emily

di Emily_19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** questa sono io ***
Capitolo 2: *** Litigio.. ***
Capitolo 3: *** Nuovo incontro ***



Capitolo 1
*** questa sono io ***


Questa sono io.
 
_Emily, svegliati!
Apro gli occhi, ancora mezza addormentata e stordita dalla voce di mia madre. La prima cosa che vedo è il poster della mia saga preferita attaccato sul retro della porta chiusa  della mia stanza. Mi stiracchio nel letto, stracolmo di cuscini, dei quali almeno metà era finita per terra, quindi mi alzo.
Oggi non è un giorno particolare, anzi è un normalissimo, noioso giorno di scuola come un altro. Oggi però impiego un sacco di tempo per trovare i vestiti giusti ( cosa strana dato che sono una che a queste cose pensa poco). Alla fine opto per i miei soliti jeans, la mia calda felpa preferita e delle scarpe da ginnastica. Quando scendo in cucina vedo mia mamma sfrecciare da una stanza all’altra come una matta, ma non chiedo nulla, non lo faccio da quando lei e mio padre hanno divorziato. Mio padre se n’è andato via di casa circa due anni fa. Infondo è stato un bene, nonostante prima mia sorella ci fosse rimasta male; prima era un continuo litigare, almeno ora in casa c’è pace e tranquillità, cosa che ho cercato per tanto tempo.
_Cathy? Dove sono i miei biscotti?!_ urlo a mia sorella, che è quasi sicuramente in bagno a pettinarsi e a “farsi bella”.
_Sono nella credenza in basso!_ mi risponde dal bagno al piano di sopra.
La nostra casa è grande, fin troppo per tre persone, è a due piani: di sotto ci sono la cucina collegata alla sala da pranzo e al salotto, un bagno, che di solito uso io perché e più piccolo e poco accessoriato per le esigenze di mia madre e Cathy, e una camera per gli ospiti. Di sopra invece ci sono la mia camera, la camera di mia sorella, quella di mia madre e un bagno più grande.
Dopo un po’ trovo i biscotti, mangio velocemente e mi lavo i denti. Mi guardo allo specchio e mi pettino i capelli castani, spruzzo un po’ del mio profumo preferito ed esco urlando distrattamente un “ciao” .
Come sempre sono in ritardo, e riesco a salire sul mio autobus appena in tempo. Trovo stranamente un posto e mi siedo, prendo le cuffie ed entro nel mio mondo, fatto di note e pigre parole…
A un certo punto vengo “svegliata” da una vibrazione che dalle mie mani si allunga per tutte le braccia: è il cellulare.
È un messaggio da Rosie, una tra le mie migliori amiche.
< Ehi !sei sveglia? >
Il mio viso si apre in un sorriso. Rosie è mia amica da quando insieme andiamo alla Gregory High School. È molto carina e piace tanto ai ragazzi per il suo essere “eterna bambina” e per la sua simpatia.
<Ehi! Sono sveglia per modo di dire ahahaha!!! Ero immersa nel mio mondo e tu mia hai svegliata….  ahaha!!!> le rispondo.
A lei so che posso dire tutto, ma non solo lei: dopo la separazione dei miei genitori, mi sono creata la mia seconda famiglia: i miei meravigliosi amici!
Ci sono: Rosie, Leslie, che quando diventa troppo dolce aggiunge un “idiota” alla fine della frase per far vedere che non è mai troppo zuccherosa, e Sue, con la quale mi diverto tantissimo e ci insultiamo a vicenda in modo scherzoso e che alcune volte capisce il mio stato d’animo senza che io debba parlare.
Quindi ci sono Simon, il ragazzo più bello che abbia mai conosciuto nella mia vita (sono innamorata di lui da due anni…) e Josh, un simpatico cervellone, che studia quello che vuole lui e sa essere molto confortante quando ne hai bisogno.
Ecco.. loro sono la mia vera famiglia, unita, che so non mi lascerà mai.
Noto al volo che sono arrivata davanti alla mia fermata. Riesco per poco a scendere dall’autobus, prima che riparta per il suo viaggio monotono. Vedo subito davanti all’entrata della scuola Leslie, Simon e Sue. Appena mi notano mi salutano, mentre Leslie mi fa la linguaccia, poco prima di esplodere in una fragorosa risata. Rido, e mi avvio verso di loro.
Il cielo è chiaro sopra di me, il sole sta appena nascendo oltre le mura della scuola. Le foglie colorate scricchiolano sotto le mie scarpe, attorno a me gli alberi del viale sono spogli. Si sente un intenso profumo di erba tagliata e pioggia (nonostante il cielo fosse terso).
Nuovo giorno, nuova avventura.
Raggiungo i miei amici, e vengo accolta dai loro sorrisi
 
...To be continued...



P.S. Ciao a tutti sono Emily_19 aspetto vostri commenti e soprattutto accetto critiche ;) spero però che la mia storia possa piacervi




 

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Capitolo 2
*** Litigio.. ***


CAPITOLO 1_ Litigio..

_L’opera “La divina commedia” di Dante Alighieri è divisa in tre blocchi: Inferno, Purgatorio e Paradiso…
Letteratura italiana. Affascinante. Ma oggi la mia testa sta pensando a tutt’altro. Penso che per la prima volta dopo mesi sono veramente felice, spensierata.
I miei occhi si spostano su una delle finestre della mia classe. È autunno e fuori si vedono gli alberi del cortile con le foglie ormai gialle, oggi c’è un po’ di venticello e le foglie cadute volano. Il cielo è azzurro con qualche soffice nuvola bianca che viene spostata dalla brezza leggera. Immagino di volare su una nuvola... quando vengo riportata alla realtà dal suono della campanella.
Spaventata sobbalzo leggermente e ancora un po’ intontita infilo i libri nello zaino ed esco dall’aula.
Fuori ad aspettarmi ci sono Sue e Rosie.
_Tutto ok?_ chiede Sue.
_Si perché?
_Ti abbiamo vista strana a lezione…_ aggiunge Rosie
_Oh nulla…solo avevo la testa da un’altra parte…
Così piano piano ci dirigiamo verso i nostri armadietti per prendere i libri per la nostra prossima lezione, ci salutiamo e ci dividiamo.
Dopo una lunga mattinata finalmente è arrivata l’ora del pranzo, il mio momento preferito perché era lì che io e  i miei amici siamo tutti insieme e io riuscivo a parlare un po’ con Simon.
Io e Simon siamo grandi amici, ci siamo conosciuti l’anno scorso quando il prof di biologia ci ha messi insieme per fare un compito. È l’unica lezione che faccio con lui e questo mi dispiace, ma è meglio che niente.
Arrivo in mensa con Rosie e Josh, prendiamo da mangiare e ci andiamo a sedere al solito tavolo dove c’erano già Sue e Leslie.
_Ehi!_ ci salutano.
Ci sediamo e poco tempo dopo arriva Peeta con un vassoio stracolmo di cibo e tutti lo iniziano a prendere in giro chiamandolo “botte” o “sei un pozzo senza fondo!”.  Io mi limito a salutarlo sorridendogli e iniziamo a chiacchierare.
La cosa bella è che con lui posso parlare di tutto,  mi ascolta e da consigli a riguardo. Sono felice del rapporto che abbiamo, senza la sua amicizia mi sentirei senza una parte di me. Di aspetto non è così bello, non è neanche molto alto, però ha quel non-so-che che mi ha attirata da subito. Inoltre è un ragazzo solare e socievole anche se  alcune volte un po’ superficiale. Ma il problema più grande è che è attualmente impegnato. La cosa mi fa stare un po’ male ma penso che se gli dicessi tutto anche quel poco che ho lo perderei e allora mi sentirei davvero persa.
Dopo mangiato mi aspetta una lunga lezione di trigonometria con Rosie e Josh, il quale è un genio in tutto ciò che ha numeri o formule chimiche. Vengo interrogata e fortunatamente il giorno prima avevo studiato con lui quindi ero preparata, quando ho bisogno Josh c’è sempre e poi fare queste cose lo diverte.
Questa giornata è stata lunghissima e quando arrivo a casa mi butto sul letto e stranamente mi addormento di colpo.
Quando mi sveglio è ormai buio, scendo di sotto e trovo mia sorella alla televisione a vedere una di quelle sciocche telenovela per ragazzine, mia mamma invece è in cucina a preparare un dolce.
Entro in cucina, prendo un bicchiere e ci verso del succo alla pesca.
_Come va la scuola?_ chiede mia madre.
_Bene…_ rispondo un po’ stupita, io e mia mamma non abbiamo più un buon rapporto da quando papà se ne è andato, non che prima fosse meglio.
_È tanto che non mi racconti qualcosa…_
Oddio. Ma è la stessa donna che si trucca come un ragazzina per andare al lavorare o è il suo alterego responsabile? Non sono abituata a dire quello che mi succede a mia madre, perché quando siamo costrette a stare insieme c’è Cathy che crea degli argomenti con cui conversare per quella mezz’ora che è la cena.
_Mah… non succede granché…  la scuola è noiosa e monotona come sempre e i miei amici sono sempre i soliti…_ mi sforzo di farle qualche domanda per non farle capire che non ho voglia di parlare con lei_ Tu niente di nuovo? Il lavoro com’è?
_Va bene… Lavorare mi piace perché mi fa sentire utile.
_Bene, vado a finire di…studiare
Torno di sopra e prendo il cellulare. Scrivo a Rosie.
"Non sai cosa è appena successo…"
"Cosa?! Spero nulla di grave…"
"Ma che grave! Io e mia madre abbiamo avuto una conversazione. Da sole."
"Che bello!! Sei felice?"
"A dire la verità non lo so… non c’ero più abituata… "
"Beh devi capire se a te interessa riavere un minimo di rapporto con tua madre o vuoi continuare a vedere le cose “negative” che fa."
"Stai dicendo che sono troppo critica?"
"No ,no. Solo che forse devi cercare di metterti nei suoi panni, non voglio darle ragione anche perché io non so cosa faccia, però forse il suo comportamento ha un motivo."
"E quale? Una quarantacinquenne che si sente come una quindicenne! E ha due figlie! "
"Pensaci bene prima di dire tutte queste cose… magari un po’ hai ragione… ma forse non così tanto come credi. Pensaci."
E non le rispondo più. E non ci penso. Perché non voglio pensarci.
 Accendo il computer e inizio a chattare con Simon, non gli parlo di mia madre, anche se so che lui mi darebbe più ragione di Rosie, ma non voglio pensarci per un po’. Mi racconta di come va con la sua ragazza, una certa Emma, e che tra poco sarà un mese che stanno insieme. Un mese. Trenta giorni. Penso sempre di più che il mio amore con lui sia sempre più impossibile.
Ultimamente è strano, mi parla di meno e sempre della sua ragazza, tanto che oggi mi arrabbio e gli dico che al mondo succede altro, che ci sono altre cose di cui parlare che sempre di lui e Emma. A quel punto si arrabbia anche lui e mi dice che se a me non importa sapere che è felice, allora non sono veramente sua amica. Dopo aver letto questo arrivo al culmine della mia ira e gli dico che a furia di parlare sempre di lui e la sua meravigliosa ragazza non sa più nemmeno come sto perché per lui tutto il mondo gira intorno a loro, e basta.
Spengo il computer dopo aver cancellato le chat, e tutte le foto che avevo di lui (in realtà ce le ho salvate anche in una chiavetta USB ma da lì non ho il coraggio di cancellarle).
Mi butto sul letto e scoppio a piangere, non piangevo da un sacco di tempo, non ho pianto nemmeno quando avevo capito che i miei volevano divorziare. Sono letteralmente disperata.
L’ho perso. Per sempre. Me lo sento…
Tanto lui non ha bisogno di me, ha la sua Emma, la sua migliore amica (che ovviamente non sono io), i suoi amici, tanti amici.
Non ha bisogno di me, di una stupida ragazza insignificante, che si lamenta sempre perché è sola e perché si innamora delle persone sbagliate, sempre.                                  
L’ho perso. Ormai è un dato di fatto. Non lo riavrò mai più.
Ma io non gli chiederò mai scusa, mai; è colpa sua e del suo egocentrismo se abbiamo litigato.
Dovrò dimenticarlo e non sarà facile, per niente, sono la sua compagna di biologia! Ora è una fortuna che abbiamo solo una lezione in comune, così lo vedrò il meno possibile.
Ce la posso fare, ce la devo fare… Ma che dico! Non ce la farò perché lo amo ed è difficile forzarsi a non amare più una persona soprattutto se la vedi tutti i giorni.
Quando mia sorella mi chiama per scendere a cena dico che non ho fame e mi lascia stare.
Più tardi, però, sento bussare alla porta, chiedo chi è ma non risponde nessuno, poco dopo sento la voce di mia sorella dire:
_Cosa è successo?
_Niente…_ non riesco a nascondere un granché la mia voce ancora tremolante dal pianto, e Cathy se ne accorge, è più sveglia di quanto uno pensi.
_Ah davvero? E tu piangi per “niente”? Come si chiama veramente? E non dire che non è per colpa di un ragazzo che stai così perché non ci credo e sappi che non me ne andrò di qui finché non me lo avrai detto.
Wow. Oggi è proprio un giorno particolare… Prima mia mamma ora mia sorella, ma con lei è diverso perché il nostro rapporto non si è mai interrotto, è semplicemente cambiato.
Sono talmente giù ed ho talmente bisogno di sfogarmi che racconto tutto a Cathy, che mi ascolta con pazienza e mi consola quando scoppio in lacrime per la seconda volta.
_Non fare così. Peeta è così stupido che non ha ancora capito quanto tu sei tanto bella sia dentro che fuori. Vedrai che troverai qualcuno che saprà vedere il meglio di te e ti amerà anche per i tuoi difetti. Dovresti iniziare a fidarti di più di me e parlarmi più spesso.
Si alza e prende dalla mia scrivania qualcosa che deve aver appoggiato quando è entrata. Non avevo notato nulla a causa del buio nella mia camera, infatti c’è solo una piccola lampada accesa che emana un po’ di luce. Torna da me con un piatto con dentro un panino tonno, pomodoro e maionese, come piace a me, e un bicchiere d’acqua.
_Grazie_ dico mentre me li porge.
Mangio e intanto iniziamo a parlare della sua scuola, lei fa la terza media e quest’anno avrà l’esame. È un po’ preoccupata ma io la rassicuro dicendo che non è difficile come i professori fanno credere, anzi.
Era da tanto tempo che non mi sentivo così felice di parlare con Cathy, forse perché l’ho sempre vista come una bambina senza accorgermi che era cresciuta.
Una cosa che invidio di mia sorella sono i suoi splendidi occhi azzurri, li ha presi da mio padre, io invece sono la copia di mia madre da giovane, tranne per il carattere ovviamente. Forse è per questo che la detesto, perché sono cosi simile a lei e forse ho paura che un domani possa comportarmi come fa lei ora. Ma questo non accadrà, spero.
Dopo un po’ mia sorella riceve una telefonata da una sua amica, prima di andarsene mi abbraccia e mi da un bacio, forse c’è ancora un po’ di “bambina” in lei.
Sorrido mentre la guardo andarsene dalla mia stanza, poi mi alzo vado in bagno a lavarmi la faccia per cancellare i segni del pianto. Piano piano scendo giù per portare in cucina il piatto e il bicchiere facendo attenzione a non farmi vedere né sentire da mia madre, chiederebbe spiegazioni che non voglio darle sulla mia assenza a cena.
Risalgo in camera, leggo un po’ e quando sento le palpebre farsi pesanti, spengo la luce e dormo.
Durante la notte faccio sogni confusi che mi fanno svegliare circa tre volte.
 

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Capitolo 3
*** Nuovo incontro ***


CAPITOLO 2_Un nuovo incontro

_Biiiiiip!!!
Sobbalzo e mi affretto a spegnere la sveglia. È già mattina, sono ancora frastornata dalla notte agitata che ho passato.
 Oggi il preside farà un annuncio a tutti quelli del mio anno, spero sia per la gita dell’ultimo anno che ci aspetta. Dato che frequento una scuola a indirizzo linguistico e studio spagnolo e italiano, la gita sarà o in Italia o in Spagna.
Questa gita la aspettiamo dalla prima, ora dopo cinque anni di studio ce la caviamo davvero bene con l’italiano e lo spagnolo. Io preferisco l’italiano perché amo l’Italia, anche Simon la ama.
Simon.
Mi si apre come una voragine nel petto e penso alla lite di ieri, io non riuscirò mai a scusarmi, perché sono stufa di questa situazione…
Quando arrivo a scuola e trovo i miei amici vedo lo zaino di Peeta e allora vado dall’altra parte del gruppo per stargli più lontano possibile. Leslie mi vede abbattuta e chiede spiegazioni ma io non le dico nulla, non riesco a parlarne ancora. Per fortuna suona la campana. Tutti noi dell’ultimo anno andiamo nell’aula conferenze e prendiamo posto a sedere. C’è molto brusio ma quando arriva il preside Crown tutti si zittiscono.
Il nostro preside è molto stimato dagli alunni perché sa aiutare chiunque abbia un problema ma pretende rispetto e serietà nei confronti suoi, della scuola e degli insegnati.
_Benvenuti ragazzi, come ogni anno a voi studenti dell’ultimo anno viene data la possibilità, dopo cinque anni di studio, di prendervi una settimana di vacanza e andare a visitare uno dei paesi di cui avete studiato la lingua, gli usi, i costumi e la storia. Quest’anno la meta sarà l’Italia. Avrete la possibilità di andare a vedere Roma e un’atra città che deciderete voi alunni. Ora vi daremo dei fogli e avrete la possibilità di scegliere in quale altra città tra Milano, Torino e Firenze vorrete andare. La città più votata si aggiudicherà il posto di seconda meta.
Mentre parlava gli insegnanti hanno cominciato a consegnare i fogli agli alunni. Io non so proprio cosa scegliere. Sono già felicissima che abbiano scelto l’Italia come meta. Sto discutendo con Josh e Rosie sulla città da scegliere, quando noto che un ritardatario è entrato nella sala conferenze. Va dal preside a scusarsi e a presentare la giustificazione del suo ritardo quando mi ricordo che all’inizio dell’anno il preside lo aveva presentato a noi del quinto anno con il nome di Jacob Flinn, nuovo alunno proveniente dal Texas. Pare si sia trasferito qui con sua nonna dopo la morte dei genitori, la nonna ha pensato che allontanarlo dalla sua vecchia vita gli avrebbe fatto pensare di meno alla morte dei suoi. Povero, penso che nonostante tutto non riuscirei mai a stare senza mia madre e mio padre, anche se hanno un sacco di difetti e sono separati.
A un certo punto mi sento scuotere.
_Emily? Pianeta Terra chiama Emily!_ È Josh… il solito, mi giro e lo guardo con aria interrogativa e lui mi dice che mi ero incantata mentre lui e Rosie stavano valutando quale città era meglio scegliere.  
_Scusate non me ne sono accorta. Ero assorta nei miei pensieri…
_Ce ne siamo accorti_ dice Josh un po’ scocciato, detesta non essere ascoltato_ Noi pensavamo di scegliere Firenze… tu?
_Mmm… non ci ho pensato granché, ma credo che Firenze sia la più bella tra le tre.
Poco dopo il preside ci invita a scrivere sul foglietto il nome della città che avevamo scelto, così io, Josh e Rosie scriviamo “Firenze” e lo consegniamo.
Il preside e i professori che erano presenti nella sala iniziano a fare il conteggio dei foglietti e dopo circa quindici minuti ci comunicano i risultati.
_Allora ragazzi, il 17% di voi ha scelto Milano, il 20% Torino e il rimanente 63%  ha preferito Firenze. Quindi, mi sembra ovvio dirlo, Firenze sarà la vostra seconda meta durante la gita di fine anno.
Non fa in tempo a finire di parlare che suona la campanella e tutti i ragazzi si alzano e si dirigono verso le proprie classi.
Mi avvicino al mio gruppo di amici ma non ascolto granché i loro discorsi perché non riesco a fare altro che pensare a quel ragazzo, Jacob. Mi stupisco molto di questo fatto perché ormai sono circa due mesi e mezzo che è qui con noi, io sapevo della sua esistenza ma non lo avevo mai notato più di tanto. Mi trascino dentro la mia aula di spagnolo: oggi mi aspetta un bel compito in classe al quale spero di andare bene perché dopo la lite con Peeta non sono riuscita più ad aprire un libro.
Fortunatamente tutto fila liscio, ma quando arriva l’ora di pranzo la paura mi sale: come sarà con Simon? Come mi dovrò comportare? La colpa è sua quindi se vuole fare pace deve essere lui a venire da me, non il contrario…
Con questa idea entro nella mensa e quando arrivo al tavolo vedo tutti che mi guardano strani, ci sono tutti tranne Simon.
_Ci devi una spiegazione_ inizia Rosie.
Li guardo con aria interrogativa e Josh mi spiega che Peeta era già arrivato ma non si è venuto a sedere con noi. Cosi Leslie l’ha chiamato ma lui ha detto che in quel tavolo non ci avrebbe messo più piede, lei ha chiesto più spiegazioni e lui ha risposto “ chiedete ad Emily” ha girato i tacchi e se n’è andato.
_Quindi, cosa è successo tra voi?_ conclude Leslie.
Mi sento così in imbarazzo, sicuramente sono diventata rossa dalla vergogna, quindi la mia voce sarà tremante, ogni bugia sarebbe scoperta. Così mi rassegno e racconto tutta la verità, ogni particolare, persino il mio pianto… e invece di essere tratta male dopo aver sentito tutta la storia i miei amici mi circondano in abbraccio confortante che mi fa salire le lacrime agli occhi.
_No! Dov’è finita la nostra Emily! Quella dura che se ne frega di tutto? Quella che tira su di morale gli altri quando sono tristi? _ esordisce Josh.
A quel punto inizio a piangere e ridere allo stesso tempo mi alzo mi avvicino a Josh e lo riabbraccio e gli dico:
_Anche i duri hanno dei momenti di defaiance! _ e gli schiocco un bacio sulla guancia.
Quando eravamo più piccoli i nostri amici pensavano che noi stessimo insieme quando invece a lui piaceva da matti una sua amica. Mi ricordo che ad una assemblea sembrava veramente che fossimo fidanzati perché a un certo punto era arrivata in ritardo una nostra amica, però nella nostra fila non c’erano più posti allora io, che ero tra Josh e Rosie, mi sono messa in mezzo per lasciare un posto, ma stavo scomodissima. A un certo punto Josh mi ha detto di mettermi sulle sue gambe, all’inizio ho esitato ma poi ho accettato la sua proposta perché stavo veramente male seduta lì in mezzo! Dopo un po’ hanno proiettato un film e io ero così stanca, non so neanche io come mi sono ritrovata accovacciata su di lui con la testa sulla sua spalla. È stato bello perché mi sentivo protetta da uno dei miei più cari amici a cui voglio un bene dell’anima, farei di tutto per lui… Il punto è che lì c’erano un sacco di persone e io non mi sono vergognata neanche un momento e sicuramente tutti, a partire da Leslie che era quella che pensava più degli altri che tra noi ci fosse qualcosa, avranno pensato che i loro sospetti erano veri. Mi sono anche addormentata per poco quando ero su di lui, un po’ per le luci spente, un po’ perché avevo sonno, e anche perché Josh mi accarezzava la schiena con la mano che mi avvolgeva. È stato un momento dolcissimo anche se noi siamo solo amici. Il giorno dopo varie persone ci hanno preso in giro ma avevano un po’ ragione perché esternamente poteva sembrare, ma solo io e lui sapevamo che non era così.
Contenta di non essere stata trattata male dai miei amici, la giornata sembra passare stranamente veloce.
***
Quando arrivo a casa mi ricordo che oggi sarò sola fino a tardo pomeriggio perché mia mamma ha una riunione di lavoro e mia sorella è da una sua amica.
Così vado in cucina e mi preparo un po’ di pasta al sugo, dopo mi stendo comodamente sul divano a vedere un po’ di televisione e a messaggiare; noto subito che Simon  è uscito dal gruppo che avevo fatto io con tutti i miei amici, deve odiarmi davvero tanto …
Non mi ricordo come ma, a un certo punto, mi sono ritrovata in una parte di salotto dove non andavo da tempo, la parte più in fondo dove, contro la parete, c’è il pianoforte, strumento che non suono da quando mio padre se n’è andato, cioè circa tre anni fa…
Era grazie a lui che amavo suonare e cantare, ora non suono né canto più perché questo mi fa tornare in mente ricordi di quando eravamo una famiglia unita.
Ad esempio mi ricordo una volta, avevo circa dieci anni, avevo appena cominciato a suonare e mio papà mi aveva insegnato una canzoncina con una piccola parte al pianoforte e io suonavo la parte semplice con la mano destra mentre lui faceva un accompagnamento meraviglioso; intanto cantavamo. Era bellissimo…
Poi qualche anno dopo sono iniziati i litigi, i problemi, Cathy che piangeva e io che dovevo consolarla.
Alla vista del pianoforte mi passano nella mente tutti questi ricordi in un solo momento.
“Chissà se mi ricordo come si suona…” penso e immediatamente mi siedo al piano, lo apro e inizio a cercare di ricordare come era la canzone di mio padre. Inizio a canticchiarla e poi provo anche a suonare. Sì, me la ricordo nonostante siano passati anni, nonostante abbia fatto di tutto per dimenticare quei momenti, nonostante abbia creduto che fosse meglio così.                                      Però non sono arrabbiata con me stessa, anzi,  forse sono felice che non abbia davvero cancellato tutti quei ricordi.
Come se tutto questo fosse stato un sogno, quando finisco di suonare mi alzo di scatto chiudo il piano e me ne scappo in camera.
Dopo aver passato circa un ora a sentire la musica a palla nelle cuffie, decido che forse è meglio che faccia un po’ di compiti così mi metto a tradurre un testo di italiano e leggo un capitolo di un libro di poesie in spagnolo che ci ha dato la prof.
Dopo circa due ore sento mia mamma e mia sorella rientrare a casa e urlo loro:
_Ciao!
Come risposta sento la porta che si apre e Cathy che entra e si blocca un momento sulla soglia.
_Che c’è?_ domando.
_Era da tanto che non ti vedevo così.
_Così come?
_A studiare.
Ha ragione quest’anno ho fatto davvero ben poco, non studiavo mai più di due orette scarse ed ero sempre sul letto con il computer, il telefono o qualcos’altro affianco che mi distraeva. A scuola poi risultati si vedevano: voti mediocri in materie in cui eccellevo, eventuali insufficienze che gli altri anni non prendevo. Oggi invece sono a studiare sulla scrivania con il computer sul letto spento e il cellulare in carica sul comodino. Mi sorprende vedere che mia sorella è stata così attenta in questi tempi da notare il mio calo di studio.
_Oggi mi è presa così_ dico sorridendo _Vieni qui e raccontami cosa hai fatto oggi.
Lei si avvicina e si mette sul letto e mi racconta che oggi è stata interrogata di inglese e ha preso nove, nella verifica di francese ha preso nove e mezzo e nel pomeriggio era andata dalla sua amica Christine con la quale aveva studiato.
_Cathy a che scuola andrai l’anno prossimo?_ sembrerà strano che io non sappia che scuola sceglierà mia sorella dato che ci vivo insieme ma è così.
_ Pensavo di venire nella tua scuola, sai sono brava nelle lingue e mi piacerebbe impararne altre…
_ Mi sembra che tu sia molto brava e magari lo studio delle lingue farà parte del tuo futuro lavoro, al giorno di oggi la conoscenza delle lingue offre molte opportunità.
Che discorsi banali…
Sorrido a Cathy che se ne stava andando per studiare anche lei.
Il pomeriggio passa lento tra un libro e l’altro, questa volta finisco tutti i compiti diligentemente e poi soddisfatta di me stessa, mi infilo le cuffiette nelle orecchie ed esco nel terrazzo di camera mia; inizia a fare un po’ freddo quindi prima di uscire mi metto un bel maglione caldo e avvolgente.
Quella sera vado a letto presto sopraffatta dal sonno.
 

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