Dream high

di amu hinamori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1: La nuova ragazza ***
Capitolo 2: *** Amici e Safe and Sound ***
Capitolo 3: *** Vicini di casa? Ma è uno scherzo del destino? ***
Capitolo 4: *** Show d'inverno, io passo ***
Capitolo 5: *** Verità, la neve e la nascita di un sentimento ***
Capitolo 6: *** L'abito giusto, messaggio di sfida ***
Capitolo 7: *** Il tuo amore può diventare una droga per chi lo riceve ***
Capitolo 8: *** Incidente ***



Capitolo 1
*** Cap. 1: La nuova ragazza ***


Era una giornata come le altre, la solita classe, i soliti libri noiosi come un film in bianco e nero, i soliti amici, i soliti prof, e il solito banco.
Questo era la giornata di Ikuto.

Durante le prime tre ore, si era dedicato al scarabocchiare le pagine dei libri con note musicali, chiavi di violino, frecce in 3D bianche e nere. Certo chi non si annoierebbe durante un’ora di matematica e due di storia? Questo succedeva al 90% delle lezioni, nessun professore lo aveva mai beccato, era sempre stato seduto infondo alla classe, vicino alla finestra, accanto a lui c’era un banco vuoto, in parole povere era isolato dal mondo. Anche il suo modo di vestire era diverso, vestiva sempre e solo tre colori: blu, nero e bianco. Carattere: non faceva trapassare alcun sentimento, era definito dalle ragazze il ragazzo più misterioso e più bello della scuola, ma nessuna di queste ragazze ci provava con lui, perché la risposta era sempre la stessa: un bel “no” spaccato. Durante le due ore di storia aveva iniziato a piovere a dirotto, poi qualcuno bussò alla porta. Il preside con una ragazza con i capelli raccolti in una coda, vestita con un abito nero con i bordi in pizzo e gli stivali che le arrivavano al ginocchio.
-Buongiorno ragazzi, vi presento la vostra nuova compagna di classe: Amu Hinamori. Viene da una prestigiosa scuola inglese, vi prego di trattarla bene. Visto che è la prima volta che entra in questa scuola. Professore potrei chiedere a un alunno di accompagnarla a fare un giro della scuola- chiese il preside al professore di storia.
-Credo che non ci siano problemi. Tsukiyomi, potresti andare tu?- disse il professore. Ikuto si alzò, la ragazza lo iniziò a guardare, notò che era un ragazzo alto, dai capelli blu notte, con gli occhi color ametista. Lui notò che non era molto alta, aveva degli splendidi occhi color ambra, un corpo da normale ragazza e strano ma vero non era truccata; Ikuto non sopportava le ragazze che si truccavano troppo, invece questa era al naturale, ed anche bella.
-Non ci sono problemi- disse Ikuto con tono incolore. Così lui e la ragazza nuova uscirono dalla classe e iniziarono a camminare per il corridoio.

Ikuto pensò subito che la ragazza non poteva conoscere il giapponese, così iniziò a parlare in inglese: -My name is Ikuto and I’m 17 years old, on your right you can fin..- poi venne interrotto dalla voce della ragazza.
-Non c’è bisogno che tu mi parli in inglese, conosco il giapponese come lo conosci tu- affermò lei con modo retorico.
-Quindi tu parli la nostra lingua?- chiese lui.
-Per tua norma e regola io sono giapponese al 100%, comunque hai una buona pronuncia- disse Amu con lo stesso tono di prima.
-Grazie- disse lui con il suo stesso tono.
-Cosa posso trovare alla mia destra?- disse lei riferendosi al discorso del ragazzo.
-Le varie aule del secondo anno e a sinistra quelle del terzo- parlò lui riprendendo il discordo di prima, - scendendo al primo piano puoi trovare le aule del primo anno e i laboratori di informatica- continuò facendole scendere le scale e mostrandole i vari laboratori. Scesero al piano terra, non c’era nessuno in giro, la scuola sembrava un deserto.
-Al piano terra puoi trovare l’ufficio del preside, l’ufficio del vicepreside, la segreteria, la mensa, l’aula magna e il laboratorio di musica- continuò lui. La ragazza non aveva aperto la bocca da quando lui aveva ripreso a parlare della scuola, era silenziosa, attenta, anche se non lo dava a vedere.
Ikuto fece attraversare ad Amu un grande corridoio pieno di foto di ragazzi e ragazze, Amu si fermò davanti a una in particolare, una foto dove era ritratto Ikuto con in mano un violino. Il ragazzo notò che la ragazza non lo stava più seguendo e che era rimasta a fissare la parete, si avvicinò a lei e le disse: -Cosa stai guardando?
Lei si voltò verso di lui e disse: -In questa foto ci sei tu- indicandola con il dito. Ikuto rivolse il volto verso la foto indicata dalla ragazza.
-Ah, sì. È la foto del saggio dell’anno scorso, mi avevano chiesto di suonare il violino- disse lui rincominciando a camminare verso la porta infondo al corridoio. La ragazza lo seguì senza dire una parola e oltrepassarono la porta.

Entrarono in un altro stabile dove c’erano dei tappeti in stile ottocentesco e vari dipinti sulle pareti, ad Amu sembrava di essere nella sua vecchia scuola dalla somiglianza all’arredamento inglese.
-Questo è lo stabile dei vari club e laboratori della scuola, al primo piano ci puoi trovare le aule dedicate ai club di musica, giornalismo, scrittura e disegno. Al secondo piano ci trovi l’aula di danza classica, che è inutilizzata perché la gran parte delle ragazze segue i corsi di danza moderna che si tengono in una delle palestre della scuola- disse lui fermandosi nel mezzo dell’entrata davanti allo scalone.
-Vieni- gli disse, -ti mostro uno posto che sembra sia stato dimenticato da tutti- continuò mentre camminava verso un altro corridoio, si fermarono davanti a una grande porta di legno che arrivava fino al soffitto. Ikuto aprì la porta ed entrò, Amu lo seguì e si trovò davanti a una splendida biblioteca molto simile a quella che si vede nei film come Harry Potter. La ragazza accarezzò i dorsi dei libri che erano impolverati da quanto non venissero sfogliati, la mano di Amu si fermò su un libro in particolare, che non era impolverato come gli altri, lo sfilò dalla pila di libri sul ripiano e lesse il titolo: “Le cronache di Narnia”. Lo aprì per vedere chi fosse stato l’ultimo a prenderlo dalla biblioteca, lesse sul foglietto solo un nome: Ikuto Tsukiyomi, lei si voltò verso il ragazzo e gli chiese: -Tu sei l’unico ad aver letto questo libro?
-Purtroppo sì, tutta la scuola si è dimenticata di questo posto- disse lui con un tono dispiaciuto. Amu ripose il libro al suo posto e poi si voltò verso di lui.
-Ma ci sei mai venuto con qualcuno?- chiese lei.
-Con nessuno, una volta ho invitato i miei amici durante la pausa pranzo, ma loro sono andati a giocare a calcio fuori, perché me lo hai chiesto?- chiese lui curioso.
-Per sapere qualcosa su di te- disse lei senza nascondere la cosa.
-Cos’è? Ti piaccio per caso?- chiese lui con malizia.
-M-m-ma n-no! Che ti salta in mente?- disse lei arrossendo. Lui si mise a ridere.
-Lo sai che sei diventata tutta rossa!- disse lui mentre rideva.
-Non vedo cosa ci sia da ridere, non hai mai visto una ragazza arrossire?- chiese lei con tono arrabbiato.
-Ne ho viste a bizzeffe di ragazze che arrossiscono, ma non come te- disse lui cercando di smettere di ridere.
-In che senso “come me”?- chiese lei.
-In questa scuola le ragazze, s’imbarazzano a parlare con me, anche se sono sempre loro a rivolgermi la parola- disse lui tornando serio, -fin dal primo anno sono stato etichettato il bel ragazzo misterioso, con uno stuolo di ragazze al suo seguito.
-Allora sarai famoso?- disse lei.
-Sì, ho il record mondiale di rifiuti, da parte mia, in tutta la scuola- disse lui facendola ridere.
-Ma non mi dire, quindi sei il ragazzo impossibile della scuola, famoso fra le ragazze- affermò lei ridendo.
-Già- disse lui orgoglioso, -continuiamo il giro?- chiese lui, le fece cenno di sì con la testa e passarono in un altro stabile.

Ikuto mostrò ad Amu il teatro, la sala dei ricevimenti dove si tenevano i balli scolastici, le palestre e gli spogliatoi delle palestre.
-Amu- disse Ikuto.
-Sì?- rispose lei guardandolo.
-Tu hai qualche hobby particolare?- chiese lui.
-Perché lo vuoi sapere?- chiese lei curiosa.
-Così, tanto per sapere- disse lui.
-Mah, leggo libri, mi piace cantare, fare sport e disegnare, e tu?- disse lei con tono disinteressato.
-A me piace suonare il violino, leggere, fare sport e basta- disse lui, poi suonò la campanella dell’intervallo.

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Capitolo 2
*** Amici e Safe and Sound ***


La campanella dell’intervallo suonò, e tutti i corridoi si riempirono di ragazzi e ragazze, però nessuno si accorse di Amu e Ikuto che costeggiavano il muro delle finestre che erano bagnate dalla pioggia. Ikuto guardò fuori, Amu invece, aveva lo sguardo fisso davanti a se.
-Ti piace la pioggia?- chiese Ikuto rivolgendosi alla ragazza, che sembrava che non stesse ascoltando. Le voltò il viso verso le finestre e iniziò ad osservarle.
-Io amo la pioggia, è strano da dirsi ma io sono felice quando piove- disse poi rivolgendosi a lui.
-Credo che per una persona che sia vissuta in Inghilterra sia normale- affermò Ikuto osservandola, era strano, ma quella ragazza non gli dava noie, non era come le tante ragazze che gli ronzavano attorno, era calma e non ti faceva domande sconvenienti.
-Ora che ci penso, non ti ho ancora chiesto che cosa hai scelto per indirizzo?- chiese Ikuto mentre camminavano.
-Ho scelto il canto - rispose lei guardandolo, non era il solito ragazzo spaccone che faceva di tutto per farsi vedere bello, questa era la sua prima impressione almeno.
-Allora saremo in classe insieme- disse Ikuto, un po’ era felice che Amu stesse nella sua stessa classe per l’orientamento musicale.
-Perché anche i violinisti fanno il corso che ho scelto io?- chiese lei curiosa.
-A dirla tutta io sono l’unico violinista del terzo anno, perciò mi hanno messo nella stessa classe delle band e dei cantanti, purtroppo siamo un numero ridotto di ragazzi che frequentano questo tipo di corso- disse Ikuto con voce amara.
-Beh, meglio così- affermò Amu sorridendo.
-E perché?- chiese Ikuto
-Non ci sarà casino durante le lezioni- disse lei sorridendo.
-Lo sai vero che per chi frequenta questo tipo di corso c’è la prova prima, vero?- chiese Ikuto.
-No, non lo sapevo. Che tipo di prova è?- chiese lei, iniziava ad agitarsi.
-Oh, beh… diciamo che tu dovresti cantare davanti agli altri componenti della classe- affermò Ikuto.
-Ah, tutto qui? Pensavo peggio- rispose Amu  che si era calmata.
-E poi si deciderà se puoi frequentare il corso o no, vedi devi avere l’approvazione di metà classe- continuò Ikuto.
-E da chi è composta la classe?- chiese Amu curiosa.
-Da me, il prof, Kevin, Shane, Kaito, Joanne, Britney, mia sorella Utau, Kyle e Ryan- disse Ikuto.
-Tutti questi cantanti?- chiese incredula Amu.
-Non proprio, sono delle band, tranne mia sorella e me- rispose Ikuto, -ritorniamo su in classe, così prendo le mie cose e andiamo in teatro, facciamo li lezione- Amu annuì con la testa. Salirono su in classe, Ikuto prese il violino, la giacca e la borsa, e poi scesero e andarono in teatro.
Nel corridoio si sentì un urlo provenire dietro Amu e Ikuto, entrambi si voltarono per vedere chi era la persona che aveva urlato, ovvero una ragazza alta come Amu, con due lunghe code bionde, un abito nero stile gothic-lolita e gli occhi uguali a quelli di Ikuto. La ragazza iniziò a correre verso di loro.
-Oh no, adesso sono fritto- disse Ikuto terrorizzato alla visione della ragazza.
-Chi è?- chiese Amu, intanto la ragazza si stava avvicinando con aria incavolata.
-IKUTO!- urlò la ragazza arrivando davanti a loro, intanto Amu la fissava, quella ragazza l’aveva già vista da qualche parte, ma non si ricordava dove.
-Utau…- disse Ikuto con un filo di voce.
-Ikuto, si può sapere perché stamattina non mi hai aspettata?- chiese lei guardandolo con gli occhi infuriati.
-Vediamo un po’- disse Ikuto cercando la risposta, -ah sì, perché ci stavi mettendo troppo per vestirti- continuò lui.
-Che saranno mai dieci minuti in più?- chiese lei.
-A dire il vero erano trenta- contestò lui retorico, -comunque ti presento Amu, la nuova ragazza della mia classe- poi rivolgendosi ad Amu, -Amu, lei è mia sorella minore Utau, frequenta la seconda.
Le due ragazze si fissavano, entrambe si chiedevano dove si erano viste, poi Utau disse con aria sorpresa: -Ma tu sei…-
-Utau Hoshina…- ansimò Amu.
-Amu Sakura Hinamori? Sei proprio tu?- chiese Utau incredula.
-Beh, sì- rispose Amu.
A quella risposta Utau sorrise, e poi urlò: -AMU! DA QUANTO TEMPO NON TI VEDO?!- poi la abbracciò.
-Utau, ti trovo bene- disse Amu abbracciando la ragazza.
Ma ci fu qualcuno che interruppe quel momento idilliaco: -Ehm, scusate- disse Ikuto, le ragazze si staccarono, - mi volete dire che succede qui?- chiese Ikuto che non ci capiva più niente.
-Ikuto- iniziò Utau, -lei è quella dolcissima ragazza dell’Inghilterra di cui ti avevo parlato- intanto Ikuto non si ricordava, poco gli importava così almeno non doveva subirsi la tiritera della sorella, che recitava così: “Chi è? Dove l’hai conosciuta? In che classe è? È una tua amica? In che rapporto siete?”

-Allora che ci fa qui la ragazza più famosa del più prestigioso college inglese?- chiese Utau mentre si avviavano al teatro.
-Beh sono venuta qui per studiare, mi avevi parlato così bene di questa scuola, e così ho deciso di venire qui- rispose Amu.
-Sono così felice- affermò Utau, -ma a quale corso artistico ti sei iscritta?- chiese poi curiosa.
-A quello di canto Utau- rispose Ikuto al posto di Amu.
-Davvero? Ma io credevo che tu…- poi Utau si fermò vedendo Amu che le fece segno di fare silenzio. Ikuto non vide il segno della ragazza ma s’insospettì vedendo la sorella che non continuava la frase.
-Cosa credevi Utau?- chiese poi curioso.
-Ehm… ehm…- Utau non sapeva che scusa dire al fratello.
-Utau voleva dire che io so suonare vari strumenti musicali, e che lei credeva che avessi scelto uno di questi, non mi ha mai sentita cantare e perciò credeva l’incontrario- la salvò Amu con la scusa ben articolata.
-Ah, ora si spiega tutto- disse Ikuto sciogliendo ogni dubbio nella sua mente.
-Esatto- disse Utau sollevata, poi portò lo sguardo verso l’entrata del teatro, e così fece anche Amu. Vide due ragazze alte, con i capelli biondi, quasi come se fossero tinti da quanto erano biondi, i visi erano truccati in un modo spaventoso. Portavano delle mini-gonne che facevano risaltare le gambe, delle camice sbottonate, scarpe con il tacco, si atteggiavano a dive, per Amu sembravano tutt’altro. Quando arrivarono davanti, le ragazze guardarono Amu e Utau con disprezzo e poi entrarono nel teatro.
-Quelle erano Joanne e Britney, più lontana stai da loro e la vita a scuola ti sembrerà un parco dei divertimenti- disse Ikuto ridendo.
-Capito- disse Amu.
Poi lo sguardo di Amu cadde su un gruppo di ragazzi che stavano parlando e scherzando animatamente, lo sguardo della ragazza di posò specialmente su uno di loro alto più o meno come Ikuto, capelli scuri e occhi neri, rispetto agli altri non urlava sguaiatamente, sorrideva, annuiva e rispondeva garbatamente.
-Amu, quelli sono i YouKi, una band che fa lezione con noi. Sono fortissimi- sussurrò Utau ad Amu.
-Ciao Ikuto, ciao Utau- urlò uno di loro.
-Ciao Ryan- replicò Utau con lo stesso tono di voce. Ikuto si limitò a salutare con la mano.
-Utau chi è questa ragazza?- chiese un altro quando tutti arrivarono davanti a loro.
-Amu, ti presento Ryan, Kevin e Kyle, frequentano il quarto anno - disse Utau, -ragazzi, lei è Amu Hinamori, è nella stessa classe di Ikuto e ha vissuto a Londra da quando aveva cinque anni, anche se viene dall’Inghilterra, è una giapponese puro sangue- concluse Utau facendo le presentazioni.
-Molto piacere- disse Amu.
-Il piacere è nostro, Amu- rispose Kevin.
-Nella stessa classe di Ikuto…- cominciò Ryan, -magari questa ragazza riuscirà a farti sciogliere quel cuore di ghiaccio che ti ritrovi Ikuto- continuò ridendo.
-Sai- disse il ragazzo che Amu guardava prima, -nessuno è mai riuscito a far sciogliere Ikuto, nemmeno le ragazze più belle della scuola- continuò ridendo.
Amu sorrise.
-Amu lascia stare quello che ti dice Kyle è solo invidioso che ho più pretendenti di lui- disse Ikuto.
-Ma almeno io non sono come te che se dici di sì ad una di loro di conseguenza le lasci una settimana dopo-ribatté Kyle.
-Ha parlato quello che dopo che per lasciarle da un bacio a un’altra ragazza, almeno io sono più diplomatico- contestò Ikuto.
-Scusate ragazzi- disse Ryan, -non vorrete mica che Amu si faccia una brutta idea su di voi- continuò retorico. I due guardarono Amu che li fissava con uno sguardo incolore, era come se non avesse ascoltato nulla della conversazione.
-Vedo che tutto il mondo è paese- disse poi Amu.
-Come?- chiese Kevin.
-Anche in Inghilterra c’era questo stereotipo dei “ragazzi infrangi sogni delle ragazze che gli girano intorno”- rispose.
-Davvero?- chiese Ryan.
-Ma certo- intervenne Utau, -anche per Amu la faccenda è lievemente diversa- disse concludendo la frase.
-Cosa vuoi dire con questo?- chiese Kyle.
-Vuol dire che io ero la ragazza più desiderata in tutto il college, anche i ragazzi più desiderati da tutte facevano parte dei miei pretendenti, malgrado ciò, in tutta la mia vita ho avuto solo un ragazzo che è durato sì e no quattro mesi, e un centinaio di pretendenti rifiutati, e come se non bastasse il numero di amici che ho avuto è pari a un terzo di quanti sono le persone presenti nel quadro di Leonardo Da Vinci “l’ultima cena” e le miei nemiche in fatto di popolarità erano e lo sono tutt’ora pari al triplo di tutti noi messi insieme e perciò sono una delle pedine più pericolose che si possano scegliere, mi sono spiegata, ragazzi?- disse Amu fissandoli con uno sguardo di ghiaccio.
-Dopo questa descrizione ben dettagliata, si può però dire che Amu è una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto- disse Utau.
-Come?- chiese Ryan sbalordito.
-Hai capito bene quello che ho detto, rispetto alla gente che circonda a scuola, Amu è l’unica che è sincera con gli amici- continuò Utau. Amu sorrise alle parole della ragazza.
-Io penso che per essere amici bisogna accettare i difetti e i pregi delle persone, che non bisogna dimostrarsi quello che non si è, perché poi questa maschera di vetro s’infrange mostrando solo i propri difetti, per questo io ho avuto pochi amici nella mia vita- disse Amu.
-Sono d’accordo- disse Kyle rivolgendosi ad Amu.
-Allora se eviti di assumere l’atteggiamento del ragazzo più desiderato, sono sicura che diventeremo buoni amici- disse Amu sorridendo, -e questo vale per tutti voi, siamo d’accordo?-
-Certamente- risposero tutti tranne Ikuto.
-Ikuto non sei d’accordo?- chiese Kevin.
-Io sono sempre stato da solo in vita mia, perché ho un brutto carattere, perciò non posso prometterti niente Amu- rispose Ikuto, lui pensava che Amu gli rispondesse con una frase del tipo “Non è vero, sono sicura che diventeremo amici” o robe del genere come tutti del resto, e invece…
-Contento te, contenti tutti. Anche io sono un tipo che non riesce a fare amicizia, e per questo rispetto le decisioni che fanno gli altri nei miei confronti, so come ci si sente quando si è soli, perciò non ti preoccupare- rispose Amu.
-Ikuto, questa ragazza ti darà del filo da torcere- disse Kyle.
Ikuto fece un sorriso e poi disse: -Dai forza, entriamo in teatro se no il prof ci farà uno dei suoi soliti discorsi.
Così i ragazzi e Amu entrarono nel teatro che era la loro classe, le loro sedie erano le poltrone rossicce che ricoprivano lo spazio della platea e la loro lavagna era il palcoscenico. Amu sentì il suo di un piano e la melodia che ne usciva fuori era sublime e graziosa.
-Basta!- urlò una delle ragazze che prima erano all’entrata del teatro.
-Ma cosa succede?- chiese Amu.
-Come puoi pretendere che io canti una lagna simile?- urlò l’altra.
-Scusatemi, pensavo che..- disse una voce bassa e cristallina.
-Tu non devi pensare devi solamente scrivere il nostri spartiti, sei o non sei una compositrice?- urlano insieme facendo volare gli spartiti per terra, per poi scendere dal palcoscenico.
-Ecco hai visto le vipere all’opera- disse Utau sedendosi in una delle poltrone della prima fila.
Ikuto si sedette un posto dopo la sorella lasciando la sedia in mezzo per Amu.
-Mi chiede come faccia Maria ha sopportarle?- disse Ikuto guardando la ragazza al piano. Poi Kyle, Ryan e Kevin si sedettero dietro Utau e Ikuto.
-Mah, secondo me dovrebbe farsi rispettare da quelle due… a proposito dove sono finiti Shane e Kaito?- chiese Kyle.
-Credo che siano con il professore in aula di registrazione a recuperare il materiale per Amu- disse Ikuto rivolgendosi ai ragazzi, -Amu perché non ti siedi?- chiese poi guardandola, lo sguardo della ragazza era puntato su Joanne e Britney. Poi i suoi occhi color miele si spostarono sulla ragazza che era seduta al piano che guardava i tasti dello strumento.
-C’è qualcosa che non va Amu?- chiese Utau, ma non ricevette nessuna risposta dalla ragazza. Così Ikuto si alzò e passò la mano davanti agli occhi della ragazza che lo guardò.
-Finalmente. Sembravi caduta nel mondo dei sogni- affermò Ikuto.
-Come si permettono quelle due di insultare quella ragazza e la sua musica?- disse Amu.
-Cosa ti devo dire: sono fatte così- disse Ikuto. Amu iniziò a camminare verso gli spartiti che erano caduti giù dal palco, si chinò e iniziò a raccoglierli uno ad uno, tutti guardavano il gesto gentile di Amu.
-Scusami- esordì Joanne, - non sono affari tuoi- disse con voce da snob. Amu non rispose alla ragazza, quando finì di raccoglierli si alzò da terra e iniziò a metterli in ordine.
-Mi dispiace, ma siamo una classe e i vostri comportamenti riguardano tutti quanti, me compresa- disse Amu guardandole dritta negli occhi, poi salì sul palco e li consegnò alla ragazza che stava al piano.
-Mi piace molto la tua canzone- disse Amu.
-Gr-grazie- disse balbettando la ragazza.
-Io sono Amu, piacere di conoscerti- disse porgendole la mano.
-Io sono Maria, il piacere è mio- disse Maria stringendo la mano di Amu.
-Continua a scrivere canzoni come questa, non cambiare per quelle due, non sanno quello che dicono- disse Amu in modo da farsi sentire da tutti, poi scese dal palco e si rivolse a Joanne e Britney: -e in quanto a voi due se non vi va bene come scrive Maria, potreste scriverle voi le vostre canzoni, ma forse non potete fare a meno di lei perché non sapete distinguere un Fa da un Si, che lacuna- disse con altezzosità, poi si sedette al suo posto tra Ikuto e Utau.
-Gliele hai cantate- disse Kyle ridendo.
-Ma di brutto- continuò Ryan.
-Ora avete visto di che pasta è fatta Amu, ragazzi- disse Utau.
-Ora tutta la scuola parlerà di te- disse Kevin.
Amu sorrise.
-Adesso ho capito perché Utau ti considera una delle persone migliori che abbia mai conosciuto, sei una ragazza forte e decisa- disse Ikuto con tono incolore.
-Tutt’altro- disse Amu.
-Come scusa?- disse Ikuto guardandola.
-In verità sono fragile come un bicchiere di cristallo, sono indecisa e volubile- disse Amu abbassando il capo.
Prima che Ikuto potesse ribattere, entrò il professore con due ragazzi al suo seguito.
-Bene ci siamo tutti- disse mettendosi davanti a tutti, -vedo che la nuova alunna è già circondata dai ragazzi… ragazzi non me la sconvolgete con proposte imbarazzanti- disse il professore ridendo. Che c’era da ridere? Utau, Amu, Ikuto e gli Youki avevano delle gocce in testa per il poco senso dell’umorismo del professore.
-Comunque io sono il professor Nikaido e questi due ragazzi alle mie spalle sono Shane e Kaito- disse il prof.
-Io sono Amu Hinamori, piacere di conoscervi- disse Amu alzandosi.
-Signorina Hinamori, lei lo sa che deve superare un test per essere ammessa nella mia classe?- chiese il prof assumendo una faccia seria.
-Certamente- rispose Amu.
-Bene, dopo che ho firmato il registro sale sul palco e si esibirà- disse il professore.
-D’accordo- rispose Amu con voce sicura.
-Mi piace questa ragazza è molto sicura di se, e in questo campo essere sicuri di se è indispensabile- disse il prof tirando fuori il registro, Amu si sedette.
-Ma tu ti sei preparata una canzone?- chiese Utau.
-Ma che, se ho saputo di sta storia un quarto d’ora fa da Ikuto- disse Amu.
-Che cosa?- disse Kyle.
-Che cosa vuoi fare?- disse Ryan.
-Improvviso, è l’unica cosa da fare- rispose Amu.
-Ma che canzone vuoi cantare?- chiese Ikuto.
-A te quale piace?- chiese Amu.
-Che cosa?- chiese sbalordito Ikuto.
-Forza rispondi- disse Amu legandosi i capelli.
-Mmm, mi piace Safe and Sound, ma perché lo vuoi sapere?- domandò Ikuto.
-Allora siamo d’accordo su qualche cosa, anche a me piace quella canzone- disse Amu.
-Signorina Hinamori è pronta?- chiese il prof chiudendo il registro.
-Certo- disse Amu alzandosi e andando sul palco.
-Che canzone ha scelto?- domandò il prof.
Amu guardò Ikuto e poi disse: -Safe and Sound di Taylor Swift.
Ikuto sgranò gli occhi come tutti gli altri, in poche parole stava per prendere un biglietto di sola andata verso l’inferno.
-Va bene- disse il professore cercando la canzone sul computer.
-Ma si vuole uccidere?- chiese Kyle sottovoce.
-La domanda giusta non è se si vuole uccidere, ma: “è diventata pazza”?
Quando partì la musica cadde il silenzio.

I remember tears streaming down your face
When I said, I'll never let you go
When all those shadows almost killed your light

I remember you said,
Don't leave me here alone
But all that's dead and gone and passed tonight

Just close your eyes
The sun is going down
You'll be alright
No one can hurt you now
Come, morning light
You and I'll be safe and sound

Don't you dare look out your window darling
Everything's on fire
The war outside our door keeps raging on

Hold on to this lullaby
Even when the music's gone, gone...

Just close your eyes
The sun is going down
You'll be alright
No one can hurt you now
Come, morning light
You and I'll be safe and sound

Oooh, oooh, oooh, oooh...
la la (la la)
la la (la la)
Oooh, oooh, oooh, oooh...
la la (la la)

Just close your eyes
You'll be alright
Come, morning light,
You and I'll be safe and sound...

Oooh, oooh, oooh, oooh oh oh...

Dopo che la musica finì il prof disse: -Un ottima performance, ma che dico… eccellente, la migliore di tutta la classe, ti puoi andare a sedere al tuo posto. Shane, Kaito consegnate a questa ragazza il materiale didattico.
Amu scese dal palco e ricevette il libro di testo e un quaderno pentagrammato.
-Hai una bellissima voce- le sussurrò Shane.
-Grazie- disse Amu rossa in viso.
Dopo essersi seduta e dopo tutti gli elogi dei ragazzi Utau disse: -Mi sa che Amu a fatto colpo su qualcuno…
-Cosa?- domandò Amu.
-Shane non ha mai fatto gli elogi a nessuno per una performance- disse Utau.
-Davvero?- disse Amu fissando Shane seduto In terza fila dietro di lei.
-Amu lo sai che sei rossa come un pomodoro- disse Ryan ridendo.
-COSA? No, no ti sbagli è solo che qui dentro fa molto caldo, i caloriferi vanno a mille qui dentro- disse Amu voltandosi.
-Amu- disse Ikuto.
-Dimmi- rispose Amu. Ikuto le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò: -I caloriferi sono spenti, gli accendono la prossima settimana.
Amu arrossì ancora di più, ma non per quello che le aveva detto Shane, ma per quello che le aveva detto Ikuto.
-Ci tieni tanto a vedermi arrossire?- chiese Amu arrabiata.
-Eccome, sei meglio di un comico- disse Ikuto maliziosamente.
-Grr, non ti sopporto- disse Amu incrociando le braccia.
-Dolci sante parole- disse Kyle, -Ikuto credo che Amu non cadrà ai tuoi piedi tanto facilmente- disse poi ad Ikuto.
-Questo è tutto da vedere…- rispose il ragazzo fissando Amu che aveva gli occhi sul libro, quella ragazza era diversa da tutte le altre.

 


Angolo Autrice
Ciao a tutti, mi voglio scusare per l'enorme ritardo. Scusatemi. in più voglio rigraziare chi ha recensito il primo capitolo.

Nel prossimo capitolo:
-E tu che ci fai qui?- chiese Amu sbalordita.
-Io ci abito, piuttosto tu che ci fai qui?- chiese Ikuto ancora più sbalordito.
-Ci abito- rispose Amu.

Prossimo capitolo: Vicini di casa? Ma è uno scherzo del destino?

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Capitolo 3
*** Vicini di casa? Ma è uno scherzo del destino? ***


Passai l’ora tra gli sguardi di Shane e le battute di Ikuto, quel ragazzo mi aveva fatto saltare i nervi non so quante volte.
Quando la campanella suonò, misi nella borsa il libro e l’astuccio, mi infilai la giacca e iniziai ad andare verso l’uscita, Ikuto, Utau e gli altri erano già andati via. Fuori continuava a piovere a catinelle, quando misi piede fuori dal teatro sentii una voce maschile parlare.
-Ho sentito che le hai cantate a Joanne e Britney- mi voltai e vidi Shane appoggiato all’uscio della porta con le braccia conserte.
-Spiegami dove hai trovato il coraggio di fare una cosa del genere?- mi chiese con tono ironico.
-In che senso?- chiesi io ignorando il discorso che mi stava facendo.
-Voglio dire che nessuno a mai provato a far mettere in riga quelle due vipere, tanto meno una novellina- affermò svogliato.
-Fatti loro, quando cambieranno i loro modi saremo tutti più felici, e poi non mi spaventano  due figliolette di papà, snob, con la puzza sotto il naso, che vestono in un modo orrendo e che non sanno distinguere una nota dall’altra- affermai, ero proprio curiosa di sapere come mi rispondeva. Lui sorrise, si staccò dalla parete e si mise davanti a me.
-Ci sai fare con le parole, novellina- affermò lui con un sorriso.
-Comunque mi dovevi dire qualcosa?- chiesi.
Si può sapere che cazzo vuole da me questo qui.
-Volevo solo farti i complimenti per come hai cantato, sei intonata e cristallina- mi disse.
Tutto qui? Tutto qui?? TUTTO QUI???
-Oh, grazie- dissi leggiadra.
-Di niente- rispose, poi iniziò a camminare verso l’uscita.
-Sia ben in chiaro una cosa- dissi io, lui si voltò per guardarmi, -non voglio trattamenti di favore perché sono nuova, sia ben in chiaro- continuai io uscendo dallo stabile, mi misi il cappuccio sulla testa e mi avviai verso casa.
Passai davanti a diversi negozi pieni di vestiti davvero carini, ma non entrai in nessuno di questi, se proprio devo comprare qualcosa lo faccio con qualcuno che mi aiuti a scegliere. Dopo un quarto d’ora arrivai a casa. Una semplice villetta di tre piani con un giardino spazioso e che occupava un bel po’ di spazio, solita villa in stile inglese, presi le chiavi dalla borsa e aprii il cancello quando sentii delle voci dietro di me.
-Allora cosa pensi di fare?-
-Che cosa intendi?-
-A te piace-
-Tu vaneggi-
-Per qualche strano motivo sei stato più gentile del solito-
-Se lo dici tu- poi il ragazzo si girò verso di me e mi guardò sbalordito. Anche io lo guardai e riconobbi Ikuto e Utau.
-Tu?-
-TU?-
-E tu che ci fai qui?- chiesi sbalordita.
-Io ci abito, piuttosto tu che ci fai qui?- mi chiese Ikuto.
-Ci abito- risposi.
Aspetta…ha detto che lui abita QUI?????
-Tu abiti qui?- urlammo insieme.
-Ah che bello, Amu è la nostra nuova vicina- disse Utau tutta sprizzante di gioia, Ikuto mi guardava malizioso e io che ero scioccata.
-M-ma-ma che bello- dissi io ironicamente, loro due erano dall’altra parte della strada, perciò io vivevo di fronte a loro.
-Ci si vede Amu- disse Utau tutta felice.
-Certo, ci si vede- dissi io voltandomi a scatti per lo shock .
-Tanto per sapere da quando sei diventata un robot?- mi chiese Ikuto malizioso notando il mio strano movimento. Mi voltai di scatto e dissi: -Da quando so che sei il mio vicino di casa-
-Mmm che bello se ti faccio questo effetto- affermò malizioso.
Grr, giuro che ora scoppio. Aspetta mi devo calmare, forza Amu ce la puoi fare.
-Splendido, ci si vede- dissi entrando in casa.
-Ci si vede, Amu-robot- disse Ikuto ridendo. Una scossa elettrica mi attraversò il corpo.
Dio buono, fatemi entrare in casa se no esplodo!
Entrai di corsa in casa e chiusi la porta con tutte le serrature possibili, mi voltai e vidi Miriam, la domestica.
-Ben tornata signorina- mi disse.
-Grazie- risposi, togliendomi la giacca. Sentii dei rumori di tacchi che battevano sul pavimento, i rumori si avvicinavano a dove ero io.
-Bentornata Amu- disse una voce femminile, mi voltati e vidi una donna dai capelli castano chiaro, lunghissimi.
-Ciao mamma- dissi io.
-Com’è andata a scuola?- mi chiese accompagnandomi in salotto.
-Bene grazie, e a te com’è andata oggi?- chiesi.
-Bene, anzi, ho incontrato una donna gentilissima e ci siamo messe a chiacchierare, pensa lei è sposata e a due figli della tua stessa età- mi raccontò entusiasta, ok si può dire che mia madre è l’esatto contrario di me, io calma lei solare.
-Ma dai…- dissi io.
-E allora l’ho invitata a cena da noi sta sera, per la cena- disse mia madre.
-E viene solo lei?-
-No, tutta la sua famiglia- annunciò mia madre.
-Allora saremo in grande compagnia sta sera- constatai io, -ma dove abita questa donna?- chiesi poi.
-Indovina un po’…- affermò mia madre.
-Sulla Luna- sparai io. Lei rise a crepapelle.
-No, proprio qui di fronte- affermò mia madre.
-Ma dai, proprio a due passi da casa nostra- dissi io senza dare penso a quello che disse mia madre, poi ci pensai un po’ su…
CHE COSA???????????????????????????????? MA-MAM-MA È UNO SCHERZO????
-Che cosa????????????- urlai io.
-Amu, non urlare, ti si rovina la tua bellissima voce, a proposito sta sera viene anche tua cugina Yoko, contenta?- disse mia madre con un sorriso a trentadue denti. Certo che ero felice che la mia cugina preferita venisse a trovarmi, ma se dovevo dividere la mia serata con quello lì manco morta. Me ne andai in camera mia con il passo di uno zombie, chiusi la porta della mia stanza e mi gettai sul mio amatissimo computer, aprii la posta e vidi una sfilza di e-mail, lessi i nomi: Mary, Clara, Melissa, Tomas, Harry, Liam, tutti vecchi amici dell’Inghilterra poi vidi una e-mail infondo con su scritto il nome dell’Innominato: Diego.
-Cosa vuole quello stronzo da me?- dissi io seccata. Piccola premessa: Diego è il mio ex, che mi ha tradita davanti ai miei occhi, quindi non si può pensare che lo tratti bene. Non avevo voglia di incavolarmi, così selezionai l’e-mail e la spostai nel cestino.
 
Pov.Ikuto
-Ragazzi, pensate che oggi ho incontra una donna che ha tre figli, su per giù che hanno la vostra stessa età- ci raccontò mia madre tutta entusiasta, -e sta sera andremo a mangiare da lei- annunciò poi.
Cosa, no, no. Tutto ma non un’altra cena con degli amici di mia madre,  poi va a finire che mi tocca fare da guardia pesti a Utau e ai figli dell’amica della mamma.
-Oh, che bello- dissi io ironico.
-Su Ikuto, ti piacerà, e poi non faremo neanche tanta strada per arrivare a casa di questa mia amica- affermò mia madre.
-Lo hai detto anche l’ultima volta, e poi papà ha guidato per mezza Tokyo- risposi io retorico.
-Beh mamma, Ikuto non ha tutti i torti- constatò Utau.
-Ma ragazzi, guardate che questa donna abita con la sua famiglia qui di fronte- disse lei indicando la villa dall’altra parte della strada.
-Oh, meglio- disse mia sorella con svogliatezza.
-Bene, ok- dissi io guardando la villa.
Alt, un secondo: villa qua di fronte, figli che sono miei coetanei. Oh buon dio sta sera mangio a casa di Amu.
-Aspetta un secondo- saltò mia sorella, -allora vuol dire che andremo a mangiare da Amu sta sera- disse mia sorella con gli occhi che le brillavano.
-Esatto- risposi io.
-Che bello andiamo a mangiare da Amu! Che bello andiamo a mangiare da Amu! Che bello andiamo a mangiare da Amu! Che bello andiamo a mangiare da Amu!- continuava mia sorella saltellando mentre saliva le scale.
-Ikuto chi è questa Amu?- chiese mia madre.
-Amu è una nostra nuova compagna di scuola, e abita qua di fronte- risposi io.
-Oh che bello, e com’è questa ragazza?- mi chiese mia madre.
-Calma, semplice, aggraziata, in poche parole tutto quello che non è mia sorella- risposi io ridendo.
-Bene, sono contenta che hai una nuova amica- disse mia madre sorridente.
-Chi ha una nuova amica?- chiese mio padre entrando in salotto.
-Ikuto, la cena di sta sera sarà a casa di questa ragazza- disse mia madre.
-Ma pensa che strana coincidenza- affermò mio padre, -Ikuto, questa ragazza com’è? Carina?- mi chiese poi.
Ma che è? Mi stanno facendo il terzo grado?
-Passabile- dissi io svogliato.
-NON È VERO!- urlò mia sorella dal piano di sopra.
Ma perché riesce sempre a sentire ogni santa parola che dico???
-A Ikuto piace Amu- disse poi.
-Non è vero- ribattei io.
-Allora se piace a te Ikuto, è proprio una bella ragazza- constatò mio padre.
-A me non piace- dissi io.
-Ikuto, anche tuo padre diceva così e ora guardaci- disse mia madre.
Ok... forse un po’ mi piace, proprio un pochino…
-Sono felice per voi, ma a me non piace Amu- dissi io dileguandomi in camera mia.
Pov. Amu
Ore 19.30
-Cosa cazzo significa che non puoi venire, Yoko?- urlai al telefono.
-Amu, mi dispiace ma sta sera ho le prove del saggio- rispose mia cugina.
-Ma sta sera viene quel ragazzo di cui ti ho parlato- dissi io.
-Ma se hai detto che è un bel ragazzo goditela, ci sentiamo, un bacio a tutti, ciao- e poi riattaccò.
Ma perché Yoko pensa che sia così facile per me? Sta sera Ikuto mi farà saltare i nervi…
Intanto cruciarsi per quello li non serviva a niente, il casino era fatto e poteva solo peggiorare, così aprii l’armadio e cercai qualcosa di carino da mettermi. La scelta cadde su un abito bianco con il pizzo nero che lo ricopriva tutto, un nastrino nero per legarmi i capelli in una coda e un paio di scarpe nere con il tacco di circa cinque centimetri. Un velo di trucco e poi ero pronta.
DLIN, DLON.
Ecco sono arrivati, prepariamoci a vederne delle belle sta sera.
Pov. Ikuto
Eccoci qui, davanti alla mega villa di Amu, dopo aver suonato ci viene ad aprire una donna alta, con gli stessi occhi di Amu e i capelli castano scuro.
-Ciao Souko- disse a mia madre.
-Ciao Midori- la salutò mia madre.
-Oh che bello ci sono tuo marito e i tuoi figli, forza entrate- disse accogliendoci. Ok, se da fuori sembrava una villa in grande stile, dentro sembra una reggia: grandi quadri che riempivano le pareti, candelabri con lunghe candele bianche spente, mobili con sopra diverse fotografie, e un grande scalone che si divideva, verso l’alto, in altre due scale che andavano una a destra e una a sinistra. Consegnammo i nostri capotti alla cameriera. Poi arrivò un uomo alto, muscoloso, con i capelli scuri e gli occhi neri.
-Vi presento mio marito, Eiichi loro sono Souko, suo marito Aruto e i loro figli Utau e Ikuto- disse la signora Hinamori.
-Molto piacere, sono Eiichi Hinamori- disse l’uomo.
-Ma dove sono i tuoi figli?- chiese mia madre.
-Allora Heiji e Pierre dovrebbero scendere adesso, invece Amu deve essere ancora di sopra a prepararsi- disse la madre.
Allora è uguale a mia sorella.
Poi sentii delle voci maschili dalla scala di sinistra.
-Ah, ecco Hejii e Pierre- annunciò la madre di Amu.
-Oh sono già arrivati gli ospiti- disse il ragazzo più alto, aveva i capelli castani e gli occhi color cioccolato.
-Strano che Amu non sia ancora scesa- disse l’altro un po’ più basso con i capelli scuri e gli occhi dello stesso colore del fratello. Arrivarono davanti a noi in pochi secondi e si misero a fianco del padre.
-Vi presento Pierre Hinamori, il primo genito e Heiji Hinamori, il terzo genito- annunciò il padre, -ragazzi, loro sono Ikuto e Utau Tsukiyomi, e il loro genitori  Souko e Aruto- concluse l’uomo presentandoci.
-È un piacere conoscervi- disse Pierre garbatamente.
-Il piacere è nostro- disse mio padre.
-L’unica che manca all’appello è Amu- disse Utau.
-Voi conoscete mia figlia?- chiese il padre di Amu.
-Sì, la conosciamo viene a scuola con noi, è in classe con Ikuto- si affrettò a dire mia sorella.
-Oh, quindi voi due avete la stessa età- disse la madre di Amu rivolgendosi a me.
-Esatto- risposi io.
-Mi chiedo dove sia finita mia sorella- disse Pierre.
Pov. Amu
Me ne ero rimasta davanti alle scale per tutto il tempo ascoltando la conversazione, poi iniziai a scendere a passo lento, mi chiedo come mi dovrò comportare con Ikuto?
-Ah, eccoti Amu- disse mia madre vedendomi scendere dalle scale.
-Ce ne hai messo di tempo sorellina cara- disse Pierre stuzzicandomi.
-Ci avrò messo un po’ di tempo, ma non tanto quanto ce ne metti tu per deciderti come calciare un pallone in porta anche se sei a due centimetri di essa- risposi io per le rime.
-Amu loro sono Souko e Aruto Tsukiyomi- disse mia madre, -e loro sono U..- poi la interoppi.
-Utau e suo fratello Ikuto- dissi io.
-Ah già, non mi ricordavo che andate a scuola insieme- constatò mia madre.
-Visto che non mi conoscete, mi presento anche io- dissi rivolgendomi ai genitori di Ikuto, -sono la secondo genita, mi chiamo Amu Sakura Hinamori.
-Siamo lieti di conoscerti- disse il padre di Ikuto, notai subito che lui e il figlio erano molto simili in vari lineamenti del viso.
-Mamma, papà, sai che oggi Amu ha messo in difficoltà Joanne e Britney- affermò Utau.
-Ma dai, ci voleva qualcuno che tenesse testa a quelle due- disse il padre di Utau.
-Non so se Ikuto o Utau ve lo hanno detto, ma io non sopporto che la gente tratti male i lavori di qualcun altro, per me è una grave mancanza di rispetto, e in più lo trovo un comportamento disdicevole, e chi ha questo tipo di comportamento nei confronti degli altri ha un livello di educazione pari a quello di un animale selvaggio- dissi io con sicurezza.
-La ragazza la sa lunga- disse il padre di Ikuto alla moglie.
-Meglio così, almeno sa farsi rispettare come si deve- rispose la moglie sorridendomi.
-Mia figlia non cambierà mai: sarà sempre la solita ribelle- disse mio padre scompigliandomi i capelli.
-Allora andiamo in sala da pranzo, la cena è pronta- disse mia madre.
Entrammo nella sala da pranzo, mi sedetti vicino ha mio fratello Heiji e avevo Ikuto proprio accanto, bene già così iniziavo a sentirmi male. Iniziammo a mangiare, i genitori miei e di Ikuto parlavano amabilmente e così facevamo anche noi ragazzi.
-Allora Ikuto tu cosa fai alla Tokyo Music Accademy?- chiese mio padre.
-Suono il violino- rispose Ikuto.
-Il violino… un ottimo strumento musicale- affermò mio padre.
-E tu Amu?- mi domandò la signora Souko.
-Canto- risposi io.
-Quindi hai una bella voce?- mi domandò il marito.
-Non mi posso lamentare- risposi io sorridendo.
-Non ti puoi lamentare?- mi domandò Utau, -Hai una voce stupenda, sei sempre la solita minimalista.
-Se lo dici tu- dissi io.
-Certo, anche in Inghilterra cantavi, però solo per una persona, però poi..- disse mio fratello Heiji.
Meglio tappargli la bocca subito prima che si metta a parlare di chi non dovrebbe in mia presenza.
-Heiji quando ti farai un po’ di fatti tuoi, e poi cuciti la bocca a filo doppio su quella faccenda- gli dissi a bassa voce. Così mio fratello frenò la sua lingua troppo lunga.
-Quale faccenda?- mi chiese Ikuto.
-Fatti dell’Inghilterra che rimangono in Inghilterra- risposi io.
-Cioè?- mi chiese Ikuto curioso.
-Cioè…. Ehm come si può dire…-disse Utau cercando di cambiare discorso. Guardai dritta negli occhi Pierre, lui mi fece segno di non sapere cosa dire.
-Un piccolo incidente sul palcoscenico- dissi io. Ok non era proprio questo il motivo ma ci si avvicinava molto.
-Già- disse Utau che stava sudando freddo.
-Amu- mi chiamò il padre di Ikuto.
-Sì- dissi io.
-Vorrei proporti un indovinello, sai neanche i miei figli sono riusciti a trovare la risposta giusta, ti va di provare?- mi chiese gentilmente.
Ha voglia di mettermi alla prova… vuole vedere se ci so fare con il cervello, okay assicurato che sbaglierò.
-D’accordo, ma non sono molto brava con questo tipo di gioco- dissi io.
-Mica ti mangia se sbagli- mi disse ridendo Utau.
-Allora ecco l’indovinello: una cantante lirica si deve fare un intervento alla sua voce ma lei risponde assolutamente di no. Dimmi questa cantante è: 1. Un soprano, 2. Un mezzo soprano, 3. Un contralto?- mi pose il quesito come se fossimo a un gioco a premi. –Ah ovviamente siete tutti invitati a partecipare, è un piccolo indovinello che ho inventato io e nessuno è mai riuscito a  darmi la risposta giusta- aggiunse poi.
Guardavo Ikuto che stava pensando alla risposta come Utau e tutti gli altri, i miei genitori e la madre di Ikuto che stavano pensando mentre guardavano i piatti che avevano davanti, cosa ci sarà da guardare i piatti per risolvere un indovinello.
-Ok, io mi arrendo, papà non possiamo avere un piccolo indizio?- disse Utau.
-Utau è la milionesima volta che fai a papà la stessa domanda, e la risposta è sempre la stessa: no- disse Ikuto. Risi vedendo quei due bisticciare, pensare che avevo già trovato la risposta del quiz senza molti problemi, un semplice gioco di parole.
-Non dirmi che hai già la risposta- esclamò Heiji.
-Ma certo- risposi io sorridente.
-Spero che la risposta non sia nessuna delle tre perché è sbagliata- disse Aruto sorridendo.
-Per niente- risposi.
-Dai voglio proprio sapere la tua risposta- disse Ikuto stuzzicandomi.
-La prima: la cantante è un soprano- risposi.
-Cosa?- disse Utau.
-E perché?- mi chiese Aruto.
-Infatti, non credere che puoi dare solo la risposta giusta devi dare anche il perché- mi canzonò Ikuto.
-Ikuto, visto che sei proprio così curioso: trovami un sinonimo di fare un intervento- dissi io sicura.
-Mmh, magari… sottoporsi a un intervento- disse lui pensandoci.
-Bene, ora per quello che ne so io il contrario di sotto è sopra, e poi sappiamo che la cantante ha risposto “no”, a conti fatti mi sembra facile- affermai io.
-Scusami ma non ti seguo- disse Pierre.
-Già infatti- disse Ikuto cercando di mettermi in difficoltà.
-Sopra no- dissi io.
-Sopra no? Ma che risposta è? Anche tu hai fallito- disse Ikuto.
-Mi dispiace, ma quello che qui che ha fallito sei proprio tu- risposi io.
-Mi dici cosa vorrebbe dire “sopra no”?- mi chiese lui arrogante.
-Semplice, basta che togli lo spazio fra le due parole e diventa soprano, era un semplice, divertente e stupido gioco di parole, vero Aruto?- chiesi io.
-Wow sei la prima che riesce a risolvere l’enigma in così poco tempo- disse il padre di Ikuto sbalordito.
-Non riesco a immaginare che tu sia riuscita a risolvere questo enigma- disse Ikuto sbalordito più del padre.
-Ikuto- lo chiamai io.
-Sì?-
-Immagina, puoi- gli dissi come George Clooney nella pubblicità della Fastweb.
-Ma sentila, solo perché ha risolto un enigma si crede la regina del mondo, e poi si dice che l’importante non è vincere- mi stuzzicò Ikuto.
-A mio modesto parere l’importante non è vincere- iniziai io, -farti fare una brutta figura- dissi rivolgendomi a Ikuto. Tutti si misero a ridere, e anche Ikuto.
-Questa ragazza ha proprio il senso dell’umorismo- disse la signora Souko.
 
Nel prossimo capitolo:
-Dobbiamo iniziare a preparare lo show d'inverno!- annunciò il prof.
-Qual'è il tema quest'anno?- chiese Kyle.
-Vorrei che cantaste delle canzoni in spagnolo- affermò, -e siamo anche fortunati, perchè abbiamo in classe una ragazza che conosce lo spagnolo- continuò riferendosi a me.
-Scusate da voi si fa il gioco del "Io passo"?- chiesi io.
-Come si gioca?- mi chiese Kevin curioso.
-Oh è semplice- dissi io, -se c'è qualcosa che non vuoi fare dici io passo- conclusi.
-E con questo?- mi chiese altezzosa Britney.
-E con questo vorrei dire: io passo non farò lo show d'inverno- dissi io.
Prossimo capitolo: Show d'inverno, io passo.

 

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Capitolo 4
*** Show d'inverno, io passo ***


Ora che Ikuto e la sua famiglia se ne fossero andati erano già le 11 di sera, non avrei mai pensato che la serata potesse avere quel risvolto di allegria. Me ne andai subito a letto per la stanchezza ma non riuscii ad addormentarmi subito anzi, rimasi sveglia fino all’una, i miei pensieri erano concentrati su Diego: mi aveva rovinato la vita e non riuscivo a capire cosa volesse da me con quella mail che non avevo aperto…
La mattino dopo mi svegliai presto e corsi giù in sala da pranzo per fare colazione. Incontrai mio fratello che stava già mangiando una bella porzione di torta al cioccolato.
-Buongiorno- dissi io.
-Buongiorno cara sorellina- disse lui addentando la fetta di torta.
-Quando la smetterai di sottolineare che io sono più piccola di te?- gli chiesi.
-Mah, forse… mai- rispose lui ridendo.
-Che gentile che sei- affermai io ironica mentre iniziai a fare colazione.
-Come sempre, senti…-iniziò lui, -perché ieri non hai voluto che Heiji raccontasse hai nostri ospiti quella storia?- mi chiese.
-Non credo che hai genitori di Ikuto interessi quella storia, e poi desidero che sia io, quando sarà arrivato il momento giusto, di raccontarlo a Ikuto- dissi io.
-E secondo te quando sarà?- mi domandò.
-Quando potrò fidarmi di lui- risposi terminando la colazione, uscii dalla stanza e presi la giacca, pioveva a dirotto come il giorno prima, presi borsa e ombrello e uscii.
Dopo venti minuti arrivai a scuola, entrai nella mia classe e vidi che non c’era nessuno, mi tolsi la giacca e appoggiai la borsa accanto al mio banco. Mi avvicinai alla finestra e guardavo la pioggia bagnare i vetri, iniziai a ricordarmi dell’Inghilterra e di quello che mi era successo, era come se fosse accaduto tantissimo tempo fa, a quel tempo ero la ragazza di Diego, ero felice. Poi, tutto cambiò. Ero andata in teatro per fare le prove quando entrai vidi una ragazza che stava parlando con Diego, non sentivo quello che si dicevano, ma poi lui la baciò, appassionatamente, non mi aveva mai baciata così eppure ero la sua ragazza, da quel giorno non gli parlai più, smisi di cercarlo. E quando me lo trovai davanti mi chiese perché mi comportavo così, tentò di baciarmi ma non glielo permessi, gli sbattei in faccia tutto quello che sapevo, e lui di tutta risposta mi disse che come poteva una ragazza bruttina come me stare con uno come lui, mi disse che ero stonata e che l’unico motivo per il quale stava con me era perché ero una delle ragazza più talentuose della scuola. Mi sentii tradita, sapeva tutto su di me, gli avevo raccontato dei miei sogni, delle mie paure, di tutto. I mesi che vennero dopo furono i più brutti della mia vita, tutta la scuola seppe tutto di me, più il negativo che il positivo. Non  ne potevo più. Un giorno dopo aver fatto le prove di canto, per sbaglio, caddi nella botola del palcoscenico del teatro della scuola, non mi feci niente ma rimasi sconvolta, da quel momento non volli più cantare. Sono passati due anni da quel giorno e ora non riesco più a togliermi dalla testa quel fatto.
Non so se va bene
Non so se non va
Non so se tacere
o dirtelo ma
Le cose che sento
qui dentro di me
Mi fanno Pensare
Che l'amore è cosi
 
Ogni istante!
Ha un non so che
d'importante! Vicino a te
E mi sembra che tutto
sia facile
E ogni sogno diventi realtà!
 
E la Terra può essere il Cielo!
E' vero! E'vero!
Che mi abbracci non ho più paura!
Di amarti! Davvero
E lo leggo nei tuoi occhi!
Ti Credo! Ti Credo!
 
Ma se ti avvicini
Mi sposto più in là
Mi sento una Bimba nell'oscurità!
Non so se è normale
Alla mia età!
Non riesco a parlare con semplicita
La mia Mente!Comincia già
A Viaggiare! In Libertà
E mi sento ancora più fragile
ma più piena di felicità!
 
Che ti piaccio e mi cerchi
Ti Credo Ti Credo!
 
E' vero! E'vero!
Che la terra può essere il cielo
 
E' vero! E'vero!
Se mi abbracci non ho più paura!
 
E lo leggo nei tuoi occhi
Ti Credo ! Ti Credo
Che ti piaccio che mi cerchi!
Ti Credo ! Ti Credo
 
Non so se va bene
Non so se non va
Non so se tacere
o dirtelo già
-Così  ti metti a cantare guardando la pioggia-
Mi voltai di scatto, vidi Ikuto dietro di me, manco mi ero accorta che era li.
-Da quanto sei qui?- chiesi rossa.
-Quanto basta per aver sentito la canzone- disse lui.
-Ah, faceva schifo vero- dissi io voltandomi verso le finestre.
-Per niente- disse lui avvicinandosi, -perché credi che faccia schifo?-
-Quella canzone… lasciamo perdere- dissi io guardandolo.
-Ti ricorda qualcosa di brutto?- mi domandò gentilmente.
-No, è solo che quando l’ho composta avevo un’altra idea di una certa persona- risposi.
-E chi era?-
-Qualcuno che non ti deve interessare- dissi io tagliando corto.
-D’accordo, però era bella come canzone- affermò lui.
-Per niente-
La classe piano piano si riempì e quando suonò la campanella cominciarono le lezioni, un’ ora di letteratura, una di scienze e una di geografia.
Quando suonò la campanella, io e Ikuto andammo nella nostra “aula” di musica insieme a Utau che ci raggiunse al piano terra. Incontrammo i Youki all’entrata del teatro ed entrammo. Mi venne incontro Kaito con in mano dei fogli pentagrammati.
-Ciao Amu- mi disse.
-Ciao- risposi io, mentre Utau e i Youki andavano a sedersi, ed io rimasi con Ikuto.
-Senti ti volevo chiedere se potevi cantare questa canzone- affermò porgendomi gli spartiti.
-Oh, qui qualcuno ha un debole per te, Amu- disse Ikuto malizioso, io diventai un pochino rossa.
-Ikuto, è solo una canzone- dissi io.
-Volevo solo sapere come potrebbe venire con la tua voce- disse Kaito, io guardai lo spartito e il testo, era bello ma non riuscivo a capire che sentimento voleva trasmettere.
-Senti Kaito, non metto in dubbio che sia una composizione splendida, ma credo che io non sia la persona adatta per cantarla- affermai.
-Perché?- mi chiese.
-Non riesco a capire il significato della canzone, non riesco a provare nessuna emozione, non so se mi sono spiegata- dissi io impacciata.
-Capisco- disse lui.
-Non che sia brutta, sono parole bellissime, ma non riesco a capire il significato, mi dispiace- dicendo così me ne andai a sedermi vicino a Utau.
-Perché hai rifiutato?- mi chiese Ikuto.
-Perché non riuscivo a capire la canzone- risposi.
-Ma come fai a non capire una canzone?- mi chiese.
-Non lo so, è solo che non riuscivo a sentirmi a mio agio con quella canzone- risposi io.
-Io proprio non ti capisco- notai che Kevin, Utau, Ryan e Kyle stavano ascoltando la nostra conversazione.
-Vi dispiace?- dissi io.
-No, no per niente. Continuate pure- dissero in coro.
-Ragazzi forza, tutti ai proprio posti- urlò il prof facendoci sobbalzare, -allora oggi abbiamo un mucchio di cose da fare-
-Oh che bello, si prospetta una lezione allettante- disse Kyle ironico.
-Dobbiamo preparare lo Show d’inverno- annunciò il prof entusiasta.
-Qual'è il tema quest'anno?- chiese Kyle.
-Vorrei che cantaste delle canzoni in spagnolo- affermò, -e siamo anche fortunati, perchè abbiamo in classe una ragazza che conosce lo spagnolo- continuò riferendosi a me.
-Scusate da voi si fa il gioco del "Io passo"?- chiesi io.
-Come si gioca?- mi chiese Kevin curioso.
-Oh è semplice- dissi io, -se c'è qualcosa che non vuoi fare dici io passo- conclusi.
-E con questo?- mi chiese altezzosa Britney.
-E con questo vorrei dire: io passo non farò lo show d'inverno- dissi io.
-Ma almeno ci darà una mano signorina Hinamori- mi disse il prof pregandomi.
-Ma, ma ma- iniziai a balbettare, -e va bene, vi darò una mano, ma sia bene in chiaro una cosa: io non mi esibirò- affermai.
-Ma perché no?- chiese Ikuto insistente.
-Perché no è no- risposi io.
-Ma perché?- mi chiese di nuovo, mi voltai e iniziai a guardarlo negli occhi.
-Ikuto quale parte della parola “no” non capisci? La “N” o la “O”?- dissi io seccata.
-Mmm, come sei suscettibile…- disse lui capendo che non doveva fare più domande.
-Comunque, credo che prima che pensare alle canzoni dovete pensare alle basi, e qui credo che nessuno abbia una minima composizione, quindi è presto per parlare di canto, e poi la signorina Amu può decidere quello che vuole, basta che partecipi al progetto, è una pedina importante- disse il prof, io fissai il prof, avevo quella strana sensazione che ho di solito quando c’è sotto qualcosa.
-Mi scusi, ma c’è qualcosa che dobbiamo sapere a proposito dello show, e poi quando si terrà?- chiesi io.
-Si terrà il 22 di dicembre, e poi una cosa che dovete sapere c’è, forse anche due, una che riguarda tutti e l’altra in particolare lei, signorina Hinamori- affermò il prof.
Ok…qui c’è qualcosa che non mi quadra…
-Allora parli prof- esordì Utau.
-Allora le canzoni non saranno solo in spagnolo, ma comprenderanno il giapponese e l’inglese, per noi lo spagnolo è una novità in poche parole e questo perché la nostra classe è stata scelta per un concorso contro un’altra scuola per lo show- iniziò il prof.
Sapevo che c’era il trucco
-Quindi ci sta dicendo che è sarà una sfida contro un’altra scuola di musica del Giappone? Qualsiasi?- affermò Britney.
-Non proprio, a dirla tutta sono… inglesi…- affermò il prof, il mio cuore iniziò ad accelerare.
-Sono della Royal Accademy Music di Londra- continuò il prof.
-Che COSA???????? Ha voglia di scherzare- urlai io.
-Per niente, e infatti volevo chiederti un aiuto- esordì il prof.
-Aspettate un secondo, perché hai reagito così?- chiese Kyle rivolgendosi a me.
-La Royal Accedemy Music è l’ex scuola di Amu- affermò Utau, ero fuori di me.
-Senta- dissi io rivolgendomi al prof, -chi sono gli sfidanti?-
-Tieni questo è il foglio degli sfidanti completo di tutto, canzoni e ballerini- mi disse il prof dandomi un foglio, - Britney, Joanne venite con me, per favore- dissi il prof uscendo dal teatro. Iniziai a guardare il foglio.
-Allora?- mi chiese Utau.
-Hanno schierato la classe speciale in campo con riserva la classe “A” e la “B” al gran completo- dissi io guardando i nomi.
-Oh buon Dio, ci distruggeranno- affermò Utau.
-Mi volete spiegare che cosa sta succedendo- esclamò Kevin.
-In parole povere ci ritroveremo davanti gli alunni d’èlite della scuola, è non solo nel canto ma anche nel ballo- affermò Utau, -e Amu chi c’è fra quei nomi?- continuò Utau.
-Indovina un po’- dissi io, -Marieanne, Christy, Mathias, Angelique, Michael, e… Diego come rappresentanti- affermai.
-No, no, no! Questo è troppo- affermò lei incavolata.
-Sanno che io frequento questa scuola, e sanno contro chi si mettono- dissi io sedendomi sulla poltrona.
-Contro chi di preciso?- mi chiese Kyle.
-Contro di me- risposi.
-Come contro di te? Non hai fatto niente di male- disse Ryan.
-Infatti, ma essere considerata la alunna più talentuosa della scuola, non era proprio il massimo quando si parlava di rivali- dissi io.
-In che canzone in spagnolo si cimenteranno?- mi chiese Utau sedendosi accanto a me.
-Vogliono usare Junto Somos Mas con la mia coreografia, e come punta hanno scelto Angelique e Diego, maledizione alla mia canzone e a loro- dissi io.
-Ma possono farlo? Cioè usare una tua creazione?- mi chiese Kaito.
-Era un lavoro di gruppo quello quindi la canzone e la coreografia è considerata un’opera di tutti, perciò possono farlo- constatai io.
-Ma perché proprio loro?- si chiese Utau.
-Perché sanno chi sono io e che cosa sono capace di fare- risposi.
-Ma hanno paura di te sti qua?- mi chiese Ryan.
-Secondo te, una che ha preso un diploma di composizioni musicali e di coreografie con il massimo dei voti, una che è vincitrice del premio miglior coreografia per tre anni consecutivi e un premio come canzone più armoniosa, un premio per miglior allestimento di concerti, non fa paura?- dissi io.
-Quindi tu sei tutte queste cose messe insieme?- disse sbalordito Kyle.
-Non è questo che importa, ora l’importante capire dove si vogliono spingere- dissi io.
-Ma noi manco li conosciamo- affermò Ikuto.
-Beh se volete ve li elenco tutti, però prima posso chiedervi una cosa?- dissi io.
-Sì- dissero insieme.
-Siete disposti a lavorare come un gruppo solo e poi come dei sotto-gruppi?- chiesi io.
-Sì- dissero ancora.
-Allora l’idea è questa: faremo in modo di creare una quantità di canzoni e coreografie che neanche quelli della classe speciale possono fare- dissi io, - la nostra scuola a schierato in campo solo la nostra classe, invece gli altri hanno in tutto 40 o 50 ragazzi e ragazze a loro disposizione contando anche la classe speciale- continuai io, -            quindi la mia idea è questa: capiamo che canzoni voglio usare e quali coreografie e inventiamoci canzoni migliori e coreografie che neanche a Broodway hanno mai visto- conclusi io con uno sguardo di sfida.
-Io ci sto- disse Kyle convinto e poi tutti gli altri dissero la stessa cosa.
-Che cosa state dicendo?- intervennero Joanne e Britney.
-Amu ci può aiutare per la sfida- disse Maria.
-Che cosa? Voi fate affidamento su di lei dopo due giorni che la conoscete? Non vi sembra un po’ avventato?- sbraitò Joanne.
-Potrà essere avventato, ma lei è l’unica che conosce gli avversari- disse Ikuto prendendo le mie difese.
-Sentite- iniziai io, -vi chiedo solo di mettere da parte le nostre divergenze solo fino alla competizione, se vogliamo vincere dobbiamo farlo in gruppo, ci state?- dissi io.
-Sì, ma noi cosa ci guadagniamo?- mi chiesero.
-Mah… rispetto, fama, gloria, e…- dissi io.
-E cosa?- mi chiese Britney.
-Due posti in prima fila per il concerto dei One Direction, allora ci state? Mi posso fidare di voi?- dissi io con in mano i biglietti.
-Ma certo- dissero insieme prendendo i biglietti, -siamo a tua disposizione-
-Ok, allora tanto perché voi lo sappiate stiamo parlando della Winter Night Battle, e state pure sicuri che se dimostriamo di essere una minaccia per i nostri sfidanti non ci metteranno molto a cercare qualsiasi modo per farci fare una brutta figura- dissi io.
-Come ci organizziamo?- mi chiese Ryan.
-Faremo dei gruppi, femmine e maschi e poi per due canzoni tutti insieme, comunque qui sapete tutti ballare?- chiesi.
-Non proprio- disse Kyle, -vedi siamo tutti musicisti o cantanti, ma non balliamo
-Ok, allora dobbiamo concentrarci sul ballo, in più ci divideremo così: per le femmine, Britney e Joanne, il primo gruppo, Utau e Maria, il secondo e il terzo tutte insieme. Per i ragazzi Shane, Kaito e Ikuto e i Gli Youki i primi due gruppi- dissi io.
-Aspetta- intervenne Ikuto, -gioco anch’io al gioco del “passo”, sono un violinista non un ballerino o un cantante- disse, nessuno ribatté e anche io non potevo ribattere.
-D’accordo, qui nessuno costringe nessuno, vuol dire che mi darai una mano con gli spartiti- affermai voltandomi verso i ragazzi.
-Ragazzi- urlò il prof rientrando nel teatro, -ci sono degli aggiornamenti sulla competizione-
-Cos’è successo ora?- dissi io.
-Hanno dato il numero delle canzoni minime per la competizione- rispose lui.
-Allora, quante sono?- dissero tutti insieme.
-La giuria vuole: 3 canzoni in spagnolo, 4 in inglese, 2 canzoni di cantanti famosi, 2 in giapponese e 5 di queste con una coreografia- disse il prof tutto di un fiato.
-In tutto sono 11 canzoni- affermò Shane.
-Ok, ora che facciamo?- disse Britney.
-Scegliamo le canzoni, anzi le scegliete, io devo fare una cosa- dissi io uscendo dal teatro mentre suonava la campanella.

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Capitolo 5
*** Verità, la neve e la nascita di un sentimento ***


Uscii dal teatro a passo spedito, mi stavo dirigendo dal preside per parlargli della sfida, l’ultima cosa che volevo era scontrarmi contro i miei amici e i miei nemici.
-Signor preside vorrei una spiegazione- dissi entrando nel suo ufficio.
-Signorina Hinamori, la prego si sieda- mi disse sedendosi sulla comoda poltrona in pelle marrone, -vuole una tazza di the?- mi disse quando mi ero seduta.
-Sì, grazie- risposi io prendendo la tazza che mi porgeva il preside.
-Mi dica… cosa la porta qui?- mi chiese.
-Vorrei sapere perché ha iscritto solo la mia classe alla sfida di dicembre?- dissi io.
-Semplice, credo che la classe degli idol sia la più portata per questo tipo di competizione- mi rispose sorseggiando il the.
-Ma se siamo un decimo degli avversari e poi, io e Ikuto non vogliamo partecipare- affermai.
-Signorina HInamori, lo sa vero che sia lei che Ikuto fate parte della classe?- mi chiese.
-Certo- risposi io.
-Quindi anche voi dovete partecipare e non ci sono scuse, è vero che non ho chiesto il vostro permesso ma cercate di vederla in questo modo: allo show ci saranno anche dei produttori musicali di fama mondiale, pensi che se vincerete la competizione, avrete un posto assicurato nel mondo della musica- mi disse calmo.
-Ma- dissi io per poi essere interrotta.
-Non ci sono ma che reggono signorina Amu, so quello che ha passato, ma cosa crede di fare in una scuola del genere se non riesce a salire sul palco, in più le permetto una cosa- mi disse.
-Mi dica- dissi io.
-Può utilizzare tutte le sue composizioni, può fare tutto quello che vuole, può far saltare anche le lezioni ai ragazzi, ma assicuri la vittoria alla classe degli idol- mi disse con tono severo e di sfida.
-D’accordo- dissi io acconsentendo agli ordini, -ma sia ben in chiaro una cosa: non sarà di certo colpa mia se la classe perderà- dissi io mentre mi apprestavo ad uscire dalla stanza.
-Signorina Hinamori ancora una cosa- mi chiamò il preside, così mi voltai e mi disse: -Dimostri a quelle mezze cartucce inglesi che i giapponesi sanno fare musica tanto quanto loro, così almeno troverà il modo di riprendersi la sua rivincita- io sorrisi ed uscii dalla stanza.

Tornai in teatro, erano ancora tutti lì a discutere sul da farsi.
-Guardate è tornata Amu- esordì Kyle.
-Dove sei stata?- mi chiese Kevin.
-Dal preside e ci sono delle novità- affermai io.
-Cioè?- disse Britney.
-Mi ha dato carta bianca per lo show, e tutti e lo ripeto tutti, dovremo parteciparvi, nessuno escluso- dissi io.
-Ma è uno scherzo?- mi disse Ikuto.
-Non sai quando lo vorrei anche io- risposi.
-Allora cosa facciamo?- mi chiese Utau.
-Non so quali sono i piani del preside ma vuole a tutti i costi che vinciamo questa sfida- affermai io, -faremo così: da domani mattina voi non seguirete più le lezioni, ci ritroveremo qui abbiamo due settimane circa per preparare lo show, verremo a scuola alle otto e usciremo a scuola alle tre- conclusi io.
-Per le canzoni ci penserò io, voi vi dovrete allenare nel ballo e nel canto, pensate di potercela fare?- chiesi io, forse una parte di me desiderava che dicessero di “no” così avremmo dovuto ritirarci.
-Siamo pronti- dissero in coro.
-Però, voglio dirvi una cosa: non voglio fare il lavoro tutta da sola, non sono brava a comandare, quindi ho bisogno del vostro aiuto, e soprattutto del vostro sostegno- dissi io, tutti si guardarono.
-Gli Youki ci stanno- disse Kyle.
-Grazie ragazzi- dissi io.
-Io ci sto- disse Shane.
-Noi ci stiamo- dissero Britney e Joanne.
-Lo sai che starò sempre dalla tua parte- affermò Utau.
-Io ci sto- disse Kaito e così fece anche Maria, l’unica persona che mancava era Ikuto.
-Ikuto, tu ci stai?- disse Utau, lui mi guardò dritto negli occhi.
-Devo dire che sono contrario a questa sfida, gli artisti non si dovrebbero sfidare per affermare chi è il  migliore, in più non sopporto la gente che prende decisioni al mio posto, ma…- disse lui.
-Ma…- dicemmo tutti insieme.
-Se lo facciamo tutti insieme ci sto- concluse lui.
-Bene, ora mettiamoci al lavoro- disse Shane.
-Non ora- affermai io.
-Come no?- disse Utau.
-Se iniziassimo adesso non combineremmo niente, iniziamo tutto domani mattina- dissi io, -ora andiamo a casa e riposiamoci tutti- conclusi io. Così tutti quanti andarono a casa, invece io andai nella biblioteca della scuola, la mia famiglia non era in casa così avevo deciso di passare un po’ di tempo in biblioteca così per riordinare gli spartiti e i testi. Quasi dopo dieci minuti stavo già impazzendo, troppi spartiti, coreografie da imparare, testi sparsi qua e la. Mi era appena scoppiato un mal di testa che qualcuno entrò nella biblioteca.
-Sapevo di trovarti qui- disse la voce, sentii dei passi avvicinarsi a me e vidi Ikuto.
-E tu cosa ci fai qui?- chiesi io sorpresa.
-La stessa cosa la potrei chiedere a te- mi rispose lui.
-Stavo mettendo a posto degli spartiti- risposi io.
-Ma non avevi detto a tutti di andare a casa a riposarsi?- chiese retorico lui.
-Già, infatti, perché non sei a casa con Utau?- chiesi io.
-Non avevo voglia di sentirla parlare come sempre, è peggio di una macchinetta quando ci si mette- rispose lui.
-Non hai tutti i torti- affermai io ridendo. Lui appoggiò la sua borsa e la giacca sul grande tavolo e si mise a sedere accanto a me.
-Vuoi rimanere davvero qua?- chiesi io mentre avevo il naso fra i fogli.
-Ti do una mano-  rispose lui.
-Non è necessario- risposi io.
-Invece sì- constatò lui.
-Invece no- ribattei io.
-Io ho deciso così perciò si fa così- disse lui autoritario.
-Io invece ho deciso che non è necessario che tu mi aiuti, perciò si fa così- risposi io.
-Allora rimango qui a guardarti- disse lui mettendosi comodo per guardarmi lavorare.
Continuavo a riordinare tutti quei fogli sparsi per il tavolo, Ikuto non si era mosso di un millimetro da quando avevamo finito di parlare. Devo dire che mi metteva una certa soggezione, aveva lo sguardo talmente profondo , di certo non si poteva dire che non era un bel ragazzo. Dopo quasi un ora e mezza che eravamo chiusi li dentro non avevo ancora finito di mettere a posto tutti quei fogli. Ikuto si alzò dalla sua postazione e si diresse verso la porta della biblioteca, uscì, e ritornò dopo circa dieci minuti.
-Tieni- mi disse appoggiando sul tavolo quattro tramezzini, una tazza con dentro del the e una bottiglietta d’acqua.
-Grazie ma non ce n’era bisogno- dissi io, lui sedette e iniziò a mangiare un tramezzino. Passarono altri trenta minuti, io non avevo ancora toccato cibo.
-Ma tu non mangi?- mi chiese lui.
-Ho perso l’appetito da quando il mio ex mi ha mollata, perciò non fare complimenti e mangia pure anche i miei di tramezzini- risposi io.
-Guarda che per me sei troppo magra- constatò lui.
-Non ti preoccupare- però era anche vero che avrei potuto mangiare qualcosa dopotutto era da quasi sette ore non mettevo niente sotto i denti.
-Ora tu mangi- senza manco accorgermene Ikuto si era alzato dal suo posto e ora si trovava affianco a me.
-M-mi vuoi costringere?- chiesi io balbettando.
Come fa con quei occhi ha penetrarmi così nell’anima??
-Se devo proprio, sì- rispose lui beffardo.
-Vediamo se ci riesci- dissi io e con uno scatto felino lui mi ruba il cellulare.
-Ikuto ridammelo- affermo io.
-Tu mangia- mi dice lui.
-Ikuto ridammi il cellulare- continuo io, lui invece di ridarmelo, lo sblocca (maledizione a me che non ho messo la password) e apre i miei messaggi.
-Allora facciamo così, se tu non mangi io leggerò tutti i tuoi messaggi- mi dice lui.
-Dai ridammi il mio cellulare-
-Allora primo messaggio è da Yoko: Ciao mi dispiace di non essere venuta l’altra sera, allora che cosa mi dici del ragazzo di cui mi hai parlo???- legge lui ad alta voce.
-Dai ridammelo- cerco di prenderglielo dalle mani ma invece cado fra le sue braccia.

Che situazione imbarazzante!!!

Rimaniamo a fissarci intensamente per chissà quanto tempo, mi chiedo a cosa pensasse.
-Allora ti decidi a mangiare?- mi dice lui.
-Devo proprio?- chiesi io.
-Sì, ti sembra normale alla tua età non mangiare? Non sei grassa, quindi non devi dimagrire, non sei anoressica anche se per il peso ci sei molto vicina, che problema hai? E voglio una risposta- disse lui.
-Possiamo evitare la risposta e poi mangio- dissi io cercando di evitare l’argomento.
-Guarda che poi voglio sapere perché tu non mangi, e ti avverto che sono molto persuasivo- affermò lui vicino al mio orecchio.
-Preferisco prima mangiare- dissi io, così lui sciolse la presa e mi sedetti al tavolo e iniziai a mangiare.
-Allora dì che ne valeva la pena mangiarli- mi disse lui sorridendomi.
- Sono buonissimi- risposi io fra un boccone e l’altro. Quando li finii, Ikuto mi si avvicinò prese un tovagliolo e lo passò ai latti delle mie labbra.
-Avevi della maionese spalmata intorno alle labbra- disse lui con voce suadente.

Che situazione imbarazzante (numero 2)!!!!!!!!

-Ora spiegami perché hai perso l’appetito- mi disse lui sedendosi accanto a me.
-Perché lo vuoi sapere?- chiesi io.
-Perché non mi sembra giusto che una persona come te perda l’appetito perché il suo ragazzo l’ha mollata- mi spiegò lui.
-C’è gente che perde l’appetito per molto meno- constatai io, - e poi perché una persona come non potrebbe perdere l’appetito?-
-Perché non sei una ragazza che ha problemi grossi come il bullismo, genitori divorziati o robe varie, anzi sei quasi buffa- disse lui.
-Il “buffa” lo devo prendere come un complimento?- chiesi io.
-Ma certo- rispose lui ridendo, mi misi a ridere anche io, poi cadde il silenzio.
-Non ho perso solo l’appetito…- dissi io.
-Come?- chiese lui.
-Hai capito bene, ho perso diverse cose da quel giorno: il mio ragazzo, la mia stima, la mia voglia di cantare, il mio coraggio, chi più ne ha più ne metta- dissi io.
-Senti, spiegami quello che è successo- mi disse lui come se mi capisse.
-Allora ho visto il mio ex parlare con una ragazza, più bella di me, e poi dopo qualche secondo lui l’ha baciata, sulle labbra, fine della storia- dissi io restrittiva.
-Chissà perché ho voglia di sapere cos’è successo dopo- disse lui, io mi misi a ridere.
-Dopo ho cambiato il mio comportamento con lui, quando mi ha chiesto spiegazioni sul perché allora gli ho sbattuto in faccia tutto quello che sapevo, poi lui si è messo a ridere mi ha detto che stava con me solo perché ero una ragazza talentuosa, e uno come lui non poteva di certo stare con una ragazza bruttina e stonata come me, e così si conclude la mia storia- dissi io, volto di Ikuto sembrava essere stato stravolto.
-Ehy Ikuto sei connesso?- dissi io avvicinandomi.
-Senti, ora con tutto il dovuto rispetto, ma questa domanda nasce spontanea: mi dici per quale cazzo di motivo stavi con quello li???- mi chiese lui urlando.
-Abbassa la voce siamo in biblioteca- dissi io.
-Me ne frego di dove siamo- continuò lui, -aspetta…-
-Che c’è?- chiesi io.
-Non mi verrai a dire che sto deficiente viene per la sfida???- mi chiese lui.
-Sì, viene per la sfida- ammisi io.
-Adesso ho capito perché non volevi partecipare- disse quando si era calmato.
-Non solo per quello, vedi è difficile battermi contro le persone che fino a qualche mese fa gareggiavano al mio fianco- dissi io voltandomi verso gli spartiti.
-Quella canzone…- disse lui.
-Quale?-
-Quella di sta mattina, la avevi scritta per quel soggetto?- mi chiese riferendosi a Diego, feci cenno di sì con la testa e lui sospirò.
-Devi avere un cuore sensibile per scrivere una canzone simile per una persona- disse poi.
-Hai lo spartito qua?- mi chiese.
-Sì, tengo tutti i miei spartiti insieme- risposi io.
-Lo posso vedere?- chiese lui. Esitai un po’ prima di rispondergli poi aprii il raccoglitore e presi lo spartito con il testo.
-Tienili pure- dissi porgendoglieli.
-Ma come non li vuoi tenere tu?- mi chiese osservandoli.
-No, non sopporto quella canzone con tutta me stessa- dissi io finendo di mettere a posto tutti gli spartiti, lui mise i fogli nella sua borsa, prese il mio cellulare e digitò un numero.
-Si può sapere cosa stai facendo?- chiesi io.
-Niente, tieni il cellulare- disse lui dandomi il cellulare.
-Adesso mi dici che cosa hai fatto- affermai io.
-Questo- disse prendendo il suo cellulare e digitando qualcosa, dopo qualche cosa mi arrivò un messaggio sul cellulare.
-Ma cosa…- vidi un nuovo messaggio e lo aprii e lo lessi, -“Ciao, usciamo da sta scuola che inizio a sentirmi male stare fra queste quattro mura con una strana ragazza con i capelli color zucchero filato? Ikuto”- io lo guardai che si stava già mettendo su la giacca.
-Allora andiamo?- mi chiese.
-Dove vorresti andare?- chiesi io mettendomi la giacca.
-Fuori da sta scuola- rispose lui ridendo.
-Mi pare ovvio, ma dopo dove vuoi andare, mister Non-So-Chiedere-Alla-Ragazza-Che-Mi-Sta-Di-Fronte-Di-Uscire-Insieme-Senza-Mandarle-Un-Messaggio-Anche-Se-È-Davanti-A-Me?- chiesi io sarcastica.
-Guarda che potevo chiedertelo anche a voce, a proposito con il cellulare ti ho solo salvato il mio numero- rispose lui aprendo la porta per uscire.

Dopo qualche manciata di minuti eravamo per le vie del centro, a passeggiare.
-Tanto per sapere, la tua attuale ragazza non si incavolerà se esci con un’altra?- chiesi io.
-Non credo proprio- rispose lui, -visto che non ho una ragazza-
-Ah, strano- dissi io.
-Perché?- mi chiese lui.
-Semplice perché ogni ragazza che ci vede passare, guarda te con aria sognante, e guarda me con un aria assassina- risposi retorica.
-E questo ti mette a disagio?- mi chiese sussurrandomi nel orecchio, mi venne un brivido.
-N-n-no- dissi io arrossendo.
-Lo sai che sei arrossita?- mi chiese ridendo.
-Lo sai che sei un pervertito di prim’ordine?- chiesi io.
-E me ne vanto- disse lui.
-Siamo a posto- dissi io.
Arrivammo in un parco, addobbato per il Natale ora che ci pensavo era il 9 dicembre. Mi sedetti su una delle panchine, ma Ikuto invece di seguirmi andò a un baracchino che vendeva cibo. Quando tornò mi diede un sacchetto in mano.
-Aprilo forza- mi disse lui sedendosi.
-D’accordo- lo aprii e ci trovai dentro un taiyaki al cioccolato.
-Non sapevo cosa prenderti così ho fatto a modo mio- mi disse lui mentre iniziava a mangiare.
-Noto che lo mangi con gusto- affermai io.
-Mia madre me li fa sempre quando può fin da quando sono piccolo, in poche parole ci sono cresciuto con questi pesci ripieni di cioccolato- mi disse, anche io iniziai a mangiarlo, era da quando avevo sei anni che non ne mangiavo uno.
-Anche tu però lo mangi con gusto- constatò lui.
-Vuoi la verità: è da quando ho sei anni che non ne mangio uno- risposi io ridendo, poi notai che sui capelli di Ikuto c’era qualcosa di bianco.
-Che c’è?- mi chiese.
-Ikuto stai fermo- dissi io prendendo in mano quella cosa bianco.
-Amu stai ferma anche tu- mi disse lui toccandomi i capelli.
-Ma questa è…- dissi io.
-Neve! Sta nevicando- disse lui guardando in alto. E ora al posto della pioggia stavano cadendo tantissimi fiocchi di neve.

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Capitolo 6
*** L'abito giusto, messaggio di sfida ***


Mi svegliai avvolta dal mio bel piumone azzurro, guardai la sveglia sul comodino, vidi che erano le 9.00 di domenica. A mia controvoglia mi alzai dal letto e mi cambiai gli abiti, scesi giù in sala da pranzo, feci una colazione leggera, si vede proprio che mangio poco e niente e poi me ne andai in sala davanti al caminetto, anzi a un mega camino, accesso e mi misi a sedere su una poltrona e aprii il mio amatissimo libro che stavo leggendo. Rimasi li a leggere per chissà per quanto tempo, sicuramente avevo saltato il pranzo, chissà Ikuto cosa avrebbe detto…
Dalle pagine del libro cadde qualcosa che si appoggiò sulle mie gambe, la presi in mano e vidi che era una lettera. Non c’era ne il mittente ne il destinatario, un po’ titubante iniziai ad aprirla e lessi quello che c’era scritto:
Cara Amu,
ti scrivo questa lettera per diversi motivi, ma il principale è il mio desiderio di dirti quello che provo, sono sempre stato nell’ombra e ti ho ferita in tutti i modi possibili immaginabili e me ne pento. Ti scrivo per chiederti scusa di tutto quello che ho fatto e di quello che ti ho detto per farti sentire male, non era mia intenzione, ho sempre odiato vederti triste questo perché io stravedo per te quando sorridi. Ti scrivo per dirti che la tua voce è splendida e tu sei una delle ragazze più belle e dolci che io abbia mai conosciuto.
Ti scrivo questa lettera perché ti amo. Sì ti amo, ti amo più di ogni altra cosa. Ti chiedo solo di perdonarmi.
Per sempre tuo, Diego
Londra, 12 marzo 2011.

È uno scherzo, vero?

Stringevo la lettera fra le mani, tremavo. Una ventata di aria fredda mi portò addosso una paura per tutto quello che ho passato e per quello che mi sta succedendo, era come se si dicesse che il bianco è il simbolo della notte e il nero il simbolo del giorno. Avevo una confusione in testa che metà bastava. Squillò il cellulare, risposi alla chiamata.
-Pronto, chi parla?- dissi io.
-Come “chi parla?”, ti ho salvato il mio numero a posta- mi disse il  ragazzo dall’altra parte, ovvero… Ikuto.
-Ah, ciao, scusami è che ero sovrappensiero- dissi io con voce bassa e triste.
-Ehy, che hai?- mi chiese.
-Chi? Io?-
-No, tuo fratello. Certo, tu,!-
-Non ho niente io-
-Invece sì, tu hai qualcosa, hai la stessa voce che hai quando parli del tuo ex- disse.

Come diamine fa a sapere a chi sto pensando?

-Ma no, Ikuto sarà solo la tua immaginazione-
-Non ci credo. Comunque io e Utau e i nostri genitori andiamo a prendere il vestito per il ballo d’inverno, e ci stavamo chiedendo se volevi venire anche tu, allora, ti va?- mi chiese.
-Ma certo, non sapevo neanche che c’era un ballo, dai così lo compro anche io l’abito- dissi cambiando il tono di voce.
-Siamo da te fra cinque minuti, se Utau si sbriga- disse lui.
-D’accordo, ciao- dissi io mettendo giù la chiamata.
Salii in camera mia, presi il portafogli e lo misi dentro una borsa abbastanza grande, scesi a mettermi su le scarpe e mi misi ad aspettare.
Passarono trenta minuti dai famosi cinque che mi aveva detto Ikuto, così mi misi il cappotto ed uscii. Le neve cadeva ancora e il marciapiede era già diventato candido. Arrivai a casa di Ikuto e suonai il campanello.
-Ciao Amu- mi disse il padre di Ikuto salutandomi.
-Salve- dissi io.
-Entra pure, i ragazzi sono di sopra a discutere-disse facendomi accomodare in salotto.
-A discutere?- chiesi io sedendomi.
-Utau vuole che Ikuto prenda un nuovo smoking perché crede che il suo sia troppo “usato”, invece Ikuto non vuole- disse la madre di Ikuto entrando in salotto.
-Ah, strano- dissi io.
-E tu e i tuoi fratelli per cosa litigate?- mi chiese Aruto.
-Per chi può suonare lo Stradivari di famiglia al compleanno del nonno, la meta delle nostre vacanze e per i miei pretendenti- dissi io.
-Come per i tuoi pretendenti?- mi chiese Souko.
-Loro non vogliono che io stia con un ragazzo che non mi faccia soffrire, e fanno così da quando ho iniziato le medie, poi ho avuto solo un ragazzo fino ad adesso, ma loro anche prima che io ne avessi uno, fecero passare le pene del inferno ai ragazzi che avevo come amici, una situazione lievemente imbarazzante- raccontai io.
-Beh almeno ti vogliono bene, non come quei due di sopra che ogni volta che litigano sono sul punto di far scoppiare la terza guerra mondiale- disse Souko ridendo.
-E la questione dello Stradivari?- mi chiese Aruto curioso.
-Avviene ogni anno, nella mia famiglia c’è un certo attaccamento alla musica e al mondo dello spettacolo, mio nonno quando era giovane ha comprato diversi strumenti musicali di grande valore, fra cui uno Stradivari; io, Pierre e Heiji ci teniamo tantissimo a suonarlo visto che tutti sappiamo suonare il violino, così ogni anno litighiamo per il previlegio di suonarlo davanti a tutta la famiglia e soprattutto, davanti al nonno- affermai io.
-Sei molto legata a tuo nonno- disse Aruto.
-Il mio nonno è una persona meravigliosa, mi ha insegnato tutto sulla musica, da piccola stavo sempre con lui, mi suonava il piano e io ero sempre felice, infatti lui dice sempre “Potete togliere tutto ad Amu, ma non la musica, toglietele la musica e non la vedrete più sorridere”- continuai io.
-Allora se è così non vediamo l’ora della sfida del 22, Utau e soprattutto Ikuto, ci hanno detto che hai una splendida voce, non vediamo l’ora di sentirla- disse Souko.
-Con chi l’aveva paragonata Ikuto?- domandò Aruto alla moglie.
-Se non mi sbaglio ha detto che sei un mix di Taylor Swift e Celine Dion- rispose.
-Io non l’ho paragonata a nessuno- disse Ikuto scendendo dalle scale.
-Ah, hai finito di litigare con tua sorella- disse la madre.
-Secondo me è una partita persa con quella ragazza- disse Ikuto, -ah ma sei già qui?- mi chiese Ikuto.
-Beh, a dirla tutta non arrivavate più e quindi sono venuta io- dissi.
-Cosa? Ma da quanto ci aspetti?- chiese Utau scendendo.
-Forse 40 minuti- dissi io.
-Davvero, scusaci- disse Utau mortificata.
-Di niente- risposi.
-Ikuto, è tutta colpa tua-  disse poi Utau.
-Ma senti chi parla? Se mai è tua la colpa- rispose lui.
-No, è tua la colpa-
-Mia cara è tua la colpa-
-Oh no adesso ricominciano- disse Aruto.
-Sentite- dissi io, loro si voltarono verso di me, -potreste calmarvi un pochino, così possiamo uscire per gli abiti-
-Hai ragione- disse Utau, -forza andiamo a comprare l’abito!!!
Dopo due maledettissime ore…
-Utau sarà il ventesimo abito che provi- disse Ikuto svogliato.
Sono circa due ore che Utau ci sta sfilando davanti ai nostri occhi con su una marea di abiti diversi, certo tutti bellissimi, ma neanche uno che le piaccia.
-Ikuto sottovaluti l’importanza dell’abito- disse Utau specchiandosi.
-E che importanza potrebbe avere?- chiese il padre.
-Tantissima, vero mamma?- disse Utau.
-Certo soprattutto per i nostri portafogli- rispose la madre.
-Mamma… Amu è vero che è importante l’abito?- mi chiese. Io che mi stavo addormentando davanti agli abiti che stavo guardando.
-Io penso che l’abito non faccia la ragazza bella, lo vedo solo come una grossa spesa, però che ne vale la pena, a proposito con chi ci vai?- chiesi io, lei divenne tutta rossa.
-P-p-perché me lo chiedi?- mi chiese.
-Semplice, se non hai un cavaliere come puoi sperare di comprare un abito, se puoi lui non ti inviterà mai?- dissi io.
-Beh… ci vorrei andare con Kaito, comunque cambiamo discorso tu non te ne sei ancora provata uno- disse lei.
-E quindi?- chiesi io.
-Vuol dire che ora tocca a te provare qualche abito- sbraitò lei.
-Se proprio ci tieni a vedermi in un abito da sera sceglimelo te, però ricorda: niente spalline sottili, niente abiti retrò, evita pizzo e merletti, niente colori come giallo, arancione, rosa, verde e bianco, e che mi arrivi fino ai piedi coprendoli. Buona fortuna- dissi io sedendomi.
-Credo che proverò un altro abito- disse lei, -è che tutti questi abiti sono belli ma gli manca sempre qualche cosa, aspetta…- disse lei.
-Che c’è?- disse lei.
-Possiamo andare da te Amu- disse lei.
-Giusto. Dopotutto la tua famiglia possiede una casa di moda- disse Souko.
-Non vedo perché no, forza andiamo- dissi io alzandomi.
Arrivammo all’atelier dopo circa dieci minuti, era un po’ deserto, dopo tutto era domenica ma così avevamo la calma per cercare l’abito giusto.
-Buongiorno signorina Amu- mi disse la commessa.
-Buongiorno Clara- risposi.
-Cosa posso fare per voi?- ci chiese.
-Due abiti: uno per Ikuto e uno per Utau, per Ikuto una cosa semplice, invece per Utau sfodera tutte le tue idee, avrà provato circa una ventina di abiti ma non abbiamo trovato niente- affermai io.
-Aspetta Amu, anche tu hai bisogno dell’ abito- contestò Ikuto.
-Di quello non c’è problema, avete voi la precedenza- risposi io. Così Clara portò Ikuto e Utau a scegliere un abito per il ballo.
-Pensi che troveranno l’abito giusto?- mi chiese Souko.
-Se non lo trovano, tento il suicidio- le risposi.
-E io la seguo a ruota- aggiunse il marito.
-Perché?- ci chiese.
-Dai Souko, non si è mai vista prova dell’abito così lunga- affermò il marito.
-Allora- annunciò Clara, -Ikuto ha trovato il suo abito quasi subito, invece Utau desidera avere un consiglio- così Utau e Ikuto uscirono. Ikuto aveva su un semplice smoking nero che gli stava davvero bene, invece Utau aveva un abito rosa chiaro, stretto in vita con tanti lustrini.
-State benissimo- esclamò la madre.
-Ho deciso! Metterò questo!- esclamò Utau felice come una bambina.
-Per me va bene- disse Ikuto con tono incolore.
-Quanto costano?- chiese Utau a Clara.
-Sono un regalo- dissi io.
-Amu…- disse Ikuto.
-Sono un regalo, a me basta che vi piacciano e che vi stiano bene- affermai io.
-Grazie Amu- disse Utau venendomi ad abbracciare.
-A me non sta bene- disse Ikuto.

E adesso che c’è??

-Ci hai accompagnati per una marea di negozi, ci hai visti indossare una miriade di abiti! Qualcosa te lo dobbiamo e quindi…- affermò Ikuto.
-E quindi?- dicemmo tutti in coro.
-Ti aiuteremo a trovare l’abito- concluse lui.
-Che cosa?- chiesi io.
-Ragazzi non vi conviene- disse Souko.
-Perché mamma?- chiese Utau.
-Amu ci è cresciuta in questo mondo, li ha disegnati lei i vestiti da ballo della collezione che avete a dosso lei sa perfettamente quello che vuole, in più Midori mi ha detto che lei sceglie sempre da sola i suoi abiti, giusto Amu?- affermò la madre dei ragazzi.
-Credo che abbia ragione vostra madre- disse Aruto.
-Signorina Amu vuole dirmi che abito desidera?- mi chiese Clara.
-L’abito blu che ha disegnato mia madre un anno fa- risposi io.
-Cosa? Vuole un abito della vecchia collezione?- mi chiese.
-Esatto- risposi io. Entrai a provarmi l’abito, era un semplice abito blu con sopra disegnati i fiocchi di neve con gli strass. La gonna arrivava fino al ginocchio, una cintura bianca stringeva la vita e il bustino era pieno di strass. Quando uscii dal camerino avevano tutti gli occhi che brillavano.
-Ti sta benissimo- disse Utau.
-Per una volta sono d’accordo con mia sorella, è perfetto- disse Ikuto meravigliato dello splendore che aveva davanti.
-Ti va a pennello- disse Souko.
-Bene, io prendo questo- dissi contenta.
-D’accordo ve li faccio recapitare a casa domani- disse Clara.
-Grazie Clara alla prossima- dissi io uscendo dal negozio.
Erano tutti entusiasti degli abiti, ed io ero felice per loro. Ritornammo a casa per sei di sera stanchi morti, raccontai alla mia famiglia quello che avevo passato per trovare quegli abiti tanto semplici quanto perfetti.
Alle dieci me ne andai a letto quando il cellulare squillò. Lo presi in mano e vidi due messaggi. Uno anonimo l’altro di Diego. Quello di Diego diceva: "Siamo in aeroporto per prendere l’aereo. Non vedo l’ora di vederti"

Io non vedo l’ora di farti mangiare la polvere, brutto stronzo che non sei altro.

Aprii quello anonimo, il quale mi fece rabbrividire: "Pronta a perdere? Ricordati che un incidente può sempre capitare"

Oh mio Dio. Cosa vuol dire questa roba???

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Capitolo 7
*** Il tuo amore può diventare una droga per chi lo riceve ***


Il mattino dopo mi svegliai di buon ora, mi vestii e scesi a fare colazione. La tavola era già apparecchiata da mia madre e Utau stava già facendo colazione, il che era alquanto strano.
-Buongiorno- dissi io sedendomi a tavola.
-Ikuto sei in ritardo- affermò mia sorella bevendo un sorso di the.
-Che? ma se sono appena le sei e mezza- dissi io.
-Sì, ma ci dobbiamo sbrigare- disse frettolosa Utau.
-E perché?- chiesi io curioso.
-Perché dobbiamo arrivare a scuola alle sette- affermò lei finendo il the.
-Perché proprio alle sette?- chiesi io prendendo il latte da mettere nella tazza.
-FERMO!!!!- urlò mia sorella.
-E adesso che ho fatto?- chiesi io.
Ma siamo sicuri che questa è mia sorella?
-Non devi bere il latte è troppo pesante- disse lei.
-Pesante per cosa?- domandai io appoggiando la brocca con dentro il latte.
-Se forse non l’hai ancora capito tu e gli altri maschi della classe non avete mai ballato, tu poi non hai mai cantato, non ti puoi permettere di bere il latte che è difficile da digerire durante le prove- sbraitò lei.
-Ok, ok, calmati- dissi io.
-Bevi il the e mangia qualcosa di leggero- disse lei alzandosi da tavola per poi andare di sopra.
-Che cosa le è successo sta notte?- mi chiesi. Finii di fare colazione e poi uscii di casa con Utau alle sette. Beh diciamo che eravamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia di Utau, infatti arrivammo a scuola per le sette e mezza.
Entrammo in teatro e c’erano già gli Youki, Kaito, Shane e Amu già li con davanti dei fogli, appoggiai la borsa su una poltrona e mi avvicinai a loro.
-Ah siete arrivati- esclamò Ryan.
-Già- risposi io sbadigliando.
-Sonno?- chiese Kyle.
-Non me ne parlare- affermai io stiracchiandomi.
-Che state facendo?- chiese mia sorella piena di energie.

Come farà ad essere così 24 ore su 24 non lo capirò mai.

-Stiamo controllando le canzoni con spartiti e testi per vedere quali sono ballabili- rispose Kyle.
-E…- dissi io perché sapevo che c’era un seguito, dalla voce di Kyle si può capire tutto.
-Siamo a un punto morto- rispose svogliato, -Amu è qui dalle sei e mezza ed è riuscita solo ad esaminare gli spartiti e i testi, è quasi da venti minuti che ci sta pensando- concluse poi guardando la ragazza dai capelli rosa quasi sommersa dai vari spartiti che non si era neanche accorta che ero arrivato.
-Invece ci sono appena arrivata a una svolta- disse Amu alzando la testa.
-Davvero?- chiese Shane.
-Certo, ora andiamo tutti in aula di danza, c’è una piccola sorpresa che vi aspetta, soprattutto per i ragazzi- affermò Amu andando verso la porta seguita da tutti noi.
Arrivammo in aula di danza e chi ci trovammo dentro? I fratelli di Amu, che avrà i mente quella ragazza proprio non lo so.
-Ragazzi vi presento i miei fratelli: Pierre e Heiji- disse Amu presentando i fratelli ai ragazzi e alle ragazze che ci avevano raggiunto, -visto che qui nessuno ha mai ballato ho chiesto ai miei gentilissimi fratelli di insegnarvi le coreografie, questo solo per i ragazzi, alle ragazze ci penserò io- concluse Amu.
-Che bello! Amu sarà la nostra insegnante- esclamò Utau tutta eccitata.
-Bene ragazzi, vi lascio in pessime mani- disse Amu uscendo dalla stanza con le ragazze.
-Ma di solito non si dice “in buone mani”?- chiese Kaito.
-Sì, ma in questo caso io inizierei ad avere paura di quei due, non sapete proprio cosa vi aspetta, buona fortuna- disse le sparendo giù per le scale.

Pov. Amu
-Secondo te i ragazzi avranno dei problemi?- mi chiese Britney.
-Non credo, quelle mine vaganti dei miei fratelli sanno fare dei miracoli, dopotutto sono degli ottimi ballerini- affermai convinta di quello che stavo dicendo. Quando ero piccola, Pierre mi insegnò a ballare, e quando avevo tredici anni Heiji mi costrinse a fare una gara di ballo da sala con lui, io che sono una schiappa nei balli di coppia, lui riuscì a farci vincere il primo premio, sono dei maghi. Ritornammo in teatro con molta calma, erano circa le otto così iniziai a legarmi i capelli.
-Ragazze, abbiamo preparato tutte le coreografie, le canzoni che balleremo saranno otto delle undici previste dal concorso, altre due saranno solo cantate e per l’ultima pensavo a un duetto- affermai io.
-Un duetto? Che bello- si esaltò Utau.
-Ma chi duetterà?- mi chiese Britney curiosa, ma qualcosa mi diceva che sapeva già la risposta.
-Io dico che dovrebbero farlo Amu e Ikuto- ammise Joanne.

Ma questa è andata di cervello????

-Dai si vede lontano un miglio che vi piacete… e poi avevamo deciso già da prima che voi due avreste duettato- aggiunse Maria sorridente.
-MARIA- urlai io.
-Se lo vuoi sapere lo abbiamo deciso ieri sera durante una video chiamata di gruppo, sia con i ragazzi che con le ragazze- esclamò Utau vincente e soddisfatta.
-Credo di non avere voce in capitolo- ammisi io, tutte quante annuirono. Mi arresi, appoggiai gli spartiti e poi esclamai: -Forza ragazze, andiamo a cambiarci! Le prove iniziano- tutte andammo nei camerini e ci mettemmo a nostro agio, togliendoci bracciali, collane, orecchini rendendoci più libere. Ritornammo in teatro, e iniziammo a riscaldarci la voce e il corpo.
-Okay ragazze, da dove partiamo? Inglese o spagnolo?- chiesi io tanto per capire da dove dovevamo incominciare.
-Inglese- dissero insieme.

Mi stupisco da quanto sono sincronizzate!

-Bene. Noi ragazze partiamo con l’assolo femminile, quindi una canzone fatta da sole femmine. Neanche un maschio- affermai io. Iniziammo a provare i passi, passarono le ore e per mia grande sorpresa, le ragazze impararono tutti i passi in meno di quattro ore. Strabiliante!
Poi ci fermammo per fare una pausa, quando il professor Nikaido entrò dalla porta tutto pimpante e felice.

Cosa ci sarà di così divertente per essere così felici proprio non lo so… mi chiedo ancora come questo uomo sia riuscito ad ottenere la cattedra di insegnate, a guardarlo così sembra un comico.

-Buongiorno ragazze, come ve la passate?- ci chiese sorridente.

COS’è TUTTA QUESTA CONFIDENZA?????

-Bene- risposero in coro.
-Amu è un’ottima insegnate- esclamò Utau.
-Già, abbiamo già imparato un’intera coreografia- urlarono Britney e Joanne felici.
-Lo so, la signorina Hinamori fa magie. Ma ora abbiamo un grosso problema: sono arrivati gli alunni inglesi per la sfida- ci annunciò con tono trionfale. Ed ecco che il mio mondo cadde sulla mia povera testolina.
-Andiamo ad accoglierli- ci ordinò il prof, -i ragazzi sono già all’entrata, forza- e noi ci incamminammo verso l’entrata. Raggiungemmo Ikuto e gli altri che parlottavano.

Pov.Ikuto
E così sono loro i famosi allievi della scuola d’arte inglese…

-Senti Pierre, chi di loro è Diego?- chiesi sottovoce al fratello di Amu che mi era accanto.
-Diego è il ragazzo alto con i capelli castani vicino a quella ragazza bionda con le punte rosa- mi rispose mettendosi la mano davanti alla bocca per evitare qualsiasi possibile decifrazione della frase.
Guardai l’ex-ragazzo di Amu. Era un ragazzo alto, capelli castani e occhi blu, aveva l’aria del solito ragazzo popolare. Già mi veniva il voltastomaco per il racconto di Amu su quello che le aveva fatto passare.
-Sono arrivati- disse una voce femminile vicino a me, mi voltai e Amu era accanto a me con le braccia conserte. Li osservava con disprezzo e ripugno.
-Amu l’hai notato?- chiese Heiji.

Notato cosa?

-Già, i ragazzi non ci sono. Sono arrivati a questo punto per assicurarsi la vittoria- affermò lei abbassando lo sguardo, -ragazzi tornate in teatro, voi due compresi- disse riferendosi prima a noi poi ai suoi fratelli.
-D’accordo- e tutti si diressero verso il teatro senza battere ciglio. Io, invece rimasi accanto ad Amu, volevo proprio vedere cosa succedeva.
La ragazza dai capelli biondi con le ciocche rosa e l’ex di Amu si avvicinarono a noi con fare altezzoso e irritante. Si fermarono davanti a noi e iniziarono a fissarci.
-Che piacere rivederti Amu- esordì Diego. Amu esitò a rispondere.
-Pensavo che i traditori bruciassero all’inferno… a te hanno riservato un trattamento speciale?- disse Amu con gli occhi pieni di sfida.
-Vedo che i tuoi adorabili capelli rosa non sono cambiati di una virgola- esclamò la ragazza.
-Io, invece ho letto che hai preso il mio posto nella classe d’arte, per farti rispettare ti sei pure tinta le ciocche dei tuoi capelli dello stesso colore dei miei. Sinceramente non so se essere onorata oppure compatirti- rispose per le rime Amu.
-Dimmi Amu- disse  Diego fissandomi, -è il tuo nuovo ragazzo?-
-Non ti deve interessare questo argomento, Diego- disse la ragazza bionda, -che lo sia o non, non credo che si possa stare vicino a una perdente come Amu, almeno non per tanto tempo. E poi credo che Amu non vorrà che un’altra persona perda la sua popolarità a scuola per colpa sua, non è vero, Alice?- con voce perfida.

Alice? Che cosa mi sono perso nelle ultime ore?

Stavo per aprire bocca, ma la voce di Amu mi fermò: -Vedo che voi non vi fate mai gli affari vostri. Sono felice che tu non sia ancora riuscita a prendere il mio posto nello show di fine anno, perciò posso dedurre che la tua mediocrità non accenna a sparire. E comunque risparmiate i commenti sgradevoli per dopo la sfida, credo che non avrete il fiato neanche per respirare- e così dicendo io e Amu ce ne andammo via. Ritornammo in teatro e il prof ci disse che per oggi potevamo anche andare a casa, tutti se ne andarono, tranne noi due.

Dopo essere entrati nel corridoio e dopo che le porte si chiusero dietro di noi, l’aria diventò subito più leggera e respirabile.
-Adesso conosci anche la sua faccia- disse Amu  camminando.
-Non che io avessi voglia di conoscerlo- risposi senza dare troppa importanza al discorso.
-Come ti è sembrato? Diego, intendo- mi chiese lei specificando di chi stavamo parlando.
-Credo che la faccia sia inversamente proporzionale al carattere- risposi io.
-E pensare che io un tempo amavo quella persona… che gioco stupido è l’amore, ti chiede tutto, ma, molto spesso ti da delusioni- affermò lei con tono amaro.
-Io preferisco giocare con l’amore, almeno le delusioni le ricevono gli altri e non io, però c’è da dire che tutti conoscono i miei metodi- affermai vantandomene.
-Magari accettano questo tipo di trattamento perché magari essere amati da te è bello- ipotizzò lei.
-Io, con tutte quelle ragazze con cui sono stato non ne ho mai amata una veramente- risposi facendo spallucce.
-Certo che sei strano- disse Amu ridendo.
***
La settimana passò senza incombenze. Amu il lunedì dopo non si presentò, e neanche il martedì. Utau, era andata a casa sua e aveva trovato Amu a letto con la febbre. Il dottore le aveva detto di rimanere a letto fino a venerdì per riprendere le forze.
Solo che quel venerdì successe qualcosa che non doveva succedere
***

Ikuto camminava per il corridoio della scuola, era già passato l’orario delle lezioni da un pezzo, quando svoltando l’angolo Ikuto vide Diego e un gruppo dei suoi compagni appoggiati al muro.
-L’orario di lezione è già passato da un pezzo Ikuto- esordì Diego guardandolo.
-Potrei dire lo stesso  a te- rispose lui.
-Senti, ti volevo chiedere in che rapporti sei con la mia Amu- esclamò Diego sottolineando l’aggettivo possessivo “mia”.
-Da quando Amu è tua?- domandò Ikuto insospettito.
-Da sempre, lo è sempre stata e lo sarà per sempre. Tu sei quella pedina sbagliata che si intromette nel mio piano perfetto- continuò lui.
-Amu non è di nessuno- esclamò Ikuto innervosendosi, -e poi quale sarebbe il tuo piano perfetto?-
-Oh, nulla di che, io voglio solo giocare con quel giocattolino di Amu- rispose Diego sorridendo, Ikuto aveva già capito a cosa si riferisse.
-Non oserete- urlò Ikuto.
-Oh, io oserò- rispose Diego dando un pugno in pancia a Ikuto, -credevi veramente che quella ragazza potesse essere la tua ragazza, ma fammi il piacere- così Ikuto venne messo a terra con calci e pugni da parte di Diego. Dopo una manciata di minuti Ikuto era lì disteso per terra con il labbro che gli sanguinava, vari lividi sul corpo e un dolore lancinante alla pancia. Diego e i suoi amichetti lo lasciarono lì senza fare niente, uscirono dalla scuola e sparirono dalla zona.

Amu, che si era ripresa dalla febbre stava andando a scuola, quando intravide Diego e i suoi compagni parlare. Amu si avvicinò per sentire il loro discorso quando le suonò il cellulare. Lo estrasse e rispose.
-Pronto?- disse lei.
-Amu sono Angelique- rispose la voce femminile.
-Cos’hai da dirmi di così cattivo per chiamarmi?- domandò Amu spazientita.
-Niente di cattivo, almeno non su di te. Devi andare a scuola. Ora! Diego ha fatto una cosa spaventosa!!!- le urlò la ragazza.
-Cos’ha fatto Diego?- chiese Amu.
-Ikuto…- bastò quella parola che Amu chiuse subito la chiamata e corse verso la scuola. Entrò nello stabile e lo ribaltò da cima a fondo quando poi trovò Ikuto disteso a terra non cosciente.
-Ikuto- urlò lei cercando di svegliarlo.
Non ebbe nessuna risposta dal ragazzo così chiamò i suoi due fratelli facendoli venire a scuola con una macchina dell’azienda e portò Ikuto a casa sua e lo fece distendere sul suo letto e lo medicò dalle ferite che tempestavano il suo corpo.
 
Ikuto aprì lentamente gli occhi e vide il viso sconvolto di Amu. Notò il rossore degli occhi della ragazza e la visibile paura che li tempestava.
-Amu..- disse Ikuto chiamandola a bassa voce.
-Ikuto ti sei svegliato grazie al cielo- esclamò lei sollevata.
- Dove mi trovo?- domandò lui sentendosi spaesato.
-Sei a casa mia, nella mia stanza. Ti ho portato qui perché ti ho trovato privo di sensi a scuola con una marea di ferite- rispose lei.
-Ferite?- disse lui, -Amu ti devo dire una cosa importante su Diego- esclamò lui ricordando alcuni pezzi dell’accaduto.
-So già tutto, non ti devi preoccupare- rispose lei mettendogli l’indice destro sulle labbra per fargli chiudere la  bocca.
-Come “sai già tutto”?- chiese Ikuto.
-Per fortuna la scuola è dotata di telecamere e grazie ad esse abbiamo scoperto tutto- spiegò Amu, -sono stata io a fare la denuncia, così Diego e i suoi amici e il resto della scuola inglese se ne sono tornati a Londra, si sono ritirati dalla sfida per evitare complicazioni varie- concluse Amu. Ikuto sospirò.
-C’è qualcosa che non va Ikuto?- chiese Amu.
-Tu come stai?- le domandò il ragazzo.
-Io sto bene Ikuto- rispose lei alzandosi in piedi sapendo già dove il ragazzo voleva andare a parare. Ikuto con uno scatto afferrò il braccio di Amu e la fece sedere sul letto, avvicinò il suo viso a quello della ragazza in modo pericoloso.
-Ti ho chiesto come stai, Amu, non ti ho chiesto come dovresti stare se tutto questo non fosse successo- disse lui con tono autoritario.
-Io…io…io…- balbettò Amu su l’orlo di un altro pianto, -ho avuto paura- esclamò lei appoggiando la testa al petto del ragazzo iniziando a piangere, di nuovo.
-Per quello che hai sentito?- domandò Ikuto accarezzando i capelli della ragazza.
-No, per quello che ti hanno fatto, poi quello che ho sentito ha solo rincarato la dose- disse lei mentre le lacrime scendevano copiosamente sulle gote del suo viso. Ikuto si alzò e si sedette contro la testiera del letto facendo alzare il viso di Amu, non l’aveva mai vista piangere prima d’ora e questo gli faceva sentire una strana sensazione.
-Sai- iniziò lui, -le ragazze quando piangono diventano più carine perché si vede il loro lato sentimentale, ma tu invece, sei più bella quando sorridi- continuò Ikuto asciugandole le lacrime che le rigavano il viso. Ma quella scia di acqua e sale non accennava a smettere.
-Però se vuoi sfogarti continua pure- le disse per rassicurarla.
-No, credo che per ora possa bastare, e poi non ho più fazzoletti per asciugarmi le lacrime- rispose lei ironica, -ti cambio le bende- affermò poi lei iniziando a staccare la benda che c’era attorno alla testa di Ikuto. Gliela cambiò senza che lui sentisse un minimo di dolore, e poi gli cambiò tutte le bende. Ad un certo punto, Ikuto sentì che Amu si era fermata nel suo lavoro. Lo sguardo di Ikuto iniziò a guardarla: la ragazza fissava con gli occhi la ferita che c’era sul petto di Ikuto, aveva in mano un panno imbevuto di acqua fredda per disinfettarla, ma la mano non accennava a muoversi.
-Amu, è tutto a posto?- domandò lui rompendo il silenzio che si era creato.
-Mi dispiace Ikuto, è stata tutta colpa mia- disse lei.
-Colpa tua per cosa?- chiese lui cercando di capire le scuse della ragazza.
-Tutte queste ferite e lividi, sono a causa mia, perdonami- disse la ragazza abbassando il capo.
-Non sei stata tu a ferirmi Amu- disse lui alzandole il viso con la mano destra, -sono felice che queste mie ferite ti hanno protetta da quello lì- continuò Ikuto spostandole la ciocca di capelli dietro l’orecchio, -sai, credo che lui ti abbia amata, a suo modo, forse ti voleva fare sua solo per costringerti a stare con lui. Credo amasse il modo in cui tu lo amavi, si vede che essere amati da te è una cosa bellissima- concluse Ikuto accarezzandole la guancia con la mano.
-Non faccio niente di speciale- rispose lei imbarazzata.
-Beh, se tu sai amare come curi le persone, le tue attenzioni possono diventare una droga per chi le riceve…-

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Capitolo 8
*** Incidente ***


Quella sera riportai a casa Ikuto, anche se viviamo uno di fronte all’altra ho preferito assicurarmi che lui ci arrivasse integro.
Salii in camera mia, mi preparai per andare a letto quando sentii il mio cellulare squillare.
-Pronto- dissi io.
 -Amu, sono Ikuto- disse la voce maschile dall’altra parte.
-Ciao, dimmi-
 -Non ti ho ancora ringraziata per avermi fasciato le ferite- mi disse lui ridendo.
-Non ce n’è bisogno- gli risposi.
 -Invece sì. Senti ti volevo chiedere se ti piace andare in moto?- mi chiese poi.
-Beh…sì, perché me lo chiedi?-
 -Volevo invitarti a fare un giro con me con la moto, ti va?- mi chiese poi.
Cosa? Ma è andato di testa sto deficiente?
-No, non mi va- risposi secca e fredda.
È salvo per miracolo per quello che è successo oggi e pretende di andare in moto domani? Qui stiamo sfiorando l’ipocrisia!!
 -Perché no?- mi chiese lui.
-Ma ti sei visto le ferite che ti trovi sul corpo? Ma sei diventato matto?- gli urlai contro.
 -Ma- lo interruppi.
-Niente “ma”! Fino a quando tu non sarai guarito definitivamente, non mi chiedere di andare in moto- dissi io. Era strano, ma avevo il cuore che batteva all’impazzata! Ma perché?
 -D’accordo, ma non parlare come mia madre- affermò lui svogliato.
-Io non parlo come tua madre. E se tua madre ti parla come ti parlo io fa bene. E ora buona notte- e gli chiusi il telefono in faccia.
Quel ragazzo è nato per farmi saltare i nervi
IL LUNEDI DOPO…
-Ragazzi, allora state tutti bene?- esclamò il professor Nikaido tutto pimpante.
Nessuno rispose, c’era un’aria pesante nel teatro. Ikuto stava bene per le ferite che aveva riscontrato e per il resto andava tutto a gonfie vele.
-Ragazzi non ve la potete prendere perché l’Inghilterra si è ritirata. Sono cose che succedono- ci rassicurò il prof. Io non davo tanta importanza a quello che stava dicendo, sfogliavo gli spartiti che avevo nel raccoglitore e tenevo gli occhi bassi. Tutti, ma dico tutti, avevano la faccia imbronciata per quello che era successo, persino Ikuto che portava ancora la benda al braccio e un cerotto sul viso.
-Non doveva andare a finire così- sibilò Britney arrabbiata.
-Dopo tanto lavoro, abbiamo vinto a tavolino. Che mera consolazione!- esclamò Ryan.
-Amu tu cosa ne pensi?- mi chiese Shane voltandosi verso di me.
-Tu li conosci meglio di noi- constatò Kyle.
-Ragazzi cosa volete che vi dica?- iniziai io, -siamo stati esonerati dalle lezioni fino a gennaio per questo stupido concorso, ci siamo allenati per niente, per poco Ikuto non ci rimetteva un braccio o una gamba… è ovvio e legittimo essere arrabbiati, ma non ve la dovete prendere tanto. Di concorsi ce ne sono in giro, possiamo iscriverci a un altro di questi e provare a vincere, ma cosa otterremo?- dissi io chiudendo il raccoglitore, -Una vittoria? Una sconfitta? Nel mondo dello spettacolo esistono due codici, il primo può essere definito il codice dei vincitori, il quale recita che ogni interpretazione deve essere perfetta e non ci deve essere alcuna sbavatura; il secondo è il codice delle persone con un minimo di umanità, ma questo è quello che nessuno rispetta, quest’ultimo recita che un’interpretazione deve essere fatta con il cuore e con la voglia di poter far sentire alla gente i propri sentimenti, e che se c’è una sbavatura è un bene- conclusi io alzando lo sguardo.
-Perché è un bene?- mi chiese curiosa Joanne.
-Quando qualcuno si commuove per una canzone, per una melodia; quando si ride per una strofa, quando vogliamo cantare ad ogni costo per qualcuno e poi facciamo delle sbavature, dobbiamo andare fieri di noi. Perché questo vuol dire che noi sappiamo amare, chi non sbaglia non sa amare. Con questo non voglio dirvi che è sbagliato arrivare alla perfezione, anzi è importante riuscire a migliorare le proprie performance ma e bene capire che niente a questo mondo sarà totalmente perfetto, e con questo chiudiamo l’argomento col dire che: gli inglesi sono dei conigli- conclusi ridendo seguita dagli altri. Suonò la campanella e tutti uscirono dalle aule per andare a casa. Me ne andai in biblioteca a rifugiarmi in quella montagna di libri dimenticati e polverosi. Salii su una scala un po’ traballante alla ricerca di qualche libro interessante, l’unica cosa interessante era la polvere che mi faceva starnutire non poco.
-Credo che lassù non troverai nulla d’interessante- esclamò una voce dietro di me che mi fece sobbalzare, mi voltai e vidi Ikuto appoggiato contro il tavolo che mi fissava.
-Ti consiglio di scendere se non vuoi cadere e romperti quello che non mi sono rotto io- constatò lui mettendosi davanti alla scala.
-Credo che sia una buona idea- risposi iniziando a scendere gli scalini che emettevano cigolii. Ero arrivata quasi a terra che vidi la mano di Ikuto tesa verso di me.
-Forse è meglio che ti aggrappi a qualcosa di più sicuro- mi disse lui guardandomi. Mi voltai per guardarlo bene in faccia.
-Non sono sicura che tu sia più sicuro di questa scala pericolante- gli risposi.
-Di certo io non vado a pezzi- mi rispose lui.
-Ma poco ci manca- aggiunsi io. Sentii un strano rumore provenire dalla scala, sentivo il pezzo di legno che stava per cedere, così per evitare che le predizioni di Ikuto si avverassero, alzai il piede e mi appropinquai  a metterlo sullo scalino sotto ma il legno si ruppe prima del dovuto e così caddi dalla scala.
Ikuto si posizionò a un pelo dalla scala e mi prese al volo. Anche se si era fatto male, la sua stretta era forte. I miei piedi non toccavano terra per il grande dislivello che c’era e Ikuto non accennava a mollarmi.
-Senti Ikuto, che ne dici di lasciarmi andare?- gli chiesi un po’ imbarazzata.
-Amu… i tuoi capelli sanno di cioccolato- disse lui mettendomi giù.
-C’è qualcosa che si chiama shampoo a questo mondo, io lo uso con estratto di cacao- risposi io lisciandomi la camicia.
-Parlando di altro, mi volevi dire qualcosa?- gli chiesi io alzando il capo.
-Ero venuto a cercarti per chiederti un favore, posso?- mi disse lui.
-Chiedi pure- risposi io.
Mi chiedo cosa voglia?
-Ti va di andare a comprare qualche libro?- mi chiese lui.
Tutto qui?
-Molto volentieri- risposi prendendo la mia borsa e la giacca.
-Andiamo- affermò aprendomi la porta.
Passammo il pomeriggio a guardare librerie e a comprare i libri dai titoli più disparati, continuava a nevicare il che rendeva tutto più romantico. Non riesco ancora a capire come mi devo comportare con Ikuto: con tutti è molto freddo, non fa trapelare nessuna emozione, però a volte noto che è gentile. Mi rimbombano ancora nella mente le sue parole con Diego, da dove veniva quel senso di protezione che mi percorreva la schiena ogni volta che incrociavo il suo sguardo.
-Senti Ikuto…- iniziai io un po’ imbarazzata.
-Che c’è?- mi disse.
-Quel giorno… perché hai fatto una cosa del genere, contro Diego?- gli domandai guardando i libri che portavo in mano.
-Ti ha dato fastidio?- mi chiese guardando avanti.
-No- risposi io con leggerezza.
-L’ho fatto solo perché avevo voglia di capire cosa voleva farti se tu avessi abbassato la guardia- mi rispose lui senza dare peso alle parole che diceva.
-Sembra che non ti interessi molto quello che mi voleva fare- sussurrai io un po’ sconsolata, -cosa avresti fatto se gli eventi fossero stati di un altro tipo?-
-Non lo so… credo però che non ti avrei detto nulla-  rispose lui sorridendo.
Come nulla???
-Cosa vuol dire che non mi avresti detto nulla?- dissi io facendo cadere per sbaglio i libri sul terreno bianco. M’inchinai per raccoglierli e anche Ikuto fece lo stesso.
-Non ti avrei detto nulla perché sei troppo intelligente che non saresti caduta nel tranello per la seconda volta- rispose consegnandomi due libri. Diciamo che il mio sollievo era ben visibile, quell’affermazione di prima mi aveva fatta trasalire.
-Ah, grazie- ringraziai con gentilezza e mi rialzai.
Continuammo a camminare e arrivammo nei pressi delle nostre case circa un quarto d’ora dopo. Ikuto mi salutò e poi rientrò in casa.
Qualche giorno dopo entrai in teatro vidi Utau e il professore che stavano parlano animatamente.
-Ah, eccoti Amu- urlò Utau salutandomi con la mano.
-Ciao Utau, buongiorno prof.- risposi raggiungendoli. Il prof aveva fra le mani una cartelletta e una penna a sfera, invece Utau aveva in mano due pezzi di seta, uno color rosso e l’altro blu.
-Senti Amu tu quale preferisci fra questi due colori?- mi chiese Utau mettendomeli davanti al naso.
-Scusa per che cosa sono?- domandai incuriosita.
-Per il ballo d’inverno di questa sera Amu, ci sarà la creme de la creme degli idols giapponesi del momento, quindi dobbiamo fare una bella figura- affermò il prof che assomigliava uno di quei wedding planner che si vedono in tv.
-Di che colore è la tappezzeria della sala?- chiesi.
-Bianca- rispose Utau.
-Scusa di che colore sono le tovaglie?- domandai poi.
-Non lo so, sembra che la scuola disponga di un set di tovaglie di tutti i colori- rispose lei di nuovo alzando le spalle.
-Allora, metti le tovaglie blu, i tovaglioli bianchi, i fiori devono essere rose bianche e i vasi in vetro con decorazioni argentate- risposi con calma, -ah, e fai sparire tutto quello che è troppo colorato- conclusi.
-Sei un genio!- urlò Utau. E poi lei e il prof corsero come matti verso la sala del ricevimento. Li seguii a passo lento. Quando entrai nel salone vidi i ragazzi che stavano spostando i tavoli e le sedie, Joanne e Britney avevano davanti la lista dei cibi e delle bevande da servire agli illustri ospiti.
-Hai detto tu ad Utau la composizione dei colori per la festa?- mi chiese una voce maschile dietro di me. Mi voltai e vidi Ryan e Kyle dietro di me con le rose bianche. Io sorrisi e mi voltai.
-Da cosa lo avete capito?- domandai a mia volta.
-Utau non sa creare combinazioni efficienti come le rose bianche e le tovaglie blu- rispose Kyle ridendo.
-Ho solo pensato a un cielo blu con la neve, a proposito se potete a ogni tavolo spargete un po’ di petali bianchi sulle tovaglie, così renderete il tavolo più ricco di particolari- affermai indicando i tavoli già pronti.
-Senti Amu, tu con chi vieni al ballo?- mi chiese di punto in bianco Kyle.
-Io non ho un accompagnatore, verrò da sola o mi farò accompagnare da mio fratello- risposi gentilmente.
-Capisco, ma Ikuto con chi viene?- chiese Kyle.
-Non ne ho idea, a proposito non lo vedo qui, dov’è finito?- domandò a sua volta Ryan.
Io uscii dal salone e mi misi a cercarlo per la scuola, lo trovai con una ragazza bionda molto carina. Cercai di chiamarlo ma venni fermata da una cosa che avevo visto. Ikuto pose le sue labbra su quelle della ragazza e la baciò. Mi nascosi dietro al muro del corridoio e mi misi una mano sulla bocca e, sicuramente, divenni tutta rossa. Non so perché ma sentivo le pupille che iniziavano a pizzicarmi come quando ci si mette il collirio. Corsi via da lì e mi rifugiai in uno dei bagni delle ragazze, mi accasciai per terra e iniziai a respirare molto profondamente. Sentii delle voci femminili e così sbirciai dalla serratura della porta del bagno chi era. La ragazza bionda che era prima con Ikuto più altre due ragazze dai capelli scuri.
Ape regina e ancelle della scuola? E io che pensavo che fossero Joanne e Britney le reginette della scuola…
-Sono così felice per te Lisa- disse una.
-Già, Ikuto è proprio un bel ragazzo- esclamò l’altra.
-Ma Lisa, hai visto la nuova ragazza, quella che viene dall’Inghilterra?- chiese una.
-Sì, l’ho vista. È nella stessa classe di Ikuto, e sembra che gli stia simpatica- rispose la bionda al centro.
-Sicuramente Ikuto starà giocando un po’ con lei, lo sai che lo fa con tutte, ma alla fine ama solo te- la rassicurò una delle due. Mi allontanai dalla serratura e mi fermai a pensare.
Ikuto sta veramente giocando con me? Anche dopo quello che è successo? O è solo una bugia?
Quando quelle tre se ne andarono dal bagno, io uscii con gli occhi rossi e le guance rigate dalle lacrime. Corsi per i corridoi della scuola senza una meta precisa, ero confusa, demoralizzata, avevo il cuore che passava dal battere forte al perdere battiti. Decisi di ritornare a casa, sul marciapiede piede che costeggiava la scuola, vidi la ragazza bionda che era con Ikuto, Lisa.
-Scusami, tu sei Amu?- mi chiese.
-Sì, e tu chi sei?- risposi con calma
Non sono proprio sicura che sia stata una buona idea ad essermi fermata…non promette niente di buono
-Io sono Lisa Agashi, e sono la ragazza di Ikuto- rispose.
Chissà perché ho sempre ragione quando c’è certa gente in giro…
-Ah, sono lieta di conoscerti Lisa- risposi sorridendo.
-Il piacere è tutto mio- rispose lei cortesemente, -il motivo per cui ti ho fermata è molto semplice: devi stare lontana da Ikuto- affermò sicura.
Ecco che ha tirato fuori le unghie.
-Ikuto gioca molto spesso con le novelline, e tu sarai solo una delle tante. Lascia che ti dia un consiglio: più lontana stai da Ikuto meglio è- concluse.
-Sai, l’arroganza delle persone deboli è senza confine, se io non stessi lontana da Ikuto?- risposi per le rime.
-Preparati a perdere e ricordati che un incidente può capitare a chiunque- quando sentii quelle parole mi venne subito in mente il messaggio anonimo che avevo ricevuto.
-Vedo che la tua cattiveria è un po’ troppo estesa- dissi io, -ci si vede Lisa- conclusi sorpassandola.
Arrivata a casa mi feci una doccia e mi cambiai per il ballo. Non sapevo se dire a qualcuno quello che era successo. Soppressi i miei pensieri su Lisa e uscii di casa indossando il mio vestito blu.
Arrivai circa alle otto a scuola tutta la sala era stracolma di ragazzi e ragazze molto eleganti. Salutai Utau, Kaito, Maria e gli Youki. Quando poi vidi Joanne e Britney avvicinarsi a me con aria preoccupata mi preoccupai anche io.
-Amu stai bene?- mi domandò Joanne.
-Sì, perché?- domandai.
-Ti abbiamo vista parlare con Lisa e ci siamo preoccupate, dicci cosa ti ha detto- affermò Britney sottovoce. Raccontai per filo e per segno quello che mi era successo, non sembravano sorprese delle minacce che avevo ricevuto.
-Stai bene attenta a quello che ti stiamo per dire: Lisa non scherza mai con le minacce, ricorda. Cerca, per sta sera, di stare in luoghi affollati oppure vicino ai cantanti. Non stare mai da sola, mai- mi dissero. Okay, iniziavo ad avere paura. Mi sedetti al tavolo con Utau e gli altri e iniziammo a parlare del più e del meno. In seguito vidi che nel mio tovagliolo era stato nascosto un fogliettino indirizzato a me.
Vieni su balcone che conduce al giardino.
Ti devo parlare
Ikuto

Turbata mi alzai dal tavolo e lentamente mi diressi verso il balcone indicato dal biglietto. Mi fermai alla ringhiera fatta di roccia tutta innevata, affianco a me c’era una scalinata che portava al giardino della scuola. Nevicava in un modo spaventoso. Aspettai lì per qualche minuto poi ricevetti un messaggio. Mentre aprivo il messaggio qualcosa di pesante mi cadde sul capo. Barcollai un po’ e caddi giù per le scale e svenni.
POV. Esterno
Joanne e Britney non videro più Amu seduta al loro tavolo, così raggiunsero Utau e Maria che stavano chiaccherando.
-Avete visto Amu?- domandarono in coro. Sbalordite per la domanda, Utau e Maria risposero di no. Così Joanne raccontò tutto quello che era successo ad Amu. Spaventate per il racconto chiamarono Ryan, Kevin, Kyle, Shane e Kaito per aiutarle con le ricerche di Amu che sembrava sparita. Mentre Utau cercava la rosa, s’imbatté in Ikuto.
-Hai idea dov’è Amu?- domandò agitata.
-No perché?- chiese lui.
-Potrebbe essere in serio pericolo- rispose Utau. Arrivò Shane e mostrò il biglietto che era indirizzato ad Amu da parte di Ikuto.
-Ma non l’ho scritto io questo biglietto- esclamò Ikuto. Tutti si catapultarono sul balcone descritto nel biglietto ma di Amu non c’era nessuna traccia. Erano tutti nel panico. Ikuto intravide qualcosa di rosso sulla neve, si avvicinò, vide diversi frammenti di vetro e ne raccolse uno ricoperto in parte di sangue fresco. Alzò lo sguardo e vide una grande macchia rossa alla fine delle scale. Accendendo i propri cellulari i ragazzi crearono abbastanza luce per poter vedere meglio. Ikuto scese le scale e poi trovo Amu priva di sensi, con varie ferite alle gambe e una grande alla testa.
-AMU!-

 

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