe senza bisogno di dirlo? Avete presente? Bè, loro due erano la loro persona e l’hanno capito al primo sguardo, al primo ciao, più che amiche, erano sorella, due anime affini e complementari.
“Quindi perché sei ancora in pigiama?”
“Oh, non puoi capire ho ricevuto un regalo”
 “Ed è sconvolgente perché…”
“Si lo so, ma questo è…è”
“Cosa?”
 “una macchina da scrivere, vieni te la faccio vedere!” a malavoglia, scesi le scale anche io.
Oh povere le mie dolci zampe, presto a tardi avrebbero risentito di tutto quel Sali e scendi.
“Guardala non è stupenda?” Melissa si morse il labbro accarezzando il tavolo liscio
“Bè è una macchina da scrivere, insomma, non fa molto a parte scrivere” la povera Clara mise su un adorabile piccolo broncio
 “Si ma…”
“Ma so cosa significa per te e a proposito, auguri di nuovo” le tirò una ciocca di capelli e l’abbracciò, fece dondolare un piccolo braccialetto rosa e azzurro con una luna come ciondolo e l’attacco al braccio di Clara
 “Il mio regalo non sarà mai all’altezza”
Clara si osservò il polso “Meli…è stupendo” si scambiarono un’occhiata complice  
“Dici che te l’hanno regalata i tuoi?”
 “Non saprei ma se non sono stati loro chi altro?”
“Mmh, un ammiratore segreto?”
“Smettila”
 “Ok, hai già provato a scrivere qualcosa?” Clara fece un piccolo saltello sbattendo le mani “Muoio dalla voglia di farlo”
“E aspetti un invito scritto? forza”
 Le dita tremarono appena sopra i tasti neri e lentamente scrissero un’unica, piccola, innocente, parola
“Leone? Perché hai scritto leone?”
 lei alzò le spalle “Non so è la prima cosa a cui ho pensato…per tutte le puzzole imbalsamate è tardissimo dobbiamo correre!”
 “Si e di chi è la colpa?” senza rispondere Clara afferrò le afferrò la mano sfiorando il braccialetto uguale al suo e la trascinò fuori.
Mi stiracchiai osservando un’ultima volta la macchina da scrivere, balzai poi sulla finestra e mi avventurai fuori, eh si non è che noi gatti c’è ne stiamo in panciolle sul divano ad aspettare il vostro ritorno, non siamo mica come quei cosi, com’è che li chiamate? Ah si, cani!
La scuola si trovava a due isolati da Hope Avenue ovvero da dove si trovava la casa di Clara, bisognava superare Square Strawberries, dai fiumi scoppiettanti e le colline zuccherose, arrivare nei pressi della Building Cherries, svoltare dove si trovavano gli alberi di marshmallow e attraversare il ponte sullo Sweet River e ci si trovava a School of Wonders, l’originale e bizzarro complesso scolastico dalle pareti viola sgargianti, le finestre grigie e un delizioso tetto rosa a forma di gatto saltellante, un edificio a mio avviso magnifico.
Di solito mentre Clara era a scuola girovagavo un po’ senza meta precisa, ma per quel giorno, avevo camminato  abbastanza e così mi accoccolai sotto un albero e schiacciai una meritata pennichella.
 
Mi risvegliai col suono vibrante della campanella che segnava la fine delle lezioni, dopo la scuola Clara era solita soffermarsi in Square Mint a ciarlare con le sue amiche, visitava poi la biblioteca, prendendo un nuovo libro ammuffito e ritornava a casa, dove l’aspettava un nuovo pomeriggio di solitudine e di dolce far niente.
Oh ma non quel giorno no, quello era un giorno particolare e non solo perché era il suo compleanno.
Clara ancora non lo sapeva, ma a casa  c’era un ospite inatteso e alquanto bizzarro che attendeva paziente.
Una volta recuperato il libro, ci dirigemmo a casa infilò la chiave nella serratura dorata girando prima a destra e poi a sinistra, poggiò la borsa sul tavolo di conchiglia bianca in cucina e salì di corsa le scale, pronta ad immergersi in una nuova lettura o almeno era questo che avrebbe fatto, se non fosse che passando dalla porta del salotto notò un immenso e preoccupante disordine.
Ci affacciammo entrambi, piume colorate volavano per la stanza, il divano era capovolto e quelli, erano davvero graffi quelli?
“Ampolla ma cos’hai fatto?” ovvio diamo la colpa al gatto, vero era che l’artefice di tutto ciò era pur sempre un felino, non era elegante quanto me ma con zampe possenti, denti affilati ed una folta e luminosa criniera
“Porca puzzola imbalsamata…è davvero un leone quello?” come se capisse quello che Clara diceva, il vecchio e gigantesco leone  girò l’enorme testa dorata verso di noi fissandoci con occhi ferini e curiosi e regalandoci poi un soave ruggito, prima che potessi fare conoscenza con il mio affascinante antenato mi sentii afferrare per la collottola e trascinare fuori.
Mi stiracchiai mentre Clara cercava confusamente di bloccare la porta con oggetti vari e afferrava saldamente una piccola e  nera lampada.
“Non è possibile no un leone nel salotto? No forse è un’allucinazione, come diavolo c’è finito un leone nel salotto??”
 “L’ha chiamato lei” entrambi ci voltammo sobbalzando, Clara si lasciò uscire un urletto acuto e lanciò la lampada contro il nostro secondo ospite. Un ragazzo davvero bizzarro, dagli occhi viola i capelli argentei e i vestiti imperlati d’oro
“Chi-chi-chi sei tu? Com-come sei entrato? Cosa vuoi?” il tizio si massaggiò la spalla, colpita dalla lampada e fece un leggero inchino
“Io sono Abraxas, al vostro servizio mia padrona” per un attimo pensai stesse parlando con me ma, l’ultima volta che avevo controllato non ero una femmina, quindi no quella reverenza non era riservata a me purtroppo
 “Padrona? È, è tipo uno scherzo questo? Oh ho capito sei qui per la mia macchina da scrivere!”
“Si”
 “Ah-ah Beccato! Chi ti manda? Eh? I servizi segreti? La mafia russa? La strega del paese incantato?” tenete a mente, ragazza intelligente ma con tanta fantasia
“Non sono qui per riprendermi la macchina, sono qui per servirvi”
 “Cosa? Che vuol dire?” miagolai poggiando una zampa sulla parete, come mai si erano dimenticati del leone? Il tizio, quel Abraxas dagli abiti bizzarri sorrise, togliendosi il cappello adornato da una lunga piuma nera
“Giusto il leone”
“L’hai portato tu qui?”
 “Io? No siete stata voi”
“Perché parli così?”
 “Questione di rispetto”
“Uhm che vuol dire che l’ho portato io?”
“Ricordate cosa avete scritto prima di uscire?” Clara si attorcigliò una ciocca di capelli alle dita senza smettere di fissare gli occhi viola del tipo bizzarro
 “…Leone? Ma…non è possibile”
 “Lo è invece vedete quella non è una semplice macchina da scrivere, quella è una macchina magica qualsiasi cosa scriviate con quella macchina si materializzerà”
“Porca puzzola imbalsamata sto sognando vero? Non è una cosa possibile come…no”
“Si che lo è e vi dirò di più, la macchina non fa solo questo, il che spiega la mia presenza qui, vedete grazie alla macchina avete la possibilità di esprimere tre desideri, che io mi premurerò di realizzare”
 “Tre desideri?”
 “Si”
 “E mi basta scriverli sulla macchina?”
“Oh no se vi limitate a scrivere qualcosa sulla macchina quella appare, ma non sarà duratura, ora prendete il leone che avete creato  potete mandarlo via in due modi: strappando il foglio sul quale avete scritto stamane, oppure aspettare che l’effetto svanisca cioè  tra circa ventiquattro ore”
“Q-quindi è una cosa temporanea?”
“Certo! I desideri invece saranno permanenti vi basterà scrivere ‘desidero…’  e io schioccherò le dita e il vostro desiderio si realizzerà senza svanire mai più”
“E…posso desiderare tutto quello che voglio?”
 “Ovvio, bè tranne la vita eterna, far morire qualcuno, far resuscitare qualcuno, diventare la persona più ricca del mondo, scatenare una guerra, chiedere la pace nel mondo, mmmh, far innamorare di voi qualcuno e cose così”
“E tu sei”
“ Il genio della macchina, Abraxas al vostro servizio”
 “Ma da dove sei uscito?”
 “Io vivo nella macchina da scrivere”
“Come il genio della lampada?” Abraxas fece una smorfia disgustata lisciandosi il gilet dorato
“Oh no no, non ho niente a che fare con quegli assurdi esseri blu, vedete catene ai miei polsi?”
 “Ehm no”
“Infatti, diciamo che siamo… cugini ecco” un ruggito spostò la nostra attenzione dall’agghindato ospite a quello munito di artigli e zanne
“Ehm Abraxas, giusto? Potresti far sparire il leone?”
 “Oh mia signora, per voi lo farei, ma mi è impossibile dovete essere voi a strappare il foglio, certo a meno che non lo desideriate”
“Ok, desidero che tu faccia sparire quel leone”
“Mi spiace ma, dovete scriverlo sulla macchina, così non vale”
 “Bene, entrerò la dentro e strapperò quello stupido foglio, Ampolla seguimi” fissai la mia umana con la testa leggermente inclinata, per poi rifugiarmi tra le gambe del prode Abraxas, Clara ci fissò incrociando le braccia si legò poi i capelli in una treccia e con coraggio aprì la porta.
Il leone stava sgranocchiando un prestigioso pezzo di mobilia
 “Ok leoncino prendo solo il foglio, d’accordo? Non voglio altro” mantenendo lo sguardo sul felino strusciò fino ad arrivare al gigantesco tavolino, strappò via il foglio e con forza e decisione lo ridusse in tanti piccoli brandelli, il leone si alzò i suoi contorni si illuminarono come fatti d’oro e con un piccolo ruggito, sparì.
“Ottimo lavoro mia signora, ora ditemi, qual è il vostro primo desiderio?”
 








Angolo sempre mio sempre più inutile :p
oibò cari lettori(?) ci risiamo, ecco un nuovo fantastico(??) capitolo!
ci tengo a ringraziare tutti quelli che hanno letto il primo breve capitolo e quelli che lo hanno commentato, ho cercato di fare pace con la punteggiatura ma non sono sicura di esserci riuscita >.<" i hope so!
Sono davvero contenta che l'idea del gatto narratore vi sia piaciuta e...niente fuggo via, il poco tempo a mia disposizione è già finito, ma prima ho una domanda per voi ovvero:
quali sarebbero i vostri desideri?
un bacio!

 

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Capitolo 3
*** Il giorno del diabete e del grassume ***


Il giorno del diabete e del grassume






 
Quattro settimane erano passate da quel giorno pieno di scoperte.
Clara non aveva parlato di Abraxas con nessuno, aveva chiuso la macchina da scrivere nelle sue due scatole e l’aveva nascosta sotto al letto.
Quando gliel’aveva chiesto, il genio non aveva saputo dire chi fosse il mittente del regalo, si era limitato a rispondere che se era arrivato a Clara era perché lei credeva, a cosa però non l’aveva detto.
I primi giorni, subito dopo la scuola, Clara tirava fuori il pacco magico pronta ad aprirlo ma poi scuoteva la testa e lo riposava.
Più il tempo passava più Clara si dimenticava di quella magica presenza, anche perché si stava avvicinando un nuovo giorno molto speciale.
E si vi era un giorno in cui tutte le ragazzine della città si rintanavano nelle proprie cucine a preparare dolciumi su dolciumi sospirando con aria sognante, quello era il giorno dei cuori innamorati detto anche da alcuni il giorno del diabete e del grassume.
Difatti in questo giorno le donne di qualsiasi età, dalla più piccola alla più grande, solevano rintanarsi in cucina per preparare: cuori di cioccolata; torte burrose; cioccolatini ripieni e mille altri dolciumi, incartandoli poi in preziose stagnole decorate pronti per essere donati ai loro amori.
C’era chi li donava al proprio fidanzato, chi usava quel giorno per confessare un amore segreto, chi regalava mille dolci a una sola persona e chi si teneva aperte più porte distribuendo dolci a destra e manca poi, poi c’era Clara.
La sua cotta risaliva ai tempi dell’asilo, ovvero quando un bambino dai riccioli biondi e gli occhi azzurri poco più grande di lei, la difese da un gruppo di marmocchi petulanti.
Inutile dirvi che per la mia umana era stato amore a prima vista e che d’allora non aveva mai e dico mai anche solo provato sentimenti per altri ragazzi, così come non aveva mai dichiarato il suo amore.
Anche perché se da bambini Clara e Riccardo, questo il nome del pargolo, erano grandi amici da grandi…ecco diciamo che non si parlavano molto, diciamo che non si parlavano proprio!
È che sapete voi umani avete questo brutto vizio di instupidirvi con l’età e siete in grado di rendere anche le cose più semplici tremendamente complicate!
Nonostante questo distacco, ogni anno in questo giorno Clara si riempiva di buone intenzioni si rintanava in cucina e si riprometteva di confessare il proprio amore, a patto che le riuscisse un ottimo dolce.
Semplice no? Eh no, perché se c’era una cosa che Clara non sapeva proprio fare era cucinare, per darvi un’idea delle sue alti doti sappiate che una volta riuscì a bruciare un uovo sodo ed ebbe anche il coraggio di spacciarmelo per buono!
Sapete però non credo che se anche il miracolo di natale la facesse diventare una cuoca provetta, ecco no, non credo proprio troverebbe il coraggio di confessarsi!
 No, probabilmente non riuscirà mai a dichiararsi ci vorrebbe…ci vorrebbe una magia…ma aspettate un momento forse, quest’anno una possibilità in più c’è l’ha!
Sono  sicuro che la mia piccola svampita non abbia minimamente pensato che la macchina da scrivere potesse fare al caso suo ma, come farglielo capire io?
Aggiungete sulla lista dei vostri difetti che siete dannatamente ottusi.
Aspettate com’è quel famoso detto?
Se Clara non va alla macchina da scrivere, la macchina da scrivere andrà da Clara?
Sì, credo che più o meno fosse così.
Grazie a questa piccola premessa capirete perché, mentre Clara era impegnata a sfogliare libri su libri pieni di ricette, io me ne stavo nella sua camera circondato da malefici pupazzi e cuscini rosa confetto ad osservare l’enorme scatola nascosta sotto il letto.
Tirarla fuori non era un problema anche perché presa dalla confusione, Clara l’aveva già spostata.
Il difficile era aprirla,  capite perché ci serviamo di voi esseri dal pollice opponibile?
Certo noi gatti non siamo soliti arrenderci alla prima difficoltà, quindi anche se con un po’ di fatica alla fine riuscì ad aprire la prima scatola, per la seconda impiegai molto meno grazie alla presenza di due pratici bottoncini laterali e così alla fine Abraxas si presentò dinanzi a me insieme ai suoi sgargianti abiti.
“Come posso aiutarla mia padrona?”
 Non si stancava mai di essere così servizievole?
Miagolai e i suoi occhi viola si abbassarono su di me.
“Oh sei solo tu da bravo gattino perché non mi dici dov’è la tua amica?”
Sei solo tu? Dov’era finita la referenza di poco fa? E, ehi? Perché mi stava sollevando? Allora non siete solo voi umani ad avere la mania di sollevarci senza preavviso, poi vi chiedete perché vi graffiamo all’improvviso!
Abraxas indietreggiò mantenendosi la mano fino a cadere sul letto io mi scrollai per bene e iniziai un’accurata pulizia, chissà quanti odiosi germi aveva in quelle grosse e sudice mani.
Quando decisi che era abbastanza  camminai elegantemente fino alla porta attirando la sua attenzione con un leggero miagolio, lui mi osservò con le sopracciglia corrugate e infine mi  seguì fino in cucina.
Cucina, insomma ormai era diventato quasi un campo di battaglia, Clara nemmeno si accorse di noi, impegnata com’era a prendere delle uova dal frigo.
“Che cosa state facendo mia signora?”
Fu un attimo, due delle sei uova caddero a terra mentre Clara ci fissava con gli occhi sbarrati per poi scuotere la testa:
“Ampolla vieni qua, vedi ci sono le uova forza mangiale!”
Mangiarle? Crude e dal pavimento poi? Che cosa pretendeva che mi mettessi a leccarle come i cani?
Assurdo, voltai la faccia completamente disgustato e  Abraxas si schiarì la gola.
“Dicevo che cosa state facendo?”
Clara si abbassò e iniziò a ripulire il pavimento borbottando qualcosa su gatti pestiferi e viziati.
“Un dolce”
“Un dolce?”
Avete presente un bambino?
“Sì un dolce!”
 Di quelli piccoli ma non piccoli che non parlano, no un bambino di quelli che ti riempie di domande su domande.
“Un dolce…e a cosa serve questo dolce?”
Bè Abraxas sembrava proprio un bambino sperduto che guardava il mondo per la prima volta.
“Perché oggi si preparano dolci da regalare alla persona amata”
Abraxas infilò un dito nella farina e rimase a fissarlo come incantato.
“State preparando un dolce per il vostro amato?”
“Si! Cioè no insomma lui e io…si lui noi, mi piace ma, non sono affari tuoi ecco!”
Assaggiò con la punta della lingua del lievito e indietreggiò con una smorfia disgustata sul volto.
“Sembra una cosa molto faticosa mia signora”
 Clara si allacciò il grembiule decorato con piccoli fiori verdi.
“Lo è, soprattutto se non sei un asso in cucina...”
“Mi è venuta un’idea, perché non utilizzate un desiderio?”
Oh finalmente ci erano arrivati!
“Cosa? No, non potrei”
Ecco lo sapevo la conosco troppo bene.
“Perché? Ne avete tre”
“Non è per quello…è che non, non sarebbe giusto ecco sarebbe come barare ed io non voglio farlo!”
Abraxas smise di ascoltarla quando i suoi occhi si posarono su un grosso pezzo di cioccolata.
“Cos’è questo?”
Che vi dicevo? Proprio un bambino.
“Ohm, questo? Cioccolata!”
 Avvicinò il naso e ispirò a fondo
“Cioccolata, ha un buon odore…”
 Clara scartò delicatamente il resto dell’involucro mentre due occhi viola seguivano attentamente ogni movimento, staccò un quadrato di cioccolato e lo porse ad Abraxas:
“Tieni provalo”
“Come…cosa devo…”
“Mangialo”
“Mmmh”
 Clara sorrise e il volto s’illuminò in un modo che rare volte avevo potuto ammirare.
“Allora com’è?”
Per tutta risposta Abraxas iniziò a fare dei giri su se stesso seguiti da piccoli saltelli mentre continuava a tenere le mani premute sulla bocca, come preoccupato che il sapore del cioccolato potesse fuggirgli via.
“È la cosa più buona che…per tutti i geni è semplicemente sublime !”
E mentre Abraxas continuava a volteggiare e a elogiare il gusto raffinato del cioccolato, accadde un’altra cosa strana e rara, il sorriso di Clara si trasformò in una vera e propria risata, di quelle genuine e autentiche, di quelle che rendono gli occhi luminosi e il volto sereno!
 Mai, mai avevo visto Clara ridere così.
“Davvero non hai mai mangiato la cioccolata?”
Lui scosse con vigore la testa continuando a sorridere:
“Da dove vengo io non c’è nulla del genere!”
“Davvero?”
“Sì, non abbiamo molte cose…”
Il suo sorriso divenne meno ampio
“Casa tua ti manca?”
Lui alzò le spalle
 “No, insomma è un posto molto…molto diverso! Diverso da tutti i mondi che ho visto”
“E ne hai visti tanti?”
“Abbastanza…Quindi farete un dolce col cioccolato? Verrà di sicuro buonissimo, vorrei avere la fortuna di essere il ragazzo a cui la consegnerete!”
Clara nascose il rossore che le colorava il viso dietro due enormi ciotole e iniziò ad amalgamare uova e zucchero.
“Non ci giurerei, non sono così brava e tutte le altre ragazze sono aiutate dalle loro mamme ma…bè la mia, non c’è quasi mai…non so nemmeno se sappia cucinare o se magari abbia preso da lei questa mia inettitudine alla cucina e di solito non esce mai nulla di buono…ma quest’anno sarà diverso, si sento che uscirà un dolce buonissimo e tutti si leccheranno i baffi, oh si anche tu mio mal fidato Ampolla!”
E con questo aggiungerei tre cose strane in poco tempo, Clara non parlava mai così, nemmeno con la sua amica cacciava tutta questa parlantina.
Abraxas rubò un altro pezzetto di cioccolato:
“Posso aiutarvi in qualche modo?”
“Sì, smettila di darmi del lei!”
“Mi spiace ma non posso.”
“È per caso vietato dal codice dei geni?”
“Codice dei…no ma non posso, sarebbe come mancarvi di rispetto!”
 "Se sono io a chiedertelo non vale no?”
“Non saprei ma preferisco così”
Che discorso era quello? Senza contare che per parlare Clara aveva dimenticato di accendere il forno, miagolai ormai rassegnato all’idea dell’ennesimo disgustoso dolce.
Alla fine, non senza qualche piccolo danno, Clara infornò l’impasto che sembrava meno disgustoso del solito, recuperò poi il cioccolato scampato ad Abraxas e lo mise a sciogliere per ricavarne una copertura croccante, preparò infine la crema che avrebbe farcito il dolce ancora nel forno, versò in una ciotola panna e parte del cioccolato sciolto fino a ricavarne una gustosa crema marrone e vi adagiò sopra alcune succose fragole.
Quando finalmente il forno trillò la fine della cottura, eravamo tutti col fiato sospeso.
 Clara infilò le presine viola con disegnati dei fiori colorati e con cura tirò via lo stampo a forma di cuore dalla teglia bollente, adagiò il soffice contenuto sul tavolo e con decisione lo tagliò in due;
“Ha un buon profumo!”
 Abraxas si avvicinò e devo dire che no, non aveva tutti i torti, i dolci di Clara non avevano mai quel profumo così come dire… delizioso!
E di solito erano di un triste colore nero, bruciacchiati in superfice e crudi nel mezzo.
Eppure, non c’era stato nulla di diverso a parte, bè a parte Abraxas, ma lui non aveva fatto nulla, che la semplice presenza del genio l’avesse fatta sentire meno sola? Era per quello che il dolce sembrava perfetto? Altre volte però era stata la sua amica a farle compagnia  ma i dolci erano comunque orrendi, dunque cos’aveva di diverso lui?
Era forse perché l’aveva fatta ridere e sentire bene come da tanto non capitava?
“Sì, ha un buon profumo”
Clara nascose l’orgoglio che trapelava dalla sua voce e iniziò a farcire metà della torta, depose infine altre fragole e richiuse dolcemente il dolce, recuperò il cioccolato sciolto e lo versò lentamente sul cuore, aiutandosi poi con una spatolina bianca per ottenere una superficie più liscia e prima che il cioccolato potesse solidificare vi depositò sopra tre graziose fragoline di un rosso brillante, fece un passo indietro e osservò il dolce completamente soddisfatta, che fosse quella la volta buona?
“Bene, ora dovete solo portarglielo?”
Clara arrossì
“Ehm sì, dovrei vero?”
“È un bel dolce e sembra molto buono!”
Lei sospirò e racchiuse il dolce in una scatolina verde con tanto di fiocco pomposo, sospirò ancora e alla fine si tolse il grembiule.
“Bene, è deciso allora! Ampolla vieni anche tu vero?”
E come potevo anche solo pensare di perdermi quella scena?
“Posso venire anch’io?”
 Abraxas ci fissava come un cucciolo smarrito.
“Sì ma aspetta cosa diremo agli altri?”
“Oh ma nessuno può vedermi a parte voi”
Io ero dunque nessuno? Miagolai contrariato da quelle parole.
“Ampolla ti vede!”
“Sì perché lui è un gatto, il vostro gatto e gli animali possono vedermi”
“Ah davvero? Va bene allora puoi venire…ma comportati bene!”
E così il gatto, il genio e la ragazza uscirono dalla calda e accogliente casa per cimentarsi in quell’incredibile impresa, una cosa era certa l’antica torta andava portata a Riccardo e niente, niente e nessuno avrebbe potuto fermare quella fantastica compagnia…O almeno quella era l’idea iniziale.
Sì perché avevamo da poco superato Pinwheels Square e stavamo camminando tra gli alberi in fiore di zucchero, insomma eravamo praticamente quasi arrivati a Muffins Center e mancava pochissimo alla casa del prode Riccardo.
Eravamo vicinissimi ma dopo pochi passi Clara si fermò ed io ero sicuro avesse avuto un ripensamento, poi la vidi con lo sguardo triste rivolto a sinistra e sia io che Abraxas lo seguimmo fino a incontrare con gli occhi una triste signora anziana.
Se ne stava sulla panchina fissando il cielo con aria assente e tra le mani stringeva una scatola rosa contenente probabilmente dei cioccolatini.
Clara si avvicinò lentamente e si accomodò accanto a lei, la vecchietta strinse un po’ più a se la borsetta e la fissò diffidente, fece scorrere lo sguardo fino alla scatola che aveva tra le mani e infine osservò me:
“Batuffolo!”
 Ecco ma perché tutti volevano appiopparmi nomi o nomignoli dal tono poco virile?
Osservai la mia umana e il suo sguardo dolce e mi lasciai sollevare da quelle mani grandi e grinzose che iniziarono ad accarezzarmi con forza e grazia allo stesso tempo.
“State aspettando qualcuno signora?”
Vidi Abraxas osservare Clara come se fosse impazzita, probabilmente si chiese perché stava parlando con la stessa reverenza che era solito usare lui.
“Io, non ne sono sicura”
“Quella sembra una scatola di cioccolatini, perché non prova a leggere il biglietto?”
La signora tremò leggermente e scartò il bigliettino bianco leggendo ad alta voce:
“Al mio grande e unico amore e al nostro esserci ritrovati”
La signora non sembrò per niente rincuorata anzi, iniziò a tremare di più corrucciò le sopracciglia e si guardò intorno, Clara appoggiò una mano sulla sua.
“Si ricorda il suo nome?”
“Io, io non lo so, non so come sono arrivata qui, non…non lo so”
Tornò a fissarmi e sembrò calmarsi.
“Si ricorda di Batuffolino però?”
“Oh, si lui è il mio dolce gattino l’ho trovato vicino al fiume e ha detto la mamma che posso tenerlo e ora è mio e…ma lui non è Batuffolino, il mio gattino non ha una zampa, dov’è il mio Batuffolino?”
Mi accoccolai sul suo grembo, come Clara avevo capito che quella signora soffriva della malattia del Non ricordo, Abraxas invece continuava a fissarci curioso.
“Senta, perché non viene con me? Così potrò portarla da chi doveva incontrare”
“Tu sai chi è?”
“Certo deve solo venire con me”
 Che Clara fosse impazzita?
“E sai anche dov’è Batuffolino?”
“Sì lo cercheremo insieme ok?”
La signora annuì e si alzò tremolante aggrappandosi al suo braccio e lentamente, un passo alla volta tornammo a casa.
 Clara la fece sedere su una sedia della cucina e le porse una deliziosa tazza di Cuddly The per poi scomparire di sopra.
Io e Abraxas ci guardammo perplessi mentre la signora continuava ad accarezzarmi sorseggiando di tanto in tanto il suo the.
Udii Clara scendere rumorosamente le scale e solo quando si precipitò in cucina, reggendo tra le mani la macchina da scrivere iniziai a capire, Abraxas invece inclinò la testa:
“Che cosa vuole fare mia padrona?”
Lei lanciò uno sguardo alla vecchietta:
“Usare un desiderio”
“Per lei?”
Clara annuì.
“Mia signora i desideri sono per voi!”
“Si! E io voglio usarlo per lei”
“Ma…”
“Qualunque cosa dirai non mi farà cambiare idea! Ora dimmi posso farla guarire con un desiderio?”
“No, cioè se voi desiderate di farla guarire lei potrebbe morire, morendo non avrebbe più la malattia ma…bè sarebbe morta, siete sicura di volerlo fare?”
“Ok allora mmmh se desidero che ricordi dove doveva andare?”
“Dovreste essere più specifica”
“...Desidero sapere con chi doveva incontrarsi?”
“Mmmh si potrebbe andare”
“Ok, ah quella cosa di materializzare oggetti, dura ventiquattro ore giusto?”
“Sì cosa volete materializzare?”
“Batuffolino”
“Questa dovete spiegarmela!”
“È confusa e agitata, l’unica cosa che ricorda è il suo gatto e se questo può aiutarla, facciamolo!”
“Ricordate che però poi scomparirà”
“Lo so…ma è probabile che poi nemmeno se lo ricordi…e ora la farà stare bene è questa la cosa importante!”
“Bene, ricordate di pensare al gatto o potrebbe materializzarsi un batuffolo di cotone!”
Alzai lentamente la testa per vedere le dita di Clara viaggiare leggere sui tasti neri, prima di scrivere l’ultima lettera chiuse gli occhi e quando li riaprì quello che doveva essere Batuffolino apparve sul tavolo accanto alla macchina e prese a miagolare, la vecchia signora si alzò con uno scatto e dovetti stare attento a non cadere.
“Batuffolino! Allora eri qui? Oh il mio bel micino non è bellissimo? Ed è mio, la mamma ha detto che è mio e io lo tengo”
Clara sorrise e tornò alla macchina:
“Bene”
Abraxas si avvicinò scuotendo la testa:
“Vi prego ripensateci, non sprecate il vostro desiderio nemmeno la conoscete, mi dite perché volete farlo?”
Clara prese un respiro e osservò il giovane genio con occhi lucidi:
“Perché nessuno merita di dimenticare la persona che ama, men che mai in questo giorno…Perché usare un desiderio per rendere qualcuno felice non mi sembra sprecarlo, perché vorrei che se fossi io al posto suo qualcuno mi aiutasse ed io posso farlo e voglio farlo perché è giusto così!”
Abraxas sospirò:
“Bene, quando volete allora”
 Lei osservò ancora la signora e Batuffolino ispirò e scrisse rapidamente.
‘Desidero sapere  chi è il grande amore della signora senza memoria’
Abraxas schioccò le dita e il foglio su cui Clara aveva scritto si tramutò in una piccola foto in bianco e nero raffigurante un giovane uomo in divisa militare che sorrideva accanto ad una donna dai capelli ricci e il sorriso smagliante.
“Perché l’avete cambiato?”
“Non lo so, mentre scrivevo mi è venuto così” 
alzò le spalle e prese tra le mani la foto portandola alla signora che subito sembrò illuminarsi:
“Andrew!”
Clara e il genio si guardarono e lui non riuscì a non sorriderle.
“Vi ricordate di lui?”
“Si…SI! Lui , lui è Andrew ci siamo conosciuti tanti anni fa… lui stava nell’esercito e ci siamo innamorati…non come i ragazzini di oggi che si innamorano come se piovesse no, il nostro era amore vero, di quelli autentici che ti fanno tremare le ginocchia e battere il cuore all’impazzata ma poi fu richiamato in guerra e io credevo fosse morto, non avevo sue notizie fino a qualche giorno fa, è arrivata una lettera e non potevo crederci, era lui lui davvero diceva, di essere stato mesi in un ospedale, di avermi mandato tante lettere ma si erano tutte perse e ora, ora era riuscito a venire, lui è proprio qui e…oh, lui è proprio qui ma non ricordo dove…dovevamo incontrarci, volevamo rivederci e vivere i giorni che ci rimangono insieme, mi sono incamminata ma poi ho avuto un giramento di testa mi sono fermata e…e non ricordo più nulla e…cosa ci faccio qui io?”
Ancora una volta Clara le prese la mano:
“Si calmi, ha ritrovato Batuffolino, ora troveremo anche Andrew ”
“Davvero?”
“Certo! Questo è il giorno in cui gli innamorati si ritrovano e io farò di tutto per farvi ritrovare, ora andiamo!”
E così, ancora una volta, quella strana compagnia formata da un gatto, una ragazzina e un genio, uscì da casa ma questa volta non si trattava di consegnare un dolce no, questa volta si trattava di ritrovare un amore.
Camminammo a lungo, attraversammo tutte le strade attraversabili ritornammo sotto gli alberi di zucchero sperando che Andrew fosse lì ma nulla.
La sera stava calando, la nostra vecchina era sempre più sconsolata e si limitava a stringere tra le braccia il suo batuffolino mentre Abraxas e Clara si fissavano intorno.
“È tutto inutile, forse le persone della mia età non meritano un po’ di felicità...”
Con queste parole la vecchina si fermò sul Bridge of Sighs, lo sguardo perso nell’acqua cristallina che scorreva ripercorrendo il torrente Clara si lasciò cadere a terra dando le spalle alla ringhiera dorata, la foto del giovane Andrew ancora tra le mani, Abraxas la fissava con uno sguardo che a volte voi umani avete ma che sinceramente non saprei decifrare.
“Mi spiace che non sia andata come volevate...”
Lei alzò le spalle e si asciugò gli occhi e qui, qui un’altra cosa andò ad aggiungersi alle cose strane di quella giornata la foto, come dotata di vita propria iniziò ad oscillare e lentamente scivolò via dalle dita sottili della mia umana, che si alzò di scatto per recuperarla, quella però volò via andando a schiantarsi sul cappotto marrone di qualcuno. Nemmeno fosse fatta d’amianto quello si girò, puntando i suoi occhi neri sulla nostra vecchietta senza memoria.
“S-scusate io”
“Alana?”
La vecchietta si girò, scrutò il volto segnato dalle rughe dell’uomo e si portò una mano alla bocca:
“Andrew?”
Clara iniziò a sorridere mentre i due percorrevano i pochi passi che li separavano e finalmente, si riabbracciarono.
Rimanemmo a guardarli per un po’ mentre calde lacrime bagnavano i loro volti, persino io mi lasciai commuovere leggermente poi decidemmo di lasciarli soli e silenziosamente ci girammo pronti a tornare a casa.
“Ragazzina?”
La vecchia signora, un po’ più sicura la tirò a se e la abbracciò, regalandole poi i suoi dolci.
Per tutto il tragitto Clara non smise di sorridere e non lo fece nemmeno una volta rientrati.
“Oh no, presi dalla vecchia signora non abbiamo consegnato il vostro dolce!”
Oh accidenti, anch’io me n’ero completamente dimenticato, dopo tutta la fatica che aveva fatto Clara!
“Non importa”
“Che cosa vuol dire che non importa?”
“Che va bene così”
“Credevo che l’amore fosse importante per voi…dopo quello che avete fatto per una sconosciuta…”
Clara si strinse nelle spalle e iniziò a scartare la sua torta a forma di cuore:
“Il fatto è che Riccardo sa quello che provo, Melissa gliel’ha praticamente spiattellato qualche anno fa, l’aveva fatto in buona fede certo ma non è successo nulla e si io, continuavo a preparargli dolci ma è evidente che lui non prova quello che provo io e dopo aver visto Alana e Andrew, ho capito che quello che provo non è poi così forte, volevo solo avere qualcuno su cui concentrare le mie attenzioni…quindi, va bene così”
Io e il genio la guardavamo ammutoliti, da quando la mia piccola era diventata una saggia?
Prese tre piattini bianchi e tre deliziose forchettine, vi depositò sopra tre fette di torta e ci sorrise, scaldando entrambi i nostri cuori.
“Per te Ampolla il pezzo più piccolo solo un assaggino, questa invece è per te Abraxas e il resto lo mangeremo per colazione domani che ci sarà anche Meli!”
Ora capite che noi gatti non siamo soliti mangiare le vostre cose, i dolci poi non ci piacciono poi tanto, ma questo gliela dovevo, così diedi un piccolo morso all’invitante fettina e vidi Abraxas fare altrettanto, entrambi chiudemmo gli occhi assaporando il cioccolato sciogliersi sui nostri palati, quello non era un dolce!
Era un angolo di paradiso che Clara aveva preparato mettendo tutto l’amore che aveva dentro di se era sublime, delizioso, da perderci il fiato e la linea.
Riccardo non sapeva cosa si perdeva, meglio per noi, per me, per Clara e per Abraxas!
La mia dolce ragazzina era piena d’amore e uno come Riccardo non poteva certo meritarlo, ma un giorno, un giorno anche lei troverà il suo grande amore e dopotutto, forse, quel giorno non è poi così lontano!












Angolo autrice più pazza del solito
rieccomi, da quanto non aggiorno questa storia? 
vabbè il caso vuole che io partecipi ancora al contest per cui è nata questa storiellina e quindi il tema di questo turno era l'amore.
ecco diciamo che io e l'amore abbiamo litigato di brutto da un po' dunque credevo uscisse un capitolo depressivo dove Clara spacca tutto ed entra nelle case delle altre ragazzine e brucia le loro torte e ok...sto esagerando u.u
comunque io non sono Clara e Clara è una che all'amore, a quello vero ci crede e spero si capisca dal capitolo anche se io sto capitolo inizio a odiarlo ma questa è un'altra storia :D
grazie a chi segue la storia *miii e io che pensavo nessuno l'avrebbe caccolata?*
grazie anche a chi l'ha inserita in una categoria di efp *rimii!*
e grazie anche a chi la recensisce *quadruplo miii*
un bacio
ps l'avevo detto, sono più pazza del solito!

 

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Capitolo 4
*** Un bacio delicato ***


 
 
Un bacio delicato







 
Erano passate un paio di settimane dal giorno del diabete e del grassume.
Clara era stata molto impegnata dividendosi con estrema bravura tra la scuola e l’amica.
Insomma la macchina da scrivere e il povero genio erano stati messi momentaneamente da parte.
Ed era proprio Abraxas a destare la mia curiosità, difatti erano un paio di giorni ormai che il genio aveva uno sguardo strano come perso nel vuoto, malinconico e confuso.
Ricordo che quello sguardo era iniziato un paio di giorni fa.
Clara stava sottolineando un grosso libro dalla copertina rovinata e Abraxas le si era avvicinato lentamente:
“Avete già pensato ai vostri prossimi desideri?”
Lei si girò a guardarlo con l’evidenziatore tra le labbra e, ne sono abbastanza sicuro, Abraxas arrossì:
“In realtà…si”
Lui sembrò quasi deluso è possibile?
“Oh, siete stata veloce”
“Forse, in realtà non ci sono molte cose che voglio, quindi è stato semplice.”
“Certo e allora cos’aspettate?”
“Io… posso farti una domanda?”
Lui alzò le spalle evitando di guardarla:
“Voi potete fare tutto”
La situazione era leggermente tesa e non riuscivo a capirne bene il motivo.
“Quando avrò espresso gli altri due desideri…tu…cosa…cosa farai?”
I suoi occhi viola la scrutarono a lungo e infine si posarono su di me:
“Quello che faccio sempre, tornerò nella macchina e rimarrò lì in attesa che qualcun altro mi apra”
“Oh”
“Vi prego non provate pena per me, odio quelli che lo fanno e non voglio odiare voi…”
“Non è pena la mia solo, trovo solo triste che tu debba tornare nella tua macchina e se non esprimessi tutti i desideri?”
Lui la fissò con uno sguardo denso di sorpresa:
“Non potete voglio dire anche se lo fate, arriverà il momento e la macchina vi sarà tolta”
“Perché?”
“Perché io sono solo un genio! È questo il mio destino, esaudire desideri e capricci e il resto del tempo io…è come se non esistessi, è così che è sempre stato e così sarà sempre!”
“Ma non è affatto giusto!”
“Forse, ma è così che funziona e sbrigatevi a esprimere i vostri desideri che sono già stufo di voi e delle vostre paranoie!”
Clara non aveva più detto nulla, aveva piegato la testa sul libro e nascosto le lacrime che pungevano prepotenti per uscire, in quel momento avevo odiato Abraxas con tutte le mie forze, come osava quel genio da strapazzo trattare male la mia Clara? Mi alzai pronto a graffiarlo ma lui, senza degnare me o Clara di un altro sguardo si rifugiò nella macchina.
E lì vi rimase, usciva solo per poco e solo quando Clara non era presente.
Anche quel giorno Abraxas aveva approfittato dell’assenza di Clara per uscire ed ora era seduto sul letto della mia umana e fissava senza particolare interesse la pioggirizia che non smetteva di scendere, dal cielo pieno di nuvoloni.
Clara rientrò prima del previsto e il suo sorriso si tramutò in una smorfia non appena i suoi occhi si posarono sulla figura del genio.
Sentii chiaramente il suo cuore perdere un battito e andai a farle delle fusa sperando di tirarla su di morale.
“Non me l’hai più detto.”
Il genio trasalì visibilmente e si voltò a fissandola:
“Detto cosa?”
“Da dove vieni!”
Le si avvicinò lentamente osservando la sua mano poggiata sulla mia testa:
“Non vi piacerebbe sapere da dove vengo!”
“E perché?”
“Perché è un posto orribile.”
“Cioè?”
“Sono un pochino fissati li e se, se tu non sei portato per fare il genio loro ti eliminano senza tante cerimonie, ci strappano dalle braccia dei nostri genitori quando siamo ancora in fasce, ci riempiono la testa con le loro idee, le loro convinzioni e si aspettano che eseguiamo i loro ordini senza ribellarci…e chi lo fa viene esiliato o peggio ancora condannato a morte!”
“E quando, quando tornate nel vostro oggetto-casa magico…ritornate li?”
Sospirò e si buttò sul letto vicino a lei mentre io mi acciambellai sulle gambe della mia Clara:
“Non sempre, se un genio ha avuto una condotta sbagliata, se non è riuscito a esaudire un desiderio del proprio padrone o se per qualsiasi altro motivo il padrone non è rimasto soddisfatto…bè in uno di questi casi sì, ritorniamo a casa per subire la nostra punizione…altrimenti finiamo nella nostra casa-oggetto magica, come l’avete chiamata voi, e rimaniamo in attesa del prossimo padrone.”
Clara voltò lo sguardo per non mostrare gli occhi lucidi:
“Mi dispiace…vorrei, vorrei poter fare qualcosa…”
Lui le prese una mano:
“Vi prego non dispiacetevi, voi siete così buona, la migliore padrona che mi sia mai capitata e non voglio che siate triste a causa mia!”
“Ma davvero non c’è nulla che posso fare?”
Alzò le spalle:
“In fondo non è tanto male…sapete? Uno ci fa l’abitudine e ci si diverte anche alla fine…”
“Abraxas…”
“No, davvero e poi la mia casa-oggetto magica non è affatto male, volete vederla?”
Clara deglutì specchiandosi negli occhi viola del genio che sembrava aver ritrovato il buon umore:
“Entrare nella macchina da scrivere dici? E come posso fare?”
“Venite, scrivete sulla macchina ‘Entrer’ ”
“Entrer? Cosa vuol dire?”
“È la mia parola “segreta”, con quella potete entrare quando volete!”
Clara scosse la testa, non molto convinta dalle parole del genio ma digitò lo stesso quella parola dal suono così elegante sulla tastiera nera della macchina da scrivere e, proprio com’era  successo giorni fa, il foglio s’illuminò allargandosi e poi restringendosi fino a diventare una piccola e luminosa chiave argentata, Abraxas sorrise e indicò un piccolo foro sul retro della macchina da scrivere:
“Inseritela e girate una volta a destra, una a sinistra e un giro completo!”
Clara fece come ordinato e una leggera e armoniosa melodia si espanse nell’aria,  stava per dire qualcosa ma la macchina da scrivere divenne tutta luminosa e si aprì come un enorme bocca risucchiandoci al suo interno.
Le mie zampe si posarono su dei morbidi cuscini di piume, i miei occhi poi, si posarono su strane sculture d’oro, un gigantesco letto a baldacchino e altre piccole meraviglie sparse per la stanza:
“Tu vivi qui Abraxas?”
“Ve l’ho detto, infondo non è poi così male…oh e vedete questa?”
Indicò una tenda di velluto viola, leggermente più scura dei suoi occhi:
“Questa si mangia!”
Clara, titubante ne prese un pezzo e lo portò alla bocca trattenendo un urlo estasiato.
“È buonissima!”
Lui le sorrise e io, rividi nei loro occhi quella scintilla che avevo notato fin dall’inizio.
Rimanemmo per quelle che sembrarono ore, distesi sull’enorme letto nero di Abraxas a guardare oggetti sferici fluttuare nell’aria e stelle apparire nel soffitto:
“Perché non avete ancora usato un desiderio per i vostri genitori, perché siano meno assenti?”
Clara si voltò su un fianco fissandolo direttamente negli occhi:
“Perché…non sono sicura di desiderarlo…”
“Credevo che i vostri genitori vi mancassero.”
“Oh sì, tantissimo tutti i giorni ma, è da quando sono piccola che sono sola, ho praticamente vissuto sempre sola…”
Miagolai lasciandomi carezzare da entrambi.
“Hai ragione, non ero sola ma con il mio Ampolla e vedi, sono diventata indipendente molto, molto presto…e, la verità è che non sono sicura di volere che loro restino con me perché io l’ho desiderato, vorrei che loro restassero perché vogliono farlo, perché gli manco tanto quanto loro mancano a me, vorrei, che almeno una volta fossero loro a chiamarmi a chiedermi come sto, se mi piace un ragazzo o se ho problemi a scuola, vorrei che nelle loro cartoline scrivessero più che ‘ci stiamo divertendo fa la brava’, vorrei che smettessero di mandarmi libri solo perché così sanno di tenermi buona, vorrei che facessero tutto quello che fanno ma in modo diverso, mettendoci un po’ di amore e  vorrei…vorrei ricevere almeno una volta il bacio della buonanotte, o sapere cosa si prova a piangere tra le braccia confortanti di una madre o ricevere un abbraccio spontaneo dal proprio padre, vorrei essere sgridata, vorrei essere messa in punizione, vorrei avere qualcuno, oltre alla mia amica, che mi ascolti in modo disinteressato, qualcuno che mi dia consigli sulla vita, che mi dica cosa fare e cosa no, perché ho diciotto anni, ma mi sembra di averne quaranta da quando ne ho cinque e sono stanca di sentirmi un’ adulta in un corpo da bambina, vorrei solo che loro mi trattassero come la figlia che sono, è una richiesta così assurda? È davvero necessario che io usi un desiderio per ottenere queste cose?”
Io e Abraxas la fissammo in silenzio, il sguardo era pieno di…com’è che lo chiamereste voi? Affetto? Forse sì, fatto sta che si limitò a tenderle una mano e attirarla a se avvolgendola in un caldo abbraccio, uno di quelli che Clara desiderava da qualche tempo.
E lei si lasciò andare, calde lacrime le scivolarono lungo le guance in un pianto silenzioso e liberatorio.
Si addormentò così, tra le braccia del genio che con cura la stese sul letto.
Mi fissò e tornò a guardarla, sembrava una di quelle principesse delle favole, una di quelle a cui una strega cattiva ha lanciato un qualche incantesimo solo per invidia.
Abraxas si abbassò lentamente mentre io lo osservavo curioso, poi delicatamente poggiò le labbra sulla fronte di Clara in uno dei più dolci baci della buonanotte che Clara potesse mai desiderare!

















Angolo luposo
Miei cari lettori buonasera v_v
qui piove e no aspettate non inizio a blaterale inutilmente.
Ci sono alcune cose che devo dire.
La prima è che incredibilmente questa storia partecipa ancora al contest T--T ed essendo il mio primo contest me è moolto contenta e soddisfatta.
La seconda è che da quando mi sono iscritta questo capitolo è stato quello che mi ha preoccupato tantissimo.
Vi spiego, il tema di questo capitolo è lo sguardo e sono sicura che nessuno l'ha capito ç_ç ma proprio non sapevo come trattarlo >.> ci sono stata su non so quanto e non so quante volte l'ho cambiato e alla fine è uscito questo capitolo, credo sia un po' diverso dagli altri, non mi dispiace totalmente ma temo di non aver centrato il tema @_@
Vabbé questo è quanto, ah la parte in corsivo è un flashback v_v
Come ultima cosa volevo ringraziarvi *^* voi i vostri commenti le letture silenziose e l'inserimento in qualsivoglia categoria di efp!
Ammetto di aver un po' trascurato questa storia *maledetta Greed =_=* ma mi impegnerò per scrivere il prossimo capitolo in maniera più degna u_u grazie per il vostro supporto *--*
pps
pioggirizza, si, in questa storia piove liquirizia v.v ci mancava questa eh?

 

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Capitolo 5
*** Cosa non si fa per un'amica ***


 

Cosa non si fa per un'amica







 

Vi ho già parlato di Meli e del legame che ha con la mia umana vero?

Ebbene, da quando Abraxas aveva fatto la sua comparsa le due ragazze non passavano molto tempo insieme, questo perché nessuno doveva sapere dell'esistenza del genio e Clara non era esattamente brava a raccontare frottole.

Quel giorno però, Meli piombò come una furia in casa nostra senza dare nemmeno il tempo a Clara di dire nulla, si buttò sul letto mancando Abraxas per un pelo e sospirò sconsolata:

“Clara!!”

Lei fissò Abraxas e poi andò a sedersi accanto all'amica:

“Cosa succede?”

Meli la fissò con gli occhi lucidi e gonfi e soffiò il naso su un fazzolettino tirato fuori dalla manica:

“Dan, lui, lui parte!”

Oh sì! Questo non ve l'avevo raccontato:

vedete il fatto è che se Clara era ancora alla ricerca del suo vero amore, Meli l'aveva trovato già da un bel pezzo, dalle medie a essere precisi.

Dan Milt, un giovanotto dall'aria distinta che avevo avuto occasione di vedere un paio di volte: alto, smagrito con una capigliatura interessante e un timido accenno di peluria sul volto.

Se devo essere sincero era un tipo a posto, non allungava le mani per toccare la mia splendida pelliccia ed esaltava le mie fantastiche doti atletica.

Un ragazzo con i fiocchi insomma.

Lui e Meli vivevano a pochi passi di distanza ed erano quanto ciò di più vicino c'era ad una famiglia per la mia Clara.

“Parte? Cioè? Forza, raccontami tutto!”

Meli tirò su col naso sotto lo sguardo indagatore di Abraxas che l'osservava curioso:

“Il padre ha, lui ha ricevuto un'importante offerta di lavoro e non può proprio rinunciarvi vista la situazione economica ma, è praticamente dall'altra parte del mondo e...”

Scoppiò nuovamente in lacrime portandosi le mani sul volto, Clara si precipitò ad abbracciarla lasciando scivolare la mano tra i lunghi capelli dell'amica cercando di darle conforto.

“Mi dispiace Meli! Ma non si può proprio fare nulla? Dan non potrebbe rimanere qui?”

“Non possono mantenerlo qui da solo, se solo avesse ricevuto quella borsa di studio magari...”

“Oh già la borsa di studio! Alla fine non c'è l'ha fatta eh?”

“Per un pelo, davvero solo per un misero...”

Meli riprese a piangere tra le braccia rassicuranti di Clara, Abraxas continuava a camminare avanti e indietro e io iniziai a chiedermi il motivo, sembrava preoccupato e pensieroso.

“Ascolta Meli: tutto si sistemerà ok? Ci penserò io e tutto andrà bene, vedrai! Devi solo fidarti di me!”

La mia umana aveva il fuoco degli occhi ma non riuscivo a comprendere a pieno le sue intenzioni, evidentemente nemmeno Meli:

“Clara ma cosa puoi fare tu?! Qui ci vorrebbe un miracolo!”

“O una magia...”

Oh ecco cosa.

“Cos'hai detto?”

“N-niente ho detto che in tv danno uno show sulla magia!”

Meli si ritrasse dal' abbraccio guardandola sempre più sconvolta.

“Sai? Ultimamente sei proprio strana: non ti si vede più in giro, cerchi di evitarmi e ora te ne esci con questa cosa assurda, mi stai nascondendo qualcosa Clara?

Perché non sopporterei di perdere anche la mia amica!”

Clara le prese le mani negando convinta con la testa:

“Meli!! Io farei qualunque cosa per te capisci? Mi butterei nel fuoco, prenderei un proiettile al tuo posto, sarei pronta a sacrificarmi per te perché tu sei come la sorella che non ho mai avuto.

Sei tutto! Sai sempre quando ho qualcosa che non va anche se non te lo dico, sai se sono triste o nervosa solo leggendo un mio messaggio, sai quando ti nascondo qualcosa, sai tutto!

Ed è lo stesso per me: noi due ci capiamo come nessuno al mondo, mi basta guardarti negli occhi per capire quello che provi, quello che senti! Mi sei sempre stata vicino sei la persona più cara che ho e per niente e nessuno vorrei o potrei mai perderti!

Ti voglio bene, uno di quei beni così autentici che puoi sentirli scorrere nelle vene, uno di quei beni così forti da superare tutto!

E devi credermi: se posso fare qualcosa io la farò, io farò sempre tutto per te!”

Sia io che Meli rimanemmo in silenzio mentre notai Abraxas sbiancare e poi sorridere.

Il silenzio venne interrotto dal telefono di Meli che iniziò a trillare furiosamente.

“È Dan! Vuole che ci vediamo...”

“E cosa ci fai ancora qui? Forza corri!”

Lei si voltò verso la porta e poi tornò ad abbracciare Clara:

“Ogni parola! Sento per te ogni singola parola che è uscita dalla tua bocca!”

“Lo so! Ora vai, forza!!”

 

 

Rimasti soli Clara si girò lentamente verso Abraxas con un sorriso sadico sul volto, lui indietreggiò di un paio di passi:

“Cosa volete?”

“Esprimere un desiderio!”

Si spalmò una mano sul volto:

“Oh! Io lo sapevo, l'avevo capito prima di voi! Andiamo, non va bene così, non potete dare via anche questo desiderio, poi ve ne rimarrà solo uno!”

“Uno sarà più che sufficiente! E ora spostati, fammi usare la macchina!”

Abraxas puntò i piedi e incrociò le braccia fissandola negli occhi.

“No! Non ve lo permetterò: io mi oppongo.”

“Abraxas! Non farmi arrabbiare, spostati!”

“Vi dico di no!”

“Non fare il bambino!”

“E voi non fate la bambina allora!”

“Spostati!”

“No!”

“Bene! Non mi dai altra scelta!”

Fissai la mia padroncina capendone quasi subito le intenzioni: avevo già visto quello sguardo prima e di fatti, Clara si lanciò contro Abraxas iniziando una dolce tortura fatta di solletico.

Lui rimase inizialmente perplesso quando le dita sottili di Clara si poggiarono sul suo addome e ancora di più quando, intraprendenti, iniziarono a muoversi compiendo piccoli cerchi lungo il suo corpo, lasciò scivolare fuori un tremulo respiro e poi iniziò a ridere.

A quanto pare il nostro genio soffriva il solletico come la maggior parte di voi umani.

Iniziò a piegarsi leggermente mentre Clara continuava a infierire iniziando a ridere anche lei, si mossero fino ad urtare il letto cadendoci sopra, Clara continuava a ridere muovendo le mani sempre più velocemente ma ad un tratto Abraxas gliele bloccò afferrandole i polsi e portandogliele sopra la testa.

Si fissarono negli occhi con il respiro pesante e gli occhi lucidi, Abraxas si lasciò scivolare via un'altra risata e si abbassò leggermente verso Clara, iniziai a sentirmi uno di quei guardoni appostati dietro i cespugli e così miagolai.

Un miagolio dolce ma deciso, ma che dovette risuonare come un ruggito perché entrambi si alzarono di scatto fissandomi e si allontanarono.

Clara si grattò un braccio, poi approfittando della confusione del genio si scaraventò sulla macchina da scrivere.

“Vi prego, non lo fate!”

“Hai mai avuto un amico Abraxas?”

Il genio si rabbuiò osservandosi i piedi:

“Da dove vengo io non ci sono amici.”

“Ma ora hai me! Io sono tua amica!”

“No, voi siete la mia padrona!”

Clara si allontanò dalla macchina e gli prese le mani:

“No! Io sono tua amica non la tua padrona, non ti tratterei mai male o ti ordinerei di fare qualcosa di cattivo! Io ci tengo a te.”

Un attimo, doveva esserci del cerume nelle mie orecchie, aveva detto che ci teneva a lui?

“Abraxas io farei qualsiasi cosa per te, farei qualsiasi cosa per tutti i miei amici, tu non lo faresti? Se avessi qualcuno a cui tieni più di te stesso, qualcuno che ti fa stare bene con la sua sola presenza, qualcuno che sa farti sorridere anche quando sei triste e farti divertire quando sei arrabbiato? Se tu avessi una persona così, non vorresti fare di tutto per lei?”

Lui si guardò nuovamente i piedi arrossendo e infine sospirò:

“A cosa state pensando?”

Il volto di Clara si illuminò e gli scoccò rapidamente un bacio sulla guancia tornando poi alla macchina.

“Se solo avesse ricevuto la borsa di studio potrebbe rimanere qui giusto?”

“Sì, ma le borse sono state assegnate...”

“Ma magari non tutte!”

Tamburellò con le dita sui tasti neri sbuffando:

“Desidero... desidero... come dovrei scriverlo?”

“Perché non provate: 'desidero che la borsa di studio venga assegnata?' e pensate al vostro amico...”

“Dici che va bene?”

“Secondo me sì...”

Annuì convinta e digitò velocemente le parole, com'era successo la prima volta il foglio iniziò a illuminarsi allungandosi e restringendosi ripetutamente fino a diventare un normalissimo foglio formato A4.

“Forse non ha funzionato?”

Abraxas fissò il foglio bianco e lo sfiorò con la punta delle dita.

Lentamente iniziarono ad apparire delle parole e Clara si lasciò sfuggire un'esclamazione soddisfatta e poi iniziò a leggere:

“Si avvisano tutti gli studenti che la scadenza per la borsa di studio è stata spostata di un giorno, vi preghiamo di consegnare i vostri moduli... è perfetto! Dobbiamo solo far consegnare i moduli a Dan!”

“E allora cosa facciamo ancora qui?”

Entrambi sorridenti scesero frettolosamente le scale.

“Ampolla muoviti! Vieni anche tu con noi forza!!”

Ma come, non lo conosco quel detto che dice: non disturbare il gatto che dorme?

E ora mi tocca accompagnarli di nuovo immagino ah, zampette mie, fatevi coraggio.

“Forza Ampolla non abbiamo molto tempo!”

“Credo che il suo gatto sia troppo grasso mia signora!”

Fulminai Abraxas con lo sguardo, e io credo che i tuoi occhi siano troppi viola e i tuoi capelli troppo grigi e la lista è lunga, ora come la mettiamo?

“Lascialo stare Abraxas!”

Dicendo così Clara mi prese in braccio digitando velocemente un messaggio sul cellulare.

“Avete avvertito la vostra amica?”

“Sì, ci vediamo sotto il drago di cristallo!”

 

Il drago di cristallo si trovava in una zona selvaggia della città, la leggenda voleva che la statua altro non fosse che un vero drago fossilizzato.

A vederlo non si faceva troppa fatica a crederlo vero: il corpo sinuoso era reso in una maniera così perfetta che era difficile immaginare fosse opera di un uomo, senza contare il delicatissimo e lucentissimo cristallo che rifletteva in modo perfetto la luce del sole creando miriade di giochi di luce ed ombra nei dintorni.

Ci sedemmo proprio sotto la sua bocca osservando dei petali di carote di zucchero che volavano leggere nell'aria.

Non so di preciso quanto passò, poco credo e Meli e Dan fecero la loro apparizione:

“Allora Clara? Cos'è successo?”

“Stavo vedendo il sito della scuola quando ho trovato questo!”

E così dicendo gli porse il foglio accuratamente piegato.

Meli lo aprì iniziando a leggerlo:

“È uno scherzo...vero?”

“No non lo è, ma dovete sbrigarvi!”

Meli passò il foglio a Dan che sorrise:

“È una notizia stupenda!”

Dan iniziò ad avviarsi stringendo il foglio tra le mani mentre Meli abbracciò Clara:

“Io non so come tu abbia fatto ma so che centra il tuo zampino quindi: grazie!”

“Ti voglio bene!”

“Io di più!”

“E io di più ancora!”

Dopo l'ennesimo abbraccio Meli seguì Dan e entrambi scomparirono dietro la collina.

 

Abraxas si batte le mani sulle ginocchia:

“Bene! Anche questa è fatta.”

Fece per alzarsi ma Clara gli afferrò un polso:

“Stiamo ancora un po', si sta così bene qui!”

Così rimanemmo seduti sotto la bocca immensa del drago di cristallo ad osservare petali di carote di zucchero volteggiare leggere nell'aria.

Era un momento così dolce, così perfetto.

Cosa sarebbe successo a Clara quando Abraxas se ne sarebbe andato?

Ma soprattutto, quale sarebbe stato il suo ultimo desiderio?


















Angoletto solo soletto:
E
ccomi di nuovo qui! con un nuovo capitolo di Ampolla, Abraxas e Clara.
Devo scusarmi con tutti voi perché questo capitolo proprio non ne voleva sapere di venire fuori, in realtà era tutto bello pronto nella mia testa ma il lavoro mi ha prosciugato energia e tempo.
Poi oggi ho iniziato a fare la cazzona ed è uscito questo, spero possa piacervi almeno un po' e non essere una cacca gigantesca di drago di cristallo XD

Comunque, indipendentemente da come andrà il contest(e ancora mi chiedo come ho fatto ad arrivare così lontano) il prossimo sarà l'ultimo capitolo e prometto solennemente che mi impegnerò per farlo uscire come voglio io!
E ovviamente una volta finito il contest(tempo permettendo) passerò ad aggiustare tutti i capitoli.
Bene, come al solito ho sproloquiato inutilmente quindi vi lascio
dalla vostra wolfina e tutto
tanti grazie a tutti voi che leggete seguite e recensite *^*

 

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Capitolo 6
*** Ultimo desiderio ***


 

 

 

 

 

Ultimo desiderio?






 

Erano passati tre mesi dalla prima apparizione di Abraxas e della macchina per scrivere.

Erano stati mesi intensi, mesi in cui la mia Clara aveva acquistato una nuova luce.

Mesi in cui l'avevo vista ridere e cambiare, quasi essere felice.

E forse anche per questo per settimane intere aveva cercato di rimandare quel giorno.

Giorno che alla fine era giunto.

“Mia signora, dovete esprimere il vostro ultimo desiderio.”

Clara mi prese in braccio nascondendo il volto fra la mia pelliccia:

“Io non voglio.”

“E io non voglio che voi perdiate anche questo desiderio!”

“Abraxas cerca di capire: io non posso!”

Il genio le si avvicinò curioso di sapere come avrebbe continuato la frase ma Clara, per tutta risposta affondò il volto sul suo petto abbracciandolo poi con tutta la sua forza.

E non ci fu bisogno di continuare, quello che voleva dire era che non poteva perderlo, ed era così chiaro che dirlo a voce era superfluo.

Passò un'altra settimana e Clara si ostinava a non usare il suo desidero e ad ignorare Abraxas tutte le volte che questi cercava di toccare l'argomento.

Fino a che, alla fine, si decise.

Mancavano pochi giorni alla giornata delle grandi uova bizzarre e tutta la città era in fibrillazione.

Anche Clara aveva addobbato la casa con teneri pulgini dai colori scintillanti e uova di vetro, di carta, di zucchero e di cioccolata nelle più svariate forme, misure e colori.

Quel giorno si trovava in cucina a decorare le ultime uova insieme ad Abraxas, fu tra una risata e l'altra che Clara proclamò la sua decisione:

“Ho scelto il mio desiderio.”

Il genio si bloccò di colpo, un misto di delusione e tristezza era parso sul suo volto.

“Bene, era ora.”

La mia dolce umana non si lasciò intimidire dalla durezza delle sue parole e alzandosi raggiunse il salotto, si sedette alla scrivania e fissò a lungo la macchina per scrivere.

“Devi però promettermi che quando leggerai cos'è non ti tirerai indietro!”

Abraxas le concesse un lungo sguardo perplesso e annuì, io con un balzo elegante presi posto sul tavolo.

Il silenzio era rotto solo dal canto armonioso degli uccellini in amore e dal ticchettio lento e deciso dei tasti.

Fissai sbalordito le parole prendere vita sul foglio e fissai Clara.

Lei mi carezzò la testa come a rassicurarmi, staccò il foglio e lo porse al genio che iniziò a boccheggiare percorrendo a lunghe falcate l'intera stanza:

“V-voi non potete!”

“Sì invece e tu hai promesso!”

“Ma non capite? Non è giusto, quand'è che penserete a voi invece che preoccuparvi degli altri?”

Clara si alzò incrociando le braccia al petto ma mantenendo uno sguardo molto dolce:“Ed è qui che ti sbagli! Io sto pensando a me. Ho riflettuto a lungo e non c'è nulla, niente che non vorrei più di quello che ho scritto su quel foglio!”

Iniziai ad imitare il genio facendo avanti e dietro per la stanza stranamente nervoso, ma cosa me ne importava a me poi? Alla fine decisi di dare tregua alle zampe e mi accoccolai sulla mia adorata poltrona.

Il genio si passò le mani tra i capelli argentati:

“Io, io non so nemmeno se funzionerà!”

Clara gli sorrise stringendogli una mano:

“E non lo sapremo mai se non proviamo!”

“Vi costerà il vostro ultimo desiderio...io...”

“Non capisci? I desideri non sono importanti, non lo sono mai stati! Tu lo sei, quello che abbiamo fatto insieme lo è. Viviamo in un modo dove la gente ogni giorno desidera qualcosa e molto spesso ciò che desidera è effimero, stupido o egoistico. A me non importava dei desideri in se, ma collaborare, fare qualcosa insieme per aiutare gli altri è stato...è stata una gran cosa e mi ha reso felice come non lo ero da molto tempo. E ora, egoisticamente, penso a me e voglio che quello sia il mio ultimo desiderio perché non posso immaginare di ritornare ad una vita dove non ci sei tu, quindi ti prego, ti prego Abraxas provaci!”

Il genio si accigliò girandosi il foglio tra le mani, poi si avvicinò di un passo a lei, fissandola negli occhi:

“Io non lo so se questo funzionerà ma voglio dirvi una cosa.

Non conosco l'identità di colei che vi ha mandato la macchina e non mi è concesso saperlo ma, in questi mesi non ho smesso di ringraziarla un solo giorno perché mi ha permesso di incontrare la persona più buona e pura di tutto il mondo e mai, in tanti anni mai mi era capitato di incontrare qualcuno come voi, mi avete insegnato il significato della parola amicizia, che amare non è solo scambiarsi parole dolci e che aiutare il prossimo può far sentire bene come pochi. E voi, voi siete una stella così rara e splendente che mi chiedo com'è possibile che vi abbiano lasciata sola così a lungo e, il vostro gatto è un piccolo dispotico presuntuoso ma vi adora, vi adora così tanto che farebbe di tutto per voi e io, io penso di essere come lui. Insomma, non dispotico e presuntuoso e spero che il vostro desiderio funzioni perché nemmeno io posso immaginare di tornare a vivere una vita senza di voi.”

Fissai a lungo entrambi, quel genio da strapazzo, come aveva osato darmi del dispotico e presuntuoso? Ma soprattutto come aveva osato farmi commuovere? Sperai ardentemente che il desiderio si avverasse così avrei potuto graffiarlo per il resto della mia vita.

Clara intanto, era rimasta come paralizzata alle parole del genio mentre un leggero rossore le colorava il volto, prima che potesse dire qualunque cosa Abraxas avanzò goffamente verso di lei prendendole il volto tra le mani e poggiandole un leggero e delicato bacio a fior di labbra:

“Nel caso non ci rivedessimo.”

Indietreggiò di qualche passo e lesse ad alta voce l'ultimo desiderio della nostra Clara.

“Desidero che Abraxas diventi umano.”

E poi.

Tutto accadde troppo velocemente perché potessimo fare qualunque cosa.

Una nuvola dorata si levò dal foglio ancora stretto tra le mani del genio che sorrise, la nube lo avvolse completamente e le pareti iniziarono a vibrare, Clara cadde a terra e le andai incontro.

Poi.

In un secondo non c'era più nulla, la nube era sparita portandosi via Abraxas.

Per quelli che sembrarono interminabili istanti io e Clara rimanemmo a fissare il punto dove pochi minuti prima c'era il genio a bocca aperta.

Senza dire nulla Clara si alzò e corse alla macchina per scrivere, digitò velocemente senza nemmeno guardarmi: 'Entrer' Senza ottenere alcun risultato.

Si morse il labbro e continuò a digitare la stessa parola premendo con forza sui tasti.

Mi avvicinai lentamente accarezzandole una gamba con la testa e lei si lasciò cadere a terra e mi abbracciò:

“Non ha funzionato Ampolla, come farò? Come farò ora?”

E avrei tanto voluto avere il dono della parola, avrei voluto dirle che insieme avremo superato anche quella, avrei voluto dirle di non piangere perché io ero lì e avrei fatto di tutto per vederla felice.

Si addormentò così, stretta a me con le lacrime che le bagnavano il viso.

 

 

Era passata una settimana.

Meli aveva cercato disperatamente di capire cosa c'era che non andava, ma Clara aveva eretto un muro, d'altronde non poteva certo spiegarle di essere triste per la scomparsa del genio che probabilmente amava. Ma nonostante non avesse tutte le informazioni, Meli, da buon'amica cercava in ogni modo di tirarla su di morale.

Quel giorno ad esempio, aveva programmato un'escursione nella valle degli unicorni di burro, stavamo camminando ormai da un paio di minuti mentre Meli continuava a parlare delle favolose cose che avremo visto, fatto e mangiato.

Clara le sorrideva, un sorriso di circostanza certo, era grata all'amica per quella dimostrazione di affetto ma il dolore per la perdita di Abraxas era ancora troppo grande.

Eravamo arrivati alla ruota di pan di Spagna, Meli e il suo amato ragazzo erano andati a comprare i biglietti mentre io e Clara eravamo rimasti seduti su una delle panchine.

Miagolai cercando di distrarre la mia umana dai suoi pensieri ma lei mi sventolò una mano difronte al muso sospirando:

“Chi sa se è tornato nel suo mondo o...”

Si strinse la gonna tra le mani mordendosi le labbra per non piangere, alzai lo sguardo cercando Meli e fu allora che lo vidi.

Un ragazzo alto, dai capelli castani e l'aria composta. Indossava una camicia bianca e un Jeans stretto nero e se ne stava appoggiato ad un albero fissandoci. Ero pronto a graffiarlo fino a fargli distogliere lo sguardo quando li vidi.

Vidi i suoi occhi viola.

Spinsi con forza una zampa sulla gamba della mia padroncina continuando fino a che lei non alzò lo sguardo.

E il mondo si fermò.

Lei lo fissò a lungo e lui ricambiò la sua occhiata sorridendo per poi avvicinarsi.

“Tu.”

“Voi.”

Repressi la voglia di fargli le fusa, ma da dove diavolo era uscita poi? E strusciai contento la testa sulla caviglia della mia padrona.

Meli scelse proprio quel momento per ritornare, fissò a lungo il ragazzo sconosciuto e poi guardò la sua amica:

“Clara? Chi è questo ragazzo, lo conosci?”

Clara arrossì visibilmente tendendo una mano “Lui è...è” Mano che fu prontamente afferrata dall'altro e stretta con forza, come per timore che potesse scivolare via.

“Io sono Abraxas, è un piacere fare la tua conoscenza Meli.”

E Clara finalmente sorrise, chi l'avrebbe mai detto che per farla felice sarebbe bastato così poco?

 

Epilogo

Tutte le storie escono col buco.



 

 

E dunque è arrivato il momento di dirci addio, la storia di Clara, o più propriamente la storia di Clara e Abraxas è finita, a questo punto nelle favole si è soliti dire: “E vissero felici e contenti.”

Ma sapete, io non so se quei due vivranno per sempre felici e contenti, è più probabile che attraverseranno momenti difficili e altri felici, perché la vita è fatta così, momenti belli e momenti brutti che si susseguono strenuamente.

Se fossi uno di quegli scrittori famosi a questo punto vi darei anche una morale, qualcosa tipo: “Avete visto? Per essere felici non serve avere un genio o dei desideri, basta trovare delle persone che ci amino per quello che siamo.” E cose del genere, ma dopo tutto io sono un gatto, un gran bel gatto è vero ma pur sempre un gatto e voi non immaginate quanto sia difficile scrivere su questi tasti così piccini ma sapete? Volevo davvero farvi conoscere la storia di Clara e chi sa? Magari ci avete anche imparato qualcosa.

“Ampolla? Ampolla! Ancora vicino alla macchina per scrivere? Quante volte ti devo dire che non è per te?”

E io quante volte dovrò ripeterle che noi gatti facciamo quel che ci pare?

E va bene, va bene ho capito è ora di andare, la mia padroncina ha bisogno di essere istruita, addio o forse arrivederci chi sa? In fondo ho nove vite, potrebbe capitare ancora di tutto.












Doremifasollasidooo
note v_v

E un'altra storia finisce ç__ç salutate tutti Clara Abraxas e Ampolla *fa ciao ciao con la manina*
Dunque, siamo giunti alla fine di questa pazza storia.
Mi sembra ieri che avevo visto in un gruppo spam il contest "Autunno Originale" e carica delle mie solite paure e ansie mi apprestavo a partecipare a quello che era a tutti gli effetti il mio primo contest.
Ero sicura di venir eliminata al primo turno.
E invece eccomi qui o_o come avrò fatto non lo so nemmeno io.
E ora che anche questo viaggio è finito, devo ovviamente ringraziarvi tutti.
E (o.o sto iniziando con un sacco di e...) prima di tutto ringrazio la fantastica GiudiciA che ha avuto quest'idea fantastica ed è sempre stata precisa e corretta con tutti, 
ringrazio ovviamente VOI che avete letto questa mia piccola follia ç__ç chi l'ha messa tra le seguite, preferite, ricordate, letta e chi ha trovato due minuti per lasciarmi una recensione, chi si è perso per la strada e chi è appena arrivato.
Spero che la storia vi sia almeno un pochino piaciuta.
Per quanto riguarda il capitolo immaggino gli orrori che ci saranno ma capite che fino a qualche ora fa ero convinta che non avrei fatto in tempo con la consegna(problemi di rete)  e inoltre quando ho iniziato la storia non sapevo avrei trovato un alvoro che mi succhiava l'anima e vabbeh non sto qui a giustificarmi v__v
Concluso il contest passerò in rassegna i capitoli, rimediando agli errori, alla virgolite acuta(che spero sia diminuita) e modificando qualcosina.
Non mi dilungo come mio solito -.- e vi lascio T^T
baciotti

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