Vita complicata

di Wise girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Conosco la mia nuova famiglia ***
Capitolo 4: *** Continuo a conoscere nuove persone ***
Capitolo 5: *** Che sta succedendo? ***
Capitolo 6: *** Chi è quell'uomo? ***
Capitolo 7: *** Scopro la verità ***
Capitolo 8: *** un vuoto dentro ***
Capitolo 9: *** Medhattan Immediate Care ***
Capitolo 10: *** In partenza per... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Okay allora innanzi tutto ciao.

Questa storia potrebbe presentarsi come una noia e forse lo sarà, ma se vi ho incuriositi almeno un po’ lasciatemi una recensione anche dicendo solo “ No guarda che non è proprio il tuo campo”.


Prologo



Mi presento: mi chiamo Emily Ansom, vivo a San Francisco, ho 15 anni e sono figlia di Sean Ansom e Annabeh Chase, non sono altissima e non riesco ad accettarlo, mi consola il fatto che ho ereditato i capelli biondi di mia madre anche se gli occhi no, perché i miei sono marroni scuro e quelli di mamma di un grigio intenso.


Che altro dire... Ah si, i miei sono "divorziati" anche se non credo che sia il termine adatto, non ho mai conosciuto mio padre, ha lasciato la mamma non appena ha saputo che era incinta, a 18 anni.


Eh si, si fa presto a rimanere incinta: una sbronza, sesso senza le precauzioni adeguate e il gioco è bello che fatto! Perché è questo che sono io, uno sbaglio, non dovevo nemmeno nascere, ma andiamo avanti.


Sono cresciuta con mia madre, aiutata da un suo vecchio amico Grover Underwood, un ragazzo sudamericano con i capelli marroni e ricci, che porta una simpatica barbetta affusolata sul mento.


Solo all'età di 13 anni ho scoperto che Grover non era il mio padre biologico, ma neanche il fidanzato di mamma, in primo luogo per il mio cognome e secondo perché mi pareva strano non vederli mai fare le coccole.


Mi ricordo ancora il giorno in cui ho scoperto questo fatto: ero appena rientrata dalla scuola non troppo triste per il mio 7 preso in grammatica.


"Emily dobbiamo parlare..." disse mia mamma con voce triste.


"Cosa c'è?" domandai un po’ allarmata vedendola seduta sul divano con Grover ( che allora credevo papà ) a fianco.


"Dai siediti" aggiunse Grover indicandomi con un gesto una sedia vicino al divano. Io la presi e dopo averla posizionata davanti al divano mi sedetti.


"Ho fatto qualcosa di male?" ridomandai.


"No tesoro è che...tu insomma...sai come nascono i bambini?" Riuscì a chiedermi.


"Beh...si" risposi leggermente in imbarazzo.


"Bene okay ecco... Sai che per fare un bambino ci vuole sia un uomo che una donna e prima che.."


"Mamma arriva al punto per favore!" La pregai.


"Grover non è tuo padre" affermò.


Rimanemmo tutti zitti fino a qualche secondo dopo, quando io mi alzai e corsi in camera.


Eh si, non proprio uno dei miei ricordi migliori, per uno davvero bello dovrete aspettare qualche mese della mia vita.


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Capitolo 2
*** Incontro ***


Incontro

Incontro


La campanella suonò segnalando la fine della lezione e l'inizio dell'intervallo: tutta i miei compagni corsero verso la porta spintonandosi per essere i primi ad uscire e arrivare primi alle macchinette per avere la scelta migliore, io però non mi mossi.


Rimasi seduta a pensare a quello che mi aveva detto mia madre tre sere fa.


"Sai dovresti mangiare qualcosa" disse una voce sedendosi accanto a me, mettendomi davanti agli occhi un muffin.


Jerry, uno dei miei più cari amici dalla quinta elementare: è alto, i capelli neri mossi e gli occhi color nocciola.


"Emily mi vuoi dire cosa c'è? È da ormai tre giorni che sei cosi!" Mi domandò stufo di questo mio comportamento, vedendo che rifiutavo il muffin.


Di solito non amavo quando gli altri si preoccupavano per me, ma quando lo faceva Jerry mi dava una sensazione strana … poi non potevo non dirgli niente.


"Non so come dirlo, mia madre a conosciuto un uomo e si è innamorata" mi fermai un attimo.


"Ma Emily è una notizia fantastica! Voglio dire tua madre ricomincia ad amare un uomo..."


"Partiamo domani per New York!" Annunciai zittendolo, “lui abita là” aggiunsi.


Rimanemmo entrambi zitti fino al suono della fine dell'intervallo, ci aspettavano due ore di geografia.


Alla fine delle due ore di lezione, che parvero interminabili, tutti uscirono felici di trovarsi liberi all’area aperta.


Nell'atrio mi ritrovai come al solito con il mio gruppetto d'amici: Shannen, Bryan, Jerry e Lucy, a parlare in attesa che Grover venisse a prendermi.


Di solito si parlava del più e del meno o di quanto fossero pesanti le lezioni, ma quel giorno attendevano tutti delle informazioni sulla mia partenza.


"Emily, allora è vero? Parti?" Mi chiese triste Shannen.


"A quanto pare si. Mia madre a già sistemato tutto con la scuola, parto domani mattina presto", confessai a malincuore.


"La scuola senza di te non sarà più la stessa. Lo sai, vero?" confermò Lucy con gli occhi rossi.


Lucy era l’unica che conosceva il mio passato, a parte Jerry, ma a differenza di lui, lei capiva perché non ero quasi mai allegra e mi sosteneva in ogni momento. Ha i capelli marroni che porta a caschetto e gli occhi chiari.


È molto sveglia per la sua età, l'unico difetto che ha è che si commuove un po’ troppo spesso.


"Lucy, così mi fai piangere, ci possiamo sempre vedere con Skype e sicuramente ci rivediamo, magari per le vacanze" la rassicurai io.

Lei mi abbracciò, l'abbraccio fu seguito da quelli di Shannen e Bryan.


Shannen e Bryan sono fratelli, anche se è difficile crederlo: lei ha i capelli rossicci e porta gli occhiali, Bryan invece è biondo, l'unica cosa che non li differenzia sono gli occhi verdi con accenni a un marrone chiaro.


Dopo l'abbraccio si avviarono per la strada che gli conduceva a casa. Rimanemmo soli io e Jerry.

"E così finisce qui? Voglio dire cioè te ne vai?" domandò lui, anche se sapeva benissimo la risposta.


Io mi limitai a accennare un lieve si con la testa.


"Mi mancherai...più di tutti" sussurrai soprattutto le ultime tre parole a bassa voce.

"Anche tu" mi rispose.


A quel punto i nostri corpi si avvicinarono a tal punto da sfiorarsi, esitammo un attimo e poi mi alzai sulle punte per dargli un bacio, in altri momenti sarei stata felicissima di baciare un ragazzo, ma quello era un bacio d'addio malinconico.


Ad un certo punto il clacson di un auto suonò "Grover, devo andare ciao" gli dissi staccandomi dal bacio e dirigendomi alla macchina.


Arrivati a casa Grover aveva preparato dei panini che mangiammo davanti alla televisione.


"Dové mamma?" Chiesi.


"Doveva finire delle cose al lavoro" rispose dando il primo morso ad un panino.


"Com’è... il ragazzo di mamma" chiesi esaminando il mio panino.


"Molto dolce, almeno quando l'ho visto mi è sem..." affermò.


Aspetta un attimo che vuol dire l’hai visto?!” lo interruppi, ma proprio in quel momento la porta si aprì.

"Sera" urlò Grover alzandosi dal divano.


"Ciao" disse mamma baciandogli la guancia, poi si rivolse a me "signorina, tu non mi saluti?!".


Io mi limitai ad un leggero cenno con la mano, lei sorrise. Non sorrideva da tempo ormai, poi mi diede un sonoro bacio sulla guancia e si mise a parlare con Grover.


La notte mi continuavo a rigirare nel letto, mi passavano per la mente un miliardo di cose: il bacio con Jerry, il discorso con Grover , l'abbandonare i miei amici, il fatto di dovermi rifarmi una vita una volta a New York ma soprattutto la felicità di mamma.


Decisi che era giusto così: anche se lasciavo i mie amici per convivere con un tizio che non conoscevo la mamma sarebbe tornata dopo tanto felice ed era questo l'importante.


Il giorno dopo alle sei mi alzai e mi preparai per il tragitto in macchina fino all'aeroporto.


Finita la colazione salimmo in macchina per arrivare pochi minuti dopo in aeroporto, scendemmo e ci dirigemmo al check-in, infine arrivammo davanti alla coda per il metal detector.


"Bene, a quanto pare qui le nostre strade si dividono" disse Grover col suo solito tono che trasmette allegria.


"Si" sospirò mia madre abbracciandolo.


Aspetta Emily ti ho preso un regalo”. Grover mi porse uno strano oggetto.


E’ un acchiappasogni, serve per intrappolare i bei sogni” mi spiegò.


Io lo abbracciai: "grazie…sarai sempre tu il mio primo papà" gli sussurrai, lui mi strinse ancora più forte.


Poi io seguii mia madre nella coda per il metaldetector, una volta saliti sull'aereo ci preparammo per il volo che non fu tanto male, se non teniamo conto del fatto che sedevo vicino a una famiglia felice.


Una volta atterrati nell'aeroporto di New York contai i minuti che ci mancavano per incontrare l'uomo che mi avrebbe sconvolto la vita, per quanto ancora si possa sconvolgere. Recuperammo le valige dal rullo trasportatore e ci incamminammo verso la sala degli arrivi.


"Ehi! tutto bene amore?" Mi chiese posandomi una mano sulla spalla.


Io non parlai.


"Tesoro lo so che è difficilissimo anche per me, credimi, ma vedrai come sarà facile tra qualche giorno" mi rassicurò.


"Non è mai stato facile" dissi tristemente.


"Lo so, ma vedi...tu sei una persona dolcissima che mette sempre le priorità degli altri al posto suo, sei fortissima! Ce la fai a fare questo sforzo in più, lo so che ti chiedo tanto ma vedrai che adesso le cose andranno meglio" mi chiese. Nella sua voce c’era approvazione, richiesta, compassione ma anche un po’ di felicità.


Io l’abbracciai forte e mi impegnai al massimo per dire un si abbastanza convincente.


Uscimmo dalla porta a vetri ed io notai subito un uomo più o meno della stessa età di mamma, e che uomo! (per un attimo desiderai di aver ereditato la capacita di scegliere gli uomini di mamma) era alto, muscoloso ma non troppo, con una chioma ribelle di capelli di un nero corvino e due bellissimi occhi verdi brillante.


Capì che era lui che ci stava aspettando perché mia madre affrettò il passo.


"Ciao!" proclamò il signore dando un lieve bacio sulle labbra di mamma.


"Ciao, ti presento mia figlia Emily" annunciò mia madre indicandomi.


Lui mi guardò rivolgendomi un sorriso io feci lo stesso, ma il mio si spense non appena vidi un ragazzo che si teneva al cappotto dell'uomo, aveva all'incirca 13 anni. Mi ricordava Jerry tranne per gli occhi, color verde pistacchio, anche lui aveva il mio stesso identico umore.


"Ah si e lui è Luke, mio figlio" chiarì l’uomo.


"Ma che maleducato che sono! Tua madre mi conosce bene, ma tu no, sono Percy Jackson" disse porgendomi una mano.


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Capitolo 3
*** Conosco la mia nuova famiglia ***


Conosco la mia nuova famiglia

A partire da questo capitolo alternerò alcune volte nella storia il punto di vista di Emily con quello di Annabeth.


Conosco la mia nuova famiglia


Percy ha un figlio? Magnifico! Ed è anche lui frutto di una notte non voluta sotto le lenzuola o cosa? Pensai tra me e me, mentre ci incamminammo fuori fino ad arrivare davanti a una Mazda CX7 nera che identificai essere di Percy. Caricammo i bagagli e partimmo.


"Allora, dove stiamo andiamo Percy?" Domandò mia madre, risparmiandosi parole tipo: amore, tesoro o cose del genere, che io ma neanche Luke penso avrebbe retto.

"Da mia madre, voglio farle conoscere la mia nuova famiglia" rispose lui.


Io a quella parola che avevo sentito poche volte nella vita mi sentii un po’ meno da schifo e decisi di rompere il silenzio.


"Allora...ti piace …. ascoltare la musica?" che domanda stupida Emily mi disse una voce nella testa.


"Quella Rock" si limitò a rispondere.


"Che materia ti piace a scuola?, Di che segno zodiacale sei?" ma riesci a fare le domande seguendo un filo conduttore o no? Mi rimproverò la voce.


"Mi piace matematica e arte e sono leone" specificò.


Per fortuna la macchina si fermò e scendemmo, fermando quella conversazione che non aveva né capo né coda. Arrivammo nel condomino della mamma di Percy.


Appena la porta dell'appartamento si aprì venni avvolta da una sensazione piacevole. Venimmo accolti da una signora quasi sulla cinquantina. "Tesoro! Venite! Entrate pure" disse la signora.


Non ci facemmo pregare ed entrammo: subito un cane tutto nero ci venne incontro abbaiando. "Lei è O’Leary" spiegò la signora "…e lui e Paul" confermò indicando un signore che ci rivolse un sorriso.


"Oh, ma che sbadata che sono, sono Sally Jackson, la madre di Percy" si presentò.


"Mamma, lei è la famosa Annabeth e lei è sua figlia Emily" dichiarò Percy indicandoci.


"Si, Percy mi ha parlato spesso di te. Adesso capisco perché hai colpito tanto mio figlio, sei un fiore" disse, stringendo la mano a mia madre. "E tu mia cara non sei da meno" affermò rivolgendosi a me. Entrambi sorridemmo lusingate.


"Bene amore, vuoi restare per pranzo?" Propose Sally rivolta a suo figlio.


"No grazie mamma, abbiamo prenotato fuori" si affrettò a dire Percy.


Usciti dal condomino e saliti in macchina ci dirigemmo …. veramente non ne avevo idea… credo a un ristorante visto quello che aveva detto Percy poco prima.


In verità ho ordinato la cena a casa" confessò lui.


Che ne dici Emy (il soprannome che mi aveva dato), lo perdoniamo?” Mi chiese mamma voltandosi verso il sedile del passeggero.


Si, certo” risposi sentendomi chiamata in causa.


Arrivammo in un vialetto dove Percy parcheggiò la macchina. Entrati in casa Percy iniziò a mostrarcela.


Altro che il trilocale di Grover. Quella casa era immensa! No, forse immensa è un po’ troppo, ma per il mio concetto di casa era grande: due piani, nel primo il salotto un bagno e la cucina, al secondo un altro bagno e due camere.


Fermi un attimo quindi… io devo dormire con tuo figlio?” reclamai, non curandomi della domanda un po’ scontata.


Beh si, ma se preferisci per i primi giorni puoi dormire con tua madre se lo preferisci” spiegò Percy.


Devo dormire con una femmina?!” chiese con avversione Luke.


A quelle parole affrettai il passo e aprì una porta che scoprii portare in quella che sarebbe stata la mia stanza e mi sedetti sul letto.


Emy, che ti prende, è per via di Luke?” mi domandò Annabeth che mi aveva raggiunto.


No, non è lui, è che… mamma scusa ma io proprio non ce la faccio! Mi manca Grover, i miei amici e San Francisco” confessai cercando di trattenere le lacrime.

Okay allora…chiamo Grover e gli dico che torniamo” disse alzandosi.


No! aspetta… scusa, restiamo”.


Emy non devi scusarti. Ho sbagliato io non eri ancora pronta per cambiare città così da un giorno all’altro” mi corresse lei.


Mamma io voglio che tu torni ad essere felice” dichiarai.


Emy io sono felice se anche tu lo sei” mi confermò risedendosi accanto a me.


In quel momento la porta si aprì ed entrarono Percy e Luke.


Scusami Emily” si affrettò a dire Luke.


No scusatemi voi” risposi rivolgendomi ai due appena entrati.


Campione perché non esci un attimo con Emily a farle vedere la città?” propose Percy a suo figlio dandogli 20 euro.


Il ragazzo alla vista dei soldi si animò subito: “certo! Vieni Emily” mi chiamò e uscimmo.


Scusami per prima. E’ che sono un po’ nervoso, non riesco ad accettare il fatto che mio padre abbia un'altra dopo la mamma” mi disse.


Posso capirti, anche io sono nervosa, ma al contrario di te voglio che la mamma abbia qualcuno oltre a me sai…” esitai un minuto poi decisi di raccontargli la mia storia, visto che da ora in poi sarebbe vissuto con me “… mia madre mi ha avuto a 18 anni con un certo Sean Ansom che mi ha riconosciuta quando sono nata, quindi ho preso il suo cognome però poi è sparito lasciando mamma da sola. Il mio cognome mi fa schifo perché è di un uomo che non ho mai conosciuto e forse non si ricorda nemmeno che esisto” dissi tutto d’un fiato.


Invece mia madre ci ha lasciati quando avevo 5 anni, mi ricordo che mi ha accompagnato all’asilo e quando mio padre venne a prendermi mi disse che c’era stato un incidente e lei non c’era più. Allora io ero piccolo e capì solamente che non sarebbe più tornata” mi raccontò.


Non so dire quale delle due storie sia la peggiore” dissi dopo aver ascoltato.


Beh almeno abbiamo una cosa in comune… tutti e due abbiamo un passato che fa pena”.

Lui annuì.


Annabeth pov’s


Sono in camera con Percy a parlare.


Certo che tua figlia ha un bel caratterino” dichiarò lui.


Non lo so, a volte mi sembra di sbagliare tutto con Emily, mi sento la mamma peggiore del mondo!” ammisi.


No sbagli, ti sottovaluti solamente” rispose. Io sorrisi leggermente.


Sai, non so proprio come quel Sean abbia fatto a lasciati, sei bellissima e anche molto sexy!” ammise, prima di darmi un bacio.


Beh anche tu non sei malaccio” controbattei, staccandomi.


Poi si intristì un attimo ma non capii il perché. Mi venne un’idea.


Senti, se io mandassi un messaggio a mia figlia dicendole di restare fuori a mangiare qualcosa, così che possiamo avere un po’ di tempo per noi?” gli domandai sorridendo.


Mi pare un’ottima idea ” ripose prima di ricominciare a baciarmi.


Emily pov’s


Bene, allora io ho ricevuto un messaggio di mia mamma che dice di restare pure a mangiare fuori” dichiarai dopo aver letto il messaggio sul cellulare.


Io e papà abbiamo appena fatto la spesa ieri, che strano” disse Luke.


Risparmiati la cucina di mia madre, almeno per il primo giorno, non ti perdi nulla , tranquillo” lo rassicurai.


Lui rise. “Okay, allora… una pizza”.


Mi hai letto nel pensiero! Ti piace la pizza?”


Moltissimo, dai vieni”.


E ci dirigemmo verso una pizzeria.

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Capitolo 4
*** Continuo a conoscere nuove persone ***


Mi faccio dei nuovi amici

Ho voluto mantenere i cognomi ufficiali, ma fare che Thalia, Percy e Nico sono cugini.

Continuo a conoscere persone nuove



Annabeth pov’s


Sai, era da tempo che non parlavo più con un uomo a parte che con Grover” dissi.


Se quello lo chiami parlare… aspetta un attimo chi è questo Grover?” domandò allarmato Percy.


No nessuno, un mio amico, non come potresti pensare tu” risposi.


Poi il cellulare suonò ma non il mio.


Pronto… si ciao Rachel, no per quella cosa è tutto apposto ci vediamo domani al lavoro, ciao” disse prima di riattaccare.


E questa Rachel invece chi è?” chiesi incrociando le mani.


Una mia cara amica” confutò.


Quanto cara?” lo incalzai.


Ma, per caso sei gelosa? Tranquilla se fosse tanto cara non sarei venuto fino a San Francisco per cercarti” mi rispose.


Okay ti credo”. Poi il telefono suonò per dire che mi era arrivato un messaggio.


Emily e Luke stanno tornando. Dai, vestiti” dissi dopo aver letto il messaggio.


Subito dopo qualcuno suonò alla porta:andai ad aprire.


Ciao cuginetto! Allora dov’e questo angelo biondo?” strillò una voce.


Piacere, Annabeth Chase, l’angelo biondo” decretai, capendo che con quel nomignolo si rivolgeva ha me.


Oh ciao! pensavo mi aprisse Percy. sono Nico Di Angelo” disse un uomo di circa 30 anni, capelli neri e occhi dello stesso colore.


Cugino, che ci fai qui?” domandò Percy infilandosi la camicia.

Sono passato a farti un saluto e a conoscere la nuova arrivata in famiglia” disse rivolgendo lo sguardo su di me: “dovrebbe arrivare a momenti anche Talss”.

Emily pov’s

Ci stavamo incamminando verso casa.


Ma tu allora sai fare surf?” mi chiese Luke.


Perché, allora?”.


Sei di San Francisco, li vicino c’è il mare e magari lo sapevi fare”.


Ho fatto qualche lezione, me la cavo si”.


Che forza! Ma con un istruttore?”.


No mi ha insegnato Jerry”.


Uh… e questo Jerry, non mi avevi detto di avere un fidanzato”.


Ma smettila è solo un mio amico”ribattei io.


Sarà, se lo dici tu”.


Arrivati vicino a casa vidi una signora sulla quarantina che stava frugando nella borsa alla ricerca delle chiavi della macchina che aveva li vicino.


Aveva i capelli corti e neri, vestita con dei jeans neri, una maglietta bianca e una giacchetta di pelle nera.


Zia Thalia!” gridò Luke correndogli incontro.


Ehi ciao… e tu chi sei?” chiese notando la mia presenza.


Sono Emily Ansom, figlia di Annabeth Chase”.


Si certo la ragazza di mio cugino, Percy ci ha parlato un sacco di tua madre e anche di te” rispose, rivolgendomi i suoi occhi azzurro metallico.


Seguì Thalia e Luke in casa per trovare mia mamma, Percy e un altro signore.


Ciao Luke, ciao Talss. E tu sei?” esordì il signore.

La mia straordinaria bambina Emily” si affrettò a dire mia madre facendomi arrossire.


Io sono Nico” si presentò il signore.


Come va con Etan Nakamura cugina?” chiese Percy rivolge dosi a Thalia.


Come al solito lui mia ha lasciata, si vede che ho una calamita che attira gli uomini stronzi” disse lei con nonchalance, come se ormai ne fosse abituata.


Non solo tu” commentò mia mamma.


Ehi, stai dicendo che sono un poco di buono?” protestò Percy.


"No, tu sei solo paurosamente bello" lo rassicurò mia madre.


Percy gli stampò un bacio in bocca.


Rimanemmo a parlare ed io a conoscere i famigliari di Percy fino a quando Thalia esordi dicendo che doveva tornare a casa e uscì seguita da Nico.


"Il letto che abbiamo ordinato deve ancora arrivare, puoi dormire tu sul mio, finchè non arriva, se ti va" mi propose Luke.


"Oh ma che gentiluomo, grazie" risposi.


Arrivati in camera io sistemai le mie cose: vestiti nell'armadio, portatile sulla scrivania e l'acchiappa sogni di Grover sulla testata del letto.


"Com'è la scuola qui?" Domandai.


"Mah, come in tutto il mondo: noiosa e inutile"


"Ah ah. No, dai! La scuola non è inutile, forse noiosa a volte ma ti insegna tante cose".


"Sai che la scuola media e le superiori sono nello stesso comprensorio".


"Ah si? Quindi mi toccherà vederti 24 ore su 24!" Scherzai io.


Mi arrivò un cuscino in faccia " non sei divertente" disse lui ridendo.


"Ah la metti così è" decretai e iniziò una lotta di cuscini.


"Dai forza a letto domani si va a scuola" inruppe la voce di mia madre.


"Okay" confermammo io e Luke e ci buttammo ognuno nel proprio letto. Mamma ci spense la luce.


"Sai, sono molto felice che papà abbia trovato Annabeth" decretò Luke.


"Anche io che mia mamma sta insieme a tuo padre" confermai.


Ci fu un attimo di silenzio poi Luke ad un tratto disse " sai ho sempre voluto una sorella maggiore".


In tutto il corpo mi pervase una sensazione bellissima " anche io un fratello" risposi, ma parlando al vento perché Luke si era già addormentato, non ci volle molto che mi addormentai anche io.


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Capitolo 5
*** Che sta succedendo? ***


Che sta succedendo

Eccomi qua! Scusatemi per il ritardo ma sia la scuola che altre cose mi hanno tenuto impegnata.


Che sta succedendo?


Erano passate due settimane in cui io avevo legato moltissimo con Luke, mamma era molto felice anche perché vedeva me contenta e in più stavano iniziando le vacanze di pasqua.


Quella mattina mi svegliai col dolce suono della sveglia di Luke ( il suono di una nave che affondava) e mi vestì con dei jeans scuri e una maglietta grigia a maniche corte. Quindi scesi con Luke per fare colazione.


Devo dire che la colazione era buonissima, ma non saprei dire se perché mia madre aveva migliorato le sue doti culinarie o per quel senso di completezza che mi sentivo dentro da quella mattina.


Bene ragazzi, oggi alle 13:00 pranzeremo con un mio nuovo collega di lavoro, Fred Consarm, che ne dite se voi due preparaste una bella torta mentre io e Annabeth pensiamo al piatto forte?” ci propose Percy.


Si!” esultammo io e Luke.

Io amo fare le torte, soprattutto mangiarle” esclamò il ragazzo “so tutti gli ingredienti: uova, farina, zucchero,latte, lievo”.


Lievo?” domandai alzando un sopracciglio.


Si, quella cosa che si mette nell’impasto per farlo crescere” spiegò come se fosse la cosa più ovvia al mondo.


Quello è lievito, fratello” lo corressi dandogli una leggera spinta che lo fece sbilanciare.

Hai detto fratello” mi fece notare lui.


Si certo” risposi, rendendomi conto che prima non me ne ero proprio resa conto.

Lui esitò un attimo “si certo, siamo una famiglia ormai!” commentò felice.


Poi cominciammo a cucinare, mamma e pa…Percy, ma no ormai posso chiamarlo anche papà, del resto siamo una famiglia, come ha detto Luke.


Quindi mentre mamma e papà cucinavano il polpettone io e… mio fratello preparavamo l’impasto per la torta.


Guarda che ne stai mettendo troppa di farina” mi fece notare Luke.


Disse quello che fino a 3 minuti fa pensava che il lievito si chiamasse lievo” ribattei, continuando ad aggiungere cucchiate di farina.


Sul serio Emy, smettila” disse prendendomi il sacchetto di farina.


No! sulla ricetta c’è scritto 300 g e la pesa è solo su i 250 g”dissi, afferrando il bordo del sacchetto.


Lui a quel puto lasciò il sacchetto e io caddi rovesciandomi il contenuto addosso.

Ah ah e tu adesso ne hai decisamente troppa addosso” rise lui.


Io raccolsi un po’ di farina da terra e gliela buttai sulla faccia. Non l’avessi mai fatto! Diedi inizio a una lotta di farina che finì solo con l’intervento di Percy e Annabeth.


Emily Ansom, vai subito a cambiarti! La stessa cosa vale per te Luke”. Noi eseguimmo l’ordine.

Credi che l’abbiamo combinata grossa?” mi chiese Luke mentre salivamo le scale.


No… abbiamo sporcato tutta la cucina e sembriamo due giganteschi topi albini, ma non è grave” dissi sarcastica.


Ci lavammo come meglio potevamo, avendo poco tempo a disposizione. Poi dopo esserci vestiti scendemmo pronti per accogliere l’ospite.


Un attimo dopo il campanello suonò e papà (Percy) andò ad aprire ed apparve un uomo si e no della stessa sua età.


Salve a tutti, Fred Consarm, felice di conoscervi” annunciò l’uomo. “Oh, e questi sono i tuoi figli presumo” chiese poi.


In un certo senso si… e questa invece è Annabeth” spiegò Percy.


Mia madre alla vista dell’uomo si inrigidi e il sorriso che aveva in volto svanì.


La mia…”. “Fidanzata” propose mia mamma non muovendosi di una virgola.

Esatto” aggiunse Percy.


Piacere, io sono Emily” mi presentai.


Fred si bloccò per un attimo, come se avesse ricordato qualcosa di importante, poi disse “che bel nome”.


E io sono Luke” irruppe mio “fratello”.


Ci sediamo a tavola e iniziamo a mangiare, ma per tutto il tempo mamma ebbe un comportamento strano: non apriva bocca, tremava leggermente e a volte si mordeva il labbro inferiore, segno che era agitata.


Se avete finito io sparecchio” disse ad un certo punto mia madre.


Certo cara, aspetta ti aiuto” proferì gentilmente Percy alzandosi. Incominciarono a sparecchiare.


Annabeth pov’s


E’ impossibile, non può essere lui” pensavo tra me e me.


Tutto bene amore?” mi domandò Percy preoccupato.


Ecco se ne è accorto! E ora che gli dico?”.


Si si tutto bene, mi fai un favore?” chiesi.


Certo” rispose.


Scusami con il signor Consarm e digli che non mi sento tanto bene”.


Okay, quindi ora vai a riposare” mi suggerì, prima di tornare di la.

Emily pov’s


Quindi…lavori con Percy?” domandai a Fred per ingannare l’attesa.


Si, esatto” rispose l’uomo guardandomi incuriosito.


Beh ragazzi Annabeth si scusa ma non si sente tanto bene e andrà a letto” ci informò Percy.


A quel punto Fred, che aveva già mostrato segni di incertezza nei confronti di mamma per tutta la cena, sembrò ricordarsi qualcosa, ma dall’espressione che aveva in volto non sembrava molto piacevole.


Dopo qualche minuto sentimmo un tonfo proveniente dalla cucina e accorremmo tutti a vedere.


Annabeth, è successo qualcosa? Come ti senti?” chiese preoccupato Percy mentre aiutava mia mamma ad alzarsi.


No niente, sono solo inciampata, tutto qui” rispose lei, mentre guardava costantemente nella direzione di Fred ma questa volta anche lui guardava con lo stesso sguardo fermo lei.


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Capitolo 6
*** Chi è quell'uomo? ***


Chi è quell’uomo

Chi è quell’uomo?


Quella sera ripensai al comportamento cosi strano di mia madre in presenza di quell’uomo. Non mi convinceva: odiavo non avere il quadro generale delle situazione, non sapere tutto di tutti. Insomma almeno per le cose importanti, non come forse potrete pensare, per l’ultimo gossip su dei ragazzi o l’ultimo vestito alla moda. Nonostante i miei continui sforzi non capivo il motivo del comportamento di mia madre.


Decisi che a un certo punto ovvero l’una di notte dovevo lasciare quei pensieri e mettermi a letto. Luke dormiva già da un pezzo, almeno per quanto sentivo, quindi cercai di dormire.


La mattina dopo mi svegliai non troppo presto e scesi per fare colazione.


Buongiorno, ci siamo svegliati presto oggi” ironizzò Percy. Lui scherzava sempre anche nei momenti un po’… più tristi.


Dov’è mamma” domandai tra uno stiracchiamento e uno sbadigliò.


Oh è uscita, ma non ha detto per cosa” mi rispose Luke.


Okay allora esco anch’io” dissi alzandomi dalla sedia.


Ehi frena dove vai” mi chiesero padre e figlio in coro.


Devo…prendere una cosa mia” mentì, in realtà volevo saperne di più sul comportamento strano di mia madre. Si lo so è la prima volta che mi interesso degli affari di mamma.


Uscì in fretta e furia dalla casa. Non sapevo dove potesse essere ma pensavo nelle vicinanze. Dopo 20 minuti però pensai di essermi persa, quindi presi il telefono per chiamare casa, girai un angolo mentre mi portavo il cellulare all’orecchio ed ecco che vidi mia mamma. Ma non da sola, insieme a Fred!


Ne sei sicuro?” disse mia madre a braccia incrociate.

Assolutamente! Voglio conoscerla, ora sono pronto” affermò lui.

Ci devo pensare”. Concesse mia madre.

"Ti prego Annabeth pensaci, senti anche il parere di Emily" pregò lui, poi se ne andò per una strada.


"Emy che ci fai qui?!" Disse Annabeth, notando per la prima volta la mia presenza.

"Io... Eh sono uscita per... Prendere i biscotti si, ma credo di essermi persa” confermai.


"Okay, beh ora scusa tesoro ti fa niente se torniamo a casa, non sono molto in vena di stare fuori" chiarì.


"Certo, si okay" le dissi, prima di seguirla per tornare a casa.


Durante il tragitto volevo chiederle qualche spiegazione, ma non lo feci perchè mamma mi sembrava già troppo nervosa.


"Oh ecco! Sei tornata finalmente" urlò Percy stampandole un bacio in bocca.

"Emy! allora questa cosa importante, l'hai trovata" mi chiese Luke.


"Io vado un attimo in camera" annunciò mia madre con un tono un po’ perso.


Lei iniziò ad avviarsi su e io senza farmi vedere la seguii. Lei prese il telefono, digitò un numero e richiuse la porta dietro di se. A quel punto bramavo così tanto di saperne di più che tesi l'orecchio e ascoltai.


"...Grover ciao, non sai cosa mi è successo oggi, no ieri..." Annunciò agitata mia madre.


"Annabeth calma respira" riuscì a sentire che rispose Grover dall'altra parte del telefono grazie al viva voce.


"Si okay, allora ieri Percy ha invitato un suo collega a pranzo ed era lui!"

"Chi?... Oh signore, non dirmi che?"


"Mmmm … non so che fare Grover, è comunque sai cosa però anche..." non fini la frase.


"Anie guarda vengo li prendo il primo aereo per Ne..."


"No! Non devi se non hai tempo".


"Ehi per te farei di tutto, poi così rivedo anche Emy e conosco Percy, sono li tra circa 6 ore” confermò la voce al telefono prima di riattaccare.

Sentì i passi di mamma dirigersi verso la porta e corsi di sotto.


Ormai si erano fatte le 13, mangiammo dei panini e trattieni la mia curiosità di sapere chi fosse quell’uomo, ciò non avvenne però a cena.


Mamma perche stamattina eri con Fred?” proferì, facendo ingozzare Percy che stava bevendo un bicchiere d’acqua.


Emily mi hai spiata” ribatté irritata Annabeth “comunque per scusarmi per ieri”.


Cosa! Hai visto Fred?” domandò Percy.

Non è come pensi” rispose mia madre.

No, ora me lo spieghi” pretesi.


Possiamo cambiare argomento?” intervenne Luke vedendo che il clima che si stava creando non era uno dei migliori.


No!” gridammo noi 3 insieme.


In quel momento il campanello suonò e Percy andò ad aprire.


Ciao! Tu devi essere Percy gusto?” domandò una voce.


Grover!” dissi felice, correndo verso la porta e dimenticando per un attimo la mia domanda.


Ciao principessa come va?” mi sollecitò lui arruffandomi i capelli.


Tu sei Grover giusto?” premette Percy.


Si, Annabeth mi ha parlato tanto di te… è un piacere” confermò Grover.


Strano di te mi ha solo accennato qualcosa” rispose lui.


Io e Luke ci guardammo sorridendo poi mi tornò in mente la domanda.


Mamma allora… perché eri con Fred stamattina?”.

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Capitolo 7
*** Scopro la verità ***


Mia madre guardo Grover con uno sguardo d’aiuto


Scopro la verità


Mia madre guardò Grover con uno sguardo d’aiuto.


Ehi Emy, perché non mi fai vedere la tua camera?” mi chiese Grover.

Vuoi dire la nostra camera” disse Luke.


Oh certo e lui è Luke” spiegai io.

Mio figlio” aggiunse Percy con un tono non del tutto rilassato.


Calmati Percy, cos’hai? E’ Grover” disse Annabeth con un tono che devo ammettere lasciava la possibilità di credere che c’era del tenero fra loro.


Io sono tranquillissimo” cercò di far credere lui.

Beh io vado, sono passato solo ha salutare, dormo in un hotel e torno domani” decretò Grover avviandosi alla porta.


No aspetta. Grover puoi dormire qui, vero?” chiese rivolta a Percy.


Si… è, no…non abbiamo spazio” si affrettò a rispondere lui.

Il divano mi andrà benissimo” disse Grover.


Si dai Percy, Papà, amore” pregammo io, mia mamma e Luke insieme.

D’accordo” concesse lui.


Evviva!” esultai “dai vieni ti faccio vedere la mia…nostra stanza” e lo portai di sopra seguita da Luke.


La notte mi svegliai. Mentre mi dirigevo verso il bagno sentì un rumore provenire da sotto.


Sapevo che Grover russava e, credetemi, in 15 anni vissuti sotto lo stesso tetto come non saperlo! Ma quel suono era più come un bisbiglio come quello tra due persone che non vogliono essere scoperte, così mi avvicinai in silenzio alle scale per ascoltare.


Annabeth tu sei assolutamente sicura di questo, vero?”Chiese la voce di Grover.

Ma si, si certo ci siamo anche visti oggi, cioè ieri mattina" rispose mamma con un bisbiglio.

Certo io sapevo che era uscito di prigione ma non che aveva cambiato nome” continuò.


Ma come ha cambiato nome?”.

Si, poi non immaginavo che non mi avesse più contattato perché si vergognava e insomma…” la voce si fermò.


Su dai, vedrai che tutto si sistemerà, magari anche in un modo migliore di come pensi” la consolò Grover.


Il discorso più o meno mi pareva chiaro, mi mancava solamente un soggetto.


Certo tutto si sistemerà: dico a Emy che suo padre era uno scavezzacollo che però quando è uscito dalla prigione ha rimesso la testa apposto, per 15 anni non ha avuto contatti con noi ma ora è qui sotto il nome di Fred Consarm e vuole vederla! Semplice no?!” disse mia madre a voce più alta.


Io mi tappai la bocca per non emettere suoni di nessun genere, volevo scendere e protestare, ma qualcosa mi bloccava come quando rimani paralizzato dalla paura.


Poi sentì dei passi salire le scale ma non mi mossi.


Emy!” disse sbalordita Annabeth.

Io non dissi niente e corsi verso la mia camera, mente attraversavo il corridoio sentivo scorrere le lacrime che mi bagnavano il viso, richiusi dietro di me la porta della camera.


Cosa c’è?” domandò Luke assonnato dopo il brusco risveglio.

Lascia perdere” gli risposi.

Emy, ma stai piangendo. Perché?” mi chiese.

Io non gli risposi e incominciai a mettere in uno zainetto un po’ di soldi e qualche vestito.


E ora che fai ?”.

Oh, ma i fatti tuoi mai, è?!” ribattei seccata.

No, ma adesso i tuoi fatti sono anche miei. Ti ricordi? Siamo una famiglia” mi ricordò lui.


Ecco su questo fatto, meglio avere un padre vero che un fratello finto!” urlai.


Lui rimase un attimo in silenzio. “Scusa” dissi poi rendendomi conto di quanto fosse cattiva quella frase.


No. Sai che ti dico? Hai ragione. Continua pure a fare quello che stavi facendo” e si rimise sotto le coperte.


Presi lo zaino e scesi.


Emy dove stai andando?” mi domandò Grover che era rimasto di sotto sul divano.


Io non gli risposi neanche e sbattei la porta dietro di me.

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Capitolo 8
*** un vuoto dentro ***


Okay ero fuori stavo scappando di casa, ma cosa fere

Scusatemi tantissimo per l’immenso ritardo ma (chi come me ha 15 anni) sa benissimo che la scuola ti toglie moltissimo tempo; con questo non voglio dire che chi non và ancora alle superiori sia meno indaffarato di chi ci va. Comunque ecco il nuovo capitolo spero vi piaccia.


Un vuoto dentro


Okay, ero fuori. Stavo scappando di casa, ma cosa fare? Andare da mio padre no, non sapevo nemmeno dove abitasse, inoltre a piedi non potevo andare molto lontano.


Nonostante questa riflessione mi incamminai per le strade di New York, sebbene fosse aprile il clima era freddo anche perché erano le tre di notte. Decisi di entrare in un bar per aspettare la mattina, cosi appena vidi l’insegna lampeggiante di un bar entrai.


Salve” disse la voce di una commessa che stava asciugando dei bicchieri.

Salve, c’è posto per uno?” domandai, effettivamente la domanda era stupida perché oltre a tre uomini in un tavolo all’angolo il locale era vuoto.


Certo, accomodati dove preferisci” mi rispose sorridendo.

Io mi sedetti a un tavolo all’angolo opposto di quello dei 3 uomini.


Mi sentivo da schifo: per tutti questi anni mia madre mi aveva lasciato pensare che mio padre fosse un buono a nulla. No, alla fine solo due, perché solo due anni fa ho saputo che mio pare non era Grover. Inoltre mia madre mi ha lasciato pensare che non si fosse degnato minimamente di conoscermi.


Del resto non aveva tutti i torti: se era andato in prigione … ma per cosa? Che crimine aveva commesso?


A tutte queste domande non trovai nessuna risposta: mi sentivo un vuoto dentro, come quando sei troppo in imbarazzo per far qualsiasi cosa.


Desideri qualcosa?” mi domandò la barista. In realtà non volevo niente: avevo un nodo allo stomaco, ma non potevo occupare il tavolo senza chiedere nulla.


Un caffè grazie” dissi con scarso entusiasmo.

Subito” annunciò, prima di sparire dietro il bancone e ricomparire qualche minuto dopo con una tazza di caffè.


Ecco a te. Mi sono permessa di aggiungerti della panna” spiegò.

Grazie” mormorai.


Mi sembri un po’ giù: è successo qualcosa?” mi domandò.

Io scossi la testa in segno di negazione, ma la mia interpretazione non la ingannò.


Vuoi dirmi perché ti trovi in questo bar alle tre di notte da sola?” mi chiese sedendosi di fronte a me.

Io non risposi, non sapevo nemmeno chi fosse, figuriamoci se gli raccontavo la mia storia.


Senti se non vuoi parlarmi io devo chiamare la polizia, sei minore e non posso lasciarti qui” chiarì lei con voce gentile.


Okay” annunciò alzandosi, vedendo che non parlavo.


No, aspetta” la fermai.

Lei sembro soddisfatta e si risedette.

Sono scappata di casa” le risposi dopo un secondo.


E mi vuoi dire anche il perché?” mi incitò.

Silena” chiamò una voce maschile dal retro del bancone.


Arrivo” gridò di rimando.

Senti, io devo tornare al lavoro non chiamerò la polizia, ma per qualunque cosa chiamami okay” chiarì lei e se ne andò.


Rimasi sola con la tazza di caffè davanti. Ormai erano quasi le 4 e le prime macchine si facevano vedere sfrecciando sull’asfalto. Si cominciavano ad udire i clacson.


Nel locale non c’era alcun rumore se non le voci dei 3 uomini, da quanto potevano essere li? Da un po’ di tempo penso, visto la moltidine di biccheri di birra vuoti presenti sul tavolo.


Presi un sorso dalla tazza: nonostante ci fosse la panna il caffè era amaro e non perché mancasse del dolce.


Quando finì il caffè mi diressi verso il bancone per pagare.


No, non scomodarti offre la casa” mi disse Silena vedendo che stavo prendendo il portafoglio.

Sul serio” chiesi alzando un sopracciglio.


Si si, tranquilla, basta che mi prometti che adesso torni a casa” confermò lei con un sorriso raggiante.


Certo” le rassicurai e uscì dal bar.

Ma cosa mi era saltato in mente, cosa pensavo di risolvere comportandomi in questo modo? Svoltai l’angolo che avrebbe dovuto riportarmi a casa.


Ehi ragazzina” disse una voce fonda.


Io mi girai: uno dei 3 uomini al bar, avrà avuto all’incirca 25 anni, era appoggiato al muro.


Avvicinati non ti faccio niente” mi incoraggiò.

Non ero molto sicura di quello che mi stava dicendo, ma mi avvicinai lo stesso.

Che hai li dentro” indico con un cenno del capo il mio zaino, io indietreggiai di un passo.


Eh no ora me lo dici” disse afferrandomi e circondandomi da dietro.

Lasciami!” urlai dimenandomi.


Soldi eh?!” gridò.


Riuscì a liberarmi con un calcio sugli stinchi e corsi verso la parte opposta, a un certo punto mi trovai davanti a una biforcazione e attraversai di fretta. Non l’avessi mai fatto: una macchina nel vedermi passare frenò di scatto, ma troppo tardi. Mi colpì, rotolai per terra e l’ultimo suono che sentì fu quello della sirena dell’ambulanza.



Annabeth’s pov


Quella notte mi ero sentita tremendamente male per aver nascosto la verità a Emily,

non potevo neanche consolarla: sicuramente non avrebbe voluto neanche vedermi.


Pensai di aspettare a dirlo a Percy almeno fino a quando non mi fossi riappacificata con Emily.

Verso le cinque mi decisi e bussai alla camera dei ragazzi.


Avanti” una voce impastata ed entrai.


Luke, scusa se ti ho svegliato, dov’è Emily?” reclamai.

Chi? Ah… non so” rispose prima di sprofondare a letto.


Io richiusi la porta e scesi.


Grover?” dissi accigliata nel vederlo in piedi “che ci fai in piedi?”.

Io em stavo… sai avevo fame così…” .


C’è qualcosa che mi nascondi?” gli chiesi incrociando le mani.

Io? A te? Ma no! Scherzi?”.

Okay senti Grover hai visto Emy” chiesi.


Si è… lei è uscita ma già quasi da tre ore” annunciò tutto d’un fiato.

Cosa!? E l’hai lasciata uscire!”.


Si, pensavo che tornasse”.

Io sbuffai e corsi di sopra a cambiarmi, poi corsi di sotto e andai verso la porta.


Dove vai?” mi domandò Grover.

A cercare Emy: potrebbe essersi persa” risposi mentre prendevo la borsa e mi infilavo la giacca.


Vengo con te”.

No, tu aspettami qui e se Percy si sveglia spiegagli cos’è successo…non proprio tutto, insomma hai capito” e richiusi la porta dietro di me.



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Capitolo 9
*** Medhattan Immediate Care ***


Medhattan Immediate Care

Medhattan Immediate Care


Annabeth's pov


Uscì di casa in fretta, quella ragazzina sapevo per certo dov'era andata, da suo padre! Certo, da chi se no? Forse anche a darmi tutte le colpe del mondo e quello là neanche un messaggio per avvisarmi?


Sapevo che Fred o Sane aveva preso in affitto un appartamento in un isolato li vicino e mi ci diressi. Dopo qualche minuto arrivai alla porta e bussai frettolosamente: mi aprì un uomo in accappatoio.


"Dov'è mia figlia!" Dissi con voce severa.

"Chi?" domandò assonnato il trentacinquenne.

"Emily" risposi, entrando in casa.


"Come...non è con te?" ribatté lui sgranchendosi le braccia. Così facendo il laccio che legava l'accappatoio si allentò mostrando il suo petto. Devo ammettere che non era cambiato affatto da 15 anni fa: capelli biondo cenere, occhi marroni chiaro e fisico da paura, l'unica differenza era che si era fatto crescere un po' di barba.


"Oh Dio!" dissi lasciandomi cadere sul divano con le mani sulla faccia.

"Mi vuoi spiegare che è successo?" Disse lui sedendosi accanto a me.


"Questa notte Emily mi ha sentito parlare con Grover del fatto che tu sei suo padre..." Iniziai a spiegare.

"E lei non l'ha presa bene" dichiarò lui, sospirando.

"Se l’è presa con me" e sentì una lacrima bagnarmi il viso.


Certe volte…io non so” riuscì a dire prima di iniziare a cercare di trattenere le lacrime.


"Non fare così, sicuramente non si è arrabbiata con te, se mai con me. Il padre che è stato assente per 15 anni” affermò per farmi sentire meglio.


Mi asciugò una lacrima con un pollice.

Sai che sei bellissima, come se non fosse cambiato niente da 15 anni fa”.


Io sorrisi leggermente, ma prima che fosse potuto succedere altro il mio cellulare squillò.


Emily Ansom dove sei finita?!” risposi con voce autoritaria.

Signora è lei la madre di Emily Ansom?” domandò la voce.


Impallidii. Era la voce di una sconosciuta che mi chiamava con il cellulare di mia figlia.

"Si, sono io" riuscì a dire.


"Dovrebbe venire al pronto soccorso Medhattan Immediate Care, in 106 Liberty Street, è per sua figlia" rispose la voce.


Il telefono mi scivolò dalle mani.


"Cosa c'è?" chiese Fred.

"Mi devi accompagnare al pronto soccorso" chiarì agitata alzandomi in piedi.


Arrivammo in meno di mezz’ora al Medhattan Immediate Care. Una volta entrati chiesi affannosamente a un’infermiera di Emily Ansom e lei mi indicò in quale stanza trovarla.

Emily's pov


Mi risvegliai su un lettino. Capii di essere in un ospedale, perché tutto intorno a me sapeva di alcol e disinfettante, insomma quell'odore che si sente in un ospedale.

La stanza non era molto grande ma c’erano due finestroni che davano sul corridoio, tutto era abbastanza tranquillo.


Mi toccai la fronte con una mano: avevo un cerotto sul lato sinistro e mi bruciava un sacco la guancia destra. Decisi che in faccia avevo un’abrasione; poi vidi i lividi sulle braccia che si potevano vedere perché non avevo più la maglia con cui ero scappata.


La porta si aprì e apparve un dottore, seguito da mamma e un signore che riconobbi come Fred: cominciano i guai, pensai.


"Stai bene amore?...che hai combinato?" mi domandò preoccupata mia madre correndomi in contro e abbracciandomi.

Mi sorpresi di quel comportamento, lei di solito per disastri del genere mi sgridava.

"Mamma io...mi dispiace".


"Oh, smettila di dire mi dispiace per tutto" disse lei stringendomi più forte.


"Ehm, ehm" ci interruppe la voce del medico e mamma si tolse imbarazzata da davanti a me.


"Voi siete i genitori, presumo" iniziò il medico.


"Si" rispose prima di mia madre Fred.


"Vostra figlia non ha niente, forse ha riporta solo un trauma psicologico, comunque appena dichiarerà di sentirsi bene potrà uscire" chiarì il dottore, poi uscì dalla stanza.


"Tu stai bene?" mi domandò Annabeth sedendosi sul lettino. "Quante dita hai in una mano? Come ti chiami? Che giorno è oggi?".


"Il giorno delle domande sceme?".


Senti Fred ridere silenziosamente.


"Non scherzare rispondimi".


"Nella mano ci sono 5 dita, mi chiamo Emily Ansom e oggi è il 19 aprile" risposi tirandomi con un po’ di fatica a sedere.


Lei tirò un sospiro di sollievo, credo che pensasse che avessi perso la memoria o roba simile. In quel momento Fred si avvicinò e io lo guardai sorridendo.


"Posso chiamarti papà?" esordì.


Ma certo!” concesse lui, sedendosi sullo spazio libero del lettino.


Poi ci unimmo tutti e tre in un abbraccio, caldo e confortevole, che mi fece dimenticare tutta la mia tristezza.


Ti voglio bene mamma… ti voglio bene… papà” dissi per quanto riuscivo a parlare stretta dall’abbraccio.


Dopo vidi una scena che non mi piacque per niente: Percy stava guardando deluso la scena da dietro i vetri e dopo poco se ne andò.


Avrei voluto dire qualcosa, ma mi sentivo cosi bene in quell’abbraccio che non parlai e desiderai intensamente di bloccare quel attimo e far si che non finisse mai.


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Capitolo 10
*** In partenza per... ***


In partenza per…

In partenza per…


Era finita la scuola io e mia madre stavamo andando all'SFO l'aeroporto internazionale di San Francisco.


"A che ora arriva l'aereo a Toronto?" chiese mia madre.

"Verso le 4:00" risposi.

"Hai messo tutto in valigia" mi domando lei mentre sfrecciavamo con la macchina per la strada che portava all'aeroporto.


"Certo" l'assicurai.

"Vestiti a sufficienza, calzini, intimo, soldi..." Iniziò a elencare.


"Mamma!" Esclamai.

Lei rise mentre stava parcheggiando poi ci dirigemmo verso l'entrata.


La valigia è pesante ma grazie all'aiuto delle rotelle che ruotavano perfettamente sulla strada asfaltata e successivamente sul pavimento del aeroporto mi consentiva di far muovere la valigia senza molti problemi.


"Sei sicura di volerlo fare" chiesi ad un certo punto mente stavamo andando al checkin.

"Tesoro è la cosa migliore sta tranquilla" mi rassicurò accarezzandomi la guancia dopo essersi chinata.


Io sorrisi, avevo qualche incertezza, ma nel vedere mamma così serena mi tranquillizzai.


"Okay andiamo" affermai.


Arrivati alla coda per il checkin, che era allucinante, ma tutti di venerdì dovevano partire? Pensai.

Visto che ci sarebbero voluti al minimo 40 minuti decisi di ingannare il tempo guardandomi in Giro.


La percentuale maggiore erano le famiglie con i figli prevalentemente piccoli che piangevano, forse perché avevano dimenticato qualcosa a casa o perché volevano un gioco che i genitori non gli compravano o semplicemente per attirare l'attenzione.


"Che hai" mi chiese.

"Io ero così?" Le domandai l'altra fila che era piena di famiglie con i rispettivi

Figli urlanti.


"No tu eri molto più brava" mi rispose stringendomi a se.

Io sorrisi soddisfatta poi mi passo una domanda per la testa che non mi ero ma permessa di chiedere ad Annabeth.


"Mamma come hai conosciuto papà?"

Lei si irrigidì un momento.

"Visto che torniamo a breve a stringere contatti con lui sai..." Mi affrettai a dire.


"Ero in discoteca con un gruppetto d'amiche,ad un tratto mi sono avvicinata al bancone per prendere qualcosa e il bar man era tuo padre, appena ci vedemmo scatto qualcosa nei nostri cervelli, lui mi offri da bere e per tutto il resto della serata fu gentile con me. Dovevo essere un po' ubriaca perché non mi ricordo cosa successe dopo ma visto che sei nata tu la cosa è intuibile" spiegò lei.


Io guardai il pavimento imbarazzata.


" la tua nascita che è stata la cosa più bella della mia vita!" Confermo lei abbracciandomi.

Io ricambiai l'abbraccio.


Poco dopo la coda finì e prendemmo i nostri 2 biglietti dopo aver imbarcato le valige.


Arrivano davanti al metaldetector, anche li la coda non ci risparmio, ma il pensare a quello ce sarebbe successo qualche giorno dopo faceva sembrare tutto meno noioso.


Vedrai a Toronto nella casa di Fred avrai una camera tutta per te e ti assicuro che sarà più comoda del metro quadro che avevi nell’appartamento di Grover” disse mamma per ingannare.


Ah ah lo spero” risi.


Dopo aver passato anche questa barriera ci preparammo per imbarcarci.

Ultimi imbarchi per Toronto, Latest sailings for Toronto e tante altre lingue che non riconobbi

Disse una voce nell'altoparlante.


"Dai mamma sbrigati!" dissi affrettando il passo.

"Aspetta!" Ribatté facendomi fermare.


"Fai la brava con Fred mi raccomando" mi ricordò.

"Tranquilla mamma" la rassicura abbracciandola, lei mi strinse a se.

"Ti voglio bene mamma"annunciai nell'abbraccio.

"Anche io tesoro" confermò.


"Allora ci rivediamo tra una settimana a New York per il mio matrimonio con Percy" disse una volta sciolta dall'abbraccio “ora vai se no perdi l’aereo; il mio parte fra mezz’ora” aggiunse.


Sorrisi, e dopo essermi girata corsi verso l'imbarco.


Dopo essermi imbarcata, seduta al mio posto ripensai alle parole che mi disse mia mamma prima di incontrare Percy e Luke a New York.

Vedrai come saranno semplici le cose tra qualche giorno.


Forse aveva ragione, magari aveva anticipato la premessa di un po' di tempo, ma aveva ragione.


Percy aveva accettato che Annabeth e io tornassimo a frequentare Fred e non era troppo geloso di questo. Luke mi aveva perdonato e mi considerava di nuovo una sorella. E io avevo ritrovato un padre che pensavo essere una persona orribile a cui non importava niente di me e invece era molto simpatico.


Non dimentichiamoci la felicità della mamma, che si sarebbe sposata con Percy tra una settimana. Sarei diventata emotivamente anche una Jackson, oltre che una Ansom: Emily Ansom Jackson, non suonava male devo direi.


Dlin Dlan! Benvenuti su questo volo per Toronto. Lo staff vi da il benvenuto ...” E la voce al microfono disse tante altre informazioni a cui non prestai molta attenzione, perché quella era tutta riservata a pensare al resto della mia vita che avrei trascorso tra New York con mia madre, Percy e Luke e Toronto con mio padre.


Poi l'aereo partì.


Angolo autrice


Ed eccoci alla fine di questa mia storia contorta.

Ringrazio infinitamente: AxXx, saretta2323, Poseidonson97, AveJackson, Perseoxx, cheesecake314, ailoros e tutti i lettori silenziosi.


Ma in particolar modo ringrazio il mio amico Gatto che mia ha dato molti spunti per questa storia.


Spero vi sia piaciuta, saluti e alla prossima.


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